),
Queslo e il desuper lumen admissum , di cui s. Gi¬
rolamo nella grafica sua descrizione de’ cimiteri ro-
mani ( 2 ) ; questi sono che descrisse Prudenzio , al
quale tante notizie si debbono di cotesti sacri re-
cessi :
Attamen cxcisi subter cava viscera monlis
Crebra terebrato fornice lux penetrat.
Sic datur absentis per subterranea soils
Cernere fulgorem luminibusque frui (3).
(1) Lib. pontif. pag. 9.
(a) In Ezech. cap. XL.
( 3 ) Hymn, de s. Hyppol. ad Valerianum episc.
( 65 )
Spiragli somiglianti sono spesso descritti dagli autori
della Roma sotterranea , i quali non per altra via che
per essi, alfermano piu d’ una volta nelle catacombe
esser penelrati. E il Bosio lascio scritto. , avere l’an-
no 1^94 scoperto una parte d! catacombe nel cimile-
ro di Calisto , dove queste aperture erano cost tra
loro vicine , che talvolta vi si poteva caminare sen-,
za lume (i). E ben eredo che non avverrebbe diver-
samente y se tutti gH spiragli di questo. solterraneo si
liberassero dalla terra che, traboecando per essi ad,
ostruirlo , gli ha affatto rierupiutu
Se alia esposta dichiarazione deli luogo toman
bene le aperture delta volta > sono adesso per espor-
re un altro particolare , die , seppu.r non in’ ingan-.
no 7 in qualsivoglia altra ipotesi aver non potrehbe.
spiegaziene di sorte alcuna*
Aceennai nel principle, trorarsi nel pavimenlo di-
sposte died pietre , nel modo eke pud vedersi nella
pianta ; e dissi ,, die per un loranxe , che hanno* nel
mezzo ciascnna , mostravano di aver servito a soste-
ner eosa r che sopra fissata vi fosse*. Ora. una tal cosa
si conosoera altro non essere stala die le transemie ,
cancelli di metallo , o claustri in marmo perforato a
modo di grata , adoperati in questi sacri arenari a
ricingere e segregare dagli altri i luoghi pin riguar-
(i) Bosio: Roma sotterranea.
9
( 66 )
devoli e venerandi. (( Fu molto frequence (scrisse l’au-
torc delie osservazioni sui ciraiteri ) (i) l’uso di que-
sle graticce appresso i cristiani de’ primi secoli e dei
posteriori , come si raccoglie da vari autori y e spe-
cialmente da s. Gregorio turonense , da Beda , Evo-
dio ed altri ». E piu sopra aveva prodolto la figu-
ra di una di queste transenne , da lui ritrovata pres*
so che intiera in una parte della catacomba di Pre-
testato ( 2 ) ; aggiungendo , che (( molte allre di que¬
ste cancellate si veggono , e in tal cimitero , e in
quelli di Priscilla e di s. Elena , ma ridotti in fram-
menti (3) )). Ne si vuol tacere r come F uso di tali
cancelli, derivato primamente dall’ angustia del luogo
e dalla pieta ingegnosa de’ perseguitati cristiani , di-
venuto di religioso costume , si e poi continuato dalla
cliiesa fatta libera : e li vediamo , eseguiti con son-
tuosa opera y adornare le confessioni delle nostre ba-
silicbe. Che poi le ricordate pietre siano quale di tra-
yertino y e quale di marmo , non tagliate a filo , ne
rese pulite , ne uguali ; e che si trovi fra esse un
frammenlo in marmo di pagana iscrizione sepolcrale
cbe noi produciamo neila tavola seconda ; sono cose
(1) Oss. lib I cap. IX, a
(2) L. c. a c. 34 .
(3) L. c..
( 67 )
che a ciraiterial luogo ottimamente si convengono. Se
poi quel raarmo di gentili, cosi spezzato e cosi po-
sto, convenga egualmente bene a gentilesco sepolcro,
lascero cbe altri sel vegga.
Lasciavano le transenne libero il passo , cosi
■dall’ uno , come dall’ altro Iato di questo vasto cubi-
colo , a quatlro yie cimiteriali che qui s’ incontra-
no. Due di esse , che per la loro inclinazione ac-
cennano ad un piano piu basso, sono dalla parte del¬
la catacomba de’ ss. Marceliino e Pietro. Le altre si
stendono verso la campagna. Mi sarebhe stato ben fa¬
cile il render alcuna di quesle vie libera dalla terra,
onde sono ripiene fin quasi alia cima , per cercarvi
nuova conferma alia sentenza da me seguita. Ho pero
avuto mie ragioni onde preferire di esporre il luogo
nello stato di prima scoperta , e dimostrare che qua¬
le era, non poteva non riconoscersi per fatto da cri-
stiani. Gli scavi , che vi saran poi condotti , daran-
no giudizio di questa opinione : ed io non temo di
soggiacervi. Le sole ricerche, che abbia fatto esegui-
re sul principio di queste vie , ebbero per iscopo di
verificare , se esistessero in esse que’ loculi orizzon-
talmente scavati nelle pared , e l’uno all’altro sovrap-
posli, che sono i sepolcri per parietes , nominali da
s. Girolamo (i) , e che per ferrao canone della sacra
(i) In Ezech. cap. XL.
9 *
( 63 )
archeologia si tengono, e sono infatti esclusivamenle
propri delle catacombe crisliane. Si trove die vi fu-
rono , e in gran numero \ e alcuni, rimastovi il cavo
del luogo , dove e solito che si poneva l’ampolla del
sangue a dimostrazion del martirio* Le quali ricerche
mentre si continuavano , venne a conoseersi , che tali
vie si dividevano in altre , e poi in altre ancora in
perfelta simiglianza con gli altri arenari sacri : ed e
questo prolungarsi e dividersi delle vie , che sta espres,-
so nella pianta della tavola prima*
Ma nella slessa principal parte descritla di sopra
sepolcri di tal foggia non mancavano. Ye ne sono an-
zi pur di quelli , che falti furono con rompere l’into-
naco di calcina che riveste le pareti. Cosa da mon-
signor Bottari osservata gia ^ e con maggior guasto ,
perche gl* intonachi cosi danneggiati si adornavano di
pitlure (i). Queste non molte tombe sono pero una
nuova testimonianza dell’ardente brama , che aveva-
no gli antichi cristiani di essere sepolti presso le sa^
ere spoglie dei martirn Le antiche iscrizioni sommi-
nistrano la prova che si procuravano a prezzo,e viventi
ancora, la sicurezza di giacere siffattamente dopo la
(i) Roma solterranea.
( 6 9 )
morte (i). Egregiamente illustrarono queslo costume
pietoso il Muratori nella dissertazione XVII sopra S; Pao-
lino ( 2 ) , e il Marini in due luoghi de’ papiri diplo¬
matic! (3), giovandosi delle cose raccolte in pfoposito
dal P. Lupi, accuratissimo investigatore delle cristia-
ue antichita (4).
Ma gia e da venire ad alciina considerazione
sulla struttura del luogo e sui musaici che Fadornano.
Allargandosi qui la volta, piu che la condizione
del tufo nel quale e scavata non poteva comportar-
lo , e avendosi di pin a forare in piu siti, si trova
tanto essa volta^ quanto le pareti che le fanno sostegnOi,
esser sostruite con fabhrica di mattoni, quando soli,
e quando misti con tufi , e di tal modo sono ancora
gli antichi sepolcri arcuati. A questa opera mista si
sovrappone una sola mano o falda di calcina. Goslru-
(1) Boldetti nella spesso citata opera delle Oss* sui cim. de’
sSi rum. lib. I c. XJV produsse 1 ’ iscrizione di Valeria e Sa¬
bina , che viventi ancora si procacciarono il sepolcro IN-
CRVETA-NOBA • RETRO • SANCTVS • E presso il mede-
simo un Polocronio esprime la sua letizia per giacere in luogo
santificato dai martiri ( ibid; a c; 78 ). Si vegga ilZaccarfa
diss. de vet. Christ. inscr. c. XIV Venetiis 4 * b 1761. Lupi diss.
vol. lac. 172. Faenza 4 * 1785.
{2) Anect. lat. tom. I.
( 3 ) Papiri diplom. a d; 99 e i 3 i;
( 4 ) Dissertazioni e altre operette vol; la 172.
( 7° )
zioni non diverse da questa si osservano in piu luo-
ghi dei sacri arenari ( 1 ) ; ed e facile ritrovare in
esse una dimostrazione della cura durata lungamenle
ne’ romani pontefici per conservare ed ornare queste
memorie de’ piu eroici tempi di nostra religione, Per-
cbe, cessate le persecuzioni del nome cristiano , si ac-
crebbe piutloslo cbe diminuirsi la venerazione verso
queste sacre lalebre. (C E (oltimamente riflette il d’Agin-
court) qualora si scenda ai tempi , ne’ quali fu alia
cbiesa accordata la liberta , non reca maraviglia il
vedero i preti ed i vescovi , penetrati d’ammirazione
per tali eroi il cui sangue aveva contribuito ad as-
sodare la religione , prendere particolare cura dei luo-
ghi ove erano state deposte le venerande loro spo-
glie ( 2 ) j?
Ma di questo nobil tratto cimileriale , degli or-
namenti cbe vi durano ancora , e di mold cbe pure
l stati vi saranno, a me sembra doversi recar 1’ onore
alia piela di Elena , madre del grande Coslantino. La
venerazion sua per un luogo , ove erano slate depo-
sle le piu illuslri vitlime mietute dalla fierissima per-
secuzione di Diocleziano , non poteva meglio dimo-
strarsi , cbe dall’aver sopra questa catacomba appunto
eletto il suo sepolcro. Ne dobbiam credere cbe senza
(1) Boldetti Oss. ai cimiteri de ss. martiri.
Storia della decadenza dell’arte tom. II. a c. 68 ed. cit.
( 7> )
ragione la catacomba , fra le altre sue appellazioni ,
si dicesse anche di s. Elena ; ma si per ornamenti e
fabbriche ch' essa vi facesse. Superiormente alia qua¬
le aveva il principe, rigenerato alle sante acque, in-
nalzato ai santi Marcellino e Pielro sontuosa basilica.
In verila trae intieramente a que’ tempi ii modo
della costruzione , fatta a sostegno del tufo per entro
al quale il luogo e scavato : e gia ne’ marmi che ri-
yestono i gradini, e in quelli che dicemmo aver soste-
nuto i cancelli, si riconosce essere spoglio di altre fab¬
briche , come allora comunemente si usava di addo-
perare. Ne ad epoca diversa possono ragionevolmen-
te assegnarsi i musaici. I quali , non sopra un solido
stralo di cemento , come al buon tempo si usava ; ma
sul suolojstesso son posti , non legati con malla di
salda coesione 7 ma di calcina facile a disciogliersi.
E quanto al disegno , non nego che i cinque quadri,
che yi sono a colori , rispondenti sotto ad uno degli
spiragli ciascuno , non abbiano certa bonta di concet¬
to. Da questa pero rimane la esecuzione tanlo lonta-
na , che si vede apertamente lo stato di quella co-
stantiniana eta , quando si avevano innanzi modelli
assai buoni per imitare 7 ma piu non si aggiungeva
a quella gia spenta perfezione dell* artifizio.
Quattro di questi musaici si compongono di mean-
dri variamente intrecciati: e ne da alcuna idea il cen-
no, che se n’ e espresso nella prima tavola. Ho pero
accuratamente fatto delineare nella seconda il mu-
( 72 )
saico , nel quale dissi a prineipjo riconoseersi un ma¬
nifesto emblema cristiano. Ne so per yero qua! eri-
stiano emblema piu manifesto possa desiderarvisi di
quella colomba sul ramo di olivo che nel bel mezzo
vi spicca. Non e egli questo volatile il simbolo ch© i
fedeli si elessero a significare la semplicita , il gemi-
to 5 F innocenza , la mansuetudine , cbe proprie esser
debbono di clii segue i dettati dell’evangelo ? Che altra
cosa e piu spesso rappresentata neiloro monumenti? Di
quale altra piu frequentomente favellano gli scrittori di
quell’ eta ? A ? os quoque perficies placitas libi, Christe,
columbas: eanlava il vescoyo di Nola, Il quale aveva
pur delto d,egli aposloli :
Quorum figura est in columbarum choro (i).
I marnii cimiteriali , che ho nelP incisione posti a
raffrpnto del musaico y sono piultosto per dimostrare
un cerlo uniforme e special tipo di questo religioso
emblema 3j eh© per convincere esser esso cosa de’ no-
stri fedeli, Chi no! sapesse riconoscere al primo sguar-
do, si avrebbe a giudicare per affa.Uo ignaro dellc cri-
stiane antichita.
Ora a dir non mi res la che dello stato di asso-.
lul.Q spoglio,. in eui fu il luogo trovato; loltene infino
( r )| Epist:-. XII ad Severmn,
(73)
alle ossa che vi posarono. Cio non dimanda molte
parole ; quando e noto per le slorie , che i romani
pontefici dopo avere con lunga cura conservati e fatti
adorni i sacri arenari ( fra’ quali questo de’ ss. Mar-
cellino e Pietro fu ancora da alcuno di loro abitato
con tenervi le ordinazioni (r) vedendo se non poter
piu difendere dalle correrie de’ barbari , e de’ rapitori
delle reliquie , i sacri pegni cbe racchiudevano , eles-
sero trasferirli a piu sicura sede nelF interno della
citta. Insigni sono le spoglie de’ qualtro coronati, de’
cinque scultori , e di altri raolti , cbe di qui trasse
Leone IV , per collocarle nella chiesa , gia stata suo
titolo sul monte Celio (2). Io non dubito di affermare,
che uno spoglio cosi diligente si facesse da mani cri-
stiane ; e cbe la somma venerazione, cbe la religione
inspira, possa solo spiegarlo.
Ho dunque, se non m’ inganno, altenulo quanto
promisi. Non e dal rudere, cbe sorge sull’ ipogeo , al
pavimento cbe Y adorna , non e dalle maggiori alle
piu piccole , cosa nessuna , della quale non si renda
una giusta ragione , riguardando il luogo come cri-
stiano. L’ ingresso , i forami della volta , le pietre
delle Iransenne , i sepolcri arcuati , i loculi orizon-
(1) Anastas, in Joann. III. si vegga ancbe in proposito
1 ’ autore stesso in Sergio.
(2) Id. in Vita Leonis IV. , Baron. Annal. an. 349 -
10
( 74 )
tali , la principal parte cli’ e il sacro cubicolo , le
vie rainori che vi melton capo tutlo si accorda in
un solo concetto , tutto cospira ad una dimostrazione.
Laonde abbiamo a consolarci , che sia a noi dato,
dopo 1’ obblivione di tanti secoli , il contemplare cosi
nobile e veneranda memoria della nostra fede : e che
cio sia appunlo ai giorni di un religiosissimo ponte-
fice , il quale tan to protegge ed ama la cristiana ar-
clieologia : e quando la lulela delle antichita e corn-
messa a quell’ esimio porporato camerlengo della
chiesa romana , che ne coltivo gli studi e ne favorisce
1’avanzamento.
Dopo il delto sin qui sembrava che non si
avesse a difendere cosa da tante lestimonianze dimo-
mostrata per vera. Pure non e mancalo chi sia stato
contro alia nostra sentenza. Al quale e dovuta una
risposta. In essa non delle persone , ne delle parole ,
ma diro solo delle cose. Producendo anccra la testi-
monianza di un ckjarissimo nostro accademico corri-
spondente , il cavaliere Raoul-Rochette , menibro dell’
istituto di Francia e professore di arcbeotogia , il
quale mi ha direlto uoo scritto (3) , consentendomi
che con la starapa lo pubblicassi, dopo che fosse stato
lotto in questo onorevole consesso.
(3) VeJi appendicc nuin. IT.
( 7 s )
PARTE SECOKDA
Nella prima parte di questo ragionamenlo ho
posto ogni industria per rendere evidente , che it sot-
terraneo, non ha guari scoperto nella vigna DelGrande
in sulla sinistra della via Labicana a breve dislanza
dalla catacomba de’ ss. Marcellino e Pietro e del raau-
soleo di s. Elena , fu cosa dei primi cristiani. E se
Ie dottrine di un Bosio, di un Eabretti, di un Aringhi;
del Buonarroti, del Boldetti, del Bottari del Lupi e degli
altri di quella schiera , non vengano meno : se tutto
non fu. indarno quanto con assidue ricerche ed opere
laboriosissime venne stabilito ; si conchiudeva aversi
propriaraente a riconoscere in esso solterranco un sa-
cro cubicolo , insigne per il numero di quelle tombe
arcuate , che furono altari insieme e sepolcri , no-
bile per gli ornamenti de’ quali lo accrebbe la pieta
di Elena , o de’ romani pontefici , dopo che la chiesa
ebbe pace. Nella quale sentenza trovarsi unicamente
la spiegazione di ciascuna e di tutte le parti dell’ ipo-
geo ; di quanto in esso durava , di quanto vi era
mancante , dalle maggiori cose , alle piii minute ;
cosi mi venne dimostralo , che , se grandemente non
m’ inganno , non rimaneva luogo a dubbiezza. E mi
*
io
( 7 6 )
sembrava poi seguitarne , cbe una spiegazionc per la
quale non si rimaneva cosa veruna senza che fosse
pienamente dichiarata , venisse per logica necessity ad
escluderne ogni altra ; anzi a renderla inapossibile.
Pure la cosa si trovava infino da allora in istalo diverso
d’assai. Perclie gia divulgato era per Ie slampe un fo-
glietto di men che otto faccie, nel quale si pronunziava
sul monumento un giudizio tanlo dal mio diverso, quan¬
ta e la differenza da una sepoltura degli etnici ad una
catacomba cristiana. Alla quale scittura per fermo che
non mi avrei tolto il carico di dare risposla , se ver-
sasse intorno a quislione puramente letleraria. Irape-
rocche ai veri dotti ( se alcuno mai leggesse tali carte )
verrebbe assai facile il recarne quel giudizio che ad
esse si conyiene ; e dei non dolti, se alcuno ne rima-
nesse allucinato , non sarebbe poi da maravigliarsene
gran fatto , ne da dolersene. E noi per questo appun-
to affermiamo gli studi di archeologia esser cosa in-
nocente , perche gli abbagli , che in essi avvengono r
riescono piultosto ridicoli che dannosi. Ma qui le con-
seguenze non islanno a que’limiti. Forse ( e mi giova
di crederlo ) , non avviso 1’ oppositore medesimo a che
addur potesse cio ch’ egli si conduceva ad affermare^
Non pose mente che la opinion sua traeva ad errori
gia vecchi, gia combaltuti , gia vinti. Errori di genii
di altra scuola e di altro credere che il nostro non e*
Errori che stanno contro ai canoni pin certi della cri-
lica , alle piu accellale dottrine della sacra acheologia.
( 77 )
E di vero a che saremmo, se le sepolture di pagani e
di cristiani cosi somigliassero fra Joro , che si polessero
lievemente scambiare le une con le allre ? A che sa¬
remmo ? io lo taccio, che di per se ciascuno lo intende.
Sono dunque tratto dalla gravita sorama dell’ ar-
gomento , a quello a che non mi avrebbe giammai
la provocazione dell’ avversario. Ma nella risposta ,
che mi e forza di fare , serbero il solito istituto de’
roiei sludi , combaltendo con nitide armi , e lasciate
le parole solo mirando alle cose.
Di che mi piace si paia qui in sul principio un
manifesto argomento. Essendo mio pensiero di non
fermarmi in dimostrare che 1’ autore dello scritto ,
non conosce se non imperfeltamente il monumento, in-
torno al quale si fa a pronunziar sentenza. E si mi sa-
rebbe agevole il farlo. Ch’ egli scambia le sostruzioni
dell’ ipogeo in edificio praticato come di getio alia
stessa epoca (i) In vani laterali corrispondenti al
tratto medio , le vie che in esso si aprono da ambe-
due i lati. Dov’ e un’assai ordinario e fragilissimo
rivestimento di calcina , gli par di scorgere stucchi
che velano tutte le interne pareti, e si serbano so -
lidi, e furono accuratamente condotti. La colomba
che spicca nel musaico del pavimento prende per
(r) Si vegga la ristampa dello scritto medesimo posta
sotto al numero III. dell’appendice.
( 7 « )
alcun volatile . E mentre non vede esser nella superior
parte cinque larghi spiragli , per mandar luce nel
luogo , fa Ie maraviglie per non trovarvi forelli late-
rali, o curvi Jerri nel volto pei lumi , ch’ e come il
querelarsi di colui , die richiedesse il ministero di una
face in sul bel merigio. Ma quello che io mi trat-
tengo dal fare polra di per se eseguire ciascuno. Lo
scritto dell’ oppositore si trovera ristampato per in-
tiero alia fine del mio discorso ; e cosi potra entrare
in paragone di quanto si e da me posto nella prima
parte a descrizione del luogo , di quello che artistica-
mente ne ha dettato , nella sua relazione l’architetto
signor conte Virginio Yespignani ; e con la sua som-
ma doltrina ne ha esposto il ch. vostro corrisponden-
te cavaliere Raoul Rochelte.
E gia facendomi piu dappresso agli argomenti
dell’ oppositore , con questa sua lacinia di scritto ,
come egli stesso la nomina ; imprende dunque a sta-
hilirc due cose. Che il momento in quistione e un
sepolcro romano del primo secolo dell’impero : che ap-
partenne ad un Priamo Liherto. Molto si addopera nella
descrizione del sotterraneo , onde escludere , che mai
servisse ad uso cristiano. Ma tutlo il suo sforzo e
ncll’ epigrafe di un cippo , che alferma pro venire
dalla vigna medesima , e nella quale , secondo il pen-
sar suo , si precisa bene l autore , la natura , il tempo
del dello sotterraneo.
( 79 )
Delle quali due proposizioni , dimoslreremo in
questa risposta , non esser piii vera l’una che l’altra;
e che ne il sotterraneo fu mai pagano ; ne F iscri-
zione fu mai relativa al sotterraneo.
Un’ ipogeo , che si afferma essere del primo se-
colo dell’ impero , a volerlo credere sepoltura di pa-
gani , non dovrebbe serbare indizi manifesti di corpi
depostivi intieri ; ma sibbene di ossa e di ceneri ritolte
dal rogo. Era allora la uslione de’cadaveri tanto uni-
versalmente praticata , che Tacito , del quale non si
vorra spero porre in dubbio la istorica gravita , la
chiarao , costume romano (i). E gia non altro dimo-
slrano i sepolcri di que’ tempi scoperti in grandissimo
numero , dal raausoleo stesso della imperial famiglia,
ai colombari de’ liberli e de’ servi di essa , trovati
sull’ appia , sulla latina , sulla nomentana. Potra , non
Fignoro , addursi uno ed un’altro esempio di corpi
non bruciati posti in qualcuno dei colombarii suddetti ;
ma ne un solo potra recarsene di un’ ipogeo di quest!
tempi nel quale le spoglie de’ genlili stassero sepolte
intatte alle fiamme del rogo. Come dunque non si
sgomento F avversario dalF alfermare qui esser da ri-
conoscere il sepolcro di Priamo Liberto , dove non
ossuari ed olle ; ma vedeva arcuati sepolcri , e nelle
(i) Corpus non igni abolilum , ut romanus mos etc. Ta¬
citus Je Poppaea Annal. lib. XV1.
(So )
pareti i loculi da pom cadaveri intieri ? L’ errore in
verila non e nuovo. Proviene pero di tal fonte , che
non pareva vi si avesse ad allingere. Perche il Burnet,
il Monro , ii Basnage, il Dodwell , avevano gia
falto ogni sforzo per persuadere che le catacombe cri-
stiane fossero pagani sepolcri dell' infima plebe.
La nobilta , e la gente civile e benestante ( cosi
riferisce lor parlari il P. Lupi ) , aveva i suoi mo-
numenti ; sicche sol la plebe piu bassa , gli schiavi,
_ , • ,
i campagnoli, e allri miseri , cbe non avevan moren-
do , quanto bastasse a cornprar pocbe legna, sulle
quali ridurli in cenere , avevan bisogno d’esser pro-
visti di sepoltura dal pubblico . . Posto dunque ,
cbe si dovessero assegnar dal pubblico luoghi da sot-
tcrrar la feccia degli schiavi ; qual cosa piu naturale
a credersi , cbe aver i Romani desiinato per Inogo
dove seppellir i miserabili gli arenari gia esauriti e
sfruttati. Non abbiam noi da Festo , cbe le sepolture
pe’ poveri erano luoghi scavati fuor delle citta , e chia-
mati puticoli ? Ecco i puticoli degli anlichi gentili ,
le catacombe. «
E siegue dicendo (( A questo si riducono le ob-
biezioni degli avversari, e particolarmente del Burnet,
il quale se voleva persuader V intento suo , doveva
nsare un po’ pin di malizia , e dare al suo falso uq
po’ piu di verosimililudine. Queste sono difficolta da
Bambini: sagitlc.e parvulorum factae sunt plague co~
( 8 . )
rum. » (i) E veramente tanto il Boldetti , ch’ e somrao
in queste materie , quanto gli autori della Roma sotter-
ranea , ed esso Lupi e recentemente il cliiaro signor
cayaliere Raoul-Rochette nel suo quadro delle catacom-
be di Roma ; ( 2 ) ban cosi bene stabililo i caratteri
luminosi e invariabili, per li quali difFeriscon fra loro
le catacombe e i sepolcri genlileschi, cbe non pare-
va cbe si avesse mai piu a ricbiamare in dubbio cosa
simigliante. Or tutti quesli caratteri, e pin ancora
cbe non sogliono andare insieme riunili , si trovano
uniti nell’ ipogeo della yigna Delgrande. Qui spiragli
per aver luce dall’alto, qui sepolcri arcuali; qui inca-
yature nelle pareti, Y una all’ allra sovrapposte, per
deporvi gli estinti , chiuse poi con mattoni e con
marmi. Qui vie , cbe si diramano in ogni lato: e per
ogni dove ripetute teslimonianze del copioso numero
di corpi cbe vi giacevano. E sara questo 1’ipogeo di
un Priamo Liberto ? Sara questo sepolcro de’ servi di
un servo ? I/ oppositore ci dice cbe ha di tutto irre¬
cusable testimonianza in un sasso scritto , cbe ben
precisa V autore , la natura , il tempo del sotterra -
(1) Diss. e opere vol. 1 a c. 5 g.
(2) Tableau des catacombes. Paris et Bruxelles
( 82 )
neo. Passiarao dunque a vedere cosa mai contenga
questa epigrafe. Ecco quanto in essa si legge:
LOCVS • ADRIBVtus
IN * PERPET • PRIAMO
EX • YOLVNTATE • HEREnnii
GALLI • PATRONI • A
M • LOLLIO • ET * FVFICIO
MAGIANO * ET • AB • AEPYLO
CONLIB • PROXVME : MONV
MENTVM * GALLI
IN * FR * P * XX
IN • AG • P • CXXV
Dove sia qui cosa che ben precisi Y autore delP ipo~
geo , io non so vederlo. E non vi trovo pure un in-
dizio di cio che P autore della lacinia chiama la na~
tura di esso. In verita la scrittura di questo cippo
non si riferisce ne’ punto ne poco al sotterraneo : e
piu si considera , e meno si trova che vi abbia rela-
zione di sorte alcuna. Di che vengono alia mente le
parole dettate da un sapiente antiquario , all’ occa-
sione appunto di un marmo profano tratto fuori da
un cristiano cimiterio, quando scriveva : Or se ve-
nisse un furioso critico ad argomentar da questo sasso ,
che il sepolcro, dov’ esso fu trovato, era d’ un gentile ;
( 83 )
lo stimeremmo meritevole che gli si desse retta? >» (i).
Giovi nulla meno di recare ad esame quanto 1’ avver-
sario risponde con due ragioni. Una e clie il traver-
tino formava il piano di uno dei parapetti della vasca
attigua al pozzo della vigna Delgrande , innanzi che
fosse di cola rimosso dai possessori del fondo , per
fame dono a tale che ne li aveva richiesti. L’altra,
che nel cippo stanno segnate le misure dal sotterraneo
medesimo. Dalla prima si deduce certissima la pro-
yenienza della pietra della vigna stessa. Dalla seconda
si deriva, ( sono sue parole ) che a voter esser di
buona fede , si abbia a concedere, che sia di lutta.
verisimiglianza, che V epigrafe appartenga al sepolcro .
Ma quella certissima provenienza soffre qualche
eccezione. I signori Delgrande dimandati da me in-
torno a quel sasso , mi hanno affermato in iscritto
per la verita e sul loro onore, che non sanno donde
sia tolto : e che solo questo sanno sicuramente , che
ne quella, ne altra pietra fu da loro trovata, o den-
tro , o presso air ipogeo ( 2 ). Io pero , e sia con pace
di que’ signori , voglio consentire all’ oppositore che
(1) Lupi Diss. e opere cit. vol. lac. 76.
(2) Si vegga la lettera dei signori Delgrande sollo al
numero IV. dell’ appendice.
( 84 )
la provenienza del cippo sia certissirna dal fondo Del
grande. E piii ancora , se a lui piace } non mi op-
porro ch’ egli quivi appunto lo collochi per entro a
quel fondo , dove meglio gli sembri che torni al suo
pensamento. E che per questo ? Dira mai alcuno, che
posto il sasso nelF interno della catacomba, possa
esservi altro che una di quelle lanle pietre scritte pro¬
fane , che vennero in esse in cost grande numero ritro-
vale ; e nulla allro provano se non se il disprezzo che
avevano i primi fedeli per le memorie dei gentili ,
che manomettevano ed usurpavano ai loro usi quando
loro accadeva di profittarne (i). E posta di sopra o
presso , che allro potra indicare all’ infuori dell’ area
data a Priamo da suoi colliherti , e consecrata dalla
religion del sepolcro. La quale , chi non sapesse per-
che da pagani fosse voluta , lo Irovera nel Gutero,
nel Kirckmann, in Morisani, in Giovenazzi e in quanti
o di proposito o per incidente scrissero delle cose fu-
nebri dei romani. Dico area , e non mai sotterraneo.
Perche le misure in jronte, e in agro ( chi non abbia
scordato le lezioni di padre Francesco Antonio Zacche-
(i) Oltre gli autori della Roma sotterranea, si vegga
quanto scrissero in proposito il Fabretti, inscr. dom. p. 107 :
il Buonarroti Vetri anticln a c. 167 ; il IVIabillon. I tin. pag.
1 34 5 il Lupi , Diss. e altre operette a c. 73 e 75.
( 85 )
ria ) sono misure di superficie. Anzi ua’ altro dotto
monaco , don Bernardo Mabillon , osservo , che si
convengono esse solamente a que’sepolcri, qui erant
secus vias publicas, clie quando cosi non slavano col-
locati, non pin di strade e di campo ; ma notavano
misure di lungiiezza e di larghezza in longum pedes
tot, in latum pedes tot ; o frasi a queste equivalenti (i).
E il P. Lupi , avvemitosi in un marmo trovato nelle
catacombe , appunto sengnatevi quelle misure : IN *
F • P . II * IN • A * P * VI • non ando col pensiero a
trovare in esse notala la lunghezza del sotterraneo ; ma
valendosi appunto di tal circostaoza per dimostrare che
la iscrizioue veniva d’ altronde : che diremo ( esclamo )
di queste leltere ? (in fronte pedes II, in agro pedes VI)
Dove qui facdata , dove qui campo ? ( 2 ).
E noi ripeteremo all’ oppositore il simigliante :
dove qui facciata , dove qui campo ? E facendosi
(1) In fronte. . in agro , quae formulae iis solis compe-
tebant qui secus vias publicas sepulti erant. Mabillon ep. Eu«
seb. Rom. ed. a' in 8 .° pag. 3 i.
(a) Lupi Dissertazioni e altre operette , vol. 1. a c. 73.
E piu sotto ( a c. 75 ) in proposito della iscrizione di M.
Coccejo Ambrosio , trovala nel cimiterio ad Clivum Cocumeris ,
si vale di nuovo delle misure della fronte e del campo in essa
notate per escludere , che possa mai avere appartenuto a
quell’ ipogeo.
( 86 )
ancora per poco all* erroneo suo divisare , seguite-
remo osservando , che il pia nobil tratto dell’ ipogeo
non corrisponde per nessun lato ad alcuna delle misure
del cippo. Ma dato pure che vi corrispondesse , ver-
rebbe quindi una singolare coincidenza di lunghezze
e largbezze ; ma non sarebbe giammai argomento a
riconoscere nella catacomba Farea di terreno designata
nel cippo. Imperocche di qual modo si potra mai
considerare il principal tratto del sotterraneo, come
cosa finita in se ; quando e parte e dipendenza di un
tutto infinitamente maggiore. Del quale chi puo asse-
gnare i limiti ?
Il dire poi cbe se le misure dell’ ipogeo si al -
lontanano alquanto dalle accennate misure del cippo,
cio non pub injluire gran fatto ; egli e un aver con-
tro tutti gli scrittori delle cose sepolcrali degli anti-
clii : tutti i cippi posti a fissare i termini 4 o come
allora dicevano la pedatura delle aree consagrate ai
mani de’ trapassati (i). E in vero notavano tali cippi
una religione del luogo ; ma ne notavano insieme-
mente una proprieta : ora chi vorra credere che in
alcun tempo mai si possedesse tanto incertamenle ,
da non far dilferenza le centinaja di piedi ? Chi potra
*
(i) Fabret. inscr. dora. a pag. 176 ad 180.
( 8 7 )
vivere persuaso , che il terreno potesse esser religioso,
e non esserlo ; appartenere , e non appartenere al se-
polcro ?
Le antiche epigrafi ci dimostrano appunto il con •
trario. In esse non solo si notano i piedi; ma la meta
e le parti di essi , secondo che misurava il suolo
adiacente al sepolcro. Il Maffei nel museo Veronese
ha IN * FR • P • XS • IN AG * P • XIIS (i) Molti
esempi ne riuni 1* Orsato , ne’ marmi eruditi ( 2 ): molti
il Fabhrelti, che dottamente al suo solito , parla di
queste misure sepolcrali (3) : altri possono vedersene
nelle erudite dissertazioni del Morisani sui marmi di
Regio (4).
Ma all’ oppositore non sembran queste minute os-
servazioni degne di riguardo. E siegue il suo ragio-
nare , dicendo : che se il monuraento non torna bene
per Priamo Liberto , tornera forse bene per quello
dello stesso Erennio Gallo ; nel solo caso pero che
pur questo sia di stretta fronte e considerevole Ian -
ghezza. Dove mostra di attribuire al materiale del
sepolcrale edificio quelle misure , che il cippo segna
per determinare il luogo , cioe , lo spazio che dipen-
(1) Museo Veronese p. CCCV. n. 7.
(2) Marm. erudit. epist. II a c. 268 e seg.
( 3 ) Iscr. dom. a pag. 176 ad 180.
( 4 ) Marmora Regina Dissert, illustr. pag. 4^4 e se S-
( 88 )
dera dal monumento. Qui il censore si allontana per
modo da ogni criterio de’ nostri sfudi, che fa cader
l’animo a combatterlo piu oltre. Abberrazioni di tal
fatta yogliono solo essere indicate , e rendono la con-
futazione inutile.
Dico dunque , per concbiudere , cbe la iscrizio-
ne intorno alia quale si meno tauto rumore , stando
al detto dei possessori del fondo, proviene da luogo
incerto: e allora tutto il ragionamento riesce indarno.
Cbe , volendosi pur tenere ritrovata nel latifondo
Delgrande , nessuna ragione persuade che si abbia
a riguardare come appartenente al sotterraneo anzi
le ragioni tutte persuadono del contrario.
Cos! si dilegua come un sogno di mente inferma
quanto il censore avea finlo intorno a questo luogo.
Sparisce il monumento di Priamo Liberto. Quello di
Gallo Erennio si dilegua. Sea va la profanita del sot¬
terraneo. Sen vanno le larve di errore , delle quali
si voleva ingombrarlo. Ma cbe dunque rimane ? Ri-
mane , e pur forza il confessarlo , rimane il nuoTO
esempio di quanto un prestabilito concetto trar possa
la mente in inganno : rimane un opinar non fondato :
un giudicare non saldo ; Ma accanto a queste cose non
liete , resta piu inconcussa e piu splendida V eccle-
siaslica disciplina ; e la sapienza dei yeri e dotti mae¬
stri , e P onore di Roma e delle sacre sue antichita.
( 8g )
APPENDICE
• . . . .
Num.° I ( v. a c. )
Lcttera del signor conie Firginio Fespignani^archiietlo
al cavaliere P. E. Fisconti, commissario delle
anticliila , segretario perpetuo della pontificia
accademia romana di Archeologia.
Signor cavaliere pregiatissimo
Di casa li 17 settembre 1838
Allorche nello scorso mese di agosto ebbi il van-
laggio di recarmi con esso lei a visitare gli scavi ese-
guiti dai signori Del Grande nella loro vigna sulla via
Labicana , rilevai in quell’ occasione la pianta, e de-
lineai le cose piu interessanli degli scavi medesimi.
Dalle osservazioni insieme fatte si concluse , cbe
1’ Ipogeo Del Grande potesse appartenere ad un tratlo
di calacorabe , spingendo a cosl pensare la disposi-
zione e quantita de loculi , la forma delle cappelle,
e gli accessorii ad esse inerenti , non che la qualita
e lo stile de musaici , e soprattutto il trascurato ge-
nere di costruzione assai proprio del terzo secolo
dell’ era nostra , inline il trovarsi prossimo al tratto
principale di catacombe de’ ss. Pietro e Marcellino.
12
( 9° )
Richiedendomi al preseate ella , signor cavaliere , a
porre in buona forma quei ricordi , ed a trascriverle
quelle pocbe notizie arlistiche , che a mio intendi-
mento potei sul luogo rilevare , glie le invio comun-
que esse sieno , protestandomi che ella e fin da ora
l’arbitro a disporne come meglio Ie aggrada.
A sinistra della yia Labicana antica , e prima
di giungere al terzo miglio , nella vigna dei signori
Del Grande , vedesi tuttora sopra terra distante circa
metri 7 b dalla linea stradale il nucleo di una cella
o edicola, costruito con scaglie di pietra albana,il quale
conserva in qualche parte un rivestimento di cortina
a grossi maltoni irregolarmente disposti con uno
strato di calcina alto piu di un terzo del mattone
stesso. Nel lato di essa cella , che guarda la strada,
ed e rivolto verso ponente, vedesi P architrave della
porta di pietra Tiburtina , e negli angoli si conser-
\ano le vestigia di due ale di muro , le quali avan-
zandosi fino al principio della gradinata venivano
forse a terminare in due parastrati dello stesso dia-
metro delle due colonne , che doveano determinare
il portico cos! detto in antis. La pianta e la sezione
della cella da me dimostrafa nella prima tavola , ed
il prospetto nella seconda, non che le deduzioni tratte
dagli scavi fatti eseguire , serviranno a chiarire mag-
giormente le cose descritte. La costruzione delP interno
della cella e quella cos! detta mista, con strati alter-
nali di tufo e maltoni , con tanta quantita di calcina
( 9' )
fra loro, che eguaglia r altezza dello stesso mattone;
costruzione che rimonta senza dubbio all’ epoca degli
edificii della decadenza.
Vedesi nel muro cbe guarda mezzogiorno uno
spiraglio con architrave di travertino , ed arco a sesto
ribassato della forma di quelli che si veggono pratti-
cati in fabbricbe della suddetta epoca. II pavimento
era ricoperlo con un musaico bianco di pietra palom-
bina trascuratamente condolto.
Paralella al muro, dove esiste 1’ ingresso, si vede
iagliala nel pavimento un apertura , per la quale si
discende al solteraneo, recentemente scavalo, mediante
otto scalini ricoperti di sotlilissime lastre di raarmo
dell’ altezza ciascuno di trentadue centimetri.
Questi gradini vengono a terminare iu un ripiano
inclinato circa diecisette centimetri , decorato con ri-
quadro di musaico a varii colori ( Tav. I lett. A ).
Dopo il ripiano si continua a discendere altri qnattro
scalini costruiti nella stessa foggia de primi, cbe col
loro lermine danno principio ad un ambulacro largo
metri 20 lungo metri i4 aventi il piano sensibil-
mente inclinato per metri 3« 35. Tanto le scale che
il ripiano e T ambulacro sono ristretli da muri d’ iden-
tifica costruzione di quelli della cella , interrotti da
quattro rincassi di forma rettilinea , e due di forma
curvilinea , con arcbi a sesto ribassato e con piano
che accompagna l’inclinazione sopraindicata ( Tav. II).
Questi rincassi erano destinali a raccbiudere i cada-
♦
12
( 9 2 )
veri, dimostrandolo chiaramente la loro interna forma.
Soprapposla ai muri e la copertura a volta , che
ancli 5 essa ora s’ inclina , ora si spiana , onde man-
tenersi paralella al piano che soggiace. Al presente
vi si veggono quattro aperture o spiragli , ma due
soltanto sono eseguiti in costruzioue. Tali spiragli fo-
ravano perpendicolarmente il muro della volta ed il
terreno, fino a ritrovare l’antico piano della campagna.
Al termine dell’ambulacro si discende altro sea*
lino , e da questo punto tutto il resto del sotterraneo
si mantiene in perfetto livello , dilatando la sua lar-
ghezza fino a metri 2 »> 205 mentre la sua lunghezza si
cstende per metri 29 ?> 5o , fino al giungere di altro
rincasso con scale. Nella eslremita, e nel mezzo
di tale lunghezza sono in ciascun lalo disposte tre
cappelle della larghezza di metri 2 ?> 90 e profondita
di metri 3 »» 60 . Lo spazio , che resla fra 1’ una e
1 ’ altra , viene tramezzato da un ambulacro transversale
con piano e volta inclinata, quasi per mettere ad al¬
tro ordine inferiore di catacombe ( [Tav. II ). Alla
dislanza di circa metri quattro gli ambulacri tran-
sversali vengono tagliati da altri secondarii direlli ad
incontrarsi fra di loro. Si enlra nei detti ambulacri
transversali per altreltanti vani di porte della larghez¬
za di metri 1 ?? 20 , fianclieggiati da rincassi rettilineari
siccome quelli descritli in principio.
Tutto il sotterraneo e scavalo nel masso vergine,
c soltanto 1 ’ambulacro dove fannor mostra le cappelle
( 93 )
ed lianno ingresso i bracci lelterali e rivestito di ima
fodera di muro della grossezza di 45 centimelri coil
arcbi piani e della forma di sopra indicata di meschL
nissime dimensioni. Dove poi il muro non rivesliva ii
niasso, sono scavati i loculi per i cadaveri, dove si ri-
conosce talvolla la cavila per T ampolla , soprapposti
gli uni agli altri , sino a formare tre ordini nella to-
tale altezza. II pavimento dell’ ambulacro medio , e
delle cappelle e ricoperto del consueto musaico bianco
di pietra palombiua, interrotto da quadrati alternati di
selce , senza alcuna preparazione , o di coccio pisto ,
o di stucco ad olio. In corrispondenza delle due pri¬
me cappelle e dei vani cbe danno ingresso agli am-
bulacri laterali vi sono con non molta accuratezza di-
sposti dei riquadri di musaico a colori marcati colie
leltere B. C. D. E. ( Tav. I ) consistenli in meandri
rettilinei , e curvilinei ; e soltanlo in quello marcato
in pianta lett. B. Tav. I e piu espresso dettagliata-
mente nella Tav. II, evvi nel cenlro una colomba che
con i piedi tiene stretto un ramo d’ ulivo. La volta e
quasi a foggia di piatlabanda , ed anclie in esso veg-
gonsi forati tre spiragli con arcbi , e muro di rivesti-
mento tutta la parte media si vede ricoperta con sta-
bilitura della grossezza di tre centimetri formata di
pozzolana e calce , del piu trascurato impasto , cbe
si conosca eseguito sopra costruzione di eguale natura.
Nell’ investigare attentamente le varie parti del
sotterranco , ed in specie i rausaici, mi awiddi, cbe
( g4 )
innanzi a ciascuna cappella si trovavano murali,o due
conci di pietra Tiburlina , ovvero due frammenti di
lastre di marmo , nel mezzo delle quali eravi iroper-
nato altre volte il billico della cancellata o barriera,
clie divideva e segregava le cappelle dall’ambulacro
principale. Cio che merita osservazione e uno di tali
frammenli ( Tav. I Lett. F. ) in cui vedesi scolpilo
un tralto d’ iserizione funebre , cbe trovasi delinealo
nella Tav. II, unitamente a due frammenti di barrie-
ra rinvenuti allorche fu spurgato il sotterraneo. Si con-
servauo pure in varii loculi dei pezzi di tegoloni , e
di lastre marmoree , colle quali venivano raccbiusi i
cadaveri nei suddelti loculi siccome e solito d’ incon-
trarne in tutte le catacombe crisliane.
Alla eslremita dell’ ambulacro principale si scorge
una piccola base altica di caltivo stile ( Tav. II), de-
stinata forse a sorreggere un qualche rocchio di co-
lonna , sulla quale poteva essere situata la tazza dell’
acqua santa come e stato osservalo in altri simili luo-
gbi di altri cimiteri.
Per quanto indagai non mi fu dato di rinvenire
dall’altra parte alcuna traccia di simile base in corrispon-
denza della suindicata. Termina il sotterraneo con sei
scalini, che incominciano presso la delta base , e di-
mostrano che quivi fosse un’ altro ingresso nel sotter¬
raneo. La lunghezza generale del sotterraneo corapresa
la cella e di metri 53 » 4o:la larghezza presa nel primo
ambulacro transversale in quella parte che si e finora
( 9 ^ )
scavata e di metri 22 »» \o: la raassiraa altezza e di
melri 2 »» 65. 11 livello poi e inferiore al piano attuale
della carapagna in metri 8 » 65 ed a quello dell’an-
tica via Labicana in metri 5 » 85.
Eccole , signor cavaliere , trascritto in succinto
quanto potei rilevare nella ispezione insieme fatta del
sotterraneo Del Grande , e questi sono i molivi, per
i quali mi parve di ravvisare nel medesimo un tratto
di catacombe , non solo , come dicevale da principio,
per la forma e disposizione degli scavi e degli acces-
sorii, ma specialmente per la trascurata costruzione
dell’ intero ipogeo , cbe mal converrebbe di ascrivere
fra i sepolcri 0 colombarii dei gentili dai quali e af-
atto diverso.
Non intendo pero su quesfo insistere piu oltre ?
e soltanto le rimetto le suddette tavole in maggior di-
lucidazione di quanto ho esposto , mentre ascrivo a
mia ventura di potorle in qualche modo addimostrare
1 ’ altissima stima e il sincero attaccamento , col quale
mi dichiaro.
Di lei signor cavaliere
Umo e Devifio servitore
YlRGINlO CONTE VeSPIGNANI
ACHITETTO
I V)
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( 97 )
APPENDICE
Num.° II.
Lettera del signor cavaliere Raoul-Rochette, professore
di archeologia e membro dell'istituto, al cavaliere
P. E. Visconti, commissario delle antichitd ,
segretario perpetuo della pontificia accademia
romana di Archeologia.
Blio onoreyole collega ed amico
Roma Villa Medici 31 Ottobre 1338.
Avete desiderato di conoscere P opinion mia, in-
torno alia catacomba , di recente discoperta presso
all’ antica via labicana , cbe noi abbiamo visitato in-
sierae , e cbe voi eravate stato il primo a segnalare
al publico interesse. Questo desiderio ba per me qual-
che cosa di tanto lusinglievole , che io non posso rat-
tenermi dal corrispondervi ; e tuttavolta se io non
avessi a prender consiglio che da me stesso , dovrei
astenermi dallo esprimere sopra un monumento , che
non e conosciuto ancora in tutte le sue parti , una
opinione , che puo trovarsi piu tardi in contradizione
con i fatti , e che ba incontrato gia piu di una op-
posizione bastantemente grave. Privato d’ altronde ,
i 3
( 98 )
come io lo sono , dei libri e delle memorie , che
riescono di un aiuto indispensable negli studi archeo-
logici ; debbo temere di commettere piu d’ uuo di
quegli errori , o di quelle oinmissioni , che sfuggono
alia ritentiva la piu sicura ; i quali sarebbero senza
conseguenza , in una discussione , nella quale tutti
fossero d’ accordo ; ma che diverrebbero fra le mani
di un’ avversario altrettante armi cotnode alia mali-
gnita che rolesse usarne. Malgrado tante ragioni
che avrei a serbare quel silenzio prudente , ch’ e la
risorsa di tante posizioni e il merito di tante persone,
io non esito a darvi l’avviso che mi richiedete , po-
nendovi quella giusta diflidenza di me medesimo , e
quella profonda deferenza pe’ vostri lumi , che in
questa piu che in ogni altra circostanza mi sono
prescribe.
A1 primo volger d’ occhi semhrerebbe , che un
sepolcro sotterraneo qual’e quello del quale si tratta,
collocato in una localita taato prossima alle catacom-
be de’ ss. Marcellino e Pietro , avrebbe ad essere ri-
guardato come uno de’ bracci di tale catacomba , cosi
vasta e non esplorata ancora in tutta la sua ampiezza,
piuttosto che come un’ ipogeo romano , e 1’ osserva-
zione del luogo , tende , se nou m’ inganno , piutto^
sto a confermare che a distruggere questa prima im-
pressione. Un’ ipogeo di origine antica e di uso ro¬
mano , di un’ epoca tanto alta dell’impero , quanto si
vorrebbe supporre , e di una importanza tanto consi-
( 99 )
derabile quanto lo dirnostra la parte sotterranea , do-
vrebbe presentare , alia superficie del suolo , se non
delle costruzioni analoghe alle dimensioni di questo
ipogeo, alraeno alcune vestigia , alcune tracce di edi-
fizio ; e qui non v’ ba nulla di simigliante. Perche
cio cbe vi dura di una spezie di frontespizio, eguali
a quelli , clie molti si veggono ai due lati della via
appia , costruito in mattoni al di sopra dell’ ingresso
principale, e forse unico , non ba nulla cbe si con-
venga ad un grande sepolcro pagano : ed una costru-
zione siffatta , eseguita d’ un modo , cbe accusa tanto
sensibilmente i tempi di decadenza, in mattoni alter-
nati con un letto di calcina di altezza ad essi eguale
puo assai bene essere spiegata in una ipotesi diversa.
lo non iscuopro qui dunqne nulla , ne all’ esteriore ,
ne nella localita , perche sia giustificala Y idea di un
sepolcro romantf. Yediamo cio che Y esame del munu-
mento medesimo recar potra di prove o di presun-
zioni a sostegno di una opinione contraria. La pianla
dell’ ipogeo , e quella di un luugo corridoio , o ambu-
lacro, presso a poco dritto , interrotto di distanza in
distanza da strade , cbe tagliano questo corridore ad
angolo retto i e cbe si corrispondon fra loro , come
tante braccia. A voler oonsiderare solarnente la cosa
in generale , ella e questa certamente la pianta di
una catacomba cristiana , anzi cbe quella di un se¬
polcro romano di famiglia. Gli esempi delle due cose
sono tanto numerosi e tanto presenti alia vostra me-
i3 *
( '00 )
moria , che debbesi essere assoluti dal cilarne , spe-
zialmente quando si scrive in Roma. Dai due lati di
questo ambulacro principale , egualmente che nelle
pareti de’ corridori che lo traversano , sono escavati
dei loculi nel tufo , e molti di tali sepolcri sottostanno
ad una volta arcuata. Sono queste ancora altrettante
circostanze , se non esclusivamente proprie delle ca-
tacombe cristiane , almeno infinitaraente piii comuni
in tali sepolture , che nelle tombe romane o d’ altri
popoli. Nelle quali io non so che ritrovati siansi se¬
polcri in cotal guisa disposti lungo e nel vivo delle
pareti di un ambulacro , che scorge ad una , o piu
camere sepolcrali. Aggiungo poi con maggiore sicu-
rezza che se de* sepolcri sottoposti ad una volta ar¬
cuata , come que’ della tomba de’ Nasoni , possono
aver dato l’idea e fornito il tipo de’ monumenta arcuata ,
eguali a quelli della catacomba di s. Ermete , come
ho detto altrove (i), non vi ha tra questo fatto , e
quelli de’ nicchi sepolcrali pratticati lungo di un cor-
ridoio , qua!’ e quello di che favelliamo , alcuna reale
analogia. La pianta di questo ipogeo e dunque vera-
mente piu cristiana che romana , a non volerne ri-
guardare altro che 1’ insieme ; ed e cio che diviene
ancora piu evidente , quando si passi ad esaminarla
ue’ suoi particolari.
(i) Si vegga il mio Quadro delle Catacombe a c. 73 e 74*
( 101 )
Voi siele stalo percosso per il primo , ed io stesso
non ho potuto astenermi dall’ esserlo al par di voi ,
da una singolarita , che qui si trova , del pari che
nelie altre catacombe tutte , e che sarebhe senza ra-
gione , come e , credo , senza esempio , nei sepolcri
romani: e che la volta di questo lungo ambulacro :
trovasi forata, di distanza in distanza , da spiragli ,
che vanno infino alia sovrapposta campagna. Queste
aperture , sono cio che nomavasi nel lingnaggio della
crisliana archeologia luminare cryptae ; di che riman-
gono nei fasti del cristianesimo , nelie testimonianze
scritte della sua istoria, del pari che ne’ suoi monu-
menti , innumerabili gli esempi ; mentre non si po-
trebbe comprendere a qual titolo aperture di tal
sorte avessero potuto trovarsi al di sopra di antichi
sepolcri. Gli spiragli , de’ quali parliamo , sono cer-
tamente Y opera di coloro , che appropriato avevano a
loro uso questo sotterraneo , giacche sono essi coperti
dello stucco medesimo, che cuopre le pareti del cor-
ridoio , e la volta de’ nicchi ; e se si pretendesse che
formati venner piu tardi nell’ epoca in che i cristiani
poterono servirsi di quest’ ipogeo per deporvi i loro
morti ; onde render conto di una circostanza incompa-
tibile al genio dell’ antichita , si farebbe una suppo-
sizione piu difficile ancora ad essere conciliata con il
genio del cristianesimo. Poiche non v’ ha esempio ,
che abbiano i cristiani addoperato ad uso di lor se-
pollura un’antico sepolcro. Se dunque tali spiragli
( 102 )
sono di cristiana origine , bisogna assolutamente clie
la catacomba intiera sia cristiana , non si trova , a
mio avviso , mezzo termine possibile.
Un’ altra circostanza , che non ba a miei occhi
una importanza minore, e , che spiragli cosiffatti cor-
rispondono alle braccia che s’ incontrano nella pianta
delT ipog&o , evidentemente nella intenzione di spar-
gere un poco di luce negli ambulacri sotterranei , che
terininavano nel corridoio principale. Ora egli e ancor
questo l’elemento della disposizione di una cristiana
catacomba, ch’ e affatto estraneo a quella di un an-
tico sepolcro. Lo spazio quadrato che occupa 1’ incon-
tro di queste braccia laterali , e che si trova precisa-
mente al disotto degli spiragli , e ornato di un ri-
quadro in musaico. Se di nuovo non m’ inganno ,
questo modo di adornare il musaico il luogo della ca-
tacoba illuminato dall’ alto , accusa una intenzione
comune e contemporanea , che non puo guari spie-
garsi nella ipotesi di un sepolcro romano. Ma cio che,
a mio avviso , e decisivo intieramente , e il fatto di
un claustro, o di un cancello , ch’esser dovette dai
due lati di cotali spazi quadrati , giacche vi si tro-
vano ancora ai quattro angoli le pietre , nelle quali
fu impernato il cancello. Egli e pertanto evidente ,
che in nna epoca ; nella quale il passaggio ne’ corri-
doi laterali era fatto praticabile e di uso frequente ,
si aveva voluto porre in salvo da ogni contatto i corpi
deposti in ciascheduna delle divisioni del principale
( io3 )
ambulacro , comprese fra tali inconlri delle braccia
lateral!. Ora ella e questa una circostanza , che non
puo per modo veruno adattarsi ad un'antico sepolcro;
in raentre che nelle catacorabe cristiane , trovava in
tutto la sua ragione e il suo ufficio. Uoi non avete
mancato di por mente che una delle pietre , che ser-
vano a sostegno di tali claustri , precisamente nella
divisione prima dopo discesa la scala , e un fram-
mento di marrao antico , e che contiene 1’ avanzo di
una iscrizione , che sembra sepolcrale : yi si leggono
ancora le letlere :
lllllllllllllinillllllllliailUllllllll
BENEM
FECIT VI
ms
3 mmmnmmmimmmmnmm
La parola fecit , con la sillaba che siegue , e che si
puo supplire vims , o vixit annis , congiungendolo
con le tre lettere che si conservavano nella terza linea,
indica certamente una iscrizione funebre ; accordan-
dosi con 1’ avanzo della voce Benemerenti , che si ri-
conosce nella linea superiore. Ghecche ne sia, 1’ uso
di nn marmo antico a un tal luogo , e per un tale
uso, e una cosa affatto propria alle cristiane catacombe,
( io4 )
e di che esistono numerosissimi esempi. Mentre in un
sepolcro romano , soprattuto della prima eta dell’ im-
pero , come e stato supposto , cio sarebbe contrario
alle nozioni tutte che noi possediamo intorno all’ an-
lichita. Ecco indubitatamente , ben molte circostanze,
cbe depongono in favore dell’ essere quest’ ipogeo una
eatacomba cristiana , e cio con tanto maggior forza ,
ch’ esse non possono esser conciliate con 1* idea di un
sepolcro romano.
Nullameno sono state fatte contro questa idea ,
cbe voi siete stato il primo a sostenere , delle obiezioni
cbe per lo vantaggio della verita si rende importante
di dedurre al loro giusto valore : cio che voi siete
capace di fare meglio di ogni altro. Si e detto , cbe
questo ipogeo era costruito e ricoperto in istucco ,
nello stile de’ sepolcri romani di una buona epoca
dell’ impero ; ma io confesso di non avervi veduto che
un sistema di costruzione cbe accusa i bassi tempi ,
con un rivestimento in istucco della qualita piu ordi-
naria. Se non vi si yeggono pitture , ne sulle volte,
ne sulle pareti , quali ve ne furono nella piu parte
delle catacombe , ne segni o emblemi di cristiane-
simo ; cio e percbe questa eatacomba fu spogliata ad
una epoca del medio evo de’ sepolcri che racchiudeva
e de’ corpi , cbe v’ erano stali deposti. Cio apparisce
evidente alia ispezione de’ luoghi , e puo essere giusti-
ficato con le testimonianze della storia ecclesiastica :
mentre cbe nell’ ipotesi di un sepolcro romano } non
( iob )'
saprebbe spiegarsi , come un’ ipogeo fosse rimasto al
tulto vuoto , e privo cli ogni maniera di avanzi di
oggelti antichi , per non parlare delle ossa umane ;
quando e notissimo cbe i sepolcri antichi , anche sca-
vati repiicatamente , anche spogliati degli oggetti piu
preziosi , hanno offerto mai sempre degli avanzi di
pittura sui muri, o almeno qualche frammenlo di vasi,
d’ urne , di lucerne : in una parola alcun’ avanzo di
antichita, S’ insiste e si oppone , che queste catacom-
be , che decorate non erano di pilture con crisliani
emblemi, avevano un pavimeoto in musaico ; cio ch’e
doppiamenle contrario a quel che noi conosciamo delle
disposizioni solite usarsi nelle catacombe cristiane. Ma
a questo si puo rispondere , che se i dipinti delle
volte sono scomparsi , cio puo esser stato per la cir-
costanza indicata di sopra ; ma che si rende piu pro-
babile ancora , che non ve ne abbiano esistito giam-
mai ; alteso che molte catacombe che furono in caso
simigliante , si rinvennero in uno. stato eguale ; lo
che dipende da un’ordine primitivo di cose ; in men-
tre che il pavimento in mosaico si ha da credere con-
oondotto in una epoca posteriore a quella della occu-
pazione prima di questo sotterraneo , in un tempo nel
quale essendo cessate le persecuzioni , le catacombe
divenute erano luoghi di divozione e di pellegrinag-
gio , come lo apprendiamo dalla celebre testimonianza
di s. Girolamo ; senza che cessato avessero per questo
di esser luoghi d’ inumazione. Io sono convinto che
i4
( i°6 )
i riquadri in musaico , che si trovano negli spazi qua-
drati corrispondenti a’ spiragli , sono stati eseguiti
all’ epoca medesima , nella quale spiragli cosiffatti
vcnnero aperti, conseguente molto tempo dopo che i
primi fedeli serviti si furono di questo sotterraneo per
la sepoltura de’ loro morli. Ed in effetto , come si e
gia osservato , il lavoro di cotesti musaici , che non
e certamente dell’ alia epoca dell’ impsro , accusa un
tempo di decadimento , prohabilmente quello di Costan-
tino. Quanto al disegno di essi musaici , se nulla vi
si trova , che sia positivamente crisliano , nulla pur
vi si vede che pagano sia assolutamente e sopra un
tal punto la quistione rimaner potrehbe indecisa. Ma
io m’ inganno , 1’ augello che adorna il musaico del
primo riguadro , e del quale si e voluto fare un vola¬
tile qualunque , o per lo meno un simbolo indifferente
e con tutta certezza la colomba , quale rappresentata
venne dalli cristiani in ogni maniera e sopra tutti i
loro monumenti, vale a dire con il ramo di olivo ,
accessorio intieramente caratteristico , e del quale e
stato errore il non tenere verun conto. Imperrocche,
se la colomba sola e un simbolo impiegato come puro
ornamento negli antichi sepolcri , siccome ho dimo-
strato io medesimo (i) , la colomba con il ramo di
(i) Quadro delle Catacombe a c. 229 not. 29.3.
( i»7 )
ulivo e un simbolo puraraente ed esclusivamente cri-
stiano. Esiste qui dunque un’ elemenlo di cristiana ar-
ckeologia , cbe unito a tulte le presunzioni preceden-
temente acquistate , diviene come prova diretta a so-
stegno della opinion vostra, cb’e pure la mia.
Si e creduto ancora di trovare una difficolta con-
iro di tale opinione nella circostanza di due basi di
marmo bianco , collocata al basso di cio cbe si cbia-
ma la scala d ’ occidente le quali fanno supporre in
questo luogo due colonne similmente di marmo bian¬
co , e conseguenteinente una spezie di portico eretto
all’ ingresso della catacomba : cio che si afferma es-
sere contrario all* indole della cbiesa primitiva , ed a
tutto cio cbe si e fino ad ora veduto nelle catacombe.
Ma vi ha , se permesso m’ e il dirlo , in questa ma-
niera di ragionare , piu di una supposizione gratuita,
e qualche inesattezza. Primieramente non e costante,
ch’ esistessero in questo luogo due basi di marmo \
almeno non ye ho io trovala in sul luogo se non una
sola , e il pavimento in musaico e rimasto intatto nel
luogo ove si presume cbe fosse la seconda ; ma accor-
dando ancora che questa seconda abbia esistito . come
io sono disposto ad ammettere , resta tuttavia a pro-
vare ; cbe qui fossevi un portico , una scala , e un
ingresso della catacomba : cose lutte che sono ipote-
ticbe molto , per non dire inverosimili , e che non
possono in ogni caso risultare cbe da un nuovo scavo.
Imperciocche , a mio avviso , nell’ attuale stato dei
)4 *
( i <>8 )
luoghi , non avvi qui che un piccolo oratorio , che
pote andare ornato di due colonne di marmo bianco;
cio che si conviene intieramente alia comune disposi-
zione delie catacombe , e cbe trova piu d’ un’ esempio
in queste medesime de' ss. Marcellino e Pietro. Final-
mente annuendo ancora alia supposizione affatto gra-
tuita , che fosse qui un’ ingresso della catacomba ,
non e guari piu esatto il dire , che questo lusso di
colonne di marmo fosse strana cosa ai cristiani , e
ignola neile loro catacomhe. Egli e cerlo per lo con-
trario , che dopo il periodo delle persecuzicni , nel
tempo che i papi faceyano eseguire nei cimiteri la-
vori di mero ornamento , di che restano molte auten-
ticlie testimonianze neile vite di Anastasio, yi ebbero
esempi di questo uso di marmi per rivestimento di
alcune parti delle catacombe , e precisamente all’ in¬
gresso dei cimiteri ; lo apprendiamo , fra le altre te¬
stimonianze dal passo di un inuo di Prudenzio.
Nec PARIIS contenta aditus obducere SAXIS ,
addidit OMAINDO clara talenta operi.
Cio cbe si osserva nella nostra catacomba mede-
sima , nella quale i gradini della scala onde vi si di-
scende , serbano una parte del loro rivestimento n
marmo , fatto secondo ogni verisimilianza , nell’ epoca
medesima de’ musaici del pavimento. Mi sembra che
queste poche osservazioni y sufficientemente rispondano
( i°9 )
alle obiezioni cbe si e sliraato ricavare da quesla base
di marmo e dai musaici , sIrani , si e affermalo , alia
poverta de' primi secoli della chiesu. Imperciocche
cosiffatte obiezioni cadono di per se slesse , quando
non si ponga nella ipotesi , che tali ornamenti di mar¬
mo e di musaico appartengono , come la maggior parte
de’lavori di tal genere o di qual si voglia altro di de-
corazione , che incontri nelle catacombe , ed un^ eta
prossima , se non contemporanea al secolo di Costan-
tito ; e in questa ipotesi, i fatti sono in tanto accordo
con le testimonianze , che sembra non poter rimaner
il piii piccolo dubbio , menlre nell’idea di un romano
sepolcro , tutto qui si trova in contradizione con la
idea di lavori eseguiti in un’ alta epooa dell’ impero.
Io non ho parlato di una iscrizione Iatina , che
si stima appartenere a questo ipogeo , e secondo la
quale inferior vuolsi , che fosse il sepolcro di un certo
Priamo Liberto d’Erennio Gallo. Gonfesso di non porre
importanza yeruna in tale iscrizione, che sembra re-
cata in questo sito da un luogo piii o meno lontano,
e che , in ogni caso , non fu trovata qui air antico
suo posto , lo che si renderebhe necessario per con-
cludere alcuna cosa con probability ; e che, foss’ella
pur stata ritrovata nel posto e sopra il suolo della ca-
tacomba , avrebbe oltimamente potuto spiegarsi, con
riconoscerla usata dai cristiani stessi , sia per chiu-
dere una delle nicchie sepolcrali , sia per servire di
rivestimento a qualsivoglia altro luogo , come per tanti
( no )
esempi si e trovato nelle catacombe. Io non diro dun-
que cosa alcuna di questa iscrizione , che in verita
non mi sembra un’ elemento della discussione che trat-
tiamo , e d’che altronde , adaltar volendola al nostro
monumento , puo dar luogo a ben molte obiezioni ,
che voi porrete in chiaro meglio che ogni altro. In-
tendo semplicemenle di mostrarvi con un solo esempio
fino a qual punto una certa prevenzione puo alcuna
volta avere influenza sovra uno spirito retto e ben culto,
senza che ei pur ne sospetti. Certainente P antiquario
che ha pubblicato tale iscrizione e ne ha falto uso a
sostegno dell’ opinion sua , ha troppo merito e sapere
per non conoscere quali sono i caratteri ai quali si
distingue una iscrizione dell* alto impero e di una ec-
cellente epoca ; e quando parla della buona forma
delle lettere , e delV antica ortografia , puo riposarsi
sopra la sua esperienza e sopra i suoi lumi. Tuttavolta
fermandosi a giudicare del tenor stesso della iscrizione,
quale egli la stampa , io ne trarrei una idea al tutto
diversa. II caso medesimo che qui si tratta di un
liberto chiamato Priamo , e di un’ altro liberto chia-
mato AEpolus , indica una epoca delP impero , nella
quale abbondano cosiffatti nomi di Iiberti e di servi ,
tolti alia greca nomenclatura e vestiti di romana forma;
epoca che e certamente lontana assai dalli tempi re-
pubblicani. Osservate , nel resto , che io inchino
qui alia opinion delP autore , che il norae AEPOLVS,
sia scritto nel marmo , in un modo antico in vece di
( >11 )
AEPOLYS , di che siegue clieilnome AEPVLYS , o
AEPOLYS , sia per lui la forma romana della greca
voce AIII0A02 ; ma in tal caso non vi sarebbe stata
ragione per trasformare il greco nome AIII0A02 in
AEPYLYS , atteso che nell’ anlica ortogralia latina ,
che tant’ uso faceva dell’ 0 in figura di V , egli e
precisamente il contrario che avrebbe avuto luogo.
Non e in Roma ove esistono le iscrizioni del sepclcro
degli Scipioni e tanti altri monumenti della paleografia
latina , che e necessario di citare esempi dell’ uso
dell’ 0 per V , e non e tampoco di un romano anti-
quario , che io mi permettero credere , ch’ egli abbia
potato confondere 1’ uso degli etruschi , che rimpiazza-
vano 1’ 0 dei nomi greci con 1’ V del loro alfabelo ,
con la pratica dei romani, che per lo contrario espri-
mevano in numero cosi grande di casi 1’ Y della pro¬
pria loro lingua con il mezzo di un 0. Questa non e
dunque in persona di antiquario tanto letterato ed
istruito, che una distrazione senza consegueuza , ed e,
ancora nel suo sistema , un’ argomento privo di ogni
valore, del pari che l’ortografia della voce PROXYME,
che si trova nelle iscrizioni di ogni epoca , e che in
verita nulla prova in favore dell’ opinion sua.
Io v’ indrizzo , mio onorevole collega ed amico,
questo picciol numero di osservazioni, scritte a correr
di penna , senza la piu piccola pretensione , salvo
quella di esservi aggradevole , e per fame quell’ uso
che vi parra conveniente. Se voi le conserverete fra
(
( >12 )
Ic YOstre mani , esse vi rimarrano come testimonianza
della vecchia amicizia che ci unisce. Se voi la pubbli-
cate in appendice alia memoria che voi preparate so-
pra la catacomba della via labicana , e che redatta coil
la cura che voi potete porvi e tutto 1’ agio del quale
godele , non puo mancare d’ esser degna del saper vo-
slro , e della vostra riputazione , i vostri lettori mi
accorderanno senza dubio all’ ombra del vostro nome ,
un poco di quella indulgenza di cui abbisogno piu.
che mai fosse , per un lavoro al tutto improvisato ,
come qnesto e. In ogni caso io ho soddisfatlo al mio
debito e deferito al vostro desiderio , cio e avere assai
bene addoperati gli ultimi momenti del mio soggiorno
in Roma , perche io abbia a felicitarmene, massima-
mente se Yoi non vi trovate cosa della quale non siate
contento.
Vostro al tutto divoto coltega ed arnica
Raoul - Rocuette
( n3 )
/iMr APPEiVDICE
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Num.° III.
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// sepolcro di Priamo Liberto presso la via Labicana
nel fondo oggi Delgrande da alcuni creduto
un tratto di calacombe .
, cretenses sacrum.
Nella vigna de’ signori Francesco , e Natale Del¬
grande al terzo miglio a sinistra sulla via Labicana ,
si vede oggi in parte sgoinbro un sotterraneo , antica
fabbrica mortuaria , sulla quale avendo io materiali
da potere emettere considerazioni d’ alcun peso , e
veggendo 1’ opinione pubblica deviata dal vero , credo
di mia convenienza lo scriverne. II monumento e d'al-
cun interesse , vi voleva perd la sraania de’tempi no-
slri , che magnifica le minime cose , onde presen-
tarlo alia colta Citta nostra , siccome oggetto d’ am-
mirazione, aggiungo, che se d’ora in poi tale ipogeo
avra dotte visite , e sara materia a discussioni , e
scavi verra cio in buona parte dalla inedita iscrizione
che qui consegno , e che ne precisa bene 1’ autore,
la natura , il tempo. II signor cavaliere Visconti il
primo notizio recenlemente il pubblico di questo tro-
yato , e securo di se lancio a piii riprese 1’opinione
ib
/
( 114 )
che vi A debba yedere un tratto ampio , e nobile di
catacombe , ne pare abbia sospettato , che altri possa
divergere dal suo ragionare , io pero cerchero a sta-
bilire in quesla lacinia di scritto , che il monumento
in quistione e un sepolcro romano, ne servi mai ad uso
cemeteriale ; secondo , che quasi certamente appar-
tenne ad un Priamo Liberto , e fu inoltre contiguo
al sepolcro , che per me qui dapprima si acceiina
d’ Erennio Gallo.
A maggior chiarezza do una brevissima } e fedele
descrizione del monumento. Assai prossimo alia via,
e sopra una linea perpendicolare a questa e un am-
bulacro retto , che ha piu diramazioni laterali corri-
spondenti due a due , e in parte ancora ripiene di
terra ; alcuna di tali diramazioni in luogo d’archivolto
ha una trabeazione reltilinea : negli spazi tra dette
diramazioni sono loculi a rieevere cadaveri , la volta
e ben conservata, 1’ ambulacro si dilata a ponente in
un quadrilungo breve , e le estremita di quello pog-
giano in alto per mezzo di due commode scale late-
rizie. La scala di levante ha gradi , qnindi un lungo
piano inclinato , poi ancora dei gradi, l’altra di po-
nenle e tutta ostrulta e piu larga ; un corpo quadrato
laterizio a piu conlignazioni adornava , e s’aggiunge
alia scala di levante: nell’ interno un musaico tutlo
bianco forma il piano , se non che in corrispondenza
dei vani laterali suddetti spiega dei riquadri in duro,
e a colori con meandri , fiori , e alcun volatile. Gli
siucchi die velano tutte le interne pareti si serban
solidi, e furono accuratamente condotti : due basi an-
tiche di marrao bianco al basso della scala di ponente
ancora al loro posto esiggono, che vi si ammetta pur
due colonne di marrao. La proporzione della pianta
all’alzato e come dorica , di buono stile, ed effetto,
senza essere quello soverchiamente sfilato. Tutto l’e-
dificio fu come di getto pratticato alia stessa epoca ,
e serabra del primo secolo deli’ impero : niun grafito,
o dipinto sia di nomi , sia d’ emblemi , od imagini
di ragione cristiana: non v’ e ritratta la croce, non
poggetti pel vaso dell’ acqua sanla , non forelli late-
rali , o curvi ferri nel volto pei lurai; fin qui niuno
indizio di cappella. Le considerazioni , che potrebbero
far credere, esser questo un tratto di catacombe son
cos! tenui, che si doveva almeno asserirlo con qual-
che cautela , senza moverne Iieto un romore eliraero;
e primo quanto alia pianta del monumento non per-
cio ch’ essa si discosta dalle usate piante di sepolcri
profani latini, si doveva concludere , che sia lavoro
cristiano , poiche e il sepolcro degli Scipioni , col
quale il nostro deve entrare in parallelo ha pure una
una pianta singolare , e i sepolcri Ceretani antichissimi
nuovamenle messi in luce ban qualche analogia col
nostro pei ripetuti vani lateral! corrispondenti al tratto
medio : inollre la supposla croce ritratta in uno de
Musaici del piano non ha fondamento alcuno , poiche
ne la croce pote da cristiani essere efligiata nel suolo,
( >'6 )
dove forzalamente , e indecentemente sarebbe stata
conculcata , e di croci condotle in terra non bo Ietto
eserapio nelle tante catacombe che si conoscono , e
vi si trovano coslantemente per verita , ma in tutti
altri luoghi che nel Pavimento , e Y abbaglio nacque
da cib che si considero come croce la parte tratteg-
giata a scuro dei fioroni , o cose siflatte : la colomba
poi che egli dice rilratta in uno dei quadrati scevra
d’ altre caratteristiche e simbolo non piu cristiano che
pagano, e viceversa ; benche meglio si dehba quivi
tenere per lull’ altro volatile. E ad escludere del tutto,
percio che a me ne sembra la nomenclatura del si¬
gnor cavaliere vengo a loccare le ragioni , che vo-
gliono profano V ipogeo , e la fabbrica integrale su-
periore. Nelle catacombe , quando pure s’ inconlrano
delle colonne , cio che di rado avviene , adornano
quelle le piu angusle parti del luogo , cioe le cappelle;
vengono addimandate dalla ampiezza del vano , e
giammai sono di marmo ; mentre al contrario quivi
le colonne furono al primo adito, certamente di mar^
mo , poiche tali son le hasi , del tutto soverchie e
solo di lusso. E dove il principale scopo de’ persegui-
tati cristiani fu per lunga pezza ridursi nelle cata¬
combe , e ivi esercitare il nostro culto puramenle, e
sinceri , onde sottrarsi alle investigazioni della intol-
lerante autorita , sarebbe stata veramente incongrua
una arenaria fcrnila di due commode scale che me-
nano alia luce in tan la vicinanza fra desse. Inoltre
( "7 )
siccome un edificio munisce come dicemmo 1* alto
della scala di ievante , io congetluro che una simile
coslruzione alia estremita superiore delfaltra sia oggi
mascbera'a dalla casa colonica , e si vede di fatto per
le vigne di Roma posare sovente dette case sopra re-
sli di fabbriche specialmente sepolcrali perche sulle
vie , ne si sa ( anche a voler favorire Topinione del
signor Visconti ) come meltere d’ accordo edifici di
buono stile , elevati di molto sopra terra , certamente
non sacri, che abbian poi a doversi avere come spet-
tanti a prossime catacombe , sapendosi con certezza
cbe queste non ammisero fabbricati esterni , se non
se sacri, e di piu considerevole vastita , e non prima
di Costantino. E quanto ai loculi pei cadaveri, nell’ipo-
geo Delgrande sono quei cbe vidi gia , con propor-
zioue arcuati , non gia numerosi ma limitatissimi ,
artefalti contemporaneamente al sepolcro , e non suc-
cessivamente ad intervalli come nelle catacombe , in
fine cosi accurati come nei migliori colombari latini.
E quanto al pavimento messo a buon musaico non si
e tale prattica giammai osservata negli innumerevoli
vani di catacombe fin qui rintracciati , e cotesto lusso,
e in generale ogni cura di lusso fii schivala da quei
primi nostri: e poicbe 1’ edificio, e il sotlerraneo sono
dei migliori tempi dell’ impero , sovvengliiamoci die
in allora i cristiani furono non gran fatto ricchi , e
ben lungi dalf avere calma , e autorita. Nulla prova
contro me , cbe vi sian presso realmente le catacombe,
**
( "8 5
poicbe dove la natura del suolo lo permette tutte Ie
yigne romane , e terre contermine ne sono irregolar-
inenle minate , e inoltre per di sopra nascondono se~
misepolte ricche ville , e sepolcri romani in copia
ne mi grava cbe vi sian loculi dove s’acconcio cada-
veri esclusivamente da ossuari, urnette, vasi ec. poi-
elie introdotto nella repubblica 1’ uso di bruciare i
morti , non percio varie famiglie desisteltero dall’an^
tica coslumanza , e in generale cbe si potesse allora
o bruciarli , o fidarli inlalti alia terra si vede da’ se¬
polcri profani , cbe moslrano nella stessa cella i due
modi di seppellire : cost nel colombario dei Liberli
di Livia , cosi nel vago sepolcro Campana a porta
Latina. E si legge nell’ edilto perpeluo redalto da
Salvio Giuliano imperante Adriano ^ si homo mortuus,
ossave, hominis morlui » e i giureconsulti prima ,
e poi adoprarono la stessa doppia frase nel digesto ai
tiloli dc religiosis , e de sepulcbro violato. Par dun-
que cbe il bruciare ne’ tempi dell’ alto Impero fosse
costume anzi cbe legge , e il modo opposto non si
limilo gia a pocbissime genii , ma fu tenuto varia- ;
mente da vari secondo le origini delle famiglie, le re-
ligioni domesticbe , i mezzi pecuniari ec. avvalorano
il fin qui deito le osservazioni qui appresso. L’asse
dell’ ipogeo va perpcndicolare alia via Labicana , in
conseguenza fu delineato ragionatamente , e in buoir
tempi , e si Yede inoltre cbe la fabrica esterna posa
( H9 )
a squadra e colla via stessa , e col defto solterraneo :
di piu come dai latini si coordinavano le linee dei
Tempi ai cardini celesti , e questo s’ osservava pur
uell’ agricoltura , e negli accampamenli , egli e ben
probabile , che cio non si dispregiasse nella fabrica-
zione dei sepolcri , ove pur si faceya libazioni , e
preci : e il nostro monumento che corre da ponente
a Ievanle accusa una tale diligenza , cbe non pote
essere dei cristiani , i quali lolte le basiliche , cbe
piu tardi squadrarono a questo modo , fnrono per al-
tro nelle calacombe in parte necessariamente indiffe-
renti a cotesto : e viene all’ animo inline che i sepol¬
cri profani sono spesso abbelliti da musaici. Cesso di
dire a questo riguardo per non essere in cosa rnani-
festissima soverchio , e passo a provare , che quasi
certamente appartenne a Priamo Liberto d’ Erennio
Gallo. E si avverta che questa seconda parte del ra-
gionamento del tutto , o in parte stabilita , giova pur
per se P opinione mia , poiche se ii monumento fu
originariamente profano ne siegue inollre , che cri¬
stiani a qualunque evento non se ne servirono, avendo
a schiTo contalto di idolatri comunque si fosse.
L’ iscrizione che siegue , e cbe ne da V autore
del sepolcro , e assai notizie addizionali proviene dalla
stessa vigna , fu donata nel marzo 1 836 dai lodati
signori Delgrande gentili persone , e colte al signor
professore Emiliano Sarti, formava il piano d’ uno dei
( «20 )
parapelti della yasca attigua al pozzo , e fa oggi parte
delie scelte epigrafe propriela del medesimo , e in tra-
yertino , inedita } e di questo tenore.
\ • * * j, 4 . f . t . • ; ’ . ! , .. ;
LOGVS • ADllIBVtus
IN * PERPET • PRIAMO
EX • YOLYNTATE • HEREnnii
GALLI * PATRONI * A
M • LOLLIO • ET • FVFICIO
MAGIANO * ET • AB • AEPVLO
CONLIB • PROXYME . MONV
MENTVM • GALLI
IN * FR • P • XX
IN * AG • P • GXXV
Non m’accingo alia illustrazione piena del Cippo,
perche il possessore e valente come in assai allri rami
di sapere , cosi principalraente in Epigrafia , e per-
che il fine di questo scritto non Y esigge ; la trattero
dunque solo per quel canto , cbe rischiara la pre¬
sente discussione. E in prima si tenga conto e della
cerlissima provenienza della pietra dalla stessa vigna,
e delle misure non comuni del monumento riferito
nella epigrafe , e de’ buoni caratteri , anlica orto-
grafia , e materia del cippo corrispondenti all’ epoca
del sepolcro : iuoltre si rifletta , cbe il sotterraneo e
fabricato aderente considerate le misure dell’ambula-
cro , delle due scale , e del corpo esterno di leyante
%
( 121 )
non pud mancare d’ avere presso a poco V enunciata
lunghezza di 12 !) piedi , che corrispondono a palmi
170 circa : clie se le misure dell’ ipogeo s’ allonta-
nano alquanto dalle accennate misure del cippo, cio
non puo influire gran fatto , per quello , che all’uopo
da me si ragionera ; e si avra 1 * opportuna rettiOca-
zione di questo nelle misure del luogo fabricato so-
prapposto alia tufa in parte visibile in parte onnina-
mente da rintracciarsi. A voler essere di buona fede
si concedera pertanto , che sia di tutta verisimiglian-
za , cbe 1* Epigrafe appartenga al delto sepolcro : ed
a parte dunque i risultati dei scavi locali , che po-
trebbero fornir prove da riconoscervi non il monu-
mento del ricordato liberto , sibbene quello stesso
d’ Erennio Gallo ( nel solo caso che pur questo sia
di stretta fronte , e considerevole lunghezza ) come
oggi si presentan le cose e intanto da concludere senza
iema d’ imprudenza , che sia quivi stato sepolto un
Priamo Liberto. L’ iscrizione ha questo significato cioe
che M. Lollio , Fuficio Magiano, ed Epulo colliberli
colF autorita d’ Erennio Gallo patrono cedono a per-
petuila il luogo a sepolcro , che si estende per 20 e
12 b piedi a Priamo , e s’aggiunge che detto luogo
ceduto e attiguo al monnmento di Gallo. La famiglia
Erennia nobile , e prisca s’onoro poi nel III. secolo
per un imperatore che fu Q. Erennio Etrusco Decio.
L’ ortografia del nome AEPYLYS e della voce PRO-
XVME ricordano ottimo tempo , esseudosi posterior-
\
( 122 )
mente il primo , scritto cosi AEPOLVS : e pure sin-
golare la frase della cessione del luogo , e pare diver-
sifichi da una donazioue ; le omissioni di nomi, pre-
nomi , e cognomi qua ela hanno esempli pur nelle
lapidi di buon tempo , e specialmente nei cippi ter-
minali ; e da desiderarsi che si scan in questo fondo,
onde appurar meglio il vero , e rinvenire inoltre il
monumento di Erennio Gallo , dove se non sia espi-
lato s’ avra titoli assai d’ illustri uomini. Piacemi oltre
modo di poter qui aggiungere , che conviene piena-
mente nella mia opinione il canonico don Giuseppe
Settele Professore di antichita cristiane al seminario
romano , e deputato alia custodia delle sacre reliquie,
persona di gravissima autorita specialmente in siffatte
materie, il quale avendo visitato la supposta catacomba
dopo raaturo esame vi ha riconosciuto un sepolcro
gentilesco. Appresso quanto ho qui discorso ne sem-
bra ben ragionevole il credere che V ipogeo , e an-
nesso edificio della vigna Delgrande non sia altri^
menti un tratto di catacombe t sibbene il sepolcro di
Priamo liberto.
A Melchiade Fossati
/
/
( 123 )
APPENDICE
Num.° IV.
Lettera dei signori Tommaso e Natale fratelli
Delgrande al cavaliere P. E. Visconti , com-
missario delle antichild , segretario perpetuo
della pontificia accademiaromana di Archeologia.
Signor cavaliere
Casa li 27 agosto 1838.
Con gentile foglio dei 22 corrente ci manifesta
il suo desiderio di conoscere la provenienza di quel
cippo di travertino coll’ iscrizione che comincia
LOCVS • ADTRIB . . .
IN • PERPET • PRIAMO ec.
del quale tiene proposito il signor Melchiade Fossati
in un suo scritto di recente pubblicato colle stampe
portante il titolo » Il sepolcro di Priamo Liberto ec.
Corrispondiamo ben volentieri a questo suo invito
assicurandola per la verita , e sul nostro onore , che
ial cippo di travertino trovavasi murato e faceva parte
del piano di uno dei parapetti della vasca attigua al
\
( 124 )
pozzo della nostra vigna q>osta sulla via Labicana al
terzo miglio , da dove fu rimosso per donarlo al cli.
professore signor Emiliano Sarti. Donde esso provenga
e da qual epoca resti in tal vigna , e cio che noi non
possiarao precisare , atteso che per la riparazione de’
recchi fabbricati , e per la costruzione de’ nuovi , fatti
si dal nostro genitore , che da noi stessi , sonosi presi
in diverse epoche materiali di tavolozza , travertini ,
e peperini , in pin luoghi e tenute anche lontane.
Quello poi che positivamente possiarao assicurare ,
e che nello sgombro del tratto nobile di catacombe ,
falto da noi eseguire in detta vigna , tanto nel rudere,
che inette nella scala a levante delle catacombe mede-
sirae e sue adjacenze , non si e trovata , una tale , ne
altra iscrizione ; Siccome dichiarararao prima all’ Emo
signor cardinale Gainerlengo di S. R. C. , e poi al
Santo Padre , allorquando si degnarono discendere in
ial solterraneo.
Profitliamo di quests occasione per avere il pre-
gio di confermarci con ossequiosa e distintissima per-
felta stima
Di lei signor cavaliere pregiatissirao
Demi Obblmi servitori
ToMMASSO E NATA.LE FftATELLI DeLGRANDE
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DI UN TRATTO DELLE CATACOMBE DEI SS. PIETRO.E MARCEL.LIN 5
Scoperto nel Mese di Luglio i838-
NELLA VIGNA DEI SIGNORI DEL GRANDE
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NELLA VIGNA DEL CONTE LOZANO ARGOLI
DISSERT AZIOIVE
DEL SOCIO ORDTNARIO
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LETTA NELL’ADUNANZA TENUTA
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INfon molto discosto dalla porta viminale , cbiarissi-
mi e onorandi collegia , e rimpetlo quasi alle vesti-
gie del campo de’pretoriani, in un podere del conte
Lozano Argoli, e stata non ha guari rinvenuta una lom-
ba , il discorrere della quale tra per V interezza sua,
e per le arche non punlo guasle che yi stanno rin-
cliiuse , non meno che per le storie in quelle effigia-
te , slimo non debba riuseirvi disgradito; quantunque
reputi debole il parlar mio, e poco atto ad inlraltenere
un consesso cotanto ragguardevole. Ma se vorrele pre¬
stare benigno favore all’ intendimento mio , cbe e
quello di darrene contezza , onde poi da voi colle
vostre investigazioni sia posto in chiara luce quanto
verra da me leggermente adombralo ; e se mi vorrete
compartire 1’ usala voslra amoreyolezza , mi darete
animo a narrarvi , cbe lavorandosi la terra nella pre-
fata vigna in prossimita della siepe apparirono alquanli
massi di travertino,clie in sull’ orlo esterno avevan fog-
gia di cornice , e cbe dal collocamento loro sembra-
vano non essere sciolti. Il cbe dato avendo eccitamen-
to a purgarli della terra , fu ben tosto disotterralo un
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monumenlo, edificalo tutto di pielra di Tivoli nell’ester-
no; e di forma quadra. Tav. I. lett. A. Cosi nella cima,
come a pie ne’suoi quatlro canti, e cinto da una cornice;
ma la modanatura di quella che sta nell’alto e piu ricca
di lisle ed lia piu sporto dell’allra clie lo adorna nel
basso , la quale 6 di una cerla accomodata allezza ,
e puo dirsi piultosto una base che abbia un poco di
goletta e qualche lista. L’ allezza dell' edilizio dalla ba¬
se alia cimasa e di circa palmi venti, e la lunghezza
per ogni lato e pressoche di trenla: cosicche il lungo ol-
trepassa di un terzo la misura dell’ alio. E con queslo
1’ architetto gli ha dato un’ assai gradevole apparenza,
che rilevasi anclie piu dalla semplicita delle forme.
In sull'alto, sopra la cimasa, rimangono le vestigie sic-
come di un grado di Iravertino , il quale o dee ripu-
larsi I’ avanzo di un attico , ovvero quello del primo
dei gradi , che al di sopra del sepolcro si elevassero,
ristringendosi sempre alia guisa di una piramide. Seb-
bene io mi sia messo nell’anirao di discorrere di quello
solo , che del inonumento e rimaslo , lasciando al-
Irui il carico di ricercare cio che per correre di tem¬
po , o per avidila di preda e andato sinarrito , pure
sarei d’ avviso che dal vestigio argomentare si doves-
se che non un attico , ma una piramide Ironcala e
formula da vari scaglioni, soprastesse a quel dado che
ora si vede , e che e la figura assegnala al sepol¬
cro. Irnperocche ponendo mente a quanto il professore
Francesco Orioli nella dissertazione sugli edifizi sepol-
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crali dell’Etruria ( 1 ), e il nostro dotto collega signor
cavaliere Luigi Canina nella sua Cere antica ( 2 ) lianno
discorso suite tombe degli etruschi , scorgerassi clie
in moltissime di queste, ed in ispezialta nelle piii ri-
guardevoli , s’ ergesse un tumulo o una piramide. II
qual coprimento narrasi pure da Pausania che fosse
usato pel sepolcro di Auge , e da Erodoto (3) per quello
di Alialte padre di Creso. E in tale raio divisamento
puo servirmi anche di prova il sepolcro ordinato da
Artemisia a Mausolo re della Caria, sopra del quale s’in-
nalzava una piramide di gradi alia guisa di quelle di
Egitto. Talche se leggasi in cio Plinio (4), e le dichiara-
zioni fatte dall’ Aulisio (3) alia sua narrazione del mau-
soleo , non parra strano che su di un edifizio sepolcrale
di forma quadra si spiccassero tanti gradi qaanti fossero
di mestieri a comporvi un quadrato,che levandosi in alto
s’andasse stringendo piramidalmente per modo che l’edi-
fizio stesso gli servisse di base. Qualunque poi esser si vo-
( 1 ) Questa dissertazione e posta nella raccolta de’ monu-
menti etruschi deiringhirarai.
( 2 ) Tav. V e VII.
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