SUL’ ARTE FABBRICARE LE SCIABOLE DI DAMASCO MEMORIA DI ANTONIO CRIVELLI DOTTORE IN MATEMATICA E PROFESSORE DI FISICA MATEMATICA SPERIMENTALE NELL I. R. LICEO DI S. ALESSANDRO IN MILANO | Setta all TF Le, Istituto OW Sereure y Peitete ed) dou é pubblicata Rainy one dell’ Istituto micdesuito. MILANO DALL I. R. STAMPERIA 192at. A RAAMPABES ad 4 : . ah ; : ns Rt s : / mj A ent me 1 he of . Po te ‘ - te We eh a We pat oe SS Ads Yt 7) ea Ay s < e - | ‘ene _ \esneeahosiy’ 1° plished mie Pye bs hey 24° 4; apa @3QGGQGEE9GE3GG9BGGGEGIGEGAGEBEGGEGGEGEGAGIGGGGAGGISGIGGGEGAIGO SULL ARTE FABBRICARE LE SCIABOLE DI DAMASCO, P ER poco che si rifletta sulla destina- roe nee zione delle sciabole, facile é€ VP avvedersi 2» sciabola che la loro miglior riuscita dipende dal concorso di due contrarie qualita, atte a renderle e dure e cedevoli in un grado assai valutabile. Senza della prima, bat- tendo esse contro parti metalliche od altre opposizioni assai dure, non potrebbero con- servarsi afhilate, e renderebbersi inette al loro uso pitt importante e difficile, di ta- eliare cioé le molli sostanze, quali sono la pelle, la lana, 1 crini e 1 capelli; e senza della cedevolezza, dando o ricevendo dei 4 forti colpi di taglio massimamente, si spez-' zerebbero con troppa facilita, ed esporreb- “pero inermi 1 prodi che le. maneg¢iano al Ostacoli al con- seguimento delle. medesime quali- ta. maggior de’ pericoli nel bollor della zuffa. Se laccordare nel modo pit vantaggioso tali due opposte proprieta doveva esser mal sempre lo scopo degli studj e delle fatiche d’ogni fabbricatore; la gradual preferenza che accordasi dai.periti alle sciabole che ne vengono in commercio dalle varie ma- nifatture fa d’altronde conoscere, non es- sere ben definito tuttora il rapporto, giu- sta cui deve una sciabola possedere le due anzidette proprieta. | Pare a prima giunta maraviglioso che, in onta delle molte ricerche che debbono essersi fatte su’ questo sogeetto, non siasi tuttavia, risoluto il problema. Ma qualora riflettasi che quelle due proprieta sono sem- pre I’ una in ‘iscapito dell’ altra, e che la maggiore o minore durezza od elasticita é sempre relativa alla natura dei corpi che hansi a percuotere , si viene a compren= dere che la quistione é di'sua natura in= determinata, e che altro non ne rimane che valutare per migliore quella sciabola che regge a dei colpi assai. forti.,e non 5 isgrana 0) perde il filo battendo contro dei corpl assai duri. — Shen Onde rendere questo ptincipio, dedotte dal. raziocinio.e dimostrato dal fatto, d’uso e di pratica utilita si ebbe :ricorso a degh artifizy che, tutti tendenti al medesimo fi- ne, non differiscono che nel modo di con- seguirlo. Riconosciutosi ‘che I’ acciajo, co- munque suscettibile d’ acquistar colla tem- pra una maravigliosa durezza, era impro- prio alla fabbrica delle sciabole per Ja sua costituzione granulenta'e per la sua fragi-. lita. che visi accresce nella stessa ragione della durezza; riconosciuto di pit che il ferro, quantunque di un tessuto fibroso e resistentissimo, era inetto del pari a fornir delle sciabole a motivo della cedevolezza che -in lui s’ accresce nella stessa ragione del nerbo; si ebbe Paccorgimento, quanto facile’, altrettanto sagace , di comporre le sciabole dun insieme di ferro e d’ acciajo. A tal uopo si é immaginato di conver- tire in fendenti delle lamine di ferro mal- leabile, saldando sul taglio loro un’ appen- dice di buon acciajo naturale o di cemen- tazione; ed € cosi che si costrusse.e si costruisce. anche presentemente tra noi il Pratiche usitate per la fabbrica- zione delle scia- . bole migliori. Pratica prima. Difetto di que- sta pratica. Pratica seconda. - 6 maggior numero degli ordigni destinati a tagliar percotendo. Anzi in Germania, do- we il metodo d’acciajamento raggiunse un certo grado di valutabile perfezione , suolsi comporre il materiale di quelle molto sti- mate falci messorie, saldando a tergo dal- cune barre d’acciajo bonissimo un minor numero d’eguali spranghe di ferro, da cui ‘sempre risulta il dorso dello stromento. Per tal maniera internandosi il ferro ‘sotto la malleazione, tra le spranghe d’acciajo, vil si unisce, mesce e salda assai meglio che non possa per via dell’ acciajamento ordinario. | . Ad ogni modo, quantunque un simigliante artifizio fosse proprio e vaitaggioso per quegli ordigni' che non esigono un. filo acutissimo, non poteva completamente va- Jere’ per quegli altri che, quali sono Je scia- bole, vogliono essere molto afhilati; e quindi diventano troppo spesso inservibili, perden- ‘do, mediante l arruotamento, V appendice a’ acciajo. | | oc alt Onde supplire a questo bisogno conve- niva dunque procurarsi una lama che fos- se in tutto il ‘suo imsieme suscettibile e ad’ essere afhlata, e d’esser percossa senza of spezzarsi,; conveniva cioé procurarsi un complesso di ferro e d’acciajo, in cui i due metalli vi si trovassero in ogni sua parte uniformemente 'commisti. Sapendosi che’ la medesima miniera atta a fornire dell’ acciajo perfetto, trattata ai forni d’ af- fineria in modo che il libero afflusso del- Paria atmosferica vi promuova la separa- gione’ del carbone, produce del ferro; e sapendosi altresi che lo stesso acciajo pud essere migliorato o degradato malleandolo a rosso, secondo che meno o piu il si riscalda, e piu o meno il si difende dal- P influenza dell’ aria; non era difficile pro- curarsi un particolare metallo che non es-— sendo ne acciajo, né ferro perfetto, parte- cipasse e della durezza di quello, e del nerbo di questo. Tale imperfetto metallo, che tra noi € noto in commercio sotto il nome d’acciajo da molli e d’acciajo da falci, quantunque ottenere il si possa degradando P acciajo, si preferisce ritrarlo immediata- mente dalle miniere spatiche, sia trattan- dole espressamente per questo, sia serven-. dosi- di quelle fuse che destinate in origine a produr dell’ acciajo, per l incuria degh eperai non forniscono che quel ferro od Opposizioni «, #. questa seconda pratica. 8 acciajo-imperfetto che noi chiamiamo ‘ferro © duro», € che 1 Tedeschi chiamano mock,» » Qualunque per-alle rotine di. pratica, accontentandosi d’ assoggettare Je sciabole: ad una prova che non é certo piu efhcace e meglio determinata del: modo stesso di procurarsele. Questa’ consiste nel fare bibs tanto le sciabole ordinarie, per intiero costrutte del materiale anzidetto, quanto le meno comuni ammigliorate coll’ acciajamento» del filo si ripieghino. intorno ad un» grosso: cilindro 9 di legno tornito, contro cui si-percuotono di piatto colla*maggior' violenza, a fine’ di -esplorare il grado: di loro: elasticita. Ma s'egli é facile persuadersi che le lame, le guali sortono illese da un tanto cimento, possedono un tessuto fibroso abbastanza bene consecutivo e cedevole; é facile d’al- trettanto il convincersi che la prova, di cui si tratta, o nulla pronunzia sulla durézza del taglio, o vi pronunzia in iscapito,:es- sendo’ che debbono meglio sostenere il ci- mento quelle lame (ele non acciajate par- ticolarmente ) che sono men fragili, e per conseguienza men dure. Ed anzi qualora TInefficacia di questa prova, riflettesi essere destinate le sciabole a per-_ cuoter di taglio, ne é-forza il conchiudere che poco traggono in loro favore da una prova che le azzarda di piatto, per cio appunto. che nel primo caso poche sono le parti che operano la percossa e sosten- gono l’azione tendente a spezzarle; mentre nel secondo quasi ogni parte della lama concorre a sopportar quegli sforzi. In fatti ogni qual volta con un bastone percuotesi un corpo, nell’ atto della per- cossa il bastone agisce come vette del ‘primo genere, in.cul le parti del corpo Come agisca e si comporti un bastone battuto contro un cilin- dro. “TO percosso sono il punto d’appoggio, la mano é Ja resistenza, e la forza centrifuga con- cepita dal bastone é la potenza, che ten- dendo ad abbassare il bastone al di la dei punti percossi, fa che questo o si spezzi, se rigido, o‘s’adatti intorno del ‘corpo, se -elastico e pieghevole. Accade quindi che quando il corpo percosso é cilindrico, ed il bastone @ pieghevole, le parti del ba- stone, appena al di la dei punti percossi, trovano sulla rotondita del cilindro: un ap- poggio tanto pit facile quanto maggiore é il diametro del cilindro stesso, e ve lo trovano prima di piegarsi di molto. Per tal guisa, essendosi il punto d’ appoggio traslocato, passando alquanto piu in Ja del luogo battuto, le parti successive del ba- stone s'incurvano di quanto gid s’incurva- rono le precedenti, appoggiano anch’ esse sul corpo, e tutte, pregandosi egualmente , contemporaneamente sopportano una qual- che porzione della percossa. Egli é quindi che quando la grossezza del cilindro sia siustamente proporzionata alla’ pieghevo- lezza del. bastone, questo non: pud in nes- sun modo spezzarsi, quantunque assai fa- cilmente lo possa battendo con eguale ed J It anche minore gagliardia contro un cilin- dro alquanto pit piccolo, o contro un cor- po angoloso. Tra le circostanze che pit influiscono sulla facilita di fare che il percuziente ba- stone si pieghi sulla rotondita del cilindro, devesi valutare particolarmente la sua sot- tigliezza; poiché si conosce ed esperimen- tando si vede che incurvando un corpo qualunque, le parti poste sull esterno della curvatura sogelacciono ad una forza di- straente tanto maggiore quanto pit son lontane dai punti interni alla curva, ossia quanto pili é grosso il) corpo incurvato. Per questo se di due bastoni della mede- sima’ sostanza, battuti colla medesima forza contro lo stesso cilindro , il piu sottile sara in’ guisa determinato che le sue fibre esterne alla curva regeano appena a quel colpo, il pit grosso si pieghera egualmente dopo essersi spezzato per tutta la meta ésterna della sua grossezza, con una frat tura ‘che avendo origine al luogo della percossa, si effettuera verso la mano. Dall applicazione di questi principj alla prova anzidetta immediatamente conséguita, 1.° che quelle sciabole le quali si spezzano Come la gros- sezza del basto- ne vi abbia in- fluenza. Applicazione di quei principj alla prova cui vengono sotto= poste le sciaholes 12 r battute di: piatto contro I’ usitato’ cilindro , non si spezzerebbero. battute egualmente contro un cilindro pit grosso ; e che all’ in- contro, quelle che reggono battute di piatto contro un dato cilindro, si spezzerebbero, come realmente, si spezzano , battute egual- oO mente contro un. cilindro minore; 2:° che quelle sciabole le quali reggono ad un dato colpo di piatto, si spezzerebbero, come. real- mente si spezzano, ad un colpo di. taglio tanto minore quanto é piu sottile il corpo percosso , e quanto piu la grossezza della sclabola é@ minore della sua larghezza ; 3.° finalmente..che essendo il. buon suc- cesso della prova relativo al giusto accordo proporzionato della grossezza del cilindro col? elasticita della lama, la prova stessa non lascia .d’ essere empirica, non poten- dosi per via di razionali principj. stabilire qual diametro ne giovi assegnare al cilin- dro, onde s’abbia a ritenere per buona una sciabola che essendo d’un dato peso e d’una data grossezza, vi si ripiega all’ intorno Ce (*) Il metodo di provare le sciabole sopra dell’ acqua stagnante , come si usa in qualche manifattura francese , non e piu decisivo di questo di cui si tratta, stante la somma difficolta di fare che la lama percuota contro quella superficie perfettamente in piano e per tutta la sua lun} ghezza. \ 13 Frattanto, mentre quasi in’) ogni’ mani- fattura nostrale si compongono esi cimen- ‘tano le sciabole ne’ modi indicati , i popoli d’ Oriente , sebbene condannati oggigiorno ad una forzata ignoranza, sanno conservarsi ésclusiva ed ereditaria la gloria di mischiare il ferro all’ acciajo nel modo pit vantag- si0so, onde ritrarne le sciabole migliori che’ si conoscano. Le lame d’ Egitto e di Persia, ed in particolare le antiche di Da- ‘masco e le moderne di Tiflis sono tanto ‘rinomate e preziose tra noi, che cid solo basterebbe a farrie Velogio,; quando « gli studj ed i tentativi co’ quali molti scien- ziati d’ un’ merito distintissimo s’ ingegna- rono @imitarle non ne’ provassero in una maniera pi convincente’ la loro somma superiorita sulle nostre. Il carattere esterno pit’ rimarcabile di queste lame consiste nell’ essere I intiera superficie loro (non esclusivi il dorso ed il filo ) ornata piacevolmente di varj dise- oni pitt o meno regolari e risaltanti , che sono la meraviglia di chiunque le vede, e furono sempre l oggetto principale delle ricerche di chi studid .d’imitarle. Consecu- tivi od interrotti ne siano questi. disegnt, Gli Orientali fabbricano le scia- bole mighiri. Carattere ester- no delle lame Da- masco. ee OT eB at ot Origine dei disegni apparenti sulle Jame Dama- §CO. a de linee che li Dunne rai iaeeal non s’ incro- ciano mai, ed, offronoe cosi nel complesso l’ aspetto. d’una mischianza fatta. per via di fusione,, anziché per tessuto. yey -:L’origine loro attribuire si deve all es- sere 1 metalli componenti la lama intacca- bili. diversamente da un acido, od anche solo dall’ aria. Accade. quindi che sebbene appariscano spontaneamente abbandonando le lame per lungo tempo all’ azione dell’ a- ria, Massime se umida, si manifestano me- elio assai usando Jl acido. nitrico. diluito, che agisce di preferenza sull’ acciajo pel carbone che vi trova, od esponendo le Jame stesse ad una temperatura molto ele- vata, ricoperte duna falda di solfato dal- Jumina impastata coll’ acqua; il quale im- pasto é@ molto usitato dai Turchi, che lo chiamano zamk. Comunque pero venga ar- tificiosamente promossa la manifestazione del disegno, le lame perdono il loro splen- dore metallico per ricevere una tinta bruna tendente al rosso cupo di ruggine di varia intensita, giusta il vario grado di pulimento ad olio cui si assoggetta-la lama) da pol. Volendo per altro conservare alla stessa un colore profondo, & mestieri che la Jama tolta 15 dal bagno rodente si prosciughi assai bene da: sola. Allora per poco che la si sfreghi, il ferro che come piu dolce si ripulisce pel primo, appare sotto forma di linee bian- chicce salienti dal resto del fondo d’acciajo che si corrose di pil, e sempre conserva > una tinta brunastra. Ad ogni modo ne giova © avvertire che per togliere a queste lame il ferire in un modo dannoso anche per la_ sostanza che le tinge ed offusca, debbong _ esse ripulirsi assaissimo;, e cid pud farsi senza tema di scancellare il disegno, che sempre continua a parere: leggiadramente tracciato. a linee dun bianco e d’uno splen- dore argentino, sporgenti da un fondo co- lor grigio di piombo. | Non essendo gl’ indicati disegni che una conseguenza necessaria della mischianza di due diversi metalli, indicano il-modo della mutua disposizione di questi; e quindi se quelli. osservati sul dorso assumer si pos- sano: come il taglio verticale degli altri apparenti. sopra le facce (nel qual caso soltanto la lama é senza frode costrutta ), espongono assai fedelmente la maniera giu- sta la quale furono il ferro e Vacciajo in- sileme commisti nella formazione del tutto. Cosa realmente significhino quei disegni. Nelle lame Da- masco a diver- so disegno cor- risponde una di- versa bonta. 16 Sotto questo punto di vista, che anche é lunico ‘filosofico e giusto., quell’ esterna: ap- parenza diventa un ‘criterio per giudicare della fermezza se della bonta: della lama; e la di lei eleganza deve sempre: sagrifi- carsi alla convenienza di fare. che il ferro presti all’ acciajo la propria fibra nel modo pil. vantageioso. | 178 Tale principio, che meglio chiarirassi da ee: pud ritenersi per sicuro sin) d’ora, os+ servando come alle sciabole turche di varia bonta e di diversi autori sia propria una forma di disegno che le caratterizza‘e di- stingue. Cosi le chard-corassan e le thaban ; che sono d’una prima qualita, appariscono ricciute assai finamente alla foggia della la- nugine de’ capri d’Angora: le kakmerduen ( quarantascale ) e le ilankavi, stimatissime , quantunque meno di quelle, sono appieno trascorse da linee longitudinali, che nelle prime connettonsi in quaranta luoghi dellin- tiera lunghezza d’una sciabola giusta;‘e fi- nalmente le terz-majmunt e le charé, che formano la terza qualita delle armi di molto valore, sono di nuovo ricciute, ma a giri- pia ampj di quello lo siano.le altre indicate diarizi.:!) ougixncig) sllon, Delgmea, eaiote 17 Rispetto alle intrinseche qualita delle la- me Damasco vuolsi prima di tutto avvertire come siano specificamente piu gravi delle nostrali, e come, ad onta del render per- cosse un suono argentino ben sostenuto, incurvate molto, e molto forzatamente , von si raddrizzino con esattezza. II difetto perd di quest’ attitudine, non necessaria in sommo grado alle sciabole destinate a ferire di colpo, é pit che ben compen- sato dalla loro somma fermezza e dalla suscettibilita di prendere’ qualunque tem- pra si voglia. Tanto convengono alle sciabole turche entrambe queste importantissime qualita , che basta conoscere l’indole della loro co- stituzione per credere quasimente impos- sibile lo spezzarle, battendole in qualunque modo di taglio, e per riconoscer di piu che in conseguenza del ferro puro com- mistovi, per via della tempra a pacchetto, che operata in vasi chiusi colle cautele dovute vi perfeziona L acclajo senza cemen- tarvi del tutto una molta porzione di ferro, possono fornirsi di un nerbo e d@’una du- rezza che invano si spererebbe di con- giuntamente trovare nelle Jame nostrali; E 2 Le Jame Da- masco sono pit gravi e meno e- lastiche delle no- strali. Sono fermiss?< me e capaci di qualunque tem- pra. Tagliano facil- mente le sostanze molli ed anche il ferro senza gua- sti notabili. 18 poiché disponendo e mischiando il ferro e Pacciajo sempre nel modo medesimo, ogni sciabola risultante é suscettibile d’ essere egualmente temprata; cosi quando da al- cune prove risulti quale tempra convenga ad una lama che, destinata a tal uso, con- tiene il ferro e l acciajo in-un dato rap- porto, le altre che si costruiscono da pot valgono tutte del pari a quell’ uso mede- simo. Eglt é quindi che 1 Turchi, per: Por- dinario leali ed onesti, giurano sulla bonta delle armi che vendono, senza porle at- tualmente a cimento nessuno; e dalla qua- lita del disegno negano od affermano il buon successo delle prove cui si ubrmelsbe sotteporre una lama. In generale le lame Damasco veramente perfette , mentre valgono a tagliare con somma facilita le molli sostanze, come sa- rebbe un feltro bagnato, ravvolto sopra sé stesso pit. volte ed appeso ad un fulcro, tagliano col filo medesimo, e direi quasi colla stessa facilita, le ossa ed il ferro senza guasti notabili. E tutt’ alla peggio si osserva talora che battendo contro degli ostacoli resistentissimi, il filo retrocede sempre parallelamente a sé stesso, € sempre \ \ \ \ \ % conservandosi acuto e capace a ferir come prima (). Trovandomi nella primavera passata a Costantinopoli , dove soggiornai per tre mesi, ed ebbi piit volte occasione di ra- gionare intorno questo ramo d’ industria orientale, nacque in me il desiderio di procurarmene qualche positiva notizia. B poiché nulla poteva meglio giovarmi al- Pintento dell’ amicizia del signor Giuseppe Vitali, che nativo di que’ paesi e sempre vissuto tra i Turchi si conosce moltissi- mo nel modo di condursi con loro, volli impegnarne Ja sua cara benevolenza. Le premure pero di questa persona’ pregevo- lissima egualmente per Jo spirito pronto che ~ (*) Credono alcuni che le armi Damasco abbiano in comune con qualche sorta d’acciajo, e particolarmente con quelle inglesi dette marschall ed huntzmann, la spe- ciale proprieta di non poter essere saldate insieme. Posso per altro affermare che in tutto il Levante si compongono delle sciabole cogli avanzi d’altre rotte od assai consu- mate, per cui @ molto difficile il procurarsi di simili pezzi, de’ quali il valore @ quasi sempre proporzionale a quello delle sciabole intiere. Io stesso feci qui a Milano fabbricarmi un elegante stiletto 5 saldando insieme del ferro di Lecco con un pezzo di pistola turca e con un fram- mento di lama Damasco, ed il lavoro @ riuscito perfetto senza alcuna difficolta. Notizia avuta a Costantinopoli intorno alla fab- bricazione delle Jame Damasco. Pare che quella notizia non possa riferirsi che alle armi da fuoco, impiegandovi pe- xo solo il ferro e V acciajo. 20 pel cuore generoso e cortese non mi fu- rono utili quanto sperava; poiché gli operai guardano gelosamente un secreto che gli arricchisce, e la massa dei Turchi non @ ‘meno ignorante di noi circa quest’ arte , che anche volendo non potrebbe forse co- noscere. Altro quindi di relativo non sep- pi, se non se « composta di sottilissimi fili di varj metalli una. foggia di rete, que- sta, plegata a piu doppj ed anche ritorta, viene per via di flusso saldata in una sola e medesima massa; donde ritraggonsi po- scia le lame, che sempre debbono accia- jarsi sul taglio. » Sospettai sin d’allora che non fosse trop- po attendibile una tale notizia; poiché mentre non mi sembrava corrispondente ai disegui delle lame che mi stavano sotto -gli occhi, era anche smentita riguardo alla natura del taglio,; che ben lungi dal mani- festarsi di puro acciajo, sempre in ogni sciabola che aveva veduto era egualmente ben disegnato del total della lama. E tanto pit la mia difhdenza cresceva, in quanto che mi era noto essere sommamente dif- ficile, e dird anche impossibile, saldare colla perfezione che vi osservaya il ferro con 2T altri metalli e sin anche .con alcune sorte d@ acciai. Sapendo io quindi che i Turchi sperimentano la bonta delle armi da fuoco riempiendone d’acqua la canna, dopo averne otturato il focone, e battendovela a colpi di martello per via d’un opportuno turac- cio applicato alla bocca; e sapendo posi- tivamente che questa prova ingegnosa é diretta all’ unico scopo d’ esplorare se mai abbiavi qualche difetto di saldatura, opinai che TP indicato artifizio, limitato al ferro e al? acciajo, si riferisse a quest’ armi; le quali d’altronde vi corrispondono tanto per P esterna apparenza, quanto per la poro- sita e pel tessuto filamentoso che manife- stano nella frattura. Ripatriatomi verso il principio d’inverno, e€ messomi a verificare le idee che m’ era formato su questo argomento, trovai neces- sario Passicurarmi prima di tutto su la natura é l intima costituzione delle sciabole turche , del cui materiale aveva a tal fine comperato uno stilo e qualche frammento. Quantunque Y esame de’ travagli de’ signori O’Reilly., Nicholson e Clouet, i quali tutti si occu- parono del soggetto medesimo , bastas- se ad escludere ogni sospetto che vi si Tentativi per ri- conoscere se pos- sano il ferro e VY acciajo saldarsi con altri metalli. Noné né utile, - né possibile quel saldamento. 22 trovassero altri metalli oltre il ferro e l’ac- ciajo, volli-sperimentare 1o stesso, anche esplorando direttamente, quale utilita ne verrebbe dal saldare insieme, se fosse pos- sibile, de’ fili di ferro e d’acciajo con altri di varj metalli. Il platino, che per la sua nota afh- nita col ferro m’ indussi ad impiegare pel primo, oltre essere troppo costoso, vi si ‘uni molto imperfettamente, rompendosi in minuti pezzetti che visi sparsero a foggia di grani bianchicci; e mi diede una lama che, per motivi che non conosco, non prese tempra nessuna anche cementata per lungo tempo a pacchetto. Il rame e I ot- tone, sebbene operando colle debite pre- cauzioni onde non isvaporarli o perderli fusi al fondo della fucina, mi sia accaduto talora d’ unirli col ferro e V acciajo, si stesero scorrevolissimi sulla superficie di questi, e ricoprendoli d’ uno strato di sé medesimi, fecero che i fili di ferro o di acciajo, la dove erano rivestiti d’ ottone o di rame, 0 non s unissero pill, o solo s’ unissero con altri rivestiti egualmente ; lo che formava un complesso che battuto, a caldo. s’infrange, ed a freddo si sfascia. 1 23 In generale parmi anzi che confidando nella pratica fatta in tentativi di questo genere, possa permettermi di stabilire che ogni qual volta de’ metalli diversamente fu- sibili verranno saldati insieme senza una totale fusione, se ne avra sempre un com- plesso fragile sotto P azione del martello. Poiché 1 pit: fusibili di que’ metalli, fon- dendosi pei primi, s’interpongono agli al- iri che ne si fusero, né fonder si vogliono, ed offrono cosi un complesso di due me- talli alternati e distinti, che sottoposti alla malleazione non possono a meno di separarsi, per questo che i piu malleabili, onde am- pliarsi di pi, debbono necessariamente stac- carsi dagli altri che si distendono meno (”). (*) I recentissimi lavori del signor Faraday intorno alle leghe dell’ acciajo e del ferro con altri metalli ven- gono in appoggio di questo mio parere; mentre |’ argento allegato. all’ acciajo, nella ragione d’ una parte sopra 500, vi si separd disponendosi in punti od in filamenta distinte, — Il platino ed il niccolo allegativi, quest’ ultimo nel rapporto di 3 sino a 10 parti sopra ogni 100 d’ac- ciajo, uon furono sin ad ora di profitto nessuno. Sapen- dosi quindi che il ferro meteorico contiene sempre del niccolo (secondo Children dal 8 al 9 per 100), non so immaginarmi donde traessero. le loro ottime qualita le due sciabole, la katai ( tagliatrice ) e la burkscrisht { fulminante ), che |’ Imperatore Ichangire fecesi fabbri- eare.con una-massa di‘ferro pesante 24 once metriche, Le sciabole tur- che non sono che un complesso di ferro e d’ accia- jo; per ottenere il quale si pro- \ . posero varj me- todi. Metodo di Ni- - cholson. 24 Provato in tal guisa dal fatto e dalla conyenienza, essere le sciabole turche nulla pi: d’un complesso di ferro e d’ acciajo ; d’ altro omai non si tratta se non se del modo d’ operare questa mistura che 1 Fran- cesi chiamano stoffa. E poiché varj metodi furono proposti da altri prima di me, giudico conveniente e ben ordinato il par- lare di quelli prima di scendere al mio “. Il signor Nicholson compose una stofta mediante delle limature di ferro di Svezia e d’ acciajo di Germania, le quali mesco- late perfettamente insieme e riscaldate ad una fucina alla. temperatura del saldamento: si rlunivano ed- impastavano per formarne una barra. | caduta dall’ atmosfera nel 1652 nel paese di Purgale al Mogol.— Di tutte le leghe del signor Faraday , la sola che offra un qualche vantaggioé quella d’ una parte di rodio e 200 parti d’ acciajo. (*) Onde chiunque possiede delle sciabole damaschine possa facilmente e senza danno nessuno persuadersi che le varie linee determinanti i loro disegni non derivano da alcun metallo diverso dall’ acciajo e dal ferro, bastera che procuri dorare con un’ amalgama mercuriale una porzione di quelle lame. L’ impossibilita dell’? operazione varra a convincerlo che tutta quella superficie é di ferro o d’acciajo; poiché ogni linea ed ogni punto di questa che fosse d’ altro metallo sarebbe stata attaccata dal mercurio, e rimarrebbe quindi dorata. 25 In questo processo essendo le particelle metalliche miste perfettamente insieme, le parti del ferro che, non essendo consecu- tive, non’ possono disporsi in un tessuto fi- broso, non fanno che soggiacere ad un acciajamento parziale ed a cosi dire per punti, senza fornire all’ insieme quel nerbo che si ricerca, ed e I’ unico pregio essen- ziale della stofla Damasco. Accade quindi che T esterna apparenza , sempre indicante in una mischianza ben fatta il modo d’ in- terna’ disposizione dei due metalli , deve manifestarsi a punti bianchi e bigi; né mai pud dare que’ disegni ondulati proprj delle sciabole turche. | Neé certo pit vantaggioso dell’ anzidetto é l artifizio che, come migliore d’ ogui al- tro, ne suggerisce il signor O’Reilly colle seguenti parole: « Si prendono delle stanghe » di ferro dolcissimo e dell’ acciajo in pezzi » de’ pit esili; queste si riuniscono in fasci » frammiste all’ acciajo; e riscaldato il » complesso in una fucina a carbone di » legne alla temperatura del. saldamento, » il s’ impasta al martello. Le barre risul- » tanti riplegansi sopra sé stesse, ridu- » cendole alla lunghezza di 5.0 6 pollici; Valore di que- sto metodo. Metodo del si- gnor O'Reilly. 26. » ‘si da loro la forma serpentina, :anche » torcendo; indi si saldano ed impastano » nuovamente, battendo la massa nel senso » incrociato con quello ane cui fu bat- » tuta da prima. » | Ubu af Lasciando di dire: come poco o nulla sperare si possa: dal figurare ad arbitrio gli elementi che compongono un fascio di stoffa, o dal contorcere il fascio medesimo. per ottenerne Tl aspetto delle lame Dama- sco, del che tutto, come dei danni ap- portati cosi all’ intima costituzione ,\ tratte- remo diffusamente piu sotto , ci limiteremo ad osservare per ora, che essendo le barre di ferro circondate da pezzi minori d ac- ciajo, anche questo metodo altro nen pro- duce se non un semplice acciajamento’ di spranghe di ferro alternate e saldate con altre non consecutive d’ acciajo. E quindi il processo di cui si tratta, oltre che non imita le stoffe Damasco che pochissimo nell’ apparenza e molto meno nella sostanza, va soggetto a questo gravissimo inconve- niente, che cioé, essendo i pezzi d’ acciajo sovrapposti a de’ pezzi maggiori di ferro, deve pur troppo spesso accadere che de- nudato il ferro con I arrotamento della 27 faldarella d’acciajo che lo rivestiva, il taglio non abbia pit consistenza, e Ja sciabola, quantunque nuova, debba gettarsi per la stessa ragione che dopo un lungo uso ed un arrotamento ripetuto piu volte si get- tano le armi ordinarie acciajate sul filo. Sembrami quindi ragionevole il credere che questi e non altri siano i veri motivi per cui alla fabbrica di Klingenthal presso Strasburgo si lasciO di pit seguire un tal metodo. | : Anche in Inghilterra si é@ pensato a mi- schiare in caonosciuto rapporto dell’ acctajo col ferro; e I’ artificio impiegatovi, di cui audiamo debitori al signor Wilde di Shef- field, @‘d’assai pregio, come valevole a saldare con molta facilita Y acciajo fuso col ferro: lo che pud talora tornare utilissimo, ed &€ sempre sommamente difhcile. Tale processo consiste nel fare che dell’ acciajo di cementazione , fuso in un crogiuolo, si riconsolidi racchiudendo in sé stesso det pezzi di ferro, che scaldati a rosso dis- pongonsi a piacere entro le forme dove hassi a versare l’acciajo. Malleando piu volte il risultante insieme, se ne compone una barra, la quale @ un complesso di ferro e d’ acciajo perfettamente saldati. Metodo del si- gnor Wilde. Valore di que- sto metodo. 28 - Un complesso si fatto riducendosi al fare de’ conti ad una spranga di ferro o d’ ac- clajo trapassata variamente a capriccio da de’ chiodi d’ acciajo o di ferro , che ripu- litt alla lima e battuti e serrati benissimo ne’ fori corrispondenti vi si saldano dentro col malleare la spranga a temperatura op- portuna, non pud dare che una lamina di ferro o d’ acciajo in cui vedansi inne- stati de’ pezzi d’acciajo o di ferro di forma relativa ed alla figura originaria de’ chiodi, ed al vario modo di martellare la spranga. Voglio dire che questo metodo é€ ancora meno perfetto del precedente, in quanto che per via di quello potevasi almeno sperare una forma di disegno pit conforme al soggetto se cid che pitt interessa, una mescolanza assai piii vantaggiosa e com- pleta dei due metalli. Ed in fatti, non po- tendo nel caso attuale ogni nodo di ferro allungarsi di quanto é lunga la lama, hassi pur troppo a temere, o che la fibra ferrea determinata da uno de’ nodi anzidetti non s incontri colla fibra d’ un altro nodo so- migliante posto sulla medesima direzione, o che tutte le fibre in direzioni diverse e piu o meno parallele non_s’ addentellino | 29 abbastanza bene da formare un tessuto: ed in ogni caso non sara tolta alla lama quella fragilita che é propria dell’ acciajo non ap- poggiato e raccomandato al nerbo del ferro. Il lavoro pit ampio ed anche il pit recente, per quanto mi sappia, che ab- biamo su questo argomento é quello del signor Clouet, il quale, come professore di chimica alla scuola del Genio stabilita a Mésiérez, non lascid d’ occuparsi ‘con lode di molti articoli d’ armamento, ed anche scrisse una memoria col titolo: « Art de fa- » briquer les tames figurées , dites lames de » Damas. » Quantunque sia pur troppo bene usitata I’ arte malaccorta ed indegna di abbassare coloro che ne precedettero in qualche ricerca, io non temo .d’ espormi alla taccia conveniente a costoro, se pago in ogni mia fatica del compatimento spon- taneo ad essa concesso da qualche uomo delParte e dabbene, affermo che I autore non raggiunse lo scopo né rispetto al ma- teriale da impiegarsi, né rispetto al modo di lavorarlo. E per verita in quanto riguarda P intima costituzione delle lame Damasco, é@ fuori di dubbio che sebbene il signor Clonet le Ii sig. Clouee scrisse la Memo- ria piu recente e piu ampia intor- no alla fabbrica- zione delle Jame Damasco. Clouet non sa definire né l’in- fluenza,né il rap- porto del ferro nella stoffa. Le sciabole di Clouet distin- guonsi assai fa- cilmente da quel. le di Damasco. 30 riconosca benissimo come un complesso di ferro e d’ acciajo, non sa definire quale sia l’ influenza del primo; giacché il suo scritto, ben lungi dall’ assegnarne un rap- porto, mai non ne parla senza contraddi- zioni. In fatti se talora asserisce che i ferro dev essere in piccola quantita, altrove ne insegna a comporre una stoffa a@ parti eguali di ferro e d’ acciajo: e se comincia il secondo paragrafo dicendo che i ferro puo usarst nelle lame che non vogliono essere assai resistenti, segue il paragrafo terzo affermando che una piccola quantita di ferro accresce la durezza dell’ insieme senza sce- marne Tl altre proprieta: ed aggiunge per ultimo, quasi a dimostrare completamen- te la nostra proposizione, che le sciabole di una stoffa di tutt’ acciajo debbonsi sem- pre acciajare sul taglio; e che usando una stoffa contenente del. ferro, le lame non hansi a comporre giammai per in- tiero di questa, ma sibbene d’ una lastra @ acciajo’ compresa da. due laterali della medesima. Pare quindi che il ferro non sia‘ altri- menti ammesso dall’ autore se non perche vi’ @ trova nelle sciabole turche, cui si St propone imitare, e perché dad la massima appariscenza at disegni, che sempre sono Voggetto principale de’ suoi studj. Noi perd diremo all’ opposto, che nessuna lama co- strutta cosi potra mai, nemmeno nell’ ap- parenza, giudicarsi per turca; mentre quelle contenenti la lastra d’acciajo vi saranno contrassegnate -da una striscia nerastra in mezzo alla prima, e I altre a stoffa tutta @ acciajo saranno distinte egualmente dalla mancanza d’ ogni disegno sul taglio , dove sono acciajate. Poiché perd la necessita dell’ acciajamento e di quella lastra d’ ac- ciajo € una conseguenza del modo di la~- vorarne la stofla, ne giova I occuparci presentemente di questo; lo che tiene all’ arte di fornire le lame dell’ esterna apparenza turchesca. fu) | E noto che ogni buon lavoratore in ac- ciai, onde ovviare il pericolo d’ incontrarsi a lavoro ‘finito in qualche screpolo o pelo che lo condanni a gettare T opera sua, suole comporre alcuni degli stromenti che linteressan di pit, come sarebbe qualche bat- teria d’ arme da fuoco e qualche lama d’ ar-. me>da taglio assai ricercata, di molti pezzi di scelto acciajo saldatiinsieme in una» sola Una mistura qualunque di fer- ro e d’acciajonon basta ad imitare le Jame Damasco , vi bisogna di piu il metodo di Jas vorarla. 3> mascella. E noto altresi che durante I’ ope- razione del saldamento, massime per tutto quel tempo che la massa gid bollente al- Y esterno resta nel fuoco, onde anche IV in-. terno bolla del pari, se non s’ abbia la massima cura nel rimuovere I influenza del- Y aria, una piccola porzione d’ acciajo alla superficie d’ ogni elemento convertesi in ferro, perdendo il carbone. Egli @ quindi che se’ a fabbricare la stoffa Damasco ha- stasse riunire e saldare:insieme molti pic- coli pezzi di ferro e d’acciajo, o ( come Yautore propone ) de’ pezzi tutti d’ acciajo di varia finezza , sarebbe piu o meno alla fogeia’ Damasco molta parte degli arnesi d’ acciajo con qualche diligenza costrutti. Il signor Clouet, il quale ne da a vedere di conoscer benissimo gli stabiliti principj.. é tanto convinto che questi non bastino al? uopo , che aspirando alla gloria d’imi- tare le lame Damasco, ne persuade a ra- gione che un fascio di. pid elementi: allora soltanto possa fornire le volute apparenze che € travagliato in maniera opportuna. ° Nl sig. Clouee Tre sono 1 metodi ch’ ei ne propone, oa ue de’ quali, si: riferiscono a dei fasci di Jamine, ed il-terzo conviene particolarmente 33 ad un complesso di.verghe o di spranghe. Nel primo caso prescrive , o che si figuri ogni lamina prima del saldamento in ap- positi stampi ( de’ quali ne indica sei), o che saldate tutte le lastre insieme ss’ inci- dano col bulino pel largo in un modo con- forme ai disegni desideratt. Qualora trattisi poi d@ un complesso di verghe o di barre, -suole contorcerlo, saldato che sia, di quanto giudica relativo e proporzionato alla natura dei disegni medesimi; e cid, comunque siano gli elementi rettilinei, o figurati alla lima od in istampi opportuni, e comunque ne sia altresi circolare, elittica o prismatica la forma del fascio. mh. | Per. cid che spetta ad un insieme di la- stre, é manifesto che lP essere queste fog- eiate in qualunque modo non vale a som- ministrar dei disegni. Giacché, se si lavora Ja massa battendola nel senso della larghezza, i-di lei elementi si raddrizzano, come se mai non fossero stati incurvati, e fanno ch’ ogni, faccia della lama totalmente risulti dalla Jastra esterna del fascio; .e se la si travaglia malleandola nel senso della gros-. sezza, ossia del taglio delle lastre , le facce della Jama saranno bensi trascorse da linee 5 7) Un fascio di Jastre , comunque Javorato pel lar- go o pel grosso, non puo fornire disegni. 1) cesellare le lame non é€ un artifizio imitante Te lame Damasco. cond ae paralelle, ma la lama godra di questa esterna apparenza a scapito della sua buona costituzione, essendoyi il ferro e l’acciajo impiegati nel modo meno pro- prio a renderlo piu resistente. Tali princip} sono tanto evidenti e sicuri da sé che parra forse superflua ogni prova di fatto. Pure , giacche mi piacque sperimentarli , riferird che usando di entrambi que’ modi nel la- vorare degli eguali complessi di lamine, col primo mai non ottenni disegno nessuno; ad onta del? aver data la forma serpentina alla massa ripiegandola contro il corno del- Y incudine; e col secondo la lama appa- riva vergata, ma era fragile in guisa da spezzarsi pel primo colpo contro un ba- stoncino di ferro, che fu tagliato piu yolte da un eguale fendente costrutto col malleare pel largo, : | Egli é forse per cunlirs a questo difetto, che senza dubbio dev’ essersi praticamente manifestato, che s’ immagino di cesellare le lame al bulino, seguendo cosi un_arti- fizio. atto a mentire, anziché imitare le armi Damasco. Ma oltre che questo metodo var- xebbe quasi del pari per ogni lama comunque costrutta, ei non apporta che un’apparenza 35 affatto superficiale e precaria, la quale al primo arrotar della lama é@ scancellata per sempre, e tanto pit facilmente che si pre- scrive di martellare la lama anche dopo che fu cesellata. In generale faremo avvertire che il com- porre un fascio con delle lamine paralelle ed alternate di ferro e d’acciajo arreca il danno gravissimo d’ offrire bene spesso per primo filo del taglio una striscia di tutto ferro; lo che accade necessariamente in conseguenza del modo secondo cui deve lavorarsi ogni lama. Poiché dovendo questa dalla parte del taglio scemarsi egualmente sopra ogni spigolo, “onde fornirla della for- ma angolosa che le conviene,, il di lei filo € alla fine determinato dalla linea di mezzo della grossezza. Se quindi accada che questa linea si trovi in una delle lamine di ferro, la lama é totalmente perduta , quantunque le due linee collaterali, che sono sempre alquanto meno sporgenti, sieno di pretto acciajo: e se quella linea di mezzo ¢é tutta d’ acciajo, il taglio non é ancora abbastanza robusto, per l’appoggiare che fa a due stri- sce collateral: di ferro, meno sporgenti del pari. Ne sembra quindi assai ragionevole il TI] metodo delle Jamine paralelle é dannoso al taglio della Jama, ; Metodo di tor- cimento e suoi effetti sull’ ester- na apparenza. 36 credere essere appunto per questo che Pau- tore, ond’ essere in ogni caso sicuro della fermezza del taglio, fabbrica le lame com- poste di stoffa contenente del ferro con una lastra d’ acciajo compresa da due laterali di quella; ed usando una stoffa di tutt’ acciajo, per non abbattersi forse col taglio sopra qualcuno che ne sia men buono, acciaja le lame medesime. | Venendo ora a trattare del metodo di tor- cimento, cul giovera concedere un’ atten- zione proporzionata al conto che suolsene fare da molti, lo esporremo nel modo piu acconcio a meglio manifestare P indole sua e gli effetti che possono derivarne. A tal fine S’ immagini una vite a solchi tanto pro- fondi da. giungere quasi all’ asse della me- desima; s’ immagini che 1 solchi lasciati dal risalto de’ passi sieno riempiti d’ una sostanza diversa da quella de’ passi medesimi; s’im- magini fiuaalmente che un piano paralello all’asse seghi questa vite pel lungo. Egli é chiaro che sul piano della sezione appari- ranno i singoli tagli d’ ogni passo. compresi dalla sostanza con cul s’ empirono i solchi; e che questi tagli saranno sempre paralelli, e tanto pit frequenti e meno obbliqui alla 37 base del taglio, quanto piu sara fina o sia di piccol passo la vite. E manifesto altresi ‘che la figura d’ ognuna di queste aree com- presa dalla sostanza frapposta ai risalti, non che quella delle superficie composte da que- sta sostanza medesima variera in ragione della figura propria al solco della vite. Cosi, se 1 solchi saranno canali a Jati paralelli, le superficie di cui si tratta risulteranno da altrettanti’ paralellogrammi oblunghi; se saranno canali a lati divergenti e tondeg- gianti ( quali d’ ordinario sono le viti di legno massimamente ), quelle superficie sa- ranno sparse daree elittiche, tanto piu am- pie, quanto piu il piano secante sara pas- - gato vicino all’asse; e se finalmente saranno eanali a lati in qualunque modo incisi, quelle superficie, sempre ritenendo in to- tale Ja forma proveniente da qualunque delle due soprindicate maniere di solchi, appariranno comprese da lime addentellate. | Suppongasi ora che tanto la sostanza componente i risalti, quanto quella che fu loro interposta sieno entrambe duttilie molli -in modo da poter essere disviluppate dal- Passe cui dianzi le immaginammo avvolte, quasi a fasciarlo. I facile persuadersi che Effetti del tor- cimento sull’ e~ sterna apparenza, Sullo stesso ar- gomento. 38: procedendo a quello sviluppamento, otterran- si ad operazione finita due verghe lunghe quanto la spira rettificata, aventi Tuna la forma del risalto, e l’altra quella del solco. Cid significa che collocando e saldando luna a canto dell’ altra due verghe pieghevoli, é sempre possibile, avvolgendo queste in ispira con qualche precauzione, I’ ottenerne un ci- lindro, che tagliato poscia pel lungo con un — piano paralello all’asse presenti una superfi= cie risultante da piu superficie minori, tutte eguali, obblique e paralelle, di cui la figura sia elittica o paralellogrammica, secondo che prismatiche o paralellepipede sono le verghe, ed i cui limiti siano variamente ondulati, qualora le facce, per cui le verghe s’ uni- rono, non fossero state piane, main qual- che modo curve e incavate. In caso. che quelle verghe avessero cia+ scuna la grossezza della meta del cilindro, si otterrebbe il medesimo intento fissandole per un estremo,e torcendo per I’ altro. Gli incayi della vite avrebbero cosi origine pre- cisamente dall’ asse, il quale é nel tempo medesimo e linea di giunzione delle due verghe, ed asse di figura e di torcimento. Ed in fatti ogni qual volta si contorce in 39 questa guisa una barra, tendendo la forza a fare che le parti alla sinistra passino alla destra, e viceversa, ed avendo essa, in virttt dell omogeneita della materia, una egual resistenza da vincere a destra ed a sinistra, la si scompone naturalmente in due forze paralelle ed opposte , luna agente sulla meta alla destra, lV altra sulla meta alla sinistra del solido, ed applicata ciascuna ad eguale distanza dell’ asse di figura e di rotazione. ‘Tutto quanto si disse di due verghe vale anche per un loro numero qualun- que; poiché qualora piaccia considerarle come risultanti dal complesso di quante verghe minori si vogliano alternate e dis- poste paralellamente, ¢@ sempre vero che procedendo come si disse, queste non cam- biano di posizione rispettiva, s’ inclinano sempre paralellamente e si comportano co- me si comportavan le due. Solo accadra che le areole trasversali apparenti sulla sezione saranno anche trascorse pel lungo da varie linee paralelle, tanto maggiori di numero quanto piu fini saranno gli ele- menti del fascio; le quali linee attraver- seranno quelle aree per l’intiera lunghezza se gli elementi siano lamine, e le sezgheranno Sullo stesso ar gomento. Modifieazion1 portate dalla pra- tica. 46 qui e qua all’ azzardo se simpieghino dei fili, i quali per via della torsione debbono necessariamente disporsi a foggia d’ anelli. Questo concetto mentale é giustificato dal fatto, il quale dimostra che la tor- slone genera sempre una vite a passo tanto piu fino quanto maggiormente si torse. In _pratica perd non puod ottenersi, né sperare né anche l’esattezza d’ operazione e di forme da noi supposta sinora; giacche, stante Ja non perfetta omogeneita delle materie i1m- plegate , trovasi sempre qualche differenza di tessuto in alcuna parte della lunghezza de’ corpi da attorcersi; ed allora la forza torcente , procedendo di piu dove si resiste di meno, fa che alcuni degli elementi-s’ in- crocino, e produce una vite, la cui finezza “non @ mai uniforme. E cid succede mas- Conseguenze de- gli esposti prin- cipj. simamente allorquando vuolsi contorcere una spranga d’ alquanta grossezza; poiché, dovendo questa essere attorta rovente, me- glio la si contorce dove ha-meglio agito il calorico. Dalle cose anzidette derivano, contro ogni parere del signor Clouet, le dedu- zioni che seguono: % 4t _ p.I disegni che possono ottenersi -sulle lame col metodo della torsione sono tutti simili e di forma e di posizione, cioé tutti obbliqui alla lama, e tutti para- lellogrammici od elittici. 2.2 L’incavamento e la curvatura delle superficie, per cui le lastre o le verghe di ogni fascio combaciano, non variano la forma del disezgno, e solo ne rendono ad- dentellati ed incerti i contorni: e quindi questa leggerissima alterazione non pare compensi il tempo ed il dispendio necessary per cosi figurare ogni elemento del fascio. 3. Il grado maggiore o minore di torcimento non fa che accrescere o dimi- nuire quelle figure, e renderle meno o pitt obblique allalama, senza mutarne la forma. 4* Per avere sopra. ogni faccia della lama equali disegni, é necessario tagliare pel lungo Ja barra ritorta in tre parti, con due sezioni paralelle all’ asse ed equidistanti dal medesimo, I’ una a destra, e Il’ altra a sinistra. Le due porzioni laterali danno cia- scuna una lama ben figurata da una parte, e. mal. figurata dal? altra; e la sola por- zione intermedia fornisce una lama figurata egualmente da ambe le parti, Si vede | JJ torcimento, poco utile alle esterne apparen- ze, é dannoso alla buona costi- tuzione delle Ja- me. 42 quindi essere poco vantageioso un metodo. di lavoro che, giusta quanto lautore stesso. conosce, fornisce perfetto un terzo del suo prodotto soltanto. | 5.* Le imperfezioni proprie al torci- mento pratico fanno che tutte quelle figure non appariscano mai sulla lama né eguali, né egualmente disposte. bdeuh 6. Finalmente le Jame: fabbricate tor- cendo saranno distinte dalle vere Damasco per Vaincrociarsi di molte delle linee che le disegnano. Mentre le cose dette dimostrano come e di quanto il torcimento influisca sull’ e- sterna apparenza; |’ avvertire che un tale. artifizio sostanzialmente non cangia la posi- zione rispettiva delle parti, ossia degli ele-. menti della lama, ne fa conoscere ch’ esso nulla agviunge alle intrinseche qualita delle’ lame. costrutte con una stoffa ad elementi longitudinali. Anzi, giacché la torsione porta gli elementi medesimi ad agir per obbliquo tanto piu quanto piu si contorse, ossia quanto pid si tentd d’ accrescere I esterna apparenza, le lame che se ne ottengon cost sono molto meno perfette dell’ altre fab- bricate cogli elementi disposti pel lungo, 43 poiche e riescono pit fragili a motivo che il ferro e lacciajo resistono tanto pit quanto meno agiscono trasversali, ed il taglio loro ¢ sempre determinato da parti di varia durezza costantemente alternate, in forza appunto dell’ obbliquarsi che fanno eli elementi del fascio. Egli é quindi che se nel caso.delle lamine paralelle ne conve- niva acciajare le lame, pel dubbio che i filo non fosse fermo abbastanza, presente- mente acciajare si debbono per la certezza dell incostante ed cterogenea costituzione del filo medesimo. ! Emergendo dalle cose dette quivi ed anche piu sopra, parlando del sig. O'Reilly, manifestamente provato che il torcimento é meno utile all’ esterna. apparenza che dannoso all’ intima costituzione delle lame Damasco, fara certo meraviglia il vede- re come questo metodo abbia trovato di molti. seguaci, i quali osservando come. pi fili attorti in modo da comporre una fune reggano assai piu di quello farebbero agendo complessivamente, ma sciolti, sono forse ingannati dal credere che lo. stesso addivenga usando degli elementi metalli-. ci. Io, prima di passare alla sposizione 44 dell’ artifizio cui debbo delle buone lame turchesche, amo di far avvertire a costoro che le parti metalliche formano: un tutto ed agiscono simultaneamente pel saldarsi che fanno le’ superficie con’ cui si toccano; e che all incontro 1 fil cui non é dato Y unirsi e saldarsi ‘spiegano un’ azione complessiva solo per via della torsione ; Ja quale avvolgendo una parte d’un filo su quella d’ un altro, fa che questi agi- ‘scano tutt? insieme, soccorsi anche dalla pressione che 1 laterali esercitano, sotto lo stiramento della fune, sui fili da essi com- presi. Questa osservazione varra certo a convincerli, che tutti 1 vantaggi che spe- rare si possono dal comporre una stoffa col complesso di molte parti minori, sem- pre ed esclusivamente dipendono dal modo di disporre quelle parti in origine e dal- P arte di lavorarle da poi (). (*) Oltre questi che ne occuparon sin qui, I autore propose un quarto artifizio , di cui non feci parola diretta- mente, per essere assai meno di quelli acconcio allo scopo. Ei lo trasse dal metodo dei mosaicisti e degl’ in- tarsiatori, e consiste in saldare obbliquamente sulla superficie delle lame varie listerelle di ferro, d’ acciajo 0 di stoffa intagliate a piacere. Vale esso quindi a fornire le lame di qualunque esterna apparenza, e se yuolsi sin anche d’ una leggenda; ma non variandone I interna loro costituzione , @ nullo per la sostanza. ‘ 45 Informato in tal guisa degli artifizj piu attendibili comunemente usitati nell’ imita- zione delle armi Damasco, meno per la speranza di rageiungere il fine voluto, che pel desiderio di sperimentar I’ efficacia dei due che si stiman di pitt, posi- opera ai miei tentativi, cominciando da un metodo che ne era il complesso.\ Presi 800 ferri da calze, dell’ acciajo migliore che si.tro- vasse in commercio, e contortili a due a due con un filo di ferro d’ egual dia- metre, ne composi 400. bellissimi cordon- cini tutti eguali, di cui formai 8 fasci ci- lindrici di 150 elementi ciascuno. Saldati tutti que’ fasci e battutili in ogni verso ora colla penna, ora colla testa del mar- tello, ne ottenni. 8 spranghe lunghe 10 pollici, che tagliava per mezzo, onde riunirle in barre, tutte di quattro pezzi ossia di 600 elementi, lunghe 18. pollici, larghe 11 linee e grosse 4 linee circa. Troncava di nuovo clascuna barra in tre parti, e riunite queste insieme in.un complesso di 1800 elementi, ne saldava e batteva la massa sempre come si disse ; ulttmando cosi la preparazione del materiale ch’ era poscia immediatamente im- plegato a comporre le lame. Sperimenti fatti. onde esplorare di quanto influisca- no sull’ esterna. apparenza il me- todo di .torsio- ne e quello di ri- piegare sopra sé. stessa e battere per ogni verso Ja massa. HH] torcimento fu operato distin- tamente sopra 0- gni elemento del fascio, e la mas- sa fu bollita tre volte , e battuta perogni verso un numero di “volte molto maggiore. 46 Siccome il torcimento erasi operato ‘sovra piccoli pezzi, ed aveva agito cosi in ogni parte del fascio, 1 disegni dovevano essere eguali sopra entrambe le facce della lama senza ~perdita di materiale, e dovevano esser d’altronde piu regolari di quello ot- tener sil potessero torcendo ela bello e saldato un ammasso di verghe o di spran- ghe. Doveva altresi, appunto per la sotti- eliezza degli elementi medesimi e per la regolare mischianza dei due metalli, la non uniforme consistenza del taglio de- terminata dall’ avvicendamento dell’ acciajo e del ferro posti in obbliquo dalla torsione essere scemata di molto, come sempre relativa al diametro degli elementi contorti, i quali nel caso nostro avevano Ja grossezza di mezza linea. Finalmente qualora alla produzione dei disegni fosse stato baste- vole il ripiegare sopra sé stessa pit volte, altrettante volte saldare e battere in pit sensi la massa, potevasi credere che questi avessero a manifestarsi assal variati e biz- zarri sulle lame costrutte con un materiale minutissimo , bollito tre volte e molto re- plicatamente per ogni verso battuto. | 47 ~ Ad onta pero della maggior -diligenza impiegata in moltissimi lavori di. questo genere, nessuna delle varie lame che ne ritrassi aveva un taglio abbastanza bene uniforme, ed appariva disegnata in un modo soddisfacente. L’ intiera superficie d’ ognuna: delle facce era bensi trascorsa del pari e con qualche regolarit’ da li- nee longitudinali piu o meno interrotte ed incerte; ma non determinando alcuna re- volata figura, ed incrociandosi manifesta- mente in piu siti, fornivano dei disegni che anessuno de’ molti cui li feci osservare parvero acconci a rappresentare le forme Damasco. L? ineguale costituzione del filo era d’al- tronde tanto patente, che mi conveniva temprare a pacchetto ogni ordigno che fab- bricava, onde indurarne anche il ferro, ed impedire cosi che questo difetto si ma- nifestasse di troppo sotto’ |’ arrotamento. Cio nullostante’ continuaya esso a parer tuttavia afhlando gli ordigni ad una cote non troppo fina; e solo il si rendeva in- visibile usando della cote ad olio. Una tale influenza sempre gravissima .di questo in- conveniente deriva dall’ occupare il ferro Ii torcimento e la ripiegatura non produssero disegni conformi a quellidi Dama~ Sco. Fornivon le la- me d’un filo di non uniforme du- reZZa. 43 e Pacciajo sulla periferia del cilindro attorto uno spazio di lunghezza molto maggioré dei loro diametri; e cid in guisa che ogni filo da me impiegato, quantunque molto sottile e contorto assai bene, occu- -pava uno spazio lungo due linee crescenti. Accade quindi che distendendosi ogm parte della massa battuta con un. rapporto co- stante, quelle lunghezze s’ accrescono an- cora e rendono vana ogni sperauza che mai possa I’ accidentale ripetuta ripiegatura della spranga sopra sé stessa far si che il ferro sia affatto coperto d’ acciajo, e che s acquisti in tal guisa un’ equabile consi- stenza in ogni parte del taglio. Lasciando io quindi di far osservare come la sovrap- posizione dei tratti della barra piegata valga egualmente. ad accrescere che .a scemar quel difettos dird solo che 1 fatti surriferiti ne abilitano a stabilire essere fisicamente impossibile che un tale artifizio valga ad ovviarlo del tutto. Parmi gquindi che tutto quanto si disse basti pur troppo bene a disingannare coloro i quali dimenticando come dal .caso nulla mai d’ ordinato sperar ne convenga , opinano ed affermano fran- ‘camente che s’ imitano: le Jame Damasco 49 6 colla’ variata malleazione o col torcimento dun imsieme di) molt piccoli pezzi; 1 quali due artifizj sono, in tutto od in pane , regolati solo- -dal caso: erik conseguire I’ intento doddisfaxernda a tutte le condizioni sinora considerate , immaginai di giovarmi di lamine d’ acciajo fasciate obbliquamente con del filo di ferro. Siccome 10 m’era prefisso di procurarmi con questo processo la mescolanza dell’ acciajo e del ferro pi vantaggiosa alla fermezza del? insieme ed alla consistenza uniforme del taglio, dovetti per via d’ esperimenti reiterati determinare in qual rapporto ed in’ qual maniera mi convenisse mischiare gue’ due metalli, anche nella lusinga di poter predispormi un qualche ordinato di- -segno. Occupandomi in cid, ben tosto mi avvidi che il filo di ferro, avvolto alla la- mina d’acciajo riconduceva al caso ed agli inconvenienti delle lamine alternate , com- ponendo que’ filimedesimi una lamina, sia da soli; se attigui; sia mediante la mallea- zione e linterporvisi di quelli appartenenti alla lastra vicina, se alquanto discosti. Fu allora’ che mi venne I’ idea di fare che i fili di ferro, in vece d’ esservi avvolti, 4 E piu aceoncio all’intento l’im- piegare deile la- mine d’acciajo ob- bliquamente fa— sciate di filo di ferro, Deve quel file di ferro essere in= ternato nella groz+ sezza della Jamina d' acciajo. Come si ottenga quell’ internarsi , e come il si ot- tenga diuntanto voluto. 50 fossero. dall’ acciajo compresi , sprofondan- dovisi sino ad un terzo della sua grossezza: Accadeva cosi che riunendo varie di queste Jamine, in modo che I acciajo dell’ una toccasse il ferro dell’ altra, avevasi sempre un filo uniforme: poiche se le lamine riu- nite fossero in numero dispari, capitando il taglio sulla linea di mezzo d’ una di loro, il filo ne risultava di tutt? acciajo lateral- mente appoggiato a del ferro; e se fossero in numero pari, il taglio sarebbe stato ancora. pli vantaggioso, componendosi per una. meta di ferro, e pel resto d acciajo, in modo perd che nessuna delle due meta fosse totalmente d’ uno di questi metalli , i quali. serpeggiando l’uno a canto dell’ al- tro , a piccolissimi passi si traslocano dalla destra alla sinistra del filo. Resi pratico questo concetto malleando a rosso di ciliegia le lastre fasciate di filo, con:che otteneva che il ferro per una parte si schiacciasse sopra I’ acciajo , e per l’altra vi si sprofondasse , costringendo Il acciajo spostato a salire tra filo e filo, ed a spianar- visi sotto il martello. Per tal guisa ogni lastra d’acciajo erasi fatta serpeggiante come se fosse stata diligentemente battuta pel 5t largo ora dall’ una parte ed ora dall’altra epposta contro una spina semicircolare di ferro ; ed ogni solco erasi riempito esatta- mente di ferro. Siccome perd lo sprofon- darsi del ferro entro I acciajo é sempre proporzionale al diametro del filo ed alla durezza rispettiva dell acciajo e del ferro impiegati, cosi devesi in ogni caso deter- minare col fatto di qual grossezza ne giovi assumere il ferro, onde sprofondi di un tanto voluto in una lastra d’acciajo della tale grossezza e della tal qualita. Quantun- que da principio siami in alcune prove servito delle Jamine di Rheinscheim, mi- valsi poscia e mi valgo presentemente del- Yacciajo naturale di fusione, che molto simile a quello di due a tre marche ne viene in barre dalla provincia bresciana (*) sotto il nome d’ acciajo da scultore; e volendo che il ferro entrasse nell’ acciajo sino ad un terzo della grossezza di questo , dovetti impiegare de’ fili e delle lamine della comune gros- sezza di 3 di linea, procedendo al travaglio nel modo seguente : (*)L’ acciajo pid stimato tra noi € quello della Ditta Anna Maria Cattaneo, erede Franzini, a Gromo in Val Seriana; ed io appunto ho impiegato di questo. - Metodo di com- porre una barra con delle Jamine fasciate.., 52 Prendeva f1 libbre dell’ acciajo anzidetto, e malleatolo sempre a color rosso di cilie- via, ne ritraeva 16 lamine lunghe 15 pol- lici, larghe 9 linee e grosse 3 di linea, come si disse, le quali pesavano 10 libbre soltanto. Fasciava ognuna di queste lamine con del filo di ferro d’ eguale grossezza’‘, facendo che i tratti del filo avvolti obbli- quamente alla lastra fossero alla mutua di- stanza del doppio della loro grossezza, a fine di non introdurvi del ferro che nella ragione d’ una meta dell’ acciajo ; indi spia- nava le lastre nel modo indicato, lo che mi forniva 16 lamine lunghe 18 pollici, larghe 10 linee e grosse una linea. Tagliate tutte queste in tre parti, ne composi due fasci di 24 elementi ciascuno, che serrati nella morsa per essere ivi legati assai strettamente con dell’egual filo di ferro, si saldavano appieno da poi mediante tre bolliture. Giova perd l'avvertire che gli elementi debbono » applicarsi Il uno contro dell altro in guisa che il ferro dell’ uno tocchi coll’ acciajo. del suo vicino; ciO che si ottiene con somma facilita solo collo spianare le lamine fasciate con qualche attenzione, perché riescano uniformi, e ‘coll’affacciare 1 pézzi per la 53 medesima superficie, come se le lamine si ripiegassero senza essere rotta. Saldato il materiale colle necessarie cau- tele a non degradare Y acciajo, le quali tutte riduconsi a ritenere la massa sempre ricoperta di carbone ed al disopra del sof- fio, ho impastato e battuto in tutt’i sensi molto replicatamente il complesso; e la- vorandolo ognora nel verso della larghezza delle lastre, lo figurai in una barra lunga 13 pollici, larga 11 linee e grossa 6 li- nee, che restrinsi di mezza linea limandola egualmente su ciascuno dei lati minori per togliere che 1 nodi di filo di ferro deter- minati sul dorso d’ogni lamina dal suo ri- plegamento non yi accumulassero pit ferro che non si desidera, in caso che duranti le bolliture non si abbructassero affatto. _ A questo termine mi venne in talento di esplorare quale esterna apparenza mi potessero fornire i due metalli da me ordi- natamente commisti in ‘modo da predispor- mi un disegno. Quattro spranghe eguali, e tutte ottenute coll anzidetto processo, fu- rono destinate a fornirmi clascuna una Ja- ma. Una la ritrassi da una barra senz’ al- tro. layoro, tranne),quello necessario a Sullo stesso ar- - gomento. Sperimenti fatti per esplorare se una barra di lami- ne fasciate , mal- Jeata in piu versi e piu volte, possa fornix dei dise- gn. D4 figurare la lama: fabbricai Ja seconda dopo avere in piu’ modi tormentata la barra, © ripiegandola pel largo ora a destra ed ora a simistra contro un cilindro di ferro, onde fogviarla a serpente: la: terza V ottenni da una spranga tormentata come la precedente, ed intagliata pel largo. con un cuneo di ferro a solchi larghi 2 linee e profondi altrettanto, che in numero di 20 vi si/pra- ticavano alternati sopra ogni faccia, dopo aver ridotta la barra alla doppia grossezza ed alla meta dell’ altre dimensioni conve- nienti alla lama: TV ultima finalmente la composi con una barra trattata ed incisa nel modo medesimo, avendone anche aperti que’ tagli-assai pit, piegando la barra ap- poggiata contro lo spigolo dell’ incudine al luogo opposto a quello:in cui eravi il solco. La prima di queste' lame apparve ‘segnata con qualche: regolarita da delle areole di variata forma molto bizzarra, che si os- ‘servavano sul mezzo delle sue facce; dove appunto s’incrociano 1 fili di ferro di due degli elementi attigui della barra: la se- conda non manifestava alcun ordinato di- segno: Ja terza aveva in tre siti d una delle facce, ed in’ due dell altra opposta 55 deel’ intrecci- di linee, ben disposte, cor- rispondenti al luogo:di cinque de’ 40 solchi che visi praticarono, 35. de’ quali non lasciarono:orma nissuna: I’ ultima finalmente ~ era sopra d’ ogni faccia adorna di:sei di- segnetti ben pronunciati , che avevano I’ ori- gine stessa de’ solchi. Ad onta perd di una tale apparenza determinata da alcuno dei tagli,, la lama fornita dalla spranga non altrimenti trattata pil d’ ogni altra corri- spondeva alle forme Damasco e per la fre- quenza e l ordine dei disegni, e pel ras- somighare ch’ essi facevano a dei geroglifici. Per questa via mi persuasi anche meglio che nessun vantaggio pud aversi dal mal- leare variamente la massa, e che i disegni delle lame, come affatto indipendenti dal Quest’ artiii- zio non yale allo scopo; e i dise- gni voglion esse- re predisposti in tutta la massa. caso, vogliono essere predisposti nel com- plesso di tutta la barra. I, evidenza di questo principio mi pose nella necessita di pensare a conseguire |’in- tento» meglio che non: m’ era riuscito di fare colla prima delle quattro lame descrit- te, 1 cul disegni, quantunque possano. tor- nare soddisfacenti pei casi ordinary, non erano in tutto conformi a quelli che bra- mava ottenere. Riflettendo che Ja forma T disegni Da» masco derivan da un mutuo spo stamento indotto nelle parti del l insieme. — 56 ‘veramente caratteristica dei disegni Damascé questa ‘si é che le linee donde ‘Tisultano non s’incrocino mai, venni a conoscere che I’ origine loro: doveva ripetersi dallo spostamento regolare e complessivo d’ al- cune parti di tutta la massa: ed uno stilo persiano, sulle cui esterne apparenze aveva meditato) pit volte, fu causa che imma- vinassi come produr si potesse la neces- saria’ traslocazione.' Essendo questo, me- glio d ogni lama che vidi, fregiato da li- nee elittiche tutte concentriche e pil o meno ondulate, mi persuasi che derivas- sero queste da varie lamine sovrapposte , on segate pel largo in guisa che la centrale Modo Wopera- re lo spostamento voluto. lo fosse pochissimo, e I!’ altre lo fossero progressivamente di pi. E poiché un:am- masso di. lembi di carta di vario - colore tagliato cosi mi produsse un’ apparenza af- fatto conforme, fui da quel momento si- curo d’ aver alla fine risoluto un problema che m’ aveva piccato a Costantinopoli, e cominciaya ad annojarmi a Milano in cons seguenza d’una buona ventina di’ prove’, tutte , piu o meno. fallite. Presi:io quindi una barra di 24 Juans fabbricata come gia dissi, e mediante una : 57 lima ‘rotonda I intagliai pel largo° eon 25 canali semicircolari sopra ogni ‘facia’, del diametro di 2° linee ossia d’ un terzo della grossezza della barra , tutti paralelli e tutti in modo disposti che al luogo ove sull’una delle facce eravi un solco, sull’ altraoppo- sta vi fosse un ‘risalto. Cid. fatto, malleai pel largo laspranga rovente al color rosso cirie- gia, battendola con un‘largo: martello a col- pi atti a spianarla regolarmente; facendo cosi che Je otto laminette di mezzo rimaste in- tiere si ripiegassero in tutta la loro gros- sezza, giungendo colla prima Jamina sino alla superficie della barra: al luogo ove esisteva un intaglio, e rimanendo coperte da otto pezzi delle lamine progressivamente segate al luogo ove si trovava un risalto. Questa barra in apparenza*appianata ed effettivamente nel suo interno bistorta ri- ‘sultava da 8 lamine intiere e' 416 pezzi, provenienti’ dalle altre 16 lastre recise in 26 parti ciascuna; pesava 43 once soltan- to; edera lunga 19 pollici, larga 11 linee e grossa 6 linee. La troncai:nuovamente in tre parti, ed unite e saldate queste insieme, ottenni‘una spranga composta di 1248. pez- zetti e 24 lamine intere, che in numero di Come le sciabo- le costrutte cosi fossero disegnate, e quale ne fosse la spesa. 58 8 per ogni terzo dell intiera erossezza ser= peggiavano tramezzo.a 416 di que’ piccoli pezzi. Diedi alla massa Ja forma, la doppia erossezza e la meta. dell’ altre dimensiont della sciabola che pensava’ ottenerne;: indi ancora l’incisi:con 25 canalature sopra ogni faccia, alquanto obblique alla ‘lama, larghe 4 linee e profonde quant’ era mestieri, onde sempre giungessero ad:un terzo della: totale erossezza. Ebbi cosi una sprangja composta di 8 lastre centrali intiere, serpeggianti tramezzo a2496) pezzi derivanti da 32 la- stre tagliate due: volte in 26 parti, e da altre 32 lamine recise in 26 parti soltanto, la quale pesava 30 once, e mi diede una sciabola all’ ungherese completa. . Ogmi sciabolacostruita cosi proveniva da 5 libbre:e mezza d’ acciajo’e 2 ‘libbre e mezza di ferro; era mirabilmente co- perta da 110 piccoli disegnetti sopra’ cia- scuna faccia, tutti simili e composti da 45 a 50 linee od areole concentriche, la: cui sezione: manifestissima appariva sul dorso; e finalmente, ad onta -d’ un ammanco* nel materiale del 68 al 69 per 100,.non co- stava a tutto punto finita ‘che 17 lire e go centesimi, Dell’ altre sciabole« eguali ; 59 costrutte mediante una sola intagliatura , erano adorne di disegni eguali in numero, simili di forma, e solo diversi per la minor quantita delle linee concentriche,.e costa- vano 13) lire:ed 80 centesimi. Ed im fine delle lame costrutte senza intagliatura, nel modo con cui ottenni Ja prima delle quat- tro considerate pil sopra, ed egualmente buone dell’ altre, non importarono che 8 lire all’ incirca. : bh Prendendo ora in considerazione gli ef- fetti prodotti: da questo mio processo, e cominciando da quello che pit ne inte- ressa, cioe dalle buone) qualita delle lame, prendasi una delle lamine fasciata di filo di ferro, in cul sia questo internato e sal- dato entro l’acciajo sino alla profondita d'un terzo della grossezza; e fattone un fendente’, riflettasi sulla sua costituzione: Eelié chiaro che: il taglio sara tutto d’ac- clajo, tratto tratto appoggiato lateralmente a del ferro; ed é chiaro altresi che bat- tendolo in qualunque modo da taglio, non potra quasi spezzarsi giammai, per questo che la frattura deve operarsi nel senso della lJarghezza obbliquamente alla. lama‘; ed appunto in tal senso incontrasi il ferro Le sciabole co- strutte cosi han- no un filo uni- forme e sonore- | sistentissime. 60 : che trasversale da una parte in un verso, e° dall’ altra’ nel» verso opposto appogeia mai sempre’ ogni parte d’ acciajo , soste- ~ nendolo, .per icosi dire , solidamente’ per Vunternarsi .che fa in due >terzi della: sua erossezza; e rende il complesso resistente in guisa tale da non potersi-definir’ col discorso.. Ad ogni modo comprendesi: che riducendo. alla meta la grossezza della la- mina, il terzo interno della. grossezza’ del- l acciajo immediatamente non sostenuto dal ferro riducesi anch’ esso ad una meta; ed hassi in tal guisa un fendente ancor piu fermo, appunto» per. non esservi che un sesto. del? acciajo\ non appoggiato a del ferro: Questo: significa che componendo la lama con 24 di quelle lastre, affacciate nel modo. che gia«si disse, in essa. I acciajo non appoggiato riducesi ad un settandue- simo, in forza del farsi le lamine 24 volte men: grosse. Accade altresi che 1 due me- talli avvicendandosi meglio nella stessa ra- gione , il filo del taglio viene costituito o totalmente d’ acciajo francheggiato: in ogni parte dal ferro, o per una meta di ferro e per I’ altra d’ acciajo, sempre alternativi e traslocati mai sempre dalla destra alla 61 sinistra del taglio quasi in ogni parte dell’ intiera sua ‘luagher, 3 Ed a questi vantaggi prestati alle nostre lame dali’ opportuna e regolata disposizione de’ componenti quello s’ ageiunga del mi- eliorarsi che fanno durante la ripetuta mal- leazione che lh rende pit uniformi, ed esclude ogni possibilita che s’ incontri: nel loro complesso qualche screpolo o pelo per cui sian fragili. Soprattutto TP acciajo tanto s ammighora che un insieme dr tutt acciajo del peso specifico 7,869, lavorato cosi, passo al peso specifico 7,712, avvicinandosi molto sotto questo rapporto all’ acciajo fuso di prima sorta pesante specificamente 7,738; e mi forni dei rasoi di tale bonta da pa- rere a qualche perito atti a sostenere il confronto coi principali del i Cuvier dis ee (*). (*) Vuolsi parlare di questi rasoi, 1 quali sono d’ al- tronde damaschinati, unicamente perché si conosca quanto ne sarebbe facile sottrarsi al tributo spontaneo che pa- ghiamo all’ estero per aver dell’ acciajo, qualora fondes- simo 0 cementassimo il nostro, ch’ e gia buono per se, e si @ tanto migliorato solo coll’ operazione preparatoria cui I’ ho sottoposto. Intrapresi gid qualche prova di questo genere, e spero d’ aver presto i dati occorrenti per di- mostrare la convenienza di servirsene in grande. | Tl materiale delle nostre la- me , lavorato co- si, si migliora di molto. Quel miglio- ramento dipende dall’ unirsi che fa Y acciajo ad una nuova porzione di carbonio , e forse dal combi- narsi con un po- co d’ alluminio, 62 » Una tale miglioranza dipende dall’ as- sorbire che fa LP acciajo sempre sepolto sotto il carbone, né maiy riscaldato oltre il: rosso di ciliegia, una nuova porzione di carbonio, e fors’ anche dal combinarsi ad un poco d’allumina somministratagli dalla terra saldante, che vuolsi sempre impiegare asciuttissima e. della miglior qualita. Com- binazione: che certo noi parra strana o troppo lontana dal vero a chiunque ricorda essere il wootz, specie’ d’acciajo indiano -scoperta in questi ultimi giorni e stimata pi d ogni altra che si conosca, una com- binazione di ferro di carbcnio e d’ allumi- nio, come anche sinteticamente fu provato dal signor Faraday, Ed a questo proposito piacemi riferire che il celebre viaggiatoreé polacco signor Conte Rzwruzcki mi disse a Costantinopoli d’ aver imparato da un manoscritto arabo, che i Turchi miglio- rano le lame che costruiscono spargendole di polveri di diamante e di rubino che vi battono sopra:a colpi di mazza mentre le lame sono roventi.. Lo che quando’ fosse, ne proverebbe che i Musulmani pagano la loro ignoranza colla. differenza di prezzo tra il diamante e il carbone, e tra il rubine 63 e LPargilla, onde fare per dabbenaggine quello che maturalmente succede usando del. nostro artifizio, e che per lusso scien- tifico si fece dal signor Guyton Morveau, il quale ha convyertito il ferro in acciajo fuso per mezzo d’ un diamante. .. Un -indizio. sicuro che in una stoffa di ferro e d’acciajo elaborata come si disse, il composto subisce un’ intima alterazione , VY abbiamo nel peso specifico che diventa sempre maggiore del debito.. In fatti prepa- rato il complesso con una parte di ferro del peso specifico 7,464, e due parti d’ ac- ciajo della gravita specifica 7,869 , il peso specifico dell’ insieme trovasi essere 7,779 ; -mentre calcolandolo col. metodo usitato co- Le sciabole costrutte come sj, disse quasi egua- gliano col peso specifico i coms posti persiani, e superano di un quinto le lame di Klingenthal , es- sendo sempre spe- cificamente piu gravi dei compo- nenti. munemente, che nel nostro caso in cui non hassi una totale fusione si presta assai me- elio di quello non faccia qualora si tratti di leghe, delle quali il volume quasi mai non eguaglia la somma de’ primitivi, esser dovrebbe 7,720, ossia 59 millesimi minore dell attuale. Anzi qualora riflettas: che un complesso tutto del medesimo acciajo risulto ad operazione finita della gravita specifica di ‘7,712, @ forza il convincersi o che il ferro acquistd la gravita specifica 7,916 , Sopportano piu gradi di tempra. Temprate all’az- zurre sono dure e pieghevoli. 64 maggiore della sua originaria di 0,452. ed anche maggiore dell’ originaria propria al- Y acctajo di 0,047; 0+ che realmente 1 dae metalli andarono’ soggetti ‘ad una nuova combinazione. ' Qualunque per altro: ne sia 1’ origine o la ragione di questo aumento, egli é@ di fatto che le lame da me costruite sono appena 57 millesimi specificamente meno gravi dello stiletto persiano sovr indicato , il cui: peso specifico si trovo 7,836, mentre sono d'un quinto specificamente piu gravi di quelle di Klingenthal , le quali hanno il peso oem ening 6,314, e godono in commercio dun’ altis- sima reputazione. | Oltre di questo, la stoffa di cui ragiono é suscettibile di varj gradi di .tempra. Qualora P acciajo.ed il ferro vi ‘si tro- vino nella rdgione di 2 ad:1 , rapporto che trovai essere il migliore usando dell’ acciajo nostrale, le sciabole sono temprate al color giallo di paglia ed anche all’ azzurro;, tempra ordinariamente usitata per tutti i fendenti di qualche elasticita. In questo stato., mentre Je lame sono abbastaiza dure) per imtaccare quelle di Brescia, piegate sia nella tempra, sia per caso nell’ uso, si raddrizzano assai 65 facilmente’, senza il menomo guasto, e€ ri- cevono un filo tanto squisito da tagliare d’ un colpo solo appesi ad un filo 30 dopp) di feltro grosso una linea, ravvolto sopra sé stesso € bagnato, e da recidere da 6 ad 8 candele di sego da.g ogni libbra, disposte sulla medesima linea retta, ed ap- pese del pari ad un filo; la qual ultima prova sogliono 1 periti riguardarla per som- ma quando le candele siano in numero di quattro soltanto, ed.il colpo sia vibrato da una mano maestra. ~ Volendo per altro una tempra molto piu: dura, la medesima stoffa non si rifiuta al bisogno, e sopporta ben anche ia tempra a pacchetto tanto felicemente , che una coltella lunga 10 pollici, larga 20 linee, grossa una linea ed 4, e fornita d’ un filo assai fino, ne troppo appoggiato , taglia d’ un colpo e senza addentarsi un cilindretto di ferro grosso due linee all’ incirca. | In ogni caso la tempra é sempre rela- tiva alla qualita dell’ acciajo impiegato, al rapporto secondo cui il ferro si mischid nella stoffa, alla lunghezza del fendente ed agli usi ai quali il si vuol destinare.: Ma cqualora siasi,con qualche prova determinata 5 Temprata a ._pacchetto, la me- desima stoffa ta- glia il ferro senza il menomo yua- sto. La tempra é sempre relativa agli usi ed alle qualita del fen- dente; ma usan-~ do de] nostro me- todo, la durezza ed il nerbo sono costanti per fen- denti egualmente costrutti e tem= prati, T disegni delle Jame mutano col- Ja figura Ja dire- zione, ecc. dei solchi. 66 la tempra opportuna, tutte le sciabole egual- mente costrutte godono d’ un’eguale bonta ; e cid stesso deve stimarsi per uno de’ pregi principali del nostro metodo, il quale pro- cede a passo sicuro, ed esclude ogni in- certo evento d’ azzardo. Nel caso -attuale in cui si tratta di\ sciabole costrutte con acciajo nostrale , la tempra all’ azzurro é pit che bastevole agli usi ordinarj; e la con- sistenza e la fermezza della lama meritano la maggior confidenza anche ne’ pin eravl cimenti. Per cid che spetta alla foggia d esterna apparenza, sempre poco attendibile quando non sia carattere dell’ interna fermezza eé della buona costituzione dell’ insieme, é manifesto per sé essere la forma de’ nostri disegni mutabile a capriccio. Lascio di far avvertire come un numero assai grande di simili cangiamenti conseguire il si possa solo col variare la figura della lima, con che s’incava la spranga, solo col mutare la direzione dei solchi, e solo coll’incavare di nuovo una medesima spranga gia inca- vata e raddrizzata da prima; e piuttosto amo che si consideri quanta variazione e finezza di forma, sempre regolare e ben 67 pronunciata, derivare ne possa dal seguente artifizio. Prendasi una spranga fatta di 24 lamine, intagliata ed appianata come si disse, una volta soltanto, la si martelli sempre pel largo sino a ridurla alla grossezza originaria delle lamine, ossia di mezza linea circa; ed otterransi cosi 16 lamine affatto simili ad ognuna di quelle 24, composta ciascuna di 8 lamine intiere, grosse un quarantesimo di linea, e 416 pezzetti deguale grossezza. Affacciate e saldate tutte queste 16 lamine in una sola massella malleata in ogni verso, sempre pero allargandola nel senso della larghezza de’ suoi elementi, se ne com- ponga senz altro lavoro la lama, la quale dovendo in misura media essere grossa 2 linee circa alla penna, risultera di 128 lastre intiere e 6656 pezzi, tutti della grossezza d’ un quarantottesimo di linea. E poiché Ja massella fatta da queste 16 la- mine grosse mezza linea la si ridusse alla grossezza di 2 linee soltanto, cosi ogni elemento sara grosso un centonovantadue- simo di linea soltante; e ciascuna di quelle 16 lamine fatte da 3 lastre intiere grosse un centonovantaduesimo di linea e 416 pezzi Metodo gene- rale per ottenere dei disegni va~ riati. 68 erossi altrettanto avra la grossezza d’ un ottavo di linea. Appariranno dunque sovyra ognuna faccia della sciabola dei disegni determinati da un: numero di linee corri- Quel metodo puo variare inde- finitamente i di- segni; ma loro concede sempre una. certa rego- larita. spondente ai contorni d’.un tanto numero di figure o pezzetti; ed anche non valutan- do che ad ogni ottavo di linea di grossezza questi contornis’incontrano e frammischiano, per cosi dire, con quelli d'un altro de’ 16 fascetti derivanti dalla spranga originaria(”), cid solo basta a farne comprendere come la finezza di tali disegni abbia ad essere superiore ad ogni concetto. | ‘Indicata in tal guisa la strada,:definisca chi pud ‘sin dove giunger si possa per lei ripetendo LP operazione medesima un nu- mero qualunque di volte. Io solo fard os- servare che 1 disegni che se ne otterranno comunque per ogni saldamento variino di (*) La barra impiegata in questo lavoro deye inta- gliarsi gia ridotta ad una grossezza molto minore dell’ or- dinaria. Intagliando una spranga troppo grossa, accadrebbe che i disegni de’ solchi s’amplierebbero sdicevolmente nel ridurre la barra alla piccolissima grossezza opportuna a far si che tutto il. complesso sia internamente fornito di un’ eguale e conforme disposizione di parti. Per questo Ja grossezza piu conveniente da darsi alla barra e senza dubbio quella di tre delle lamine che se ne voglion ritrarre. — aR ila wh ' | 69 forma-e grandezza, saranno sempre rego- lari, e»sémpre gli stessi.in tutto. il com- _plesso d’ una» medesima sciabola., stante L inalterabile stabilita dell origine loro, Poi- che essendosi nella spranga originaria in- tagliata indotto un - effettivo spostamento di parti ch’ ebbe. luogo. in : tutto il com- _plesso, e rimpiazzo le, porzioni levate con quelle esistenti; una tale’ sostituzione di parte a parte deve sempre. sussistere in qualunque modo si tormenti la massa,:e deve sempre sussistere nel modo medesimo in tutto l’insieme-della medesima massa, tor- mentata in ogni parte egualmente. Per questo ogni, qualunque sottrazione di parti, limando pellungo, non potendo causare quell’ indispen- sabile rimpiazzo di parti, non varra mai né allo scopo attuale, né neanche a produrre dei disegni indelebili sotto VP arrotamento ; perocche tutti 1 lavori di questo genere si fermano alla superficie,e non danno: che. delle linee longitudinali pit o meno ondulate (*). (*) Trai lavori superficiali atti a mentire le armi Da- masco annoverare:si deve questo di ricoprire la superficie dell’ armi: gia quasi ultimate con dei fili di ferro e d” ac- ciajo intrecciati insieme e disposti in guisa corrispondente — ai disegni che imitare. si vogliono. Quella sopravveste la si salda sulla superficie dell? arma, la si ricopre di nuovo 5* Quale sara la forma di disegno delle lame fabe bricate cosi. 70 Nel caso nostro 1 disegni si manifestee ranno sotto forma d’unghiette intrecciate insieme, e pitt o meno fine nella stessa misura che |’ operazione sara stata piu o meno rinnovata; ed immiteranno cosi ora le chard-corassan e le thaban, ed ora le therz-majmunt e le charé: le quali ultime sono ricciute a giri pit grossolani dell’ altre. Tutto cid accadra assai facilmente battendo la lama colle debite cautele, onde non deb- ba. essere poscia scemata piu dal! una che dall’ altra. parte arrotando e limando, ed accadra sempre meglio quanto piu la lama battuta sara egualmente scemata sopra am- be le facce.in modo da giungere ad un sedicesimo, un quindicesimo, un quattordice- smo ecc. della sua grossezza: lo che un con un eguale insieme di fili che di nuovo si salda, e si prosiegue cosi sino che il si crede opportuno. Un simi- gliante artifizio @ generalmente usitato in Francia, in Ger- mania, tra noi, e credo anche in Levante nella contraf- fazione d’ ogni sorta d’arme Damasco da taglio e da fuoco; e poiche i venditori non permettono d’assoggettarle a prova nissuna, altro non ne rimane onde scoprire Pinganno, se non d’ osservare con attenzione se le linee de’ disegni in qualche sito s’ incrocino, e se tra linea e linea abbiansi de’ frequenti difetti di saldamento: quest? ultima avver- tenza e molto acconcia allo scopo, non essendo di tutti il saldare que’ fili coll’ esattezza dovuta. ot operajo attento eseguisce con somma faci- lita; dopo alquanto di pratica. Quando non si giunga a levare, o lJevar non si voglia da ambe le superficie presso che un intieroe elemento della grossezza, i disegni immi- teranno la comune delle armi’ Damasco, le quali, quantunque disegnate con molta finezza, portano dei disegni di cui non saprebbesi definire la forma, e sono meno stimate dell’ altre. Ad ogni modo, siccome tutti questi elementi diventano d’ una gros- sezza minima e negligentabile ripetendo l’ operazione, cosi é che in tal caso ogni elemento si confonde e quasi compenetra col suo -vicino, e la lama riesce. sempre ben disegnata da sé. E appunto per questa necessita di moltiplicare il travaglio, che le sciabole turche a disegno minimo e determi- nato’sono sempre piit costose delle altre ). (*) Onde rendere: pit spedita e quindi meno costosa loperazione, ho trovato conveniente I’ intagliare { anche rovente ) la spranga con un buono scarpello di forma re- lativa ak: bisoguo, e non gia colla lima, di cui mi servo soltanto per ripulire i bordidei solchi. — Giova avvertire altresi che ogni saldamento riesee pitt pronto e perfette togliendo dalla superficie d’ ogni) lamina da’ saldarsi. la crosta d’ ossido che vi si forma duranti le precedenti malleazioni a: caldo. Conclusione, 72 Esposta in:tal guisas 0 signori; la’storia dei tentativi di quelli che mi:prevennero in questa ricerca; dichiarato Vartifizio.che seppi immaginarmi onde comporre delle lame tur- chesche di cui vedeste sperimentato il va- lore;.ed in ‘fine indicato come pér esso:si eiunga ad una forma di disegno ‘sempre regolare e sommamente .varla.e minuta, io ho finito di prevalermi, o signori, della bonta con che vi degnaste permettermi di sedere tra, vol in questo luogo! ©); donde (*) Questo scritto ebbi I’ onore di leggerlo all’ I. R. Istituto di Scienze, Lettere ed Arti nelle adunanze brdi- narie del 26 ‘aprile, 10 e 24 maggio prossimi scorsi. —~ ~ Allo stesso’ presentai le ‘sciabole’ di cui qui si parla » ed alla di, lui presenza furono anche messe alle, -pfove. in- dicate. piu sopra. | , Aggiungo di pit che esseridonn in questi ultimi giorni deliberato 1a cimentare le mie sciabole’ad’una prova’ che parmi essere ‘la massima cui sottoporre si possano,,e. dalla quale per addietro mi rattenne il timore di perderle , la sopportarono affatto felicemente. Questa consiste nel tagliare .d’ un soli; colpo trasversale> un. chiodo ottantino conficcato verticalmente’ nell’ angolo d’una tavola dinoce in:modo da sporgervi mezzo pollice circa. La sciabola, ben lungi dallo spezzarsi, non soffre ne menovsul taglio, sdove appena si scorge il. luogo della percossa per. via della bru- nitura apportatavi dallo sfregamento yiolentissimo iche su- bisce ‘attraversando 1’ ostacolo. © 9 8) 8 Bi) 698 Rispetto ai-pesi. specifici registrati: nel corso della me- moria, non volendo troppo fidarmi dime,» presi la media 73 si diffondono il grido e l’ influsso de’ meriti ‘preclarissimi che vi circondano. II favore ed il compatimento che sempre vi com- piaceste concedere alle mie fatiche furono, se non I’ unico stimolo, il principal certa- mente che mi sostenne e rese costante in questa laboriosa intrapresa, di cui ebbi- pitt volte a disperare il successo; e come segno della gratitudine che debbo alla vo- stra tolleranza per me, amo che una tale protesta diventi pubblica col mio lavoro. Me fortunato se tornando esso di qualche vantageio tra le mani de’ nostri artisti , non sara troppo indegno dell’ onore che gli concedeste (*)! tra le mie sperienze, quelle del chiarissimo signor pro- fessore Paganini, e l’altre dell’ egregio signor ingegnere Majocchi, gia professore di matematica a Sondrio ed assi- stente attuale alla mia pubblica scuola. (*) Il signor Carlo Ponti, abilissimo fabbre-ferrajo alla croce di Porta Tosa in Milano al civico n.° 464, del quale mi valsi nel piu gran numero delle prove che feci, costruira delle lame di questo genere a chiunque ne voglia, sempre pero sopra commissione e modello. & i P< ~ > ais angie ogaeghie ida, Xi aieg < , Ot ae Rha Oana Cee Leader 1 os ‘ ‘ C3 : ‘ 1 j ‘ 4 a ‘ ’ 04 i bs ‘ hs * "eT | » . $y I 5 | P Le J #" yh ' ’ » - aot ri ; i I ¥ ‘ ‘ . ; r } ed i * : 4) rae ’ at ; i? -.% ts 7 \ \ tor) u ce fis: 5 * Vite) Ag Bes hb ‘aealfak Ty ‘ag pattie a ictal ait aii ‘Shir na iods ‘odin {Oriya RTE teva ‘Ornt 403 pa ietine | a“ Bis Ti lohan iy Gade! abnor bias as devin’ fa na oe “ Ab nee oF 9010, oa Oren thie ao! ee ates has aia ; Meh VEY Pia Hingis Toe y's, obeys Yah glen si Spiers : fio gens | y irae aes te sglanae: pence aaa willy) Hla pig Pipes ie Meptee yee? ire kage “* Mu a ce PRES Shy Oto. eer othe ff, Lage Sian mt Reha a oo pl etre aia cag, vei a woega’e! en agit Salta pes RE: Mees yy ik RDA: ; nid iutene: eR 4 CA patie ib cpl shiepoby' thy: ep ES Sa dheier dale coe ; ERrort. 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