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CON L I C I N Z A D I' S U P E R I O R I \ • G^ATUL A ZIOKE, Iccome gia da gran tempo, Magnifigo Can- CELLiER Grande della Serenissima Repub- BLiCA , i voti c i fentimenti de’ cittadini comunemente prefagivano, che nobilifTimo premio ai fommi voftri meriti era prepa- rate; cosi grata oltre modo riefee loro cjuella infoJita pompa, Ja quale non, co¬ me lo pill voire, orna Tingreflo di qualche ilJuftre Senatore al piu fplcndido Magiftrato della patria, feguitp da fchiera ^ IV. n. maeftofa di foli Patrizjj ma con la niifta comitiva, e in piu altre guife dimoftra il rrionfo di un Miniftro della Re- pubblica da lungo ordine accompagnato di V^eneti Segre- tarj fregiati fuor d’ufo della folenne vefte parrizia , e tra gli ftefli Patrizj a paro a paro per gentil modo diftinti . Quefto non ordinario fpettacolo, quanto palefa la grandez- za del Principe neU'aver deltinata ad alcun de’luoi Mini- Ih'i si larga parte de’ primi onori del Principato, altrettan- to ci fa ammirare la di liii giuflizia, voi icelto avendo tra molti degni come il piu degno di falire a cosi alto* grado di dignita. Ne pub negate, che un tanto onore a’ voftri pregi fingolarmente convenga, chi gli ammirabili giu- dicj del Serenidimo Maggior Configlio oflerva ed intende: che trattandoli di difpenlare I’unico dono per fregio di ti- toli luniinofi, per inligni onorificenze, per gravilTime par¬ ti d’autorita fopra ogni altro diftinto, tutta raccoglie la fua fapienza ad accordarlo a quell’uno, cui le doti delPani- mo, i maturi configli, I’alliduo fervore, il lungo fervigio alia parria piu d’ogni altro raeritevole han dichiarato. Ec- co dunque, Eccellentissimo Signore , i veri llimoli, dai quali Ton mofli tutti gli ordini delle perfone a celebrate in tante e si varie guile la voilra gloria, e ad onorare quanto * mai per ciafcun fi polTa il voftro trionfo. Vedete i lumi del Senato, il fior de’ Patrizj , non lo fe piu giulH, o piu lieti nel guiderdone della voftra virtu: vedete tutto 1’ ordi¬ ne della Ducale Cancelleria dai primi aufpicj del voftro faggio governo lempre piu aftretto a llimarvi, a riverirvi, ad ;imarvi: vedete quello coiicoiio non lolo dallacitta, ma dai municipjj I’abbellimento di quelle vie; I’induftria dei inercatanti e degli artilli nel palefarvi la loro benivolen- za: le quali cole si fanno plaufo al giudicio del Principe, altresi nunderanno la fama di quello giorno di la dai con- fini del Vencto Impero, principalmente a quelle nazioni , tra de quali a loro pro e della voftra parria illuftri monu- menti lafciafte del valor voftro. lo per me non faprei im- maginare, falvo il buon fcnno e la verecondia, che la mia lingua oltre a quelV ilole in alcuna foltanto delle vicine -citta a propagare le glorie voftre tanto o quanto contri- buifl'e. Dolce e copiolo frutto potrb dir d’aver colto da quefta mia, qualunque fiafi, gratulazione, fe non fenza il voftro favore mi verra fatto per e/Ia di aprir almeno a* miei cirradini la giufliirima allegrezza, ch’io provo, nel ricordare le voftre gloriofe azioni, paragonandole fpecial- mente colla grandezza di quefta eccelfa dignita, alia qua¬ le li agguagliano a maraviglia. Baflimi adiinque di non avermi col defiderio mollrato inferiore a tanti altri, che a tutto potere fi ion forzati di onorare in fingolar modo il vollro nome j ad alcuni dei quali fuperior faro forfe ne’ titoli di non recente aftetro ed ollequio, a molti nella pie- na cognizione della voftra virtu, a tutri certamente nella piu Grata riconofcenza alle voftre beneficenze. E fe per pub- blico dono oggi me pure io veggo a parte de’voftri ono- ri, per dono voftro rimelTa mi lia la colpa d’aver tenta- to troppo alto volo; anzi mi valgano i voilri aufpicj a fo- ftcnere cosi gran luce, che ad ogni modo imprendo di av- vicinare. Non vi fta grave , Magnifico Cancellier Grande, che a dir prendendo delle voftre lodi, io parli alquanto piu largamente della eccellenza di quefta voftra dignita j onde non da opinion popolare , ma da fondata cognizion fia condotto ognuno a comprendere qual frutto abbiate colto di tutta la voftra vita paffata con quefto folo giudicio del Sereniftimo Maggior Configlio. Voi per tanto, fapientilft- mi Eegislatori di quefto augufto Dominio, che la dignita <1^ VI. # di Cancellier Grande nel duodecimo fecolo inftituifte, voi% dico, voluto avete anche in quefto itioftrarvi non inferio- ri di prudenza e di grandezza a’ Grcci, a’ Macedoni , e a tutre quelle nazioni, che i fuoi maggior Cancellieri fre- giarono di onori fingolari. Voi il voltro Gran Cancelliere con onorificenzc piu che patrizie fuor del patrizio ordi-' lie avete eletto j voi di velH 1’avete infignito ai prima- rj Magiilrati medefimi non in tutto comuni, proveden- do anche aU’efterno fplendore d’iin Cittadino, che da voi fatto era degno di riempiere feggi diftinti nelle adunan- ze de* piu gravi confelli della Repuhblica, di precedere la maefta del Principe a capo coperto, di federe tra i pri- mi pojfti ai folenni conviti . In quella llefla forma di pu- ridima Ariftocrazia, per cui tan to fuperalle la prudenza di LicurgOj e di Romolo, e le lor mille Repubblidie', ben ii vede in qual grado dopo T ordine ariftocratico teneile I’altro citradinefcoj quando non meno a quefto, che a quel- lo defte un fuo Capo, e in tanta loro difuguaglianza fa- cefte apparir tuttavia tanta ftmilitudine si di onori e di- ftintiftime prerogative, alrresi di fingolari ifpezioni ed in- combenze. Videro i Patrizj i lor primi Dogi valoroiilTimi or conduttori di elerciti terreftri, ora di poderofe navali armate fupremi Generali foftener col valore e configlio la fortuna e la gloria della Repubblica, e torn^- vincitori dairOriente, non airrimenti che i Re della Spartana Re¬ pubblica carichi delle fpoglie Perftane: finche parve ai Mag-• giori di raccor tutto lo fplendore del primario lume del Veneto Impero dentro il feno deH’augufta patriai dove sfa- villafle in avvenire la fua virtu, come lucidiflinia immagine or della pubblica pieta e religione, or della potenza e mae¬ fta del Principato. Voi a rincontro, miei Cittadini, trafcor- rendo i tempi remoti, di quai Ipecioft e fublimi incariclii VII. fiior della patria non mirate adorna fin dal primo fuo na- fcimenco la cofpicua dignita del voftro Capo onorevolifU- mo? Portare alquanto addietro la mente a quel Corrado , che a Cancellier di Venezia primo fu elettoj vedetelo ado- perato immantinenre in grandi alFari, fpedito a Pifa a rin- novare e prolungare la lega contro li Genovefi. Adirate co¬ la ripolla nel Bonintendi la fperanza di metter fine con modi degni del Veneto nome alle oftilita de’medefimi Ge- novefi, trattar in Milano coi Vifconti per mediatori inter- pofti, mancggiarne i trattati cogli Oratori della nimica po- tenza, fegnarne la pace onorevolmente, e n breve tempo refticuirfi alia patria fgravata col di lui mezzo dal lungo pefo di guerra molefta e pericolofa. Chi, fe non il Can¬ cellier Grande, fu deftinato a firmar la lega con Giovan Galeazzo V-ifconte contro del Carrarefe ? chi coi Firentini e Senefi contro lo ilelTo Vifconte crefciuto in troppa gran- dczza? Che piu ? nelle circoflanze piu urgent! della Repub- blica, quando il Re Lodovico d’Ungaria non pago delle irruzioni nella Dalmazia infidiava a tutto potere gli Rati di Terra ferma, a due illuftri perfonaggi fcelti dal fior del Senato non fu egli aggiunto il Veneto Cancellier Grande per pill onoranza di qiiella Imbafciata? Vide in fomma ne’ piu gelofi avvenimenti di guerra e di pace la Tofcana , I’alta e la bafTa Lombardia, videro gli Ungari e I’Orien- te la gravita, lo fplendore, la nobilta di quefta carica pro- digainente di fommi onori arricchira. Ma dopo tante, e si gravi, e si onorevoli deputazioni fuor della patria par- ve al Senato piu conveniente alia perfona de’fuoi Gran Can- cellieri il fermarli flabilmente ai piu alti miniflerj della citta, non gia fcemando, ma fpelTo aggiungendo loro nuo- vi gradi di autorita e di fplendore, fatti miniftri piu in- timi del gabinetto, cuftodi de’piu gelofi fecreti, elecutori ^ VIII. ^ _ delle piu gravi deliberazioni. Apra Trivigi Tautefttico do- ciimento della fua dedizione al Veneto Dominio, e dopo il nomc de’ Configlieri e dc’ Capi di Quaranta vedrallo fe- gnato con quello del Gran Cancelliere Niccold Piftorino • Palefino gli antichi annali, che il Magnifico de’Roili fu il folo amme/To dal Doge Veniero nelle rimote lue ftan- ze 5 allorche al Primicerio confidar voile il religiofo le- creto del gelofo depofito del corpo di S. Marco. Defcri- vano le iftorie , ed elprimano le tele dipinte la prefen- za di Giovanni Dedo teftimonio del folenne atto di do- nazione del regno di Cipro al Doge e al Senato di Ca- terina Cornaro, tanto vaga della grandezza del Veneto Im- pero, che amo di vivere anzi fuddita in Venezia, che in Cipro Regina. Cofa di piu fpeciofo, di piu grave, di piu onorevole, quanto che Francelco Fagiuolo in nome del Sc- renillimo Loredano peroraile nel Maggior Configlio, efor- tando i Patrizj in ardui tempi e calamitofi della guerra Alemanna a rinforzare I’erario? Chiaro e aurorevole fino dai primi tempi fu in quefta citta il nome di Cancellier Gran¬ de, e ficcome cerri fiumi nati appena dalle lor fonti cor- rono ad alveo pieno, cosi d’ogni copia di dignita fin dal primo fuo nafeimento foprabbondo largamente. Nc fon io prefo da maraviglia , fe a quelfa elezione veggo adunati i maggiori Comizj, e darfi il voto con giuramento , non ahrimenci che quando Finfigne vefte di Procurator di San Marco fi conferifee? anzi non come allora commelTo al¬ ia forte il diritto di proporre i nomi , ma dal lupremo Configlio rifervatone il jus alia miglior parte di le me- defimo. Quanto providamente la fantita delle leggi chiu- fe le flrade tutre del broglioj onde a quelli foltanto fof- Ic data Ipetanza di arrivare a quella elevatiflima cima , r eccellente virtu dei quali fi fofle in fervigj d’ Ambaiciate ^ IX. m e GeneraJati, e in maneggi di Refideiize fegnalata ! Impe- rocclie niente di pin defiderabile, ne di piu giocondo in li¬ bera citta, quanto allontanaro ii iofperro di favore efl'ere innalzato ed onorato col giudicio e coi voti dei cirtadini; ne da un folo aflegnato, ma da tiitti conferito ricevere il premio di aid meriti verfo della Repubblica . Taccio le pLibbliche felle fciolte da legge iunruaria non altrimenci die ie Dticaii: taccio il pubblico ingredb, che ogn’altro avan- za nelle forme del trionfo; ma non tacerb I’onorificenze di tutti i Veneti Segretarj ammefli anch’eglino, delle piu folen- ni patrizie infegne fregiati, fin dove rifiede in augullo fo- glio la regia maeita del Principato . Efimio dono per ve- rita, Eccellentissimo Signore, fl e queilo, che per P alta dignita voitra a tiitto I’ordine deriva della Ducale Cancel- leriaj a cui affidando la Sovrana Maefla la fomma degl* interefli della Repubblica , die pegni in ogni tempo di fingolare benivolenza , fino a chiamarla folennemente ne’ fuoi decreti ci^or deUo flato nojiro . Voi per tanto , Magnifico Cancellier Grande, di quefto si accetto e fa- vorito"' ordine di Miniftri li facri inflituti de’ venerandi Maggiori deftinarono a Prefidente , a voi ne diedero il reggimento e la difciplina, a voi il giudicio de’lor talen- ti, a voi I’arbitrio de’loro ufficj , a voi li mezzi de’lo¬ ro premj. Che dirb dell’ autorevole voftro diritto ful Col- legio de’ Veneti Notari, a cui prefedete? che della genera- le voffra foprantendenza ai pubblici figilli a voi affidata ? che della vigilanza ai poflelfi temporali de’ beni eccleliafti- ci a voi raccomandata ? Tacerb il libero acceflo e colla perfona e cogli fcritti alle piu alte Magiflrature, e ai fo- vrani confefli: tacerb la riputazione de’voflri configli, I’au- torita delle voflre deliberazioni in ttitto cib, che riguar- da I’ordine della Ducale Cancelleria, gli omaggi di religiofi X. inflitudj di facre compagnie, di nobili collegj, e‘cendaltre rare e onorevoli prerogative, die cjuafi finifTimo oro intor- no a purifTime gemme ai voftri colpicui fregi formano va- go ornamenro. Lungi fiano gli augiirj: come potrci paflar con filenzio gli Iplendidiflimi funerali? qiieilo Ipettacolo di ■grandezza, con cui fi reiero gli eilremi onori, ficcome agli altri, cosi aU’egregio Bartolmi, c^uando tra le gramaglie della Ducale Bafilica, tra il Juttuolo treno militate, e del- !e religiofe compagnie, e de’mefti con^iunti, condotto il vedemmo agli ultimi ufficj di mole fuperba, di pubblica orazione, e di canti mnebri , accompagnato per lunga via dalla ileffa maella del Principe e del Senato, con pin ono- ranza di Germanico figlio di Tiberio Imperatore , il cui corpo per le colonie e pei miinicipj fu accolro e feguito fino a Roma dalle Decurie de’Canceliieri. Ma voi, Magnifico Signore, die folo, o fopra ogn’ al- tro riRorar potevate la perdita di quell’ uomo eccellenre , godete intanto di quegli onori, cli’oggi in voi fi confer- niano e manifeftano: dei quali (fe Dio tanto ci ama, die il noftro maggior bene voglia) vi vederemo loftenere fplen- didamente il nobil pelo per molti lullri, ftabilendovi piii die mai nel poflelTo di eterna laude nel giudicio deile ven¬ ture eta: alle quali tramanderanno niente nieno ornato il vollro nome quegli annali, die le virtu e cliiare azioni de’ piu degni voRri PredecelTori a noi con gloria loro e con nofhro vanto gia tramandarono. Vive e vivra nella memoria di quefta auguRa Repubblica il fedelillimo e amo- roiillinio fuo Carelini, die nelle anguftie del pubblico era- rio per aipra e lunga guerra confunto accorfe a di lei pre- iidio, e danari e ioldati fpontaneamente fomniiniitrando e mantenendo. Ne il nome fia fpento del terzo Ottobono , die non per prezzo della Venera nobilra dappoi conferica- 4 ^ XI. gli, com’e falfa opinion popolarej ma per afFetto d’ottimo cirtadino ofFerfe in dono al maggior iiopo alia patria non poca parte di fue dovizie. Rammenra elJa nn Lucio Deli- derate un Giovanni Vido un Alell'andro dalle Fornaci (r), un ornatilTimo Gian Pietro Stella C^), un al- tro Ottoboni letteratiHimo, un prime Bufenello efempio de’ minillri ( mangid la cifta pci occultaila. ^ XII. cili maneggi allontanato da patrj lari, tra il difprezzo de’ maggiori pericoli, tra gli onori de’Principi, tra ie lodi del Senate, e le acclamazioni del popolo giiinto in cjiiel porto di onoratifllmo ripolo, llanco de’ lofiferti aftanni, non lazio ancora, fu da vento iinprovvifo novellamente foPpinto fra le tempelfe della Corte Ottomana , dove trattando in tempi divcrli gli alfari della Repubblica, ora tra ceppi e carceri , or tra onte ed infulti , finalmente fconolciiito e fuggitivo in iimii terra ed ofeura pole la fpoglia mortale. L’altro in eta ancor verde, fnord’ogni fua elpettazione, come le ogni altro conforto folTe lieve .in tanta dilgrazia, e ogn’altro pre- mio ai paterni meriti minore, con aulpicj pin faulfi fu po¬ lio in <^uel medelimo leggio, dove con 1’indole generofa follenelTe pin lungamente la perlona del padre . Che piu trafeorro per le mirabili azioni di quegli uomini immorta- li, che in si cofpicua dignita vi lian precediitOj dinanzi a voi, che e de’rimoti n’avete elprella I’immagine dalle pa- trie illorie, e de’ vicini ne vedelle e notalle gli efempj lii- minoli? Impeiocche io non dubito punto, che lin da’voftri primi anni fpinto da generoh Itimoli del nobilillimo vollro langue, dall’efempio de’ vollri maggiori, anzi da natural fentimento di gloria, pronto a tentar cofe grandi, non ab- biatc voluto erudirvi delle vie piu fpedite, che alia piu alta cima conducono degli onori, onde lull’orme de’ Pre- cellori vollri piu fegnalati battere la difficil carriera, che inrraprendelle. Troppo eravate de’meriti loro invaghito , troppo acceio del magnanimo disio del loro premio, per- che gli ozj e i piacer giovanili unqua non folTero per al- lentare il follecito vollro cammino: e come il Sole, allor- che apparifee full’orizzonte, ratro dirizza il fuo corfo ver- fo il meriggio, cost voi ogn’opera vollra indirizzalle a que- 11a alta meta, alia quale liete pur oggi arrivato felicemen- ■fl XIII. te . Quando vi veggo neiralrezza di cosi fplendida digni- ta, prefo io fono da ranta luce, die piu non ceixo qua c Ja i Jumi Iparfj della voftra famiglia per nobililTime citta d’Italia 5 ne lo dipartirmi dalla cliiarezza, die per voi folo oggi fi fpande per volgermi tanto o quanto al puro lume, die da piu lecoli ci trasfonde I’iHullre memoria de’ voftri Antenati. Vanti Bologna i Colombi , ne mai s’ofcuri la ri- cordanza d’aveili avuti per molte eta fuoi cittadini. Ri- Iplendano tutt’ora in Modena i difcendenti dalla medefima voftra Itirpe, rilplendano per gradi, e titoli, e privilegj di Dudii, d’liiiperadori, di Pontefici. Seguano tuttavia nei ca- ridii cittadinefclii, nci militari onori, neirecdefiaftidie di- gnita a render piu die mai vivace I’antica ricordanza del- lo Itelo comune dal piu colto fuolo della Liguria (//) in altri vaglii giardini della fioritillinia Italia trapiantato. Volira lara la gloria d’ aver aggiunto un nuovo fre- gio alia fama del nome Colombo i voftro il vanto d’ave- re innalzate fuperbamente Je cime di qudlo vigorofo ra- mo, dopo die da quail due fecoli per noftra ventura nel fecondilTimo fuolo di Venezia innaffiate vengono le fue radici. Ei qui forle rra gli altri, come gernioglio piu ri- gogliofo, quel Jacopo, die, volge ora il fecondo fecolo, afcritto alPordine della Ducale Cancelleria, di fe, della virtu fua, della lua fede die prove a quefta citta e cliiare e molte negl’illuliri fervigj di Legazioni alle Corti di Fran- cia, e d’Alemagna, e al congrelfo di Carlovitz. Ma die dirb, o con quai lodi ornerb abbaftanza la memoria di Gian Alberto, e di Giovan Jacopo di lui nipoti, e voftri • • ( a ) La famiglia Colombo trae rhiara origine dalla famiglia Cicala di Genova, da dove ncll’anno iiSo. tras- fen il fuo domirilio a Bobbio citta nel Milanefe, donde Colombo Cicala figjio di Gerardo, cangiando nel fuo proprio nome quello della famiglia, ficeome molti antichi hanno ufato, ll tralle nell’anno 1400. ad abitare in Bologna, e di la nel 1447. in Modena. Ivi un fuo fislio di nome Antonio prefe in moglie una forella del cele- bre Gerardino della Molza , c cinque fuoi figli, che 'll ammogliarono, han divifa in cinque rami quefta famiglia; trc dei quali fufliftono tuttavia in Modena, uno in Ferrara coll’aggiunta del cognome Valerj in vigore di un’ eredfta , e ’1 quinto nella perfona di Gian Albgrto ft ftabili in Venezia ncU’^nno iffoo, da cui difcendc S dove i congiunti, gli amici, i Padri augudi a braccia flefe lui sfpettavano. Non cosi Taltro frarello , cfi’era chiamato a niaggiori imprefe e a piu lungo rravagJio per le comuni fortune. E avelle voluto Iddio, che alle rette intenzioni , aH’ardente defiderio, alle alfidue cure degno fine avelle cor- rilpofio. Niente da lui' fi rifparmio di tutto fe ftellb per la religion, per la patria, niente I’atterri I’afpetto de’fom- mimali, niente lo rallentd il frelco clempio del fratel fuo. Chi poria dire i lecreti maneggi, i dilleminati rumori, le mine occulte, i fottili attentati, i frequent! folpetti, i con- tinui pericoli ? Forfe quefto lolo Miniliro cci configli e colTopre avria piu recato di giovamento alia vellata Repub- blica, che colla militar refiftenza gli agguerriti prefidj del- le cifta marittime, le ia variabil fortuna IpelTo nemica del- le grandi imprefe non n’avelle in brev’ora dillrutte Ic piu belle fperanze. Imperciocche qual c da credere, che folle la maraviglia a un tempo e la rabbia degii Ottoman! , quale il furore di quella plebe feroce, quando s’intefe, che dentro le mura della citta era un de’CoLOMBi? Non erano llcuro afilo gl’intimi ripolfigli delle domeftiche pareti, non Ja lantita di qualche tempio in terre infedcli prellar poteva rifugio. Procacciarlo convenne, come fi narra di lantillimi uo- mivlidentro forror de’fepolcri, finchedopo piu giorni di quell’ abitazione fimelfa fotto mentite velli per opra di braccio ami- CO potc falvo reflituirfi alia patria carico di vera gloria e di efimie lodi ricolmo. Pur dopo tante vicende, infaticabile ruttavia ne’ minifterj e nella citta e prellb le Corti, io lo veggo indi or con Ambalciatori al congrellb di Pall'a- rovitz, ora con Generali nelle citta provinciali di Terra ferma; ora, obbliando la memoria de’ tralcorfi pericoli , 'intraprendere un’altra volta la lunga navigazion di Cofian- tinopoli, indi pel corfo non interrotto di quattro e piu •lulfri lervire lodevolmence nelle fedi augufle del Senato . XVI. Quai niaggior fedelta e coftanza in egregj cittadini? quai piu onorati elemp) incalorir poteano , Eccellentissimo Signore > la docile gioventu voftra? e quai pegni piu forti di EliaJe amore o di obbedienza poteano oderire aU'eccella patria ? Ella 5 poiclie vide cofa operavano i volbri maggiori, diib- bio non ebbe di fondare fopra di voi eguali Iperanze, de- rtinandovi alia Ducale Cancelleria. Voi a rincontro in gui- la rale vi diportafte nei primi incarichi di gravillime Ma- giftracure, die Talfabil voftra indole, il culco ingegno , raftiduo fervore confermd in breve tempo la pubblica efpet-* tazione. Delle quali cole allegrandoli lommamente 1 ’ uno e I’altro voftro zio, die di paterno amore vi amavano a ga- ra, nulla rrafcurarono per appianarvi Ja via al corfo ono- rato: e le campagne di Villavara nel Modenefe {a) allora da altrui polledute vendicarono con documenti e diplomi si illuftri, e con si gravi giudicj, die la domeftica fortuna e la retta dilcendenza del chiariftimo Giulio Cesare Colombo Conte di Maronello, Capitaneo Cefareo, e Cavaliere Aurato, ad nil tempo fteftb lenz’altro dubbio fu ftabilita. Con tale commeiidazione de’voftri maggiori avete potuto ofterirvi'a quefto or Serenissimo Principe Mocenigo , allora Procura¬ tor di S. Marco, die a render onore ai nuovo Re delle due Sicilie - Carlo di Borbone eftraordinario Ambafciatore della Repubblica era deftinato: al cui fiaiico fu gran Ven¬ tura delPera voftra giovanile mirar da preftb la virtu, la (it) La dlfcendsnza da quefto onorevole foggetto , il quale nelF anno 1524. fu onorato da Vapa Clemente VII- eon Breve d'imm'nnita e con molti altri diftinti privilegj, fervi di fondamento a Gian Alberto e Giovan Jacopo zii del Cancellier Grande a ripetere alciini beni pofti in Villavara poro diftantc da Modena,, nel poflelTo dci quali 5’ crano intruft altri Colombi. Oirre 1 ’anipio Diploma del Duca di Modena colie prove legali di varie car¬ te autentithe prodotte in via forenfe, e indarno contefe dagli avvetfar;, ottennero ncll* anno 17 jy. il priniodiGiu- gno da quei Tribunal! una piena fentenza a favore, in vigor della quale fi refe indiibitata a chi che fia la retta difeen- denza dal predetto Conte di Maronello , e medefimamente dalla piir rimota nobile ftirpe dei Cicala, di cui fi diJTe neir altta nota pag. XIII. dovendoli ogni fede preftare a que’ documenti, che agevolarono una fotmale Tentenza in giudizio, nella quale non puo aver parte fe non che la pura giuftizia . Tutti qiiefti e maggiori dccumcn- ti onorevoli a quefta famiglia efiftono indubitati anche prelld il Co; Giovanni Colombo in Modena , e nel ce- lebre Atchivio di S. E. Pietro Gradenigo da S. Giuftina in Venezia fe ne leggono memorie cfatte e piccife. XVII. grandezza , la religione , la fomma cortefia , I’incredibilc manfuetudine, ch'ora dal Veneto foglio tanto fplendor ci tramanda: finche i ccnni fovrani, e gli onorevoli inviti di Girolamo Cornaro a Segrctario dcH’Ambafciata delle Spa- gne da quella di Napoli vi richiamarono. Fu per voi fplen- dido teftimonio il giudicio di quelF illuftre, e faggio, ed erudiro Cavaliere, ma molto piu la benivolenza, che qual padre amorofo, e quali dilli come amico, e nelle Spagne , c da poi, finche vifie , vi palesd in ogni guifa. Ma di chi non feppe acqiiiltarfi I’eftimazione e I’amore quella natural voftra piacevolezza j quella modeftia dccorofa, quel maturo fenno in giovanil petto, quel fervor, quell’ingegno? e qual di- moftrd con voi veto ajffetto il chiarilfimo Gcnerale Girola¬ mo Quirini, che dalla Corte di Madrid folcar feco vi fece iMllirico mare? Ne parve, ne riufci a voi difficile il vario firtema di miniftero: e le da prima tra i politici ftudj, tra le regie ceremonie, e tra i gentili coftumi cortigianefchi avevate la vita condotta, allora fulle Venete galerc, o per •le marittime Fortezze, di prefidj, di munizioni, di militar difciplina, di governo di popoli vi fu diletto di meditare, e di operate. lo fo quanto lodevolmente vi adoperafte nel- le civili non folo, ma nelle criminali faccende: fo con quan¬ to onor voftro quel graviffimo Proveditorc fcrilTe di voi al Senato, e qual favorevole fentimento abbian deltato per voi le giuftiffime vollre laudi. Per le quali richiamando alia memoria tutte le altre azion voftre, che molte, e varie, e tutte applaudite s’eran da voi dedicate al (ervigio della Re- pubblica, finiti appena due lullri, dacche vi eravate ado- perato nella Ducale Cancelleiia , con lieta ammirazionc di tutti i buoni v’ha tralcelto il Senato al fuo interno mi- nifiero ; giudicando di riftorar degnamente la giaviffima perdita, che de’valorofi Miniflii voflri maggiori avea fatta. 4 ^ XVIII. A voi quel fapientilUmo confefib voile'affidati gl’intimi fe« greti della Repubblica: voi iftruico nei polirici alFari, ne- gli occiilti trattati non pur di quelbo, ma di tutti gli al- tri Governi, onde in brieve tempo con maggior fcienza , che fuori di tanta fcuola raro o non bene s’acquiRa, altre pill gravi e piii utili cure avelle a intraprendere. lo non elalrerb la diligenza, la probita, la prontezza deH’ingegnOj la felicita, e la dignita degli fcricti, con cui oltrepafl'afte I’elpettazione di voi nel Collegio e nel Senaro. A voi non fia di lode cib che avefte con parecchi altri comune: al- tro campo da mietere, e vafto, e fecondo, e voftro tutto m’aprono le tante voftre e si gloriofe Refidenze. S’egli le- cito fofle di penetrate i profondi fegreti delloftato; fe pa- lefar potefli cib che a me fu dato di rilevare da’ voftri dilpaccj; le narrar potelli da quai fonti, e con quali mez- zi, quali per forza di magico incantamento, vi riufci di ricrarre tante recondite cognizioni, tanti gelolillimi arcani, che non laprei, fe piii della Repubblica voRra lovrana gli alFari, o degli elleri Principi vi folTero noti gl’interelli; le nient’altro, dico, potelli mettere in chiara luce, certo io fono, che ne voi piu giufta lode udir potrelie delle voRre virtu, ne altri maggiorc. Ma pur ne avanza tanro campo, dove IpaziarR liberamente I’orazione, che non ch’io diffidi di appagar pienamente il comun defiderio , temo anzi di non oRender per avventura la voRra modeRia, con cui IpeRe hate udii quanto moderatamente parliace di voi medeRmo, e procuriate, che fe ne parli dai voRri. Ma non vogliate, io vi Icongiuro per queRa RelTa virtu, che al ben comu¬ ne fu fem^u'e rivolra, che fi defraudi di cosi utile efempio la gioventu, che da generofo ardire fofpinta di feguir fi propone benche da lungi le voRre orme. Meco len voli col penRero chi di si nobile ardore R lente accelo, fcor- XIX. rendo le citta tutte, che piene avete del voflro grido: e quivi apprenda come de’ piu gelofi rrattati delle Corti ftra- iiiere fi raccia confapevole il Principe da un fuo fagace Mi- nillro: vegga quanto accetto a tutti, e come diftinto dai primi del Governo e da’ Principi fteffi e Monarchi efier conviene coJiii, il cui occhio la penetrare fin negl’intimi penetrali de’gabinetti. Eravate voi a Torino allora quan- do da quella Corte colle Corti di Vienna e di Madrid fi meditava di ftabilire il trattato di Aranjuez, che riguar- dava r Italia , e ne viveano gelofi ognun per fe i Prin¬ cipi confinanti : nel qual tempo intefe la Repubblica , che n’ era del pari follecita , quanto fu utile, e quanto necellario 1’ avervi cola fuo Miniffcro . lo non dirb, per- che fofpette non fiano d’ artificio o lufinga le mie parole, che cidj che ad ogni altro era occulto ed impenetrabile , a voi lol folTe noto e palefe j ma per me il dicano qiie’ gravilfimi Senator!, che conclulo il trattato non fi tratten- nero di confellarlo. Che illuftre teftimonio non farebbe egli del vofiro valore quel raro germe de’ Mocenighi , fe fatal nembo improvvifo la nelle Gallie non. 1’avelle Ivelto (con quanto dolore e danno di Vinegia] ) dall’eccelfa pianta vc- tulla ? Ma dica di voi Refidente a Torino quanto udi e quanto vide rEccellentifiimo Cavaliere Ruzzini ora Bailo alia Porta Ottomana, che Ambafciatore allora alle Spagne avvia- to fu, ficcome 1’ infigne Cavalier Mocenico dalle Spagne tor- nando, da voi accolco olpite e trattenuto per piu giorni in maniera, ch’egli, fplendidillimo e fommamente magni- fico, di fplendidezza e magnificenza ebbe a lodar voi di- nanzi al Senato. Sebbene non luppellettili fplendide, non fer- vi , non equipaggi , non conviti vi comperarono 1’ afietto di quella reale famiglia j ma la modelHa non afl'etrata , la piacev-olezza nel converfare , Terudizione fpecialmente nel- Ja piu perfpicace e piii foda polidca furono quelle doti , che SI refero a voi propenfo J’ animo grande di quel So- vranOj quelle, che di si ftretta familiarita vi legarono all’ Altezza Reale del Duca di Savoja , il quale trattando voi con infolica dimeflichezza ii fe vedere al giardino del Valentin prefovi a mano con voi ufare in lieti ragionamenti ? Ne gia perche ad ognuno per le i modi voftri eran grad, nien- te meno i Miniftri vi aniavano , e vi pregiavano , Quanti vi diede finceri pegni di vera amifta il Marcliefe Gorzegno Segretario di ftato! quanri d’ intrinfeco amore Milord Roch- ford Inviato dell’Inghilterra 1 e quanto vi furono utili le lor confidenze! Nc fo io dire, fe ai Torineli piu fugace pa- relTe il tempo dalle leggi prefcritto al voftro miniftero , o piu tardo e lento aiMilanefi, ai quali eravate eletto a Re- fidente: che gia la fama precorrendo il voftro arrivo per la voce dei piu illuftri Signori di quella ftefta citta, cui piu volte giovaftre con 1'opera, ed onorafte con rofpitalira ge- nerofa, dipinta aveva con vivi colori la verace immagine di Giovanni Colombo . Ma appena cominciavano i cittadini a rifcontrarne e ammirarne i lineamenti , vi ft videro quad rapire da commiftione improvvifa di^ volar a Genova immantinente. Troppo avea penetrati gli animi del Senato cio che di grande, cio che di utile s’era da voi poco pri- ma operato a Torino , perche trattenuta e minacciata nel porto di Genova una Veneta nave mercantile con prefidio di noftra foldatefca, in voi folo per comun voto ft ripo- nefte la fidanza di fciogliere il fiero nodo , intorno a cui pendeano folpeft gli animi ed i pareri delle nazioni . Gli ftefti Milanefi, che argomentavano da una parte quanto nella voftra prudenza ripofafl'e la Repubblica, coftretti era- no a temere daH’altra di non faufto fucceftb. Ma qual for- prefa, Eccellentissimo Signore, fu quella mai, che ad efti fl XXL non pure, ma ai voftri Vcneti , anzi all’kalia tutra reca- fte ) poiclie nel giro di brevi giorni all’ interrotta voftra Refidenza fofte veduto reftituirvi, gia fedara in Genova ogni difFerenza, raddolciti gli animi poco prima si efaccr- bad 3 falpato il legno fuor di quel porto , e all’onor , e ai diritti , e alle dilFerenze di due Repubbliche con ifcam- bievole contentamento mirabilmente per voi eflendofi pro- veduto? Di piu fi feppe , che I’amiciziadi mold dei prin¬ cipal! e la benivolenza di turd avcndovi si preftamente acc^uiftata 3 dove fofpetto e tralcuraro pochi di innanzi fu il voftro arrivo 3 di la fu onorara poco apprelTo e rincre- fcevole la dipartita. Le quali cofe ciafcheduno, che faggio fofle e dabbene 3 facendoll agevolmente a comprendere , che fenza divino intelletto e fomma facondia non II po- teano recare a fine j dopo quel fatto li Milanefi cosi voi prefero ad ammirare3 e a tenere in tanta ellimazione, co¬ me alcun altro valentifiimo perfonaggio per alte imprefe ri- nomadfilmo per loro fi ammirafie3 o celebrafle. Di che vi fu certo argomento , che niuna cofa da voi richiella era o defiderata , che tofto con pienezza d’ animo, con pronti mezzi, con molto onore non vi fojfle concelfa . Venne in quel tempo a Milano il Sereniflimo Duca di Modena a im- prenderc 1’ amminilfrazione del governo di quello fiaco . La nobilta 3 il minifterio 3 i maggiori gradi della milizia corrono ad onorarlo, a promettere il lor fervigio, a pro- cacciarfi il di lui favore 3 e beato chi piu fpera piu da vicino e tra i primi di riverirlo. Or chi fu dopo il Ple- nipotcnziario Conte Crilliani 3 fe non voi lolo , che lua AI tezza pur nei primi momenti nelle private lue llanze abbia accolto ed onorato 5 mentre frattanto per olFerirgli i lor primi omaggi attendeano la fua comparla nelle antica- mere Nobili Milanefi3 Grandi di Spagna, Generali dell’Im- ^ XXII. ^ pero , e fino gl’intimi Configlieri di ftato ? A chi dopo qiie- lli Configlieri delle Imperiali Maefta, fe non a voi Refi- dente di Venezia nel nuovo ceremonials di Corte fu data Ja precedenza j onde nelle comparfe pubbliche, nelle adu- naiize folenni niun alrio foffc a voi ancepofto? Con cib fc legno queir umaniffimo e nobiliflimo Duca di por mente , efler voi il miniftro di quella Repubblica , che fe e tiirta la principefca famiglia nell’ulcime tempefte d’ IcaJia accolfe e riparb lungamente nel ficuro e cranquillo fuo porto di pace. Ma niente men , cib facendo , fi ricordava , che 1 nido antico de’ Veneci Colombi pofto era in riva al Pana- ro : e fu si prefo dalle voftre doti eccellenti, ch’ ebbe a di¬ re foventi volte a fuoi familiari , che fe i vollri Antenati non avefler cangiato cielo e deftino, voi farelle fuo primo Miniftro. Le quali vcramente onorevoliHime dimoftrazioni, anzi che efler da altrui con livido occhio notate , ficcome fuole aflai volte avvenire, eran da tutti fecondate e gradi- te : e lo fteflb si rinomatq e degno d’ ogni laude Conte Criftiani piu che mai vi die fempre di flngolare aftetto non dubbie prove . Ma mentre erano amate comunemente e ammirate le voftre doti dell’ animo e dell’ ingegno , e in voi ftavano fifli attentamente gli occhi dei riguardanti, age- volmente voi ottenefte che niente reftafle a defiderare nel Refidente , niente nel Colombo . Cofa di piu popolare , di pill facil benivolenza, quanto dilungarft ampio tratto dal lofpetto di parfimonia? e niente fervendo al danaro, valer- lene a dimoftrare e pubblicamente e privatamente un ani¬ mo grande , e a foftener degnamente nei minifterj il de- coro e la grandezza del proprio Principe ; in quella citta fpecialmente j dove nel luflo piu fplendido , dove in giuo- chi, menle, fpettacoli fi profondono larghe ricchezze ? Qnin- di prefi da maraviglia, qiiando rigiiardavano la fpleiididezza ^ XXIII. del voftro palagio, quando i ricchi ornamenti nelle compar- fe, quail do le felle, quando i conviti, quando la cafa aper- ta a grand! ofpiti, largo e magrianimo vi decanravano , e nella voftra liberalita quel nobil genio della magnificenza, die da gran tempo rele famolo il nome de’Viniziani , di- ftintamente riconofcevano . Le quali fignorili inclinazioni ed azioni per la fimiglianza de’ lencimenti e coftumi de^ gno vi fecero nel giudicio di tutti d’elTere ftretto col piu loave e tenace iiodo a quella magnifica citta e a que’ ma- gnanimi cittadini. E a chi inai , il quale mollrato fi folle punto minore di qiiello, die fiete voi, d’animo e di fami- glia , s’arebbe concefla in moglie T unica ed ultima di- Icendente di facoltofa e nobilifTima ftirpe? Se diiari natali, fe virtu , fe magnanimita non avelTe in voi Icorto al le- gno maggiore , in voi non aria pofto llio affetto T illuftre Donna Teresa del Conte, le cui doti maravigliofe a che oferb io d’ innalzare a parole , le , quali rirplendentillime flelle, da fe rramandano si viva luce , die ne per altri pub accrefcerli, ne per me a niuno sforzo pur pareggiarli? Lieto farbditanto, Nobilissima ed Ornatissima Dama, che altre penne, altre lingue non lalcieranno fotto lilenzio quel¬ le virtu pellegrine, che per mia lomma Ventura, e per lom- ma vollra iimanita IpeflTo m’ e dato di ammirare da pref- loj la grandezza dell’animo , la candidezza del cuore , il dolce genio, la mente ferena , la docil natura. Chi pren- dera a celebrate la nobil modeftia , che vi rende nemica del fal1:o , chi la dignira temperata di gentile e piano co- lluniej altri quell’intelletto , che fa ricevere le piu difficili cognizioni , altri quell’ ingegno tra 1’ illorie coltivato e le piu dotte lingue fttaniere : e o parlando , o fcrivendo , o ulando altramenre il fenno virile, in ogni voftra operazio- ne moftrerannovi degna erede di que’ tanti e si rinomati # XXIV. perfonaggi , de* quali non pur fi ricorda la vollra citta lo¬ ro patria antichiflima per primi polli lor conferici , per ellere legazioni a Imperatori, a fommi Pontcfici da lor fo- Itenure , per facre Porpore Cardinalizie da lor confeguite : ma quefta ftelTa Repubblica del luo Generale Bizzarro del Conte il valore e refiinie imprefe non cefla di rammen- tare. Cos! al canto de’poeti, alle voci degli oratori , a miei defiderj ed augurj anzi a quelli di tutti i buoni il ciel benigno rifponda , e col vigore di piu ferma falute dopo lungo travaglio, e col dolce nome di madre compier vi faccia alT amantiflimo Conforte la fua prefente felicita. Ma tornando alle vollre Relidenze, Eccellentissimo Signo¬ re, ne voi fofte pago dei tanti fcrvigj preftati alia Repub¬ blica in Torino, in Genova, in Milano, che a quella di Londra di buon grado vi fiete olFerto ; ne il Senato cefso di moRrarvi , che utile e gradita era 1’opera voftra , va- lendoli di voi nella nuova cRraordinaria commiHione preRb gli Stati Generali delle Provincie Unite . Nella quale age- volmente trattando il gelofo afFare, vi parve alTai breve di- mora quella , che per tre meli vi trattenne neirameniflima citta deU’Aja, dove fommamente diRinto da quelle Alte Porenze, e tra gli onori di tutti i foreRieri miniRri, e tra i frequenti conviti fpecialmente del (Jonte d’ AfFry Ambafcia- tore di Francia lieto e piacevole quel foggiorno Iperimen- taRe . Chi pub dire le umaniRime dimolFrazioni, i tratti treneroR e ^entili a voi ufati e alle adunanze e alle men- le dal Duca di Brunfvich ? Chi le lomme diRinzioni e fa- vori impartiti dalla PrincipeRa Governatrice d’ Oranges £- glia dal Re Britanno d’allora, e del giovine Principe Sta- tolder ? LaFcio ad altri T immaginare di quale Fcorta vi fii alia MaeRa di Giorgio II. il favor gia acqiiiRato d’una fi- glia reale , di reali congiunti, cosi gran Principi e si ge- XXV. # Qerofi. Voi ne vedefte i fegni manifefli, voi ne provafte i lommi vanraggi. Anzi il miniftero tiitto, anzi tutra la gran Corte Britanna fu teftimonio deeli onori a voi facti da O qqeir altifliino Re; il quale , benche parco iielle parole , .cpme non canto all’ indole di quella nazione , quanto al¬ ia regale maefta fi conveniva , non a tiitti ciafcuna volta . nel circolo della regia udienza rivolgefle la voce , con voi nondimeno mai non fu che tenefle flenzio , dando . a conofcere palefemente , con voi reputar bene fpeii i ra- gionainenti . E benche egli il terzo Giorgio , la cui fron- te ornar vedefte della trina corona , grande di animo co¬ me d’ ingegno ^ dia fegni a chiunque 1’ onora di genti- Jezza di natura e di coftume j pur a voi non folea dar- li volgari , ma tinra d' un rifo piu fereno fermava ver- fo di voi la maeftola fua faccia . Non e meftieri . ch’ io qui rammenti dopo i reali favori 1 ’aifetto di tanri Princi- pi nobiliflimi , che per amico vi aveano , la familiari- ta coi piu famoft miniftri e col rinomatiftimo Pitt piu di tutti j che, prefa da voi partenza dal Re , pur vi voi¬ le ai fuoi convici di miniftero : non e meftieri , ch’ io dica la comune eftimazione di Londra , gli onori e I’am- mirazione , che riporcd in quella Corte 1 ’ impareggiabil voftra Conforte . Qui intanto gli augufti Padri tra i mol- ti affari , che , mentre a Londra riledevate , ft lono a .buon ftne condotti, non ebbero a dubirare qual piu ft avefte ad attribuire ad ^ inclinazione di bene affecta potenza , o qual altro all’ aura propizia d’ un Miniftro accreditato ed accetto molto . Ma qua! fu allora la maraviglia , che , quaft vaticinando i call incerti dell’ avvenire , uno fpirco quaft fatidico dimoftravate nell’ annunziare al Se- nato i futuri eventi di quella pace , ch’ era per metter fine ai tr^vagli di rnezza Eqrppa, di gran parte d’ Afta, # XXVI. d.’Africa j e del nuovo mondo , che dal valor, dal ca- lore deir armi di Francia e d’ Ingliilrerra fparger vedea di fangue le fue cicta , le fue omai colte provincie . . Tutta forza de’ voftri ftudj, tutto effetto d’ aver voi pla¬ ne ed aperte le vie a pochi, io mi credo , o a niun al- tro acceffibili , H erano quelle franche defcrizioni, col- le quali con tanta certezza e verita , come fe di dome- ftico voftro affare parlato avefte , dei leered maneggi , degli occuld trattati , delle gelole dilcrepanze, delle ta- cite convenzioni , delle propolizioni , delle Icambievoli deliberazioni davate conrezza al Governo. Parea incredi- bile , che si gran cole , che conteneano i vollri difpac- cj 5 s’ avellero ad avverare si fatcamenre , che chi pofeia fu vago di chiarirfenc le ravvilalTe a parte a parte nei manifeld dopo i maneggi di pace a vicenda dall’ una c r altra Corona pubblicati , Tutte quefte gloriolillime vo- ftre intraprefe a me fon conte per 1’ altrui voce ; ma di quanto nella gravilhma e memorabile Magiftratura dei cin¬ que Correttori, da loro Ipontaneamente richiefto a Segreta- rio, tomato appena da Londra avete operate , io a me lledo fon tellimonio . Ma dopo si lunga ferie di fervi- gi reli alia Repubblica per le Corti ftraniere, dopo quefp ultimo cosi onorevole in faccia alia maefta del Serenilfi- mo Maggior Conliglio con tanta fede e con tanta lau- de loftenuto, forle vi cadeva nell’animo d’elTere al ter- mine delle pin gravi fatiche, o almeno di averle a fo- llenere dentro alia patriaj quando ai cenni del Senato po- lle da parte le cure della famiglia, e dalla quiete do- mellica a nuovi difagi palTando , vi portalle la nella Re- zia, dove la voftra condotta diede a conofeere, quanto ab- biate faputo a tutte le circoftanze adattar fempre il con¬ liglio migliore . Pochi meli, egli e vero,, vi tratcenne XXVIL <]uella provincia di tempere ccrco diverfe da quelle Cor- ti 5 in cui eravate flato da prima , ma nuJIadimeno in quel breve tempo fapefte manifeftare in piu guile an- che a quella nazione la grandezza dell’ intelletto e delT animo voftro . Stupivano quelle genti, e ’1 loro ftupore a voi medelimo non celavano , al vedere tanta copia di tut- te le cofe , onde abbondava la voftra abitazione , i lau- ti conviti , e ’1 ricco e magnifico equipaggio procaccia- to alia dimora di pochi meli . Vi relHtuilte alia pa- tria , e poco appredb nella vollra promozione a Segreta- rio del Configlio di Died vi die il Senato co’ pieni luoi voti. non volgar pegno della lovrana riconofcenza. QuelV onorifico polio fuol coronar le faticlie degli ottinii cit- tadini, e da le folo pub render chiaro il lor nome ; ma alle vollre ammirabili azioni altro maggior premio nel cuor del Principe Hava preparato'. Perloche dopo aver voi in quell’ eccelfo confello poco piu di due anni fer- vito con fomma induHria , con picna approvazione , ce- duto avendo al comune dellino I’elimio Cancellier Gran¬ de Orazio Bartolini , parent! , amici , e Senator!, e Pa- trizj moltillimi , che a gran fatica da prima vinta avea- no la vollra modellia, quell’ alta cima d’ onore , come a voi dellinata , vi moHravano lietamente . Ripofavano nella grandezza dell’ingegno , della virtu , del merito vo- llro : ripofavano nel fovrano incorrotto giudicio del Sere- niffimo Maggior Condglio , il quale in tanto grido e in tanta gara de’ candidati, reputando la decifione quafi tra i piu alti alFari della Repubblica , da inlolita frequen- za di Patrizj fu' celebrato in quel giorno. Con qual con- fenfo di voti non vi elede egli per tanto a Gran Can-. cellier di Venezia ? con quai dimollrazioni di applaufo non palesb egli il piacere di quel luo giudicio ? con qual XXVIII. ^ . paterna tenerezza non accolle da voi quei fenfi degni’ della grandezza lua e della voftra virtu , nei qiiali ve- deva elprefla vivamente Ja voftra oflequiofa riconoicen- za? Fu maraviglia I udirvi immantinente con tanto vi- gore d’ animo , con tanta facondia di lingua , e candor tanto di lentimenti render grazie al Jiberaliflimo donato¬ rs : ma la prelenza di quel Principe , il quale con quel- la mano medelima , con cui die moto al corlo glorio- foj coronava le voftre fatiche , rinvigori il voftro Ipiiito lorprefo e vinto dalla prelente letizia di un tanto dono. E in veto qual maggiore e piu giufta allegrezza al buon cittadino , quanto in quelle ledi della fovrana fapienza ef- lere giudicato il migliore ? O te faggia e beata Repub-' blica j die andar fai del pari la giullizia con la grazia , e gli ftefli tuoi doni conferifci mai fempre ai piu merite- voli, a degne imprele i cittadini accendendo colla fperan- za de’ piu aid premj . Mirate , o miei Cittadini , fin do¬ ve s’ innalzi un Miniftro , die abbia fpefi i fuoi giorni con tanto frutto e con tanta gloria in fervigio della fua patria , con feicento e piu Lettere Ducali di mano in ma¬ no approvato e lodato di fiia condotta. Voi pure Napo- litani , Spagnuoli , Illirici , voi Torinefi , Liguri , Mila- nefi , e Batavi e Britanni, e Reti , giacclie tutti vede- lle r eccellente virtii di queft’ uomo immortale , voi pu¬ re vedete a quale elevatiffimo grado 1’ innalzb la Repub- blica, Tutti, Magnifico Cancellier Grande, giufiamen- te s’ allegrino della voftra efaltazione : ma dii con piu ra- eione della o-entile e magnanima voftra Teresa dell’ or- natiflimo Girolamo voftro fratello , la cui coftumatezza , integrita , cortefia , modcftia , e faviezza rifplende negl’ incariclii di graviftime Magiftrature, nei lervigj delle Am- bakiate di Fraiicia e di Vienna , ed ora egualmente ri-, xxix; m. fplende rra Segrerarj del Senate ? Che diro dell’ altro fra- tella P. Abbate D. Gian Alberto , ornamento > de’ Calli-' nefi , fplendore dello Studio di Padova , che a 'fomma pieta e religione accoppia vafta e profonda dottrina , tan- to illullre per le aftronomiche e filofofiche , quanto voi' per le civili cognizioni , e che promolTo quinci ai primi' gradi del fuo ordine , quindi dal Principe a due cattedre primarie ad un tempo , nondimeno nella fua fortuna mo- defto e moderate , con piu manifefti fegni di gioja viene a parte della vollra ? O Ibirpe al ciel cara ed all’ Adria ! O fratelli;, uno immagine dell’altro nella bonta e nel va- lore, e tutti immagine degli onoratiflimi maggiori : alia generofa ftirpe de’ quali voi , voi fingolarmente in que- Ito giorno novello onore aggiungete coll’ immortal fregio di quelta velle j la quale di fplendor piena e di onore- volidime incombenze e prerogative, e da famofi perfonag- gi fin dall’ antica fua origine decorata , a voi noKde , cortefe , mo^nanii-no , v: libetalc , virtu e di meriti adorno , quanto altri mai , perfettamenre conviene . Gia voi ne delte augurj non falJaci colla fomma magnificenza delle pubbliche fefte nella vofira elezione , coi ricchi ap- parati di quefio giorno trionfale , e piu ancora con aver proveduto col vofiro configlio anche all’ eflerno decoro della Ducale Cancelleria per piu agio delle perfone e per piu degna cullodia dei pubblici decreti , e finalmente colla vigilanza , deftrezza , e prudenza , con cui defte tutto voi fiefio alle interne regolazioni di quefto pubblico cor- po e de’ fuoi minifterj . Che fe a tante e si utili impre- ie avete omai polio mano anche prima di comparire nel- le fplendidilTime infegne di quefta volfra dignita , quale polTiamo da qui innanzi Iperare , che fia per dimoflrarfi il valor vofero coll’ alfiduita e autorita della prelenza ? ^ XXX. 41^. Certo chiunque fente la forza dei civili doveri , chiunque Venera e oflerva le facrofante Jeggi, delle quali vi pro- feflare apertamente di voler eflere fedelillimo offervatore , fi rechera a fomma vent lira di vivere fotto la voflra fa- vidima e inregerrima difciplina ; e io piu di tutti , die da quefl’ ora comincio ad offerirvi , non un frutto d’ in- gegno troppo infecondo , ma un devotiflimo pegno dell’ animo , me ne tend fortunato. ' '-y • ^ ••• • ^ 'i' ».i ■i!'. ■ ■( ■ -V ■ r 7 ' ■. ■f''- » * ■ s* I 1.1. Jl* r • f ^ - ■ ■*' ’-*^*' ’f^'5 -» / ‘ ■ / * ^ -O* ' ' If .' ■ ■ .^ ’• .Xt Lii'/ .*• ; '$:■ ** ▲ Wm'^.rr ■7^• *» * 'r * • . ^'4» 4 . v ■ .. > ■ • ' *• '* . , . t (3K - • nitti ' Cb. '^S V- ,*'■ V ' 1 V«;.* » 4^’ I f' «, *? i' .f'■*'•-'• r-' ,'.V*'* X.'. f VV# ' ’ <»* *• ♦/# ' ■ - ■ 4'. .jSvV'.-iiE' jv-;^, l^ti''j'V/'SH h ^ i ♦: ^iMip ;N-, lei" . • . ■ - •« .•'■ -•^’i.^'’ 1 . 1 # t*^| "i - -’to.- . -'. :?! . % fi-: f "j ■■ *■ 'liL ^#i' .1* ■ ^ V./' ' T*^W? ' ^ !>'• ■^^■'