Microsoft Word - F16_14_salarelli_recensione Rivista semestrale online / Biannual online journal http://www.parolerubate.unipr.it Fascicolo n. 16 / Issue no. 16 Dicembre 2017 / December 2017       Direttore / Editor Rinaldo Rinaldi (Università di Parma)     Comitato scientifico / Research Committee Mariolina Bongiovanni Bertini (Università di Parma) Dominique Budor (Université de la Sorbonne Nouvelle – Paris III) Roberto Greci (Università di Parma) Heinz Hofmann (Universität Tübingen) Bert W. Meijer (Nederlands Kunsthistorisch Instituut Firenze / Rijksuniversiteit Utrecht) María de las Nieves Muñiz Muñiz (Universitat de Barcelona) Diego Saglia (Università di Parma) Francesco Spera (Università Statale di Milano)     Segreteria di redazione / Editorial Staff Maria Elena Capitani (Università di Parma) Nicola Catelli (Università di Parma) Chiara Rolli (Università di Parma)     Esperti esterni (fascicolo n. 16) / External referees (issue no. 16) Gioia Angeletti (Università di Parma) Franca Dellarosa (Università di Bari Aldo Moro) Gillian Dow (University of Southampton) Michael C. Gamer (University of Pennsylvania) Michele Guerra (Università di Parma) Francesco Marroni (Università “G. d’Annunzio” Chieti – Pescara) Liana Nissim (Università Statale di Milano) Francesca Saggini (Università della Tuscia – Viterbo) Anna Enrichetta Soccio (Università “G. d’Annunzio” Chieti – Pescara) Enrica Villari (Università Ca’ Foscari, Venezia) Angela Wright (University of Sheffield)     Progetto grafico / Graphic design Jelena Radojev (Università di Parma) †                                 Direttore responsabile: Rinaldo Rinaldi Autorizzazione Tribunale di Parma n. 14 del 27 maggio 2010 © Copyright 2017 – ISSN: 2039-0114 INDEX / CONTENTS       Special Jane Austen AUSTEN RE-MAKING AND RE-MADE. QUOTATION, INTERTEXTUALITY AND REWRITING   Editors Eleonora Capra and Diego Saglia               Austen in the Second Degree: Questions and Challenges DIEGO SAGLIA (Università di Parma) 3-11   The Anonymous Jane Austen: Duelling Canons EDWARD COPELAND (Pomona College – Claremont) 13-39   “Comedy in its Worst Form”? Seduced and Seductive Heroines in “A Simple Story”, “Lover’s Vows”, and “Mansfield Park” CARLOTTA FARESE (Università di Bologna) 41-56   Bits of Ivory on the Silver Screen: Austen in Multimodal Quotation and Translation MASSIMILIANO MORINI (Università di Urbino Carlo Bo) 57-81   Remediating Jane Austen through the Gothic: “Pride and Prejudice and Zombies” SERENA BAIESI (Università di Bologna) 83-99   Revisiting “Pride and Prejudice”: P. D. James’s “Death Comes to Pemberley” PAOLA PARTENZA (Università “G. d’Annunzio” Chieti – Pescara) 101-122   P. R. Moore-Dewey’s “Pregiudizio e Orgoglio”: An Italian Remake of Jane Austen’s “Pride and Prejudice” ELEONORA CAPRA (Università di Parma) 123-142   Recreating Jane: “Austenland” and the Regency Theme Park MADDALENA PENNACCHIA (Università di Roma Tre) 143-154   Writing in the Shadow of “Pride and Prejudice”: Jo Baker’s “Longbourn” OLIVIA MURPHY (Murdoch University – Perth) 155-169   Reading the Austen Project PENNY GAY (University of Sydney) 171-193 MATERIALI / MATERIALS       James Frazer, il cinema e “The Most Dangerous Game” DOMITILLA CAMPANILE (Università di Pisa) 197-208   Jeux et enjeux intertextuels dans “Le Soleil ni la mort ne peuvent se regarder en face” de Wajdi Mouawad SIMONETTA VALENTI (Università di Parma) 209-233   Re-membering the Bard : David Greig’s and Liz Lochhead’s Re-visionary Reminiscences of “The Tempest” MARIA ELENA CAPITANI (Università di Parma) 235-250       LIBRI DI LIBRI / BOOKS OF BOOKS       [recensione – review]‘Open access’ e scienze umane. Note su diffusione e percezione delle riviste in area umanistica, a cura di Luca Scalco, Milano, Ledizioni, 2016 ALBERTO SALARELLI 253-257 Parole Rubate / Purloined Letters http://www.parolerubate.unipr.it Fascicolo n. 16 / Issue no. 16 – Dicembre 2017 / December 2017 RECENSIONE / REVIEW ‘Open Access’ e scienze umane. Note su diffusione e percezione delle riviste di area umanistica, a cura di Luca Scalco, Milano, Ledizioni, 2016, pp. 109, € 18 Se volessimo, in due parole, individuare l’obiettivo più nobile del movimento Open Access, potremmo prendere a prestito da Giacomo Leopardi una battuta del Dialogo di Tristano e di un amico: “Le cognizioni non sono come le ricchezze, che si dividono e si adunano, e sempre fanno la stessa somma. Dove tutti sanno poco, e’ si sa poco; perché la scienza va dietro la scienza, e non si sparpaglia”.1 Questa idea di privilegiare la più ampia diffusione dei risultati della ricerca nella convinzione che tale disseminazione sia volano di un aumento delle conoscenze (perché è indubbiamente vero che la scienza va dietro la scienza) si è, tuttavia, scontrata storicamente con i legittimi interessi degli editori, cioè dei titolari dei mezzi di diffusione del sapere. La possibilità di contemperare i diritti di accesso dei cittadini alle conoscenze con le esigenze di tutela dell’iniziativa economica di natura privatistica, si è posta come un banco di prova significativo per le democrazie liberali dell’Occidente. In tal senso si può affermare che l’istituto della biblioteca pubblica rappresenta una risposta 1 Cfr. G. Leopardi, Dialogo di Tristano e di un amico, in Id., Operette morali, introduzione e cura di A. Prete, Milano, Feltrinelli, 2006, p. 230. Parole Rubate / Purloined Letters 254 senza dubbio significativa ancorché insufficiente, soprattutto in relazione alle specifiche esigenze della comunicazione scientifica e al mutato contesto tecnologico che caratterizza l’ultimo quarto di secolo. Questo per dire che non si può derubricare l’Open Access come una mera soluzione editoriale alternativa alla prassi vigente nel contesto accademico: se ha senso parlare di ‘movimento’ è perché i termini della questione vanno a toccare nel vivo il rapporto tra società e mondo della ricerca e, ancora oltre, le stesse libertà dell’uomo laddove, nell’articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti umani (1948), si afferma che ogni individuo ha diritto a “ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere”.2 Ciò premesso, è noto come il casus belli in grado di accendere le polveri e quindi di portare alla formulazione dei principi contenuti nella Budapest Open Access Initiative del 2002,3 sia stato l’aumento esorbitante dei costi di abbonamento alle riviste scientifiche dovuto al regime, di fatto monopolistico, dei grandi gruppi editoriali operanti nell’ambito delle scienze. È per sfuggire a questa forca caudina e, insieme, per alzare la testa di fronte a una gestione del processo editoriale del tutto indifferente al ruolo della sfera pubblica nei confronti della ricerca, e particolarmente restrittivo nei confronti dei diritti esclusivi degli autori, che il movimento Open Access ha proposto quelle forme alternative di pubblicazione che denominiamo come archivi istituzionali e riviste ad accesso aperto. Sono forme alternative non prive di criticità sia sul piano del processo di validazione dei prodotti della ricerca sia su quello gestionale, ma che hanno 2 La Dichiarazione, firmata a Parigi il 10 dicembre 1948, si può consultare in versione italiana all'indirizzo elettronico www.ohchr.org/EN/UDHR/Documents/ UDHR_Translations/itn.pdf. 3 Si veda il testo all’indirizzo elettronico www.budapestopenaccessinitiative.org/ read. Alberto Salarelli, Recensione / Review 255 avuto il merito di aprire più di una breccia in un castello, quello dell’editoria scientifica commerciale, che sembrava inespugnabile. Naturalmente anche il mondo degli studi umanistici è stato coinvolto nel dibattito sul tema, seppur con qualche esitazione dovuta, fra l’altro, al maggior peso riservato alle monografie nei confronti degli articoli su rivista, al contrario di quanto avviene nell’ambito delle scienze. Malgrado ciò, come testimonianza del fatto che la discussione sull’Open Access è viva anche nel contesto umanistico italiano e come strumento per misurare le opinioni di differenti attori che si muovono attorno ad un argomento così complesso, si può sfogliare questo volumetto curato da Luca Scalco che raccoglie i contributi di una tavola rotonda dal titolo Quale futuro per le riviste accademiche? Valutazione, ‘Open Access’, distribuzione tenutasi a Padova, presso l’Aula Magna del Collegio Morgagni, nel novembre del 2014. I due interventi iniziali mirano a definire il quadro di riferimento dell’Open Access in ambito umanistico e, in particolare, il ruolo delle riviste ad accesso aperto. Il contributo di Antonella De Robbio, studiosa proveniente da un ambito – quello della biblioteconomia – particolarmente sensibile al tema, ripercorre la storia del movimento e si sofferma sul ruolo della politica nei confronti dell’apertura dei risultati della ricerca. L’autrice sottolinea, in tal senso, il ruolo strategico svolto dall’Unione Europea come propugnatrice del principio fondamentale dell’accesso libero alle pubblicazioni derivanti da ricerche finanziate con il denaro pubblico. De Robbio esamina poi l’aspetto importante delle licenze aperte, strumento giuridico essenziale per rendere disponibili su archivi o riviste i lavori dei ricercatori, salvaguardandone i diritti morali e garantendo al contempo la massima circolazione delle idee. Nell’articolo successivo firmato da Paola Galimberti, responsabile dell’archivio istituzionale dell’Università di Milano, vengono toccati i punti più critici del rapporto tra Open Access e Parole Rubate / Purloined Letters 256 scienze umane: innanzitutto il rapporto controverso che le pratiche bibliometriche, e il loro impiego nei procedimenti di valutazione, instaurano con un panorama di pubblicazioni estremamente eterogeneo, difficile da standardizzare e analizzare con indicatori quantitativi; in secondo luogo la mancanza di un’evidenza certa dei requisiti di qualità e trasparenza delle riviste aperte rispetto a testate caratterizzate da una lunga e consolidata tradizione in tal senso. Ciò non toglie che il movimento Open Access “rappresenta per le scienze umane l’occasione di essere veramente visibili e di esercitare un impatto nelle comunità scientifiche e sulla società intera”,4 a patto che si adottino criteri di valutazione meno tetragoni e più aderenti alle nuove forme di pubblicazione caratteristiche della comunicazione scientifica contemporanea. A questo punto il volume dà voce a due rappresentanti del mondo editoriale. Alberto Zigoni presenta il punto di vista di una multinazionale dell’editoria scientifica, Elsevier: pur asserendo che “ad oggi non esiste ancora un’evidenza empirica inequivocabile a sostegno dell’ipotesi del vantaggio citazionale tout court delle pubblicazioni Open Access”,5 l’autore riconosce l’interesse che questa forma editoriale riveste nelle comunità scientifiche; proprio per questo Elsevier propone sia servizi di partnership (a pagamento) a sostegno delle pratiche di pubblicazione degli editori di riviste Open Access, sia la possibilità per gli autori di depositare il pre-print dei loro articoli nei rispettivi depositi istituzionali. Fulvio Guatelli, direttore della Firenze University Press, si sofferma invece su un punto nodale del dibattito, ovvero la sostenibilità economica dei processi di pubblicazione 4 Cfr. P. Galimberti, Fra comunicazione digitale e valutazione. Quale ruolo per l'Open Access nelle scienze umane?, in ‘Open Access’ e scienze umane. Note su diffusione e percezione delle riviste di area umanistica, a cura di L. Scalco, Milano, Ledizioni, 2016, p. 32. 5 Cfr. A. Zigoni, Open Access, distribuzione e valutazione: la prospettiva di un editore, ivi, p. 34. Alberto Salarelli, Recensione / Review 257 aperti: il tema è trascurato dalle carte fondamentali del movimento, che definiscono l’Open Access come un mero modello di fruizione e lasciano campo aperto alle soluzioni che garantiscano una copertura dei costi. Gli interventi successivi si presentano come una rassegna di casi di studio: si va dalla presentazione della piattaforma OJS (Open Journal Systems) (una delle più diffuse a livello internazionale per la gestione dei periodici Open Access) e al suo impiego nell’Università di Torino, fino alla descrizione delle esperienze di alcune testate on line, nella fattispecie “Between Journal”, “AvtobiografiЯ”, “Lanx”. L’ultima parte del volume si apre con un articolo di Luca Scalco che presenta i risultati di un’indagine condotta sui periodici Open Access dell’Area 10: complessivamente numerosi, anche se alcune aree disciplinari sono ancora coperte dai soli periodici tradizionali. In ogni caso, ribadisce l’autore, “l’accesso aperto non è indizio di scarso valore, e pertanto può essere una buona scelta editoriale a fianco delle riviste cartacee di più lunga tradizione”.6 Enrico Zucchi, infine, illustra gli esiti di un questionario proposto agli studiosi di italianistica per rilevare le loro opinioni in merito alle riviste Open Access: ancora una volta il problema dei costi e i parametri di valutazione qualitativa risultano emergere come i temi centrali del dibattito. Concludono il volume una postfazione di Paolo Bettiolo, l’indice dei temi principali e l’indice degli autori con un breve profilo biografico di ciascuno. Alberto Salarelli 6 Cfr. L. Scalco, Criteri per una scelta? Open Access di qualità in Area 10, ivi, p. 90. Copyright © 2017 Parole rubate. Rivista internazionale di studi sulla citazione / Purloined Letters. An International Journal of Quotation Studies Blank Page copyright breve.pdf F16_1_saglia_presentazione Blank Page Template Copyright breve