Digitized by the Internet Archive in 2011 with funding from Research Library, The Getty Research Institute http://www.archive.org/details/leoriginidipadouOOpign n Pàdoua appi-eiTo Pietro PaoJo Togzj . M * x) e . x:?cv« LE ORIGINI DI PADOVA SCRITTE DA LORENZO PIGNORIA Nelle quali fi difcorre dell' Antichità , de- grhabitatorijdelle memorie illuftri della Città & della prouincia tiitta-^. ALL'I LLV STRI ss. ET REVERENDISS- SJg. mio Padrone Colendils. ilSig. SCIPIONE COBELLVZZI CAKD. DI SANTA SVSANNA BIB LIOTHECARIO A P O S TO L 1 C O; &c. ■=^^^^*l^ Origini de Votoli ^ delle Citta ,}M> Ululi ri fs. ^ Keuerendìfs. Signore ' ^> fono copi tanto venerabile , ^ poco f/^A meno, duo non dijjifacra,che ti pri- mo ^ pia antico ^ molto Canto Scrittore che h abbi amo , eh' è fenXa dubbio QyPIoises nonfiplegno di regtjìrarne bonapar- te in quel Libro ^ chejfò compofe delle ay^Iemorte del Alondo primieramente creato . Me bajiò quejio tan- to, perche Efdra ò chi che fi a ^ che di sì e fé quel raccon- to, che ha riceuuto il titolo dalle co fé tralafciate, volle ancor efo toccarne la parte fua . AnT^ che gì Autori che dopò lungo fpatio di tempo applicarono l' animo £5* la penna a de fcr iuere fuccejfi notabili , feguitarono il medefimo istituto ifi come fi vede in Herodoto tlpa^ dre della Hif or ia greca , ^ in Thucidide noumeno tlluHre per i fuoi fritti , che per l'antica nobiltà del fuo chiaro lignaggio . Et Catone (per venire à i no- stri) quel grande ^ Senatore ^e^t Capitano.i^ Dici'- -tore ne fcriffe già fette Libri , né frammenti de' quali rilu^ 3 'riluce tanta notiti a delle (tAntichtta It aliane ^ch e non è cuore generojò^che non arda dtfdegno^ che alla malt^ gnità & ingordigia del tempo Jia fiato lecito di logra- re così lodcuoU , e gioueuoli fatiche . T^rogo Ponrpeo ancor d:, che in (quaranta ^ pia njolumidiflefe la ferie dell' Hi ff Oria vriiuerfale, pochi Libri die de fuori ^ che non contenejfero le Origini di quefla ò quella Nat io- ne . C^ così hanno fatto quaf tutti ipiu fenfati Scrit- tori, permettere inanZji agl'occhi di chi legge uà bona parte degVintereffi £^ delle dipendenz^e, che fono le oc- culte catene , che legano e fciogliono tutti i negotij del Q^Pkfondo . Et Dio'volejfe ^ che i nostri moderni tefp~ tori d'HiBorie.fcome hanno tralignato dalla maejìà dello pie ^ dalle propriet à nobili de gì' Hi siorici de' Ce coli andati :, così non hauefero ancora trafandata ^ue^a proftteuole ^ degna cognitione ,per careHia della quale i Lettori "vanno bene fpejjo al buio nellc^ pik chiare (^ più frefche memorie de nojìri tempi . Hora le Origini della mia T^atria y che fono ftatc^ molto illufiri ne tempi adietro y ^ che fnà quejì'ho^ ranon ha?mo ritrouato chi le ha bbia fecondo il mento loro digerite ^ ^nite, "vengo io à porgere a V. S. Il- luftrifs. ^ Keuerendifs. più ricco di bona "volontà y che fornito di for^e atte afoftenerefmile imprefa . &' le porto inan^iàleicon molta ragione . primiera- mente perche delle antichità d'Italia efa tiene nott- tia tanto fngolare yche il diligenti ffmo Filippo Cluue- no rio già motto fi marauìgtiò , cì:e in cotejìa amVieTXd di fortuna grande ^et di mento molto maggiore regnaf Jèrojìudijji degni (f notitie così accurate delle Anti- chità Italiane . ^oi perche era ben tempo y che io dopò dodici anni , che fono Jcorfi dall' hauerle io dedicato il mio Libro de Semi , facefji^jedere à V. S. Tllmirifs. qualche altro Segno di quel riuerente affetto y eh' e fempre "vijfuto in me frefco (jf 'vigor ofo njerfo il fuo. Aoriofiffimo nome, che fé farà gradito j come ^voglio, andare fpér andò y chi sa che non habbia anche f or tun toccandolo col lembo dimeno della fua fiera C^ ben meritata poi'pora j, che ne riceuera ejfo e calore (f applaufe alprefente apprej fgl'homini di bongufto y &' apprejfo a posteri e njtta ed immortalità, fa punto con queflo bon augurio , ^ a V, S. IlluBrifs. &^euerendtfs, humilijfimamentc inchinandomi , defidero il colmo d'ogni contentez^^ z^a. DiPadouaildì 2 o . A gonfio di gloria vana&d'ambitionc puerile haueffe teffuto vn Catalogo di quelli autor i,da* quali haueua prefo le fue narrationi. Et con tutto ciò è talmente introdotto fra Letterati quello coftume 5 che pochi. Libri hcggidl fi vexlono vfcire ih luce fènz:i> quefte infilruure^ Io però nominarò qui ibtco alcuni Autori y non perche io habbia prefo da effi alcuna cofa^ nello feri uere quefte mieOrigini , che appunto profeflQ di non hauer prefo da edì cofa alcuna 5 ma perche ftii> cauto &auuertitoil Lettore 5 nònvedendoH citati diL me, a non credere à gitoli falfi , che hanno ingannato non {blamente homini poco pratichi deirantichità 5 & degli fìlli 5 ma eruditi ancora che ftia in con- A tra- IO Le Origini di Padoua erario, con la mi dura però di molt^ fauole, che per ordinario ac- compagnano i racconti molto antichi . Diodoro Sicolo, & Apol- lodoro^ nclfe loro Bibliotedhfe lo hanno lafciato fclltto, & F^Icft- tpin pa^loiiccettò;, co'l qijak, &co'fopradetyC:kninan^.Giii^ miioHmorfco, Virgilio ,51116^ Italico ^'Claudio mamertinò'Ó- ratorc / & altri . ^t vcrameiiite le ricdiezze dì qi^*, tempi erano gl'armenti cotiic fcridoi^o Gi&ftlno^ Y^^'P"^* &{,COliJlmel la . Ma, che diremo della.opinione degl'Africani ^ racconta Salluftio nel- la fua Hiftoria della guerra di Giugurthai& lo cauò da lui Ifido- ro, nel Lib. IX. delle Oi^gini^j^Che HercMp morì in Ifpagnaj^ che'l fuo E/Tercito comporto di varie nationi h diliufe qua, & la. & que- llo dice Salluftio , d'hauerlo canato da* Libri Punici , che furono delUe Hiempfale . Quefta opinione io non.sò4*haùerla vedfitSt in altri 5 ne pregiudica però alla venuta degl'Euganei in quefli paefì, che è veriiìmileache i Greci del fuo Esercito tfraffero d que- fta volta, tocchi dal defiderio della Patria lott? . Ma la commune opinione è, come habbiamo cktto, che Hercole foikdi ritomo» Et quak/he a^rgomento di ciò in -quefto noftro P-acfè pofTono ef- fere due particolari . il primo è l'Oracolo di Gerion^ , ch'era vici- no à Padoua, & forfè in quefte noftre Collinejpoco lontano dalla fonte di Abano, che perteftimonianzadi Diodoro Sicolonel Lib. IV. in Sicilia Hercole , appreffo i Leoqtini drizzò vn tempio a Gerione ancor'effo . Et fi come à Bauli.^id in Campagna die;- dero il nome i Buoi dell'armento di Gerione^ ^ Huc Deus Alcides H^buLinda, armenti coegit Bruta Geryonis de Lire ter gemini. Iride recem Atos corrupta Boaulia Baubs NunCHpAt occulta nomi ni s indie io.) come fcriuono Simmaco nel Lib. I. -delle fue Epiftole , & Seruìo nel VI. deirEneidej chi ci vieterà 3 che non congetturiamo ancor noi 3 che Torreglia in quefti noftri monti non voglia dire Tauriiia latinamente^ perche Hercoleco'fuoiTori'vi fi foffe fermato? Ec à chi ha qualche peritia de' coftumi dell' Antichità^ non parerà co- 5Ì ftrana quefta noftra congettura, che racconta pure Paufania di- ligcntiflìmo Scrittorca che in Pilo Patria di Neftore fi moftraua già \na fpcloncaj nella quale fi diccua clfere ftata la ftalla de* buoi di Keftore>& più anticamente di Nelco. vedafi al tutto il luogOjch'è ad finire del Libro quarto ^ doue fi vederanno alcune offeruatio- ni di jLorèn2o Pignorai 1 1 ni tutte à proposto nofìro • da queft i Euganei > per il lungo loro pofTeiToj prefcro il nome quefti noftri paefi. te/Iute EuganeaCi leg- ge in Silio Italico , ècEugafjeisms.nt\\r\zdt(ivnQm Euganeos kctis ìcrifTe Martiak, & EugancAs montibu s orieb art - tur, pàulumpér oìHa aduerfajubueófus ó'c. Il dominio degrEuganci in poche parole lo efprefte mirabilmente il noftro LiuioVf*^ i^t^f' mare alpe^i incolebAnt , dando loro per confini da vna parte le Al^ pi, dall'altra il mare .^ Etdiquefìo parlaremo più à baffo più di£. fufamente ancora ^ nel capo XIII. In qucfto fpatio di paefe tren- taquattro groffe Terre annouerò g'à Catone, come fcriue Plinio , nel Libro terzo , à capi venti, ilqualeàdicinoueflimentìoaedi Verona, come di fattura degl'Euganei. Et nel detto capitolo ventefimo va contando per Euganei i Triumpilini, che fono forfè quelli di A^alTrompia ,* iCamuni forfè di Val Camonica i i Le- ponti), dei Salàflì,& gi'habitatori dell'Alpi Graie, Ma Pierio Va- leriapo, in certi fuoi ragionamenti delle Antichità di Belluno,vfci ti in luce nouamente per l'accurata diligenza di Monfignor Luigi Lollino VefcGUO di Bdluno homo erudidffimo j tiene che gl'Eu- ganei fabricaffero Mantoua , Verona , Vicenza, Buffano, Treuigf, Feltre, & molte Terre nel Bellunefe. Il Pierio fìi homo molto dot to , & al fuo dire io per me non negherei kdcjic adduceffe alcuna teftimonianza di Autori antichi intorno ciò . Hora gl'Euganei fino alla venuta d'Antenore furono in pacifico poffcffo di quefte contrade, & alla venuta di Antcnore,cedeRdo alla forza,fi ritira- rono com'è verifimile fra terra, ali'insù . Il Pierio dice, che molti occuparono le Valli del Vicentino, che altri fi riduffcro fopra Baf- fano,che bona parte fi rifì:rinfe intorno à Feltre, e Bel'uno, che al- cuni penetrarono più su verfo la Carinthia, & rAuflria.& raccon- ta il medefimo Autorc,che Vrbano fuo Zio, homo intendente mol- to della hngua Greca,hauendo fcorfe quelle Alpi^haucua cfferua- tc molte voci Homeriche appreffo le donnicciuoJc di quel paefe, &fipoffono vedere appreflo di lui. Et dagl'Euganei deriuano alcuni nel Padouano Brufegana , erme fé volcflc dire vrbs Euga- neai molti Val Sugana, che alcuni vogliono fia l'antico A ufugo • ■ ^ Al d'Au- 1% Le Origini di Padòua d'Antonino , che ail'accuratiilimo Cluuerio è Afiago , il Pieno mcdcfìnio Agonia vicina alle fontane del fiume Pkiuei ma quefte fono cofe da affermarfi con la penna molto fofpefa , per le fpefle tenebre , che d'intorno vi ha fparfo il tempo diftruggitore dello antiche memorie . Ma innanzi agl'Euganei chi vorremo noi che habitafifcro quefti paefi ? io per me direi , che fofTero flati Pè- lafgf, che per teftimonio di Dionifio Halicarnafleojvicino ad vna bocca del Pò chiamata Spineto prefero terra, & fabricarono Spi- na ricca y & nobile Città come fcriuc Strabone nel V. Libro . Et quefti ò Tirrheni, ò Pelafgi, (che TAntichità ha confufe tuKc que- lie notitie molto ftranamente ) s'impadronirono già di gran parte d'Italia^ alla quale diedero anco il nome di Tirrhenia, come kriue Dionifio3.rf '\ .-►., .„ri bar^nA' S baro di Eufebio , & Afii^ ;>iiuo:.iii. canospublicato .V;yiui • ?[ : mv ,: dalloScali- _■..-. m v' gero. j CJF, II, di Lorenzo Pignoria. l 1 3 'CAT, IL Numre del già Sig.Fice/jzà Cp/i^tarim . 7%wa nella Patri/L^. VAlorofodi mano, non commeffe mancamento contro la Fdtria.perchc^ chiamato vecchio da Ouidioja prouincia di Venetiaftt vna volta chiama ta, G alita . lafantita ^ & le leggi dell' Ho/pitio appreso gl'antichi , Antenore albergo Menelao^ é* yj^JP» contrafegnopofio da* Greci oIIìlj: \ cafa del mede fimo. Virgilio pare di opinione diuerja, ^ Seruio alquan" ANtcnore è tanto conofciuto per quello , che ne hanno la^i fciato fcritto Autori di gran fede , che pare fouerchio il* parlarne . pure , perche così ricerca la noftra inrraprefa^ ne diremo qualche cofa, rimettendoci però all'Antenore, chcha^- ueua con cfatfa diligenza comporto il Sig. Vicenzo Contariniy che fu 3 non è molto, il fiore della eruditione di quefti paelì. fé pé-' rò vorrai chi fono capitatele fatiche di quell'homo (ingoiare y prouedere con tanto d'vtile publico ^ alla memoria di vn fuo ^ & noftro amico ^ morto pure all'hora, quando s'alpcttaua & con ra-' gione> ch'elfo illuftraffe l'Italia con lo fplendore della fua lettera- tura gentile. & per incominciare dalla figura del corpo^ Antenore fàlongo, & grande di ftaturaifottileigagliardoi canuto j con oc- ^hi picciolijdi colore azzurroidi nafo adunco, & bianco di figura, ic di carnagione.per quello , che tocca all'animo, fu ragioneuole, fodo 3 intendente, valorofo. così ci lafciò fcritto Ifaacio Porfiroge- nito 3 ne'fuoi Caratteri , publicati da Giano Rutgerfio politiflìmo Scrittore , nel Lib. V»delk fue Varie Lettioni . In confermatione di che effo cita Darete, & alcuni verfi latini di vn' Autore incerto, «;he io so fìcuramente non effere antico, tutto che publicato da al- tri fotte nome dì Cornelio Nepote , & canonizato per tale da vn Lettore d'Humanità nello ftudio noflro,perfona di molto valore. Et perche in qualche cofa io mi fono Icoftato dalla verfione del Rutgerfio, ho giudicato bene renderne la ragione : non ohe io vo- glia gareggiare con quell'homo grande , ma per moftrare , che mi ^o ftate à cuore quefte mie picciole flitiche, prefc da me più per or: ^^-P-^ 14 Le Origini di Pàdouà imparare , che per infegnare . ma (lira bene à trafcriuere le parole dell'Autore, rapprefentate dal Sig. Rutgerfio A N T H N n P. >titjw?x«AoVp/i', A2t^x9;^JpowfcTJfp©?, «w>>of , «Vi* /wo-9-<*A^o?, che potrebbe facilmente efTere. A*i^*o;:t*^paxTj)poc, io leggo^con mut'atione di vna fòla lettera Atwt»- ;^apa'YT>jpo? inanimito d così fcriuerc dal Sig. Giouanni ThuilióHu» nianifta eccellente,co'l quale còferendo quefto pafro,midifre,ch'e- ra pronto louem Upidem turare^ come ftà nell'antico prouerbio ^ìèvX" O^oc io penfo,che voglia ftare rt/Ao^o^.&lointedo per ragiondàole, aAAo>//*o? io lo muto in g A AoV/^'? Scaìf^fdAii^ mi pare, cheVbglti dire quella fode2za,ch'è propria della Prudenza . fi che anco frellò citeriore fi vedeuano à tralucere le doti deiranimo del noftroHei roc . & intorno la canutezza d'Antenore vna fola cofa mi fa fcru- polo, che io mi ricordo,che il Sig.Viccnzo Contarinihonor.mem; mi diceua di Jnucre oiTeruato in Licofrone la voce àfuLo^-pt^y doue dicono intenderfi ! dal Poeta Antenore , ch'efTo interpreta uà non' hrripilus come la Scaligeroiona ^ crudiupUlus- per coài^dirè 5 cioè vecchio, non canuto^ . • r ** .v;, .n - - .o'| ^ .'jW.-vyiimì^ -10 no'j J ^^u^cruda I)eoajmdiJ(j>/èneStus d\(^Q\\rgì]ìo.m^ii^ cofa noua, che di quefìe cofe fia fcritto diuerfamente.per efempio in materia più importante , & non lontana da quanto habbiamo per le mani, Laocoonte il facerdote di Nettuno nominato da Vir- gilio,' Tzetze ferine, che fu figliuolo di Antenore , & Seruio dice, chehebbe Antiopa permoglic, della quale hebbei duoifamofi figlioli Ethrone,& Melantho . Ma Higino dice, che fu figliolo di Acete, & fratello di Anchife, & che i figlioli furono Antifante, & Timbreo: & di quefte varietà fé né pófibno portare in campò le rni^liaia. Ritorniamo à cafa . Ledoti dellanimo dì Antenore erano PRVDENZA, & ELOCVV'ENZA . di quelli habbiamo veduto poco fa la tefi-imonianza del (opra citato au- tore Gì eco , che dal cognome mofìra tffcre flato della Cafa Vò^'i penale di Coftantinopoli > & perciò (iì molto credito appreffo di^ ine di Lorenzo Pignorià. 15* me . Et la conferma Homeronellll. & nel VII. della Iliade , & Dione Chiifoflomo nella Gradone XI. doue predica Antenore per giuftoj valorofo, & giudiciofo . La E L O QV E NI Z A di lui ,iu':celifioclorov nel poema ch'egli ha comporto dell'eccidio di Tro- ky lo chiama hofpitale, & pari à Dio . Dopo Priamo i^il che mn- ftra l'autorità del foggetto j fu la prima tcfta della fua Patria , & ficaua da Homero nel 1 1 L della Iliade doue in doi luoghi dopo Pfiamo è nominato'! primo . Et che fcflc guerriero ncn mi pare , chefianeceff-irio diprouarlo : poiché la conquida, che fece lo di- chiara, & il titolo che gli dà Homero , nel XIV. della Iliade (iTrTroS'oi/uLoio ) di domatore di Cauaiii , n'è argomento fcfficiente ^ poiché lo dà ancora Virgilio à MclTapo Belio ArmAntur Emi difl'e Virgilio medefìmo . Fu amatore della Patria , & della Pace ; & del giufto , & dell'honefto, come dice Liuio, ne so vedere , come gli ii poffa adattare la nota , che alcuni mal configliati Scrittori- gl'impongono, di mancamento commeiTo contro la Patria .per- che Diorlifio Halicarnaffco, in vn cumolo per cosi dired'opinio-' ©ijtocca qucfto pimto per pafTaggio, & pare^che ne dia la colpa a* figlioli di lui.il medefimolriferifce, che Menecrate Xanthio ne die- de la colpa ad Enea, che però ne viene tenuto communemente efente . Anzi che Scruio (ò qualche altro Grammatico fotto no- me di lui^ ne accufa Enea , & Anteaorc con la teftimonianza ài Liuio 5 che però non ne dice cofa alcuna . Et vn tale jLutatio ri-.' ferito in certo Commentario , che va in volta fotto titolo di Orìgo gentis Romana y vuole che Antenore, & Enea ne foffero colpeuolij contra vn'opinione riferita poco più fopra,che Antenore folo incor- teffe in tale misfatto » Ma tutto quel Libro io Tho per illegitimo parto, & mi darebbe il cuore diprouarlo con molta facilità., Lu- cio Sifenna antico Scrittore dell'Hiftoria R/>mana ne incarica Antenofe folo, come riferifce Seruio . ma il detto di Sifenna non ètaa- ì6 Le Origini di Padoùa.^ è tanto autoreuole, che bafti , & forfè che la giouentù lo fcufaj co- me pare > che auuertifca Velleio Patercolo nel IL Libro delle fuc Hiftoriei fé non vogliamo tararlo di q ualche in tereffe come lo tafsò Salluftio nel Giugurthino.Et ci bafti per horaauuertire,che Scruio non tocca ne Terra ne Cielo in quefto propofito,come vede ti agcuolmétc chi fi metterà à cenfurarlo con vn poco di flemma» di Dante poi homo cminentifllmo peraltro, chi fcuferà a folficien- za la poca Pietà vci fo'l fuo Maeftro, quegli medeiimo ancora ha- ucrà campo di marauigliarfi, che d'Antenore habbia creduto cofa tale . Ariftotele certo nel Lib. II. dell*Ethica à capi IX. lodando il faggio parere di que' boni vecchi,che Ccomc Ci kggc in Homc- ro nel ITI. della Iliade ) fentiuano , che Helena foffe refa a* fìiof, affoluc fcnza dubio Antenore da quefta imputatione , poiché &z quelli cfib ancora viene annouerato. Et Horatiolo notò ancor elfo , Antenor ctnfet belli pr^idere canfim, t^nuoyipovnc li chiama Homero3& d'Atcnore diccTrifiodoro p^ic^iipoio yifiovTo; onde ap« prefTo Ouidio nel Lib. IV. de Ponto nella vlt. Elegia facilmente intcn dercmo^chc cofa voglia dire lngenijq\fui dicius cognomine LARG VSì GaUìcìi qui Phrygtum ducit in afua S E N E M ImpcrocFie vn Largo , iJ nome , & prenome del quale io non so , compofc, & ne hebbe largo campo vn Poema della venuta d'An- tenore in qucftinoftripaefi, che Ouidio chiama Gallica arua^ So bene, che alcuni più Romanzatoti , che Hiftorici fi fono fcruiti di qucftij verfi a prouare , che i Troiani paflaffero in Francia , come ferine Michele Riccio nel I. Libro de' fuoi Rè i ma so ancora , che anticamente, &nelfecolo apunto d'Ouidio la Venetia paffaua fbtto'l nome di Gallia , come toccheremo ancora più à baffo . Quindi è , che Vitruuio chiama paludi Galliche quelle che fono intorno Rauenna , Aitino , Aquileia , & quefto è nel Lib. I. à ca- pi IV. verfo'l fine • Et à quefto proposto vedafi Carlo Sigonio > ne* fuoi Libri y de antiquo iure Italixi oltra che Gio. Rauifio Tefto- re, ne' fuoi Epiteti, d'Antenore pure intcfe que' verfì di Ouidio^^ così \\ Pontano Gicfuita . Hora, efTendo fucccduto l'eccidio del- la Patria, Antenore^ & vetusti iure Hofpittj^ (-^ quia Pacìs reddend^q» I{€lef7£fember aucfqrfuerat, come dice Liuio, fu rifpettato da Gre- ci 3 & confcruato ilicfo . Ne ciò parerà ftrano à chi haucrà confe- derato in che rtim;i> e veneratione follerò apprcflb tutta l'Antichi- tà di Lorenzo PignoriaJ ^f tà le ragioni dcll'Holpitalità, & cldri:iofpit;io,& lo accenna Vii- gilioncl Lib I.deli'Hneidc. '^'^ ''-^^-" ';'"./' "'''r;' ' ' ' ^H^ori Iffppiter (hnfpitibus' nam te dare tura. ìoqutwtur) ■ 'in.') j j;/i il come nel III. Hrffirtnm annquum7roì.t confoi'me al parfófé dt Liuio , Et come dice Homcro^, nel III. dell'Iliade , Antenore albergò MenelaQ3&: ViifìCi&lo con'tcrmaStrabone nel Lib. XIII. Et quello palio è quello :, che libera ^ & allolue il noftro Ante-- hore dalla caiumnia impc ftagli j imperoche elio albergò i Greci, ex officio direbbero i Signori Leggifti . Haueuano le Citta anti- camente perfcne 5 che reneuano carico di dare albergo a' foraftic' ri , & fé ne vede la proua in. Giulio Polluce nel Lib. 3. a capi 4. anzi che l'epiteto^che dà Trifìodoro ad Antenore di ^iM^tivo/oc lo moftra chiaro, perche nell'EpiftoJe di S. PaolojneJla fcritta à Ro- mani a capi XII. doue ìì greco ha 7tìv ipj?.o^iv/av S'icàKovnQÌQ verfioni latine \\mViO^Hof^ìtdtt:.temfittArites^ nel qual luogo Sedulio Scoto {piega l'officio dell'Horpite publico, dechiarado le parole dell' A- poflolo. Ne lì deue tralafciare d'auuertirc^cheilmedcfìmoApofto lo fcriutdo vi Timotheo^ & inforn\adolo delle quali td^ch'eflb ricer- caua nel bon Vefcouojfi lafcia intederc.che lo vuole ìtóa-juiov, tpi^c* Ji! or. SiSaK7iKÒV' dot pudku???,ho/pifale^ dof/orcm,douc il medelimo Celio ^edulio;, rpicgando il lenfb,dice quelle parole^ Lakus mim vnum 3 aut duos^ aut tres atttp^ucos red^'uns^ impleuit H S P I T A^ L I T A T I S OF F I C I V Mi EpifiOpus nifiomnes receperit > in^ humrms isi ^ notili l'cfficio della Hofpitalitd , del quale fi .vede mentione in più d' vna ant'ca memoria. & di quello fi faceua tan- ta ftimajche nella guerra medefima> fé gl'hofpiti s'incontrauano,fi riputaua facrilegio d non volgere le armi altroue . l'effempio ne chiaro in Homero nel VI. della lliadcjfra Diomede, & Glauco,& appreflo il noftro Liuio , fra Quintio Crifpino , & Budio, nel Li- ■bro XXV. il che tutto fia detto per ifcolpare homo fi grande , per quanto dice Seruio, che Antenore riconofcelle Vlifle traueftito in non 6Ò che occafionc, & non lo manifeftafle. & quello volle dire Liuio con quelle parole , Et njetulii ture Hofpitij . così intendo à di- rcache credeua il Signor Viccnzo Contarini ancora . Io so molto bene quello^che dice Licofrcne in enigma, & mi ballerà dire, che tanto può parlare di Sinone , quanto d'altri , & lo ha veduto bene raccuratifiìmo Cantero , oltrache come può porta riuce in quelle cofc quel poema 3 chea gran ragione fi chiama to' ckotcìvòv^ del ■ - B Com.- i8 Le Origini di Padoua Commentatore io ne fò poco cafo^ perche & è certo , che in molu luo^'hi s'è ingannato fenza fcufas&eiTo mcdcfìmo Ci pregiudica nel raccontojche fa di Antenorc^con la prima parola (pa.aì dicono, rac- contano. & come dice Tertulliano, fcriuendo adNationesy riemo famàm nomìnAt rj'tfi incertus ^qttidnemo fit famAy fed confcientia, certus : r^emofiinu credit nifi stitltus,qmA fhfiem non credit incerto» Et per \'l- timo chi non sacche i Greci , odiando i Troiani , hanno fìnto ogni male di elfi ? Leggafi Dione Chrifoftomo nella Troiana fua, che e rvndccima delle Tue Orationi. Et fopra il fondamento di queft'o- dio hanno fabricato i Poeti tutte le loro maluagie bugie . Ma ve- diamo ancora fé per qualche altro capo fi può prouare , che il no- flro fondatore fia ftato d torto incolpato di mancamento fi grande, cflb viene incolpato d'hauere albergati Menelao, & VlifTe mandati Ambafciatorijcome ferine Homero, d ridomandare Hclcna . io ^u cojchc la legge antichiifima delle genti vuole, che gl'Ambafciatori fiano riceuuti , che per quefto dille Hannone apprefifo il noftro lÀ- \ììo,Leg4tos ah focìjsy0' ^ro focijs venientes^honus JrnperAtor vefterin ca~ fira non Admifit ^ius gentiumfuìiulit . Et fé mi fi dice/fesche Menelao & Vliffe non andarono d Troia ab focijs^ érp^oficijs , io replicherò con il medefimo Hannone i hi tAmen vnde ne hoìftum cjnidem LegA^ ti Arcentur^ ^ulfi Advos veniunt^res exf cedere rcpetunt^dz che altro era- no venuti d fare Menelao , & Vliffe ? Che fé Antenore gl'albergo io non allegherò altro per lui,fe non che dopò il Re Priamo fu il più grande,come habbiamo detto,fra i Troiani ,& che al di d'hog- gi nelle Corti grandi, le tefle maggiori dopò i Prencipi , hanno la cura delli alloggi come intédo.che fé quefti vennero inanzi la guer ra intimata,come vennero,&.fe fi ricordarono dopo la vittoria de'-» le cortefie riceuute da Antenore, che colpa ne può hauer effo ò per TalbergOjò per lo fcampo ì Et fé d Rahab fu lode il nafcondere,& trafugare le fpie di Giofuè venute d riconofcere la Citta di Hierico> &il procurare, & confeguire la faluezza della fuaCafa, perche fardbiafimoad Antenore l'vfo dell'Hofpitalitd,& la ragione delle genti antichiflìma , vfando le voci (eUpfns ) doiie Sqtuìoì imùdioje mluit dicen dimifiiSy fed elap/hs . affatto fcordatofì d'hauere più modeftamente /piegato altroue quefta voce.quafi che Virgilio non poteffe hauere l'autori- tà di qualche Scrittore, che narraife la partenza d'Antenore, come fu quella di Enea^cioè parte con fuga parte con forza, cedendo al- la fortuna della Patria cadente, come accenna Seruio fopra l'vltì- mo verfo del IL dell'Eneide . Oltra che Seruio pare che dica^ che la Calli d'Antenore per contrafegno haueua vna dipintura di Ca- uallo^fopra quel verfo,nel II. dell'Eneide; /«i?4r mofìth Fqtium dìnmi PalUdis arte ; - Aedificant, EtdPallade apunto afcrifle l'eruditififlmo Nauagero la fcorta eh'- hebbe Antenore a venire in Italia, Vrbs^quam vetuBo veffus ah Ilio PoBfata Troum trìFtia^'poFè grane s Tot Patria exhaufios iniquo Tempore, tot pelago labores Ducente demurn Pallade^qua rapax Cultosper agros Medoacusfluit^ Dtjsfretus Antenor fecundis Condidit Ewfanets in oris. Ma quefto tocca al Palladio , ch'era in cufìodia di fua móglie, & del quale ragion..rcmo più fotto . Et chiuderemo quefto capitolo con vn Elogio d'Antenore veramente d*oro comporto da Giul. Cefare Scaligero,ingegnogrande,& fopra la conditione de'noftri tempijche fenza prcgiuditio delle altrui opinioni, pretendiamo ef« fere ftatonoftro Cittadino d antica,& honorara famiglia DijsfretuSy dijs indigenis qttibus vltima cordi Inter fata Deumfatafuere Phrygum , DextrA Ajìam forti iiustiZ acria Pergama lingUA , Vióforem docui cedere nelle mihi. B 2, CAP. io Le,Qrigini,^Ì|^adpi|^. C ^ P. III. Figlioli d Anteriore amiDuerati dal Sig, Vìceì2z,o Cogitarmi . bIìcao- ne , é" Polidamante vennero col Padre loro alla concjuisfa . Elicao-^ . f:e fu l principale fio pugnale dedicato in Delfo, errore del Dalccham» pio. Nicolo Leonico . Elicaone diede il nome a qttesiopaefè , errori del Calderino intorno Martìale . Laodice moglie d Elicaone . Glauco , (^ Erimantó fìguoli d' Antenore in Candia . Acamante , ^ Hippoloco in Africa, armi de ijìgliuoli d" Antenore quali appreffo Pindaro , DE i figlioli di Antenore hanno fatto mentione Homero , & Virgilio3& Attio in vna fua Tragedia, che hora però non ì^in rerum natura , & di quefti ancora ci rimetteremo all*- Antcnorcdcl Sig. Contarini ^chcefquiiìtiflìmamcnte ne haucua trattato . Ci riftringeremo noi folamente à quelli, che infìeme co'l Padre iì partirono da Troia^Sc vennero à far la conquifta di quefti noftri paefi.Seruio nel I. della Eneide ne nomina duejPolidamate, & Elicaone. di Polidamante fa fpeftb mentione Homcro^Sc co ho- noratifllmi aggiunti di valorofo ^ &di prudente , fi come fece Fi- loftrato ancora nelle vite degl'Hcroi . lo nomina pure Per fio nel- la I. Satira, dalla quale {\ caua^che vn tale Attico Labeoncjcome lo chiama il Cafiubono,haueua tradotto in latino la Iliade, lo no- mina pure Bigino , nelle fue fauole , a capi CXV. Silìo Italico nel Lib. XII. fa che Pediano tbrfi vno de' maggiori di Afconio Pedia- no^combatte armato delle arme di Polidamante. Polidamantcis iuuenis Pedianus in armis Bella agìtahat atrox^Troianaqi femìna ^ortus Atq> Antenore a fé fi de Hirpeferchat. Haud leuior ge?ieris fima^ficroqi Timatio Cloria^Cj' Euganeis dilecium nomen in oris. H UIC pater Eridanus^Venet^qi ex ordine gentcs ^ Atqi Apono gaudens populusfiu bella ci ere f^ Se:* Miifis placiduSydociitqifilentia vit£ Mallet (Jt' Aonios plecìro m ulcere lab or e s Non vllum dixereparem^nec notior alter , Eli- di Lorenzo Pignoria: z i Elicaone moftra , che folle ì\ principale frd figlioli d'Antenore Houìcro nej III. della Iliade latinamente .S^am Aate'doridcs hiihch.xt Rex ElicAon. Qucfti in Delfo dedicò vn fiio Pugnale di bronzo, con sì fatta In- Ieri tt ione eAHSAiM' ETEONTAP en iaiot EVpEi npra HN, ote kaaaikomo mapnamuoam^eaenh.' KAI M*AntHNOPIAH2 EOOPEI KPEiaM EAIKAHM NHN Ab ME AITOIAOV 0[ilON ExOl AAntAONT, come racconta Tania nel Libro , eh j intitolò de i Tiranni della Si- cilia i & lo riterifce Ateneo nel Lib. VI. & \\ icnfo à\ quelli vcrii è taleinlin^ua noftra.MIR AMI. IMPEROCHE IO MI TROVAI DA DO VERO SV L'ALTE TORRI DI TROIA, QVANDO SI COMBATTEVA PER HELENA DALLE BELLE CHIOME. MI POR- TAVA IL FIGLIOLO D'AxVTENORE ELI- CAONE IL PRENCIPE>ET HORA IO SONO NEL SACRO TEMPIO DEL FIGLIOLO DI LATO NA , Qicfto fenfo io l'ho porto à bello ftudio s fi perche la memoria è nobile s fi perche il Dalech.impio dotto Interprete d - Atheneo non ha bene tradotto que' verfi . Et forfè qualche diffì- colta,ch'eranel tefto greco^causò^che Nicolò Leonico,nel Lib. II. della fua varia Hiftoriaà capi XCIV. riferendo quanto fcriue A- theneojdi Elicaone no fcriffe parola.Et quello chehabbiamo detto di Polidamante^cioè che lafciafTe qualche nome di fé in quelli pae iì,auuenne ad Elicaone ancora . Martiale nel Lib. XIV. parlando ^di alcuni panni 5 che perteftimonianza etiamdiodi Srabone nel Libro V. fi lauorauanoinPadoua,come diremo più à baffo fcrif. fé. Nos ElìcAonh de regione fumus . doue il Calderino non interpretò molto acconciamente non so che della Lycaonia , & fi può vedere nel P. Raderò Giefuita^che lo ri- fìutaj & tiene con noi in vn altro luogo del medefimo Martiale nel Lib. X.xitato da altri molto fcorrettamente. . Siprius Euganeas Clemens Elkaoms oras , Pi5faq;pnmpims videris ama mgis , Et zz Le Origini di Padoua Ktqui pure il CaJdcrino s'ingannò Moglie d'Elicaone fu Laodice belliflìma fra le figliole di Prianio^come fcriue Homero nel Ill.del Ja Iliadc.& ne h inttione Apollodoro nella Biblìothcca/criucdo, che Hecuba , dopòhaucr partorito Paride, fu madre di.Creufa, di PoliiTcnajdiLacdice,^ di Cafsàdra-Et di Laodice fcriue Trifiodo rojche morifle nella mina della Patria. Che altri figlioli vfcifferodi Troia co Antenore nò lo dice Seruio.E ben vero^che il Leonico ci- tato più foprajnelIII.Lib.d capi XLIV.racconta che Glauco & Eri manto figlioli d'Antenore^, rouinata che fu Troia, fotto la guida di Menelao, arriuaffero in Cadia,& iui fi fermaifero.in argomento di che C\ chiamafse dopòvna collina in quel paefe Antenorea.& riferi fcc di più, cheLifimaco chiamato da altri Simacofcriue,che GIau co,Acanìàte,& Hippoloco figlioli d'Antenore, co la medefima oc- cafionediTroia difl:rutta,fene pafiliflero inAi-rica,doue metteffero il nome advn'altra collina apprcffo il mare,dcgr Antcaoridi,&ne fii mctione l'Ortelio nel fuo theforo Geograf.,nella voce MYRMEX. ma quefto viaggio in Africa lo cauò il Leonico dall'antico Scolia- fte di Pindaro , nell'Ode V. dei Pythici . doue io vedo bene men- tione ancora di Menelao,ma non già di Candia. Et perche Tocca- iìone il porta , diremo che Pindaro attribuifce Tarmi di bronzo à gTAntenoridij fecondo Tantico cofìume come dice Euripide di Hettore , & come habbiamo veduto nel pugnale d'Elicaone. così He fiodo fcriue , che nella terza etvi gl'huomini haueuano Tarmi di bronzo e rutto il rimanente . Et appreflb Virgilio leggiamo arafas acies ^florenus étrecateruas. &il Leonico nel Lib. E della fua var. Hift. ì capi 51. nota che le armi degl'Eroi erano di bronzo . Intorno che ha fcrit- to gentilmente Girolamo Magio nel IH. Lib. de fuoi Mifcellanei à capiin. cioè, che gl'antichi haueuano vn fecreto di temperare il ■ bronzo per vfo della guerra, & dell'agricoltura. & lo proua con T- autoritàdi Proclo,& di Zetze.& io mi ricordo, d'hauer veduto vn*- antichiflìma fpada pur di bronzo , trouata à Merendole ne' noftri Monti, molto fotterra . & io conferuo fra le altre mie cofe antiche, vnaantichiifima Bipenne di btonzo, com'era quella di Pifandro apprcffo Homero nel XIII della Iliade ;, ritrouata in Candia nelle roui- di Lorenzo Pignoria. 23 roulne dVn'antico Sepolcro j & vn ferro di faetta ^ del mede/Imo metallo , à fimiglianza di quelle', che adoperaua Merione, in Ho- mero. Et qualche particolarità curiofa intorno alTvfo dd bronzo apprcfforAntichita^ho ofTeruato ancor'io nella mia Spofitione del la Menfa Ilìaca, a car.7.& Antonio Cerrio nella feconda Centuria delle fue Satire Scoliaftiche à XXI. e A T. I V. THeàno moglie d' Antenore. fu faccr dote (fi di FdUde.cuBoditiA il Pai liidio,PalLidiodouefofi,che copifoJfe,fe rubhato dd Vliffe^i^ Diome de.ritrouiito da chi (^ quando. Mìnerua. Iliefe, figura del Palladio, er- rore di Benedetto Egio da Spoleti . da chi custodito in Roma . Vergine mafòima, Vitte delle Vestali , COn Antenore & co' figlioli fi partì da Troia, & arriuò qua la moglie Theanojcome fcriue Seruio,. che fu madre di Eli- caone & Polidamante. quefta fu forella di Hecuba , & fi- gliola di Ciffeo Rè di Thracia, come narra Homero nell' XI. della Iliade.ne fa mentione Trifìodoro^che la chiama piaceuoleCTrp/je^a) & dice 3 che Atride cioè Menelao fi ricordò della menfa apparec- chiatali da quefla valorofa Donna, che Luciano nelle Imagini, lo- da a marauiglia,& Teofìlatto Simocato dà per cfTcmpio della Taci turnità, nelle Queflioni Fiflche . fé pero (^com'io credo) quefta Theano non è la Pitagorica , della quale fmno mentione Giambli- CO5& Fotio. Et à quefto propofìto diremo , che Abramo Ortelio , nel fuo Theforo Geografico della prima editione nella vocz THEANORVM, ha prefo errore intorno à Trifiodoro , pen- fando che Theano fia nome di Città, non della moghe di Anteno- re, ma lo ha corretto poi nella feconda editione . Scriue Homero, che fu facerdoteffa di Pallade ò fia Minerua,(!^ queflo nel Lib. VI. della Ihade , do uè le da titolo di ;taAA/93-ap>joc come pure nell*- XI che direflìmo in Italiano dalla bella guancia, ouero alla Pado- uana dallabellagalta,cpiteto darò altrevolredal Poeta ad Helena. Et in cuflodiadi Theano bifogna,che foffe il Palladio5poiche Ho- mero racconta, ch'effa aprì le porte del Tempio ad Hecuba, & alle Matrone,che l'accompagnauano^nel VI. della Iliade . Et il Palla- dio i4 Le Origini di Padoua cìiofappiamojche fu nella Rocca, m arcefinma {ìy ttÓX&ì axp» ) difì> Homcro :, (che fii imitato da Virgilio nel II dell'Eneide ) do- uè Thcano incontrò, aprì le porte , & pofe il Peplo alle ginocchia, di Pallade . Et quefto Palladio fu vna ftatua compofìadeirofTadi Pclopc, comefcriuono Arnohio nel Lib. 4. contro i Gentili, & Giulio Pirmicojnel Libro che intitolò , de err»re^rofdmrumreligio^ mtr,'i . da qu efta ftatua ftrappò per forza CafTandra Aiace Locrojco- me ferine Higino nel Libro fopranotato . & Antonio Agoftini ne' fuoi Dialoghi mette il difegno di^quefto fiuto , cauato da vn mar- mo antico il che fc è vero^bifogna che Vlifle,& Diomede s'ingan- naflcro, nel prendere il Palladio, come ferine Dioniso HaHcar- naffeo nel II Libro.& vedafì al tutto Seruio,nel fecondo dell'Enei- de , che racconta alcune particolari curiofita in quefto propofito. doue è d'auuertirejche Caio Fimbria ritrouòjal tempo della guer- ra di Mitridate, il Palladio nafcofto anticiUmentc dentro certe mu- ra in lliojCome alcuni fcriflcro. & ne fi mentione Giuho Obfequen te in vn certo modo: che però difcorda da quanto ne fcriife quegli, che compofe certi Elogij d'huomini illuftri, & va intorno fottonor me ò di Plinio , ò di Sefto Aurelio Vittore , ò d'altri . poiché l'vno ferine, chc'l Tempio di Minerua s'abbruciò i l'altro che rima fé in- tatto . Etquefta era Minerua chiamata Ihenfc, della quale flmno mentione Dion Chrifoftomo,& Vlpiano . Hora diciamo qualche cofi della forma del Palladio , perche non è cofi così diuolgata. Apollodoronel Lib. j.dellaBibliothcca, fecondo la tradottione di Benedetto Egio da Spoletijha lafciato fcrirt05ch'era di grandez- za di'tre cubiti, che fariano due braccia fcarfe della noftra mifura^ co' piedi; 'n tal maniera pareggiati,chcpareua caminare. nella ma- no diritta teneua vn'Hafta , lìella manca la rocca e'I fufo . ma Pro- copio , al quale io dò più credito in quefto , nel primo Libro della guerra de' Gothi,fcriue che nella fua età in Roma non fi fapeua do- ue toiTe il Palladioima che moftrauanonel Tempio della Fortuna, inanzi vna ftatua di bronzo di Minerua,vna figura fcolpita in pie- tra , in fembianza di combattente & vibrante vn'hafta , con le vefti molto lunghe, & haueua la ficcia di Minei uà fimilc più alle fiutu- re delli Egitijjche^de' Greci. & che fidiceua,che Coftantino Impe- ratore haueìja fatto fotterrare in Bizantio iJ Palladio,nel Foro, che prefeil nome da lui .; come fofie fatta quefta imagine io non lo fa- prei di certo, so bene,che Virgilio k dà i'Hafta , Oc lo Scudo, & le Viete, di Lorenzo Pignori à^ ? i f Vittc oucro Bendcjche potcuano dkrc come fi vede apunto in vn fnamento mticodi (tatua in Roma'^ch'era d'vna Vergine Vcfìalè^ .pprclToilLipfio DE VESTA, ET VESTALIBVS. ^ Ma nelle Medaglie ;Romane , & in vna in particolare ritroUata m Padòua gl'anni pronfimamente paflluì/i vede il fimolacro di Vefta,- che tiene in mano,cioè nella dritta^vna figuretta, che bifogna, che rapprefenti il Palladio còsi . ; '.^ ' ■ -^ '/^ rf^Vjjrr.j'i \\ -vclf! fl'fi iiihih i -OD^f; .uiqó. Li. . . nt-.. £11 :i T 5 i:bi li t .' iì - iq^! ' -:> lO 'ii Db : • 'j : r: i/, fiT jì » 0r.*;rJ:'r.-* ■.; •^-V/q^.^jl •'■*-: • 'Et qiièfto Io credo certo \ che foffe il Palladio come ho detto. . poiché nel Tempio di Vcfta fcriue Dionifio HalicarnafTco :, che fi ' credeua, che folle riporto , communemente . Et in altre Medaghe fi vede Vefta col Palladiain mano , & col fuoco facro a' piedi. Oltrache Valerio Maflìmo fcriue nel Lib, I. à capi V. de' Tuoi Ef- fempi memorabili, che Metello Pontefice maflìmo , nellmcendiò « del Tempio di Vefta^conferuò il Palladio^Sc lo conferma Plinio nel Lib. VII. d capi XLIII. tutto che Ccdrcno voglia , che Romolo lo metteffe nel Tempio di Marte. Della ficcia & de' piedijpcr quan- to ne fcriuono Appollodoro & Procopio , & Marciano Capella /fi può hauere confideratione alle figure , che fi vedono nella Mcnfi Ifiaca altre volte dichiarata da me. Et auucrtifcafi, che in Apollo- doro, cioè nel tefi:o greco, come poi ho ritrouato ancora nello cru- ditiflìmo Scaligero lopra Eufebio con mio gran piacere, non fi leg- gono parole rifpondcnti alle hùnCinfpeMMsira compoj/fisrf am- C hidare z6 Le Origini di Padoua^ lutare videretur:m2,(ohmcnx.Q.'Xtiìt;^ì troo* c-tfxoc , che vuol (\irc peMus coniun^is y co* piedi congiuntijcome faceuano apunto gl'Egitti jj che per quefto & per la fattura dei volto , ch'era cinto di bende nella parte di fopra j ò coperto come dice Marciano^^parue d Procopio anco di nominare la fingolaritd de gl'Egittij nella fabrica delle loro ftatuc . Et Terrore dell'Interprete d'Apollodoro ha jfat- to ermre ancora Natal de* Conti nel Lib. 4. à capi 5. della fua Mi- thologia . Et a fomiglianza di Theano , dopò qualche fopr'intcn- denza, che n'hcbbe la famiglia Nautia , vogliamo credere y che ne tempi à venire il Palladio foffe cuftodito dalla Vergine Veftalc mafsimajCome habbiamo da Lucano nel Lib. L Velidemq» chorum ducit vittata Sacerdos, Trounam foli cuifas v'tdere Mineruam, Et veramente l'Epiteto di vittata \o dà Giuuenale ancora alla mc- defima Vergine mafsima, nominata daPlinio nel Lib. 4. ali'Epift. XL & da Suetonio Cornelia, ? Iberno mdus feltx , minime corruptor, ó' idem JnceHuSyCum quo nuper vittata iacebàt Sanguine ad hut viuo terramfubitura Sacerdos, Et delle Vitte ò Bjnde vedafi il Lipfìo nel Lib citato più fopra . Hora 3 Giorgio Cedreno , & non so chi altro apprefTo Suida , nella voce riaAAct Jìioj' , raccontano , che la noftra "Theano diede a' Gre- ci il Palladioicofa che non mi fi fa verifimile^per quanto habbiamo detto di fopra con Tautorità di Dionifio Halicarnaffeoadi Virgilio, del fuo dotto Commentatore, & di Procopio . a* quali fi può ag- giógerejil detto di Paufania,nelLib. ILchVra cofa manifefta,che'l Palladio fu portato in Italia da Enea . ^ che non Thaucuano altriri menti gPArgiui , come fi vantauano . In fomma qhi più del Palla-^ dio uolefle fapere,ucda Seruio nel V. dell'Eneide fopra quel uerfo *Tum fènior Nautes^vnum Tritonia F alias ^uem docuit Plutarco nella uita di CamilIo^Appiano Aleffandrino nelle guerre di MitridatC5&Giorgio Cedreno>& fra moderni BaldalTar de Vias. Et il nome di Palladio non pare,che fignificaffe altro, che la ftatua di Pallade^come fi vede in Suid^^ nftMaJiuJi' ^pvfou/Àtmv , & ap- preso Lucretio. j;,- CAF. dì Lorenzo Pignoria. '^ e A T. V. Come fi ckUmafe il Re de gì Euganei, Pilemene Re de' PafUgom , Pilememay la Paflagonia , Pilepjene nome commune a Redi ejftj^ numero di gente y che venne con Antenore . Atefle é* Opjìcella compa^ gnidi Antenore, Epitafiod'Ateffe, Heneti é" ^^^^fi * Veneti non venuti di Francia, (^ d'onde, Venetiaprouinc'ta, venuta d' Antenore in Italia inan^ quella di Enea, SI che con la moglie & co due figlioli fi partì Antenore da Tro- ia, che venifie con nerìio di gente è necefiario, perche Dione Chrifoftomo lo accenna,& il combattere che fece lo vuole ne cefiariamente Euganeifq; ( dice Liuio , che non ne volle fapcre pia tii ccsì^ qui inter mare ^ Alpe fq-, incolebant pulJìs,Expulit Euganeos dice TEpitafìo di lui . Bello exceptus ab Euganeis ( dice Seruio^ Ex Rege Velefo vi6lor . talché il Re degl'Euganei fi chiamaua Velefo , del quale io non so d'hauer letto appreno altro autore cofa alcuna gia- mai. la gente che venne con lui diremo^che foflcro i compagni che così Yi chiama Seruio , cioè molti Troiani e m.olti Heneti , vfciti àX Paflagonia , che à Troia haueuano perduto il loro Re Pileme- ne , come racconta Liuio . Di coftui fa mentione Homcro nel II. della Iliade,dcue nomina gl'Eneti & le loro contrade. Etnei 5. rac ■ conta, che Menelao lo ammazzò . d*vn*altro Pilemene famentiò- ne nel 13. della Iliade, & lo chiama pure Rè de i Paflagoni. onde fi conferma il detto di Plinio nel Lib. 6- d capi II che la P..flagonia alcuni la chiamaflero Pilemenìaj & quanto fcriue Giuftino nel fine ' del Lib. 37. che i Rè di Paflagonia fi chianiafiero Pilemeni. come in Egitto i Faraoni & i Tolomei & già nella Bitinia i Kicomcdi i& alla nò'ftrà età i Filippi in Ifpagna. 11 numero delle Gentil che menò Antenore fecO:,Giouanni Sulpitio dà Veruli homo dotto, cht all'e- tà de' noftri aui commentò Lucano^fopra quel verfo Atqi Antcnorei difpergitur vnda Tìmaui vuole^che afcendefie al numero di due mila, & cinquecento. Et a quefto numero io darei qualche fcde,fe non lo hauclTì poi ritroua- to in Darete,& in certa Cronica di Efte^publicata da Girolamo A- teftino, che così fi chiama effo, in altre lue memorie ancora, nella C 2. qua- 28 Le Origitii di ?Mom quale fono moke & molte còle no vere.tuttoche certi particolari fi fatti alle volte pafllno alla memoria de i pofteri per traditione. Ma Brunetto Latinijnel Lib. I. del fuo Thcloro a capi 35?. dicc^che ve- ne con 15. mila Iiuomini d'arme, & con 12. mila hominidicc ardanatel&dedit, Et profugtis nosiram fundauit moenibtis vrbem ,; Mox obit»(^magmtm pania fèpuUhrategu^it, Si chelafciando qucfta controuerfia degl'Epitaffi j, ch'io per me gli ;(lii})0. tutti due finti.,il nome d' Atcfte io lo vedo molto fimile à que - !j . lo di j;z.orenzo Pignoria. 29 lodi Accfìe ^^^ ^^ P"^'^ Tioianoj come (ì sa di certo . Et perche Homcro**^-'^ fine del fecondo della Iliade nomina Mcflhle3& An- tifop-*^^ figlioli di Pilemene Rè de' Pajiagoni;>io fono andato molte , y^ltc co'l penfiero à ferire la Terra di Mcfìre ^ ch'ò nel Triuigiano y t foxi^dctm così da Mcfìhlc. Meftra però la chiama il Sabeliico^ & ìiLeQn Batti fta Alberti nel 5 . yb. dell'Architetura, Mneflor. fia co- vine fi voglia io propongo la mia congicttura , ne sforzo alcuno i ^credere, più di così . Anzi che certa Cronica manofcritta 3 veduta : da me/criue^che vn tale Aquilo Troiano fondò Aquileia. & vn'ai . tro manolcrittOjche contiene vna raccolta di fondationij^ defcrit- rioni di Città diuerfe , vuole ilmedefimo , con l'autorità di vn tale Carinojche io non faprei dire clii fi fofie . ma qucfi:o ancora lafcia- .molo all'arbitrio di chi leggerà . Vn'altro compagno d'Antenore nomina Strabone nel Lib. 3. chiamato Opfìcella , che in Bifca^lia fcibricòvna Citta del fuo nome. & ferine d'hauerlo letto in vna defcrittione della Spagna/atta da Afclepiade Mirleano ^ che nella ;Turdetania fu già profcffore di Grammatica . Etqucflo Opficella venne con Antenore già & co' figlioli in Italia . le Antenore fa- cefle ancor cfìb qucfto'giro io non lo sò^Sc credo più tofio y che O- pficella fi partifle dltaha^ & andafie colà dopò lo ftabilimento d'- Antenore . Che venifferocon lui dodici compagni piùinfigni, lo ferine vn tale Lodouico Lalarello^ che defcrifie già in verfo heroi- , co vna Gioftra fatta in Padouajnella quale comparì vn Paolo Dot ..lOjdel quale io fiimo , che faccia mentione lo Scardeone ancora . ^Quefto autore è apprtffo di me manofcritto^ma non intiero,& fcor retto affai, egh dedicò i fuoi verfi à Giouanni, Conte^j^ Archidia- cono Linconienfe,Inglefe,ch'efib chiama iPr/ffàpem GymriAsij Pau^ um,àìio interpretarci Rettore, i fuoi verfi fono quefti ,1 , Bisfenìq; Equites ceUntes corpus in armis ^àdrupedes frepmt^quos mista, diente tegebmt - VesierHbrayfemonJuhnixaqiUnceainharet^_ ■'?; . • . ■ Pe6fus aprì no. tegitjgaleìs caput atqi Elephantus Cernitur anratas Inter fé attollere crifias, Nam tot idem referunt Italas comitatus ad oras Antenor Patauiegregtam cum condidit vrbem, Inter quos Do6fd iamprimtis origmis anUor Patdlus erat Madiquefto numero così detcrminato io vorrei haucre qualche più 30 Le Origini di Pae^ua più certezza. Alcune noftre memorie vogliono^ciiv Antenore ttic- caiTc la Sardegna nel venire à quefta volta : & forfè 5 e»- prilienfi nominati da Solino ancora , che per teftimonio di Pompoi jq Me- la 5 nel Lib. II. à capi VII. fono i più antichi popoli di Sardegna, 'hanno origine di quà/e però Antenore, come par che voglia ilfitò della Sardegna>fu prima in Africa^oUero in Ifpagna . lo sforzo di gente , che venne con Antenore fu vn compofto di Troiani , & di Hcncti vniti di Paflagonìa.dei primi habbiamoLiuio, Virgilio, Catone apprcflo Pliniov,e^ Seruio. de i fecondi habbìamo il mede fimo Catone, che delle Origini Italiane fcppe quanto fé ne può fa- pere . Polibio citato da altri io non lo citOj perche non fa à propo- lìtOjqiianto al particolare de' Paflagoni, che Polibio non lo dice, habbiamo T. Liuio del quale come di paefìino,io fò più conto che di cento altri * Plinio parimente lo afferma 5 nel Lib. 37. à capi 3. che però nel Lib. 6. à capi 2. ha moftrato di dubitarne . Solino lo ferine à ca.46.Seruio nel i .&nel é.della Eneide,Marciano Capella nel Lib. 6. delle Nozze di Mercurio,& Filologia^Terentiano Mau ro Grammatico antìco^del quale fi legge quefto verfo J^os Homerus dixh ìvìtov^' illeì^enetos mtumat, Etquefti vennero inanzi^che i Galli fi fognaffero di arriuare in Ita- lia tanti anni dopò,come moftra il Sigonio . Et i noftri Veneti me- defimi fi chiamauano coloni dei Mcdijnon de i Galli:, come fcriue Herodoto nel Lib. V. In conformità d\ che ferine Euftathio fopra Dionifiojche Arriano racconta^eficre venuti i Veneti in qiicfte no- ftre contrade, elfendo rimafi perditori di lunga guerra, ch'hebbero già con gl'Affirij. Herodoto però vuole nel Lib. i. che foifero Illi- ricÌ5& così Dione Chrifoftomo, ^ Seruio^il che è flato anco nota- to daircruditiffimo Cluucrio. & veramente vn marmo anticio, che ù vede nella noftra Città,fituato nella facciata di certa cafavecchia in parochia di San Lorenzo, ha di mezzo rilieuovna Sfinge fimile alla Thcbana in tutto e per tutto , com'io la feci già rapprefentare nel Lib. delle Imagini degli Dei, à car.267.da vna Gioia antica,& fotto la Sfinge fld vna Serpe to'l capo dì homo così Io per di Lorenzo Pignoria. 3 1 ► '11: Io. per me direi, che fé i Veneti vennero dcH'IIlirico , fi come affer- mano i fopracitati Autori , portarono anco fcco di là memorie , & della Sfìnge,& di Cadmo^che da Thebe venero ne'Joro paefi.Fefto AuienOjPrifciano, & Ouidio ne parlano, come di cofa celebre , & notoria à tuttÌ5& raccontanojche Cadmo colà fi tramutò in Serpe . tuttoché alcun altro dica, che in Lione. Hanno però,intorno a que- fta origine de' Veneti,moftrato di credere altramente Strabene nel Lib. 4. che nel 5. poi mutò opinione,portando ragioni in Eiuorede i Veneti di Paflagonia i Plinio come habbiamo detto 3 & Quinto Cur- 32. Le Origini di Padoua Cunio nel Lib. III. Et foi fc fopra le fpalle di quefti autori vn mo- derno, che ha fcritto vn Trattato de i coftumi degl'antichi Galli , fi niarauiglia5& biafimaLìnio^come pure ha fatto il Glareano fopra i Commciitirij di Ccfare^perche habbia voluto prima dedurre i Ve- neti da vn traditorcjche dalla nobiltà dc'Veneti dell'antica Gallia. HtGio. PicardOiChcha fatto vn Libro con titolo, dclfantica Cel- topcdia/affcrma che i noftri Veneti hanno l'origine da i Veneti del la Gallia . Ma il primo autore , che fu Pietro Ramo fu licrejtjco in tutte le cofejancora in quclleache piìi importauano . il feconcio ne' fuoi cinque Libri ha fcritto molte particolarità, che non ftannófal- de al martello delia bona Critica . Et di quella fama fi fono fekui- ti alle volte gi'Ambafciatori de'RèChriftianiilìmijparladoalla pre- fcnza de' ScrcnilTmìi Prencipi di Venetia . Quafi che tutti quefti voleflero vendicarfi di quelli Scrittori Franccfi, & d'alcuno. Italia- no 5 chchanno deriuato l'antica nobiltà della Francia dal fingiì^ Troiauo.Ma come ho detto la commune opinione è, & il Vadiano la chiama riccuutilTimajche i Veneti di Paflagonia poncfTcfo il no- me à quefto noftro paefe. Così hanno tenuto Giuftino nel Lib.XX della fua Epitome , Strabone nel Lib. XII. così Marc' Antonio Sa- bellico 3 & Bernardo Giuftiniano , dando loro l'antianitàs P/etro GiuftinianOjCarlo Sigonio^il Zuingero, Giacopo Mazzoni, & vl- timamentc Gio. Antonio Magini Mathematico eccellentC3& citta- dino della noftra patria . Ma come i Veneti mandaflero poi colo- nie in Beotia (^per relatione di Scruio nella VI. Ecloga di Virgilio, fopra quelle parole ; ^~P erme/si ad flummuGallum) io per me non lo sò,& lo lafcio inueftigare-acf altri.forfe ce Io direb be Trog ; Pompeio fé io haUcflimo , nel Lib XX. Hora Antenore con la moglie & ^^ìioìi , & con gl'Heneti fi partì da Troia ( ferine Sofocle appre/fo Strabone nel Lib. 15. ) & pafsò nella Thracia, & di là inqueftinoftripaefi, parte per mare, parte per terra, per mare penetrò i feni dell'Illirico , come dice Virgi- lio , per terra fuperò i regni de' Liburni,& le fontane del Timauo, come canta il medefimo, c*^ per mare di nouo 3 fi come ferine Liuio venne nell'intimo feno del mare Hadriatico,doue sbarcò , & rino- uò il nome di Troia , & iowdò la noftra Città . fé però non volefll- mo direjch'eflb per terra, & la fua armata per mare veniftero à fon- dfi Padoua. Et fé alcuno volcflefapere quanto tempo inanziad Encii di Lorenzo Pignoria. ^-^ 3 ^ ^ Eiiea fofTe quefto , io dirò che molto , con Ouidio nel Lib. 4. de i Fafti, doue racconta tutte le armate foreftiere> ch'erano gii venuife in Italia, - Adifce Troia» a futforem Antenorapacis^ ■"" Et gCì^ertim Oeneiden Apule DAum tuum, Sirus ab lliacts^ ^ posi Antenorafiammis- .ì^nxj ^ 'Attultt Aeneasin locAnojiradeos^ . ■ - . fi che non così vnitaraente fi incaminarono Enea, & Antenore alla volta d'Italia^come molti hanno fcritto. ouero ie s'incaminarono più fpedito viaggio hebbe Antenore d'Enea. PAdouA fondata, da Antenore . Errore di Pietro Gillìo neltradnrrc^ Elianp. Errore di F, Leandro Alberti^ Aitino ^ Altìlia^ Ante norida, ' Citta fabricntf da Troiani^é' compagni » Padoua perche fojfe dett^LA PatÀuio, PatauioiaPaflagouia. palude Patina^ *! ^w.Aì'ììX HOra che Padotìa- foflfe fabricata da Antenore ò pUfé ató Cittdhabbiamòda\'ederlohora. L'Autore di quel Lib. che s'intitola Origo gentis Romana^wxoìc che Antenore fa-i bricafle Padoua nell'Illirico in fra terra, ma Virgilio,r& Liuio non dicono così. & credo certo, chcalcun'akro Autore non habbiaijiai fcritto quefto. & iopcr me non voglio altra teftimoilianza, che di Liuio nel principio del Lib. X. quando defcriue lo sbarco fui Pa- douano>deli'armata di Cleonimo capitano de' Lacedemoni, doue Liuio chiaramente l'Ilhiico fepara dal lido de' Veneti 4 Etne To- lomeo^ne Antonino neiritinerariojrte rantichiflìma Tauola de P^u tingeri, ne il viaggio di Gierufalemme fcritto a tempi di Coftanti* ho il grandcjhanno mai fituato Padoua nell'Illirico • Si che Ante- riore nella Venetia ha fenz'altro fabricata la noftra Citta . lo con- ferma Seruio 3 ouer alttri fotto'l fuo nome . Antenor non lllyricum^ non Liburniam.fedVenetiam tenttit. & qui Vrbem Pataui^fedefqi loia- uit Teucrorum dice Virgilio, lo conchiudono Pomponio Mela , nel Lib. II. à capi IV. Giulio Solino à capi VII. Eliano ncU'Hiftoria delli Animali, nel Lib. XIV. à capi Vili, dou'è da notare, che Pie- tro Gillio Francefc ha malamente tradotto in latino quefto capito- Pio ^4 ^^ Origini di PadouJ^ lo. poiché noti mettctuloiil C0nficlefatiollej3iimleramcnte> che chiami Padoua Oppidum y^oìài^ Liuio ancora la chiama così,& era meglio tradurre Vrbs che Eliano Padoua3& Vicenza chiama {ttó- /«Onon è flato bene à lare che Eh'ano dica , che neli'Ereteno fiu- me di Vicenza ^che voglionofìa iJ Rcroned'hoggidì) nafcono ot- time anguille . poiché nel tcfto greco fldjche nell'Eridano fi gene- rano grandiifime Anguille . Et quello errore del Gillio ha fatto fai lare f. Leandro Alberti ancora nella fua defcrittione dell'Italia, doue parla di Vicenza.Ma ritorniamo à cafa.Martiano Capella nel Lib. VI. pure fcriue>che Antenore edificalTe Padoua ò Patauio co-, me anticamente fi chiamò. Et quindi Cjche SìYìo Italico parlando di Pediano fcriue^ch'era della ftirpe d'Antenore, Atq\ Antenore a fé fé de (l'trpeferebut, - & Martiale parlando di Flacco,ch era Padouano,lo chiama fperan za della magione d'Antenore, TUcce Antenorei fpes ^ alumne Uris. nel Lib. I LXXVII. Et della medefima Città difTe Claudiano par- lando de' bagni d'Abano, Fons Antenore^ vifam ejfut porrigìs vrb't. Et del territorio di effa Caflìodoro , fcriuendo d Luigi Architetto,à nome del Re Theodorico,per la reparatione de' bagni d*Abano.,neI IL delle Varie, à XXXlX*/èd non bis untum benejìcijs Antenore a ter- ra fiecunda efi. Et Martiale nel Lib. IV. à XXV. chiama vn Fauno di quefli paefi Antenoreo, ^^Aqì Antenoreo Dryadumpulcherrimj, Fauno Nupftt ad EugAneos foU puelU Ucus . Et Lucano il Timauo Antenoreo ( fé però è degno di icufà che cre- diamo di nò^ perche Antenore Thaucua pafl;ito,non perche il Ti- mauo foffe la Brenta inel Lib. VII. ,(,ii j j Atqì Antenorei dtfpergitur vnda Timam. Et così fi vedcjche veramente dille Virgilio ET GENTI NO- MEN DEDIT. Alcuni però hanno voluto.che Antenore hab bia prima labricato Aitino , onero Altilia, ilche quanto facilmente ila&rma altrotanto ficilmente fi rifiuta. Altri che Antenorida nelle Lagune i che però non ha fondamento più che tanto . Al- tri che Poitù in Francia,& Patauia in Bauicra,come riferifce, & ri- fiuta Otone Frifingenfe , nel Lib. I. della fua Chron. à capi XXV. E ben vero , che k fuc genti per tutto quello pacfe fondarono poi diuer- diX^oreffiaPigiferia: "^ f diiicrfc tcrrcj& Plinio nel Lib. III. i capi XIX. per fattura de ì Ve- neti raccontaifecódo laLettioned alcuni manolcritti, Efte, Adria, Accio (che alcuni vogliono fia AfoIo,altri Montagnana ) Padoua, Oderzo ;, Belluno & Vicenza. Et ÌTmperatore Giufìiniano nella fua Nouella XXIX. fcriue , che i Paflagoni edificarono Aquikia , ancorché Euftathio,ncl Commento che fa fopra Pionifio Alcfllm- drinojdica che Aquileia venga da i Galli.ma quefta opinione hab- biamo a baftanza rifiutato poco fopra . & Marciano Heracleote, che in verfi giambici defcrijOfe già la terra habitata,(3c dedicò il tut- to al Rè Hicomede,raccótajche il feno Hadriatico era habitato da vnmilione é "mezzo di géte^che*! terreno era boni{fimo& fertile,chc i Veneti vfciti della Paflagonia ci haueuano fondate cinquanta Cic tà. fi che habbiamo il fondatore^Sc grhabitanti,che fondarono an- cor elfi diuerfi luoghi, ne credo io , che d'altronde venifTero i Dar- d^nijche Giulio Solino colloca ndì'lìVmcOy^ommes ex Troìampro ppkymores harhros efferati, ^ fono forfè quelli in vna mia meda- glia i Dardanici - - L-vfiLUO ■ Et Appiano ancora vicino a' Dardani pone'gl'Heneti . Ci rcfla. folod vedere perchecaufa Antenore nominaffe Patauio quella Città. Marco Antonio Sabellico (^per incominciare da lui ) com- mentando Suetonio^nella vita di Tiberiojà capi XI V^ hauendo rac contata la opinione di Seruio , dice che elfo probabilmente tiene , Di che 5 ^ Le Origini di Padoua. che gl'Hcncti haueflero mira a Patauio> che haueua,no ne i confinf di Paflagònia^intomo Amaftri & Cromna.^ d'onde erano cfll venu- ti. & veramente , che i Veneti veniflero d'intorno d quefìi luoghi qiKftoc vero, &Jofcriue PlinionelLib.VLàca.II.mache.vfcino ad Amaftri & Cròna fofTe Patauio io no l'ho mai lettosò bene che Tolomeo nel Lib.V.della fua Geografia,nel capo I.mette Amaftri^ Cròna,&Patauio.ma adAmafìri e Cróna ddvn fito^&à Patauiovn' altro, &: per quefto il Mercatore nella fua L Tauola dell'Afia ha Si- tuato Aniaftri,& Cróna nel lido del mare Pontico, vicino al fiume Parthenio>&Patauiopiù à haflb ih fra terrasapprcffo a.lla PaludeAr Jcaniaj come ha fitto anco ilSòfiano nella fua Grecia. & in quéftò tnittó dipaefe daSolinoè regiftrato /ocus fIe»efus,Sc ffenefo/àdiiMàì; ciano Capella.fi che potrà anco effere vero quàto ha fcritto ilSabel lico,fc però gl'Heneti li diedero il nòme.Seruio molte altrevolte ci- tato vuolc^ che ciò feguilTe dalla vicinanza del fiume, Pòvelà Padi rvic'mìtAte dice egli, onero dalla palude Pauna , che ftaua apprefla alla Città > ouero aVo ni TrtTicQat perche captato augurio la fa- bricòjOuero quodauem telofetiffedicitur. Quanto alla prima deno- niinatione è da notare :, che ii Pò non è tanto vicino^che fi habbia da mettere in confideratione . il penfiero della palude Patina non midifpiace: ma di effa io non ho mai letto cofa alcuna, dell'au- gurio pure io non fento in contrario, che fu eoftume della gentili- tà di tur così, che feriffe vn'vccello di fàetta3& che dalla Irafe lati- na prendefTe il nome della fua Città io non lo credo . tuttoché in Padoua quefta opinione altre volte habbia ritrouato credenzaifor- fc perche i Troiani erano valenti Arcieri , come fi vede ordinaria- mente in Homero . Et Virgilio ne diede Tcffempio nel V. dell'E- neidc^nc i giuochi inftituiti da Enea, & nel IX. nella prima prona militare di Afcanio. Io per me mi accorto alla opinione del Sabel- Leo. poi che fu eoftume de' popoli^che fi partiuano di qualche pae fc,& particolarmente de' Troianijdi rinouare la memoria & i nomi delle loro antiche magioni, così Enea nel III. Ergo auidus muros optata rmlior vrhis, Pergameamqivoco ... Gosì Andromacha 4nfe vrhem in luco, f affi Slmoentif advndam Lìbabat ci neri cosi Heleno di Lorenzo Pignom.l 37 FfrgAmaq; Iliacamqi iugis hanc ndd:dif (inem^ acnelV. ''■ r Intere A AenCAsirbìm defigfQAtur Atro, Sortìturqidomosihoc Ilium^c^ h^ec loca Trota Effeiubet *-V>^ ^ T Et qucfto parrlare di Virgilio è molto conforme à quanto racconta . tiuio nel I. che i Troiani & qui nel noftro pacfe , & in Campagna di Roma ^ nella prima loro vjfcita vollero, che ci reftafle il nome di Troia» Et Niceforo Gregora nel V. Lib. della fua Hiftoria , fcriuc che la Città di Traile , in Afia oltra'l fiume Meandro y fu fabricata da Attalo nobile Troianojil quale dopò l'eccidio della Patria^fon- dò quefta in memoria di quella. & la chiamò rpctAA^g quafì Tpt)'' itL itXXvi. cioè vn'altra Troia, ne fcriue però altramente Strabone» Ma quefta Troia,che fu il luogo dello sbarco di Antenore , io non faprei mica doue fituarla con ragione . l'accura ti/fimo Cluucrioi ■nella fua tauola Geografica, la mette in terra, tìa'l Meduaco mag- giore, & minore ; fottonomedi Pagus Troimus^ come kflfe lo Scar- deone appreffo il noftro Lmio. Francefco Sanfouino nel Lib. II. della fua Venetia al capitolo primo , vuole che foffe l'Ifoia di Ca* ftello anticamente Oliuolo, doue formaffe quafi vna Terra , dalla quale poi veniffe il nome di Caftello.ma chi leggerà accurataméte Liuio, vederà ch'egli parla di Terra ferma, & non di Ifola . anzi cheCoftantino Porfirogenito Imperatore nella fua Informatione, ch'egli fa al figholo Romano , dice che BOE2 caftello^ch'io ftimo ^ r/.iCorrottjoda 01iu.olo3haueua la Chiefadi S. Pietro Apoftolo, ' ' ' come ha pur'hoggiich'c la Cathedrale àì\ Venetia,& gli dà per compagnia dicefette Caftelli, fra quah no- mina Malamoco 3 Paleftrina, Chioggia,Lo- I : i \\ b òv- 5^^^ *^^^^^ • "^ 9^^. "^^ foloOliuolo fu ;cctVpov come lo nomina Cqr;.',ij ili.-. ftantino, ma altri anco- • m, !-. ra . & fé à que- fto folo n- mafe'ilnome di Cartello , bifogna che foffe per altra cau— (a. C A F. ^ Le Origini di Pa4oaa C A V. V IL.. PAdoua dotte fondata . Anjiteatro P Adottano hora. detto l'Arena . An- coye grandi rifrotiate in Padoua^ & g^ofìi i4lÌ>eri di Naue /otterrà^'. C untile mcntoutito da S trabone . Sepolture appreffò gì' antichi furono fiton delle citta. Cemeterio della primitittachiefhP adottanti. Palude Patina doue potejfe ejferc » conditioni di fito ^er ben fabricare vn/t^ Cita. j'\ìu'ii' ;-/^ riijDiiLfi lDi.^ MA/e Padoua fòffefabrìcatà^rì quièfta ameflhiSc fertile ^li nuraghe fcntito molti a dubitarne. & fondauano il dub- bio loro fopra il coft urne delli antichi, ch'era frequenté- mciitCjdi t'ondare le Città loco edito, dice Vegetio,in alto & al món- te. m:i il mcdcfimo autore nel medcfimo luogo ^ eh e il capò I. del Lib. IV. cifcioglicildubbio fciuendocosi, videmttsantiquifsimas Cittitates yita in carnpis patentibtts conFiìtUtas , vt deficiente aitxtlio loco- rttm^arte tamen ò* opere redderentttr inuicla , Et veramente alla pru- denza d'Antenore non conueniua altra elettioncjchc quella' . /• yrw- va>p Si ( dice Dione Chrifoftomo ) Fvétwv gVp'iTvo-g, >ttditi; à^knQ y»^ 'TTipì rùv Aj'pictv ' Et che miglior terra fi potè— iia trouareJntomo'l mare d'Hadria di queftà noftra ? P'iatóne nel principio del IV. delle Leggi ^ lodò le Città che hanno territorio fertile , & mare noti molto lontano. Arinotele nel Lib. VII. della Politica a capi V. hébbe il medefimo penfiero . Leon Battifta Al- bcrtijnel Lib. IV. à capi II. pare che habbia hauuto inanzi à gl'oc- chi quefta noftra* Città. Territorio fano ( dice egli ) grande, vario, ameno, fertile, pieno & adorno di copia di frutti, & ricco di fonta- ne, hauerà fìumi,laghi , & vicinanza di mare . Ma fé in quefto fi- to proprio,doue hora fi ritroua Padoua, Antenore la fondaflc,que- fto habbiamo da vedere . Io crederei che sì i non già cosi grande come Ci vede al prefente, ma nel medefimo luogo . & per mio cre- dere tirò da quella parte doue hora fono in giro le Mura vecchie, verfo il Ponte, che dalla vicina antichiflìma Chiefi fi chiama hora di Santa Sofia , inferrando dentro tutto quello fpatio, che verfo Tramontana tocca le muraglie nuoue . Etfealcunomidoman- daifc le ragioni di quefto mio crcdcie^io direi prima,che in fi folta nebbia diLoriehzòPignoria* 59 nebbia d'antico tempo , ch*c corfo dallhora in qua , ragioni non lì polTono addurrejclTendo maflimamcnte perdute tutte le noftrc an- tiche memorie , da alcune poche in poi i congetture fi bene & que- (te realmente tali > di nome & d'effetto . Primieramente le parole di Eufebio nella Cronica, T. LIVIVS HISTORIOGRA- PHVS PATAVII MORITVR. cioè, che Liuioilnoftro grande mori in Padouaj& fi sa doue furono ritrouate le offa di lui, alla memoria de* noftri Auoli. fé però quelle furono fue offajcome più a baffo ne cercheremo. l'Anfiteatro poi , che bora chiamiamo Arenajcou voce vfcitaci dal Latino, mi £i credere quanto ho affer- mato; fé non voleffe però alcuno, che fofle anticamente fuori della Città, ad imitatione di quello di Piacenza , come racconta Corne- lio Tacito nel II. Lib. delle fue Hiflorie . Aggiongafìjche l'haue- re io intefo , come nel cauare i fondamenti del Monaflerio della Beata Helena, fi ritrouò vna ben grande Ancora , fi come in qual- che altro luogo della medefima contrada^auanzo di qualche i^rcf- fo vafcellojini ha fatto credere, che il Marc altre volte arriuafk fin colà. & fé non il Mare,almeno quel Canale,del quale fa mcntione Strabene. Et vicino al Baflionc Comaro furono trouati altre vol- te groffi alberi di Naue . Et fé i fiumi al dì d'hoggi tengono altro corfo fappiafi,che'l tutto è mutato,tanto nel Territorio,quanto nel la Città medefima . Fuòri di qucffa noflra pofitura vengono a ca- dere i luoghi de' Sepolcri , che anticamente fi chiamauano, P V- TICVLAE, BVSTICETA, CVLINAE. &pcrtuttp quel tratto,che tiene la parochia di S. Loren2o,io ho veduto 8c im tito à dire,che nel cauare i fondamenti d'alcune fàbriche, fi fia tro- uata quantità grande di Vrne fepolcrah • refla fuori parimente il Cimitero della primitiua Chiefa Padouana,che fi vede in bona par te ancora intiero nelle vifcere della Chiefli di Santa Giufiina. Et Ci sà,che i Chrifliani non haucuano luogo nella Città , ne per Scpol-. tura,ne per Oratione, ne per Conferenze . Et fé alcuno volcfle cu- riofamente ricercare doue fecondo il mio parere foffe anticamente la palude Patina nominata da Seruio , io direi che il fito del Prato che.hora noi chiamiamo della Valle era molto paludofo,fi come io mi ricordo d'hauer fentito a raccontare à mio Padre Antonio , che mi foleua dire, che mentre era giouane , era andato molte volte à nuotare in quel fito, doue bora è flibricata la Chiefli di Santa Giù* ilina ; & lo conferma il P. D, Giacomo Cauacio nel Lib, VI. delie fue 4^ Le Originici Padbiia fue Hiftorie. Di più io so d'hauer letto nelle noftre antiche memo- rie , che la Chiefa di S. Agoftino (u fondata dalla Città noftra in luogo, dou'era vna Palude , che fi cbiamaua la valle Verde . ma non per qucfto habbiamo ritrouato la palude Patina. & ci perdo- nerà il cortcfe Lettore , fé non ne fappiamo più di così. Et in tale maniera diremo, che Antenore ofleriiafTe Ad.vnguem ^ come fi dice, r vfo de' boni fondatori delle Città . ch'era, fi come dice Vitruuio^ chc'l luogo folle molto falubrcaJtOjnon fottopofto à nebbia,non a brina : volto à faccia ò^i cielo temperata , & lontano da Paduli^i in terreno fcrtile,inafHato da fiumijcon porto di mare non lontano.& qucfto per lo conto , che ne fa Strabene, di CCL. ftadij era poco piti lontano di qucllojche hora fi ritroua di efrere.>\^yiT\A i ; noi i Colfojpirato AfcanioecAro XAnto.'\ - — D e AT, Vili Otte morii Antenore , coBume de Tr'otAni neljepeliré , Autenòre^j dotte ppolto . Spedale della C afa di Dio dotte fondato y (^ perche* - offa d' Antenore y^Jtta memoria aldi d'hoggi. fio Epitaffio , Giuo- chi insHtttiti da hi. Giuochi C eìlici. Giuochi IfèlaHici . Thrafèa Pe*' to come incorre (fé nello fdegno di Nerone* CefHchefoJfero. perche^ *•' Antenore iuWtuife ifioi giuochi. Giuochi Anicit Ntenoie dopò hauere fondata Padoua>quì fé ne morì* lo dice Venere appreflb Virgilio^ -■^nunc placida compostus pace qtiiefcit the tale forza' ha la parola compoftus . & così la intende chi vuole l'amicitia di Prifciano. Horatio nella Sat. IX. del Lib. L Omnes compofuifeitces Petronio Arbitro, aut qttodvltimum eìt^ iratìsetiamfluBibus^ impru^ dcns arena componete Morto che fu^hebbe fcpoltura fverifimilmen* te; di Lorenzo Pignoria^i 4 1 eejfuori della Citta^chc no coftumauano i Troiani di fcpciire aldi- no dentro le mura . 'Dione Chrifoftomo loraccontad'Hettore fe- condo che dichiwira'il Cafaubonoi^ Andromacaappreflfo Viigi- lionel III. ; >" Sodémfies tìm forte dapes^é* triffia dohd'{ :«i suob r • Ante vrbem in litce,faìjì Simoentis advndam Liùaht cinert A^dro/»ache In che luogo particolarmente cjueftoaccfldeffej vogliono vnifor- mcmente tutte le noftre meinorie , che doue hora è lo Spedale de* Fanciulli efpofti, nominato la Cafa d'Iddio. Et raccontano, prin- cipalmente Guglielmo Ongarello diligente ^ efHitto Scrittore del- le noftre Antichità,che l'anno M CC L X X I V.con occafione de fanciulli nati non legìtimamente y che veniuano gettati nel fiume barbarartlente, fi prefe parte da* Cittadini^ che fi fabricafle vn luo- go piojper gl'efpofti , & che folfe dotato dal Commiine nel fopra- detto luogo . Qui nel cauare che fi fece de* fondamenti, furono ri- trou Ite le offa d'Antenore . Che fegnò hauefiero^per effere credu- te tali, io non l'ho Ietto. So bene che TOngarello radelle <:|uali dicifettemi- la ne toccarono al detto Spedale . In conformità di che fi legge ia vna Cronichetta antica de' Podéftàtii quefta Gittajdei MCLxxi v finoal M CCG LXIV. M CC LXXIV. ^. Gothfredus de la Ttirre^de MedioUno^Potefias Padu£ . Hoc Anno de menfe Fehrua^ rìj^in &difìciitione laborerij domtis Dei , tmtA qumtitAS cmufdam generis monetaramyperfratrem RoUndum^ C^ eiusfopores inuentafmt ^ quA va- luit X F 1 1 M, LibrAs (^ 'vltrA . Et negligenza grande fu de i no- ftri Scrittori il non dire di quefte itìònetepiiidi così : né per cheal- tra'ibngettura fbflero guidati i noftri maggiori a crederejche quel- le foffero le oflli d'Antenore. Sa bene, che lo Scardeone cita alcu- ni verfi" rimati, di teftura barbara , fcolpiti dice egli nella Spada di Antenore ritrouata nel mcdefimo luogo > & fi vale dell'autorità d'- Albertino Mufato.ma quefte cofenon conuincono: & altro bifo_ gna,che ci foffe . Et le predette offa furono' primieramente pofte incontro la Cala di Lupato , che fu in quel tempo Anciano della Città^Dottore di Legge,Caualiere,& Poetarla fepoltura del quale fi vede al di d'hcggi poco lontano da quella di Ancenore^al quale ' elfo fece l'Epitaffio come qui fottoi • ^.i . E In- 42» Le Origini di Padcxi^*, Jndytus Antenor fàtrìam vox nìfa, quietem 'Tranfiulit huc EnetHM^l>ardamdumqìfugdSi Exptdit Euganeos^Patauinam condidit vrbemy ^uem temt hic humìii marmore e Afa, domus. La fcpoltura, doue & come bora ftà, dicono i noftri Scrittori , che ci tu pofla l'anno MCC LXXXIIL &ne fanno mentione Brunetto Latini il Maeftro di Dante, nel Lib. L del fuo Theloro d capi XXXIX. Gioan Villani nel Lib. L à capi XVIL Faccio degl'- Vberti nel Lib. IIL d capi IH. Gilberto Cognato nella fuadefcrit tione della Gullia^Sc altri più moderni. Che cofa fi contenga in ef- fa lo fcriue rOngarello, cioè che vi fia vna CafTa di Piombo , nella quale vn'altra di Cipreflb. & che la Spada fofTe donata ad Al- berto della Scala, all'hora Signore di Padoua, perche la domandò alla Città.nella voltaiche feruedi coperta a detto fepolcro, verfb la parte occidentalcjftd vna memoria di quefta forte j.^-. ^^^ ' ToteiUteNobtlì.vìro Domino E An ^IV' " tomde Rubeis de Fior enfia, f erfeUum futt hoc opus & fotto di effa vi fi veggono due Scudi , vnocon l'Arme de Roflì, l'altro vuoto, fu quefto Fantone tre volte Podeftd della noftra Cit- td,la prima l'anno M CC LXXXIV. l'altra Tanno M CC Lxxxv laterzaTànno M CC XCV. Quefta memoria io credo, che foffe pofta ne' due prinii 4^ni> poiché nella parte ^et^eq^iqu^jje fi legge queft'altra v' a\ - • ■ , ,• '. Cum quAterdmA Del naialia videro/ orbìs^ Poli decies oóio mille ducentafiper^ Extulit hiec Padu^prdfes^cui nomen Oliue^ ^, .^ ^ Cognome» Circi^patrta Floris eroi. ;: . ,;{^ f^ui '; : . iri-. ? la quale è d'Oliuieri de' Cerchi Fiorétiiioydeiranno MCCLxxxi v & ru Podeftd in q uefto tempo , & homo di pregip, come racconta Gio. Villani nel Lib. VII. d capi C XXX. & d capi C xxxxv 1 1 . Et fotto d quefti verfi ftanno tre feudi . nel primo ha l'Arme de' Cer- chi,nel fecondo \x Croce della Città, nel terzo l'Arme di Francia . Habbiamo però d auuenire,per conchiufione della memoria, d'An- tenorcjche chi ha poco inaniinoi fcritto delle cofe della noftra Cit td , ha alterato in non sp che parole l'epitaffio del noftro fondato- re, come nel primo verfo, doùe dì patria ha ftampato^4/r/>. &nel fecondo doue ftd Enetum ienz;^ afpiratione > ve l'ha pofta . lo so, che di Lorenzo Pignoria. 43 che ad alcuni quefte iembrcranno minutic, ma so ancora, eh e pri~ uilegio dell'Antichitàjche rch'giofamente fi rifcrifcano grcirori pu re delle pafìlvite memorie» Ma dì moire cofc,ch*c neceflàrio^ch* An- tenore inftituifle nella noftra Cktàjvna fola è arriuata^ch'io fappia alla noftra cògfìitione ♦ Racconta Cornelio Tacito y che Thraièa Peto chiariflfimo Cittadino di quefta noftra patriajhaueua fiuto di- fpìacere d Neroné>perchene i Giuochi Ceftici inftituici da Antenò re Troiano , haueua recitato in habito Tragico . il racconto è nel XVI. Lib. degl'Annali . Et io veramente ho dubitato Tempre in- torno i quefti Giuochi CMci - perche il recitare Tragedie non ha che/are con i Gefti. La onde, hauendo veduto, che Giudo Lipfio homo vomente accuratifllmo Icriuendo fopra quel luogo di Cor hdio Taci to,d ite ancor efTojf^/V/ CaMus cum cantu ? 6c afferma dt pitr^ché rtèl manofcrmo Vaticano ftd Ludis cetafihno prefi per ifpe- diente di pregare l'IUuftrifs.Sig.Card.di Santa Sufonna Bibliothe- cario frtiò padronesche faccfle vedere come ftaua in quel manofcrit tò. 'Et di ordine di'Sua Sigrlllutìrifs.fotto'ldi 17. d'Agofto dei- ranno ^M^^^DC XXI L mi tifpofe il dotto, & valorofo Sig. Ni^ colò Alemanni così . per l'altro loco di Cornelio Tacito fi è fatta ogni diligentia ancone* Libri ftampati , che furono già di homini Letterati,& hora qui fi confe-ruano^li quali di man loro fono poflil- lati, & corretti, ma nel loco, che V^S. delìdera non vi è cofa ofTer- uata da loro . folamentc ne' m.mofcritti , (che degl'Annali di Ta- cito qui fono tre ) fi legge in vno,che già vidde il Lipfìo Cetnf^s^n vn altro CerAsiis^^ nel terzo ci manca . Apprcffo a tutto quefto,io mi fon informato col Sig. Curtio Picchena y Senatore Fiorentino, & primo Secretarlo di Stato del Serenifs. G. Duca à\ Tofcana,ho- mo eruditifsimo5& molto benemerito dell'Hifloria di Tacito,nella quale con molta fua lode ha trauagliato in feruitio de* fludiofi , fc rie'Tefti della Libraria di quell'Altezza , fi ritrouaua fimile paro- li. & effo fotto'l di XII. Nouembre mi ferine in quefla forma . Quanto a quella parola di Tacito LuJisCetafifisìohttnni fempre per vna fcorrezzione , come ne fono infinite ne' Libri manufcritti antichi, ma confeffo, che reflai anche marauigliato , quando-vidi che il noftro Teflo Fiorentino', il quale io tengo che fia il più anti.- co,& migliore di quanti fé ne trouino hoggi al mondo,confenria la medefima parola del Teflo Vaticano C^/4/^/j.fÌ che mi refla a pcfa- rc d' qualche altro partito , che d Libri manolcritti . poiché e prin* E 2 cipa- 44 JLc Origini di Padoua cipalilTnni TeAiin quefto luogo non ei fono altrimenti di t:|iuto.,» ^ La mia opinione èjche (ì dcua leggere LVD IS Ì SE LA S TI-, GIS. dirò prima le ragioni della fcrittura^S: poi ilchè* ; E flato of-j feruato da chi ha pollo mano ne' Tcfti ipano/critti cpn-qjuàlclìC ag^ ciratezzaijcheù Gopifli^chiamati dagl'antichi Librarij,& An,tiqi|a lij), molte vokeneiraccompagnar.QJe parole con b fcrittura, owc^q leuauano onero aggiongeuano delie Lettere, come pareualorp meglio . & non mi diffonderò in eflempi ^ per eilerne abondanza apprefio di tutti gl'autori Critici • Horadi LVDIS ISELA- S'.T I C I S, che non intendeuaquakhe^GopiftaiChe (limo dupli- càìtor IS.chefta jLcl fine della parola Lués de nei principiaci quel la cìie feguita,fì fece in progreffo Ludis /èUìfts ^^ perche il Qqoilro e affai fìmile ài-Sigma greco, diuentò CeUìiis^ q polceuf^^js,^ che il 7 corrotto dal T Romano none diffimiled>il a greco^che ^ifynon folamenteera conctflo apprcflo a' G^cci, che nelle celebrità portaffero la Gorona in capo,& la Palma in ma- noi ma che quando ritorruuano nella Patria in guifa di trionfo,en- trauanoibpra le mura.delle Gitcà, aperte in quel luogo & gettate d terra, tirati in vn Carro da quattro Caualli. &quefto-perche /nriAatrav come fi vede nelle Epiftole di Plinio il giouine nel Lib. X.De* quali giuoclii vedafi 11 T«rnebo,nel Lib. I. de fuoi Ad- uerf. à capi XIX. & nel XXVII. àcapiY- Pietro Fabro ne fnoii Agc«iilici,nel Lib. IL à capi IX. & X. & Claudio Minos fopraT- Ep»flo(le di Plinio al luogo citato . Et in quefli giuochi fi vedeua vija pompa poco meno, che trionfale, che in tah temiini parla Vi- tifuuio. & nota il Fabro pà citato,chQ vi fi veckuano lumi , com- paignia, & acclamationi de banditoli / & dei popolo . Et è d'auer- tire apprclTo Diodoro nel Lib. xi 1 1. d^Ua fua Bibliotheca, che E- xene- di Lorenzo Pignoria.' 4;^ xenetoAgrigétino5nella 01imp.5?i,fece la fua entrata nella patria, vincitore nello ftadio con trecento carrette da due Caualli bian- chi per vna, fenza la moltitudine innumerabile, che lo accompa- gnaua. Et racconta ,Elianp,che entrando in Athene Dioxippo vin citore/econdo il coftumedegrAthleti^nonà cauallo nò com'è fla- to tradotto^ma bifogna che fofTein'CarrOjvi concorfe popolo gran- de à vedere. & queftonelLib. xir.àcapiLVIIL Etèverifìmi- ie;,chc fi recitalTero fauole in fimi li occafioni , che ci foflero fpetta- coli diuerfi & rapprefentationi come raccontano Appuleio ncU'xi Lib. & Atheneo nel V. di pompe poco diuerfe . Hora non farà ma- rauiglia fé Thrafea in quefti giuochi habitu Tragico cecinerat come fcriue Cornelio Tacito nel Lib. jcv i. degl'Annali.Et ciò tanto più, quanto fi vede vna Medaglia di bronzo battuta dall'Imperatore Valeriano con quelle figure & lettere. -v ■\ùh ilirtilrrth oilofTi o " r; 3riilo3Ìq;,3 ifnosA'I £t in vn'altra fimile dell'Imperatore Gallij^no fi vedono in grande le raedefime figure ì L;fìO .0; e j.yi. \jì vXUjì ; jU V i,^ i«iI^i;b::>lYi ^.ii'^j ■ Dalle 4<^ Le Origini di Padoua -n. off i ,-'f r. '^lu.mìì. Dalle quali fi caua , che grifclaftìci non erano molto diftlmili dal- l'Agone Capi tolinOi.nel.quale come fctiuonò gl'Autori antichi , li recìtaiia, fi compariua^ &alti'ecofe fi faCeiiano . Vedafi Cafaubo» no, nelle fue annotationi.fopra gl'Hiflorici hiinorì, & il Toricntio nel Commentario di Suetonio* Et di quelle folenni Entrate chi ne vuol vedere due notabili (oltra le riferite più fopra ) legga in Sue- tonio Tentrata di Tiridatc Rè d'Armenia in Romana: apprcfTo Tre- bellio Pollione quella di Gallieno : & ìtì termini il ritorno di Gre- cia in Romajche fece Nerone, regiftrato in Dione nel Lib. L x 1 1 r. Io non niego però che in quefti giuochi non poteflcro eficrui com- battimenti di Ccfti 5 che pofTonocfrerecomprefibeniffimo dalla confuctudine di allhora j ma dico bene che quefti giuochi d'Ante- nofe non poteuano eflcrc chiamati Ceftici , come ha riporto il Li- pfio & inanzi al Lipfio il Beroaldo giouancjnel fuo Tacito ftampa- to in Fiorenza l'anno M D XXVII, & come lefic già Celio Ro- digiho.fi perche' non hanno che fare i Certi co'l canto , fi perche la voce corrotta antica Cetdjlis ne va molto lontana . Et fé volcffé al- cuno in luogo di ISELASTICIS riporre SELASTICIS come fi vede nella citata lufcrittione antica, & nel teforo del Gol- t2Ì05Ìo ne fono molto bene contento, tuttoché il Fabro voglia f co- me ho dettoci che lo Scokore habbia traiafciato due lettere I & S come ripigliate , Ma nella Mcdagha di Valeriane io leggo le let- tere eia figura de Qefti^cbe "vk à carte ^7^ Querta e la figura de £eHt,cbe -va à carte 47 . dil.orenzo Pjgnoria: 47 tere del rìuefcio così, COLONIA IVLIA AVO VST A FELIX HELVI A. &fotto CERTAMEN SACRVM CAPITOLINVM OECVMENICVM ISEHELA- STICVM. &quì ISEHELASTICVM ftàinluogodi I S E L A S.T I C V M per efprimereami cred'io,la prononcia del- l'Hta greco , che in alcuni Autori fta in quefta parola in vece dell*- Epfilon. Et chi sa , che appreifo Suctonio nella vita di Caligola a capi XX. quelle parole/^/^// & pcyegreJpeóiacuU ; m Sicilia SyrACu-fìs fjAfticos ludosj non s'habbiano a leggere in Sicilia Syracufis Ifilajiicos ludos ? Facciafl la proua dì Gabriel Faerno , di fcriucre le parole vulgate con la mia correttione in Lettere Romane3& fi troucrajche forfi ho indouinato. Ma perche apprefìfo Tacito con occafione de Cefti alcuni hanno detto di fiere cofe, & in particolare chi vltima- inéte ha fcritto delle noftre nK^moriejvedafi i! dotti/fimo Mercuria- fcnella fua Gimnaftica nelLib. II. à Ci*pi IX. Darete & Entello in- stagliati in rame da Santo da Rauenna, il Cardinal Bembo nel Lib, yr.delle fue Epi (loie Familiari latine,^ quefti ritratti^cauati da vti braccio antico dal naturale , che fu trouato in Roma l'anno 1 606. fuori della porta di S. ^iitianoanella vigna de' Signori Leni. ^hÌ 'và la figura de i Cejii. Et fono molto fimili per quello , che tocca all'armare della mano, alle noftre Manopokjouero Guanti di ferro , che così gli chiamia- mo con voce latina & greca , quafi M amplia cioè armatura di ma- ni. Onde fi vede l'errore di coloroiche vogliono i Cefti cflcre ftati comporti di Mazze^Correggie^Sc Palle dì piombo, come fi vede in alcune figure appofteà certi tefti ftampati di Virgilio , & come ha creduto Vincenzo Lupano, fopra il xv i . degl'Annali di Tacito, & l'Autore della dichiaratione di alcune parole latine , nella editio- ne di Tacito tradotto in volgar Sanefe , & ftampato in Roma l'an- no M DC XI. Et fé alcuno voleffelapere preci famente, perche caufa Antenore inftituifle quefta pompa di giuochi irelaftici,io di- rei che lo haueffc fatto per moftrarcache con difficoltà & fatica era entrato in quefta conquifta . Virgifio diccjchc 48 Le Origini di Padoua I I Antenor potttìt medus eUpfus Achiuis M d H X i J d 1 lllincòs'pénemvè pniif^àm intima iutus '■ - • j ^ V D i T ?. Zegnu L'tburmrumjé' fontemfuperAretimAui ' . itndepèr era, muem vaJio cum murmurc montìi '[ - H j » ^ ^^ ' : It mare pr^ruptum^ pelago premit aruA fonanti, *: v^.>a\ Et i Liburni ioli veramente baftauatio à darli vera lode, vedafi Fio ro nel Lib. II. à capi V. Lucano ne parla così ?Hgnxcefq'y mari Graia cum claffe Liburnos, Liuio meglio nel Lib. X. dextra lllyrichLihurnif> & Ilfri^gentesferat ^ magna ex parte latrocìnijs maritimis infames, & bafta à dire^che {o- no gr Vfcocchi. Il fito anco di quefti noftri paefì, di verfo'l mare^à tempi antichijera di trauaglioj come fi può vedere in Strabene. Sì celebrauano qnefti giuochi ogni trent anni ^ come ha notato Gio- uanni Xifìlino nella fua epitome di Dione i che fariano all'vfo Ro- mano TRICENNALIA. Et per non lafciare adietro cofa alcuna in quefta materiajmi fouuiennedi dire>che il difopra citato Giufto Lipfio, nel detto luogo di Tacito ripofe nella fua prima editione. Ludis ASTICISy che poi rifiutò, alla quale correttione pare che adheriflcancoilGrutero , interpretandoli giuochi Vrbani. ma fi come Vrbs era propriamente dz per eccellenza Ro- ma , così Aftu chiamauano fegnalatamente gì' A- -i'^'- " -^ theniefi la fiia Città , come fi può vedere in- •<^^» -H'- Donato,ne* Gommentarij fopraTerea- '^^'^ ^' ~>^ <^>[*' tio in più d' vn luogOi& in Emi- '^O'. f\ vbrO àv lio Probo ò fia Cornelio Ne '- ib i:fl< .imcv» potè . fi che ftaremo ' ' ' ' -»'- con la noftra cor rettioncfin ^ì'^b :>i jJuA. che f'^ • 1^ ibon miglior fortuna ci mettterà inanzi la vera let- tione di quefto luogo. C A P. di Lorenzo Pignoria. 45» C A T. I X. Figlioli d* Antenore ritornati a Troia . da chi cacciaiL trrcrt del Mun^ fiero. Figlioli d'Hcttore, Aftianme, Scamandro^Oximo, Lao~ damante. Laomedonte . Autenoridi ritornati a Padoua. loredefcen" denza, opinione durata lungamente in fauore di quefia, verjìdicic- uaani di Val di Taro. Dopò la morte d* Antenore pare^che i figlioli &pofteri di Kii ritomafTcro a Troia. & i\ caua da quanto ne fcriue Eufe- bio nella fua Chronica , fotto l'anno del mondo 4038. o- nero 404(^1 come fcriue Adone Viennefe nella fua. Heàorisfilij llittm receferunt-,expulfi$ Antenorispoìkris^ He le no eis fubftdiumferen" fé. fé però non ci ritornarono viuendo ancora il Padre. Et in que- fto pare, che prendeffe equiuoco il Munftero nel Lib. V. della fua Cofmografia fcriuendo, che Antenore regnaffe in Troia , & che ne foflc cacciato da i figlioli di Hettore,ma chi Tarano quefti figlioli di Hcttore, fé Aftianatte Tvnico fu precipitato dalle mure di Troia an cor fanciullo lo? dice chiaramente Aufoniojnel fuo Epitaffio, Tlos Asìa^ tantaqi vnus de gente fùperlles Tuttauia fcriue Pioni fio Halicarnafleo nel Lib. I. che Hettore heb be altri figliolijche qucdoi/èd quum Scamandrii (^ ceteri HeBorid^^ a Neoptolomeo ex Grecia dmnfii^ad ipfitm venijfent/os in pater num regnu deducens Troiam redijt. Et q uefti fu Afcaniojil figliolo maggiore di Enea.Et veramente il Rcineccio^nelle fue Genealogie,nota che A- fìianatte fu cognome di Scamandrio : &che Hekno fii prima chia- mato Scainandrioj&poi Heleno con l'autorità di Euftathio.oltra- chc Dione Chrifoftomo racconta,fecondo l'opinione del Cafaubo nocche Hettore dopò haucrc foggiogata bona parte dcU'Afia/efìc morì,& lafciò il principato à Scamandro fuo figliolo . Et Cononc ne' fuoi cinquanta racconti apprelTo Fotio, ha lafciato Icritto 5 che Priamo mentre à Troia fi combatteua > mandò in Lidia Oxinio & Scamandro figlioli di Hettore. & che quelli ritornati,dopò la pre fa che fecero i Greci di Troia,s*impadronirono del pacfe. fi che da quello Scamandro bifognajche veniifero i Scamandrij di Dionifio Halicarnafleo. Appreflo tuttoché è da mettere in confideratione F vn 5'o Le Origini di Padoua vn Laodamantcò Laomedontc^ che fcriuc Ccdrcno efTcre flato fi- gliolo di Hcttore . Si che non crederci così d Giufeppc Scaligero homo chiariffimOjche fopra quefto paflb di Eufebio cita bene Dio- nifio HalicarnafTeoiiTia vuole però, chequcfte fiano inuentioni di Darete, & di Ditte, Scrittori finti, da i quali Eufebio habbia tòlto. Et per quello 3 che alcuni Scrittori hanno ridotto i principi] di vjtìa nobilifTima natione à i figlioli di Hettorc , noi ftaremo alla ccnfura di Michele Riccio , nel principio del I. Lib. de* fuoi Rè di Fran- cia. & chi vorrà findacarcla teftimonianza deU'Arciuefcouo di Cofenza , nella fija Cronica, cioè che Andromaca, con due Tue fi- glioli,& Heleno fofTero faluati dalla morte, concedendolo i Greci, hauerà bene che fare, per quanto habbiamo detto di fopra. tanto piìi,che Hermanno Contratto nella fua Cronica ha confermato an cor elfo il detto di Eufebio . Ne altro ho faputo io ntrouare degl'- Antcnoridi di più di quello che ho detto per autorità di Eufebio fa quefto capitolo , & più fopra con la teftimonianza d altri . Ne fa- ; prci dire, doue fi ricouraffero i pofteri d'Antenore, dopò che furo- no cacciati di là . è ben verifimile, che ritornaffero à Padoua ; & forfè non tutti nel principio fi trasferirono à Troia . Silio Ita- lico fcriuendo di Pediano, come habbiamo detto di fopra, tocca pure, -^Troianacji /emina ^ ortus, At(ji ANTÉNOREAfefede S T I R P E ferebat . HAudleuior generis fam il ^ficroqi Timam Gloria (^ EugAneis dileófum nomen in oris. Et più oltra nel medefimo luogo, - cui turbidus armis Obttiii Marcellus rapido tulit ora, tumultu, Agnofcenjq'i decus^ma^e o virttttis auitts^ e : Ma£te A NT EN ORI DE Et qucfta opinione pare che fia durata molto lungamente appref- fo inoftri . poiché ne' verfi., che compofe Giouanni di Val di. Taro , male citati & peggio tradotti da altri , ( li chiama Profe- tia Rolandino Grammatico nell'Hiftoriad'Eccclino il Tiranno) che nella Podeftaria di Giacomo d'Andito Piacentino , fu- -i-rono intagliati fopra la Porta delle Torricelle , così fi kg- < gè, * i y^y .) -' M ; Vrbe di Lorenzo Pignoria. f i Vrbe ?UcentWA lacobus vir nobtlts ortus , Anditei generis ^merito Patauina PotefUs^ Mille ducentA decem Chrifhpofi/kcùU nato , Mnris CT Porta Paduam decorauitab Aufho» Vos AntenoridafitutivultisAbhoìie »^1♦^if1f Bfiforts muro Pax vosligetintusamoris, . f, * ArboreisfruTirAfetiturJubfrondibusrumbrA Interius morbus Jì vi/cera torre t acutus, Kefereantigiturlabor^im^endiamuri Confi li firn vatis veflri/èruate Ioannìs, E ben vero^che qui l'A N T E N O R I D AE può effere vn derì- uatiuo commune à tutti i paefani, come habbiamo detto più fopj'a^ difTe Virgilio d'Antenore, -'& Genti nomendedit* • r» r ,i^. , = ii:v:y:i v > & Enea nel III, di fé medefimo parlando > à propofìto della Citt^ che incominciò fondare in Thracia, Aeneada/qi meo nomen de nomine fingo» Ma queirobelerio Antenore© così chiamato da Pietro Mar^ cello nelle Vite de' Dogi , da Aimoino VVillero & VVilharenOj da altri Obelenzerio ^ ad alcuni ha fatto venire penfiero , che foffe difcendente d'Ante- nore, ilchelafcia- remoàqual- , che accurato Scrittore delle memorie Venetia- " ne. WVi'^ F a CJV. e. ,u. jz. LeOriginidi Padoua DEi fenm. loro Ara w Padoua . imagim canate da vna Medaglia antica, homri dì G animede» JueHatue antiche , Aquila fanorttx di Giotùe perchè» Vefia.pia medaglia. Giunone Argina. Diana Etoli a, Jmagine di Diomede y forfè f alfa , ritratti degtHeroiy che furono yre fenti alla guerra Troiana y douefvedeuano. Gran Madre degli Dei. Infcrittione antica in Padotéa. Giano. Ifide . la Fortuna. Martc^. Campo Marito. Tempio della Concordia . Cemeterio antico de* cbru fiiani* Sepolture anticamente fuori delie Citta, CHe religione portaflero i Troiani in Italia^fi sa per Io raccon to che ne fanno tutte le Hiftorie di efla. Prudentio Io toc- ca brcuemente, nell'HimnO;,^che fa à San Lorenzo Archi- lenita, Confunditerror Troicus AdhucCatonum curiam. Veneratur occultis focis Phrygum P E N AT E S exfùles, j Penati furono trasferiti in Italia da Enea- "feror exfulin altum^ (così Enea appreiTo Virgilio nel II Iv' Cumfocijs^natoeiì , P EN AT 1 B VSy (^ magràs D^s. Quefti Dei Penati fi riueriuano in Lauinio^'Sc erano certe ftatucttc, di legnoòdi marmo>come dice Varrone appicfTo Seruio^tenutc co molta geloila, & delle quali fi può vedere Dionifio HalicarnalTco nel L Lib.deirAntichità Romane . di quefti fi vede vna antichil- fima Arula^ò fiaPiedeftallo , in Padoua, che fi vedeua altre volte nella villa di Abano. Et dalla forma de i Caratteri , & da la mate- ria del marmo, eh e quafi fimile al Traucrtino di Roma, io l'ho per la più antica memoria , ch'habbiamo nella noftra Citta , & forfè in tutu Europa^per quello che tocca al culto de' Dei Penati . Et le di Lorenzo Pignori a. 5-4 Lg Origini di Padòua. E le imagini di quefti erano, come fi vedono apunto in' vrra mia iMir- tica Medaglia d'argento^ battuta da C. Antio. I Et auuertafi , che il Grutero diligentiffimo ricoglitore delle Infcrit rioni antiche in d ne 1 uoghi del fuo gran volume ha regifìratovnà Infcritrionejche fi kg§c nel riuefcio della noflra Arula . 75 9- 4- & 768. 6. ncU'vno & nell'altro luogo non ben ra^prefentata . & non fa però mentione del D I S P E N AT I B V S, fé non nelle Coi^^ rettìoni^doue ne anco indouina quello^che bifognaua. Et dalla Col, prapofta Medaglia^Sc da quefta maniera di dire D I S, fi vede che molto à propofito fcrilTe Varrone nel Lib.VILde h.'L/jt analogia efl inquit^ cur Populus dicìt Dij Penates ^ Dij Confentes ? cumfit vt hk reus, fems^DeusiJìc hi rei.feri. Bei ì Oltre i Penati per mio credere porta- rono i Troiani fin qua rapi Ganymedis honores come dice Virgilio : haucndo io veduto già apprefib il Sig. Gio. Battila Ficheti:,honio intendente delle noftre antichità, vna ftatuetta di bronzo deldetao Ganimede antichiflìmajritrouata quì:,che ftaua nell'vnghie dVn*A- quilainattodi cfTere rapito , & era di affai buono artefice , così fatta i! Che dì Lorenzo Pignoria. s; ^ ^6 Le Origini di Padoiia Che per quello a* piedi di Gioue ftaua fempre rAquila,come dice Prudentio nell'Himno di S. Romano Martire. & fé non l'ha a* pie- dijia porta in mano,come fi vede nelle Medaglie d'argento d'Alef- fartdro il grande , apprcflb di me . che per fi fatto merito fi faceua l'Aquila nelle Medaglie, nelle Gioie , & nell'Infegne co'l fulmine nell'vnghie , con titolo di fouis armigeo come ftà in Virgilio . Da i Penati non potcuaeflere molto lontana Veda, della quale però non habbiamo memoria alcuna in Padoua,ch'io fappia, eccetto la Medaglia ritrouata quì,& regiftrata di fopra. DueTenìpij di Giu- none, ch'erano qui altre volte,fono fenra dubio fattura de* Troia- ni. & ne fa mentione Liuio nel Lib. X. doue racconta,che i Pado- uaniporerolcfpoglie , & i ro(bi delle naui de' Lacedemoni in AEDE IVNONISVETERI, nel tempio vecchio di Giù- none . così configlia Heleuo nel III deli'Encidc,che Enea fi humi lij à Giunone. & de i Veneti di quefto paefe fcriue Strabone , che à Diomede haueuano decretato honori appreflb il Timauo, di fa- cri ficarli vn Cauallo bianco . 8c che iuifim o firauano due bofchi> vnoHpao- ApyiUc^'^kto ApT8V/<^'fA/V^A;j>< di Giunone Argiua, & di Diana Etolia . Bi Giunonenoi) hauercmoà marauigliarci moko,perche, come fcriue Seruio fopra il primo della Eneide, s'a- doraua ella particolarmente dalli Argiuij^ era la loro tutclare^co- me afferma Lutatio Placido nel I. della Thcbaide di Statio.lachia mauano i Greci HPA, della quale f\ può vedere Fulgentio nell. delle Mithologie, & il Giraldi. Artemide era Diana> come dimo- ftrano Fornuto , ^ Giuliano Aurelio . che per quello Vegetionel Lib. Ili- della fuaMulomed. àcapiXXXIII. chiama Dianaria la radice dell'hcrba Artemifia, & l'Ifola Dianio ouero Diana fi chia- ma da altri Artemifia . Diomede fu perfonaggio celeberrimo ap- preflb tutta rAntichitÌ5& Guglielmo Cantero,chene mefie in car- ta la difccndenza^lo fi venire da Calyce figliola di Eolo & nipote di Hellcne. fuo padre fu Tideoiche per ciò i Poeti lo chiamano Ti- dide . ritornato che fu da la guerra di Troia in Etolivi, fu sforzato a fiiggirfenc per le infidie, che ^l'haueua tcfc la propria moglie in- uaghitafi d'altri, di ià fé ne pafsò in Puglia,doue in aiuto di Dau- no combattCj& fondòjcomeatrcfta Seruio nell'vndecimo della E- neidcj, ArpijVenufia^Canufioj Bencucntn3& Vtnafro.& morì ncl- rifohache da lui prefeil nome^che vogliono fia bora Tremiti, chi più ne vuole vedere può ricorrere alle Annorationi del Cantero, fopra 5^7 di Lorenzo Pignoria: pra Licofrone, & il noftro ItaHano Apvollcdoro, io dico il Boccac ciò nei Lib. IX. delle Genealogie . l'Epitaffio gli tu compoOo da Ariilotelc. & fi vede al di d'hoggi nel fuo Peploi & da Aufonio. il quale fa diftintionc fra Argiripa & Arpijcontra l'opinione dì Ser uio. & in vna Medaglia antica.che io conferuo con quefte lettere A P n A N n N ) quelli di Arpi batterono in memoria di Diome- ide,il famofo Cinghiale di Calidone.la Imagine di Diomede è fia- ta publicata da Fuluio Orfmo in quefta maniera. Nella quale però io vado dubitando di qualche impoflura. poiché Ifaacio Portìro-genito , del quale habbiamo fatto mentione di fo- pra, ferine che Diomede fu i/VoV/^to; fulfimus . di nafo alquanto riuolto in sii , & gav0o'7ra)>wif ahenobarbus ^ di barba rofTa; non s ac- cordando però in tutto con Filoftrato. Et fé ad alcuno parefTe ftra nocche tanto tempo fi fofTero conferuati i lineamenti di quelli , che G mili- ^8 Le Origini di Padoua militarono a Trohyfi ricordi di Diodoro Sicolo^, che nel Lib XIII. " della fua Bibliotheca dcfcriue certo Tempio dclli Agrigentini ^ ne' faftigij del quale da vna parte fi vedeua la guerra di Troia, con tutti gi'HcroijChe v'interuennerojtitratti dal naturale. Et l'arca di Cipfclo appreflo Paufania conteneua ancor cfTa fimili cofe . ne è marauiglia;,fe Virgilio fìnge nel I. dcH'Eneide^chc Enea '^videt III ite as ex ordine fugnusy BelUqihmfdm.x totum vulgata per orbem, doue Sequoq> Vrincipìbtis permtflum agnouit Achìuis , Dal medefimo fonte de i Troiani io ftimojche (offe portato d Pado uà il culto della gran Madre :, che a Roma pure fu portato di colà , come fi sa notoriamente . Virgilio nel III. vuole , che di Candia paflafic in Frigia. ere fa lou'ts magni medio iacet infitU Ponto ^ Mons idéius vhi à' gentis cunnbula nostra , &piùfotto Hinc Mater cultrix Cyheli^Coryhantiaq> ata , \ idtfiumqi nemus e veramente in vna mia Medaglia ^ ch'io ftimo fia battuta in Can-^ dia con l'effigie di Domitiano :, ^\ vedenelriuefcio vn' Aquila con \ lettere intorno A I O 2 lA MOT Et della gran Madre habhiamo in Padoua vn marmo antico in cafa de' SS. BafTani, \s M D M N M E M O R . V S I A E L F I l' T te R T V L L I N A E S A CE RD. D I V A R V M matris SVAE SEX APPVLEIVS MARCELL D D quefbo marmo nella parte dinanzi ha patito qualche pQCo:n5 però , tatOjche nófi vedajch'era dedicato Magn^ Deum matri^a.ìh grà Ma-| dre degli Dei.fopra che occorre d'auucrtire^che 1 Grutcro 3 21. 6. ci, ha ■ di Lorenzo Pignoria. 5*9 iha pofto'nella riga Tupcriorc D M folamcntCjquafi dico. dIs mani- Bvs,chc però e falfo.& nella qu.uta linea ha pofto TERTVLLIA- NAE3 nella fefta MATRISVAE, nella fettima SEX. APPI, lafciando la dedicatione5chc R vede nel fine. & tutto queflo con- trol teftimonio del marmo , che ftd come l'habbiamo noi pofto. Ma il GrLitero5ch'io foglio chiamare l'Atlante della Antichitàjè fia- to neceffitato d valer iì di molti Hcrcolijche non fono ftati però tut- ti Inuitti in quefto proposto di notare fedelmente quello , che co- pianano. E ben verojche il mede/imo Grutero^a' XXIX. IV. rcgi- ftra la medeflma Infcritrione fedclmentc^hanuta^com'effo diccjdal Sig.Gio.Vicenzo Pinelli^che la hebbe da me. Come moke altre pu re di Padoua & d'altri luoghi copiate & raccolte da meilmedeiì- mo Pineili & altri mandarono al medefimo Grutero^al quale tutta llapofterita ha d'hauere obligo immortale, per fi dotta & honorata iflitica. nella quale piaccia à Dioiche qualche galant'homo ( fimi- Ile al Sig. Pietro Scriuerio ) s'impieghi qualche giorno i fi per con- frontare lo ftampato co i marmiifi per dichiarare vn'infinità di bel- le cofe 3 che vi fi vedono raccolte . & il fenfo della Infcrittione è , che Sefto Appuleio dedica ì Cibele ? in memoria dì fua madre V- ìfia,ouero Lufia Tertullina,che fu Sacerdoteffa delle Diue. ma che Sacerdotioera quefto DIVARVM ? Io ftimo che foffedi Cibele, Ccrere,& Proferpinn,ch'erano anticamente chiamate KV p i A i & AE2 noi NAi vcdafiScruionel III. dell'Eneide, fopra quel verfo Etiim^i currum do?nìn.^fubìere Leone s D'altre Deità non ci mancano marmi come di Giano , difide , di Mercurìo,della Fortuna, ma quefte io credo, che foflero porta- te qua da Romani,non natine per cosi dire de' Pacfani . onde ben diflc Minucio Felice,/W^ ndco per vniuerfi ImperiA^proHÌncìas^oppida^ ^idemus Jìngulos fxcrorum r'ttus gentile s ìhihere^^ Deos colere munkipes^ vt Eie tifi riios Cererem^^Phrygas MafreWy Epidaurios AefcuLipittm-, chd- d^os BeltimyAìtarten Syros^JDÌanam Tatiros^Gdlos Mercurium^ VN /- VERSA ROM AN OS, dì Marte non c'è rimafo altro vcfti- gio, cheli Campo Martio hora il Prato della Valle nel quale fé fu Tempio, ò altra memoria fu all'antica vfanza, regiftrata da Vitru- uio nel Lib. I. d capi VII. cioè che gl'Arufpici Tofcani comman- dauano , che fuori dtWz Città fi fondafitro i Tempij di Ventre , dX Vulcan0j& di Marte . & in tal maniera fariano rimafi fiberi i Cit- G i ta- 6o Le Origini di Padoua. radini di effe dalle voglie dishoneftcjdagrinccndij & dalle di/Tcn- fìoni cittadinefche . Della Concordia, che haucflc Tempio ijnti- camentcin quefta Città da Antenore^non habbianio (ch'io fappia^ teftimonianza di alcun'antico Scrittore claffico.Solamentc il P. D. Giacomo Cauacio amico noftro , homo di ameniflìmo ingcgno> nelle fue Hiftorie del Monafterio di Santa Giuft inailo afTerifce, & inanzi à lui F. Valerio Moschetta, nella Vita ©Trionfo diGiuftina Vergine & Martire. 11 Cauacio adduceua per fondamento alcune Infcrittionij& principalmente quella di T.Liuio^che fi vede in Pa- lazzo^nelle quali (ì legge quefta parola C O N C O R D lALI Si in .vn'altra fi legge C O N C O R D. in altra C O N C. altroue C O H C. A V G V S T. le quali note , ò parole abbreuiate effe interpretaua Concordialis^àoh Sacerdote della Concordia . Che fé pure quefte parole vogliono dire così,io non credo^che quefto Te- pio foffe doue quefti lo vanno d porre . fuori della Città non fi fa- rla dedicata la Concordia , ma dentro di cfl:i, fecondo le regole di Vitruuio 3 & degl'A rufpici Tofcani. che doue bora Santa Giufti- na, era fenza dubbio fuori della Cìttàifi perche i Chriftiani ci ha- iieuano Oratorio,fì perche ci haueuano Cemiterio . Et la fepoltu- ra di Liuio ce lo conferma . che fé il corpo di lui fu fepolto in quel lìto, chiara cofa è, che fu fuori della Città, imperoche nelle Città non fi fcpeliua anticamente per ordinario, & ne i Tempij molto me no . che fé Arnobio , ouero altro de' noftri hanno riprefo il Gcnti- lefmo intorno à quefto particolare 5 flippiafiche parlano di quei Tempi jjche furono antichifTimamente prima fepolcri^per effempio di Cecrope, d'Acri fio, di TelmefTo, & d'altri come racconta Arnobio diffufamente . Et fé a noftri giorni^come rac- conta il Cauacio à facciate no, & habbiamo ve- duto ancora noi , fi fono ritrouati veftigij di fabriche antiche^iocredo^che foffero più d'altro , che di Tempio, vedafì il medefìmo nelLib.II, d face. 56. C A F. n 1™ QueJt^-ifigHr avi inferita ni Ci pitelo XI, di Lorenzo Pignoria. 6 1 C AT. X I. CO (lumi de Frìgi intorno AlLifepoìtura de loro Siicerdoti. non giura-- nano. pHniuanogl'vcciditori de Buoi , che fèruiuano al giogo ^ ^ i Udrì de flromenti d'Agricoltura, . priui/egi de Buoi appreffo tutta l'- Antichità, detto d' Aristotele, Contadini del Territorio Padouano bo^ ni Agricoltori , coslume degl'antichi Veneti al tempo dell'arare . Pli^ ìiio conte s' intenda , quando fcriue che nella Venetiafi faceuano le pian- tate di Salcio, coHume de' Dardani. vfo de Veneti^ ^er maritare /e_^ loro f gitole . armatura de Paf lagoni . & de Frigi . cura de' Causi- li apprejfo i Veneti , co' ore Veneto , conuiti loro . Lingua de i mede- fimi, I Troiani, & gli Veneti che leggi & che coflumi portafTero in que fìa loro Colonia, hora habbiamo da vedere. & in vero di po- chi vtftigi j è rimafa qualche memoria. Nicolao Damafceno, nella fuaxatoiica Hifìroria ( che così gli piacque di chiamarla) del- Ja quale però non habbiamo altro^che alcune poche cofe ridotte da altri in tompendioiracconta^ che i Frigij non giurano & non fanno giurare altri . che il Bue aratore chi lo ammazza è ammazzato , & Umilmente auuiene ì chi ruhba qualche ftromento d'Agricoltura. & che i Sacerdoti morti non gli fotterrano, ma fcpra certe colonne eminenti di pietra^alte dieci cubiti gli mettono in piedi. Di qucfte cofe poco habbiamo a dire,per quanto ne tocchi alle noftrc Origi- ni- E ben vero, che nel giuramento io non so che mi credere, poi- che appreffo VirgiliojEneanelIV. dell'Eneide giura^Palinuro nel VI3 liioneo nel VIIj & in Homero pure fé ne vede fegno . & pure i Troiani erano di Frigia. De i Buoi non è inuerifimile , poiché l'- Antichità tutta in gran veneratone gl'haueua. Et leggafì Varrone nelLlb. II. de R. R. à capi V- doue attefta ch'era pena capitale l'- ammazzarli già ^neir Attica & nel Peloponnefo.Et il medcfìmo qua firepete Columella nel principio del Lib.VI & Porfirio nel ILLib. .dell'aflenerfi dall'vfo delle Carni, doue dice pure , che vn tale ò Diomo ò Sopatro che fi chiamaffe > fu il primo^ che ammazzaffe il Bue dall'Aratro ^ & che fé ne fuggì, temendo d'cflerne agramente caftigato. & Scruio nel fine del li. Lib. della Georgica cita Arato in con- 6z Le Origini di Padoua in contbrniirì . Et chi più ne vuole , veda Gioan Lodouico della Cerda, fopra il citato luogo della Georgica . l'Imperator Coftan- tiiio ancor lui nella L. I. nel Codice di Theodofio, al Titolo de Pi- gnoribtis^ mette pena capitale à priuati & magiftrati^ fé per pegno fi ritterranno i Buoi aratori . & fi può vedere anco Vegetio nel pro- logo del IH, Lib. dell'Arte Veterinaria ; & Eliano nel II dell'Hi- fioria degl'animali al capo vltimo. Et la ragione di quefta decifio- ne potcua efiere, come dice Ariftotele nel I. della Politica, òyd^ &HC, a,vT\oiz'trii Iole; ttìvììjìv i(rTiv , cioèperche'l Bue è ai- li poueri in vece di feruo . Et per quefto capo d'Agricoltura dare- mo lode vera a' noftri Contadini di periti & fauij nel loromeftie- re, & che fi lanno valere degl'animah , & degl'Ordigni d bon pro- pofito . come pure ò della fiiperftitione :> òdi che che altro fi fia fi feppero valere i nofiri antichi Venetijli quali ficome racconta Elia- no nel Lib. XVII. dell'Hifìioria degl'Animali a capi XVI, quando arauano i loro Terreni , acciochela Sementa nonandafic d male^ coftumauano di offerire alle Cornacchic^ò Taccole certa fibrina im- paftata con oglio, & miele come m dono . & quefto dice d'hauer- lo da Theopompo. il medefimo fi vede in Antigono, del quale va j kivolta isTOPiaN nApAAOHaN 2TNArarH f Celio Rodigino però nel Lib. XXIV. delle fiie antiche Lettioni à capi IV. dice,che lo Icriue Apoftolio . aggionge Elianojche vn ta- le Lieo, del quale anco fa mcntione Antigono, fcriue che d queft- , effetto fi fpediuano Ambafciatori dalie Città . Ete daauueitire qualche diuerfità , che fi vede nella narratiorre d'Antigono, & in . quella di Eliano . QiKinto poi fcriue Plinio nel Lib. XVII. d capi | XXIII. che nella Venetia fi faceuano le Piantate,come dicono i no- '. fìri Contadini , di Salcio (propter vligmem Soli) non e vero affat- to : ma fi bene ne' luoghi paludofi , come fcriue d'alcuna parte del noftro Territorio il medefimo altrouc nel Lib. XIV. d capi XVI & lo ha auuertito Columellanel Lib. V. d capi VII. & Leon Battifta Alberti nel Lib. X. de re Aedif, Della maniera di fepelire \o non mi marauiglio punto, fipendo che i vini ancora qualche volta fi han- HO eletto le cime d'vna Colonna per ftanza . De i Dardani, ch'e- rano gente Illirica , \XXìj^i}{,óv i9vò^ &difcendeuano da' Troiani, come habbiamo detto di fopra, ferine; il medefimo Nicolao,che tre volte fole in vita loro ii lauauano i quando nalceuanoi quando prendeuano moglie i & quando erano morti . che non farebbe in vitvi di Lorenzo Pignoria. 6 3 f vita . Ma de i Veneti noftri ferine Herodoto nel Libro I. che ad \ viiuiza delli AiHri;', maritauano le loro figliole in qucftamanie-^ i vk , quando erano in età da marito le metteuano inficme , 6>c prc- 1 ferite gran frequenza di perfine, il banditore mettcua airincan- l t(p la più bella > . &gosì di mano in mano, & de' denari , che fé ne li caiiaìiano per quefta via da' più ricchi , s'allogauano a' plebei* & ; pQueri le più brutte j le ftroppiate, &Ieinfermiccie. Et che que- fta faceffero gl'Affirij lo dice ancora il fopracitato Nicolao Dama- ifccno. della quale vfmza fi vede ancora non sòche veftigio in i Paufania . Etfei Veneti furono Paflagoni , come veramente fu- i rono 3 fappiafi* che l'armatura di quefti fu , come racconta Hcro- l doto nel VII. Libro, di Celate che fi metteuano inficme come l\\ \ più pezzi, di feudi piccoli, haftenon grandi, di dardi, di pugnali, ; & di Calzari ne' piedi d mezza gamba all'vfanza del paefe . Et i » Fr^ij vfauano arme poco differenti da quelle , come nota il me- ^ defino Herodoto , nelregiftrarc la moftra delle genti di Xerxc . i Pugnali Herodoto \\ chiama iyKitpiS'ia. . la qual voce ritiene an~ 1 CQ Atheneo nel Libro VLquando parla del Pugnale coniìicràto ck I Elicaone. & quefti io credo che folfero come fi vede in -vn antico ■ marmo in Efte , non difTimili da quelli,che fi vedono nella Meda- -; glia di M. Giunio Bruto, co'l Pi.leo infegna della Libertà nel loio ) mezzo. & furono fimbolo di quelli apunto,co' quali Cefare il Dit tatore fu vccifo da' congiurati . che ancorché Dione li chiami pic- ■ ciolefpade,tuttauia Suetonio lì chiama pugnali . vtque anir/hUtier- \ tìè^ndique fé flrìBis fugionibus peti^ dice egli. Et quelli p(fr ordina- j rio fi cóficrauano ne' Tempij, come habbiamo veduto in quello òì Elicaone. & per ciò fi legge in CorneHo Tacito, che Flauio Sccui- ■ no,hauendo congiurato contra Nerone , pigliò dal Tempio della ; Salute in Tofcana,ouero della Fortuna di Ferento,vn pugnale per * valerfene in ammazzarlo, il luogo è nel XV. degl'Annali . Vitel- lio Imperatore,come offerua Suetonio, mandò il pugnale del qua- le s'era feruito Othone per vcciderfi^in Colonia, da cffere dedicato à Marte • ma eccoci il marmo di Efte , nel quale fi vedcua ancora : va'Arco tefo in[tutto fimile à i noftri. nei ^4 Le Origini di Padoua. Tr[(^fffrwwanf"(rfa''(rflfrWrf'((f[ro(('l'('(((i(rfm(TOf((!((.1 l^i.>.a^uak^ukuu^v.^i.uuikaiukkkkkkkkxkkkkkkkikk^kkkk^kkkkk^^^ di Lorenzo Pignoria. 6^ nel quale marmo fi vedono anco Saette , & Turcafib i ch'io per me credo, che foflero arme degl'antichi Troiani poflcditoti gii ,di qiicfti pacii . & nel TurcafTo è da notarli il coperchio, che in aU tre ancora antiche memori^ fi ofierua. Et lo auuertì ancora Homero nel IV. della Iliade» onde fcriile be* ne Nemefiano --chujìxfq-. Phciretra.ì Ma à quello di Hercole non parcjche adattaflero altrimenti copcr* chio^per quanto io habbia oflcruato. forfè perche era venuto a ca^ ftigare non à perdonare: Ned'è molto lontana la cura de'Caualli, che haueiiano i noftri Vencti,dallo fìudio della Militia- Bello arma- tur E(}ui-.dì^c Virgilio . racconta Strabone nel Lib. V. che quelli che allcriuano i Veneti eifcre di Paflagoniajallegauano 7ri\>4 rà^ iTTTTo^^Q^i^ciTnuihoicLv-, hi cura che haueuano i noftri antichi dello alleuare i Caualli , & che Dionifio Tiranno di Sicilia ne,pro- curò razzajper vfo de i giuochi^o palli j che vogliamo chiamarli. Et di qua forfè venne il nome del Color VenetOjnelle huree de' giuo- chi de' Cerchi appreffo i Romanijcome ha notato anco Giulio Ce- fare Scaligero homo dottillìmo nella fua Eflfercit. 315*15. Et An- tenore medefimo è chiamato da Homero iV'^oikyuoc , domatore de' Caualli. feflremo circa 'Ecjuos (^fcriffe VegetÌ0y| fine advchcrtdos locnpletes aptos ^ftue in Circi contentiont^n^orcSyfiminfrdtjs vt ita di^ H xerim 66 Le Origini di Padoua ^serim prokttifsimos belUtores^acerrìmum Hudittm amoremqi conftat ej^ fé dominorum . Del naiiigare io non so che habbiamo altro teftimo- nio 3 che di Lucano nel I V- della Farfalia mentre deferi uc il ritira- ment05che fecero le acque di certo Diluuio Vtai hahuit r'tpas Sicoris^ CAmpofqi reliquìt^ Primum canafàlix madefaóto vimme paruam Texitur i»puppim, CAfòq» indutA iuuenco Ve^tonspatiens^tumidumjtiperenatatamnem, Sic V E N ETF S ftagmnte PAdo^fupqi Britamus NauigAt Oceano Et di quefta maniera di fabricarvafcelli ha fcritto particolannéte il Giraldi 5 nel fuo Libro de re muticA a capi VII , & dottamente . Ne perche foffero i noftri antichi guerrieri , & boni coltiuatori della Terra, & marinari valenti, non lafciarono però di mefcolare con la feuerità tanto lodata da Plinio^le delicatezze dello fplendore citta- dincfco. MartialenelLib.XIIL 88. In Vemtis fwt Uuta licet conuma Terris Principiumccen^GobiuseJfeJolet, Et vuol dire come nota il Radero^che ogni natlone ha qualche fuo particolar gufto. & poiché ha notato Polibio nel Lib. IL che i no- ftri Veneti haueuano la lingua differente da i Gallio auuertifce Pli- nio nel Lib. XXVL a capi VII. che i Veneti chiamauano Cotonea quella pianta,che i Galli Halo. & quefto lo infegna anco il Cluue- rio nella fua Italia citata da me più d'vna volta. Et per non lafcia- re cofi 3 che poffi eifere di ornamento à quefte Origini^io dirò che gl'anni paffatijcauandofi la terra in Hadria di quefta noftra Vene- tia^fi ritrouarono alcune fìatuette antichiflìme di metallo, che capi- tarono alle mani del Sig. Ccfare Nichefola, Canonico Vero- nefe ftudiufìffimo delle belle Lettere,& molto principa- le mio amico , le quali ho voluto riporre qui in di- fegnojche io per me le ftimo rapprefentatrici dell'antico habito de noftri Veneti, vi fi vedono i veftigij della Mitra de Troiani , tanto nelle femine quanto ne' mafchi , & la Bulla fegno d'ingenuità^che ftcjua pendente innanzi al petto de* fanciulli ben nati. cAK di Lorenzo Pignoria. 67 C AT. XII. i t ' T TEf/iré de Troiani, Tonache, é* Mitre, Mitre donne fche di chi • \l Statua di Ganimede ^della Serenissima Repuhlica . Statua di Atti.- de ritrouata a Tornay in Fiandra, difegno di Ganimede mandato fuori da Hugone Grotto , Medaglia d' Antonino Pio , di Hadriano , c^ di Car acalla con l'hahito de i Frigi, L'Habito de' Troiani fi vede nelle figure di vn Virgilio fcrit- to à mano in lettere maiufcole tutto , ch'era il vero caratte- re dell'antichità Roinanaj& fi conferua nella Libraria Vati- cana in Roma . Virgilio medefimo Io rimprouera a Troiani per bocca di Numano 5 nel Libro IX. dell'Eneide > Vobis pi6}a Croco (^ fulgenti murice teHis: jyefdtd cordi . iuuat indulgere choreis: Et Tunica manicas ^ habent redimicula Mitra, doue fcriue Seruio , che Cicerone ancora tafsò le maniche , con quefte parole , manicatis ac talaribus tunicis , che fono tolte da vna Ora tiene recit.-.ta contro Catilina . anzi che di quefto particolare fa vn gentilifllmo capitolo A. Gelilo nel Libro VIL delle fue Not- ti Attiche3che calando giù per le guancie?fi lega fotto il mento. fiche potria ■ ancora elfercjche quefta Mitra facerdotale foife come quel cappel- 3 lo , che fi vede nel Grutero a' 1 7. 5. Ma fi vede da chi offerua que- ; fte cofe,che gl'antichi fecero confufione di quefte voci . poiché Lucianojnel giudicio delle Dee^da à Ganimede la Tiara,ch'era prò priaméte la Mitrajcome fi vede in vna Statua antica di Ganimede, che ftà attaccata fotto la volta d'vna ftaza in Venetiajdoue la Sere nifs. Rep. cóferua alcune notabili reliquie d'Antichità & greche & romancjche & per maeftria,& per còferuatezza nò cedono alle piii " belle cofe,che in Roma fi veggano. Et 70 Le Orìgini di Padoua di Lorenzo Pignoria. 7 ^ Et chi vuol vedere la dcrciittione di quefta ftatua la veda in Lu- ciano nel luogo citato , doue fa che Mercurio racconta à Vene- re & à Giunone il ratto di Ganimede . ne certo poteua meglio lo Scoltore f;ue con lo fcarpello , di quello che Luciano ha fatto con la penna . & Appuleio pure nel Libro X. dà a Paride la Tia- ra, ch'era la Mitra . vn limile capello porta in tefta l'Oriente nel- le Medaglie di Traiano publicate da Enea Vico :, tuttoché fofle- ro diuerfi dalla Mitra i cappelli de i Daci, de ì Parthi, & degl'al- tri popoli Orientali, come fi può vedere nelle Medaglie , & nelle : figure de i Fenomeni Aratei , publicati da Hugone Grotio , Let- terato infigne . ilmantelletto , che gli fivedefopra lefpalleera infegna de i Giouanetti ephebica chlamyda dice Appuleio nel Lib. ; X. dz portamento dì Mercurio in particolare , come nota Marcia- ino Capella nel Libro L ch'è flato illuftrato inquefto luogo dal I Grotio fopradetto. d tutto che fi può aggiongere la defcrittione , chefadelleimaginidi Anfione, & Giacinto, Filoftrato. &vn'- Annello antico appreso il Gorleo , nella fua Dattyliotheca , a-' léj. & vn a Statua di Meleagro in Roma, che fu altre volte di Monfignor d'Aquino . &non è altrimenti di Adone , come tiene il volgo. II medcfimo capello porta in capo vna Statua di Attide ritrouata à Tornay in Fiandra gl'anni pafTati , con certa mano (ì\ tutto di bronzo^ piena de' niifterij della gran Madre, che io ho data in luce3& dichiarata due anni fono , & bora di nuouo . Et in Roma pure fi vede vn Marmo, doue ftà Attide in tutto quafi fi- mile alla ftatua fopradetta . & è in Cafa de' Signori Cefis • Et vn x^ttide di metallo di fattura molto antica , & di tutto ton- do,tiene appreffo di fe il nobiliffimo Sig. di Peirefc, Senatore Regio nel Parlamento di Prouenza. Sta in atto di ballare,& atteggiare ad vfanza del Paefe. tiene in tefta la Mitra ouero Tiara, con le lue buc- cule pendenti.ma nella Mitra fi vede l'vncino notato dallo Scriuerio fopra Martiale nel Lib. L a' LIIL ha gl'occhi d'argento,la fibula ina zi al petto d'argento,fi come quattro delle fibule de'Calzoni,ò bra- che è di ciera mafchia,& di corporatura virile, ha delruftico, & del Satirico, cred'io, per moftrare la fua nafcita, & educatione, che rap- Bprefentaua vn non so che hirquìnum cr Phrygmm come dice Arnobio nel fine del V. Lib. Et qui fotto metteremo la Statua di Tornay , & vn Ganimede fotto'l fegnod' Aquario , cauato dalle Pitture antiche dell'Arato nominato di fopra. Et Ti LeOriginidi Padoua di Lorenzo Pignoria. 7? Et chi volefTe vedere il difegno del marmo di CafaCcfis lo pud vedere nel Mazochio , che ha raccolto grEpitaffìj di Roma d carte 171. & nelle Imagini degli Dei del Cartari , della nofei Editione d car. 188. con certa aggicntaperòjche non ftdnel marm?;. Alcu- ne Medaglie altrefi hanno fatto conferua del medefìmohabito, cioè di Hadriano, di Antonino Pio, & di Caracalla. Hadriano fu Prmcipe5che girò quafiper tutto l'Imperio Romano, fU benefico ^ liberale per tutto,& curiofo fopra modo, eflcndo in Aiìa è neccflfa-- rio^che nella Frigia ancora faceffe qualche bon ordine . onde me- ritò il nome di rcftitutore della Frigia . fìcome altroue della Gal- liajdeirAchaiajdcli'Africajdella Bitiniajdella Spagna,& del Mon- do tutto . ne per altro fi vedono nelle fue Medaglie la Terra fer- mala Mauritania^, l'Africa, i'Afia, la Cappadocia, la Germaniajla SpagnajrEgittOjAlelIluidria^il NilOj'Hercole di Caliz, & infino le fue venute, ouero arriui nelle Prouincie . Antonino Pio in vna fua Medaglia grande fece figurare Enea , con Anchife fopra le fpalle, & Afcanio d mano per rapprefentare l'origine de' Romani, che per tal effetto fi vedono ben fpeffo nelle memorie antiche Romane i Pe natijla Scrofa3& il Palladio. Anchife tiene in mano come vna Caf- . fetta^nella quale faranno quelle cofe fiere, che tocca Virgilio Tugenttor capefacra mcmu In vna Medaglia d'argento fatta coniare da Giulio Cefire fi vede Enea,che porta Anchife in fpalla,& nella man deftra tiene il Palla- dio 3 con vefti lunghe, & gonfie intorno d i piedi. Caracalla, per guanto fi vede in Dione, viaggiò la fua parte per I'Afia, & che fof- le nella Frigia fi può congetturare da le Medaglie di Peffinunte, ^v Smirna,d'Ainaftri,di Tiana,che fono Citta conuicine . & per que- fto può eifere,che vediamo la fua Medaglia con la Frigia, la qiialc fi faceua & fingeua perpetuamente con la Mitra in capo.per la qua! cofa Rafaello da Vrbino ecccllentiifimo Pittore,& che folo fra Pie tori ha conofciutto il decoro, od: il Genio dell'Arte, in certe fue fat- ture configliate co'l Bembo & co'l Sadoleto homini rariifimi,dipin gendo'il naufragio di Enea , & le auuenture del medefimo cantate iì nobilmente da Virgiiio,fd i Troiani con quefte Mitre in capo. & Antonio Agoftini ne' fuoi Dialoghi delle Medaglie ne fd pure men tione , fcriuendo ,che fi vedeuano nel Virgiho manofcritto, ch'era del Card. Bembo, il quale è il medefimo che noi habbiamo chia- mato della Vaticana. 1 Ne Le Origini di Padoiia di Lorenzo Pignoria. 7 y Ne è fiata baftante TAntichità a leuare d quefti Paefi le Mitre, poi- che il Corno del Serenifs. Doge della noftraRepublicanonèal- tro,che la Mitra de'Troiani.del quale vedafi CarloPafcalio nel Lib, X. delle Corone . à capi V. che nel Lib. V. ha trattato d bafìanza della Mitra con ofleruati oni nobili. C ^ P^ X I I I. A^ì/eia nella, Veneùa.^A(piggiode i Galliin queìH pAeJì.contrAdittìo ne di StrAbonejesftmomaz.a, di Plinio e/?aminata,Giapidi (jr Carni. Scilacefarìandeo antichi fsimo Geografo Jciujìiniano Im^, Silio Italico imitatore di T. Liuto, Notiti a delle Prouincie libro chiamato così . 've- nuta d'Alarico in Italia per doue . Venantio Fortunato fu di Val di dobhiadene-,^ della noìira I>iocefe, ampiezza d'Aquileia. Veneti con- federati de Romani, Venetiafuperiore (jr inferiore . confini di eJpL^. Selua nominata da Martiale. Seruio corretto . Venetia chiamata Ita- lia tra/padana^ ^ Gallia. amenità della V enetia , Laghi, Fauno d'- Antenore, SOLA Ninfa di quello paefe così chiamata. Cimbri perghf infiacchiti, fertilita^é' delicatez>z^a della Venetia, SI che i noftri Veneti (^come habbìaino veduto j) "diedero iltio- me alla prouincia di Venetia. & di qucfto paefe ci pare il do- uere ^ che ragioniamo alquanto diftintamente , rncritandolò (fé non altro ) la Metropoli hodierna di cUbjche &per nobiltà, & per antichita^iSc per ricchezza , & per lo ftudio indefclTo pofto nel mantenere l'antica dignitd della nofìro poco meno , che fcrua Ita- lia,merita il nome più di Mondojche di Città . Io trouo^che la Ve- netia abbracciò da Tramontana il territorio di Aquileia, & la Cit- tdmedefima. ne voglio altra teftimonian za intorno ciò ^ che del noftro Liuiojche ftimo diligentiffimo inueftigatore del vero. Scri- iie dunque efTo nel Lib. XXXIX, che l'anno A. V. C DLXI V al- cuni GaUi tranfalpini pafìati nella Venetia fenza fcorrerie & fenza guerra , non lungi da qu^-l luogo doue fu poi fabricata Aquileia , prefero flto & s'accamparono perfarui vna popolatione. &nel- medefimo Libro fcriue, che l'anno DLXVII i fopradetti Galli fai bricarono doue fìipoi il territorio di Aquileia per habitarui . &ne I 2, fine y6 Le Oiigini di Padoua fine del Lib. racconta il fucccflb di qucfìijchc fu lo fcacciarJi & fa- re Aquileia colonia . Io so che Strabene contro la communc opi- nione come dice Bernardo Giiiftinianofìtua Aquileia fuori della Venetia3&' so anco che fi contradice nel medeiìmo luogojma come ho detto io credo più a Liuio^che fu Italiano, & delpacfe,& potc- ua fapeme meglio d'alcun altro. Ne fa contra quefta opinione Pli- nio chi bene lo confiderà- perche la decima regione d'Italia ( dice egli ) è la Venetia ( nel Lib. III. à capi XIIX. )& tutto quello ch'- egli va defcriuendo in quefto capitolo, appartiene alla Venetia^ & così ha intcfo il Sabcllico ancora . Che fé dice fubito dopo hauer nominata Aquileia, CamorumhdC regio itmÓfaqilupidum^ vuolmc- fìrare li habitatori antichi di quelle contrade, & non leuarne il no- me & la fopr'in tendenza di Venetia . & Io prouarò chiaramente. I Giapidi nominati da Plinio in fecondo luogo, erano nella Vene- tia. lo dice Seruio nell'XI dell'Eneide/opra quel verfo, Vi6hr G argani condebat lapygis aruis^ douc però confonde la Giapigia con la Giapidia ouero il medefi- mo Seruio , ouero qualche altro Grammatico . più faldamente ne parla nel HI. della Gcorgicajfopra'l verfo, CasklU in tumultis^é' I^pidis arua TirrMià. che fc i Giapidi erano nella Venetia , come anco Bernardo Giufìi- niano nel terzo dóÌQ fuc Hiftorie fa la Giapidia parte della Vene- tia,^uanto più i Carni ci fararono ? fé però non dicefììmcche Pli- nio gl'habbia pofti fuor di luogo , come tiene ancora il Cluuerio , che dice che per effer brcue diuentò confufo . & veramente altro- uè cioè nel capo XX. del medefimo hbro,gli regiftra fra gl'habita- tori delle Alpi come pure nel cap. XXIV. anzi che Strabene doue parla de' Carni,cioè nel Lib. IV. V. & VII. ouero dice,che i Carni habitauano la montagna vicina al territorio d' Aquileia, ouero che gli arrola con i Cenomani,con i Mcdoaci, con i Simbrij . i Cene- mani fappiamo in che fito foffero . degl'altri pofliamo feruirci di Congetture . In conformità di che diffe bene lo Scoliafte di F. Bat- tila Mantoano , Carni popttli Veneti^ , quorum Metropolis Aquileia* Et io per me non crederò mai altrimenti: e quefto tanto più,quan- to vedo,che Scilace Cariandeo antichiifimo Geografo, nel fuo Pe- riplo , eftende la Venetia fino all'Hiftria . & il Cluuerio dice che tutti gl'antichi , Venetorum Venetidq\ nomen vltra Timauum vfq» am- fiem^rotukrunt. in conformità di che iJtSigonio^grand'olTeruatore del^ di Lorenzo Pignorja. 77 dcirAntichità dice che i Carni furono afcritti alla Venctia . Io sd che altri hanno tenuto il contrario, ma per difendere vn ParadofTo- non era neccflario introdurne vn altro . Si che Aquileia^ò per ra- gione di origine primiera,© per caufa dì dominio diJatatO:,fu fenza. dubbio nel paefede i Veneti . Et ce lo dice tanto chiaro l'Impera- tor Giufliniano ilgrande,che niente più- nella fua Nouelia XXIX, fcrittaa Giouanni Prefetto del Pretorio inftituifcevnMagiftrato de' Paflagoni/otto nome di Pretore^ & racconta che qucfìa gente è (lata nobile,& antica : ?'« tantum quidem^ vt (j wagnas Colomas de- duxerit , é* f^des in Venetijs ìtdorumfìxerit , in cjuihus é' Acjtùleia oni- niumpib Occidente vrbium maxima, é" ^^^ mtdtoties cum ipfis. etiam re-, gijs ccrtamen frifceperit, & credo certo^che di quefto ne Hipcfle alcu- na cofa più Giuftiniano ^ che Strabone . Silio Italico ancor eflb in vna raffegna di foldati nel Lib. VIILhauendo detto^ Tum Troiana m.inus tellure antiquitns orti EtigAncayprofttgiqì fACris Àntcnoris oris^ foggionge fubito Nec non ctrm Venetis Aquileiaperfurit armis Et fappiafì, che Silio Itahco fu grande imitatore del noflro Liulo^ come io ho ofTcruato in più d'vn luogo . & non hauerà detto que- llo fenza qualche autoreuole fondamento del medcfimo Liuio . Giornandc Vefcono^nel fuo Lib. de rebus Geticis a capi XXXXII;>Ia chiama Metropoli della Venetia, & Paolo Diacono nel fuo Lib. de GeTiis Longob^rdorum dìcQyhuius Veneti a Aquileia ciuitas extitit caput, quella compilatione doììo. Prouincie dell'Imperio Romano, che publicò già Tanno M D V Giacomo Mazochio in Roma > fotto titolo di NOMINA REGIONVM CVM PROVmCIIS SVIS, ha quefteformah parole, VENETIA CVM I STRIS, IN QVA EST AQVILEIA. & così parimente hanno publica- to il mede/imo Libro, & le medefime parole Antonio Schonhouio & Andrea Schotto . & così parimente ftà in vn antico manofcritto della Libraria Vaticana Et per vltimo vediamo quello, che cantò Claudiano nel VI Confolato dell'Imperatore Honoriodoue nota gh fiti più ameni di quefto paelè •'.' \^ Et Phaetontai con/eia fyluarogi» -;;)ii[:;q *;!! imperoche coftumauano à que' tempi dilafciarè le riue de' fiumi veftite d'alberi in bona copia , come fi può ofiferuare appreffo Vir- gilio neir Vili & nel IX dell'Eneide , & in Sidonio Apollinare nei Xib. I. all'Epift. V, m Phnio il giouanejnella defcrittionedel fonte di Clitumno . Ne per altro rifpetto difl'e Propertio nel Libro L E- kg. 1 2. V. 4. ^antum Hypanis Veneto difsìdet EridanO che così fi legge quel verfo in tutte le bone Editioni antiche & mo- derne^non come alcuni lo hanno vltimamente dato in luce, contro la purità dello ftile di Propertio> & contro la legge Aq\ verfo, & la ortografia ^Ithwtum Flippanis Veneto diìht ab Eridano. fopra'l quale verfo vedafi i'elegantiifimo Murcto > & il Cluuerio nei So Le Origini di Padoua nel Lib. I. a capi xxx i v. a Lcuante fu il mare confine della noflra' Venctia: a Ponente il fiume Adda , come fcriuono Paulo Diacono & lomande. che per quefto^Sidonio nel luogo citato di fopra^rac- conta, che à Breilellocfso lafciò il barcaiuolo Veneto, per andare co'l marinaio di Romagna. Se haueua detto di (òpra, che haueua nauigato il Lambro , l'Adda, l'Adige, & il Menzo. & veramente Mantoua ancora fu della noftra Venctia. lo afferifce Scruio nel X. dell'Eneide MAntuix ditte s auis^Jèd non genus omnibus vnum. Se il lago di Garda pure . Ma nel detto luogo dijSeruio pare a me, che s'habbiano à correggere due parole ; che doue dice , Celfenam qux, nunc Bonx dicimr^^x riponga, FeIJìnam, quA nunc Bononia, dicttur. Et tutto quefto paefc fu anco chiamato Italia rranfpadana,come \o ha notato lo Scardeone ancora , & Gallia. Aulo Gcllio delicatiflì- uno fcrittorcnel Lib. xv. delle fue Notti Attiche,a capi xv 1 1 1 . rac contando l'indouinamento del noftro O Cornelio Augure , dice ■che auuenne Patauij in tranfpadana Italia . & quella denomina- tione venne dal fito,rifpetto d Roma . Gallia Cilìilpina la chiamò Seruio nel luogo citato poco fa. onde è , che Vibio fequeftro, nel fuo Catalogo delie Fontane dice. Tinmms AquileÌA^ GdittA^v^^ la- ghi VenMus Gdliiii Mincim Cdiu Cifd^inA . & \\\ Liuio,& in Pom- ponio Mela fé ne vede più d'vn fegno . ne ciò forfè nacque da al- tro, che dall'opinione toccata più fopra, che i Veneti fodero Galli, come però no erano.anzi che Vitruuio,come habbiamo detto di fo pra parlàdo delle paludi,ch'erano al fuo tcpo intorno Altino,Rauc najAquileiajIe chiama Paludi Galliche.iLógobardi molto tépo do pò la fecero Marca & da Treuigi le diedero il nome di Triuigiana. Carlo Magno,come ferine il Volaterrano, ouero la Chicfa Roma» na, come atfermano il Biondo & F. Leandro Alberti, la chiama- rono Dalmatia fopra'l mare . & così fta in vn mio P R O V I N- C I A L E manolciitto , che tale titolo hd la Notitia de' Vefcouati della Chriftianitd. & così ha parimente il Catalogo delle Città o- uero de' Vefcouati , di Sinforiano Champerio Protomedico del Duca di Lorena . Dell'amenitd di quello paefe io non voglio al- tro teftimonio per li tempi antichi , che Marciale^ che fu ben intòr-- inato,nel Lib. IV. all'Epig. xxv. AemuU Buianis Alfini littora Villis^ £( PhaefonUifon/cidJiluaro^ì, di Lorenzo Pignoria- 8 1 ^t^cfì Antenoreo Dryadum pulcherrinm Fauno Nupfit ad Euganeos fila puelU lacus. Et tu Ledaofelix Aqmleia Timmo^ Hìc vbifiptenas CyUarns hmfit aquas» Vos eritis noFiràportus requìefii;fine^£y Si iur'tsfuerint otta noHra fui. Non erapiccioLi lode d'Aitino, i'haucre vn lido ^ che ghrreggiafTc con Baieiquelle Baie , che Prcptrtio chiamò crimen amorisi quelle» delle quali cantò Regiano —qukumq; natatàt^ nmauit, lodaG'unenale nella Sar. III. la Città dì Cuma , perche la fi uà Baiar um eìt^^ gratum littusamceni Seceffus Et ha notato inanzf di me Giufèppe Scaligero,homo che molto fep pe & intefe molto , fcriuendofopra Tibullo , nel Lib. III. che tutte l'acque calde erano chiamate Baie come il vede in Sidonio in più d*vn luogo . alche aggiongerò io^ che hebbero il medefimo paral- lelo i deliciofi feni del Mare^ come fi vede in quefto luogo di Mar- tiale5& apprcfTo Cafsiodoro,nel Lib. XII. a 21, doue fi defcriuono le doti deirifiria. Et quanto alla Sclua confapeuole dell'incendio di FetontCjhabbiamo detto poco fopra doue poteua effere. ne po- teua efTere altra^che quella,della quale fanno mentione Ouidio nel li. delle Metam. ►• rìpas viride Sy amnemqi querelis Eridanum impUrat.ftluamqifirwibus auófam, & Ncniefiano nel principio del fuo Cinegetico --Jufit ardua Mundi ^ui male tentantem curru ?haetonta lùquantur^ Exti^6ìafii< canant emijfo fulmine flammas^ Eumantemqi Padum, Cycnumyplumamqifenilem^ Et flentes fem^er germani funere jìluas, in conformità ÒX quanto fcriue Prudentio — C^ amoenaprofundi Rura Padi & di quello^ che habbiamo citato di Sidonio, che le rìue de i fiumi nauigate da lui erano piene d'alberi, &diverzura> &rifonauano tutte di canti d'vccelletti varij, che vi s'haueuano fitto il nidoj per non dir nulla della Padufa di Virgilio nell'viìdecimo , fpicgata da K Scr- 82 Le Origini di Padoua Seruio- è ben vero, che delle forellc di Fetonte, & dell'Elettro fi ri- fe <^ià Luciano,& dopò lui Sidonio. Del Fauno d'Antenore nomi- nato da Martiale io non fliprci dire chi ce ne Eiccile mentione . ma voglio ben credercche fi come il Re Latino ancor eflb hcbbe il Tuo & ne fa mentione Virgilio nel VII, cosìfofìe creduto d'Ante- nore , che apprcfib a noftri non era in credito minore, quella bel- liiTima infra le Driadi era vna Ninfa > che per quefto gentilmente cantò Virgilio nell'ottauo Hétcmmom indigen^x. Fauni ^Nymphxqi temhant* & Horatio Faune Nympharum fugientum amator ma perche la chiama Martiale ^folapuella ? onero, ch'era fama ap- prefio i noftri antichi,che'l Fauno d'Antenore haucfie amato parti- colarmente vna tale, come difle Virgilio di quell'altro H une Fauno ^ Nynfphagenitum Laurente Maricai ouero che queftaKinta era chiamata per nome Sola . Et di qua forfè ha prefo il nome la Solana,inriua del Lago.d'Arquàjch'è vni co ne' noftri monti Euganei, appreftb il deliciofiflìmo Monte ricco, il quale mio congetturare non è fpiacciuto punto à gl'intendentif- fìmi noftri amici gh Signori Martino Sandelli, &Marc'Antonio Romiti,mentre l'anno pafTato andammo infìeme driuerirele vene- rande ceneri di quell'homo fublime, cherauuiuò la morta a' fuoi tempi macftà della lingua latina , & la noftra Italiana faueila pofe in pregio . nel territorio della noftra Città alcuni altri Laghi fono ìnefferej maquellod'Arquàmipaflapiùperlopenfiero; &mifa fouuenire del verfo di Virgilio Spelunc^^viuifj-y lacus^ (^frigida Tempe. Seguita Martiale, & nomina le acque del Timauo,appreftb Aqui- kiaj Et tu leddofelix Aquileia Timam^ H'tc vhifeptenas Cyllarus haufit aquas^ delle quali vedafi Strabone nel Lib. V. doue fcriue , che poco lon- tano da Aquileia era il Timauo,con porto,Tempio,bofco & fonta- ne. Si che à gran ragione fcrifle L. Floro nel Lib. III. à capi III. chci Cimbri & i Thcutoni,nella Venetia,doue laltaha è dehcatif- fima,per la foauità dell'aria & del terreno,s'infiacchirono. La bel- la contrada di Treuigi la chiama il Petrarca . Et chi vuole veder- ne vn tcftimonio più graue & più antico,dia di mano à Polibio nel IL Li- di Lorenzo Pignoria: 8 3 II. Libro ; douedcfcriue la figura d'Italia in forma triangolare con la bafe, eh e la riua del mare Hadriatico . doue fi vederi ancora, che la fertilità del paefe era indicibile, ficomc del medefimo fcriuo no in conformità Marciano Heracleote,& l'Abbreuiatore di Stefa- no citati dal Cluuerio, nel Lib. I. à capi XVII. fu'l fine, per lo che poteua ben dire il medefimo Martiale , che i campi del noftro pae- fe erano dipinti & ricamati di lunghe tirate di pampani j & ferace & dilettofo piano chiamarlo , a' noftri dì , D. Benedetto dell' Vua nel Martirio di S. Giuftina. e ^ P. XIV. C^ntrouerfta, del Timatw da chi lentìUta. pojìtura, di ejfo.conformtk di Liuto y di Strabone ^ di Plinio mi parlarne . Economia di Vir- gilio, Martiale non contrario al noìho parere, anzi per noi, errore di Lucano inefcufabile^ feguitato da Slatto ^(^ da Sidonio.Jìto del Timauo fecondo l'opinione de' Geografi. (^ del Medoaco, opinione di Gio, Lo^ douico della Cerda cimentata, opinione moderna de idue Timaui ripro- uata. due Medoaci, Brenta da chi nominata così, da chi nominata pri- mieramente fra gì' antichi. Brentefia. Medoaco nome Gallico, BrentA dotte nafce. errore di Jbante^c^ de'fioi Commentatori, IN quefto Capitolo non so fé hauerò io ancora a fuperarele dif ficoltà 3 che prouò Antenore nella conquifta di quefto paefe noftro. Et forfè che non hauerQ minore imprefa per le mani, a dimoftrare il fiume Timauo nò eftcre la Bréta noftra-non perche la verità non ftia dal mio canto , ma per la autorità di chi in quefto tempo s'ha prefo à difendere il contrario . .Quefta controuerfia è ftata trattata lungamente da Gio. Battifta Egnatio, in vna fua let- tera à Mattheo Auogaroi da Francefco Luifino nel II. Lib. de* Pa- rerghiida Paolo Pincio con vn Libretto particolarej & da F. Lean- dro Alberti nella fua defcrittione dell'Italia. &: tutti quefti tengo- no?chealtrofiailTimauo,altrola Brenta . Ione dirò qualche mio penfiero , in conformità dell'opinione di tanti Galant'homini . Et primieramente confiderarò la pofitura del Timauo^poi quella del- la Brenta i& con gl'Hiftorici & Geografi & co' Poeti ancora anda- re moftrando la diucrfità dell' vno dall'altro. Il Timauo è collo- K 2. ca- 84 Le Origini di Padoua. catoda tutti gl'Hiftorici^chc ne hanno hauutojocca (ione di fcriuc- icnclla lapidia , ch'era parte della Venetia come habbiamo prò- uato'j vicino ad Aquileia, & poco lontairo dall'Hiftria. così lo fì- tua Liuio nel Lib. XLIjverfo'l mezzo, così Polibio apprcflo Stra- bene. & per accoppiare Liuio con Strabene , confiderifi il parlare del primo circa la venuta di AntenorejVenifle in intimum mms Hi'.- druticifinum , & fi confronti co'l parlare di Strabene nel V. a 1 1 4. della editione feconda del Cafaubono ^ F^aVa Jg^Tw fjiAj')((À t5 ne altramente parla Plinio nel Lib. XI V. à capi VI 3 fcriucndo del vino V wóno :,gigmfur mjt mi H adriatici maris^non proculk Timauo fon- te, quelTimauo^dclqualehaueuadettonelLib. in. àcapiXllXi Amnis TimauHSjCaHellum nobile vtno.Pucinum: dopò hauer nominato Aquileia^come pure ha fatto Strabone.il medefìmo Plinio nel Lib. IL a capi CHI , & in Atinate campo ftuuius merfus foH XX M ^afitum €xit , é' in Aquileienfi Timatms. & nel Lib. Ili , nell'vltimo capo fa mentionedel rimauo5lìtuandolo appreffeJ'Hiftria . Ne altramen- te ha mai fcritto l'Itinerario d'AntoninOjCome ha notato TEgnatio ancora, l'autorità del quale Itinerario , come di cofa publica, per vfo de* viaggi de* particolari, de' magiftrati , & della foldatefca, è irrefragabile. Et che dircffimo della diuina Economia di Virgilio, fé dopò rhauer raccontato l'vfcita d'Antenore per mezzo gl'eiler- citi de* Greci, Thauerpenetrato i feni dell'Illirico , fuperati i Regni de' Liburni, fé ne fofle paffato in vn tratto alla noftra Brenta^pofla in tanta lontananza di fito , tralafciando il Timauo fiume celeber- rìmOjvicinoa'Liburnijriccodi narrationi hi (loriche &fauolofe ? Ma Virgilio non conobbe mai altro Timauo,che l'Aquileiefe . nel* rEclogaVIII. Tu mihifeti magni fùperas iamfaxa Timaui, Siue oram lllyrici legts Aqtioris de nel III. della Georgica citato da noi altre volte Tumfciat aeriasalpes^ cr Noricajt ejuis Castella intumulis^^ 1 afidi s artta Timatù^ latine quoqipoìi tanto videat co*l quale accoppiaremo Claudiano,nel Panegirico del terzo C6- fol.ito d'Honorió^doue raccontaiil viaggio^che fece Theodofio per venire in Italia Illyrki legiturfUgA lìtforisìarm Urnntnr di Lorenzo Pignoria. 8 j DAlm.itix\i Phrygij mimer.xntur fLignj, Tim.ità, vedafi ilmedefimoiiclVI Confulatod'Honorio citato più fopraj^: nel Lib. debello Getico^^ habbiafi confidcratione aJl'AERIAS AL- PES di Virgilio3& vcggafwKgrHiftorici l'entrarCoche fece Alari- co in Italia^che non è tanto limile l'Ouo aH'OuOj come fìà nell'an- tico prouerbio. Oltra che non fi pofTono accommodare quelle pa- role V» de per orx notte m vaBo ctim murmurc montìs It mare proruptum^ó' p^l^go premit arua forcanti ^alla Brenta^che nafce da due piccioli laghi vicino à Perzene con vn folo ramo.al Timauo fijche da Paefani iì chiamaua mare, come at- teftano Polibio c^ Vairone ne altro volle dire Aufonio chiaman- dolo fiume marino. Et in fomma Strabone,& Pomponio Mela nò parlano in altro linguaggio . Et è grande & notabile conformità quella delle noue bocche regiftrata da Virgilio, da Pomponio Me- lasse da Clau diano . che non fono da intenderfì dello sboccare in mare altrimeatijpoiche Mela dice vnooìHo emifus^i ^ou^^h di^Stra- bone;ma delle fcaturigini. & chi ha pratica della lingua latina sa, che capitai ér ora. fono vna cohyof/mm é" oBia vn'altra. che fé Stra- bene ne annouera folamente fette come pure Martiale , lo impute- remo alla diuerfità delle memorie di que' tempi . Io so , che mi fi p^rtaranno in tauola di lungo alcuni Poeti, ma de' Poeti io non fò par ordinario molto cafo , fé non quanto s'accodano ad altri Sait- tori più veritieri : fapendo che i viti] & gl'errori appreffo a Poe- ti fono riputate licenze & figure . Martiale farà il primo , Libro XIII. Lxxxix. Laneus Euganei Lupus exctpit ora Timam^ Aequoreo dulces cum fàlepafius aquas, il quale pare^che dando titolo d'Euganeo al Timauojo faccia cor- rere fuori del fuo letto,^ lo faccia diuentaie il Medoaco » Ma non fii così poco pratico Martiale del noftro paefe. Elfo non intefe d'- altro Timauo^che dell'Aquileiefej come pure intefe que' verfi Pao- lo Giouio^nel Lib. I. de' Pefci^à capi IV. & così Mattheo Raderos così parimente il medefimo Maniale^che in due altri luoghi facen- done mentione fi dichiarò di non conofcere altro Timauo^che l'A- quileiefe. nel Lib. IV. XXV. Et tu LedAofelix AquikU TimàUOm «enei Lib. Vili. XXVIII. An 86 Le Origini di Padoua. yi» tua niulti/ìdum mime rauit lana Timauumy ^uem^rìus astri fero Cyllarus orebibit ì doue ilJRaderOjin fauorc del Menila, riprende con ragione Domi- tio Calderinojche ftimò:,Martiale hauere intefo delle lane Padoua- ne5che n5 può clTere prouato perle parole del Poeta. è ben verojChe Aitino non ha che far qui. Siche Euganeo fìi & fard il Timauo^per che gl'Euganei arriuarono fin coldjcome habbiamo detto di fopra. Et lo proua non difficilmente T. Liuio*, parlando di Antenore, ^'^- m(^c in ìntimum maris H adriatici Jinurn^Euganeifcji qui tnter Atpes Ma- rcéji inco/cbant pui/is. che fc gl'Euganei non foffero arriuati a quefto fegno, haurebbefcrittoLiuio, Camifqi é" J^fidibus^quiinter Alfts marcqi &c, non lEuganeis, & quefta verità ha veduto ancora il óà- li trenti ffimo Cluucriojnel Lib. L della fua Italia antica, a capi XV. per lo che à ragione chiamò Martiale il Timauo Euganeo. Ma che diremo di Lucano ? non altro^fe non che ha fatto errore, come lo riconofcono i fuoi Commentatori ancora . Li fuoi vcrfi fono notif fimi nel VII. della EarLlia, Emaneo^fivera fides memorantibus^Augur Colle fèdenSj A^onus terris vbifumifer exit^ Atq> Antenorei dif^ergitur vnda Timaui . fopra i quali verfi. loScaligero,nell'Hypcreritico,dice che pcnsò,il Timauo efìcre vicino ad Abano,molto falfamente.poichc & il Me- doaco è non poco lontano da Abano , & il Timauo di Virgi- lio -^■per ora nouem vaflo cum murmurc monùs ^- Itmareprt&ruptum non fi vedendo cofa fimile in tutto il territorio di Padcua . E certo io non so vedere che cofa lo poffa fcufire, fé non Thauere lafciato •imperfettb5& inemendato il fuo Poema. Et come vn'errore va do- pò l'altro , così Statio nelle fuc Selue, al quarto Libro , ingannato dall'autorità di Lucano^in certi verfi Lirici ferirti a lunio Maflìmo così canta Sedtuas artespuerantedifùity Omne queis Mundi fenium remenfis Orfa Sallufti breuis^é' Timaui Reddis alunmum, doue per l'allicuo del Timauo intende il ncftro Liuio. forfè haue- ua veduto in Martialc,chc fu fuo contemporaneo t' ccn^ di Lorenzo Pignoria. 87 Cenfetur AponA Liuìo fuotellus & rhaucua accoppiato con i verfi di Lucano . Et qucfto Timauo però l'intende per l'Aquileicfe anco Federigo Morello , interpre- tando le Sclue di Statio. Sidonio pure camino dietro d Lu- cano I^ec qms 'BugAnetmt bìbens Timauum Colle Antenoree vìdebat Amar JDìuos Thejjlilicam mouere pugn^m. Ma a queftoj come ad homo foraftiero ^ fi poteua perdonare; non così agl'altri jch'erano Italiani. Siche non è ftata opinione degl'an- tichijche'l Timauo fofTe la Brenta jcome hajfcritto alla memoria de' noftri auoli, lunio Pomponio Sabino, & poco giudiciofamente ha Lafciato ne' Tuoi Libri Gilberto Cognato Nozereno . ne flirà vero qucUojchc ha notato il Morello fopracitato, i^lla margine del Tuo Libroi Pat.iuij iuxta. TimAwim fiti conditor Anienor . I Geografi j'oi ancor effi non fìmno parlare in altra lingua . Gerardo Mercatore nel fuo Tolomeo3& il noftro Magini pure nel fuo^non mettono ap- prelTo Padoua Timauo di forte alcuna, ma mi fi dirà^che Tolomeo non lo conobbe : & io[replicherò che quefto è fegno della poca ac- curatezza di Tolomeo , auuertitafe non da altri,dal diligentiilimo Cluuerio in più luoghi, macche mi fi opporrà all'autorità di Abra- hamo Ortelio nel Theatrojdi Filippo Cluuerio^nella Germania, & nella Italia; di Marco Velfero, nella Tauola della Vindelicia anti- ca; di Gio. Antonio Magino, nelle Tauole moderne ói(à fiio Tolo- meo;di Pirro Ligorio nel fuo Frioli ? Tutti quefti , nelle loro Ta- uole hanno pofto il Timauo vicino ad Aquileia , & il Medoaco o- uero Brenta in altro luogo. Et quello, ch'io flimo al paro di tutti queftijrantichiflìma Tauola Itineraria, che tiene d'antichità intor- no à M ce anni,mette il Fonte Timauo vicino ad Aquilcia,& più fotto poi Padoua,& il maggiore & minore Medoaco. Ma perche fopra i verfi di Virgilio,Gio. Lodouico della Cerda ha detto alcu- ne cofe vltimamente, confideriamole di gratia à parte , & vediamo quanto fiano vere. Primieramente dice, che la Brenta non è il Ti- mauo . quefto è ben prouato con l'autorità del Dakchampio, dei Corrado,del Candido,del Sabcllico,del Volaterrano e d'altri, fcri- Ue poi,che'l Timauo appartiene à i Carni,a' Triefi:ini,agrEuganei. queft'vltimo è ben detto & fa per noi . di Tricfte non lo concedia- mo. Qu^uito alle noue ò fette vfcite ouero capi del fiume, non mi pilÀCC 88 Le Origini di Padoùa piace il mifterio del numero nouenario , che fpefìe volte fi prenda per numero incerto & di moltitudine , com'è piacciuto al Fontano ancora ì Se che così in quefto luogo Io habbia prefo Virgilio : per- che dì quefta licenza come fi faria feruito Pomponio Mela > Che gl'Autori lo chiamino FontejLagOjFiumcjMareiquefto non mi pa re argomento fofficiente per moftrare , che fia fauolofo . haueua i fuoi Fonti il Timauo . fé era intercetto dalla Terra , come habbia- mo veduto in Pofidonio & Plinio, & lo tocca Andrea Nauagero>i vcrfi del quale metteremo più à baffo, pareua Lago, fé sboccaua altroue in copia poteua ben effer chiamato fiume grande , & Mare nella bocca Sz ne i capi. Che non fi ritroui al Mondo è falfoi& fel Vadiano lo ritrouò fcarfo d'acque^dirò iod'hauer veduto in termi- ni tali il Teucre in Roma.l'anno M DC VI- & pure non reflaua[di cfferc Cornìger Hefperìdtim flumus regnxtor aquarum. Se Hcleno non s'aflenne di nominare —Arentem Xanthi cognomine rìuum Che il Refendio Portughefe lo metta in dubbio poco importa . io so bene , che ne* fuoi verfi fcritti à Damiano da Goes , che airhora fi ritrouaua in Padoua , dice chc'l Timauo era nel lido tuga- neoi Lìttoreqì Eugmeo peyueHìg.ire Tìmaui Ostia num mAneantjextent num montibus ilits Fluminis era. nou€m,dio e e le bratti Marosi. Et fa diflintione ancor effo fra'l Timauo & la Brenta, dicendo po- co più fopra, Nmufrono HadrUcas Brenta defcendere m vndas . Lo Scardeone poi,citato male per nome & per cognomcjlo fa riuo non mediocre : & hoggi ancora ha il nome antico di Timauo . Sì che ne il Timauo è vna delle marauiglie di Olao Magnoi ne il Va- diano fa contra di noi>ne il Refendio tiene,che fia flato afforco dal la terra>ne Gio. Lodouico della Cerda ha hauuto autorità decifiua dal Senato de' Letterati in queflo ncgotio i che più toflo l'ha con- fufo, che terminato, ne la Brenta è così ignobile peonie moflrare- mo più a baffo) che habbia bifogno di pigliare il nome dal Tima- uo. & potranno i fludiofi far di meno d'andare in Parnafo,pcr via fi lunga , d dar memoriali à quell'Altezza Sereniflimache in tanta ' copia di Poeti ha altro^che fare, che attendere à terminare litigiìdi* Geo- di Lorenzo Pignoria. 8p Geografìa . Habbiamo detto, che hoggidi ancora lì Timauo ritie- ne il fuo nome antico , il che è cofa notoria . & ce ne può far fede Faccio degl' Vberti nel fuo Dittamondo nel III. a capi IL i Per lungo al mare era. rj offro tragetto Inver PoNer^te^^TmastroUàìmno cy al ber mi ftie ^é" aI 'veder diletto». Così andando nel Friuli entrammo Vidi Acquileia nelafcia di nominare la Brenta d fuo luogo . Anzi che più moder- namente Andrea Nauigero , Senatore grauiffimo, & delicatiflìmo Poeta:, in vn fuo Epigramma , fcrùto fopra VnCa»e, diceco- 5Ì Ante Canes omnes paHoricarus AmyntA Nuper ah Illirico littore miffus HylaXt Dum/hlitasagitexcuhias^^jfèùtatuetur: NecvigilantfictjceteraturhaCanes: ^ua rapidus fèp media Inter faxa Timauus Mergit^é'indeitérumprofilitammìjouo: '■'■ : > Ij?/è quidem (^c, ■ ,!■..••: .;;,,> i-. che pure a Itroue conobbe il Medoaco -quarapax Cult OS per agros Medoacus fluii» : & il Cardinal Bembo > honore de i verfi & àtìXt profe Italia- ne, é' Gallo che fé Beffo offefè ' Via con le penne della fama impigre Portar Licori dal Timauo alTigre» Et per vltimo in quefte noftre proue addurremo Giul. Cefare Sca- ligero, quel moftro d'ingegno, nella Effercitatione CCII. V. quc- ft'homoperitillìmode' fiti di quefto paefe fcriue>chein tutto'] M^- do non è fìto più copiofo d'acque di quello , ch'è dalle foci del Ti- mauo a quella bocca di Pò > ch'è vicina à Raucnna . Et protefta > che intende per Timauo quello,ch e fra la lapidia & i CarnÌ5non il Medoaco chiamato Brenta, come alcuni Grammatici hanno falfa- mente ftimato . & le medefime cofe quafì ha Giorgio Merula,com« raentando il Lib. Vili- di Martiale. Ne quel luogo, che Herodia- no chiama ìtHà TnXdyn ch'era vna Palude del Pò,ha che fare col Timauo , come ha itimato il Ca&ubono fopra Strabene 5 & fé ne L può 90 Le Origini di Padoua può vedere il vero nella Tauola Itineraria, fotto nome di fette Ma*^ xi^Sc neiritinerario di Antonino . Et in fomma, chi vuol vedere il vero pofto del Timauocome hora fta , veda la Tauola Topografia cacche ha pofto nella fua Hiftoria, della vltima guerra nel Frioli Jl Sig. Fauftino Moifeftb Gendl'homo di belle Lettere, & prode Sol- dato. Ma perche perfona di molta autorità, & di molto lapere nel- la noftra Cittdjha tenuto & tuttauia tiene , che fiano due iTimaui appreflb gl'antichi, & che quello di Virgilio fìa la Brenta noftra,io farò prona di difendere la mia opinione,& di fentire diuerfamente da chi poco fondatamente ha fpiegatoil fentiiiiento di quel valo- rofo Gentirhomojche altre cofe forfè haueria addotte in fua ragio- ne. Et primieramente dirò , che Martiale & Claudiano non fanno mentionedi altro Timauo, che dell'Aquileiefe, come chiaramente ho moftrato di fopra . & che Lucano errò demonftratiuamente . Ne fu fi fciocco il Candido a dire > che il Timauo & Aquileia era- no nella regione degl'Euganei . perche tutto quefto io l'ho proua- to à fuffìcienza più inanzi . Et folo Ammiano Marcellino,nel fine del Lib. XXXI, ci dirà,che TAlpi Giulie, VenetAs Ap^elUht antiqui- US. fi che il Candido hauerà ragione fommaria , per prouare che Aquileia & il Timauo erano della Venetia • anzi che alcun'aliro ancora ha tenuto, che le Alpi foifero della Venetia, & parlo delli antichi . Et d*Aquileia s'è detto affai . Che Lucano fia ftato cosi perito de' fiti de* fiumi,Mond,Città & refto io non \o direi, perche hauerei paura della Cenfura di molti homini Letterati , che non lo tennero per tale . Che Virgilio poi non habbia intefo per Timauo altro?che la Brenta qui fi ch'io dirò, Pandite nunc Helicona, Dea, Però io concederò , che d'Antenore quattro grandi imprefe racconti il Poeta, ma che il paifarcoltra {fì^perare) il fonte del Timauo non foffe imprefa difficile , qnefto non lo concederò così leggermente. & fappiafijchc quefta vocz^ora^ non vuol dire oliium ò bocche , ma i capi & il principio doì Timauo, il quale per fette, ò none capi vfciua del Monte, in tanta copia, che Virgilio lo chiama mare proruptum^ & dice, che premeua le campagne pelago fonanti. Et cosi interpreta quefto luogo Ti.Donato . & habbiamo veduto come lo chiamauano anticamente inanzi Virgilio . fi che oHium appreffo gl'intendenti è termine diuerfo da ora fé bene alcuni fcrit tori di balfa età hanno confufi quefti termini, ne la parola,y2f^rr4- rf, qui può riceuere altro fentimento • 'perche Virgilianeii'ottauo, doue di Lorenzo Pignoria: p t doue fi ferue del fu^evAre graggionge amnem^ ^ longosflexus, ma c|ii ì òìc^fontem, che fc'l /ùperare s'intendefle nel fenfo apportato, verrebbe d dire, che Antenore co Tarmata (ì cacciafle nelle vifcere del monte • il che è ridicolofo a penfarc non che a dire, che fé non habbiamo notitia nelle noflrc memorie óì quello , che auuenne ad 'Antenore nel pafTare ò guazzare le fontane del Timauo, diafene la colpa all'Antichità diftruggitrice delle ff ali humane memorie. Et chi dubita , che quel Largo nominato da Guidio non ne hauefle trattato ? Mellala Cornino è autore finto, & tanto ha che fare col nome che porta in frontcquanto la Luna co* Granchi. Et fegrEu- ganci arriuauanojcome veramente fecero^fin fopra Aquileia, vìci^ nial TimauOjio credo certo^ch'cffi chiamaflero il Timauo dal Gre- co TjjLtdoìiuLoLii & non da altro linguaggio, come pure ha (limato il Goropio . & fé non effi, almeno i compagni di Diomede .. Conclu- diamo adunque, che per il Timauo del qual parla Virgilio, non (i •deùc intendere altro fiume , che'l Timaf, per chiamarlo alla paefa-» •na.Ne là fuga delle bocche delLido,per le quali la Bréta efce injma re,c veriftmile ò ragioneuole.perche prima fi £à forza alle parole del Poeta,Ie quali non bene traduffe il Caro homo per altro di viuadf- fimo ingegno j e poi il mare di Virgilio nò è rHadriatico,ma Tacque del Timauoine il Lido merita nome di Monte. & così hanno tenu- to,il Merula commentando Martiale nel Lib. Vili. nell'Epigram- ma XXVIII. fcriuendo contrxil Calderino & il Biondo . cosi il Vadiano fòpra Pomponio Mefci nel Lib. II. così Giacomo Mazzo- ni, nel Lib. III. della di fefa della Comedia di Dante, à capi XL DelTatterramento poi de'molti luoghi che fi raccontano,turto con- cediamo, ma come ftà nelTantico proucrbio ovS^tv 'ttpóqAìovvìtqv» Et per quanto tocca alla parola ^/V^che apporti ncceiTità locale ifip- piafi,che Francefco Luifino la interpreta cccellentcmcnte,cioè, che Venere dal Cielo moftraffe à dito à Gioue tutto'l paefe degl'Euga- nei. & à chi non piace quefta fi può appigliate alla efpofitione del Flaminio apportata da F- Leandro5& confermata dal Luifino, che hic fia pronome non auuerbio. & è merauiglia come quefta manie ra di parlare fia chiamata fconcia & inufitata,dura & barbara, poi- che & il Luifino in Demofthene , & il Flaminio in Virgilio ne hati ritrouato efempio in più d'vn luogo. & Cicerone & Tcrentio fé ne fono feruiti ancor efiì . Ma che diremo delTEpitaffio del Mufato , apportato dal Biondo ? io rifponderòj che fu comporto da perfona L 2 in- 92 Le Origini di Pafldua ingà!>nata5'?ó che il Mufatomcdcfimo nelle fuc Hiftoricne nomina la Brciita per Brenta & non per Timauo.Hora la Brenta noftra non così ignobile^ che habbia à prendere il nome dal Timauo i è veriii- inile5che infieme co'l Bacchiglione foflero MedoacidiiOyComo. li chia raa Plinio y nel Lib. III. a capi XVI. & cosi ha tenuto il Cluuerio .nel Lib I. d capi XVIII. ne vuole altramente il fito 5 come dice il Barbaro nelle Caftigationi Pliniane . Et il nome di Brenta è affai antico da SC5&: forfe3eriuato dal verbo greco /BpivSuoiv» còme feri uè Giulio Cefare Scaligerojche vuol dire fremerej romQreggiare> tuonare ^ non per Amphrafintomo, alcuno ha penfato, ma perche veramente nella fua nafcita^ò poco lontano, va gonfio iSc romoreg- giante. che per quello il Nauagìero ancora lo haxhiamato Hedoa^ cus rapitx . Io fono però andato penfando alcuna volta , che venga da ^^iffn, che in linguaggio antico di Candia , come attefìalo Scaligero fopraFefto 5 f ìgnifica Ceruo , che qualche allufione.à quefto Animale forfele diede il nomc.fe però non. ne diamo l'ori- gine a Brento figliolo di Hercole.Venantio.FortùnatOj nella prefa- tionedel primo Lib. de' fuoi verfì nefàmentione così f ne più an- tico di lui ho veduto à parhint) prd/èrfm quod ego imperitus de Ra-. penna, progrediens , Padum^ Athefiny'Br'wtdm^ Plmem^ Lìquentiam^ti' ItAuentumqi trannns ^ per Alpem Itdkm pendulus (^f^ . & nel Lib. I V% dellavitadiS. Martino, ^^ •!;;'' "'Mftm. . >.Iì; .: ',[ - Nk ubi Brìntafluens iter efl Mtenone fecundo^ \- XW V a i Et non so fé la Tauola fpeffe voM-dcata de tempi di TheodofTo & di Valentiniano , habbia voluto chiamale la Brenta noflra col nome di Brentefia, poiché in efìfaftanno^inriuadel ma- re lioi^jo -rtl^rnòo- AdTortum. 111. Alaioc^edoaco, VI. Mino Medoaco. VL Ehrone. XVIII Fófsis. VI VII Maria VI : di Lorenzo Pignoria. 9 3 & in mezzo di quefti fette mari ad vn fiumcjche sbocca vi è nome Fi' Brìntefid , Et qucfta Bicntefiaò BrentenfiaTha tirata a' fuoi pciiiìcri il pfeudo-MefTaJa . & l'ha nominata ancora lunio Pompo- nio Sabino Grammatico^alla memoria de' nofìri auoli. Io per me direijche non foile altrimenti la noftra Brentai fi per eflere (ìtuata molto lontana da Padoua, fi perche i due Medoaci ^ & l'Edrone ci fariano di più . l'autorità ò^ Pomponio l'accoppiarcmo co'l Mef- fida falfojdal quale efTo ha prefo la Tua Brentefia. Et qucfìo nome diMedoaco io l'ho per nome d'origine Gallica;che giàhabbiamo ci tato Strabone in quefto proposto più fopra . che forfè lanafcita de noftri Medoaci ci dimoftra il fito degl'antichi popoli Medoaci. E per tanto la Brenta noftra^ diuerfi dal Timauo, come habbiamo veduto, nafcc, come feri uè Stefino Pighio teftimonio di veduta, fuor di due piccioli laghi^ non lungi da Perzene i & vicino al Bor- gOych'è confine del Contado ói\ Tirolo : ouero da tre, com.e feriro- no altri co'l Biondo^vicino à Caldonazzo^cheperò {\ ferue del no- me di Timauo al fuo folito. Il che fé è vero quanto all'origine del- la Brenta^come veramente è^s'ingannó Dante, nel Canto XV. Ad^ rinfcrno; E quale i Padofdafty lungo la Brenta^ Per difender lor ville e lor caslelli^ Ar/z,i che chiarentana il caldo fenta, & con elfolui i fuoi Interpreti,Daniello,VelutelIo,& Landino.poi» che la Chiarantana della quale fa ancora mentione Gio. Villani nclLib. IX. à capi I. XVIII. XIX. non fu altrimenti vna'monta- gnajda la quale nafca la Brentasma fu il Ducato di Carinthia , co- me fi può vedere nell'Hiftoria Bohemica di Enea Siluio^dcapi xxx (ixxxi. conferendola con Gio. Villani. Et non nafce altrimenti la Brenta nella Carinthia^ma doue habbiamo detto. Et di quefto er- rore di Dante mi fece accorto , parecchi anni fono, il Sig. Filippo Pigafetta homo di molta efperienza3& di varia dottrina . ne però moftrò altroue Dante di non fipere il vero fito della Brenta nafcen tejnel Paradifo a Canti IX^doue circofcriue il terreno natiuo d'Az zelino il Tiranno. In quella f arte della terraprauA Italica^che Jìede intra Rialto, E le fontane di Brenta e di Piam» si ^4 Le Origini di Padoua. si letta vft eolle ye mnfurge molfalto &c, concludiamo finalmente con Palladio Fofco noftro Padouano ho- mo di molta Letteratura, cheMedoacoèlaBrenta, &ilTimauo vn'altra cofa come fi vede in vna fila Notitia Geografica manofcrit ta appreflb di me. e A T. XV. BAgnì d'Abam da chi defcrtttì (^ celebrati, loro nome, oracolo di Ce- rione. Tali é* TeJ'ere degl'antichi. Plinio non nomina i noHrì Ba- gni co'l nome di Abano, ne Celio Aureliano. Claudiano conjìderato^ò* de chiarata . Infcrittioni fofle alle Fonti • Vulcani . Herbe verdi con l'acque bollenti, Impre/à d'Hercole. honore dell' H aite anticarrunte. Denari gettauanfi nel fondo delle Fonti , Acquedotti, Sale d' Abano. Tholo che cofa f offe . opinione dell' Antichità intorno le acque caldea . 'verfidi Ennodio intorno Abano . di Giulio Ce far e Scaligero , compa- ratione che ne fa Pietro Bembo . Abano diede nome alpaefe . fue ma- rauiglie. Venda. Cinto, Calaon. Mont'Ortone . Mont'Agnonc^, Cerro. Zomne, Kouolone, Baone. Bocone» Diana Bendia^ . Jihu.z^, Dopò il Timauo noi no habbiamo forfè cofi più notabileìh queftenoftre memorie topiche^ per dir cosij de bagni d'- Abano, cantati da Poeti, & dcfcritti dalla diligente pen- na di Aurelio Caffiodoro, fotto'lnome del RèTheodorico. GÌ'h'a^ bitatori Greci di quefti pacfijnon altri che gl'Euganei, gli chiama- rono con voce greca A n O N O N» & i latini APO NVS • qua- fi che voleffero dire,fcnza fatica/enza dolore, fenza male. & così nel greco habbiamo dvovioty che vuol dire priuatione di fatica , ò di dolore. & apprefib a' Medici Ta àVova, medicamenti, che al- leggerifcono il dolore.Della fuperftitione,ch*era altre volte in que fto luogo, fotto nome dell'oracolo di Gerione, habbiamo detto di fopra à baftanza. & lo habbiamo canato da Suetonio,che raccon- ta nella vita di Tiberio,che andando cflb in Dalmatia,appreflo Pa- doua gli fu commandato dall'oracolo di Gerione , chegettalfei dadi d'oro! (talosaureos) nella fonte d'Abano5& auuenne che i da- •.u di fi:- di Lorenzo Pignoria. 9 y di fecero il punto maggiore & fcriuc Suctonio, hodietfì fib acju/L^ vifùntur hi tali . cioè che ancora[aI fuo tempo (ctnto & più anni do- pò; fi vedeuano quelli dadi nell'acqua . In propofito di chcjo mi ricordo d'hauer veduto gl'anni paflatiapprcflbilSig. Luigi Cor- radino , ch'era fplendore grande , mentre vifTe , della noftra Città, vn dado di bronzo antico, fegnato òi punti al modo noftro , ritto- uato vicino al fonte d'Abano. & voleua effo^che fcfle vno dì quel- li di Tiberio3& che appreflb Suetonio fi correggefTe, in luogo di /4- los aureosyfalos ^reos . ma fi come haueuano gl'antichi la diuinatio- ne per tAlos^àio. ne fa memoria ancor Paufania nelle cofe Achaiche ouero nel Lib. VILcosì dalla realtà del fatto non poffo approuare il penfiero del Sig. Corradino . Imperoche i Tali degl'antichi non erano come le TclTere, ch'erano quadre & di fei faccie, come fono ancora li noflri^^ era quellajdel detto Gentil'homo j ma erano cer- ti ofiìcciuoli del tallonejdegl'animali che hanno l'vnghia bifulca & diuifa. & di quefti io ne ho vno antico di bronzo ^ & ne ho veduti molti altri pure antichi . haueua bene l'Antichità le Teffcre , & io ne ho vedute di Criftallp, & di Gioia, ma erano diuafe dal Talo, come ho detto nella forma . ^tanto balli dell'Oracolo di Gerio- ne. Vegnamo bora al noflro Abano . effo da Lucano è chiamato fumifer^dxìÌQ: effalationi & vapori, che afcendono dalle acque cal- de di elfo. Et è miracolo,che Plinio^il Secretarlo delia Natura5non fi degnafie di nominarlo con altro nome che dell'acque calde Pa- douane, à capi CIIL del Lib. IL & VI. del XXXI. Celio Aurelia- nopure, fé ftiamo alla correttionc del Mercuriale nel Lib. I. ddìt fue Varie à capi XIII. nominò le acque calde Padouane. & ìì luo- go è nel Lib.II.delle palfioni tardcjal eapo primo,à carte i6o.della editione di Aldo . Ma Claudiano , poeta maeftofo & non molto lontano dalla grandezza di Virgilio , ne ha celebrato il nome & le lodi in cento & forfè più vcrfi 5 onde farà bene, che noi ancora ne andiamo confiderando alcune particelle di c/fi5degne di efiere au- uertite. primieramente dice, che molti lo haueuano lodato, c^ che Xe ne vedeuano molti fegni Cttm tua velmutis tribtiant mtr acida vocenty Cum tihi plebeius carmina di^et honos» Btfit nulla manus cuim non pollice ducl^ Teiìenturmemores prò/pera vota nota. Sopra che è da notare, /diz la gentilità flimaua faci Fonti come fi' sà,& ^6 Le Origini di Padoiia sà:,& lo nota Scruio in due luoghi. Chi andaua à vederlijci lafcià- ua per ordinario fegno di verfì ò d'altro.Plinio il gìouane nel Lib. "VIlLdell'Epiftole all'Epift.IIX. parlando della fonte di Clitum- nOjHiim Hudebis quoqi ù' l^g(^ mult.i multorum\ommbus columnis^omni' husfmeùbtiswfcrhUyqinbus Fonsille^Deufq» celebratur, Rutilio Nu* matiano ancor effo parlando di Bagni, Hacc qtioqi PicrijsfpiractfU comparai Antri s CArvìine MefiU nobilitatus agen tntrAntemq» capit , difcedentenìq; moratur ?olHbus affixum dulce poemajacrh» feguita Claudiano, Alto colle minor fparuìs ere[iior aruis^ Confpicuo cliuHS molliter orbe tumet, non poteua fare topografia più cfquilìta. li umidii fUmmcirum regio V ole mia. Ci chiamauano già di Vulcano tutti i luoghi che naturalmente ha- ueuano rinchiufo dentr'elll il fuoco . & fé ne vede fcgno in Plinio,' nel Lib. III. a capi VIIL & IX. & in Solino. ,^is Herilem non credat htimum ìf umanità ver nani Pafcua diqueftofimarauiglfaua Plinio ancora, Tatauinorum aquis calidisr herhx virentes innafcuntur, nel Lib. II. a capi CHI. Contentis audax ignibus herba viret il deue leggere contemptis. Schìì fcnfo, che l'audace herba verdeg- gia, fprezzando il fuoco . & così ha la editione di quefìa Elegia^ prefifTa a i Libri di Giouanni & Giacopo de' DondìyDe fontibus ca- lidisagri Patauini. così ha emendato bene il Rafclengioj perche il contrapofto è gentililfimo. Et quefta verdura ha fatto marauiglia- re molti , come fi può vedere in vna Lettera di Federico Naufea , che fu poi Vefcouo di Vienna fcritta l'anno M D XXI. à Giorgio S uniK'fteiner , che del fuo parere intorno d qucfto particolare lo ri- cercaua.fimile fclicrzodi natura ha notato Eliano ancora nel Libro XIII. à capi XVIjcioè che nel territorio di Apollonia era vna colli- na non molto alta , ne molto grande , ne di molto giro . nella fommitd della quale fi vedeua ardere fuoco dì continuo . & airintorno haucua arbofcelli , & verdure in copia , che dal vicino fuoco non riceucuauo lefione di forte alcuna. & forfè quefto era il Ninfeo defcritto da Arillotelcida Strabene, & da Plinio. di Lorenzo Pjgnoria. , 97 PrAteretXgrdndcs ejfbffa nhirmore fuld S ciucia longinqiio limite fxxa.JècAnt» Hercnlei^Jicfama referti monsiratur avAtrì Semitcì^vel capts vomcris egit opus . Quefto particolare d'Hcrcole io non l'ho letto m altri. & bifogna dire con Cornelio Tacito j/?«^ adìjt Hercules.fetiqindqutdvbicjimAgm- fiawi eH^ in cUritMem eius re f erre confènfimtts . Cmus lesile qui lec- cellentillìtno Gaiparo B.^rthio. ma Caco ( che ii fappia ) non fu al- trimenti in qucfti pacfi. Confuluit Natura jibi^ne totiintteret quefte parole , ne tota niteret, ftanno aliai mcgh'o nella editione de' V>o\-\ài\:,rie merfa Lxteret. accioche non dicano al contralio delle pre* cedenti, fegue vn pentametro più à bafTo T^unc veteres haff£/egia dona^micant, le Hafte anticamente furono in vece de' diademi a i Rè^ le quali i Greci chiamarono con nome di fcettri . impercche fin dal princi- pio del Mondo gli antichi le hebbero \x\ venerationc come cofa di> uinaj'^cle tenero m luogo degl'Iddij.'in memoria di che al di d'ho^ gi s'aggiógono a'ioro fimolacri.Quefte fono parole di Giuftino nel Lib.XLIlI. douefi pofTono vedere le annotationi di Monfieurdi Bongars. & lo Scettro è defcritto da Virgilio nel XII. doue Seruio dice di belle cofe in quefto propofito . & nota Plutarco nella vita di Marcello 3 che in vn tale Tempio di Sicilia fi mofìrauano Hafte & Celate con Tlnfcrittioni parte di Merione^parte di Vlififc&que- fte erano , veteres HaHéc regia dona come dice Claudiano. fu ancor coftume del gentilefmo ^\ gettare nel fondo delle fontane Dena- ri:>Ghe chiamauano siipes. onde Plinio il giouane citato di fopra di- ce che'l fondo della tonte di Clitumno era fi lucido^e trafparentc, che ^\ vedeuano in eflb le Monete buttateci. & quefto era forfi l'a- dorare adfontanas , che prohibifce il Re Liudprando, nelle leggi dì Longobardi vulgate ^ nel Libro IL Tit. XXXVII. nella legge prima. Beuehit exceptumnatitwfpuma meatu» In patulas plumhi labttur inde vias. lì piombo denota qui i canali de gl'acquedotti , ch'erano commu- nemente formati di piombo3& fi chiamauano/V'/W^, Se fé erano di terra cotta tubuli, come fi caua da FrontinOi& da Vitruuio. M Nui/o p8 Le Origini di Padoua Istillo ctim strepi tu mAciidis infesta famllis Defhumat mueitm fifrula canA/hlem» Quefto fakj che nomina Claudiano alcuno lo interpreta il fale ar- tificiale 3 che altre volte li cauaua dalle acque diquefta fonte . Et ne fanno mentione Giouanni de* Dondi , & Giacomo fuo pa- dre in vn fuo pìcóoìo tnittàtdìo y de caufi/à/feéms aquarum, ma io non so vedere, che voglia dir altro, che filumy cioè abondanza d acqucjcome/ì caua da' verfi fcgucnti Multìfìdas difpergit opes c^r. Et qui fi dcfcriuonojò permeglio dircjfi toccano le fabrìchejequa li anticamente nobiiitauano quefti Bagni, delle quali ancora fa me tione il Re Thcodorico. Tholus era vno icudetto in m.czzo del tet- to intcriore ne i Tcmpij , al quale fi fofpendcuano le primitie & le fpoglie oifcrtc.così fcriuonoSeruio,& Lututio Placido.Bernardino Baldi Abb. di Gu^ftalla lo chiama Tribuna , Cuba , ò C'ippo- la . qui fignifica le danze de i B-gai, tocche ancora ne* vcrfi più fotto. Seu ruptis ìnferrtA ruunt incendi a ripiSy Et rjoliro Phlegeton deuius orbe calet, Qucfta fu opinione non folo de* Gentili ^ ma è ftata ancora de* Chriftian'acome fi può vedere in S. Gregorio nel IV. Lib. de* Dia- loghi à capi XXX. Sulfuris in venAS gelidus fèu decidit àmnis^ Accenfufqifltiit quod manifeìiat odor, Quefte confiderationi le lafciurcmo à Giorgio Agricola ; a' due Dondii à Gregorio Morelloi ad Andrea Bacci i & d Medici & Fi- lofofi. Non illis terrenA lues^corrtsptA nec AuHri Flamina^necfiuo Sirius ignenocet. Ha ridotto il male , onero le cagioni dell'Infermità, à vapori della Terra, onero a* fiati de' Venti Auftrini, onero a* raggi vehementi del Sole,come nella Caniculai & non ne mancano eSempi negralr- tri Poeti ancora. J^od fi forte waIus memhris exuherat hutnory LAnguida velnimio vi/cerAfelle rubent, tocca la Pituita & la Colera cfuberanti in vn Corpo . Non venas re/èrAnt^nec vulnere vulnerA fAKAnt^ PocftU nec trifiigramim mtìU bibmt, Quefte di Lorenzo Pignoria. pp Quefte fono Ja Chirurgia & la Farmaceutica , che fono le antichif- iime parti della Medicina , tocche da Homero in Podalirio & Ma- chaone figlioli d*Efculapio,&auuertiteda Cornelio Celfo . Amiffum lymphis reparant I M P VN E vigor em , PACaturqi AEG Ra LVXVRIA NTE dolor. di qua viene il nome AnoNON. Ne Claudiano folo ha celebra- to ilnoftro Abano, ma Ennodio ancora, che fu Vefcouo di Pauia, & homo per la fuaetà molto dotto Tollifur ade Imi tellmfuhmxa. tumore , Leuiter eUtofulta/tiperciiio. Verticibt4s nullis caput admouet ilU/ùperbum, Necfimilis prefsis vdlìbus ima petit, Fumigar hicpatulis Aponusfluit vndiq; venis. Paci ficus mixtis igms anhelat aquis, '^ Vndafocos feruat^nonforbet fiamma Uquoremy Infufo crepitai fom facer inde rogo, Ebrius hic cun6Ìis medicinam/ùggent ardor Corpora dejìccam rore vaporifero, Hic Pyra gurgttibus>fcintillis flu6iuat humon Viuitur alterna mortis amicitia. &non contento di tanti fcherzi nel celebrarlo vi aggionge / Nepereat^Nymphis Vulcanus mergitur illis^ E cederà Nat urte rupit concordia pugnax. Et fra moderni Giulio Cefare Scaligero non ha tralafciato di nomi' nare quefta marauiglia di Natura^con vn nobiliflìmo Epigramma, che incomincia lam quater auratis remeans Dea lutea bigis Pifcofòs Nerei quinta color at agros: Sulfureas Acori» cumfifpiramus ad'vndas: Lymphaqi crudeli Jubface vi^afugit, • Scilicet antiquo mons ipje i^coctus ab afiu Feruidior noflrafe neg^t ire face, Euganei lattces^quaqi arida faxa tenetts^ ^udqi leuesleni colle fedetis aqu£ ; Tuqi Pater princeps^qui pumice tecius obuFio Clara triumphatA nomina peHts habes : Cede meìs lacrymis : lacryrnA tamen^ heu tamen ip/k LehutrAntpefhm vìncere pò (fé meam . Mi. Et 1 00 Le Origini di Padoua Et Pietro Bembo non dubitò di comparare & forfè anco anteporre il noftro Abano al fi celebrato monte Etna 5 come che la Natura gl'habbia donato molto fra tutte le altre fue fatture ^ & del potere humano & del valore diuino. vedafi il luogOjch'e notabile nel fuo opufcolo de AetriA , a cart. 1 3 2. dell'editione Lugdunefe . Et da quefti bagni appreffo Martiale fi \<:.%%^ Tellus AponA per Padoua à apprellb Silio Apo-ao gauderjs populus peri Padouani. Alcune mara- uiglie diquefta fonte fono regiftrate dagl'autori antichi^che io non so fé habbiano molto dì vero. impcTOche Nec fonte s Aponirtides puellìs regiflrato da Martiale nel Lib VI. 42. & intefo come lofpiega Caf fiodorO:)è manifeftamente falfo . perche Giouanni de' Dondi fcri- ue,à capi 7. del fuo Lib. che al fuo tempo purcjcome pure ricfce al noftrojle donne fi bagnauano in quefti bagni & fole^ & infieme co' mafchi alle volte, fiche il rudespuellis vorrà dire , come efpongono il detto Dondi & il Raderò, che le noftre Donne, per honefta, non vi fi bagnauano. Et (\ sa che opinione haueffe delle noftre gionani Martiale già Tu qnoqi fiequìtus noflri lufufqi libelli Vd,i\puelU leges : fis Pdfauina licef, nePLib. X I. XVII. & Plinio il giouane, nel Lib. I. delle Epiftole XIV. parlando di Serrana Procula dice ^ ch'era Padouana , & ag- giongeNOSTI LOCI MORES. & che Serrana era alle Padouane ancora fpecchio & efemplare difeuerità . Quanto poi tocca delle cofe furtiue Aurelio Cafiiodorojche gl'Animali rubba- ti anzi vi fi cuocano , che (\ mondinogli Dondi non ardifce d'after- marlo. &io per me nonio credo, i'vlò di queft'acque moftra Claudiano & Aufonio^chc fofte nel bagnarfi & nel bere, come pur hoggi Ci fa^pcr tcftimonianza di Gregorio Morello,cbe ne compofe vn Commentario molto efatto cinquanta & più anni fono . Clau- diano chiude la fua diuina Elegia così, Amìffitm lymphis repArant impune vigorem^ PiXCAtnrqi ^gro luxuriante dolor, Aufonio,nella defcrittione della fua Patria,parlando ài certo fiume ò fontana. Non Aponus potu^vìtreA non luce ì^emau/hs Purior^^qttoreo nonplenior amne Timauus, Se intendafi pur qui il Timauo del Frioli,al quale no ad altri couie- di Lorenzo Pignoria; i o r ne l'attributo àiamms d^juoretts. Et perche Abano è ìndubitatamen- tejcomeliabbiamo veduto^di origine Greca, quanto al nome, non farà forfè fuor di propolìto l'auuertirejche molti altri luoghi in que fte noftre fertili & amene colline, hanno per auentura la mcdefima nafcita . come firebbe d dire V.enda5Rhua, Cinto, Calaonc, Mon- t'OrtonCjMont'Agnone^CerrOjZouonejRouolonejBaonejBoconc. Venda mi fi fouuenire à\ Palefuo, che ferine àWgp ivv K'pniuiv SpctKi^ BùS'ua.v y che i Traci chiamauano Diana Bendia. & i fuoi Tempi jjcome fi vede appreflb Sincfio, fi chiamauano Bendidij . & fé ne vedeua già vno nel Porto di Alcifmdria . & è veiifimile, che il.B fia cambiap nelf V confonante come vediamo in quafi tutte le lingue farfi . & il Tempio di Diana io credo , che fofle ncPa cima dcl.Monte,confecrato poi dalla Chriftianitàà6. Gio. Battifta, co- me fece il Patriarca de' Monaci S. Benedetto nella fommità di Mó- tS -Gafinoiche nel luogo dou'era l' Arad'Apolline fece il medefimo, ^ lo ferine S. Gregorio nel II. Lib. de' fuoi Dialoghi . & ogn' vno credo che fappia la communicatione che paiTaua! fra i Traci & i Troiani. Rhua io ftimo, che venga da poa?, che vuol dire in no~ ftra lingua flufììonei& bifogna,che d que' tempi fbfle colle irriguo^ pieno di acque forgenti in copia : & forfè dedicato alle Ninfe , che per ordinario non iftauano lontane da Diana. Cinto è nome pur antico di monte, ch'era neU'Ifola di Delo, & ne fono pieni i Poeti : & era conficrato ad Apolline,& à Diana . Calaone è nome di fiu- me appreflo Paufania , & fu in Afia non lungi da Colofone. &: Io racconta nelle cofe di Achaia. Ortohe, che diede il nome al noftro Monte hebbe vn'altro compagno di nome in Sicilia i & gli te l'epi- taffio Teocritojcosì tradotto dal politiflìmo Heinfio PrACÌpìt hoc Orthon Siculusine forte VÌAtor Ehr'ms hyherriA tempore noEìis eas. J^iimq) ego Ji e lAceo : prò piluerenempe paterno Ex ter no. peregri contumuUtus humo, Agnone onero Annone è nome Punico . & gl'Euganei lo porta- rono forfè in quefti paefi di Spagna, doue gl'Africani fempre hcb- bero gran parte.d'vn'Hagnone famofo fi mentione Gratio,& fu di Beotia , gran Cacciatore . Cerro vn'amico mio voleua , che fcfle confecrato al Dio Cero , che fu foportunità del tempo . & chi ne vuol vedere Timagine ouer'altro,può ricorrere à Po{!dippo,ad Au- Tonio^ à Calliftrato fragl'antichi , & fra i moderni al noftro Carta- ri,chc I oz Le Origini di Padoua Vi,che ne ragiona bene. & in Louanio nella fepoltura di Cab. Mu- deo Giureconfulto intendo, che fé ne vede la figura , co'l motto NOCVIT DIFFERRE credo tolto da Lucano. Zouone io direi , che fofTe anticamente Zto^òf cioè Giogo , che i noftri contadini chiamano Zouo. de forfè , che colà su s'adoraua Er4 ^^^w 5 come la chiama l'Autore degl'Excerpti latinobarbari d'Eufebio, dato in luce da GiofefFe Scaligeroicioè Giunone, ~cui vincU iugalU cura, dice Virgilio, fé non voleffimo dire, che fu monte di Gioue, come Zobia pur dicono i noftri per lo giorno dedicato à Gioue, & zoua- re per giouare . Rouolone io direi che folle detto così da p*o^A« che vuol dire fpirare con ftrepitOj&romoreggiare quafi che dal fuo fcno vfciflero venti importuni & impetuoiì, come intendo farfi communemente. Baone c'è chi penfa, che habbia il nome da Bocfcù): forfè perche in elfo altre volte fi celebraffero lefeftcdi BaccOjUelIe quali erano in pregio le voci & le ftrida . come fi può vedere appreifo di Virgilio nel Lib. IV. dell'Eneide. Boccone io ftimo, che fia originato da Bat/xò?» che vuol dire delicato, per effere veramente tale . d*Arquà , ài Teolo & degl'altri non mancherebbe che dire, ma quefte congettu- re^ per quanto habbiano di apparenza , così molte volte poffono ancora efiere lon- tane dal vero . & come dice Var- tonc^non mediocres tenebra in Jilua > vbi hac captanda » neq» eo quòprueni re volumus ^ femitA tri- tA'>neq> non in tramitibus quidam obieBa, , qu^ euntem retinere po/sint . in fomma è afo- rifmo reale quello dèi medefi- mo, V etulias non pAu-- (0, deprauat muU U toUit. CAP. di Lorenzo Pignoria. 103 C ^ F. XVI. GRdfidezz^ di Vaìoua notata ap^i^effh i Scrittori antichi, fudediti-j Allo Hudio delle armi, ali a mercatnra. Line PadouAne in pregio, errore dello ScolÌAlie di Giuucnale . (^ forfè di M Artide . Aitino non henfituAto dal Raderò, co [è di Aitino celebri neW Antichità . Pontc^ A'tinate. Gouerno antico di Padom, : che co fa f offe Municipio . Sena^ to (jr ordine equeflre.^Hatuoruiri, Duumuiri. Cenfori. Edili, ^ue^ Bori, Religione municipale, H omini illuBri ne fècoli paffuti , Citta-» dinanT^ Romana con che oc e affo ne introdotta . Padoua /aggetta a* magiflrati Romani > é* quAndo . lode di Bernardino Scardeone . Caio Cornelio Augure . Corone de Sacerdoti^. T. Liuio • Volufiofefu Pa^ douAno, nome di Padoua come la chiamiamo bora onde vengA . ^ A~ fconio Pedi Ano. due Afconij rintrACÙAti da lo Se Aligero. L , P ediano fu Z. Pedanio, famigltA Pedania, di L, Cafsio Centurione fi dubita . Borifco inuentato dal P ontano. P. Fabio Satur natio Padouano . Ceci- ìiA Peto, Tra/è A chiArifsimo lume delU noHrA PAtria . Arria moglie di Trafèa^FAnniAfiglioU, Popilio Peto non hebbi chef Are con TrAjea Peto, ficome ne Amo AuHUa PetA , SerranA ProcuU. Clemente , Sa- binale orellio fono di EI*e , Arruntio Steli a de' noFiri . M, Arruntio, ~ C. y Aieri') Fiacco fé fu Padouano . Mafsimo olibio fi lafcia indubbio . €osì Giulio Paulo 'ti Giureconfulto , Arena noBra . Zairo , Nauma» ehia. Pietrarez,sLe di PadouA, HrAde. ìirata, ViaPatauina, *W^ A Citta di Padoua tu anticamente à talfegnodi grandezza - 1 notabile, che Straboue non dubitò di fcriuerne Trv-om rav- * ^ Tji oìp/Vw fcov TÓMcav , & Pomponio Mela di chiainaiia opu- lentifsima. Anzi che Straboncin comparatone di lei & di Raucn- na> OderzojConcordia^Hadria & altre chiamò -^ToA/CAtfitT/ct che ■vuol dire terric-iuole ò caftelletti . Ne volle forfè lìgnilicar altro i Cicerone,nella XII. Filippica, nominando la Gallia , & fceglicn- done poi i foli Padouani. & lo fplendore di effa fi può cauare da ^ ;inquecento dell'ordine Equeftre, che al tempo di Strabene vi fu- i 'ono annouerati nei publico Cenfo, che così intefe Strab.one i non j ifcrittij ne creati, come altri hanno fcritto . cof i di murauiglia co- I me fcriue elfo medelìrao nel III» Lib. ragionando di Culiz. & che armalTe J04 Le O'/igihi di Pad6ua cirinalTc altre volte C XX mila Soldati non è inucrifìmilc i polche^ come fcriue Liuio, la vicinanza dei Galli gli faceua Tempre ftare con l'armi in mano.& a'Lacedemoni ne feppe3(fhe vennero ad infc- flare^in corfo^lc loro riuiere. onde poteua far di meno il Pignajnel prir^cipio della Tua Hifìoria, di dire , che Eftefu capo della'Vtne* tia.Et che Atcfle no Antenore li diede il nomc.poiche il marmo eh' egli cita è cofa apocrifa- Il traffico & il negotio della noflra Pado uà era grande.poi che fino à Roma fé ne màdauano i pàni,& altro, che dalia d vedere come fcriue Strabene, la generofitd:,ilvalorej l'in diiftria^c la bona fortuna degl'habitanti.Martiale nel Lib. 1 4.fa me rione delle Toniche di quefta Otri, 142. :à lyz.ddmiedefimo Libro nomina il Gaufipe quadrato^ch'era vn panno^ come forfè le Vaknzane^chenoi chiamiamo Felzate. Et di fopra habbiamo no- tato in Giuuenalela mollitie^ò dcUcdiczzii dcìkAgndk Euganee. doue l'Interprete antico efpone bene per Euganea, Veneta: non be- ne Tarentina & Calabra . perche gl'Euganei non haueuano che fare ne con Taranto ne con la .Calabria . Strabone ancor effo nel Lib. V. fcriue , che della lana del Padouano fi faceuano tapcti di pre2ZO;,Gaufape3& altri Panni di mezzo peloso di tutto pelo, anzi che Ginuenalc:, parlando d'habito Italiano non ambitiofojfiferuc dd cuculio Veneto, nella Sat. Il.del quale io non faprei dare efem- pio più d propofito, che la imagine d'vn fcruo rufiico rcgiftrata nei mio Libro,^^ Seruis^ a car. 261. Et Columella parlando delle lane nel Lib. VII. dcapi II, fcriue, che quelle di Puglia erano ftimate anticamente le ottime . ma che le Galliche (cioè le Venete^* al fuo tempo erano più preciofe. ^ principalmente quelle di Aitino : poi le Parmigiane, & le Modanefi . Mai tiale però, nel Lib. XIV , di il principato alle Pugliefi,il fecondo luogo alle Pai migiane,il terzo à quelle di Altino,miglior Pocta,che Paftore fenza fallo . doue è da auuertire,che il Raderò mette Aitino nella Emilia , ch'era meglio d dire nella Venetia , come fi vede nella ferie di Cornelio Tacito nel Lib. III.* ddk Hiftoiie. Et di Aitino loda pure il medcfimo Co- lumella le Vacche,nel Lib. VI. d capi 24. & le Gineftre Gratio nel fuo Libro , de Vemtiom, come bone per far manichi de' dardi & armi da lanciare, Taxiqi ^ Pintifqi ^ AlùnAtefqi Gemsi- per confumare fi bella parte delio, noflrc memorie, tottauia io riferirò fedehnente quanto ho offeruato : & lafciarò à chi leggerà quefte mie cofe libertà d'appoggiarfi doue offeruerà fermezza dì ragione più fondata : non hauendo io giurato in paro- le di maeftro alcuno ch'io mi fappia. per tanto io ho auuertito, che la noftra Padoua primieramente può annouerarfi nel numero delle Colonie.mi prouano quefta ofteruatioue le parole del noftro Afco- nio,nella Pifoniana. necji illuddicipoteFi^jìc eum colomam effe deduca, quemddmodnm poli plures Atates Cn, Pompe'ms Strabo pater Cf$, Pompeij magm,tr.mfpddanas colonias deduxerit, Pompe'ms enìm non nouis colonis eas conHìtuit ^fedveteribusincoUs manentihus ius dedìt Lxtij , vtpoffent habere ìus^quod cetera Latina colonUiìd eìi 'vtpetendi magtshatm gratix ciuitatem Rommam Adipi fcerentur. Quefte fono le parole di Afconio, citate non fedelmente da altri; ftampate da Paulo Manutio nel fuo Afcònio. & vedute da me ne' manofcritti ancora, alle quah è fta- tooppofta l'autorità di Fra Giouanni Annio da Viterbo, che tanto rvogliono dire Catone & Sempronio i inquanto però alcuni hanno fondatola loro opinione fopra ledette parole . e veramente il Pa- dit D. Giacomo Cauacioperfona molto dotta , tenne quefta opi- ii^t>ne,che Padoua fofte Colonia co'l fondamento d'Afconio,fapen do che Padoua era nell'Italia trafpadana . nel che dire hebbe il fondamento di Aulo Gcliio fcrittore politiilìmo , & di molta auto- rità & per la lingua , & per la hiftoria. dice egli nel Lib. XV. à ca- pi XV I II , ^0 e, Cxpir ó" Cn. Pompeius die per ciuile bellum figms -colLitisin Theffiliaco/'/fiixertmt,resaccidit P ATA FU IN TRAN^ \S PADANA 1 7 ALIA memorarìdignaXx che più còfideratamente doucua dire \\ Sigonio,che i Romani chiamarono Tranfpadani fo- iainentci Galh Cenomanijóc gl'Infubri : & non i Veneti* Anzi che N Seruio I o6 Le Origini di Padoua Seruio ncirEcI. IX. di Virglliojfopra que' verfi yare tuum nomen (fùperet modo Mantua mbis MAntuAVAmiferA nimittm vicina Cremori a ) CAntantes ptblimeferent AdfidetA Cycnii ^xcz^fÀneblAnditur Alfeno Varu, qtàPoUione fugdtOy LEGATVS TRANSPADANIS PRAEPOSITVS EST AB AVGVSTO. & fi sàperrelatione di Velleio PateicoJo , che Afinio Pollionc era nella Venetia con Imperioj&à Padoua hebbe che fare come fcriuc Macrobio : eflercitando atti di fuprema autorità . che quanto fi ri- fponde a Velleio & à Macrobio fono tutte sfuggite non rifpofteon de è,che quell'antico Grammatico, il quale fcriffe la vita di Virgi- lio, di ce chc^ad Bucoiica frAnsijt, mAximevt Afiniu Pollionem^Alfenum VAVum 3 é' Cornelium GAllum celebrareti qutA in diìiributione agrorum^ qui posi Philippcftjem vigori Am veterAnis T'riumuirorum iu(ftt TR ANS PADVM diuidebAnturjtììdemnemfefrAÌiitipnt, & in tal maniera fi vede la ferie diquefti Gouernatori delnoftropaefe,inftituitida Auguflo . che di Cornelio Gallo pure fcriue Seruio ncll'Ecl. VL fopra quell'Hemiftichio - Permefsi adfluminA GAllum, qui Elego s firipfit , qui CT Triumuiris ^rApoJìtusfuit Ad exigendds pecu^ mas ab bis mumcipqs^quorum agri in TRANSPADANA regione non diuidebantur . &fi sa di quefta partigione che parte ne toccaffe a Mantoua , ch'era fenz'altro nella noftra Venetia, come habbiamo detto di fopra nel Capitolo XIII. Etquefte cofe tutte vanno mol- to dirittamente a ferire l'opinione di quelli j che hanno creduto la noftra Città con la prouincia di Venetia effere ftata affatto libera lino alla monarchia di Augufto. ma di quefto tratteremo più d baffo . Ritomo all'Italia Trafpadana . A q uanto ho detto fin'ho- ra fi oppone Plinio^che nella regione nonadcll'Italia^ch'cla Tran- fpadana non annouera i Veneti.& e vero . ma à Plinio io opporrò Strabonejche nel Lib. V. à fac 2 1 1, deircditione à(A Cafaubono, diuide quefta noftra parte d'Italia in Cifpadana & Trafpadana. a quella aflegna i Liguri , &à quefta i Veneti.il luogo è chiarifllmo . & ognVno lo può vedere da fé. All'inconuenicnte , che pare , che fcguiti di conditione peggiore per la noftra Città io non so che ri^ fpondcreipoiche il luogo di Strabene non riceue colpo . fiche fta-' remo afpettando chi ci fcioglia quefto nodo & quello infi emedi Dione , & accordi con qucfte nouc opinioni quanto habbiamo ap- porta- di Lorenzo Pignoria. 107 portato di fopra in prouarcjche li Veneti fìano Trafpadani. aJ che aggiongeremo l'autorità deiraccuratifllmo Lipfiojche neJl'vndeci- mo degl'Annali di Cornelio Tacito, efpon e quelle parole VENE- TI ET INSVBRES, con quefle a]tre5.=^/>/>«// TRANSPA- DANI. Et tanto bafti per vedere fé Padoua fu Colonia. Che fot- fé Municipio io lo cauo da le parole di Plinio il giouane^che nomi nando SerranaProcelajauia materna di Minutio Aciliano^diccef- fere e MVNICIPIO PATAVINO. & nella Cafa de* Ramnufij fé ne vedeua già vna Infcrittione frammétataacome attefta lo Scar- deone ancora d car. 84. No mi danno molto trauaglio le parole di Gellio nel Lib. XVI. a capi XIII. perche io dirò , che fé Padoua non fu municipio, fu adunque Colonia, come conchiudono le pa- ròle di A. Gellio. molto meno combatte quefìo detto Vlpiano,che fu molto lontano da' tempi di Plinio il giouane3& fcriffe quando la b'ngua latina era imbarbarita . & fé Liuio e Cicerone intefcro per quella parola Municipio le Colonie 6<. le Città federate,iodirò,che Padoua ha per neceflìrà da cadere fótto vnodi quefti capi . ne fé folfe ftata Municipio io hauereiperinconucnientejchehauefle ha- unto à Roma qualche relatione di inferiorità , come dirò più à baf- fo, tuttoché ne Cefire,come altri hanno fcritto^commandaffe alli Municipi; Trafpadani,che creaffero i Quatuoruiri, come fi può ve- dere nel tefto di Cicerone3& nel Commento del Manutioinc fia in tutto vero , che Padoua non fia fiata aggrauata da Romani di de- nari 3 ò di foldatefca . che ne habbiamo vedutoli cafo di Afinio Pollionc,appiefro Macrobio . ne fia necefl:irio,che Padoua fé foffe ftata Municipio,foflc fiata additata per tale dal Sigonio de dal Pan ninio. poiché quelli valcnt'homini ancorché diligentiflìmi non hanno però veduto tutto,comc fi può agcuolmente chiarire chi da- rà di mano all'Indice corografico delle Infcrittioni del Grutero.Et qucflo e quello, ch'io pollo addurre per lo municipato di Padoua, che rcfla però appreflo di me indccilo. Rcfta vn terzo punto , nel quale io farò pure Acadcmico,cioè che Padoua fofTe Città federa- ta : ma in quella manicra,ch*era già tutta la prouincia, per raccon- to di Polibio & di Strabonescioè di compagnia elettiua per appun- tojcome hcbbero i Sagontini , & gl'Hebrei vn tempo co' Romani, & co' Lacedemoni . Et quefte Città per ordinario haueuano fem- pvQ qualche obligo con la Republica Romana , come fi può vedere fc non in aJuo,almcno nelle conditioni di confederatione, che paf- Ni faro- I o8 Le Origitti di Padoua farono già fra Roman i,& Giudei, che ftanno regiftrate nel L Libra de' Machabci à capi Vili. Si che non è nccefllirio , che a fare vna prouincia ò Città amica ò federata fia preceduta la guerra fcmpre come altri hanno detto, anzi che la elettione,come habbiamo pro- uatojlo procuraua da fc. & in cafo poco ^iilùnile, fopra quc' vcrfi di Virgilio /' fj>..^ Cogna.tdf}jì vrhes olìm^poptdofcfipropnquos^ Epiro ^ Hefperia cjuibus idem Dardanus mei or y Atq> idem cafttStvnarnfackmus vtr^imq» Troiam animis racconta Scruio , che Augufto dopò haucr fondata la Preuefii, che fu anticamente Nicopoli, nell'Albania , pcfe conditione & patto nella confederatione di elia^che i Romani ne tenefl'ero conto perra gione di parentela . il che poteua anco quadrare alla noftra Città. Etconuenienza grande pare chefi vedatrail fattode'Sagontini raccontato da Polibio nel Lib. III. delle Hiftorie3& de' nolTri^fcrit to da Liuio nel fine d^ì Lib. XLI. Ma di già à Padouani era auue- nuto forfè & fcnza'l forfè quanto racconta Fefto Rufo di quelli di V^odìich^-^primum libere agehantjpOiiea in confuetudtmmparendì^Rcwd^ iiis clementer prouocixntibus^ peruenerunt. Et tutto quc fio ho io cilcr- uato intorno lo ftato politico dalla noftra Città. Che fé qucfte no- flre congetture piaceranno ad alcuno io l'haucrò caro : fé anco nò^ io mi contenterò della bona miaintentionc ; & à chi portara in ta- noia cofc migliorijhauerò fempre parti cola ri ifimo obligojccmc Sa- cerdote della Verità, chetali ftimo io fìano gli Scrittori delle Hi- ftoricjfi antiche, come moderne . Hora mò li Magiftrati delle Co- lonie,dc*MunicipiJ5& à^W^ Città federa tCjfono ftati raccolti co ef- quiiita diligenza dall'accuratiflìmo Sigonio. il quale.ha notato nel- le Colonie,& ne' Municipi] i DuumuirijiTriumuirij' Qu.atuoruiri, i Cenfori,grEdili,i Queftori. nelle Città federate Dittatore,Con- fule,Prctr rejEdilc & Qutftore . haucuano di più i Municipi] ordi- ne Equeftre,& fagrifici] particolari . Che tutti quefti honori foffe- roin Padoua noi non lo poflìamo moftrare, per cflfere abàdonati da tutte le noftre antiche memoric,che con gl'incendi], & con le ro uine della Città noftra fono tutte rimafefepolte. ma ne habbia- mo bene qualche veftigio ne' marmi antichi, ne quali Manio AJ- leniojla memoria del quale fi vede nella parte Occidentale del Co ro della Cathedrale , & ha dato occafione alla faucla de i quattro riftora- di Lorenzo Pignoria. i op rìftoratori della medefima Cathedrale , fu Quatuoruiro. Caio A- fconio Sardo fu pure Quamoruiro à render ragione . CaioVen- nonio Primo fu Sexuiro,come pure in Oderzo Lucio Arrio. Quin- to Ottauio fu Edile & Duumuiro : fi come Caio Ottauio Rufo. Sefto Pompeio fu Prefetto per render ragione ^ Prefetto de' rabri> & due volte Augure, che moftrajquanto habbiamo detto intorno la religione Municipalejeflere vero. Et per quefto Lucano & Giu- lio Obfequente chiamano il noftro Caio Cornelio^Augure^ Euganeoyfinjerajìdes memormttbus^ Augur Colle fèdens & A. G-'llio nel lib. XV. XVI IL dice , (^^x:ipicerdotìjreltgtonthus 'venerAndus^^ casiìute viufancfus, Gl'homini illuftri della nofìra Citta non fono flati pochi. & molto obligo fc ne deue à Bernardi- no Scard eone, il quale con molta diligenza gl'ha raccolti^ & ha il- luftrate tutte le noftre memorie : mettendo in ifcritto come ÓÀ lui ha ben detto Giacomo Rufino Poeta eccellente ResJhomims^ntus^diuoSjtugii^f Lumina. jCam^os, Ma in alcune cofe regiftrate da effo per certe io tengo qualche dub bioa e ftimo che non fard male il difcorrerne, per maggiormente ri- cercarne la verità, fapendo io^ che nel fecolo erudito ^ nel quale ci ritrouiamo ^ è lode il dubitare con fondamento . & che non ha bi- fogno la mia Patria à\ lodi poco certCjhauendone tante di fode & oltremodo reali, il primo nominato dallo Scaedeone è Caio Cor- nelio Augure . à^\ quale non occorre dubitare fé fofTe Padouano fi ò nò. perche Plutarco nella vita di Cefare per teftimonic ò^ì Li- uio medefimo lo dice . & è bene da notare la fìupidità di Lucano, . che dicendo Liuio appreso Plutarco,& cofermandolo Giulio Of- fequente5& Dione^che indouinaife per via deglVccelli^vada ricer- cando tante altre nouelle. Seu tomtrus^ac tei a Ìohìs pr^fàganotauit : Aerajeu totum ^c. Et quanto all'atto del metter giù la Corona fippiafì ch'era coftume de* Sacerdoti prouinciali (^come fcriue Tertulliano ) d'andare co- ronati di corona d'Oro.& chi ne voleffe vedere d fatietà legga Mar co Velfero nel fuo Commentario , fopra la Conuerfione di Santa Afra,& Carlo Pafcalio nel Lib. delle Corone . Il fecondo è Liuio ^ ordine gentes^ i. ^Atqi Apono giudens popttlus^feu bella cieret^ ■•' '-■ Seu Mufis plactdus ,doclAcjifilentia vitA M atleti ijr Aonios ple6iro mttkere labore s, Non vlltim dixere parem,nec notior alter, Qu^efti mò come fofic figliolo di Euandro io non lo faprei mica. Lucio Pediano Confole nei tcfti corretti , come del Dalechampio & d'altri , ftd L. Pedanio . & la famiglia Pedania fu infigne fra le altre Romane, comelaregiftraFuluioOrfino- fi che L. Pedanio Confule non è altrimenti de i noftri. L. Caflio come fofie Centu- rioncj & come hauefle il prenome di Lucio , io non lo sò.Suetonio certo non dice ne Tvna ne l'altra cofa . folamente ne regiftra il no- \x\Q^Iunium Nouatum ^ Cafsium Patamnum è plebe homines . Borifco io l'ho per nome & perfona finta dal Pontano . & in luogo di lui lo metterei P.Fabio Saturnalio^che con altri concorfe alla Ipefa del la Sede del Tribunale^effendo Lucio Sergio Paulo la feconda vol- a Confole. Cecina Peto fu homo illuftre veramente, ma perche Padouano? forfè perche eleile Trafea Peto perfuo genero ? ma quefto non conuince.poiche il medefimo Trafea fi fece genero Hel Liidio 3 che fu di Terracina, & non Padouano. ne Cornelio Tacito à mentione di lui ch'io fippia : fi bene di Cefennio^ò Ccfonio Pe- Ojche fu al gouerno dell'Armenia inanti a Corbulonc^ a tempo iM ^Icrone^ quando Cecina Peto haueua già fornito di vi nere . nell'- imperio à^ì Vefpafianofu vn altro Cecina Peto Confole con L.Aii ìio Baffo , come fcriue Fuluio Orfino nella famiglia Cecina & io ha re- iiz Le Origini di Padoua ha regiftrato il Panuinio ne' Tuoi Fafti fotto l'anno DCCCXXIIL ne di Arda habbiamo cerrezza maggiore, di Trafea fijchc habbia- mo a gloriarci & con ragione . poiché fcomc fcriue Giuflo Lipfio nel Lib. XVI, degl'Annali di Tacito ) fu honore de' noftri paefi^or namcnto del Senato Romano, ftella rilucente in quel tenebro fo fé- colo, vedanfl le fuc parolei& fappiafijche fu talmente innamorato il Lipfio di Trafea, che cópofe vnjLibro del difprezzo della morte, & lo intitolò THR ASE A. che lo fupprcfse poijtcmcndo che non fufsecosìal gufto d'ogn'vno . & così fcriue Auberto Mireo nella vita del medefimo . la famiglia di Tralea cioè il nome gentilitio ^poiché il Lipfio ne dubita) io direi che foffc Trafea^tome apprcjf- io a' Romani Cecina^Sd Perperna. gl'Elogi; di lui vedanlì appref- fo i Scrittori dclfuo tempo, quefto folo diremo, che Cornelio Ta- cito diccjchc NeronCjCon l'vccidere B.irea Sorano^^: Trafea Peto, bramò eftirpar dal mondo l'ifteffa virtù. & quefto nel XVI. degl'- Annali, & nel II. delle Hiftorie lo chiama cffemplare ài vera glo- ria . Arria fua moglie fu donna grande , & Fannia la figliola non minore. & vcdafì lo Scardeone,che con diligenza effatta ne ha rac colti tutti i particolari. & di effa bufterà dire quefto poco di Pli- - nioif ^»tim metHunf fmmimcfuafatAferjt, ' '"■''■ ^^'-^ ^ O Lo f 14 Le Origini di Padoua dì loM&MmifjUM: > 1 r I 3 ^ Mezzodì di Lorenzo Pignoria. 115' Lo ha bene nominato Gio. Giacomo Chifflctio, nelle antichità di Bt^fanzonejnella parte I. d capi XXXI. & il nome di Arena lo mo- ftra al dì d'hoggi . l'Ingreflo oucro entrata di qucfto ediHcio forfè è fabricato fopra l'antico . & moke rouine di elfo Anfiteatro ^ che al di d'hoggi fono in piedi , m'hanno fatto rapprcfentare quattro profpetiue di eflb , nelle quah Ci vedono le Volte , che gl'antichi chiamauano fornici,la ftruttura^ch'eru di pietra quadrata^ &c la fo- dezza della fabrica, fenza della quale veramente difl'e il Lipfìo ra- re furono le Colonie & i Municipi; già. La rouina & dif^ruttione di quefte machine gigantee per dir così, alcuni forfè credcranojchc ha venuta dal zelo de'noftri Chriftiani anrichi.perche haucrvinno letto le perpetue inuettiue de' Padri del- la Chicfa greca & latina contra quefte fedie (com'efsi diceuano ) di crudeltà & d'abominatione. ma la primitiua Chiefa non hebbe mai tanto di braccio:che per la immanità degrimperatori,& per la O a in- 11^ Le Origini di Padoua infolcnza de* magiftrati non hcbbe ne aria, ne terra per lungo tem- po.cjuindi nacque , che fu eftlufa dal commune confortio degl'ho-» mini. & non hebbe radunanze fé non furtiuc, & latiboli fé non mendicati che per qucfto da Minutir> Felice fon chiamati ìi Chri {iidiìì /dfdro/à (^ lucifugAx HAtio . la Chriftianitd poi fauorita da Conftantino & da Prencipi,che lofeguiturono^nó volle attendere a qucfto 3 ne potè f irlo quando ancora haueffe voluto, i Tempi)» ch'erano opere publiche, erano conf icrati a Dio vero , toltine i riti ^<à Pagan^-fìmo & molti cfTempijnehtbbiamoperlemani. fc alcuno ne fu diftrutto vi hcbbe mano il Magiftrato , al quale però erano ftate legate le mani dagrimpcratori Arcadio , & Honorio» che refcriffcro in diuerfe voltej volumus puhUcorum operum ornamenta firuari. Et fi ffos ionuentus ciuìum é' communem omnium Utitiam nof$ pAÙmur Jubmmcri. Exdecernimus vf ddificiorumjìtmteger fUtus , Et cofe fimili per ordinario.che fé Teodofio & Valetiniano comman* darono fitna. , tempU ^ delubra , fi qua, eiiam nunc reHant integra^ prxcepto magìfiratuum defirui,nota il Fabroto fopra quella Icggejche miglior mete hcbbe S. Gregorio à cómàdarejche i Tépij degl'Idoli in Inghilterra fi cóuertiffero i migliorvfojCÓ i'afperfìone dell'acqua benedettajco'l fabricarci grAltari^Sc collocarci le Reliquie de'Sati. fìchela deflruttione diqucfìe fi notabili fabrichel'afcriueremo a'bar bari^che inódarono l'Imp. Rom.& veramente chi legge i raccóti di que* miferabili tépi farà co noi. ne fu queflo fenza il douuto rigore della Giuflitia diuina^ che codànò alla defolatione que' luoghi, ne* quali tate e tate volte fi fparfe Tinnocentc fangue de' Chrifliani.fcri uè Tertulliano , che per ogni ordinario fconcio delle ftagioni jco- ftumaua il popolo Romano di domandare che i Chrifliani foffero dati a sbranare alle bcflie. Et S. Girolamo lafciò fcriitOjche S.Po- licarpo^nella Città di Smìma, fu abbrufciato nell'Anfiteatro. San- t'Ignatio? vi fu lacerato da i Lioni . i Martiri Lugdunefi vi furono fcherniti e tormentati^come racconta Eufcbio . auuenne il fìmile in Tiro di Feniciajdoue le fiere fi flancarono^e fecero impeto ne' gen* tili 5 che le infligauano contro a' Chriftiani . Et nel noflro Anfi- teatro quanti Martiri crediamo noi , che agonizaffero ? non dirà pochi chi hauerà veduto le noflre Catacombe della Chiefa di San- W Giuftina , intorno al luogo , che volgaimente chiamafì il Pozzo degl'lnnocentijcon nome deriuato dall'Antichità Ecckiìaftica.ma habbiamo diuertito d baflanza • In di Lorenzo Pignoria: 1 1 7 In quefta figura fi vedono per mio credere le volte delle Grotte , nelle quali fi cuftodiuano le fiere . Lipfio ne ragiona nel fiio Libro de AMPHITHEATRO. & lo proua con Tautorità di Plau- to,di Varrone & delnoftro Liuio. StationelII. delle Selue, ad- dotto pure dal medefimo . ^JÌAt cardine aperto Infelix cmea^à' claufis circum vfidtqi portis Hoc licuij?; nefas pauidi timuere Leones, doue però la editione Aldina , & la Parigina di Fr. Undenbruchio hanno* ^ér claufas circum vndiqiportas. Et gentil burla racconta d quefto propofito TrebellioPollione,non Giulio Capitolino^come dice il Lipfio,nella vita di Gallieno . che hauendo vn mercante venduto all'Imperatrice vetri per gioiello fé portare di pefo come io voIeiTe dare nelle branche dVn Leo- ne. I -i;i8 Le Origini di Padoua ne. Ina il Lione fu poi vn Cappone con riro di tutta la biig:^ ta Qncfta faccia di fabrica (ì vede negl'Horti de i padroni dd luogo. e veramente notabile fu il penfiero d'vn mio amico , che confiderò inquefte rouincle varivibili &miferabili. vicende delle grandezze humane. confìdcraua eglijche il fito dell'antico Patauio era ritor- nato d quel fcgno, nel quale lo ritrouò Antenore . & allegaua Pro- pertionelprinc.delLib.lv. //oc ^uodcumqi vides Hofpes, cjuam maxima Roma eli Ante Phrygem AencAn Collis ^ herbafuit^ Atqì vbì rutuiU shwt fiera Palatia Phcebo Euandrl profttgiCprocubuereboues, & conchiudeuajche Copre i FasH e le Pompe arena ed herba, _^ Se chc'l noflro Aiiiì teatro ^ià grandc>& già magnifico w| -nunc 119 di Lorenzo Pignoria. -Tìum rniniirtim ager es^^ come fcriuc Auieno in poco difsimilc propoiìto. pertanto io nii fa- rò lecito ài lagnarmi dell'ingiuria del tempo^òpurde' barbari^coa quattro vcriì di vnode* noftri Cittadini Edita PyrAmidum ve siigiA^t empia Deorum^ Dìg»aveUthertjs AMPHITHEATRA lacis, Vos ititi tAndem Attrtuit lon^AUA vetuHAS ^ Vos lo^ìgA tAndem fai A tuLere die ? fornici y che chiamairano grantichi delli AnfTrcatrf fi vedono m iquefta profpettiua.&quefte Volte per ordinario fcmiuano di fl:aii- ia à perfbne vi!r>comeà meretrici & imiiii. che per quello Marca- le nel XIL à LXII fcriue ad vn tale ^UArAS cenfio fi legi LthorAS ^', Nigri fornici fehriumfroefAmy "'"■ ^f*i carbone rudi^ptitrìqì creu I zo Le Origini di Padoua. Scribit carmi/fa ^u£ legunt cacAnUS. & ad vn fciagurato dVn maledico nelX, d V, dcfidera //// Decembfr longus é' w^dens bruma, CUufufq\fornì>c triiUfrigus extendat, da qucfta voce nacque il verbo fornicari , & i nomi fornicAtor & forwcAtÌD ; così frequenti apprcflb i Scrittori Chriftiani . onde è, che for»ix apprdTo Petronio Arbitro e il luogo , che /up^nar, chia- mauano gl'antichi . altra Etimologia danno Celio Sedulio fopra S.Paolo ad Romanos^ & l'autore del Catholkon , ma è più allufione, che altro. Il Zairo del quale fanno mentione alcune memorie antiche noflre, appieflb D. Giacomo Cauacio nel II. Libro delle fue Hiftorie , io {limo 5 che foffe veramente Teatro, & poco lontano da quel (ito douehora fiala Chiefa di Santa Giuftina. Et queftoferuiua perle rapprcfcntationi fceniche j fìcome T Anfiteatro per il combattere de' Gladiatori ^ perle Caccie. la Naumachiajdoue combatteua- no le Naui per piacere de* riguardanti > era nel mezzo della Città , nel fiume j che così dice Liuio nel principio del Libro X.douefi può notatejche la noftra Città haueua all'hora qualche neruo di ar- mata di mare,& foldatefca pronta^perche ne haueua occafìone per ragione de' confinanti . & fappiamo quello che dice Strabonedei numero de* foldatiachVfciua anticamente di efTa. Et fé mi fi facef^ feinftanza , come potefTero efTcrein Padoua fabriche di tanta con- fequenza , che à metterle infìeme ci vorriano montagne di marmi, direi che la noflra Città haueua anticamente vna fpecie di maci- gnojcome ha pur hora fimile al Trauertino di Roma^Sd fé ne vedo- no molti pezzi ancora con Infcrittioni antiche , fparfi perla Città> & per lo territorio. & quefta era di fermezza grande, & refiflente à pt fi «& all'ingiurie del tempo. & forfè veniua da Montemerlo, & Zouon jò da altre pietrarczze antiche.haueua, come pur ancora ha, vn tufo bianco , come lo chiama Vitruuio nel Lib. II. à capi VII. che fi tagliaua fina quel tempo con fiega fattaà denti , & del quale ci feruiamo in luoghi copertijcon fucceffo grande di durata, haue- ua Monfelice vicino , ch'c minerà di fclci^come lo chiama Paolo Diacono Montem Silicis nel Lib. II. de Geft, Langoh, à capi XI Vche non bene il P. Maffci nella vita di S. Ignatio nel Lib. II. à capi IV, chiama montem Celfum , ficome pure il Torfellino nel lib. I. à capi VI* della vita di S. Francefco Xauerio • £t di quefle felci fi laflri* caua- di Lorenzo Pignoria. 12 1 cauano ancora le ftrade come fi vede in Tibullo &in Statio. le quali ftrade hanno'l nome latino a fternendo5onde la Villa di Stri, che latinamente il chiama Sfrata, ritiene & moftra la cura, ch*heb« bero i noftri maggiori delle Strade. & quefta forfè era la via Pafa- utm nominata da Venantio Fortunato^nel fine della vita di S.Mar- tino. & forfè fi chiamaua con altro nome VIA STRATAicomc vna fimile in vn marmo antico apprcfib il Grutero4ii. 3. POS- SESSORES INQVILINI NEGOCIANTES VIAE STRA- TE CVLTORES HERCVLIS &c. C A P. X V I L T, Limo Padomm, quando mto. di che famìglia, fuofècolo, amico ^ Augurio, /hot figlioli, /ho genero, fcrìffe altroyche Hijiorìe , /he Hi' Borie, douejìritiraua, fu homo da bene ^ fùe lodi, fua morte • fue ofa, cfuando ritrouate , ambafceria del Re Alfonfo il grande , memo- riapublicadi Liuto , imagtnedel medefimo , Infcrittione forfè mn di Liuto, Patauinita attribuitagli in che conjifiejfe, CHe T. Liuio foffe de* noftri io ftimo fuperfluo il dubitarne. & fé non ci foftero mai altri teftimoni j , bafterebbe quello di Simmaco, nella Epiftola XVIII. del Lib. IV. & di Si- ionio nel Panegirico di Anthemio. per non diraltrodi Afinio ^olione5& dell'autorità di molte Infcrittioni antiche, le quali fi ve- iono in Padoua di quefta famiglia . di homo fi grande diremo gualche cola^non per accendere vn lumicino in fu*l mezzo giorno, na per incitare la noftra giouentù ad hauerlo per le mani , & à ca- larne quel di buono^Sc per lo dire,(5c per lo farcjche quell'ingegno jnmde fparfe ne' fuoi fcrittijcon marauiglia di tutti quelli^che ven- icro dopò lui . la fua nafcita che fu l'anno del Mondo 5 1 42, il ì ncdefimoanno , che nacque Meffala Cornino , bifogna che foffc ii lonorata , per la conditionc della famiglia j che fi come ho detto, 1 iella noftraCittà ritiene per ancorapiù d' vna memoria-il fecolo nel I jualc fiorì fu quello d'Augufto, doue hebbero nome e fama tutti i jalant'hominijche al di d'hoggi fono di ftupore d noi altri, fu ami- .0 deli'iftefTo Augufto , come racconta Cremutio Cordo appreflb Cornelio Tacito nel IV. Libro degl'Annali . Et ne fa mentione il P me- 1 zz Le Origini di Padoua mcdefimo Liuionel Lib.IVjdoue chiama Anguiìo ^Templorum om- Tfium conditorem^Aut re Hit ut or em^ Fu Padre d* v n fi gliolo Sr d' vna fi- gliola per quanto fé ne sa. Quintiliano nel Lib. X. al capitolo pri- mojfamentioned'v^na Lettera, ch'efTo fcrifleal figliolo. Seneca il ; Rhetorcjnel prohemio del V.Libro delle Controueifie, fa memoria » òìì L. Magio genero di T.Liuio , il quale io non credo , che fofl'c * quello L. Hali , come hi creduto lo Scardeone 5 che fi legge nella Infcrittione antica di Palazzo, fcriffe Dialoghi & Libri Filofofici, come fi vede in Seneca nell'epiftolacentefima. doue con tutto ii rigore della Cenfura , fi lodano però & l'opere, & l'Autore, fcrifle rHiftorìa del Popolo Romano in CXLII Libri , la maggior parte de* quali è gita a male . a' noftri giorni s'è veduto in luce il princi- jpio del Libro XXXIIIjche fin'a queft'hqra era mancato. & fi è ca- uato da la Libreria del Capitolo di Bamberga. piaccia à Dio, che" (ìa così del rimanente . la prima guerra Caitaginefe è. pericolata tutta. & non ci rimane altro per hauerne vn poco òì\ gufto, che Si- lio Italico grande imitatore di Liuiojcome io ho notato in più d.' va luogo;& come ha auuertito Marc' Antonio Murerò ancora nel Lib. XIX. delle fue Varie, à capi XVIL Et tutto qucfto corpo d'Hifto- ria non fu mai dall'autore diuifo in Deche,fi come alcuni lo citano, ma in libri feguéti fecondo li Gràmatici antichi. Efortò l'Imp. Claa dio, che airhora era giouane, à fcriuere Hiftorie , come ha notato^ Suetonio . coftumaua di ritirarfi à Napoli , per ricreatione & per iftudio, comefcriue Stefano Pighio nelfuo Hercole Prodicio . fit homo di foda bontà. Scncca.ydem^s illudprAFiahìt^vt liqucAt ubi illuni. fenfiJ?è^qHAjlripfiK fu naturA CAndidifsimtis omnium mAgnorum Ingenio*, rum £fHmaror,comc\o predica Seneca ilRhetore nella VI.Suaforia,. le fuc lodi fi vedono in Sencca,in Tacito,in Quintiliano, & in San, Girolamo fra gl'antichi. Seneca lo chiama difertifsimo,Tacito elo- quente & verace, Quintiliano lo fa eguale ad Herodoto; dolce nel^ raccontare,candido,perfpicuoieloquente & giudiciofo ne'ragiona* namentiipadrone degl'affetti più dolci,fopra tutti quelli , che han-. no fcritto Hiftoria giamai . & S. Girolamo fcriuendo à Paulino ne: racconta vna marauiglia , che veniffero perfone fin d'Ifpagna , pecj vedere in Roma,miracolo del Mondo, vn miracolo maggiore,ch'e^ ra il noftro T. Liuio . onde è grandemente da marauigliarfi , che? pcrfona erudita lo habbia chiamato emulo fpropofitato di Thucis dide & di Saluilioinegligente^verbofo^gonfio; & con altri epitheti . inde- di Lorenzo Pignoria. 1 23 indegni di homo fi grande, che roJamenterhauere per compagni in fi fatta cenfiira Afinio PoI,lione5& Caio Caligola douria ipaué- tarc ogni gaiant'honio , & faHo rimouere da fimile imprcfa . Et fc homo fi facto, quelle fti hiuio ha bifogno di lodatori meno antichi, quanto tocca alla prudenza Sc^alloftik^in vna infinità ci contenta- remo di apportarne due modefrìijgrandi fopramodo. il primo farà il Sìg. di Argentoujch'io foglio chiamare il Polibio de* noftri. que- fti nel Libro fettimo delle fue Hiftorie racconta, che i Senatori di Venctia^al fuo tempo, haueuano ailiii per le mani le Hiftorie di T. Liuio,dalle quali cauauano vtilifsimi ammaeftramenti per la Rc- puWica Joro. il fecondo tefìiimonio farà l'eruditifsimo Cafaubona cheJn vna fua Lettera fcritta al Re Hcnrico il grande, parlando di Liuio dice^ch'è grand*autore,dolcemente eloquente & diuinamen- te facondoiamatore delle virtùmemico de' viti), retto nel giudica- re, eccellentemente perito degl'affari della Pace, & della Guerra. & finalmente conchiude con vn Encomio degno di chi lo dice & di chi fi dice,,chc c^ueftp folo Ingegno (Spaila degl'Hiftorici ) heb- be.il P9polb Romano eguale alfuograndc , & maeftofo Imperio • morì nella Patria, fecondo il computo^di Eufebio , l'anno chi dice yè. chi 7^. della fui étà.il decimo nono di Chrifto j il di primodi Gennaro dice vn moderno Scrittore, le oflfa di lui fi conferuarono già fopra vna porta del Palazzo della ragione, come ferine ancora il Sig. di Argenton,nella parte Occidentale di efib. Et come,quan- do , 6c da chi foffero ritrouate , lo fpiegò in vna fua Lettera latina Siccd'rte, Polentoni homo erudito per i fuoi tempi , & Cancelh'ero della nbftra Città" , fcriuendo ad vn fuo amico , la quale io riceuei già dal Sig. Francefco Vcdoua mio amicifsimo,che alla Giurifpru- denza haueua congionta vn'efquifita notitia delle Lettere più bel- le 5^ delle Antichità della Patria : & farla flato ornamento grande della nòftra Città, fé la morte no vi fi foffe interpofta Tanno 1 6d9, a di 5?.di Maggio, io la fò qui (lampare per efiere cofa efatta , & per la perdita, che fé ne può fare, per ritrouarfi quefte QQÌCpQt or- dinariojn mano dì perfone,che amano nafconderle. P i Si eco 124 Le Origini di Padoua Sicco Polentonus Clarifsimo vetuftatis cultori Nicolao Fiorentino Sai. die. G 7^£ GIÀ ^ JinguUri tuì fiominlsfa' ma fapius cogitanti tnihi quem apud te dtgnum aditurn muenirem \ occurrtt tAl* fonftis^ut de fé dictt^T^ortugalUnfìs tuus. ts ad omnem ij'irtutem ^ facultate gJT ingemo exornatus ^precatus eftrepertio- nem T^Lmtjfemfe narrar e '^^ ueltt amico huiufmodt rerum ma- xime ftudiofo dare. Inter loquendum itaqi , yt/requenter/ò- let y tandem apermt Lttteras f-vnas modo abs te redditasfibi , qtéibtts hoc longis prectbus flagttares . adte fcribendi primum^ ^ ineund^e amicitta caufa honefta rvifaeft. etenim quanam honcjìtor o jf erri poter at^ quam nfiro eloquenti de fvtrt eloquen- tifjimi rebus loqui^ eius namqi benignttate facile impetraut permifertt fcrtbere h^c ttbhqu^ fiatuerat ipfe, njerum retmuif- fet me^quodhtnc rvideripojjem audacior ^ nifi tpfeprahumani» tatefuA nedum Ubere cepIfet^fedinflanter/uaffSet^fedrogafet éuderem . acctpe tgitur repertionem hanc , memoria ''vttqs f2on indignam , Ccenobijfcis credo quod famofum (gjr fvenerabile^ tum njetufiate tumfanóìorum corporumytum pradiorum copia ^ adremotos audiam lySTlDiAE fr/trgini confecratumefi. Monachi nigrtfub Abbate yttamodo regulata colunt^cotinetqs Oratoriur/fy quod Opilio qmdarn Patr ictus fabricamt.ibt corpus SanRi Profdoctmi njtftamus^qui AntiHesprimusab %Apo(io- lo VBT^miffuSy tranfpadanam hanc Italia partem, qua tutte Vene* di Lorenzo Pignoria! tz^ VenetU dkebéitur^ ad reltgionem duxtt • prope adtacent parif» tes^quos Gentdttatt fuìjje Concordia tetKplumfama refert . ^bbatis fmter /patto quodmtercedtt {naM parum dtHant la- fìdem pede tacere s) fi u ca/hifeunumine^ CelluUm r^t commo- dtorem haberet^ tn OlttortOy quodfecus Dormitorium Orìentem rverfus ibt contermìnat.fofjam prò cloaca fectt. qua tum qutn- gt^e pateret pedes » detextt njeluù fundamentum Uteribui tnaxtwts ^ calce omni parte compofitum . eo dtquantulum frafio imlufa capfa reperitur plumbea qutdem , longapedes/ex, alta zAndraas ùandulus Veneto ex Senatu clarus capite wno > egoipfe altero capfam Itgneam prò commoditate pr^mtf' fam^^quod pondere plumbea traóiart nonpo^ety extulimus.fuc- currerunt tllico Ctues ornattjjtmt , qui iuuarent^ Teraghtnus de Veragta/Palaminus de Vitaltams milttes egregij.fuccurrerunt item luris fctentta decorati ^viri , Alexander de DoSìoribus ^ loannes Franctfcus CaputltHay Ntcolaus Porcellmus . partitis namqs locis bine atqi inde^ (^ ramufculis Lauri fuperfixts^per Torà ad Aulam *^fqì contuUmus *fequebatur TLachartas cttrn re' bquisycomttiuagrandts qutdem , quam augebant continuo rvì* catim fuperuenientes njin^pueriqì ^ plebs omnìsy njt pedes yelportanttum impedirentun *iyt yero confluentium r/iultttu» dinem refr^naret^furibufqy òccaftonem obHrueret^ ruolutt TLd* chartas proprio in penetrali poni, htecfodiendt caufa^ hac tranf^ ferendijfèries • MaufoUi àutemformam cape . Demum ttaqs prtmoribus conuocatis , g^ his qui collegtatts arttbus pr^funt» quos dij DecanosyalijPrÌQres ^Tatai*^ Gitfìaldmes yocant | j. /)>-.. Sena» diLorenzo Pignoria- 1 27 Senatus habitus efi. ìnterfuit fro dignttate Leonardus v^totr Z^emgus^mcljù modo Venettarum Ducis frater, mterfutt ^ Zachartasipjè.cutus ddigerjtta operamnon paruam dedita Ci* Uttattad luftittam prxeH ìllé i mdttia adprajtdium tfie. feti^ tenttarn 7.achartas dixtt . rem rveluttobUtam dmmitusejfe" Yunt cjiuque. conttgijfc hac atate maxime colUtantur* Man» folaum dentque (^ n^rbet^" *^iro dignum factendum confulU tur. nec fuit m tanta comìene qut/quam njel tlhteratorum ho^ minum^imus imperit'ta k communi fententia dtfcreparet : qum imo ad fumptum libere fuo prò Qollegioportionemftngultobtu' hrunt. yerum emm uno ut prò quaqi re quotidie Senatus ha* iendioccdjttj Icuaretur^ t^ quod perfeSìum uidere omnes opta-' rent cttuis compleretur^ deligereomm ex ordine y newuìdiam fr slatto generaret^fix Vtratum placuit , delecii itaqsfunt ex ^Itlitibus Paulus de Leone y ex Togatis Profdocmus Comes LF' C* ex honefiis Ioannes Zabarella, ex Opificihus Franctfcus LaricuSy Francifcus tÀromatiBa y Cottifredus Junfex , His ionferturau&oritas omnis modh/ormay temporìsyimpenfe , loci da^du opus namqi forma flert/qs cqnjtlijs pnelibratasnuncfn^ aendum caUtor habet. u t potè fub, onere terra Juppetens fun^- damentum^ad faciem terra gradus tresw rotundum ^proemì^^ nentta pedem unumyftngult Hellarumm modumyalti fienU ex inde bafis columnaq^ teres^nonfolida tameng/ed uarioex lapide Albo O" rubeo coloribus quadratim dtftwBiSy acfrondofafuper^ fctes pedes bis fenos ertguntur . ctrcum gtrat columNagroJjì» ttes pedes denos . tbtpetra rubens dimidtum pedtsgrojfa latttu*- dine odo angulislaboratay column^ faBtgium omne compleBU tur . et fuperponuntur columeiUquatuoraltf pedes tres qua fondus marmorts albentis urni fuHtneant . Tttulus litteris* fftfctsmfcrtptHS T. LIVIVS FATAVVS. REKVM \ I ^8 LeOriginidi Padoua \OMANtAKFM HISTOKICVS JLLFSTRIS. rubens demq\ faxum uetufio de more auricuUtts angults O* culmo emmetjs urtiam teget » demum Jrnago Ltuij pedum quìnque^cAthedram infidebtt^eaqs rubentts qutdem petra pra^ terfacÌ€Mymafìus^pedes,ltbrum, hfc marmorts candentts^ relU quum opus quadratts laptdtbus albis , rubetfcjì rubet ^eronen* fis^a/bt HtHn » h^cc MaufoUt forma • locnm tsero dignumfo-. rum atthcum apttd SanSit Qe mentis bajtlicam decretum ha» benr^quodaccolis atqi trunfeuntthus aduems inprofpeSi^fit . non minuet opens maieflàtern fortt tllud pammentari later- cults . non defuerunt amphjjìmt utrt Cmes opttmty Henrkus mi" les et Petrusfratres ScroffegmiqutproliberahtAtefua ojferrent fé ommm impenfxm faSitéros ^Ji ad domum fuam opus hoc fa* bricari darei ur . mndliberalms obtuUt Ludomctts Buzj^aca^ rinus Htr uttqs cUrtJJimtisJitterattJJìmtiSy ditijjimus* at nemo impetrare tdpotuit . placuit enim quodpubltct ornamenti ejjet de piibltco g5r mpMtcuw fieri. haSienus rem omnem habes^Ji qualtter Lmius credttus fìtfubiunxertm^quod tibt fi poterò bre utter exponam* non credidertt prudentia tua^Patatitnos ciues^ peritos maxime , quibus h^c Ctmtas , utgente htc omnt liberali Studio hauduaciéa efi^argumentis uants motos* non enim dc'» fuerunt qm mficiari magnopere ntterentur , qutque ^ non ma^ Yis dia ojfafore^fidfoemmafemmarent* calumniatoribus nufi- quam res ulU quamms aperttjfimx caruerunt. porro marisef' fé nonfoemma aduerfanttbus Phyfici demonfirarunt exfct^urìs integerrimi (^ranij^quibus fixum liquida ratione dtfiriminant» ^odautem Ltuij ftnt ^non fitperuiuunt tefiesomnit yt exigut quiforenpin contentione uerfa?2tiéryexceptione matores^qut mo^ ri eum , qm humari de mf^ perhibeant . non adefi Chyrogra" fhum mante atétbentica ut ^dem quartini, aboleuit atas tfia • clari di Lorenzo Pignoria.^ izo clarthms ret tefieSiqmbusfidem imr/^ortalts auBorìtas vhjdL^ cautt, praetereofarnam qu£ Ltuium Patauij Gr* natum i^T fi'' pultum fìrat , adeft ^intdianus , ts Oratoria I?2fì'ttutt(Wts Libra Liut^rn Patattif natum/crjùit , ade// Eufibius de tem^ portbus hi[ìortcusfide dignus» LtuiusPatanij moritur mqmt. ade si tìttrotìymus'quem Vita finSlttas hnud mtnus dignum factt* Libro tnim de temporibus ^ Ltutum Patauti C^ natnm ^ wortuum profitetur^^ creditu emm facile mortuo AuvaBo repatriau^ent yfiu gratta '"vberiorìsocn^feu quodTibcriHsmn Utntifaceret dtuos homines pritts OSiamam humamtate cenge" Qvs, commtine vittttm experimur etiam fitto s ^airnm fautori^ ht^s emular t . é^lonumentum vera diA ertrn aut'pro humiltta^ t€-fittt?imtjjumi4ut fi quodiUii'fire fmt velobrttti^m ruindrermn yel abfiorjfium dtrtitttwqyab his^ quiprtmurìì ChriHi fidem ac^ eepexuvt, ne fori ajfe ilio primordio naficenit Uccie [t a uefitgtum Qentilttatts obejfet, Hts non fuerit aduerfatus qui longauum tempHs^rerumqs mutattones intellexent. adfunt tttm carmi-i na^qt^ibui ftare gjr papyri uetiffiaSyì - ■ Exemplo lufìxi paflibus te metas feruaredecetV»\i t\cn fcripfit hac dudum facer Abbas y qua rnarmoreficulpfiffet y'nìfi Mors.bonarumfape rnentimn occupatrix .fiententtam trrttaffet. Sic Monachi ex Patribus acceperunt , acceperuntq\ Limumibi fipultumejjei non parutfaciendurn Capfiam Plumbi fere : fané. clan uirt tndìcmm habet . Ferum tntm aero Eptgrammatefuo kvud adérn fyncordie Tatauiifiepultum confi at, At ueroquod fi^érttfipHltus eodem ipfio loco^quohac tfÌaoff quod non pojjtnt multa paucis dart . breuìus atq; ornatius quifquam forte f ed verius ( nam ipfe ego rebus interfut ) nemo dtcet . hoc entm quod fafientia tua dignum munus cenfui , velut maffam quondam aurirudem^ non modo purgandam^fed digntorem ad frmam ncoquendam refingendamq; mitto. mihi enimferuit, non vt tibi illud kpidum , quod apudnoHros coetaneo s refùrre^ xitfedquoddam commune dicendi genus, fati 5 aElumputaui rem adferiem ad veritatem darem, gratum opus agerem tibi, cui non minus quam wesfuppetant^debeo. gratulaborequide. noneopaBo amicitiam tuam quaro quodveltm aurum tuum, hoc 'Dnum plurimi facto > quodintertuosft nonmerear amicos^ faltem inter notos fcrìbar . vale . Patauy %J. KaL f^puemh. i4i4« Fin qua il Polentone . Qucfla porta At\ Palazzo guida hora alla Cancellarla de* Signori Deputati fopra la Sanità ^ iabricata di no- uo. & ha nel di fuori vna memoria ^ come di dentro pure vn altra rcgiftrate tutte due da lo Scardeone . per la interiore fi vede, che Aifonfo d'Aragona il gran padre delle Lettere ^ che fu il primo in Italia che di Medaglie antiche ^\ dilettale 3 impetrò vn braccio àX T. Liuio dalla Città noftra^così facendo inftanza Antonio Panor- 'mita fuo Ambafciatore. Etquefìo braccio il Panormìa fé lo portò a Napoli 5 dnue Aifonfo ftudiofiflìmo di Liuio > preuenuto dalla morte non hebbc tempo di degnamente collocarlo^md reftò in ma- Q^ 2 no 132' Le Origini di Padótìa^ jio del PaiiornìiRÌ, Se poi dei Pontano, che gli fucccdc nel Secrcta- riato dclRegno.Etquefto lo riuchiufein vn picciolo marmo , & lo fepc'i fuora d'vna fua Cappella , con qucfte parole T, L I V 1 1 RISTORICI BRACHIVM QVOD OLIM A N- TONIVS PANORMITA A PATAVINIS IM- petuav-£rat io. IOVIANVS PONTANVS M.VLTOS POST ANNOS CONDIDIT. ma fono molti anni che quefta pietra non .fi vede ^ forfè perche certi Confrati vi fibricarono fopra vna Cappella . & tutto quefto io T-- ho per relationc del già Sig. Gio.'VicenZo della Porta^ che lo fcrit feildiiS. Fcbffaro i>6ó2.' al'Sigidi Galaffo^hora Signor-di Peire^ fciSenatore^Rcgi» delia Maefta Chriftianifsima nel PaiJimcnto di Aix in Proucn^a^ gntiriiomo dottilsimb:, & mio amicissimo. Vna Mafcella pure di T. L'uio fi confcrua nella Cancellaria della Cit- tà, in vna palla di bronzo dorata , appefi alla volta della ftanza. L'anno poi i 547. qucfte Ofla furono trasferite in vn luogo^più de- centCj doue bora fi vede la tefta di marmo di T. Liuio i & folto ad cfl^ vna Inicri telone antica così fatta V F .r%\ M T. LIVIVS j%c.i\sw L I V I AE T. P. .^WV.'itii\ QJ/ ART AE t^ H A L Y S CONCORDIALIS FATAVI S I B I ET SVI S M N, I B V S ri Bt alla mano dcftradiefìfa Infcrittione vna Statuetta di Bronzo deirEternitdjà mano finiftra di Minerua. & fotto alla prima il Te- uerejfotto alla feconda il Medoaco: & in mezzo di qucfti la Lupa> che da il lattea Romolo3& à Remo, con verfi più à baffo di Laza- ro Bonamico eccellente Humanifta , & con la nota dell'anno ? che fcguì la morte dì Uuio^ cauata da £ufebio nella Cronica . Auucr- cifca di Lorenzo Pignoria. 133 •tifca però chi legge qucftc coic, che Lorenzo Schradero, raccogli- -tore delle memorie d'Italia , ha con grandiffima tralcuraggine in- :,fìkate tutte queflc memorie di Liuio , fi come fa per ordinario di ■ tutto il riniancnte . & che il Biondo ha con poco giudicio efphca- . ta ouero interpretata la memoria antica, che fi vede in Palazzo. Hora io per leguitare il mio antico fìile di hberamente parlare, di- rò che la tefta dì Liuio che qui fi vede di marmo, è tenuta commu- fiemente da chi ha qualche notitia dell'Antichità, per la tefta di . Lentulo Marcellinojcome crede il volgo delli Antiquari j, ò di M. Claudio Marcello il grande, come fi può vedere nelle famiglie, & .'nelle imagini degl'huomini illuftri di Fuluio Orfino . & la Infcrit- ;tione ficome io l'ho per antica,così non credo , che appartenga al noftro T. Liuio. il mio argomento è, che T. Liuio fcriueua SIBE & QVASE non SIBI & QVASIi & così Afconio Pe- dianojcome racconta Quintihano nel Lib. ì. à capi VIL delle fue ijnftitutioni oratorie . Etquefta ò fim ile peregrinità di Ortografia, cdi voci,&: forfè dì elocutione,era la Patauinita,che Afinio Pollio- ne haueua ofTeruato in Liuio,non lo ftudio della fattione di Pòpe- io,come altri hanno creduto . in conformità della noftra opinione {ì vede in cafa de' Sìg. Muffati, à S. Giacomo^ vna Lifcrittione an- tica in boni caratteri, così fatta^ C. GA VIO C L. ^ I V C V N D O C O H V B E R N A L SVO. eT. SIBE OCTAVIA. METhE V S F INF P XII IN AGR P XII nella 134 Le Origini di Padoua nella quale il Grutero 977. 4. ha cambiato il SIBE in SIBI. Se ha tralafciato l'vltimo verfo. & in Vicenza già io mi ricordo di ha- uer veduto quefta parola in vn l:iflb antico . Ne gioua à dire, che ila errore dello Scarpellino. perche il V. F moftra, che quel tale Liuio fu fopraftante all'opera . & quel dire che T. Liuio erelTe la memoiiad Liuìa figliola di Tito , moftrache Liuio non fofTe altri- menti il Padre^che le foffe (lato haurebbe detto LiuUftlU, come fi vede vfato nelle antiche Infcrittioni. fiche io non credo^che la rea- le memoria di T. Liuio THiftorico fia ne anco quella,che fi vede iti cafa de i Signori Capidilifta apprefib San Daniele . poiché ne an- co in elT^i fi vede il SIBE. &Ì1 monumento non fifa fé non alla moglic,chi ha cognome di Prima, & a* parenti . & tutto quefto fia detto da me per mero & puro rifpetto della verità , non per leuarc alla mia Patria i fuoi ornamenti,ìn prò della quale io ho fpefo tutto quefto tempo3& impiegate tutte quefte mie fatiche^accioche le fuc origini fi vedcfiero raccolte in vn corpo , & purgate, per quanto io ho potuto^dalla barbarie de i lècoli paflfati. e A T. X V 1 1 L O vìntone del Sigonìo ^ che U Venethfofi fòggetu a Romani . teìiU monianz>a di L.Floro, di F e FU Rufo ^ Alpi come s'intendano appreffò Floro, Afinto PolUone magiflrato in queflopAefe. paffò di Ci- cerone nelle Filippiche, morte di Decimo Bruto, Mario contro i Cim- bri, Campo Raudiodoue, diuijione dell' Itali a fatta da Augusio, fira-^ da Emilia, Galli paffati nella Venetia. que fa chiamata Galli a. Vi- tentini fottopofli al Senato Romano . Guerra fra gì' Imperatori . Ro- uenna conceduta per ìianza k molti barbari da chi, magiftrati dell' Im^' per io /òpra la Venetìa^ DIfle molto bene già Lucìano^che la Hiftoria non era diuifa dall'Encomio da qualche anguflo ftrctto di terra , ma da vna ben gre fia parete. Et che e più facilCiChe nell'afpera arteria (\ fermi qualche poco di cibo 5 che ncll'Hiftoria vn poco di non vero. Quefto ho voluto dire pcrvnapicciolaintrcduttione del pie f^ntc capitolo, nel quale io renderò ragione di quanto ho detto di fopra^cioè che la piena della potenza Romana rapì feco la li ber- di Lorenzo Pignoria; 135* libertà antica del noftro Paei'e . ne voglio però che alcuno ftimi , ch*io voglia fminuirc h riplitatione della mia Patria > per Ja quale ad vfo di bon Cittadino io metterci la vita'> ma mi contento bene, che lì fappia, che Padoua non ha bifogno di lodi falfe, potendone communicare ad altri molte di vere^ fenza molto patirne difagio» ne voglio perocché il mio parere pregiudichi mai alla Verità, s'ella iper Tauucniredi qualche'bon campione fi proucdeflfeache abbattef- fe le ragioni del mio così credere. Et voglio perfuadermi>che noa farà prefo per picciola lode della mia Patriaj rcfTere fiata ella mol- I to per tempo membro nobile di quel degno corpo , dal quale fi re- I cauano d gloria di efiere vintile domi i Re grandij^^ le intiere pro- uincie > il quale fece commune à tutto'l mondo quel nome , che fu ne*fuoi principi j riftretto ad vna fola Città i nel quale folamcnte i Ifchiaui & i barbari erano foraftierii in comparationc del quale tut- tte le Monarchie antepaffate furono fogni & ombreJ& alla conftitu- itione del quale ccncorfero tutti i decreti della diuina Prouidenza. Et ciò con tanto maggior prerogatiua della nofìra Città » quanto ichela riconofcen za della Superiorità fu volontaria (per mio ere- idere^ non sforzata . in quella maniera à punto , che de i Rodiotti llcriue refto Rufo , che in confietudinem pArendi , Romanis dementer ! ^rouocAnùbtis ^eruemrunt. & in vero della forza non appare memo- ria,per quanti Hiftorici io mi habbia mai veduto . Si che fé Carlo Sigonio ha lafciato fcritto, che i noftri Cpontefe fidei 3 acpoteìfati Ro- minora permiJerunt^^Qlxò ancor'io dar lode di giudicio alla mia Pa- triaach'eleggefTe con honoreuolezza quelle conditioni di piaccuo» le foggettioncjche in tempo à venire, lotto l'impeto deli'armi fi fa- riano vanamente defidcrate. Per tanto crediamo pure à L, Floro quando dice 3 che'! Popolo Romano nella fua giouentìi foggiogò tutta l'Italia fra l'Alpi el Mare . & fappiamo^che la detta gioucn- lùandòàcaderenellanno Ab.Vr.Còd. 489. fecondo il giufto cal- colo del Panuinio^Sc del Sigonio: non nel 450, nel quale computo errò Floro come dimoftra chiaramente lo Stadio Mathematico . . Et in quefto tempo, onero all'intorno , come dice Fedo Rufo , dc^ Romani 5 7/4/^4 »/^j TRANS PADVM occupata est : che vuol di* re oltra l'Apennino. ne fignificano le Alpi apprefib di L. Floro aL ero maijche IdAlpijCioè i clauftri per cosi dire & le mura della Ita- lia'. & conobe egli l'Apennino & lo feppe nominare . Ma auuer. cicafi vn fecreto? che Floro volle imitare in quelite parole il noftro^ Liuio I ^6 Le Origini di Padoua. Liuio in più d'vii luogo , doue l'Apennino non ha veramente Ino-, go. Solamente iu vna parola non diamo fede à L. Floro, detta più declamatoriamente che hiftoricamcnte:, Mi/w?w ARMIS fubegtt » perche i Veneti non hanno che fare con l'armi de' Romani che fi ianpia . onde più confideratamente difle Fefto le parole citate po- co più fopra. Supporto tutto qucfto non (ara marauiglia , che Afi- nio PolHone in quefti noftri paeiì fofTe con Imperio & autorità di magiftrato. che l'habbiamo tocco più fopìa nal Cap. XVI ■ con l'- autorità dei Commentatori di Virgilio; & lo fcriuono Velleio'Pa^ tercolo nelLib. II. dcilefueHiftorie, & Macrobio nel Lib. I. de* Satum.Ui à capi XI. il reftimonio de' quali non fi può sfuggire per quanti fcemi di vita poflli mai l'huomo fare. Ne£ vero^clie Velie- io dica ? che Pollione andafìfc nella Vcnetia coiii;fctte Legioni i ma dice bencjche con fette Legioni ritenne alla deuotionedi Antonio la Vcnetia . e veramente à Cord uba elfo ne h.uicua tre fé voglia-i mo credere a lui. & fé di là fuggì disfatto , come dice. Dioneo come ne haucua ne a:icho tre..** Appiano dice, che ne haucua due nella Venetia . Decimo Bruto dice che ne haucua , ma non efpri^ me quante- ma quefti fono parcrghlhiftorici nati dalle di uerfe informationi rict?uute da' Scrittorijche fi come non fanno molto al cafo, così non hanno mai pòilo Icrupolo nella cflenza reale delle cofe. Che altri Scrittori non raccontino le Imprcfe di Pollione diafene la colpa al tempo^chc ha confumato in Liuio, & in Appia- no Alefiandrino in parte , in Cremutio Cordo , in Afinio Pollione totdlméte tutte le noftre memorie.Età qucfto gicua il numero delli Hiftorici . perche l'vno dice quello ben fpefto,chc l'altro non dice. Ma fc firemo parlare Cicerone per noi che fi dira i nd XII. delle Filippiche riprendendo certa pace , che fi trattaua con Antonio dice così; ^mdì Cdliam cjuo tàndem animo h .me rem auditurixm pu uthì O^ijpcrla Galh'a s'intende la Vcnetia. Uh enimhuitis belli próptdfandiy admìnìHr Aridi ^ fiisiinendi principatum ter/et . gran lod i lò^ no quefte . dillia D, Bruti nuttim ipfim^ ne dicam IMPERI VM pcutd^ armis , viris^ pecunia belli principia firmamt : eadern crude Ut ati M, Antonij fuumtotum corpus obiecit : exhauritur^varUturyVritur : om- nes £quo animo belli patitur iniurias,dummodo repellat perictdvm SER^ VITFTÌS . c^ vt ornittam reliquas parte s Galli a (mim ptnt omnes pa.. res) Patauinialios excluferunt ^alios decer unt miffos ab Antonio : pecu-- nia militibus^ò' ^^^od maxime deerat armìs nosfros diices adiuuerunr\fe:. cerumi di Lorenzo Pignoria. 137 teyuttt idem reliijui^qtù quondam in e adem caufieyd?2t^^ proptermtdtó^ rum unnorum INI VR lAS ai/effnù a S E NAT V pitnhantur . quos minime rniru eB^COMMVNJCA TA C VM H I S REP V- ELICA E I DE LE S E S S E ^ qui etiam expertcs eitts fidem fuàm Jemper prAflitcrunt . fin qua Cicerone . Ne fu così amico à^i ■ Augufto Pollioncjcomc alcuni hanno fcritto . & lo moftra Seneca i nel III. Libro de Ira , narrando W difgurtoj che riceuè Augufto cfa ! PoUionc^ncl fatto di Timagcne : \\ che Floro medefimo fcriue , che molti anni inanzi la Italia era in potere de* Romani come habbiamo veduto, ne alcuno Hiftori- ' co racconta , che i Veneti mandalTero à Roma per domandar foc- I corfcsma tntti parlano con formule di fuperieritd fenza alcuna ri- ferua. come Eutropio nel Libro III. à capi V, lautore della Hifìo- " riamifcella^nel principio del V. Libro,ma più chiaramente di tutti Salluftio nel fine del Giugurthinoi MArius Conful ahfensfa^tus eH^ (f et decreta prouinciii Gallia, & fotto il nome di GalliajCome s'è ve- duto di fopra,era comprefa ancora la Venetia,come più à baffo an- cora dimoftraremo chiaramente . Et tutto che Mario vinccfTe i Cimbri &i Teutoni in varijluoghi^tuttauiagii disfece nel Verone- fc ancora . & lo moftrano i'Abbreuiatore di Liuio , L. Floro, Plu- tarco & altri. & è fuor di propofìto l'andare cercando il Campo Raudio altroue , che nella Campagna d i Verona , doue lo fituano Fioro 3 & Plinio . Che Augufto poi diuideffe la Italia per gufto > non per dominio che ne haueffe , ci voleua altro eflcmpio , che di Tolomeo, & di F. Leandro Alberti . il Panunio dice , che la diuife yerumpotitus : & lo conferma Dione . & quefta , per mio parere , tu appendice di quella defcrittione,che fece Augufto di tutto 1 Im- perio Romanojtocca da Ifìdoro nel V. Libro delle Etimolccie , & R d.l- I 138 Le Origini di Padoua dairEuangclifta S. Luca. Et che altro crediamo noi, che conte- neiTcquel BREVIARIVM IMPERII, che nomina Cor- nelio Tacito? & il RATIONARIVM IMPERII, di Suetonio ? Quanto ih della fln:da Emilia non era ncceflario, che inoflri ci prcftafitro raflenfo^ ne l'hauercbbetacciutoLiuio.per honcre della Patria, che anzi dice effere ftata tirata da Piacenza à Rimini folamente. &à Liuio ne* particolari delle coie noftre io dò più fedcche ad altri. Che fé pure vegliamo credere à Strabone, & al Sigonio 3 f.ippiamo che il Sigonio adduce quello fatto. per fe- gno di foggcttione . & l'.inno de'Ccnfoli Flamminio & Emilio viene d cadere di lunga m.ano nel tempOjnel quale i nofìri erano di già foggetti . Et perciò Silio Itahco nel Lib. Vili, arrolla quafi tutta la Venetia fotto le bandiere di Roma . Et era talmente fog- getto quello noftro paefe , che cflcndopafTati nella Venetia alcuni Galli^per farci vnapopolationc^i Romani non i Veneti mandarono Ambafciatori oltre l'Alpi, per intendere s'erano venuti di confcnfo della natione . & poco dopò fu dato carico al Pretore & a' Confo- li di cacciaineli,non a' paefani.& il Confole Marcello diede il pen- fiero àL. Perciò Proccnfole,che accofìaffe l'effercito alla nona po- polatone de' Galli. EiTi datifi al Proconfole, che lì fpogliò dell'ar- mi & di tutto.mandarono Ambafciatori à Roma^non a Padoua. il Senato Romano fé loro reftituire le Armerà li riprefe che haueffe- ro prefo terra fenza licenza del Magiftrato Romano .; Il che cutto con altre attloni, che paffLirono inquefto negociatodàd vedere fé i Romani erano padroni, ne vale la diftintione della Galliadala Venetia. perche i Romani tutta la Venetia chiamarono Galha, nel tempo del bon fecolo^cioè quando furono padroni di tutta l'Italia, & l'habbiamo notato fin qua più d'vna volta. Et quefto io l'ho im- parato dix Dione nel Lib. XLI , quando racconta , che Cornelio il noftro Augure prediffe la giornata fra Cefare & Pompeio . dice , chequcfto auuenne in Padoua, che al fuo tempo, fotto Aleifandro Seuero , era Città d'Italia , & anticamente , fotto Cefire , era della Galha. Qujndi òche Liuio,nel Libro XL parlando d'Aquileia de- dotta Colonia 3 dice che dedu6ta. est in agro Gallorum , parlando alla Romana, cosi Salluftio citato poco più fopra . così Cicerone nel- le Filippiche, così Ouidiojcantando di Largo Poeta Gallica qui Phrygium i^exit in aruafenem, così Vitruuio nominato altre volte chiama le Paludi intorno Aiti- no di Lorenzo Pignoria.^ 139 tio Galliche, così Columella^parlaudo ddk Pecore^nel Lib. VII. à capi II. »u»c GalliCiepretioJìores hahentur, Ctimmqi precipue Altinates^ Si che i Romani la chiamarono Gallia, & cosi parlò Liuio nel Libo XL. i paefani la nominauano Venctia^ & communcmentc era detta Italiaoche così nel Lib. XXXIX. in più d'vn luogo, nequeftano- ftra Gallia fu giamai la Ciflilpina , come alcuni volendo fuggire Rincontro delle nofìre ragioni hanno detto ine Polibio poteua in- douinare quanto feguì dopò lui;& Strabone homo Greco parlò . fecondo l'humore de* paefani, & fecondo la diuifione fatta da Au- •gufto. & Cornelio Tacito fi feruì della voce, checrapiùdfuo propofito 3 ad mmdiam mìàt^mdum . che fé haueffe detto G.\ììi non iaria flato intefo : mafsime dopò la partigione fatta da Au- gufto> di 1.1 quile per l'autorità del Prencipe non era lecito dipartirfi . Et fé Augufto la chiamò Venetia non Gallia ,quefto fu perche ne era padrone^^ volle approuare il parere di Mecenate appreffo Dione : & forfè hebbe la mira d fare, che'l Popolo Roma- no fi fcordaife le fue antiche pretenfioni . Tanto che ci fermaremo in quefi-a opinione , poiché poco c'importa il voler fapere , per che caufa i Romani ci chiamalfero Galli. & Decimo Bruto,come hab- biamo veduto in Appiano , & lo conferma il Sigonio autore della mia opinione, & fi proua da quanto efib fcriue à Cicerone in fauo- re de' Vicentini , fu con imperio in quelli nofi:ri paefi . che quelle paTok:,his/ie tjuam pattare in Semtu INIVRIAM iìerié'c, CAVS- SAM HABENT OPTIMAM, OFFICIVM ìnRcmp. fummum^genushomimim ADVERSARIORVM y?^///>/7/;» é' iner- iìfs'mum.non fi polfono intender di altro , che dì Giudicatura & ài Inferiorità. Dopò Augufto,& elfendo eftinta la famiglia Giulia, fopr'intefe pure l'Impeno alla Venetia . & lo mofitra chiaro Cor- fielio Tacitò nel Lib. IILdellc Hiftorie,lci:iucndo che i Capitani di Vefpafiano fecero piazza d'arme Verona,^ che pigliarono Vicen- za. . che Cecilia fortificò i luoi alloggiamenti fra Ofiiia & k paludi elèi Tartaro . che altri occuparono n paele intorno Aquilei.: , che furono rice'uuti in Oderzo , Se Aitino, che tirarono alla loro dcuo- tione Padoua &Efte. che furono disfatte tre Cohorti & vn'Ala al foro d'Ailieno: che in Aitino fu lafciato prefidio aduerfus cUjfem ^auennatem^r/ondtim deftcìione eius audita , che fu affcdiata Verona: & molte altre cofe fimili che moftrano totale foggettionc, fenza vn minimo fegno di Confederatione , come fi pretende. Olrrcche nel R 2 prc- 5 4o LeOriginidi Padoua prcgrelTo de i Capitani di VcfpafianO;, che vennero di Pannoniaj (i vede che vennero per la via militate, ch'era l'antica , fatta con affo- luta fupcnorità ò da Emilio , ò da altri j & che fu battuta di tempo m tempo dagrc/Tcrcitidi Roma , fin al lempo di Tiberio, qUvindo andò a guerreggiare neiriHirico 6cnon pafsò ^^per Padoua cred'io fu le polte. Nel corfo degrimperatori feguenti la Venetia riconob- be pure con la foggettione l'Imperio Romano . Et che altro vuol dire il contradirc che fecero in Senato d Roma gl'Ambafciatori de' Vicentini ad vn tale^ch'era ftato Pretorejà voleua nelle fue pofl'ef- fìoni inftituirenon so cheFiera^ vedanfileEpiftoleVI. &X1V. del Libro V. dì Plinio il giouane: & fu il cafo fotto Traiano . Et fé Rauenna fu de' Veneti , come habbiamo veduto in Giornande , Marco Antonino il Filofofo ^ mettendoci de* barbari ad habitare, come ha fcritto Dione nel Lib. 7 1 . fece vedere fé ci haueua dorai- niojsì ònò. Et che altro vogliono dire le oppugnationi diAquile- ia in Herodiano & Ammiano ? la efpugnatione di Verona & d'A- quileia raccontata da vn Panegirifta i il Confulare & il Corretto- re della Venetia nella Notitia deirimperiojin Sefto Vittore, & nel Codice Theodoiìano ^ i Confulari, & i Giuridici affegnati dagl'- Imperatori a tutta l'Italia ? Nella Notitia dell'Imperio chiara co- fa èjche fotto il Prefetto Pretorio dell'Italia era la Venetia^la quale haueua vn Confulare. & nella medefima Venetia erano tre fabri- chedi armeria , in Mantoua, in Veronajin Concordia ifotto'l com mando del Maeftro degrofficij . di più vn Prepofito de* Thefori haueua in cuftodia i Thefori di Aquileia : vn Procuratore la Mo- neta della medefima Città : vn'altro le Tele, vn'altro le Tintarc della Porpora. & tutti quelli erano miniftri delli Imperatori^inan- 2i 3 che Attila comparine à guadare i noftri paefi . le entrature di Alarico, di Attila & de i Longobardi per quella parte, non furono tutte per affliggere in quello membro principale l'Imperio Roma- no ? Le Date di molte Leggi che altro dimoftrano^che la ferie del- le vieBafihche & Regie,com*e(fi le chiamauano, & la connefsione delle vifite delle Diocefi Imperiali ^ i Fafti facri ancora efsi ci fan- no fede di quefta verità . la noflra nobilifsima & fortifsima Ver- gine Giuflina^figliola di Vitaliano prencipe del Senato di Padoua, patì fotto Neroncjpcr fentenza di Massimiano, che fu come fcriue il Signor Cardinal Baronio, nel Martirologio alli VII- di Ottobre, Prefidente dd Senato Romano non Re. Felice & Fortunato Vicéti ni di Lorenzo Pignoria. 141 ni furono decapitati in AquiJcia per tommandamcnto di Eufemio Magiftrato Romano . Se molti altri Martiri nella mcdefima Città patirono in quefta maniera. In fommanonfulanoftraPatriae» lente da la commune conditione di tutta la Iralia , che neirimpe- rio Romano però fu come il cuore nel corpo humano . & haboia- mo in vero à gloriarci , che il Senato Romano prudentifsimo ne vantaggi politici conofcefTe quanto valeuanoi noftri antenati , C ftimaffc cofa neceffaria vnirli 8c riftringerli con dipendenza totale à quel capOjche folo fu degno, nel corlo di tanti fecoli , deirimpe- rio della più nobile parte del Mondò. Et di me più forfè s'ap- pagherà la mia Patria, che d'alcun'altro , poiché come dice Velie- io , IVSTVS SINE MENDACIO CANDOR APVD BONOS CRIMINI NON EST. Et il medefimo candore mi fcuferà fé apprcilb tante memorie an- tiche toccherò vna memoria moderna,alla quale io mi fento per de bito molto tenuto . Et in vero io non hebbi mai penderò nel cor» fo di queftc mie fatiche, di toccare particolare veruno di cofepre- fenti . Ma perche alcuno ancora degno Scrittore,in fimile materia, non è flato fi fcrupolofoi& perche mi fono abbattuto in vedere ap- preso d'altri vn racconto poco degnamente fpiegato , per non dire troppo indegnamente muolto, concernente vn foggetto della no- ftra patria , molto celebre in Italia & fuori^ho giudicato bene infc»^ rire in quefto luogCjquàto di lui io fcriffijnon è molto latinamente» non per ritoccare vna tauola di Titiano ò di Rafaello , ch'io so di non valer tanto^ma per honorare da donerò il mio Libro 3 & per dare le fue lodi alla Virtù , che per contenta che fia delle fue doti proprie y a»» ma nondimeno il frutto , che negl'altri portorifce il feme a tempo fpar- fo della vera & ben meri- tata gloria . il fogget- to è Monfignor Antonio Que- rcnghi, del quale iodifsigià cosi, t 142. Le Origini diPadoUa r te tANTONT ^ET^ENGE cUrifflmum r^rbis mfir£ fidus ah non magno cum fiagitio perMtttemus^wconcm' nts quibufdam fagmts obrutum yerius quam iaudatum, tre mplaufhm poncrtta'" tts ì Ita ne T^ero , te quern fummi Ttri fufpiciunt^quem doEiiamant'i cui contigit raro exemplo ^gloria tuiefHpermuere ^ [cripta de te carmina (^ grauia eruditorum teHirnonìa audire ^ •leSiitare'^ nos indiSìnm finemus ? minime genttum . imo h^c nojìra 'Verba^^t extollantffe altmslmnu tentar fa Jìigio iHi tuo^quo numqttam per fé iffa^ improbis ettaj^ yotts ^peruajtjfent* ^uod Antomi nomine prò auum tuum rtJ feras Antonttm Cardeltmm MAXI MI LIA NO LA VG. àcofijtìijs g^ Tride.ntoprefeEiurtìiqmd tu (^ (igdUtim FLA-- VIO VRSINO , INICO tARRAGONIOy ALE^ XA ND RO ESTENSI fàcra pur pur a lumtnibus 5 6^ generatim ^venerando amphjfmorum patrum collegio pò fi Cardi tANTO NI A NVM fuerìs ab eptfiolissquodqnwquefum" rnoYumÌ?ontificuYWs^TXXl K VRB4NI Vlly G^E^ GO\n XIK fNNOCEV^Tn IXy fLEMEN' TIS VIILfacrts Qomitijs interfuerissquod à T{ANFTIO FAT{NF. S IO acerrimi ludicìj *Trincipe accerftus fuerìs ad perfcribendas prò dtgnitateres m, Belgio (^ alibi ab c4 L E* XAND 7(0 eius patre fmperatore fortfstmo geHas ; quod ab HE!?(RICO /K magno ^ Card. rP E R R N 1 1 momtu^Lutetiam Pariftorum fuerìs euocatus, magnìs propof. ttspr^m^'s iquod te LE J(L ^'^mam accerfuerit s quod l itidem P A VL F S Fy cut prtmum ab intimo cubiculo fue^ rts y tum ytriufqi yt ^ocant Signatura l\cf<,rendarius Praz- ^ latufqs di Lorenzo Pignorial 145 latf^/qs domeptcus ; approbanttbtis h^ec digrùtatis tua mere- menta Gl^EGORlO XV, ^ VRBANO TlXs hrhìcipt F R "B ANO à fmt» Ittudme Hudiorum j 0* morurn candore yfque adeo ttmo- \tm^e'i <-ut die tecum non paucas horas ducere (^ iam ohm (^ \hodte cofifueuertt ^ ,^odnuero ^ raram Prude ntiam (^ re» rum njfum multiplicem ^ (^f hatameloquentUm promasnjbt (^ quottes itbuertt , id tenui '^ ìriuna oratìone , cumfmodmo» iira e fi , nemo fìbifumxt dcfcnbendum , nAt quia ornAtifJt" mos fratris filtos naSius es ^quis prohibet eos hic recenferibreui- ter ^ ftrioiim , appendice s dubio procul foltda gloruz tU(Z , ^ laudare tnjittutwnis fruEius eximìas audituros ì Tu nobis FLAVI primus dtcere ^ qui exauU , an/choU , Parmenjìs fanS?/Jj7mo contubernio ^ ad Collegtum Canonicorum Patauin^ é'cclefì^e translatus , ea clues ingenti vi 5 ea poiles difctpltnarum perìtiayyt patruum pYOximo tnterualloa/^equare . quodper- dtu tefìabuntur prceclara illa eruditioms tuae monumenta^' , qu^ SeremJJìmus Vrbm't Dux ìngentorum ^fitmator acerrimus, recondi imperautt in fuam lilam copiofxm ^ nobtlem '^tblio^ thecam (^afiro-Duranttnum » Ne qs fané Epifcopatum^tglen» Qm y oblatum tibt à GRE GO RIO X V^ cui à cubiculo honoris tttulo eras yquodrecufaris adjcrtbemus angufttts ani' nù tui 3 fcd amori bonarum Lttterarum 5 in quas nunc t^tus m cumbis ^ fa5ius Ethices profilfor m Patrio GymnafiO ^ [ed cui- 144 Le Origini di Padoua culttti non 'TJulgàrì ^lodefita illtus , cui Utn inde à puero y non ita obuto exemplo , affueuifit, Vos ddefte^hiéiufce noflri r«* multumt conatus operam excu/aturi é^ttAT^CEL* LE ^ mA'^CEy ^ afflate ftylo noftro Ut OS prfclarf 'veSÌr§ ittuent^ honores^quos vobis apud Pn»' I Ctpes in Jtaita nojlra ut' ros y illuBnius prf/èntif ani» mi ) ^ equanimi Inge^ ntt dottbus non per" funSioric^ • compara- fits. Il fine delle Origini. ANNOTATIONI ALLE ORIGINI 147 A chi vorrà leggere. VESTE mie poche Annotationi io le fcri- uoànic ftcIToj&à qualche ftudiofopernon v^ dir curiofo delle noftre memorie con l'cfcm- pio di alcuno homo grande. AmeftefToi perche in materia fi drtfufa,che abbraccia lo Ipatiofo campo dell'Antichità , non è homo che fi pofla dar vato dihauere veduto tutto & d'hauere fpiegato tutto quello,che ha ve- duto.rocchio noftro per ordinario è auido, 8c ci porta inanzi nella Lettione , & nel mettere in penna : la memoria è molte volte fmc- morata:ildifcorfo,appagandofi delle co/e prefenti bc.ttute dall'oc- chio noftro apre bene fpeflb la fìrada alla cenfura de i poco amore- uoli , che vanno fcegliendo nelle fatiche d'altri le fpine à bello ftu- dio,e calpeftando le Rofe fé alcuna ve n'ha. A' ftudio/i parimente iofó queftapicciola tattica Ji quis tamen Ijac quoque ^i quis Cactus dimore leget che pur alcuno FrA' magnanimi pochi a chi'l ben piace, io confido 5 che ve n'habbia ad edere, m ogni modo io pagherò ìguefto debito alla mia carifsima patria , contro le memorie della quale hanno congiurato non vna jfola volta la ingordigia òq\ Tem- PO3& la malignità degl'homini.Et fé ad alcuno quefta aggionta n5 aggradirà , fappia che non è fcrittaà lui. «& che s'è allogata in queft'angolo , accioche chi la vorrà vedere fé l'habbia , & chignon vorrà darle d'occhio, fé ne pafsi oltre fenza pregiudicio dt.ì fuoco- sì fentire . in fomma io ho detto dì fopra , A CHI VORRÀ LEGGERE, che quello e ftato il titolo di quefte cinquanta parole. S 2 A face 148 ANNOTATIONI. A face. 1 6. 2 3 . d quanto io ho detto di quel Largo, che compo- fe vn poema della venuta di Antenore , fi può aggiongerc quello, che fcriue Strabone nel Lib. III. à face, i 50. della editione greco- lat del Cafaubono;cioè3chc la peregrinatione, oucro come lignifi- ca la voce Grecajl'crrore dì Enea, d'Antenore, degrEneti,di Die- mede,di Menelao,d' VlilTe, & di altri molti, era ftato defcritto . ne altro volle fignificare Liuio, nelprincipio della fua Hiftoria quan- do fc riffe, f-^/^'/s deinde rur^s Antenorem cu mtdtìtudine Henetum à'c, uemffe'm intimum maris Madnattàfmum, e tuttauia indarno habbia» mo fin'à queft'hora bramate le noftre memorie. A face. 17. 5. delle ragioni deli'Hofpitalitd ha fatto vn Capitolo intiero M. Antonio Sabellico,nel fuo Libro degl'Efempi . & è nel V 1 1. car. 9 5 . doue dice , che alcuni Filofofi tennero , che tutte le ragioni di qual fi voglia parentela non poteiferoflareà petto del- l'Ho fpitalità . & Carlo Pafcalio alla noftra memoria,in vn fuo Li- bro intitolato Vìrtutes é' VttU, a capi 5 j . dice qucfte formali paro- le, contrA Hofpitalita!> multis multa bona, attulit,vt Admeto , mi HercU' les vxorem Difs manihus ereptam reìHtuit ; ^ Antenori quem dadi Tro- Uììizfùperftitem effe Agamemnon iufsit^fcilicet propter ueterem HofpitA^ litatem^qud ip/èyac l'heanouxer eius efuofdAm GrMÌ£proceres eoluerant: dopò hiuer detto molte belle cofe dell'Hofpitalità. in lode pure della quale vn gentile opufcolo ha compofto Scipione Ammira- to. A face 26. in fine del Capitolo . BaldafTar de Vias, ch'io ho ci- tato , ha fcritto le Selue Regie ,& ragiona del Palladio d facciate %^. fimilmente Solino , d capi 8. & l'Areopago del Meurfio d ca- pi XL A face 27.19. l'autore del lupplimento delle Croniche, nel Lib. 4. dice , che venne con due mila Troiani . & cacciato da i fi- glioli di Hcttore. contro quello, che fé ne fcriue communemente , & poco d'accordo con fé medefimo, A face, 30. 19. Giuftino dice nel principio del Libro XX. & per neccfsità bi fogna , che lo cauafsc da Trogo Pompeo , che Dio- nifio Tiranno di Sicilia , molTe le armi contro i Greci , che s'erano impa- alle Origini. 14P impadroniti dei liti dell'Italia . & li va raccontando . i Tofcanì venuti di Lidia, i Veneti fotto'l capitanato d'Antenore da Troia . ■<|iielli d'Hadria, d'Arpi, di Fifa, di Tarquinio^di Perugia^di Ceri, n Latini, Falifci, Nolani, Abelani. la Campania, i Brutti j, i Sabini, Sanniti, Tarentini, &c. Ouidio medefimo nel quarto de i Fafti va tefTendo le origini d'Italia, d'Euandro, di Hercole^ d'Vliflejdi TelegonOjd'Halefojdi Antenore, di Diomede, d'Enea di Solimo . fi che non furono i Troiani barbari , come alcuni gli vanno dipin- gendo (ì bene Greci di origine , come moflrano Dionifio Halicar- nafTeOs-^k Seruio,& altri. A face. 3 f. la Medaglia è dell'Imperatore Traiano . &vnafi- mile fene vede nel Libro delle Medaglie d'oro,chc furono del Du- ca d'Arfchot . ma in quefta non fi vede ne'l Cappello,ne l'Arco , forfè perche era logora, doue lo fpofitore pare,che di due Darda- -nie ne babbi a fatta vna fola . che due erano veramente , vna Ifola detta altramente Samothracia, l'altra terra ferma appreffo dcH'Illi- rico. vedali la Grecia del Sofiano. A face. 38.17. Dione confefsò ancor efib la graffezza del no- ftro terrenojcon due fole parole ap/5-/c ync; delle quali poco mu- tate fi feruì Marciano Heracleote ancora nel medefimo foggetto, chiamandolo, xcópav api?i & quefta voce ^tcà^ct fignifica regio- ne,© paefe. & è da reftituirfi à Vibio Sequeftro nel Catalogo de* Fiumi,nellavoce T.AVROMINI VS, dou^ dìct ijuod oppidum diiter Eufeboneord dicitur , perche come auuertifceil Rutgerfio nel IV. delle fue Varie à capi X, ^\ deue leggere Eufebon Cora. ^ co- sì lefie già il Boccacciojhomo di finifsimo ingegno,& Hiputo fopra Li conditione de* fuoi tempi . & è nome della contrada, dou"'erano fepolti , due fratelli Anfinomo, & Anapo, che portarono in collo il padre «Se la madre, per ifcamparh dalle fiamme del monte Etna . & iì vedono in due Medaglie d'argento appreffo di mcch'io ftimo fia no battute in Sicilia. A face. 5 9. 20. gl'Alberi di Naue , ch'io dico ^ furono fcoptrti, come io so per relatione di perfona grande & molto veritiera , nel fondare la cortina, ch'è attaccata al detto Baluardo . Et in confer- matione del corfo de i fiumi alterato , dirò di hauer veduto vna re- latione di Marco Cornaro, che fu del 1449 Camerlingo in Pado- lia,che raccontaua,come nel detto anno,cauandofi vn Pozzo,quin dici piedi fotterra vicino alla Cafli del Sig. Checo da Lion^appref- fo 15*0 Annotationi foalla Piazza de i Signori pofTcduta bora dal Signor Giorgio da Lion Caualiere principaliiTimo della noftra Città, fu ritrouata vna Barca. & cita per teftimonij di veduta il Sig. Capitanio della Ter fa, ch'era all'hora Zacharia Bembo, & molti altri . ne mancariano altri confronti di quefta verità à chi ftudiofamente volefre ricercar- li . percioche l'homo, fé vi foffeil fuo intercffe , ancora nel pro- prio corpo ardifco di dire , farebbe girare le vene doue non gira- no. A face. 42 lin. vlt. l'Epitaffio d*Antenorc, nell'vltimo verfo ha la parola cefi^i^nx^ diftongo . & così ne i veriì di Giouanni di Val àà Taro notati à face. 5 r . nelle voci fecuU é' Antemrìde non fi ve- dono diftongi. la quale vfanza non è tanto barbara, quanto alcu- ni hanno filmato . poiché i Copifti ancora di quel fccolo l'appro- uarono . & di qucfto ne fu cagione la pronuncia perche fembraua loro fuperfluo lo fcriuere vna Lettera, che non proferiuano . ne d'è affolutamente vero tutto quello , che del diftongo a e nel latino & a/ nel greco hanno fcritto homini peraltro dottifsimiicome dimo- strano Andrea Schotto nel fuo Cicerone fcolpato , & il politi fsimo Rutgeriio , nelle fue varie . noi ci lìamo accommodati ali'vfo pre- fcnte. A face. 58. 1 o. Strabone nel Lib. VI. à face. 284. chiama Dio- mede Heroe : & tocca la veneratione , in che lo haueuano i noftri Veneti . & vn brauo Epigramma ci ha Lifciato lo Scaligero intor- no Diomede . il quale da Filofìrato etiamdio è lodato fopramo- do. nella medcfima facciata la Infcrittione di Sedo Appuleìohaueua da riceuere forma longa. ma ha bifognato acconìmodarlì al gufto de' Stampatori. A face 63. 1 1. le Celate di Paflagoni erano di cuoio . & lo di- ce Senofonte nel V. Lib. della fpcditionc di Ciro, raccontando & defcriu.ndo la maniera delfarmi di Molìneci. & Celate fimili por- tauano i Soldati d'Alefllmdro magno , come fcriuc Dione nel Lib. Lxxvn. lin. pènult. racconta Dione, che Antonino Caracalla hebbe ardire di confacrare à Sarapide il pugnale , del quale s'era feruito ad am- mazz.irc ilhatclio. Antonio le Pois Configliere & Medico del Duca di Lorcnajnc'fuoi difcorfl in lingua Francefe delle Medaglie e Scokurc antiche,àcar. 107. parlando della Moneta di Bruto,bat tu- alle Origini. ijr tuta co'l Cappello & co'Pugnali^jdicc chejancorchc fi portaflcro na fcofti fotto le Vcftijnon perciò poteiuinochiamarfi latinamente SL ca^comQ alcuno ha voluto dire, fé noi crediamo al detto di Giofef- fo: perche Sica dalla quale vengono i noftri Sicarij, è vna picciola daghetta ^ ma di figura curua , ch'è figura difterente da quella de i Pugnali rapprefentati . & veramente quefto detto è con ragione, poiché Plinio nel cap. pri. del Lib. 1 8. dice così, af^f cum in arbores tXACUAnt limentq-i cornuà Eleph.tnti^ò' duro flixo RhinoceroteSy ^ utroqì Afri dentìum sic As, & Tappiamo di che figura fono i denti de* Cin- gniali. & vedafi il Lipfio nel II. Lib. de' Saturnali, a capi 9. : J A face. 65. la Medaglia è di L. Lollio. A face. 67. in fi. & chi diceffe che quefta voce fregio viene da i- Frigi 3 che peccato farebbe ? forfè niuno . le Cotte à diuifa fono Je Crocote . veifi tinte^Sc liftate. ^^i nutriebuntur in Cr,haureb- be detto Hieremia. i fiocchetti erano delle leggaccie. A face. 80. 30. il luogo del Volaterranoènel4. dellaCeogr. àcar. 38- della editionedi Frobenio . k Carolo autem magno DaL mafia fùpra mare ktc pars appellata . come quefto pofUi ellere io non lo sòjhò ben letto in vna vita dì Carlo magno fcritta da vn tale Mo nacho d*Angolemme le Dalmatie nel numero del più.&fìmil- mente in CaSìodoro nel I X. delle varie ad otto . & nel Libretto delle Prouincie citato altre volte,per la prima prouinciadeirilliri- co DALMATIA SVPRA MARE & così ftà nella edi- tione antica^Sc nel manofcritto della Vaticana, ma quefte Scrittu- re io le ho per più antiche de i tempi di Carlo magno . il luogo di Biondo è face. 5 74. della editione pure di Frobenio con quefte pa- role, eam regionem quAndoq\ alias Callidi Cifalpinéi^ciuandoq; Tranf-pa- danA Italia partem^quandoq> Venetiam appellatami Romana Ecckji^ mo- nnmentA effe uolunt partem Dalmati^ fUpra mare . ut nihìl ahfurdius po^ titerit excogitariyCum nulla ex parte Dalmatia adhuius regìonis fines um-. quampertimierit . quamquam par ef?e uidetur abflirditas barbaro Mar^ chiéi uocabulo maximas atq-y ampli fsimas urbes Veronam Patauiumq\ titu- (ofìtbijci Taruifioyqtiam ciuitatem ili a opulenti a -^potentatu^ é" dtgnitatc^ (emper antea^ficta éf riunc longtfìime anteierunt. pofterior t amen fui t in-^ dita ab Ecclefia appellatio, & quefto tutto fia detto fin che hauerema cofe più certe della Dalmatia fopra'l mare. A face. 82. 17. del Lago d'Arquà ha fatto mentione il noftro. Padouano Columella M. Africo Ckmenti^nel Lib.. yàcapi 3.dec k i^z Annotationi. la fua Agricolt. Et mi pare degno d'cilcie auuertito vn'errore prò fodalP. Raderojfopra quefto Epigrammadi Martiale . Qgìi vuo- le, che tutti quefti verfi s'intendano de i Lidi d'Aitino, come fi ve^ de chiaro nella fua efpofitione. il che nonèjcome io vò dimoftrati- do à capo per capo . ne voglio altra proua , che la Topografia del paefe. è rimafo ingannato il RaderOjhomo per altro accurato, dal titolo dell'Epigramma, ^^ Uttoribns Altim, ma , come ha auuertito lo Scriucrio , i titoli degl'Epigrammi di Martiale non fono dalla mano dell'Autore, ma de Copifti . & fi può formarne congettura da vn titolo marginale di quell'Epigramma , che fi vede nella edi- tione del Iunio>xhe è ad Aqmleiam.d>c io per me,fe ci hauelTi ad afcri- uere titolo^non ne formerei mai ^\uOiàì{:deam(emtanhusVenetùe, & il Calderino dice , che Martiale Uudatloca quidam VemÙA . vn manofcritto,che tiene appreffo di fc il Sig. Felice Ofio valente Hu- manifta & amico noftro,ha quefto tkoìo^ad/oca defiderau . Ha pe- rò hcne notato il Raderò il luogo di Plinio nel Lib. III. a capi 1 8. per illuftrare il VI. & il VII. verfo di Martiale , come ha fatto pure il Calderino. A face. 83. 5>. Virgilio farà l'Encomiafte delnoftro territo- rio ^U£ temem exhaUt nebuhm^fumofcji volucres : Et bibit humorem^é' qtt^^ 'vult ex fé tpfa. remittit : ^tuiqifuo viridi jèmper fé gramine ve Hit , Nec fcàbieé' 0fil^dit rubigine ferrum: XlU fibi Utis intexet vitibus vlmos : I/laferax olcéi eTi ; Uhm ex^eriere colendo Et facilem pecorile' p'^fi^f^f^^* vomeris vnci» nel IL della diuina Georgica. & dopò Virgilio Giacoma Rufi« no ' lllinc AfpeBufqi Vrbis tant mbitìs dUOy ^am hud^s ^ Dar damo pojitore verendd Admirandit animo tibi fuggeritié' tibiUco Flumine Medoacm fefe circumfluus offerti Cuius cymbiferis non tantam confpicis vndti Ext ante s Nymphas colludere ^fed quoq> ferri MunerafUuentis Cereris^mitifqi Lydi Collibus Euganeis odueBayé' fingutbus aruìsi Ve^ajqi H adriaco omnigenas e littore merca* Et alle Origini. I5'3 t.t cfuxCumqì hom'mum vuìhs ^^'ommoc^a po/ìmjt. Se per vltimo , Coftantino Pakologo apprcfìfo il dottilTìmo Celio Rodigino nel Lih. XIII. d capi VI- <:he parla non de i Colli Euga- neijttia di tutto il Padouana A face. 88. lin. 4. Tabio Paulini vuok j che il numero nouena- rio qui fi prenda per il fcttenario . Se io dice nel 3. Libro delle Tue Hebdomadi . ma il Geografo dice troppo chiaro , ftouem ca^itibns exjttrgens, A face. ^g. 25. I vcrfi di Pietro Bembo non ftanno nel prcicntc fìto fuori di luogo, perche Cornellio Gallo hebbe per pa-tria Ci- uidale di Frioli 5 che così intefe Eufebio W Bembo , Cormlius GaU lus ForoiuHenjìs ^oeta ^ a quo primum Aegyptitfn recfamfipra diximus , XL lìl. atatis/ii£ Anno , propria, Jè manti interfecit . fi che vedan ben-c il £itto loro quelli ^ che fcriuono Cornelio Gallo edere flato di al- tra Città 5 ne farà forfè fuor di propofìro fauuertire 3 che i verfi di Cornelio Gallo fono andati à male . imperoche alcune Elegie, ftampatein ParigÌ5& altroue,che così incominciano AemuU cur cej^us fìncm properAreJenecftts ? & fornifcono con CUudeprecor mt/eras dtas uerho/h quereìdì » non fono altrimenti di Cornelio Gallo, ma di vn tale Mailìmiliano che fiorì ne' tempi più baffi afsai^Sc del qualejà mio tempo, in Ro- ma fi fcopri vna Infcrittione in Campo Vaccino , intagliata in v« Piedeflallo di Piperino. TARRVTENIO MAXIMlLlANO VC. ELOQ^ENTISSrMO<^E CONSV^AUI PICENI ANN.O AETAT-IS NONO DECIMÒ VICARIO VRBIS ROM AE LEGATO AMPtiS SIMO SENATVS SEtVNDG SOCERO EXOP.TATISSIMO ANICIVS ACli-IVS gIabrio Favstvs ve Loci HVIVS ORNATO.R TOGAtAM STATVAM L IBENS O PTVLI T Et 1 5*4 Antìotationi Et qucfta cognitione io la riceuei dal Padie Giacomo Sirmondo della Compagnia di Giesu , homo intendente di tutta l'Antichità iicra & profana . ApprefTo il Grutero ^ à 371 . 8. fc ne vede vna molto fìmllc . Però il Piteo lo chiama nella fiia raccolta de' Poe- mi antichijMa/Timiano Etrufco. E tuttoché Aldo Manutio habbia publicata certa- Elegia fotto nome di Cornelio Gallo^ con tutto cìq il Piteo l'ha per finta , come fi vede nelle note della medefìma rac- colta. A flicc. pz-.i. il Sig. Felice O/ìo, che ad inftanza dell' IlluftnTs. Sig. Domenico Molino Senatore grauiiTimo , & Letteratifsimo , ai quale le noftre memorie eternamente obligate rimarranno j ha per lemani l'Hiftoric di Albertino MufTatOjper emend.irle,& illuftrar- leimiha datonotitia dcgl'infrafcritti luoghi nelle Hiftoriedel Muf fatO' medefimo nel Libro Vl^de rebus geftis Italicorumpoft Henrìcum VII, C^farem^ad Paganum della Turre Epi/copHTn-PadtLinum^woWx Ru brica prima jnella quale tratta de captiof^efiburhij S. Paride VìcentÌA» Ponunusde Pvnz^ombus CremomnJìs.PAduanortmi PotesiiXSjpofldcr'mir^ tum adurbem Brenta fliientum^ Canerìh iugiter m armis tenuità qaem ar- mi s tiinfcji fibi imparem extcnuandum impenfis multo propofit efjlagit a- bat^c. Et nel Lib. VII- Rubrica XX. quibus omnibus a Brenta flu- mine^quod fecus Bouolentamfluit^ ^ a calle quo Vicentia^de P a dna iter eUyiifqs in E fi ère,. Et appreflo il medefìmo autore fé ne pofTono ve- dere altri luoghi ancora. & Rolandino più antico del Mullato^nd Lib. X. à capi IV. fa mentione della Brenta y del Timauo non nuix ch'io fappia : fi come ne anche il Muffato. A face. 92. 17. di Brento figliolo di Hercole fa mentione Ste-i tano nella. voce B P E N T H ^ I O N. & aggionge^ che i MefTa- p'j chiamauanoil capo dì ceruo BPENTION. & dice di ca- uarlo.da Seleuco nel Lib.JL delle GlofTe, ò Ghiofe per dirlo alla I-> taliana . & qucflo particolare de i Mcflapij ha mio (irato di creder- lo Str.bone ancora .. il luogo dello Scahgcro è fopra la voce Brufi^ d'/ìum.ìnYiiiìo. A face. 95. 19. la imagine di Gcrione alcuni fé la fognano in: vna Medaglia dell'Imperatore Hadriano , come riferifce Sebaflia-. no Erizzoima non può effci e. perche come ferine Luciano nel fua Toxari,Sipìu. anticamente di lui PalcfatOjGerione era finto con tret capirne;! con tre fronti, tricehiloidicono i Greci.- le mani erano fei.i ij.on.duc. ì^ctK,j'\>(i lo chiama Luciano.. » « La. alle Origini. nff^ 27. La Elegia di .Claudiano fu ftampata già fcparataifientc con certe operette di Giouannij & Giacomo de' Dondi , come habbia- mo detto in quefto medcfìmo capitolò . Ma perche ella è molto bene trattata , & diuerfa ih molti luoghi da le cditioni vulgate , de ha prefìfTa vna prefatione non so dì chi, ma d'vn homo certo mol- to erudito, ho determinato di inferire il tutto qui, à lode & memo- ria della noftre Thermc. ^ M- H- t/^J h£c non àìitnùm à nojìra m Patau'maJ^ cìtiitatem ohfer^ uanttaextflunantmus hoc loco ponere quacunque tn Utidem hd* rum aquarum a veteriù(ts,vel poetts,vel/criptorii>us memortéi tradita legtmus. Primum tgttur Suetomus m Tiberio ita. feri" bit. Mox qutim lllyrìcuin petehs iiixtà ?iitniitum adij (fct Gcryonis oraculum forte traffit €jua monehàtur vt de corfultationibus in AFONI fontem talos atireos iaceret : euenit ut^fummum nitmerum ìalìì ahco oHenderent^ hodie^fub aqua vifimturhi tali, 'Èx qmhus yerbis apparetin agro^atauino ita fut^e Geryonts ^irràculum vt in Grecia Amphtarai O* Trophonij, ac ^^erofmi^ le ytderipotefi^ conditum fmjfe id oraculutn ab Hercule ac nobi" ! ìtjfmis tllts Argiuis , qui cU'-h) in expeditionem aduerfts Geryo^ nem profeEityinox eodern ipfo duce m patriam reuertentes ad hac loca' per u^nerunt ^ fvbiiarn longariasfolt4m Cafjìodori^/èd hic qtioqì in gratiam fttidtofirum legeretur : (^ bine omnesin^ telltgerent Ad fcribendum de bis aquis erudita hominum A, ingenia^mlbacunaepiBola ^otui(?e excitari»quam i^ «fe .»^xv) j qui fiudyos) infpexerit facili intelltget Caf .\K''^^\\'s^^i^rfodorueaw^quampr^rnìpmus Q^ diani e le già M non incuriofe le^ ùhy-r» gtff'e^ac longìmaxtmam , • . A\vi^j. Ì4\«j.\^^d \.hiiiusipfusepifto- '^\A\% ^\^\^^^^K^.^ \%\i\Jirfs och^ Its freqtienter confiat off etri} DdeSiat enìm faluttferi tAPONI memim/^e pountiam\n;t mtelltgas quo deftderto cuptamus refìcèrCy quod dememoTìaWfHram/ctt exire. (oeruleum fotitem 'vidmut tn formain d(^li^^ concauti htattbtij ^^Huanum^i^ fornaKetanhdantttun kq^i^rumctrcun^ duòlo tereti labio , naturai probabdidtfoofìttone coronata^ . qtif Itcety more calidarum nebulofos 'i/apores exhaknt j hanc tamen tucundam ferfpicwtatem afpeEtéus humanù aperiunt y njt qumù hommumdlam grattam de fiderei conttgere ^etiam quum non tgnotet ardere . Ore pUwffimo , mfph^ra fimilicu- d I n Qm-ifupra termmos fUos aquarurn dorfà turgefcunf , Vnde Ut ex tarata quiete defitiit^tanta quafi ftabUttate decurrtt^ nft tumnon putes crefcerè^ nifi quìa mde akqutd rauco murmurc fentùextre. Vemunt aqùk per al^ntes meatfis tali f cruore fiiccenfa^yt pofi recurua fpaciUs qua artefaSiafunt longtora^* > in tepotes (ììnt maxime redtturf . magtfirt mìrandum fem^ -^>->-' per alle Origini. 1^5 per ingeniùm^éjuhatur a furente ardores'tta adTft'tlttatemhu^ mani corporù temperane, njt quod tn origine dare poterat mortemydoSitJJlrfte moderatum^^ deleEi ditone m ttibueret^ts^ jAÌutem . JuuAt yiderefecretum , Uttces 'papores tgneos exhd^ Untesydmeum yndù indepnenter ardóre m^ ^ calorem uenire decurfu riuty uude naturai iter /o/f^^tr excwgui . stento di- cunt Phdojòpht elementa fbt muttiù complextbus dlfgari^ qJ mirabili conf^derattone comttgt^qu^ tnterfe contraria intelltgun^ tur uarietate pugnare, Ecce madentem fuhflantiam uapores producere confi af igni tos , ^« (jua wirecreanturi JlmulieKdefcerìdatiincenditur .. propterea qiiod- ipfis altera ex^ kihitio^djecora collata eH ijcilicetne ardentium aquarumfcc- cundifsimuslocus crcdcretur non habuifse , njnd^ p/uru tnA Urgiremr^i flvurcp^ fexus vno murder e cgmm^mtey Mf^e^ t^t^c ^,i>oec perennitas aquatum intelligendiprtcHat indicìftm>,per igneas terree venas occultis meatihuSy\\x&\ÀQViX.t interius in au^ ras erumpere excoElifontis irrìguam ptiritatem • nam fi natiti rtefuijpt illud tncenditim iftne interitu fuhHanti(e mn fmj^et amiffumjèd aqu tedeheat imminente recoftrui ^ Virgultaquoq; noxia importunitate nafcentia euulfis cefpitihus auferantwr . m radicum quidam captili paulatim turgentesyfabricarum vifce^ rilus infer anturi ^ parietes more vipereo prolemfihifcecun^ ditate contraria rwìtriznt^vnde/è compago cafira di/rumpat .^ *TalatÌHm q^oq; Img^ feneBute quajfatum > reparationeajji^ ditta corrobora . Spattum^ quodinter adem publicam (^ caput ignìH alleOrigini, jét^ igniti fontis inten^icet JylueHri afperitate depuria. rideatf.o- venti germine faeias decora caporu , j«^ etiam ardentis ac^iu Jertilitate Utatur . miroq'^ modo dumfroxtme falemgenerat Heri/eminutnat pariter ^ virores, fednonhis tantum benefi- cai zAntenorea terra fcecunda eH : infert ^ alia , c^uce multQ grandius ohjiupefias , Corda illa (vt ita dixerim) monti nm in vicem fecretarij negocia contenttofa dtjìinguunt . nam fi quìs forte pecus furatum pilis natiuis foltto more fpoliare pr^^ Jiimpferiti vndis ardentihus frec^uenter ìmmerfumt necejje eH j *lt antea deco^uat^quàm emundare pr nel fecondo delle Varie di CafTiodoro ^ nel principio la Editicne de* Dondi corregge vna vo- ce^ouero vn moftro di voce , che (ì'iegge nelle Editioni &del'For- nerio Si del htcdco, e cpruleun/ fi j^^tem ^rdtmus informam dùlii conCAuis hUtìhus AÌittiXntemy è* fornace s anheUntium Aquartim circun^dujtptereti Ubio mtftra probabili difpofitione corottAtas^ le vulgate hanno Z^////- Uhto, ' -. -^ \> ... s A face. 96» ìi^V'^'^^'^^ "^ i*i«^ .r^-^N\ ii^4\^ut>^r»5i ■> ùi'ac HumìdA flammarum regio ^V ole Ama ter^d . , Vberd . così bìfognaua diftinguere quefto diftico . & fi vede nella Editio- ne de' Dondi. & Claudiano difle in quella maniera VoIcakìa vbera^ che Marciano Capella nel primo Libro deUe nozze di Mercurio & Yììoìo^ìii^hattC Innoms vherAmemorabAnt* A tace. 5)7. ^.nel primo Capitolo delle Origini io ho portato "qualche cofa in campo per accennare , che Hercole toccafle ì\ no- firo paefe . quefto vérfo di Cbudiano ancor eflb ce ne dàfegno. & forfè lo conferma vn'antichifsinio Medaglione ritrouato già nel noftro Territoriojnel quale fi vede Hercole ritratto^con vna Coro- na in capo & vn altra Corona^che ginvintpmo à tutto'l dritto di cf- fo. nel riuefcio ha il medtfimo Hercoie in piedi , con la Claua in mancche fi ha diftefo fotto à forza c(i colpi v'na figura. & vi fi ve- de fegnata la nota delS C >^'^ '^'^■•'^'' ^'^'-^ nella mcdcfima 331. Y dorare adyh»sa/fas poteua anche cfTere l'in- cenfarle & accenderai lumi> come ha notato eruditamente Carlo Annibale Fabroto,fopra la Legge XII. del Cod.Th.de Pagams^ Sa- crifìcp ^é" Templts : con l'autorità de S. Cirillo nella I. Catechcfi Miftagoica , & d'altri • per tralafciàreiìì quefto luogo i Tempij , che fi faceuano dou'erano le fca; urigini delle Fontane come fi k^- gè apprefib Vicruuio nel pri. Lib- i capi II. & in vn Epigramma antico publicato dal Piteo & dal Grutero^nel quale Ila meglio^che nel primo SEX. POMPEIVS I co G TvJÒM I N E PAN'DVS QjyOlVSETHOC ABAVISCONTIGIT ESSE SOLVM AEDICVLAM HANC NYMPHIS POSVIT QVIA 5AEPIVS VS.SVS Hac SVM FONTE SENEX TAM BENE QVAM 1 VVE N I 5 Et alle Origina i6y Et vcdafi il Grutcro à 9 5 . A flicc 99* "^^^ Ennodio fu al tempo del Re Theodorico>in ìod^ del quale compofe vn Panegirico , ch'è arriuato fino d i noftri tem- po per tanto ho voluto diftédcrc più fopra la Epift.di Theodorico, tolta da lafEditione tante volte citata de' Dondi padre & figliuo- Jo. accioche fi vedano le imitationi di Cafsiodoro5& di Ennodio, & alcuna bona correttione della Epiftola di quello^che al di d'hog gi dopò tante cenfure , non è pur ancora degnamente emenda- ta. A face. loi. 16. come il Gentilefmo coftumqfTe di confacrare le cime de' Monti l'ho toccato io nella mia feconda parte delle Imagini degli Dei . & il Fabroto citato più fopra , con la teftimo- nianza di molte Scrittori reconditi . A face. I o 2. 10. fé il noftro Territorio ha nella parte de i monti molti ve (ligi j d'Antichità, per quello che tocca al nome , nel piano ancora ne tiene gran parte . che s accoftano però alla fauella Lati- na- & io per me ne ho olTeruati tutti quefti. • * * jH '^itoyp ibc j V WhJ oxx^ VìlUTharia , l,fi famìglia Thom fu di wmcj^^ ^x • FiefTo.. ^M ^ {;jF4exus. Itinerario a Antonino, ItraffQncdo.i,:^ ffraxinefum. Llfft£r^f^o,,;y^ .l vi- vido nouo« . . .picusnouuu ^. ^,..,^^.\y,. ....... ^r,U:^ Strà. Sfrata, , , ,; t.i->u • iCiJ ^ L^nijiìiìl-. Torre. adTurrem. Itinei^mt^i^ Corezola. • chor$.regiola. ^ ^ .,xico "à-oloq^ i ouuu.,:.. Lupia. Lupias. Itinerario, •^rvffoì: f:i , Ì.T.T.^« Caldevigo. QaUemvicum, itinerario^ All'Olmo. Vlmos, Itinerario, Vigo d'argere Vicus aggeris, Limena. odLimma, Camino. Camtnau Itinerario, Cornegiana . Comeliana, , ^^ j. ^\y^ _^ .^ ,,.^ . Meianiga . Aemiliamca» S. Maria de Non. i^<^^'^«»«^. Bemko, 1 Bagnoli. Balneoli, Giuuenale, Stiano. Hoplianum, Pela- lóS Annotationi Pcianiga. OpeliimcA, Garzignan. CdrcìntAnum, Tre \^lllc' Tres VilU, Sidonio. '- Graivzc.-' , Grangia. € e fartoH et Herh* Carpailt^oii ''- Cdrpmètum, tt'^^J^Malcrà."' Maceria, ^ ' Bignafcgo. Albiniaficus. •• Sarinazza. S^rmutìa Tcgì. Tegilia, , ^ ^'■- Scluazzatì* SilHàthmm.' ^ '^^ '^^^^'^ f^^ '^' Roncaia. nòncdU, 'Si^omd?^^\^^' - Roncai ette. RoncditrtA. W' ^ l Coitela . CultelUtA^ Frontini, - de Itmìt. agr,- Luuigian. LiuiannrH, Pendife. ' ' fendtx: -i- ->--•?-:= — '^^^ -ÌMerendolev Merenduléèr-'^'^ ^^'^*^ ' Et molte altre ne rimangono di quefte Etimologie a* pin ( non di- rò curiofi ) ma ociofì di me . la noftra Terra negra è fenza dubbio da l'antico . & perche feruiua d fepelire communemente , però fìi chiamata con voce mezza latina & mezza greca Terra-nera • fi- come in Egitto fu già vn luògo firn ile chiamato Necropoli , per re- latione di Strabone nel Lib. XVII . oucro fu detta T^rnt ;^/^;'/«-> tutta latinamentcperche tutte le cofe funebri i latini con fiumana- no di chiamare atre & negre fìcome con uince il dotto Chiffletio nelle Antichità Vefontine , nella Parte l". à capi 16. & Terra chia- mauano i fcpolcri. come fi vede fé non altròue, almeno nelle note S.T.T.L. in fbmma wn ,^uin xs n-^ Hoc mtfèr<£ plebi fi aktf commtine fepttkrum hauerebbe detto Horatio/ " A face. 105.2. Bernardo Giorgio , che nell'anno 1 5 57. fu Po- deftà della noftra Città, & con raro effcmpio fece vna miftura non troppo vfitata del gouerno & delli ftudij , fpiegò vna fua opinione in vn'Hexaftico diuerfa dalla noftra Infcriptio PontÌ5 Altinatis Hìc Alttmtes Laribus PAtrUq; relicfis Di'.m metffufit prifdas^dnm mettmmf> necem, AttìU aìIeOrigimA v6p oli n ' E^ìru^rejibipigmribté^/qidomos, .0 : i fnditn pini-ex hot igitur fiA nominA Ponti ^ t^;'' AltmAsri^ArnhAnttncoUquod colerei, -j '•' .^ -A fac. iib., 7» e 'Ja famiglia Voliifia fu Romana . Cicerone nei V. Lib. ad AtticOineirEpift.vkimajfa mentione di (^Volufìo ge- nero di vn tale Tiberio", che fu amico di Pomponio Attico . àiwvi M. Volufio Edile fa memoria Val. maflìmo, nel Lib. VII- a capi 5. Volufìò Bithìnico è noto per la XV. Satira àS. Giuuenale, Volulio Mettano per lo Libretto deirAfle & delle fue parti. *) i A facG X I -1 . 27. ilnon so fé piii cortefe ò piìi dotto Monfìgnor Abbate Albertino Barifonimi conferì già vna fua ofTeruatione/o- ffcaUvh taleBrifccscheapprcflo Rolandino Grammatico, lo fcritto- fedella vita d'Ezzelino, fi \^%^^ ? che fu decapitato del 12 52. & forfè il Pontino fi valfe di quefto per formarne il fuo Borifco . ma di ciò noi ci rimetteremo al Rolandinoillulirato dal detto Sig. Ab- bate con efquifitezza veramente dègnèd'vn ingegno Italiano ac- curato . folamente ridtarcmo qui fotfo le parole dVn Autore incer- to,manofcritto nel m€de£mo propofito. Idem dominus Anfedìfius de Quidotis VicATtus ,fro'IpiptrAtore ^^ PoteflAS PAdttx . Anno domini milUJìmo ducentejimo quinquagefimo fcotmdo , Indit decimA . detrtmcAti futrttntin PUtCABrìfcùs^ VAndus de VigonctA^ Icelinus é' GerArdusfrA- trts q. Gulielwi de C^r furio, cr' in diehus illiscept c^ iufsit PoteliAS ex-i. 4t£fayepuer0Sy é" fècAre genitalia^ é'fi^i^^nifmri SpAdones , vndc aìì O- JfklfffSiìs. ì In JìdiiDfi: .;xit Yj /fon > in^ioj.fjtO ::\ ì.ì. ^ ^S^ipfi^ùnipueris/ecuttgenitAliA membra^ . Vulnera quA dederAt debuit ipfèpAti. A face. 1 13. 24. del fondatore della noftra Arena io non ho -mai letto cofa'alcuna.può cffere^che fofie fattura & di qualche Im- ^erat0re3& di Magi ftratÒ3& di peifona priuata. Gl'Imperatori n^ Jafciarono alcune . i Magiftrati pure . a' piiuati ancora fu conceda- ■codi fiibricaine come i\ può vedere apprcffo Cornelio Tacito nei iiib. ÌV.degrAnnali.PlinionelLib. XXXVI. àcapi XV. parlando dell' Anfìècatra dì C Curiòne il Tribuno , chiama quella machina iattura di Rei d'Imperatore , ò di perfona molto ricca . necfuit Rex iÌHriQ^ itufgentium ImperAtor ynon opibus infignis , iti qtnnihilincemjh I^Herìtpr che noi direfsimo nome y & fopranome alla Padouana. il prenome loro era TitOjLucio^^MarcOjCaiojGneo^ScftOj&c. in luo- go ò.t\ quale fono fucceduti i noftri nomi Lorenzo , Pietro , Paolo, Antonio, il cognome era come CraftbaSardojPollion'eaFermo &c* noi direfsimo rofro,riccio,bionclo & fimilijconforme al coftume an- tico^che ne haueua vna fchiera grande affai.fi che chi leggerà nelle noftre memorie divnManio AlknioCraflb3dirà>cheManio era prenome^ Allenia nome, Craflo cognome. & così di Caio Afconio oardo^di Lucio Terentio Acuto . doue fi vede la cafa Allenia, A- iconi:i & Tercntiaificome l'Arruntiain Stella il Poetajla Cornelia^, m OioI Augure:^ & la Giulia in Paulo il Giureconfulco • Hora la. farai- alle Origini. 171^ famiglia Lìuia in Roma fu plebcia5ma grande . nella noftra Citta bifognaiche fofle honorata come ho detto . & nelle noftre Infctit- doni fi legge Tito Liuio Optat05Tito Liuìo Prifco^Tito Liuio Lon- go , & è necefTario , che il prenome di Titoin quefta famiglia foflc molto venerabile 5 forfè in memoria deirHiftoiico. le donne poi eracoftume, che fi chiamaflcro co'i nome della flimiglia'Liuia^Te- rentia,Ottauia, Antonia & fimili, con qualche diftintione per l'or- dine della nafcitajcome PrimajSccondajTcrzajQuarta per cogno- me,ch'erano ancora d'altra forte. Se fi può ofTeruare ne* noftri mar- mi . che fé Liuio forfè non hebbe più d'vna fìgliola,quella Quarta della Infcrirtione di Palazzo rimane in dubbio fé appartenefie a lui ouero ad altri. A face. 1 27. 1 5^. la mentione, che fi fa qui di dare & a/Tegnare il luogo per la memoria di Liuio viene da l'antico, nelle Infcrittioni non è cofa più frequente del L. P. D. D. che vuol dire luogo dato per decreto de* Decurioni, ch'erano il Senato delie Colonie de de i Municipi] . & ne i noftri marmi antichi fé ne vede più dVn fegno. A Elee. 118.3. 1^ forma de gl'angoli orecchiuti & dd colmo di quefto coperchio fi poflbno vedere nella fepoltura di Antenore, che noi volgarmente chiamiamo arca con voce non lontana dall*- anticojfi come fi può leggere in Petronio Arbitro,& in Cafsiodoro nel IIL delle Varie. Nella medefimajié. io non so in che maniera i Medici moftraròno da Je fciffure del Cranio , che quefte foffero offa di mafchio , fé il medefimo Cranio inanzi fu pofto in poluere . ii6. 6. Cramum ifa- ejueidqmdfuerat totjkcutis terra v'tfcerìbus con/èruAtum^is homo triuit, fc però l'autore non volle dircache quel Monaco fcrupulofo lo rom- pcffe in manicra^chc non patilfe molto però *^ ' -'•'' ' '^-'^ ^ 1-' j-'^'H > "^^^^ A face 1 29. 1 2. poteua il Polentone addurre percaufi del ri- patriaredi Liuio la crudeltà di Tiberio, la libidine, la conuerfatio- nepiena di pericolo, & qualche concorrenza ouero emulatione no ficura nelli ftudij delle Lettere,come fi può cauare da Suetonio. la età ancora era confiderabilc. Nella medefima 17.Ì Chriftiani no haueriano hauuto ardire à quel tempo di rouinarevn Sepolcro , che la legge Giulia fino da tempi d'Augnfto <:i haueua prouifto . & fé ne può vedere il fegno nella k-Viin. defi^dcrovioLito^wtX Digefto che fi chiama iJ nouo . & gl*- Impemcori 'che feguiaronoc'inuìgilaron ancor efsi per la parte lo- X 2 ro. 172^ Annotationi ro * Ne quefta accufa è difsimilc da quello ^ che alcuni dicono di S. Gregorio il magno, di'eflo facefTe abolire gli icritti di T. Liuio. alche pare che inclini il Gafaubono ancora . ch'io per quanto toc* ca à Jiie non ne credo nulla. & tengo con lo Scardeouenoflrc^, ch^ alcuni non so fc Moftri od Imperatori lo procurafTero . petcheiccH me pud clTere che S. Gregorio la perdonale à i Tempi/diegrido- latri , & ammorzafTe poi • vn lume fi grande della fua Patria ? Ma diamone pur la colpa agl'Epitomatori ancora , ,che ci tf olicarono L)iuio:>& Dionc^Sc ci rubbaroho Trogo. i^i, b j/k>jiì;; oimin.i . :,■ /A face 154. 2. lalnfcrittione di Vicenza fu: già pliBlicàtatìel IDrinagio così .'^ ■ .'■.?- ^ ' 'hff .u^ u^.:.. i .:. TT. ALLENI VS . FLORVS. SIBE. ET ... ... A L L E N I A E. M V R R A El :4. cm^sÀy i^c! <--r •''.,;• &C. iii;ni iiiiof I ! 3/1 50 . (iqbinL'lv'*. la^ quale da altri poi nel darla fuori £u malamente ftroppiata. & quefto AUenio pare^che foffe della medefima famiglia df'vn noftro eh'hebbe ilprcnome di Manio. & fu Tribuno de' SoldatijPfefetto de i Fabrij& vno dei quattro d rendere ragionet. i x. / • ! ' vn luogo di Liuio è nel primo Libro. eiuAnquam tanU opìbus Etrum erAt^vtÌAm non terrasfelum^/èd mare etiam y per mam Italia longttudu nem^Ah ALPIBVS AD FREtVM S I C V LV Myfama^ mminis fui implejfet . l'altro è nel trentefimo , quifenex vincendo fa^ Bus ( parla d'Anniballe j HìfpAniAs^GAlliAS, itAlim>Ab ALP I BVS AD F RET y M monumentis ìngentium rerum compie (fet . & Pom- ponio Mela^nel 2.Libro à capi 4.parlando della Italia k dà per ca- po le AlpijpcrfpinaTApenninOjperlatiilmaredi Hadria &di To- fcana^per bafe de i piedi il mare di Sicilia> & ITonio.Et quefta vie- ne ad cfTere la peritrafi della parafrafi Liuìana. •24. Cremutio Cordo è celebre per quanto fcriue di lui Cornelio Tacito nel 4. degl'Annali . & pei' quanto ne dice Seneca . haueua fcritto Annali ancor eflb , che abbracciauano le guerre ciuili . & hebbe il prenome di Aulo, ilcognome nùha fatto venire in penfie-- rojche quel Codro, del quale fi mentione Lucano nell'ottauo, che \ • alle Origini. ly^ fu QueftorC3& abbiufciò il tronco di Pompeo magnò yfia à.\- hia- marfi Cordo . & il mcdcfimq io £ento y che lìa da riporiì in e ùvii , che fcrifle gHiuomini illuftri . Giuuenale pure nella I. Satira le: iT- fe Cordo, come fi vede nell'antico Hac non fiamma p e Mentis Aunr'u Sedfemper ttbt cultius nitefcant^ Sedfemfergenìtalibus Fauoni JntuA munera mulceantur auri^^ !-jin-"^ I L F I N E. In Padoua,nelIa Srampa Camerale. Cou licenX^ de Superiori. -O Akvi.' Errori di maggior importanza. JP M ciinina ^*^^^^ ' WM^ '^«^« ^^ il 8 n p r a . l'A^hw^ìi' fi f p r 'n'^'^'^ ^^ 49 1 6 fanciulìo lQÌv:^\':^i ì«w .v fanciullo Mpt^jl 65 II armafur J- ., armntW .- ^r 75 23 noftro tt>'^^\ i^'^o\ri^<;i\v^ ; ^riófti^a ^"^ '^^^^^ ^^'^-^ 24 (ararono ..,.,^,^^\^e ,.^^^1 ,iapa^no \.>^^ V' 7, 93 24 Chirantana ^ , , .^Wntina,', , > 2 5 I. XVIII. xiJf.^^^'^ ^^\^ • 1: Wà i^i cxci. 119 9 fornici i fornici 131 19 Panonnia . Panormita JSS 55 de' Romani ^^, ,„ .^ da' Romani 137 35 Panunio., /l i. - Panainit) 141 29 portorifcc partorifce 143 14 />/W;^ . , ietufta 16 Cisho-BurAntmm Duramìmm, 151 15 liggaccic legaccie 153 ^10 Corneillio Cornelio r --, i*ììJù fritto, 148. " - ;• .-s,-i,,.,.;> Antonio Panorwita,i^i. ^r^ ^ ^..^,^.-> Antonio ^uerenghi .141. 142. 143» Antonino Pio Imperatore 'j 7^, Aqnileia. 29.75.7677. Aquilo, 29. ^rf^^ 170. Armenti ricchezze de Hi antkhì, io» Arria moglie di Tr afe At 112, Arruntio Aquila, 113. Arruntio Stella. 113. Afonij due. 1 1 1 . AfionioV ediano, \iO' Atef e. 22,10/^. Afide, -ji, Amllia,iii, Anftgo. \ I , 178 Forma, i ip. Fregi, I ^ I . Frigi, 61. Frigidi jfroui^cid.j^ , G itili ìidhahìtaro^o la VenetÌA,i^z CJcintmede . 54.5 5. 5 Grj^qi.^ Cenone. c),^^,^y 1^4^, Ciuf et. 1 2 . Giacomo d'Andito» 50. Ci api di. jC, Gio,Gioniano Fontano ,1^1, Giotiandi ValdiFaro, ^o. \ Ginlio Paolo, i r j . xi*Wa Giuochi lfelafìici.A,A^,\'),àf6,à^^>\'jO^ «vf-l .»^'-i^;!\^\,.' ^ GVm />? 7ai/w adhahitare , 1 45?. ' ''' "* '\\».Y.avì vr,.v . . Cr^/Zf dell' Anf teatro .117, i .tà\us'ì?1 i.tv..\0. V. HAgnone cacciatore, i o i » ' U.i driano Imperatore. 72. ^f r^^» x/^r^/ in ritia dell' ac^e'bo/kfìt'i . 5?<5 j , V> , 1 1 .(> ,h>yu jyA"a. ^J^ H ercole, 5?. 1 6(^^ w^//^? (j/^/^f. io. .Cf i '•^' '^* 'a<ì^Vv>' V 1. ì\ I T'/i''/ j tra/padana, 8 o. i o 5. 1 o^T. 1 3 f . . r . i .^»\^l^^•m'' di alarne v^!l2 nel? aiotuno. i^j» i6B> Notitia delle Proiuncie. 77, . , , OLibìo. 113.' Oliiiìeri de' Cmbi^à^il Olindo, 37. Oracolo di Gerione-,d' Anjìarao^di Trofonio^ 1 5 5' » Oracolo per Dadi, ^l^ "T/, ! Padom p 178 Adothi. cioc Pdtduio 3 6. grande ^ ricca* 1 03. /«f U?ìe i^ meni, lO^, fito gouer^^o.jo^. 106. loj. 108' lo^^fromme modera, iio^plt- bcra^ofiddlta, I35. 13 (j. 15 7. 138. 13^.1 40. 141. Paragoni, 27.97,150. Palude Piiùnn. ^6^^^. ^O. Palladio 19.23.24.25.26.148. Pafaitio deglHeneti, 5 G. Pataniù di LÌuio 133.. Pcldfgi, I 2. Pr;?^//. 52,53.54. L, Pedi ano, ni. Peto cognome. 112, . Pietrarez^ze antiche, no. Pietre per far calcina, 1^6, Polidamantc,2o. Poz,z,9 degl'Innocenti ,116» Prouinciale Romano, 8 r . Pugnale d'Elicaone. 21. RAfacllo da Vrhìno .73. Rauenade i Veneti, j^, 1^0. Rmolon. i o i , S Abina, 1 1 2. ♦Tj^//^ <:// bronzo, 23 . v\^ .rr .-A*'-,';: ;^ .T J '..'. X. '^ ùLi^^U^ ^>eJ>^**^^ Al^«^ ^ft #' /f^^'/^^-^ lUZoc-/^^^ lic^:^r^t-a^—