m \ ■> (V'- Digitized by the Internet Archive in 2016 https://archive.org/details/saggiodilinguaet02lanz SAGGIO LINGUA ETRUSCA E Dl ALTRE ANTICHE D’lTALIA PER S E R V I R E ALLA STORIA DE’POPOLI, DELLE LINGUE E DELLE BELLE ART! , dell" \ AB. LUIGI LANZI IlEGIO ANTIQUARIO DELL’I. E R. GALLERU D 1 FIRENZE. TO MO S ECO IV DO Gormawxi le isoriziohi delra etruuia media E DEELIS SUE ADJACEMZE. EDIZIONE SECOND A. FIRENZE, ©ALLA TIPOGRAFIA DI ATTILIO TOFAWI 1824* ^■Arav^r' o jjLmplg mvc&piSrfJL^roc ^pom 4>us; T ^IviXoL’t m\ (pnvhTu KpvTrrerca, Omnia Ionium et innumerabile tempus Producit obscura, et rnanifcsta abscondit* Sophocl. Aiax Flageliif. v. 646— 7. A IS A L I S I DEL T O M O S E C O N D O. PARTE TERZA DEI.L’OPERA. liACCOLTA d’iSCTUZIONI ETJIUSCHE E DI ALTIIE ANTICHE D^ITALIA CON ANNOTAZIONI. CAPO P R I M O. Iscrizioni die appartengono alia Etruria Media com- presa fra’due fiurni, Tevere e Macra, e alie sue adja- cenze. I NTRODuzioNE sl luostra Vutile delle Iscrizioni etriische^ si perche fanno grande onore alia na- zione Toscana^ si perche hanno correlazione con grandi oggetti di lingue^ e di Storia, pag. i Di\>isione di queste iscrizioni in tre classi ; e me- todo di esporlc, i 5 CLASSE PRIM A. Brevi iscrizioni : in medaglie, in gemme^ in patere. §. I. Descri zione delle medaglie che alia Etruria si ascrivono ; riferite nelle Taoole Vl-> VII del- VOperUy o sia /, //, III di questo Tonio, 19 §. II. Ossermzioni generali su le monete etriische^ lor peso e lor epoca. 26 §. III. Ossermzioni particolari su le medaglie de~ scritte: notizie istoriche, etiniologie^ simboli delle Citta 00 e fur on buUute, 4 i I. Chhisi. p. 43 2. Cossa, p. 46 3 . Faleria, 5 1 4. Graoisca. 55 5 . Iloa. 57 6. Luna. 59 7. Perugia, 62 8. Populonia. 64 9. Tehimone 67 10. Todi. 70 1 1 . Volt err a. I 2. Vetulonia, 85 i 5 . MedagUe con sole iniziali^ ed altre incerte, 92 Jscritte a Vejo. 99 Monete di Jigura rettangolare. loi §. IV. Corollarj per la Storia di Etruria, e delle Arti del Di segno. io 3 i. Con la storia greca e romana possono illu- strarsi le cose etrusclie. ivi a. Epoche della storia romana rischiarano le cose etrusche. io4 3 . Etimologie di citth e di famiglie ben si dedU’- cono dal latino e dal greco. io 5 4. / monurnenti dan congetture, altre piu solide per ampliare la storia nazionale, altre men so- lide per eccitare a ulteriori ricerche. loG §. V. Gemme con caratteri etruschi. Osseroa- zioni su le figure^ e su le iscrizioni che in esse si tromno. 1 10 I. Gli Ancili. ivi 2. Naute. 1 12 3. Name marina. ii 3 4. Ercole. 1 15 5 , C). Per^eo. 1 16 7. Eroi di Tebe. 117 8. Tideo. 120 9 Siia morte. 121 10. Capaneo. 122 1 1 . Teseo. ivi 12, 1 3 . Peleo. 124 1 4 - UUsse, ed Achille. 126 1 5 , 1 6. Achilla che si arma, 127 17. Ajace ed Achille.- 128 18. Incerto; verisimilmente p. 129. Altro 100 19. Gemma di rozzissimo stile con qualche lettera forse etriisca, i 3 i 20. Gemma col nome di Lisandro di antico stil greco. 1 3 a 21. Gemma di antico stile romano, i33 22. Gemma senza caratteri^ ma di stile tosca- nico. 134 23 . De^li Scarabei. 1 35 §. VI. Corollarj per la Storia di Etruria^ e delle belle Arti i 3 G 1 . Origine della scuola etrusca e dalla Lidia pint- tosto che dolt Egitto . ivi 2. Epoca delle gemme etrusche non giugne ai tempi eroici, i 38 3. Lc bene incise non si promno anteriori alle greche. 4. Il loro stile e comune a’Greci, agli Oschiy a Romani. i 4 * 5 . Tale stile piii verisimilmenie comincio dai Greci. 6. Gli Etruschi in ogni genere lo emularono^ e lo padroneggiarono da maestri. 7. Vepoche della maggior potenza^ e del miglior gusto in Etruria non deon conf under si. i 49 §. YIL Patere Etrusche. Descrizione di esse, e spiegazione delVepigraJi, e delle ohe i 5 i ivi i54 contengono. 1. Nascita di Pallade. 2. Nascita di Bacco. 3 , Apoteosi di Ercolt. ■ 5.7 ri Quattro Deith i 58 5 . Baccoy Apolloy Mercurio, 160 6‘. Minerva e altra Dea. 161 «y, Ercole che uccide VIdra» 162 8. Duello d' Ercole. i 63 9. Ercole prostrato. ivi 10. Ercole al bivio. i 65 1 1 . Perseo. 1 68 12. Neleo. ivi 18. Meleagro. ^ i^o 14. Cast ore e Polluce. 172 1 5 . Ratio di Teti. ivi 16. Mercurio e Paride. 173 17. Paride in casa di Agamennone. 17a 18. Telefo. 176 II Caml Trojano. 177 20. Mercurio che pesa i destini. 178 21. Mister'] di Adone 0 di Bacco. 180 22. Soggetto incerto. i 85 23 . Patera con iscrizione greca. 186 24* Altra con iscrizione latina. ivi §. VIII. Corollarj per la storia di Etruria e delle Belle Art i. 187 1. Mitologia di Etrusclii e conformissima a tjuella deGreci : non shria tale se derivassero di EgittOy o di Feniciay o da'Celti. ivi 2. Alcuni riti son comuni alia Etruria e alia Grecia. 198 3 . Etii delle patere etrusche congetturata dal confronto di una patera latina, e da alcuni simboli pill frequenti. 194 4. Le patere danno idea della pittura lineare de- gli Etr'iischi, 1 98 / j. Lo stile che reco in Etruria la colonia di Da- mar ato si arguisce da Pausania, e ne trainee ' qualche segno nelle opere etrusche. 200 6. Le iscrizioni delle patere mostrano che V Italia non era allora molto assuefatta alle greche fa- vole, 2o(j CLASSE SECOND A. Iscrizioni di urne, di cinerarj, di piombi, di tegoli se- polcrali che spettano alia Etruria Media, e alle sue adjacenze, Introdiizione. Notizie generali circa gVIpogei^ i Cinerarj^ e le Iscrizioni funebri degli Etruschi, 1. Ipogei degli Etruschi. 210 2. Que'di Tarquinia fan for mare grande idea della nazi one. 31 1 3 . do che trovasi negV Ipogei scuopre la lororic- chezza. iia 4. Da essi son tratte le Iscrizioni : luoghi ove si conservano, 21 ^ 5. Nozioni generali su le Iscrizioni etrusche, 214 6 . JSon alludono dbassirilievi delle urne ; ma esprimono il nome del defunto ; e molto sem- pli cement e. 2i5 7. Metodo per dilucidarle. 217 8. Non si deon supporre molto corvette, 275 9. Iscrizioni senztt prenome. 219 10. Prenomi etruschi altri nazionaliy altri forestie- ri : etimologiuy siglCy ortografie diverse^ notizie istoriche de medesimi, ivi 1 1 . Nomi gentilizjy onde derivinsi^ e come si esplori il loro tema. 23 £ 12. 1 3 . Gent Hi zj d’uominiy e di donne ; varie lor desinenze, 2.33; 235 - vin 14. Cognome e raro in uomini; in donne spesso e preso dal coniugio, 282 15. (vio;) puia, ed altri nomi di jigliolanza. iG. Prenome del padre espresso interamente o per sigla, 2^0 17. Prenome delVaoo rarissimo in epigraji etru- sche, 248 28. Nome della madre: come si traoisi^ e come sHndaghi. ivi 19. jdnni della vita e formola Leine in epigrafj. 254 20. Della voce 1 l\x\2lv frequent e in grandi lapidi, 255 21 > Arte per verificare queste osservazioni^ facili- tata dal metodo con cut son disposte le iscri- zioni in qiiesta raccolta. Iscrizioni bilingui: Esame di ciascuna di esse; quanto ajutino a intender le alt re. 256 22. Iscrizioni annesse aritratti: questi ajutano alV analogia, 260 a 3 . Iscriziofii tratte da uno stesso ipogeo : la loro comparazione quanto sia utile. 26*1 24. Iscrizioni ordinate secondo la somiglianza della tessitura., quanto ajutino. ivi 25 . Iscrizioni dubbie traduconsi dubbiarnente. 262 2.6, I varj geiieri di monumenti fnnehri rappre- sentati nella Tavola XIII si espongono in que- sto luogo parte per parte. 26\ RACCOLTA D^lSCruZlONI FUNEiaU DEGLI ETRUSCHI. I. Iscrizioni bilingui. 2^-0 s. II. Iscrizioni annesse a ritratto d’uomo p. 2^3, di donna. 256“ §. III. Iscrizioni di alcune famiglie trovate ne'lor sepolcri. Cecini p. 284. Tinii p. 386*. Licinj p. 289. y’ettii p. 290. Creduti Cilnii p. 294* iX Larcanj p. 298. T^esii p. :299- Musonj p. 3 oi. Ca] p. 3 o3. Mar can j p. Zo/\. Antarj p. 3 oG. ' Torment^. 277. Erin] p. 309. Poblicj p. 3 ii. Felcj p. 3 1 2. Casper j p. 3 i 3 . §. IV. Sepolcreti con nomi di molte famiglie g, V. Epitafj s cel ti fra' pill antichi. 3 19 VI. Epitafj di un norm solo, 827 §. VII. Epitafj con prenoine e nome- 829 § VIII. Epitafj con terzo nome. 336 §, IX. Nonii di figliolanza. 34 p §. X. Epitafj con prenonie di genitore, 35 1 §. XI. Prenomi e nomi finiti in Al. 35 ^ §. XII Prenomi e nomi finiti in Alisa. 372 §. XIII. Epitafj di tessitura pile rara. 374 §. XIV. Epitafj con la etd del defunto, e con la formola Leine. 386 §. XV. A It re funebri iscrizioni. 388 CLASS E TERZA. Iscrizioni diverse; in laiiiine, in vasi, in donarj, in ogni genere di are e di statue : quasi tutte appartenenti alia Etruria media e alle sue adjacenze. Introdiizione. Si ragiona demonamenti predetti, e del loro stile, 3g8 Formole solenni chc sri si trovano riscontrate coi monumenti greci e latini, §. L Iscrizioni in lamine e in amulcti. 4*5 §. II. Iscrizioni in attrezzi prof mi e sacrip.^i^, Candelabro, ^2i Altra anticaglia. p. 4 ^ 3 . Elmo p. 4 ^ 4 ' Donario d'argento antichissimoj e figurato. 4^5 III. Iscrizioni in Are e in altre lapidi : e in pareti, 43 * 443 X- §. IV. Iscrizioni di basi. Di statuette. Griffbne p. 444* p» 44^* Dea di antico stile^ ivi. Guerriero p. 44^- Dea con porno p. 447- Apollo p. 44^- Giunone p. 449* ^il^cino p. 45o. Lare p, 45 1. Tre statuette di Fanciulli. 45 ^ Statuetta virile. 459 Apollo e Clatra in bassorilievo, o piuttosto lamina votiva. §. V. Iscrizioni in maggiori statue. Chimera. 4^4 Dea con colomba. 4^5 Dea con fanciullo in braccio. 4^^ Erma. ^6-j Statiia di Aulo Metello nel M. Reg. 4^^ §. VI. Corollarj per la Storia di Etruria e delle belle Arti. 1 . Famiglie etrusche scoperte per via demonu-^ menti: loro nomi riscontrati nel latino o nel greco confermano il sistema. 47 * 3 . Error e di Teopompo troppo facilmente creduto da moderni. 475 3. Gentilizj di guerrieri etruschi additati nelle note : gloria della nazione nel militare : sue epoche. 477 4 . Gentilizj di letterati etruschi additati nelle note : dottrina della nazione difesa : epoche della sua letteratura, 479 Etimologia di varie citth etrusche da F'elia^ e di varj paesi da gentilizj etruschi. 4 ^^ Scuole di belle Arti in Etruria scoperte da mo- numenti. 490 Epoche ^elnonumenti etruschi non possonojis- o. XI sarsi in \>ista del disegno ; meglio se ne con- gettura per oia decaratteri. 49 * 8 . L'origine della nazione^ stando a! monumenti^ ottimamente si concilia con la storia^ che la deripa da Pelasghi misti dLidi, 49 ^ ContUma il secondo torno net tcrzu volume. GITTA E RAGCOLTE ONDE SI SON TRATTI I MONUMENTl SCRITTI, CHE NEL TUMO SECONDO SON laFElllTI. AMELIA. Lamina trovata in un sepolcro, pag. 396. AREZZO. Iscrizione bilingue ivi tiovatuj p. 372. Altra etrusca, p. 38 o. Museo Pubbiico, p. 348 , Museo Bacci, p. 22, 20, 44 ^* B E R L l N O. Museo di S. M. Prussiana, p. 112, 1 17, 120, i 3 o. Gemrae. BOLOGNA. Istituto. Gemma di Bolsena, p. 126. Patere p. i 5 i, 175, 179. m useo di S. Salvadore. Strigile, p. 4 * 9 * CIVITA caste LEAN A. Iscrizione di uiia grotta, p. 392. Bronzo Lerpiriano, p. 459. C H I U s I. De^Sigg. Paolozzi, p. 324 segu. Urne e fignline. Urne del Capitoio e di diversi, p. 298, 353 e altrove. C H I A N C 1 A N O. Presso diversi, p. 270, 317, 324 Urne e tegoli. CORTONA. Accadern. Urn. p. 328, 35 o, 069. Amuleto, p. 4 oS. Base, p. 444 ’ Mus. Corazzi Bronzi, p. 4 ^ 1 , 444 > 44 ^? 4 ^^- Lapidi, p. 174 » 388 . Museo Venuli, p. 282, 3 o 6 , 334 ? 355 ec. Urne e figuline, p. i 63 , patera. Museo Sellari. Gemma, p. 93. Altri monumenli, p. 116; 3 io, 329. Museo Goltellini. Urna rara, p. 373. C O L L E. Iscrizioni di una grotta, pag. 348 . C O R N E T O. Ara, p. 433, 434 - Iscrizioni di una grotta, p, 394, e 493 * Di un’urna rarissiina, p. 246. FIRENZE. Museo Begio. Sue modaglie unicbe di Faleria e di Populonia. Cl. I, §. I. Monete quadrangolari, pag. 102. Gemma incisa, p. no. Patcrc, p. 168? 170, 172? i 85 . xm Iscrizioni Ijilingai, p. 270. Urne del sepolrro cle’Vettii, p. 290. Altri monunienti fanebri che formana una gran parte della Glasse seconda. Lamina e sigiilo di bronzo, p. 4 i 5 . Bassurilievo in bronzo, pag. 4 ^ 3 . Elmo, pag. 4 "^ 4 - Vaso d’argento, p. 4 ^ 5 . Statuette di bronzo, p. 44 ^? 447 ? 449 * Chimera di bronzo, p. 472. Statua di Metello, p. 468. Museo de’Sigg. Conti della Gberardesca. Patera, p. i 65 . Villa de’Sigg. March, della Stufa, Ara, p, 43 >. Statua, p. 465. Museo Bonarruoti. Bassorilievo, p. 320 , Statuetta, p. Varie iscrizioni tratte da Dempstero, Altri monumenti funebri di case diverse, tratte da Gori. MACERATA. Idoletto del Sig. Ah. Santini, p. 45 i- M A D R I D. Patera nel Museo di S. M. Cattolica, p. 178. MONTALCINO. Urne de’Sigg. Canali, p. 297. M O N T E F I A S C O N E. Patera ivi trovata, p. 180. MONTEPULCIANG* Urne de'Sigg. Bartolini, p. 809. Monumenti de’Sigg, Bucelli o co» piati da lor MSS. p. 2i3 e spesso nella Gl. II. O L A N D A. Sig. NeWville. Statuetta di Apollo, p. 44 ^* O R V l E T O. Lapidi del Sig. Conte Polidori e di altri, pag. 203 , 820, 321 , 4 * 9 * Figulina, p. 419. P A I) O V A. Colonnetta degli Ecc. Quirini, p. 324. pari g 1. Gemma del Museo di S. M. Cristianissirna, p. 1 15 » Altra del Museo del Duca d'Orleans, p 126. Altre del Co. di Cajius o delle sue opere, p. 127, 129, i 3 i. PERUGIA. Patera del Museo Graziani, p. 168. Statuetta, p. 168. Ara de’Sigg. Conti Oddi, p. 435 Statu«^tta deilo stesso Museo, p. 44 ^* Urne de’Sigg. Ugolini, p. 299. Urne de’Sigg. Meuicoiii, pag. 307, XIV Ara, e b. r. de’Sigg. Co. della Staffa, p. 266, 281. tJrna, p. 347* Urne de’Tinii trovate presso S. Cristoforo, p. 299. Iscriz. in antica fabbrica a S. Manno, p. 4^8 ; in Erma, p. 487. Ara del Museo Vincioli, p. 434* Colonnetta de’Sigg. Conti Eugenii, p. 38 1. Altre Iscrizioni di nobili fainiglie, de’PP. Cassinensi, ed Olive- tani ed altre da’Iibri, o MSS. sparse per la Cl. II. Museo de’Sigg. Montemellini. Lamina, p. 4*4* Patera Ansidejana, p. 162. P E S A R O. Colonnetta e Raceolta d’iscrizioni di Todi nel Museo Olivieri, p. 279, 3 1 1, 382 e altrove. Monete rare, p. 22, 25. P I E N Z A. Urne di Monsig. Santi Yescovo di Soana, p. 3o2. RIMING. Museo Biancbi. Iscriz. funebri, p. 296. ROMA. Museo Vaticano. Statuet. p. 45o, 452. Urne, p. 3i3 e altrove. Museo del Sig. Principe di Piornbmo. Gemma, p. 129. Museo della Eccell. Casa Odescalchi. MedagUe, p. 20. Museo delPEmitientiss Zelada. Classe I, §. 1. Museo Rircheriano. Mon. varj, p. 167 fino a 162, 202, 4*8. Raceolta del Sig. Bjres. Patera p. i63, 186. Rami inediti del Gori presso il Sig. Monaldini. Mednglie, p. 69. Patere, p. 173, e 177. SIENA. time del Sig. Cav. Gori, p. 294 e qualche altra di diversi. TODI. Hodaglie, Cl. I, §. i. Altri Monumenti. V. Pesaro. T O S C A N F. L L A. Urne riferite dal Sig Arcipr. Turriozzi, p. 256, 260, V E L L E T R I. Museo Borgia. Medaglie della Cl. I, §. I. Gemma mariniana, p. 124. Patera, p. i55. Lamine di piornbo, p. 3 12. Monete quadrangolari, p. 102. Bronzi. p. 4*9; e 4^®' Colonnetta, p. 077. Altre iscrizioni della Classe II. VENEZIA. Museo Arigoni. Medaglie. Classe I, §. I. xy VERONA. Museo pubblico : Monamcnti funebri riferiti dal MafFei, p. SaS, 328 e altrove. VITERBO. Palazzo Pabblico. Grande urna p. 275, altri fnnebri Monamenti, p. 353 . VOLTERRA. Palazzo Pabblico. Tre lamine di piombo, p. 3 i 4 > e 393 . Urne scritte, p. 278. Maseo Guarnacci. Medaglia di Lana, p. 22. Gemma, p. i 32 . Bassorilievo, p. 325 . Stataa di pietra, p. 4^6. IJma con bel bassorilievo, p. 282 ed altre sparse in tatta TOpera. Presso de’Sigg. Franceschini. Urne de’Cecini, p. 284* Urne de’Sigg. Sermolli, e Giorgi, ed altre di Volterra, p. 276, 0 Sega. Una patera ivi trovata, p. 172. Altri monamenti tratti da Dempstero, e da Gori sono nella Clas- se II ; e si omettono in quest’Indice insieme con altri meno rari e meno considerabili. PARTE TERZA. il A C C O L T A d’ I S C II I Z I 0 N I E T K U S C H E E m ALTKE ANTICHE d’itALIA CON ANNOTAZIONI. CAPO PRIM O. Iscrizioni che appartengono alia Etruria compresa fra il Tevere e la Macra, e alle sue adjacenze. Quanto sia utile lo studio delle Iscrizioni Etrusche. CoMiNCiANDO io, prima cbe altra memoria d’ltalia aiitica^ a raccorre, e ad ordinare i monurnenti della Etruria piu nota^ cioe di quella posta fra il Tevere e la Macra (0 che la nazioiie dalla partenza degli Uinbri e deTelasghi ritenne sempre ; temo cbe ad alcuni non paja inutile il mio lavoro, o men degno almeno cbe con tanto studio, e con la ricerca della piu ignota latinita e del piu dimen ticato ellenismo si promovesse. Non sono questi, potrebbon dire, i marmi di Grecia, cbe uguaE mente impegnano il filologo per la cognizione de'clas- sici, il geografo per la denominazione de’luogbi, il cro- nologo per la emendazione deTempi, l istorico per la precisione deTatti; dove il filosofo mille notizie rac~= coglie di quelle spente repubblicbe, e dedoro regola- meiiti ; mille esempj su le magistrature,sule confedera- zioni, e su quella graziosissima umanita verso i cittadini, (i) Plin. H. N. HI, 5* Adnectitur septimae (regioni) in qua Etruria est ab ainne Macra ... Tiberis Etriiriam ab Umbris etSa- binis dirirait. Ljnzi, r,II, I 2 P. III. DELLE ISCF.IZIO:.*i ETRUSCHE verso gli osplti, verso i rei ; che secondo la persuasioiie degli aiitiehi, nata in Grecia, di la nelie altre nazioni si propago e si diffuse (0. Gid die ne offre PEtruria soiio d’ordinario squallidi avanzi di sepolcri, ove non altro si apprende che nomi di privati uomini, che a sa- perli non si diviene pin dotto che ad ignorarli : se qual- che altra spogiia di tal nazione e venuta in luce pur con caratteri, poco aitro insegna che vani nomi ; cioe poco piu ci ammaestra che i brevissimi titoli de’Golombarj , ultimo e men curato oggetto della scienza lapidaria. II. lo non paragono termini che sono fra loro troppo distaiiti. La gran fortuna delle nazioni non si abbatte sempre al tempo della loro maggior cultura. Vi ebbe de’secoli remotissimi, chef PEtruria pote non cedere il primato alia Grecia per molti titoli (^) ; ma a que'tempi piu intesa a meritare che a scrivere monumenti^ non ostentavasi ancora alia tarda posterita, e a’suoi annali. Quando linalmente si riscosse, ella si trovd serva di altro popolo; o piuttosto di venuta anch'essa popol ro- xnano. In questo aspetto si dee considerare PEtruria, e PItalia quando i suoi monumenti vogliano paragonarsi (1) Alhenienses, unde bumanitas, doctrina, religio, fruges, jura, leges ortae atque in oinnes terras distributae putantur. Cic. pro Fiacco 26. (2) Della per'izia cUtTirreni nel na^^igare superiore a quell a de'Greci e iestimonio Dionisio Alicarnasseo. L. /, cap. 2 5 . Se Varte di fabbricar mura nacque in Etruria, come s^uol Tzetze (in Lycoph. ^er. 717) anche in cib precedettero a’Greci: lo stesso pub dirsi di altre loro prerogative che si credono anteriori ai tempi trojani. Molto in^esnosaniente ne ha scritto il Sig. Conte Arcos nella Patria primitiva delle Arti del disegno, opera piib^ hlicata da poco tempo; il cui solo estratto Jinora ho potato /eg- gere. Con^etturo perh da esso quanto io de^^ia rispetcare si dotto Cavaliere benche in alcune opinioni da lui dissenta. IN GENERA L E. 3 alia Grecla. Da qiiesto tempo il Toscano^ il Volsco, il Sabiiio, ritaiiano in sonirna^ compagno nelle imprese^ partecipe de'premj, consorte neila gloria e nella citta- dinaoza a'Romani, ordisce un'epoca di marmi^ piu tarda e verO;, die la Grecia, ma non meno istruttiva per ogni sorta di lettere ; e certamente piu gloriosa. Gid basti alFoiiore di ogni nostra nazione, e noiiiinatamente di Etruria, verso chi abusasse della qualita de^siioi moiiu- menti piu antichi per disprezzarla. Lo studio delle antichitd nazionali non dt e trascurarsi^ III. Quanto al pensiero ddnterpretarii, onde mosse il discorso, accordo per ora die tale studio non conduca quasi piu oltre die a legger noiiii di private persone, oscuri e igiioti alia storia. Ma il leggerli con sicurezza, il tradurii con verita, Tesplorare rartificio dcdla lor lingua, il ridurre tutto a sodi principj, e foniiarne uii arte die illustri non quei ch'esistono solaiiiente,. ma quegli ancora die il tempo rendera in luce ; non e og- getto spregevble per una Toscana, paese si culto ; ove queste patrie memorie ogni di si scavaiio ; ove ogni dotto forestiere ne interroga ; ove per sodisfazione del pubblico e per agevolarne lo scifrainento, un Sovrano iiato a proiiiover le lettere coinaod giiii e d'iiiserirvi il lor iiome trae iiuovo argomeiito della stima e deiraffetto die ciascuiia per iioi ha, e di quello die iioi dobbiamo a ciascuiia. Di qui e die in Italia stes- sa, secondo die ci persuadono i libri, ci crediamo or grecij or celti, or tedescbi^ ora iberi; e mutiam nome in certo niodo ancbe noi perche mutiam lato. Sistema di Reychio su le Ori^. Ttal, e sue difficoltd* VIIL Ma a dir vero, niuno di noi va persuaso ap- pieno del suo parere ; coiiosciamo die ogni sistema se e forte per una parte, per Faltra e debole. Reycbio difese il comune delle nostre istoriecbe incominciano da'Greci coloiii ; e priiiia di essi non trovano quasi se non indi- geti ; uomini die Diodoro e i filosofi dicoii iiati dalla ter- ra, Virgilio, e i poeti da’troncbi. (^Aen. VIII y 3i5.) Reycbio emeiida questi delirj circa gbindigeti ; e scorto da luce migliore, congettura die gii uomini trovati qui da’Greci sieiio i posteri di Jafet passati di Grecia in Italia (i). Dopo essi v’introduce le altre colonie grecbe;, riconoscendo anco per greca quella di Eiiea ; cio die Dionisio ed altri avean fatto. Egli prova in oltre, die il Trojano non differiva dal Greco per lingua, ma per dia- letto ( 2 ), percioccbe Dardaiio, die vuolsi Tirreno da Vir- oilio e da Varrone stesso, fu da’Greci e da Gatone stesso piuttosto creduto Arcade (3). Iiitaiito egli non discrede fra noi qualdie piccola colonia settentrionale madre de- gli estinti Aurunci. Gli Etruschi ancora fa venirci di Lidia, provando die Erodoto dee in questo fatto ante- ( j) Bissertatio tie prirnis Italiae colcnis. cap. i. V. etiam Bo- chart. Geogr. S. L. Ill, c. 6. (2) Diss. cit. cap. 12. ( 3 ) Ex Serv. in III, Aen. 167, iWGENERALE* (J porsi a Dionisio vO; anticipando pero di qualclie secolo la venuta di que^Lidj die poi furono Toschi. Maquesto Autore, intento principalmente a provare contro Bo-* chart la venuta di Enea fra noi^ non preoccupo le ob-* bjezioni die han prodotte i moderni. Egli dovea mo- strare tali viaggi non difficili a'Greci andie nelEeta reiiiotissime^ qitando secondo le storie eran essi poco esperti nel navigare; andie in circostanze in cui per penuria di vitto non potean in patria nodrirsi^ e percio lie uscivano. Adunque o dovea estenuare queste difficolta di lunghi viaggi maritimi^ se volea difender le storie die tali colonie ci conducon per mare ; o volendo talor salvare unicamente la sostanza del fatto, dovea mo- strare per quali vie terrestri^ e con quali sussidj potes- sero andie fin dalla Laconia avvicinarsi all Epiro, o alia Dalmazia ; e quindi o per acqua stante la brevita del tragi tto^ o per terra per lo stato diverse in cui forse erano i due continenti^ trasferirsi in Italia. Difficolta de^li altri sisteriti* IX. Da tale difficolta^ e da sottigliezze consimili non e premuto verun de'sistemi, die i progenitori ci fan di- sceiidere dalle Alpi e da'Pirenei. Niuno pero di essi possiam difendere, die non si ofienda forse piu del do- vere la tradizione e la storia ; e die non si trasciiri la critica per un verso, mentre si vuol salvare per Taltra. Si rifiutano le tradizioni delle gredie colonie per la difficolta del viaggio ; ma ne’Siculi die attraversarono in que’tempi Fltalia, ond'eran cacciati (v. p. e quindi per mare tragittarono in Sicilia, non trovasi dif- ficolta di viaggio. Bocco die conduce flotte maritime di Grecia in Sagunto (v. p. 349), dovrebb'essere un isto- rico sospetto a’difensori del sistema ; e nondimeno in (i) F". Piss. cit. cap. 6. io P. Ill DELLE ISCRIZIONI ETIlUbcHE im anjbiguu suo detto (0 posa quasi uiiicameiite Tori- giiie che vuol derivarsi di la dalPAlpi agli Umbri e quiodi agli Etruschi. I popoli di America ritengono fra ia lojro barbaric qualche memoria de’lor parenti; cosi chiamaiisi ivi gii altri popoli propagati dal medesimo stipiLe^ quautunque lonlaiii, e diveimti d'aitro dialetto. In Italia, ove son caratteri fin da Evandro e in Grecia stessa, non si ammetton memorie sirnili ; nemmen pur- gate da’loro accidenti favolosi. Se le raccoglie Gatone si rispoiide die non ba critica; se Dionisio Alicarnasseo, si replica che non ha fede ; se Livio (v. p. 178) si dice che rovescia la stoiia. I medesinii Scrittori divengon oracoli quando lontanamente favoriscono ii sistema ; e cosi ogni allro, sia istorico, sia poeta. Talora al poeta contradice ristorico ; quest! non si nomina ; ne si di- cliiara perche non sia testimonio idoneo. Non discendo a verun libro particolare, non volendo iinpugnarne al- cuno ; accenno i dubbj che qua e la ho avuti iiel legger- gii, ne credo venuti a me solo. Ognuno ne’difensori di tale ipotesi dee confessare piu sottigliezza che non ve- desi in Reychio j ma niuno vi trova tanto consenso di antichi, tanta connessione di avvenimenti, quanta in Reychio. In somma ogni sistema ha del plausibile ; niuno e perfetto. Deirorientale non parlo ; esso e il meno sviluppato di tutti. i) F’. a pag. 2oGalIorum veterurri propaginem Urrihros esse: c asserzione di Bocco riferita da Solino. 11 Cellar io (G-eogr. Ant. T. I, p. 591) fa una giustissima ri/lessione : De prinribus (Se- iionibas hoc difficulter pn>baverit: de Senonibiis qui postremi in Italiarn venerant, conciliatur ita, ut maritimam Umbriam quae inter mare et Apenninutn est, a Gallis eoncedas occupatarn fuisse, eosque Unibris perrnixtos postea ba])itasse. Se Bocco parly in <]if,esto senso benche dica veteruro. vi e. meno difficoltd. N GENERALS. I I DaWesame delle d'halia men note dipende molto tal questione. X. In taiita incertezza o non vi e speranza di riuscire al verO; o risiede neil’esarne delle nostre iingue. In fatti ogni partito vi ha cercato appoggio ; e chi non ha voluto esaminare le altre Iingue, io ha preso dal latino. Debole appoggio. Lascio star che talvolta recansi etimologie che non si tirerebbono ove bisogna nemmen colie mac- chine di Archimede. Dico solo, che influirono nella la- tinita molthdiomi smarriti, Detrusco, il sabino, il pe- lasgico ; come notai : cio basta a render dubbia ogni etimologia che derivisi altronde. Vi e di pin. 11 latino, or pin or meno schietto usato in Europa, oltre il 1200 , al civile commercio e alia propagazione del S. Vange- lo ; in ogni alpe, in ogni capanna, in ogni angolo ha do- vuto lasciar vestigj di se. Che mi si schieriiio que’tanti vocaboli ceiti alfini al latino ; io gli posso credere nati nel Lazio, e guasti fra Ceiti (0. So che questi 35 secoli addietro dovean essere molto scarsi di termini. Fiioco potea dirsi fra loro ti o uls>u ,* se nel celtico si trova engily come mi si prova che da esso derivi ignis, piut- tosto ch'esso sia guasto da ignis {'^) ? Che mi si opponga non esser greci alquanti nomi degli Dei, siccome Satur- no, Yulcano, Mercurio ; e die rultimo, per esempio, dee venire da Merclw^r (jnercator) ed essersi recato [t] V . Hervas Catal. delle Iingue p. iy3, ove confuta anche gli Jutori Fnglesi della Storia Univ. T. IX, cap. 11 ove diconoi difficiimente si puo recare in dubbia che I'antica lingtiaggio cel- iico fosse la lingua cornuiie die per tntta Europa parlavasi. ( 2 ) Altro argornento in conirario io deduco dalle autiche lin^ : giacche gli TJrnbri che pretendonsi Galli in ongine dicon pir, chiaraniente da ttuP j Etruschi che si vogliono propagati dagli Umbri, dicon arse ch’e quasi il latino arsio. V* Dacierin FesL Y. arse yorse, J2 P. III. DELLt: ISCRIZIONI ETRUSCliE da^celti. Si provi aiicor qui in prime luogo die mer- chi^i^r sia aiiteriore a mercator : mi si dica poi perdie i Gelli non recassero o non propagassero il nome di Mercurio fra gli Umbri? mi si spieghi in oltre per- che gli Etrusdii pin vetusti loi" posteri lo appel- iino ThurmSy di"e quanto (v. p. 4^)* E quando bene accordassi die qualdie voce non si po- tesse ascrivere se non a’Gelti, come dimostrare cli'ella non siasi introdotta per via di commercio? Vi com- mCrciarono gli Etrusdii in tempi anticliissimi (*), e questi molto influirono nella latiiiit^.^ come osservai iiella Parte I. Appliclii intaiito il Lettore quanto ab- biam detto^ ad ogiii altra lingua; alia ibera, oiide si credono i Siculi, opinione combattuta non poco ( 2 ) ; alia germaiiica) e alia scitica a cui da diversi autori soiio ascritti i Pelasglii ; opinioni contrastate dalTAstle die gU vuol Fenicj, da Salmasio^ e da gran numero di let- terati die gli vuol greci (3)^ da altri die gli vollero Ga- iianei. XL Adunque escluso il latino, resta Lesame delle altre lingue d'ltalia ; esame sicuro perdie esse nella loro rozzezza meglio die il forbito latino presentano rimma» giiie delLanticliita ; esame intatto perdie queste lingue cresciute per monumenti nuovamente scoperti si leg- gono alquanto diversamente ; esame esteso perdie oggi^ mai non solo veggiam meglio le voci ; ma il loro artifi- zio aiicora, il loro contesto, e piu cliiaro di prima conosciamo la religione, gli Dei, i costumi dltalia an- tica. Ecco quellesame die rimaneva ; ed eccone mature (i) Polyb. ed. Paris, p. 6o5. ( 5 ) Ferrari de Orig. Horn. Sicali fera natio sed indigena. Y.reli- qiia init. dissertationisj et Gastell. in Sicil. Insc. p. XVI* (3) V,pag. j 59, e/?. s? i. in gene 11 ALE. l3 oggimai il tempo ; merito in gran parte di quest’epigrafi etrusche ; giacche sole fra monunienti dltalia sono in immero da formarne sistema e connetterlo con le altre lingue. La questione de^Vltali primitwi come de^^ia ora trattarsi, XII. Lettore, io non son quegli die decida tanta que- stione. I limiti die mi segna il mio talento, le mie co- gnizioni^ Tidea del mio libro son piu ristretti. Non e pero die io non vegga quanto sia agevolata la atoria deglltali primitivi^ condotta la questione a terniine die io la lascio. Niun di coloro die scriveranno su le Origini italidie^ potra distrigarsi da questo nodo ; prote- stando in due parole, come ale uni fecero, die prescinde dairanalisi delle nostre lingue come da cosa impossibi- le ; o die Fanalisi di esse comparsegli sommamente aspre gli da conclusioni contrarie alia storia. No certa- nieiite. S^egli disapprova il mio sistema grama tico, ne formi un altro, die dall’alfabeto alia sintassi mostri Fetrusco piu afline o al celtico o al palestino, die al greco, Ove cib avvenga, io ritratto fin da ora il mio li- bro ; e godo die abbia data occasione a un ritrovamento pill vero. Se poi del sistema approva la parte gramati- cale, e nega Tistorica, che io tutta fondo nella realta di molte colonie gredie fra noi venute (0 ; spieglii onde sia che Fesame della lingua tanto consenta con la sto- ria ; e die nondimeno la storia erri ; quando in simili dubbj la Concordia delFuna colFaltra e quasi la coerente deposizione di due irrefragabili testimonj per giudicar rettamente. Se poi approva andie la parte istorica del mio sistema ; ma vuole spingere il suo lino alFeta iiico- (i) Non parum, sed universatn fere Italiani (Graeci) occupave- yunt etc. Justin. L. XX, cap. i. Eadem Solin. cap. 8. anch& 27. del tomo i, t iutto il HI di questo II tomo^ I 4 P. Ill DELLE ISerjZIONI ETRUSCHE gnite, e farci veoir di Scizia o d^altroiide i primi nostvi abitatori, i quali al sopraggiugnere de'Greci, cangiasser liiiguaggio quasi come de'suoi Siciliani conta Diodoro (Lib. V, Cap. 6), non mi avra avversario ne fautore : tal questione o dee novamente discutersi con somma cura^ o tacersene. Questo studio ^iova alia Storia dellt belle Arti. XIII. Alquanto piu mi fo lecito di entrar qui nella storia delle belle Arti. La paleografia etrusca riceve luce dalle figure die raccompagnano ; e vicendevolmente la rende loro, e alFepoche del disegno. Questo sussidio manco al Go. di Gaylus il primo die riducesse a siste- nia i lavori deiranticliita rimota, come fa ora dela- vori del medio evo il Signor Gavaliere d’Agincourt. Niun’arte nasce perfetta ; e le piu difficili son le piu tarde a maturarsi. Il Gaylus non pote miire alia gran perizia del disegno e alia sua erudizione certe notizie positive, cli'eran necessarie a taFopera; e Winckel- mann, ed altri die le ban supplite in certi generi, non ban fatto cosi in tutti, e special mente in proposito di etrusco. Essi suppongono avanzato il disegno in Etru- ria prima die in Grecia. Se parlasi de'tempi anticliissi- mi, ne'quali so die gli Etrusdii nella navigazioiie al- nieno, e forse in piu arti(0 prevalevaiio a'Greci, io non entro a questionarne. Se parlasi de’ tempi, a’quali spet- taiio i munumenti die abbiamo, io non so accordarlo ; perche trovo die Mirone e Fidia iiacquero fi’a il 200 , e il 5oo di Roma ; e Plinio benche impegna.i) per la glo- ria d’ltalia non mi trova un nonie iiazionale da coii- traporre a tali statuarj. Ma senza cid, la paleografia etrusca mfinsegna in qualdie modo Fepoclie de'suoi stili (v. pag 1 ^o) ; la paleografia greca mi addita Fepo- {i) y* €fuesta prefazioue nota 3 . I N G E N E R A L E. 1 5 die rcspettivanieiile de'suoi. Con questa nuova guida io coiifronto bassirilievi, medaglie, gemme, vasi di ere- ta, bronzi delle due nazioni ; trovo die di varie opere delbarte ascritte agli Etrusdii alcune deon rendersi a’Gred; di altre dee dubitarsi ; e die in iiiun genere debnonumenti ddesistono, i Greci sono inferiori di me- rito 0 di tempo agli Etrusdii. Esposi a lungo questo mio sentimeiito in una dissertazioiie circa la scoltura antica ; ora in proposito delle iscrizioni die spiego, non lascerd di dichiararlo, e generalmente non per- dero di veduta la storia delle arli, in quanto essa pud aver luce da’caratteri. Nuovo sussidio e anche questo, e da dovere perfezionarsi col tempo ; dipendentemente sempre dallo studio di quebiomi etrusdii, da'quali e cominciato il discorso. Mi si opponga ora, ch'essi non interessano ne il filologo per la interpretazione dei classic!, lie il geografo per la denominazione deluo- glii, ne il croiioiogo per la emendazione de’tempi, ne Fistorico per la precisione de’fatti. Divisione di qiieste iscrizioni. XIV. Dalla utilita delle iscrizioni etrusclie passo al metodo con cui le dispongo e le spiego. Siccome il mio oggetto primario e la lingua, cosi a questa fo die serva principalrnente la economia di tut to il Trattato ; e die le cose piu facili a intendersi mi spianino il cammino alle piu difficili. Quindi io divido il Gorpo delle Iscri- zioni in tre classi. La prima conterra le iscrizioni delle medaglie, delle gemme, delle patere ; die consistono per lo piu in nomi solitarj e staccati da ogni altra vo- ce. Gomprender^ la seconda le iscrizioni mortuali se- gnate in tegoli, o in qualsiasi foggia di olle, o di urne ; parte della etrusca lapidaria piu difficile die la prima ; e die dee agevolarsi con la disposizioiie, procedendo a iG P. Ill DELLE ISCniZIONI ETRUSCHE poco a poco come di confronto in confronto, cosi di no- tizia ill notizia. Nella terza saraii raccolte le iscrizioni die nelle due precedeiiti non liaiiiio luogo ; special- mente quelle de’donarj, ed altre piu lunglie e piu ma- lagevoli a interpretarsi ; poiclie non lianno, come le precedentip la luce di iiiolti esempj. Lezioni ed emenda di esse. XV. La lezione die do di ciascuna epigrafe e quella die ho tratta io medesinio da'monumeiiti ; ve ne ho aggiuiite aiico da’libri, o dalle copie coniunicatemi da- gli amici. Veggo die piu sicuro metodo saria stato in- ciderle in rame : cosi ogni lettera apparirebbe meglio or certa, ora equivoca ; giacche di questo genere ve ne ha niolte nelle lapidi etrusche, come altrove ho av- vertito (p. Ma tali diligenze non si usano per li- bri portatili. Supplisco pero in quanto posso ; i per- che a fissar regole nella II Parte scelsi gia i piu coiiservati monumenti ; 2 .® perche di quegli die mi son veiiuti alle mani iPesdudo alcuni^ dubitando di lor vera lezione ; 3.® perche in altri piu coiiservati, e solo dub- biosi per qualche lettera, congetturo della loro emeii- dazione, come si fa in latine lapidi ; appoggiando sem- pre la mia opinione a esempj confer mi. Che se alcuiio riscontrando sul luogo le stess^epigrafi, vi trovera, o gli parra di trovarvi qualche caiigiamento, Pascriva ad una di quelle iiiolte cagioni die da uii anno all’altro vanno alterando tali anticaglie, particolarmente in luoghi men custoditi ; Pascriva alia difficolta di riuscir senipre in si fatte copie; Pascriva a umano erramento; non iiiai a quella industria, veramente indegna d’uoiiiini di lette- l e, die consiste in alterare Pautorita de’monumeati per- che non abbatta Pidea de’loro sistemi. IN ti E N E 11 A L E. 17 Siipplcinanto cli vocalij e Jinali* XYI. Riferita riscrizioiie, la leggo ove puo esservi ambiguita , aggiugnendo a ogni consonaiite la sua ausi- liarci come si usa in lingue orientali, o la sua finale. Noi veramente non possiam sapere quali massime in cio avessero gli Etruschi : pub essere, che parlando ve Fag- giugnessero ali’uso di que’Latini die scrivendo era pro- ferivano cera (p. 90) : pub essere die la loro ortografia sia un ritratto, quale Quintiliano lo desidera (0 dalla lor lingua e pronunzia ; la quale equivocaniente e appena toccasse quelle vocali, come in qualdie lingua di Oriente osserva il Finetti (^) ; o del tutto le omettesse^ come senz’andar nel Settentrione^ in tanta parte d’ltalia si fa tuttavia. Ma il supplire a ogni consonaiite Fausiliare e il compier le voci, non solo ajuta la pronunzia e agevola Fintelligenza del vocabolo ; ma fa conoscere anclie Fori- gine della lingua: tanto piu die le iscrizioni di Etruria piu anticlie son meglio corredate di vocali^ die il co- ni une delle altre. Questa osservazione e di gran mo- mento contro il sistema germanico^ o il celtico. Si fa quasi certo per essa^ die Fetrusco non vien di Setten- trione; ma die ha originalmente un indole somigliante al greco e al latino. Riducansi dunque le voci al vero lor essere ; cioe si suppliscano le vocali ; e come neVersi citati a pag. 222 dmand proferito domando perde ogni apparenza di estraneo, e ricupera tutto il suo ita- lianismo ; cosi | 1 ^ 8> Phsti pronunziato Phasti tornl (1) Ego (nisi quod consuetude obtinuerit) sic scribendum quidque judico quomodo sonat: bic enim usus est literarurii ut custodiant voces, et veiut depositum reddant iegentibus. Ld, c. 7 . (2) Fronuriz 'iano per esempio non proprianiente A ed E, ma un suonn oscuro rpiasi rnisto di amendue. Trait, de' Lin^ua<^^i pa^. 1 84 * anche it nostro Trait, pa^, 18 1. LANZIy T, II. 2 l8 P. Ill DELLE ISCRIZIONI ETRUSCHE^ eC. vocabolo nostrale 5 e si termini aiicora, dovendo leggersi Phastia (0. XVII. Questo compimento di voci tronche simil- mente dee far si ; Fanalogia non comparisce ne'voca- boli deVersi precitati ; se non supplendosi le finali : Uomn pare ivi una voce barbara se non leggesi Uomi- ni. Cosi fo io iielFetrusco, fin dove mi scorgono gli esempj : dove mi abbandonano, sinceramente confesso di non sapere pin oltre. Delle annotazioni, XVIII. Le annotazioni son dirette principalmente alia lingua ; a stabilire sempre meglio il sistema; a fornir le regole di nuovi esernpi 3 a dichiarare, a scerre, talor a emendar cio die scrissi. Nello scoprimento delle lingue piu che altra cosa persuade la moltiplicita degli esernpi : questi seguiranno a far la prova di ogni regola gik fissata ; e le note che in poco ricorderan di essa il sunto 0 la pagina (2)^ gioveranno a connettere la regola col nuovo esempio. Ne trascurero secondo mie forze altre annotazioni e riflessioni^ specialmente ov e possano servire alia storia di Etruria e delle sue arti. (1) r.pag, 53 e 234. ( 2 ) Citandosi la III Farte si agglugnard T. II, P. Ill I s c R I z I o rc I ^9 C L A S S E P R I M A V ISCRIZIONI IN MEDAGLIE, IN GEMME, IN PATERE. §. I. .Descrizione delle Medaglie riferite nellc Tavole V, VI y VII di quest' Opera. Kam. T. I^n. i, 2. I. (Camars, Clusium (0) Un cignale. — j(/RM Uii ciguale cou un Gacciatore. Una lunetta per parte. (Kf\ Cignale — V3/1<1- Cignale con cacciatore come sopra. Quadranti unici del Museo Arigoni (Num. Etrur. Tab. V, et Num. Populor. Antiq. T. XYIII. Cosa Tab. 1 , n. 3 , 4 * II. COSA (Cossa (^)) Testa di Gavallo con freno — Testa di Marte barbata e galeata. (1) Viscrizione e un misto di latino e di etrusco. p. 171. Leggo Rani{ doe Camars. Livio: Clusium quod Garnars [in aU cutd MSS. e in Polibio leggesi Gamers) olira appellabant. Lo credo nome accorciaio da Camares, come dichiarero a pag. 46. La seconda iscrizione par mi da supplirsi con una M, che chia-^ raraente c nella prima. Ne comparisce vestigio in una lettera scancellata ; c dee unirsi con la leggenda del ro^esciOf onde for-- mini KAmRAEV. Esempio di simile divisione e nelle medaglie di Cossa e di Populonia. Supplite le lettere secondo le regole stabilite vi leggo Catnaraeum ; Camartiuin come in medaglie greche KvfMCilCOV Cuma norum. (2) Cosa e pill comunemente Cossa scrissero gli antichi: i Greci, e Virgilio anche Gossae. F* Demstero p. 97. Ora e delta Ansedonia, 20 P. ni TSCniZlONI COZA Testa di Pallade — 2AN0 (Cosanorum (0) Te- sta di cavallo con freno. Medaglie in bronzo, uniche del Museo Borgia. V. Eckel Syiloge Numor. vet. ane- cdot. Musei Caesar. 8 i. Faler Tab. n. 5 , 6, 7. III. FA^ e staccatamente HP {Faleria (^)) Fra queste lettere e un^Aquila con serpente fra le ugne ; nelParea una foglia e un fulniine — Testa di Giove laureata. Me- daglia in argento unica. Nel Museo Regio di Firen- ze. Eckel, JNumi veteres anecdoti pag. 9 . FAAEUIN {Faliscorum{^)) dentro una corona — Testa di Giove. Medaglia in bronzo ovoia ne'musei. FA Una Vittoria — UiPaquila die divora una lepre. Neirarea una specie di ruota. Nel M. Regio FA e FA A in medaglie d' argento di tipi dioersi, Eccone alcuni ; tratti dal Museo Regio, e da quello della Eccellentiss. Casa Odescalchi, chefu gid. della Regina Cristina di Soezia. Il fulmine e Vaquila, or posata in terra, ovoero in un piedistallo ; or in atto di predare una lepre, 0 un serpente : in oltre una te- sta di Dea coronata di largo diadema ; finalmente il tripode, e i rami di alloro, (1) La terza letter a e S come a p. i 3 i. ZA e sillaha ripetuta, esempj a p. 249* LHntera voce e Cosanom per Cosanorum ; come provai a pa^. 2 ^ 3 . (2) Cost scrivono il nome di Faleria alcuni antichi; altri Fa- leriurn. Nelta medaglia si siegue la ortografia nazionale della F per (p, Ved. pag. 64 e 98. Forse il A ^ stato consunto dal tempo ; rimastevi le due lettere H, P. ( 3 ) La Cittd da'Latini fu delta Faleria; gli ahitanti Falisci; quanlunque Falisca sia nome pure di Cittd. V . Cluverio Ital. Antiq. pag. 237. Fid no a Caprarola rimane una picciola chiesa di Nostra Signora, delta S. Maria in Falisci. La cittd si pone in que'ccntorni, 0 in Civ. Castellana. 21 IN MEDAGLIE ETRUSCHE* Gra T. 1 , num. 8. IV. rPA. Due aquile sopra uii fulmine — Testa di Glo- ve. Una lunetta d’ambe le parti. T?Kvisca. Due Aqui- le^, e tre giobi : separatamente KPH. Lo stesso tipo con la prima iscrizione^ e in oltre OEOV, forse nome di ma- gistrato ; cosi il precedente. Pellerin T. I, tav. 7 . Sestante unico del M, Arrigoni ascritto a Gravisca, Ilsj Ilu ec, T. I, n. 9. Una ruota di sei raggi Un ancora con lettere in- torno. Assi del Museo Bacct in Arezzo, II tipo e ovoio aU trooe^ ma senza lettere, Talora entro la ruota e una lunetta^ come in un quadrante dello stesso Museo: in unoncia delV Emin. Zelada dalla parte delV Anco- ra J W: JVel M. A rig. Luna T. 7, n. 10. VI. flliV-1 {Luna (3)) Uno stelo di canna e una ruota divisa in quattro partly e cinta intorno di raggi^ nel mezzo quattro giobi, e altro simbolo men conservato — (1) Ilva (^n. VIII, V. 17) in Vir^ilio: ast Ilva trecentos; m al- tri Ilua. U Ancora, che co*suoi angoli forma anche le lettere V, dd, luogo a leggere le iscrizioni Ilv, Hu, Ilua, ma dubbia-^ mente. (2) Non pub secondarsi Vopinione del Passeri, die la lunetta prende per nota di semisse; aggiugiiendo che taholta si scambia in V. Del significato di questo simbolo si addurrauno alcune eongetture nel §. Ill esponendo le medaglie che si attribuiscono a Volterra. (3) Nome italico ; presso i Latini antichi Losna : [p. i23.) Da dorico: aferesi, col cangiamento dell’a in u, di cui r. a p , 208. 22 IN MF.DAGLIE ETRUSCHE. Test;! barbata^ con un serto di fuglie; dietro essa X ; so- pra due globi, che unit! a’precedenti formano il semisse. Medaglia unica del M. Guarnacci. V. Passeri lib. cit. p. iSiy eil Guam. Grig. T. II j p. 237 . Peithesa T. T, n. ii. VII. 3 01 31 Una civetta — Testa di Mercurio. Presso il ch. Sig. Gan. Sellari in una lettera al Sig. Bar- thelemy. V. il Passeri (1. c,p. 147 ) che legge Puithe- sa. La lezione da me proposta e tratta da due meda- glie di ottima conservazione, vedute ne'Musei Olwieri e Bacci. Puplana e Pupluna Tab. II, n. i,a, 3. VIII. fl H fl d 1 VI {Pqpulonia (0) Una Gorgone cinta di nastro^ con lingua fuori della bocca — Una Luna, nella cui curvita e un tridente. D’ambe le parti X. il/ie- daglia in argento unica con iscrizione : nel M. R. Ivi con simil oolto n^esiste una in mezzano bronzo ; che nel rooescio ha sei globi ; ed altre in argento con tri- dente ^ o anche senza verun simbolo nel rooescio. d1 VI {Populonia) Testa di Vulcano e due globi — f\ Y\ Un martello con tenaglie ; di piu quattro globi. Vi e in- dicato anche il yolto di Pallade. Semisse unico del P. M. della Valle M. C. passato ora nel M. Borgia. Lo stesso tipo senza il oolto di Pallade e in altre rac- colte. f\ n Vd IVI Civetta sotto una Luna e due stelle — Te- sta di Minerva con due globi. V. Mazzocclii : diatriba sopra Torigine de’Tirreni nel Tom. Ill delle disserta- zioni Gortonesi. Eglifu il primo a scoprir medaglie di Populonia. Questo tipo e oooio. La testa di Mer- ( 1 ) V. p. questa diversitd di norne nclle monete di una sLtssa cittd si ascrive a rozzczza di qite tempi, che cagio- nava alterazioni simili ndle medaglie ancora di Grecia. P. Ill I S G II I Z I O N I 23 curiOy i caduceiy il pesce sono simboli piic rari nel M. R. Una medaglia d'argento, che per qualche let- tera^ si congettura essere della stessa fabhrica, ha nel dritto iina Clava con altri simboli men conservati ; nel rooescio una testa di donna coperta di una pelle leonina. Di queste medaglie o. il ch. Eckel^ die le il- lustro nel classico libro intitolato Numi veteres ane- cdoti. Di Populonia o. a pag. lo e seg, Tla T, II, n. 4 , 5 , 6. IX. /R J t (^Telamon (0) Una prua di nave — Due te- ste barbate come nel Giano delle monete romane ; nia coperte da un cappello che termina in cono. Triente unico delM, Olivieri, Il dotto possessore fu il primo che lo spiegasse, Ued, diss, della Fonda- zione di Pesaro pag. 42 . Leggesi dubbiamante sotto una simile prua — Nel rovescio e una testa virile, galeata, e una Luna. Nel M. Guam, y, Orig. Ital. T. //, p. 288. ^ Testa di Giove Prua di nave. Quattro globi per banda. Ne'rami inediti del Gorl. Tutere T. II, n. 9. 3(33t Vt (^4) Cornucopia — Aquila ; semisse. Lo stesso tipo in triente, nia e raro ; col solito segno degli assi Romani ed Italici e rarissimo. Ta- lora e aggiunta la lunetta anche alVasse. Num. 7 . 3 O 3f Vt Una Lira Un Lupo die dorme : una lu- netta, e talora due. (1) Cost i Latini antichi scrisser dcimas per decimus. V, p, 182 e la Tav, del dialetto etrusco lett, T. ( 2 ) IL Passeri lo crede sesto caso ; come ne’bassi tempi CONOI> Constantinopoli obsignata : pub credersi relto, trovandosi in neutro simile terminazione su le T, E. sacre per sacrum. Todi (} in Umbria ; perche si collochi qui v, il §. Ill* 24 P- III ISCRIZIONI 50 3tVf Due clave Una maiio arniata di cesto. Triente, Num, 8. Vf Uii’Ancora — Una Rana. Quadrante. Vf Un Tridente — Una Cicala j di rado un fiore. Se- stante. Num» lo. Una Lancia — un vaso: piu rare tipo e la Rana e ja Testuggine : ed anche il grappolo e la lancia. Once, Num. 1 1 . 3 0 3f Vf Una troja con tre figli — Testa virile co- perta di cappello. Piccola monetay di conio assai ragio- iievole. — Le monete ovali, die hanno una clava, e uno o diiCy o pill globetti per distingiiere le parti delVas^ se, son pure di Todi. Di tutte o. Passeri (Paralip. in Dempsteri libros pag. 1 7 G) il quale anche scrioe del- rOlivieri, essere stato primo a render e V iscrizione Tu- tere alia sua vera zecca, Egli riferisce altri siniboli di queste monete piu rari; il capo di Giooe^ di Mer-^ curio^ di Sileno, di Satiroj ed anco la spina. Notisi che alcuni de'predetti quadranti ec.^ che ascrivo a Todi per avergli veduti in piu imisei con la sua leggenda ; in Dempstero, in Gori^ e in altri libri si trovano con la epi- grafe d !? e si danno agli lliesi. VelaLkri Tab. ///, n, i, 3. XL 3 {Volaterrae (0) Deilino e nota di asse — Due Teste virili^ imberbi con cappello a cono, o con cappello rotondo. (i) Si^nificato cont rover so ; di cui scriverb dopo poche pagine. Uintero vocaholo credo che sia Velatria ; cosi Phasti Larthi, Louceri deon mppUrsi con A [p. 192 , e 3o8 e alt rove.) Cosi forse Festo ; Faleri oppidum a sale dictum ; tenninazione popolarc come altre di cUtd a p, 382 altrove alVuso romano leggesi Fa- leria. IN MEDAGLIE ETRUSCHE. ^5 La stess^ iscrizione intorno a uiia mezza Luna — Le teste gia descritte : credesi semisse. L^ stessa eplgrafe intorno a una clava coHaggiunta di una lunetta Le stesse teste. Del medesimo tipo tro- mnsi le altre parti delVasse. V. Dernpst, Etr. Reg. Tom. I, pag. 35o, et seq. I\fi son riferiti tipi quasi tutti dal Museo Regio. j <30 fl J 9 ^ 1 1 — ' Due teste come sopra. Dupondio rarissimo del M. Regio. Dello stesso tipo vi e Vasse con le sue parti V- Dempst, Vetliina Tab* III, n. 4. XII. C\^\ fl ^ fra otto raggi di ruota — Un anco- ra, ove e notato I. (0 Asse uni CO del Museo Olioieri, ascritto a Vetulo- nia dal Passeri pag. 182 del citato libro, PI . . Lo stesso tipo ; ma con V neirAncora. Quincusse unico del M. Bacci. Lo stesso in oncia con una lunetta. M. Borgia. Scure o simil simbolo — Ruota. Semissi e altre parti delVasse. ^ Lo stesso tipo, talora con una lunetta. Piccole mo~ nete di conio ne musei gih citati, Incerte T. Ill, 9, 10 ec. XIII. Un elefante, or con una or con altra di queste lettere, ftl, 3, — Testa di Moro. Monet e in piccol bronzo del M. Regio, e di altri in Toscana. Con qualche lettera oi sono altre medaglie che descrioo al fine del §. III. ( I j Secondo Vanalo^ia di Pupluna s^rivean Vetluna, Delia a rovescio v.p. 169. 26 P. Ill ISCRIZIONI §. II. Ossermzionl generali su le monete etrusche ; loro peso^ e lor'epoca. Ecco le monete delFEtruria media conosciute finora. Porlii anni addietro erano incognito non men che le cu- ficlie ultimamente scoperte dal dotto Sig. Adler (i)^ o le ispaniche greco fenicie^ che presto avran luce dal Sig. Arcidiacono Perez^ letterato pari a si ardua impre- sa ( 2 ). L’etrusche sono state puhblicate in altri tempi per ebraiche, per fenicie, per greche : Mons. Pellerin scrit- tor si versato e si recente ne riferi una di Todi (3) ; e su la fede di Begero Tascrisse agli Iliesi. Ora puo parlar- sene con maggior sicurezza ; frutto delle copiose raccol- te, che ne son fatte. ( 4 ) Insigni fra le private sono la Oliveriana in Pesaro^ la Guarnacciana in Vol terra, la Borgiana in Velletri 5 in Roma quella delFEmin. Zela- da, che illustro con eruditissima dissertazione diretta al Sig. Card. Archinto. Ivi puo vedere il lettore la noncu- ranza in cui tale studio e giaciuto per lungo tempo (5) e (i) Museum cuficum Borgianurn Romae an. 1782. II Museo Cufico Naniano e stato in quest’ anno illustrato dal ch. Sig. Ab. Assemanni : lo studio e nuo^o, e diviene sempre piu interessante per la storia di molti Principi asiatici, fin dal Sec. J^II della Chiesa. (ci) V. Perezii de numniis hebreo-samaritanis diss. 1781. Que-^ sC opera e una preparazione all’ ultra delle medaglie sconosciute di SpagnUj ch’egli promette a pag. fyi. ( 3 ) Recueil de Medailles des Peuples T. I, p. 67. Altri equivoci nolo I’Olwieri 1 . c. pag. 46. (4) ll prirno che ne adunasse un gran numero fu V Arigoni spesso citato ; nia quella raccolta non so che esista. ( 5 ) De numrnis aliquot aereis uncialibus epistola. Romae 1778. Vidi nescio quo fato accidisse ut autiquissiinum monetae genus praeteritum a multis esset . . statim igitur hoc mibi vel seposi- tum vel rdictum arripui. Pag, 3 . DI MEDAGLIE ETRUSCHE. \ le questioiii die si agitano in questo geiiere. A 1 preseiite mio intendimento non altro richiedesi, se non die io premetta varie notizie su Fasse antico \ e con esse mi apra la via a stabilire^ in quanto si pud, Fepoca del- Fetrusche medaglie e de’lor caratteri. Asse e sue partis II. Fu gia un tempo in Italia, die Asse e Libra di dodici once eran voci sinonime, e regolavano la deno- minazione, il conteggio, la divisione della moneta. L asse elFettivo era una moneta di rame non gia battuta, ma fusa ; di figura, come credesi prima quadrilunga (0, indi ovale, poi rotonda ; di peso librale. II semisse peso sei once ; quattro il triente o sia la terza parte delFasse ; il quadrante tre ; il sestante sei ; Foncia portd nel nome similmente Fidea del siio peso ; il qiiincunce, moneta di cinque once, e raro ] quelle di 7, 0 di 8, le ho lette, ma non vedute. Il numero delle once s’indicava col nu- niero di que'globetti, die ilomino neila descrizione: pel semisse usarono anco la iniziale (2) ; cosi, almeno in Adria, per la libra usarono b : ma comunemente il num. I e segnato nelFasse, II nel dupondio moneta ra« ra; V nel qiiincussc ; X nel decusse ; monete rarissi- me, die bastano ad onorare un museo ( 3 ). (1) Olwicri. Fondaz, di Pesaro p. 28. (2) La S tro\^asi non solo ntlle monete di Roma^ ma in aUune anco di Etruria. lA dee venir da Semis, qui forse da selieam ehe nelle T. E. signijica lo stesso. V. a p. 276. ( 3 ) Quincusse con numero non conosco, oltre quello che citai, J)ec\ks,ii di Roma con numero^ son riferiti dalV in goni, I. c. tab. 21, 23 . . e da allri, Uno pur Romano ae citai a p. i di figura quadrilunga ; e persuaso dalVanalogia deprecitati dc^ cussi, tale lo nominal. Aggiungo non essere inoerisiniile che sia quincusse, pesarido cinque libbrc in circa ; e general rnente noto essere la moneta quadrata la piu rara e la tneno cognita. No- tisi che i prcfati segni ddle once non si troi'ano mai in mo-- 28 P. Ill ISCIUZIONI E PES9 Vario peso de^li assi. III. Se questo regolameiito fosse stato iiivariabile in Italia, non vi sarebbe differenza di peso da monela a moneta. Ma il regolameiito si vario ; onde nelle grandi raccolte vedesi, die I’asse ha corrisposto a 20 delle odierne once roniane, a 18 a 17 e mezza, a 16 a 16 e niezza, e cosi degradando sempre si arriva fino al peso di mezza oncia. Iiiteiidasi quanto dico di tutto il corpo della italica moneta, non gia di ogni zecca particolare. Adria secoiido Fesperieiize di Passeri comincia da uiia asse di 18 once; Volterra da mi asse librale; e termi- nano in un asse die non giugne a quattr’oiice. Todi dall’asse di i5 once scende gradatamente alPoncia i e mezza. Roma da mia libra alquaiito piu grave della odierna arriva lino alFasse di mezza oncia. Epoche de^li assi romani. IV. E quanto alia zecca romana abbiamo quattro epo- die da Plinio, die servono a determiiiare in qualche niodo I’etk delle sue monete. Egli racconta die Servio (dovett’essere intorno al 200 di Roma) istitui Fasse li- brale ( 0 : die nella guerra Punica Prinia (comiiicid nete d’ar^ento di RomUy di Sicilia, della Campania, del Sannio, della Magna Grecia, come nelle lor monete di rame. In Toscana non dee supporsi il contrario ; e se in alcuni gabinelti esistono in, argento un quadrante di Volterra, un sestante di Populonia, un oncia di Todi, pubblicati per monete legittime, io non le reputo, tali; tanto piu che avendone veduta qualcuna, \>iho troeatialtri segni di falsitd; essi vengono da conj moderni rifatti sopra gli antichi. (i) Non e certo che non vi fosse moneta in Roma prima di Ser^ vio : vi e chi ammette sotto Numa monete di piornbo, di ferro, di terra cotta ; vi e chi nc ripcte I'uso sino da Giano. T/. U Demp- stero E. R. T. I, 346. La sentenza di Plinio si e la piu comune, Se innanzi Servio vi furono monetieri in Roma, essi potean pre^ parare, e dar giusto peso agli obeli o verghette di metallo che Flinio dice usate gid in Roma, Plutarco (in Lysand. in Grecian. DI MEDAGLIE ETRUSCHE. 29 verso il 49 ^) I’asse fu ridotto a due once : cbe iiella guerra di Annibale (circa il 536) diveniie unciale : linalrnente die per legge di Papirio Tribuno della piebe iiel' Consolato di Scipione e di Lelio (I’anuo 563) si ri- basso alia mezz'oncia (0. Le altre diminuzioni die I’lsto- rico non racconta, nia dal peso delle monete, come ab- biani detto^ ci vengono manifestate, il Passed le crede fatte a poco a poco ; onde gli assi quanto van diluiigan- dosi dal peso librale ; tanto anclie dall’eta di Servio si vadano slontanando. A tal sistema fa guerra il testo di Plinio autorizzato anclie da Festo e da Varrone ( 2 ), die Passe fu librale lino alia Punica guerra I ; e die riduceii- dosi alle due once vi si guadagnarono cinque sesti. Quiiidi alcuni ban voluto corregger Plinio ; ma vera- niente lo ban guasto^ come ha divisato il Sig. Ab. Ode- rico in una bellissima Dissertazione inserita nel Gior- iiale Pisano (3). Egli crede die Pepoca segnata da Plinio non deggia riferirsi ad un anno determinato ; ma a a3 anni die duro quella guerra: in essi venue in piu (1) Servius Rex primum signavit aes. Antea rudi usos Roinae Remeus tradit. Signaturn est nota peciidum ; unde et pecania appellata .... argentum signaturn est X. V- GDLXXXV. Q. Fabio cos. quinque unnis ante priinurn bellurn punicutn. Et pla- cuit denarius pro X iibris aeris, quinarius pro V sestertium pro dipondio et semisse. Librae autem pondus aeris imrninuturn bello Punico Prirno quum impensis Re:q). non sufficeret, consti- tuturaque ut asses sextantario poridere ferirentur . . ita quinqua partes iucri factae. Postea Annibale urgente, Q. Fabio dictatore, asses unciales faeti, placuitque denarium XVfassibu> pennu- tari, quinarium octonis, sestertiurn quaternis... IVlox lege Papyria semunciales asses facti. Plin. Hist. N. XXXI II, 3. ( 2 ) V. Fest. V. Aes. grave. Ex singulis assibus lil)raiibus denos fecit qui tantundem valerent. Varr. R. R. I, ro. CGLXXXVIU scrupila quantum as antiquus noster ante belium punicum pen- debat. {^) T. XXXIII, pag, 1 56. 32 P. Ill ISCRIZIONI E PESO per lo piu negli esempj sopraliegati. Dipoi, potea Ser- vio^ o altri che fosse, istituire assi librali quaado gli al- tri Stati Taveano molto piu leggieri? Poteaiio i succes- sori sminuirne il peso notabilmeiite, se gli altri dominj lo teiievaiio ugualmente alto ? Poteva variarsi o per uiio Stalo o per Paitro Pequilibrio della moneta in uii tem- po, cbe i vicini erano in contiiiua gelosia de’vicini; in cui il rame, non coniato ancora Targento, era il tesoro degli Stati ; e adoperato a molti usi in veee delPacciajo era anche la loro armatura e la lor difesa ? Non giova rispondere che in oggi i pesi e le monete variano tra'confinanti : le circostanze non son le stesse; il rame non e si preziosoj Pistituzione della moneta non e re- cente : in tanti secoli si son facilmente alterati certi primitivi regolameiiti tra'finitimi ; e quando si deggia venire a calcoli o ridurre monete estere a nazionali, Parte di farlo e piu nota, piu universale, piu agevole quanto i tempi sono piu colti. Epoca della moneta etrusca e de'suot caratteri. VII. Stabilito Pequilibrio fra la moneta romana e Petrusca, se non col rigore di quel Gronico, almeno con una morale proporzioiie, resta fissata Pepoca di queste anticaglie e di questi caratteri entro un discreto giro di tempo ; die dal fine del V secolo, quando anche Passe dei Romani si avvicinava al peso di due once, ri- torna indietro gradatamente fino alia libra, o in pochi anni come vuol POderico, o in molti come vuol Passe- ri ; ma senza trapassar il corso di due in tre secoli, se non forsein qualcbe pezzodi una rarita prodigiosa. Anzi per la moneta rotonda, credo che basti risalire non piu oltre che al quarto secolo di Roma, specialmente negli assi scritti; moda piu tarda. I costumi si cangiano a poco a poco. E verisimile che prima di ritondar la mo- m MEDAGLIE ETRUSCIIE. 35 iieta lutigo tempo si continuasse a far use di assi qua- drat! ; giacche lungo tempo sembra durata Tusanza di ammontarii iielle staiize e la figura quadra ta, non la rotoiida, era a proposito per collocargli in tal modo. JN'ebbero anco gli Etrusclii quantunque ne sia molto raro il numero perclie la vecchia moneta si disfece quasi tutta per riduria al sistema nuovo : sistema per altro che non escludeva affatto la moneta quadra ta ; veden- dosene alcune di bel disegno toscanico ( 2 } e di gran ri- lievo. Obbjezione dedotta dalla patina. Si risponde, VIIL Vorrei veramente in questo discorso dissimu- lare la contraria sentenza che con lunghe dissertazioni difese Monsig. Guarnacci ; ma i principj che sieguo in tutta rOpera mi obbligano a confutarla. Accorda egli, che qualche parte della etrusca moneta spetti alia eta che abbiam detta ; ma la parte maggiore vuol che sia di iniantichitd indicibile, incredibile^ estrema^ di tanti secoli anteriori anche a Sergio Tullio (3). Egli aie appella alFocchio, che vi vede una patina infinita- (i) Quod iisses librae pondo erant, qni acceperant majorein numerum non in arc^ ponebant, sed in aliqua cella stipabant, id 4jst com ponebant qur/ minus loci ocenparent: a stipando stipcm dicere ceperunt. Varro Ling. L. V, lO. Qui son descrilti gli assi quadrilunghi: i rotoudi che ci restano son quasi globosi^ e percib non atti a tal collocazione. (“1) Tuscanicus non si dice da’Latini ne di uomo, ne di fiiimey ne di altra cosa nazionale, ma sol dello stile che noi chiamiamo ctrusco ; signa tuscanioa, opus tuscanicuni. Delle sue epochs, e della somigtianza che ha colVantico greco, parlo hr elements, nella dissertazione su la scoltura degli antichi e i varj suoi stili {alia p. VI.) Ivi supplisco dlcune notizie tralasciate da ekelmann. ( 3 ) Grig. Ital. T. //, L. VI, c. I[,pag. 182, 186, 189: tutto il capo dirstto a difendcre quest’ antichitd della moneta etvusca< LdNZI^ T. II. 3 34 p- in ISCUIZIONI E PESO mente superiore, com'egli dice^ alle nionete romane^ Ma uii occhio non prevenuto da sistemi giunto a tal pa- ragone vede anche in alcune monete romane pin forte patina die in alcune etrusche : onde Fintelletto non ne trae argoinento di maggiore o minor’eta^ ma spiega quelia dilFerenza cosi: die il terreno ove una medaglia stette sepoltU; le sue acque^ i suoi minerali j ed anche le intrinseclie qualita del ranie, la sua preparazione, la sua fonditura abbia o cagionata o inipedita tal superficie. Non vi e gabinetto ove appunto per tali ragioni non veggasi presso un Trajano vgr. di patina smeraldina un Trajano di una bella lucentezza qual suole avere ogni bronzo scavato alle paludi pontine. IX. Chi vuol sapere ranticliita e la durazione di una zecca cerca altr’indizj ; e specialmente ricorre al para- gone delle zecclie durate per molti anni. Adunque si esamini quelia di Roma, o di Atene, o di Siracusa, o di Messina (0; si sdiierino avanti gli occhi le lor monete di sei o sette secoli ; e veggasi qual diversity di fabbri- ca, di artifizio, di caratteri, di tipi, di segni monetarj e in ciascuna ; effetto deiruinano ingegno die va nel nuovo sempre cercando o il suo utile o il suo diletto. Si esamini quindi ogni zecca di Etruria. Vi si nota e vero diversity di figura ; moneta quadrilunga, ovale, e rotonda ; maggior diversita ancora e nel peso : ma sa- pendosi die tutto questo intervenne in Roma nel giro di poclii secoli, chi ci stringe a giudicare di Etruria di- (i) Le mcda^lie di Messina cominciano da quelia antichis’^ sima che porta il primitwo nome di Z ancle BANRl^E che se^ condo il Bianconi (de antiquis literis p. 63) fu can^iato in Messina nel terzo secolo di Roma. Scrivesi nelle nuo^e monete MESSANiaN, MESSENinN, MEISANO ; MAMEP. MAMEPTINON che furon anche suoi possessori : ^li still e t tipi varian molto. DI MEDAGLIE ETRUSCIIE. 35 versamente ? Nel resto si osservino gli assi creduti pid antichi in ogni cilia e i men'antichi ; la fabbrica, il ca- rattere, il disegiio non fa supporre una gran distanza di eta fra i primi e i secondi. Or sarebbe possibile che in tanti secoli non avessero, per figura, i monetieri in Vol- terra altera to se non ben poco^ quando gli scnltori di que'marmi che appartengono veraniente a pin secoli^ mostran ivi ad evidenza pin stili, pin costumi^ pin for- me di caratteri, e d'incisioni ? (0 E' dunque il lavoro di questi assi ( 2 ) un lavoro di pochi secoli, cioe di que- gli ne'quali corsero i romani assi lor consimili ; i quali similinente escludono il conio, e soltanto usano il get- to; e nel lor disegno, ne'simboli, nella iscrizione della cittii si conforniano con gli assi etruschi ; forte argo- mento anche questo per crederli contemporanei. Obhjezione 1 dedotta dalla Cronolo^ia. X. Appel la in oltre il Prelato alia cronologia : non esser possibile che Vetulonia ne Todi segnassero mo- neta nel quin to secolo ; la prima per conge ttura di Dempslero non esisteva, o era ridotta quasi al niente (1) Non pub ^iudicare di cose etrusche chi non vede la rac-^ eolta che ne fece e donb alia patria Monsig. Guarnacci. Le scullure tutte son di alahastro, o di ultra pittra oolterrana, e tutte trovate in quel lerritorio ; onde non lascian credere che sian trasferite di Grecia. Vi si vede la gradazione ddVarte finche arriva al sotnmo. La cleganza che si nota in certc di es- se, le ha fatte riputar greche da alcuni, che dooe\>an crederle piuttosto ottime imitazioni del greco stile. In que' nionumenU ancora si osservano i costumi nazionaU cangiati ne\estiii, nel taglio ddcapeUi, ec. (2) Eccettuo certi assi quadrilunghi che pajono della primitiva istituzione come VOlii>eriano che pesa i libra in circa, e segna per tipo il bue^ ed e di bassissiino rilievo ; iadizi di antichitk ^ssai rimota* 36 P. Ill ISCIIIZIONI E PESO fin dalPeta di Tarquinio Frisco; la seconda era stata vinta da Romolo e mutata in colonia non altrimente die Grustumeria citta di quelle vicinanze (i). Rispondo die se Vetulonia avesse corsa tal sorte, non saria ram- nientata da Silio Italico fra le citta di Toscana die si arinarono contro Annibale ; e pur egli ve la nomina con inolta lode (^). Todi poi non si lesse mai tra le conqui- ste di Romolo ; die sono scritte esattamente e da molti. Nel resto quando anclie Romolo Tavesse fatta colonia, dovremmo credere die le fosse accordato il privilegio della zecca come ad altre colonie italiclie (3), piuttosto die assegnare alia eta di Romolo, di Amulio, di Proca le sue monete come il Guarnacci vorrebbe. E qual me- daglia ci resta die saiga a si rimota eta ? I sicli ebraici, di'egli magnifica, non oltrepassano Teta de^Macca- bei (4). Le piu anticlie monete de'Greci, die pur consi- dera iiella questione presente, o hanno uiia data certa come quello BAAIMTqY (5), e non arrival! maial secoii- do secolo di Roma : o ban data incerta, come alcune di (1) Or/g. It. Lib. VI, c. 4, p. 187 e 188 . ( 2 ) Bell, Punic. Lib. VIII, i>. 485. (3) Tali sono Benes^ento, Copia gid Turio, ed altre. V. il Maz^ zocchi (in Tab. Heracl. p. 5o8, 555.) LTgnarra assegna tat diritto alle colonie situate fuor dellTtalia suburbana (de Pal. Neap. V. Disser. de Butliysiae agone Puteolano p. 265.) E cer^ tamente la lontananza da Roma par che concorresse molto a tal costume: ma pole anche dipendere dalla vicinanza delle miniere. (4) V. Perez, de Numis hebreo-saraaritanis pag. 42 ove V Autore difende la sinceritd dtlle medaglie de' Maccabei contro Sperlin^ gio, Basnage, Patin ec. le altre sono false. (5) AjX^jxrou Aminta Macedone regnava circa Vanno di Roma 264 * notisi perb che Froelich (Nura. Reg. p. 89 , c. iSq) sospetta che la detta medaglia spetti ad Aminta di Galazia ; opinione che non adotto. DI MFDAGLIE ETRUSCHE. 37 Atene, e quelle di Farsalo o di Zaucle ( »), e grande oiiore lor si farebbe a coiisegnarle al primo secolo di Roma. E noiidimeno tali medaglie o son uniche ne'gabinetti, o rarissime o non ovvie ; ove delle tudertine contiamo gia a centinaja^ e in Todi e in Perugia e altrove e tra- dizione die ne'passati tempi Tetruscbe monete si lique- facessero in gran numero per fonder cam pane e per usi consimili ; di die v. andie il Passed nelle Giunte a Dempstero pag. iSy. E poi qual miracolo sarebbe tro- var tanti assi antiromulei ridotti gradatamente dalle 1 5 once alFun'oncia e mezza^ e neirultimo tempo non piu di getto ma di conio ; peso e artificio a cui ne Volterra ne Adria son giunte ; anzi ne Roma stessa prima del sesto secolo ? 3. Obhjezione ded'otta dalla storia ddGreci, XI. Finalmente appella alia storia de^popoli ; e que- relasi generalmente cosi. Gi resta ancora un giogo da scuotere ; doe di desistere di commensurare le cose 5 , etrusdie dalle greche e dalle romane. Dobbiamo yy sempre piu accertarci die gli Etrusclii essendo piii y, anticlii dei Romani e dei Greci lianno ad essi inse- yy gnate varie cose, e non lianno ordinariamente impa- (i) y, Bianconi de antiqnis lit. hebr. et graec. pag. 4* E§li confuta Montfaiicon che nella Paleo^rafia crede il nummo di Zancle diu ante rem Romanam cusaiii. La sua piu alia epoca I sarebbe circa il nascimento di Roma ; ma come provarlo ? Gli Zanclei QvoptjCi p,eTS^e(TciV secondo Pausania verso I’Si diRorna; e cominciarono a dirsi Messanj. Tal cangiamento perb secondo Erodotofu fatto verso il 274 3o anni dopo distrutta Siba~ riy di cui pure abbiarn medaglie, Il nome dunque di Zancle da se solo non la porta pi it oltre che al tcrzo secolo di Roma : Zggiungo perb che la fabbrica della medaglia paragonata a quelle di Gelone, di Tcrone, di Gerone vivuti in quel terzo seco-^ lo, par notabilmente piu antica* Di aitre monete simili r. Froel. % E. p. 86. 38 P. in ISCRIZIONI E PESO rato da quelli (pag. 191 -) Tucidide (dice altrove) yy iiarra l^iiifelice stato de’Greci (0, la loro rozzezza, e yy poverta, per cui senza citta forti e quasi seiiza ca- yy S6y e al certo senza cultura e senza studj eraiio in antico dai forestieri cacciati bene spesso dalle lor se* yy di. Percid ho sempre altrove osservato die Pepoca yy della perfezione delle arti in Grecia si riduce ai yy tempi di Alessandro Magno. Epoca necessaria alia „ istoria per non continuare nella confusione con cui da tanti questa si mischia, e necessaria agli antiquarj yy per distinguere i monumenti, e riflettere die in quei yy tempi^ e lino ad Alessandro il Macedone fu poco „ colta la Grecia; e le arti e le scieiize ebbero in Ita- yy lia il loro asilo yy (pag. i4d) Da queste preiiiesse trac la coiiseguenza, die I’ltalia civilizzata secondo lui pri- ma die la Grecia, dovesse auclie aver bella moneta pri- ma di Grecia, non die di Roma ; e per mostrarlo nie- glio vieiie a confronti. (pag. i4^.) Paragona un’aiiti- cliissima medaglia di Atene die ha la civetta e una testa da lui creduta di Pallade e \F\Y\^^F\ con la simile di Populonia riferita poc/anzi al nuniero VII. Trova, die questa e di migiior disegno ; riflette die Ateiiiesi (i) Bell. Pelopon !, c. 2, etc. V inf dice stato di Grecia cha describe Tucidide nel c. 2 non durb molto, come egli stesso di- chiara nel capo 4 8. Minos eke pur go il mare da' cor sail ^ e tenne I'impero maritimo assai prima che Troja cadesse, forma un'epoca per la Grecia che non dee perdersi di veduia nella questione presente, Chi paragona lo stato di Grecia rferito da Tucidide in quella Prefazione alio stato d'ltalia riferito da Vionisio e da Plinio, e da me accennalo nella prima parte (p. u))trooerd se io non erro in Mons. Guarnacci un po' troppo di esagerazione. (2) Citata anche da Maff-i nelle Oss. Lett, T. V, p. 292 ; ore congettiira che sia la pin antica delle medaglie greche finora note. DI MEDAGLIE ETRUSCHE, 3 ^ ilon regiiarono in Populonia ; onde dubita die il lipo passasse di Toscana in Atene; e da per sicuro die Po- puloiiia migliorasse il disegiio prinia^ die Atene mede- sima.' XII. Non € difficile spedirsi in poclie parole da do die oppoiie in proposito di moneta. I Ginesi nazione antichissima contrattano tuttavia in baratti e in pezzi di metallo non seg iiati con marca pubblica ; uso de’piii aiiticlii Greci e Romani (0: puo duiique accordarsi raiiticliita di una nazione col non far uso di rnoneta. Quanto e alia niedaglia di Populonia, quella testa di Pallade e di un disegno e di un ornato non dissimile a molte teste galea te, die si trovano e nelle monete ro- mane e in etrusclie urne non antichissinie ; giacdie lianno iscrizione o latina di buon carattere o etrusca del carattere piu rnoderno : dunque la niedaglia di Po- pulonia non e anteriore alPateniese. Dopo questo ri- maiie il piu forte della difficolta, di’e quel generale di- scorso circa lo stato di Grecia paragonato a quello dTta- lia, die il Guarnacci spesso ripete nei tre Tomi delle sue Origini. Veggo die mal pub rispondersi in tre pe- riodi. Per ora tre cose accenno. La prima e che non ar- rivando i miei monumenti a'tempi favolosi, non voglio entrare in paragoni nazionali die riguardan queTempi. La seconda e, die trattaiidosi di gara fra nazione e na- zione, non deggio considerare in qual luogo piu si sieno avanzate le arti iieTempi storici ; se in Grecia; o se piuttosto in Italia o in Sicilia ; deggio vedere se cib av- venisse per opera d.Ttaliani, o di Greci; die tali eran i Siculi, e glTtalioti per linguaggio, per coltura di lette- re, per educazione, per comiiiercio de'Greci trasroarini, co'quali seguivano a formal corpo di nazione quasi come (i) V. Justm. Hist. Ill, 2 . 4o P. Ill ISCIUZIONI E PESO le colonie di Asia. La terza^ die il paragone die vuol fare il Guariiacd non dee fondarsi in autorita generidie die spesso si contradicono, spesso mentiscoiio^ e spesso amniettono pin intelligenze ; nia ne’monumenti del- Tarte die d rimaiigono con data sicura^ e comindano non molto appresso i tempi favolosi, avviate gia le Olinipiadi. Tali son le monete de’nostrTtaliani^ e le nionete de'Gred stampate nelPAsia, in Greda^ in Sid- lia^ in Italia con gred caratteri. E' facile fame il para- gone : nia die giova paragonare i nostri getti coi loro bei coiij^ e con que’degli Osclii die tal arte da chi ap- presero se non da'Greci ? Che se venianio alle storie, il catalogo de’loro grandi artisti e deloro scrittori pin clas- sici a'tempi di Alessandro e quasi finito ; quel dTtalia non conta se non pochissimi nomi; e fra essi niun Fi- dia, come altrove notai ; niun poeta o istorico di qual- che grido. Si rammenta Pitagora^ per esser nato forse in paese chiamato Tirrenico (0, benche ne egli ne la sua scuola italica in Crotone, parlasse ne scrivesse in etrusco. Ma se questi non e greco^ greci non saranno ne Erodoto ne Teocrito, ne quanti scrittori di greca lingua conta FAsia^ o la Sicilia. (i ) Questo e Cequivoco di alcuni moderni. Le^^endosi in quaU che Scrittor greco la parola Tirreno o Tirrenia, V appropriano alia nazione etrusca. Ma Tirrenia anche a'temp'i di Erodoto si usd in Grecia per si^nificare tatta la parte occidcntale d^ Italia : in questo senso ^Vltalioti anco sono Tirreni, V. Cluver, Ital. Antiq. p. 440, et seq. E ^reco italiota sembra Pita§ora. Il nonie del padre e defratelli prcsso Suida^ e il suo ritorno da Santo agl’ltalioti lo prova a bastanza. l>i MEDAGLIE ETRUSCIIE. 4l §. III. Ossermzioni particolari su le medaglie descritte : etimologie e simboli di citta etrusche. Etruschi aggre^ato di varie naziofit, N 0 N fo qui da istorico, iie da geografo : solam^ntc €spoiigo poclie medaglie di citta ; e dal uome loro e dal tipo SOHO astretto a dir qualclie parola su la origiiie di ciascuna. Con questa occasione pero conoscera il let tore di qual maniera Fetrusco pote colorirsi di varj linguag- gi ; e specialm elite di aiitico greco. Gli Etrusclii^ a par- lar propriamente^ non erano un sol popolo ; ma un mi- sto di molti : cosiavveniva per lo piu in que'principj (i)^ e lo sappiamo di Gartagine ; e di Roma die formo la sua potenza su Fidea abbozzatane da'Tirreni. Forestieri essi^ giusta il comuiie degli scrittori, o indigeni, ma di piccioi numero^ crebbero in non molto tempo adunando alia lor iiazione altri popoli die in Italia vivevano. Mol- ti, credo io^ loro si aggiunsero per la riputazioiie die godevano di giusti (2) come pure avveiiiie a^Romani ; molti per Farte d'inalzare muraglie ( 3 ), arte ignota in Italia prinia di loro (Dion. Hal. I, 20); molti per via di guerre, dopo le quali non discacciavano, se non parte delFaiitica popolazione; ritenendo gli altri e ammet- tendogli alia parentela e alle niagistrature delor XII (1) Giuscino eccettua Attici ; i quali non ut ceterae gentes a sordidis initiis ad summa crevere . . . quippe non advenae nec collecta passim popuU colluvies originem dedit. Hist. Lib. II, c, 6. ( 2 ) V. Polyb. edit. Paris, pag. io5. (3) In Varrone si ha oppida condere etrusco ritu (e. pa^. 35.) Prima di tale introduzione si ahitava per hor^hi, usanza che gli Spartani ritenevano aiiche a' tempi di Tucidide (/. /, cap, 10 . /^2 P- ni ISCRIZIONI E TIPi popoli (0. Fra essi v’ebbe degFltali aiitichi : ma quanta parte ne facessero i Greci, puo raccorsi da Giustiiio (L. XX, i) : Denique multae urbes hodie adhuc post tantam s^etustatem vestigia graeci moris ostendunt, Namque Tusconim populi qui oram inferi marts pos- sident e Ljdia venerunt (2)^ et Venetos quos incolas superi marts videmus, capta et expugnata Troja An- tenore duce misit, Hadria qiioque Illjrico mart proxima, quae et adriaco mart nomcn deditj graeca urbs est. Sed et Pisae in Liguribus graecos auctores habenty et in Tuscis Tarqutntt a Thessalis et Spinam- hris, Perustni quoque originem ex Achaeis ducunt. Quid Caeren urbem dtcam? Quid Latinos populos qui ab Jpnea conditi videntur ? Jam Pali set ^ Nolaniy Abellani nonne Chalcidensium coloni sunt ? Quid tractus omnis Campaniae ? quid Brutii Sabinique ? quid Samnites etc. Un parlar cosi franco fa vedere qual fosse la persuasioiie coniune, se non altro in coii- fuso, su la venuta e su lo stabilimento di molte colonie greche in tutto il paese de'Tirreni fin dalbeta piu ri- mote. Gli accrebbono anebe le circostanze infelici di Grecia ; dalla quale per le guerre continue partivano i {i) In questo senso deon intmdersi per lopiii i discacciamenti de’popoli. Phnio racconta che i Lidj. o gli Etruscfii scacciarono i Pelasghiy c gli Unibri; e luttavia ahhiamo moltissime autorild che questitre pnpoii ahitassero insitme nelV etd segiienti , De’Pe- lasghi t'. a p. 23 . Degli Unibri e gem^ralnience dE popoli antichi d’ltal a Silio Ital. Lib, o. ^22 junctosque a sanguine avo- rurn Maeonios italis perrnixta stirpe colonos. (2) / Lidj son cornputati fra’Greci o perche con essi vennero anco i Pelasghi fStrab, p, 221) o perche que^ Lidj si credev^ano originati di Tessaglia (Pliitarc. in Romulo) o perche i Meoni cht poi regnarono in Sardi furono EradidL Gli altri noininatison Greet per lo piii Bolici, DI MEDAGLIE ETHUSCHE. 4^ jcittadini ; e come sappiamo di Damarato, con picciole colonie si stabillvaiio in Etruria i e quindi introducevano a poco a poco in Italia quel niiglior gusto, die non era ancor noto fra noi (0. Ma veniamo al tema promesso. Chiusi, I. Alla prima medagiia a Chiusi ascritta dal Pas- sed, e riferita dal Guarnacci, nia troppo alteratamente, aggiungo la seconda per la identita del tipo, e per la soniiglianza della leggenda. Caniars (altramente Ga- mers) e Clusium sono i due nomi, die Livio e Poiibio diedero a Cliiusi, una delle Xll primarie citLa di Etru- ria ed una delle pin antidie ddtalia. INiun paese lia sornministrata tanta copia di sarcofagbi, e di tegoli scrit- ti, quanta Cliiusi, e la vicina Citta della Pieve, Monte- pulciano, Gliianciano, e i luogbi loro finitimi. Talime- morie sono in lingua nazionale, credo, perdie Glusio continuo gran tempo ad esser mtinicipio ; ove Pisa e le altre citta divenute presto colonie, non somininistrano d’ordinario tali anticagiie. Sono anclie per lo piu di rozzo lavoro, parte per la vetusta, parte perche menio- rie di un luogo gia decaduto da quella gran fortuna, die a’tempi di Porsena fece tremare il Gampidoglio ( 2 ), € inalzd un mausoleo die quantunque esagerato (^), (1) Tarquinius postea Priscus quamvis transmaririae originis regnum ultro petens accipit ob iodustriam et elegantiarn, qaippe qui oriuridus Gorintlio graecum ingeniurn italicis artibus inse- ruisset. Flor. L. I, c. 5 . Consente Strabone citato altro^e. Quindi Bochart ha concluso che le Arti in Etruria venisser di Grecian me^lio avria delta il miglior gusto delle arti, come insinua Plinio. (2) Lio, 1 . llj c, 5. Non unquam alias ante tantus terror Sena- tum invasit : adeo valida res turn clusina erat. ( 3 ) V . Memorie per le belle arti delVamw 1787. Architetturn, Il Si^, Cao, Boni ivi ha data una dissertazione assai hella siii celebre Mausoleo di Forsena, 44 P- III ISCRIZIONI E TIPI pare non dovesse esser poco per quella etk. Plin. H. N. XXXFIy 1 3 . Du^ nomi di quest a cittd. 2.® II primo nome con poca varieta si trova ne’Ca- merti deirUmbria, e ne'Gamerj di Sabina: anche Ga- ma rina in Sicilia^ palude che denomino la citta omo- nima (» e forse nn’appellazione die i Siculi virecarono seco ddtalia. Gerto e almeno die in Italia fu un anti- chissimo Re Camases ; lo stesso che Camares, siccome Lases poi Lares. Protarco^ Igino, Macrobio (2) lo fanno indigena e collega di Giano nel regno ; Gatone vuol che gli fosse fratello. Quantunque io veneri chi ha dedotta la etimologia della citta da Camus latenSy come fa il Mazzocchi preceduto in simil tema da Bochart ( 3 ) ; tut- tavia vedendo un nome tanto celebre e replica to in tanti luoghi di situazioni diverse; e sapendo che i popoli pri- mitivi si denominavano per lo piii da^capi della nazio- ne, e spesso cangiando Principe cangiavan nome ( 4 ) ; inclino a credere che Camare sia appunto un nome di qualche Re Siculo o Umbro, che passasse alle sue gen- ti, come in quello di Aleso vedremo fra poco. Da lui (1) Stephan, de Urb. in AnpxyCivro;. Lostesio dice avvenuto a Qela e ad altre molte cittd di Sicilia. ( 2 ) Macrob Saturn, i. 7 . Janus . . . cum Carnase aeque indigena participata potentia possidebat etc. V etiam Athen. L. XV? et Serv. in X. Aen. ap. Bochart Geogr. Sacr. L. Ill, c. G. (3) Back. loc. cit. Mazzocchi , Disscrtazioni sopra VOrigine de^Tirrcni. K. Saggi di Dissert, lette nelV Accad. Etrusca T. Ill, p. 49. (4) Plin. 1. IV, c. 7 . Sequitur mutatis saepe nominibus Aesmo- nia. Eadern Pelasgicum Argos, Hellas, eadem Thessaliaet Dryo- pis semper a regibus nominata. Ibi genitus Rex. nomine Graecus a quo Graecia, ibi Hellen a quo Hellenes. DI MEDAGLIE ETRUSCHE. 4^ poterono i popoli esser detti Camares (0 die in questa lingua val Kcc[jLCi(^e1g, di die v. a p. sSq. E' state iiotato dai Geografi, die spesso le dtta di Toscana si appellano da'popoli, Urbs Tarquinii^ Falerii, Vesii, Volsinii; e nel caso nostro Camartes, o sia Camertes. Quest ^appellazione, secondo Cluverio, le fu cangiata in Clusium daTelasglii quando ne cacciarono gli Um- Lri ( 2 } ; secondo uii altra opinioiie riferita da Servio^ fu deiioniinata da Clusio figlio di Tarconte, col cui nonie la cliiamo ancora Virgilio i3). Nondimeno pote riteiier- visi Tantico iiome ; siccorae in Cirno re Ko^(nS^ot> (p^reg STn^^viOi mXeov^tv : quam Corsicam homines in- digenae appellant (4). Ne e inverisimile die presso i Latini ella fosse piu iiota sotto il nonie di Clusium^ die sotto il Home di Camars. Lo stesso interveniva in quei primi tempi a molte e citta e isole e provincie. I Greci sortirono gia questo nonie da Greco (5) ; Elleni furon poi detti da Ellene altro Re piu moderno : il se- condo Home era Fusuale della nazione ; e i Romani tut- tavia continuarono sempre a cliiamarli Greci anclie quando essi avean perduta notizia della prima loro ap- pellazione. Tutto questo sia detto per chi riguardi Virgilio come un Istorico^ e tutto creda a^suoi Interpre- ti. Nel resto egli fu grande imitatoredi Omero, il quale iis nominibus appellat (^Urbes) quibus vocabantur aetate ejus. Vellej, Paterc. Lib. I. (1) // nome accorciato secondo Vaso nazionale e Caraars : {in patera Hlins per Hellenes) nella seconda meda^lia che he'ca^ ratteri e nel dialetto partecipa del latino pub essere Camaraei ^ onde Carnaraeum. y. p. 243. ( 2 ) Ital. Antiq. p. 567 . (3) V. 7En. X, V. 166 , et Serv. ibid. (4) Dionys. Pericg. ver. 439* (5) V. il testo di Plinio riferito podanzi ; e p, 345. 46 P. Ill ISCRIZIOWI E TIPI Tipo della SLia meda^lia. 4.® II tipo della medaglia, come in molte citta gre- che e dedotto da una dovizia di aniniali^ die potea dirsi caratteristica del luogo. II territorio di Gliiusi antica fu vastissinio, e superiore di molto alia sua popolazione; pretesto die i Galli adduce vaiio per occuparlo (0. Esso e fulto aiiclie in oggi di selve ; ebbe in \ icinanza quel- la, die da’Latini dices! Clusina paluSy da Strabone (pag- 157) ove molto suolo in questi uitiuii tempi per providenza del R. Sovrano fu ridotto a colto terreno ; e comprese gran parte della mareinnia Senese pur paludosa, e abbondante tuttavia di cignali. Le medaglie con questo tipo, nia senza epigrafe, sono frequent!. La lunetta, die vi e aggiunta, sara conside- rata a suo luogo. Cossa» II. Cossa e altresi antica citta di Etruria e da VirgL lio nella guerra di Enea nominata insieme con Gliiu- si M, Plinio la diiaina Gossa Vulcientium (3) cioe colonia, o dominio deVicini Void, popolo una volta potente, e alleato de’Volsinj, co'quali insieme f« vinto da Goruncanio nel 47 3 di Roma (4^. Indi a poco Gossa fu ascritta al numero delle colonie Romane (5); e nella guerra di Annibale fu una di quelle diciannove, die sal- varono la repubblica (6). Glie divenisse Municipio lo raccoglie Dempstero da un passo di Gicerone (7). (i) Liv, 1 . Vy c, 10. fa) TEri. X, v. 68. (3 Hist. Nat. L. Ill, c. 3 . ( 4 ) • • • • runcaniiis Ti. F. Ti. N. Cos de Vulsinieii.sibas et Vul- (iiensibas (triumphavit) Fasti Capitol. ( 5 ; Vellej. Paterc. Lib. I. Cossarn et Paestum ab bine annis fere CCC. (6) Dec. II!, L. VII, c. 12. Harura coioniartim subsidio tarn im- perium pop. R. stetit. (7) In Verr. Lib. V, cap. 162. 4 ? IJI medaglie etrusche Ori^ine del suo no me, 2.0 II SUO nome e verisimile che sia preso dal sito, come spesso avveaoe in cittadi porto: il luogo gia trito iieJ cdmuii parlare de’naviganti dava il iiome al paese che fabbricavasi in vicinanza. Cossa risedeva sopra di im promontorio ciiito da scogliera, e aperto in due pic- cioli seni, Funo e il porto d'Ercole, Fallro il porto di S. Stefano; il primo de’quali crede Cluverio (*) che fosse il porto Gossano non ignoto alia storia. Pote esser detta dal latino cos (cautes) per quella scogliera vici- na ; o dal porto aiicora, siccome crede il Mazzocchi piu volte citato (2) ; o dalla piegatura istessa del pronion- torio ; giacche ogni curvatura di terra era nomiiiata or cooca (^), ed or cubitus, per osservazione di Salmasio ( 4 ). Siccome Ancona ebbe il nome di A/kci^v dal promonto- rio ipso jlectentis se orae cubitoi^); cosi questa citta pote averlo anclFessa dal suo promontorio ; ab ipsa Jlectentis se orae coxa. Fa al proposito il sirnbolo di Sicilia : Trinacria a tribus promontoriis triiini fe- morum sjmbolo expressa est {^). Altra etimologia e suggerita dal tipo della medaglia ; siccome dichiaro nel iiumero susseguente. (1) Ital. Antiqu. pag 4 ^** (2) Diss. citat. pag 49* ( 3 ) Omnibus angulis coxisqae (termini) positi esse debent. Si- eolus Flac. pag. 6. ( 4 ) Exercit. Plin. pag, 622. Coxa, gamma, curvatura, cubitus syiionyma sunt. Credo col Fabretti {I. D. p. 180) che cubitus sia Vesterno an^olo coxa Vinterno V. Rigaltius in Glos. Coxa, {in nntica ortografia scrioevasi per una o per due s) versura. ( 5 ) Plin. Hist. JNat. Ill, i 3 . (6) Numisrn. jErea in coloniis municipiis et urbibus jure Latii doiiatis pag. 4 o* Vaiilant. 48 P. Ill ISCRIZIONI E TIPI Tipi delle sue meda^lie. 3.® La testa di Marte e di Minerva che veggiamo jielle due monete non c^insegnano se non qualche osse- quio de’cittadini verso que'Numi. La testa del cavallo frenato fu adottata forse dalla colonia per un’allusione a Nettuno equestre Ho(Tei^C^vi che i Latini di buon secolo chiaman Consus : ma in que'tempi che per Consul diceasi Cosul, doveano pronunziare senza la terza lettera. Si sa lo stile d’allora di cercar per medaglie simboli allusivi al nonie ; onde i Fenicj usaii la palma, Rodi la rosa, Leonzio il lione ec. ; e fra le famiglie romane Floro, Musa^ e molti altri segnan pure simili stemnii parlanti. Cosa in mente di un Latino- era quasi come Posidonia in mente di un greco : Funo e Taltro in quelle voci udiva Nettuno. Ma il Romano ve lo ravvisava non tanto come dio del mare, quanto come colui^ Cui prima frementem Fudit equum magno tellus percussa tridente (0; Questa era Tidea attaccata al vocaholo Consus ; per questo gli si facevano in Roma annualmente i giuochi equestri. Exinde ludi Consualia (gia Cosualid) qui initio Neptunum honorabant ; eundem enim et Con- sum oocabant ( 2 ). 4 . ^ A tal nome, a tali giuochi puo alludere il caval frenato ; e in progresso di tempo quando si cangio in voci simili la pronunzia deXatini, la citta medesima pote essere da molti chiamata Consa ; siccome vera- niente intervenne per osservazione di Dempstero ; onde iiella vita di T Quinzio scrive Plutarco ih ToXets (i) Virg. Georg. I. init. { 2 ) Tertull. de Spectac. c.5. V.Voss. Etymolog. verb. Consualia. DI MEDAGLIE ETRUSCHE. 49 Ku}j/(rai>TS m) (0. Men vera forse, ma pin gradita interpretazione sarebbe riferir quel simbolo a Gartagi- ne ; die ha la testa del cavallo per suo stemnia ; adot- tato fill dalla fondazione della citta ( 2 ). I dotti espo- sitori delle medaglie di Sicilia non lo trovano mai in queirisola^ die per la spiegazione non ricorrano a Car- tagine. Glie se il capo del cavallo e con freiio come in certe medaglie di Dionisio^ e de'Romani stessi con la epigrafe ROMA^ die si credono battute in Sicilia^ essi vogliono die simboleggi esser gia doma e freiiata Gar- tagine per qualclie insigne e decisiva vittoria (3). Ap- piiclii se altri vuole, tal dottrina al tipo di Gossa ; die vinta Gartagine pote seguire Tesempio di Roma iielle monete ; e vantarsi ancora di aver tanto contri- buito quanto dicemmo^ a si gran vittoria. Ze.cca incognita di simil tipo. 5.0 Non e fuor di proposito far qui menzione di una zecca delFantica Italia^ cli'ebbe per tipo la testa del ca- vallo, ma senza freno ; e sembra^ se non ingannano varj iiidizj^ die riguardi Gartagine. Troppo era nota a quei secoli tal citta^ e tal simbolo per credere die in Italia si usasse per tutt’altro riguardo; congiugnendolo ancora con un altro simbolo comunissimo in monete puniclie, cli’e la testa del lione. Le medaglie di questa incognita zecca sono moitissime ; ogni museo di quegli die lio finora citati ne lia qualclie numero. L'asse e or poco piu (1) Dempst Etr. Reg. T. It, pag. 99. (2) Jaistin. Histor. XVOI, 5 . Jbi quoque (io fundamentis Urbis) caput equi repertum, beilicosum potentemque populum futurum significons. Eadem Virg. jEn, I, v. 447. ( 3 ) Vid, Sicil. Numismat. edit. Burman. 172$. Par. I, P* ^7? 3 oetc. etP. m, Tab. 109 etc. LanzIj T. //, 4 5o r. Ill ISCRIZIONI E TIPI or poco meiio che librale ; e nelia proporzione medesi- ma son le sue parti. Sarebbe im vaticinare Tascriverle ad una citta o ad un successo particolare ; in generale abbiam qualche lume dalla storia per congetturarne. Molte reiazioni troviamo fra i Cartaginesi e gli Etm- scbi^ di confederaziuni e di guerre fatte a comun nome : e celebre quelia di Guma, per cui Gerone die soccorse i Gumani vive ne’versi di Pindaro (0. Sappianio ancora die i Punici tenner tutte le isole del mar tirreno e del sardo nel quinto secolo di Roma (2)^ o die le aves- sero tribularie, 0 die vi ponesser presidio : anzi nel lit- torale di Etruria par die si annidassero, e die desser Home a uii casteilo diiamato Punicum (3). Questi e si- iiiili avvenimenti poteroii dar luogo a tal tipo se vera- mente riguarda Gartagine. Gib basti avere accennato su le tracce degli Antiquarj di Sicilia. Munete di tal zecca. 6.*^ Talora qudla testa e replica ta dalle due bande come in triente e quadrante de’Musei Zelada e Arigo- ni. Talora nel rovescio e la testa di un lione (simbolo iiotissimo di Gartagine (4^) die co’denti stringe una spa- daj quasi per minaccia di stragi ; come in asse del M. Zelada. Talora lia nel rovescio una testa di uomo ar- mato ; e ne comparisce la sommita dell’usbergo ; come in asse del M. Olivieri. Aitrove e lo stesso ritratto, con diversi simboli nel rovescio, tutti proprj di zecclie etru- (0 (dstpstoc^ S'ouXeia^ Graeciam eripiens gravi servitute ; dice Pindaro (Pylh. I) o^e lo Scoliaste nomina coi Cartaginesi anco i Tirreni. llfatto e raccontato da Diodoro Sic. T. II, edit. Hannov. 1604, pag. 39. (2) Polyb. pag. 109. ( 3 ) Cliiver. ital. Ant. p. 109. ( 4 ) In medaglie puniche si trova in atto di divorare o un een^o 0 un toro. V. Numism. Antiqua Pembrochiana. In alire medaglie di hronzo non e rara la testa del lione e la palma* DI MEDAGLIE ETRUSCIIE. 5l sche ; nel quadrante ha per rovescio un tridente : nel sestante un delfmo, neli’oiicia un rostro, o una conchi- glia, tipo inedito del M. Borgia (0. Alla idea, a’mostac- ci, a’capelli forti e anellati senz’arte facilmente si rico- iiosce per un barbaro. Nol credo fondatore di Gitta, a’quali si facea quesGonore nelle monete ; raa piuttosto un illustre Guerriero come in certe medaglie punicbe addotte in piu libri ( 2 ). Individuarlo non si puo ; sola- niente si pub sperare d’indovinare la zecca, rintrac- ciando il luogo ove si trovano spesso tali medaglie ; cib che a me non e riuscito finora. Pel tipo di Cartagine, per gli esempj, e per le congruenze addotte possiam sospettarlo Gartaginese ; ma die sappiam noi se i Ligu- ri, o i Galli die tennero si lungamente e Adria e tanta parte dMtalia, non adottassero I’uso della nostra mone- ta ; e quai volti o simboli volesser segnarvi ? Faleria. III. Faleria, una delle XII principali citta di Etru- ria si arrese aTioniani Fanno 3 (ii ; e fu assegnata co- lonia al tempo de’Triunviri \ onde in Frontino si legge : Colonia Junonia quae appeUatur Faliscos Plinio che la chiama Falisca Etruscorum, e Solino die di- stingue Faleria da Falisca, ban data occasione a Salma- sio, e ad Arduiiio di ricoiioscere altri Falisci, di’essi credono cognominati JEqui (5) 5 ma questo, secondo il Gellario, non c die un epiteto de’Falisci di Etruria, ri- guardante la equita di lor ieggi ; come avea opinato an- (1) V. Em, Zelada tab, 3 . Ari^. tab, 4, (it 7- Passeri tab. 7, (2) Froelich. Not. Elem. pag. 23 1 Nooiism. Pembr. tab. 88. Haym. Thes. Britao. pag. iSi. D ’Orville, Sicula, et Burmanni addit V. P. II, p. 2S6. ( 3 ) F. Liv. Lib. V, c. i 5 . ( 4 ) De Col. pag. i 3 o. ( 5 ) Hard, in Plin. Lib, III, p. i 5 o. Salm. Exerc, Plin, p. 60. 52 P- in ISCRIZIONI E TIPI die Servio (0. La citta abitata prima da'Siculi, fu occu- j pata claTelasghi ; e lungo tempo ritenne scintille del costume aotico de'Greci^ iiella forma degli scudi, nelie | aste^ 11 el tempio di Giunone Argiva^ e iiel culto di que- sta Dea ; griiiiii, le canefore^ ii sacerdozio eran imma- gine di cid die faceasi in Argo. La osservazione e di Dioiiisio Alicariiasseo (^). Ovidio ed altri ripetono si la foiidazioiie della citta^ si il culto di Giunone da Aleso figlio o compagno di Aganiennone (3) ; clie con poca va- I’ieta denoniind andie Alsium. Quegli die in siniili fatti cercano la sostaiiza della storia^ e n’escludono gii accidenti per lo piu favolosi^ si contentano di dire die Faleria fu citta di coloni Argivi (4)^ o di Galcidensi (5) • die forse insieme vi vehnero non altrinienti die Pela- sglii vennero insieme coXidj autori della nazione etru- sca (^). Per tali tradizioni, ed andie pel dialetto diverse da tutti, onde dicemmo derivato a'Falisclii il nonie d!lh6yX(i)TT0i-, ncgavano alcuni cli’eglino dovesser diia- marsi Etruschi (7). Lo stesso dubbio potea muoversi di (1) ^n. VII, 693. Hi Fescenninas acies aequosq. Faliscos etc. (2) (pccXepiOV ^tc. Falerium et Fascennium parvas quasdarn generis pelasgici scintillas servabant, quanquam oiiin Siculoruru fuissent etc. V. reliqua L. I, cap. 21. ( 3 ) Amor. Ilf, cl. i 3 . file suos docuit Junonia sacra Faliscos. ( 4 ) Plin. Hist. n. Ilf, 3 . Falisca Argis orta, ut auctor est Cato, quae cognominatur Etruscoram. Eadem Steph. de Urbin. V. ( 5 ) Justin XX, I. Jam Falisci, Nolani, Abellani nonne Chalci- densium coloni sunt. (61 Se TouToov Tivcc; y.oti fj^sTcc Tuppjjj/oi; rov Atvq<; eh \TCtklObV (TWO^pcil. Ll quosdam eorurn (Pelasgorum) in Italiara. cum Tyrrheno Atyos filio navigasse (dicunt). Strabo pag. 221, (7) Strabo L. V, pag. i 36 . Il passo e citato da Dempstero Etr. Reg. T. II, pag. 02 il quale troppo acerbamenU lo chiaina Graeculum in rebus peregrinis balbutientem. DI MEDAGLIE ETRUSCHE. 53 altri popoli originati da’Greci aiitichissimi ; e la solu- zioiie e la stessa rispetto a tutti, che essi eran etruschi per comunanza se non di origine^ e di sangue ; almeno di suolo ; distinzione die insinua Virgilio^ ove dice : Alpheae ah origme Pisae^ Urbs etrusca solo ( 0 . Etimologia, 2.0 L^etimologia del suo nome e addotta da Festo. Faleri oppidum a sale dictum; cioe dalle vicinanze delle saline^ come cliiosa Dacier. Servio la deduce dal Fondatore: Faliscos Halaesus condidit. Hi autem im- mutata H in F Falisci dicti sunty sicut febris dicitur quae ante hebris dicebatury Formiae quae Hormiae fuerunt aTO ryjg Nam posteritas in iniiltis no- minibus F pro H posuit (2). Terenziano Mauro enu- mera molte di queste yoci cangiate IVa noi quando il dialetto eolico prevalse in Italia. Anclie retimologia di Festo da aM suppone la permutazione dello spin to aspro nel digamma eolico. In questo solo si diparte dal greco uso quella iscrizione ^AAEKIN^ s’ella e dedotta da ( 3 ); il ciii deriyativo e Ma deducendosi da ^"Aketro^y il cui derivato e Aksixslog, convien ricono- scervi un secondo idiotismo di accorcianiento^ non nuovo in queste lingue d’ltalia. L’epigrafe della meda- glia e forse in lingua e in carat teri non usati se non da'piii culti cittadini ; giacciie in quelle vicinanze di- (1) JEn. X; V. 179. (2) In jEn. VII, V. 693. La nazione Spagnuola al contrario rijiuta il digamma, anche ia voci di latiaa origine, e sostituisce r aspirazione attica vgr, farina pronunzia harina^ di formica fa liormiga. V. Hervas Grig. p. 66. ( 3 ) V. Spanliem. de praest. et usu niimisra. T. I, p. 320 ore crede che la cilta fosse ove ora e Galcse ; adducendo Vosserva-^ zione di Salmasio fomlata in EsUhiOy che il digamma per affi- nitd di pronunzJa mutisi in G. 54 P- III I3CRIZI0NI E TIPI cesi trovata Fiscrizioiie Lerpiriana j cli'e in lingua e ca« rattere molto diverse, cioe simile alle T. E. latine (i). Tipi delle medaglie, 3.® I tipi addotti nel §. I si riferiscono o a Giunone Argiva, come la testa della Dea, o ad Apollo, come I’al- loro e il tripode : ed era anche Apollo nume d’Argo e de’Falisci per osservazione delFEckel, die ne adduce in prova i sacrifizj e le feste del monte Soratte tanto celebri appo gli anticlii (^). Gli altri simboli, Taquila e il fulmiiie riguardano Giove, sennonche Taquila col serpente, die vedesi anco in medaglie di Calcideiisi (3)^ dubito die alluda alia origine da Giustino descritta. E' iioto,clie le colonieritenevano i simboli delle lor madri, e ne accennavaiio talvolta il nonie : cosi Siracusa segna il Pegaso, e aggiugne il p cioe K iniziale di Gorinto. La Vitloria puo alludere a qualclie guerra nazionale in occasione delle quali guerre non e iiuovo die le citta suddite riassumessero il diritto di batter moiieta (4) o piuttosto a vittoria di Roma. Fra le medaglie scono- sciute delFantica Italia, vi soiio molti trienti di asse librale con fulmine aiiclie nel rovescio, o con fulmine e delfino. Faleria lia diritto di pretender vi in vigore del primo simbolo, ma non di arrogarseli finche non vi si scuopra la sua epigrafe. (1) V. Esame del hronzo Lerpiriano del Sig. Olisfieri in una Uuera a S. E. il Sig. Principe D. Carlo Alhani. ( 2 ) V. Virg. JEn. XI, v. ySS, et Serv. ib. Fii anche Name di Argo. V. Sopliocl. Elect, v. 6. (3) Haym. Thes. Britan. T. II, tab. 23, n. 2 . (4) I’Oli^icri Diss. sopra due medaglie sannitiche. Fra le Cortonesi T. Il, pag. 66. Essendo di argento questa moneta, non dee crederd moUo anlica, secondo i principj dello stesso Letterato espressi neWaurea dissertaz, su la Fondaxione di Pesaro pag. 22 . DI MEDAGLIE ETRUSCIIE. 55 Gravisca* IV. Gravisca fu citta di maremnia vicina a Tarqui- nia, e di lei piu antica^ se dee prendersi congettura da Virgilio ; il quale iiella guerra di Eiiea pretermette Tarquinia, e nomiiia Gravisca (0. Tercentum adiiciunt (jnens omnibus una sequendi) Qiti Caerete domOy qiii sunt Menionis in arvis, Et Pyrgi veteres^ intempestaeque Graviscae. £' notabile che Gravisca e rammentata con Cere ; e con Pirgo, ove fu il navale di Gere e il tempio di Lu- cina (3)j celebre per la ricchezza de^doni, e per la preda che venue a fame Dionisio Siracusano. Essendo questi luoghi di pelasga origine, par die Virgilio tenesse per tale ancora Gravisca ; benclie poi occupata daXidj, come non poche altre (4). Quando cadde in poter dei Romani^ essi vi mandarono una colonia, circa Tan- no 565; e un’altra ve ne mando Augusto in piu tardi tempi (5). Etimologia. 2.0 La denominazione le venue dalla intemperie del» Faria ; se dee credersi a Gatone citato da Servio : idea (1) X, vers. 182. (2) Serv. in Comment. Hoc castellana nobilissimum fait eo tempore quo Tusci piraticara exercaere; nam illis metropolis fuit quod postea expugnatuin a Dionysio Syracusano dicitur. ( 3 ) V, Strahone^ e Diodoro citati da Cluverio (Ital. Antiq. p. 49S) il quale vorrehbe in Diodoro emendare iepQVf cEe tempio di Luciria, in AtVKO^idi;. reggo la necesutd di tal cangiamento. ( 4 ) yttOU ToXeiq 7 ToXAu$ etc. Et urbes multas olim a Siculis babitatas, Pelasgi una cum Aboriginibus tenuere ; in quibus Caere horaro urbs quae tunc Agylla nominabatur, et Pisa, et Alsium, et Saturnia et aliae quaedem quas deinde Tyrrheni ab- stulerunt. Falerium vero et Fescennium etc. Dionys- Hal. I, 20. (5) Liv. lib. XL, cap. 29 . Frontin. de colon, pag. u5. S6 P- III ISCRIZIONI E TIPI Graviscae dictae sunt quia graveni aerem sustinent. A Cluverio parve straiio^ che Pelasghi la chiamassero con vocabolo si latino. Ma se il lor linguaggio^ come ho spesso congettnratO; fu mi misto di vero greco e di bar- baro^ non dee parere strano che dicessero rettamente Ylvpyo^ (turris) e travoigessero |0a:/JU5 in onde i Latini ancora fecero gratis. Tipo, 3.0 La medaglia riferita ha gran somiglianza con quelle di Agrigento ; ove non solo trovo la testa di Glo- ve, e nel rovescio Taquila ; ma talora le due aquile so- pra il fulmine. La stessa epigrafe fPA pud sospettarsi alterata da KPAy^^m, iscrizione di quella zecca presso Gesnero. Tuttavia perche la fabbrica dovett'essere ita- lica a giudizio delFArigoni, che la riporta (0, non la negherd a Gravisca, finche non si provi il contrario. Iscrizione greca trovasi anche in Faleria ; e vi e ragione da sospettare che in questo tratto ove si ha Pjrgiy e presso Frontino Tarquinos colonia e Grai^iscos, edove si son trovate etrusche iscrizioni che assai grecizzano, il greco fosse meno alterato. Per cid che appartiene ai simboli, essi possono riferirsi al culto di Giove, e di Giunone, alia quale eziandio secondo la superstizioiie etrusca pud con venire il fulmine ( 2 ), Non e spregevole raggiunta delle lunette d'ambe le parti; del qual sim- bolo familiarissimo alie zecche di Etruria si dovra scri- ver fra poco. Chi si dilettasse di congetture, potria spa- ziare qui a suo talento. Non e inverisimile che qualche invasione di poco tempo, qualche tribute, cjualche lega (1) Nunii Urb. et popul. antiquissimi Tab. XII. Froelicb. E. p. 86 Gravisca ut legit formola che include qualche dubbiczia. (2) V. Plin. H. N. Lib. II, cap. 02. Tuscorurn literae noyem Bcos fulgura emittere existimaiit. DI MEDAGLIE ETRUSCHE. desse occasione in Gravisca ad uii tipo di Sicilia : spe- cial mente in vista della superiority che Terone tiranno di Ag^rigento collegato con Gelone ebbe sopra la lega etrusca ; delle imprese di Agatocle e di Dionisio sopra i Punici, e gli Etruscbi ; cose accennate dagFIstorici in grande ; ma che suppongono una quantity di avveiii- inenti minori massime in luoghi di mare e meno difesi. lo me ne astengo perche ove manca la luce della storia niun sospetto si pud ridurre a certezza. Iha. V. Le medaglie cbe sieguono con riniziale'J ], piut- tosto cbe agblliesi popolo di Sardegna^ le assegnerei ad II va, isola di Etruria^ ricca per inesauste miniere di ferro (0^ e non alFatto sfornita di miniere di rame al- meno in antico. Oggidi con poca variazione e cbiamata Elba. Un de’suoi porti fu nobile per la favola degii Ar- gonauti, die ivi approdati lo denominarono Argoo, se- condo Diodoro (L. IV) ; se giy non dee dirsi che il luogo avesse prima tal nome^ come opind il Dottor Garli (^) ; o che per un augurio di gloriose navigazioni gli fosse imposto piu tardi^ come credo avvenuto al viciao porto di Ercole. Etirnologia e simholi. 2.0 I Greci la cliiamarono (scrivesi anco Al^OfAlvi ed da ardor (3). Gosi pure al dire di Eustazio aveano deiiominato Lemno a cagione dei (i) Sexcentos illi declerat Populonia mater Expertos belli juvenes ,• ast liva trecentos Insula inexaustis Ghalybum generosa metailis. Virg. X, v. 72. Ved. i Ercolanesi tie’Bronzi Ant. p. 71? 77- erepot opici. {1) Dissertazione su la inipresa degii Argonaiiti p. 108. ( 3 ) Ilva cum ferri metailis circuitu G miilia, a Populonia X, a Graecis J^tbalia dicta. Plin. Lib. Ill; c. 6. V. Cliivcr. It, Ant, pag. 5 o 2. 58 P- III ISCRIZIONI E TIPi vulcani una volta aperti nel monte Mosiclo (0. Quindi la favola della officina di Vulcano in Lemiio ; e forse simil favola in Elba per le sue miniere. Non credo che ad JEthalia deggia corrisponder Fitalico Ilva; corri- spondenza che il Mazzocchi vi trova per via di ebraico. I Greci ebbono una carta geografica formata tutta su la lor lingua ; ma i nazionali spesso ne discordavano : di che basti produr i due notissimi esempj, la Corsica cb’essi chiamaron Cirno, e la Sardegna a cui dicevano Icnusa ILYA e nome Latino nato da vXoi (silifa, materiesj'; onde i Latini fecero Sils^a sostituendo la S ailo spirito(3); gli Etruschi lo pronunziarono, pare a me, senz'aspirazione. Questo nome e anco nel terzo tipo (p. 2i), se Tangolo delFAncora si valuti per come gli antichi han fatto in altre medaglie, ove una figura conteneva o equivaleva a una lettera (4). Nel re- sto chi nella prima iscrizione vuol legger \ \^F\, vi trova la voce vXoi anche meno alterata. A questo nome pud aver dato luogo la copia delle piante. Potrebbe anche essere stata denomlnata cosi daXiguri, rammentati da Livio col nome dUlmtes (5). In un'oncia del M. Arigoni pure airAncora trovasi ( J ^ ; che supplita Fausiliare leggo lies ; ed e il gentile che rendesi Ilmtes (6). Gon- (1) In Iliad. A. p. i 58 , V. et Nicandri Scholiast, in Theriac. V. 472. Di qua vmne la fa\fola della officina di Vulcano in quelVuola; non da una Colonia di Etruschi, che vi lavorassero egregiamente, come leggesi in qualche moderno* (2) Plin. L. HI, ^ e q, ( 3 ) Festus V. Serais. (4) In medaglia presso Paruta, il nome di Archimede c scritto AP, poi siegue una sfera che conticne il poi separata- mente M D. E' riferita da Froel. IV. E.pag, 23 . ( 5 ) Liv. XXXI, 12 ; XXXII, 29. (6) Da nurnero del piii ; Iti antica orle* DI MIEDAGLIE ETRUSCHE. 59 fesso pero die la leggenda mi e sospetta. D’llva si par- lera nuovamente nelle medaglie di Vetuloiiia. , Liuna, VI. Luna e ascritta fra leXlI primarie citta da Demp- stero : Cluverio, Gellario, Noris la esdudono da questo iiLimero ; nia ogiiun dee ricoiioscerla per lemporio piu celebre della iiazioiie a cagione del suo porto. Strabone lo diiaina grandissimo insieme e bellissimo^ e che piit porti coniprende profondi tutti : e tale^ aggiugne, convenim che fosse Vemporio di uomini che tanto tempo Vimpero di s\ gran mare han tenuto (0. Questo tratto di paese fino a Pisa par die fosse uii tempo deXi- guri. Glide in Mela trovasi Lujia Ligurum, e presso Giustiiio Pisaein Liguribus{^). Gib e conforme a quan- to scrive Licofroiie deXidj misti aTelasglii, die gravi guerre faceiido co’Liguri^ presero Pisa (3). E' perb assai verisiiiiile la coiigettura del Noris^ die questa citta, mercantile, e gia compresa nell’antica Liguria, non si mescolasse iiel governo degli Etrusclii (4) \ e pote sola- mente esseriie confederata. Notisi ancodi passaggio die daXiguri vicini, alcuni vocaboli Settentrionali poterono penetrare in Etruria. Toriiando a Luna, ella e cliiamata in lapide col nome di Municipio (5) ; ed e celebre per le cave de’marmi acconci tanto alle fabbriclie, e alia ^rafia Vepi^rafe e come in iscrizioni semiharbare^ a, lettere etrusche scritte perb da sinistra a destra. V. p> 17 (1) Lib. F, pa§. 1 53. ( 2 ) Mela Lib. If, cap. 4- Justin, loc. cit. (3) Vers. i356 etc. gravem cum Ligustinis ex. sanguine Gigantum iSitboniorurn (Thracuni) stirpem ducenti- bus miscentes pugnarn Pisas ceperunt. (4) Caenot. Pisan. Diss. I, p. 5. (5) Gnarnac. Grig. T. Il^pag. 23§. Go P. in ISCRIZJONl E TIPI statuaria (0: niuii paese concorse ugualmeiite a caiigiar Roma cli laterizia in marmorea ; e a porvi quel popolo di statue^ die uguagliava il popolo degli abitanti. Nome e sirnholi. 2.0 I simboli della Citta (giacclie del suo Home fu causa il porto (2)) parnii die alludario alia Macra^ come voigarmente dicesi^ o sia al Genio del fiume^ die iiella imova divisione si niise per coniine fra i Liguri e i To- sdii. La testa con capelli distesi alPuso delle deita acquatidie^ e il ramo di canna e il serto die similmente pare di pianta palustre^ concorrono a persuadermelo. La picciola verga indica il metallo preparato alia zec- ca^ o rappresenta quegli obeli die gia eran nioneta (p. 28), e la somma de'sei globetti die son divisi fra il diritto e il rovescio^ quantunque il Passeri diversa- mente abbia creduto^ son le sei once; die in semisse di pari grandezza addotto dalFEckel si veggono in un sol luogo uniti e congiunti (3). La ruota divisa in quattro parti si e presa per maccliina nautica : dal parlar dei Poeti sembra die la ruota sia simbolo del Sole^ (4) e tale qui la terrei per que’raggi die la circondano. Tal emblema vi starebbe per concomitanza deli’altro mi- nor pianeta rappresentato qui per lettere ; ma die al- tronde si vede aver fatto lo stemma parlante^ come di- (1) V. Winckelmann Storia delle Arti del diseg. T. II, p, 159, e il de^nissimo suo Annotatore il Sig. Av^oc. Fea. (2) Interpr. Persii ad Satyr. V. init. propter curvationem portus Luna vocalur. Cosi a^vennein altri porti, denominati dal \>ocaholi nazionali: Zancle da (Tlmcyd. VI, p. 4 i 3 .) Panormo da ttO-VV opjMOg v^lde (facilis) appulsus. Diod. Sic. 1.22 in Eel. Legation.) ( 3 ) Numi Anecd. Tab. I, n. 12. (4) Inde patefecit radiis rota Candida Coelum. Enn. in fragm. cl Lucret. V* v. 4^3? et 555. Solis rota. DI MEDAGLIE ETRUSCHE. 6 1 cesiy della citta. Lo ban supposto gl’Interpreti cliMarziale comentando quel Averse: Caseus Etruscae signatus imagine Lunae (0; e lo ha confermato una iscrizione del Municipio Lunense in cui era scolpita una lunetta insieme con tre stelle ( 2 ), 3 .® Tali simboli par che dalFEmporio passassero in tutte le altre zecclie di Etruria. Non e si ovvia la tri- qoetra nelle monete di tutta Sicilia^ come gli astri^ e la Luna par ticolarmente^ in quelle di Toscana; o che le citta fosser fatte daXidj, o che prima esistessero; o ab- bian porto o non Tabbiano : anzi gricuvini ancora e i Tuderti confinanti solo di Etruria^ fanno uso del tipo istesso. Cio fa sospettare che la sua origine sia piu alta che Fallusione al nome di un porto. Molte spiegazioni potrebbe addurne un copioso dissertatore : per un libro elementare basta trascerne una sola ; e io la prendo da un testo di Platone nel Cratilo : (poitvovrcci fxoi hi Tp^roi T^v Tcov rovrovq fjiovovQ Qsovc ^yei(T- dxh ov(T7rep vvv toXXo) rohv (dx^f^xpoov, '^HXiov-, kx) TeAvjwjv-, Kx\ Fijv, iixi x<^epxg (3). In questo culto degli astri furoiio dunque involti tutEi popoli dTtalia ; ne avran lasciato di riguardargli come Dei^ anche dopo le greche favole ; anzi queste avran no adattate al sistema antico^ come pure fecero in Grecia. Gosi gli astri delle lor monete possono starvi come Simboli di Deita ; e speciaimente la Luna si venerata in Oriente come appresso vedremo ; e che i Sardiani creduti agnati degli Etruschi (p. 1 4^) hanno similmente espressa in medaglie (4). (i) Sclirev. in Martial. 1 . Xllt, epig. 3 o. (2) Guarnac. L cit, ( 3 ) In Cratilo Edit. Stepb. pag. 397. Videntur mihi primi homines qui Graeciarn olim coluere eosdern tantum novisse deos, quos nunc barbarorum complures Soleni; Lunam; Terrain^ Stellas. ( 4 ) Haym Tbes. Brit. T. II, Tab. 2. 62 P; III ISCmZIONI E TtPI Perugia; e medaglia che le si ascrive, VII. La medaglia che siegue del miglior conio che veggasi in queste zecche, comunemente e ascritta a Pe- rugia, Metropoli anch’essa di uno de'XlI popoli, e quella che ha somministrati taiiti, e si insigiii monu- menti della nazione. Gluverio raccogliendo cio che sparsamente n’e scritto, crede che agli Umbri foiida- tori di Perugia e di Sarsina (0 popolo che vi domino qualche tempo, succedessero i Pelasghi, e aTelasghi i Lidj. Giustino gia riferito ne fa autori gli Achei; Ap- piano Alessandrino i Tirreni j e percio, aggiugne, essi Venera vano Giunone alia maniera degli Etruschi: T^v ^Hpsiv Hcrs/So]/ olac Tvppi^m ( 2 )* quasi dica non cou greco rito come i Falisci. Etimologia. 2.0 Nondimeno che Greci non deggiano escludersi da'suoi primi abitatori si raccoglie a bastanza dal suo medesimo nome. E' assai veri simile che in patria lin- gua fosse delta giacche Perusia e chiamata in latino, Tl6pov(rtoL in greco : il ricrescimento della pe- nultima e d’ordinario Palterazione che sulFrono i nomi proprj di tal fatta quando passano di Etruria a queste piu gentili lingue (^). Yle^iou^ia, che vale abimdantia, o copia, tanto e nome adatto a citta ; che i Romani lo han dato alle lor colonie ; e specialmente a Turio che sotto il lor dominio si chiamo Copia. Che se la ferti- lita del suolo fece cosi denominar Turio (4) ; per questa prerogativa ben potea competere a Perugia. Puo chi vo- (i) Sarsinutes qui Perusiam condiderunt. Serv. jEn. IX, 20a. (a) Bell. Civ. L. V, pag. 699. ( 3 ) V. pag, 193, n. 9. SimiL pratica si vedrd in Populonia e in Vetulonia. ( 4 ) ignarra, De Pal. Neapolit. etc. p. 247- BI MEDAGLIE ETRUSCHE. 63 glia risolvere il composto in wi^ 0 L(; ovirci quae finis est^ giacche veramente stava alia front iera di Etruria, e confinava coirUmbria ; o in (Aj e Mfo”- (Tizm: KscuXici/ e KuvAwvia ( 5 ): le prime siliabe solaniente eran iiialterabiii. Qui Puplu e il primitivO; voce urn- (1) Iti X jEneid. v. 172. (2) Ad Helv. c> 8, et Diod. Y. t2. ( 3 ) Liv. Decad. Ill, Lib. VOI ap. Demp. ( 4 ) H* N. L. V, cap 29. Sardibus iii Latere Tmoli montis qui ante Timolus appellabatur. ( 5 ) G Cellar. Geosr, Ant. pas^. iZn. Ljnzt, 1 \ il ' 5 66 P. Ill ISCPJZIONI E TIPI bra^ e de’primi Latiiii aiicora^ leggeiidosi iie’versi Sa« liari Piliimnoe Poploe {i): quindi Pupluna dal con- corso istesso del popolo, come accenna Servio. II Maz- zocchi nella Dissert. I sopra Vorigine de'Tirreni alia Diatriba VII scioglie il vocabolo in Poplus Oeniae^ clie significa popolo di P^olterra^ come a suo luogo ve- dremo. Tipi diversi, 3 .° Di questi simboli lia scritto PAb. Eckel : sopra tutto ingegnosa e piena di recondita erudizioiic e la in- telligenza di quella Gorgoiie in apparenza 5 che ha ri- conosciuta per iina immagine del disco lunare. Fondasi in Epigene^ che spiegando i vocaboli proprj di Orfeo, dice cli'egli denomino Gorgonia la Luna per Vaspetto che in lei si i^ede yopyoviov EeAypm hoc to h avr^ ^pQ(r(j0T0v (2). Secondo i principj die bo adottati riferi- sco questo simbolo e le stelle ancora, alia nazione piufc- tosto die alia citta. Gosa pur nazionale e da esporsi nelle medaglie di Vol terra e la clava d'Ercole e la testa di Onfale^ progenitori di Tirreno ; die dicesi Capo d^una colonia lidia^ e fondator delPimpero etrusco. A 1 porto allude il tridente; il pesce alia pesca de'tonni descritta gia da Straboiie ; (Lib. V) Minerva die fu la prima a costruir navi^ ed e tutelare de'forti nelle citta ( 3 ), e (1) Festns. i. e. Romani veluti pilis uti assueti : dal greco X\i}oloso, pro'^a la superiorita che in que’lempi aveano i Tirreni nel nai^igare e nel combattere a giudizio de'Greci. (2) Dissert, su la inipresa degli Argonauti pag. 109. ( 3 ) V. Festurn v. Segesta. ( 4 ) Livius L. i in Praefat. DI MEDAGLIE ETRUSCHE. 69 VoUerra. La seconda lia la testa imberbe, e galeata di un Eroe^ die dovrebb'essere Teiamone; giacche usaii cosi altre citta omoiiime a qualcii’Eroe^ o Eroina die le fondarono: tali soiio Corinto, Sriiiriia, Taranto^ Bizan- zio, Pergamo, e non poche altre (i). La terza lia mia te- sta barbata e cinta di fasda : la credo di Giove^ die pote essere il JN^ume tutelare del luogo. Decusse inedito, 3.0 Non debbo dissimnlare nn^altra medaglia ben- die molto mi sia sospetta ; onde non Elio riprodotta iielle mie Tavole. II Gori da cui ho tolta la preceden- te, fece incidere andie questa per nn’aggiunta al Museo Etrusco, die meditava di pubblicare ( 2 ). E un gran decusse^, col solito segno X da ambe le parti ; ed ha per tipo una prua simile alie tre precedenti ; e dalPaltra banda la testa barbata e diademata poco sopra descritta con questa epigrafe 3 'j' d 'f. Ammesso per legittimo un monumento si nuovo^ io dubito^ die dovesse legger- visi d J'lamney die secoiido i principj da me premessi rispoiide a Telamone (3). Se poi si accerti die tutto vada conforme al disegno del Gori, convieiie cangiar sistema. Tlate sara ivi Latius^ come nelia T. E. Ill agre Tlatie, ager Tlatie (4). E queste meda- glie apparterranno in comune alia nazione Latina non altramente die alia nazione Achea in comune spettano le medaglie con la epigrafe (5)^ o alia Italica (1) il lor catalo^o in Froelich. N. E. pci^. 232, etc. ( 2 ) / Rami furon comprati dal Sig. Monaldi ni , eforse vedran luce fra pocOy ma il piu del M. Gori e in highillerra. (3) Fresso gli anlichi spesso il reito fu parisillaho agli ohli~ fpdy benche riformate le lingne si accorciasse, e di Polluces rgr. si facesse Pollux. Altri esempj a p. e in Vossio Anal. If c. 8. (4) P^g> 259 e Olivieri foadaz. di Pesaro pag. 4^* ( 5 ) Haym. Thes. Brit, T. II, tab. 12. T P. Ill ISCRI2I0NI E TIPI quelle, ove leggesi L" | T E U V- (pag. 246.) Se iyi spie> gai I talus y qui esporrei Latinus : esem pj simili si tro- veranno a pag. 85 . I popoli Latini formavaiio un corpo terribile ancbe a Roma ; ed avevano al Luco di Feren- tina i coiisigli nazionali, come al Fano di Yol turn 11a gli Etriischi. Fu accortezzadi Servio conimeudata tanto da Dionisio, il coiifederarli a'Romaiiicol celebre foedus latinum; al die potrebbe alludere il Giano del la prima mcdaglia; e fu arte diTarquinio Superbo Fimpegiiarii a rimnovare la lega, e a celebrare le ferie latiiie aiinual- meiite nel monte Albaiio a Giove Latiaie: a cid po- trebbe alludere la testa di Giove (i). La nave potria simboleggiare la venuta di Enea, capo della iiaziooe Latina, e la testa galeata sarebbe sua. Todi. X. Todi e nelFUmbria, confina perd con FEtruria, e sembra che una volta le appartenesse; veggendosi nednolti suoi monumenti ; oltre il carattere la iiomen- clatura eziandio alFuso etrusco. Quindi pud in qualche modo conciliarsi con la storia il parlare di Stefano, die Ja chiama TroXtv parlare die a prima vista par falso. Non credo die i Tirreni stessi la fondassero, non sapendosi die abbian’edificate citta oltre il Tevere : piuttosto mi persuado, cli'ella entrasse nel numero di quelle trecento, die essi tolsero agli Umbri, (2) aggre- gandole parte alia Etruria circompadana, parte alia Etruria media. Nelle guerre die si agitarono tra il po- polo R. e FEtrusco, qiiesta citta non e nominata mai : indizio, se io non erro, clFella si fosse prima divelta dal dominio tosco. Non so dire precisamente quando ( 1 ) V. Dionjs. Halic. L. IV, c. a 5 et 47 ; et Liv. L. I, c. 1 7, et 1 9. (2) C C C. Eorum oppida Tusci debellasse vcperiuntur. Piin. lU, 14. m MEDAGLIE ETilUSCHE. fosse ammessa alia cittadiuanza romaiia. Due cose in questo proposito pajou certe ; Tuna che tale onore coiisegui presto : giacche della sua aggregazione ci da notizia Siseiina istorico moltoantico (0 ; Faltra die di- ceiido ristorico solainente Tudertihus dat cwitatem^ non par die suLito le fosse dato alcun diritto di voto; die a que'teiiipi era uii privilegio specialissiiiio, e non taciiito dagli Storici, die Fespriinono coiraltra formola cwitas cum siijf 'ragio data, Finalmente fatta coloiiia sotto i Triumviri^ fu decorata aiiclie con la onore vole appellazioiie colonia fida Tuder ( 2 ). Etimologia. 2.0 Dalla siciirezza del luogo crede il Passeri die de- rivasse alia citta il iiome di Tuter^ quasi tutum : e veramente la loiitaiiaiiza del mare^ e la subiimita del sito^ ill die tanta parte di sicurezza riponevano i pin antidii popoli, non maned al Tuderte, di cui canto Silio Italico £^t Gradwicolam celso de colie Tuder- tern (3). Dal greco ancora pud dedursi la etimologia. TuJgp, come in Greco suona questo nome, e quanto T o vJ'cvp (4); quiiidi 7 udertes accoircisito da T'uderates, desineiiza di popoli in Umbria, (p. 253) e vocabolo die corrisponde del tutto al latino Aquenses. Aquen- ses e nome di altre genti (5) ; e ottimamente con venue a Todi situata al Tevere (d). Chi vuol ripeterlo piu da alto, ricordisi di quel iuogo di Plinio: Ombrios a Grae- cis putant dictos quod inundatioiie Terr arum im- (1) Sisen. Hist. III. Tamen Tudertihus S. G. et Populi jusso dat civitatem Non. Marc, Cap. II, §. 472. (2) De Colon, pag. 112. ( 3 ) Punic, bell. IV, v. 212, ( 4 ) V . pag 4 d not a 4 . ( 5 ) VUn> 1. Illy c. 5 . Aquenses cognomine Taurini. (6) V, Ab. Giovannelli, di Diss. Cort, T. VIII, p, 10.4. P. Ill ISCKIZIONI £ TIPI bribiis superfuisset (0; e creda die se la nazioiie per esser campata dal diluvio si chiamd degli Umbri, uii suo popolo per la stessa ragione pote chiamarsi de'Tu- derti. Aiico presso Festo e la voce tudes (ch e quanto tuder nel dialetto degli Umbri) voce derivata dalFaii- tico tudo per tundo , e percid usata in origine a signiii- care istrumenti acconci ad tundendum^ a percotere frequeiitemente. jVoii credo di dover ripetere Forigi- nazione di Tuder da questo vocabolo comecche iiazio- iiale; solo non discredo, die a questo vocabolo nazionale si sia alluso neilo scerre qualclie simbolo e quasi steni- nia parlante per la citta^ come or ora dichiarerd. Tipi comuni ad altre zecche, 3.® I simboli di questa zecca parte son comuni ad altre citta italiclie^ parte son proprj di lei sola, Fra^primi colloco Faquila^ il cornucopia, la clava^ die si riscontrano pure in Faleria^ in Icuvio, in Yol- terra ; cosi altri die spettano ad altre zecclie or co- nosciute ora ignote ; sopra tutto il lupo giacente, stemma di Adria^ anzi delle due Adrie^ se Fuiia^ come si crede da raolti e colonia delFaltra^ e copiato in Todi neilo stessissimo atteggiamento. Quella capitale die diede nome alFAdriatico^ fu secondo alcuni la prima sede del Tirreni ; almeno si propagarono di la i nazionali andie altrove. Niente e pin verisimile^ chela colonia di Todi si fosse di la spiccata ; e die ne conservasse la memo- ria con tale stemma. Se cerdiisi Fultima origine di esso la troveremo in Diomede Argivo fondatore di Spina ( 2 ) e dominatore iiiia volta deile terre vicine^ ove pur fu Adria (3). Sappiamo die gli Argivi segnarono il lupo (0 Plio. H. N. Ill, c. 14. (2) Plii). H. N. Ill, 16. ( 3 ) Strahone L. VII, p. ii 5 nomina iid AfOjJLyj^OVC Ovva^elaVi arueriore a (juella dc^ii Etruschi. DI MEDAGLIE ETRUSCIIE. 78 iieile moiiete in ossequio di Apollo^ a cul fu sacro (0 ; e afl Apollo pure lo riferirono^ credo io^ gli Adriani^ e piu cbiaraniente i Tuderti 5 accoppiando in una stessa niedagiia ai lupo di ' Apollo anco la sua lira. Ammesso, die Todi sia r^v ^A^pidvcov spiegasi facilmente perche essa^ citta si mediterranean segni il tridenten e rancora che indican porto. In riguardo d'Adria simil- niente pud essere in Todi espresso il capo di SileiiOn die non s’incontra in altre citta dTtalian fuor die in queste due. Non iiego intanto die altre ragioni potes- sero dar luogo a segnar tipi esteri ; La confederazio- ne^ come or ora vedremo accaduto in un tipo diRoma. 2.0 Gli Dei venerati ugualmente in altre citta. 3 .^ La comunanza di una zecca rispetto a piu paesi; ciascuno de'quali vi volesse dalTuna delle due bande il suo siiii- bolon quail tunque senza il suo nome. E veramente da qualdie fondamento per sospettarne Tesempio di al- cune citta greclie ; e il vedere in Etruria si gran nu- mero di popolin e si poco numero di zecclie ; effetto forse di una zecca^ di cui molti si prevalevano. 7'ipo dl meda^lie romane, 4 *® Ma in fatto di simboli forestieri niuna sua meda- giia e piu degna di considerazione, die quellan ove da una banda e una testa virile con una specie di cappello tessalico ; e dalFaltra e una troja cinta da tre figii. Il Lucatelli die vi scrisse una dissertazione inserita fra ie Gortonesin (2) sospetto di legger Lcwiniu in vece di Tutere; ma ottimamente indovind quel soggettOj scorto da un medaglione di Antonino, e da un marmo (1) Dernet. Triclin, in Electram Sopboclis v. 6. ^:tc. unde etiam monetae Argorum lupos signari dicunt ttti aoctaas Atlie- nis. V. et Ilesvcli. v. AvKom'QVQV, ( 2 ) T. VII f dissert. 8. ^4 1^* ISCillZIONI E TIPI di simili composizioiie (0. Ivi rappreseiitasi lo stabi> limeoto di Eoea in Italia. Quella testa non e di Mer- CLirio come vuol Passeri ; ma e il ritratto di Enea die vedesi anco in medaglie degli Eniati citta di Tracia e la troja e quella da Virgilio (3) descritta ^Iba solo recubanSy albi circum ubera nati; quella die ad Enea fu predetta dairoracolo perclie nel luogo medesimo ove la vedrebbe^ si stabilisse. Ivi in poclii anni e in poca distanza si fabbricarono Laviiiio e Fal- tra citta die dal colore della troja si denomino Alba (4)^ e fu considerata come madre de’Romani insieme e dei Latini. Da questa comunanza di origine il Re Servio prese occasione di condiiudere la gran lega fra i Ro- mani e i Latini (5); e Tarquinio suo successore^ volen- dolarinnovare^ apertamente disse : quum omnes Latini ab Alba oriuncli sint^ eo foedere teneri etc. (6) I patti e i privilegj di tal legge incisi in antica colonna si cu- stodirono nel tempio di Diana Aventina anclie sotto rimperatore Augusto. Questo e il jus Latinum di cui godevano ancora gli Ernici e i Volsci, e a cui si am- mettevano altri popoli per qualdie speciale lor meri- to, come nota Manuzio (7)^ cosi essi divenivano foe- (1) Altra meda^lia simile presso lo Span, de praest. et usu namism. p. 364 * (2) Ap. Hayrn. Th. Brit. Tab. VIII, et Pellerin Kecueilp. 2o5. .®nus ab JEuea profugo condita. Pom. Mela. ( 3 ) JEn. Vm, V. 42. ( 4 ) Oppidam quod primum conditam in Latio stirpis Roma- nae Laviniura . . . hinc post triginta annos oppidam alterurn conditurn Alba: id a sue alba cognoniinatum. Varro L. L. IV, cap. 32 . ( 5 ) V. Dionys. Halic. L. IV, pag. 17 1. (6) Liv. Lib. I, cap. 19. (7) Manut, de Givit. Rom. pag. 20 edit. Graey. Antiqu. Rom. Tom. I. DI MEDAGLIE ETRUSCHE. 7^ derati jure Latii: e di esso per piu forte ragione partecipavano le coloiiie dette propriameiite LatinaCy per difl^reiiziarle dalle altre chiamate cwium roma- norum. Dopo tali premesse non e difficile concludere die Todi in quel tipo si glorj di essere anch'ella juris latinl. Altri tipi di Todi. 5.^ Gli emblemi die restaiio a considerare le soiio pin caratteristici. La lancia puo riguardar Marte, nu-' me, a cui era in singolar modo devoto e sacro quel popolo, percio da Silio appellate GradUdcola nel verso gia riferito ; e altrove nee parci Martem coluisse Tit- dertes Esistono ivi tuttora reliquie considerevoli di un suo ternpio, e specialmente rinterno fregio, ove di bassorilievo e scolpito un gran numero d’armi, e in esse alquanti di questi simboli espressi in medaglie. Questa notizia e tratta dal Passeri : ho dipoi udito dal Sig. Antolini Ardiitetto molto perito di antidii edilicj, die quel di Todi ha forma di basilica piu die di tenipio, e die non pud essere anteriore al tempo de'Gesari. La cicala fu adottata dagii Attici per loro simbolo a significare di esser popolo autoctono ; e in cerPeta co» stumarono percio di porsi al crine cicale d’oro (^)* nelle medaglie di Todi pud esprimere lo stesso pregio di autoctoni ascritto agli Umbri. Le clave e i cesti, istrumenti fatti ad tuditandum (3) doe a percuotere spessamente, ponno essere un’allusione al vocabolo Tu~ dery latinaniente tudes spiegato di sopra ; se gia non paresse meglio di riferirli al culto di Pol luce, di Er- (i) Lib. VIII Bet Punic, v. 4^4* {'i.) Thucyd. L. I, c. 6. II costume passd agli Joni lor coloni. (3) Dacier in Fest. v. tuditantes ; i. e. agentes quo sensu etiani nos dicimus battre rebattre. Tudes in FcUo rendesi Malleus. 'jG P. in. ISCRIZiONI E TIPI cole^ di altri Eroi. Di certi simboli non trovo ragione che mi appaglii. Volterra, XL Vol terra e quella^ fra le XII capital! d^Etruria^ die sopra tutte coiiserva vestigj deirautica grandezza. Le sue muraglie soiio fra gli oggetti piu degni^ die LItalia presentar possa a uii ocdiio erudito (i), senza ripetere delle sue urne cid die altrove bo detto. Glu- verio (^) ed altri la suppoiigoiio gia foodata prima delLarrivo deXidj, o da Pelasglii o da Uinbri;, aii- cordie sia vero^ die la gente di Tirreno in gran parte si fermd in Volterra^ come vuol Gori (3 ; cio che forse iiitese Giustioo, dicendo die i colon! di Lidia aveaii occupato il littorale del mar tirreno. Caduta in man de'Romani, continud lungo tempo a splendere fra'Municipj ; forte per se stessa e per una rocca, die sostenne lungo assedio da Silla (4); ricca di frumento di cui sovvenne anco Roma gratuitaniente; fornita di opportuno porto^ dal cui navale trasse pure gli arma- ment! per una lor flotta (5). Divenne finalmente co- lonia a'tempi di Augusto (d). Nomi della cittd. 2 .“ Sospettd Gluverio; die questa Gitta sia I’Enaria descrittaci da un antico, die va fra le opere di Aristo- tele: tk; h TroXig Oimpe^ tju y^cLT V7rspi3o?^ijv (pcicnv o^up^v elvou-, h ykp Xopo; ecf'iv v^vjXog rpi^KovTU ocvs‘)q^v uv'Xt kcc) ttccv- ToS'ocTT^v m) v^oiTOi ij). A questa descrizione paragonisi (1) F. Gori Mils. Etrusco Tom. lH,p. 3o, e Mans. Giiarnacci Ori^. Ital. T, II, p. 354- ( 2 ) Ital. Ant. pa§. 453. (3) Inscr. Urb. Etr, pag. 354- (4) Epit. Liv. Lib. 89 , et Strab. L. V, p. i54- ( 6 ) Liv. Dec. Ill, L. 8 , c. 25. ( 6 ) Frontin. pag. i38. ( 7 ) Est etiam quaedani Urbs in Tyrrbeiiia, nomine Oenaria DI MEDAGLIE ETRUSCIIE. 77 quella die Straljoiie fa di Volterra (0; e veggasi, toi- taiie qualche particolarita, quanto si confrontiiio Ey p* 692. (2) Saturn. L. I, cap. 6. DI MEDAGLIE ETRUSCHE. ^9 lino a cavar metallic a purgarli^ a ridurli in moneta ; prodigio noiidimeno^ die nel nostro secolo ancora ebbe difensori. Ma esso non fu creduto da Plinio, come si iio- tb, lie dabniglior critici : ed io tengo piuttosto, die se le coiifederazioni de'popoli dieder luogo da principio a formare dei simulacri bicipiti^ per la stessa ragioiie si stampassero nelle moiiete. Dobbiamo a Servio questa parte ddstoria : Ipse (Janus) faciendis foederibiis praeest ; nam postquam Romulus et T. Tatius in foe- dera convenerunt^ Jano simulacrum duplicis frontis efjectum est, quasi ad imaginem duorum populo- rum (0^ lie sol di due popoli confederati; ma di due po- poli coabitaiiti eiitro le stesse mura^ e parti di una istessa cittadiiianza. Cosi aiico si e spiegato dagli eruditi uii simile simbolo in medaglie siciliaiie di Siracusa, di Paiiormo, di Reggio, e di altri luoghi. Talora le teste SOHO di doiiiie, e simboleggiano le due citta confedera- te; talora Tun de’capi e barbato, laitro iniberbe, e sim- boleggiano il piu antico popolo uiiito al piu receiite ; talora, come in Volterra, son della eta istessa, e pre- scindono da tale allusione. Glie qui riguardiiio due po- poli confederati, vgr. il romano e Tetrusco, sara forse vero: piu adattanaente perb vi ravviseremo due popoli concorsi a formarne la popolazione ; die saranno il Pe~ lasgo, e il Lidio, stando al detto di Strabone die citai al num. III. Piu precise notizie son forse nascoste in quel iionie Velathri, ove con la sola metatesi delTaspi- razione si trovano VcUcl eAdria^ die in medaglie scri- vesi HATRI. E veramente i Pelasghi venendo in Italia parte arrivarono a Velia, come si disse ; parte rimasero a Spina (Dionys. 1. c.) onde in Adria si propagarono ; e forse d’ambedue i luoghi mandarono coioni a fondar (i) jEn. Lib. XII, vers. i47» 80 P. ni ISCRiZlONI E TIPI Vollerra. Ma chi puo proporre si mill cose senza la niallevadoria della storia? (0 Notero in line die quelle teste hail cappello, die in medagiie di citta gredie ta- lora e indizio di estraiieo ; e quasi di chi ha viaggiato per giugnervi. In un asse del M. R. di Parigi ( 2 ) vi e aggiunta una corona gemmata; die pud riguardar Giano inventor delle corone ; e percid scoipitegli altrove in niedaglie^ come osserva Ateneo nel citato luogo ; e pud anche significare la corona nazionaiej una delle insegne die i Toscani davano ador Principi ; e die dovettero dopo lunga guerra presentare a Tarquinio Prisco e raf- ferniare a Servio Tullio (3). 5.0 Gli altri siraboli di Volterra sono il delfino, die si ha pure in Adria^ la mezza Luna, la clava. II primo denota citta di porto, come Spanhemio conobbe scri- vendo di queste medaglie ; quantunque non si sapesse ancor leggere la loro epigrafe. E' anche sinibolo nazio- iiale, in quanto ricorda la favola dediiarinaj Tirreni die Bacco mutd in deifini (4) ; ond’e die piscis tjrrhenus nel linguaggio de’poeti equivale a delphin. Della mezza Luna si parld al num. VI considerandola insieme con (1) Altri deducono V etimolo^ia da Vella [che spie^an citta) e da tris e spiegano urbes tres. Di questa, e di altre siimli opi- nioni Mans. Giiarnacci Ori^. T. Ilypag. 281 etc> ( 2 ) Ap. Spanhem. de praest. etc. pag. 3ii. (3) Tarquinio Prisco voile e ottenne da^li Etruschi jJLOVtocv TuiV ToXe(jOV principatiim Urbicim ; e fu una specie di alto domiriio sii la nazione^ giacche nel rimanente la lascib li- bera anche da tributo : lo stesso fece Servio. V. Dion. Halicarn. Lib. IJL c. 60; et Lib. IV, cap. 'I'j. In vista di tali fatti si rende senipre piii verisimile, che la cognizione della moneta romana, del suo peso, ddsuoi tipi ec. possa dan sode congetture per giudicare delV etrusca. (4) Horn Hymn, in Bacch. v. 52. Ovid. Metam. Ill, fab. S, Hygin. fab. i34* DI MEDAGLIE ETRUSCHE. 8 1 gli astri e con la terra come mi oggetto di antica reli- gioiie^ e percio segiiato in medaglie italiche (0. Ma di essa in particolare, e in quanto per se sola forma mi simbolo in Volterra^ e una quasi marca nelle altre zec- clie d’ltalia, si dira ora qualcosa a parte. II Passeri la credeva lettera iniziale etrusca Semisse ; trovandosi ne’semissi di Volterra e di Todi. Fu coiitradetto dai Guarnacci; earagione: quella creduta lettera, vedesi anco in altre monete, e fmo in un asse todino del M. Borgia; di piu e volta a destra, ove riscrizione pre- cede verso sinistra; ed ha figura cosi decisa, die lettera non pud dirsi generalmente, ne prendersi per iniziale di semisse. Piuttosto, se lia relazione ad altro die a religione, la crederei simbolo di porto in Volterra e in luoghi di mare; e in ogni luogo la terrei per simbolo d’ltalia, come di Sicilia e la triquetra, del Peloponneso Parea divisa in piu segmenti. Tali emblemi alludoiio alia corografia di que'paesi ; ed anco la mezza luna pud alludere alia corografia d’ltalia. Di lei scrive Pli- nio ab Alpiuin fine pene lunatis jiifis in mare excurrit . . . per sinus lunatos duo cornua emittit. Tali espressioiii riguardano la circolare figura die in Italia descrive il monte Apenniiio, cujus dextrum cornu siculiun pelagus, sinistriuii joniuni respicit ; parole, die PArduino prese da Pomponio Mela, e le adattd per comento al luogo di Plinio. Di quest! due autori sard conteiito, senza citare aiicora Plutarcu, die la mezza iuna usata in Roma da'Patrizj per ornamento de’cai- {\) In molte si ve^^ono con^iunti Solcy Luna e Stelle; la Terra vi si trova aggiunta in una medagli a co ’la epigrafe RO IIA, die perb sembra coniata altrove. E' riferita nel M. Arigoni : Numi Urbiuin et pop. antiquiss. Tab. Vf. ( 2 ) H. Nat. L. Ill, c. 6 ;• et IVIeia L. II, cap. 4* Ljnzt.^ T, II. 6 82 P. ni ISCRIZIONI E TIPI cei, spiego in piii modi ; e dubito die alludesse anco ai loro progenitori : ovtoi tuv . . . Tpo(Te- Xvivoov KOi ovfjLevcov. erant enim Arcades ex ils qui ante- lunar es dicehantur (»). Veggo che questa ragione po- irebbe adattarsi a qualunque citta che tenessero i Pelasglii^ Arcadi tutti in origiiie secondo Eforo avkm^ev Apmhi (2j ; ond’e che gl’illustratori delle cose Italiche pin volte ricordaroiio questa loro aiitichita antilunare. Ma io non credo che i Romani o gli Etruschi prestas- sero mai fede a si grossa favola ; e molto meno mi per- suade^ che le desser luogo fradoro simboli. 6/' La Glava finalmente si ravvisa con facilita per simbolo d’Ercole, molto acconcio ad un popolo che si credeva provenirda Tirreno, discendente, e secondo al- tri figlio di Ercole, e di Onfale Principessa di Meonia o vogliam dire di Lidia (3). Per segnare tal simbolo non si richiedeva una vera storia ; bastava una tradizione anche favolosa, qual Dionisio Alicarnasseo suppone che sia la venuta deXidj in Etruria. Io ho sempre inclinato a riguardarla per una istoria, quanto alia sostanza : nelie circostanze, specialmente nel tempo, troppo di- scordan gli Antichi. Ma poiche tutti convengono in quel sentimento di Plutarco nella vita di Romolo AvS'o't f£sv ycip I vppvjvo) coraggio di appartar- mene per aderire a I solo Dionisio. Le sue ragioni non mi appagano ; e il lettore mi conseiitira che io faccia (j) Qfiacst Roman. Pag. 2S2. (2) ap. Strah. p 221, e Sen>io ^n. VIII, v. 600 alii eos ab Atheniensibus, alii a Thessalis, alii a Peloponneso {di Arcadia o di Laconia) dicunt originem babere. ( 3 ) Clav. It. Ant p. 4 ^ 7 * Tyrrbenurn alii Horcalis et Ompba- les, alii T depbi H n'culis et Auges filii, alii Atyis unius ex Her- culis etOmpbalis progaatis filium affirmarunt. DI MEDAGLIE ETRUSCHE. 85 ima breve digressioiie per rispondere a lui, e a"moder» ni, die adottaroiio i suoi prindpj . , Digrcssione sii la colonia da’ Lidj in Toscana; sc deggia discredersi ? Xanto^ didegli, istorico di Lidia^ niuna colonia rammenta veiiuta di la ia Jtalia. Ma Erodoto die pure aveva letto Xaiito (0^ raccolse da altri Lidj la iiotizia die ci trasmise (2) ; ne e maraviglia, die il primo com- piiatore di uiia storia lasci a chi vieii dopo almeiio uiio spicilegio. Poco andie sorpreiide die un picciol iiumero di coloiii veiiuto in Italia e misto con altri popoli, can- giasse linguaggio ; e gli Etrusdii nel secolo di Dioiiisio parlassero uiia lingua niolto affine a quella degliUnibri, ni elite a quella de’Lidj. In tali casi rimane qualclie segno dell’antica origine nella pronuiizia ; die vera- meiite e assai guttural e in Toscana, e da alcuni presa per iiidizio di origine orientale (3) : ne cio ricuso, pur- die quel vocabolo non signiridii di Palestina ; nel qual senso io lo rifiutai a pag. i8o. 8.® Ne andie e da iiiaravigliare die in alcuni coslimii gli Etrusdii, siccoriie pure oppoiie Dion. Alicariiasseo, fossero diversi da’Lidj. Gostoro in pena di una ribel- lioiie furono condaiinati da Giro a perder le armi, ad esercitare vilissime arti, ad essere quasi la feccia del- I’Asia (4) ; ove gli Etrusdii migliorando senipre in for- tuna, e in dottrina, divennero i piu ciilti deglTtaliani. (1) Athen. L. XII, p. 5 i 5 . (2) Ap. Dionys. Lib. I, c. 28. ( 3 ) V . Amaduzzi AIpb. Vet. Etrusc. png. 87. ( 4 ) Herod. Lib. I, cap. i 55 , 166, et Justin. Hist. 1. c. 7 arma et equi adernpti, jussique cauponas et ludicras artes et lenocinia exercereret sic gens industria quondaiii, poteiis, et manu strenua [qual carattcra c piu simile agli antichi Etrmchi?) yirtutem pristinam perdidit. 84 P- ISCRIZIONI E TIPI JNe pero perderono ogni traccia del costume de'Lidj, o dedor vicini. Tali eraiio i Gari^ ch'Erodoto chiama lor germaiii (L. c. 171 ) e die anco a’tempi di Strabone abitavaii luoghi 7ioti fcicili a dlscernersi dalla Lidia (0. Tali erano i Frigj, i Misj, i Licj, popoli lor vicini o di saiigue o di luogo ; e tanto piu vicini^ quanto la colonia di Tirreno si fissa piu vicino ad Er- cole. Gomunque siasi^ i primi die al Mondo tenessero Fimpero del mare^ e lo riteiinero iiitorno a un secolo, furono i Lidj, secoiido Eusebio ( 2 ), prerogativa die non ando niai disgiunta nelle nazioni da niolte arti e da molta coltura. Ecco perclie gli Etrusdii prinieggiarono in Italia nelle iiavigaziohi e nelle altre arti : tali cogni- zioiii avean seco recate di Lidia^ e fra noi le accrebbono fino a diveiiirne maestri aTelasglii^ die rimpero del mare tolsero aXidj, Di la appresero le insegne della dignita^ come osserva Dionisio istesso (3) ; di la porta- rono la maestria a’giuodii^ come iiota Valerio Massi- mo (4). E' vero die il carat tere piu distiiitivo de’To- sclii fu la superstizione : ma onde nacque la osservazione deVani augurj se non nella Garia ? (o) Iv i pure si teiine (1} Plin. Lib. V, c. 29. Lydia meridiana parte Cariairi ample- ctens: da questa handa le If^rre di Lidia, di Caria, e di Frisia dice Strabone (L. i3) elvou TapOiWlTTTOVTOt eh «A- XvjXx. (2) II testa di Eusebio e alquanlo d^iibbio circa gli anni : ho seguita la opinione di Casaubono il Padre nelle note a Polibio pag. 802 edit. Lips. 1764* ( 3 ) F. Lib. 3 , §. 84. ( 4 ) Valer. Max. L. II, cap. 4. Ea res ludium ex Etruria accer- seudi causam praebuit, cujus decora pernicitas vetusto ex more Curetuin Lydorumqoe a quibus Etrnsci origineni traxerunt, no- vitate grata Ronianorum ociilos perrnulsit. ( 5 ) Plin. VII, cap. 56 . Auguria ex avibus Car invenit a qua Caria appellata . . . haruspicium Delphos. DI MEDAGLIE ETRUSCIIE. 85 uii rito iiel sotterrare i cadaver i che dopo centinaja d'aniii furoiio ravvisati in Delo i sepolcri loro (0 e per- clie iiQii volti a Oriente^ e perclie aventi eerie lor armi. Alcuni di quest’indizj servono anche oggi di guida a ravvisare i sepolcri etruschi. E il costume etrusco di deiiominare i figli col nome delle madri non e co- stume di Licia ? (^) E i tanti simboli di Cibelle^ o di Ati, che in patere e in urne etrusche s'incontrano non rammentan la Frigia? E Tuso di prender le epoche nazionali dalla fondazione delle ciiik {Censorin. cap. 5 ) non lo ravviso il Fontanini {Ant. Hort. p. i 34 ) scorto dal Noris per Asiatico? Tanto basti aver detto in sup- plemento anche del poco che Reychio ne disse onde creder con Seneca : Tuscos Asia sibi Andicat ( 4 ). Lo stabilire il tempo di lor venutaj il discutere se Marsia o Tirreno o altro di Lidia guidasse la prima co- lonia, il connettere la storia de'Lidj con quella de’Pe- lasghi, e altri popoli che qui trovarono, son temi^ che richieggono dissertazioni a parte. Vetulonia e siia situazione. XII. Vetulonia fu la prima fra le XII metropoli che decorasse il suo grado con le insegne della sovranita 5 giacche di lei canto Silio (1) Thucyd. L. I, c. 8. etc. Qimm Atenienses de- lum lustrassent . . . supra dimidium Cares inventi sunt turn ge- iiere armorum cogniti quae simul fuerant sepal ta, turn more ipso sepeliendi. Lo Scoliaste nomina qui i piccioli clipei^ Flinio le ocrecj Erodoio nota altre loro iiwenzioni in genere d’arnii. (2) Strah. pa^. 292. AvvM y.>ocXovyrou Lo siesio rac- conta Erodoto Lib. I, c. i'j'6 ; e Plutarco T. 1 1, p- 243- (3) Notae Holstenii in Steph. Byzantinum Lugd. Batav. 634- V. ad Galcem Reychii dissert, cap. 6. (4) De consolatione cap. 6. so P. Ill ISCRIZIONI E TIPI Maeoniaecjue decus quondam Vetulonia, gentis : Bissenos hacc priina dedit procedere fasces^ Et junxit totidem tacito terrore secures y Et princeps tjrio oestes praetexuit auro: Haec alias eboris decoraoit honore curules (0. Dioiiisio aggiugne alle sue insegiie aiiche la corona^ come si disse^ e lo scettro sormoiitato da un'aquila^ qual noi lo veggiamo su certe patere in mano di Gio- ve ; e iiota die tali iiisegne passarono in seguito a'Ro- mani. (L. IIl^ c. 6*o.) Dopo tanta gloria Vetulonia di- venne oscura ; ed ora si questiona del vero luogo ove fu. Ceiiario e Cluverio la coliocano sopra Populonia^ se- guendo le tracce si degli anticlii Itinerarj, si de'grandi ruderi che si veggono presso Torre S. Vincenzo ( 2 ). 11 Bussi (3) con altri Scrittori della Storia di Viterbo vo- glion che fosse non lungi a quella citta^ persuasi special- niente dalle molte urne^ che in ipogei volti a Oriente secondo il costume etrusco^ si son trovate in quel di- strettO;, lunghe, e con istatue coricate sopra il coperchio. Gid mostra, che ivi fu qualche citta antica, perche tali urne fatte ad corpus condendum usarono in Etruria prima che vi si propagasse Fuso di bruciar cadaveric e di chiuderne in brevi urnette le ceneri (4) \ e mostra in- sieme che la citta fu potente^ perche tali urne benche di peperinO; benche raai lavoratC;, erano in rozzi tempi un onor di sepolcro nobile, come si pud congetturare (i) B. Pail. L. Vni, V. 4 S 5 . (2) Ital. antiq. pag. 472. ( 3 ) Istoria di Viterbo p. 35 . V. etiam Anniura Viterb. Antiqiii- tatum variar. f. 40 et Marianum Orat. pro Annio p. 10. ( 4 ) Jn. o§ni tempo si costumb in Roma e condere corpus inte- grum, e cremare corpus ; ma il prinio uso fu cornunissimo solo ne’tempi pin antichiy ne tomb ad essere u^uaimente comune se non verso il regno degli JtHonini. V* Fabretti, Inscript. Doinest. pag. 1 5 . DI MEDAGLIE ETRUSCHE. S'] dal mausoleo degli Scipioiii (0. TuUavia non provasi a tali segni, cbe la cilta fosse Yetulonia piuttosto die ai- tra di nome diverse ; die io scrivendoiie solo per iiici- denza non cerco cjual fosse. Fano di Voltumna. 2 .® Cellario; e i migliori Geografi lian collocato nelle vicinanze di Viterbo il Faniim Voltumnae^ die in Iti- nerario aiitico scrivesi anco Volturnae: del cui nome resta vestigio in mia cbiesa delta S. Maria in V oltur- no. Questo Fano si noniinato da Livio e facile a cre- derlo giusta il pensare di Dempstero un paese di con- si derazione^ giacdie fu il luogo, ove i XII popoli della Etruria tenevano le assemblee iiazionali ( 2 ) e vi stabi- livano in coniune le guerre, le pad, gli alFari tutti pin gravi delle dinastie. Gib die facevano i XII popoli greci alle Termopile e talora in Delfo, mandandovi i loro Deputati (^) ; do die i con federal! Latin! al luco di Ferentina (4) colFintervento anco de’Regi romaiii; cib medesimo facean gli Etruscbi nel Fano di Voltu- nina (5;. Per tale oggetto si era scelto, e formato forse (i) F. CIO che lie scnvemmo tid T. /, p. 1 14- ( 2 } Lir. Hist. Lib. IV extremo, et ai. (3) V. Potter. A.rchaeoI. Graecae Lib. T, cap. 16 . Saida e Ar^ pocrazi.ona ne contano XII popoli ; numvro che a^ eva osservato Cecrope diatribuendo ^li Attici in cittd {Strab. IX, p. 397 .) Lo stesso numero di cittd si stabil) nel Peloponneso, lo stesso nella Jonia (Herod. 1. i45) e nella Folia [id. 1. i49-i Lctre Tir- renie ebbon pure ciascuna 12 metropoli. Ignar. F. JY, p. 74* (4) Dion. Halic. L. IV, c. 45, 49 ( 6 ) Il nome di Voltumna se^uendo la trdccia delle consonanti vien da , accorcialo alV aso nazionale m Vul«» le ; edalla desinenza passwa in ovp,sva,contratta in urana. Cosl Roniolo o secondo Festo il popolo Romano da pilumyi^ dello Pilumnus. Voltumna dunque non altrimente die Gonso ui Roma, era la Dea de consigner i, e ddconsi^li pabblid. 88 P. Ill ISCRIZIONI E TIPI a coiiiuni spese quel tempio se non nel mezzo de’popoli com’era Delfo in Grecia, Alba nel Lazio b fji,bcp ^hk- ?,iqci rwv hbkVy almeno in luogo coniodo a tutti. Percid anciie dovea tenere in vicinaiiza edilizj opportuni ad alloggiare per pin giorni gran personaggi ; e soliti a venir con gran seguito. Vi coiicori*eva il liore della no- bilta e della potenza etrusca ; vi si creava per le guerre il Capo e quasi il Re della nazione ; vi si ricevevano gli ambasciatori delle poteiize estere. Tutte queste cose oi- tre gFindizj soprallegati^ in un popolo si ricco^ si ma- gnilico in fabbricare^ si dedito al lusso coni'era FEtru- ria, fan supporre cbe nel distretto di Viterbo non fu- rono solainente vici et mapalia espressione che pur leggesi in qualclie moderno (0. Etimolo^ia* 3.® Il nome di Vetulonia verisimilmente e dedotto da Vitulus cangiata al solito la I nella E. Vitello in antico greco diceasi IrotKo^ (p. 3o) onde gFItaliani usati a preporre il digamma quasi a ogni voce die da vocale incominciasse^ fecero vitulus o come nelle T. E. si legge^ Vitlu, La stessa ortografia avran tenuta in quelFantico Re Italo^ cbe secondo gFIstorici denomind idtalia ( 2 ) se gia non fosse piu vera la spe- colazione di Varrone presso Gellio (^) che ne trae Feti- mologia dalla copia degli armenti ; senza dir del vi- tello die vi sraarri Ercole, favola di Apollodoro (4), e di Dionisio. Egli nota che tutta questa terra si diiamd (1) V. discorso di un Accadcm. Ardtntc in risposta al Sig. Filalete ec. (2) Thucyd. L. VI. Isid. Orig. L. IX, c. 2. Dion. Gass, in fragm. Yalesianis pag. 2. ( 3 ) Ge!l. L. XI, cap. i. Il testo si rrftri a D. 3 o. ( 4 ) Tv^ijvo) ykp IrsiAou rh ruvpov bkXedciV. ApoHod. 1 . II, p. 10 1 edit, Amstel. 1669, DI MEDAGLIE ETRUSCHE. Scj mi tempo dvirctXict (0: in etrusco, cred'io tali premesse e facile inferife che J^etluna puo trarsi dal medesinio tema^ o perche di armenti abbondasse, 0 perche quelFanlico Principe le desse nome, come si e veduto in pin altre citta ; cosa non inverisimile, ma non istorica. Potrebbe anche essere stata denoniinata dall’antico vitido^ che Festo spiega laetor ^audio ( 2 ) : quindi anche antica Dea de’Romani presso Ma- crobio (3) che credeasi presedere alia letizia. E nel vero una citta florida, abbondante, prima fra tutte in Italia a introdurre il lusso asiatico, e verisimilmente ancora 1 giuochi lidj rammentati poc’anzi^ ben potea sortire il nome dalla ilarita, Della terminazione e facile trovare Panalogia. Gome acuna si dicea da’Sabini una loro Dea quod faciat mcare a curis (4) ; per simil modo J^etluna potea secondo la frase di Festo esser detta quod gaudio laetari faciat, Simboli in meda^lia. 4 .° La Ruota e la Scure sono i due simboli, a’quali noi troviamo per lo piu annesso il nome di Vetulonia, o la sua iniziale DaVersi di Silio premessi nel primo numero credo potervi riconoscere (rv[j.(doAa, vic&g-, oh houfj^ovv avTo) Tolig (TpsTspoug insignia principatus-, quibus suos ipsi lieges ornahant (5). La ruota indica la sedia curule, cosi detta da curruSy cioc dal cocchio, in cui la tenevano coloro che ne avean pri- (1) Dionys. L. I, c. 35. ( 2 ) Vitulans laetans gaudio Fest. Vitalans victoria. Enti. 1 Greet nel medesimo senso dicono j/^ocr^ixu. f3) Saturn. Lib III, cap. 2 . (4) Vetus Interpr. Horatii Epist. L. Il, to alii Victoriam esse dixerunt quod faciat vacare a curis. (5) Hist. Hi, cap. bo. P. in ISCRIZIONI E TIPI vilegio^ quando andavano alia curia (0. Ella per se me- desima non fu altro die un ampio seggio ornato di avo- rio ; onde Dionisio lo chiaraa $p6vov eXe(pxvTiVQVy Diodoro Siculo (L. V, c, 4^) sAsp^vnvov. La scure allude ai corteggio de ’12 littori die porta vano nelor fasci do- dici scuri roiig TreXezsig. 5.^ Dubito die alia stessa zecca appartengasi la mo- 11 eta di conio die ho riprodotta nel fine della terza Ta- vola ; ove dalFuna parte e la testa di Ercole col vello ; dalFaitra uii caiie^ aggiuiitavi una lunetta, come spesso iidie monete di Vetulonia in luogo del digamma "d- In questo indizio^ e iiella fabbrica simile alle picciole me- daglie di Vetulonia io fondoil dubbio predetto. Se que- sto ha quel fondamento die a me sembra, io riconoscerd ill quel tipo una terza insegna di regia dignita,introdotta pure in Italia da Vetulonia ; ed e la porpora. Dionisio cosi la descrive : ')(iTwva. Troppv^ouv •)(^pv(To(n^fXQV, m) TrepifdoXaiov To^cpvpovv TTomKov oloL ts kou llep(Tuiv £(p6povv ol P>o(.(riXelg etc. ( 2 ) Abbiamo in piu medaglie di Tiro (3) la prima invenzione della porpora espressa nel cane d^Er- cole ; il quale avendo presa in riva al mare una conchi- glia, shmporpord la bocca, mangiando; e cosi presen- tatosi alFEroe allor giovane, gli diede occasione di tro- car la conchiglia-i e di essere il primo imentore della porpora fenici a, come lo nomina Polluce (4). Gid die ueile medaglie di Tiro signilica la invenzione della (1) Noct. Att. Lib. Ill, c. 18 in quo curru sella esset, supra quam considerent ; quae ob earn causa m curulis appeliaretur. (2) Tunicam purpuream auro distinctarn, et pallium purpu- reum variegatum, uti Lydorurn Persarumque Regcs fere» bant., Ill, 60. (3) Beger. Tbes. Brand, p. loi, et i5i etc. (4) Onom. Lib. X, i46. DI MEDAGLIE E THUS CHE. g i porpora ; in Vetulonia significa il primo iiso die ne fe- cero i Priocipi italiaiii^ se mal non mi appongo. 0.^ L’Ancora rare volte ha annessa Piniziale di Vetu- lonia ; e aliora potrebbe alludere ad un'altra invenzione de'Tirreni; se in Plinio potesse leggersi : Rostrum ad- diditPisaeuSy Tjrrheni anchoram{^), MaArduino con un luogo di Strabone emendo Rostrum addidit Pisaeus TjrrhenuSy anchoram Eupalamus Quindi non ri- ferirei quel tipo di Vetulonia ad altro che a qualche porto sicuro, di cui ella fosse padrona ; e special iiiente al porto d'Elba. In fatti Pepigrafe fls! h o J |, e simili sempre alPancora vanno annesse, siccome Vetulonia o la sua iniziale alia ruota. Sembra che s^imiti lo stile di alcune citta greche che segnano moneta in comune, cia- scuna col suo simbolo e col suo nome distinto (3). Veggo che tali lettere son capaci di altre interpretazio- ni. lo ho scelto quella che mi e paruta Ira tutte la piu naturale. Altre monetc con ruota* 7^0 Per ultimo deggio notare^ che vi ha una zecca ove mai lettera non ho veduta; che segna pure una ruo- ta^ ma con raggi di lavoro alquanto di verso. II rovescio ha per simbolo nelPasse il capo di Minerva ; nel se- misse il vitello ; il cavallo nel semisse pure e nel trien- te; nel quadrante e nel triente, il cane; nel sestante la testuggine ; e in alcuno di tali tipi presso PEm. Zelada ho anche osservato la lunetta solita di queste zecche. Ivi pure e nel M. Arigoni sono altre foggie di ruota, di piu o men raggi, talor replicate dalle due bande, ta- lora con altri rovesci. Queste medaglie si son iioverate (i) CoA nella edizione di Francf. i5(j2> {^) In Plin. L. F/Iyc,52* (3) Ne ho addgtti esempj nel Tom* i, pctg* 85. ^2 P. ni. ISCRIZIONI E TIPI finora fra le incognite (i). Una moiieta die alia ruota congiugne mi cratere da vino (qual vedesi in molti bas- sirilievi etrusdii), si e dagli eruditi attribuita a Gliiusi ; perche dicono contiiiuamente trovarsi in que'contorni; e talora con laiiiiziale 3; die perd vuolsi assicurare die sia lettera. 11 simbolo non pud idearsi piu acconcio per mi luogo si amico a Bacco, e presso il quale forniasi il re de villi {Redi Ditiramb.) La ruota pud convenirgli per antico uso di sedia curule^ die io credo rimasa in qualclie modo ne’Municipj (2)5 e detta in una iscrizione pisana hiselliiim (3). Gerto e almeno die questa voce equivale al di Diodoro citato in proposito di se- dia curule al num. XII. A tal privilegio alludon forse le ruote di varie zecclie giacclie i bacilli, altra insegna di dignita, son pure in medaglie etrusclie. Il tempo e sempre il padre delle scoperte. Meda^Ue con sole iniziali. e altre incerte. XIII. Vi sono altre medaglie piu difficili a inter- pretarsi perche ban no una o piu lefctere, ma applicabili a diverse citta; onde se qualclie altro segno non ajuta alia intelligenza, elle si rimangono fra le incognite. In questa classe ha lasciate Mons. Guarnacci e il Passeri ancora alcune medaglie, die un erudito Gavalier Gorto- ( 1 ) Guam. T. II, Tav. 25. Passeri Paralip. Tab. 8. ( 2 ) In un sarcofago del M. Guarnacci e rappresentato un pos- sesso di un magistrato ; ovefra le altre inse^ne e una sedia cu- rule portata da un servo pubblico. Non vi son fasci, ma qudla specie di mazze che in latino diconsi bacilli, le quali formano lo stemma di una zecca incognita di Etruria (Mus. Zelada Tab. Quitjcumc.) Veri fasci si vedono in altre urne olterrane piu antiche. ( 3 ) V. Chimentell. et Noris ap. Goriuta : laser. Etr. T. II, pag. 17. DI MEDAGLIE ETRUSCIIE. 9 ^ iiese (0 ascrisse alia sua patria ; di cui non si e fiiiora scoperta moneta antica; quantunque ognuno le ricono- sca fra le Xll priniarie ; anzi da Stefano sia chiamata nietropoli di Toscana ( 2 ). Due delle predette medaglie^ die riproduco nella Tav. VII, num. deg, ho gia con- siderate scrivendo di Vetulonia. Resta ora che se ne consideri un^altra riportata ivi al n. 10 , die ha da una handa il capo di uii Moro, dalhaltra un elefante, meda- glia di coiiio assai ragionevole. Gupero che scrisse due dissertazioni su gli Elefanti rappresentati in meda- glie (3)^ crede che spettasse a qualche Re Numida igno- to : e per punica Than tenuta il Guarnacci e il Passeri poco fa nienzionati. lo dopo averne veduto un buon nuinero con queste lettere M, J v4', che son chiara- nienle etrusche, e dopo averne osservata la fabbrica che similmente mi pare italica, non credo doversi torre alFEtruria o alPUmbria, ove si trovano ; ma vedere se il tipo dia qualche presa a congetturarne. Ne per esso parmi necessario ricorrere alPelefante di Annibale, condotto in Toscana ; ne ad altr'oggetto fuor di Roma, alia quale soggiacevano allora gli Etru- schi. E' noto che fra le famiglie romane due^particolar- mente segnarono Pelefante in medaglie ; i Gesari, ed i Metelli. I Gesari con queiranimale allusero al nome ; giacche Caesar in linguaggio punico e quanto elephas in latino (5). Di questa famiglia fu quel Giulio Gesare (1) Sig. Can. Re^inaldo Sellari Segretario perpetuo del- V Accad. di Cortona in ana lettera a M* Barlhdemy j citata da Mons. Guarnacci O. I. T. Il, /?. 219. (2) V. Giuv. It. Ant. p. 572. ( 3 ) Ap. Sailengre Thes. Antiquit. T, III, p. i 34 » ( 4 ) ColV ultima lettera c riferita ntl yl/, Penibroch. alia Tav. 89 con dal Sig. Sellari, se non e lunetta. ( 5 ) Caesarem ab elephanto (qui lingua Maurorum Caesar did- 94 P III ISCRIZIONI E TIPI Console^ per cui legge nel 663 di Roma si commiicd la cittadinaiiza romaiia alle citta italiane rimase fedeli nella guerra sociale ; come altrove si disse (p. 27 , t. i.) I Mc'telli ebbono tale stemma da L. Metello^ il quale avendo combattuto co^Gartaginesi in Sicilia, vincitore iiel 5 o2 di Roma, e trionfarite centum et viginti ele- phantos ante currum duxit ( 0 . Della stessa famiglia fu Q. Metello cbe dai vinti Numidi ebbe il nome di JNumidico ( 2 ) ; il cui figlio Metello Pio nella guerra so- ciale fu uno de^celebri generali delle truppe romane (3). Ciascuna di queste, o di simili guerre pote dare occa- sione a tal tipo. Un dono gratuito di denaro die le citta etrusclie facessero alia repubblica in ossequio di tai Gomandanti (di die un esempio insigne si ha in Di- vio) (4) bastava a sceglierlo. Senza uscire dalla guerra sociale; siccome i suoi avvenimenti dieder luogo a^San- iiiti ribelli di batter medaglie col nome di Mutilo lor generalev^); cosi agli Etrusclii fedeli davan luogo di segnarle o col nome o con lo stemma di colui, il cui partito seguivano, e il cui benelizio godevano. Gio dico per escludere in quanto posso da queste medaglie il so- spetto di forestiere; non per fissarne un significato ; non guidandomi tant'oltre la storia. Le varie lettere possono essere o distintivi di officine di una citta, o ini- ziali di citta varie, concorse a quel conio, vgr. V olsi- tur) earn qui primus est appellatus putant tlictum doctissimi et eruditissimi viri. Spartian. in jEl Ver. cap. 1. (i) Seneca de brevit. vitae cap. i4- {2) V. Annal. Roman. T. Ill, pag. i4 ad an. 646 . (3) Vellej L, II, cap. i5. Clarissimi Iinperatores fuerunt Ro- mani eo bello Cn. Pomppjus Cn.Magni Pater, G. Marius.. L. Syl- la, Q Metellus Nurnidici Filius. (4) Pec. Ill, Lib. 8, cap. 25. (5) F. Diss. Cart, T. Il^p- 56. DI M13DAGLIE ETRUSCHE. 95 niiiniy Clusium^ Sutrium, Mevania^ citta fiiiitima alia Etruria, beiiclie in Umbria. Gosi nelle monete Achee leggonsi in un tipo comune diverse lettere, che Froe- licli spiega come iniziali di citta, A Dimaeoriim^ M Megalopolis, N Naupliorum etc. (0 Allre iniziali s'incontrano in monete greche ; A spiegasi Delo, P Rena isoia vicina ; e generalmente Fuso di una o due iniziali fu molto proprio degFisolani greci, come gli eruditi Franzesi ban notato (^). Ma questlsolani e quegli Achei si ravvisano per via d’iniziali piu facilmente ; non es- sendo piu equivoca una iniziale, quando molte circo- stanze concorrono a favore di una citta. Non e cosi Delia moneta delFelefante : troppi paesi alle lettere sur- riferite posson pretendere. XIV. Vi e una zecca anticliissima che da una banda ha la ruota, dalFaltra il simbolo e le lettere che rap- presen to alia Tav. VII, n. 9 conformemente ad una medaglia inedita del M. Zelada; ma ella e troppo logora per ben giudicarne. XV. Un’altra citta segna stabilmente laht i ^ ricca di varj conj. II piu grande ha una ruota di sei raggi, e nel rovescio un vaso bacchico, con sopra la M ; come in asse inedito del M. Borgia. Di simil conio, toltone che la ruota e di quattro raggi, vi e una picciola moneta nel M. Arigoni {Num. Etr. Tab. IX) V. la nostra T. VII, num. 12. 2.® Un altro conio e in monete ovali, come al n. id ; e mostra nel diritto la M, nel rovescio or un globetto ora due, solito distintivo del sestante, e delFoncia. M. A rig. ih. tab. VI et VII. (1) Alcuni nessi pur di quf'nte cittd, molto difficili son riferiti con la loro interprtlazionc dal Sig- Conte Cristiani nolle note aWHaym P. II, Tab, XI. (2) A.pud Kheil Appendicula altera ad Gesn, Tab. iV, n, 2, P. Ill ISCRIZIONI E TIPI 3.® II conio del n. i4 ha una ghianda si nel diritto si nel rovescio 5 con Paggiunta di una die talora pare un tralcio ; e in certe monete e collocata la sola lettera nel diritto, il solo simbolo nel rovescio. M. Zi&~ lada Tab, III Uriciar, Niun paese puo pretendere a tali monete tanto ragionevolmente quanto Sutri ; citta a cui compete Finiziale delPepigrafe ; citta non lontana da Todi ove la moneta ovale fu in uso, benche non del tutto simile ; e citta alleata pur di Roma fin da'primi secoli. Livio ne parla ; e di essa e di Nepi rende ra- gione percbe gli Etruscbi piu volte tentassero di riu- iiirle al dominio loro ; e i Romani al contrario le difen- dessero sempre, e le custodissero gelosarnente : quum ea loca opportuna EtriiriaCy et velut ostia inde por- taeque essent etc. (0. XVI. Non e da pretermettersi una moneta assai con- sunta del Museo Khell, di quasi 5 dramme, etrusca a giudizio del dotto editore ; ove sopra una testa di Dea e scritto qualclie carattere, ma ambiguamente : dall’altra parte e un istrumento die egli descrive Serra aiit re- pabulum ostii (^-). La do al num. i5 : ma qui ancora convieiie aspettar conferma da medaglie piu conserva- le. II tipo fa sospettare, die Pepigrafe potesse spettare a Clusiiurij voce die mol to si adatta a quella specie di steccato, giacclie si disse cliisum per clausum. La testa con que'raggi compete a Diana: e questa sembra essersi oiiorata in Gliiusi principalmente ; giacclie la citta vo- lendo flir voto per la salute di Severo, Pindirizzd a questa delta ; come leggesi in una iscrizione presso Gori (1) Decad. /, lib. e, 6. ( 2 ) Kbell Appendicula altera ad Gesner. Tab, III. V. Hayiii. ex edit. Com. Christiani ad calcem. m MEDAGLIE ETRUSCIIE. 97 T. II, p. 399. Di piu nomi in medaglie d’una citta stessa V. P. Ill, p. 34 - XVII. La medaglia die riproduco al num. i 6 e tolta dal M. 'Arigooi {l.cit. tab. IX) ove perd Pepigrafi etm- sdie compariscoDo talora alterate ; ne i tipi son sempre esatti. Da una baoda e PAra dentro una laurea ; tipo nuovo, e incognito in altre zecche ddtalia antica. I ca- ralteri del roveseio possoii leggersi molto variamente; per cui non ho dato luogo a questa medaglia fra le eer- ie. Altri vorra computarvi la prima | maggiore di tutte, e leggere con poco cangiamento inVOII^II! Oenotherei Oenothrii (0 ; altri vorra trovarvi Volter- ra ; altri formera altro sistema : il solo tempo chiarira il dubbio. XVIII. La vedesi pure in molte inonete etrusclie, sebben talora e ambigua, o per la forma, o per la posi- zione ; onde pud confondersi con V o con i. (.2) Al n. 17 riferisco una medaglia di quasi 4 once de'Musei Zelada e Arigoni (Miscel. Tab. X) die ha nel roveseio la testa d'Ercole con la clava ; e nel diritto un astro sopra un cavallo, e una La fabbrica e piu elegante die in qua- lunque citta di Etruria. Ne'nnmeri seguenti son queste : 2. ® \f Una ciava con quattro globi ; nel roveseio un fascio d^erbe strette iosieme. Triente inedito del M. Borgia. 3 . ® J pressoa una ruota se non e altro istrumento di quattro raggi * qual vedesi nella medaglia di Faieria (1) Oenotrii fitron popoli die diedero ^id nonie a questo cou^ iinetUc prima che Italia si nominasse. Ritnase il lor nome alle due isole Ponzia e Ischia uno nomine Oenotrides argurnentiirn possessae ab Oenotriis Italiae. Plin.lll, 7. Inwlhevei^ sarehbe qiii per Ohi(A)Tpi 0 L Pa ridondanza della E in mezzo della voce g propria di questi dialetti. V. p. iB4- (2) V per V nelV alfaheto siculo Gastelii Proleg. e. 2. Lanzi^ T. II. j 1)8 P. in ISCRIZIONI E TIPI (T. I, II. 7) e alqiumto simile ill quella diLuna(n. 10): dalla stessa banda cinque globetti. Nel rovescio e lo stesso simbolo senza giobi ne lettere. Quincunce del M- Borgia, e del IVI. Arigoni {JSIiscel, T. X.) In que- sto Museo la lettera J e capovolta ; e vi e annessa la X come nella medaglia di Luna citata poc^anzi. 4 -" Presso il Passeri vi e una sirnil lettera pure ambi- gua in un^oncia die ha un frutice da una parte, e dal- Faltra una rana. Tab. VII n. i. II primp special- mente di questi tipi potrebbe ascriversi a Luceria, die segna in medaglie simile astro ed anco i simboli d’Er- cole (0; ma le zecche di que'paesi non soglion mettere le sole iniziali, ne scrivere la in tal guisa. Questa iniziale pud competere a Luca (2), equeli’astro ancora, giacche in antico greco doricamente Axjm^ signi- fied Lux (^) ; e pud altresi competere a Luna. In favor di questa seconda milita una forte congettura. II suo commercio esigeva molto contante ; e d'altra parte il suo nome non e comparso finora chiaramente se non nella moneta del museo Guarnacci. E' dunque verisi- mile die ne abbia delle altre fra il numero delle inco- gnite ; e sian quelle die portano Tiniziale del nome suo 5 tanto piu die in tali monete scopriamo anco qual- cuno de'suoi simboli e delle sue note. XIX. Vi e una moneta nel M. Arigoni die ha da (1) Guarnacci Ori^, T. Il, tav. 12. (2) Lucca dwenne colonia romana nel Consolato di Claudio Pulcro e di Sempronio Graeco Vanno 47a. Del territorio asse~ f^nato a^coloni racconta Livio: de Ligure raptus hie ager erat : Etruscoruin ante quani Liguruin tuerat : cioe era stato de^li Etruschi in tempi piii antichi. Notisi die nun soglion trovarsi qiLwi epifxafi etrusche j indizio che il Loro uso non sia antichis- simo. (3) Macrob. Sat. 7, cap. 17. m MEDAGLIE ETRUSCHE. 99 uiia banda il caduceo, daiFaltra la lettera f\ iniziale di Alsium^ e di Arretium ; ina la prima delle due citta e osGura; la secoiida temie luogo distiiito fra le XII me- tropoli per riccliezza, per fortilicazioiii^per manifattura di figuline : ella era quasi la Samo d’ltalia. Duro gran tempo a godere i privilege di libero municipio ; ed ha somministrate^ fra gli altri monumenti nazioiiali, due belle statue in bronzo^ la Chimera e la Pallade del M. Regio. Forse la prefata medaglia entra fra le sue memorie : ma chi pud asserirlo ? XX. Lascio indietro qualche altra moneta^ non pa- rendomi etrusca, quantunque in alcimi autori per tale si rappresenti ; com'e queila con ia testa di Pallade e la civetta, e con le lettere V E, che I’Arigoni spiega Vejens (0. Ma i piu spiegan Velia^ citta di LucanFq colonia de'Focensi^ e percid fregiata de'simboli atenie- si; di che v. al num. Vlll. Vejo citta celebre di Etru- ria non ha cbe fare con tal medaglia; quantunque fosse troppo maggior cosa che Velia. Ella fu pari ad Atene in grandezza ( 2 )^ superiore in bellezza a Roma (3)^ ric- chissima fra tutte le metropoli sue compagne. Dopo ini assedio di 10 anni cede non alia forza, ma allarte dei Romani ; che per nuovo stratagemma di Furio Gamillo apertasi una \ia sotterranea lino al gran tempio di Giu- none, e alia rocca, sboccarono quindi improvisamente, e sdmpadroniroiio della citta (4). Questa via che poi si dirama in varj cunicoli^ tuttavia sussiste a delta del (i) Numi notis numeral, distincti Tab. II. {1) D. Ha lie. Lib. //, c. 54* ( 3 ) Urbem quoque urbi Romae vel situ vel rnagnificentia pu~ blicorum privatorumq. tectorum ac locorum praeponebant (cives rom.) Liv. Lib. V, cap. 14. ( 4 ) Id. Lib. V, cap . lot. loo P. Ill ISCRIZIONI E TIPI Sig. Zanclii; die per questo e per altri indizj fisso il sito di Vejo a Moiitelupoli^ non lungi da Baccano (i). Tutto il luogo e cinto di antidii ruderi : e in distanza da essi circa ad un miglio par die fossero i sepolcreti della citta ; trovandovisi continuamente de’cadaveri sotterrati nella maniera pin antica ; cioe interim e in una quasi urna di tegoli^ die gli circonda e gli cuopre (2). E' pero cosa mol to notabile^ die intorno a Vejo di- strutto circa il 35 o di Roma, il Zanclii non iscopri mai lie verun tegolo, ne altro monumento con etrusclie let- tere ; ove intorno a Gliiusi die molto a Vejo soprav- visse in qualita di Municipio, trovansi di tanto in tanto i tegoli sepolcrali col noriie del morto in lingua etrusca. Meda^lie stnza epi^rafe, XXI. Non arrischio congetture su le zecclie prive di lettere; non potendosi per la fabbrica o pel tipo solo discernere con sicurezza le monete etrusclie dalle ro- mane ; e molto nieno quelle di una citta etrusca da quelle di uidaltra. Gib appena e di rado interviene in Grecia, combinando il simbolo col nome della citta. Gosl il cuore, die in greco dicesi segnato in una medaglia anepigrafa ha fatto in essa ricoiioscere la cittk di Gardia, Non mi pernietto altrettanto in citta etru- sdie ; onde lascio ad altri il riferire a questo o a quel luogo le cliiocciole, gli astragali, i grani d’orzo, il pen- tagono, e altrettali simboli die s'incontrano in questa classe di medaglie senz'alcuna epigrafe. Andie i grandi assi, o decussi, o altro die deggiano dirsi quelle pesanti monete di figura rettangolare, saran sempre diflicili ad assegnarsi ad una zecca piuttosto die ad un'altra ; giac- clie mancan del nome, eccetto Passe romaiio, citato piu volte. I simboli die si trovano in loro, sono equivoci (j) illustratO) cap, 8. (‘2) Zanchi, lib. cit. cap. 9. DI MEDAGLIE ETRUSCTIE. 1 01 vedeiidosi per la maggior parte e nelle medaglie etru- sche, e in medaglie romaiie ancora. Per figura il toro^ la troja, il tr ideate^ la ruota, il fulmine^ Teiefante^ il pugnale^ il pegaso son simboli delle zecche romane. Veggasi Morell specialmente nella Tav. Ill delle fami- glie incognite ; e si osservi die nelle pin antiche meda- glie d argento insieme co'Castori compariscon varj dei detti segni, e deon essere stemmi o di zecche romane^, o de’loro presidi. Mentre dunque gU riveggiamo ne^grandi assi quadrilunghi^ die in quel medesimo secolo si stam- pavano ; qual ragione a^remo di ascrivergli allaEtruria^, piuttosto die a Roma ? Con questo discorso solo io escludo la generalita di quella denoniinazione di assi etruschiy con cui comunemente si appellano. JNoi abbiani cer- tezza die Roma usd tal moneta ; e non abbiam per la Etruria una ugual sicurezza ; ma solo una forte conget- tura dedotta dalPanalogia die passd fra la moneta ro- niana e Tetrusca ; di cui a lungo ragionai nel §. II. Monete di figura rettan^olare. XXII. In questo proposito fard;, come io spero^ cosa grata al lettore se grindividuo i tipi di queste rarissime monete, die io stesso lio veduti per la maggior parte. I monumenti rari ed inediti sono la miglior merce delibri antiquarj. Goniincio da quel die lia lettere. ROMANOM, e dalla stessa banda un Pegaso : nel rovescio un'aquila sul fulmine ( 0 . Nel Museo di Monsignor Borgia in Vel- letri. Simil tipo con poca varieta nel Museo de'Sigiiori Mardiesi Guadagni in Firenze. 2.0 Un elefante : nel rovescio una troja. Nel R. Ga- binetto delle medaglie in Firenze ; e nel Museo Gua- dagni. Altro simile acquistato dal Barone Stosdi passd {l) IllustratQ dall’JlK Eckcl : Kiun, anecd. Mus. Cacs. 102 P. Ill ISCRIZIONI E TIPI in Inghil terra. Notisi die I’elefaiite fu igiioto in Italia iino alia guerra di Pirro doe fino al 472 di Roma (0 : questa moneta dee credersi fatta da’Romani dopo quel tempo, in occasione forse del trionfo, Notisi ancora die la Greda non videeiefanti se non al tempo di Alessan- dro giusta il racconto di Pausania 1 . /, c. 12. 3 . ® Un tridente e nel rov^esdo im caduceo nel Mu- seo R. di Firenze. 4. ° Un piignale, e nel rovesdo un fodero. Museo Guadagni, e Museo Borgia. 5.0 Due delfini, e due tridenti — Due polli, e due stelle : ne'Musei predetti. 6.0 Uno scudo bislungo com'e la forma della mone- ta ; dal mezzo di essa risalta rumbone : nel rovesdo altro scudo con lavori a rilievo. JNel Museo Guadagni. 7.0 Due buoi, uno per banda : nel Museo Borgiano. 11 lavoro di questo e de'susseguenti mostra un'anti- cliita assai rimota. Le rnonete de^iuni. 5 , 6, 7 si tro- vano anco in Ingbilterra e gli riferisce il dotto Au- tore delle Ricerche sulV origine^ lo spirito, e i pro- gressi delle Arti della Grecia nel Tom. I, tav. 3 , 4 ? * ^ • 8.0 Un bue, e nel rovescio una spina. Nel Museo di S. Genov efa, e nel Pembrocliiano ; ed anco presso i Sigg. Mascioli in Todi. V. il Passeri de re numaria Etrusc. in Paralipom. ad Dempsterum Tab. II, 10.0 Una Spina daiPuna e dalFaltra banda. Passeri ih. Tab. /. 1 1. 0 Una Spina e due delfini nel rovescio. Passeri ibid. Tab. I. Questi ultimi son ora nel M. Olivieri. (i) Elephantos Italia primum vidit Pyrrbi E.egis bello, et Lo- ves Lucas appellavit in Locanis visos anno Urbis CCGCLXXII, E-oraa autem triampho, septem annis ad superiorem numeriim additis. Plin. L. VIII; rap, 6. DI MEDAGLIE ETRUSCHE. io3 II peso delle moiiete predette e vario; i piu pesaati soiio di quasi cinque libbre nostrali. §. IV. Alcuni Corollarj per la Storia di Etruria^ e delle Arti del disegno, Qui chiudo il trattato delle monete etruscbe^ la- voro che da qualche tempo richiedevano daila Toscana gli eruditi esteri (0. Elie son giunte ne’gabiiietti a fur- mare una terza classe dopo le latine e le greclie; e sul metodo di qiieste nieritavano di essere riunite, e spie- gate parte per parte. lo mi sono ingegnato di farlo coi lumi della storia. Di questi soli mi lido; ma la To- scana non ha se non rari frammenti d’istoria. Nel re- sto la illustrazione delle medaglie non ha qui per unico scopo la numismatica; la ho diretta anche ad altri og- getti^ che acceniiai da principio; ed ora gli propongo piu distintaniente per modo di corollarj. Con la storia di altre ^enti possono illustrarsi le cose etrusche, i.'^ Ho dato un saggio delle origin! della nazione in generale, e delle particolari citta ; cosa che non aveva luogo nel primo tomo. iNon e cheun saggio ; ma in esso puo veder ciascuno le relazioni che ha TEtruria con la Lidia^ con la Grecia, con varj popoli d’Jtalia; e quaoti tratti di somiglianza ella ne riteiiesse. Cosi un di- screto leltore non disapprovera che le storie di tali geiiti si avvicinino ahnonumenti di Etruria ; e con esse cerchisi di dar luce alle cose etrusche ; melodo che pill volte fu disapprovato in Gori^ ma sempre a torto. Abbia pur Dionisio dipin to i Tirreoi come ora si fa de’Ginesq per una nazione diversa in costunfi da (i) Acadernici Cortonenses numos sui generis negiexeruiit hacteims. Khell. Append, altera ad Gesnes*. p. i65. lo4 P. Ill ISCrUZIONl E TIPI iutte le alfcre (i): noi dopo il Lami in parte lo credere- 1110 esagerato; in parte veridico: nia non percio crede- remo originali e senza eseiiipio le usanze di Etruria. Come i suoi caratteri dilFerivano a'tempi di Dionisio da quegli delle aitre gentij nia in eta pin riiiiote erano stati i caratteri della Grecia ; cosi alcune sue usanze difFerivano a’tempi di Dion isio dal res to de^popolq ma ill altr'eta erano state in moda nella Grecia, e neH’Asia. Piu die una nazione e superstiziosa^ piu e tenace degli usi antichi: Fetrusca die in superstizione le vinse tutte^ dovea vincerle anclie in quest’attaccamento: cosi ella differiva dalle aitre non perclie avesse origine da tutte diversa, come Dionisio vorrebbe; ma perclie ella rite- iieva alquanti costumi gia smessi e obliterati da tutte. Alcuni andie ve ne saranno stati unici e proprj suoi: ma qual popolo non ebbe i suoi usi ? 1 Epoche della storia romana rischiarano le cose etnische. 2.0 Flo dato un saggio di cert’epodie, die piu inte- ressano i monumenti di Etruria; Falto dominio die iFebbe Tarquinio fin dal secondosecol di Roma; il rag- guaglio die dovea essere fra la sua moneta e la romana fin da'tempi di Servio; la durata di quelle zecche liii verso il sesto secolo di Roma ; quaiituiique anclie di poi vi si coniasse qualclie moneta ; gli anni ne’quali vi si man damn colonie, o seguirono memorabili awe- nimenti. Quest^epoclie in primo luogo servon di freno agFintelletti troppo facili a credere anticliissimo tutto cio cii’e etrusco^ e specialmente le sue iscrizioni. SeYejo non da iscrizioni etrosdie^ se non ne danno i paesi di- venuti colonie nel quinto secolo di Roma, come potrb credere anteriori a Roma quelle di Gliiusi o di Arezzo? Se quei grandi assi die ci rimangono son posteriori per (i) Valtro tomo p. 3o, e il Lami Lett, Qiialf, p, b5. D1 MEDAGLIE ETRUSCHE. loS ia maggior parte alia guerra di Pirro, die diremo de- gli altri men pesaiiti e scritti? Giovano quesPepodie ill secondo luogo per conoscere lo state degli Etruschi molto attaccato airimpero romano fin da que’secoli, ai quali possoii satire le pin antidie loro scrittnre (T. I, pag. i5o) e cosi a persuaderd sempre piu die la lingua e i costumi latini non sono inutili a didiiararle. Gio- vano ill terzo luogo a dar qualdie luce alia paleogralia e alle arti di Etruria. Son molto alieno da canoni gene- rali ; uiia osservazioncella in contrario has ta a distrug- gerli. Tuttavia non e inutile osservare in Volterra die il carattere di quegii assi angoloso e men formate con- frontasi con que' della statua Maffejana (0 e di qualdie altra antica scultura pur Volterraiia: ove per contra- rio iielie urnette di buon lavoro il carattere e riton- dato e formate meglio. Se la paleografia lia qualcosa di sicuro, Flia ne’monumenti di un luogo istesso; ivi meglio si scuopron repoclie. Quindi non ascriverd quelFeleganti sculture al quinto secolo di Roma, e molto meiio a’precedenti ; ne fisserd Tepoca del mi- glior gusto in quella sctiola prima del sesto o settimo secolo di Roma. Tali principj discretamente applicati possono giovare andie altrove. Etimolo^ie di Cittd e di fami^lie etrusche onde si deducano con piu siciirezza. 3.® Ho date un saggio deiretimologie di queste citta ; saggio ancor questo; madedotto in gran parte dagl’isto- rid e da gramniatid antidii. Gatone,Festo, Dionisio scri- vevano, quando Petrusca lingua era viva; e doveano aver trattati i dotti della nazione. Se costoro per ie origi- iiazioni delle citta etrusclie non cercano altri fonti fuor- clie il greco o il latino, (cosa die non farebboiio in anti- (i) Maffd ]LcU, T. F, pag* io6 p. in ISCRIZIONI E TIPI die citta di Persia, o di Libia) d fan fede die in siniili casi questa e la via pin sicura. Chi dunque prenie ie stesse orme, come io feci, pud lusingarsi di dar nel se- gno pill presto die tenendo aitra via. Potrd dubitare fa~ cilrnente se la etiniologia die io assegno sia la miglio- re ; ma dilFicilmente dubiterd, die la miglior etimologia sia racdiiusa in altri linguaggi, Lo stesso principio dee valere per pin forte ragione quando assegniamo etimo- logie a faniiglie etrusclie. Quali CGUgetture sian piu solide e quali merio, Finalmente lio fatto uso di congettnre ; nel qual proposito ho lodati pin di una volta grillustratori delle anticliita di Sicilia. Quest’isola e in qualche modo si- mile alia Etruria: ristoria die ne avea scritta il suo Diodoro e smarrita ; rimangon di lei notizie sparse in pin libri, monumenti sparsi in pin luoglii. Nondimeno congetturando e su quest! e su quelle gli Havercampj, i D’Orvilie, i Castelli, lianno ampliate molto le cogni- zioni die si avean di quella provincia, e deirantico suo stato. Non ad ogni congettura lian dato ugual peso ; spesso ban mostrato essi i primi di diffidarne. Ma le piu deboli lor congetture son quasi un solietico a chi vien dopo per meglio chiarir que’dubbj, come nelie questioni romane di Plutarco avvien tutto di; e le piu forti servono tuttora di fondamento a scoperte nuove, Forti congetture io chiamo quelle die inimediatamente e direttamente discendono dalla storia o dabnonumen- ti, o da’due fonti insierne ; e di queste van ricdie quelle insigni Opere. Non son mancati pari ingegni alia Etru- ria : la nazione ne e feracissima : appena vi si conta un borgo, die in lettere, o in belle arti non abbla prodotto un genio. Dico anche piu. Non son mancati alia Etru- ria scriUori die battessero con oaore la stessa via : ne DI MEDAGLIE ETRUSCHE. 10^ fan fecle gli aurei trattati del Sig. Lampredi sul go- verno degli antichi Etruschi, e su la loro filusofia ; senza dire di molte dissertazioni di autori siinili in- serite fra le cortonesi. Nondimeno non pochi altri si son fondati in cert'estrinseche ragioni, die giovano pin ad ornare mi sisternaj die a stabilirlo. Lo stesso Winckel- niaiui \i si e abbaiidonato forse troppo. Ei fissa per cosa certa, die le arti fiorissero in Etruria meglio die in Grecia non solo in piu riiiioti tempi die cib e assai verisimile come vedreiiio; ma fin ne’primi secoli di Roma ^Oj die iiiipegiiaiio le memorie della nazione tut- tavia esisteiiti. Ne gia quelTuomo^ per altro grande, si fa carico della storia, die dice aver la colonia di Dama- rato recata da Corinto in Etruria la plastica ( 2 ) detta dagli antichi la madre della statuaria (3) ; e per tal co- Ionia essersi nelle arti itaiiaiie introdotto il far de^Gre- ci (4) : lie si fa carico dediionunienti certi di quebiiede- simi tempi ; ch"e il corpo delle niedaglie de'due popoli ; (1) Mon. hied, notizie Prelim, cap. 3, c Storia delle arti 164 della Ediz. Piom. In questa patina nferisce la nieda^ ^lia di Bizenzio e di Siri da noi data a pa^. 85; rnedu^lia di Creci italioti delV ultima antichitd ; ma da lui creduta etrusca^ Su questo e siniili fonclamenti pns,a il trattato di hVinck. su le arti del disegno presso gli Etruschi. U /tutor e stesso quanto dot- tOj altrettanto sincero, non fini di appa^arsene. Cib che ne dice a pa^. 236 mi ha impe^nato a supplirlo in questi corollarj che ag^iungo di tanto in tanto. ( 2 ) Sunt qui tradant . . . (Demaratum) comitatos fictores Eu- cliira et Eugrainimmi : ab his Italiae traditam plasticeri. Plin. XXXVr 7 . (3) M. Varro laudat et Pasitelem qui plaslicen liintrem statuariae, scalpturaeque et caeiaturae esse dixit. Piin. ibid. ( 4 ) Ved. Floro e Strabone ciCati in qiieslo lorno a pag. i%Z. I08 P. Ill TSCIIIZIONT E TIPI rozze e di rame fuso fra gii Etruschi (0 ; aiiticliissime e di argento coniato presso i Greci : mol to meno si fa ca- rico degli altri monumenti ( 2 ): queste osservazioni da- vano coiigetture troppo forti contro il suo sistema. Che fa dimque ? Paragona lo stato turboleiito di Greciaalla quiete^ alia opulenza^ al boon govenio di Etruria^ e da do argomenta die fra gli Etruschi meglio le arti fioris- sero die fra'Greci. Con tal raziociiiio si potrebbe iie- gare die iiel secolo XIV si avaiizassero in Firenze le belle arti fra le fazioni de’Guelfi ; e die nella Gina si rimanessero allora nello stato di prima fra la quiete e il buon ordine di quel regno : e pure la storia prova die cosk avvenne. Non lia valuta to Winckelmann die la Grecia fin da'tempi di Omero valeva sufficienteniente in disegno ; avendo quel Poeta data si grande idea dello scudo di Adiille : ne ha veduto quanto le celebri poesie (1) Cita le monete di Capua for se osche. Ella sotto ^liEtru- Schi diccasi Volturno. Eiv, (2) Tali sono i. i vasi dipinti: niuno de'vasi etruschi si pub prepare anteriore alV Hamiltoniano con grechc lettere riferito nella P. 1 , p. 87. 2. le ^einme : niuna di esse pub provarsi piic antica della ^reca del M. Guarnacci, E. §. E, num, 20. 3 . i hassirilie\^i .* Id^inck. quasi c^ni volta die ne parla, suppone il falso ; ne cita varj del Capitolino^ di Eilla Albani etc.^ tutti in mar mo ^reco^ e di disegno non del tutto simile agli etruschi di Volterra^ di Perugia ec.; o^e non si trovan mai lavori simili in greco marmo. Quindi si b gid congetturato die gli Etruschi non lo usassero ; anzi non si sa che scolpissero il marmo di Car-- rara. E. VAh. Fea nelle note a VEinck. Tom. /, p. Plinio [XXXEl, 5 ) riconosce nelVisola di Scioi principj della scultura fin dalla prima olimpiade : che ahhiam di simile in Etruria ? E pur dice FEinck. cheinnumerevoli monumenti degli Etruschi ,, ahhiamo. i quali dimostrano che qiicsti popoli coltivasmno la arti prima che i Greci dar sapessero una regolar forma all<"- 5, opere loro [pag. 129.) DI MEDAGLIE ETRUSCHE. 1 09 sii la guerra di Tebe e di Troja (0 dovessero ajutare Fimmaginazione di quegli artefici ; die finalmente non ill tutt'i luoglii^ lie ill tutt’i tempi erano dalle guerre infestati in ugual maniera. Le arti risorgendo fra noi, come le mura di Tebe, non si sollevarono se non al suono della cetera. Le poesie di Dante e di Petrarca fu- ron quasi i disegni, su i quali Giotto, Orcagna, Memmi, anzi lo stesso Miclielangiolo preser le immagini, le espressioni, le composizioni piu vive. I Greci fecer lo stesso coi loro Poeti ; ne Fidia o Polignoto furono i primi die intagliassero e colorissero le idee di Omero o di Esiodo con tanto pro delle arti : erasi cominciato iiiolto prima di loro. Con tali principj venute le colo- iiie ill Italia, e in Sicilia trecent'anni in circa dopo Omero per seguir la cronologia di Winkelmann, essendo per tali ajuti superiori agli Etrusdii, e non inferior! a loro per quiete, per clima, per industria, non e mara- viglia se potevano prevalere alia scuola etrusca, e al- Tateniese istessa, come indicano le medaglie. (i) Oltre i poemi di Omero, vi erano in Grecia versi antichi su Veccidio di Troja : su la guerra di Tebe v'era un poema dice Tausania, o di Omero, o di poet a da sCimarsi il prirno dopo Omero. V. Pausari. Lib. IX, cap. 9. 110 p. III. ISCllIZIONI E FIGURE §. V. GEMME CON CARATTERI ETRUSCHI. OSSERVAZIONI SU LE FIGURE, E SU LE ISCRIZIONI CUE IN ESSE SI TROVANO . Gli Ancili Ta\’. Vllly n. i. Ac. At A varia del M. Regio di Firenze ( 0 . Due Salj\ o due lor ministriy che reggono su le spalle un basto- ney onde pendono sospesi sei ancili (2). L’unoe Valtro e barbatOy e oelato ; la oeste e una breoe tunica con figure ; uno oi ha un caoal marinOy Valtro un Trito- ne. Nel di sopra SVM<1/R Agostini : Gemme antiche P. //, tao. XT. Gudberlet. de Saliis ap. Poieiii Thes. Antiq. Tom. pag. 960. Gori Mus. Etr. tab. 198. Gudberleto, die scrisse eruditameiite sul sacerdozio de’Salj di Marte, a’quali Numa diede in custodia gli ancili, nota die i Salj son descritti in diversa forma da quel die la gemma ne rappresenta. Dionisio (4) oltre la tunica da loro il balteo di rame, e la trabea; e per or- iiameiito del capo dice aver essi avuto apici in ligura di COHO ; die Plutarco nella vita di Numa cliiama galeas aeneas. Non vedendosi tali divise nelle due figure descritte, quel dotto critico vi ravvisa non due Salj, ma due lor ministri; fondato in quelle parole di Dionisio 'jrkKrac, vm^peTou riveg oivrujv vj^ryjfxsvsig aTO Kdc- (1) F cavata dal zolfo ; in Gori c cavata dalVincisione ; onde. ancJie la lettere tornano al contrario. (2) Ancilia dicta ab ancisu quod ea arma (scuta) ab utraque parte ut peltae Thracum incisa. Varr. de LL, VI. ( 3 ) Noia, cha la e a rovescio perchh messaA innanzi vocals par eufonia F. p. 169. ( 4 ) Hist. L. II, cap. 70. »I GEMME ETRUSCHE. I I I yoyjou KOfjLi^ovCi (0 ; nel die il Gori lo ha segnito. Qual connessione abbiano i Salj coi caratteri della gemma, lo accemiai iiella breve descrizioiie della R. Galleria cbe inserii nel Giornale Pisano (^). Le gemme degli anelli contenevano spesso lui’allusione al nome; come ba bene avvertito il Sig. Ab. Visconti nella spiegazione di una gemma antica, cbe al nome di Acratio unisce la testa del Fauno Acrato (^). Esempj simili non son rari in medaglie di famiglie Romane. V. §. Ill, n. 3 . Per ligura la famiglia Aburia da abiiro antiquato invece di a^/z/ro(4),segna il Sole; la Elia da otuy^^Hesjch.) segna la Luna nel coccbio; PAcilia da medeor se- gna la Dea Igia ; PAfrania da ccpfo; spunia^ in medaglia di rame segna il delfino ( 5 ) ; Antonio il bore da oiv^oc , ; Antistio dal VaHwo J^ntistes segna gristrumenti del sa- crifizio; Augurino un Augure; esempj tratti da una sola lettera delPalfabeto : cbi avra ozio scorra per Faltre. Si- mile allusione si ecercata ne’Salj, o ne’loro ministri pel nome di Alee. Il tema e gia ^zAAoj, salio, quindi Allius^i e Allecius (6^ cbe in etrusco dialetto diconsi Ale, edi Alee. Aggiungo un’altr’allusione. L’istituzione de’Salj non fu di Numa; se ne citano da Servio altri autori, e specialmente un Re etrusco: Qiiidam dieunt (1) Ib. c. 71. Ministri quidam eorum peltas contis suspensas ferunt. (2) Tom. XLVll^pa^. ii 4 - ( 3 ) E' inserita nd Giorn. Rom. ddle ArUichiia, e hdle Arti 1786, p. 'I'l. ( 4 ) Abiisse pro adiisse dicebant. Fest. (6) V eduta pr. iL Si^. March. D. Alcssio Malta Recup<^ro, die ha ^ran raccolta di assi a lor parti , e ne prepara illastrazionis { 6 ) Cost dalVantico Anius Anicius, da¥Aher Fabricios etc. in Grutero p. 585 . G. Aletius Lupus, e in PasseriV?iV(i\. p. 219, Aiesius/ra le famiglie etrusche. 112 R III ISCRIZIONI E FIGURE Salios a Morrio Rege Vejentanoruin institutos, ut Alaesus Neptuni Jilius eorum carmine laudare- tur etc. Si e dunque potuto alludere al noiiie, e ai Salj di Aleso, il quale in etrusco diceasi Alse nome vi- cinissimo ad ( 2 ). Quei due simbali die abbiam notati nelle vesti favoriscoiio molto questa seconda opi- iiione ; e^si riguardaii Nettuno, di eui quelFAleso ap- puiito si credea figlio. Che i Sacerdoti avessero indosso i simboli della deita a cui servivano, vedesi iieirArdii- gallo di Gampidogiio (3) e iiella Sacerdotessa Isiaca del Clementino. Bourguet tradusse quelle parole, ma non leUe a dovere, cljpeorum ostentatio, Gori Circumdu- ctio SaliariSy MalFei Appius Aldus, cognome die dubbiosamente derivo da uiia bestia nominata dagli antidii (4) ; altri diversamente. Naute Tav. VIII, num. 1, II. Goniiola in forma di scarabeo, die descrivo tra- ducendo Winckelmaiin : Un uomo con un bastone e con una specie di sacco, che sembra essere una borsa, ond’egli true qualche cosa. A lato e scritto Sjf f\W- Qiiesti e for se un Mago che true le sorti. TVinckeV mann Description des pierres graoees de feu Baron de Stosch pag. 3o5. Ora iiel museo di S. M. Prussiana con le altre di Stosch. Spiego Natis per Nautes o Nautius ; e credo die la gemma avesse relazione alia famiglia Nautia, il cui capo fu Naute Trojaiio di nascita, e compagno di Eiiea (5). (1) V. Serv. in jEn. v. 275, 285. (2) Cost nelle T. E. dicevasi pase per pace ; e Plauto scherza su la voce Sosiam equivocando con Socium (Ampb. ver. 22S) scherzo che ha per fondamento la vicinanza delLe lettere G, ed S. (3) Mus. Capit. Tom, IV, tab. iq. (4) Osserv. Lett. Torn. VI, peg. 148. (5) V. Dionys. Halic. L. VI, c, 69 et Serv. JEn. V. vers. 704^ DI GEMME ETRUSCHE. Questi e il soggetto die rappreseiitasi^ vestito e coperto in capo in una maniera molto simile a Galcante e ad altri^ die troviamo nella Tavola Iliaca di Campidogiio. Catone in un^opera die scrisse delle trojane famiglie ( 0 dice cli’egli ebbe il Palladio da Diomede^ e con esso i niisterj (sacra) di Minerva^ die restarono alia sua fami- glia. Virgilio lo fa addottrinato da Minerva stessa neP Parte del presagire ; e ne'dubbj casi Pintroduce a dare ad Enea slesso le sorti;, o gli oracoli ; die taPe il senso die da il Poeta al vocabolo responsa. Da'versi di Vir- gilio coinparira die Winckeimann avrebbe indovinato precisamente il soggetto se avesse crediito^ die qnella iscrizione etrusca potesse renders! in latino o Nautius Tam senior Nautes^ uiium Tritonia Pallas Quern docidty multaque insignem reddidit arte^ Ilaec responsa dabat, eel quae por tender et ira Magna deuniy oel quae fat or uin posceret or do. Name marino Tav, Vllly niirn. 3. III. Una deith del mare^ in senibianza d'Uomo, il cui corpo termina in figura di delfino, Il capo e co- perto di elmo con pennacchiera ; ha inibracciato lo sciidoy e tien Vasta in atto di combattere (3) : d (1) Cicerone (in Bruto) si querelava che la storia delle famU ^lie romane era divenuta fa^^olosa per le orazioni funebri ; e J'orse Catone le avea compilate in quest' opera, ( 2 ) L’au facilmente cangiasi in a : da TlaCpOV parum, da cautus catas, da otxjrap hrap. Cost da Nauriig Nan^g, Della Nautis yoer Nautius a, pag, 245 e uS, ove si riferi-^ scono Glodis, Rernis, Octayis etc. tratti da lapidi latine per Clodius, Reminius etc. (3) L’asta ha nella cuspide un quasi canalelto come i^edesi ne'Musei : infondo vi e un ferro a punt a che serviva a conficcarla in terra ^ (TavpccT^p, V. Winck. Mon. Ined. num. 72 . L./nxi, T. ll. 8 Il4 P- ni. ISCRIZIONI E figure scritto F\ • . . Fu del Sig. Marco Tit-- scher. Gori Mus, Etr. Tom. I, tab. 199. E' cavata dalla incisione. Il Gori spiegando questo diilicil soggetto riconobbe in esso uno di que’Tirreiii, die vidno a JNasso furono, co- me poc'anzi dicemmojcangiati da Bacco in delfini. Ma io non veggo come un Gorsaro etrusco potesse rappresen- tarsi armato all’uso de'Greci eroi ; ne perche si dovesse figurare in atto di combattere. Quella die il creduto Oinero raccoiita^ non fu un’azione militare^ ma una preda di un fanciullo nobile^ com’essi credevaii Bacco, a fine di trarre utile grandissimo dal suo riscatto. Un luogo di Ateneo mi fa c.oiigetturare die quesfci possa es- ser Glauco, uno degli Argoiiauti, aiizi ringegnere e il piloto di quella nave ; die combattendo co’Tirreni fu da Glove caiigiato in Nume del mare : A^youg (pvi(T\ SijfjLii^pyov yeve(r^oii rbv T^otv^ov au) wp>s^vuvroi avr^jv ots I tzcccv fjLST^ Tu)V TuppijPCt^v if/,izy^eT0, pLovov drpooTQv yevea^cti Iv voivpLOLyjot' KctTcc Ss Aiog P^QXviaiv ev rw rijg daAtzrn^g (^vScp tpcivvimi-, Kott ourcvg yevecrboii ^stKdTTiov S'aifjLOvci, vto fx>ovid T’lugPa clrusca nota per piu lapidi ; da lei SI propa^o la Papiria e la Papania che pur tivvami ip iscnziotu etrusche. Il6 P. Ill ISCRTZIONI E FIGURE die lo figurasse ne’suoi versi coperto di un vello leoiii- 110^ e con clava ed arco e^ovrot m) XeovT\^v m) ro^c&; jl cui esempio imitaroiio prima i poeti^ e dipoi gli aiN:i- sti. Prima di lui Xanto istesso nella storia di Lidia lo avea sempre rappresentato in quel vestito che Omero da agli Eroi de'tempi Trojani ( 0 . Nondimeno sarebbe vano il trarre da cio argomento di mol to rimota anti- cbita ; specialmente in vista del disegno^ che parago- iiato alia gemma del num. VII comparisce non poco rimodernato. E' giusto inferire^ che non subito si adottasse universalmente la descrizione di Stesicoro, rnassime in Etruria ; ove non di rado gli Dei stessi sono nelie patere cosi incisi^ che il solo nome serve a raili- gurarli ; non il carattere del voltO;, non verun simbolo aggiunto. Le azioni di Ercole e di Bacco spesso trovansi efligiate ne’sarcofaghi rornani ; non cosi fra gli Etru- scbi : la loro religione par che non costumasse d’inci- dervi le favole di Dei celesti. Perseo T, V III, n. c. 6 . V. Perseo in atto di prepararsi alia impresa della Gorgone: si adatta apiedi i talari ^ ed ha in vicinanza la spada falcata, comunemente chiamata Varpe: neU Varea Corniola a foggia di scarabeo presso il Si^. Canonico Sellari in Cortona. VI. Lo stesso Perseo dopo V impresa. ColVuna inano tien Varpe, colValtra il capo dellaGorgone, ed ha so- speso dal braccio la cibisi, oocabolo usato da Esiodo e spiegato da Apollodoro per uno zaino da comestibili : ioi Perseo teneoa quel teschio e traendol fuori ope- ram le tanto decantate metamorfosi d’uomini in sas- si. Intornoallafigura’^'s(\J\).[^) Corniola gih del (1) Athen. Dipnosoph. Lib. XH, pag. 5 12. (2) La prima Utter a dee emeadarsi a norma della gemma DI GEMME ETIlUSCHE. II 7 M. Stosch riferita da FTinck. ne’ Mon, Ined, tao, 84 ove leggasi 5^0 50 - Questa favola cantata da Esiodo, e pin ampiamente da Ovidio nel quarto delle trasforniazioni; e troppo co- gnita perche ioabbia a ripeterla. Notero piuttosto ch’ella a'Greci fu soggetto frequente di pittura e scultura ; co- me si ha dalla descrizione die ne faiino Pausania (L. 1 , pag. 52) e Filostrato (Icon. c. 29) e da altri luoghi degli anticbi. Gli raccolse ii cb. Sig. Can. Foggini^ e ottimamente gli confrontd col celebre bassorilievo di Campidoglio, die rappresenta Andromeda liberata da Perseo. Gli Etrusclii elligiarono questa favola andie in urne: il solo Museo Guarnacci ne lia tre diverse com- posizioui ; una delle quali e di uno stile antidiissimo. I cinque Eroi di Tebe 1 \ Vllly n. 7. VII. Cinque Eroi di Tebe in at to di consult are. Ei e inciso il noine di ciascuno con quelV ordine di lettere che iGreci chiamano ^ovq^oipviS^Qv 3 Cjfl|T ®Md • S’aDirUV®- 3 + Vi poi alVuso latino H i D E E : P f\\)Q F\ C F\E (*). Corniola del M. Regio di Berlinoy descritta fra le gemme Stoschiane da TVinck. pag. 344 inserita da lid ne' Monum. Ined, con hrevi precedente e della patera del M. Regio che lianno chiaramente Pherse in^ece di Perse, dal dorico pag. 210 e pag. 238, nota 2. (i) In greco TvhvQ^ TloXvvsiKm^ Ap, 0 iizpaog, A^pa<^og’)Uocp- ^SVOTCiiOQ. A^otisi 1. Il cangiamento di alcunc Uatere ndle loro affini, [p. 104.) 2. Lo scioglimenlo de\littonghi ritenendone una sola delle due vocali [p. 108.) 3. La mutazion delle teaui 57*, T nelle aspirate e [p. 180.) 4- U accorciamento delle i'oci, che taEolta si supplisce con ausiliari talvolta riducesi a popolare scorrezione ip. 18 n. 2.) 5 .Le desinenze uniformi in E [p. 238) toltone I’liulnicesp/brse perche il nouie seguente cominda da e©- c(ilCi come in Appitis Alee. pag. 2o5, nota 4« ii8 P. Ill ISCPJZIONI E FIGURE osservazioni ; riferita anco dal Gori, dal Guarnacci, e pill esattamente dal Fea nella Storia delle Arti di ff inck, Tom. 1, p. i63. II primo die spiegasse questa gemma fu uii dotto let- tore della R- Universita di Pisa, il P. Aiitonioli Scolo- pio. Podie gemme haiino avuta la suri.e di cssere illu- strate con taata erudiziune, sagacita, miimtezza. Ciosia detto per cliiunque non vide le sue dissertazioni dive- iiute assai rare ; e non lesse di queste altro die il freddo elogio die ne fa Winckelmann. Gli Eroidi Tebe furon var], siccome nota Apollodoro; ma sette se iie contano specialmente 0 / Se i^ysfJLOveg ASpot^og TuKccov' Apupioi- ^a.ogO"'i/A£ovg'Kc£,Tavevg 'Ittovcov' ^iTTrojASoov Apic^o^kyov oi Se Xeyovci TciAxov. obroi [xh e^ A^yovg' Ylo?\vveUi^g Ol- S'tTroSog Ik 1 vSelig Oheoog Alroo?Cog‘ Uap^evOTralog Men- VdMoovog ApK^g [i). La gemma non ne contiene se non cinque. Il breve spazio delbarea non era capace di mag- gior nuniero ; e Tartefice saviamente scelse i cinque per- sonaggi piu interessanti. L^oggetto della spedizione era collocar nel trono di Tebe ritenuto contro i patti da Eteocle, il suo minor fratdlo Polinice; die esule erasi rifugiato in Argo, e qui e introdotto in atto di pensie- roso e di afflitto. Adrasto die lo avea accolto in casa e datagli in nioglie Argia sua liglia, vi e figurato armato e staiite, perclie la guerra facevasi per suo impegno: e nel modo stesso Tideo, marito di un’altra liglia di Adra- sto, uomo di ferocissimo ingegno, e assiduo promotore di quella guerra. (i\.pol. p. i56.) Parfcenopeo come Re (i) Duces erarit AdrastusTalai, Ampli'iaraus Oeclei, Capaneus Hipponoi, Hippomedon \ristomachi (juxta alios Talaijbi quidem ex Argis ; Poljnices Oedipodis Thebaims, Tydeus Oenei TEtolus, Parthenopaeus Maenaliouis Areas. Apollod. Bibi. pag. i52, ed. Amsl. 1609. DI GEMME ETRUSCIIE. il^ Ibrestiere siede in sedia distiiita, e simile alia curule degli Etruschi, e mostra di gradir rinvito, die gli fa Adrasto^a collegarsi. Mesto al coiitrario e Anfiarao (0 die indovino e presago del cattivo esito dissuade va sem- pre dairimpresa; la quale si esegui A^^uqov i^h 'mXovvToq^ Ajj^piapixov Se ^TorpeTovTog ( 2 ). Gapaiieo e Ippo- medonte eraii pure argivi e dipeiidenti da Adrasto non nieno die altri Eroi nominati da'mitologi ; onde po- terono escludersi facilmente dalla composizione Un’altra ragione di questo quinario nurnero trova il P. Antonioli (4) ; ed e die si sieno voluti riunire insieme i cinque istitutori de'giuodii neniei, die in occasione di questa guerra cominciaroiio^ e si reser celebri dopo rOlimpiade (5). Dopo tale celebrita, gli EtruscJii che da Greet conjiiianti as>eano imparato a scolpire, incidere e dipingere le storie di Castore, Polluce-t Achilley etc. appresero afar lo stesso de' cinque Eroi vincitori de’ giiiochi nemei. I fatti di Tebe son ripe- tuti nelle urne Etrusdie. In una della piu antica ma- iiiera vi e Edipo con la Sliiige. Nel M. Guarnacci ; tipo inedito come la maggior parte de^bassirilievi etruschi. (1) IVotisi che Anfiarao c coperto di pelle^distintivo che ram- niemora esser Lui stato uno degli Argoriauti, ( 2 ) Adrasto hortante, Amphiarao deterrente. Apol. p. i5i. Eschilo nelLa Tragedia BTT'l introduce Tidco e Anfiarao a contrastare. V, \^ers, i58, e 575 . (3) Eschilo se crediamo a Pausania (in Corintb.} fu il primo che riducesse al nunicro di setfe gli Eroi di Tebe; da lui lopre&e Varrone presso Gellio L. Ill, cap. 10 . (4) Spiegazione di un^ antic his si ma gemma del Masco Sto- schiano pag. it., ec. (5) Corsin, diss. Agon, p, 53. 120 P. Ill lSGRi?:iONI E FIGURE Tideo T. Fin, n. 8. VIII. TideOj curvato a trarsi dalla gamha un giaveU lotto, come lo describe Winckelmami nel Gab. Stosch p. 384; ne' Monument i ined. tao. io6 nella Storia delle Arti pag. i6i della ediz. di Roma. Scarabeo in corniola. Secondo FEditore questo e Tideo die assalito da 5o Tebaiii meiitre in Argo tornava^ gli uccise toltone un solo die ne recasse a Tebe la nuova : esso intanto non riceve da loro se non qiialdie leggier ferita (0. Non •vedeiidosi egli in abito militare, parmi pin plausibile la nuova spiegazione die ne da il Sig. Ab. Visconti {?■), intento sempre a promovere;, e a niigliorare le scoperte di Winckeimann. Ricoiiosce in mano di Tideo una strigile piuttosto^ clie un dardo; e ravvisa in quelFatto Fespiazionej a cui egli soggiacque per avere ucciso in una caccia o Menalippo suo fratello o altri die fosse (3). Aggiunge ottime congetture^ die questa ligura^ la quale VTnckelmann lia lodata sopra ogn'inUiglio degli Etru- sdii^ sia copiata da una statua greca, die Plinio cosi de- scrive: fecit {Foljcletus) distringentem se, (4) doe Rappresent'o un soggetto die radeoasi con una stri- gile. Gostui potea essere un pugile vincitore di giuodii pubbiici. Quattro pugili son dipinti in antico vaso presso Caylus in atto di radersi dopo il giuoco (5) : ed uiio di essi e in positura somigliantissinia a questo Ti- deo. E veraniente fu in uso dopo il pugiiato di passare sopra le membra la strigile^, e cosi purgarle dal sudore; (1) Stat. Theh. Lib. II, vers. 5oi. (2) Museo Pio-Cltni. T. I, tav. 53. (3) Hygin. fab. 79 diver samente ne scrive Apollod. Bibl. L. I, pug. 29 edit. Anist. (4) Piin. Hist. m. XXXIV, cap. 8. (5j Tom. II, tav. 36. DI GEMME ETRUSCHE. I2J rla’ceromi^ dalla polvere, ond’eran lorde. Di qua si pud trarre, se io non erro, una terza spiegazione ; ed e die Tideo sia rappresentato qui come pugile ; arte in cui fu iiisigiie, fino a riportarne vittoria ne'giuoclii nemei ri- cordati poc’anzi (0. Se FAtleta di Policleto meritd sta- tua in tale attitiidine; quelFattitudine ben convenne al primo vincitore de'giuochi nemei. Morte di Tideo T. VIII, n. 9. IX. Tideo stesso caduto a terra per mortale ferV ta ; tien lo scudo levato in alto 5 t V t- Corniola in Jigura di scarabeo possediita dal Sig. Dehn^ e rife- rita da JVinckelmann fra Moniimenti Ined.tao. 107. II colpo die prostrd Tideo gli venue da Menalippo; lie gia daii’alto delle miira, come suppone Winckel- nianii ; ma in aperta campagna ove tutl'i nemici erano miiti contro lui solo (2I, Gaduto segui a difendersi fin- die i compagni lo tolsero dalla misdiia^ e lo portarono altrove a morire. Nel breve intervallo die corse fra la caduta e la morte par die il rappresenti Fartefice, senza elmo lie spada, ed in mio spasimo prodottogli dalla ferita insierae e dal desiderio della vendetta. Prima di diiuder gli ocdii ebbe fra le mani la tronca testa di Me- iialippo, di cui con ferina rabbia si mise a mangiare il cervello. I Poeti fingoiio die Minerva scesa per recargli rimmortaiita;, inorridisse a tale atto^ e sdegnasse di coiiferirgliela (3). In uii bassorilievo del palazzo pub- biico di Volterra vedesi un attacco di citta chiusa ; al- cimi guerrieri prostrati; un soldato die tiene in mano una testa recisa dal busto. Verisimilmente ivi rappre.- seiitasi la morte di Tideo e di Menalippo. (1) F". il P. Antonioli diss. cit. pa^. 12. (2) Stat. Theb. IX, ver. 716, Apollod. pag. i53, (3) Stat. cjl ApQliod. Ioci$ ciUitis. 122 P. Ill ISCRIZIONI E FIGURE Capaneo T» VIJI, nuni. lo. X. Un Guerriero con elmo e scudo, quasi ^inoc^ chione ; la destra con cui tiene la spada e abbando- nata: oi sono aggiunti due pezzi d'infranta scala : a lato gU e scritto il nome per via di un nesso. In agata senza scarabeo, Presso il Conte Cajlus Tom. iPy tao. 37 ; e Tom. VI ^ ta\>. 25. La Jigura e presa dal concaoo della gemma. L'Editore non arrischio congettura ne sul nome iie sul soggetto ; dicendo die forse si paleserebbe col tem- po. A me sembra uno di que'soggetti, die per la sua diiarezza gnidano alia cognizione del nome. Fra le morli de’sei Eroi di Tebe niuna e pin decantata_, die quella di Capaneo ; il quale millantandosi die a di- spetto degli Dei vincerebbe Tebe^ e salendo con una scala su le mura, mentre stava per entrarvi, fu da Giove percosso d'uii fulmine^ e rovesciato al suolo (0. Le lettere complicate fra loro, come in alcuiie meda- glie greche ( 2 ) si potraii disciorre in questo modo, F\^ F\Y\0' Lo scritto, e il dialetto e semibarbaro ; il lavoro e debole, come il Gaylus osserva ; ma diligente in qualche parte, specialmente neirdmo. La morte di Capaneo e rappresentata in un'urnade’Sig. Francescliini in Volterra; quella di Anliarao die si sprofondo col cocchio e nel M. Guarnacci; quelle di Polinice e di Eteocie nel M. R. Teseo T. VIII, n. 2. XI. Teseo sedente in atto di sostefiersi la testa : e cinto di un pallio (3). Tepigrafe e 3 £ 3 ©. Corniola (1) Eurip. Plioenis. v. 1180. Apollod. pag. i 55 . Paiisan.L. IX, cap. 9. (2) V. Com. Christiani Not. ad Haym. pag. 87. ( 3 ) La vcste di Teseo non e la pdle di Argonauta ; e il pallio m GEMME ETRUSCHE. 123 del Si^. Bar. de Riedesel presso Cajlus T. VI ^ tav. 36 con alciine osservazioni del P. Paciaiidi: riprodotta da TVinckelrnann ne' Momimenti Ined. tas^. loi. L’atte^ffiameiito delFEroe secondo le osservazioni di Bonanuoti (0 e di altri, e proprio degii afflitti. Quindisi son ricercate le pin triste avveiiture di Teseo per iiido- vinare idntenzioiie deil’artefice. Si e addotto quel testodi Virgilio:^Ei/e^ aeternumqne sedebit infelix The seas (2;- ma, se io non erro^ poco a proposito. Un condannato che Plutone tiene fra i Tantali e i Sisili in continua pena per aver voluto rapirgli Proserpina, mal si (igurerebbe in tal seggio, cii’e im mobile veduto da noi poco inoanzi nelia reggia di Adrasto. Egii era rappresentato ne’regni biij legato o immobile sopra un sasso (3). Si e anche ad- dot ta la prigiouia die sofFri Teseo nella casa di Aidoneo Be de’Molossi per aver tentato insienie con Piritoo di rapir Proserpina sua figlia ; istoria, die diede occasione alia favola surriferita (4^. Andie questo mi par difficile ove non veggo legami, ne ceppi, ne squallor di carcere. Credo piuttosto che qiii si alluda alio stato infelicissF mo, a cui fu ridotto Teseo negli ultimi anni della sua vita. Gacciato per una sedizione da Atene, o per avere voluto morto Tinnoceiite Ippolito suo liglio, o per tema quadrat o de’Grcci, fornito nelV estremitd di qiie'piomhiy cheveg~> gianio nedlc statue arttche ed anchc ne^VidoLi elruscJd. 1 pic- cioli f^iobi onde tutto c spar o son ornanienti del drappo, che oeg^onsi ne\festiU aiicora delle statuette toscaniche. hd pure si tru^aao orlati i panni di quelle strisce o segmenti, che qui osser- vianio intorno alia vita e al braccio di Teseo. (i) NeiVetri anti chi p. 266. (2) VEneid. Vb v. 617. ( 3 ) V. Meurs. in Theseo c. 26. Ex.t. in Xhes. Anliquit. Gron. Tom. X. (4) PUitarcU. in vita pag. i5. I ‘2^. P. Ill ISCRIZIONI E FIGURE de’Gastori die dopo il ratio d’Eleiia fatto da Teseo mi- iiacciavaiio ia citta^ o per altra ragionej visse esule a Sciro. Quivi torraentato da^suoi rimorsi, damieggiato iiegii averi da'ciUadiiii^ iiisidialo da Licomede Re di Sciro^ e da lui fiiialmente precipitato da un’alta rupe^ fiiii di vivere (i). Teseo die uccide il Miiiotauro e in tiidurna del M. Regio : in pin altre vedesi combat- tere co’Centauri. Peleo IX, n, i e 2. XII. Peleo ritto pres so unci font ana in atto di scuotersi Vaccjua dcicapelli Corniola in for- ma di scarabeo possediita dal Sig. Dehn. Ved. Cajlus T. VI f ta^. 2 3^ e TVinck. Monum. Ined. tao. laS, Simil gemma e nel Masco de Mar chesi Venuti a Cor- tona: ma ioi Peleo e ginocchione^ e non ha epigrafe. XIII. Peleo nella stessa attitudine che si e de- scritta nella prima gemma; tiene due strigili 3 J 3 d- Scarabeo in corniola pres so il Sig. Abate Gaetano Marini Archivist a della Santa Sede^ ora presso il Card. Borgia. La congettura di Winckelniann fu^ die si volesse rappresentare il voto fatto da Peleo al fiume Sperchio di consecrargli i capelii di Achiiie suo figlio, se gli tor- nava salvo dalla guerra di Troja. Non veggo perdie tal voto dovesse esprimersi con la iavanda del proprio cri- iie ; ne perdie Peleo si avesse a rappresentare allora si giovaiie^ quando da Oniero espressaniente e cliiamato senex eques Peleus (^). La gem- ma niariniana e nuovo ostacolo a tal parere; le strigili non indican voto^ ma bagiio. E bagno riconobbe if Cayius nella prima gemma^ allegandone il frequente iiso die lie fan no gli eroi di Omei 0 . Ma die una usaiiza ■(i) V. AXoiirs. ibid, cap, 29. (2) Iliad. IX5 ver. 433 . r>I CEMME ETRUSCKE. 1 2J "commie si dia quasi per caratteristica di Peleo in tre gemme diversameiite composte, questa e la cosa, che difficilmente puo ammettersi : oiide io vi riconoscevei piuttosto una espiazione; e Ovidio mi fa quasi da iii- terprete (0. Omne nefas^ omnemque mali pur gamine caussam. Credehant nostri tollere posse senes. Graecia principium moris dedit : ilia nocentes Impia lustratos ponere facta put at. Actoridem Peleus^ ipsum quoque Pelea Phoci Caede per Aemonias soloit Acastus aquas. Fu dunque espiato Peleo per avere ucciso Foco suo fra- teilo o involontariamente giocaiidoal disco (^), o colpe- volmente^ come Ovidio ed altri ban creduto. Altra volta pure fu espiato avendo ucciso Eurizione suo ospite alia caccia del cigiiale calidonio (3) ; e forse dalla replica di tal funzioiie si prese motive di esprimerlo in questa guisa. Nel rito della lustrazione si usavan tede, soffu- niigj di zolfo^ aspersione di acqua col ramodi alloro (4) : ina la principal virtu a purgar da’delitti credeasi con- sistere nelle acque vive e correnti ; onde Ovidio non nomina se non aemonias aquas, e poco appresso flumi- mas aquas. I poeti fan talora menzione espressa della lavanda del capo, come in Circe quando si espid dope un sogno ; e allora fu che gli Argonauti sopravvenendo ev^ov aAog voTiS'e(T(ri eTripai^pvvoVQ'oiv, inoenerunt (earn) caput maris humoribus expur gantem (5j. Omero (i) Faster. II, vers. 35 . (2) Diodor. Sic. Lib. IV, cap, 72., ( 3 ) V. Apollod. p. 186, 187. (4) . . . caperent lustrari siqua darentur Sulphara earn taedis et si foret humida laurus. Juv. Sat. II, V. 1 57 . ( 5 ) Argonaut. IV5 v. 662. 1^6 P. Ill 1SCR1Z50N1 E FIGURE introduce Ulisse e Diomede dopo ucciso Doloiie a la« varsi ii el mare si il capo, si le altre membra (0. Lo stesso Poeta descriveiido I’espiazione del greco esercito fatta per coraando di Agameimone, scrive. 'Ot iTrsXujji^ciiU vovTO m) eh oikoL kvii^r 'e(^Xkov ii i^ero lustrabantury et in mare sordes proiiciebant ( 2 ). Goii tale usanza pud spiegarsi il simbolo della gemma mariniaaa, cbe mauca iielle altre due; iiiteiido le strigili; iiella cui cavila si raccoglievano le sozzure per gettarle via. Nel Museo Stosch (p, 4^6) e descritto uii atleta in atto di ripu- lirae la strigile. Ulisse ed Achille T, IX, n 3. XIV. Ulisse in atto di fa^ellare ad Achille, Sea- rabeo in agata varia troi>ato a Bolsena, e riferito dal- V Adami nella Storia di Volseno pag. 3a, e dal Gori Miis. Etr. tab. Esiste ora nelV Istituto di Bologna. Il nome di Achille e scritto A ; in quello di Ulisse la secoiida lettera e alquaiito ambigua, oncle nei prefati editor! par die sia 3 4^ V t V; nel Maffei die gia possede questo moiiumeiito 9 V 3 V- Quaiitunque io abbia seguita al trove la secoiida lezioiie, assai mi piace la priiiia, percbe derivata molto viciiiamente dal dorico col caiigiameiito del A nel T, cbe in quest’aifa- beto gli corrisponde. Secondo il Gori si rappresenta qui il colloquio, cbe Ulisse teiine con Achille nella sua ten da per riconciliarlo ad Agamennone (S). Non mi tratterrd in fatto si iioto: osserverd soitanto cbe la ce- lata di Ulisse, se e lecito stare ai rami del M. Etrusco piuttosto cbe del M. Veronese 182 , 1.5, e armata di denti di cignale ; particolarita die altrove non vidi, ne so cbe sia stata notata mai. Oniero la descrive cosi; (i) Iliad. X, V. 573, (2) Iliad. I, vers. 3i4* (3) Iliad. IX, vers. 225. DI GEMME ETRUSCIIE. 12^ „ . . . . £/-ro(r05 Xev)io\ qS'qvts^ ApyioSovTog vog Saiiseg 'iyov ei/2ra m) Vv&a (0. Ella fu un dono fattogli da Merioiie nel X della Iliade ; ove il colloquio si era fatto nel libro antece- deiite: ma deon perniettersi questi piccioli aiiacronismi a nil artefice^ die final men te non e uno scoliaste. Ulisse e rappresentato su molte urne di Volterra; agli scogli delle Sireiiej neirantro di Polifemo, iielia casa di Circe etc. Achille che si anna T. IX, n, 4> a. XV. Achille /R) con lo scudo imbracciato in atto di adattarsi unocrea alle gainbe: preme la ce- lata col piede ; ha il parazonio in vicinanza. Scara- beo in corniola presso Cajlus Tom. ly tas^. 3o; e presso Gori M. E. tab. 199 . XVI. Lo stesso soggetto ; ma lo scudo e posato, e in oista delVeroe e un lungo nastro, forse per fer- mare Vocr'ea alia gamba : il disegno ha mollo del greco ; Vepigrafe e ^ (^)- Scarabeo in agata presso il Cajl. Tom. II, tao, 28 . Del Conte di Thoms. Achille risoluto di tornare alPesercito per vendicar la morte di Patroclo, e aviite da Teti le nuove armi, se ne vest! in mezzo all’esercito j e comiiicio dalle gaim biere : KWtiTiS'ag {Isv TpCoTa TTSp) KaAkg apyvpeoKnv eTtel aequant \>el longe supe- rant trojana tempora (4). Ella non ha altro foiida- niento se non la pretesa propagazione della scuola tir- reiia dalla egizia ; ed ha contro se una prova fortissi- ma ; cid sono i soggetti di queste gemme; eroi (nota M. d’Hancarville) di Tebe o di Troja : gli altri soggetti sono incisi in maiiiera molto consimile ; e quindi non pud correre fra queste e quelle incisioni grandissima distanza di eta. Or gli eroi non avrian conseguito taiit’onore in paesi esteri se non fossero stati allora molto famigerati nel Mondo ; ne tali divennero per le loro geste^ quanto per la voce de’poeti. Yissero de’pro- (j) Lib. /, cap. i4* ( 2 ) In Heroic, paulo post init. (3) Plin. Lib. XXXIV, c. 7 . Signa tiiscanica per terras di- .spersa quae in Etruria factitata non est dubium. (4) Mils. Etr. Torn, ip p. 4^** D1 gemme etrusche. 189 clij riflettpva Orazio^ anclie prima di Agameimone ; ma pevdie loro maiico un poeta, percid e, die sepolti sono fra le teiiebre di uiia Imiga obbiivione ( 0 . Troja stessa, dice Filostrato^ quasi non sarebbe stata, se Omero stato non fosse : egli ne fu il fondatore Ne subito dopo Oniero^ e gii altri poeti acquistd celebrita o Troja o la turba de'suoi eroi ; nia dopo die divolgafci que'poe- nii per tutta Grecia^ vi niisero quel fermento nazionale die vedesi in ogiii libro, e per dir cosi in ogni pagina de'Greci ; ove tutto spira fanatismo pelor Semidei. Convien dunque animettere uii tempo sulficiente prima die la nazione, udendoli continuamente cantar da'rap- sodi;, recitar ne’coiivitq rammentar ne’discorsi, tanto se ne imbevesse ; e conviene animettere andie piu lungo corso di aiiiii prima die lo stesso spirito si dif- fondesse in Italia : taldie una gemma andie rozzamente incisa recasse diletto per questo solo^ di’ella risvegliava iiella mente una idea sublime. Gid non pote interve- nire se non varj anni dopo lo stabilimento delle colo- nie ramnieiitatc a pag. 109 di questo volume. Se siano anteriori alle gemne greche. 3.0 Oltre raiitidiita assoluta deduces! ranticliita re- lativa di queste gemme ; o sia s^elle veramente prece- dano le gemme de'Greci. Delle incisioni piu rozze non VO molto sollecito; elle sono ambigue come si dis- se ; lie vi si trova da lodare altro die il meccanismo. Ma restringendoci alle altre migliori^ Winckelmaiin (3J giunse a dire die iiiuna delle greclie pareggia in eta la stoscliiana de'cinque eroi. Non credo die cosi avrebbe scritto se gli fossero venuti alle niaiii il Lisandro e TAcrazio. I sarcofaglii stessi del museo Giiaroacci ove (1) 0(1, Lib. IV, 9 , 25. (3) Gab. Stosch. pag. 344* ( 2 ) Pag, 6H5. Tpcomo. l4o P. in ISCRIZIONl E FIGURE si rivede il disegno^ anzi qualche figura della gemma stoschiaiia^ possono persuaderci, che nel quinto o piut- tosto iiel sesto secolo di Roma tenevansi in Etruria proporzioiii di sette teste, e di sei, ch"ei da per segno di rimotissima eta. Gid pud accordarsi nella scuola di Atene; ma non cosi in tutte Paltre di Grecia (0 ; molto meiio in quelle di Etruria: giacche nelle urne di tale stile trovansi assi del minor peso, e ritratti virili col niento raso ; della cui tarda epoca fra poco si dovra trattare. Nel niuseo stesso e in piu altri si pud notare, che le iscrizioni della gemma stoschiana non sono del piu antico carattere, come suppone Winckelmann ; avendo gia sostituito il 3 al % cosa di secoli men rimo- ti. Finalmente Adrasto, benche in senium ^ergens ( 2 ) figurato ivi come i giovani, e un errore nato nelbarte- fice dal seguir la consuetudine de'suoi tempi, ne^quali gia si radeva il mento. E quali tempi son questi ? I Romani furon barbati fino alPanno 4^4? pioiie dalla Sicilia condusse barbieri in Italia (3). Pri- ma di tal tempo par die Tuso della barba fosse coniu- ne ; siccome appare da'monumenti piu anticlii ; quali sono il greco vaso di Hamilton, le figuline volsche (4), e in Etruria il bassoriiievo malFejano (5) e il vaso d'ar- ( 1 ) In Grecia stessa vedesi \farietd 'grande di stile fra scuola e scuola ; in Laconia e assai rozzo, in Corinto c quasi medio fra il laconico e Vattico. V osseroazione e del Si^. Cao. tVorslcy, uno dei via^^iatori piii illaminati in belle arti^ che oggi conti la coltissima nazione inglese. (2) Stat. Thebaid. I, vers. 391. ( 3 ) V. Plin. Lib. Vil extremo, et Gell. lib. lit, cap, 4 * TViack. illustra questa usanza nel Tom. Ifpag. i 54 « (4) P- M. Beccbetti. Bassirilievi volsci trovati in Velletri. Ta^J* esistono nel M. Borgia. ( 5 ) Dempst. Etr. R. T. I, t. 72. m GEMME ETRUSCHE. I gento del M. R. (0: ne'quali monumeiiti le figure virili compariscoiio ben barbate. Chi piii vuole in questo soggettodegga il P. Antonioli gia lodato; alle cui ra- gioni contro la supposta antichita di quella gemma, Winckelmann non rispose mai direttamente. Stile di queste ^emme comune a’Greci e a’Romani. 4-*^ Si deduce in oltre che lo stile delle gemme etrusche e equivoco; trovandosi ugualmente prati- cato da’Greci e daXatini, e dagli Osclii come ben conget- tura Winck. (^) ; ma non si ravvisan i lavori degli Osclii per la sorniglianza cb’ebbono con gli Etrusclii e nelPalfabeto e nel dialetto. Non e dunque sicuro il criterio di Gaylus, die nella seconda classe delle an- ticliita aduno ogni gemma die non era egizia, ne greca elegante, ne romana di piu bassi secoli; e tutte le ascrisse agli Etrusclii. Non e lo stile, non e il cor- done che gira attorno alia gemma ; e la sola scrittura die pud vendicarle alia nazione. Quindi il Sig. Ab. Bracci, scrivendo di un Ercole in gemma, non si lidd della sua molta perizia in discernere gli antidii stili; si rivolse alle lettere, die a lui regolatosi con la opi- iiione di dottissimi Franzesi parvero etrusche (3); a me persuaso del sistema goriano, son parute greche. Nehiiarmi e pin facile a decidere; la lor qualita ne scuopre la patria. Vi e anclie un altro segno, die io credo sicuro, dopo aver veduto cid die in Roma vi ha della pristina greca scuola, e cid che della etrusca in Toscana; ed e che i greci scultori, comunque antidii, danno alle figure sveltezza maggiore che gli Etrusclii y (1) Ib. T. I, tab. 77. Notisi che questa particolariid e stata omessa nel rame e altre cose sono ivi alterate. (2) Arti del Dis. pag. 20B. ( 5 ) Mcniorie degli antidii incisori Tom. /, pag. 1 4a P. Ill ISCRIZIONI E FIGURE e con piu finitezza, e con pieglie pin studiate e pin spesse soglion vestirle. Ma tali differenze in minute gerhme appena possono a\ vertirsi. Gli Et ruse hi ebbono tale stile dai Grech 5.® Uno stile comune a piu genti non puo essere for- tuita conibinazione, come la somiglianza di due o tre volti ; convien riconoscere una scuola^ ove quelle mas- sime si sieno formate e quindi propagate altrove. Adun- que ove s’invento quello stile arabiguo che dicemmo; in Etruria o in Grecia ? Prima di sciorre il quesito con- vien vedere qual fosse il primo stile de'Tirreni. Ogiiuno capisce die non dovea esser gran cosa; giacche essi dalle storie ci si rappresentano per piu secoli in coiiti- iiua azione per fondare e mautenere si grande impero : costruzioni di mura, di edifizj^ di vascelli, arti in som- ma necessarie alia vita dovean esser le loro : nelle vo- luttuose non credo che si avanzassero ; siccome pure av- venne a^Romani ne’primi secoli di quellacitta. Quindi le piu antiche statuette di Etruria, ove tutto e itali- co, e specialmente le femminiii che ban tutulo (0 non usato da greche donne, mostrano piuttosto la ricchezza del popolo coi lor ornamenti^ die il gusto con la belta del disegno. Della stessa indole e il vaso d’argento no- minato poc'anzi ; die a tenor delle lettere e del disegno pub essere fatto circa al terzo secol di Roma ; prezioso per la materia^ e corrispondente alia gran fortuiia^ in che allora r?ra Ghiusi ( 2 ), ove fu trovato. In questo va- ( 1 ) Varro de L. L. Lib. VI, cap. 3. Matresfamilias crines con- volutos ad verticem capitis, quos habent uti velatos dicuiit tu- talos. Sembra che fosse comune aUe donne italiche tro^andosi anche ne^bronzi di altri paesi e nelle ficjdine volsche^ o\’e pur si nota la stessa forma di pallio, di stdia curule^ di cocchio, 9he nei bassirilievi e ne^li altri moniimenti etruschi, ( 2 ) Valida res turn dusina erat. Liv. Lib. II, cap. 5. DI GEMME ETRUSCHE. I 4^ SO, tutto spira nazionalita, ii vestito, Tarmi, i costuiiii: cio spero di far vedere in pin opportuiia occasioiie, il- lustrandolo con le autorita degli antichi. Quivi assai rozzo, secco, tagiiente e il disegno delle figure, collo- cate Tuna dopo Taltra quasi ad ugual distanza ; e con tal simmetria che a quelle del lato destro corrispoii- dano quelle del lato sinistro, alia canefora la ca nefo ra, al pugile il pugile. Nel di sotto vi e un piano di ani- Biali framezzati pure a ugual distanza da arbosceili, e fregi di funicelle intrecciate e di piramidette. Non si puo veder cosa che megiio scuopra cio che operi un buon meccanismo guidato piu da natura che da arte : ond’e che su lo stesso andare son disegnati e composti aicuni musaici del medio evo. A questo primo stile ne succede un altro, il cui carattere non e cosi facile a comprendersi nelle tavole de'rami (0, come I’insienie delle figure, o le iscrizioni : perocche chi pud sperare di dar rami ch’esattamente esprimano tale stile in libri di facil compera? Esso e finitissimo e pieno di intelli- genza; di cui pare anco far pompa, segnando le ossa e i iiervi con molta forza, e dando abnuscoli un risalto e una quadratura che i miglior Greci ridussero a una gentile e ben degradata rotondita (^). E perdsempre un medesimo uomo, per cosi dire, quello che rappreseii- tasi in gemme, sotto varj nomi; scarno ed ossuto, e a (1) La ^emma del M. R. di Firenze e le Stoschiane son dise^ ^nate su i zolfi del Sig. Torricelli lodatissimo incisor di gem- me in quella cittd ; son caoate da impressioni in cera la 5 della iav, e la 1 la % la % della II laoola ; le altre da' rami. ( 2 ) 11 Sig. Fidel crede che cio proeenisse dal non essere ancor noto I'uso del rotino che serpeggiando toglie la durezza dc'con^ torni: congettura che tutto allora si la^ordsse con la punt a del diamante j e ne danno indizio i globetti che con la lentc si scuo- prono massime nel capo degli ossi» j44 ISCRIZIONI E FIGURE proporzioiie del capo,alquanto esile nelle braccia e iielle gambe; o s’egli e vestito^ le pieghe ancora son poco va- riate^ e quasi parallele fra loro (0. Non serve aggiugnere che queste virtu e questi difetti non sono sparsi in ogni opera a dosi uguaii: eclie ordinariamente e lo stile e i caratteri si corrispondono ; rozzi nel nume marine, migliorati neirAjace e ne’einque Eroi, e cosi a mano a mano lino al Tideo, cb"e il capo d’opera delle gemme etrusclie. In ogni nazione suole avvenir lo stesso ; ma da per tut to fra la disparita degli artefici e dedavori si iiota una scelta di massime che fa il carattere delle ficuole. Tornando al quesito, io non sono alieno dal credere, die sicconie Tarchitettura toscanica e paruta al Sig. Gav^ Boni lin dorico antico, die portarono i Greci in Ita- lia ( 2 ), cosi il iiuovo stile di cui parliamo, o insienie con la plastica, o in altra guisa ci venisse di Grecia ; opi- iiione a cui talora inclino Winckelmann, che in propo- sito di etrusco ha spesso teniperalo in un luogo cid che avea scritto in un altro. Ne dan qualche indizio alcune medaglie d’ltalioti mol to antiche ; nelle quali, come mi fece osservare il Sig. Piclet in vista della sua rac- Golta de’zolfi, mostrano che lo stile delle gemme etru- eche comparisce cola, se non perfetto, avviato alineno fin dal principio di quelle zecche. Intanto io noto una cosa che molto mi persuade ; ed e che questo nuovo stile in Etruria vedesi esercitato quasi sempre intorno a soggetti di greca favola ; e per lo piu con quelle mi- nute particolarita di armi, di vestiti, di circostanze, con cui le rappresentano gli scrittori, e specialmeiite i (1) Winch. Arti dal dis. Lib. /, cap. 2. (2) Giorn. dellt Belle Arti di Roma per Van. 1 785;/?^g:. 1 77> 0 193 et. DI GEMME E THUS CHE. Tragedi greci. Qui fcorna il raziocinio de’simboli egizj, ciie proverebboii io sfil primitivo de’Toscani propagato di Egitto, qualora fossero in Etruria molti ed antichis-v simi. 'I soggetti di cose grecbe son quivi moltissimi, e cominciati a trattare quando nasce quel nuovo stile : puo dunque presumersi che di Grecia venisse. Percioc- ehe chi debb’essere stato primo in tali lavori ; U Gre- co^ nella cui lingua eran queVersi, la cui gloria nazio- nale eran que’fatti^ i cui cost u mi eran que^estiti e quelle armi ; o PEtrusco^ a cui era ignota quella lin- gua^ indilferenti queTatti, estranei quegli usi? Obhjezioni c loro scw^limento. L'Etrusco, risponde Winckelnianuj, appoggiato spe“ cialmente nella grande antichita della geuinia stoscbia- na, die confutai al num. 3. Suppone dunque, die gli Etruschi, senz'aver veduto esemplari di greci artefici scolpissero quelle fa vole, avendole solamente udite in voce dalle greche colonie, che in Italia vennero intorno al nascer di Roma. Ne reca in prova il vedersi negli etruschi monuinenti alterati i fatti che leggiamo nei poeti ; segno che gli artefici furon diretti non da una poesia che rimane seinpre la stessa, nia dalla fania che cangiasi passando di bocca in bocca (0. Di quali poe~ sie parla Winckelmann? Di quelle che ci riinangonoi^ ed io asserisco che gran parte de’bassirilievi etruschi figurati a greca mitologia sono ad esse cosi conformi, die piu corrispondenza non han tra loro i versi ed i nianiii greci. Ma oltre alle poesie superstiti v^era a que’tempi un gran numero di poesie in oggi smarrite, die raccontavan cose talora omesse da Omero e da Eschilo, talqra eziandio opposte loro, e a’Poeti, che ab- biamo; e nbndiineno gli artefici si regolarono talvolta (i) Mon. iVnt. T. I, p. s65, Lanzi, T.II, IO l4^ P. Ill I3CRIZI0NI E FIGURE coil qiie’racconti. Ne fa fede la tavola Iliaca di Gam« pidoglio ove si citano Stesicoro, Artino, e Lesche (0, e il bassorilievo borgiano, ove si iiomiiiano Ginetone e Teleste (^). E iiel primo de’due monumeiiti errb tal- volta Tartefice fiiio a scambiare un eroe con un altro, siccome iiotano il Foggini eil Fabretti (3) che lolianno iliustrato. Non potea far lo stesso un piu antico Gre» CO, e quindi passar Terrore nella copia deli’artefice Etrusco ? Aggiungasi che Winckelmann non adduce per prova di sua sentenza altro monumento die una patera, ove lesse Ettore per Memnone come fra poco vedremo; e percio credette die ripugnasse al racconto del Poeta cio che gli e conformissimo (4). Nel resto se gli Etruschi non avean bisogno di greci esemplari per migliorare lo stile; nia solo di belle istorie; ond’e die gli andavan pure imitando, come nel §. precedente si e notato? Ond'e die le tre Etrurie tanto ebbono mi- glior gusto quanto piu a’Greci furon vicine : quella die confino co’Greci ha dato i vasi del miglior stile; men belli I’Etruria media; e inferiori anco a questi FEtru- na circompadana ? Oltre a cib quantunque gli Etruschi non avessero poemi come i Greci (sussidio grandissimo alle belle arti) mancavano forse d'istorie e di favole na- zionali da intrecciarne belle composizioni? Quanti no- mi de’lor Dei, de’loro Eroi, delor Regi, da'soli fram- menti degli scrittori aduno Dempstero? Quante piu no- lizie avran raccolte Teofrasto (5) e Glaudio Gesare die (1) Museo Capit. Tom. IV. Ved. pa^. 364 . (2) Expositio fraginenti tabulae marmoreae Musei Borgiani au- ctore Harnoldo Heercn. V. p. 19, et 22. (3) Explicatio ad tabellara Iliadis. Ext. in Syntagm. de Co- lutmia Trajana V. pag* 322 . ( 4 ) V. il §. VII nella patera del Museo Reale di Madrid, (5) Tvpcn^vojv, e illibro citato dallo Scoliaste di Pindaroj Pylh. Od. II. I)I GEMME ETRUSCHE. 1 4y scrissero la storia della nazione ? Se gli niovea la reii- gioiie, Teseo greco, ed Aleso etrusco non eran creduti ugnalmente tigli di Nettuno, e ngualmente eroi? Se la gloria delle opere potean molto ammirare gli assalitori di una Tebe, i distraggitori di una Troja essi, i cui antenati a'soli Unibri tolsero ben 3oo citta, e fra il riinaiiente degritaliaiii dominarono ampia- mente? Adunque Teseo e i greci eroi in quelle opere non tanto avean ragione di line quanto di mezzo; cioe valevano specialmente per addestrar Tingegno a mi- gliore stile. Gli Etruschi non imiiarono servilmente i Greci. G.o Ma dal §. antecedente si deduce per ultimo die gli Etruschi non ebbono di quello stile se non un qual- die avviamento da’Greci ; come par die insinui I’An- tonioli citato nel §.* V al n. 7 . Tanto bastava ad una nazioiie ingegnosa; come ad una feiice indole bastan pochi semi di dottrina sparsivi a tempo. Nel resto si vede cli'essi fecero lor proprio quello stile, e lo padro- neggiarono da maestri. Si pud raccorre da questo, die ogni stile die non fosse egizio o greco si diceva toscani- CO ; comecclie il lavoro fosse stato di un volsco o di im roraano; come saria la celebre cista di Novio del M. Kirclier., segno die ogni nostra scuola italica segui- tava Tetrusca ; e di’ella era considerata come la prima- ria e quasi unica fra le italiane. Pochi soggetti nazio- nali ci restano in questo stile ; ma son trattati con mae- stria pari a’soggecti greci. Furoiio anche assai varj nelie posizioni delle figure; e par die scegliessero, co- me dices! di Michelangiolo, le pin diilicili, per fare ivi maggiormente campeggiar Tarte. Tre repliche abbiam vedule di Peleo, due di Perseo e di Achille ; die po- trian dirsi tante accademie di undo variate sempre. lz}8 P. III. ISCRIZIONI E FIGURE Ne^sepolcriiii di Volterra fiiio a dieci e dodici ne ho os- servate di imo stesso avvenimento^ sempre diverse Tuna dalPaltra. ]Ne credo, che in progresso di tempo niancasser di iibri, onde si esattameiite scolpire le gre- che cose. Se Nevio tradusse in latino FOdissea, se simil cosa fece Ennio ed altri Latini di molte tragedie ; non dee discredersi che versioni o imitazioni di poesie gre- che si facessero anco in Etruria ; ove si coltivarono gre- che iettere (0^ e ove non nianco Fuso de'teatri e deile tragedie ( 2 ). Per tal via pote aver continue nodrimento queU’arte di scolpir greche favole che si era appresa in eta piu antiche, e pote aprirsi il campo a sempre nuovi soggetti. Cento di essi, a dir poco, ho io veduti in etrusche urne ; che a riunirgli e a spiegargli col metodo introdotto da Winckeimann, darian luogo a eruditissi- mi comen tar j, e farian vedere che gli Etruschi, tardi e vero, ma pure per qualche tempo tennero un terzo stile, che pud dirsi ottima imitazione del miglior greco. Che poi scolpissero ivi greci fatti, e per lo piu tragici, poterono aver piu ragioni: non parendo in tal popolo, che a mero ornamento servir dovessero. Forse Fimma- gine alluse al soggetto; per esempio una Eroina da’Gen- tauri rapita si scelse per simholo di una moglie rapita da morte; siccome appare in una urnetta volterrana di questo tipo; ove alFepitaffio di una donna vanno con- giunti i ritratti di lei e del marito vestito alia militare, (1) Seneca Nat. Quaest. II, 5 o, i. Attalus noster egregias vir qui Etruscorum disciplinam graeca subtilitate miscuerat. P^eggasi anche Plutarco Sympos. VII, pag. 727. (2) Varro de L. L. lib. IV, cap. 8. Omnia baec vocabala tusca, ut Volamnius qui tragoedias tuscas scripsit dicebat. formola notabile che inclica essere stato Volumnio conosciiito da V ar- rone ; non gid aver data ad Eschilo Videa deile tragedie come leggesi in qualche libro. DI GEMME ETRUSCriEo 1 49 e ill aito di tenere uii cavallo. Forse voller consolarsi di quel fatale distaccamento col rammentarsi, come in epi- taffio antico si legge^che niuno de’Semidei aiido eseiite da morte ; consolazioiie espressa in tante lapidi ove leggesi S(Zp(Ter ouhiq ovvero S) lo tiene con ambe le mani. La quinta figura e Fulcano (M I/) ^ J 3 in atto quasi di ammirare quel prodigio: ed ha in mano la ^cure^ con cui finsero i Poetiy che aprisse il capo di Giove per comando di lui stesso quando voile mettere {\) In (jueste patere vi ha piii figure di ful mini, for se depen- denternente dalla dotlrina degli Etruschi che dictvano ea esse xmdeeim generum. PI. II, 52 daodecim scrive Servio TEneid. I, 4^. ( 2 ) 11 torque, ^li orecchini, le arniilley il diadema, e ^li altri \ t>rnamenti sono stati consider ati nelle a^^iunte aDempstero dal Sen. Bonarruoti. Quasi iutto si riscontra in Plauto tiinicaa infibalatae, inauresiongae, coronaeetc. specialmente, Trin. If= V. Ill iSCRlZIONI E FIGURE a luce la Dea iO. Patera delV 1 st ituto di Bologna riferita da Dempstero Etr. Reg. T. T, pag. -y8 da Gori Mus. Etr. tab. 120 da Monsig. Foggini nelle Dissertazioni Cortonesi T, II^ pag, ipS. Questo dotto Accademico eke con Junga disserta- zioiie iliustrb la patera^ iioto clie la favola surriferita fu invenzione di Stesicoro per insegnare clie la sapienza noil e opera iimana ; e dono che ha priiicipio da uii es- ser diviiio. Con la stessa felicita espose il rimanente. Nella interpretazione de’nomi egli^ e il Gori^ e il Pas- seri (^) ed altri hanno scritto variamente. I piu han creduto che Tina sia formato per aferesi da c risguardi Pallade; opiiiioiie che trovo aiiche avvalorata dal coiisenso sempre per me autorevole delhAb. Bar- thelemy (3). Mi fa forza in cootrario^ die queila Dea e chiamata Minerva in tante patere, ove non pud cader dubbio, siccome in questa; nella quale Tma e collo- cato al capo di Giove. E a lui pud competer quel nome assai natural meiite supponendolo derivato dal dorico Zviv (4) o Ajji/ onde TEtruria, che maned delle prime let- tered sostituendo Paffine formd Tina: Pultima lettera in una lingua di fiiiali si vaghe e si ridondanti (5) non dee attendersi. Thalna (letto con ausiliare e Thalina) dissi a pag. 47 delPaltro torno; che e quanto 6’ ma- ([) Lucian. Tom. I, p. 196. Apollod. Lib. 1 , cap. 3 . (2) Lettera Ronca^liese IX. ( 3 ) Memoires de I’icadera. Tom. XXXII, pag. 282. ( 4 ) Eustat. in Horn. p. 1387. ( 5 ) Si e notato piic volte che le antiche lingite format^ano il retto parisillaho a^li obliqui; vgr. il luogo UpotKO;^ i Tirreni dicean dpotnog accipiter (Ilesycli.) Forse Tina, Tinia etc. deon avere finedi /nS, Lasciata pero secondo I’uso nazionale Ti- fiias per Tinie, come <-UpjJisiag p^f' Pans. L. V; c. lO, Forse Tinia e quarto caso F. n. 17. DI PATERE ETIIUSCHE, - rina ; ch e la Tle?^oc'yici di Artemidoro (L. II, c. 35.) Giii Volesse, potrebbe aiiciie legger da G^AAw orior, germino ; aggiuntavi ima desineiiza simile a Rumina dairantico ruma (0. E yeramente come questa Dea presedeya al Hodrir di latte griiifanti, cosi Venere alia lor germinazioiie ; anzi a’germi aiicora delle piante, e di quanto nasce in natura : come Lucrezio e Ovidio e i poeti comunemente iie scrivono ( 2 ). Quiiidi a lei fecer sacro il florido mese di Apriie ( 3 ), quindi ne’bassirilievi piu antichi tiene uii tallo, o un fiore non bene aper- to (4). Thana si spiego anche nel precitato luogo per e si riferi a Diana, altra Dea cbe invocavasi nei parti, soLto nome di Lucina ; per cui nedoro iimi alia dea Diana la celebrano Catullo e Orazio. Piu anche natural men te pub derivarsi da che doveaii dire in luogo di Zet/?. Gli antichi Latini da Divos, che fu nome di Giove (5), formarono Dwlana (6), e accorcia- tameiite Diana \ gli Etruschi da ©fb$ fecero Theana; e accorciatamente Thana, La finale indica filiazione, come osservo al iium. 4- Anche con probabilita pub derivarsi dalla sua madre (che gli antichi scrive- vaii 05^) (v. pag. 63) che presso i mitologi, e nel grand’Etirnologico s’interpetra rjjc EPopi- nione del Visconti che al detto nome di 77^aZ^^«dava origine da 0<^AAw, e piu ingegnosa, die vera. Per ultimo vuol considerarsi il nome ancora di V uL caiio. Sethlans, supplito con Pausiliare e SethlancSy (1) Hisce Manibus lacte fit Caninae propter cunas, Kumiiiae propter rurnam : i. e. prisco vocabulo maramaoj. (2) Lucr. lib. I, init. Ovid. IV. Fast, V. <59 etc. ( 3 ) Ovid. 1 . c. ( 4 ) Winch, Monum. hied. tav. :2.5- Cosl anche in una ^ernma del Du^a di Moya, ( 3 ) Sub Jove agerc e sub Divo agere son modi sinonimU V, Varr, lib. IF, c. 10. 1 54 P- ISCRIZIONI E FIGURE voce die tanto ha esercitata la curiosita degli aritiqua- rj ; ascriveiido a questo vocabolo piu patrie che non si ascrivono ad Oinero. lo spero di poterne venire a capo supponendo con Varrone, die ab ignis et i^iolentia Vulcanus est dictus ; ed e giusta etimologia di una deita^ a cui tutto cede, e a cui giusta Omero niun Na- me puo resist ere (0. Gli aiitichi Greci disser 6Xy.}j per m ond'Esichio l^espone S'vvafMig e Da questo vo- cabolo e validus^ violens, Ma siccoiiie gli an- ticbi alle aspirazioni sostituivaiio or la C o*" S, e gli stessi popoli di Axo in medaglie segnavano e Yx^ti/ov e ( 2 ) cosi di quel vocabolo i Latini fecer Volca- nos ; i Tirreni die non avean ogni vocale fecer Selca- nes, e poi con picciola alterazione Sethlanes. lo credo di non dovere impiegare molta opera a persuadere il mio lettore la verisimiglianza di tali etimologie dopo avere a lungo considerate le alterazioni die soffre una voce stessa fra nazioni diverse. Piuttosto lo pregbero a prendere in buona parte che io talora lo trattenga in queste secchezze ; rammentandogli cb^elle non furono sdegnate da veruna scuola di Filosofi: oiid'e die Platoiie lia tessuto di esse il lungo dialogo del Gratilo *, e gli Stoici, die fu la gran setta de'Roiiiani, dalle originidei nonii ordivano ogni loro disputa. Niuno puo vedere cbiaramente una cosa in grande, die prima non ne ab- bia in picciolo considerate moltissime. Senza mol to studio su i particolari non si arriva a generalizzare le idee. Nascita di Bacco T. 1, n. 2 . IL La nascita di Bacco. In questa patera Giove (1) Iliad XXII, V. 35y. 11 Sig. Ab. Visconti lodeduceda ehy.ji aes duco: q. rnalleator. ( 2 ) V. Parte Prima p. 81 . m FATERE ETllUSCRE* 1 55 ha fulmine alato ^ e regge lo scettro colVaquila ( 2 ). Venere (R^^RQ) esclude anche qui it par to, e il piccolBacco esce a luce ornato di ellera e con un torto bast one, alia cui cima stb, appeso un grappolo. Chiu- don la composizione di quh Apollo che si raovisa at rarno d'alloro, e al nome \J>\y^Rj di Id una Dea alata (fl R , . . f nella sinistra tiene un giitto onde lavare V infante, ed ha vicino un quasi paniere per collocarlo (-3), la destra con uno stile scrittorio o un radio e eretta verso il nome R IHI t- ^ il rna- nico, ove una figura alata coperta di pallio, leggonsi alquante lettere di ultra iscrizione, e sono le seguenti ^R3Y\ • /R W-llO • • • • Borgia in Vel- letri, V. il ch. Sig. Heeren nella Dissertazione die abhiamo citata podanzi. Clie Eacco fosse est ratio dall^utero della morta Se- mele, e chiuso in una coscia di Giove finche divenisse niaturo ad uscire in luce^ ha forse meno mistero di quel che credesi : ella e un’allegoria di quel liquore^ che chiuso prinia neli’uva e di la trasferito in vasi^ vi si tien serrato finche sia maturo alEuso delle mense. E' dunque una quasi apoteosi del vino, che ha volutofarne la fantasia di un poeta riscaldato dalla stima e dal- Tamore di questo suo idolo. Tinia anche in altra pa- tera e il nome di Eacco ; e puo esser guasto da 0 fomo 5 (4), ch'Esichio espone At6vv(rog j quindi Qeolvix le feste (1) Fuhninis alae son ramrnentate da Silio Italico per un og- ^etlo della etrusca super stiT^i one. B> Pan. 47<^» ( 2 ) Secondo Vuso nazionalc, di cui v. §. Ill, n. 12 , (3) Cosl interpet rd questi simboli il dotto Sig. Ah. Qiamhall- 3ta Visconti gid Antiquario della Camera: eglifu primo pos-~ sessore di questa patera, che sard illustraia dal Sig. Emtio suo figlio nella grande Opera del M. Pio-Clcment. (4) Passeri, Quasi Qsog oivtog. 1 56 P. Ill ISCRT^:iONI E FIGURE ill suo oilore. Ambiguo e baitro nome^ die altrove con- getturai potersi leggere Miisan con ridoiidaiiza di fina- le (i). Nondinieno antepongo alia prima lezioiie quesPaltra Nysan^ argomentaiido die quella prima non sia lettera, iiia piuttosto nesso. La figura fa vedere, quella dover essere una nodrice di Bacco : e Igino fra le sei Najadi die lo allevaroiio noiniiia sam (2) ; aiizi Plinio fa menzione di una citta che dal suo sepolcro sorti il iiome di Nisa, mutato quindi in Scitopoli (3). JN YSANa anco potrebbe leggersi ; presa la denominazione dal monte Niso, di cui quelle Niiife si credevano abitatrici o figliuole. E tal finale in etru- sco e di patria ugualiiiente, e di figliolanza d- Del Ho- me di Apollo si dira orWa : qui s’introduce con Bacco come il piu amico de'fratelli^ e il piii simile per la per- pefcua giovinezza die soli godoiio (Tibull. I, 4? 3^). Le ultime voci possOn distinguersi cosi ^ f\3Y\ F\.. R \ lO 0 d J Larthia Lysia Anniae, o Annaeae nata, Uii Home del possessore o deirofferente e aiiche nella patera venutina. La figura alata secondo me e uiiGenio Baccbico, simile al quale nel velanie della mano e un busto di alato Faunetto, che si conserva fra’bronzi del M. B. (1) Come in meon per meo Tom. /, pag. f^zo. (2) X Tab. e 182. ( 3 ) H. N. Lib. V, cap. 18. ( 4 ) Di patria come in Satane pag. 253 di figliolanza, come in Thocernadan p. 264* H Sig. Visconti legge Mi ran Parca che fa Voroscopo. Questa opinione die ha dipoi pubblicata nel M. Pio-Clementino e ivi assai hen provata, e da anteporsi alia mia. In vigor di essa due osscrvazioni potranno aggiun- gersi alia Tav. dedialetti ; Vuna che veramente alciini vocaholi sian finiti in JV, e non sian quarti casi, come dubitai alia p. 284 ; Valtra che gli obliqui in ne possano regolarmentc discendere da tali rcttiy senza ricorrere a metaplasmo^ come feci alia p. 1 73. BI PATEUE ETRUSCHE. 107 Apotcosi di Ercole T. /, n, 3 . III. Gio^e per la terza volt a, Siede in un soglio^ nel Gui suppedaneo e 10 VEI (0. A lato gli St anno Giunone (IVNO) con ramo d'oUvo nella de- stray ed Ercole ( 3-J3D>13H) clava nella sinistra^ amhedue distesa Valtra mano a Giove medesimo ; presso cui vedesi da una banda un Ter mine y dalVal- tra un Mutino. Patera di cattivo lavoro e di scrit- tura semibarbara, Mus. Kirck. Tom. I, pag. 35. Benclie ii disegno e il colore di questa patera la reii- dan meno sicura delle altre ; e a farla sospetta coacor- ran pure la iscrizione posta a^piedi di Giove quasi fosse ima dedica, e qualclie altra circostanza senza esempio in simili monumenti ; tuttavolta ho stiinato bene di non ometterla: tanto pin ch’ella fu approvata da Winkel- niann e da lui recata per un indizio deiio stii’etrusco decaduto quando la nazione divenne latina. 11 P. Con- tucci illustratore del M. Kircheriano vi trovo Ercole^ dopo le 1 2 imprese accolto fra gii Dei ; e Giunone paci- ficata con lui mediante Giove; fino a dargli la sua Ebe per moglie : ad esso riraetto il lettore. Giove e nomi- iiato latinamente come nelle Tav. Eug. Juno e detta C|uella Dea, die secondo Strabone fra gli Etruschi di- ceasi Cupra (^). Gio non deroga fede alia patera^ spe- cialmente supposto ch’elia sia incisa, quando la nazione cominciava a mutarsi in altra. Le deita ebbono secondo le citta varj nomi; e Diana dai piu detta dai Lacedemonj diceasi (Hesy.) da'Traci dai Siracusani A’^ e daXatini antichi fu chiamata Di- (i) Jovis Si dtsse da'Laliru anche in reUo prirna che Vuao co- mune adottasse Jupiter; nc ahhianio un cenno da Varrone: Jupiter oliin Dijovis et diesjiiter dicebatur. De L. L. IV7 9* Jgino c ov^e/o Jovis per Jupiter, preso da Etmio. (2) Lib. Y, pog. 069. 1 58 P. Ill ISCRIZIONl E FIGURE idana, da Eiinio Proserpina ec. (0 Sunil cosa vedremo in Mercurio. Quaftro Deitd T, /, n. 4. IV. Quattro Deitd aoanti un tempio: Minerva {3^QY\3Wi) e yd polio (V d i F\) in atto di favellare in- sieme : dalV ultra parte una Dea (K1 /R 0 V t) (^d un gwane (y\f\(\f\S) pure a colloquio fra loro. Esiste nel Museo stesso^ Dempst. Tom. I, Tab. IV. Gori Mus. Etr. pag. ii3. Mus. Kirch, pag. 3p. Non credo necessario, ovmique si veggon pin Dei, ricorrere alle fa vole di Troja, ne ad altro fatto di mi- tologia ; come si e operato nel presente soggetto, ed in a lire patere. Chi ne ordinava il lavoro potea scerre questi o quegli altri Numi, e volergli uniti per suoi particolari riguardi ; vgr. perche fossero i tutelar! di sua famiglia. Anzi leggiamo delle pitture antiche, e nei bassirilievi lo veggiamo noi stessi, che i greci artisti riunivano in un luogo soggetti vivuti in eta diverse, e latti avvenuti in diversi tempi Quindi senza cer- care unita di favola, brevemente parlero di questi 110 - nii. Minerva non era nome usato da’Grcci : nondimeno ella anclie in Italia e quella Dea del consiglio, che in Grecia diresse Ercole e Tideo e Ulisse e Achille e Te- lemaco. A questo uffizio corrisponde il suo nome ita- lico dedotto da mens. Quindi gli antichi latini dissero meneo o metier vo e promenervo per moneo (3). Cosi per monitrix presso loro si disse Menerva; nome (1) Var. De L. L. lib. IV, cap. 19. (2) Osservazionc di PVinck. M- 1 , pag. 124* ( 3 ) Festus: promenervat promonet in carm. Saliari o^e il pro ridonda secondo il dialetto antico a^i>crtito di fiirrone ser- pare et proserpere idem, dicebant. L. IV, cap. 9. F, anche V os^ sio Etjrn. v. Minerya. IJI PATERE ETRUSCHE. l5g die di poi a Roma s'iagentili cangiandosi in Minerva^ nia in Etruria resto qual era. Lo stesso intervenne fra gli Etrusdii del nome di Apollo che i Greci antidii LO diiamarono AVAui/, ^tt^ovv, per la sdiiet- tezza e veracita de’suoi vatidnj i^). Fiiio a’tempi di Platone cosi nomiiiavasi in Tessaglia, di dove eran venuti i Pelasghi fondatori di Agilla ( 3 )^ di Tarqui- iiia^ di altre citta Etrusche ( 4 ) : altrove AtoAAwv. Gli ultimi due nomi della patera non sono chiari Bgualmente; onde altri d vider Venere^ e Paride ; al- tri^ come Passeri, Marte (che da'Greci dicesi Sv^ioq) e Larunda ( 5 ). E questo scrittore ha creduto necessario di cangiare Pordine dehiomi ; talche Laran bendie po- sto sopra la figura virile competesse alia Dea ; e Taltra voce al nume vicino. Quantunque altrove aderissi a questa opinione (p. iSp) non lascio di vedere, che tal trasposizione e violenta; e che dee cercarsi altra via. Tiiran che alia figura comparisce Venere, e quanto rot. Urana nome tratto da Urano; del cui sangue Venere fu formata ( 6 ). L'articolo e congiunto al nome come in 6’ 'Akivk dicemmo, e come e avvenuto talora in lati- no, ove dal dorico tol epot si fece Tera indi Terra (7). La finale e tronca come in Thiicernaclan e in siinili nomi di filiazione (264); e pote essersi detto ugualmente (0 Cosi Platone j che pcrb in etimolo^ie e men sicuro, (2) In Gratilo pag. 4^5 edit. Serrani. ( 3 ) Stephan. Bjz. v. AyyAAz, item Strabo pag. 25 o. Serv. in ^n. VII, p- 0 7. ( 4 ) T, p. Ill, pa^. 4^ ^ 47 * Salmasio (Ex. Plin. p- 60) nota che questi crano diversi da'Pelas^hi Arcadi, qui prirai fines ali- quaiido liabiiere latinos (jEneid. VIII) questi ehhono ^ran parte Gila formazione della lingua latina; ^li altri alia etrusca, ( 5 ) Lett. Honcagl. 9. (6) Hesiod Theog. v. 190. (7) Voss, de permut. litter. Lit. T. la crede epitettica* 'l6o P. Ill ISCmZlONI E FIGURE Ur ana e Ur an, come presso i latiiii Sjrena e Sjrejt^. Fiiialmente Laran, cii'e il giovaiie ciiito di uii paimo,. iiel rnodo ciie la gran turba deXari onde van pieni i gabinetti de’bronzi, su la stessa analogia si pud supplire Larane e sp iegarsi Zarae Jillus. Tutti i Lari o Geiij tutelari degii uomini si credevano in Grecia le anime vdvute al mondo nel secol d'oro, secondo la greca teo- logia(i): ma in Italia sappiamo che alcum Lari si te- jievano figli di una Dea Lara ; in antico Glossario Aol- fdi e AapvvS'a, rendesi SaijJLQVoov, Y. anche Varr. de L. L. lib. lU, cap. lo. BaccOy Apollo, Mer curio T. /, n. 5 . Y. Bacco (/^ 1 nif ) coronato d'ellera con fulmine e tirso,fra Apollo (/^ rVU V) cinto di alloro,^ e Mercu- rio HI O V t) Goperto di peta&o, e tenente il caduceo : i due primi han collana ; e Bacco nel sinistro brac^ CIO ha di piu Varmilla ( 2 ). Patera del Kircheriana 'T. I, pag. riferita da Dempster o Tom. I, tab. 3. fe facile ravvisar qui Fapoteosi di Bacco accolto fra due maggiori figli di Giove, e ascritto al numero dei nove Dei che possono scagiiar fulmini (3). Qiiesto pri- vilegio gli da pure la greca favola ; come in vista di una (i) Hesiod. Opera, v. 121. (•2) Fest. Spinther armillae genus quo mulieres utebantur in- ■Rummo bracliio sinistro r credo esser quelle che ve^^iamo nelle dee etrui,che ; ed hanno bulle pendenti difo^ge diverge: cosi d anco nelle collane. 'Tale ornamento dehb'essere stato comune anche a'^iovani, giacch^ to troviamo in Apollo e in Bacco. Le collane e le armitle usarono nella milizia de’Romani e de’Sabi^ ni: ma for se piii semplici, ( 3 ) § III, n. 4 ove in proposito di Giiinone citai Ptinio. giungo Servio (jEn. I, 4^) i*^ libris Etruscorum icgitur. . . . certa esse nurnina pob'sidentia fulminum jactus ut Jovem, Junoneuv Miner vam. DI PATERE ETRUSCIIE. l6l ^emma concluse Winckelmann (0. 11 norae di Mercu- rio che solo rimarrebbe a diiucidarej e cbe supplilo deii’ausiiiare leggesi T urines^ altrove si e risoiuto rb 'EpiJLi^g. ' I Latiiii fecer lo stesso in piu voci ; vgr. da ips(^{pdo;j terebinthiis. Servio X) ci ha conservato im altro nome di Mercurio fra gli Etruschi^ ed e Ca-- millus. Minerva T. /, n. 6. VI. Minerva sedente {F\'3 (\Y\3 YW) a cui con un ra- moscello in mano sta innanzi una Dea alata f{\ Patera del M. Kircheriano riferita dalV IP lustratore di esso a pag. 38. Ved. anche Gori YA'os, Etr. Tab. 86. Lasa (lo stesso che Lara p. par qui un nome generico non altramente che in Latino sarebbe Diva, Vecu pub supplirsi e leggersi Vecua; come di Ranthu, CapVy e siraili dicemmo a pag. 2 34. Osserva il Passer! che al vocabolo V ecu molto si appressa il latino Pica, con cui gli antichi significaron la Vittoria ( 2 ). Da Pica denominavasi Vherba vicia ; che i grammatici da Ilu citati chiaman herbam victorialem. Non e la veccia com’egli credeva ; e quelPerba, che nella paicstra il vinto dava al vincitore, dicendo herbam do, Piiaio fli menzione di questa usanza: A pud antiques signum victoriae erat porrigere herbam victos (^). Quest’erba coglievasi dal terreno in cui si era corso o lottato; di qualunque specie ella fosse (4): al qual costume succe- dette di poi quelFaltro di dare al vincitore un ramo di palma. Adunque il ramoscello^ qualunque siasi, e sim- boio molto acconcio alia Vittoria. e corrisponde alia palma die le veggiamo in mano nehnonumenti piu mo> (1) Gahin. Stosch pa^, ^34. (2) R'.mcagl, 7. ( 3 ) Lib, XXI 1 , cap, I. ( 4 ) Festus. v. herbani do, Lanzt, T,n, I! 1 62 P. Ill ISCRIZIONI E FIGURE derni. Che poi lo presenti a Minerva, e quasi un segno di riconoscere da lei il Felice evento delle armi. Gosi in nil bassorilievo presso Wiiickelmann la Vittoria fa una libazione a Diana e ad Apollo (i). II Sig. Ab. Visconti dubita die possa spiegarsi Lara Vicij tutelare di qual- die contrada, come i Lari in Roma ('^), cosa verisimilej e puo ancb^essere Vicum per vicorum. Ercole colVIdra T, //, n. i. VII. Minerva alata al Jianco di Ercole giovane, or- mate di clava e preparato a combat ter e, U I dr a ve- desi quivi accanto: in terra e il carcasso di Ercole con saette ( 3 ). Il nome delV Eroe e scritto alia latina BEDKoUE quello della Dea con or dine retro- grade ‘^3'^ (5). Eu di Monsignor Ansidei. Dempst. Etr. Reg. T. I, Tab. 6. Il Passeri die spiego questo monumento (6) addusse il testo di Apollodoro su la favola dellTdra ; e Tauto- rita di Pausaiiia, onde si raccoglie, die questa impresa fu rappresentata nella celebre area di Cipselo ( 7 ). Lascio iiitanto senza spiegazione un simbolo molto nuovo die vedesi in vece delPasta fra le niaiii di Minerva. E' una lunga verga, e verso il fine ba undeci liiieette a traverso. See lecito supporre die il tempo abbia scancellato una picciola linea, io al predetto numero aggiugnerei la duodecima ; e crederei die quella verga con dodici se- gni sia il simbolo delle dodici imprese riebieste ad Er- Cple per acquistar Fimmortalita. Gli antichi conteggia- (i) Monum» Ined. tav. (2) Ovid. Fast. V. 146. ( 3 ) Col fiele delVidra tinse le saette, che poi ereditb Filottete. ( 4 ) Il Passeri nota che il Maffei consultando Voriginale trovd non esser lettera quella O ; ma vizio del hronzo. ( 5 ) La forma diversa ddVEi mi e sospetta; solendo esscre d’ordinario o lunate tutte, o rettilinee, (6) Paralip. ad Dempst. p. 28. (7) Lib. V, cap. 17. Di PATEKE ETllUSCHE. 1 63 vano con certe piccole verghe di bronzo cliiamate aera^ alle quali erano annessi niobili anelliui. Veggasi Vel- sero (0 che iie da la figura^ non inutile a illustrare il simbolo che qui si considera. Duello d’Ercole. VIII. Ercole in atto di combattere contro un Gaer- riero armato. Nella clava e scritto 9 J )|C! ^ Il na^ me delValtro e scancellato, Intorno la patera gira una iscrizione ritocca^ e la patera stessa e inal conserm- ta; per CIO non ne do il rame. Nel museo delVerudi- tissimo Sig. Prop, V emit i a Cortona, E' celebre il combattimento di Ercole con Gigno^ favola lungamente descritta neirelegantissimo poe- metto dello scudo d^'Ercole, che va fra Topere di I^io» do. Qijel racconto che termiiia ivi con la morte di Gi« gno, vedesi che posteriormente fu accresciuto da altro poeta : giacche Apollodoro ed Igino vi aggiungono uii pin grave duello fra Ercole stesso^ e Marte padre di Gigno; duello che Giove separo con un fulmiue (2). In vista di tali notizie riniane ambiguo se il guerriero di questa patera sia Gig no, o piut tosto Marte, Ercole prostrato, IX. Ercole prostrato a terra presso Minerva, che lo tiene come ointo^ ed e oicende\>ol merit e da lui te- nut a, Le iscrizioni sono fondo della patera,^ e presso il manico ^\/ S f] \ Patera che fit gih presso il Sig. Bjres in Roma, ora e in Inghilterra, Siniil soggetto vedesi in altra patera che acquistd alcuni anni addietro i] Gav. Hamilton 5 ed e la piu bella che finora si sia veduta di stil etrusco, ed ornata (1) Opera in unum collecta. pag. 422. (2) Apol. lib. H. Hygin, fab. Si. 1 64 1^- ISCRIZIONI E FIGURE aiico di argento: in Velletri ne rimane un getto nel Museo Borgia. T. //, n, 2. Alcuni aiitiquarj vi haii veduta Minerva, die forzo- samente trae Ercole dalla via del vizio a quella della virlu. A me pare di riscontrarvi uiia sceiia di Euri- pide iieirErcole furibondo. Mentr’egli uccisa la moglie e i figli veniva continuando la strage in quanli abbat- tevasi, Minerva comparve improvisamente KuY^ei^e Trer^ov qepvov sU (v. 1009) e una pietra sea- glib in petto ad Ercole^ die lo prostro e dopo un soniio che sopraggiuiisegli, fu rimesso nel pristino slato di meiite. La favola cosi sviluppata da Euripide rimane la medesima quanto alia sostanza, supponendo ancora die Ercole ripugnasse alia Dea in quel furore, nel modo die rappresentano le due patere. La iscrizione ultima V S H I M; se tolgasi la S di mezzo, die in greco e in latino ancora si uso come a separare due yocali vi- cine, si riduce a XOAIL libationibus ; o piuttosto in- feriis Xoxi da Suida rendesi CTOvS'ct) libationes ; soggiunge Xeyovrat hoc) bvtriott veapCov dicuntur etiam sa- crijicia pro mortuis. In fatti la tragedia d'Escliilo die lia per titolo ^oyipopsn ha per soggetto i funebri doni die si recano aile ceneri di Agamennone : ne altra- mente die nomina Plutarco Tessequie che in Gre- cia aveano annualmente i guerrieri uccisi da Persiani a Platea; e quelle altre che ad Acca Laurenzia si face- vano in Roma (^). A simile uffizio credo io che spet- tasse questa patera; e molte delle altre. La prima che ho riferita fu trovata in Arezzo sopra un vaso di cene- ri; e lo stesso ho saputo di molte trovate in Vol terra. (1) F. Tom. ly pag .65 e io 5 . (2) In Arist. pag. 332, in Romulo pag. 19. DI PATERE ETRUSCHE. l65 Si e pero notato die iiiuiia cista mistica si e fiiiora sco- perta seiiza qualclie patera; indizio die si adoperavano a'riti bacchici, o a versar liquori^ e ve ne ha alcuiie ben profonde; o ad ofFerir raoie salse, e simili doni; o andie per non so quale ornaiiiento di sacre poinpe. E veraniente neVasi etruschi di Dempstero (Tab. 26 y 2^ etc.) veggonsi in niano di donne e di uomini, come nelle porape egizie gli specclii (i) e simili cose: ne mai alTattuale uso de'sacrilicj questa forma di patere ma- luibriate si e osservata fmora; toltone un bassorilievo di villa Albani, ove uiia tal patera si crede un moderno restanro. Gomunque siasi e qualunque nome convenga nieglio a tali anticaglie^ per non confondere gTistru- nienti deTunebri udizj con la supellettile degli Dei superni par die fosse fatta la iscrizione die abbiam tra- dotto infer Us. Ercole al hwio T. XI, n. 3 . X. Ercole appoggiato a Minerva 5 Eee: Vuna \\Q3 nobilmente or- nata anche di ricco niaiito e di corona radiata, tiene uno stile scrittorio o simil simbolo: V ultra \ \(\3 pid giovane, vestita ed alata sta in atto di parlare al- VEroe. Patera di assai bel lavoro nel Museo dei Sigg. Conti della Gherardesca in Firenze. Deoipst. Tom. I, tab. 2. Gori Mus. Etr. pag. ^01. V. Passeri in Paralip. pag. 23 . In questa bella patera videro il Gori ed il Passeri Tapoteosi di Ercole: la Dea Eris fu creduta Giunone dal greco per la corona radiata, die per altro nel Museo etrusco si vede in testa audie di deita inferiori ; (1) Apul. /.II. (2) Invece di Herclas, dorica desinenza come Theocr. Idyl, b V. 47? e Opec^ug Fragrn. Pjthag. p. 868 . iGG P. in iscruzioNi e figure e pel creduto scetfro, die parmi tutt^altro simbolo: la Dea Ethis fu tenuta per la Eteriiita, da A etas o da annus (0. La eta giovaiiile delFEroe^ mi fa sospettare, die questi sia Ercole al bivio. La favola e celebre; Socrate la riferisce come udita da Prodico ( 2 )^ e Dione Crisostomo ne da mia lunga imitazione iiella prima orazioiie sul Regno (3) cangiaiido i nomi alle Dee; die andie qui si cangiaiio. Fiiigeva Prodico die la Virtu^ e la Malizia apparendo ad Ercole conteiidessero per trarlo ciascuna alia sua sequela; questa gli prometteva una vita tranquilla e colma di piaceri; quella lo invitava alia fatica^ e in premio gli olFeriva Fimmortalita. Si- mil cosa parmi espressa dalFartefice della patera, die lia collocate Ercole fra Minerva, e la Volutta (4). II Giovane Eroe si stringe a Minerva, die qui e figura o simbolo della Virtu ; e con cio indica il partite di'ei vuol seguire: meiitre frattanto e lusingato dall’altraDea, a cui andie per la fugacitk del piacere ponno essere state aggiunte ie ali. La greca favola le da il nome di KuAtUy malitia: altri spiegan gli Etrusclii personificandola, dal greco voluptas par die ne facessero Ethis: e se il vicino 0 dee considerarsi per lettera, sara l articolo dorico piu volte notato, e dovra leggersi 6 ' Ethis ( 5 ). La terza Dea nominata Eris (die in Greco significa contesa e gara) pud starvi per deno- tare il fatto, cli'e una Contesa. Gosi nelFarca di Gip- (1) V. Pass, Paralip. pag. 28. (2) Xenopli. Memorab. L. II, pag. 788 edit. Paris. 1625. ( 3 ) Pag. 1 4 edit. Paris. 1604. ( 4 ) Deitd nota anco Lalini Voluptas, Venastns, Gaudiom, locus, Ludus, Sermo soti chiamati da Plauto Dii damnosissirni. Bacch. A, /, sc, 2. ( 5 ) ^ usato da Tcocrito (Idil. XVI? v. 4 <> eolicamcnie per ^S'ovv}. V. iEmil. Porti Lex. Dor. DI PATERE ETRUSCHE. 1 67 selo la (lea Eride assisteva al duello fra Ajace ed Et- tore; deforme pero (0, e (]ual vedesi in urne etrusche anchedel M. Regio. Ma dee avvertirsi; ch'Esiodo di~ stinse due Eridi; Tuna cattiva, fomite di guerre e di stragi ; Faltra Luona (2)^ il cui uffizio e invitare gli uo- mini a gareggiare co’migliori ; proponendone in pre- mio la gloria. Se alle battaglie conviene la cattiva Eride^ die anco Virgilio ve la introduce (et scissa m- dit Discordia palla, Aen. VIII^ v. 702) a questo fatto meglio si confa Faltra Eride; die anco s'introduce a favellare quasi ajutando la parte di Minerva. E' piu facile spiegarne if vestito leggiero^ quale si da agli Eroi; die i simboli aggiunti. Queirornato die lia al piede e forse il aevrpouy o sia una foggia di sprone allusivo al- Fuffizio d^incitare gli aninii alia gloria? Ecco cid die mi e paruto piu verisimile in un monumento die co» (1) Lib. IV, cap. 19. (2) Opera et dies a vers. 17. Za sua descrizione che soggiungo € un breve saggio del volgarizzamento di questo Poema, che con varie emendazioni tratte da 3 o codici, e con note al testo feci in altro tempo con altre traduzioni di Teocrito e di Catullof che forse vedran lace, se potrb darvi V ultima rnano, L’ ultra e piu antica, e da la Notte nacque ; E Giovc abitator de le supreme Sfere di porla al Mondo si compiacque ; Miglior cosa d’assai per Vuman seme, Come colei che Vuorno ancor che tardo AlVutile fatica incita e preme, Spesso a piantar s'accinge uomo infingardo, A stampar solchi, a regger sua famiglia, Ferche al vicino torse tmolo il guardo. Che invidia nel vicin ratio s’appiglia Verso il vicin che far si ricco ambisce: Buona e tal Gara a. cui Vindustria e figlia^ I 68 P- III ISCRIZIONI E FIGURE ilosco tloversi mettere nel numero de’piu ambigui, a piu malagevoli a interpretarsi. Perseo T. I, n, 4. XL Perseo (9H09®) dopola sua impresa, tiemt. Varpe nella destra^ la cibisi nella sinistra, ed e co- per to della galea; che lo rendea imisibile (0. Mi- nerva gli e a lato, e preme colVasta il reciso capo della Gorgone. Nel M. Regio di Firenze, Dempst. Etr. Reg. Tom. I, tab. 5. II primo nome^ aiiche clal Passeri neirultima sua opera^ e dalLAmaduzzi^ si e letto Herme ; e quella ligura si e ascritta a Mercuric. I monumeiiti editi fine a quel tempo eraii poebi per fissare il valore della pri- ma lettera e della terza (“i). Ne ho prodotti^ credo^ quanti bastano ad assicurare, die dee leggersi Pherse. Del Home e della favoia^ die fu arico nelParca di Gip- seio^ V. §. Y;, 11 . 4* Pdia e Neleo T, TX, n. 5. XU. Pelia . . 5 i) e Neleo (5 J3)h) armati di picca. In mezzo una donna, che ha in mano un serto o simil cosa ; e con loro ragiona. Jnnanzi ad essi e una protome di Dea con la iscrizione 50 9 J 8 - Ni sotto e un serpente; in alto un Genio e un uccello. Sul manico e una testa alata e coperta di berretto frigio. Nel Museo de'Sigg. Graziani in Perugia. Mus. Etr. Tom. P. Ill, tab. 19 . Il Passeri cosi spiega : Totae paterae historia non obscure facinus illud indicare oidetur quo iidem heroes Tjronem matrem agnoverunt ; sublataque thori aemula nooerca, ab his calamitatibus et moe- rore earn liber aoerunt. Su di che cita la latina tradu- zioiie di Apollodoro. Ma ella non ben corrisponde al (i) Hygin. Astron. H, 12. (2) V. pag. iG 3 c 266. m PATEKE ETllUSCHE. iGg teslo ; cli'e come siegue: re?^eioc^svTe^ wpKroiy T^v T^v \hViTp\)iciy ^TreKTeivev ( 0 : dee tradursi: quum adotevissenty matrem agnoi^e- runt ; et Sideronem (ejus) novercam inter fecerunt , Che questo sia il vero seiiso, lo raccolgo da Diodoro Si- ciliaiio^ che parlando di Salmone, padre di Tiroiie^ si esprime cosi ^To^c^vovcryj^, eTreyyjf/jS ovofxu^o- pLhyjv S''e hsre^ij T^og r^v Topw IxviTpuicc: Alcidice (JFironis mat re) mortua Sideronem {Salmoneus) duxit uxorein: quae, nt novercay ini- mico in Tironein animo fuit (^). Non era dunque Si- derone matrigna di Pelia e di Neleo, ne rivale di lor niadre; le era dura matrigna. E i giovani ediicati fuor di casa per prole incertaj saputo di chi eran hgli, e quanto lor madre sofFerto avesse da Siderone, que- sta assalirono^ e innaiizi Taltar di Giunone, ov’erasi rifuggita^ la trucidarono (3). Nel resto pud vedersi il Passeri; che in quella protome ravvisa Giunorie; in quella epigrafe la formola della dedica : in quel ser- pente mi rettiie sacro alia Dea qual’era il celebre drago di Giunone Lanuvina da Properzio descritto (4); in quella figura alata il Genio del luogo. L’attitudiiie delle tre figure non rnostra disposisione prossima a tal eccesso. Che diremo dunque? Che quella donna sia la lor madre^ e qui si ordisca fra lei^ e i figli la vendetta ? o che sia la noverca^ e priraa di ucciderla si dia udienza alle sue discolpe e alle sue preghiere? Di tali scene non mancano esempj nelle tragedie gre- che. Il berretto frigio vedesi piu volte in certe deita alate, espresse in patere etrusche; e qui lo credo al- lusivo a’misterj antichi j di che veggasi al iium. 21 . (0 Lib. I, pag. 35. ( 2 ) Bibl. Lib. IV, cap. 68. (3) ApoUod. loG. cit. (4) Propert. Lib, IV; e!eg. 8. 170 P. Ill I3CRIZI0NI E FIGURE La patera acquistata son pochi di dali’Emin. iSorgia^ e da me veduta mi ha fatto emendare nel rame alcune mancanze prese dalla stampa del Passeri. Vi si legge cliiaramente Pelias ; e non difficilmente Turia^vesso la Donna; die a tal epigrafe si ravvisa per la madre de’due Giovani. Tiene una situla^ o sia un vaso pen- sile; quale si vede in bassirilievi etrusdii e roniani: verisimilmente indica Pacqua lustrale con cui gli espio dopo I’omicidio, Melea^ro T. XI, n. 6. XIIL Meleagro (? (] )l /I d ? HI) con gladio^ sedente presso un atrio, in atto di pensieroso : a destra ha Polliice (5 )l V f I J V H) ^ sinistra Castore (0 V t ^ )l) amendiie astati: dietro il sedile e un altro guer-> riero con lancia e scudo Meleagro e Ca- store son vestiti di tunica, e coperti di pileo creduto frigio; di piu il primo e ornato di armille, il se- condo ha sopra la tunica una corta clamide. Nel Museo Regio di Firenze. Dempst. Tom. tab. 7 . Che questo congresso in qualche modo riguardi la caccia del cignal calidonio espressa in molte urne etru- sche, non puo dubitarsi ; e pare che qui si supponga imminente quella impresa, e Meleagro sia pensieroso per Pira di Diana, e per le calamita del suo regno de- solate da quella fiera. I due Castori vi sono introdotti meritamente ; vedendosi rappresentati in piu bassiri- lievi greci, e nominati dabiiitologi fra gli Eroi, che alia caccia concorsero (0. L'altro armato non e, come crede Passeri ( 2 ). Menalippo fratello di Meleagro : egli dalla favola si presume gia morto; non facendorie qui menzione verun antico. E' piuttosto Menelao, che an- che in altra patera e scritto Menle; nome che si riduce (i) Hygin. fab. 173. (2) Paralip. pag. 3 i. DI PATEPiE ETRUSCHE* ai suo essere su le tracce AiAmphtiare per Amphia^^ runs. Ne vale opporre, die Menelao^ secondo il rac- conto del vecchio Nestore presso Omero (0 dovea es- sere ill eta molto tenera. Anzi^ secondo Omero, ne egli potea esser nato, ne Elena, ne i Gastori, die si fingono con lei usciti a luce. Glie se nondimeno i frateili d'Elena da altri favoleggiatori sono iiitrodotti in quella caccia ; pote Tartefice etrusco congetturare die Meiielao fosse loro coetaneo ; essendo egli stato, come e noto, marito d'Elena ; e introdurlo in questa composizione : € chi sa die in cid non seguisse Tautorita di quaidie poeta smarrito I Chi ama Fantichitk figurata, cioe quel dolce iiicanto delle fantasie non volgari, in cui esse i piu loiitani fatti e coslumi meglio comprendono die nedibri, si arresti a quelFedifizio con colonne toscani- die : e vegga se possa esser Tatrio, cosi denominato da Adria citta etrusca, die lo inveiitd ('^) : si arresti in quel sedile di pietra, e si ricordi die in simil guisa e da Omero di pinto Nestore e prima di lui Neleo sedenti ill polite pietre l7r\ Xi^Qie ne un’altra con siniili figure^ ma senza lettere. Paride accolto come ospite nelia casa del Re Aga- mennone^ ove ordi e condusse a fine il ratto d'EIena^ e (i) Hjgin. fab. 9*2. (2) Pausan. Lib. V, cap. 19. ( 3 ) la Virgilio Evacdrus^ Tjmbrus e simili arcaisnii. 1^6 P. Ill ISCRIZIONI E FIGURE il soggetto della patera. Due di quest! nomi si son gia cousiderati in questo paragrafo ; quel di Menelao, e quel di Alessandro; che qui suppiito secondo la tavola de'dialetti riducesi ad Elichsantre da A.' ke^oLvS-^oq, Del Home di Agamennone leggo la prima parte Achinem . , Elinei mi parve la vera lezione del nome d'Elena, quantunque la I neiroriginale sia men patente : ed e accorciato daU’eolico ^EKsvetoL : della qual desinenza son pure varj nomi femminili in etrusche urne (0. XVIII. Un uomo barbato sedente con arco nella si- nistra: tiene un piede eleoata alqiianto : innanzi a liti sta un altro^ vestito di pallio^ quasi in atto di cu- rarlo. Questa seconda figura e molto guasta dal tem- po; come pure le iscrizioni che procedono alia lati- na: Vuna e © E • • • • E ^ Valtra IVl sj/ . forse Ma- chan. NelV Istituto predetto. Se avesse a giudicarsi dalla ligura^ quel primo si ter- rebbe per Filottete ; di cui soiio in Etruria tanti bassi- rilievi ; ed uno della miglior m^niera nel M. R. Ma alle lettere^ benclie in parte logore^ parvemi quel nome potersi leggere Thcnuphcy o Thefiaphe, (T. p. 196) ed esser Telefo^ che ferito dali’asta di Achille^ per ri- sposta deirOracolo applied alia piaga la limatura di quelFasta^ e guari (2). In un bassorilievo etrusco del M. R.5 e in un altro di lavoro greco presso Winckel- niann veggoiisi alcuni guerrieriin atto di applicar quel- Farme alia ferita, o di raderla sopra di essa ( 3 ). Qui non vi e introdotto se non Macaone figiio di Esculapio, che insieme con Podalirio suo fratello segui Agamen- none, nec mediocreni opem commilitonibus suis attu- lerunt, come scrive Celso nel principio delFOpera. (i) V~.pag. 191 e 'iGi. (2) Hygin. Fab. loi. ( 3 ) Monurn. Iiied. T. 122. DI PATERE ETRUSCIIE. I 77 Omero gFintrocluce a curar ferite: in tale uffizio, e ve- stito cli pallio com’Escuiapio^ e rappresentato qui Ma- caoiie, forse in atto cli recargli il riniedio prescritto dal- rOracolo ; ma la patera e Iroppo guasta per giudicarne pienamente. II Cai>allo cli Troja Tav. XII, num. 3. XIX. Il Ccwallo di Troja (9 03 /R) cinto di canapi che gU si ripiegano intorno al collo, e con alciini anelli di catena al piede per indicarne il s>icino tra- sporto. Epeo (3 V V + 3) col martello legato in alto ne accelera il compimento: Vulcano (^n/3J03M) con una tnassa di pecCj siccome pare^sta chimito alqnanto quasi a impegolarne le commissure. Ivi accanto una tabella votiva con cornice ^ oi^e leggesi: ; HN 3* Ecd rami inediti del Gori. La favola lungamente descritta da Virgilio e da Tri~ fiodoro^ ed espressa aiiche in un sarcofago del M. in brevi parolee raccolta da Igino: Epeus monitu Mi- iier^ae equum mirae magnitudinis llgneum fecit ... et in equo scripserunt : DANAI- MINERVAE- DONO- DANT (i). Questa dediea fu espressa di versa iiiente da Accio tragico antico : Miner oae donum armipotentes Danai abeuntes dicant ( 2 ). Piu breve e la iscrizione die troviamo nella patera. Hlins, ove si supplisca delle sue vocali, e Helines in luogo di Hellenes ; iscrizione brevissima, quale in alcuni donarj etrusclii^ che han solo il iioine delFolFerente. Non lessi che Vulcano coo- perasse a quel lavoro, creduto una favola : ma i’intro- durlo non e fuor del pensar di Omero; presso cui Vul- cano in grazia di Teti fabbrico le armi ad Achille^ e in grazia di Giunone lo ajuto ancora contra i Trojani (3). (i)F;»b, loS. ( 2 ) Ap. Serv. in jEneid. II. ( 3 ) Iliad. XXI, vers. 33 q. Ljnzi^ T. //. la 1-^8 P. Ill ISCIIIZIONI E FIGURE II suo nome e scritto quasi come nella patera del num. T, delta la Gospiana. Quel di Epeo^ alquanto ambiguo nel rame, s’iiidoviaa dal soggetto. Aecse e derivato dal la- tino equus^ 0 se altri vuole, e corrotto per metatesi da eqiieSy die presso gli antichi signified anche cavallo per osservazione di A. Gellio (0. 11 dittongo e aggiunto per imperizia. Mercurio che pesa i dcstini T. XI n. 4- XX. Mercurio [v (H0V+) ed Apollo (V-M/R)- II primo tien le bilance ^ ooe son le inimagini di due guerrieriy uno per banda. / lor nonii sono 5 J 4/ /R ^d \ (3). Patera gih del Sig. JenckinSy ora nel Museo Regio di S. M. Cattolica, FPinckelmann Monum. ined. tao. i33. II fato di Achille e quello di Ettore pesati da Giove, quando i due Eroi si afFrontarono insieme (4) dieder luogo ad Escliilo d’imitare Omero ; cioe di scrivere una tragedia non sul medesimo fatto ; ma su di altro consi- niile^ che fu il duello fra Achille^ e Memnone figlio del- PAurora. A’W;^i;Ao 5 , dice Plutarco (5)^ oKviv rw 7T6- ^isdi^Ksu T^oiycpS'isiv, iTi/piZ\paig ^vyoqouTiciv y integrum huic fabulde aptavit tragoediaiUy qiiam inscripsit anima- rum ponder ationem. Mentre si pesavano queste due vi- te, o queste due sorti, assistevano a Giove le madri dei due Eroi guerrieri; Teti pregava per Achille, PAurora (1) Quadrapes eques Enn. Annal. VII, ap. Cell. XVHI, cap. 3. ( 2 ) Al num, IV e scritto Turms; ejm la M par lasciata per popolare scorrezione. (3) Accorciato da HoFas. (4) II. XXII, V. 209 . Kci) TOTS etc. Turn vero aureas Pater cxtollebat lances. Imposuit autem duo fata somnum lonaum affe- rentis mortis; alterurn quidem Acliillis, alteruni Hectoris equum domitoris : sustulitqne medias prehendens et inclinata est Hecto- ris falalis dies. (5) De audiend. poetis p, i5. i)I PATERE ETRUSCHE. 1 79 per Memnoue ; il cui destmo fu piu pesante, e dove soc- combere alia morte. Paw reca di quesla tragedia pochi frammenti, fra’quali si legge una parlata di Tetide ri- ferita da 'Eusebio ; ed e uii rimprovero die fa la Dea ad Apollo niniico didiiarato di Achille ; a cui aiiche, preso aspetto di Paride, tolse la vita (0. Wiockelmami gui- dato dalla sola favola di Omero non potea iodovi- iiare il soggelto di questa patera : egli vi trovd la ponderazioiie di Acbille e di Ettore; e arrivd a credere die gli Etrusdii scaiiibiassero il iiome di Hector in quello di Eoas. Ma iioi gli abbianio tro- vati sempre coerentissimi a^Greci^ anco nel iiome di Ulisse ; die Tzetze dice esscre stato in Etruria chia- mato Nemos ^ oagabo?ido (^) ; e crediamo piuttosto die Ems sia forma to da Hw Aurora ; quasi Eoas. Eoas Eoatis pud significare il figlio delFAurora, o il Guer- riero dell’ Aurora^ doe venuto d’Oriente (3). Se la tra- gedia d’Escliilo, o di qualclie latino die lo imitd, esi- stesse tuttavia^ forse vi troveremmo e Mercurio in atto di pesar le due sorti^ tanto piu die presedeva al giusto peso delle bilance (4); e vi troveremmo forse Apollo^ die nella tragedia di Eschilo par die avesse luogo. Nelle notizie su la scoltura antica stampate neirSS se- guii Winkelmann : i quattro aiini die poi iio spesi in (i) Q Galab. et Hyg. fab. 107. {1) In Lycopbr. vers. i 85 . Se cib e vero^ dee intender si pint- tosto de^V Italioti^che u^ualmente si chiauias^an dc\>eri Et.ruschij che non ebbono la quinta vocale oiidc scriver PJanos. Notisi intanto che questa roce e guasta da va- gabondo. ( 3 ) La desinenza e di stirpe^ come Laenas Laenatis, ed e di patria come Sarsinas Sarsinatis. (4) V osservazione e di IVinck, in yista di mrie stemme fi^nrato con bilance in memo. l8o P. in ISCRtZlONI E FIGURE quest’Opera mi haii data lumi migliori intorno alia pa- tera, e a qualche altro monumento, che ivi nominal. XXL Donna sedente (fl <3> 2) /R) co/z bastone nella sinistra e con la destra distesa verso iinaltra che le sta innanzi. Questa e in doppia veste aU Vuso romano, e distende la destra verso il mede- sirno bastone; appoggiandosi leggermente alia rnano di un Genio che le sta a tergo alquanto coperto di pallio ed alato; fra le cui gambe e Y\F\dF\^ P^t^ quanto congetturo dalla posizione retrograda, cost d F{ no y Sopra Vultime due figure e D U f\XF\F\^ (0 Fra la seconda e la prima si vede una cista pen-- dente da alto , e sopra KHVO nhVf/1 HflOVf Pa- tera trovata ne contorni di Montefiascone^ {furono quivL intorno in poca distanza il Ferentino, e il Tros- sulo degli Etruschi) la descrizione della quale fu comunicata al Sig. Ab, Marini, •Spiegazione cleAla cista. La iscrizioiie della cista, cli'e la chiave del soggetto, molto naturalmeiite pud renders! Feneris o Veneri Adoniarum. La voce Turan {Venus) e al num. 4 di quesLo §. insieme con Laran^ delta anch’essa di questa patera. Atunisaruniy toltone Teolicismo come in Chu- sais per pud renders! variamente ; ma in tal con- testo assai bene si riduce ad Adoniarum. Vi e qualche orma di tal nome nell’ldillio XV di Teocrito, die ha per titolo ; o sia le donne che celebrano la memoria di Adone morto da un cignale, e risorto per opra di Venere. {Hyg. fab. 25i). Era questa una su- perstizione nata in Assiria ( 2 )^ celebrata con mistiche (1) Una delle A e sotto Valtra, (2) Macrob. Sat. i. 21 et Lucian de Dea Syr. p. io 58 . DI PATERE ETRUSCHE. l8i orgie non meno die i misterj di Bacco; co’quali era mista, o congiunta. Ausonio fa dire a Bacco B^K^og h'i ^wo1(Tiv,}v) . JJ, cap. 52 et Pignor. Matris Idaeae. et Attidis initia. E^st. in Thesaur. Antiqii. T. VH, pag. 5io. i 8;2 P. in iscRi-zroNi e figure vi si framisdiiarono; anzi esso si nmto in altro? e cele- bre ii Galliambico di Gatullo sopra il furore e la evira- zione di Auide. Gli Etruschi recaron forse dalla vicina Ffigia questa superstizione, o sia il culto e i misterj di costai; e gli celebrarono con quelle Baccanti^ e con que’cembali, crotali, e timpani die si veggono in molti lor vasi. Dee perd notarsi, die i misterj baccliici dei Greci celebravansi nel modo stesso, e per un simil acci- dente; cioe per la morte di Bacco fanciullo, morto e falto in brani da^Titani; la cui cista, ev ^ rb ^iov(j<7id alSolov ci,7rmeiTQ-i i Cureti recaron seco in Toscana (0. Il rito era il medesimo, come pondera Strabone, addu- cendone le autorita di Pindaro e di Euripide ( 2 ); gli stessi cembali, faci, Menadi, etc. Anzi sappiamo da Demostene die le Menadi di Bacco esdamavano A’ vIq A’rTig (3). Piu ancora ne dice Clemente Alessaiidri- 110 , cioe, die Atti e Bacco ne’misterj si credean essere la stesse delta Aiovv(rov rivet; A^'rriv Tporctyo^eveadoii QsAou- civ. Bacchum quidam Attinem appellari volunt. Di Neroiie raccouta espressamente Dion Gassio e^cid^pojJ'i^rev A^rriv riva. (altri ha emendato ^rrlvot) vi BxKyci;-, ad ci- tharam cecinit Attinem \>el Bacchas (4); due titoli di quello stesso poemetto die Persio derise nella sua pri- ma satira. Cosl le iniziate a'misterj baccliici poterono essere dette Attiniae (in etrusco Atuniae) non altri- meiiti die dal nome e dalla esdamazione Et^an si dis- sero Evantes. Se la patera esistesse in qualclie museo, potrebbe ve- dersi se nel fregio e nel manico vi fosser siiiiboli, oiide ridurla piu verisimilmente a culto di Attide ; come sa- rebbe il pileo frigio; il pino, la mandorla, e simili cose (1) Cleni. Alex. loc. cit. ( 3 ) Siikl. v. (?.} Lib. X, pag, 718; 719* ( 4 ) Xiphii. in jNerone. BI PATERE ETRUSCHE. l83 notate da Pignorio. Ma tali indizj in monumenti di Etruria sono men frequeiiti; onde non cosi facilmente posso supporgii in que«ta patera : e quando anche ve gli vedessi, non basterebbono ad esJudere sospetto di misterj bacchici ; sapendosi, die in questa superstizione jie invoisero vdelle altre. D’altra parte, de’misteri bac- diici, oltre do die dalla storia sappianio, si trovan ve- stigj ad ogiii passo. Ne fan fede i vasi di creta e le urne cinerarie, ove son figurate taiite cose bacdiidie; e spesso insieme con ie ceiieri e co’cadaveri si trovano crotali, maschere, falli, aliossi, trottole, e altri piccioli bronzi die vi ailudono (0. Queste patere istesse die andianio spiegando, ove spesso il fregio e di papaveri, o di elle- re, il cui nianico lermina talora in testa di cavriolo, le cui rappresentazioiii non di rado sono libere aiizi lasci- ve, e sfrenate, portaiio in fronte il pin delle volte Pim- niagine de'misterj predetti; se non di que’piu occulti e pericolosi alio Stato, die in Pionia nelPaiino 568 vietati furono ; alnien di quegli die con le cautele prescritte iiel decreto de'Baccaiiali furono permessi, e per lun» gliissimo tempo conlinuati. ( 2 ) Spic^azione delle figure, A tali misterj per avventura presiede Actia^ cli’e la donna sedente e scoperta dai banco in su : il cui bastone pud essere la ferula insegna di Bacco e de’suoi baccaiiti, die con essa in maiio rappresentansi ne'vasi aiitidii. (1) /Ipulejo (in Apolog.) con nome ^cnerale gli appella crepun- dia sacra. Erano anch’essi istrumenti di quel cuito y e pgura-> vano quelle cose, con cui i Titani allettarono Bacco fanciullo per poi ucciderlo e farlo in pezzi. V Cl. Alex. i. c. Vi aggiungo i campantili ptrche gli veggo in un baccante pr. Fabretti /. /?. pag, 429. (2) V» Liv, Lib. 39, c. B et seq. et Fabretti p. 427- |8v4 ni ISCRIZIONI E FIGUi\E Livio iiota die ne'principj del rito bacchico le matrone scambievolmente s^iuiziavano a quel sacerdozio. L’al- tra donna in at to di udirla o di favellarle pub figurare si la istruzione cbe riceve di quelle fule^ die un impe- netrabile arcano faceva parere a'semplici rivelazioni di- vine ; e SI la formula die recitavano gbiniziati a tali misterj, die Clemente Alessandrino ci ha tramandata. A quella figura probabilmente appartiene it nome so- vrapposlo; die potrebb'essere vgr. Lara Septimica : ma in questo tratto di paese non si sono scoperte se non rarissime epigrafi mortuali per prendere idea delle sue famiglie e della lor nomendatura. II Genio die ne’bacdiici vasi di tanto in taiito sbncontra^ e nella beilissima statuetta delbapoteosi di Bacco^ a Bacco me- desimo infoiide in bocca il liquore della immortalita, qui ancora s’introduce presente. E' verisimile die egli s’invocasse a quelle cerimonie^ come Tibullo alle feste natalizie invoca il Genio tutelare : Ipse suos adsit Ge- nius visurus honores (0 o come la Maga di Teocrito nei cominciar i'incantesimo prega Ecate a starvi pre- sente : O sotterranea Dea die i sensi accumoli D’orror, Ecate, vieiii ; e non recedere Da’sacrifizj tuoi fm di'io consumoli : Dona a’farmaclii miei virtu per ledere; Tal, die a que' della bionda Perimeda^ Di Circe, o di Medea non debban cedere ( 2 ). (i) Eleg. II. 2, 5 . (2j Id. II p. p. init. Le deitd invocate credei^ansi veramente venire a qiieloro onori, c assistervi invisibUmente o visibili solo a chi era de^no di tal ^razia; pcrsuasione a cui forse alludono qiiesli Genj bacchici* V. Spanheirn ad Callim. hymn, in Apollin. T. 9. DI PATEIIE ETllUSCHE i 8 5 Gill bramasse iiiterpetrazioiie diversa^ e in cfiiella Lasa Sit mica volesse ravvisare mia Dea ; giacche il pre- iiome e qoal trovarnmo in Lasa Vecu^ ed ella fa dubi- tar die non posi in terra ; sappia die i baccanali di Ro- ma facevansi in liico Sindlac ; {Seineia e in Arnobio L. 2 ) Home guasto da Semele 5 die maggiormente pole giiastarsi in Etruria per la iiiterposizioiie del T, come in Amphtiar^: quanto alia penultima, forse andie qui fu ma equivoca^ e percio copiata per E la donna sedente^ attitudine espressa andie nella formoia di Clemente Alessandriiio {in thalamo sedi) puo es- sere una sacerdotessa die yantasse colloquj con Dei, Per simil menzogna i misterj di Bacco, die prinia eran rari e casti, divenner molto frequenti e crimiiiesi. Pacuiam Miniam Campananij Sacerdoteni omnia tanquam dear iim monitu^ immutasse: nam et oiros earn primam suos Jilios initiassej Miniumy et Hereii- nium Cerrinios y et nocturnum sacrum ex diurnoy et pro tribus in anno diebus quinos singulis mensibus dies initiorum fecisse. Lw. /. LXXXIXy c. 10 . Soggetio incerto Tav. XII, num. 5. XXII. Due uomini sedenti: presso uno e scrittd 3 J 1 m V; presso Valtro 3 ^ 3 - Questi ragiona con una donna attempatay e coperta di alta mitra; quegli con giovane donna coperta di solo manto, e mezzo in- ginocchiata sopra un oaso cinerario, o sia uriolla re- ticolata come la chianw Passeri ad Dempst. Tab, 38. Esiste nel M, R. In questa patera parve al Passeri di ravvisare il risor- gimento di Alcesti, die diede ad Euripide il tema per una tragedia, Scriveiido le roncagliesi credette espresso il nome di Alcesti in que’secondi caratteri^ die all ora leggeva Else. Muto poi opinione nelle giunte a Demp- 1 86 P. Ill ISCRIZIONI E FIGURE stero; emendo Echle; e vi vide Ercole^, che azzufFatosi coil ia Morte^ cioe con quella figura pileata die con lui parla, ie tolse a forza la preda. Cosi Alcesti sorge dal sepoicro^ indicato secondo Passeri in quelle piramidet- te; ed Eumelo figlio di lei laccoglie, e ne festeggia il ravvivamento. Son certo che il maggior numero dei lettori non si appaghera di questa spiegazione ; ne io fra le diverse che mi si presentano alia mente, ne trovo a kuna che appaghi me : cosi dubbie pajonmi repigrafi, la composizione^ le cose tutte che 1 accompagnano. Utinanij ripeterd con quell’antico, tarn facile vera in- venire possem, quam falsa convincere I (0 Patera ^reca, XXIIT. Presso il Sig. Bjres vidi gia una pater a^ che ora e in Inghilterra, Vi e Minerva insienie con Ercole 'y e i lor noini sono in greche lettere* Patera latiria XIl, nurn. 6 . XXIV. Feci menzione nelFaltro tomo (p. 128) di mia latina patera^ che fu nel Kircheriano. V. il suo Illustratore a p. 38 . Ha per soggetto la stlda fra Pol- luce ed Amico al giuoco de’cesti : Diana funci) vi as- siste. L’epigrali sono del piu antico conio latino Polo- ces, AmuceSy Losna. Fu trovata insieme con la cista niistica di quel Museo, lavorata da Novio Plauzio in Eoma : ch’e la piu bella di quante linora ne siano tor- iiate a luce. Ne ripeto qui la memoria^ perche veggasi, che quelle che noi chiamiamo patere etrusche^ posson talora appartenere ad altre nazioni^ come si noto delle gem me. (i) Cic. I (Ic Nat. Deor. {V Autore nota qui in una chiosa mar^inale del suo esemplare : TvS'ei^Vi C. IF , 20. 192 P. Ill ISGRIZIONI E FiaURE origiiie altra milologia orientale o settentriouale, in process© di tempo la dimenticassero, e la permutassera con la greca. Rispondo con mia parita. 11 sistema della greca mitologia prevalse fra gli Rgizj, prevalse fraTe- Jiicj ; e tuttavia si continuo dopo tal tempo nelle loro niedaglie e nedor moiiumenti a porre gli antichi Dei. Non avrian fatto similmente gli Etrusclii^ nazione su- perstiziosa tanto^ e tenace delle sue usaiize? Benclie mi affretto a finire, non lascerd indietro una prova spien- didissima deli'attaccamento de’popoli agli antichi lor immi. E' questa un’ara trovata in Parigj, ornata di bassirilievi ; opera^ se io non erro^ di un nazionale^ con iscrizioni la tine ; ma non senza mistura di naziona- lita (i). Non Andi cosa pin simile al far degli Etruschi quando si venian mutando in latini. TIB CAESARE- AVG- lOVI- OPTVM- MAXSVMO .. ( 2 ) MO JViAVTAE- PARISIACI- PVBLICE- POSIERVFr EVRISES- SENAKIE MELLOM (3) Inimagini di sei soldati. Iinmagini di sei togati con corona. VOLCANVS* lOVlS* ESVS- (4) TAVRVS. TRIGARANVS Vulcano e Giove. Giovane che taglia un ramo. Tora CASTOR- POLLVS- {i. c. Folium) CERNVNIVOS Cast, c Poiluce. Vecchio con coma di cervo ove pendouo 2 anelli Non puo darsi miglior esempio di una superstizione radicata fra'popoli. La Gallia che dal tempo di Tar- (1) Collect. Leibnitii P. I, p. yS. ( 2 ) Maxsumo come Uxsor Torn. I, p. i34* (3) IVome del f a rlefice. l£,ixriscs quasi svpv}(T6 (invenit) da svpiCHtC/^ La epi^rafe e lolta da’Greci. Tom. /, p. 79 ; ove Ap{<^0KAeQ voscre spiegd Aristocles excogitavit, o invcnit. Fud ancfie euri- ses significare euretes che dissero in latino antico per inventor. (4) La pianta che taglia il giovane.^ e pasce il Toro^ crcdesi vischio, albero sacro fra quc’popoli. Eso e noniinato da Lat- tanzio 1. I, c. 21 . E creduto il Marie deGalli, Scheid. de Diis German, c. 6 . DI PATEBE E THUS CHE. 193 qiiinio prisco avea dato ricelto ai Focensi (0^ e potefiu , cap. 17. (•2) Veliit victiinam tradi Sucerclotibus i 3 . Fra le statuette della cista Bor§iana pubblicata da Monsig. Bianchini iht» Unir, 198 p. Ill ISCRiZiONI E FIGURE caiiefora con una cista da orgie. Ai lati soiio due orgaiii. siniili a quegli die Winck. descrive iie’Moii. Ined. alia tav. 192 e figurano quegi’istrumenti co'quaii si copri- Yaiio le grida di coloro die si violavano o si uccideva- no (i). JNel piano di mezzo due doiine con face in mano corrono a maniera di baccanti^ come Livio ie descrive quando andavano al Tevere: due altre, cia- scuna con due fad, stan ferine ; fra le quali una quinta donna distende le braccia. Al 3.^° piano (aelle cui estre- mita stanno sopra un piedistallo due masclierescenicbe) veggonsi due altre con fiaccole, die s'iiicliiiiano verso una, non so se deggia credersi sacerdotessa o piuttosLo Dea: ella tieiie scoperta solo una parte del volto ; e forse ill qiiesto gruppo si esprime una di quelle men- tite apparizioni, die ricordammo al num. ventunesi- mo. Che il pezzo aliuda a’sacrificj vietati, fan crederlo varie circostaiize; il tempo notturno, la promiscuita di uoiniiii e donne, in iiuraero notabilmente rnaggiore di quel die il senato di poi permise (2). Disegno delle palere e quasi una piftura lineare Etrusca. 4.° Se deVasi anticlii di regno di Napoli scrisse Win- ckelmann, di’essi possono considerarsi come una rac- colta di greci disegni ; delle patere iioi diremo, die una raccolta posson dirsi di disegni etruschi/ Jo le pa- ragono a quella pittura lineare, da cui comincio I'arte di dipingere ; della cui origine leggesi in Plinio: Pri- mi exercuere Ardius Corinthius et d^heleplianes Si~ pag. 1 7<3) e da lui spiegate altramente che per mister] bacchici^ ad un uomo con le braccia pure, rwolts a tergOy una donna serra gli occhi con ambe le mani, ( 1 ) Lio . cap. j 3 . (2) Neve, iatnr. ibei. virei pious cliiobus. mulierib. pious tri- bus arfuise, veient. tu S. C. ap. Fabr. p. 427. andie Livio che riferii a p. i 85 . PATERE ETRUSCHE. 199 cjoniiLS sine ullo etiamnum colore; jam tamen spar- rentes tineas intus (0. TaFe il lavorodi queste figure^ die oltre i contomi hanno anche delle linee per imi- tare il chiaroscuro, e per segiiare le ineguaglianze dei corpi e deVestimenti. Chi co'bassirilievi le paragona, vedra die il comporre ed anco in parte il disegnare e diverse 5 e die in esse piuttosto die la scultura, ci si rappresenta in certo modo, la pi ttura etrusca. La stessa aggiunta de'nomi alle figure non tanto fu propria degli scultori, quanto de’pittori greci piu anticlii, usata an- die in Roma (^). E questi vennero in Italia mol to per tempo 5 e per loro opera^ credo avvenuto, die innanzi Roma absoliita erat pictiira etiain in Italia^ come dice Plinio. Egli rammenta le immagini di Atalania e di Elena latte in Lanuvio ; soggetti die derivar non potevano allora, altro die da un pittor greco. Nello stesso libro nomina Ludio Elota, die in eta molto an- ticlie dipinse in Ardea; e Gleofanto die con Damarato in Etruria venne verso il secondo secol di Roma (3j. Co- storo eziaiidio, seguendo Fuso della nazione avraniio esercitata Farte intorno alia propria mitologia ; siccome gli altri die fiorirono di poi nella Magna Grecia, edal- tri pure die dipinsero a istorie i tempj di Roma^ capi- tale di Etruria fin dal V secolo. Ajuti fur on quest! agii Etruschi per giugnere alia propriety con cui trattano tante greclie favole in questa lineare pittura^ e ne^mo- (1) Lib, XXX y, cap. 3. ( 2 ) In vetustis operibus urbis nostrae et celebribus templis leguntur Alexanter, Cassantra .... Hecoba et notrix, Clmlcbi- lies, Pulyxeud. Quintil. Inst. Or. I, 4 credo a imitazione del tern- pio Ddfico^ Oi'c Polipioto dipinse favole omericane^ e vi scrisse nomi circa il 3oo di Roma : queste di Quintiliano possono spet- tare al quin to o sesto secolo. (3) LUn. lib, ciC. c. 3 e 10 . IZOO P. in ISCIUZIONI E FIGURE nocromi cleVasi(0 : Piu profouclo soggetto e figurato iielle grotte coriietaiie ; le cui pitture fa iucidere in ra- mi coij oUimo gusto il Sig. Byres. Elle conlengono fia le altre cose Parcana liiosofia circa le anime : vi e la Psiche ill ali di farfaiiaj e varie cose moito conformi ai dogmi di Pilagora e di Platone, che luiigo sarebbe a iiidividuare. II gusto e vario ; prevale pero il forte del- Fetrusco disegiio ; gusto che ricomparve in Signorelli^ e meglio aiico in Michelangelo, e nella sua scuola ; come ne’tardi nepoti rivive talora Findole e il genio degli avi. Quale stile in Toscana recassero ^li artisti di Corinto circa Van. lOo di Roma. Piu volte ho fatta menzione delFarca di Gipse- lo ( 2 ) : ed e a proposito questo luogo per darne una idea. Fu di cedro, e i fatti rappresentativi altri erano scolti ^lel legno istesso, altri separatamente lavorati in avorio o in oro, e riportativi sopra (3). L'epigrafi credeansi ag- giunte piu anni dopo lavorato quel mobile; iie gia ad ogni ligura, ma a quelle die men facilmente potean intendersi : anzi talora ad un gruppo di figure corri- (1) Nella hreoe descrizione della R. Galleria prooai contro JT^inckelmann, che in Etruria si trooano oasi antichi dipinti a figure: ne pad supporsi che fossero trasferiti dalla Ma^na Grecia ; essendo il disegnn delle figure meno soelto che il greco, come nclle altre opere nazionali comunemente. Chi ne duhita paragoni a’vasi greci cjuello del M. Bucci scavato in Arezzo; ed anco i selte grandi ^^asi oolterrani del i\l. R. Questi perb so’i piu rozziy e di an laooro non raro in Italia., essendone trooati. de’simili anche altrove, in Romagna, in Velletri, e in Roma slessa alcuni rottami nel Palatino. Migliori sono i vasi di Cere presso il Sig. Princ. Ruspoii. (2) T. Faiisan. L. V , c. 18, 19. ( 3 ) Fra' b. r. etruschi in bronzo vi sono talora emblemi e fa- vole che pajon fatte a simile uso: taVe una l\tinerva con un Gi~ gante nd JI. Kirch. 201 m FATEM:: ETRtJSCirE. spoil (leva uii sol nome, perche solo dava la cliiave di lotto il fatto. Tali epigrafi parte eraii nessi, o scrit- ture difficiii ; parte iionii proprj ; parte aiiclie versi ; e la scrittura procedeva or diritta, ov retrograda. Paii- saiiia non esamina il gusto di quel lavoro, di cui iioii sapeva Tartefice : iiota pero le cose^ elie a'suoi tempi, rimodemato gia il gusto di Grecia, davaii iiell’occdiio ; i Castori ruiio giovane, Taltro inipubere, Diana ala- ta (i) ; alati pure i cavalii (2) di Pelope iiiseguito da Eiioma© (S) ; la Notte fra due fanciulli, Puiio bianco ch'e il Soinio, raltro nero ch’e la Morte ( 4 ) : e questa presso Eteocle die feriva Poliiiiee caduto a terra ( 5 )^ 110- vameiite vedevasi figurata, ma in sembiante orribile e ferino (6) ; simile a cui era la Discordia rammentata di sopra (7) ; e la Ingiuria flagellata dalla Giustizia, Le al- tre rappreseiitanze parte iguote a Pausania stesso, parte note, avean un fare die si accosta alia descrizioiie ch’egli tesse delle pitture di Poligiioto e de’piii aiiticbi. In quest'arca, die dedicarono i posteri di Gipselo, fu gik dalla madre racchiuso Cipsdo stesso ailora fanciullo, nieiitr’era cercato a morte da’Baccliiadi ; quello, die circa Paiino 96 di Roma iiivase la tiraiiiiide di Gorin- to, e la teniie 3 o aiiui (8). Quest’arca pero si era fatta a tempo e per ordiiie del suo proavo ^ iiotizia degna di (i) Cosl in im sa^rifizio d’ Jfi^enia : b. r. etrusco del M. R. ( 2 j Cosi in h. r. volsco, V. Bccchetti Tav, 5. (3) Enomao col cocchio infranto in atto di uccidersi: nel M. R. ( 4 ) Ndle di Corneto e gran miuiero di Erenj\ altri hianchiy altri neru (5) Nella stessa attitudine e in molte urne ckiiisine. ( 6 ) Simile presso Enomao nel M. R, e molti nelle groUe di Corneto. ( 7 ) Tal vedesi in piii urnetle del ratio di Parids, Petav. in Doctiina Temp, ad A. U. 96. 202 p. in ISCRiZIONI E FIGURE avvertenza per sapei’e in die grado fossero le arti in Coriiito lie tempi die la Grecia andava popolaiido di colon ie Fltalia. Descritto il monumento io passo a riflettere sul la~ voro primierarnente ; poi su le iscrizioni di essOj per trarne quaidie lume alie cose etrusdie. Se e certo, die Damarato si stabili in Etruria per evitare la tirannide di Gipselo (0 ; sappiamo qual gusto vi porto seco, e qual maniera poterono propagare in Etruria gli artefici della sua colonia ; Cleofanto pittore, Eudiira ed Eugrammo plastic ! ; o di'essi recassero agFItaliani quest^arte, o die insegnassero loro com^esercitarla in varj soggetti di greca favola (^). Non fu il buon gusto attico^ die alle Furie ancora^ non die aTauni o a'Satiri^ sa dare una certa bellezza ; die con giusti caratteri varia i soggetti ; die per certi simboli fa discernere a colpo d'occhio una da un'altra deita^ uno da uri altro Eroe. Era lo stile die correva ailora in Corinto, di verso natural niente da quello die nella stessa eta frequentavasi a Sparta^ o in Atene ; come nel risorgimento delle arti in Italia v’era pur qualche differenza da scuola a scuola (3). Era uno (1) Plin. lib. XXX, cap. 3. (2) CLtm. Alessandrinoy e Taziano nella Orazione contra I Greet (p. 14 * ed. Paris. i6i5) ascrivono agli Etruschi la iaven-^ zione della plastica contro do che Plinio avea scritlo L. XXXJ^j c. 12 che i due Greet insegnarono tale arte alia Italia. (3) Fin da (fudprincipj le prime scuole ddtalia^ benclie pur tutte discepole de' Greet di C. P. ebbotio un far dtverso ; le idee^ i vestiti^ le fahbriehe variano secondo le dttd : i Fiorenlint prE meggiano nel disegno ; ma in colorito non vincon Paolo, che dipinse la tavola di S. Marco nella P atriarcale di Venezia, e vi scrisse Mag. Paulus cum Jacobo et Johanne tiliis suis hoc opus fecit. Qiiesti caratteri che ivi leggonsi sfuggirono non so come alia iiotizia del ch. tSig, Zanelli, che nella Pittora Yeneziaua DI PATEIIE ETRUSCHE. 203 stile qiial potea averlo Bularco^ e Micciade (0, seiiza Variefca suffidente di forme come neile pitture de'tre- ceiitisti taiora non si ravvisano i soggetti che pel nome soscriUo: uno stile die seguitando Fimmaginazioni di poeti diversi rappresentava in pin modi le cose stesse ; come nelie prime iiostre pitture veggiamo gli Aiigeli I figurati or senz'ali, or con due sole^, or con quattro ; e talvoita vestiti come i militari ; e taFaltra come gli ec- clesiastici : uno stile non tairto da pascere un’intelletto discorritore^ che ogni linea delFarte richiama al para- gone della scelta natura ; quanto da sodisfare una rozza fantasia, che delio strano si appaga ; ragione per cui gii antichi nostri pittori abbondano in draghi, in mostri, in spettri d^ogni maniera. Ecco in poco Fidea della ’ scuoia di Gorin to nel prime secol di Roma. Essa ad uii sagace iellore pud esser quel ch'e uno schizzo di uii pittore o un frammento di un poeta per giudicare deiie sue uiassime e del suo stile. 1 predcUi artisti c ^Li allri delV antica Grecia introdiissero alcune cose credute ori^inali di Etruria. Veggan dunque di non equivocare coloro, che alia scuoia etrusca daniForigine fenicia o egizia, o voglionla iiata da se stessa, perch'ella ha aiquante figure che non si riscontrano iielle scolture di Grecia ; Gentauri di al- tra foggia, Fauni con code di cavalli, Dee alate in gran I iiumero, e neile aii talvoita disegnato un occhio, delta in sembianze deformi, mostri capricciosi; in somma (p. 1 1 ) nomina Faolo come pittore, di cui non si conoscono ope-- re, ma un pagamento faltogli nd i34h. Quindi dee preporsi a Quariento, da cui comincia Visloria dd pittori veneti; sic- come dice a pa^. lo il Zanetti stesso, ^ (i) L’uno pittore Valtro scultore di fjuel secolo* Plinio l xxxFJ,^:>. 2o4 P* iscrizioni e figure cose di un far diverse da’Greci. Queste osservazioni di uomiui eruditissiaii (i) non parvero a Winckelmann di gran peso a provar I’iiitento (2). E nel vero greci mo- iiumenti non son que’soli die ornano oggidi le accade- niie e le regie ; lavorati per lo pin secondo le leggi di Zeusi^ come ho detto poc’anzi ; o su le massime deE I’arte rese miiversali intorno a'tempi di Alessandro. Greci son anco i vasi pugliesi ( 3 '^ o i capuani con gre- die epigrafi, die lianno inirnagini alFetrusdie taiito con form i ] e greci era 11 pure i nioiiumeiiti e di Gipselo e di altri aiiticlii, ove eran immagiiii conformi a queste di Etruria. E' dunque assai naturale il credere die dal niedesimo foiite, dal quale per tutta Tltalia si propaga- ron le favole degli Dei e degli Eroi^ la foggia de’vesti- ti, delle armi^ degli usi^ delle cose in soiiima descritte da'Poeti greci^ si propagassero aiicora quelle strane rap- presenianze di Dei o di Fauni^ die si credono originali di Etruria. Perchc ogni parlicolaritd delle opere elrusche non si sia riscontrata in quelle de'Greci^ Che poi di qualche particolarita non trovisi esempic in Grecia, non e maraviglia. Ogni nazione, divenuta padrona di quelle favole^ qualche cosa v’iiitruse di sue talento ; e Tiiitrodurlo in deita niinori non fu un alte- rare nella sostanza il sistema greco. Senzache poch^ notizie abbianio della scuola corintia, e delle greche piu antiche ; e poco anche duro ivi quello stile^ affinato (i) V. D’Hancharv. Antiquiles Etrusques etc. T. I, p. 63. A7- mili opinioni in Bonarruoti c in Gori» { 2 ) Scoria T. pag. 21 4* (3) Una Bella raccolta di vasi antichi trovati in Puglia pos- siede VErninentiss. Buoncompagni Segr, di Stato ; die a’ molt \ pregi die V adornano aggiugne una profonda cognizione dellt greche e latine lettere. DI PATEIIE ETRUSCHE. 2oS ogni cli piu dai grand i artist i die vi comparvero di tempo ill tempo. Gli Etrusclii alFopposto, teaacissimi delFaiiticliita, specialmente ov’ella era coiinessa coii la religione, manteiiiiero, o non lasciarono almeno si pre- sto, e non mai del tutto, quelle prime tradizioni: que- sto e die intoriio al sesto secol di Roma, la loro Mi- jierva era alata come in Grecia al tempo di Omero. Ed Gcco la vera ragione delle molte loro deita alate; Tes- sere state molte da principio andie in Grecia ; come raccogliesi da’poeti, e da’monumenti greci (0; non gia I’averne preso esempio gli Etrusclii dalla Fenicia. Per- ciocclie ov^e in Etruria una deita con quattru ali come i Fenicj, e i Maltesi loro scolari le figurarono ? Anzi fra gli antidii bronzi di Etruria, die soli posson preten- dere ali’eta piu rimote, dov'e un’idolo fornito non dico di quattro, ma di due ali? Restano ancora parecdiie cose ignote in questo ramo d’aiitiquaria ; e specialmente iielle patere, die giunte oltre al centinajo rneritereb- bono di essere oggimai riunite, e spiegale come dissi de’sarcofaglii. Ma oso dire, die diiunque tend que- sFopera, studiando su gli anticiii poeti greci piu die non si e fatto finora^ vi trovera ragione per la maggior parte o forse pel tulto di queste ignote rappresentanze ; e piu facilmente per quelle die sono comuni e alle pa- tere etrusclie, ed aVasi greci. Gos'i a’monumenti di To- scana assicurera un pregio non finito appieiio di dimo- strare ; die in essi meglio die ne’greci, si trovi espresso ii costume della Grecia piu antica. 6 .^ Andie le iscrizioni dan luogo a qualclie osserva- ^ione, o nuova o die corrobora almeno le precedenti. (i) F^cd. PVimk, Morium* Intd, Discorso Prelim, c, i. 20G P. Ill ISCRIZIONI E FIGURE Ir,crizioni delle patcre. I. I nomi degliDei tauto piii giiasti dal primo essere die i nomi degli Eroi^ fan congetturare^ die gran tempo iniianzi gia vi fossero; cioe fin da quando usava Tarti- colo dorico e tql\ raa die incustoditi tra’l volgo, de- generassero in vocaboli si diversi, to in TiinnSy rcL Ov^avia in Turan. Gosi nel medio evo si era in Francia tanto cangiata la nomenclatura de'menologj ; di Basin us si era fatto P^ele, di Michael Miel^ di Qiti- ricus Chricq^ di Justus Jii^ di Augustus Aut (0: eserapj die giustificano a bastanza ie riduzioni die vo facendo d’una in altra lingua. Mostrano che V Italia non era ben pratica in ^reche fa^ole, II. I nomi degli Dei e degii Eroi scritti presso le figure possono ascriversi in parte ad antico uso di ag- giugnerli alle pitture, o alle opere in legno, come ncd- Farca di Gipselo ; ma in gran parte dovea dipendere dal non essere universalmente avvezza la iiazione a que’nomi e a quelle favole; onde vi si dovessero apporre i nomi, come anco in Italia si e fatto nei primi secoli della pittura. La colonia di Damarato si stabill in Tar- quinia, e quivi fondo quella scuola, die sara certamente lodata molto pe’rami del Sig. Byres. Quanto presto di essa profittassero le altre repubbliclie, tutte divise, non so dirlo. So die in Roma, ov'elia operd fin da’tempi di Tarquinio Prisco, vi era si poca pratica della mitologia men ovvia; die nel principio del sesto secolo, Livio Andronico, il miglior latino del suo tempo, scriveva il Home di Laomedonte Alumento o come altri coiiget- tura Laumenton ( 2 ). Gran notizia in tal gcaere non si (i) Tralti dalV AA^nomastico di Chastdain a Menace, ['i) Alumento pro Laum«^donte a veteribus Latinis necclum assuetis graecae linguae dictum est: sic Melo prolNilo, Gatamitus m PATERE ETRUSCIIE. 20J chhe se non clopo il 552 ; liiiita la guerra puiyca secon- da. II inerito d’introdurveia ebbonlo i poeti, special- niente i tragici ( 0 ; e vi cooperarono anco i pittori^ frai qnali fu Pacuvio, pittore insieme e poeta (^) die i tem- pi! ornavan di greciie fa vole, come abbiain notato. Credo die circa tal tempo la notizia di queste cose crescesse in Toscana, di cui Roma era gia capitale; e die si au- meiitasse iiel cominciare del S(*colo sussegueiifce, qnaiido la vittoria di Mummio Acaico diede alle arti greciie piu ! facile ingresso per iiitrodursi in Italia. JVon sono di scrittura difficile. III. Ne in queste patere, ne in altro monumento etru- SCO s'iiicontrano, come nelTarca di Gipselo, nessi o aitre note difficili. La mancanza di tai cose, die non s’introdu- cono neila scrittura de'popoli se non dopo piu secoli di esercizio, favorisce forse la sentenza diTacitoiclie Daina- rato in Etruria introducesse I’alfabeto quando vi si stabi- li. Infatti dopo qualclie secolo anclie ivi quelia difficile scrittura comincio a formarsi; come nella gemma di Ca- paneo si vide. Aiiche in cio Teseinpio alia Italia venue di Grecia die neile moiiete di Filippo, e di Alessandro il Macedone, e maggiormente in quelle della lega Achea ne avea fatto uso ; complicando iettere in nessi e modi difficili come nota il Conte Gristiani nel suo Haym. (Tom. Il, tab. 12.) Ma se que’modi dimostrano miko aiitico in Grecia Tuso della scrittura ; ia mancanza loro per piu tempo in Etruria non prova, die I’alfabeto fosse pro Ganymede, Alphius pro Alpheo dicobant FesUis. La corre- zione e di, Scaligero fondata ncjramrnenti di Livno Andronico, (1) Horat. Epist. If, 1. Serus enim (pop. Rofn.) graecis admovit acumina cbartis ; Et post puriica beila (pdetus quaerere cepit. , Quid Sophocles et Thespis et Aeschylus utile ferrent. (2) Plin. Lib. XXXV;Cap. 4. 2o8 P. Ill ISCIIIZIONI E FIGURE ivi cosa recente; opiiiiane gia da me rifiiitata (T. p. 1 47 *) Pi*ova forse die I’uso della scrittura fosse (|uivi ristretto al piii nobil ceto (cosa che sempre ri tarda i progress! delle lettere) e non tan to comtuie qua u to era in Grecia: e cib non si stenta a credere. La coltura in Grecia fin da pin secoli dovea essere mol to maggiore e pin universale die quella di Etruria, se a’tempi di Omero fu eila capace di produrre que’due capi d’opera^ in CLii sono spars! semi d'ogni dottrina ; se anco Esiodo, senza essere quasi uscito dalia sua Beozia, raccolse in quelFaureo poemetto delle Opere e delle Giornate cosi bd principj di poiitica, di etica, di economia, di agri- coltura ; se le repubblidie de’Greci fra questa coltura sa- lirono a tal grado di civilizzazione, che i Romani, uo- mini certo di gran mente, volendo nel terzo lor secolo formare un bel Godice di leggi, solo ai Greci sdndiriz- zarono per le died tavole prime; e pel jus sociale, die dovea entrare nel supplemento, ricorsero aTalisci popol di Etruria, che piu di ogni altro riteneva vestigj di gre- die lettere. Iscriz, di patere ec. se abhian poesia, IV. Versi furoiio neirarca di Cipselo ; e potrebbe dubitarsi die alcuno ne conteiiesse o la patera veiiutma, o alcune statuette die ban no epigrali quanto basta a formare un verso. Ma se vera poesia non fu in Roma iniianzi la guerra punica seconda (»), difiicilmente si provera die in Toscana fosse innanzi tal tempo. 11 rozzo saturnio e siniili versi non meritan nome di poe- sia ; e Nevio, die fu Tottimo fra'poeti saturnj, eda En- nio descritto quasi pocla non fosse mai: (i) Poenico hello secundo Musa pinnato gradu Intulit se hellicosam in Romuli gentem feram. Licinius ap. Cell. XVII; 21. m PATERE ETRUSCHE, 20g V Scripsere alii rein T^ersibiL^ quos olim Faiini ^atesqiie canebant, Quom neque Musarum scopulos qiiisquam super ' rat etc. (0 E pure Nevio avea que'suoi versi stretti con metro; Glide non vagassero cosi iicenziosamente come il vero saturnio pin rozzo e pin anticu, che resto lungamenta nel voigo, e non aveva altra legge, die una certa mi- sura di sillabe adattate al canto. Servio con proprio vocabolo la nomind ritino; allorche comentando quel I passo della Georgica II, 585. F ersibas incomptis diint^ chiosa : id est Saturnio metro conipositis^ quos ! ad rithmum solum vulgares componere consueoeriint : I usanza die rivisse iie’harbari Ritmi del medio evo (^) : Di tal fatta dovean essere gli anticlii versi fescennini;, die i Romani appresero da Fescennia citta prinia pela- ; sga, di poi etrusca ; e non mica da qualclie metro diver- , so, ma dalla materia, die senipre era giocosa, fesceii- nini si dissero. Quindi Orazio (ep. II, 2 ) fescennina licentiai die Porlirione spiega oersus in quibus expri-> i mebantur jocosa conoicia. Versi saturnj credo quei degli Arvali, quei deirepitafio di Scipione, e alcuni della Tav. II Eug. come altri ancora sospetta. Piu ol- tre di cosi non era ita in Italia la poesia lino al tempo ! predetto : osservazione da non pretermettersi, come al- trove dissi, quando si parla delPorigine e progresso deile belle arti in Italia. Elle furono di iVatura figlie, i in quanto Natura insegno a imitare: la Fdosofia le di- j resse a imitar con metodo: ma non crebbero molto, ne si perfezionarono, linche le Muse non vi aggiunsero il I lor magistero. Elle insegnarono a percorrere col pensiero (1) A.nn. I Vid. Column, p. 47 * Brisson. de formul. juris p. 216. (2) Maffm : A.Crit. Diplomatica pag. 187. Lanzi^ T.II. 14 210 P. Ill I3CRIZI0NI E FIGURE tutto a fondo rUniverso, e a raccorne le idee piu pro- prie a rappreseatare oggetti quantunque rimoti da noi, o invisibili ; e le idee piu scelte per fabbricarne quel hello die si appella ideale. Questa e la poesia, die fu quasi Taiiima e la perfezioiie del verso ; e die dal verso passo ad animare e a perfezioiiare le belle arti. CLASSE SECOND A. ISCRIZIONI DI GRANDI URNE, DI CINERARJ d'oGNI GENERE, m LAPIDI, E PIOMBI, E TEGOLI SEPOLCRALI^ CHE SPETTANO ALLA ETRURIA MEDIA E ALLE SUE ADJACENZE. INTRODUZIONE. Notizie generali circa gVipogei, i cinerarj\ e le iscrizioni funebri degli Etruschi. Jpogei degli Etruschi. Nuova scena vi si apre, o Lettore, davanti gli ocdii, e nieiio gradevole, siccome quel la die la mortal coiidi- zloiie delPumaiie cose vi rammenta ; schierandovi iii- nanzi le funebri memorie di un popol sovraiio; e, per cosi dire, di uiia lingua a par di esso morta e sepolta. Nondimeno son queste le ceneri, fra lequali cercar con- viene qualcbe scintilla deiridionia e della storia di Etruria; cosa die gia da piu secoli si va tentando. Ne percio in tali ricerdie tutto e squallore, die funesti il pensiero. Non podii di que'cinerarj, ove gli epitafj sono incisi o scritti, portan seco eleganza di scoltura, o al- meno erudizione arcana di antidiita ; e quelle grotte medesime, ov^essi trovansi collocati, ban talora di die trattenere un occliio dilettante di belle arti. Molte tut- DEC LI ETRUSCHI. 21 i r tora ii'esistono; di molte esisle la memoria. Relazione ;! di un sepolcro chc si trovo in Ghiusi cinto di lastre di ii rame, con gran vaso di ceneri in mezzo, e con altri li molti d’iiitorno, si conserve neirArchivio della R. Gal- I leria (0. 11 Boiiarruoti, il Maffei, il Gori ne descrissero alcune di Givita Gastellana, delTagro senese, e di altri luoghi e il Gavalier Bava similmente alquaiite di Volterra. Di altre di S. Antimo, verso M. Aicino, ove si e notato arco a terzo acuto, spero die fara parte al pubblico il Sig. Dottor Vegni, uomo veramente raro j perciie unisce cognizioni di letterato insieme e di arti- ste. Gerte delBantica Tarquinia, trascelte giudiziosa- inente fra le moltissime die veggonsi intorno a Gorne- to, saran date in rami coioriti, siccome ho detto, per opera del Sig. Byres. Jpogei di Tarquinia* Mausolei son questi anzidie sopolcri ; non di uno, ma talora di doppio ingresso; cosi scavati entro la rupe; die nondimeno fan figora di camere. Sono sostenuti da niia o da due coloiine, non senza qualclie (into soffitto. Quivi e maggiori travi e minori, e rosoni come in ro- niaue fabbriche, e fregi die cercliiano in luogo artificio- samente, si trovano scolpiti nel vivo sasso: nicdiie in oltre ove da alcune teste e rottami si e congetturato die (i) Fra Is mem or' e del i5S5 si trovo anco una testa di hrdnzo con altri metalli, che ora sono nel Gabinttto HI desti-^ nato a^hronzi antichi, {'i) Botiar. ad Dempster, p. 36, 3y. Maff. Osservazioni letter, T. F, 5io, 3i8. Gori Mus. Elr. Tom, III, P, I ec. F, anche d* Ancharv. Tom, IF , pag, 43 ove dcscrive un sepolcro secondo il pill antico rito, quando icadaveri non si hraciarono, Nel 1780 ^ in Fojano di Toscana si trovo an similissimo sepolcro con un§ scheleiro^ vasi, armi, ec. 213 P- in ISCRIZIONI FUNEBRI Statue collocate fossero (0; e bassirilievi al vestibolo, die posson dirsi pregievoli saggi della scoltura etru- sea. Delle pitture gia si parlo ; ma elle troppo son piu die non dissi; combattinienti di animali^j solennita, sa- crificj funebri : e per ornamento del luogo, porte finte con veli^ e statue e vasi di fiori ; anzi da un ordine di diiodi trovato in ciina a una camera si e argomentato cli’ella fosse parata tutta di drappi non diversi da quei, die gii anticlii noniinarono aulaea o velaria. Bendie opera de’tempi roniani^ non lascia di porgere una idea del gusto nazionale , e di dare argomento quali fossero i palagj de'Tarquiniesi quando tali erano le lor tombe. Che trovisi ne^V Ipogei. III. Quest'ipogei, ove le famiglie collocavano i de- fonti, van cinti di uno o di due gradi : ivi trovansi di- sposte le urne^ i cadi, le olle cinerarie, e qualclie colon- netta talvolta, e qualche piombo ( 2 ) con le iscrizioni, di cui parliamo. Qualor’avvenga, die Tipogeo non sia guasto dalfavarizia, die fin da^tempi di Teodorico scendeva ne’sepolcri a cercar tesori (3) ; e un curioso spettacolo vedervi anco disposto il vasellame pe' sacri- ficj, e le urne dipinte di varj e fresdii colori, e non po- (1) Uso di sepolcri nobill. Di un hraccio di hronzo trovato nel sepolcro di C. Ctstio scrive at card.de’ Medici Monsi^nor Ottavio Falconieri nel 167 i. II cartc^^io di questo Frelato e uno de’piii eruditi e piu interessanti che si contengano nelF Archivio nomi^ nato poc^anzi, e ret to da S. A. R. (2) Sono rarissimi i piombi scritti in Palazzo pubblico di Volterra se ne conservano tre, de' quali si par lard a debito tern-* po. Da uno di esdy ch'^ guasto e ritocco in piu luoghi, ho scelti alcuni nomi piu intelligibiti^ e piii sinceri. ( 3 ) Cassiod. Variar Lib. IV, 181. Laarentium Presbyterarn etTossis cineribas, funestas divitias inter hominum eaduvera per* scrutari. DEGLI ETRUSCHI. 2l3 die volte in Volterra risplendenti per doratura ; orna- I nienti pero die si diieguaoo in poco di tempo : di piu sopra esse o eiitro, o in vicinanza, idoli, monete, anel* la, orecdiini, ed anco armille e collane d'oro ; cose del- ' ruitima rarita in altri gabinelti, ma in quel di Firenze ve n'e uiia raccolta considerabilissima, acquisti per la maggior parte del R. Sovrano presente. I Musei onde ho tratte le iscrizionL I IV. Niuiia pero delle sue compre meglio cade in questo discorso, die quella del M. Bucelli rammentata j nelle prime pagine: del qual museo furono in gran parte ; le isciizioni, die io citerb come appartenenti al M. Re- i gio. li Sig. Pietro Bucelli gentiluorao di Montepulcia- no (i) ne adunb un numero andie maggiore : non podie I io ne lio trovate in libri editi e in manoscritti della I casa, le qiiali furono di sua proprieta ; e die regalb, siccome credo, ad altri eruditi ; senza quelle, die aflisse in muro, e difficili a rimoversi rimangono tuttavia presso i Sigg. Bucelli, e saran citate insieme con le pre- dette sotto nome della stessa famiglia. Individuerb si- I miimente altre, die ho potuto vedere per Paiitica Etru- ria in diverse citta, e presso varj possessor!; special- niente in Perugia, die ne abbonda sopra ogni paese, ! dopo Firenze. Cosiavessdo potuto osservarle tutte e trascriverle ! Altre ancora die fuori si yeggono rife- rirb in questo luogo, purclie sappia, die da quest! luo- ghi son provenute ; siccome e certo delie vaticane e di altre in Roma, in Padova, in Veiletri, in Pesaro e al- trove: perciocdie ve ne ha di quelle trovate in altri paesi ddtaiia, die io coiloco ne’capi seguenti. Riferisco, secoiido il costume, ov'esistano, o in qual iibro leggan« (i) V. Majfei O. Z/« Tom» pa^» 3i5. : 2 i 4 P. ni ISCRIZIONI FUNEBRI si; e cli piu dichiaro in ogni epigrafe incisa o scritta (0 s’ella si legga vgr. in colon netta, o in tegolo, o in olla, o in urna plastica, o di pietra, o di aiabastro ; delle quali cose non inulili a conoscere Teta deJloscritto, trat- tai verso il fine della Prima Parte in occasione del- Petrusche iscrizioni che latinizzano^ e trattero altrove. Nozioni gtmrali su le iscrizioni Etrusche, V. Premesse queste notizie, alcune delle quali spet- tanti ad urne, a ipogei, a raccolte di privati, piu copio- samente si trovano ne’citati libri, vengo a cio che prin- cipalmente richiesto e alia inia Opera; a spiegar quest! monumenti con quel metodo che proposi dal bel prin- cipio, dilucidai nel primo tonio^ e dee ora applicarsi a ciascuna epigrafe. Giascuna ha sue relazioni o con la storia, o con la paleografia, o con Tanalogia, che posson fare il soggetto di qualche annotazione. Ma vi sono certe generali nozioni, che spettano al senso, e alia te- stura degli epitafj : esse per intelligenza del trattato vogiion premettersi; e comincio gia ad esplicarle ne’se- guenti numeri della introciuzione. Avverta perb il let- tore, che per nozioni generali intendo solo certe osser- vazioni parntemi piu comuni ; non gia regole fermissi- me, e canoni inalterabili; che lissino i termini, per dir cosi, e circoscrivano i coiifini di questa materia. Il Maf- fei non osb tanto nella crilica lapidaria, benche la li- mitasse al latino e al greco. Potre’ io osar piu di lui in una lingua conosciuta tardi, e si poco? o mi posso io lu- singare che uno stesso libro perfezioni Palfabeto (ma questo ancora non ardisco di arrogarmi) e perfezioni a [\) D I rado i carattcri son di un colore che lira al paeonaz^ zo ; quasi sempre son rossi, e spesso le lettere scolpite ritengon ne'solchi qualche avanzo del colore stesso, onde cran coperte. Tale uso ehbon anco i Romani* V. il Toino I, pag. ii5. DEGLI ETRUSCHI. 2lS ua tempo la lapidaria degli Etruschi ? So die simili proteste non bastarono a MafFei : giacdie spesso lo veggo impugnato, senza far menzione di esse. Ma cid non im- porta : basta die gli scrittori parlino come deggiono : nel resto essi non impediranno mai die altri parlino come voglioiio. Non alludono a'hassirilievi delle urnc, VI. Vi ebbe un tempo, siccome dissi, die la iscri» zione delle urne si credea legata con la loro scultura ; e non maiicarono begringegni, die col greco, o col latino, o col celtico nella iscrizione annessa al bassorilievo di Iligenia lessero Sacrijicio umano; e Comhattimento di I eroi sopra Eteocle e Polinice(i). Cli'essi aiidassero fuor di strada, lo mostra diiarameiite il trovarsi con que- i st'ultima rappresentanza moltissinie urnette, tutte perd con epigrafe dilferente. Lo mostra ancora il coiisenso dei popoli, die in sarcofagbi istoriati non altro scrissero co- niunemente, die il nome o le qualita personali di chi I era dentro. Gli Etruschi medesimi divenuti latini con- tinuarono a ser virsi di urne istoriate ; ed a porvi epigrali : queste non alludono mai a scoltura; senipre alia per- sona defonta. I titoli bilingui ed i seniibarbari, die son quasi gli estremi accent! di una nazione vicina a spe- gnersi, non fan menzione se non delle cose stesse. Nulla vi si trova oltre il prenome, il nome, il cognome (questo assai di rado) del morto ; il padre pin volte alia tisanza de’Romani ; la madre per costume nazioiiale frequentemente ; e nelle doniie il nome del marito, o sia della famiglia in cui entrarono : qualche rara epi- grafe aggiugne il numero degli anni die ciascun vis- se, come i Greci fecero, e i latini; e tutto questo con la (i) Maff. Oss. Lett. 2\ FI, pag* i35 declama fortcmeute con^ iro tal metodo. Sl6 P. in ISCRIZIONI FUNETiRl maggior semplicita e precisioiie di stiie. Ecco qual do- vea essere il teiiore delle iscnzioiii poste fra quei po- polo poco prima ; ed ecro le orme ch’esattamente dob- biam premere per tomare ad iiiteiiderle. A tai fine non dovremo por rnente ad altra scoltura^ se non se aVi- tratti giacenti sopra le urne, per discernere gli epitafj virili da'niuliebri : noteremo in oitre le collezioni estraUe da un medesimo ipogeo, per vedere come si espriinessero le relazioni della consanguinita, ed affini» ta : per ultimo le latine iscrizioni nazionali piii vicine agli etrusclii tempi, che sole ci possono iusinuare la frase, lo spirito, il contenuto dell epigrali etrusche. Questt IscFf&ioni come sian tlistese. Inereiido a questi principj, io giudico prima di ogni altra cosa clie deggia ritenersi il costume di enunziare i nomi in quel caso che gli enunziano i prefati titoli o latini o latinizanti ; che seinpre parlano in retto ; di rado in secondo caso; non inai in terzo; uso non intro- dotto in Grecia ne in Roma se non tardi: quindi per figuj’a Larthe non dovra esporsi Larti, ina Lartes, Di queila frase antichissima di epitafj (0 Mi. Larthias, o Mi Cejcies, che io riduco a efXi ejxi Kaimsog, e spiego sum Lartiae^ sum Caesii (p. 2/p) di quest^uso, torno a dire, non trovo indizio in iscrizione di Etruschi latinizante: negli ultirai secoli della nazione par che fosse gia spento. Trovo pero sopra nn ara ercolanese in caratteri oschi Herentatis sum; e qiiesto esempio congiunto agli esempj de’Greci antichi e degli Egizj cite riferii ne'preliminari (p. ^8), pud bastare a ogni discrete lettore per non disapproval^ la niia versione, iinche altra piii idonea non se ne adduca. ( I ) Apocope da spj p^f' eJpii come nella iscrizione greca pag. 82. S:>EGL1 ETRUSCHI. 21 ^ Mttodo per dilucidarle, VII. Veneiido ora a considerare parte per parte i vocaboli rhe compongono le iscrizioni, come al n.« VI mi espressi, coiniiicio dal iiome del defuiito ; e quivi, e iiel rimauente dico in qual modo pajamiii da supplire le voci troiiche, o da leggersi ie alterate. Cotii usianio aiiche nelle iatine o accorciate o scorrette ; lie in ultra guisa puQ dirsi, die Tiscrizione sia pieiiamente letta e conipresa ( 0 . Stabilii le cose gramaticali iiella Seconda Parte, fondate neiruso pin comune, e neli’analogia meno incerta. Ma lio avvertito pin volte, die mia lin- gua durata pin secoli, pariala in piu iuogbi, scritta in eta e da persone men colte non puo avere molta uni- formita, ne molto sistema. Lo vedemmo ne’Latini per tutto il Capo Vin della Parte Prinia. Diasene ora lauova conferma, con uiia iscrizione non di privati, ma di due Edili, iiicisa da loro per quanto parmi, a uii do- iiario sacro (2) e per conseguenza esposta in uno de’teni- pj ; la cura de’quali era raccoraandata agli Edili. La ho tratta da un Ms. comunicatomi dal Sig. Ab. Serassi, ov'e notato, ch’essa leggevasi in una lamina di bronzo (lunga 10 dita, alta 4 ) posseduta prima dalPAb. Sabba- tini, poi dal Princ. D. Alessandro Aibani, allor gio- yanetlo ; indi Cardinale e promotore insigne di tali stud], (1) F. Maff. A, C. Lapid. can, 6 ec. (2) In una iscrizione presso il Morcelli De stilo Inscr. Latin, pag. 35. Gn. Flaccus Q. Ful. F. decLiruam partem Herculs . . . D. D. ove il dolto Autore illustra il costume di dedicure a^li Dei la decima {lo stesso e della ventesima) parte de’beni loro, taloolta facendone un dorialivo ahempj come Camillo ojferse ad Apollo un cratete d’oro, decirne della preda vejerite (Liv. 5, 16} talvolta impiegandola in giiwchi pubblici ; come fece Sdla (Pin- tarch. hi vita). 2lS P. Ill ISCRIZIOWI FUINEBRI M MINDIOS- u* FI P. GONDETiOS- VA- FI AIDIuES- VIGESMA- PARTI APOi^OjNES- DEDERI Niun moiiumento sta meglio alia testa di una rac- colta di epigrafi etrusche. Tutto sarebbe mistero se non sapessimo die la proiiunzia regolava allora loscrit- to. Lasciamo stare Tinsolito prenome Va {Valerii) e lo scrivere Fi per Filius die in miglior secoli segiia- roiio diversamente, cioe F. o Fil. La Af soppressa al fine del terzo verso ha cangiato s^i^esimam partem in vicesma parti: e in parti, e in dederi per dedere Taf- finita delle due vocali E, ed I ha cagionati que’due so- lecism! . Oltre a cio la pronun zia die ha abbreviata la voce vicesma ha prolungata Faltra Apollones ; die se^ condo que’tempi dovea scriversi Apollone, Gosi avran detto invece di Alpollini priina die si fissasse la infles- sioiie latina ; e declinato il vocabolo quasi come AVoA- Awj/;. Se alcuno vorra die meglio di questi Edili do- vessero scrivere in tali secoli quegli epigrafisti Toscani, die in mancaiiza di miglior ferro spesso adoperavaiio il chiodo ; ne incidevano iscrizioni in rami^ nia in tegoli e in peiitole ; ne per tempj ma per sepolcri ; di grazia resti di leggermi^ perdie io sono d^altro parere. Se poi almeno gli mette loro del pari ; non esiga sempre in essi massime di scrittura da potersi ridurre a'principj tecnici, ne sempre costanti. JNe in mezzo a tal bujo da me esiga sentenze definitive^ come forse le ha in varj autori .* gradisca piuttosto una certa cautela die non e mai soverchia in tal tema ; e dove osservo uno scrivere diverse dal regolare, e commie, soffra die sospetti di idiotismo provenuto da secolo o da scrittore men culto. DEGLi ETRU3CH5. 219 Iscriziotii senza prenome, IX. II nome non preceduto da prenome^ne succeduto da cog Home, e iiidizio or di moit'antichita^ or di tenue condiziuiie. Della prima specie e quel Larthiasses presso il Sen, Bonarruoti scritto con la foggia de^carat- teri pin antichi^ accompagnato da figura del pin antico stile, e inciso in un copertojo di sepolcro del piu antico costume (0. Son queste rare e preziose reliquie di quei primi secoli, quando in tutta Italia Tuso almen piu co- ni une era avere un sol nome {v, Finche vedro tali ti~ toli non consentiro mai al Marchese MalFei, che le no^ stre iscrizioni sono senz'alciirL dubbio dopo il dominio de Romani in Toscana scolpite (3). L'asserzione e uni- versale; percio non Bapprovo. Ne vale opporre ch’egli !i non vi lesse gli antichi nomi A runs , o Tarchon ; per- ciocche pur vi sono, come apparira nel decorso. Del- I'altra specie ho similmente pochi esempj sul fare di quel latino Cainus^ che addiisse il Passeri ne^tegoli Bu- I celliani, e di que'molti consimiii, che il Fabretti rac- colse iieila sua grand'Opera (4). Prenomi etriischi considerati in generate. X. I prenomi, altri son nazionali non adottati mai da'Latini, come Lucumo e AriinSy che Dionisio cliiama j y ovQfjLOiTx (5), altri son di origine etrusca, per quanto par mi, ma nel Lazio passarono, come Lartes o Lar^ che leggesi ne'Fasti consolari piu antichi: altri ^on com uni ai due popoli, anzi a’Sabini ancora. La vi- i (i) Dempst T. I, tab. 17 . ( 2 ) Varro simpiicia in Italia fuisse nomina ait. . . quod Romu- I Ills, Remus, Faustulus neque praenoinen ullum neq. cognomen habuerunt Valer. Max Lib. X, qui totus est de praenominibus I Rom. V . CIO che notai ndla Par, lljpag 256. (3) Osseri^. Lett. Tom, VRp» I4-2* (4) Ittscr. Dom. p. 349- (5} Lib. Ill, cap, 47* 2 20 P- in ISGRIZIONI FUNEBRI cinaiiza del luoghi, e il costume de’Romaiii propagato a popoli soggetti pole recarvegli; e questi che non si trovano facilmente nelle iscrizioni piuantiche^ sonovvj nelle moderne. Quasi tutti si riscontrano e negli uo- mini e nelle donoe^ e con le iniziali e sigle medesime accorciati si trovano; variaiio soitanto nelle finaii; die in uomini finiscono per lo piu in E; in donne sempre in A, espressa o almen da supplirsi. Ebbono similmente pienomi le roniane donne in secoli piu rinioti; del quale uso recai le testimonialize di Varrone e di Festo (P. p. 120 ) e vi si pub aggiugnere quella di Valerio Massimo nel citato libro. Ma in Roma questa usanza par die finisse piu presto die in Etruria; ove si \eggono tali prenonii in epitafj latini di ottimo carat- tere; e pressodie in tutti gli etrusdii. DifFerirono an- CO, se io non erro, daXatini gli Etrusdii, in quanto quegli mettean prenomi abiiasclii quando prendean la toga virile, alle femmine quando si maritavano (0 : fra questi trovasi prenome di donna aiico in eta tenera ( 2 ). Nondimeno vi ha degli epitafj die segnano vgr. Fii. Cai, o Filia Sertoriiy e par formola per fanciulii die non avessero ancora prenome. De prenomi in particolare. Ecco intanto il catalogo de 'prenomi un po diverse da quel di Passeri; non avendo io potuto verificare al- cuni de’suoi prenomi; e avendone per contrario notati alcuni, die egli pretermise. Aelius, 1 .0 e stesamente 3 J 9, ed 3 { J 3 ^ 5 talora con aspirazione J 3 ®- femminino ... 13-19/3 leggesi nelPara sepolcrale de'Gonti della Staffa, ov’e figurata (i) VaL Max. 1. cit. ex Q. Scaevola. ( 2 ; A, Caiciua Selcia. Ann. XII. Ncl ]S'L Francescliini a Volt* DEGLI ETRUSCHI. 221 una pompa mortuale di una donna. Aelius^ Aelia, Della origine di questo prenome (e auche uome) sipkrla al iium.^23. Annius. 2 .^ n /^5 stesamente 5 HA- In fem. A h ^ F\Y\\f\\ e in mia lamina della Etruria circompadana FWYWP^W fX suo diminutivo. Annius Annia; prenome iiazionale, e Home assai esteso in Etruria. Fin da’primi secoli si co- nosce un Anio Ee di Etruria, dalla cui caduta nell’ilnie- iie, quel flume si denomiiio secondo Plutarco (0. Du- bito die per sola diversita di pronunzia scrivasi in un olla del Vaticano; ma puo essere I’osco Ennius, Appius. 3.0 'I F\, Ape, die in gemme si vide scritto Appius: in feminino scrivesi Aifl, o con altra ortografia Appia: il diminutivo e AHli /R? leggesi anco f\\\ M /R. Questo prenome die Val. Massimo ripete dal prenome de'Sabini. Acteus meglio si dedurra a linen per la Etru- I ria, dagli antidii Pelasghi. Apis, die in etrusco corri- sponde ad Alpe, e della casa diPelasgo, come Igiiio rac- conta nella favola i45, anzi e quegli, da cui fu diia- mata Apia la penisola del Peloponneso, antica sede dei : Pelasghi Tirreni. F\iY\(\F{ in Bonarruoti, die Passeri legge Arnua, non dee ammettersi finclie piu chiaramente non si di- scuopre; tanto^piu die nel primo genere non si vide inai ; ne produsse mai altro nome di se, come sogliono i prenomi etrusclii. Quel nome sospetto, die abbia a leggersi /RlHO/R Pare anco, die Arna (ooii A runs') fosse il nome del flume; giacdie la citta Ad iniaham si crede denoniinata dalla vicinanza di quel fuime ( 2 ). (i) Parallel, cap 77. (•2) Ortografia anco di T, Eug. Vcd. Tom, l,p. 210. Il cde- 222 P. in ISCRIZIONI BUNEBRI A runs. y^runte, e Aruntu^ die in altre guise anco si accorcia 0 /R ; O 0 ^ etc. A runs forse da Mars. II feiniiiiiio corrispondente ad Aruntia^ spessa si accorcia e si cangia in f\0 hi 0, e V Q H \/F\ 0 (Pass, pag. 2 1 8 ) preiiome die dee leggersi Raiinthua (o Raunthd) perdie coiigiunto con ritratto di donna in nrna. Nelia grotta di Gorneto vedesi anche HO hi <] ; die se non v’e scambio, e il diminutivo Ranithina. In alcuiii titoli H V e simili accorciamenti nati da pro- nunzia del volgo ; die il nome stesso di Tv^avivbq niutd in Rasena ; come allrove congetturai (i). dltnO/R; imOnOd etc. saran considerati a suo luogo. Attius. A the, A thill : Attius o A ctius. Fu raro prenoiiie in Roma, ove pur si nomina da Dio- iiisio (L. IV) un celebre augure Nej3io;. I Ro- mani poterono averlo o dai Sabini, fra’quali diceasi Atta ( 2 ), o da’Tirreni, die or vi aggiungono I’aspirazio- iie, ora la tralasciano. E antichissirao nome si in Gre- cia, dicendo Giustino ; //uic (fiecropi) successit Cra-^ hre Swinfon in una dissertazione su la lingua di Etruria edita nd 1738 trova nel nome anlide.tto qiialcke ornia di Cananeo per la voce Arnon. Ma quel vocaholo etrusco senz’alterazione rabbianio in Grecia, ov’e Arne noniinata da Plinio 'JV, 7.) Anzi sappiam da Froclo (in Chrestom. ap Pliotinm) che Aeoles circa Arnen habitabant: i quali perb dovaan dire AtarnaFam, ■con aspirazione frequentissima in lapidi etrusche. Qwndi in latino Adarnaham. (0 Altri da Resen cittd di Arabia che Senofonte chiama La- rissa. V. Bochart. Geogr. Sacr. L. IV, c. 23 . (2) Atta Clausus, cui postea Appio claudio Romae cognomen fuit. Liv. 1 . II. Tacito lo nomina Attus (Ann. XII, 25 .) DEGLI ETRUSCIII. 223 naus, cujiis filia Athis regioni nomen dedit (0; e si anco in Lidia, giacche un Athis fu il padre di Lido, Glide il nome del paese ebbe origine, com’Erodoto rac- conta (2); lie altrimeiiti die Atjs o Atis si diiamo il padre di Tirreno detto Tv}l>v}vog t5 A^'tvo; (3). o con dimhiutivo R Attia, Attina: in mia patera si trovo aiiclie RO^R (Actia) solo, e diviso da ogiii altro Home. R\30 R prenome e in uii sarcofago peru- gino; 13 HI- R ^ R) nome {Attineia) in uriia di Gastel JN^uovo. Aulus, 6.0 R. MR- 3 J V Aulus ; prenome latino affine a Holus^ raro in lapidi, nia trovatovi da Fabretti ; onde forse aiiclie V d V © ni etrusco. Quivi anco 3 0 V in forza di prenome, cangiato da Aide o per affiiiita delle due lettere R ed L, o per errore del quadra tario. R^\J R ; e con diminutivo J V /I? Aula, Aalina: quindi la famiglia Aulinna in Volterra, die si trova in latine la- pidi. Cajus. 7‘® ? D> prenome, e nome : Cajus ; quindi /I | /^ D, Gnaeus, 8.0 3f 1 0 V d 9 K13 e in una base di statuetta in cre- ta, della quale restan sola men te i due piedi iiel M. Bac- ci: Cnaeus^ o Gnaeus prenome latino ; die alcuni gra- matici deducono a naevo ; ma forse e da v^og novus ; ad- dito G propter antiquitatem quae multiim ea lit era usa est : tunc enim dicebant frugmentum^ nuncfru- mentum ; et gnatura^ mode natura. (4) (i) Lib. It , c. 6. (2) Lib. 1, cap, 7. I (3) Strab. p. 221 lat. Atys. Tac Ann. IV, cap. 14 . (4) Val. Max. loc. cit. Lo sCesso credo ndl'etrusco e nelVum^ 3 24 ISCPJZIONI FUNEBRI Faustus, R\‘f\ ^ 0 } 6 accorciatarnente R 8 , e, f8? e co- niunemente \H R 87 che trovasi con rilratto femmiiii- ]e. Glide legger Phastia^ e prenome non raro in donne : Spiego Faiista da Faustus. Valerio Massimo lo com- puta fra" prenomi latini ; Faustus a favor e. In inasco- lino credo Phastis da Fastius, eliso il ditlongo e la u iinale, come in^If/^H per iVautius. In tegolo del M.Ve- nuti I f HastlUy forse per iscambio di pronunzia (i). Pad us. io.« 19 PI } f V f : D 8 6 un titolo del M. Regia Questo prenome par da leggersi Pacta., non altrimenti che /R OM /R8 Piipiria. .11 diminutivo e Pacula nomi- iiata poc"aiizi j Pacul, che si trova fra gli Oschi ( 2 )^ e da Pacius. Lar. 1 1 0 I 0 /R J 5 ^ I (1 /R J? ed anco ^ J (con ritratto d’Uomo in qualche urna di Volterra) e prenome il pin degno di osservazione. I Latini pin moderni lo decli» narono Lars, o Lar, Lartis l^) : ma gli antichi lo riteii- iieroj se io non erro nel suo essere, essendosi da questo tenia spiccato il cognonie di Lariscolos (4^ poi Larisco- lus^ diminutivo di Laris : perciocche se derivato fosse a Lare colendo, come altri volle^ si sarebbe detto Lari- scola non altramente che Poblicola a colendo populo. Percio anche i gramatici piu antichi deducevano il pre- iiome Lar dalla Etruria ; i piu moderni dal Lare do- bro ot^’eacne, peracne, sevacne, seniprc da annus con ridondunza del C che quisti alfabeti sosdtuioano al G. ( 1 ) P'. T. L p.iio e 'iw o^e si nolo t’ajffinitd della p con I’aspU razione, qiiando pronunziavasi. (2) Nell' Ara Ercolanese : e anche name Romano PaccittS» (3) V. Serv. jEn. VI, 84'^ et Val. Max. I. c. (4) V. Harerc. in num. gentis Accolejae^ BEGLI ETIIESCHI. 225- inestico (0. Tale ambiguita schivaroiio Dionisio e Pla- tarco; i quali non dicouo Larte Porsena come i Lati- iii: I 0 chiamaiioXr/re. Scrive 11 primo B^cr? KAu- Ciocv^v T'hv h ivpp>]i'lx, Aizpog ovopix, ilop^Tfi/og £7rn<>Ai^oiv. heoc Glusinoruni Pyrrlienoritni Pur nomine ; cog nomine Porsena ('^). Scrive il secoado: Vnerevcre KXocpotv no^crviv^zv ove Sigoiiio emeada AccpoVy Supple jc conjugit ad Liu^ rem Porsenam (3). Plalarco medesimo parlando di Acca Taureatia (cosi la cbianiai poc anzi su Tesempio di al- euai Latiai) la nomina Acca AupivTioi (4); vocabolo de- dotto ancb'esso da Lar^ siccome /RO/IJ? ^ R \ f\-\ ^ si- miglianti feniminini, die abbiamo in lapide. Tal aonie in un popolo, die le storie fan pelasgo in arigine o del tutto o in parte, non dee riiiLitarsi die venga da Laris figlio o da Larissa mad re di Pelasgo Biedesimo (3). Gbi volesse inoltrarsi pin die io non fa, potrebbe rifiettere con Svvinton, die Lar in lingua dei Fenici sigiiifica summus : e derivar quindi qualclie ve- risiniiglianza alia opinione, die i Pelasgbi fossero di la oriundi, piuttosto die Greci, come gli fa Esiodo (bj ed altri da me citati. Ma tali ricerclie appunto cominciano dove io finisco^ £' iiotabile die non vi fu norne ripe- tuto fra le citta gredie piu di Larissa ( 7 ) die aitri vario in Lari ill na : nome die i Greci trapiantarono anco iiella Siria e iielTArabia (b'. L’ltalia stessa ebbe la sua La- rissa in Campania ; norne tratto dalla metropoli dPPe^ (i) Est sumptum a Laribus : Tuscum ante creditum esGe. Val. (i) L'b. IV, cap. 22 . (3) In Poplicola pa^. io5. (4) In cjuaest. Rom. p. 271 . (5} Hjg. f. i45. Serv. 7E. I. ( 6 ) Ap. Apoilod. Lib. II init. ( 7 ) Bocb. Geogr. L. IV, e. 23. Vid. Stepb. Geogr. v. Larissa. Qaesti ne coiita died in tutto ; ma ue ha la.i>€iate alcune. (H) Boch. ex Arian. et Piio. Lanzi^ T, II. 1 5 22 & P- ni ISCRIZIONI FUNEEra lasghi nel Peloponneso^ come nota Dionisio ( 0 , ed ebbe ill Tuscia e tra’Volsci la sua Larina e presso Como il suo lago Lario (3); luoghi aiich’essi die apparteniiero, quale ad uiia, quale ad uii’altra delle tre Etrurie, e qual piu e qual meno parteciparoiio di pelasgo. Largius. 1 3."^ 9D0/3 Jj Largius iiome antichissimo tra’Roma- iii, e prenoiiie in Etruria; di cui anclie in lapidi esiste il femniinino in \ QR J, se dee rendersi Largiae. Fu rarissimo; ne finora ne trovai eseiiipio fuorche in lui^urna, e in un idolo del M. R. Jo lo credo derivato da Laris y quasi Lariciiis ; come da Publius Publicius, Lartes 1 4-'' d, O d? 1 0 d, O 0 /R d, 0 d Lartesy viene se io non erro dal tenia istesso, quasi Larites. Pud auclie considerarsi come greco; essendosi detto per A< 2 ie^rij 5 ; iiome die pote essere in Grecia prima ancora die il iiotissimo Laerte iiascesse. Sofocle iieirAjace (ver. i)dj ToCi Aa^riov^ o Laertis fili, Aristofane nel Pluto (v. 3 1 1 >.) rbi/ Au^tiqu ixiixo6(j!,svoi Laertis Jilium imi^ tantes. Da Larthe /R IOC] /3 d, e RUOQR^l che in piu urne con ritratto non mai virile, senipre doiinesco, compendiasi in | O 0 /3 d- Tali scolture scuoprono I’equi- voco de’passati interpreti, die tradussero a LartCy e tali epitafj credettero posti ad uomini. Lucumo. i5."3nif\//3d o Lautne credo die sia in cinerario presso Dempst. (T. II, tab. 83), e die debba spiegarsi Lucumo. Mi e verisimile ancora perdie non so persua- (1) Lib. 1 , cap. 21. (2) Ex Sozorneno Dempsterus T. IT, pag. 170. ( 3 ) Naovo titolo per crederlo denominato dagli Etruschi. V . il Guarnacci Tonu III, pag. 217 . DEGLI ETRUSCin, 2 2^ flerni], die Lucumone sia nomiiiato da Livio nel terzo secol di Roma come preiiome in Tarquinio, ed anclie verso i'l cadere del quarto in lui cittadino di Ghiusi ; e che di tal vocabolo niun vestigio abbia a comparire nel quinto o nel sesto secolo; a'quali deono spettare^ in sea- tenza anco del MaSTei, niolte di quesGepigrafi. E' ere- dibile che i Latini alterassero alquanto questo vocabo- io; tanto pin die Properzio nato in Etruria o almea poco lungi, lo accorcio in Luemon (i) voce che tanto si appressa a ; cosi dee leggersi quel SKTlfV/ld non altrameate che readesi Rufus ^ Laucil eiliiis. Lucius, Di Lucius che Passeri chiama praenomen fre^ qiientissimum trovo vestigio ia 3 V d presso Dem- pstero, e neirosco J D V /d e in qualche simile deri- vator nel resto la J, ia un epitafio biliaguc e tradotta Larte, Che equivalesse a si rac- coglie da Val. Massimo ( 2 ). E veramente dalbantico Kmvi lux (3) Tuno e Paltro pare originato; ma pronun- ziato ove ia un modo e ove ia diverse per raffiaita delle due lettere G^ e T. Nel rame chiaramente e Lauchmey Lacumoy esempio unico^ ma che io non di- scredo. Marcus, 1^,^ f\m Marcus raro in lapidi. X f\ Pi^H) Q f\\X\' \ ia uii’ara di Goraeto, che Passeri spiega Ego Marcus: direi sum {donarium) Marcae i4) o Marciae poteado (1) Prima galeritus posiiit praetoria Luemon. IV, e!. i. (2) Lucii qui ipso initio liicis orti erant ; aut ut quidarn arhi- trantar a Lucumoriibus etruscis. (0) Mdcr. Satur. lib. I, 17. ( 4 ) Ista praenomina a Yiris flu?£eri.i«t, Caja, Lucia, Publia^ ^arca. Val Mas, :2 28 P. Ill ISCRTZIONI FUNEBRI quello esser nome e prenome in questo dialetto. Escludo ii prenome di Mettius ; fmclie non se ne adducono do- cmnenti migliori : alquanto pin inclino a Manius^ die potrebb’essere quel I d 3 HI della grotta tarquiniese. Publius. 1 8.0 II prenome Publius (0 die Puple dovea dirsq non mi e venuto letto: bensi f V TUE I A (^) nel M. Oli- vieri;, die parmi da Xe^^ev Publeia; e df Piilpa nel piombo volterrano ; die io credo forma to per me- tatesi popolare^ come nella Tav. Eug. II pulpe per pu- ple ^populus; e come parte per patre^ oleum per lo- ciujiy e Janura per Januarius, e cento altri in latine lapidi ( 3 ). I due vocaboli etrusclii rispondono a e in ambedue i monumenti die sono di cattivo scrittO;, Tuole avvertirsi I’equivoca lettera die si noto anco nella patera 20 in luogo di Quintus. 1 8.0 1 5 n U 3- □4' e fra le urne de’Vesj : Tinterpun- zione persuade a leggervi un prenome corrispondente al Quintus de’Latini : non mi assicuro pero die mi- glior lezione non sia 1 5 ii R 3 :: 3 . 4/ e la prima lettera non sia 4. V. T. I^ p. 167. \ Sextus. 190 II prenome Sextus e cliiaro in piu urne; raa secondo le pronun zie^ 0 le ortografie scritto variam eli- te; nella grotta cornetana 4 / 3 ^? da non credersi piu Se- xtus dopo il nuovo monumento riferito alia Iscr. 4*^ nelle urne de'Vesj ]fB 3 ^. Ha un titolo seniibarbaro del Tomo I, p. 182 si raccoglie die dicevano anco (il Pubhi qui prias pupilli facti erant quam praenornina habe- rent. Val. Max. {7.) Puplina e in un epitufio, (3) P. Marini her, Albam pa§. 3i. BEGLI ETRUSCHI. 22 ^ 3 003^; onde ill femminiao f\\Q03l) ^ F\(103l prenome con ritratto doanesco nel M. R. Titus. 30.® 3 f 1 1; 0 /I f 1 f , preaomi die si credono di Sa- biaa (0^ sono ia etrusco rarissinii : Tamils e qualclie altro simile ammesso da Passeri non furon niai a mia iiotizia. It d O par Tatius. 2 i -® n 0:> f\Y\Oy /I n O o il piu frequeate prenome di doiiae etrusclie; die aaco scrivesi f\Q per ar- caismo come Asna^ Losna ec. L^epigrafi, die piu iati- nizzaao^ segaaao fl | H d O? o THANNIA j die ci fan da interpreti,perdie quel vocabolo disciogliamo in A^^vvici, Lo credo derivato dal inascoliao Jne come gli altri femmiaili, piuttosto die dal nome della Dea die tro- vammo ia patera^ o da Anna Pereaaa ; aacor die da qualclie deita abbiano gli aatidii accattato ii nome; do die vedremo poco appresso. Chi ama etimologie pelle- griae^ cerchi in Malfei, die cita ia questo proposito la suocera di Esau^ e ia niadre di Samuele ( 2 ); o in Pas- seri die intorao a questa voce impiego quasi tuUa la quarta Lettera roncagliese ; e coacbiuse, esser questa uaa oaorevole appellazioiie di madre di famiglia, come Caja fra le doaae latiiie ; e die in toscano pud rendersi Donna Licinia^ Donna Ceciaa etc. Tanaqiiil. 22.0 e 4I3V4/l1dO e derivativo di f\Y\F{0'> forse diminiilivo come d I ^3 D Hfl ! f di M H I f famiglia nota in Perugia per multi avelii (Tinioliis) o come J I V i* H I /I Dj forse Caillus. Dioaisio Alicaraas- seo (3)j par die io credesse diminulivOp ove riduceodolo (i) Titus a Sabi 00 uooiioe Titos fluxit. Id, ('2) Oss. Lett, T, VI., p. i 63 , Simil nome fa anclie in EgiUe» [o] Lib. Illy cap. A7. ,^30 P- ni ISCRIZIONI FUNEBRI al greco, .scrisse Aufco/jb^pog ovo{jls& die in un codice vaticano trovasi aiico scritto Tavc&}iv>^Xci, Uxor Lucumoni s y Tanacjlla nomine. E veramente Mutil-, Arunthily Pacul, e siniiii nomi, die in anticho lingiie d/ltalia, o in rozzi dialetti di medio evo sono ac- corciati, si riducon sempre al latino con qualche dimi- nutivo simile a quello di Dionisio. Nondimeno i latini conservarono la rotta desinenza nominando Tanaquil, Cosi Festo Gaja Caecilia appellata est ut Roinam nity quae antea Tanaquil oocitata eraty uxor T'ar^ rjuinii Prisci. Lo stesso autore, e gii altri in obliquo iisan Tanaquilis; si ha in etrusco 3 HI 3 • d /R ! /R 3* iV J vUi /R O che su Fesempio di Cereras e Ue^ nerus pud rendersi Tanaquilis. II Passed congettura die possa disciorsi in Tana Aquilia: nol credo. Dioni- sio disse anco in quarto caso T$LvoLy.{j?^iS'c& erSpo^v Qvd'oiv Velius. 23.0 d:^* d^”^, Velius: neiraltro genere /Rd 3 ^;,e /1 1 d R con diminutivo fl H d 3 Velinay e d 4^ | d3 Velissuy come trovammo in lapidi semibarbare. Tutti quest! nomi pajono derivati da Vele: f\\f c H V d 3 3 da UelUy altra desinenza del prenome stesso. La credo nazional voce non altrimenti die Veliay pri- ma sede de’Pelasglii in queste bande, di cui si parid. (T. II, p. 78 .) Dallo stesso fonte derivo Ele ed Elia rammentati al nuni. i. E credo avvenuto a quest! pre- nomi in Etruria cid die ad altri vocaboli greci, die in- coiiiinciano da aspirazione; i quali si pronunziavano or (1) V.pa^. 228 ore si le^^e Tanacbvilus supplila VausHiare die non e nel testa. La voce mostra con la stessa inflessione che fu dccliiiahile ; do che si nolo allora .* di qualche ambiguitdy die pao risederviy si parlerd a suo luogo. (2) Lib. IFy c. u DEGLI ETRUSCm. 23 1 eolicameiite or atticameate; come si noto con Fautoritk di Servio nelle medaglie di Faleria, ed altrove. Vi ag- giuiigo un esempio toito da Plinio ; di cui niiino pud esservi piu a proposito: Oppidum Helia, quae nunc f^elia (0, Esichio da un ottimo indizio; dicendo che signified Sol, ed anclie AoSwva Dodona; luogo, onde Dionisio Alic. (Lib. I) dice esser partiti i Pelasglii quando vennero in Italia. Octci'^ius, 24 *^ 3 ^ /I f B V lamina di piombo fa pur voce di prenome ; e pud qul aggiugnersi 5 avendo Fabretti ag- giunto il corrispondente vocabolo Octavius a’prenomi antichi di Sigonio ("^). Nomi gentilizf : onde derivinsi, XI. A1 prenome succede il nome, dedotto or da uno or da un altro tema. Gli antichi nomi nazionali passati in prenomi cagionarono ancor qui varie appellazioni di diverse famiglie : quindi i Larin j, i Pubblicii^ i Largii. Dalla patria^ onde eran forse^ se ne nominarono al- quaote, la Sentinate^ V Apulatey e simili; che portan rimprunta del piu antico latino, quando Catone e i contemporanei dicevano lucus Capenatis, populus Ar-> deatis in luogo di Capenas e Ardeas (3). Qualcuna par derivata da’nonii delie delta; come in Grecia. V. il ch. P. Biagi iie'Mon. JNaniani p. 14 quelia de’Tinii da Giove o da Bacco, e quelia degli Ermii o de^Turmenj da Mercurio, e pud aggiiigiiersi TitoTalna rammentato piu volte da Livio (4): il suo casaio pare iiato in Etru-^ ria, e derivato da Venere, che Talna si appella in due patere. Istorico si pud dir qualche nome che riconduce aile niemorie primitive della nazione, siccome Tar-» (i) Lib. lip cap. 5. ( 2 ) filler. Dom. png. 23. (3} Prise, edit. Pustch. p. 762 . (4) Pi^^‘ XXXiX, Cdi), 3ii. 23:2 P. Ill ISCRIZIONI FUNEBIll chis, cia Tarchon die Straboiie dice essere state da Tirreiio deputato a costruire le 13 priiicipali citta di Etruria (1) o V Alesia die include Aleso riferito iiel delle geninie; o la Malia^ die ricorda il iioine di uii Maliolo Pdasgo^ die avendo regnato in una citta verso Gossa, delta Regis ; parti tosi qnindi, si andd a iStabriire in Atene (2). Sarebbe ridicoiezza riguardare tali famiglie come propagate da tali principj : ma die que’nomi successivamente tramandatisi d'una in altra eta, in Etruria si truvino, e cosa die in qualche iiiodo connette la men vecchia storia della nazione con la pin rimota. Meglio anche istorico potra dirsi il nome di Arimno, die fu portato da un Re meno antico ( 3 )^ o quelio di Vibio, onde fu detto Gelio Vibenna, alleato de’Romani 4 /, e denominatore del monte Celio; o quel deEicinj gia potentissima famiglia di Arezzo, per ciii riconciliare col popolo impiegb Roma ia sua autorita, e le sue furze ( 5 ) 5 o que’degli Elii e de'Sejanti, die si riu- niscono in Elio Sejano Volsiniese, il piu feiice insieme e il piu sventurato ministro die si iegga nella storia de'Cesari. Eti m olo^ie de ^ gen tilizi. Per do die spetta ad interpretare qualunque eti- mologia di queste o di altre men note famiglie; non istarb qui a rintracciarla, come bo fatto neprenomi: perciocclie in Roma si riscontrano pressoebe tutte ; PAl- (0 Lih r,pag. i 56 . (2) r. Dempst. T. II, p. 92. (6) V. Pans rifento podanzi a pag. ( 4 ) F. Tom. I,pag. 238 . Fu a tempi di tiomolo secondo Var^ rone; o di Tarrpdnio Frisco^ odi altro re, come scrive Tacito. (5) Habeo auctores sine utlo memorabili praeiio pacatam a Di- ctatore Etruriam esse, seditionibiis Arretinorurn compositis, et Eiciiiio genere cum plebe in gratiam reducto. Liv. L. X, c. o atlri legge Ciliiio. BEGLI ETiTUSCHI. Ba, FArria^ la Crispia, la Foliiia^ la Flavia^ la Latinia^ la Marcia^ la Mitreja, la Novia^ la Nonia, la Petroiiia, la Sertpria^ la Sentia^ la Tullia^ la Vetia, e le tante al- tre^ die lungo sarebbe a noverarle. Rillettero solamente die se Roma deriva i suoi Aiitoiij^ i suoi Torj, i suoi Acilj, e gli altri da greco tema o da latino^ come ve- demmo iiegli stemmi di alcune bimiglie ; potrem iioi con tutta ragioiie segLiir Fesempio di cosi dotto popolo; e fare il medesimo iiell'etrusche: nel die gli etimologi- sti latiiii largamente ci sodisfaraiino. Basta die con le regole da me acceniiate o con altre migliori scuoprasi ii primo tenia^ die spesso e avviloppato fra una spinosa ©rtogralia, e fra varie e diliicili terminazioni : non sara nialagevole il rimaiiente. Per ligura Vctrnalisla^ ri- dotto al primo tema, o sia al primo stipite della fami- glia, di’e J^are in etrusco, e in latino Variis^ trovei e- mo essere iin nonie latino date a coloro die sono ohtor- tis plantis come spiega Nonio (0, o pccUbiis introrsiun retortiSj come Acrone interpreta (^). L’applicare ai- Fetrusco V are tal etimologia sara pin sicuro se io non erro, die cercarla nel greco o in altra lingua : avendo noi veduto, die molte etrusdie famiglie si sta- bilirono in Roma (in da’primi tempi ; e potendo siip- porre die qualcuna ancora di Roma in Etruria passasse e si adattasse alia lingua ed alia nomenclatura della oa~ zione. Tutto cid intendasi del tempo aiiteriore a lie co- lonie romane neVespettivi paesi di Etruria. Gentilizj cl! uomini. Xll. I nomi gentilizj degli uomini imitano talvolta la finale latina in ins ; esprimendosi ancli’essi con iii- flessione derivativa vgr. Sejantie {Sej antius) o iiitero o accorciato in Sejantiy come spesso costuniano alia (0 E S- i'i4. ( 2 ) Ad Horat. Lib. E Sat 3. J234 P- ISCIIIZIONI FUNEBUf usaiiza pur deXatini ; o con queiraitra desinenia Cais^ Meteliis etc., che a me pare un popolare latino corri- spoiidente a Cajus e Metellius. (T. J, 246.) Ma come Boma stessa non fu in antico moito esatta in tali desi- neoze, onde ne’suoi fasti cunsoiari leggesi per figura Manius Tullus Longus ( 0 , che i pin moderni avriano detto Man. Tullius Longus, cosi pure fecer gli Etru- sdii: aiizi ie piu volte usarono gentilizj, che hanno ap- parenza di cognomi; siccome soiio VD 3 J> esempj tratti da urne con ritratto virile. Renden- dosiperdin latino, piu voleiitieri divei Flavius che Fla- veggendo che i Toscani cosi feceroper lo piu quando niutaron lingua: e siniilmente in ogni nome parmi da seguire la consuetudine de’Latini, che disser Caecina e Laeca come abbiamo in Tullio: o discostarcene il meno che sia possibile. Le iscrizioni di Toscana raccolte dal Gori sono opportune; presentando esse in latino que’ea- sati che poco prima in queluoghi medesimi si diceano in Etrusco. Se qualche etrusco gentilizio non vi si ri- scootra, le raccolte di Grutero e di Muratori, e talvolta le lapide latine dopo il Gori in Toscana risorte ci da- ran luce: ne credo vietato a noi di tradurre dali'etrusco anche senza aver esempio latino di quel casato. Fabretti al catalogo di Scaligero aggiunse tanti gentilizi; e al- Faggiunta del Fabretti ogni nuova Raccolta d'iscrizioni torna ad aggiugriere nuovi nomi, o almeno nuove deri- vazioni di un nome stesso (^). Le desinenze piu comuni son quelle che ho rammentate di sopra ; e ad esse rb duconsi anco i nomi tronchi nelle consonanti, come (1) Consul. A. V. 2 i 54* Liv. L. II, c. 19 . ( 2 ) £7/2 escfupio di do si propone dopo i due nunieri che sie^ ,^uono. BEGLI ETRUSCHI. 235 Jruntily che in uii epitafio scviNQsi A runtile {A rant i-‘ lius)y o Scanty per Seantie. Gentilizj di donne, XIII. I gentilizj delle donne o sono in etrusco come in latino, V. gr. che in iscrizione bilingue si rende SENTIA; o ban congiunta una inflessione dimi- nutiva o derivativa che dir si deggia, come /R H I 0 3 8 - 00/3 111 che io traduco Larthia Veria piuttosto che Verirm ; e similmente MeteUia^ non Metellina. Ne adduco per ragione perche in epi- tafio bilingue veggo trasandate queste alterazioni, e reso Varnallsla per Faria; perche non trovo in epitafj virili Vetne-, Metelne^ Fenatne, e simiii dei quali esiston pure femminini con diminutivo. Credo esser quello im jonico patronimico (T. I, p. 262), 0 itna denoniinazione, come 03li8J3 che pur tradurrebbesi a parola Alfenilla; ma a senso,e su Ecsem- pjo deXatini Alfenia-i o Aljena. Questo o qualche altro derivative ha luogo specialniente in que^gentili- zj, che nell’ultime siliabe hanno la lettera U‘ vgr. da l^atinie Latiniam^ da Lautne Lautnitha che in la- tino corrisponde forse a Lautnitia, o Laiitnidia (0; da Tetina (gentilizio anche d’uomo) Tatinala^ o per 'Titiola o per Titinada ; da Feline Felinuia ec. Credo pure diminutivi in questa lingua Anelia e simiii fina- li;^ giacche Festo m’insegna nei L. VI famelia diini- nil tivu in a fa ma . * 2.0 Uso Irequente degli epitafj e aiinettere al nome della defnnta sia con diminutivo, o senza esso, il dit- toogo El: dicendo i^OttlOfl- !O03di che ( 2 ) (i) Tarquilias scalas e in Festo dal nome Tarquinius. U ultra inter pretazi one e fondata in molti notni di famiglie latine gid state etrasche ; Alfedia, Feridia, Tetedia, (a) V . r, /,//, e 261 » a36 p. Ill ISCRIZIONI FUNEBRt piu voile ho detto parermi da terminar con un'A, e da ieggersi Ariintilejay che pud tradursi Aruntilia. Gosi niJ persuade I’indoie dell’etrusca lingua, die segna Eli- nei^ per Helena^ e stesaraeiite scrive Pupleia per Pa- blia: cosi I’affinita Coirumbra, ove trovo Museia per Musa ; e il dialetto eolico die scrive Ylep^epovtioi in luogo di nspcrspovyi’^ e la greca iapidaria die segna AY- PHAEIA per Aurelia; fiiialmente la pratica deXatini, die in Toscana scrivono GARTEIA per Cartia; nel luco pesarese DEI. MARIGA per Dia Marica\ in Roma GASSEJ. per Cassia (0. Fin nelle poesie usano questa nonienclatura ; come in que’versi di Gatullo : Flere de- sine: non tibi yluriincleia periculam est etc. ( 2 )^ ove ddiAuruncus cognome die ha luogo iieTasli de'Gonsoii, vedesi dedolto T^r'midL Auruncula^ di poi ylarunculeia^ quasi come nel caso nostro. Ghe la desinenza in El si possa coiisiderare per un secondo caso del nome pater- no; oiide spiegare vgr. Larthia Aruntilii'^ talvolta pud essere: vedremo orWa, che M Tl I f • J 3 ^ pud traspor- tarsj Pelia Tinii^ cioe Felia Tinia ; e ognuiio sa che i Greci dissero similmente ZoTnjpou (3), i Latiiii Julia Titi. Ma ii non vedere pari diminutivi nel ge- nere mascoliiio, come poc’anzi dissi, non mi lascia ac- cettar per buona quella regola almeno universaliiiente; tanto piu che talora ad El par die sostituissero A I. Vi sono aitre desinenze di nomi femminili, che per esser rare non le considero: due perd meritan che qui si ri- cordino, formate da’mascoliiii diYscono in \J ^ come \J Petro (onde Petronius) i cui derivati sono /^V(]t3ij, e/dlVG31? che pud disciorsi in Uerpov (1) Irlaverc. in num. Famil. Cassiae. (2) Carm. 62, vers.8(S. ( 3 ) Jp. Qriiur. pas. DEGLl ETRTJSCHI. 287 V(^: in oUre nelle urne degli Aruntiliiy da P escu sembra die uiia figlia sia delta esciisa. D(iL co^aome, XIV. II cognome all’uso latino espresso chiaramente e senz’ambiguita, raro e die s'iiicoiitri in questi epita- fj : per chi iie desidera esempio^ lo soiiiiiiinistra la RaC“ colta del M. R. f^no^mo vM: loo/Rj: ino/ij: 3 do / id Jjurgius Lariniiis GalLus Larthia Onnethia natus (0. Regolarmeiite parlando^ il noiiie della niadre e quello die forma il cognome delle famiglie, come in Roma, forse da principio ; qnaiido dissero vgr. L. Sergius CA- TILINx^. Nelle doniie spesso tien vece di cogiiome il iiome del marito ; di die parlero nel seguente numero. Cognome in donne dedotto dal conjugio. Non lioindizio die in Etruria scrivessero epitafj d'lio- mini, aggiuntovi il nome della moglie, coiiie i Greci usaron talora : vgr. MivouAoig (^}. In donne son certo die notavasi il nome del conjuge ; trovando in quella epigrafe de’piu antidii tempi ANNIAE- L» F- MAXIME VXSORis : anzi in una bdiiigue Larthia. Laiitn . . Praesentes. Vi si vede per entro [a dettatura de'Greci e quella de’Romani die ci e venuta pin volte sott’occlii Caecilia Crassly Julia Severi ; premesso senipre il gentilizio della donna a quello del marito, come nelle altre lingue aliini. La stessa usanza riscon- trasi nel confroiito delle urne y e iie da esempio il se- (1) Pub dedursi da opf/, 0 ^ torques %quindLin etriisco ritenendo Vaspirazione 3 [Tl 0 V j ^ dial lto nazionale ^ : di qua derivano e ^’Orsaiinius in lapida che li Con riftrisce nel Tom, II, p. 4 i 9 e /’Ormethia in questa urna ; monumenii ambedae trovati in oicinanza di Chiiisi. (2) G niter, pag. 10/^2, P. in ISCRIZIONI FUXEBRI polcro cle^Tinj scoperto in Perugia presso la cliiesa ru- rale di S. Cristoforo iiel 17 GG 5 ove fra molte urne di Till] se ne trovo una di questo teiiore: ... d V d • hldl f* MVd5^*It3^ che spiego Vettia Tinii LunU ciae Filii, In altra urna era pure espresso il titolo del niaritodflJD: d/ROIdVd: Qf\'- :::i : t^dlf: Tinius F^lii F. Ariintia Lunicia natus. Ma co- me provare die Vettia gli appartenesse ? Perche ivi medesimo si trovo epitafio di una lor figlia ; ed era que- sto: dflJD.' Jflif 3:]: MVd3;3: HnifU3:i,cheia latino e Felia Tinia Felii F. F^ttiae gnata. Se qualclie dubbio rimane al lettore, ne’seguenti numeri m'ingegnero die io deponga. Sappia inlanto, die siniiii combinazioni si posson fare pressodie ogni voita die si scuopre un sepolcro: senoncbe d’ordinario si tace il prenome del niarito, e il nome della suocera, die ab- biani veduti nelFepitafio di Vettia; e compendiosa- meiite scrivesi vgr. ^ 50 fl d' d d •' 1 1 1 ^ Fibia, An- tharii, Notai nel capo dell’analogia; die a genitivi di cui parlianio spesso succede uii A, die da loro appa- renza diversa ; divenendo Thurmenasa, Lecnesa^ Ser^ turusa, Marcnisa ( 0 . Recai esempj (p. 260 ) latini onde traspoi’tarli Thormenasiuy Licinesia, Sertoriisia, Mar^ canisia: quantunque non sia riprensibiie die su le orme pur de'Latini dica ivi Marcania o Sertoria; o chi ri- putando Fultima lettera un idiotismo di questo dialetto traduca Marcanii e Sertorii {itxor) : il senso almeno dell’epigrafe serapre e lo stesso Notai anco die tali (OF. pag. 267. (2) Potrebbe anco essere Thurmenas Thurmenadis ; Marcanis- Marcanulis. Son iferamente desinenze di patroniniici ; ma i La- tini e i Greci ne ahusano in piii maniere : dicono vgr. Amazonis ■ill vece di Amazon; derivativum pro principaiitate sicut Scipia-' DEGLI ETMJSCIII. 239 I desiiienze in sa talora son nomi gentilizj di aonne : g ] per 6 cosa rara. A1 presente non altro aggiungo, die I questa riflessione: parermi assai verisimile die ne’piu seniplici tempi Tanalogia cosi procedesse^ e in Grecia, ove da Laris ^ecev Larisa, qnindi Larissa; e nel La- I zio ove da Aeneas, esclusa al solito una delle vocaii, i fecero Aenesi (0: cosi diiamaronsi da principio i coni- ;i pagni di Enea. Del name di Jiglio, ; XV. La relazione cli figiio si esprime in questi epitafj t| 21011 diversamente die ne’greci, e nc’latini ; e vi son \ termini die corrispondono alFuna e alTaitra lingua. [| 11 Gori e il Passeri riferirono una iscrizione del Museo II bucelliano, di questo tenure /^lVi= ' H V J I O G d J? die spieglierei Larthia J/^elii Glau-‘ cii Filia, come in greco si dice Ylamot AovAov I Tijjj ( 2 ), o in latino A. Cornelia. Cn. F. Non dubitodie i greci anticliissinii dicesser visi, ed eolicamente Fvik ; essendoci rimaso ViU nel mascolino. Quindi io credo^ ! die in queste lingue d’ltalia^ ove raspirazione si tra- muta in e oxr/ divien R V d, di quella eolica voce siasi I formato il vocabolo di cui scriviamo. Trovo anco. . . f\/®5 hi 3 D con attica aspirazicne: e con articolo I I VO • M I 3 ■ l1 G dJ Ka'iov tol vi^. Aitra varia- zione dello stesso vocabolo e 3/R ! VG? cbe talora per la posizione par sesto caso : talora par retto. Potrebbe’es- sere accorciato da O d I V 1? lasciato al solito la ^ lioa- das diiros hello pro Scipionibus. Serv. in tEh. I. v. 9'i- D cesi anco rnulier A.ppias dal luogo oee ahita. V. Benthley in Hor. Otl I, 20, Dal patrono forse Helias; come in lapida di Padova pohta ad un M. Ulpio Eliano^ la rnadre e nominata Helia Helias. Orsati Lett ere pag, 34 * (0 iRnesi dicti sunt comites jEneae. Fest, (2) Gnuer, pag. 228. 24 o p. in ISCRIZrONI FTI^TEBRI le. Tal (lesioenza in greca lingua e diminutlva; da A;- dog lapillus'^ da Toprig ^itulus. Oniero descrivendo Menelao che difende Patroclo : A'jipi S'’ avTM ^cCiv’ wg rig tts^i TroproD^i f^ri^p: Circumibat s^ero ipsum ut vitulum mater (i). 2.0 Al latino Filius eorFisponde, credo io, il ^ j ^ de- gli Unibri; die nelle T. E. usano FSSOVIE piu volte ciiiararnente filius Joi^is: di che trovo esenipio in Etruria in quel : F\y che per la coliocazione sembra u4uli F.^ e ieggesi nella gran lapida deirAntella. FI A e in iscrizione semibarbara del M. R. J’hannia, Anai- nia. Comeniai. Fia, accorciato da /ilia popolarmente. Se altri vuole, deduca questi vocaboli dal i3 (S) Helii. La origine di queste terminazioni si pud ripetere dal greco. Da £58^505, da *EAsl/S "EAeoug; da elisa nel fine una delle due Yocaii (come in tuUa ia classe prima delle iscrizioni si e notato farsi in questo dialetto) ne risultano Sethrcs^. Helus.Phastis. Se trovasi f\\3^\/P[ o F\\30F\ nella stessa posizione die i precedenti, inclino a credere die abbiaii lo stesso significato; e die la vocale ultima sia aggiunta per la ortografia, die in Italia correva si ne primi tempi della latiiiita, si nel suo decadimento. Ne do una con- fer ma dedotta dal sepolcro degli Aiitarj, le cui urne di pietra scavate non luiigi a Montepulciano si conservano nel M. Venuti. In una di quelle urne era scrillo 3 0 /RSn /R J 3 J yF\ Aulus Antharius ; forse guasto di 30 /R 'in /R per raffinita die lianno quelle due lettere e nella scrittura e nella pronunzia. Un'altra urna porta questo titolo /^^3JV/R:30/R®H/R:3dV/R, die sem- bra da renders! A. ylnt harms A. F. non tan to perclie niuif^wZa o Aulesia si trovo quivi, onde sospettarlo Home veilutogli dalla madre ; quanto perclie \i e ag- giunto separatamente un verso, die siccome a suo tempo vedremo, potrebb'essere il nome materno; e per- fjlie da Sethra saria Sethrasa, etc. Tre prenomi patrj piu controversi . 3.0 I tre prenomi nazionali die in latino ban decli- nazione imparisillaba, Lar, Lars^ A runs, quando si ri- feriscono a padre, si segnaii per sigle non altramente die in principio deirepitafio ; OJ- ? J- come in questa urna del Museo Guarnacci con immagine di un norno giacente 3^/RJ8- Lar FlaAiis. Laris F. Curia natus ; e dico Laris supponeiido die in questa scrittura ancora si sdiivasse il pericolo di cou» Lanzi^ 1\ //. iG ^42 P. in ISCRIZJONI FtJNEBRI fondere mi prenome con Taltro ; come avverrebbe se potesse leggersi Lartis. Ne anco parmi da leggere Lasa Curial, riferendolo a madre r perciocche quantunque il prenome delle Madri chiaramente apparisca in alcune epigrafi scritto anco per sigle ; non dee siipporsi die si scrivesse continuamente come il prenome deiriiomo * senza qualche indizio da discernerlo. Aggiungo cosa, die non sara a ciascuno persuasibile a prima vista ; ed e die trovandosi JflOOdJ, dfldO/RJ, J/ROdO/=l ben- die abbiano desiiienza simile a Curialy non ispiegherd faciimente Larthia, Af'untiuy Larisa ; voce die cosi distesa non lessi mai: ma piuttosto Aruntisy Laris F, Le mie ragioni son queste i Gran parte de- gli epitafj non ha il gentilizio della Madre; ma uno dei tre prenomi in aly e saria strana cosa^ die si esprimesse tanto universalmente un prenome ch^era comune a niolte madri, omesso il iiome cli’era proprio di ciascu- na. 2.0 L’analogia vuol die da Larthia discenda Lar- thial come pur leggesi alcune volte; non LarthaL So die analogia in titoli etruschi non e da cercarsi sem- pre: ma perclie vorrem noi non trovarveia pressocdie mai? 3.0 Se la posizione, se Taiitidiita figurata son le diiavi piu sicure di questa cifra, die danno esempj da favorire la mia ipotesi. Un sarcofago e in Ghiusi anti- chissimo, ove nella fronte e figurato Ippolito ucciso da’suoi cavalli, e nel coperchio un uomo giacente. L’epi- grafe e questa • . f\ • • f\l\ Q R ^ f\OQ • • ^ e siegue spazio per altre lettere. Non cerco del geiiti- lizio, die non importa supplire : basta al caso nostro, die il primo iiome non pud esser di madre; e come ve- drenio fra poco, difficilmente ancora il secondo. La stessa osservazione pud replicarsi altrove : io non citerd se non un’urnadelM. Veronese; ove Arunthal non pu# DEGLI ETRUSCIII. ^4'3 essere prenome die di padre : 3tflnic)V-d/ROn QR* ' f f re prenomi non sono piinici o ehrciici. 3.0 Eccoci alle terniinazioni die liaii data alFetrusco fama di Ebraico o di Feiiicio^, suppoiiendosi tali vod cosi compiute come e Hannibal ; sebbeii quasi mai non comiiici Tepitafio da esse come comiiicerebbe quello di Hannibal se fosse uii iiome nazioaaie. Che duiiqu® soiio questi vocaboli? Yeggo die alia traduzione iioa importa die sappiasi, purciie si sappia come tradurli : e veggo in oltre die in una lingua, di cui restano poclie reliquie, e impossibile dar conto di tutto. Raccoglierd i poclii lumi, die mi daniio Tiodole della lingua etrusca, il parallelo delle sue affini, e la scorta deiraiialogia ; di’e quasi seguire le tracce della natura. L'aiialogia die trova sempre iiuove voci nel latino e nel greco an- tico, ci dee aiiimare neiretrusco ; quelle voci erano fimarrite al pari di queste. Mhngegnerd di ridurre la cosa a generali principj ; ma suggerird iiisieme varie opiuioni, die secondo la varieta delle circostanze, pos- ^aiio anclie non rifiutarsi. Farie opinioni per ridurli alia latinitd. 4.0 II Lami e il Passed cosi gli credono usali come da’Latini si usarono cervical-, cubital^ puteal, die ren- donsi ad cervicem, ad ciibitum, ad putenni pertinens : e similmente Larthal ad Lartem pertinens ; o Lartis Filius. Riferii altrove questa opinioiie; e universal- meiite non credo da riiiularla ; tanto piu se suppongasi, come oscuramente Passeri par die insinui, die questa voce (lo stesso e delle altre due) sia distaccata da qualclie desinenza su Pandar di Lartalis. Gli anticlii (t) Leg^o Tite, se^uendo la le.'zione di Demp^terOj die quell tt, di Bmarruoti: ^44 ISCRIZIONI FUNEBRI Romani la frequenlarono : iie fan fede i lor Flamini Dior tisy Martialis, Ponionalis : e in un tempo in cui tronca- luente scrivevano Gael per caelum^ e famul famu- lus^ e subtily e faculy e simily e debit ( 0 , niuiio ci assicura che non dicessero ancora Martial e Dial- Non- diiiieno e foile opposizione il trovare gli altri prenomi paterni^ AuleSy SethreSy Velus etc. in caso patrio ; e vo- lere questi soli considerare aggettivamente e a modo di retti. Parlai anco di una desinenza che trovasi in ur- ne^ ed q V’elcialit ; congetturando che equivalesse o al diminutivo OxjeX>iiv?^oq (2), o al discretivo ^'A- A05 ( 3 ); Velciolus o Velcius alter ; o a Velcius alis (alius). L'uso de’diminutivi nehiomi degFItali antichi si conosce lino da’tempi eroici; ove Virgilio osservan- tissimo deli’antichita introduce fra noi Venulus Cae- cuius Remulus: continua di poi e in Roma nascente di Cui sappiamo si pochi iiomi, troviam pure Romulusy e FaustuluSy e prosiegue ne'cognomi dei primi Romani, e delle nazioni piu anticlie, siccome sono fra gli Oschi Raucily e Paculy e Mutil\ e fra gli Etruschi medesimi Aruntil. Ma oltreche questa desinenza ci scuopre che dovria dirsi Larthil non Larthal\ che risponderemmo a chi domandasse perche Larthal non comparisca quasi mai nel principio deirepitafio, e tante volte nel mez- zo, o nel fine; che e la sede in altre lingue e in Etruria ancora del prenome paterno? Eran dunque solamente i padri quei che chiamavansi Rartioliy 0 Lartes alii ? (1) V. Voss. Anal. L. II, c. 36. (2) Theocr. Idyl. Ill, vers. 7. item fEpj(xt;A05 KicjQ)- A(5$ etc. ap. Scholiasten. (3) Cosi la fami^Ua fl?6*Xautn. eteri che trovasi piu volte in etruschc lapidl par dedotta chiaramente da Lautne, ed srspOi per dijferenziare questa famiglia da altri Lautni. DEGLT ETRUSCHI. 2 4? Quella iiiflessione dunque pare introdotta piuttosto a discernere dal retto robiiquo; e dee investigarsi niodo di dichiararlo. 5.0 Abbiam veduto quanto il dorico neiretrusco in- fluisse; e abbiam trovato in una patera HEPKAAS^ il cui genitivo e anche secondo le iscrizioni; per figura AiKAlliAAAE. ASKAAllIAAA (0. Abbiamo notato in oltre che al D deXatini equivale in questi al- fabeti la L; siccome equivalse presso i Latini ancora, che dissero impelimenta e delicare per dedicare ed impedimenta ( 2 ); e dal Greco fecero Uljsses^ da dS'dKfivg alacris^ da lacrjma: perciocche quelle due iettere coimnunionem habueriint apiid an- ti quos (3\ In vista di tali osservazioni puo Larthal dev'iYiivsi Adi Larthas i” supponendolo genitivo doricOj a cui sia aggiunta la L come presso i Romani si aggiu- gneva il D a gran parte delle voci terminate in vocale : o come presso gli Umbri dicevasi tibel per tibe (p. i pS.) 2.0 supponendolo genitivo imparisillabo die procedesse su Tanalogia di Areas Ar cadis ^ o di A'vvij^dg e tronco poi della finale, come si e detto in Pacul e Miitil, Non niancarono esempj di vocaboli declinati in due guise; vgr. ed uvMS'og; anzi nelle lingue men colte nemmeii si cercano. Tale e la ragione die adducono concordemente Reinesio e Scaligero di molti nomi latini di medio evo che hann’obbliqui ben diversi da quelli di miglior tempi. Da Agatocles dis- sero allora non Agatocli^ ma Agatoclene^ da Themi- St odes Temistocleti : cosi nel femminino per Ni- ceniy per Philiimeneti ( 4 ). Questo essi chia- (0 Gruter. pa^. 642. (2) V. Fest. in impelimenta, et Dacer. ( 3 ) Marius p. ed. Pustch. ( 4 ) V. Scaiig. in indice Grut. p, po, Qi ; et Reines p, 925, o 33 ec P. Ill ISCRIZIONI FUNEBRr jnaiio metaplasmo. Gosi da Larte pole aversi Larthd^ liSy o simil voce^ secondo Tuso naziooaie poi troiica in JLarthal: cosi le altre due. lo pario solo del signilica- to^ che tali voci serabrano avere iielle lapidi comune- meiite^ e in particolar modo iielle migliori ; una delle quali e la seguente incisa in grande urna di peperino a grand! caratteri e ben format! ( 0 . ^ ^F\OmF \ : : JAIDJ38 : IVOn (•") /i!V1: ^flnOV>: Traduco Aruntia, Velciola. (y, niun. 356) Velcii. Aruntis. Filia. ex Vettia Sex. F. Cotiae nata. Qul il prenorae materno e Larthial'^ e eyxeW Arunthal e prenome deU’avo paterno, o del padre stesso della de- funta ; ma posposto al nome : cosi Cornelius Lucius Scipio Tom. 1, pag. ii4? cosi forse in questa Glasse num. 3a5. Pepnei Ramtha Elus veriaimilmente Per- pennia Aruntia JElii F. Prenomi in isa. 6.0 I prenomi considerati finora si prolungano talvolta e si scTiYowo Larthalisa, Aninthalisa, Larisalisa. Po- trian essere il genitivo, di cui ho congetturato poc’an- zi; ma con finale superflua, come in Aulesa^ e Sethre- sa, 0 anche potrian disciovsi in Lar this alis {alius) etc. Nelle mie traduzioni si troveranno per lo piu scritti Larth. ovvero Larth. F {V, p. 25 9 ) lasciaiido liber tii ^ ciascuno di legger quivi o Lartis; o nei senso che Item Lup. Epitaph. Severaep. 157. Quest'ultimo nc salvaVana-^ lo^ia. (i) Tro^. in Corneto. Ne ho aviUo il calco da S. Emin, il Si§. Card. Gararnpi i\^i Vcscovoj la cui letteratura e assai not(Z al Mondo. La iscrizione e rarissinia ; e benche giunta dopo rim- pressione deirOpera, ho s^oluto inaerin^ela in questo foglio ri- stampato a parte. (2) Raunthus come Thanchuilus, doe Taitci- quilis. niun. 26a ma, non ha paragone. DEGLI ETRUSCIII. 2 4 / propoiigo al fine di questo numero, Lartiae* Le ra- gioiii son gravi per Tuna opinione e per Taltra. A re- care tali prenonii alle raadri consiglia la finale in isa^ e talvolta anco la posizione^ come al num. 1 13. Thui. Lart. Petruni. Larthalisa\ die par da renders! Lartis. Petronii. ex. Lcu^tia, sebbene io credo pin verisiniile, die sia qui omessa per incuria la I come ta- lora ill Lartha. Ma pel contrario parere, die pud dirsi il piu ricevuto fra dotti, benche esposto variamente, ol- tre qualclie altra ragione men forte, sta ranalogia di derivazione rt in vigor della quale, sembra in- trodotta la dilFerenza fra Larthalisay e Larthialisa ; e sta per esso in piu luoghi la posizione. Gosi al num. 8G Larth. Vete Aruntlisa. Thui. Larth. Veteline; ove il padre sembra Arunte, e Lartia la madre: Gosi al num. 127 Aides, Aulinis, Arunthlisa, Atinal. VeP sathne, Qui essendo espresso, come pare, il prenome e il nome della madre, non veggo a chi riferire la terza voce mc- glio die al padre, spiegando Auli, AuliniL Aruntis. F. ex Attia Felathia. Non mi si opponga, die retru- sco riducesi cosi a troncare e a supplire cid die mette conto. Questa dilficolta e vana subito cli’e provata la iiecessita di fare il medesimo in latino; ove troncasi la finale in vaha^ cume^ tame^ ilico (per illic) e per coii- trario si prnluiiga in simily dehil, cumalteVy cael (cae- luiii) e se dee credersi a Vossio in ogni voce anche del miglior secolo finita in aly per figura cerAcal secondo lui originalmente non e se non cerAcale. Ghidi cid non si appaga, riferira Anmthalisa a madrigiia di Aulinnio, die desse nome alia femigiia dopo Attia ; e co;i qualclie irregolarita di scrivere salyera anco il resto. P- ISCmZlONI FUNEIjRI li'renome deW A^o. XVII. II prenome delFavo, frequentissimo in romani fasti^ par die incoiitrisi nella iscrizione bilingue di Pesaro Od- OJ- che pud tradursi Cafatius Lart. F: hart. Nep. ; ma pud andi’essere Lart. F, Larthia natus. II nome stesso del padre molte volte si pretemiette, forse per uii costume, die Servio ascrive airaiitica Italia. Quum filli vel patris nomen praemit- titury et aliud tacetur, cognomines eos esse intelligi- mus (i). Nome della madre. XVIII. II iionie materno entra nella etrusca nomen- datura per un costume antichissimo delle genti, die in Licia e raninientato da Strabone e da Erodoto; e in Xanfco durava ancora nel secolo di Plutarco (2). Che in Egitto si niantenesse anclie sotto gidinperatori, Tho appreso ne’di passati, dopo die al sig. Schow dotto giovane danese e riuscito di leggere il papiro Borgiano in greca lingua mista di egizio. NelF Attica, a’tempi dmeno die i’abitavan Pelasglii, si tenne lo stesso uso non so se stabilmente o con molta frequenza fino alia fondazione di Atene ; alia qual citta concorrendo per darle il nome Nettuno e Pallade, le donne con la plu- ralita de’lor voti procacciarono a Pallade la vittoria. Fra le pene die ne sofiVirono, una fii questa: ut nuU Ills nascentium maternum nomen acciperet (^). Delle altre citta non sd altro, se non die in pocliissime iscri- zioni greclie si fa menzione di madre, come in quella presso Muratori AIMIAIDI PHrEINDI • TQI • EE ' OVAniAS • PHIEIAAHS • KAI • AIMIAIOY • IITOAE- (1) IX, V. 45G. ( 2 ) Citati nel T. //, p. 85- (3) S. August, de Civ. Dei Lib. XVIII, cap. iq ex Varrone. BEGLI ETRUSCHI* ^49 MAIOV {^) -'Eemilw Regino ex Ulpia Regilla et /Emi-^ Uo Ptolemaeo ; sintassiche traduceiido dairetrusco imi- tero qualche volta, pareiidomi molto a proposito iix certi casi a fuggire ogni equivoco. Maniere di esprimerlo per Etruschi» 2.0 I Tosclii dalle prime iscrizioni lino alle ultime tengono questa usanza, si rara al trove. Perciocche, se io non erro, quegli epitafj antichissimi di una sola voce Larthiassesy o Arantiacapy che foiVe AruntiacSy includono anch’essi il matcrno nonie. Procedendo avanti vedesi un nome nel figlio, e quasi di cognome gli serve quel della madre vgr. \ f\Y\ 3 YY\Q 3 ^> 03 DVO Tho- cero Hermiae. Fiiialmente assunto anco ii prenome, vi si aggiugne ora il gentilizio della madre ; per figura OOfld Coilnius. Papia natus : ora il solo prenome lf\\ 0 (] \Ra preparando una utilissima dissertazionc su- i iiomi dd Grca'i p) Gori Inscr. T. Jly p. 385 . Jl5o P III ISCRlZiONI PUNEBRt Acc. Gortoiiesi, che tauto coiiserva dell’etrusco ancora ne’nomi, Hilarianus e il cogiiome tratto da Claudia Hilara^ o Flarina die fosse. Vi sark chi creda Thocer- naclane non tan to il cog nome del figlio, quanto il nome stesso della madre in sesto caso ricresciuto per popolar nieteplasmo come Nicene in luogo di Nice, o per si mil guisa. Tali opinioni non mi dispiacciono ; anzi le adotto in altri casi ; ma in questo non so se abbian luogo. Come si travisi^ e come s^indaghi e si esprima. 3.^ Assai deggiamo al traduttore dell’Epitafio di Ge- sio^ che si lunga parola qual’e J^arnalisla, insegno a rendere f^aria natus, Cos! ci assicuro die si dee nelle traduzioni di questi nomi indagare il tema, ed espri- merlo senza curare le alterazioni die raccompagnano. L’arte d'indagarlo fu da me didiiarata uell'Anaiogia (p. 25 y) e poc^anzi nel numero XIII per quanto si este- sero le mie cognizioni. A queluoghi rimetto il letto- re ; ed anco a quella parte della ortografia^ che spetta all’uso de’punti (p. 216 ) giacche ne'nomi materni piii spesso che aitrove, si suole fra una parte e Taltra di uno stesso vocabolo fare quella interpun zione, die lia in- gannato finora i lettori neiretrusco e neirumbro. Gon- viene anco rammentarsi, che il nome della madre pas- sando alia nomenclatura del liglio veste in certo modo I’apparenza di eteroclito. Poche volte quivi si trova in queihaspetto di latino che il trovammo inPapia. Rade volte vi si aggiugne quel dittongo^ che accompagna per lo piu i nomi muliebri. Ve n’e esempio nella lamina diVolterraj e in qualch'epitafio di urne, come in i5H03f1'liliSy vocabolo che assai si appressa al latino. Perciocche o si considera aggettivamente quasi aetatem agens {(inno^ rum) X... e precede su Panaiogia di senilis e jus^enilis; o sustaiitivamente sdnterpreta, ed e quasi aevidis non ‘ (i) Oss, L. r. Fly p, i3d. DEGLI ETRUSCni. 255 molto dissimile da aei>i, o come glianticlii dissero tails in luogo di aetatis (0. In ogni caso il suo tenia @ tdliVy onde gli Eolj fecero aiFooVy i Latini aevuni^ gli Etruschi aivis o simil vocabolo; quasi come il comune ‘de’Greci scrive i Dori (2). E cio e quel die notiamo spesso in tuttaFopera; die un medesimo tema greco accoiiipagna la voce fino alia sua terminazione ; ove nasce, per cosi dire un bivio ; il latino usa uiia fina- le ; FUmbro, FOsco, FEtrusco ne usa uiFaltra. Lo stesso avviene nel latino trasformato in Europa tanto variamentej come si vide al fine del primo tomo. Dei numeri die si scrivono dopo si parld a pag. i 64 j € 278 deilo stesso tomo. Della voce Leiiie. Dopo essi, o anche separatamente da ogni altra voce trovasi die altri interpetrd per famiglia Linia. Lo deriverei piuttosto da AtTa?, onde Vossio deriva le~ niSj interpostavi la N, come in plenus da tAso$. Pud es- «ere avverbio in E come 9 GV'I puriter (p. 809) e pud lendersi leniter, E' acclamaziune mortuale, siccome quella in Ovidio Molliter ossa cubent (3) ; e in iscri- zioni latine S. it T. ibi T. erra L. eois (4) j in altre Bene Quiesce* Della voce Tular. XX. In alcuiie pietre, la cui forma rappresento nella Tav. XIII, al num. 3 leggesi la voce 0/1 J Vf- ^ in un architrave, credo io, di porta sepolcrale in casa Bucelli e uiia grande iscrizione, di cui resta 0 J I ® • 0 J V Ancora qui ban veduta una famiglia, come nel caso precedente, ed e stata la Tullia. Ho parlato al trove di (1) In Xn Tab. ap Gell. Lib. XX, c. i. (2) Theocr. Idyll. XXV, v. iB. ( 3 ) Heroid. Epist. VII, 173, ( 4 ) F* Feron, p. 429. ^56 P- ISCHIZIONI FUNEBM questo Tular (p. aSi), che ho distiiito in to oUa?\ (y per tenere ia pin antica ortografia rb aular (0. Scaligero lia preteso die sia in Varrone questo medesimo vocabo- lo (^) ove legge In cavea qaum AVLAR impositum est, fiunt pingues glires. Interpreta aular aulae opercu- lum. Non tolgo tal lezione da quella incertezza, in cui Vossio la lascia. lo seguii altre analogic; fra le quali Bostar; locus ubi hooes slant: vi aggiungo ora tar (3) e bustar (4), due vocaboli antichi die similmente dgnificano recipientijruno di entragni da sacrificio/lal- tro di morti ; e fanno strada a credere, che aular po- tesse dirsi il luogo che conteneva i cinerarj, quasi olla- rium. Una simil voce produce Muratori da una lapida semibarbara OLLODEVION* SAT VRNIN; che ioleggo OLLAREION • SATVRNINI, preso il D per R come in pill lapidi, e medaglie; e messa fra vocali la v, come in GNAIVOD (5). 0//are leggesi anco in un'olia del M. Vaticano con barbara iscrizione. Aitre voci d’iscri- zioni mortuali perche singolari, le considero in occa- isione solo di comentarle. Mezzi per veriflcare queste osservazioni. XXL Quanto ho detto linora non e che un sistema fondato su certi dati, che da principio si accennarono, e il lettore ha diritto che io glieli present! con un or- dine il piu adatto a persuaderlo, o ad ajutarlo almeno a formare migliore sistema. Ecco dunque Lordine che mi e paruto piu conducente a quest'dfetto. (i) FesL Aulas antiqui dicebant quas nos dicimus ollas. naufjk ^uliam literam geminabant. ( 2'1 R. R. L. Ill, cap. i5. ( 3 ) Extar olla ubi exta coquebantur. Glos. Pbilox. (4) Bustar locus ubi concreniantur mortuorurn corpora. Cha»^ vis L. I. |5) V. V Alfaheto pa^, i63, e pag. i 2 i« BEGLT ETRUSCHI. 2iSj Iscrizioni bilingui non in tutto si corrispondono. Precedono a tutte ie iscrizioni le poche bilingui ; o sia miste di latino e di etrusco^ che lurono la prima face di questo nuovo gener di lettere. Troppo pero le defe- rirono alcuni di que’primi scriitori^ suppoiieudo che le la tine fossero traduzioni verba li e strettissime dell’etrU“ sche, Maffei prese ad esaminare quella si celebre che ora e nelM. Hegio: C. LIGIJNI, C- F* jNIGRl J/Rfmid/IG' - ^ crede vedere di prenome Cajus in quelle ^ e in PhapirnaU ch'e Pa pinna o «ia Papina natus-i cerco Tequivalente di Nigri ; onde nel vocabolario etrusco mise I’una parola per glossa, o per dichiarazione delFaltra, Lascio andare ch’errd leggendo Tliapirnal : dico in genere che iscrizioni bi- lingui rade volte si corrispondono esattamente. Dopo Sphanheim ne trattarono FAb. Marini nel Giornale Pisano ^ novamente il P. Biagi nel Museo Nani (3), Gii eserapj che adducono provano il mio detto. Lo prova ancora cid che scrive ilP. M. Giorgi in proposito delle iscrizioni capitoline a due Dei di Palmira distese in palmireno ed in greco (4). Pochi sono i marmi da po- tersi paragonare a questo di Villa Albani HPAKAEI. AAEHlKAKai. nAllEIPlOI . HERGVLI • DEFENSO* R1 • PAPIRII • (p. 1 1 40 II pih delle volte o sopra- vanza uella traduzione, o manca qualcosa^ o si tiene va- rio andamento, o si alterano gli accident! gramaticali, o anche la prirna parte della iscrizione e fatta in una lin- gua, la seconda in un’altra. lo scelgo solo gli esempj, che si aggirano su la nomeiiciatura. I nostri monumenti (i) Oss. Lett, T. VI, p, i3. ( 2 ) Tomo XV1-, pa§. (3) Monum. gr. e lat, Diss, VI. (4) Mas. Capit, Tom, JV, pag. L^iNzi, T,II, *7 ) .V 258 P. in ISCRlZiONI FUNEBRI non son quasi aitro die nomi proprj ; e ne’nomi proprj ancora intervengoiio tutte ie alterazioni predette. Esarnt di ciascheduna, 22.0 gi osservino i’epigrali del §. iium. i, 5^ 7 ove Petrusche hanno ii noine della niadre^ le latine non riianno. La ragione in generale e questa ; die ne’mo- nunienti diglotti non solo s’introducevano le lingue, ma anco i costumi di due popoli. Tito fa restaurare la pa- lestra di Kapoli^ citta da luifavorita; e da cui non ri- cusd Fonore di Agonolela^ e di Ginuiasiarca. II popolo era bilingue ; e tal fu ancora la iscrizione, perdie ognuno potesse leggerla. JN^e riniaso solo un frammento, ove vedesi; die neila iscrizione latina Tito era detto secondo Faotica usanza COS- VIII. CENSOR - P* P- e neila tra- duzion greca siniiimente YilA i OS- TO* H- ITMHTHS^ e benclie non resti ancora nel frammento Totr^U a tutti gFindizj fu neila lapida. Tutti questi titoli a vevano gli Augusti ugualmente in Greek ed in Roma. Ma TO* I* e rVMNAIIAPXHSAS, o a dir inegiio Fequivalente di queslo, eb'e in greco^ nesi legge in latino, ne vi e spazio nel frammento da poter sospet- tare die mai vi fosse ; come riflette il Sig. Ignarra nel SLipplemento die ne ha fatto con tanto applauso del pubblico (i). Quella nomenclatura fu omessa perclFe- stranea aTostumi latini. Siniiimente nelFurna di Sesto VTirio Marcello k) trovata in VTlletri die il pin gran Monumento in questo genere die ci avanzi, tutta la iscrizione latina e recata in greco ; fuor quelle note C* CeTitenariuSy GC* Ducenarius ^ CGG* Tricenarius, iiomendatura in Gracia coiiiunemente poco cognita, e di cui vi si trova appena quaidiTsempio. Siniiimente fra’Toscani quaicli'epigrafe bilingue si scriveva in etru- (1) De Palaestra iVeap. p. 109. (2) V, Mas. Capit. loc, cit. DEGLI ETRUSCm. ^5^ SCO quasi colui non fosse latino; in latino quasi non fosse etrusco ; raa in ogni lingua con un andamento tutto na/ionaie. Gio vedesi ne’due latini epitafj diFol- nio, e di Sentia che tacciono il nonle niaterno ; e in queilo anco di Licinio die aggiugne Wigri ; cognome avuto forse da chi procurd alia casa la cittadimmza ro- rnana, 0 e che non porta va tra'suoi Etruschi. Percid anche i lor padri varian prenonie in latino. Pin fedele e queilo di Gesio, che traduce alnieno il matenio no- iiie; ed e prezioso sopra ogni stima;, spianando la via a cose che senza esso non potrebboiio persuadersi, non che dichiararsi. Qualcuno stentera a credere che CaJixini e Varnalisla corrispondano a Caesius e a Varia ; ed io 5tesso assai tardi me ne avvidi ; e in vista solo di gran copia di esemp] per ogni apice di quella riduzione. Jfepilafio di Tuilio, beoche si tronco, e pregevole per- che imico. Esso non traduce : ma segna in latino il itoiiie del morto forse perche nato o fatto cittadino ro- niano ; e queilo della madre per la contraria ragione in etrusco. Gosi nel Museo delGard. Passionei (2) l Ao- xcoj/G G< B. Theaetethiis G. B. A gapethiis at Bellica Gljconis Patri. Pientiss. L. S* P- Fg ove i figli nati in Italia com'e da credere, latinamente si ap- jiellano ; e il padre nativo di Grecia in greco. Gli epi- taf] di Gajo e di Lautiiia sono in latine lettere piutto- sto che in latina iiogua. Ma questa e la condizione dei popoii; apprendere lentamente il linguaggio deVinci- tori. La iscrizione al dooario di Eliodoro Palniireno ha TTcerpcvoi^ deo (Sso7g) vts (pTrep) ). Ill Toscana soiio pin rare. Talvolta hanno in cima mi fiorame^ talvolta una palla. Colonna con ara. 5. ® Altra con ara annessa (^). Vi e scolpita una Mo- ribonda giacente in letto, a cui e porto mi figlio bam- bino i3) j d’intorno e gran turba tutta in atteggiamento di duolo. Esiste pr. i Sigg. Conti della Staffa in Peru- gia, e fu spiegata dal Passeri nel M. E. Tomo III, tav. 20 . 11 bassoriiievo e del niigliore stile toscanico ; di cui si da solo un saggio nel rame. Sarcofaghi. 6. ® Sarcofago (4) di peperino trovato nelle vicinanze di Viterbo; e collocato nel Palazzo Pubblico della Git- ta; ove idesistono altri cinque consimili; alcuni perd niinori. Di queste urne v. Bonarruoti in Denipstero T. II, pag. qq. Di tal grandezza ne ha Volterra, Giiiu- si, Montepuiciano, Gorneto; nia son rarissinii. (0 presso Suida c name d di colonna scpolcrale si di meta da corse ; credo per la somiglianza della figara. Deme~ trio Falereo ne lirnito la inisura in Alene: Supra terrae cunui- him noluit quid statui nisi columellam tribus cubitis tie altiorem (Cic, de Leg. 1 1, 26) misura die ordinariamente non sorpassano ie colonnette etrusche. (2) Grut. pag. 726. Hie matris cineres sola sacravimus ara. ( 3 ) Simde scena e rappresenlata in un sarcofago del M. Guar-* naccL e in moltissimi marmi greci ; sempre pero la donna e se- dente, e innanzi lei i figli o il marito in atto di stringcrlc la, mano e di darle Vestremo addio. Quindi negli epitafj annessi V* Mas. Ver. Tab. HI, n, 1 1, et IV, n. 10. ( 4 ) Quesla ooce proprianiente compete aUe casse sepolcrali di marmo assio^ che in poco tempo spolpava i cadaoeri. V . Bonar. V etri Ant. p. 4 * applica perd anchc alle altre, e special- mente a quelle che contennero non ceneri, ma corpi, quale per la sua grandezza credo esser questa; che nel copercJiio ha ri- iratto. DEGLI ETRUSCilfcV 267 Urne V alter rane. 7.0 Unia di Volterra in tufo: vi e mia testa con ber- retto frigio, e alcnni altri simboli U). Gopercliio in mar- mu con immagine. Nel M. Guarnacci V- M. Etr. Tom. III., tab. 26. Citandosi altre urne di Volterra con iscrizione, sbntendono i cinerarj (pochi arrivano a due piedi in iungbezza) fatti in alabastro con bassiri- iievi. Ve ne ba moiti in tufo, pure istoriati, ma ordi- nariamente senza lettere. Gli uni, e gli altri inostraii taloi a vestigj di doratura o di colorito negli occhi, nella bocca, ne’vestiti, negli ornainenti delle figure; e cfuesti son di stile o mediocre o cattivo. I migliori, e cbe si avvicinano al greco gusto, non lianno ne colori ne let- tere etriiscbe. Deon credersi opera di quella scuola, non gia della greca ; come altrove provai contro il Pas- ser! (^). N’e anco indizio mi modello di coperchio in terra cotta del M. Guarnacci; ove si veggono due figure studiatissime, e degne per la rarita loro di essere qui ricordate. Urue Peruf^ine. 8.0 Uroa di Pei’ugia ; presso i Sigg. Meiiiconi M. Etr. tab. 149. Nella fronte ha un ritratto di Donna con uno specchio ; il coperchio e fastigiato. Altre ve ne sono in quella citta con le statuette sopra il coperchio e coi fatti mitologici nel corpo delle urne ; dipinte talora co- me le precedent!. Soglion essere di tufo o di peperioo, \i) Verisimilmente spetta E mister j di Atti^ de*cjuali r. que» sto tamo pa^. i54- (?>) E^li crede die certe urne [die il Gori supponeva di marmo pario) si portassero di Grecia belle e lavorate e si comperassero cosi alia boUega. Lett. RoncagL 1. (o) Similissima composHione e in un marmo greco del M. Gc- romse Tab. i/, u. 5 . a68 P. in ISCRIZIONI FUWEBRI alquanto minori delle volterrane di alabastro, e di stile rozzo. Urne plastiche di Chiusi. 9.0 Urna di Chiusi in terra cutta con figura nel coper- chio. Vi e espresso un inatrinionio come* in molte urne roinane anco de’ternpi imperatorj. Questo tipo con al- tri otto 0 dieci si riveggono ordinariamente in urnette, die si van no scoprendo nel territorio di Chiusi e in tutte quelle vicinanze ; quivi si lavoravano con la stam- pa. Lo stile delie piu piccole e ordinariamente il mi- giiore; e i loro caralteri sono i meglio format!, e che piu si accostano al far latino. Questa che diamo e in Dempstero Tom. I, pag. 298. Urne rozze, 10. ® Urna rozza, con nesso non ovvio A per | -J. Ne da FEtruria in pietre proprie de’rispettivi paesi (0. Alcune son di tufo molto leggiero, che nelibri antiquarj e descritto come un lavoro plastico. Le urne piu anti- che, per quanto da'caratteri si pud giudicare della eta de’monumenti, son di forma piu irregolare, e la iscri- zione loro spesso leggesi sopra il coperchio. Dempst, //, tab. 83. Tegoll. 11. ® 12.0 Tegoli sepolcrali Funo con iinmagine di donna preso da Dempstero Tom. II, tav. 83 ; Faltrobi- lingue che fu nel M. Bucelli. Del loro uso veggasi cid die diciamo su le iscrizioni de’Pobiicj, e su quelle di un sepolcro comune scoperto a Chianciano. La lor mi- sura secondo Fosserv. di Passeri suol essere circa a un piede e mezzo. (1) Tali anche sono le urne ddFurj trovate in un sepolcro so- pra Frascati. F. d Folpi Lat. Vetus et Nov. X. YUij t. 9. DEGLI ETRUSCHI. Olte. 2G9 ;| 1 3.0 1 4° Sellari con breve ji iscrizion'e, Faltra del M. Vaticaiio cou antichissimi ca- jj ratteri. Altre forme di cosi fatti cinerarj, die piu pro- priaiiiente si direbbono cadi^ aufure etc. possoii vedersi I ill Dempstero e in Gori. Llscrizioiie talora e sopra il 1 copercliio. L amine di piombo. i 5 .o 16.0 17.0 Tre lamine di piombo trovate airin- i gresso di uii ipogeo di Volterra e riposte nell’Archivio I; della citta. Le due prime eraiio iiicluse iiella terza die si ripiega a maniera di dittico; e questa era slretta I con uiia striscia pure di piombo. Deirultima die con- I tieiie i nomi de’defunti^ si parla fra le iscrizioiii de’se- polcri comuiii: delle altre, al fine di questa classe. I 18.0 Altra laming di piombo tratta dal sepolcro dei I Velcinj scoperto prisso Perugia. E' nel museo Borgia I a Velletri. Queste lamine fiiii vedere come una fl 1 iii j apparenza debba leggersi per j/| z']o r. Ill ISCRI7T0NT rUNESW Iscrizioni hilingui. /^riN!;i • J. SEISTIA ■ SEX • F M/^lJV/13 LART ■ GAO 3/13 • 4 CAVLIAS /ioiHfv/14- loq/ij Itn M3q1 • • /intvfl4 • iOq/14 ^iitri3S-ii/iiiq Iscrizioni bilingui, §. I. Di f utte si parlo al n. XVU della Introduaione. Sono a«- €lie riferite .lelle Tav. HI, e XIII deiropera. 1. JNcI M. R. in tegolo. CAU per Cajiis^ come in anticTiissimo latino SHPROAH Sempronius p. 1^3 del T. Primo ; a ciii liliudo quando non cito il Secondo. Caulias par cognorne latino, come Caepias in Augusto da tn idre. In etrusco ha un nesso co- me MR in romane medaglie [Marcias). Lf'ggo Cauliasa prirno caso, o anche secondo ridondante di finale come dicetnmo di lesa.) Sethresa etc. Puo dednrsi da Caiclon, citta presso la Etruria inferiore, 2 . Urna rozza in Ghianciano. L’etrasca epigrafe corrisponde- rehbe a quest’altra Sentia P'llliae nata-. cosi parmi da tradarre in simili casi; quaiitunque VilLia nata potrebbe scriversi su Pesernpio di una lapida pur di Ghianciano M/VRCI A. A. F. S rE- NATA. L’ullirno nome, come lo Stenelo di Virgilio, e da cdhog rohur ; gli altri dal latino : lo stesso vedra il lettore ordi- iiariamente nelle altre faraiglie ; ove tutta la voce e greca o latina fino alia desinenza, die sola e etrusca-. 3. M. R. in tegolo. Laiitnitha nella traduzione e scritto molto ambiguamente; vi puo tuttavia legger Lautna cbi ha pratica di lapide latine : cio che siegue c dubbio. Strettamente potria ren- dersi Lautnitia o Lautnidia ; della cui etiniologia v. T. U, p- Praesentes per Fraesentis [uxor) e detto popolarmente come in un vasellino di bronzo del M. Nani : G. VA LERI GRESCENTES. Notisi la non ambigua equivalenza delie due S; e il punto cbe divide in due parti il eomposto j eome altrove quoties. comque . BEGLI ETIlUSCm. 2171 4 C- CAESIVS- C- F- VARIA NAT 5 C- LICINI- C- F- NIGRI ;i- 3riD3J- :l J /R fis I ^ ^ 9 ’ pag. 106. Citai quivi il marmo Sigeo, ove si e sempre letto tvsv : tal divisioue ora non vi si veggr», I’lio udito dal celebre lettFrato e viaggiatore ingle.se Sig. Riccardo Chandler, ! cbe quel passo ha cosi restituito : yi,e?\eS'cavev (J ,6 00 YiySiSt;. nie eurate o Si^aei. 4 Cma rozza nel M. R. Caesius (gentilizio preso dal colore de- gli ocelli) in etrusco fu Cexie (Tab. lil, n. 1)0 Caixit ; cbe per la ortografia anco latina cbe scrive unxor^ quotiens e sirnili voca- bo!i con n inutile, si muto in Cainxie: qaindi il d( rivativo e Cainxna o Canxria ; accorciato il dittongi* come in Cacilta per Caicilia e in altri norni grrci e latini pag, j 88. Tal nome passo ad essere genliiizio di famiglia ugualraente cbe Cuecina, o //m- linna ; rna qui e ridedto alFuso latino Cavsius, Al contra rio fra le lapide di Perugia comuriicatemi dall’eruditiss. .'^ig. Dott Ma- riotti si trova quella desinenza : THAlNJMA C \EstNi_ 4 . VOLV* MNl. Di V avnalida si e seritto piu volte ncHa introflozione, 5. Unia rozza del M. R. Nella epigrafe latina piu non si legge NIGRI, come in Maffei, e in altri libri; vi era perd .^ioisramente prima del trasporto a Firenze; nella quale oecasione abiini po- ebi monunjeoti deteriorarono; e rnolti al cemtrario rinetti dal tartaro per collocarli nel rnuseo, miglioiarono e scoprirono let- tere e noiiii non osservati. Di questi cangiaaventi ho leout > conto per dar lezioni le piu sincere cbe io possa. L’iscrizione a parola e Vel. Licinius. Vcl. F. Papina natus ; Phapirnal per Papirinal. V. p^g- 4 ^* A.mbedue i norai delle 1' farniglie son derivalivi; Puno da Lecu, Paltro da Pape, cbe s’in« j| cpntrano nel progresso. P. Ill ISCRIZIONI FUNEBRl 6 • • SpEDII • TVJHO 272 iV-j Vt<]3? 7 ?3M3/im-JV85N3/=l fl^NfllOq/3D Q- FOLNIVS- A- F- POM FVSGVS 6. Tegolo del M. Bucelli. Spedo Tullios Lautnia Sertoria na^ tm II nome etrusco secondo questo titolo semibarbaro vedesi che fu Spade forse da ctsXJ^Oi) propero : al trove lo troviamo can- giato in Spedo, Sertorius fu prenoine a’Latini antichi, qui erant per sationem nati [Val. Max,) quasi Seritorius; da semw, voce che trovasi anco in tavole umbre. 7. Lo pubblicb il Bonarruoti da on MS. deila Libreria Strozzi. dubbio se debha ieggersi o cho piu mi piacereb- be. Ml Folnius Mlii F. Ciarlia natus. In latino si aggiunge VO^l-prina ; tribu nominata continoamente nelle iscrizioni di Arezzo, ove si trovo anche quest’urna. V* Gori Iiiscr. di Etr. T. II, pag. A97. I due gentilizj ponno derivarsi Tuno da (poXw^ rufus ; Taltro ehe in iscrizione prodotta nell’altro tomo a pag. i 3 i dicesi tie, da xfap : Tuna e I’altra etimologia e verisimile perche ar- riva fino alia terminazione ; ch’e la sede del dialetto uazionale in qualunque lingua. La distanza fra il primo e il secondo nome specialrnente nel n. 6 pub dar sospetto che Tuno sia il defunto, Taltra chi pose il titolo. Non so aderirvi, perche tale usanza non veggo mai nelle iscrizioni latine piu antiche in Toscana ne in Koma. 8. Potrebbe aggiungersi la iscrizione di Tormena, che ripro- duco nella Tav. XIII, n. 8, quale fu inserita nel M. E. tav. i 4 p’ Ora e anche deteriorata; ne so parlarne con sicurezza. DEGLI ETRESCIIf. Iscrizioni alle quali e annessa immagine dhiomo. 8 J/U1DI3D . R ■ 31AJ8 .a 9 q . J/81 VH1J38 • S4 . 33/q 8 A. Flavius. A. F. Caecina nat. q . . Flavius. Laris. F. Veliuna nat. An. ; . Iscrizioni con immagine annessa, §. II. Gran parte di queste nrne spetta a Volterra. Notisi la nomenclatura ambigua, spesso rotta in I, o in V ; e da supplirsi giusta le annesse figure di versamente ; se lulto dee ridursi ad analogia. Ne’cognomi pero dedotti dalla inadre la terminazionc pub essere in A ; come imparasi dalle urne de’Gecini, ove anche ruorno e norainato Caecina Selcia. , 8, q, 10. Nel M. Regio. Queste e ie nitre volterrane dello stesso xniiseo furono de’Sigg. Galluzzi, alia qual farniglia dee la Toscana II degnissimo Contirmatore della sual.storia. Del sepolcro de’Flavj V. il Guam. T. 1 , pag. 2 o 5 . II Gori nelle Iscrizioni al Torno il (che contierie lapidi trovate comunemente in Etruria) riferisce questa di Arezzo (pag. 2 i 5 .) Cilniae, Justinae, Cunjugi . . . Fla- vius^ Annianas., B. M. II nome Fla-Aas e preso dalia qualita dei capelli, come Crispusy Rufus, TT^ppo^, poXvvg etc. 9 (peiinuja ch’e anco nel piombo : fu in origine, se io non er- ro, y eiinuia [Velini essendo tanto proprio della nazione derivare i genlilizj da prenonai e specialmente da V cle ; onde na* scono Velethia, Velathia, Velonia, V elusia, Vdusina, Velcia (quasi F elicia) o\m\q Velcacia e simili. La diversita delle pronunzie come in Roma distinse i Glaudi da’Clodj, i Plauti da’Plotii, pote cagionare simil cosa in Etruria. Anzi lo stesso nome di Vetio si e trovato in un ipogeo di Volterra Fetiuy e ^etiu ; come vedesi ne! M. Venuti ,: e ch’e in un urna del IVI. Guarnacci, secondo me, in origine e io stesso nome. Di quella m che disciolgo in ni^o eKernpj nella T. XIII, n. 17, 18. Lanzi, T, II, 1(3 274 t. Ill ISCRJZlOTNfl FUNElSill 10 XXL JI9 . VD 3 J • 71 A 1 1 v;:)3q-i: j 12 ■ • • JflIqVD • N • • U i3 AXT. Jiq. n 3qt-a 10 Anl. Laeca. An. XIX. 1 1 Lars. Praeco. Laris. F. f 2 Lar. Flavius. Laris. F. Curia nat. An. . . . 1 3 Aul. Trebius. An. LXV. 10 . Lecu : onde forse e Lecne, e assunta la S, Lescu, Lescule^ L('scunie, ec. In latino di buon secolo trovasi Laeca, onde Lae- canus Caecina in Grutero pag. Cic. Catil. I in M. Laecae clomum. Fn questi un complice della congiura di Catilina ; ia qiiale ebbe in Etruria ii maggiore appoggio, die la sostenne ; e la decisiva sconfitta che la estinse. 11. 12, 1 3, 1 4> M. Guarnacci, V. M. Etr. T. Ill Precu. Simil Home e nella torre di san Maiino e in T. E. forse da ycyjpi/^ - e per aspirazione alia R. (p 65) e quindi per rnetatesi precu ; in latino praeco, Gbe i dittonghi non si corrispondano nelle due lingue si e veduto a) nurn.3j e in Grutero stesso trovasi Precilius e Prae* cilius, P racconi nus e nome romano tratto da un banditore. V. Plin. Lib. XiII, cap. s : I’etrusco Precu, secondo il greco vo- cabolo, pote equivalere a caduceator. 12 . Qurie eCursie (intrusa la S come in OrswzVz/Ms) corrisponde al Curius de’Romani. La voce Curia, come da Servio raccoglie- si, fu anticbissima in Etruria ; ove signified una quarta parte della tribu in jd^ln. X, r. 202 . 1 3. TreJm e voce di T. Eiig. per trihus j terza parte del popo- lo. In Etruria dovea scriversi Trepu ; quindi Trepuna [Trebo- nia), cbe fu nome nazionale anebe ne'tempi latini. Tradneo Tre^ hius, g-mtilizio presso Gioven. Da Trebio, pone ad Trebium. Sat. V, V. 1 35. beg LI ETRUSOHI. 37a 14 ::! • V ^ 1 '4 VJ • 1 1 5 j/Riniq3®;mwD^3f a: iqflJ 1 6 J/^0<1/=1 ^ 3 81 V<1 • /3tt"l31 lllAXiJIlA 17 3tflmt I13i . RJ i/J Vel. Livisius. Vel. F. 1 5 Lar. Vesconius. Herinia. nat. it) Perpeiina. Rufius. Arunt. F. An. XVIII. i 4 * LuFisii forse Livisius da Livius, che trovasi in ume etrii- sclie. Simili permute son’ovvie : ne’vasi
  • TV^-» ^ laconicamente wXoiTVp lut’is) f'-rnioil nome a Platone cut iionitn latitado pectoris fecerat. Senec. ep. 5 o secondo altri latitado frontis Lacrt. Lib. Illj Srgrn. Al Platur etrusco corrisponde in medaglie della gente Sulpicia il cognome Platorinas. Carcus in Grotero (p. Hi 9) ehbe nome equivalente in Etruria ; di cui ci restano Carca^ e Carcunia: forse da Cracu [Gracchu) per metatesi inesausto fonte di verissi- me etimoiogie. 24. Presso i Sigg Giorgi in Volterra in urna. Spiego Fupia supponendolo derivaf ivo non altrimenti che sarebbe il solifo Pa- pua o Fupena. Vi e aggiunto il dittongo come in JSa% 0 UV 0 L, piena potrebbe anco tradursi, avendosi in etrusco Casper itna. 2D, 26. M. Guam. in urne. Paccia e gentiiizioda prenome. L’al- tro e. da P cnc { inius) fami^lia di rnolti derivati, quali sono i Venatii^ i Venicj o f^miej^ i Venuli < tc. 26. Il nome forse e Ranaxia, desinensa cbe trovasi in questa lingua. In un frammento di tegolo do 'Sigg. Bucelli lessi Ranaxi, e similrnente in un altro del M K. Ranasa ; eqiiivalendosi le due lettere come in Cexics e Ccsies, !o I’bo avvertito piu volte; eel Eustazio insegna (p 1419) rb’e de! dialetto dorico carigiare il (T in § e dire vgr. Qput^, h'pvt^og. due II par cbe in monu- menti volterrani signilichino A,- non so se per ort ogralia locale, o perche que’vocaboii si prominzia6ser<> per E; ch’e ii significato di 278 P. Ill ISCRIZIOKI FUMEBRI 36 :|f flniq V- • • • 27 IIIXXXX- Iq.JflriDflqD-.. . T/q 28 XXT .Jlq .J/qriDlflJ .M3803I .flu-. .33 29 AXXT .Jlq .J/q^lqflJ .|3113^qD .lOO^J 2G Vrinatia. Ar. F. An. XLIX. 27 Aula. Giiaeia. Gracclia. An. IIIXXXX. 28 Gaeciiia. Sex, F. Liiciniae nata. A. LXX* 29 Larlhia. Graccha. Laris. F. An. LXXA”. qaella iiota. Y. pag. 193 . Dell’altro cognome si scrlsse nel T. I, pag. 253 . Ypfva citta contermina alia Etruria Campana. 27, 28, 29. Palazzo PtibbL di Volterra; in iirne. La prima e nel M. E. tab. 170, ma dee emendarsi. Da Cr/eu Cneuna: i Latini da Gnai^os i'ecevo Gnaii>ios ; poi Gnaeus, e Natvius, II noms Gracchus ripetuto in Volterra e in Todi e forse altrove, rarn- menta i tempi di Tiberio e di Cajo si meniorabili. 28- Aitrove Laucinal da prenome pag. i(88. Aov/JOg e quel filosofo Etriisco, clie presso Plutarco (Syrup. VilJ, p. 727) s’in- gegnb di asserir Pitagora alia sua nazioiie, nan come etrusco per origine oyTOLTpo^SV cbe cib avean fatto alciini altri; ma come na» to, educato, ammaestrato in Etruria. Egli perb non persuase que’dotti: anzi non repdicb aile lor’opposizioni. Quel librodiPlu- tarco fa vedere qual coltura di greche lettere fosse in questo siio contemporaneo. 3 o. In urna di Volt. Veduta presso il Batelli in Livorno Sapid e piu volte nel piombo volterrano. Tradueo Supunnia^ avendosi anco Supunnae Sacrum in lapida del Palazzo Pubblico di Foli- gno. Qupsta citta bencbe d’Umbria, e viciua a Perugia : e nelie sue lapidi vcdesi Larsidia, V arenas^ e altri nomi derivati, come sembra, d’Etruria. La terminazione di genitivo in ai e forse iR- DEGLI ETllUSCai. 279 3o iiivT .jiq -ifluivi -von--- 32 3i xixx^Jiifl VC nqflJitflii 33 3 /^31 fl! 30 Ar. Supuiiniae. Lar. F. an. LVIII. 3 1 Larthia. Liviaea. 32 Stalilia. Ar. F. Vix. XXIX. 33 , . Livisia. Vel. F. vece delFusato ci, e gli equivale: Supunnsid^'^^^^ Supannaia come Adraataia. 31. Nel M. Olivieri in urnetta trovata a Todi, riella cai frontc e in b. r. una donna giacente con una patera in rnano. Leggo Lartheia (raro per Larthia) LeweiFaia, E preso il nome pa- terno, cbe scrivevasi Leivci, avendo gli antichi abbondato in tali dittonghi (Prise. 55 1 ) e invece di Liviana, da Livius dicendo Lei- veiaia^ con la interposizione del digamma. I latini ebbuno desi- nenze simili, vgr. Cumaea Sybilla (Virg.), ed anche Aristotelea vel Carneadea vis (Cic. de Or. Ill, 19 .) Nel resto la inflessione di sopra delta nulla aggiugne al significato, ed equivale a Livia ; siccome i Greci ugualmente dicouo Kv}iA(^7nov ^ KuK?i007T5lQy^ (poiviKiov e ^oivinelov. 32. Nel Palazzo di Viterbo; in urna. F. Bonar. loc. cit, leggo Statilia, gentilizio di latine iapidi nazionali. L'liltima A serve anco d’iniziale ad Ariinthu; uso freqtiente in questa lingua e io antico latino. Nelle XU Tav. AETERNAVTORITAS. Nella for» mola del tempio aagurale: OLLA VEKARBOPi. Var. L. L. VI, a. V. anche a pag. 218 . 33. in urna di Volterra. F. M E. Ill, tab. 6 . Livisua, o LU vUu secondo caso. V. pag. 206 di queslo tomo. 34 . 35. In urne plasticbe pr. Dempst Tom, II, tab. 86, 57 . Circa la gente Caulia cbe rpij e nel Musco Ysrooc^ gcrive^i 2So P. Ill ISCRIZIONI PUNEBRI 34 mNHVflD OQR^ 35 f\un\^\Avf\D :/imv#qvf 36 34 Larthia Caulinnia A, F. ex Vettia. 35 Tliamiia. Taroiiia. Caulinnia. 36 Atlonia. Gafatii. Causlia, v. il §. I. Circa la gente Vetia v. le sae iscrizioni nel §. III. 35 . La X sppsso sovra]3bonda come la S, a cui P(j,uivale o a dir meglio le ag.giiigoe asprezza: si scambiavano ancbe queste se- condo le pronuiizie e le massime di scrivere Nelie T. E. Anxe- riatcs e Aseriales ; cosj Cenxic, e Cesium, Ranaxi e Ranasia etCo Col minur cangiarnento possibile deduco Tarxiuia da rvp(J’SliS cbe in etrusco e in greco signidco turres, o sia baloardi di citta (D. Halic. /, 26.) La questo vocabolo devivano alcuni I'appella- zioiie ix’ Turrhcni o Turscni^ altrarnente Etruscbi. Dallo stesso tema c la gente Tursia, in lapide perugine Tnria: di cui questo e un accrescitivo come F elusna di Felia, Athusna di Attia. 36 , 3 y. in urne perugine: pr. i Conti Ansidei. Vi ha delle al- tre iscrizioni, o ritoccbe o men conservate con ritralli di donne ; in una delle qiiali e V elia Caphatnei {Cafatia) in due e rimaso senz’ambiguita il prenome Lartlii cbe mai non vidi con ritratto Aurile. Sy. Notisi la voce VeUmnias^ con sigma rovescio M, cbe cor- risponde alia S, cbe sol per eufonia aggiugnevasi alle finali da’La- tini innanzi a vocali (T. I, pag. i 34 ) o a consonant! (Tom ii, pag. 218.) La stessa lettera e ripetuta dopo la parola seguente Acvil^ ovvero Ac^il secondo il detto nelbalfabeto; e serve forse a connettere tal voce finita in L con la cc, particella cbe siegue p. 249. Ho altri esempj simili; ma son pocbi per istabilire s& ssan qucsli abiativi da retto finite in x (v. p. 264) ^ ridondante di silluba come hisca (pag. 3 oo) 0 accompagnati da preposizione DEGLl ETRUSCHI. l8t 37 D3n ■■■i\QDf\ -nAmniNs::! Mtif 38 ^ :3tVM: Vlf/R = : If n/RI3^ ;|Oqfl4 39 J/Rnq fl J t'"' 13 -MD ■ . 13 J3/q 3y Titia. Velimnia. . . . 38 Larthia. Sejantia. Fronia. Attii. Plotii. 09 Aelia . . . Laris. F. cbe corrisponda alia de’Greci ; come in framrnento di Liici- lio: pellicula extrema ex aptum pendere onus in^ens altri perd leggono exaplum. Esempj sirnili a pag 3o2. 38 Dempst. Tom. II, tab. 82. E in grande urna di pietra: la donna tiene una melagrana, simbolo di Proserpina, e percid date anebe alia defiinta quasi per segno di apoteosi. L’epigrafe e lun- ga; cosa men I'requente in epitafj virili. Sejantia, norne istorico, siccome dicemmo, si pud derivar da Seja, Dea de’Romani di cui Plinio !. XVIII, cap. 1 1 Seja a seren^ do. Fraiinisa credo per la posizione esser cognome derivato da jnadre: lo stesso che Fronia, come Plotia e Plautia: lo deduco da (ppovsci) onde i Greci derivan (ppovipLOQ anche per nome proprio [prude ns), Atiu Piutes (interpunta la finale per segno di obliquo) credo '^essere il conjuge, che pud rendersi Piotii, e Plotii. L’un nome e tratto da Tion^; ohesitas, e si riscontra nel latino Marta Piotica (p. 124.) L’altro suppone un cangiamento di pronunzia quale in V eisina per Velsina, in suovit per soFit. L’etimologia d in Festo. Pioti appellantur ejui sunt planis pedihus: unde et poeta Actius quia Umber Sarsinas erat, a pedum planicie initiO Plotiis, postea Plautus est diet us. 39. E nella colonnetta, di cui bo parlato a! fine della Introdu- zione; monumento degno di avere men dubbia epigrafe. Vi e di certo la prima voce, e Tultima. Pi questo bel monumento feci menzione nella C!as. I. La scoltura e lo scritto da sinistra a destra lo scuoprono degli ulti- mi tempi. Le due prime voci si sono diebiarate altrove ; senon- che la seconda puo essere ANELIa, e ANEHTHa: la terza non P. Ill ISCRlZlOi:^! FUNEBRI 3S2 40 o 3 :3d 3 O ,< :i:) 3:3d ir ^ o ^ O q- C /3 P oj P P C* ^ K*" M • p ^ £ P- p o d o o 41 j/Rimi'/Rj :itnfli3^ -fln/io 4 0 Tliamiia. Anilia .... Falcii. Latiiiiae F. 41 Thannia. Sejantia. Latiniae, iiata. so che significbi : cosi e scritta ambigiiamente r pao ridirsi a molta le/ioni. 1 versi, die sieguono dalla banda del marito par che de- notino lui stesso per la collocazione, e perche in altri epitafj cli simil langliezza e stesura le iiltime voci sono appunto i nomi dei mariti. Leggo staccatameule (articolo die corrisponde all’;| eonnotativo de’Greci) Said. LathuniaH. FalciuSj dal cui deri- vato fu detta la legge Falddia^ e gentilizio anche etrusco. I! se- guente verisimilraente e fatto per metatesi da Lautnias famiglia di molte iscrizioni ; o da Latinias per la diversa proimnzia die si teneva in queste due affini, come molte volte ho avvertito. 4i. Nel M. Venuti : in urna con protome di donna 4^. Dernpst. Tom. II, (alt. 83. In tegolo con simil protome. Lo riferisco nella Tav. XIII ; benche la iscrizione mi sia men. cbiara. Leggo unitarnente Felietho, toltone il doricismo di qndla S; e tradneo Velethi-a, o se altri vuole Feletie; terminazione die gU Etruschi taivolta lisarono. anco in latino. DEGLI ETIIUSCKT. 42 =30^31 :J33 43 . . . F\Y\i\J-Pi :l3n V8fl 44 -it/RniqV ./qnflo 45 ^SHnNM>7D(HVJ3:>)rllV433 /qn/RO 42 Veletia. Larae. Nata. 43 Fausta. Appoiiia. Verd. 44 Thao Ilia. Vrioatia. Titioia. 45 Thaoiiia. Yettia. Vel. F. Caulimiia. Altre iirne con ritratti si hanno nel §. seguentc. 43 . Presso i Sigg. Paolozzi a Cliiusi. In urria di travertine) eon immagine sul coperebio. Fra le lapidi latine trovate nei Pe- jugino, e collocate neli’atrio de’PP. Cassinensi vi e anche que- sto Jjreve titolo Q. APPONIVS. Q F. FAVSTVS. Ferns, Q^erus .sono in piii iscrizioni di Chiusi etrasebe ; e ne congetturo come di Vetius, e >yetiiis ; cbe siano alnieao in origine la stessa faniiglia. In Roma ancora seguj qnesta variazione^ puo dirsi, ne’medesimi termini. Piirrhum semper Ennius imnquani Tyrrhum : vi pate- fece runt Frames , non Fhryges... nec enini ^raecarn litcram adhi- hehant : tamen et Fhyr'yeni aiiriuni causa dicimus.^ Gic. in Bruto pag. 769 ed. Ve. 1 D 69 . 44» 4-^^ Veron, pag. 3. Fiiron trovate nel ebiusino; e la loro immagine consente alia iscrizioiie. La prima e ebiara : La se-> conda dee leggersi Fetiiia (ai trove Fetna dal tema istesso di e Fete) Vclus Caudinissa. 11 sigma rovescio e stata I’uoa e Taltra volta alterato neila starnpa. DEFeMii si danno iscrizioni a parte. Della gente Caulia si parld da principio : e notabile la replica della S in line; die i laiini antichi non adottarono. Y. Hotrod, pag. 323. P. Ill I3CIUZI0NI FUNEBRI §. III. Iscrizioni di alcune famiglie tromte nedoro sepolcri. Urne deCecini. ^ 46 ... X .Jh -WhVD .J -F\ 46 A. Gaecina. Gaspo, Lart. F. Guria natus. an. X.... §. lU. * Tutte son prcsso i Sigg, Francescliini, ne’cui predj si trovarono. Le prime tre e la quinta ban ritratto d’uomo, le altre due di donna. 11 MaiTei ne riferisce alcune altre (O. L. Tom. Vfj pag. 5 02 ) cbe io non vidi o non traserissi ; parendomi di troppo dubbia lezione ; o vi notai qualcbe lettera staccatarnente, da cai non saprci formar Paidnal ne Htraclal^ nomi cbe trovo in Maf- fei. La ragione di (jueste varie lezioni fu da me addotta nel pri- rno torno a pag. 4 * 5 *^ generalmente puo dirsi cbe quando la lin- gua era men cognita piu facilrnente si errava in trascrivere. II no me de’Tosc ini Cecini e notf> ancbe per anticbi scrittori. Cicerone nomina Caecinam quendani Volaterranum ep. ad Attic. XVI,, 5. Esiste anco una sua orazione a favor di A. Gecina sovcicl iato da un Ebutio. Ne'fasti e nolle mcdaglie di Roma ri- corre lo stesso casato, e appare grande sotto i Cesari. Caecina Tuscus e piu volte rammentato da Tacito. V. Annd. XIH, c. 20 ; ove Lipsio ailduce ed emenda Dione: KctivAVOLV T 0V(T>i0V pitrtVyOTi AtyUTTOV otpyojvec. Caeanam Tuscum [Nero] re- le^avit quod quuni esset ALs^ypti praefectus etc. JXe’MSS. pel errore leggesi Kivvotv : ^d e quel medesimo cbe Svetonio [Ner, c. 35) cbiama solamente : Tu'^curn nutricis suae filiutn, Questo medesimo casato par cbe si conservasse fra la barbaric de’terupi ; giacebe nolle pergamene di Volterra piu anticbe vien nominate; e Cecina si cbiama tuttavia un fiume ricordato da Plinio. Fino al nostro secolo e fiorita una nobil famiglia Ce- cina, e in lei uno ‘scrittore dalle Notizie istoriche della cittd di Volterra. Nel libro istesso pag. XII sono inserite varie meinorie utili a questo proposito. 45. Caspu, onde Casperia, verisimilmente vien da 'K.ctTVg pet metatesi o aggiunta doricamente la S, come in Aspii Splatur. \^panta (TTvp Y. pag. 202. Gapys magao cognaiu$ Jido (Sil. DEGl4i ETRUSCIII. 285 47 H -inR .mviflj R -^11^133 43 fllDJ3i -U •/3HDI3D .J 49 L- CAEGINA- L- F- TLABONI- VIX- AN' XXX 50 CAEGINA- Q- F- GASPO- VIX- ANNO- sic X... 51 f\, CAEGINA. SELGIA- ANNOS- XII. 47 Caecina A. F. Tlabonius. yix. an. . . X. 48 Lars Gaeciiia Lart, F. Selcia, Ital. 1 . 179I tu i! fonclatore cli Capua, die poi posseduta dagli Etrusdii si chiamo Volturrio, come alcmii credouo c mi L'vio. 47. Tlahotiia die dee leggcrsi iieila quarta iscrizioiie e iiome giiasto o da Trabonia, di cui abbiam o alLre lapidi etrusdie e !ati- iie, o da Labeonia ; norne ilaiico antic<>. Nella mensa eroolaaese scrivesi Slahe. Si e aggiunta qu'i la S alia L e in Eti uria il T alia L : e ambedue msieme le si aggiagnevano iiel Lazio in que’voca-. bob che citario Festo ed aitri stlitesy sdocuS) stltnibas etc. e Stlaccius appresso Fabretti pag, 196. Labeotie fu scrittore di cose Etrusclie ramoi<*ntafo da .^ervio, e da Fulg'mzio Plaaciade nel sao eieiico ^-’octi-n i itiquariLm : L.z- beo qiii disciplinas etra^cas Tu^etis et Bacchetidia qamdecini volununibus explanavit^ ita ait: F'brae jecoris etc. 48. Selcia e forse da Seli., di cui v. fra le iscrizioni semi- barbare: quasi Selicia : gentilizio in Etruria ; V i\I, SEL!G[ CLEMEIYriS YIYimiVlYiMClPiO GAPENAL Grut. p. 466. P. in IGCraZlONI FUNEBRI Unie cle'Tinj in pietra ; alcune con ritratti 52 Aruii. Tiiii. 53 Thaniiia Veletia (Tinii). 54 Aruatia. Tinii. Veletiae nata. 55 Vel. Tiaius Veletia natus. * Trovate a Perugia come si disse. Furono comunioate a Sig. Ab. Amaduzzi, a cui deggio la copia di la trasmessagli. i Passeri neile Giunte a Dempst. png. 59 per tali urrie riconobb( in Etruria la gente Tinia\ e ad essa credette a})partenere ii qualclie modo Tiascuil nome di artefice, cbe si legge in alcun bronzi. lo ne trovo menzione in una lapida di Grutero p. ov’e apertamente M. Fompon, Tinia. Pub dedursi da’Dei (Inti p. 292) dal vicin fiume Tinia^ e da A tinia per aferesi, come di cernmo di Ramtlia. iViuno scavo si fece mai die istraisse piu cl questo su l equivocbe terrninazioni della lingua etrusca. Lo stess( 2 ^ins scrivesi in urne si di uornini si di danne. Han ritratto sola mente la 2, la 3 , la 4» la 8, la 9, la 12, e ad esso corrisponde i genere nella traduzione. 52. Titolo ambiguo, come altri simili senza immagine ; e senz prenome o cognome die gli determini. Gli lascio nella medesim ambiguita. 53 . Suppliscasi Velethia o Felicia in vigore de’due epitafj cb isieguono. v 54 ? 55 . Notisi lo stesso nome or con 7- or con 0 in un medesim ipogeo per non cavil lare in casi sirnili, Velethia e dal solito F" eh Ancbe in osco da Luceiius nome di Giove fra que’popol Serv. AHa. X, v, 570. 55 ; 56 . Spiego Lunicia verisimilmente per metatesi da huci nia. Lbirna di questa non si trove; anzi la scavazione; com 53 • • - 13:3 :P.nO 52 Himt -.<\R =Hmt :qa 55 4fll03J33 :Mmt :3:1 BEGLI ETRUSCni. 287 ! 56 J/RIDUVJq 6i :HHIf : q !| ' 57 ;| :4flnriVJ :1 :linit i 58 I ...nvJ:hm'f:hV43:i:H'3:i : 59 lt3:J :fiVJ33 :tv^rilf = 3 :! 60 m vf6i :q /R :Mm-r ■•m 61 ... qD^ .JAMVi/q .^o 56 Ar. Tini. Ar. Luiiicia nat. 5y Velius Tillius Vel. F. Aruatia Lunicia natus, 58 Vettia Velii Tiiiii Lucinia iiati. 59 Vel. Tiiiia Vel F. Ex Vettia. 60 Vel. Tiiiia Ar. F. Attoniae iiata. 61 Tiiaiinia (Tiiiia) Attoniae iiata Jice il Passeri fu interrotta, ohsistsnte fisco, Osservo die lo stesso Home niaterno in un de’fratelli ha diminutivo in clan^ in altro non lo ha: era dunque un’apjiellazione arbitraria, come con- gettarai. 58 . MogUe del precedente, come vedesi al cogiiome Luncial^ 0 Luncias, di cui egli e chiamato figlio. 09. Figlia de’due preccdenti. Atunial, gentilizio notoper altre lapidi perii- gine ; ove anche scrivesi Atusnial. 62. Capkata come Seruinate ed altri e dedotto da patria, che qui e Capua; ma con la solita mutazione della teeue neiraspira- ta; e con la elisione di una vocale. La gente Galatia c nomiuata " in moUe iscrizioni di Perugia; questa l\i oltimament® scoperta I neila villa di Gasaglia. GAFALLiE 'L’ADEJNATIS. 283 V. Ill ISCIIIZIONI FUNEBRI 62 = 9 /R =limt 63 ./llflD. /RIOq/R4 Ji6i8/qD .fM\-\f\on^f\ 64 C- IVENTIVS- G- F- 62 Aruns Tinius Ar. F. Gafatia iiatus. 63 Larthia Gaja. Tiiusetia. Ar. F. Gapliatiae nata. G 3 . Thiixetnas : o da Thusia o invcce di Thurxetnas-' omessa la R come in Perpenna e Trebaiia. Della etirnologia v. a n. 35 Caphatisac o simil voce e I’ultima dell’epitafio : di questa finale V. al num. Sy. 64 - il titolo latino scritlo come li^entia per Juventia a p. 124 non e inutile per sicuramente esporre qualche nome simile verb, gr. Nuei per Nuvei No^ia. * Nel M. R. La sesta iscrizione e in olla ; altre sono in urnette rozze di quel tufo leggiero die nominai altrove, detto Carmaino^ iiotizia che deggio al Sig. Vegni. Son riferite dal Mallei nelle Oss. Lett. T. VI, pag. i 53 ma alquanto a Iterate. Vi ba delle cos& nniclie, e che mostrano scrittore non rnolto sollecita della orto.. grafia nazionale. D^llo stesso luogo e il titolo bilingiie di Licinio JNigro. Il suo carattere latino non par lontano dal 700 di Rorna ; ne il suo etruscodalla eta delTurne compagne. De'Licitii di Etru- ria parlai nella Introduz. n. i f. Questo norne anche dagli antichi Latini fu accorciato in Licni. V. pag. 126. Vescus onde ^ esconiusy o Visconius e da soprannorne persona- le, come gran parte de’nomi proprj greci e latini ; preso dalla gracilita. In latino si ha vesculus e vescus : Festo nelTuno, spiega gracilis ; Nonio nell’altro minutus. Della gente Larcania torner.\ il discr»rso. 64. Epitafio ripetuto in due urne : nella seconda e omesso il prenome paterno : vedesi che furono due frateili ornoniini. Spiego DEGLI ETRUSCHf. 289 Epitafj della famiglia Licinia trovati nel Senese. * 66 65 F\ -A 3DSI3 :3riD3J j/iinoAfl ^ftnD<]F\A 68 67 l3nA^q8:J|■3^^nflo i3nt3i3i=ji:!viiiflo /q ^3HDaJ G 5 Vel. Licinius. Vescus. Larcania N. 66 A. Licinius. A. F. Altenia. N. 67 Taiiaquil. Sextia. Liciiiesia. 68 Taiiaq. Prilia. Tebatiae. Nat. Licinesia. Jltinia gentilizio presso Grut. p. 269. La forma del greco \ non si rivede quasi in altre faniiglie. 67. ^ine R litera Stcstus scrissero gli antichi Latini (p. 89) da cui per metatesi e qucsto cognorne da altri letto Sescinit e tra- dotlo Sisennia. 60. Leggo Brilnia ; toltone il diniinutivo Prilia : da Prille jSume di Toscana (Plin. Lib. Ill, cap. 5 .) Altri vorra legger Praenia ; famiglia che in tempi latini scris- sero Proenia, e Proinia^ come si osservo fra le iscrizioni semi- bai barea p. i 3 o. Forse h da Trpm^i; pranas j corrispondente a Cun^usy che simil nente si ha in Etruria. Tebada p(»tria dedursi da teha collis race pelasgica (p. 48.) Pill verisimiloiente e accorciata da Trehada (v. n. i 3 ) scorre- zione moUo frequente in antico. Festo i’insinua in simil voce la- tina : Marspedu si^e dne S litera Maspeclis in precatione So- litaurilium quid si^nificet ec. 69. L. F eisinnius L. F. F. Titia Gratus in urna de’Sigg, Sa- mueli a Chiusi presso Gori Tom. Ill, p. 3 o 4 ove leggo Gnatiis. La pronunzia popolare che in certi luoghi cangia tuttora L in T, dicendo v gr. moito per molto, cangio F ulsine (che pur leggesi in un de’figli di Lartia) in Fuisine, cbe leggesi in altri. Quindi in Latino F eisenniusy che doveva essere propriamente F olsinias. E\ questo anco il gentile di Folunium^ come e il gentile di JuAmiy 2 \ II. 1 9 2Q0 P. Ill ISCRIZIONI FUNEBR! 69 3 J -13T |T :OJ fW^YO j n m 3 70 flS3ri33J -i^umva j 72 7* v:? .an33J -/3 31133J A jflnu jflnmv3 jAoq A Urne in tufo deVettii ; trovate nel Senese 73 331 VJ :3f33 :J33 69 Larthia. Titia. Licinii. Caja. nati. •JO Larthia. Veisiiinia. Liciiiesia. A. Liciiiius. Veisiiinia. Nat. •72 A. Licinius. Veisiiinia. N. . . . »j3 Vel. Vettius. Lnscus. populoniiim r{j^ eSst giusta il costume o sia il dialett< del paese. Lo nola :3telaiio Bizantino, e iie ubbiarn dato altr csempj a pag. 43 . 71. Figlio della precedente come I’altro die siegue. 72. Nell’ultirno de’Licinj al nome raaterrio che per qualche or jna
  • e/ Attinid) 106 Lars. Larcanius. Ar. F. 107 Attius. Larcanius. Titia. N^. 108 At. Larcanius. L. F. Titia. N. 109 iEl. Larcanius. L. F. Titia. N, (p. i 3 o) fli cui sono derivati Alfenn, e toltane !^•5Spiraz^one Al“ pana, norne clie pur si Irova in Etruria. L’ultiaia voce e dubbia, forse Aruntles. 102. Flglio della precedente. 10 3 . Leggo ArunthUetha, come poc’anzi C<>enletha. L^lltra voce in una delle due copie e V eseciim ; ortogratia non ignota in antiche lingue (V. a p i 84 » e seg.) cioe Vescusa. io 4 - jVotisi I’iriterpunzione a’due luogVii ove il primitivo si al- tera gradatarnente. V. p. 217. * Esistono presso il Capitolo di quella Cattedrale. II nome Larcna scritto in ogni urna, insegna cbe il gei»tilizio della fa- Hiiglia avea qiiesta desinenza anche in nomi virili, e-confernja ia o.sservazione fdtta al num. 4* 106; 107, 108, 109. Larcanius (come si ha in Grutero p. 791) j BEGLI ETRUSCHI. ^99 1 I 1 1 10 \fi\F\nf\D^Ri^R'DRe JO/^q -flnDqfl^o ‘ TT • • Urn& in pietra de'Vesii; scoperte presso Perugia. 110 Than Ilia. Larcania. Ar. F. 1 1 1 Fausta. Garcia. Larcania. 112 Titus. Vesins. 113 Q. Vesia. derivasi qu'i da Larce prenome. Chi vuole sostituisca Larsen- nius ch’e in lapidi nazionali nel II Totno di Gori. II prenome Larte si riscoiitra ne’seguenti nutneri, die contengono repigrafi, di tre figli? scritto perd con picciola variazione. 1 10. Kathl, credo posto per Ramthal, elisa la m come in Turs per Turnis. T ! I. Leggo Pha^ti. Carcha. Larcanaia. Notisi I’antichissiina ortograha, che due volte fa leggere la stessa sillaba ; e una stessa lettera fa eqaivalere a CH, e ad L, perche la seconda si contiene nella prima. V. pag. io6 e 217 Di Carcus si parlo al n. 28 La finale della voce segiiente c dabbio se debba leggersi AIA o AT A ; € di araendue abbiarn trovati esempj, ch’e inutile a replicargli. * In una villa de’Sigg. Ugolini. Riferite da Dempst. nel T. I, ® dichiarate da Passeri ne’suoi Coinenti e Aggiunte a queU’Opera pag. 89, e 64. II nome de’Vesii (scrivesi anche Sesn) e assai replicato nclle iscrizioni delia Etruria media ; rammentato nelle pochissime delle altre due Etrurie ,* ed ha lapidi latine in gran numero. Ve- desi che specialrnente in Perugia. II norne potria esser ve- nuto da’vicini Celti ove non solo conosciamo quel name Esus^ che in Italia si doveva pronunziar V esus ; ma vi conosciamo per conduttori di colonie celticbe Bdlovesuui et Sl^ovesum impig,ros jweiies ; (Liv. V, 34 ) al primo de’quali toccd Tltalia. Nondi- nieno siccome presso i Romani Valesii et Furii in V alerios Fa- riosque venerunt. {Quint. 1 . I, c. /<^) cosi i Fesii di Etruria son forse in origiiie quei che poi si dissero anco F eri^ o F erii. 112. Questi forse e Taiitore della famigliu; il cui preiioms 1 1 O 112 MU3:3 :3flt 3oo P. Ill ISCRIZIONI FUNEliitl 1 14 1 1 5 J/^IOI WD3.. . 1^3:1 =3tlt =J33 j 16 JflmSDflD :J33 •1^3;] -Stli-V/l 117 j/Rtim-raaN/^iiN .33 -i^3:3 -i-r •• 3? 118 n/ 1 -JD :J^!H/3331/1D :liK31 -43;3 114 Vel. Tilii. Vesii. ex Aruntia. 115 Vel. T. Vesius Cossutiae F. 116 Aul. Tit. Vesius. Vel. F. Gaecinia nat. 117 Sexta. Vesia. Vo'linae. Septimiae. uata. 118 Vel. Vesii. ex Capeiiia. passo in gpntilizio a’posteri. Presso i Latini chi ordiva nella sua ^entt3 una nuova famiglia, nella nomenclatara de’posteri si met- teva ultimo. Dellepitafio che siegue v. Introd. a pag. 222. 11 5. Forse Vtlii F. Cossutia, famiglia di monete romane, e d’iscrizioni latine in Etruria. L’etirnologia e da Cossay onde Cos^ siusy e Coss/f hills terminazioni che abbiain gia trovate piu volte, Hon menu che Ihiso promiscuo delle due affini U ed I. V. n. 14 e pag. 96. 116. Caiceinal compiendo il dittongo tronco, siccome al num. 4 ; e spiego Caecinna, o Caecinia, Potrebbe forss ren- dersi Caeccia; famiglia locale: D. M. P. CA.VIO. SEVERO. CECCIA. ATTHIS. CONIVNX. ET ACTE. FILIA. PATRL PIENTISS. FEGERVN T. 117. Notisi I’interpunzione in Vedinal che qui e chiaramente prenome materno ; e forse altre volte bench^ accorciato : giac- che in nomi domestici cognitissirni alle respettive famiglie non credo che si pensasse Iroppo a segnar parole senza equivoco. La lettera mancante ha apparenza di H. Six fesempio di Fasti e Larthi prenomi di donna leggo SEHTIA, traduco Sexta, 118. Captvaaial da patria. La inedaglia di Capua Capv con DEGLI ETRUSCIir. 3oi 119 ' JyRimq3® • v/^ If -3:3 TJrne plastiche : della f ami ^lia de Musonii 120 /R5v- Wm.|3nflf.IOq^J 1 19 Vel. Tit. Vesi. Aul. F. Herniia N. {yel Herinia). 120 Larthia. Titia. Musoiiia. At. Musoni. Amiaia. iiat. lett. supplebile e consonante fa sospettare, cbe la citta si pro- liunziasse Capeva, onde il suo gentile fosse Capevanc alrneno in qualche lungo (v. num. 89.) Puo ancora, tolto il digamma leg- gersi Cape.ania^ lo stesso ehe Capenia dalla citta nomiuata al jium. 4 H di cui Virg. ^n. VII, 694. Hi Soractis habtnt arces, Flaviniaque ar^a Et Cimini cum monte lacum tucoscjue Capenos. 1 19. Hermia k noine di Mercario ; onde pur Hermenas Delia statuetta del Museo Corazzi ; Hermiriiusj nome di giovane perugino, cbe nomina Siiio B. Ital. V, §. 80. Nec minus Her^ minium primis oblnincat in armis, Puo anche leggersi Herinial famiglia di sepolcreto cbinsino. * Nella Libreria Vaticana. Il nome e ambiguo a tradnrsi. iMussius e nella raccolta di Gori ; ma non so se quella iscri- zione sia trovata in Toscana. Nel M. R. e Musden . . , gen- tilizio, cbe suppone Musde e Mas, da cui anco in Roma fu denominato Decius Mus» Piu cbe altri parmi cbe corrisponda a Mu so. La gente Musonia e nnzionale; e derivata appunto dal ca- sato di qiieste urne non altri men ti cbe la Petronia da Fctro, Da Tacito fu lodato Musonius Rufus equestris ordinis stadium plulosophiae, et placita Stoicoruni aemulatus (Hist. HI, 81) uomo nominato ancbeda Filostrato, e da Suida. Ma questi lodice Babilonese, e ucciso da Nerone per la iiberta de! parlare; ove Ta- cito (Ann. XIV, 09) lo vuol tusci ^enerisj e solarnente esiliato da IVerone quod stadia juvenum pracceptis sapientiae fouehat (Ann. XV, 71.) Facondo al pari cbe dotto a'ternpi di Vespasiano accuse P. Gelere, e ne olt^mie capitale condanna [Hist* IFy 4 o ) 002 P. in ISCRIZIONI FUNEBRI 121 If • VMvm .'sl3:3 Uf^ne in tufo del sepolcro de’Caii : tromte pres so Pienza nel 1779. ^ Caj\ I 122 . W131 .-^npi 123 ...IVO .JIV1 .M3Hfl . 12 1 Vel:- Musonius. Titia. natus. 122 Ann. Gajus. Vetns. Annaecia nat. J 23 Annii Cai . . . Fil. Quando quest’ Impera tore, tutti gli Stoici caccio di Roma, Mu- .sonio fu il solo a cui si permise di rimanervi [X-pkil. in Vesp.) 120. I due versi son distribuiti I’uno nel coperchio, I’aitro nel corpo dell’urna istessa : I’uno de’pezzi combina coH'altro, e il carattere par lo stesso. Tuttavia per cio che ho avvertito poc’anzi a p. 260 dubito molto che siano due titoli di due urns diverse accozzati insieme da’cavatori ; errore che so essere inter- venuto anco nella scavazione di Pienza. Se voglionsi di una stessa urna, converra considerarla come un ricetto delle cerieri di due defunti ; o si dovra riconoscere nel secondo nome un’ana- logia diversa dalla latina ; tale, cioe, che non ricresca negli obbli- qui. Si tradurrcbbe : Larthia Titia Musonia Attii Masonii An-- naia nati, Gli Eolj declinavano ’gpoL/, ® ykXoc, ye^OVy ove ^li altri ’gpOTOC 12 1. Figlio di Lartia. L’epitafio e istruttivo e per le due for- me della S, e per la maiiiera con cui esprime il nome materno diversam. dal n. 120. * Presso Monsign. Saiiti dotto Vescovo di Soana, alia cui gen- tilezza deggio Tesatta copia che ne do al publico. 122. Ane CAE. V etiis altrove e gentilizio ; ma in questo luogo par rnesso a dilFerenza di altro Cajo. Avveito pero circa la terza lettera che si pub dubitare che sia P^ehis [Vetii F.) essendo questi caratteri piuttosto rozzi^ e non difficile in tali quadratarj Terrorc DEC LI ETRUSCHl. 3o3 124 . DfllVi -11^33 i A3 -HanA -iiaA3 -oruiA 126 ’ •lan -lA^ 3 AniA3 -itst ASi 3 flonaA a 124 Arunt. Caii. 125 Vel. Titi. Caja 126 Saeiiia. 127 Auli. Aulinii Ar. F 127 Hinjv ^ no va:i Aiiiiii - nat. Attia Velatia nat. di ana linea ses;nata alquanto piu in alto. Jsnaice non e cio die in secoli colti scrisser » Awcia ; quest ) e dal greoo. 120. La terza voce puo esserc un compimenlo della preceden- te, come si suppone in Tatichvil, e Tdiscvil ; onde sia Anna Cailli F., o simil cosa ; ma non ho dati per risolvere. Lo stesso dico del seguente epitafio, die oltre I'esser tronco di qualche sii- laba si discosta troppo dalia usanza comune. i 2 { 3 . Sameia leggasi unitamente (pag. i 4 ^) nome solitario e percio verisimilmente servile dedotto da patri<» come 0 0 presso Teocrito. Siena riel cui stalo e Pienza, come- clie non rammentata nella storia etru*ica, dovea essere paese cun- siderabile quando aneo fioriva I’etrusca lingua: giaccbe vi fu de- dotta uiia colonia Julia. V. il Tommasi nella Storia di quella citta pag 2t. La colonia e d« tta da Tacito e da Piinio secondo alcuni MSS. Seniensis ; e son forse suoi pabbdci servi (^V- p- 2si i) G lor posteri i Senii^ o Sat^nii, nomi die in genti originate da Etruria si dovean confondere facilrnente : v. nurn. d. Lssi si leg- gono in epitafj nazionali vgr. SEXTO. SAEiMO. PRISCO nel M. Eacci; nmne latino che corrisponde a Sainie o Sainti Etru- scbi. Accordo pero die da Seie nome pur nazionale il derivativo o diminutivo e Sei.nei. 117 • Spiegasi diversamenle secondo il gia detto. La quarta \oce doe leggersi Atinal, Ha il nesso della Tav. Xill, n* 2. L'ul- 3 o 4 P. in ISCRIZIONI FUNEBRl 128 ^ IVOVOv] 3:3. Jl:^4.11/10 ^ 1 29 . . . m/33v‘/33. /31f1 Cinerarj do’ Marcanj trovati a Chiusi. ** Marcanj* 130 iriD J /I o 1 4i P.l/\R\Al'^R 109 Aul. Antharius. 140 Ar. Antharius. Lart. F. 141 Vibia Apiniana Antharii. niera di parlare g)i Etrusclii per lo piu evitarono, sostitaendo altre guise di deriyativi pag 261. 1 38. Epitafio, che quantunque a’caratteri non comparisca si antico, spira Tantica setnplicita; quando content! di un notne comnnale, con aitro norae pur comunale del padre o della madre, o del marito si distingiievano fra lor popolani. Tal pare anco in latino quel Lucia Marti, che citai nella I. Parte. Ne’rozzi secoli d’ltalia piu yicini a noi torno sirail costume; e neile perganiene leggiarno Johannes Laurentii ; costume durato in certi paesi fino al passato seco- lo, e continuato tuttora in piu contadi. * Acquistate iu quest! ultirni anni e collocate nel suo Mu- seo dal Sig. March. Venuti Proposto della Cattedrale di Cor- tona, it.teso serapre ad accrescere I’onore della patria, dell’ac- cademia, della famiglia, che da gran tempo fioriscono negli studj delhantichita. Antharius (da troyasi in Gru- tero una volta. Qui e verisimile che sia guasto da Ancharius famiglia copiosa in Etruria d’iscrizioni : le due lettere ban molta affinita e nelia pronnnzia e nella scrittura. i3g. Notisi la dubhia forma della lettera che sernbra i4i. E' riferita fra le iscrizioni della Tav. III. Torna la fa- miglia Vibia, nominata molto in Etruria ; e in Perugia spe- cialmente, che ne ha piu lapidi. V. il Vincioli neile Memorie isioriche di quella Cilta p. i3. J-^inana vale Apiniana; di che scrissi a lungo alia p. 212. DEGLI ETRUSCHL 307 142 . . 3 JV^ MI /11131 O Urne in pietra, de Tonneni : trovate a Perugia, 143 ^3 \ ./inmc) VO .m3 . 144 jflijiflq .5^ mnmqTo .q/i 142 A. Antharius. A. F. 143 Aul. Cajus Thormena. Sext. F. Rapilia nat. 144 Aruns Thormena Sex. F. Rapilia nat. E' dedotto dal nome materno A-^ina, come dal diminutiro Thocernacla Thocernaclane ; e avvalora, se io non erro, la spiegazione che do a nomi simili. 142. Notisi la forma quasi unica della N? se gia non voles- simo leggervi Amthare, cangiate ie affini. Del prenome Aulesa parlai neila Introduzione. Le tre prime parole si leggono nel coperchio; le altre voci compariscono neila fronte deH’urna : e vi e anco apparenza cbe i due pezzi non siano^ come suole avvenire, di urne di- verse. Fra il O e il T si vede qualche orma di lettera ; e lo spa- zio interraedio pao contenere due parole, quali sarebbono vgr. Thai harthias \ ne dubito che la terza sia Tetinei. Gli epita- fj 86, 87 : sono di sirnil testura. Nondimeno mi e piu credi- bile cbe siano due epigrafi come a num. 120. ^ Presso i Sigg. Meniconi. Son riferite da Dempst. insierae co'b. r. Tom. I, tab. 67, 78, 89, T. II, tab. 85 e spiegate ivi da Passeri. Da questi rami, alia cui incisione coopero Bonar- roti, traggo alcune lettere cbe negli original! piu non si leg- gono. Gori produsse anco quella bilingue, per cui siani certi, cbe il nome pud tradursi Thormena (v. Introd. n. 26] nome cbe dee derivarsi da Tiirms [Mercurius.) 143. Pud renders! Rehilia^ cognome cbe si troya nelle iscri- zioni di Toscana v. p. i 32 . Rapilia e neirindice Gorianoo 3 o 8 P. Ill ISCRIZIONI FUNEBRI 145 yRvqt3i- Mflnmqvo- Ni flq. lOq^Rj 146 I 3+3Hh/inmq VO- ivq 131- lOq/^J 47 m/3m- q^- /^nmqvo- 148 3D!9qD •( imvfl Jiiiflumovo 145 Lartia. Rapilia. Thormenae. Petriae. Filii, 1^6 Lartia. Petria. Thormenae . . . 147 Au. Thormena. Ar. F 148 Caja. Gracca. Tormenae. Lautnia. Nati. 145. Madre de’tlue precedent!. II nome del marito dovca scriversi Sethre. Tlmrmna, PetruaL Traducendo, sieguo il parlare di Livio (L. XX HI, 4 ^) cui e mentoTato Petrius St'/iator NoLamis, JNoIa se dee credersi a Vellejo nel libro pri- jno, fa colonia di Etruschi V. Dempst. Torn. I, pag. 87. 146. Madre di Sesto : qui e delta Petruia ; o Petrifilia^ come si e spiegato piu volte ; o Petnia, come neU’epigrafe antecedcnte; aggiunta la I fra le due vocali eolicamente ; di che v. a pag. 193. JNon e certo se sia Thurmenas o Thurmenasa, che pero e ss- coiido i vestigj rirnasi. 1 47 - Ha di singolare il ritratto del defunto con patera in mano, fra due servi ; I’uno tiene un desco di frutta, I’altro un cratere. Sifiiil cosa in b. r. greci, e latini ancora. L’ultimo nome qul e nel num. antecedente restino per me arnbigui. 148, 1 49 - Pass, sciolse in due epitafj questi che in Dempstero mostran essere un solo. Il nome Creice che lessero allora nelTur- na, forse era Cracei : dubbiamente traduco Gracca. Piu stret- tamente saria Graecia : e in epitafio di S. Gesario abbiam pure ISOVI. GRAEGL BEGLI ETRUSCHI, 309 149 O |RNI3:3 150 Jflltlq :HVJ3 J Urne in tufo trov. verso Montepulc. Il nome e scritto cosi miq3©. imq50. Il/11q3®. 151 j/?miq30:inii!0 149 Velia Attiae. Cajae. nata. 150 Lar. Cajiis. Octavius, Vel. F 151 Hirinius. Herinia nat. 1 49 - LMscrizione bencbe tronca non e spregevole, per la inso- lita ortogratia de’clue prenomi : sebben J^eilia secondo alcuni Sara VilLia. Leggo Athia Cajal ; ed e forse il nome della pre- cedente. s 5 o. Gosi in Derapstero. Il nome e Uhta\>e come nelTepigrafi de’Velcj. L’ultima voce non so se fosse Supnialy famlglia di cni si trattd al n. 3 o o Turmnal che piu si ailontana dalla leziona edita. E pero certo che i Tormenj erano congiunti a’Caj, dai quali il Torrnena del primo titolo per eredita o per adozione, o per qualsivoglia relazione tolse il primo nome. * Presso il Sig. Bartolini a Moiitepulciano. Il maggior vantag- gio che traggasi da qnesta scavazione e vedere un nome espresso con tante varie iniziali ; raentre I’nnione delle urne consiglia a credere ch’esse non siauo di famiglie diverse. Riferisco qiu solo due forme della iniziale; Taltra e al nuni. 17, il cui epitafio e del luogo stesso ; ma nella stampa non e stata espressa nella sua genuina figura. Tale osservazione giovi a coufenna e a dichiara- zione di cio che notai nell’aUabeto a pag. su I’equivoco va.. lore di queste lettere. La famiglia pud rendersi, pare a me, Herinia, di cui si trovera fra poco un titolo semibarbaro ; quantunque in altr’epigrah del M. R. leggasi anco " 6 erina, e in Grut. p. 988 similmente Ferini, e in Fabr. pag. 622 Feridia. i 5 i, Legge Hirinia, persuaso dallo scritto delle urne compa- gne; ne discredo essere la stessa gente diramata in due^ e segnata con poca diversita. 3lO p. Ill ISCllIZiONI FUNEBIU 152 Fi- • V8*qVDI :|Mlq50 : F\\A(^ 153 /Rlflt/Rnv :l3n ) 54 in J//8 :Oq 1 55 mF\A-Of{ «V8q VD^ - hlq/1 156 152 Annia. Herinia. Scorpia. 153 ^Emilia. Uiiatia. 1 54 Lars. Achonius. Lart. F. 1 55 Attia. Arria. Scorpia. At. F. Patisia. 1 56 Thannia. Aclionia. Latiiiisia. 1 52. Scurfusa, come par da leggersi, e Scorpia. ScorpuSy die si legge in Fabretti (Col. Traj. p. 228) equivale, quasi, a I greco e latino Scorpios ; denominazione da vocabolo, cornune nel La- zio, e in Toscana come 3^us, da cui gli Etruschi ebbono anche il diminutivo Muscle. Scur/ianuni fu a’tempi longobardici un luogo nel Ghiasino, denominate da questa famiglia. Dini cle Situ Clanarum pag. 70. 1 53 . Forse da Onatas p. 60. 154. Eeggo Achuni. Fabr. p. SqG. L. Achonio L. F. Verisimil- mente e guasto da Athuniy con una permutazione di lettere, che si noto negh Antarii. 1 55 . 1 56 . Presso il Sig. Can. Sellari, che vi scrisse una dis- sertazione, o sia una lettera edita in Roma nel 1777, e seguita da ultra lettera di dotto Anonimo nelle JSovelle di Siena dello stesso anno. Da tali scritti e da altre mie notizie raccolgo cbe le due urne possono unirsi alia precedente. Atha. Aris. Scurphu. Athes. Palis ; iVe prendo regola dal titolo di Velia Tiuia (nurn. 5 g) e dal non A^edere diminu- BEGLI ETRUSCHI. 3l i Tegoli mortuali della f ami glia Poblicia tromti in Todi. i58 tvruti f\vM ru£Ue<£ 157 M. Publicius. 1 58 Publia Publicia. tivo ne’due ultiaii norni, come suol essere ne’nomi materni. Quincii bo ricusata I’altra spiegaziorie die sarebbe Attius. Ar- rius. Scorpius. Actia Patia natus. E‘ pero ano degli epitafj piu dubbj, e di men decisa analogia. Patia e in Grut. pag, 962 forse per cangiamento di affini da Pacia : in epigrafi etrusdie vi e il derivato P atislania. Pub ancbe leggersi Paitia V. n. 4 * i 56 . L’epitatio contiene famiglie trovate ne’numeri anteceden- ti. Vi e annesso in b. r. assai rozzo un Principe, a cui e pre- sentato un fanciullo con una comitiva cbe sembra presenlar doni; forse Polidoro cbe da Priamo suo padre mandato a Poiin- nestore re di Tracia con gran somma d’oro, dopo Ja caduta di Troja fu ucciso dalTospitej e diede ad Euripide argomento di quella tragedia che intitolb P Ecuha. * iVel M. Olivieri a Pesaro. V. Passeri in Dcmpst. p. i 3 i. Oli^, Figuline Pesar. pag. 8. Furono trovati nel territorio di Todi ap- poggiati a qaattro urne composte di tegoli cbe raccbiudevano scbeletri. L’uso di tali urne fu comune ad altre nazioni. Lo ban notato il Caylus e il Paciaudi, e piu recentemente TAb. Morcelli de Stylo Inscnpt. pag, 121. iSy, 1 58 . Scritte di misto, c di cattivo carattere e con solcbi di lettere poco profondi, quindi alcune lettere restano ambigue; e si leggono per congettura. TaTe la iniziale di Pupleia^ come parmi da leggersi, e ne do simil esempio nella Tav. XIII, n. 17, La traversa del P prolungata oltre il confine della linea perpen- dicolare ba cangiato Puplda prenome scritto con dittongo, come a num. 3 i e 149, in Tupleia,, gentilizio non solito. Il nome Puplece cbe qui e scritto senza varieta ancbe nella donna, facilmente si ravvisa per italico ; leggendosi pople nelle T. E e poploe [populi] ne’versi Saliari citati da Festo. Puhlia fu figlia o sorella di Marco. 3I2 P. Ill ISCIIIZIONI FUNE15RI 1 5g < r vVu<ta- tiieUe di fanciulli ; e puo spiegarsi aopoc Mala^ius ; della qual famiglia trovererno altrove i derivati, Mala^ina e MalaA^ nisa ; forse da Mallius, o Manhus, famiglia nota in Fiesole; ond'era quel Manlius qai princeps belli fuit [Salust. Bell. Cali^ lin,) V. anco §. 8. II nome materno par lo stesso che al num. precedente ; nia scritto un po diversarnente per ai accorciato in ^z, secon:h>la or- togratid nazionale. La desinenza di Aebutiace si rinuova 'u\ Anai- ce, Emulenice etc. forse da Mbutiav^ dirninutivo come Autax jcli cui V. al n. 196 che si ha in piu lapidi chiusine. * In un podere della nob, firnigha Dei. N ehbi il cafco e poco tempo dal Sig. Dottor Vegui. I tegoli erano disposli a maniera di un'urna, e contonevano qualche urna plastica del solilo lavoro di Ghiusi, qualche vaso di creta, ed anco un urceolo di ravnc; tutlo con eeneri. Vi si trovo anco un’armilla e una strigile. Le iscnzioni sono scelle da maggior nutnero. 179. Parmi lo stesso casatO; ch’e nelle urne del Bartolini; ma scritto altramente. 3i8 P. Ill ISCRIZIONI rUNEBRI 183 VIbl AIA .^EIIIU 184 aq VIV/^ 1 85 u R T i /q ..■niaua — ru 181 2.ti/nVq i 83 miq — Jflmq 186 3(S)18aD/q lOq /=U »8i Ruapis. 182 Vibia Vel. F. (^P^elies.) 1 83 Attliina .... Larac. nata. 184 Aulorius. Sextia natus. 186 Lartliia. Anniola... i 85 Lartliia. Cafatia. 180. Leggo Arunthia Petrua Erinania da Erina, come da Papa Papania. Quei die pajoii due P furono il nesso IN. 181. Nome barbaro, come AsrapaL Le vittorie de’Romani cmpirono Tltalia di schiavi esteri cumperati in Roma: quindi la guerra servile. 182 Vibiaia come par da leggersi e esempio didesinenza rara in etrusco, e che conferma la congettura esposta al num. 3 o. E quanto Vibia, i83. Leggo A Vienna, credendolo un nome alterato da Ave, Avius. In lapida perugina MILII. AVII. La finale e raolto no- bile SI per Faddoppiamento della consonante N ignoto anco a’La- tini prirna di Ennio (Introd. pag 291) e s\ percbe ci presenta in Etruria il consenso co’Romani di buon secolo che scrivevano Vi- henna, Frebenna, Perpenna etc. L’ultima voce che pub essere da casato, la credo piu verisimil- mente da prenome materno, come altrove Athinal e sirnili. i 84 - Leggo Aulure da Aula ; desinenza di piu gentilizj. Tra- duco Aulorius, come da Serture Sertorius. L’ultro nome si trovo al num. 67. 1 85 . Caphathe, con lettera insolita, e con rara desinenza in donne invece di ei. 186. Frammento prege vole per quella seconda voce. Il nome BECLI ETRUSCHI. 3ig 187 viiuomim-cflmAu §. V. Epitafj scelti fm’piii antichi. 188 187 Volaseniia. Caia. nat. 188 Lartliiaxes. die per congettora puo sopplirsi Anniala o con simile iniziale, da qualche lume alia terminazione in al si freqiiente in quesli epitafj e sj oscura. 187. Veloseini ; casato che poi si ridusse a Volasenna, Volu* sennia^ e Folusenus, tutti nel*a collezione del Gori al Tomo II. La forma di queste lettere conviene arico al sesto secol di Roma: ilia non abbiam dati per risolvere quanto durasse fuor di Roma, specialmente in paesi cbe ancora non potean dirsi latini. Di altra iscrizione resta Urinat^ famiglia denoniinata da pa- tria, come si disse, Gl’Istorici la cbiaman Yp/a; onde alcuni cre- dettero, cbe 'Y pivct (come leggesi in medaglie) si dovesse sup- plire Ypivcitoov. Ma Tuno e Taltro fu veramente suo nome non altiimenti die Agyilu fu anche da Solino delta Agyllina come ^sertiia^ da altri si scrive .AJlsernina {Cerda in VII AEneid.) e n e prova anco questo casato derivato da quel la patria. §. V, n. i8«. E in bassorilievo cbe si e inserito nella Tav. XIII, n. 1 e considerato nella Introd. al n. 21. Fu trovato vicino a Fiesole antica citta di Etruria ; che ha sornministrato gran copia di bronzi; fra’quali i grandi assi e buona parte degli altri bronzi del M. Guadagni. Monumenti scritti non ha prodotti di ugual nu- mere. Divenne colonia de’Romani a’tempi di Silla. La scoltura scuopre anlichissimo il monumento; lo indican tale anco i caratteri bislungbi, il nome unico, e la inflessione di esso che non riscontrasi in epitafj piu moderni. Larthiasses e scritto come si saria fatto in greco, con doppia S; non come in antico la- tino, ove O^KTCyjc diveniva Uluses ; e ammessa poi la lettera si- monidea Uluxes. Questa ortografia tennero anche gli Etruschi di eta non tanto rirnote, quando vgr. eniulando il greco A.Tl(T(ro& senvevano AfAsa^ o Apixa^ e solamente cangiato anche in Roma 320 I\ III ISCRIZIONl FUNEBRI 190 189 190 Sum. Veiiuli. 189 Aruatiacs. il costume dopo i tempi di Ennio, e in epitafio latino scrissero Apissa. La desinenza di Larthiasses confrontasi piu die altro con certi noini asiatici, A raxes, Oaxes etc. 189. Riterito nellaX. XIU, n. 2 insieme co’due seguenti. Tra- duce Aruntiax. II nome Aruns fu il piu proprio della nazione, e percio non ornesso dall’autore della divina Eneide ; anzi introdot- tovi fra i guerrieri da’tempi eroici (^n. XI, 759) fu pero insieme il piu guasto dal volgo, specialmente nel secondo geriere. In luogo di Arwithia scrissero Ramtha, Rauntku, Runtha, e qui Aran-- thia ; dialetto die forse fu il prime. La finale, e specialmente il P si puo controvertere se abbondi come in alter nep, o se vi stia per S come in Kalendas Juniap ; esernpj che gia produssi da’Frammenti degli Arvali (pag. 107) come saggi di uno scritto diretto non da leggi gramaticbe, ma da pronunzia personale o locale. IncUno alia seconda sentenza; ve- dendo die le iscrizioni rneno antidie trovate in Orvieto e ne’luo- gbi vicini ban la S finale. Cosi il nome sara Aninthiacas ; e se- condo la riduzione dell’antico greco al moderno scoperta dalTAb. Bartbelemy (v. p. 184) diverra Arunthiacs: cosi Lesna Patacs, cosi pure Aulax de’quali si parlo nell’Analogia. Se precedesse mi, a cui suol seguire il secondo caso, piu mi piacerebbe leggere e spiegare Aruntiacas ; genitivo antico; e de- sinenza die si rivedra a podii nurneri. 1 90. Legga mi Venelups dii vi crede una trasposizione, che Corinto insegna essere stata propria del dialetto eolico: q\ A;qA 57$ TT^ciVi^dei/re; mrk rivcc wpopop^v Xeyoufotisi in Itaca, ove si trovo il nome di Larta, anco il norne ; die se non prentirne, fu nonio in Etruria ancora : no- tisi che ivi la niadre diede nome al figlio cosa forse a que’tempi, o in quel luogo non cosi rara : notisi die Arnaeus par che involga il raaterno nome, come si vede in Larthiasses Larlhiami^^ A^'iinthialus etc* e con quella inflessione di dittongo con cui tro^uamo continuamente i gentiiizj de’padri passati alle liglie. Tutto questo favorisce il sistema pelasgico anche contro Dioni- sio Alicarnasseo : ma non lo porta gia cosi innanzi, come fa TAu- tor delle Ori^ini T. 11 , pag. 26 ; dove fa Ulisse nato di antenati etruschi Il fin qiii detto non e inutile benclie non possa provarsi die Calairus non sia piuttosto Galerius aiitico nome, onde la tribu Galena fu delta; o altro consimilc. 192. In coperchio di rozzissima urna, nel M. R. Lo scritto e (p* 169) e nella sua vera forma si e rappresentato nelia Tav. Ill, n. i La H- corrisponde esattarnente alia ^ della lamina borgiana : cb’ella possa stare per ^ non mi e rerisimile egualmente, Anche le altre lettere corrispondono a quella lami- na, e agli altri pristini monumenti d/Greci italioti. Il punto presso la S e piu proprio della Etruria superiore ; e sara stato anco neiraltra S, che ho supplita su i vestigj della lapida, e su I’esempio di qualdi’altro epitafio. TaTe quello a pag. 211. Thania Siidernia. Ar. F. ta. Leggo dunque mi. Cexies. ias. Asnas. L’iscrizione tolta la ortografia nazionale puo ridursi ad sfJl 4 Kw- Avtot; ; sum Caesii Anniae F. j(j 3 . Presso Gori : in colonnetta. Per ana plena intelligenza della epigrafe converrebbe sapere che valore avesse la S rivolta COSI a destra, che troviamo gia per la terza volta in questo §, e DEGLT ETRTTSCHI. 194 Sum. Laris. Arrii. Anniaxia. Nati. si trovo si mi I men te in quel la epigrafe semibarbara (Tav. Ill, 11. 12.) GRESFINIASI A.^\NIA. Se qui e indizio di finale; ov© quella lettera par che non si esprimessej o non si espriniesse inte» rarnente (p. 170) potro supporre lo stesso nelia isorizione goria- na ; aozi pofro sapporlo della intera finale us, Lo argomento dalla SLiperliaita delle lettere interrnedie, ebe abbiam nolata in simili casi it) etrusco (num. 127) e anco in latino antico (n. 76.) Gosi ia voce riunda col resto (se pure e Ases), diviene Arunthialasses su I’atialogia di Larthiasses ; se non che qul il primitive Larthi ha raggiunta di una sola particella ; ivi da Aruuthi si e. fatto Anmth alu come di T’’eLci Velcialu; e quindi vi si eaggiunta Eal- tra particella uses. Esempj sirnili a p. 149. 194 In colonnetta scavata due miglia fuor di Panzano ; ove, e in altri luoghi del distretto di Firenze si son trovati rnonumenti assai antiebi. V , Bonar. in, Dempst, p. qS. La ragione addotta poco innanzi per Siena vale anco per provare di etrusca origin© Firenze ; giacebe vi fu dedotta una colonia /ege Julia, nominati dagli Scrittori Agrarj. Se la citta fosse V Atarnaham di Livio, essendo posta ad Arnum ; o quella che tennero i Fluentini (in piu codici di Plinio e scritto Fioreniini) praejluenti Arno appo-* siti, o se una citta rnedesirna avesse successivamente piu nomi, come si e riferito di Ghiusi, e si e dubitato di Volterra ; non e luogo da disputarne; ne molto se ne puo dire dopo le disserta- zioni del celebre Lami. Leggo Mi. Laras. Arianas. Anasses. clan. Sc I’epigrafe non devia dalla pratica piu comune, parmi che Arianas sianomede- dotto da Art a cb’e anco prenorne, come da A']pina A^inana. Pud esser nome di figlia e sara da supplire Larusas. Piu veri- similraente e nome passat.o in gentilizio stabile di famiglia ugual- mente che Larcana, Caecina, e Caesina, che in epitafio bilin- gue e tradotto nondimeno Caesiiis. Su questo esempio sara Laris Arrii. Altri per la dubbia analogia de’mascolini in a (pag. 102) vorra forse rendere Lar (dal greco 0 Arrius. II nome seguente si pud aggiiignere agli altri due consimili ri- feriti (n. ih8 e iqS), e tradurre parimente Atiniaoces. Da quo- 324 P, III ISCRIZIONI FUNEBRI 196 T95 c. 5EIITI. flu cHv cm pfl T R H3J3M3;J 195 Lartax. Yesuli. 196 G. Sentius. Aulax. Cleopatra, nat. sto la figlia con diminutivo e cbiamata Anniaxecla. Dell’nltiraa lettera o sillaba ne ved. I’introd. p. 248. nj 5 . In colonnetta perugina. V. Descriz. AeW Alticchiero villa degli Ecc. Quirini tav. 1 1. Fu addotta dal Pusseri {Selecta Mo-- niimtnta eruclitae antiqiiit. Tom. //, pa§. 74} lesse Lar^ thalii. lo leggo Larthachu confurme alia copia partecipatami dal P. Galassi Mon. Cassinense, benemeritissimo de’monumenti di Perugia e profan i e sacri. Spiego Lartax ; e ne do ragione con la epigrafe del seguente nurnero ; die non lanto per anticbita, quanto per diebictrazione dital desinenza bo hiserita in questo paragrafo. Veseles pote dirsi in vece di Veeles (pag igo) con la interpo- sizione della S Ira le due vocali, come in Cesartie per Crartie (p. 1 32) Caccilises per Caccilies (pag. 124.) Fors’anco e diminu- tivo da Tese: Vesiiliy o Vesuliis. 196. E' in caratteri semibarbari, scritta in un tegolo, e riferita in hbro citato altrove del Paolozzi pag. 4b con altre iscrizioni di Cbianciano Una di esse e addotta aiico da Gori Tom. JI, p. 416. D. M. Stheniar Veneriae C. Sentins. Aulax. Uxori. Sanctissi- mae fecit. , . Hie. sita. est. stpiem. vicennis. Send. Aulacis, Ve- neria. A ppena dubito cbe questo Send. Aulax sia un avanzo di etrust'isuio ; forniato appunto da Sentialchu. Al priinitivo Senti si aggianse prima ala o aulla (v. §. XI), cbe su I’esempio di Ter- tulla potrva in latino render Sentiilla; poi Taltra particella chu secondo il dialetto d'ltalia antica, cbe tai sillabe sostituiva alia H, dic( ndo vgr. ^ Greci avean Hesyeb ) e pire uracu., com'e in 1 . E., ove si saiia detto i^nis urax ; e 5e- nica e Foluces, cbe poi divennero senex e Pollux. Cosi I’intero Yocabolo saria stato Sentullax, finale di diminutivo in greco, c 240.) Questi che ora produco non ban vantaggio di antichita sopra gli altri di tre nomi, come io credo : sono scritti compen- diosamente, e senza menzione del nome inaterno; che in Etruria significava cio che in Roma il cognorae ; senonche questo era af- fisso alle famiglie ; quello alle persone. 11 presente §. e quello che siegue corrispondono a’ n. XII e XIII della Introdiizione, e eonfermano cio che ivi osservai ; specialmente su i diminutivi, e le terminazioni in I, o in El, che c'ingannarono lungo tempo. 212. M. R. in urna rozza. C^si il seguente. LAN! VS e genti- bzio in Grut. pag. 149 dedotto da professione, come ognuii vede. In Etruria non so se abbia diversa etimologia ; rifletto solo, che si ha fra I’epigrafi semibarbare Resto, in latino Restio ; vocabolc# €he Gornelio Frontone chiosa ffui vmdit Junes. 33o P. in ISGKIZIONI FUNEBRI 25 4 3l4^n3G ‘0 J 2s 6 vDrmJi 2i3 2i5 D . V m . a 4 30 3 Aulus Yoitius. 2i5 VeL Mus. 2i 4 Lars. Rennecliius. 2 i 6 AuL Plaiicorius. Puo cinco leggersi LAINI supplito i! dittongo come altrove si e fatto : sarebbe LaeniuSy nome nazionale, che fra poco dee tor- narci sott’occhio. La ortografia de’casati non e sempre la stessa. Y. p. 267. 2 1 3. II cattivo cansttere di questo titoletto fadubitare del gen- tilizio; cbe sembra 'SeAilthe.y accozzaniento di lettere non solito in lingoa etrusca. Nondiraeno avendosi in altra urna espressa- inente UUa traduciamo f^oltiiis su I’esempio di C. Nicero-^ tis che abbiamo in Fabretti (1. D. pag. 84*) La parola e di origine nazionale o si deduca da Void popoli di Toscana, o da V oltay su di cui dopo Bonarruoti adduco ii testo di Plinio : Vetusfama Etruriae cst impctratum (J'ulmen) V olsi- nios urheniy a^ris depopulatisy subeunte monstro quod voca- vere Voltam (L. II, cap 53.) 2 1 4- In el M. R. in olla. Congetturo, se mi e lecito, che qiia- sto nome sia da RenCy e ne sia venuto derivative simile a Lar- thachu da Lartha, a Lenaclie da Lana. La Rennia e gents di rnedaglie romane. L. R.E1VN1VS e anco in lapida Volsiniese presso 1 ’Ada mi pag. iqG. 2 1 5. Nel M. R. in tegolo. Questo epitafio ha dell’enimma; ed e conservatissimo per escludere ogni sospetto di lezione o alterata o rnancante. Potria supplirsi Veliiis. MuscUy tunto pin cbe repitafio di Masdena e de’medesirni paesi. Propongo altra lezione, fondato su la dubbia significazione di quel la M, che spesso equivale ad IN. Leggo Vedmi.ccy e spiego Viniciusy nome di origine nazionale come si notd al niim. 25 . V einum fu anclie ortografia di antiebi Latini per Vinum. Quanto alia punteggiatura rileggansi i nameri i, 83, <) 0 . Per mere iniziali ancora si posson prendere. Fab. pag. 22 . DIS. MAMV. S. F. C. PL. etc. 216. Flancure da Plancur, per Plancus. come veggianio DEGLl ETilUSCHIV 33 i 218 217 milvDiqfl J 5 n A D i q /I m . Oq 3 219 .•^ivrug:^ .2 i 7 Lars. Marcaiiius. I H I S 2i 8 Lar. Gossinius. 219 Vei, Numesini. di Aulure ; detti per dialetto laconico che cangia la S iielPaf- fine R. Alla etimologia fa strada Quintiliano: ScruLubitiir mille praeceptor acer atque suhtilis aricines norninum ; ut quae ex habitu corporis Cicerones Rafos Lon^osque fecerunt : June [tiisi erit aliud secretius) Syllae, Burrhi, GaLbae^ Planci {di~ cti a pedum plaiiicie, Turntb.) P ansae ^ &cauri aliaq. Mi giova fare utia breve digressione in proposito di Sylla ; del qual nome bo falta menzione altre volte. Garisio (L. f, pag. 1 85) sappone cbe si chiamasser cosi qui flavo ct compto capillo erant. Macrobio riferisce qiiesto cognome ad un fatto istorico. Bello piinico hi ludi [Apollinares) ex libris Stbylli^ nis primum sunt inslituti suadenta Cornelia Ru/o Xi^iro, qui propterca Sibylla cognoniinatus estj et postea corrupto nomine primus Sylla cepit vocari. {Saturn. L. i, 17.) Quindi certa- mente aggiunse il gran Critico: nisi erit aliud secretius. 217. Nel M. R. in tegolo a lettere dipinte di color rosso; nsanza de'sepolcri romaiii ancora, cbe notai a pag. jiSdelTal- tro volume, allegando il testo di Plinio. Maricane fu da ms altrove ridotto a Marcane (pag. i 84 ) giacebe iin istesso di~ stretto ba riprodotto e questo tegolo, e Tepigrafi de’Marcanj gia riferite. Cbi piu ama la iettera che la congettura, deri- vilo da Marica Dea Italica; la cui ara con la iscriziooe DEI. MARICA e nel M. Olivieri. 218. In olla : fu a S. Goslanzo di Perugia. Leggo Laris Cusini. E' nome mizionale esprcvsso in lapida volsiniese. V. I’Adami p. 74. Ivi e scritto COSINIVS e GOSINIA ; altrove con due S ; non altriraenti cbe dicemrno di Gossa ; donde ripeto tal gentilizio, senza perd esclud( 3 re i’etiraologia cbe aggiungo. Cossus e cognome de’Gornelj. Festo : Cossi dicehantur natura rugosi homines a similitudine verrnium liy^no edit®- rum qui cossi appellantur. Nelle glosse GVSVS ortografia cbe tutta conviene al nome etrusco. 219. Nel M. Corazzi ! in urna di travertino. Leggo Ifume- 33:2 -P. Ill ISCRIZIONI FUNE15R1 221 220 -lOq/l. . I3f fl ri3;i : i(po /14 223 222 3-/Rmvuvi. /inyR.. ]<>^n:\Q4F\4 225 224 1 3HJ t It : It ^ 226 l5ntVt:flDfl8 220 Lartia. Venatia. 221 Lartia. Veria. 222 Lartia. Titia. 228 Tbamiia. Pusionia. 224 Fausta. Titioiiia. 225 Fausta. Yescania. 226 Paccia. Titia. sini ; forse scritto per Numerini come gia Fusii Fapisii etc. ; di rbe V. al n 112. In tegolo antico troyato nel senese L. ]\V- MERI EXPEDITI. Gori Tom. II, p. 65 . Fu antichissimo Home italico ; siccorne si raccoglie da Festo v. Numerius. Gbi ama cose piu ovvie spieghi Numisius o Numicius. 220. Nel M. R. in olla. Non vi e di iiuovo altro die la quarta lettera ; cbe giustifica la lezione insinaata al n. iqr. 221. Traduco Veria scorto da un titolo in latino carattere a pag. 129: e da Veras non altrimenti cbe Feria \n Grixi. da Ferus (pag. 912.) L’intero vocabolo e Ferina. Leggendosi Verna, come si e fatto, e spiegando Serms, non si sa a cbi riferirlo. 222. M. R. in urna di tufo. 223 . Ivi : in urna plastica di Cbiusi. Pusionia, cbe aitri forse ridurra a Pisonia, parmi soprannome dedotto da pusin, dal cui genitivo e piisionius. Fa a questo proposito il detto di Orazio, Satyr. I, 3 , 45 * Strabonem. j 4 ppellat Paetum pater, et PVLLVM, male par<^us Sicui fUius est: ove Rutgersio e Bentley osser\'ano, chepullus^ corrispondente in qualcbe rnodo a pusio, e altrettaii soprannoini, si mettevano da’padri a’figli nella lor t^nciullezza quasi per vezzo. 224. Nel M. R. in urna plastica assai bella con ritratto di donna sopra il copercbio, Su I’esempio di Annionius, cbe e in Grutero, rendo Titionia. 226. Nel M. R. in urna plastica di Cbiusi. V. p. 189. 226. Nel M. BucelU in copercbio di rozza urna. La gente Titia BEGLI ETRUSCHI. 333 227 m. riy bOI: K Ik^l 229 22^ nvi^qf./^itnoa 23 o F\ K VI .0003 227 Larthia. Titia ... 228 Tliaimia. Laeiiia, 229 Aruiitia. Trebonia. 280 Larthia .... o per gangiamento di affini Tutia, e frequentissima in questi paesi arico in latine lapidi. Vi si trova il suo derivator D. M. TI- TIENO- SAEGVLAPJ- TiTlA- GRESCENTI V\- VXOR. Nel M. R. Titicna corrisponde, se io non crro, a Titnei^ tbrrnato o per metatesi da TITEINa, o per eolico dialelto da TITINEia. 227. M. R. in copendiio di rozza urna : due epigrafi di tempo e di carattere diverso. La pin antica e guasta in piu lettere Torse da chi vi mise il nuovo epitafio. La lezionc; che meno si allontana dai vero e Siipni ; di ciii v. al num. 3 o. 228. In urna rozza del M. B. Tleneia e quanto Lenna, come si e osservato a suoluogo; Lrniglia, da cui si ha pure Lenache in un bronzo. Laenas in Rorna fu cognome de’Popilii tratto da Laenaj che Festo cosi descrive: Laena oeslinumti habitus duplicis : qitidatn appellatam existimant tusce (era diinque vo- cahoio etj usco a’tempi di Verrio Flacco) quidam ^raece^ quam dicunt, L’origine del latino Laenas fu da un Popilio Flarnine, che ec* citatasi sedizione meiitr’egli sacrificava, vestito com’era di lena^ si presento al popolo, e lo acqueto [C<.c. in Brut.) In Etruria cbhe forse origme da proTessione non altrimenti che Rcstio. 229. Urna roz. M. B. Aruntha credo, per Arunthia^ Lartha per Larthia sono esempj rarissimi in retto. 23 0. Nel M. R. in quel tegoio ov’e scritto separatamente Atsu^ pal. Quest’altro titolo che sembra piu antico fu scoperto di poi. Pucta , o piuttosto Pucia sembra essere il nome; la qnal famiglia puo ridursi a quella, che da liguline Aretine produce il Gori nel T. II (pag. 323 , 324) BVGCl- ODOL* e BVGGL L- GALiD. Puciria e nel distretto di Moutepulciano. 334 P. Ill ISCRIZIONI FUWERRI 23 1 F\\Uf\Q 13111/13 232 flom/lq 233 234 iinqvi lermvo/ui flo 235 O /I 1 3 3 X m a3i Fausta. Caja. a3a Aruntia. Fausti. ■ a34 Thaniiia. Cosinia. a33 Fausta. Furinia. a35 Tita. Mettiaca. • 23 1, M. R. in tegolo. CAINEIa e cio che latinamente dissent Cajenna. 232 . M. B. in tegolo. EpitaBo di due prenomi, come al n. i 38 . Puo dubitarsi ancor qiii se sia da tradiirre Aruntia Fausti filia o uxor. 233 . M. Venuti: in tegolo. La prima lettera e cbiaramente H; onde legger Hastia. Se avesse a cercarsi la novita piuttosto che il vero, potrebbe ridursi a cognome derivandolo da Eustath, in II. A. 1 58 . K^qoL^TO^ h!TTim,(^ yvvcilmg 'iX^yovFrbicas (non Athenienscs) atticas muLieres appeUabant, Miglior via sernbra ri- durre ancor questo aU’usitato prenome Sastia; fattovi un cam- biamento di lettera per affinita di pronunzia. Essendo 8 lettera aspirata, facilmente le si sostituiva I’aspirazione F e non dilficil- mente I’H. La desinenza del gentilizio e quale si vide al n. 5 q. II genfcilizio e equivoco Furnia o Furinia o aliro che deggia for- marsene. 234. NelTAccad. Gorton, in olla. La prima lettera del gentili- zio e H ; della cui equivalenza con G abbiarn prove nelle T. E. , nel Sasso nolano, e in altre di quest’epigrafi di Toscana. V. n. 161. 235 . In frarnmento di cinerario: Tho dal Signor Proposto \ e- nnti. Leggo Teta [Tita e a n 129.) Mcthach. II teina e MctliCy onde pure derivasi Methla (num. 89.) La prima radice e forse DEGLl ETRUSCMf. 335 ^37 lanf 3:3 236 ^ VS3D ./RO9 ^ J 238 f\\Y\f \0 13 nun^o 240 • 3nU3 V7 O/IJ 239 /IIJflD .10/33 241 Ufl V 33 D •'H 0 O 3 M 242 .f mf 3/33 . /3 N 33 i 236 Larthia. Gaesia . . . 287 Fansta Vettia. 238 Tliaiinia. Tliannisia. 289 Larthia. Gallia, 240 Larthia. Volsiiiia. 242 Velia Lautneteria. 2^1 Sexta. Gleotia. ; talche Mettiiis, o altramente che deggia rendersi, sia uorne anaiogo a Viiiim. La finaie e connessa col tema per via della S, di che abbiam dati e daremo piu altri es ^*n|)j. Leggo Me- thacha, o Metachis. In epigrafe rarissirna e Manesckis; esem- pio capitatomi dopo la stainpa del num. 37. 236 . In urna perugina rozza: Tbo dal P. Galassi. E' notabile Fortografia Lartha per Larthia. II norne potrebbe derivarsi da Cesu [Caeso) come Petriia da Pctru ; ma la finale man- cante occulta cio cbe rimane. c 237. Nel M. Borgia. In travertino. 238 . Presso il Paolozzi nominato poc’anzi, pag. 45 . Than-> nisius e in lapidi. 289. Pr. il Paolozzi pag. 27. In lat. puo rendersi qual^e in etriisco; giaccbe in lapida Cortonese leggesi CALLIVS e G \L- LIA. Gori pag. 337. 240. Trovata in Bolsena, e riferita dall’Adami neUa storia di Volsinio pag. 3 i. Leggo CLeuta, parendomi che la finale non possa essere se non A. Traduco Cleotia da onde pure e Clepatra. 241. In tegolo del M. Bucelli. 242. M. K. in copercbio di olla. Della c consonante per u vocale non vi e piu cbiaro esempio. E' anobe degoa die si avverta la desinenza. Ghi volesse ridurla ad analog ia potrebbe 336 P. Ill ISCRIZIONI FUNEIJll 244 243 iq -J?- • R\'\F\0-R\\Af\^ 246 245 flmuq §. VIII. Epitafj die al gentilizio aggiungono un alCro nome-^ Epitafj con terzo nonie. 247 inmflo -gn/i m )i/iJ ^43 Tliannia Appia. ^44 Anchari. 245 Velia Larusia. 246 Anintia. Paiitia. 347 An. Tlianniiiins. Lautnius. disciorla e siipplirla cosi AoLVTVlOt STSpci 0 V(T 0 i. L’ultima voc® ridonda anco in greco. V. pag 282. Ddli ’aggiimta ed V. pag. 26G. 243. M. R. in olla. Scrissi altrove di questo iiome che di- sciolgo in Ta Jppia (p. 211.) 244* urna di Chiusi. /tncaria e nome di Dea ve- nerata in Fiesole. Tcrtull. Apolop. cap. 24 per ipsam quoque Italiam consecratione censentur . . . Faesutanoruni Anchari a, Volsinienshim Nortia, Ocriculanorum V alentia^ Sutrinoranx Hostia, Falisconim , in honorem patris Curis, et accepit co- gnomen Juno. Altri leggono Asculanorum Ancharia. V- Gori. Inscr. Tom. II; pag. 88 che dopo Reinesio esdude questa le- zione ; e alle loro ragioni si aggiungano le molte iscrizioni etrusche di questo nome. 245. M. R. in tegolo. Tradaco Larusia toltane Taspirazione che in etrusco siccome in greco si aggiugne aUa R. Come da Veles Velesia, cosi da 'Veins parmi Ibrmato qnest’altro genti- lizio giusta I’uso nazionale di cangiare in nomi i prenorni, cosi da Lams. 246. M. Vatican, in coperchio d’urna perugina con immagine di donna. II nome puo essere da panta ch’e in T. E. e da Lama cognome de’Vihj per cangiarnento di alFini. * Corrispondono a’n. XIV e XVIII della Introduzione, e col- loco in prinio luogo i cognomi che procedono piu conforme- DEGLi ETnuscHi. 33 y 248 I aoj V I a-Jv/a 249 aq v>n/iJ-i<)''3ia. M. R. in tegoJo. 25 3. IVi. R. in tegf)lo. La terza lettera e alqaanto cliiusa in ci- jna. li cognome lasciato in tronco credo Fula [Fullo)y onde forse Fuluuie accorciato in Fulnie, Lo deduce dalla ortografia iiazionale, die finisce in L i vocaboli, cbe tal lettera banno nel- Fultima sillabn. Men sicurtj e render Ful^ us, benehe replicato in piu lapidi di Toscana, e da Dempstero notato in que’capi ove raccolse le invenzioni deg'i Etruschi. Cita Plinio nel Lib. VIH, c. 52 . Fharia horum [aprorum) cett-rorunique primus (opiti generis in^uuiit Fal^ius Lippinm [al Lupinus) qui in Tarqumiensi [eras pascere instituit. Se Plinio dscesse Ful-~ vius Tarquinicnsis, I’opinione di J 3 empstero sarebbe piu convin- cente. 252 . In teg. Bucelliano presso Passeri V III. M, E. tah. 3 o. Cecil (aitrove Cicu) cognorne ali’uso de’Romani : KdiKOVg KXoSiovq eT(i)vviitci^ ri^evrcu in Corwl p.»g. 218 il Kdo- soio loda quesU usanza, die vetlesi essere stata ben rara in Gre- cia ; percioccbf^ dice, si assuefanno CGsi i ciUadini a non ripii^ tare ignominia ne la cecild, m ultra simile disgrazia^ Lanu, T. //. 22 338 P. Ill ISCRIZIONI FUNEBia 25 .^ V^q/RD • I3I/!1UV:1 ■ F\\Af\0 255 254 • l3Hm40.IOq/lJ . . Q313 • 258 257 256 finNivi i-rif .ita/qj o ^ a-.or VD1//3J3 [V\\^R\ /quvo 3qOH 253 Thannia. Volsinia. Garcia. 254 Lartia. Laeiiia. . . . 255 Velia. Titia. Lautneteria. 256 Attia. Paetia. Tuchia. 25^ Lartis. Titi, Sabini. 258 Publina. Planconia. Ciria. s53. M. R. in coperchio di pietra. Leggo Carcua (v. n. 23) su I’eserapio di Vctua^ Pctrua etc. Potrebbe anco renders! Card cognome di conjngio. 254* M. R. urn. Altrove Tlesnei, La’^niiis e in Grut. p. 122 . 255. M. R. in coperchio di pietra. Deb’aggiunta eter o etru (cb’e anco in T. E.j al nome A^Lautrij v. pag. 266 . In origine par cbe fosse AoixjTVOc, STSpo^^ passato poi a poster! in gentilizio. jETRIi^. SECVNDA e in iscriz. di Arezzo pr. Gori p. 3o5. i5f>. M. R. in tegolo. II cognome e da D. M. TVCHE- ISl SACRVM in iscr. di Siena pr. Gori pag. 71 . 25y. Lartis. Titi. Sabini. Mi pare piii verisimile legger perche scritto senz’aspirazione, cbe a Lartia si aggiugne in etrusco ; e perche il nome non ha diminutivo. 25s M. R. in teg. Da Plancu v^demmo formato Plancure ; qnest i sembra derivazione diversa su Tandare di Carcuna da Car u, di Trtpuna da Trepu. Cirtia, come par da suppiirsi e quanto Curia, che si legge al n. 120 piuttosto e scritto invece di Sciria, che s’incontra in piu lapidi de’contorni di Chiasi. La fumigiia mi par la stessa (forse DEGLl ETRtJSCm. 339 269 MtVflJ .MV^ 3 Q '1 \F\Y\f\ Q 3 t 3 261 260 3 HJ 3 :iD =IOq /3 J flN^riA.IOO/qj fluaa® 262 zf / j . 263 flifi /^8 . . . mtiqj .flitu- = 0/31 qiariMD /RinviD^a aSg Anniola. Praeconia. Lautneteria. 260 Lartia. Anilia. Vesia. 261 Lartia. Ciluia Heriiia. 262 Sexta. Aiinalnia... 268 Attia. Titia. Latina. 264 Fausta. Caja. Restionia. da KuflOf flominus) con I’aggiunta di nna S, ortogvafia na7,ionale. C(»si Lccni e Lescini, Pad a e Pcscmia in iscrizioni scavate net luogo stesso. L’esempio di Scarpus, che in Roma equivale a Carpus (num. 167) conferma tal supposizione. ■209. Nel Mus. Borgia : in colonnetta, II prenome e Anna'may supplito conforme alia lamina MafFejana. Praeconia credo po- tersi rendere come Mu.sonia al narn. r>.o. 260. M, Buc. in coperchio di pietra ; cosi i spgaenti. 261. Notisi cbe il nome stesso di C\’tnle cosi scritto nel sepoU creto della famiglia vicino a Siena, diversarnente scrivevasi presso Chiusi, ove si e trovato un sigilio con la voce Cue.nle^ 0 qoesto monurnento con C^elne ; che pm si avvicmano al preteso Cil- nius. II cognorne puo anche leggersi Serna, e tradursi J^eria o Vera. V. il n. 43 . 263. Il pienome e con aspirazione; per iscambio di pronunzia, come cong(^ituro in casi siinili. 264. M- Veron. p. g. H Maffei Ipgge Eescionia, cangiato come eredo O o T in HesCio e famiglia nazionale. V. a pag. 128. 34o P. Ill ISCRIZIONI FUNEBRl 2()6’ 265 lanv-’^vo vfjflo lUiA8 /R33D^ 268 267 ?fllqV1V3 -lijctf :J3^ lqflm/3. J 3 ^ 265 Falto. Sceva. 266 Homoneia. Folnia. 267 Velania. Arria. 268 Vel. Trebius. Euporiae. Tcrzo nomc in ^enitivo. 2G5. L’epitafio, benche senza espresso prenome, appartiene a questa serie in vigor de’dae nomi; cosl altri che sieguono. Nel Museo Reale in tcgolo. Falto e in Griit. p. i>,p2> e 297. Nella nomenclatura di donne e prolungato in Faltonia in latino, 8 similmente in etriisco; osservazione da annettersi a quelle del 11. 120. HaArov una specie di giavellotto pr. Senofonte ; quindi e forse il de’Latini ; e per solita aggiunta di aspirazione il Faltu degli Etrusebi. Di Scei>a scrivo in altro nu nero. 266. M. R. in coper, di pietra. ^O^ovoiot Concordia ; quindi Home proprio, quasi come in Muratori pag. 1H76. EYMiiNElA. Cosi in lap. lat. HOMONOEA, e in T. E. SESJNA. DO]MONV^ 'Oii^ovevg, Folnia tradueo qui come a! num. 19. Se altri vuole renda Fidlonia ; farniglia che nel chiusino ond’e questo monuvnento, sicuramente abito, percbe in altri rnonumenti locali si ha Fidlo. Vi e tattavia un luogo detto FuUomca ; di cui v. il Dini lib. cit. pag. 69. 267. Felania, /irrin. M. R. in orna di Cbiusi. Potrebbe anco distinguersi in Velia. Annia» Arria. 268. M. B. in urna rozza. Cotnincia una serie di cognomi che ban terminazione di caso genitivo (n. i) greco o latino: possono pero variamenle intendersi ; come notaial primo numero, e altro- ve. Cosi questo Euporias non solo e genitivo greco o latino an- tico, e ta un epdalio siaiile a Fc/. Spedo Caesiae (pag. i 33 ) ma puo anche essere cognome da trarne Eaporiatis. Che gii Etru- schi e gli Umbri divenuti latini usasser presto nomi in as lo con- gelturo da quel titoletto periigino C<\Fz\.TI A. ADENATIS {uxor) e da alonne figuline del M. Bianchi a Rimini ; ove leggesi SALO- KAb, c SALOiNATE. Altri lo vorra sesto caso tronco di finale. BEGLI ETRUSCHI. 34 * 271 27^» 269 f^novi : J31 qD -o‘^ 272 IFW'^fi \OQR^ \3nc\f]DnR M /q n i 0 269 Attius. Crispus. Appiae. 370 Attius. Ginna. Sabiniae. 371 Vel. Fui’ijiius. Verae. 372 Lartia. Ancharia. Mariae. Trehius nome istorico di quel cittadino Cossano, die tradi la patria ad Annibale (Liv. D. li, 3 , i.) Ma la citta di cui Livio parla non fu Cossa Folcientiurn ; niia Cossa ovvero Cosu 0 ]'vci)rpQVy come Stefano la cbiama. Qiiindi non sieguo Deinpstero^ ne quel Trebio cornputo fia’Toscani. Euporia c pretto greco, come ognun vedc ; e si riscontra in im titolo latino di villa Strozzi a Firenze. D. M.EVPORlAF. VIX. AX. XI. M. III. etc. Gori laser. /, pag. 354 * 269. M. R. in tegolo ; cosi ii seguente. 270. Cinna nome forse insitizio in Etruria ; trovandosi qui so- lamente in questo tegrposto il digarmna per la vicinanza della R, puo anco leggersi VERAE'ii; essendo uso nazionale in nomi di donne troncare ruitirria A, e nella penultima sillaba apporre il dittongo ^ CLl ; cbe all’uso latino pole cangiarsi in ae. 272. M. R. in coperebio di pietra. II cognome non e nuovo in Toscana. MARIA. C. F, APYLAT c net Museo Etrusco. Marc -342 p. m ISCRIZIONI rUNEBRI 273 2?4 8 lf ^^8 h/in 276 575 :|Oq/=U umvn .OqAU H/1I33D^ h^isvflq 273 Thamiia. Titia. Alethiae. 374 Fausta. Veria. Herinae. 275 Lart. Nuniesi. Rufiae. 276 Lartia. Varia. Scaeviae. fu guerriero perugino, die nella rotta data da Annibale a’Ro« inai)i presso il Trasi ueno accolse in casa Serrano ; e fuggifivo o ferito lo sollevo. Egli e lodato da Silio Italico (VI, 74) Maras s>etus ille parentis Miles ; et hand surda traclarat praelia de~ xtra. Intende delle battaglie cbe Attilio Regolo padre di Serrano avea fatto contro i Cartaginesi ; ove Maro gli fu cornpagno ; ri- poitandone prenij inilitaii cbe si raccentano in quel eontesto. 273. M. R. in urna plastica di Chiusi. Leggo Alethas die in questa ortografia vale Alethias, cornputando per lettera quella S tinale come fo altrove. Puo dedursi da Ale [All'us n«im. 84 ) come da Velie Veliethe (num. 4 '^; anco da l^eras. M. R. in teg. Se e lecito leggo : Phasti. Fhereia n. 43 .) J/er«^z5 per //ermas (num. i 5 i.) E facile il cangiamento di P in F. 275. AI. B. in teg. V. n. 219, e i6 ove adduco il titolo in Vi- terbo di Perpenna. Rufio. Ho dipoi letta la gente Ferperna o Perpernia in lapidi del vicino Volsinio (Adami p. 190, e 191) e la Rufia in tre lapidi del luigo stesso (Ivi pag. 191, i 4 ^j i 56 .) Cio aggiugne verisimiglianza a quella traduzione. 276. M. R-. in teg. Varronia si tradurrebbe senza I’esempio della isevizione bilingue addotta al num 4 - Sene^iae e Abl Scaeva cbe significa man sinistra ; la quale rimasa a Muzio dopo cbe si DEGLI ETRUSCHI. 278 , 13 Hmv=!lOqfl.. -V 279 \ rn f\\A3(\^ R\r'\R3'\\ 280 34: 277 flIOq flJ lq5DVO . fMf\r\^V\f\D :l5riJV/3 :RnRO 277 Lai'tia. Tlioceria. Cafatiae. 278 Larlia. Volsinia. Heriniae (i^e/ F'eriae.) 3 'jg Crespiasia. Trebiae. 280 Thaimia. Aulinia. Caesii, arse la deslra, gli diede il sopraiinotne : cui postea a clade de- xtrae manus cognomen inditum Li^f- hO, f/y i 3 . 277. M. B in teg. Thucer forse da e nome nazionale piu volte discusso anche nell’altro torao. In lat. Thoccro ; onda Tkoceriu^ oome da Ptrperna Ftrpernius V. pag. 176, e 177. Capatine puo essere sesta caso; o secondo, omesso il dittongo come al num. *2. De’Cafatii v. num. 62 : e la stessa gente scriUa di versa mente. 278. M R. in teg. ved. num. 70, e i 5 i. 279. M. R. ill coper. Nella T. Ill, n. 12 si ha Crespiniasia. II Gori fra le iscrizioni aretine riferisce questa di un’urna : CRI- SPINA. L. F. FIRMA. VALERII FESTI ; e racconta che nel medesimo luogo si troTo anco rurna di Valerio Ue’Crispim an- che § XV, n. 2. 280. M. R. in urna di Chiusi con h r. assai raro. Rappre.sentu una donna alia porta d’Inferno, ov’e il Cerbero tenuto da uii Giovane vestito di pallio: una Dea alata con face nella sinistra la guida con la destra verso quel luogo. I nomi son nazionali. Q. AVLI^fNA. SEX. F. SABatina in Jap, volterrana pr. Malfei Oss. Lett. T. VI, p- i 3 o. Caesius e scritto poc’anzi Cexie^ qui Cen.vna ; e in colonnetta che ho veduta presso Monsignor Borgia in questi ultimi giorni vi si aggiugne il dittongo Caixna lo aveva gia congetturato dover» vi.si supplire secondo Feolica ortograda ; di che v. al nutii. 4- Traduco Cae.Hii ; perche un Cesio figiio di quest’Aulinna si ri« porta al §. X. Chi viiole scriva Caesiesia. Tali forme di tradurre 344 ISCRIZIONI FUNEBM Terzo ncme con Jinale in sa, a con ultra equivalente, 281 282 F\\F\\ny^F\ :\?r\\RO:\OQf\4 283 284 p\XF\v\F\Q :mv ^mif 381 Thannia. Gaja. Gaesii. 1^82 Lartia. Gaja. Achoniasia. 283 Actia. Arria. Yerasia. 284 Latiniola. Kanasia. son quasi lo stesso ne’nomi in asa^ esa, isa, ma^ die qui riu- iiist'o dopo aver trattato di tali desinenze a pag. 2'>9 del T. I e dopo avere osservato ivi e in qunsto T. p. 238 \ che comu- nemente son cognomi presi da conjugio. 281. M. R. in urna di Cliiusi. 282. M. R. in simile urna. V. num. i 54 - 285. M. R. in teg. Nolisi nel prenome il dittongo. Verasa^ come dee sopplirsi e forse cognome tratto da madre ; da Vtrus satebbe Vcrusa. Ma non si doe in queste iscrizioni sottilizzare come farebbesi in un classico latino. 284. M. R. in urna rozza. Spiegai nell'altro tomo quel pri- me norne per un diminuUvo simile a Glyccrium ^ ed altri tra- sferiti dal greco al lativ^o. Non e maraviglia in una lingua, die stava gia in decadonzci ; le lapidi latino de’bassi tempi ban grecismi ignoti al buon socolo. Crebbe tale sludio in Etruria sotto i primi Gesari ; fino ad essere ivi parlata da domie la lingua greca, come or la tVanzese : De Tusca Graccula facta esi Sat. Vf v- 186.) Chi di cio non si appaga legga La~ tinhini. V. n. 9. Di Raria (ovvero Rasna) non trovo residue in Toscana ai tempi latmi ; non e inverisirnile die sia accorciata da Rastna come Sylla da Sibylla. V. num. 216. Se RANAXl^z, die lio citato altrove da un framrnento del Museo Bucelli equivale a questo Ranasa^ sarti termiuazione anch’essa di nome derivato da conjugio. DEGLI ETRUSCfll. 34S 285 M31/1RVD :/in/^0 ' 287 286 ■^R\Di]Rm- PiinRO n\iiA3i‘ RnRO 288 y^^3m^i30i5nqf3i . • 290 289 I3n^3^'1 -RnRO RlRO\^R^ R^mRnR hx\m . . ^ J 385 Thaniiia. Cosinia. Gurvesia. 236 Thaniiia. Sentia. Aruticii. 28'j Thaniiia. Marcia. Praestiesia. 388 Fausta. Petronia. Hermesia. 289 Annainia Latitesia. 200 Thaniiia. Prenia. Lautni. »✓ 285 . M. R in ol!a. II nome fu consid^^rato al nnrn. 18. Cur^ vius e m iscrizione del M. R. che fu gia in villa d^’Conti GalU a Firenze. Gori. L Tom. pag. i 38 . Della etimologla v. 11. 68; @ 1 15 . 286. M. R.. in urna. Cognome, cbe con poca varieta si trova in Grut. pag. 241, e 975. Arlidius^ e Jrtilia. In Etruria vo- lentieri lo deduco da Arutius ch’e in ligulina d’Arezzo da ri- ferirsi fra poco. 287. In urna di casa Bucelli. II cognome e latinizzato con regole usate; ma qui non bastano alia certezza. PRAESTI- ]NVS e nel solito prontuario al T. II, pag. 44 ^* 288. IVI. R. in tegolo. 289. M. R. in copercbio. II secOndo nome e forse da La^ tie^ cbe in quest’analogia equivale a Latimis (T. I, pag. 69.) Piu verisi nilraente e da Laulie^ accorciato il dittongo come in Fa^ti da Fausti ; e aggiuntevi gradatamente le due patticelle considerate a suo luogo. Cosi in latmo da Alliu^ Allatia AL^ latedia [Fabr. cap, 9.) L^ule par cbe corrisponda al latino Lucumo. V- rintrod. a pag. 221. 290. M. R. in coper. V. n. 68 ; ove Prenes si deduce dal greco. 346 F. Ill ISCRIZIONI FDNEBia 291 292 WD3?>:INItl1q/R:fln/RO 294 Jinq Ag -igKNgg -nRO 296 flin VD^33 . flltlt . . imig^q 291 Thaimia. Caja. Novii. ^292 Thaimia. Aruiitilii. Vesii. 293 Velia. Sentia. Tarquisia. 294 Thannia. Velicia. Variuii. 290 Titia. Vescoiiia. Garvinii. 292. II cognome Phecus credo esser Vasus come in teg. ove leggesi Apa» Aruntil, Phesus, Questa finale in is, come si vide iieiruriia de’'finj, e anche delle figlie che prendon nome dalla propria farniglia. 293. M. R. in coper, di pietra. Vedesi che Tarchon e desinenza posteriormente nata in Grecia e adottata in Roma: Tarchu a TarchiSy son le primitive in Etruria; ond’e questo cognome, e quello anche di Tarquinio. Nella Iiitrod. parlai di Tarconte; nome celehre nella storia di Strahone; anzi nella Eneide di Virgilio, che ad iin Tarconte da la somma della guerra etrusca contro Mezenzio (jEn. X, i 53 .)Si- lio Italico lo fa risedere in Cortona; Cortona superbi Tarchontis damns. (L. V 1 !I, Zf 75 .) 294. M. Rue. in urna rozza. 295. M. B in teg. Duhbiarnente cosi traduco. Cnaius e Gaaius son nomi nazionali (p. i 3 o) e la equivalenza della R con la S fa sospettare ch’elia pure ridondi. DEGLl ETKUSCHi. 347 296 . nnfli V vi/i -^1435 297 .fl'i 3 "iYflji .nflo 299 29S /H iriB/R • I Vt 3 D -/RH/^0 I 3 niflt -Oq^J R no (\ hO 3>io flnnrVD^I 3 imql 3 =0 ;-]••• 296 Vel. Novicia. Oppiani. 29-7 Tbanilla. Oppia. Marcanisia. 298 Lartia. Titia. Giartisia. 299 Thaimia. Vettia. AUaiiisia. 3 00 Vel. Hirinia. Ycscoiiii. 296 Dent. T. //, tab. 82. E norae di figulina in Cortona. Q. OPPl. JVSTI. Guri. H, p. 391. jNOVICITE e in lapida di Fie- sole T. 11 , p. 116. L’Havercarnpio nota esser la stessa cosa Api^ da e Apisia; Vinicia e Vinisia (Lib. cit. pag. ) Lo stesso credo Novicia^ Q Noviihi a ; e di TarquisiUy e di Tarquitia cbe e in lapida chiiisina del M. R. e in Autore da norninarsi a I §. XII. Questi rni pajon prodotti in Etruria dal la iiiflessione in isa. 297. Presso i Conti Stalia in Perugia: in urna plastica. E' no- iabile il dirninutivo distinlo da punti ove il tema finisce; e il no- me femminile diversificato dal precedente con dittongo secondo i’osservazione 1‘alta poc’anzi. llaapcja, o llaupaej u ; lezione as- sai dubbia. 298 Urna rozza ; nel Palazzo pubblico di Arezzo. Ciartia e al imm. 7. 299. In urna cbiusina : nel M. Rircber. La tcrza iettera del cognnme si e trovata sionimente per thta in urua cortonese. 3 00. iVI. Bnc. ii3 eoperchio di travertino. N la pnma Iettera del nome staccato da esso ; o segno , cbe nascano da! greco L//05, e coll’aggiunta di una b ttera ch’( quivale all’aspirazione, o all’articolo dorico 70^ e tol: I’ullirna e cbiaramtuite filial ; paja Jtlia ; gli altri posson ess^ re amhigui e da l -ivo 310 Lartia. Vettii. Glauci. F. 311 Aiun. Vibii. Sertorii . .. 312 Lartia. Caii. Fiiia. 313 Fil. Lar. Petroiii. Larthia. iiat. si e notato I’liso d^^llo scnvere accorciatosi a poco a poco (n. 76) cio scuopre farse I’orgine de’latini gentilizj in lusy cbe da HojUi- WOOVO^ VlQi; accorciatamenle poteron fare Pomponiiis. 3 j o. In pi**tra rozza: nella facciata di casa Bucelli. La do quale fu riferita dal Gori M. E. T. 194 e Passeri nella Roncai^iie- se III, n. f f ove puja tradusse per fece (da YJoiSCi)\ Grlauciis e so- prannorne dedotto dagli occbi: Glauci sunt fdinis oculis, i e. quodam splendore perfusis. Serv. in III. Georg, dal greco y^ciU- che vai siiiiilmente glancus. oil. M. R. in urna rozza. II nome matenio die solo rirnarrebbe a spiegare, non e affatto chiaro nel tine. Sutus e apertamente in colonnetta del M. Borgia; e questo par che ne sia un deriv^to; credo da (j-QOt) sereo:e corrispondente a saGus; da cui presso i Comici e Sosia, Se pujace abbia a leggersi pujax, o pujaca o altrarnente lo de- cida cbi ne ha veduti piii esenipj. 3 12. Ndl'accad. di Cortona; in urna rozza. Altri non vedendo Larthi con aspirazione gradira piuttosto di spiegare Lartis, Caii. F. 3 1 3 . M. R Secondo altre opinioni dovrebbe esporsi Lars, fi^ lius Petronius Lartis filius. La pm semplice e d’ordinario la piu vera. Spiego rultima voce su la regola di Vdissa^ ch’e un pro- DECLI ETRUSCIII. 3oi 4 3l 5 TATSlNilA , ANAINIA COMEKlAl , FI A §. X. ^ Epitafj con prenome di Genitori. 3i6 flt/RnfqflJ:WqVfq3^:^|TOJ:|?5 314 Thannia. Anainia. Gominiae. Filia. 315 Larthia. Marcania. 3f 6* F. Lartis. Sertorii. ex Lartinatia. iungamento di Velia e non altro; e spesso troVfTsi in nltimo luo- go: le altre voci lascio eqiiivoche siccoine sono nel testo. Vedi a pag. di questo Torno, 3 1 4- M. R. in tegolo FzVzqoi pare accorciato da filia: cio giova a dar qualcbe ragione del segueiite titolo; ove pero piio anche leggersi Maricane Fia col solito dittongo finale interrotto eolica- niente da digauima. COMfNIA IVSTA e in lapida di Mont’Alci- no. Gori J riser. T. II. 3 1 5. M. R. in orna di Chiusi. Del nome v. num. i3o. Clii non SI appaga della interpretazione data, spieghi Lurs. Marcan'us Veja n., aggiunta la sua ausiliareal digamma, come qaaiiJo Vies leggiamo Vtlcs. 11 gentilizio Vejus e in lapida di villa Strozzi (Gori T. I, pag. 069) ed e preso da citta nazionale. Veja antica fu distrutta, ma fu fondata una rmova Veja; co- me ha congetturato TAb. IVIorcelli spiegando un decreto di quel Municipio [de Stylo I. L. pag. 167.) Egli riflette che Piop< rzio ha in certo modo indicate una nuova Veja, ove dice Ft Veil VE- TERES et Volscum regna fiiistis. II, 11. Che questa fosse ove e ora i’lsolu Farnese lo mostrano le iscrizioni. Qiiesta scoperta con- cilia ottimamente le opposte sentenze: quella del Zanchi, d quale pone la Gitta presso a Bassano per la distanza da Roma che si legge ne^classici ; e quella dt gli aitri che la pongono all’isola Far- nese per le lapidi trovate quivi; tntti ban ragione, se tutti di- stinguono la vccchia dalla rmova Citla. * Serve questa serie di iscrizioni a dichiarare cib che scrissi nel num. XVI della Introduzione, nella divisione prirna. I prenomi son tradotti secondo i pin chiari eserapj : ma la ambiguita di que- 352 P. Ill ISCRIZIONI FUNEUM 3i7 3i 9 3i8 04.H3'MVl-04 SAqfim.^m 320 ^ ^ 04:ini3.J:] 321 ^mt3f ^OJ •V15qf 317 Largius. Lariiiius. Gallus. Lartia. Ormitia N.‘ 3 i 5 Ma. Mitraei. Lartiae. 319 Lartia. Poslia. Lartis. F. 320 Velini. Lart. F. 32 1 Aul. Trebius. Lart. F. Titia N. sta ortografia, non prornette quella altima sicurezza die trovasl in altre lingue. 316. M. R. in urna di Cbiusi. Le due prime lettere ponno es- 5 ere compendiodi Phasti [Fausia) e ini/iali di 8/S cbe secondo le T. E. pare che significasse FUius. V. I’Introd. pag 233. Nella se- conda voce leggero Lartis dopo aver notato piu volte la permu- tazione fra loro delle due lettere D e O. Lartinatia e quasi da Lartinas, come pre.sso Fabretti p. 61 5. C. Carrinas. C. L e Carririatia C. L. 3 17 . M. R. in urna piu volte edita. Spiegato nella introd. pag. 23 i. Gallus e Callus sono iigualmente in lapidi nazionali; e credo potersi usare indilferentemente traducendo I’etrusco Cale. 3)S. M. B. in leg. La gente Mureia e anco in medaglie roma- ne; nome di nota origine: Pilea virorum sunt, fernitiarum niU true, quas calanticas ^ocant. Serv. in IX Mneid. 319 . M. R. in olla. I prenomi scritli per figlie, se non v’e ra- gione in contrario, gli riferisco a’padri, diretto dalla compara- zione delle urne fatta in piu famiglie. Di Postia trovasi il diminutive Posiinia in lapida scavata presso Arezzo. Gori Tom. II; pag. 343. 020 . IVl, Buc. in urna rozza: Altro esempio della scrittara etru- ^ca inlerrotta da punti ove il prirnitivo si separa dal suo derivato. 321. AI. R. in coperchio di cinerario. DEGLl ETRUSCHI. 353 323 i J It =04 f\OmF\<\ •IVJ3 325 022 oruiA >3 4 AD •>1<1A 4 324 . . . Oq A V43n 1 P:/^30q flmq^8-Oq/^j 330 H V J 3 VJ • -flit Vf -J 3 33 1 OANUCEWi'NU. FE., 327 Velia. Lautni. Aruiit. F. 328 Lartia. Veria. Velii. F. 329 Lartia. Carutia. Vel. F. 33 0 Velia. Titia. Vel. F. Luscesia. 33 1 Thaiinia. Geraonia. Velia. 317 . M. R. in tegolo. L’in.solita sigla Pu S. par che ragionerol- mente s’interpetri per Runthis o per simile geuitivo come L. S, per Laris, 028 . M. B. in urna rozza. Traduco Veria per la ragione ac- cennata al num. g. Se le lapidi laline di Etruria avesser Feriiia^ o Ferinia^ cbe altrove leggonsi, preferirei questi nomi. 32g. M. R. in olla. Di questo nome fa menzione Macrobio, Scrivendo di Acca Larentia nodrice di Romolo e Remo riferisce : Hanc re^nantii Romulo, Carutio cxiidam Tusco diviti denu- ptam^ auctamque hereditate \firi etc. Satur. L. I, cap. 10 . 33o. M. R. in urna di Cbiusi. Tatia tante volte repiicato in Ivspidi etruscbe, lu^ mai cotiiparso, cbe io sappia, in latine di To- scana, scuopre piu che altra voce Tequivaleiiza di queste due lettere I, e V. 33 u M R in ol!a. Ne’tempi piu bassi scrissero quasi per co- gnorne Velissa (pag. i340 Veliiae^ Heliia sono dal piu antico dialetto; e la seconda di queste voci riscontrasi anco in un co- giioiiie a Roma. Dictator [d. Servilius) sibi ma^i strum equitiim Po^ihumiuui /Fduam dicit, Lw. L, IV^ c, 21 . Cio fa nel 3i8 di Roma. 332. M. R. L’ultima voce e segnata in un lato dell’urnetta. BEGLI ETRUSCHL 355 332 333 ^IC • "i • I V4 ■i'3 1 Oq J 334 332 Velia. Seiitia. Vel. F. Velisia nata. 333 Lartia. Petria. Vel. F. ex Appia. Attia. 334 Tanaquilis. Cainniae. 333 M. Borgia. Si e riferita nella T. XIII, 11 . 2 . La forma deirultima a cui e annessa la L, si riscontra in una inecia^^lla delU gente C A Lidia. 334- M . Venuti : in frarnmento di Taso trovato nel territorio di Peiui*ia iiisierne i:on altri rottami sen^a lettere. Neila iscrizione presente si ba, pare a me, il secondo caso Tanacjiiilis come lo ebbono i Latini. Thanatfuilus gli equivale siccorae dissi (Introd. p. 224 ) e ne aggiungo altra prova. JNel decreto de’Baccanali : Bacas {JBacchans) vir nequis adiese per adessc (con i super fluu come al n. 40 ceivis romanus, neve NOMINVS latini etc. Dubito che alle due parole surriferite precedt ssg il nome del defunto o nel coperchio, o nell’orlo opposto delvaso; e che siane rimaso ii solo norne materno o genitivo, o anche sesto caso da suppiiisi con A; raa formato da genitivo. Notisi cb ' Thanachilis pote dirsi in retto; giaccbe Dionisio riferito nella Introduzione alia pag. 22.4 inflelte questo nome a mardera ddmparisillabo 335. IVI. IL in tegolo. K supplita secondo la relazione del Paolozzi nel biogo citato piu voite. Fra le iscrizioiii semibarbare addussi qiiell’altra simile ARRIA THAN A; ove si puo muover dubbio se la seconda voce sia il prenome della madre, o della de- funta stessa ; ma posposto al nome. Leggesi anco in latino Cor- nelius Lucius Scipio (p. 114 .) Heic sunt poetae Pacuvii Mat'd sita 0\sa. Cell, 1. I, 24 ove Grooovio avverte, che tal modo di scrtvere presso i Latini e freqiiente. In questo epitafio pero, in cui precede A* F., non pud cadere tal dubbio. 356‘ P. Ill ISCiUZIONI FUNEBHI 335 ^ewTIA. A. F. THANNIA 336 . . i3mivt^39 .f\\f\, l^^f\ 337 338 •VN3M'!/10 oA-flnDii3DJ3 ^nvi ; u ao 335 Sentia. A. F. ex Thannia. 336 Piesfcioiiia» At. F. 337 Attia. Setii. Attia .... 338 Velia. Genicia. Attii. F. 336 . M. Pi. in tegolo. Da Restu {C. Resto e a p. 168) derivasi Restusa e Restuneia, Della S preposta alia N onde abbiarno Restusnei non ripeto cib che gia ho detto. Jtes seguendo I’analogia di F etas puja, e di esempj simili e Attii F : cosi ne’segaentr prenomi in es. 337. M. R. in urna roz,za. Tntto e quasi anico. Had, e per cangiamento di ajfbni Hasi credo dalla posizione esser prenomi ; e su I’esempio di Larthi, Fast', Arunthi gli chiudo con A finale. Spiego Attia sicuro che PH vi sia intraso o per costume di tem- pi, giacche ejus ratio mutata earn temporibus est saepius. (Quin- til. L. I, cap. 5 ) o per caricata pronunzia dello scrittore simile a quelPArrio che derise Catullo Chommoda dicehat si quando commoda vellet Dicere, et insidias Arrias hinsidias V. T. I, pag. 99. Chi vuole spieghi Tatia nome della moglie di Numa in Plut. Setius verisimilmente si disse in qneste bande ; ove si e trovato il suo dirnirmtivo: A* SETIlNIVS- M* F- POM* MAXIM VS- AR- R.ETIO- etc. Gori T. II, pag. 3o2. Velna. Puna non ha esempio simile che io sappia. Son forse due nomi di Attia, I’uno intern, Taltro con aferesi per Velina Apuna? o sono due voci Puna nome, Paltra derivazione di esso, da riunirglisi ; come si notb a pag. 207 e formarne Vclinionia, o Velonia piuttosto ? 338 . M. R. in olla. Cenena suppHte le ausiliari, e cangiate le affini, e quanto Genucina, Genutius e nome Uito ne’Fasti. DEGLI ETRUSCm. 357 339 . /llHVfiaq.O/=l‘^nqflD-OA 340 nF\3X If. ^ /q N/lD-O/^ 341 .. J:^ 33 V^:l 3 ntVf 342 q .^3 J V/^ .' 3 D^!:i 343 ^ f\n RU^yPl :im)ID ^3 J :O 0 /Rsl 339 Attii. Carinia. Attii. F. Restiusia. 340 Velissa Sejaiitia (yel Sentia) At. F. Galliae. 341 Fausta. Titia. Auli. F. . . . 342 AuL Yescius A. F. Carinia. N. 343 Lar. Laecutinius. A. F. JVel 3 o 3 di Pvoma T. Genucius. Aiigurinus; che fu poi ano de*De-^ cemviri. 339. M. Buc. in nrna rozza. II iiome e tradotto secondo un epitaOo trovato par nel chiusino : Q. TREBOJNflVS. G. F. GA- RINIA. N. Paolozj^i pag. 47. 340. M. R. in tegolo. Non disapprove Sentia come a n. iiS. Cape\^ania per Capenia^ tolto che qul alle vocali e framesso ii digamrna. Gosi in lapida perugina trovata a S. Gostanzo: AN- mM. SEFATRINE. SILENIO. q. {fort. Pater) POSVIT; per SATRINjE, o SATRI 7 E, come io credo su I’esernpio de’Greci (p. 190.) II resto Sara Calia, o Gallia senza decidere se derivisi da madre o da conjuge. 341* M. R. in nrna di Ghiasi con imagine di donna. Cbe Ang- les sia prenome di padre Io congetturo ddlla iscrizione di S. Man- no ; ove trovo Lautnascle* Carejri, Aides. Lar thial etc. : questo prenome m’insegna il signifieato del precedente. 342. M. R. in tegolo. 343. M. R. in urna di Cliiusi. Del nome v. n. 10, Soprabbonda la S. Aulesa da Passeri e tradotto Aulesia^ cognome cbe mai p. HI ISCRIZIONI FUNEBRI 344 Vfl-Vqf31.04 345 XXT-Jiq . -flH..33D 346 /^^3qO5^.‘.|28Jfl.iO0/14 348 347 3M.fl<]m/qa fl^3q03U3riV8/ioq/^>J 344 Lars. Petrius. (yel Petru') A. F. 345 . . . Sex. F, Luciniae. An. LXX. 34^ Lartliia. Alfia. Sex. F. 347 Larthia Apponia. . Sex. F. 348 Aruniia. SextL tiori vidi. Parmi sictiramente prenome ; ma puo rendersi ambi- guamentfi fincbe iiuove scavazioni non insegnino a cui riferirlo, come i'orse al iiurn. i4^* 344- R. in tegolo. Petru e la piu anticu denominazione ; di cui a n. i45. A v\Mcinandosi la lingua alia latiriita scrissero Pe- trune, come in titolo semibarbaro della T. Ill, n. i3 che dee Ieg» gers! Ap. Anne Pet run. 345 . Nel Palazzo pubblico di Volterra ; in urna. E' riferita molto diversaraente da Pass, in Dempst. pag. 3^2. II nome e as- sai dubbio : secondo le tracce che ne rimaiigono Ce^’nUy Ce^ina o simil cosa ; dovrebbe rendersi Ceja o Cejaniaf famiglia nazio- nale, come vedremo. Lo produco per quel prenome Setkr ^s ; che cosi intero leggesi iiella Grotta cornetaiia ; Pujani. Si thres. Ceisinies , cbe par da rendersi flliam. Sexti. Caesinli, oCaesen- nil, osservandosi che la voce pnja suol riferirsi a padre Irequen-. temente. 346 Presso i Marches! Cbigi a Siena : in urna di Ghiusi. Del nome cbe forse compiuto sarebbe ALphenei v. n. 10 1 . Di Ae- thresa giudico siccmne di Aule^a. 347 . E' riferita nella T. XlII da nn’urna Dempsteriana (T. I, tab. 44 ) Leggo Lartha. Aphuntin, computando due volte la slessa letlera (n. 0 2 ) Apponia e a I nnm. |3. 348 . In copercliio d’olla pr. Dempst. II, tav. 84* Leggo Ram^ iha. Sethres ; titolo della piu semplice raaniera. V. n. DEGLI ETRTJSCHI. 359 XI. De’prenomi e nomi finiti in Al. ( 1 / 349 3 t/Rniq V = Jflonqfl •■Jflt 350 . njfl • • /R1- fl-J =-j/ioa • * 351 V JfllDJg:! • OqflJ j;)i -11:1 /ROq/R-J 349 Titus. Arunt. F. Uriiiatius. 35 1 Lars. Velciolus. Lart. F. Vibenniae. L’oggetto (li cjuesta serie di epigrafi e specialmniite qaesto : provare al lettore tre cose; pritno, c|je la terminaz,ione di ciii si tratta non e di forestiera lingua ; peircbe si spiega, supplendosi vgr. Titial o Titiaia o su I’esenipio
  • ag. 246' 360 P. in ISCRIZIONI rtlNEBM 352 ■ • j;io Jf] nm v veri- similmente ; avendone apprese le dottrine cosi perfettamente, co- me Seneca afferma. 354* In urna rozza pr. Dempstero. T. II, tav. 83 . L’interpun- zlone avanti I’uUima lettera non e da trascur.irsi in questa orto- grafia, come osservai ancbe al n. 38 . Qui da il com pimento ad Una finale ambigna, e solita a lasciarsi in tronco. Gib e quasi on passo a quello scrivere compiutarnente ogni Amce, cbe fecesi nei tempi latini ; come notai in Anniala., o sirnil nome aln. i 85 . Di qua prendo norma pe’seguenti nurueri. DEGLI ETfiUSCHI. 36t 356 J/Ilf D fltin-rv/Hj 355 357 ;358 vmjotiq n ntv/^j j jfloa IV13P 35g mq5®43-^ JflOq a J 355 Velia. Titiola. Lautnidiae. 356 Sexta. Velcitiola. Lautiiidia. 35 '] Appia. Arimtilia. Vesii. 358 Aruiitia. Muscleiia. Lart. F. Lautneteriae. 359 Vei. Heria. Lart. F. 355. M. R. in tegolo. 356. Nel M. R. in urnelta. 357 . M. R. in tegolo. Phesu^ credo esser Vesus V. num. 9 . 358. M. R. in tegolo: ve n’e altra simile in olla. Comincia una serie di prenomi in al ; nei quali si e trovata Farnbiguita mag- giore della etrusca nomenclatura. Agli aiiticbi non dovea essere arnbigua; il dialetto locale bastava a torre ogni eqiiivoco: fors’anco non lo toglieva; ma le farniglie per le qaali si scrive- van que ’prenomi, discernevano facilmente un domestico da un altro. Non bo disapprovata la opinione che prolunga quasi quei prenomi troncbi, in Larthalis^ Larisalis, Arunthalis, riferendo- gli a'padri. Cosi apparisce talora nelle mie precedenti traduzio- ni. Ma cbe possa anco riferendoli a madri leggersi Larthala etc. e manifesto, trovandosi in retto Larlha, Aruntha, e Laris per Larisa. Quindi piu spesso tengo il temperarncnto insegnato da Tullio nelle cose dubbie ; come in questo primo epitafio ; ove Lart. F. Lautncteriae secondo il vario pensar de’lettori sara letto o Lartis, o Larliae senza lesione di ana regolare sintassi. 369 . M. Buc. in tegolo. Le varie interpretazioni di questo epi-* iabo son ovvie a ciascano,- nd deon trattenerci. 362 p. m iSCinZIONi FUNEI5M 36o 362 36 1 jiRUSvivu/^oq /^ • ^n/^qHv • j;] /Rfvj^m J fll 09 /^- V- /R ^ Iq 3 364 J/l^IqflJ .vi058.0Hq/^ 360 Lara. Garcaiiia. Lart. F. 361 Velia. iEmilicia. Ar. F. 362 Velius. Kanius. Ai\ F. Fuiviaiiae. 363 Lar. Sabius. Aruiitiae. F. 364 Aruiis. Vettius. Laris. F. 36o M. R. ill ollu. Supplisco \j^k^\SaCarcania v. n. sSe iii. 36i. M. B. in urna rozza. il nome e formato da j^mcLu liuf>) coira«giunta deila particella ta\ cb’e una di quelle con cui si alterano i primitivi : cosi Lautnata, Lartineta etc. 3 () 2 . M R. in coperchio. Leg. Veins B.ana Arthal. Pulfanal, L’iscrizione e notabile, e per I’interpunzione del prenonie fatta ove comincia a distinguersi dagli altri del medesirno tema, come Vel.isa, o Vel.na (v. n. io4) e pel nomc cbe trovasi, come dissi, prolungato in Ranaxi e Ranasa, indizio cbe Rana pur si diceva nel prime geiiere; e per I’liltima voce cbe parmi fatta quasi per metalesi da Fiihana ; o lasciata Raspirazione in principio, come in quella eta di Roma in cui si scrisse Pil/pus e Tampilus in luogo di Tamphilus e F hili ppas. [Habere. Thesaur. Morell. p. 43.) 363. Maff. Miiseo Veron. pa^. 9 in urnetta. Leggo Sapu ; il eui diminulivo Supine e frequente. L’eiimologia e in Festo: A^z- bini dicti ut ait Varro quod ea ’^ens praecipae coLat Deos oiTTb TOU (ri(2scdaf; o come in Plinio, a reli^ione et deorum cultu Ae- vini appollalL (L. Ill, c. 12 .) Da tal tenia pud ripetersi la fami- glia del presente titolo, o Sapia cbe traducasi, o Savin ; giacebe questo nome si ba in titolo latino ben antioo dell’agro ebiusino (pag. i3i.) 364 . Masco Venuti ; in urna d’alabastro. Si e fatta menzione 363 J flOH'l A 366 nofl •'3ri r -o A V ' 368 j N 5 ® : 1 m 6i D • a J 369 yR n I 3 'f : U j/Rni3nfl rjEGLI ETIlUSCia. o63 365 3MV33^ -OR 367 V\f\mRO . . M j/RrifH JH/R>3J 365 Altius. Siccionius. At. F. 366 Att. Titius. Attia N. 367 Til. Seiantiae. vel Sentiae Attia. Licinia. Nat. 368 Lars. Caniars. Helia. natus. 369 Lar. Tinia Aiiiiiaiae. F. di questa epigrafe piu volte, e specialmente al n. 9; ove si ad- dusse in esempio della non costante ortografia de’norai proprj. In olla trovata nello stesso ipogeo leggesi V ete o V ttiit (sicLira- mente con V.) Tetnal ; ma il cognome e scrilto assai dubbia- mente. 365. M. R. in tegoio. II nome q cquivoco alia traduzione, come altri molti. 366. Quando i prenomi ban diminutivo come Athnal^ credo sicuro riferirli alle madri. 367. In coionnetta perugina del M. Borgia. Si e data nella Tav. HI per un esernpio dello scrivere a colonna usato talora dagli Etruscbi. I Licinj bencbe nominati speciabnente in Arezzo, si riscontrano in altri luoglii di Toscana, in Perugia, in Volterraj in Cbiusi, in Capena. V. il rnarrno capitolirio di questo Munici- pio pr. il ch. Sig. Marchese Guasco Tom. II, p;ig. 92. Il Dini nel libro de Situ CLanarum (p. 3i) trova anco in Luci^nano un resi- duo di questo nome, chiamuto in latino da alcuni Lycinianuni, 368. M. R. in olla. Del nome Camar<>^ cbe qu'i credo espresso popolarmente (v. n. 68) o di Caniarie^ cbe per altro non si e finora trovato, credo diminutivo Camarinei riferito a luim. i36. Htlia e prenome, e gentilizio ancora in Toscana . 369. In urna di pietra del M. Buc. Del nome v. al n. 52; ove si adduce una lapida latina del nome Tinia. Il dittongo qui ag~ giiinto non varia: cos\ in medaglic romane Casseias e Cas^ius^ 364 P. Ill ISCRIZIONI FUNEBIU 370 VUMVl j/inr 371 J flni ^3 : . . stJ3:3 : 373 372 iq v-n j . /^nif 9t -u .. -t J3 :i 374 04 • ism-qfl . fln/Ro 4 370 Lars. Titinnia. Vel. F. Tinitiae. Natus. 371 Velia. Velcia. Gajae. nata. 372 Veiati. Viiiia. nat. 373 Lar. Titinnia. Laris. F. Spuriliia. natus. 374 Thannia. Arutia. Lart. F. Saliae. nata. Sen^eilius e Ser^ilius. V, Haverc, lib. cit. p. 80. Anainia (qul Aneinia) pote essere prenome, o nome. 370. M. R. in urna rozza. pr. Gori M. E. tab. 192. II primo e norne stabile di famiglia non altrimenti che Caecina ; siccome congetturo da altro epitafio press imo a riferirsi. La seconda voce e Tusnutinal. credo da Atusnia {Attonia.) 371. M. R. in ol!a. 372. M. R. in urna rozza. II nome materno e ambiguo; e pao leggersi S^enial e S\^eitial. In ambe le lezioni la S iniziale vi e aggiunta per pronunzia, come nelle T. E. Svesu per visum. Cosi in Fabretti (pag. 645 ) leggiamo le fainiglie Svestilia, Svenia,SveC- tia ; e quest’ultima si trovera in Etruria dopo poche pagine. A.d essa, o alia precedente riduco quel nome scritto con ambiguita nelPoriginale. 373. M. R. in urna rozza. Spurina e nome istorico in Etruria presso Val. Massimo lib. IV, cap. 5 . Quod aequitur externis ad~ nectarn^ quia ante ^estum est quam Etruriae civitas daretur. Excellentis in ea re^ione pulchritudinis adolescens nomine Spu^ rlna^ quum mira specie complurium feminarum illustrium solli^ citaret oculos, ideoque viris ac parentibus earum se suspectum esse sentiretj oris decorem vulneribus confodit; deformitatem- 365 mo I'j; ETRuscin. 375 . . nq/^D/in 4R--8Vfiq 377 OJ . • JW/ 13 -OJ j/^mm 378 O/ 8 -VDID-Ofl jflntvt 376 IT3TO-4 n/8u 375 Thaiinia. Ancaria. Rufiae. nata. 37C Lars. Cajus. Titia. iiatus. 377 Lars. Caulius. Lart. F. Vibeiinia, nat. 378 Attius. Gaecius. Ar. F. Titia. nat. sanctitatis suae fidem, quam for mam irritamentum alienae libidinis esse maluit, 374* M. R. in nrna rozza rif. nel M. Etr. tav. 193. ARVT. SAYFEI. e in Bgulina di Arezzo presso Gori, Tom. II, pag. 028 : casalo guasto da cbe fu gentilizio in Toscana. Leggo jdrutinei ; e Asrulunei con Fusata ridondanza della vS puo anchc leggersi al nam. 87; anzi preferisco tal lezionea quella che seguii allora. Sahnal da Salius ; di cui Gori rom. II, p. 444 riferisce una iscrizione non so se trovata in Toscana. AB. C. S VLIO. OPTATO. C. SaLI. EROTIS. LIBERTO. Potrebhe ridarsi al cognome del nnm. 84 * Vedi cio che ho notato nel T. II,, pag. 55 . 375. M. R. in urna rozza. 11 norne e Ancarna falta metatesi; come in M APHITEA FRI per Anipkiteatri presso F^*Lr, cap. i, n. 1 3 . II Marini, uno degli uommi piu consuoiati oella scienza lapidaria che possa vantar Fitalia, nota che son'> rre<|aeotissime le incisioni prepostere delle lettere: e da un lungo catalogo di esempj (Iscr. Alb. pag. 3 o.) L’ultima voce e da supplirsi Raufnal, o Raufial. 376. M. R. in urna rozza. M. Et. tab 194. L’ho inserito nella T. Ill, n. 2 per esempio dello scrivere retrogrado in un verso, e diritto in un altro; del qual genere e anco il vicino epit ifi > del num. 373. Vi sono altre lettere dall’altro lato delFurna mal cori« servate. 377. M. R. in coper chio di rozza urna; cosi il seguente. 366 P. Ill ISCKlZIOKl »nNEBla 379 ri/^D : 380 382 J/RHU VI . I T' 37 '.J 38i F\nf\o 383 i3nvf J.^0 jfl I nvn /iD . If 3f .3 384 J^mDi'dq lDi3q . • . 385 jflinif :i3no3f :fln/^o 379 Vel. Caesius, Vel. F. Vettia. iiat. 3cSo Vel. Caesius. Attii. F. Caja. nat. 38 1 Than Ilia. Faltonia. Noniae. nata, 382 L. Titi. Sosia. nat. 383 VeL Titi. Caja. nat. 384 .... Ricia. Riciae. nata. 385 Than. Titia. Latiniae. N. 379 . M. R. in urna di Cbiusi: cosi il seguente. 380. Se la somiglianza delle urne, de’cnratteri, de^nomi sono indizj di monumenli usciti dallo stesso ipogeo, questa madre e qiiella Tannia Caja che si legge al n. 281 . II nome di Attw che non pno essere se non del padre, iusegna come tradurre siraili iniziali, senza pero fame un canoiie, che non faliisca. 38 1 - M. R. in olla; cosi le seguenti. 384- M. R. in nrna di Chiusi. La stessa famiglia scritta, come io traduco, e in ligulina di Arezzo pr. Gori Xon 4 , U; P^S* 4^9‘ 385, 386, 387 . M. Buc. urne rozze. DECLl ETRUSCHI. 36 ^ m .inqv-1-04 378 J/^Hq R 389 I ^fl::i4 9© - 04 391 .4flltlf /341 / Wflq (IVDn 4yqqva-. 386 Lars. Furinius. Caja. N. 387 G. Vatius. Varia. N. 388 Lars. Gajus. Venatia. N. 389 Lars. Heliasius. Titia. N. 390 Vel. Minia. Lart. F. Plotiae. N. 391 Vari. Plancori. Tauria. N. 387. Dubito, se qiiesto nome stia per Fatius, o plattosto Fa- tins; ond’e Vatinius ; o sg forrni col prirnitivo Cae. il clGrivativo da connettersi per mezzo dell’aspirazione; cosa oggirnai familiare a chi lesse i fogli precedenti. Siccome nju e altrove tal nome staccatarnente ; cosi inclino a crederlo compiment > delTaltro no- me: Cajatia, Atatia etc. son derivativi pur di questa lingua. 388 . 389 e seg. M. R. in tegoli. 389. Poo leggersi Heluasi ; F per V. (V. 11. 33 1) ed Helasi. 390. Di Plotia, o Piotia che deggia tradursi v. num. 38 . L’A e raddoppiata per segno di quantita lunga; o che indichi Flolia- lis; o Ploiiad, come si dis^e nella introduzione; u che equivalga a PlotiauUa congettura proposta al num. 196. 3 qi. L’epigrafe esce dallo stil coiisueto. Forse la prima yoce e da diversi in F. Ari; Velius Arriua ; fors’anco ii digamma e ivi premesso perche la voce incomincia da vocale (p. 65 .) il norne materno e supplito secondo il n. 87. Aquae Taiiriae fii luogo in Etr. 4/RmflD 388 4fl-rfln33. 3/qD/94 390 14.flini3m.4q 4 flfl-rv M 368 F, III ISCUIZIONI FUNEBUl 392 UQcni. [oORj jfl vat 3 i 393 3 g 4 3 rflH 33 OnQH 395 IflUH A134.J33 . 0 ^ 396 j • I VII3V J -HO ^97 3 lf 33 •O'^ 4 ft i 7 392 Lartia. Maria. Petriae. N. 393 Lars. Cajus. Venatia. N. 394 Aruns. Venatius. Gaecitia. N; 395 Attius. Velcius. Sabinia. N. 39b Thaiinia. Livisia. Lappaliae. N. 397 Att. Vettius. Vibennia. N. 294’ 295. M. B-. in urnette. 396. M. Guarnacci in coperchio di tufo pii 5 i volte edita. II primo nome e di qup/piu antichi; per la cai traduzione d ancor poca la luce delle lapidi. Lo tradussi Lwisins (n. i 4 ) g vemi anche verisimile che potesse ridursi a Lusius (pag. 308) no- me di aretina lapida in Gori; ma non soddisfacendo pienamente a me stesso; a niuno posso sodisfare. II cognorae malerno, atte- xiendoci alia solita collezione di Gori, ov’e Lappiiis, si e reso Lap» palia. 397. Mqffei Mus, Vcron, pag, 9 ove emendo J^ipinaL J^EGLI ETRUSCIII. 369 39B Sgq v'flUlZjE? 400 :4R = /iKl|t3f : 43:1 398 Aula. Vulsutia, Au. F. Galliae. nata. 399 Lar. 1 haiininius. Volsiiiia. nat. 400 Vel. Tilia. Yel. F. Praesentiae. Nata. 3 p 8 . Ill urna cliiusina. Maff. ib. pa^. 7. Congetturo cbe Tusata cangiaraento del digamma iu p sia occorso in questo epitatio; cosq iVequente ne'libri editi, e facile per la somiglianza deile due lettere. V also e antica farniglia de’romani fasti; e iiome di unu de’sei ligU di Cresta Todino, che insieme col padre assalirono Annibale e ne furono uccisi (Sil. Ual. X, 92.) uU sutiaj e per I’alterazione de’nomi femminili V ulsutina, Del Home seguente v. nuoi. 23 y. 399. Xell’Accad. di Cortona: in urna rozza. II Gori [M. iah. 370) lo rappresenta diversamente. L’iniziale del norne e la cosa men cbiara. Notai nell’alfabeto ch’ella corrisponde ad H, e qu'i forrnerebbe Hannini ; cosa non inverisimile in tanta varietji di scrivere quanta ne andiam notando; quantunqiie aspi- razione non aggiungasi al prenome Annius. Corrisponde in ol- tre al greco 0^ e pud includere anco I’A, o ricbiederla per ausiliare come in ©N per Thuna ; e cosi I’interpreto dopo aver prodotto al num. 247 nome consimile. 11 prenome Laris, die Gori mutd in Larts rivedesi al nuin. i 5 ; I’altro nome e al num. 6y. 400. Gori M. Etr. tab. 194* H nome che con la medesima ortografia si trovd scritto neirepitafio bilingue, cosi e scritto da Appiano (Bell. Civ. p. 370 ed. paris. YJp;jiTeVTOi 7 og lloTAio^f F. Fresentius ; ono dei principali sostenitori del partito italico nella guerra sociale. 401. M. E. in olla. Trehatua aggiungasi alle desinenze con^ sirnili come Petrua, Heluaj Vdua» LanzJj T. II, ■ ,24 3 jo P. Ill I3CRIZI0NI FUNEBIU 4oi loofla 4^2 911 IQR . JE 4o3 i-maq3^.m5 401 Lartia. Caja. Trebatia. iiata. 402 ^lius. Axius, Cafatia. N. 403 G. Hereniiius. Pitinatia. N. 402. In colonnetta perugina del Museo Oddi. Ecco uno dei monumenti ; ove si e fondato il Coph e il Q delTalfabeto etm- sca. V, Gori M„ E. tab. 58 , e il Passeri Paralip. ad Dempst, p. 221 cbe qui legge, CAFATIA.V AVACFSEI. Produce la dilBcii’epigrale, quale, per favorir me, I’ha confrontata a tutto agio, e trasentta il Sig. IVIariotti : e leggo cotninciando dal secondo verso (come al iiam. 124) EL/e. APIISIFE. Qui la secondd lettera e il ^ de’Greci, di die nella sola tav. 9 do quattro esernpj ; due de’quali tolti dalla gemma Anfidejana de’cinqii’Eroi, sono di gran peso. Toltene le aspirazioni, che qui ridondano come in Phersc, ed in AiEas resta Apsie ; il cui derivato Apsinana si trovo al num. i 4 i* Coerenternente a queer materno cognome Velesi^ stimo meglio di leggere Vele. Pumpus, Turn. Alhialissa. Enicusia, Pumpu di cui abbiamo il derivato Pumpuia (num. 3 oi) pud reudersi m varie guise. Seel go Pompus^ che piu di tutti si appressa al test© (p. 257.) Turu e in T. E. per Taurus ; cbe dovett’essere voce anco di Etruschi ; nominaadosi fra lor popoli Aquenses cogno- mine Taurini (Plin. Ill, 5 .) Thaure che piA di una voita ci e vc- iiuto letto, non e forse nome diverse. Enicusia meglio cbe a!- tronde, parmi da derivarlo da Anicu ; il cui tema primitlvo e Anniy.s, fontc di moltissimi easati in questa parte di Etruria. Dabito ancora che gia fosse scritto come ho espresso fra pareo- tesi ; e la prima lettera si rivede in Cortona mini, 899 ; e si po« trebbe re^dere sirailmente Annicia, e Atinicesia. 3?4 P, in ISCRIZIONI FUNEBRl 4'4 -onq F{ 4i5 imtnq/R ./Rnif3f -o A - /Rnitst §. XIII. Epitafj di piii lunga tessitura, o piii rara. 4i 6 flz33z‘=l • iHV5z -'Oq /I J /lz330 -34ln<] .fl 4*4 Aruntia. Volcatia. Vestoriae. N. 4*5 Attia. Titia. Aruntinia. Titiae. N. 4*6 Larthia. Seja. Accesia. Arunthiae. Aruntiliae. 4i4* Citai questa urna cbe fu del Gori, norainando an altro Museo. V tlchatinia verisimilmente e n^me personale dal pat.erno Velchatie (nurn. j6j.) Veslria in una nornenclatura die tutta e sincopi, credo esscre la famiglia nominata in lapide pur del M. Gori: VESTORIA- ELPIS- IVSSV T* VESTORI- ALE- XAJNDRl- ET- TITL VESTORI- PELORIS- Insc. T. 54 . 4«5. In urna rozza. AI. Buc. Edita da Giusto Lipsio Inscr. An- tiq.foL 4 1 : era stata copiata in Chiusi da Niccolo Michaiilt. ^ In questo §. son raccolti epitafj, i quali riuniscono varie desi- nenze, e relazioni da noi considerate separatamente in piu luo- gtii. Per lo piu son di donne, ove alia usata noinenclatara si ag- giugne il nome del marito e della madre di esso. Vi si troA-^e- ranno in oltre de'nomi coll’aggiunta di certe particelle cbe hanno aspirazione, o lettera cbe a lei equivalga, in principio ; e forniano i derivativi piu difficili della lingua. Ne ho considerato I’artificio di tale ortograba nel T. I, pag. 249 e al n. 63 ove in piu guise congetturai specialmente della purticelia ‘EG : uso la figura del- DEGLl ETRUSCKL 4' 7 p.\Rm\PiD^ Rim<)n^3 • amq 3® • 1 1 If . /18 Manicia. Gaesinia. Hermiae. F. Caesiniae F. Uxor; 418 Fausta. Titia. Hermecia. Cesti . . . Taspirazione greca, pen.'he la veggo corrispondere all’Eti usche H, F, S, P. Produce due iscrizioni, cbe parrai potere assai age- voJarne I’intelligenza ; e le premetto a tutte Taltie. 4 1 6. In urna rozza : fu del Sig. Cav. Tonujtasi a vSiena. M. E. T, 111 , tab, 17. Stuna e. Cnemui 1 7) credo derivativi di nomi in u, Sea e Cneu, formali su la stessa regola : cosi I’aitro Home e da Ace con la interposizione della S, come congetturai anche al num. 2 >8, Accius ; da cui abbiarno i gentilizj Accilius, e Acceius in lap. liorcntina : OSSVA.RIVM* CN* AGCEII CN- L* FELIGIS (Gori T. HI, pag. i 34 .) La madre, precedendo cognome in esa piA verisirnilinente e del conjuge : rinllessione di genitivo con cui traduco mi par la piu adatta in simili casi. Siegue la particella HECSA; percioc- cbe quella dubbia iniziale leggo per H (n. i 5 i.) Gosi tbrmasi AruHtlehesca. Tal desinenza coincide con Lartalicsa (n. 220J o riducesi ad Aruntilixa e alle linali del §. precedente. 417. In coionnetta perugina del M. Borgia acquistata da poco tempo. La lezione incomincia dal secondo verso come nelia colonna oddiana. 11 prenome Manias, di cui altrove scrissi dub- biamente, e qui espresso con chiarezza, accompagnato da un compimento non piu veduto della particella ec, Echis, riunito al suo lenia forma Manechis (o Manechisa) cbe tradurrei Manicia ; tanto piu cbe comunemente in simili casi veggiamo sostituito if K 'd] ^ Ne ricuso Taltra desinenza piu corrispondente al testo su IVsempio di questo litolo militare : L* ACRISGHIO” L* F* ARIV- AGTHO. FLORENTIA etc. Gori Tom. Ill, p. 29. Ciaxnasl, su la qual voce riveggasi il num. 280, traduco Cae- sini su Tesempio di ana lapida perugina riferita al n. 4* Vtia V. al n. 1 19. 4 * 8 . In urna perugina : a San Galgano, luogo de’PP. Oliveta* ni ; e ne deggio la notizia, insieme con molte aitre su le antichitA 3^6 P. Ill ISCRIZIONI FUNERRI 4'9 /R t /RDono:!l -fln/iO TD3<^ U/lVOn^D 4^0 429 Thamiia Geiiitiac. 420 Yeiia . . . Seriasia. Varia. f3i Perugia, alia gentilezza del Bev. P. Ab. Goga. La voce la- sciata tronca, non so se debba leggersi licnncchis come nel pas- sato imrriero, ovvero Hermecha , L’ultima voce, cbe lascio ambigua nella finale, che dovea es- sere Cestial o Cestiesa, e di larniglia fatale a quel la citta. Ap- piano Ale^sandrino [Bell, Cw. Lib. ^^4 ^d, paris.) rac- conta, che volendo Angu^^to, dopo aver vinto L. Antonio, dare il sacco a Perugia, V'TOpjCl^yoTe^O^^’^ddam Cestius non satis sanae mentis, qui quoniam in Macedonia militaverat Ma- cedonicum se ipsum appellabat, incendit aedes proprias, et in ignem se injecit : turn \fentis tot a urbe flam mam dispergentibus, cremata sunt omnia, faiio Vulcani excepto, 419 - In rozza urna presso i PP. Osservanti di Cbiusi. Del no- me non so che dire ; senonche ha apparenza di barharo. Che gli Etrusebi e gli Umbri possidenti (cosi nel resto d’ltalia) si A^des- ser di barbari per coitivare la terra, escludendone i poveri della nazione, si ha da Appiano [V, Bell, Civ, Lib. /, p, 353 et segu.) Centhua, desinenza che trovammo poc’anzi in Trebatiia ; sup- pi ita della sua ausiliare divien Cenethua : traduco Genitia, (num. 338 ) La finale SEGF si appressa ad altredi questo §, anzi credo esser la stessa che SECH, scambiate le affini ; che non po- tean essere universalmente le stesse nella scritlura, come non io erano nella pronunzia. 4^0. M. Buc. in urna rozza Forse. Vela, Xiciis, Serasa, Sicic c al num. 3G5. Serins e in Grut. p. 839 etc. : quindi Seriasia, come fra le iscrizioni addotte nella P. Prima, C. Crespiniasia. V arnalec si e reso Varia su le oriiie della iscrizione diglotta al n. 4- Chi ha talento di supplirlo ricorra a’due primi numeri ; o legga ancbe V arnalec a (Varnalica), I Latini antichi dissero BEGLI ETRUSCHI. 377 l\'l\ 422 3 31 .jfli-r3tam -mvimvj -lOqflJ 423 vniM :|f 5JV/3 RiVDll3:JRO<]HJ 424 VMIM H = -RiriSDl = l-riT 421 Thamiia. Tisia. Velitia. 422 Larthia. Pomponia. Metellia. 423 A Sejanliiius. Lart. Fil. Visconiae. 4^4 Titia. Vinia. Visconiae. F. Sejantini. exilica causa quae adv>ersus exulem agitur. [Fest,) terminazione che poi cangiarono in cxi Haris, o in sornigliante. 421. In urnetta perugina : I’ho dal Rev. P. Galassi. L. TI- SA. e in epitalio ril'erito nel T. I, p, i 23 . Nell’altro nome, non ostarite la interpunzione dopo FeL trovo Ve.latia (n. 117) ii rirnanerite e il sno derivato sal fare de’precedenti. 422. In urna perugina ; pr. il Ciatti pag. 33 . Se altrove e lecit'i dubitare deila vera lezione de’monumenti ; nelle lapidi addotte in tal libro e necessario : PAutore, erudito per quei tempi, non vide se non cominciata la lettura de’caratteri etru- schi; essendo mancato circa alia meta del decorso secolo. Leggo con la minima variazioiie Pampuni Metelial, norni di altre iscrizioni in questi paesi. 4 * 23 . Urna rozza del M. Bucelli. Ancbe qui il diminutivo e staccato del suo tema come in Caial : ein ; ma vi e di piu la S, come ne’derivati die precedono. Viscusa e da Viscu ; e lo rendo in latino conforme alle osservazioni del n. 120. Po- trebbe anche dirsi Vesculanius facendone un cogriome (v. a pag. 2 d 5) e soggiungo ora che i Toscani passando in Roma par verajtiente che lo facessero. Un de’testimon], a’quali ri- sponde Cicerone difendendo Gecina (cap. 28) chiamasi FidU culanias Falcula. 424* Ivi in copercbio di grande urna. Svmia^ Svestilia^ 3^8 P. in ISCRIZIONI FUNEBia 426 426 .JnvD ^4-:\-f\l3\q3X .j:3 427 l3l^i3VC> /1N31 .|HID(3J •? 428 Aruiis. Laeoatax. Sciriae (vei Ciriae) N. 426 Velia. Seriesia. Vel. 42^ Vel. Lescini. Veliatia. Eppia. Nat. Si^etia passati anco nel latino (Fabr. p. 49 ) aggiungono al gentilizio se non una S; come altrove notai. II nome del nu- mero precedente mi ajuta al supplemento di questo: le due urne uscirono, credo io, da mio stesso luogo. 425. Presso i Sigg. Bncelii. Nella facciata di casa con altre urne gia nominate di quel Museo. Ne feci raenzione, come di raro monuniento nel T. I, pag 264* Parvemi che al gen- tilizio Lesfia fosse aggiunto patacs, come altre particelle con- sirnili fin’ora addotte. L’iniziale P rquivale in questo alfabeto al B de^Latirii e de’Greci; e questo in certi tempi e luoghi fa anclie aspirazione; quindi ^ciSh per j jdocWCti per uV 0 (,^y Belf.na per Helena. 426. M. R. in urna di Chiusi. Arnbigua quanto altra mai e quella cbiusa. VEL* CVISL* x 4 NIAS* La voce di mezzo, che in questo dialetto si riduce a CVIL, si trova in TINSCVIL, e TAN- CVIL, composti sicurarnente di un nome, e di una particella non oziosa a moditicarlo. Ne trovo ripugnanza a credere che in una lingua ove fu Tanacjuil si dicesse ugualrnente Velaaidl: che pud tradursi Velaquilis. Anniae. Potrebbe andi’essere Vd.P. Aquilianae, o Aquiliawae. Que- sta farniglia e nazionale come or ora vedremo; e Tuso delPafere- s 5 , che notamrno in Ramlha^ in HemnCy e in altri nomi, pote can- giare Aquilia in Qiiilia. Roma per osservazione delTHaver- campio da esempio simile: Plaetoria quae et Laetoria facilioris linguae sono dicta fuit [V oL cit. pag. 25 o.) 427. In olla. Dempat. T. II, tab. 83 da Licinius: noiidimeno si si pud dedurre o da garrulitas, o da licsa, vocabolo di milizia in Feslo; di elemento in Nonio : lixanij aquani veteres voQavcrunt, (c. I; num. 309.) DEGLI ETRUSCH£. 379 428 429 la oni 1U3J ;0 j 428 Sextu .... Alfenae. Nata. Aquilesia. 429 Lars. Laecatinius. Satria. N. VELIATHV e simile a quel VEL* lESTHE nome donnesco al nutii. 4‘2- La terrninazioiie e rara, e puo supplirsi Vdiathua, o anche Ve.liathus su I’esempio di Stthri Capnastu urna perugina de’Sigg. Angeletti (Pas. in Dempst. p. ^33) die spiego .^exta. Capenatis. Eppius nome di medaglie roriiane, vedesi die fa anco in Etruria : a questo riducesi Epnei, 428 . M. R. in tegolo. Se il nome possa reiidersi jEburia, o al- tramente, ne giudichi altri. Cio die siegue e scritto diversamentu dal num. * 201 , beiiche sia la stessa cosa. Aquilesa da AfJuUa, gentilizio di uno scrittore di etrnsche dottrine, rammentato nel catalogo degh Aatori, onde Plinio com- pilo il libro X : ex Julio Aquila qui de elrusca disciplLna scrip-^ sitj Tarquitio qui item, Umbritio qui item. E nel Lib. II. Cae^ cina qui de etrusca disciplina scripsit, Tarquitio, L. Aquila qui item. Pao andie dedursi da Aquilius ; ii qual gentilizio ah aqiiilo Qolore, i. c. nigro, est dictum [Fe^t ) Che questa romana famiglia avesse origine di Toscana lo deduce il Guarnacci da’Fasti de’Cori- soli ove son nominati T. AquUius Tu^cu fl 4 433 C-M.fllHflifliaVDD;04:/3invnR 434 /3lflMID;ifl4 .I3H433 ./RH/30 4/3 H'lf/3-j'/3 432 Thannia. Erinia. Lartis. Salvii. 433 Sextia. Nonia. Lart. F. Caecii. Papianae. Nati. 434 Thaunia. Velinia. Lucmiasia. Actiae, Titiae. eome di Thapia; clie la prima lettera stiavi o per articolo, o per evitare il concorso di due vocali. Acteria e da Acta, come Athuna da Atha. II Dome ultimo si confronta nella ortografia con LarthalisFle di San Marino. 432. M. Elr. tab. 59. Presso i Conti Eugenj in Perugia. In co- lonnelta. Credo da cominciarsi dal secondo verso, la cui finale non lio saputo bene intendere: altre lettere le ho emendate; e specialmente la iniziale di Thana, che ivi e rappresentata per Q. La famiglia SalAa (se non vi e errore nella copiu) trovasi qu'i cliiaramente. Di essa vedi il num. 159. 433. M. E.. in tegolo. La sigla SI per Sextia si osservo poc’an- zi. Sinonia potrebbe leggersi, norne preso da un’isola italica, cbe Plinio (III, 6 ) collooa presso la Palmaria: ma non bo altre iapidi cbe assistano tal lezione. Traduco Papianae da Papia, che si e pill volte trovato. Cicus per la posizione debb’essere il casato del conjuge; a cui forse puo ridursi il prenome antecedente: traduco Caecia, e Tal- tro nome, credo appartenere alia raadre di lui, e che n’esprima quasi il cognome. Cio scrivo su gli esempj delle due farniglie specialmente, Tormenia e Tuiia, e, coerentemente a quanto bo detto nel principle del §. presente. 434* Museo Kegio in vaso di creta. 38a P. Ill iscRiziONi FUNEsra 435 I MflJ J 1 1/1 r1 : /R ^ 3 J /R 3 : 1 H 1 f Hq -.O J 436 j/ii-rv^j/i03n33^vJ.i3n-rv-}'-/Rri/^o 437 311 /3 O ■ O n If 3 1 /q I M /I "1 -1 . 13 m3 J t 438 lf^J:^lqlDIflinV03f:/Rm<30 SCO 439 cr ^ "~7 — '3 ? 3 j V 8 ^ -7 3 a /3 D J 3. Dva'ivo 435 Larlliia. Aruntinia. Calesia. Patilianae. 43G Thau. Titia. Luscinesia. Lautniae. 43'7 Laeiiia. Papiana. Titiniiesia. Thanniae. 438 Til. Titionia. Giria. Latiniae. Tapponiae. 439 Nutiiiia. Fulvia. Faustae. Velcariae. F. Rubricia. 435. M. R. in coperchio di cinerario. Dell’ultimo nome v. uuin. i 55 . 436. In Chiusi presso i ?igg. Pandimiglia. Luscus cognome de- gli Annj in Roma si e veduto in Etruria prolungato in Luscesa ; ed ora in Lumnetha ; desinenza ch'equivale in questo luogo a queH’aitra in e$a che troviamo in epitafj cosi orditi. Ve n’e pin cbiaro esernpio ne! titolo che soggiungo. 437. JVI B. in coperchio di pietra. 438 M. R. in urna di pieh a con bassoriiievo. L’oltimo nome, che puo dedursi da Tcipoi;, Passeri spiego sepolcro nelia Ronca- gliese JV, e nelle Giunte a Dempstero fu lasciato da lui senza tji'adu^ione (pag. 171.) La spiega^ione che gli da ii Larni nella BEtLI ETHUSC1II. 383 440 Jflif l-i-: : J53 |(| 3f 3 -Hf V/RJ 441 svr/i4i^:flhv:Dn'a4invqf3'i/^iii/^o 442 iq/q: 4 flri 4 V^ :IOq fl4 443 :/Rm3fn‘n:i3ni^m3q -.o^nn fli i- 1 f 44 ^ Vel. Titiiinia. Titiae. nata. Lautneteria. 44 1 Tliaiinia. Petria. Plaiicoria. Pletoria. 442 Larthia. Appia. Auliimiae. F. Appia, 443 Th. Remnia. Nostenia. Titia. Gualfondiana XI mi par da riceversi, come ho fatto, quantunque su I’esempio di lapidi solameiite estere Grut. pag. 890 tic. 439. M. Olivieri: in colonnetta di Todi; i primi due versi nella palla; i quattro ultirni nello stelo Leggo NVTINl\. FV- LEVEA.. FASTI. VEELCA. REAL. RVPRVCA. E' ambiguo epitafio: gli do quel senso, cbe mi sernbra pin riaturale. II nome (se gia non e prenome) panrd for.nato da Annia per aferesi ; poi gradataroente Anutiay cbe in questo dialetto corri- sponde ad Annicia; e con seconda aiteraiione Annutiaia : siaiili esempj in latino adunai a pag. 2(>8. Nella lamina Veronese Anai- Ilia tien vece di prenorne. FuteAfca e Fuhtta V. la nota di Maricane per Marcane n. 217, TieFuIi’j V. il num. 25 1. Veelcare da Felca {Velcia. num. 161) con desinenza simile ad A^charc. ed Anthare. Derivasi rultim.i voce da Rapra {Rabrias) onde Ruprucu, siccome Enicuy cbe includesi in Fnicusia nel cbe precede. Traduco su I’analogia di Fabricius, Amcius eiQ.y ed essendo finale meno decisa, ne fo cognome ; cosi in alcuni dei numeri susseguenti. 440 Mus. Etr. tab. iidi tempi della Legge agraria, in cui tanto agirono i due Grac- chi, e Livio Druso, qnantunque diversamente. Essi discordarono in molte cose : non pero nella idea di estendere fra gritaliani co- lonie, e cittadinanza rornana : quindi il lor nonie si dove inserire in molte citta, giusta le osservazioni piu volte fatte F. Appian, AUoc, Bell. Ci\>, Lib. /. 454* M. Guarnacci; in urna di pietra. L'ultimo nnmero e dubbio ; il iiome si e addotto altre volte per esempio di S ridon- dante innanzi V consonante. V. ancbe al n. 9. 455. In urna di alabastro nel M. Franc, iu Volterra. Amche questo nome si e addotto al n. 3 o 6 in occasione di Pescinia, or- tografia credo dello stesso gentilizio in altr’uriia degl’ipogei di Volterra. ^ 456 In urna acquistata in Livorno del Sig. Domenico Sestini celebre Viaggiatore. La linea annessa al T forma con Faltra li- nea una figura simile a A • qtiindi ho letto LV« 388 P. Ill rscmzioNi diverse s. XV, Altre fiinebri iscrizioni. 457 Vjuyr • . Ary b q /RJ Vf 457 Oilarium. . . . , . * Qai ne ho raccolte alcune piu singolari e di formole men’oY- vie. Tal’e Tular^ che piu voite distinsi in 7*0 Ollar (p. 23 1) e parmi potersi rendere Oilarium (lo stesso che Columbarium per osservazione di Fabretti (p. i 4 ) cioc luogo che contiene i ci- nerarj. Per cinerario semplicemente par detto Olres in on titolo del VaticanOj come orora vedremo ; e il Muratori altrove citato spiegando simil titolo OLLODEVION [sic] SATVRNIN. traduce Olla; ma pub anche ieggersi ’QXXot^e'tov (interposta la V come in Gnaivos) o quasi oXKa^iOV diminutivo, come gia i Latini anti- chi dissero Heredium, praedium parvulum (Fest.) Non sorprendera questo miscuglio di latino e di greco ; di cni ho addotti esempj a ogni pagina. Eccone uno in un marmo pa- dovano presso Sert. Orsati pag. i 3 i. E' scritto in antico greco, che ridotto a mdderno leggesi EN. 0 OAAA. KI 0 EP. M. ON. TCC Olla iistTOU Tular leggesi anco in una logora iscrizione, che fra le Palermitane del Torremuzza e la 1 16, troy, in Perugia, e spiegata dal Passeri. 457. M. Corazy.i ; e incisa in grandi lettere su di ana pietra are- naria alta un braccio ; lunga due braccia e mezzo di misura fio- rentina. E' replicata dalle due bande opposte per significare, credo io, che quel sepolcro, o quella parte di sepolcro si a de- stra, SI a sinistra spettaya a una stessa famiglia : giacche spesso avyeniva che un sepolcro era comune a molti ; e ciascuno vi te- neva scritto qual porzioiie fosse sua ; vgr. . HVIVS* MONV- MENTI- INTJaOEVNTIBVS- PARS- SINISTERIOR- AD- FA- MILIAM- SVAM- PERTINET. Gori T. Ill, p. 95. Di questa famiglia scrissi al num. 2B4 ; sospettando ch’ella sia in origine lo stesso nome che Rasena ; nome veramentegenerico, poiche Etrusci se Rasenas appellant a quodam ex eorum duel- hus Rasena ; (Dion. HdL) ma pote essere di famiglia, corns DEGLI ETIlUSCIII. GOO 458 (^/Rvll©:q/^JVf.- 459 4 ^-^n- .qn.q/RJvt ...ND-qVD-V/^ 460 j Vc] V:1H .q /R JVf J .Hin^q VD 458 Ollarium Hilari. 459 Ollarium ... A. F. . . . . , . . . . , . . . . . 4 (io Ollarium.... A. Papiria. N. . . . Etruscus die si ha in lapidi perugine, e altrove. Dopo aver riscontrato in questi monumenti tanta parte de’nomi slorici della nazione, possiam supporvi anche questo; ma la finale e amhii’ua a tradursi. ' 458 . M. Bucelli; in simil pietra, che stette per avventura ai- I’uscio deiripogeo SVPP 5 RPOSITO. TITVLO. SVPER. OS- TIVM. {Gori T, I, p, 19 1.) L’iscrizione e rnutila, e fioisce con SERV. Da eolicamente ’gpFoc ; e per I’aggiunta dell’aspira- zione, servos si fece in latino, e forse poco variamente in etrusco. Anco i monnmenti de’Rornani furono spesse volte comuni a'pa- droni e a'servi. Degl’Ilari di presso Chiusi addussi un titolo del M. R. a p. 128 aggiungo an luogo di Plinio, che gli riscontia anco in Fiesole * In actis cemporuni D. dugusti iwenilur XII Consulatu ejasy Lucioque Sylla coLle^a A. D. IF, Id. April. C. Crispinum HG iarum ex ingenua plebe Faesulana^ cum liber is IX [in quo nu^^ mero duae filiae fuerunt) nepotibus XXlXy abnepotibus IX praelata pompa in Capitolio immolasse. 459. In simil pietra de’iVIarchesi Gapponi all’Antella presso Firenze. F. M. E. T. Ill, tab. i 5 . La iniziale del nome par da ieggersi come il prenome FI cioi^, Fel ■ e la finale dovette se- gnare qualche Felanio o Felatio o altro derivato. Cur. clan. potea essere il casato materno ; cose incertissime, per cul avrei omesso I’epitafio ; se le due voci Tular e Fis non lo fa- cessero degno di stare anche fra piu rarit go p. Ill ISCPilKIONI FCKEERl 462 oupeH Hqt3t t;i3t QRJV 461 VEDI 463 I H5 X I • J Iflom/Iq 1:3^ . V1VJ !IIXX.> 461 Petroniorum ollarium. 463 . . Aruntiae F. Cinerarium. An. XXIII. 460. in pietra a maniera di cippo ritondato in ciriia. Kel M. Gaddi a Firenze. M. E. T, 1 11 ^ tab. i 5 . Del primo norne non altro giadico, se non ch’e’sia di donna tenninato come Vctruiy e simili. Papsia per Papia, come Apsia^ per Apia, e il tema deiraltro nome,* della cui desinenza altro esempi(» e nalisla. Nel terzo leggo Cusinis elisa la R ridondante come su le T. E. Fersclo in laogo di Pesclo o in latino Marspedis in luogd^ di Maspedis (Fest.) se pur qaesto e un antico giu- ramento \raducibile per JoAs Filiutn. E forse dal dories; per, e CTToCh similmente dorico per YIciIq filius, e Sic in antico greco significb Giove [Cl. Alex. Strom. FI) e nelle T. E. par cbe snoni lo stesso. Per altro essendo formola usata in precatione Solitaurilium (v. Turneb.) cbe presso Catone comincia Mars Pater, meglio s’interpreta Mars Tr^V Mars Jov'is Fill. 461. In pietra come la precedente. Esisteva in Perugia, ore il Gabrieli la trascrisse ; da cui MS passo nel M. E. T. 111 , P. II, tab. 1 4 * La riferisco per la voce Talar non pero senza qualcbe dubbio su la realta della lezione; venendo da Aat »re cosi antico. Il resto potrebb’esser Petrunier (p. qy ) Petro* niorum ; come in qneH’altro riferito dalTOrsati, e dal Mor- celli. L. M. (cioe locus monumenti) FLAVIORVM. Q. Q. V, V» P* L. {de Stylo laser. Lat. pa^, i 25 .) 462. Nella Bib. Vaticana in vaso di creta. Olres credo esser accorciato da Ollare, aggiunta la S perche siegue vocale in principio del secondo verso, cbe indovinando potria rendersl A. Sulpicii . • Vedii, o Veri. DeH’ultima voce v. I’altro To- mo p. 129. 463. In ima base di pietra con testa di giovane coperta di nn i>EGLI ETPtUSCIir, 464 iiAXzj^Fi :vivjFinfl-o:inqa 404 Arunt. Thanniae. F. Ciaerar. An. XVII... 3 (ji el mo, o berretto che alqaanto ripiegasi verso la fronte, come nel Meleagfo della Tav. XI, n. 6. Trov. presso Viterbo. Bo^ nar. in Dempst. pag. 99. Notisi, che ana testa laureata, pur sola, e di peperino, si trovo anco nel mausoieo degU Scipio- ni; il marrno in queste parti d’ltalia poco doveya esser iioto a que’tempi. L’insolita lettera non dubito che sia mal trascritta; e mi astengo percio dal tradarre il nome: ricordo solo che Lar-- thian, nome non inolto diverse, fu addotto al n, 198. Lupu (nella grotta cfjrnetana lupum, che par quarto caso) e voce quattro volte ripetuta in qaesta parte di Etruria ; seni- pre in titoli funebri. Deduco la voce da AOUAS ch’e vaso da cuocer cibi, corn’e pur olla in latino ; ma ha questo altro senso presso Suida ^ CQ^'oq Td^oc ©eoTojutTO VLOti KwptfXO/C. Lupu non ha quasi dissimile se non cio che distingue una lingua dali’altra ; la desinenza (v. n. 7.) Il signiheato, se stiamo alia origine del vocabolo greco, e urna, o cinerarium, e i vasi ove leggesi la corrispondente voce in etrusco, ratificano tale intelligenza. Per altro stando alia chiosa di Suida, saria Locus cioe la nicchia scavata nel sasso per collocarvi le urnette e i sajrcofaghi ; che perci 5 si chiarnano eV(TQ^iOi. Tal’e la proprieta di questo vocabolo, che dalla comparazione de’marmi di Oxford raccolse un dei loro illustratori (p. 245.) Secondo tale iptelligenza la voce corrisponde anco al latino locus scambiaie le due lettere ^ T come in lupus da XiniOg. 464. lu vaso etrusco scoperto in Toscaneila nel iSSq. Tur^ riozzi lib. cit. p. 3 . Par da leggersi Jrunt. Tha. Ana. Lu^ pu. I caratteri dichiarano la iscrizione per molto antica, (v. Tav. XIll, n. 14.) specialmente la forma dell’A, alterata, credo, dal tempo. Corrisponde la nomenclatura ch’e siinilmente la piu scmplice, e la piu antica. Notisi il col punto, che avvalora ie osservazioni, che altrove ho fatte su Tarticolo, incorporate di poi nel norne, come da fic il latino Tcra (cosl scrivevasi una Yolta) poi Terra. Ne pvetendo che ul trove tal lettera non possa 092 P. Ml ISCmZIONI FUNELRI 4-65 466 aoi JI VI3J 467 DNOV • lOV^ /R 'I MOO/l vi D T • ... 465 Lartis VelcioH. Vibemiia. N. Cinerarium. spie^arsi per un idiotisrrio di prunuozia, come in toco postra {post hoc) nelle T. E., o cirequivalga ad aspirazione. 465 . In urna di Chiu.si. Dempst. Tom, II, tab. 84 si e tradotto Lartis V tlcioli,, seguendo piu la desinenza del nome, che la figura in Dempstero, che par muliebre. Quantunqae fosse, Vel- cialu potrebb’essere secondo caso, come in Julia Titi, e pud lorse corris})ondere a Velciadis come CapnastV a Capenatls, Ho osservato poc’anzi in Festo: Cassilam antiqui pro casside di~ cebant ; osservazione di gran rnomento percbe quest’armatura, e per conseguenza questa voce, i Latini Tebbono dagli Etruschi {Idsior. Ori^, Lib. 18, c. t^.) V. I’Introd. pag. 247? e aggiungasi questa riflessione a rendere vgr. Larthial per Larthiada, o Lar- tiade : cosi LarthialisFle per Lartiadillus eU\ 466. In uno de’piu nobili sepolcri etruschi scoperto giii presso Civita Castellaria e ripetuto in Dempstero (T. II, tab. 82) e nel M. E. (T. in, tab. 3.) La Citta secondo il parere piu comune non fu Vejo; ma Faleria o Fescennia; pelasga I’una e I’altra, co- me dicemrno. Won mi fido della iscrizione; solo dubito, cbe sia in alfabeto latino, e che incominci da Leivilio. il luogo non d piu accessibile, come racconta il Maffei. 467. M. E. Tom. HI, tab. 12. L’iscrizione e in due delle tre gran pietre cbe stavano alia porta del sepolcro de’creduti Cilnj; la prima parte nello stipite a man destra di chi entrava ; ia se- conda sopra la porta. Fuor che il nome di Lartia Cilnia, tutto mi e nuovo; ne ho luce da paragoni. Le tre ultime lettere son finale di un verbo come tunice, e tece ; nc rnolto dissirnibnente in antico latino troviamo dedc, prime passo da fatto per un accorciaraento qual vedemmo in parsura per TCtpcf' pslddi quindi dedet, e analmente con piu gentile e meno equivoco vo- e^bolo dedit. DEGLI ETRUSCHI. '3g3 469 4^8 fwoRtAvo aaao R31R431 tl"l VO VJ® MflT3Dan/3 468. Era in una deile tre lamine volterrane. V. la Tav. XIII ; © la Introd. a p. 265. Spiego SACRA., coerentemeritn al sasso di I'iola ove AERI. FVSIA vale, pare a me, sacrificj : gl’istessi in T. E. dicoiisi HERIES; siccome ivi HERI. V*NV. e il vino che agli Dei si consacra ; e nella Tavola di Erculano HERENTATE, meglio che altro, signiflca Sacerdote, se mal non congetturo. 11 tenia e hpog sacer, che i Greci stessi accorciano in ipog (MaitR p. 1 00) tanto vicinamente alia etrusca voce. Ala SACRA chi puo indovinar che significhi? Forse e ana me« moria di sacrificj ingiunti a chi possedeva quel luogo; onde ere- ditato da altri non cessassero j di che v. Festo v. Sine sacris hcreditas. Piu verisirnilraente pero questo vocabolo e qui posto aggettivaniente, per denotare la religione di quel luogo, di quelle time, di que’vasi con qualche rito naziotiale gia consecrati. Cost fra’Latim: HJEC. iEDlFIGlA. PROPRIA. COMPARATA. FA- CTA. DICATAQVE. SVNT. MOAViVIEMTI . SIVE . SEPVL- CaVM . EST . ET . OLLARVM . QV^ . IN . HIS . 7ED1FI- CIS. INSVNT . ET. COJVSECRJTA: . SFNT .RELlCAOmS- QVE.EARViVi . CAVSA . A. C . COMINIO . SYMPHORO etc. [Eabretti pa§. x4)* 469. Altra lamina cornpagna della precedente. V. la T. XIII. Considerata da se ogni voce, e riguardata generalmente riodole della lingua, che e un greco o un latino, per dir cosi, popolare,e guasto; se ne puo tentare Pinterpretazione. Leggo. Tkusa^ Alhaa. Seliasea. Ilia. Elupitaisece. Tapi. Svci, eolicamente Qv(jOi (p-65)era gia nome generico di Sacer- dotessa: onde una rninistra di Ginnone vivuta innanzi i trojani tempi fu soprannomin ita KxEA'Svpi • Pciciaiidi M. PeLp. 92.) A^na per A^ia seguirebbe I’aiialogia di V tlaa^ Petrua etc. (num. 33i.) Ad altri piacera megUo lame una sola voce, e da ducriiZ^CO dedurre Thamthia ; tanto piu che al numero 4G7 si e trovato ThasiUia Cuelaia, ch’e la stessa voce con metatesi. da Sdia geiitilizio iiazioiiale (pag* i3i) cosi inflessii P. Ill iscrazioKi furebr.i 470 . i#i>. nflj> • on R> i^®i V n -m J o a m -03J > invm •! na V-IVJ •aVJ/R>- come Crespiasir che si acldusse al nam. 279 credo pero verisi- milmente che la S vi stia pel concorso delle due vocali, e sia quanto Elia sia. Hlu scrivesi per HqIu, come spesso VI per le, prenomi usitati, * Hupitaisece par da leggere di poi, o Thiipitaisece ; e nell’un rnodo e nell’altro si appressa a VTTQrebei'/iB {deposuit) quanto po- chi verbi latini a quel greco donde procedono. Derivisi anco da VTrb e dal latino texit, la somiglianza e grandissirna. Tapiy e quanto SciAF\m- - \m^y ^ f\w - nom f\<\ .. N ... 3 m fl f . m V n > • ^' 3 >^ 3 mfl • m^ivi . ^ 3 > • mv 4 /Rj> • > i fln J v-f m- . ufl - unh ■ mvivj • a>ra^'^ • • eabolo, che i Lessicografi estendono agl’ipogei, de’qaali parliamo, L’Iscrizione comincia da un norne proprio, che interpreto Larthia Caesinia ; giacche in mascoliuo par che scrivesser Caesinie ; come appare dalPaltra nicchia. L’altro nome e forse V elusiae nata : direi Vcliat; ma da prenome de’gt nitori non ho veduto mai dedotto cognome di tal finale. Sul resto del prime verso non congetturo: seiionclie Tultiraa voce lia ter- minazione di verbo. Similmente nel secondo verso Meani [Manius o Mania o altro che sia) e Municleth, che par da ridursi a e le voci che sieguono possono dar luogo a congr tturej ma io le sfuggo ove non ho paragon! dalla stessa lingua. II ver- bo, seguendo le tracce di tal desinenza, e quasi de- posuit, scorciata la preposizione aciTO, all’uso degli Eolj, che dicori Kotrbave per ac&Ti^oLve (Piut. Yit. p. 297) pei* fJL6u {Sappho, p. 18.J Succede calus . . lupu, che forse e cluso tumiilo. La famiglia de'Gesinj, o sia de’Cesennj c nominata da Tub lio [pro Caec. num. 17) e in proposito di Tarquinia: Caesen- nia fundum possedit {in Tarquiniensi) locax^Uque ; ne^ que ita multo post A. Caecinae nupsit. 471. E'^ nel luogo stesso in una nicchia opposta alia precC' dente, scritta similmente, non gi^ incisa; e percio facile ad alterarsi. Quindi molto sospetto che RAMTHN sia nato dal dileguamento della traversa superiore, che dovea essere in RAM- THA, Ne punto dubito che MAGVLNFI deggia ernendarsi M'VGVLNEI; della qual parola e cornpirnento SECH/.S sup- plito secondo il raonumeoto borgiano (n. 4'^0 che siegue tiene il luogo che nolla etrusca nomenclatura si da alle madri; e parmi similmente formato dalla perdita di una li- nea, che facea Marcas. voce che leggeremo nelFAra Tarquinie- ' ?e> Adunque tradurrei il prime verso ; Arimtia Matalnia (credo 396 P. Ill ISCRIZIONI FUNEBRl . 472 . 0 9 • M V q • n V q • • aiqlt . . . ‘ • nS::! -i .f .VIOVO 3\ Y \ yQ ^ F \ BF { • q. vnvq -^RVq^ . , .. iytn-5ifni05a.. *. 1-1 -t -nq3Bf 3-^ esser Macolniax pag. 122. M. Matulniae, Stando alia lezione ovvia, dovrebhe renders! IVIarci Matidnii. Siegue PVlAM. AxMCE. SETHRES. CEISmIES (cosl dee emendarsi la scorrezione della stanipa) fUiani hanc Sexti Cae-^ siniiy o sia Caescnnii, A coslei, o perclie nata di rnadre Matulnia, o per altro ti- tolo par die Aruntia desse sepoltura eiitro le grotto spettanti alia sua famiglia ad latomias Matulniarum. ]Laphunasc, o poco di versa raente par da leggere nel terzo verso, o riome di famiglia come altrove supposi; o piuttosto lapis, onde cor- risponde a latomias. Matulnasc. clarum leggo di poi con finale ill rum scorto dalla coinparazione di Atunis. rum in Patera; e dalia voce aggiunta die ha la stessa finale. jS'el rirnanente del titolo trovo lupum e a<^ils vocaboli di que- sta classe; e nel fine itu. apia, che coerentemente dAVhabia per haheat della Tav. Eiig. Ill spieglierei ituni o iter habeat. E formola di monurnenti latini: vgr. huic monurnento iter de» hetur. 472. Frainmento di lamina in rame scritta d’ambe le parti. Fu trovato in un sepolcro poco lungi da Amelia gia Ameria. Lo acquisto il dotto antiquario P. di Costanzo, Ab. Cassinen- se; die avra sempre il merito di avere scoperto huso de’ca- ratteri etrusdii in Ameria citt^ umbra ; ma vicina alia Etru- ria, come Todi e Gubbio. Il monurnento e necrologio non so se di uno o di piu defunti. Ha di particolare il T fatto a ma- nicra di croce, come in qualche medaglia di Todi; e tre fami- glie tutte nuove in quest! caratteri; e sono Hortentia, Herentia, Atronia scritta alhantica osanza come Deheberis per Tiberis, o come Aclarnaham. Altri frammenti, ma di una o due voci, si son citati nel- ia H Parte; ed era inutile replicargU in questa Classe. I co- BEGLI ETRUSCIIi: 897 roUarj di essa savan congiunti a quei della Classe seguente^ ch’e una continuazione delle i’amiglie etrasche nominate finora. Dopo la stampa di questa Classe mi sono pervenute le lapidi elie soggiungo. i. Coloiinetta del M. R. trov. presso Firenze, e pubblicata dal ch. Sig> Ab, Lastri ne’fogli periodici del 1787 . 2 . Urna. 3. olla. 4-> 5. tegoli : tatti nel M. Borgia. \AF\m\^F\Y\3^\^F\\m^ I. R\3^yF \ . \m\F\y 3. 5. VELIA. CAS..AR. CALAD 3. SEX. TITI. STEPimi 4 . VIIL. TITII. LARISAL. Ii CAINAI. NATVS Traduco Sum. A^ilj . Appianae,F, i. Sex. Titi. Sthephani: ovc noto la 1 1 per H; qVu aasiliare del 3. Caja Auli F. f\.Vel Titius Laris F.Cajae,N : enoto cbe Larisale debb’esser Home di padre; leggendosi ii norrie materno in altra linea e con tutt’altra desinenza. 5. Velia Cassia. Ar F. Callia. L’ultima lettera sembra D; Calad alTuso degli antichi Latini; che suc- cede al Calal degli Etruscbi ; affine per affine, Noti intanto il let- tore, cbe co’principj stabiiiti nell’Opera si spiega il piii di tutti questi monumenti ; e cio che vi s’incontra di nuovo serve a con- fermare le supposizioni e le congetture da noi fatte ; onde in av- venire si possan ricevere e adottare piu sicaramente che io non feci. 39^ ni ISClilZIONI DIVERSE CLASSE TERZA. ISCRIZICNI DIVERSE, IN LAMINS, IN VASI, IN DONARJ SACRI, IN OGNT GENERE DI ARE E D1 STATUE, QUASI TUTTE DELLA ETRURIA MEDIA E SUE ADJACENZE. I N T R O D U Z I O N E. Restano a coiisidcrar queli’epigrafi, die nelle due pre- cedent! Glass! non ebbon luogo. Le pr!me sono !n la- m!ne ; s!g!ll! in parte, die serviti s! credono per figul!- iie; o andie a contrasegnare le cose domestidie non altrimeiit! die in Roma ; ove !1 vino ne'vasi, ! viveri jielle celie per tal niodo si assicuravano. Quindi in PlautQ (Cas. Act. /, sc. 2 .) Obsignate cellas ; referte annulum ad me. Altre son segnate in attrezzi profani, jioini 0 di artefici, o di donatori, o di possessor!, come pure presso i Latini. Altre finalmente si leggono in attrezzi sacri, in are votive, in picciole statue, ed in grand!. Queste con generale vocabolo posson dirsi iscri- zioni votive; alcune delle quali per mancaiiza di para- gon! riescon difficilissime. JI. Are con bassirilievi son rare in Etruria. Oltre quella die riferisco con iscrizione, un’altra de’Sigg. Pao- lozzi lie produce Gori ; di figura rotonda, ov'e scolpito di bassissimo rilievo un baccanale; e ne loda molto il disegno. Ne aggiungo una terza triangolare con tre baccanti, veduta presso il Bartolini in Montepulciano. E' di cattivo stile ; e se io non erro, degna piuttosto di iiominarsi piede di candelabro. Le altre are die ho lette e vedute, son rozzi sassi, or quadrati, or forma ti a guisa di piramidi e di colonnette, come le Are del luco di Pesaro die citai nella Prima Parte (0 tutte di {i) A pag, 125, 11 Majfei le riferisce nel M. V eronese p, 4 ^ 0 ; DEGL! ETRUSCHI. SqQ pietra del paese. Non ripetero inutilmente, die altra materia non uso Roma in que’primi secoli. Lo riflette il Cittadini (0, citando una iscrizione posseduta da Fulvio Orsini MARTEI. M. GLAYDIVS. M. F. COL- SOL. (Y. C. 570) DEDIT. Si gran nome era scritto in tufo. Statuette, III. Le statuette degli animaii son frequent! ne^musei di bronzi : io non ne produco se non tre perche con ca- ratteri; e queste e le altre lascerd die si considerino per dollar j ancli’esse, come vuole il Passeri. Per altro iie'casi particolari, v. gr. nella Chimera del M. R. die non ha se non se un nome proprio, e lecito dubitar die non fosse voto (2) ma ornamento di una citla o di una casa, non altrimenti die la celebre Sfinge di Yerre e di Ortensio (3). Delle statuette di forma umana non e da sospettare altrettanto; avendo elle o soggetto, o simbo- lo^ 0 altro indizio, die accenna religione. Iscrizioni di statuette. lY. Le iscrizioni rade volte son nella base ; siccome nel dono di Policrate (Tom. pag. 79) in greco ; o in quella Fortuna del catalogo Ercolanese (pag. i55) die ha in latino C. PHILEMONIS. SECY. MAG. Cornu- nemente son nel corpo della figura, ora nella coscia, or unendo perb quelle che sono in are diverse; leg^endo Pisaurese dono dedron, cMucuria per Mamuria: e aggiun^endo questa, che omisi parendomi i primi nomi di lezione men cert a: Cisala. Atilia. Dondiatii. Nomelia. dede. Juno. Loucina. (1) Orig. della L. /, pag. 17. (2) V. Tomassin. de Donariis cap. 4 * Animalia lapidea cubito« rum quatuor furono i donarj\ che Aristolile dedicb per la salute di Nicanore suo amico a due deitd JoviServatori; Minervae Ser- Tatrici. Laert. in vita L. F, Segm. 17. (3) Plin. H. N. L, XXXIF, cap. 8. 4oO P. in iSCIilZlOKI DiVERSr. iiel braccio, come appo i Greci piu antichi (i) altre voU«? su i vestiti ; ed una ve ii’e scritta a grandi lettere per lo lungo della iigura, come quella presso Montfaucon, ch^egli chiama di uii Atieta ( 2 ). Vi e scritto a grandi ca- rat teri KA<1>I20A0P0Z. DalTaltra parte dopo il crine cinto di una fascia L'epigrafi etrusche son per lo pin su I’andare della latina mcisa neila statuetta di Virio : die oltre uii nome proprio ha seco la memoria della sua dedica in quel omesso dal Montfaucon^ e dal Contucci lettoGOSz^Z (41 Di'^ersi stili delle statuf^lte. V. Questo monumento, die per quanto a’caratteri si pud dar fede, si assegnerebbe al sesto o settimo secol di lloma^ e di gran sussidio a giudicare delle statuette (1) TVinckelniann Istoiin delle Arti T. II, pa^. 209 oee «o- mina un Mat curio col nome di cJii ordino it laooro, scritto sul hraccio Jin dalla eta di J nacreonte (v. Suid. v. Ayo^w) « Apollo col nome di Mironc in una coscia {Cic. in Ver. Act, //, L.lVjC. 43.) Soggiu^ne che a' tempi di Fidia piu non usavasi; eiggiugrierei in Atene, e nelle statue de’ternpj : dcgli altri lavori de’Greci non lo discredo ; e lo raccolgo da Marziale, che cita un Ercole col nome di Lis’ppo inciso nella base. Epigr. L. IX, 44 * (2) Tlies. Antiqu. Tom. Ill, P. II, tab. i 58 . Frobabilmente c nome di donatore (Piin. cap. cit. Gephissodori duo fuerunt) rna it nome e scritto in dorico, e di piii in anlico dialetto, che non vipele consonantly neusa(j^-^ cosa che scuopre I'antichitd della ^Aatuetta. ( 3 1 Ib, Ai(rv}pOifj!j(OV un Erudito citato da Montf ancon che soggiugne parcrgli la quinta lettera piuttosto un A. Tao, I di quest’ Opera, che ne dd niolli esempj. Leggerei AISKAAniOi nome incisooi da qualche italiano artefice par^ tecipante di latino invece di Quel nesso insolito Vho rappresentato come vedesi ne’manni di Bologna [pag. *286) ooe si troob quella statuetta nel fare i fondanienti del palazzo Ra* nuzzi. ( 4 ) V. Montf. Tom. cit. pag. 26^, et Mus. iAircb. Tom. II. DECLI ETRUSCm. 4^1 etrnsclie lavorate su quel gusto : siccome sono la vati- caua minore, quella del Boiiarruoti, I’altra cbe si trovo nel Piceuo: delle quali pajoiimi piu antichi il Soldato Corazziano, la Dea Volterraiia, la statuetta del M. Od- di ; e piu moderni i tre faiiciulli da riferirsi^ la Giuno* lie, e il creduto Aruspice del M. Regio: mi in cio ulti- ma sicurezza non e facile ad aversi. L’uso di porre caratteri nelle statue sernbra mtrodotto perche inai non si perdesse la memoria di lor consecrazione; al cbe noil si sarebbe ovviato baste vol men te scnvendogli nella ba- se ; come si fece di poi ancora in Toscana, quaado ella divenne latina. Formole solenni de' monument i predi^lli. VI. E di gran pro saria stato all’etruscbe lettere, se quelle iscrizioni cbe allora s’incisero per donarj, o la- tine o semibarbire, vivessero ancora, o ci fosser note; come le tant'epigrafi mortuali cbe abbiamo addotte, e cbe ci ban fatto scorta alle versioni della precedente classe. Ma poco ci avanza in tal genere ; toltene le aro di Pesaro, tan to perd fra loro conformi. Il filo cbe pud guidarci e quel tan to o quanto di analogia cbe abbiani trovata per tutto il libro fra gli Elruschi e le due fini- time nazioni. Se i Romani e i Greci pur con essi con- vengono ne’vocaboli, e nel dettato delle iscrizioni fune- bri, come osservammo; non vi e ragione per credere cbe in Etruria fosse un forniolario per dediche diverse affatto dal loro e nel dettato e ne’vocaboli. Vi e anzi una ragion positiva per riconoscervi gran somiglianza. Gli Etruschi tin da’tempi di Roinolo furono di Toscana chlamati nel Lazio per insf^gnare con quali cerimonie e scritture (^lspc7g rtai m) si dovesse fondare la sua Oitta {Plntarchus fj. 4q) tanto eraiio fin d’allora pregiate nel Lazio ie loro formole. Lanzj^ T, //, 36 /^02 P. in ISCRIZIONI DIVERSE Come possanp rintracciarsi tali formole? VII. De’vocaboli die troviamo ne’donarj la maggior parte e niessa in diiaro; giacdie vi si riveggono quei nonii proprj, die spiegammo negli epitafj. Rimane adunque a cercar di que’podii vocaboli, die in niuii epi- tafio s'incoiitrano, e qui sono replicatissimi ; onde con- diiudere die sian forniole soleimi;, fisse^ poco alterabi- li; come sono iie’donarj sacri de’Greci e de’Latini otve- posuit ; VTrep (TcoTy}pic&i; pro salute ; eToiij(rs fecit, e cosi altre^ delle quali ora favelleremo. Nel riscontrarle in Etruria^ ridiianii il lettore alia memoria do die sparsaniente ho iiotato dell’indole delPetrusco idionia; quanto sia semplice, e simile a quelPaiitico latino, die con poca varieta distingueva i vocaboli d’uno stesso te- nia; vgr. da labos facea labosus per laboriosus ; da de- curia decures per deciiriones ; da impetus impite per impetum facite (Fest.) Ricordisi in oltre, die io questo idioma paragoiiai a quel greco iiicolto, die non co- iiobbe reduplicazioni, ne aumenti ; iie molto ebbe di regolare e di stabile ; e queste cose non le desideri nel- Fetrusco; non trovaiidole nel prisco latino. Finalmente gli risovvenga per quali vie il grande Scaligero, e dopo lui Vossio seppero rintracciare nel greco i primi de- menti e i semi della latiiiita ; congetturando non sol de’iiomi, ma deVerbi ancora, e di ogni lor voce ; e non gli dispiaccia die io cammiaando su quelle orme, ten- ti, come lio gia cominciato a fare (n. 4^9) simil cosa in quesFaltra lingua, die sembrami, in gran parte alme- no, guasta dal greco. VIII. Sopra tutto avro in veduta la ortografia dei Greci piu antichi, e scrivendo la manterro : cosi appa- rira meglio la conformita, die ban due parole, Funa greca, Faltra etrusca. li metodo e specialmente di Vos- DEGLI ETRUSCIII." 4^^ sio, quando Fetimologie laliiie va rintracciancio ; e io veggo con la debita proporzione adottato da M. Bona- mj in quelle dissertazioni, oyc scuopre rorigine della lingua franzese dal popoiare latino. Si stenterebbe^ ri- fleUe egli, a credere die rien sia venuto da res ; lieu da locus j out da hoc illud^ car da quare: ma si rico-» noscoiio faeilmente ove queste voci si prcseiitino con Faatica loro ortografia, ch’era^ ren^ leuc^ oil, quar ( 0 , Eseinpj simili presi dall’antico italiano son raccolti iiellaltro Toni, a p. 33y e seg. Ma veniamo ai particolari. M' Cana. IX. d n d D : nn e formola non veduta, die io sap- pia, se non in opere di scoltura j dubbiamente in un’Ara ; cliiaramente in due statue di pietra (^) ; accompagnata sempre da nome proprio, die nelia statua di Vol terra cosi e scritto ..... 15111 : ddd 1 = MyHOOfld: dndD* irri- Dei nome ultimo restano podie iettere. Circa la prima voce riveggasi cid die scrissi nel §. V deiie iscrizioni funebri. Ivi, e altrovC;, inclino a cre- derla accorciata dallantico sum ; onde formi un sentiniento simile a quelle iscrizioni piu anticlie dei Greci e de'Roniani, e pud andie aggiugoersi degli Egi- zj ; nelle quali sdntroduce il monumento a parlare. Ne addussi pin esempj nelia Prima Parte (p. < 78 .) Or ag- giungo quello di Fidia ; die Pausania dice aver messa al suo Giove Olimpico questa epigrafe ^1>E1AIAS. XAPAII- AOY. YiOX. A0HNAIOS. MTidO HXE d), Tal esem» pio simitd ancora in Italia ; ne fa fede la cista Kirche- (1) Memoires de i’Acad. Tom. XXiV, pag. 585. ( 2 ) Son le sole the ci nmanQono di proporzione quasi natura- le: oe n’e una tcrza nelV Istituto di Bologna, che rappresentct una Vecchia, che il Passeri credette esser ooto. Non ha carat-^ ieri; ed e assai minore di queste due. (3) Lib. V j 3i3. Phidias Charmidae F. Athenignsis me fecit. 4o4 in isciaziONi Diverse riana con quelle parole NOVIOS. PLAVTIOS. MED. ROMAI. FECID ; e la mensa ercolanese ; se gia quel titolo Ilerentatis, sum dee spiegarsi come gli eruditi fmora haoiio esposto. Che in tanti donarj etruschi cosi aiitichi non comparisca tal figura di parlare, difficil- mente pud persuaders!: raa s’ella vi e non trovo for- niola^ oltre questa, che nieglio Padombri. Aggiungasi die tal dettato d’iscrizioni presso i Greci, e i Latini cadde in disuso ne’secoli susseguenti; ed anco il \YW degli Etruschi pare ito in disuso ne'tempi ultimi; non leggendosi quasi mai ne'donarj loro di miglior gusto; siccome ne men si legge. negli epitafj lor meno anticlii. La voce XavoCy che trovasi in Esichio (in antica orto- grafia scrivevasi Kctvoc) in quel lessico e resa ic6cr[JiPj(J’ig ornamentum. Or questo pure e il concetto che destano i piu antichi donarj di greca scoltura con quelP^^'^aA/z^is; di’e vocabolo diverse nelle lettere, ma di potesta equi- valente; derivando da che similmente ne’glos- sarj rendesi orno, Leggesi nella colonna iianiana (pag. pS) in altra colonna del M. Olivieri pur Biolto antica (») nella lapida presso il Malfei ('^) ch’e la seguente ; APXEAAOE. AIONYSIOY. MAPA©aNIOS. TO. AIAAMA. ANE0HKEN. TllEP. EAYTOY. KAI. THS. rYNAIKOS. KAI. TON. TEKN.QN etc. Molte al- tre ne ometto anche tratte da Pausania e da Erodoto. (3) (i) Dal de^nissi mo possessore acqidstata in Ancona, ov'era oe.nuta d'ollreniare ; e illustrata dal P. Corsini con dotta dis-~ sertazione. V. Paclaudi Mann. Petop. pag. 45 . Ha il p simile a cpudlo della iscrizione di Delo ; il dkton^o oy abhres^iato in o; nondinieno \^i sono le due vocali di Simonide W ed questa Ja figura ancora di O. (•2) Maff Art. Ciit. lap. p. Sy. Arcbelaiis T)ior)ysii. F. Mara- Ibonius. dorianiun. dedicavit. pro. se. atque. uxore. sua. et. filiis. (o) V. Murat. Thes. Insc. pag. 1 19 etc. DEGLI ETRUSCHI. 4^5’ Notero solo die aycc^fJLOi solito a usarsi per istatua, in. Ej odoto si dice di tripode ; e siniilmente pud dirsi di un^ara^ e di quaisisia doiiario die orni il luogo. Lo stesso valore par die avesse Cana in etrusco. Si potria duii- que dire Iraduceiido Ornatus Larthanae V elciniae^ siccoiiie uya^fJLcx>npa,^tTe?^eog Iradurrebbesi ornatus Pr a- ocitelis. Ma per seguire aiico qvi'i i Latiiii pin dap- presso die sia possibile, e per isdiivare ogni equivoco; crederei nieglio tradurre cana per donum; o dire per modo di esempio ad ornatum loci Larthiana f^elci- Ilia D, D. Tcce e dmili, XL Nella iscrizioiie di Ardielao si e addotta la for- niola avs^vi'A,e^ soleime, come posuit, e dedicas>it. Essa per lo piu si riferisce al dono, o alia ineiiioria della gra- zia otteiiuta, come ne’marmi di Oxford ove tal foniioia e sottintesa: O 'lEPEYS* APXIAAMOZ- 0>1AAINETOY- lEIAJ- OXIPIAL ANIOYBIAL XAPIITHPION (*). TaL volta riguarda la persona^ la cui statua si dedioa, come ill quel marmo di GbisuL BAXIAEA* llTOAEMAiON' nroAEMAioY • saiHi os ' oi » NHxmrAi • ane- ©HKAN ( 2 ). In questo seuso forse e scritto quel nella grande slatua di Metello, die senibra dover’eqoi- (1) Pag. 287. Sacerdos. Arcliidamus. Pbiiaeneti. F. Isidi. Osi- ridi. Anubidi. Gratias. Qiif-st'idtima voce si trova in ana iscriz, di Fabr.p^ 690. Gaelo. A^ternoo Atilia. Corapse. et, Atilia. Vi- ctoria. Gratias. It Majfei nota circa la voce cbaristeria ,• boc rst persolvere gratiarum actionem, licet donariiim vertant. Credo che nellc lapidi non significhi mero rendimrnto di ^razie ; ma accompa^nato da dono ; il che e gratias agere et reddere. (2) Inscr. Asiat. pag. 201. Regem. Prolemaeum Prolemaei. Soteris. F. Insulani. dedicarunt. AlU^ove piu brevernente A HO- AIX. FEPMANIKON. KAIXAPA. ©EOIX. Urbs. Germa- liicum. Caesarem. Diis (commendut) Mail. A. G. L, p. 127. '^o6 P. in ISCIIIZIONI mVERSE valere al greco quaiitunque forse non termini quivi la paroia ponleggiata nel mezzo, come avviene spesso in questo sent to. JNeiral tro senso pare die sia da prendere la finale della luiiga ed ora men leggibile iscrizione del M. Oddi, incisa secondo me in lapida vo- tiva. JNe riferisco iin frammento, come fu letto, son oltre a dugent'anni, dalMichault; dipoi poco divertamente dal Giatti j con la cui copia, e con queila delFAmaduzzi emendo qualclie lettera e qualdie punto (0 : Yegga il lettore quanto si approssimi un tale scrivere a cio die in greco misto di barbaro potea dirsi 7rep) se ( 2 ) v{sv d suo Anno- tatore net T. II, pag. 9. Ne credo aver si a restringere nel caso nostro a’ soli hassirilievi ; giacche in Qrecia stessafu adoperato in senso men proprio daAristofane, ove disse ropEVS TOLCdV (2) Lett, lloncagliese XI. (3) F. pag, 5 ?. del loni. f. ^o8 P- m ISCRIZIONI DIVERSE si dicesse in etrusco fO. Vi Iraspare donum: perciorclie pesso Limita ad una specie le vnei, che considerate nella ongme loro san bbon ^eneriche: cost aVjenum o ahenulum dicesi di oaso^ e non d' dolo ^pv(r)^ da' G red dicesi di una fiala. non di una statua (Harpocration. ex Dempst.) Similmente anatbeina dalVuso e determinato a si- ^nificare donavio sacro. ( 3 ) Gli antichi Latini riunendo due parole in una restrinsero pila loudit in polit; e probu vox in prox (Fest.) e virgarurn vin- demia in virainden>ia. Non. ( 4 ) Hifidta nella Introd. alia Cl. II. (S'! Cangianiento di pronunzia., come YlvtTlOl c Tivhoi s'reco tnarmo antichi s si mo. Menjoires de I’Acad. T. XV. Remarq. De M. Fourmont. etc. § 2. Passeri /. U, X. 3.^EGLI ETRUSCHI. 409 tliial) sixrh donum pro saint siccome Miner ool terpreta cla’Grainatici donum pro Miner 0 a o si a pro studiis Mineroae. Quiudi anche G VOV^? voceiasciata in troiico siccome Platur^ o Thucer^ pud supplirsi con liiia finale come l-ooreipoty o (jlonum pro salute) parola die ugualiuente trovasi in dunarj greci e in au- lori latini (0. Accresce probabilita alia opinione ii vedere che una delle antiche cilia etrusche si chiamd Sutrium, verisiniilmeiite |GOV^ in etrusco; come |GO/^J3^;^tla den varsi da o da altro voca- bolo alliiie. JN'oto per ultimo die nel uiedesimo senso dicesi dona pro salute. Estmpio. XV, I tre vocaboli coiisiderati ultimamente si legsiono in uiia slatuetta del Museo Re gio I O i- VMdJGVOVh^O^ J83>GVf: 3d > 3 J* 3> G d d- Inierpungo prima le voci unite : Turce. jleres. Sutur. Laiwe. Iti (v. rindice.) Spiego poi Largius. Licinius. Sacrum D. pro salute. Larthiae. Nooiciae. ovvero Conseroatrici Lartiae NoeicJae. I nomi proprj son tutti delle viciiianze di Gliiusi; anche rultimo die per una lapida latina resi Nooicia. La tessitura si riscontra in moke iscrizioni estere, e in alcune di Toscana ; qual e questa trovata a’bagni di Sancasciano die perd aggiu- gne le Delia non solite a esprimersi dagli Etruscbi ai- men d’ordinario. Pro. salute. Cai. et. Pomponiae. IS . L. M. Aiirelio. Vero. Imp. JEsculapio. et Hjgiae. Sacrum. Ephestas. V. S. L. M. (I / Martial. XU,, ep 66 . Nam qaoties surgis soteria poscis ami- cos. Silv. I. 4 Soteria Rutilii Gallici : ove Grono\^io avvertc chc qutsto Home si^nifiea sarrifici e onori aglt Dei in ringraziam. {7.) Sulaformola SACRVM. DEDIT. F. Bertoli AnUcIiita di Aquileja p. 80 e sec,u. che ne dd piu Cicmpj. (3) Gori Turn, ll^pag, 4e j. 4io P. Ill ISCRIZIONI DIVERSE Nomi di Deitri ne' Donarj, XVI. Una (lelle circostanze, die i pin antidii Greci tacevaiio voientieri nelle iscrizioni, era la Delta, a cui si offeriva il donario ; 11 luogo ov'era coiisacrato sup- pliva alio scritto ( 0 . Dubitai una volta se si trovasse diiaro esempio di Delta nominate in donarj etrusdii. Ora ve ne riconosco alquanti ; sempre pero meno aperti cbe in altre lingue, parte perdie i moniimenti son gua- sti, parte perch e le parole posson ricevere altro sen so. XeirA polio riferito dal Montfaucon sono indsi due ver- si ; ed il prinio e questo, cbe soggiungo: | Kill 1 1 0 96 •• IKKl* ove io non dubito puiito, die la terza voce sia il nome di Apollo : non so pero dire, se abbia a leggersi Jpulufe o in altra guisa : ne se la parula seguente sia iin suo epiteto, vgr. APITI- MUH (i>;; o piuttosto il nome di Diana cosi scritto in- vece di APTEMIAI ( 4 ) nome, die taiite volte nelle anti- die lapidi si accompagna con quel di Apollo, Simil- inente parmi iodicato Silvano nella statuetta Vaticaiia; ove non difficilniente si legge meno pero diiaro di quel die vorrei. J /9 f 9 'I V I e in altra men celebre; e nella iscrizioiie di S. Maniio | 0 4^ D 9 die avvici- iiasi a queli’-^^rtr, die in Etruria signified Divus : onde essendo percossa da uii fulmine una iscrizione di Gesare Augusto, e tolta a Caesar la prima lettera ; gli Aru- spiej predissero, die non molto di poi egli saria posto (1) Marm. Pelop. Tom. //, pa^. 5i. (2) Ntlle T. E. AViECLVSE credo per AVLEGLVFE (avie- clue) con dis;amnin fra le due vocali, Sarehbe terzo casOf como Senatui ; e in dinletlo piii aniico Senatue. (3) Valde bonorando. ( 4 ) Cost in Grut. paL^, 78 ICI, e SEPiAPI pag. 207 in liio^Q s Serapidi. DEGLI ETRUSCIII. 4ll al fuolo degli Dei; come avvenne ( 0 . Dopo do non peno a credere, die il senso deiia epigrafe sia : AFOL- LINI- DIANAE. S. Tbiipletas. XVII. Altra formoia solemie e compresa nella iscri- zioiie del Candelabro Corazziaiio ov"e scritto ; JDCIVf- La formola solenne e quel clie non leggesi in veruiia famiglia per nome, ne per cognome; si rivede perd in altri due donarj, sempre con una qual- che variazione; in uno trovato col candelabrof 8VO7 allro fO J8VO7 la I e dubbia. Chi lesse i nomi delie iscrizioni funebri non fara differenza fra queste voci ; anzi dal vedere che in due donarj dbino stesso olFerente e scritta una lettera or con aspirazioiie, or senza; or con punto in mezzo, or seguitamente, preiidera nuovo argomento per credere cid che io sup- posi fin dal priiicipio su la incostanza della ortogratia di queste lingue. Si vide nelFantecedente Glasse al n. 4f>9 7 che il T'^ iniziale e epitettico, o che equivale ad aspirazioiie almeno ne’verbi e ne’prenonii ; giacche in certi nomi (vgr. m F\V\F\ 0 ^ ^ f\\ A F\ 0 ) pud pren- dersi per articolo. Percid io dissi che potesse leggersi ivi Hjipitaisece ; e nel candelabro ieggerei HTPiLe- THAS o Hiifiletas. II tema parmi wPiAeco adiuvo salvo ^ quindi adjuta^ salva; che in questo dialetto, ove Toip(Tup£ 7 Q''c& accorciasi in parsura, dee abbreviarsi in huphileta. E' questo un eolicismo notato da Gio- vanni Gramatico : Sjncopae Molum sunt propriae: (i)Dion. Gas. L. IV, p. 589. Svct. in Ang. cap. 97 : qaod /ES<\R, i. e. reiiqua pars a Gaesaris gtrii^ca lingua Deu's Tocaretus:, 4i2 PJII ISCRIZIONI DIVERSE fiiint autem in medio; ut cipixsv pro od^fXV}(rsv (0. La tei- miiiazioiie e di geiiitivo feamiinino; il die piu dilara- in elite si vede in altra epigrafe ov'e scritto M/RO-J. 8VO- Secoiido questo paragone parmi da legger qui Velscusas da l^elscusa^ {sf. Cl. II, n. io3.) Legger Velescus {Veil cii Fill d) e andie piu sicuroper- clie ne troviamo piu esempj. Poste tali notizie, regulate pero da certa aualogia^ piu die da altro^tradurrei: Aula. Felcia. Saloa. Alpanus. Donum. Dedit. La formula e nsata aiizi e frequente in certi seculi vgr. SALVO. AVGVSTO. FELIX. MATERNVS. GVM. FILIIS. [3} NeirJstitutu di Bologna e un voto a Esculapio in greca lingua pur cun simile participio MeAizj/diog. e7r). reAet. i^zr^£v6hg. ( 4 ). C!en. XVIIL Altra voce di formula die nelia statua di Metello va congiunta con K1 ? D I ? ^ a suo luogo ne scriveremo : duealtre volte con nelia Iscrizione del Fanciullo Corazziano^ e in quella dell’Apoilo nominato poc’anzi; il cui secondo verso^ facilmeiite einendato, e questo f] 4/ ^ 33GVf:aV(]8uG: lf^/18:in altra statuetta d 4/5D' Fi3G^- Parvenii un tempo, die Fultimo vocabolo do- vesse leggersi dO^D aderendo a coloro die queste due lettere ^ 4^ credono scambiate talvolta Tuna colFal- tra; e quasi fosse icetes spiegai supplex. Avvedutomi poi die nel caso nostro, in cui due monumenti concur- (j) Dft jLolica dial. [7.] Corrispondc a que’^e.nitivi della lingua greca, che in la- tino SI traducono in sesto caso, Altra spiegazione si adduce aU iroi'e. ( 3 ) Mur. Tlies. Inscr. p. 102. (4) Welantius uiorbo. tandf'm. rccreatus. vEsculapio. gratias: & nel mar mo stesso d incisa I’immagine del Name, DEGLI ETRUSCHI. 4^3 rono nella stessa lettera^ beiic'ie trovati in luoglii di- versi, tal supposizioiie non pud aver luogo, teiito altra iiilerpretazioae. E a quel la prima voce nii fa luce Esichio con una glossa : ¥s.Xio\Lou : ev^cfJLXi precor, eoeco. E accorciato da pill lunga vnce ; giacclie Esichio istesso alia voce Msa^oa fa la stessa interpretazione Or sv')(y}^ ed ^v^OjjLai e la formola, con cui i Greci espriinono li voto: Avabelvoii Se Nimvop^ cra)6si/m, yjv su^^v VTrsp auTov pev. Dedicare Nicanoris servati votum^ quod pro eo i^ooimus (0. Cosi nelle iscrizioni greche hvi. Ais1. (^) Phaeacus Jooi altissimo ootum, OL llAvv^g. NvfJLPiZi^. sv^^(i 2 vo(, ^veds(Tocv. Km. ©50T5. H^(nv. Lotores e atticismo per Tr^vveTg) Njmphis. quod voverant i3\ dedicarunt. et. Diis. unioersis. Abhiam dunque la corrispondenza della prima voce. Gale e quanto sv'X/i pregliiera s>oto\ onde aiiclie i Latini dis- sero incalare per invocare {Test.') E come kccKu) si con- trae in kXuj {Etimol. magn.') e formasene K'h^dic, oocatioy e presso i Latini clasis, o classis (^Fest.) \ cosi Eetrusco cale parmi contratto in c/c; in sesto caso dene. Cecha pud essere da abbreviato all’antico uso (4) ; e la formula tradurrebbesi oo^o gaudens. Pud esser anco (1) Diog. Laert. loc. cit. (2) Murat, pa^. 16 spiega at sit votum : io duhito che la copia non sia rsatia. ( 3 ) Paciiiudi M. Pelop. p. 209. Quclla formo'fa comunemente si vede iradofta per supplices ma il dollo d'Or^nlie ha a^^ver.- tito che meglio rendesi ex voto o in simil guisa^ come appare dalV addolto testo di Laerzio. Ariimadv. in Cbaiitonem. L. IX, eap. j6. ( 4 ) V. Tom. T, pag. io 5 . Gli esempj ioi addotti si posson cre.~ scere a gran nunicro con aitre lingue men cutte; come la spar‘d tajia^ la osca, la prisca latina. P. Ill ISCIIIZIONI DIVERSE da aor. 2 ristretto per crasi, come in simili par- ticipj abbiam notato gia molte volte ; e tradurrebbesi vgr. veto adepto (i). L^uiio e Faltro tema ci guida a una equivalenza del solito voti compos , o voti compos red- ditus\ frasi di lapide. Se altro si raccbiude in tal for- mola non puo esser cosa niolto diversa. Clens. icen non 50 se sia formola da spiegarsi congiuntamente^ o voca- boli da separarsi. XIX. iNelle iscrizioni Sy, e 43 leggiamo ^ 9HlOVt e siegne, se io non erro^ una volta Laenaciiy un altra volta Pitulaniy nomi di coloro cbe posero quel mo- iiumento^ collocati nel fin delTepigrafe^ come si suole de’donatori. Tal posizione mfinsinua di tradurre uni- yersi. La voce pud disciorsi in roi (doricaraente per ©/) Tive; quicumcjue\ essendo ridozione usata in antico latino dai dittoogo oi ad u ( 2 ). Altri vorra derivarlo da tiite vocabolo di Tav. Eug. totus\ cbe avendo totius in latino fuor di analogia^ pud ben aver tutines in etrusco. Della formola Ex. visii. ex. jussu etc. con- get turo a suo luogo su la traccia specialinente del gre- CO (3), ma non avendo il confronto di piu iscrizioni, ne scrivo con niaggior dubbiezza. II certo cbe va scopren- dosi non da diritto a decidere su I’incerto cbe vi e mi- sto; e cbe in uno studio di tal fatta debb’esser rnoltis- sinio. Ne perd e inutile quando almeno si appressi al vero; a cui d^ordinario arrivasi a grado a grado. Venia- (1) Da che a tenore dalle antiche glosse riducesi a nan- ciscor, soitiot , suscipio etc. se non c dal supino cichum, V.T. I, pag. 2 SS , e 290. (2) GOMMOINEM communem, OITIER utier. ( 3 ) Le parole sono le stesse nel tema; vgr. da yiXo) jub'^o, cele jussus: alt re volte son le stesse wl seguito dalle consonanti o identiche^ c equivalenti ; vgr. da carescara;^/o sicuro ancor questo. V. Tom. /, p, 223. DEGLI ETRUSCm. 4^^ mo intanto alle iscrizioni ; iieiie cui note verro aggiu- giiendo cio die alia brevita cli questu proemio uoiicoii- Teiiiva. ' §. T. Iscrizioni in lamine^ e in amuleti. I. GVEN.E Jscrizione di un sigillo in bronzo di Jigura rotonda (0. Esiste nel Museo Regio, ( 2 ) In una lamina di bronzo quadrilunga con lettere incaoate: nel rooescio ha una tenuta in forma di T (S). Del M. R. III. . . . -f I m c] ^ J //z simil lamina. M. Montemellini a Perugia (4). (i) Fu nel M. Bucelli ; di cui citai un'urnetta con simil name. Circa ad csso^ la CL 11 , n. 89, e n. 43 o. II Gori riferi nel M. E. (tab. i()6) un altro sigillo com' etrusco. Le lettere tutte, e la incisione da destra a sinistra che nella impressione do'^ea tornare da sinistra a destra, e for mare NVNERIL SOTERICj me lo fan credere latino, c pub leggersi JNumerius Neribus (v. NeriuvS a pag. 129) Sotericus. (2) Mancano le prime lettere, che forsefecero qiiesta iscrizio-^ lie : Laitinal Emlil. II prenome con poca dEersitd si tro^b al num. 198 : il no me al num. i 53 fra le urne del Sig. Bartolini, di cui pure fu questa lamina. Non pare, che I'iscrizione sta in relto: pill probabilmente corrisponde a Lartinae TErailiae, co- munque si legga e supplisca la finale in L, su la quale proposi varie sentenze. Emil j fur ono anche in Perugia ; e nella strage che Au gusto fecc de’ Decurioni, o sia dd Senatori di quella cittd, Vunico a cui donasse la vita fu L. Emilio App. Alex, da Bello Civ. Lib. N, pag. 699. ( 3 ) Membra da cib che la lamina fosse fatta per fissarla in. qualche piano di legno, o in qualch^ parete vgr. d'ipogeo. Si« gillo nol credo : altrimenti lo scritto saria tomato al contrario nella impressione. (4) jSon par da ridiirsi a nome proprio ; e forse qualche epi- grafe spettante a mperstizione^ Di queste larnine sappiarno che II. jflnif q juma P. ni ISCRIZIONI DIVERSE JV. 3^0^33: Iscrizione Etrusca solita mettersi aU'uscio di casa per superstizione ; a fine d'impedire s;Vincendj, Festo cinse^na che sisnificb AVLRTE- n) V. ^ j c| V ri- ^ 3 h D ^ /I In, laminetta di bronzo del M. Kircher. E' liinga circa a sei dita^ alta quasi lui dito-,j e traforata oi^e lo scritto inconiincia ; simile in cioy e nel ri manente alle Sorti in latino. Due n’esi-^ stono nel M. R. ( 2 ) V. Guri Inscr. Ant. Tom. 1, p. 26 * 4 ? che ne cita piu altre pr, il Suares e il Fabretti (^)- ^li Ftruschi ne metlevano fin su le querce ; come quel titulus aoeis ifteris etruscis, prtsso Plinio XVI, 44- (i) Arse verse averte ignem signilicat : Tuscorum enim Ungna ABSE averte, VERSE ignem constat appeliari : onde Afranius ait; inscribat aliquis in ostio Arse verse. L’interpretazione delle due parole e comrastata da DaQier, come altrove dissi ; a cui membra che arse per la sorni^Uanza con arsisse dgniftchi ignem ; {simil cosa e arsie in T, E.) verse sia quasi averte. Uequwoco, se ve, non si ascrioa a Festo ; ma al sao Abbreviatore, che in molti luoghi or ag^iugriendo, or toglieiido, or can^iando, gua^ stb d testo» Osseroisi di passaggio i. che quest a formola, corrisponde e nelVetinnIogicj e ne’troncamenti, e nelle desiner\ze a quanto si e stabiLito nella II Parte, e si va osser\fando nella HI. 2 Che Pli-^ nio [Lib. XXl 1 11^ cap. 2 ) attesta che a suo tempo continuaoa lo stesso uso : Parietes incendiorum deprecationibus conscribuntur. ^ 2 ) La piu difficile e questa A'OlNI. SVM. MbADACIS. QVAS. DlXTi CONSVLIS. STVLTE. Non piacendomi quanto ne ho letlo finora, la spiego colVajuto delVanlico latino, a cui spetta € pel le lettere e pel dialetto. E un oerso esametro diretto a chi aoea trait ate di menzognere quelle Sorti, e tornas'a ad in^ terrogarle. Scritto con la orlografia che trooiamo nelle stampe di Ennio e di Lucilio sarehbe questo : NON. SVIVIV’ MENDA- CIS QVAS DIXTI. CONvSVLf’ STVLTE. Veggasi anco in questo esempio la somiglunza fra I’etrusco e il latino antico. (3) Gere ebbe Oracolo e sorti. Liv. Dec. 11, cap. 62 . Lectister- DEGLI ETRUSCTIl. 4*7 A superstizione spetta^ secoodo me, anclie questa lamina ; ove parmi espresso chiaramente il vocabolo fines. Da ofog terminus gli Umbri fecero, 3OV0; ^ quiiidi 9l(]V0*3f Dflnij Terminalis, ?i cui si fa sacrificio iiella T. IV Eug. a'confini del ter- ritorio; e corrisponde dXZehg opiog {Dion. Halic. //, 74 ) 0 al Silvaiio Tutor finium {liorat. Epoch //, 22 ) che i Romani veneravano come presidi de’confini. Dallo stesso vocabolo poteroiio gli Etrusclii forma r 3 0 V H f ? ^ I D V H col solo cangiamento delle aspirazioni; non vi essendo nulla di lisso nelbuso di esse. I Latini stessi dal medesimo tema uM fecero Sal^ HalesuSy Faliscus, V. Tom. II, pag. 53. Ma per quanto in Suris paja ve- der chiaro il vocabolo terminus non pud assicurarsi, che non derivi piultosto altronde (0 vgr. da SuriyO\\e sono 1 pali onde formavasi il vallo, detto percid da Ennio crebisurus (Fest.) o anche da uru ustio, onde ne’sacri- ficj Eugubini trovasi fitii. uru ; uritur. Il sigma vi pote essere aggiunto, come nella famiglia Surmatia (pag. 23 1 ) che in latino senz aspirazione scrivesi Or- smetia. Percid resta equivoco, e inutile a fare scienza. Saucenes e vocabolo anche piu incerto, ne ho parago- ne, lie contesto, iie circostanza esterna che me I’inter- petri. In tali casi meglio e tacere perche il lettore non dica : desinas ineptire ; Et quod sddes perisse perdi- turn ducas. Catul, Carm. 8. niurn Caere uhi extenuatae Series erant, imperatum. Plulnrco nella vita di Homolo (pag. 16) nomina Thumidis in Tyrrhenia oraculuni; che dovea essere aruichissimo. (i) Le aspirazioni in etriisco, e in urnhro non si regolano seni-> pre all’iLso de'moderni greci : ne si pud assicurare che la figura iVl corrisponda sempre ad aspirazione^ la S a lettera. Il siste-^ ma non e proprietd di lingue si antiche* Ljnzi^ T. If 27 p. Ill ISCRIZIONI T>IYEI1SE AmiUeto Tav. XIV ^ num. 6. VI- Y\F{3- scritto in un Amuleto di terra cotta cKesiste nelV Accademia di Cortona, E" conjigiirato a manicra di cuore ; e traforato in cima per tenerlo pensile^ come i fanciulli tenemno la bollay a cui ras- somiglia. E' molto credibile die riguardi i niisterj di Bacco iiominati altrove. L'epigrafe puo leggersi Evant^ o Evan^ secoiido Tuso antico die tralascia la in mezzo a due vocaboli, e scrive; vgr. Noember y oNuei per No- oei. Eoante e nome di dii celebrava que'niisterj. Ilia choriim simulanSy et Emntes orgia circum Ducebat Phrygias (0. La loro tessera vocale^ per cosi dirla, era Eoan come iiota Clemente Alessandrino iniziato gia a queirempie, e vane profanita prima die a^santissimi iiiisterj del cristianesiiiio, ECav, oocife- rantes Evan (^). L’acclamazioiie bacdiica presso Ari- stofane (3) e Eyo;. Evoke e altresi voce di Baccanti presso Gatullo e Virgilio (4). Noto in oltre, die il cuore e un de^simboli delle ciste baccliiclie presso Cl. Alessandrino (5). (i) Virg. iEn. VI, oSg. (2) Admonit. ad Gent. p. 9. (3) Thesmoph. vers. 3oo3. (4) VII, vers. 3B9. (5) Fag. 14 dopo enumerati altri simboli soggiugne : •nrfb^ ro7f mi mpSiah vap3^>JKeg re, praeterea corda et ferulae. E ne’nii^ sterj di Certre [pag. 11) similmente son nominate mphovXKlou cordis evulsiones; cose allusive alio strazio che i TUani Jtcero di Bacco. V. cfuesto tvmo pag. \'6’i, Aggiungo che i partecipi de’segreti Bacchici avean de'segni onde riconoscersi fra loro Plant. Mil. Glor. Act. IV, sc. 1. Cedo I signum si haruiic Baccharum es. Comunemente cjuesto si gnu m spiegasi per un gesto, onde riconoscersi : ma non e inverisimile ‘ ehe denoli anche qualche tessera reale, come saria questo I cuore. DEGLI ETRUSClIf. 4«9 §. II. Iscrizioni in Attrezzi profani e sacri. Strimle € vast. VII. U. OE (0 Iscrizione incisa in un mso di terra di color neroy che si trooo presso Oroieto insieme con altri monumenti rijeriti nella Cl. II. yill. M/^M- Nel manico di una strigile (3). NelMuseo di S. Salvatore in Bologna: ne ho copia dal P. Galassi. IX. i V -J ^ ^ ^4) In coper chio di vasellino di bron- so, non so se unguent ario o di altro iiso. Trov. in Perugiuy e acquistato dal Sig. Cav> Borgia pel Mu- seo domestico di Velletri. T. XI num, i. X.. fl n I O V H manico di hronzo dello stesso Museo. for mat o di un Telamone (5) nel cui capo (0 Leg^o Larelian Larianus (Lartlianus) epigrafc che scuopre Vantichitd di questoframmemo corrispondente a’ monumenti. (2) Ne'vasi etruschi le lettere sogliono trovarsi scritte cot chio- do : lo stesso e in ^arie tazze degV ipogei di Capua e di que^con^- torni. (3) Syringam, sinibolo degli atleli, come vedesi nelle gcmme e nelle statue. noto che gV istrumenti delle professioni si dedica- vano agli Dei quando si lasciava di esercilarle. V. Anthoi. Gr. Lib. VI, c. 8, a3 etc. V. Claudii Salrnasii notas in Siriogam Theocriti apud Poleni. Supplement, ad Thesaurum Antiquit. T. II, p. 727. Cib sia detto per chi inclinasse a credere quella iscrizione una dedica ; su di che io nulla dettrmino. Dico solo, non so tro.^ varci un name proprio o di artejice o di possessore ; come tro^ vasi in altre strigili. In una del Museo R. TATTAL. credo per T. Attains : in ultra CPOLLI. (4) Avia per Aulu e ortografia non rara in questo dialetto. ha finale non mi b nota a bastanza [y. CL //, n. 190) e forse e tronca, come in Attal. (5) Telamoni e Cariatidi sono propriamente statue di ArchU 4aO P. Ill ISCI5IZI0NI WVERSE rimane un fogliame curvato alquantOy su cui posava. o uno specchio, o una patera di quel genere die dagli antiquarj si appellano maiiubriate. Il Telamone e un giovane ignudo, senonche ha un picciol panno, e i calzari fino a mezza gamba alVuso di ^arie statuette etrusche, Alla base^ in cui posa va annesso un'anello per tenerlo sospeso. II vocabolo tanto yicino a | Q V I mostra, se non er- ro^ un suo derivato ; la cui significazione equivalesse, per ligura^ al o anzi al de’Greci: nel qual caso tradurrebbesi SALYTI, breve titolo di un'ara di Pesaro. Ed e moUo verisimile die se Suthia signi- fica Salute, la Dea die presiede si diia masse Suthina con desinenza usitatissima in latino antico rispetto ai Numi die invocavansi per tutela. Tali erano TutilU na-i nome generico a tutela (Non. cap. I, 243 ) e quei die invocavansi per griiifimti, Statilinus, Fabulinus (id. XII^ 56.) Del dativo in A v. pag. 235. Puo anche tettura. Lo stesso nome si dd per una certa somiglianza alle statuette or femminili or virili che re§^ono sul capo candelahri, specchi, patere, e altri vast sacri ; e servono di piedistallo o di manico a tali altrezzi. Una patera, retta cost da un gioi^ane vedesi fra i rami del Gori non per anco editi. Fra gli ediii nel Museo Etrusco ^i e un buon numero di tali statuette, che rimase senza lo specchio o il s^aso, che sosteneoano, furono da Gori chiamaii con nomi di Dei {Tab. 17, 21, 68) ^’gr. Opi, Portunno, Coronide ; ed e appunto quella che ha in testa un fogliame si- mile al Telamone Borgiano. [XI] Il prirno nome par da /eggcre Veliscus oVelscus; il cui diminutioo Velchine con le oariazioni consuete di questa orto- grafia leggemmo ne^piombi perugini. La terminazione e di ma- scolino; ma mi e piii oerisimile che deggia supplirsi Veliscusas, secondo caso, o Veliscasa sesto caso ; adattandovi poi la termi- nazione della voce seguenle. Del nome Alpane {forse dal sabino il Sig. Coltellini produce un cpitafio dallo stesso M, Co- razzi. DEGLI ETRUSCHi; 4^ ^ miflersi Sutia, gentilizio iiazionaie di donatrice^ e si- milmente Palikanae a pag. (XL) VO- WD: Vfl 3Dq Vt Candelahro, T. XI T'^, n. 2. Iscrizione del Candelabra di bronzo trovato nel 174^ presso Cortona insieme con due statuette e una paluy o simile istrumento pure di bronzo^ che credesi fatto a trasportar fuoco. Qiiesti pezzi esi^ stono nel M. Corazzi, e sono stati illustrati dal Pas- seri iielle Memorie della Societa Golonibaria Dissert. I, e dal Coltellini in Due Ragionamenti sopra quattro superbi broiizi antichi. la Raccolfa Calogeriana T. XXXIX, pag. 209 e la ristampa fattane pure in Venezia dalV A Ibrizzi. La iscrizione fu resa nella Introduzione (num. i 5 ) A.VAcia. Salva. Alpanus. D. D, Altri gradira forse A, VelisGo saloo ; quasi ophiletes ; cli’e fra'possibili di una lingua si poco nota. Se avessi ad aggiungere cosa non delta nella Introduzione^ sarebbe questa ; che Thupi- letas si riducesse ad uffizioj la quale opinioae esporrd nel §. IV. E questo un de'candelabri piu elegantly che ci siano rimasi delLarle etrusca, cILera celebre anco in Grecia per tali manifatture ( 0 . Ha quasi uiibraccio fiorentino (i) Ateneo {Lib. XF,p. 700) riferisce un passo del Comico Fe-^ recrate Tiq Twv Xj’)(veiQ 0 y ^ ipyucTiU', Tvppi^yrAij. Quodnam opificiurn caiidelabrorum est ? Tyrrhenicum. Siegue poi a dire Ateneo : YlomXoLi yup ^(TUV di TTUpcC Tvppi^volq ipyUCiOtL Xoreyvm qvtoov tuv I'vppyivoov : elegantia enim erant apud Tyr» rhenos opificia ; ut qui in artibus essent snlertes. Ho addotto 6 tesamente il passo delVautore perche dd luogo ad alcune non inutili rijlessioni. i. Ateneo che Jiorl dopoil regno di Comodo scrive di fjucsta maestria degli Etruschi come di sosa 422 P- ni ISCIUZIONI DIVERSE di altezza. Posa sopra tre piedi leonini, ed e formalo di una colomietta divisa in pm pezzi 5 striata in parte^ e in parte tornita ; e distinta da tre picciole coppe ro- vesciate in giu^ nel modo che altri candelabri del R. M. Ercolaiiese (»). In cima ha un asta su cui doveva fermarsi la lucerna, come ne’candelabri che Ateneo chiama (^) o per adattarvisi il cratere, come in quegli che facean vece di tripodi e di are porta tili (3). (XIL)d/RDMin8- iavOJ3;i. V/^-3DqVi: VOI(IVOd3d Jlov^ -IVM Un creduto ornamento di usbcr^o, T, Xlf^, nurn 3. Iscrizione con caratteri disposti in giro ( 4 ). desi incisa in un bassorilievo di hronzo di figura cir^ antica: era dunque perduta da qualche secolo. 2. Ferecide che s>is$e nel quinto secol di Roma (Suid.'l nt scrive come di cosa cKera allora in ed in fiore ; e cost accenna che il secolo in cui ^li Etruschi vennero in poter dediomani era ^id un secolo di buon ^iisto per loro ; almeno in la\>ori di hronzo. {1) E' appena credibilc la varietd de'dise^ni, che si trova in qussti candelabri^ endloro tripodi. Pub dirsi di questi lavori do che dicemmo delle figure in genirne. Il fusto talora e uno stelo di gigliOj talora una marrucay talora una colonnetta o un arhosccllo che spunta dal tripode o dal capo di una jigura ; e quests ancora son variate mirabilniente nelle forme e nelle at- titudini. ( 2 ) Aggiugne che in altPetd si chiamavan addu~ cendo il luogo di Ferecrate. V. loc. cit. etCasaubon. ibid. (3) / Qreci e i Romani usarono pc’ lor sacrifcj, i tripodi come vedesi ne’b. r. Anco di questi se n’e trovato qualcuno in Etru~ ria ; e dovean essere per tempj siccome i candelabri di questa fatta par che si usassero in edicole e in lararj. ( 4 ) SV V. Tmn. Epag. 171 . Il Passeri {Lett. Rone. X) consider andolo insieme col Soldato Corazziano dice che Vuno de’ monumenti si trovb in Ravenna, V allro in Toscana. Meglio dunque starehhe fra’ quei della Etruria Superiore. Ma in qae.- sta classe inserisco qualche mQimmenlQ esteroy affinchh riunito DEGLI ETRUSCIII. 4^3 colare. Nel centro e una testa di Gorgone assai ben lavorata^ e nella circonferenza son disposte otto pic- dole conchiglie ; dalle qiiali spuntano alternativa- mente un pometto^ ed un chiodo acuto^ o sia un rag- gio ii). Q lies to bronzo e incavato nel rooesdo a maniera di un coperchio\e parmi uno di quegli attrezzi^ de'qiiali e facile indooinare quello che non sono, non gid, quel che sono, E' riferito in Dempst, Tom. I, tao. S ; e nel M. E. Tom. II ^ png. /\‘i. M. R. nota 2 adduce uno di pietra il CajliiSj tao. 3o . . . Le parole della iscrizione formerebbono questo seiiso in latino. Pro. salute. Velturi. Thauria. Aid. f^elturi. Fannicia. N. me. donum, dedit ( 2 ). ai pochi della Etruria media, ne agevoli o ne confermi Vintel^ ligenza. (1) // P assert {in Dempst. pag. Zi) inter p ret andoTmce per torace [che non pub esscre) credette che fosse ornamento di qiial' che usbergo ; sicconie prima avea duhitato [Lett. Rone. X) che fosse umbone con dedica di qualche scudo. 11 pezzo e uniso in bronzo : ne adduce uno il Caylus pure con Gorgone in mezzo ; ma con teste di Sileni, e raggi senza punta nella circonferenza j e pende a crederla lucerna da tenersi sospesa. V. Tom. VII, tav. 35 . Altri potrebbe immaginare che fosse ornamento fisso in qualche ara. ( 2 ) V. la introd. n. 16 . Pare un donofatto da un domestlco per la salute di altro domestico. 11 primo tema del genlilizio e Vele tramutato di poi in Velthe ; quindi in Veltimri : dubito anco, che il name ultimo, ove non e distinzione di punlo sia un^altra propagazione del name stesso in Veltburithuia per cangiamento di affini come forse nella Cl. 11 al n. 43o. Verati- tur. Non osando deciderlo traduco Velturi. Thauria o Thuria del qual casato jr. la Cl. II, n. 87 ? e nunt. 4i3. Phuiscial, supplita Vausiliare, e toltd la S innanzi al C di^ viene Phannicia da Faniiia, come Thuricia in un frammento del M. Bucelli da Thuria, Vi e perb fondamento da duhitare, che 4^4 ni ISCRIZIONI 5DIVEIISS Elmo. XIII. fWAX Iscrizione delV Elmo ant ico esistente nel Museo Regio ; tro^mto, come clicesi, a Gaiine. E' uno de^piu ben conseroati che si oeg- gono ne’gahinetti : cinto di una bella orlatura., sor- montato da un cono in figura di pina^ fornito di unci delle due guance che seroioano alia difesa del s>olto \ e corredato di due anelli alVoccipite^ che si usaoano a connettere Velmo con la lorica. V iscrizione e in oicinanza de^ due anelli nella parte interiore ; e co^ munemente credesi punica. V. Gori M. E. Tab. 177. Pass. Paralip. in Dempster, pag. 82 e Lett. Ronca- gliese X. Non e cosi facile ad accordare con lo scritto punico il lavoro di questo pezzo, che a me pare italico; giac- ciie quanto e dissimile dagli elmi che in niedaglie e in erme ho veduti in capo a’Cartaginesi ; altrettanto e simile ad altri elmi, che si conservano nehiiusei dTtalia. Cresce la diliicolta ove si verifichi il detto del Passeri che simili elmi con lettere puniche si son trovati uelle vicinanze di Perugia, di Cortona, di Todi ; che perb io non so dov'esistano. Ma e facile in lingue e in alfabeti si poco cogniti, e staiido alle altrui relazioni, come sembra ch'egli facesse ; e facile, dico, prender equivoco ; e dichiarar punici que’caratteri che potean essere non solo etruschi ; ma oschi, o messapj, o san- nitici, o di altri popoli dTtalia : de'quali non ci restano che scarse reliquie. In quella eta, quasi ogni luogo avea urPalfabeto, 0 greco del tutto, ma travisato dal primo essere; 0 misto almeno di greco: ne solo fra noi ma in paesi anche esteri. Tal credo die fosse in Sa- il nome sia yinicia, scanihiata la, inizialc, V* CL 11 j n, 9, o chc dcrivi da Fanum. BEGLI E THUS cm.' 425 ^Giito di Spagiia ; de’cui vasi con iscrizione ha parlato in questi ultimi anni il Sig. Valcarel in una disserta- zione intitolata Barros Saguntinos die mi comunico il Sig. Ab, Andres^ letterato che fa onore ad un tempo e alia Spagna ove nacque, e alia Italia^ ove scrive. 11 nome di Sagnnto^ secondo I’antico uso (0 parmi do- vedessere fra quelle urne (^0 e non discredo che fosse queslo Mp<]V /V^XA^ che io non ardisco di ieg- gere ; ma vi riconosco gran somiglianza co’caratteri delle iiostre iingue. Lo stesso dico della iscrizione del- Felmo: i cui caratteri piu facilmente riscontro iie'no- stri alfabeti, che nelle medaglie puniche, alle quali do- vrian essere conformissimi. Gomunque siasi^ riscrizione non parmi da donario, come vuol Passeri: lo credo piuttosto nome di possessore (3). Donario d’ar^eato, T. XIV ^ mini. 4 » XIV. scritto nei fondo del ce- lehre vaso d'argento trovato in Chiusi insieme con una patera similmente d^argento] Vuno e Valtra a hollinoy e figurati del piu antico stile toscanico. Il ( 1 ) La stessa allusione credo il Baruffaldi che sia nella \^oce KENVS in anfore Bolognesi V. Calu^erd T. VIIIp, 3 16. (2) I oasi di Sa^unlo cran cclehri. Martial. XIV? ep. 114. ( 3 ) Ne’ trofel del Campido^lio, che diconsi appartenere a Do- miziano e alia sua vittoria Gernianica, si oeggono due scudi con iscrizioni ; in uno HELO, in un ultra BROG ; nonii sicura^ mente di pcrsone distintc ; e il secondo colla finale di lingua harhara. I mililari scrwevano nelle arm/ il lor nome^ e talora in tessere^ per esser ra<^^isati in caso di morte, e sepolti. Leg-- giarno di Tirteo Poet a c Generate de Lacedemoni : tanturn ardo- rem militibus injecit, ut uon de salute, sed de sepultura solliciti, tesseras, irisculptis suis et patram nominibus, dextro brachio de-* ligarent ; ut si omnes adversurii praelium consumpsisset; et tern-* poris spatio confusa corporum lineamenta essent, ex indicio ti- tttlorum tradi sepulturae possent. Justio. Ill, cap. 5 . ^26 P. in ISCRIZIONI DIVERSE primo e nel M. Regio] la patera non so doi^'esista. Il i^aso ha nella sommita due anse, per cui si dos>rebbe nominar situla o sia oaso pensile^ entro cui si portas>a il vino dsacrijicj : le aiise moderne sono, credo, un restauro, non un arbitrio. Se in antico non Vebbe, meglio si nominerebbe cyathus^ o scyphus, vaso in somma da here ; tanto pile che della stessa Jigura o poco dissimile veggonsi essere alcuni bicchieri rap- presentati in urne o in pitture antiche. Il lavoro e distinto in tre piani ; Vinferiore e fat to a piramidet- te ; nel medio e rappresentata una macchia con ani- mali\ nel terzo una sacra pompa intorno uiiara (0, Dempst. T, I, tab. 77. Ho rammentato piu volte questo gran nionumeiitO;, e specialmente nel Tomo Primo in proposito de'earatteri (pag. 170) e nel T. II in proposito dello stile (p. ove promisi d’illiistrarlo. Gid verrd facendo in questa esposizione^ e nelle annotazioni; servendo sempre alia brevity. Nel mezzo e Para clPe una quasi colonnetta toscanica (-d, su cui posa un cratere da sacrifiej. Vi sono disposti di qua e di la gli attori di quella festa. Descrivo (1) ha pompa sacra rapprsentata in questo monumento e aU quanto simile iZ^/^Vrmilustrio; la cui ctimologia Varrone (L. V, c. 3) deduce ab ara loci et ab ludendo et lustro; i. e. quod cir- cumibant ladeutes ancilibus armati; come ha letto nelle Note a’Calendarj antichi Monsig. Foggini {pag. i 340 Comunque sia da leggere ; e certo che qua figurasi una pompa sacra niolto si.- mile a quella che Dionisio scriue costamarsi in Roma [Lib. FI, cap. 72) e da cui trae argomento che i fondatori di Roma non fiiron barbari, ma Greci ; il che se val pe* Romani, vale anco per gli Et ruse hi. (2) doe di diametro, che dalla base al capitello va assotti.* gliandosi: summa columna quarta parte crassitudinis imae con- trahatur. Vitr. IV; 7. BEGLI ETRUSCm. 4^7 ii lato clestro, e tutto iiisieme il siiiistro: giaeclie ogni figura che vo nominaiido e replicata e ripetuta dairal- tra parte con lo stess’ordine^ e iiel medesimo luogo ve- slito^ attitudine ; eccetto qualclie piccioia circostanza. Presso Para e mi pugile in atto quasi di venire alie prese con Faltro che sta dalla opposta banda; Funo e Fallro con lunghi capelli (0 e con barba non rasa ( 2 ) e con breve succintorio [3) ; e nel modo istesso son rap^ presentate le altre figure virili che non veston armi. Dipoi vi e un altro pales trita, che io credo cestiario per un fornimento che ha al braccio destro (4). Succede il (1) Cost ntlle due figure militari addotte alia Cl. JI, V? uso che troviamo ancoche ne' Romani antichi, percid detti intonsi da Tihullo e da Orazio. (2) Uso anche questo de'Greci prima di Alessandro [Athen. Lib. XIII, cap. 3 ) c in Italia comune fino al 454 di Fioma. V. a pag. 140 di questo Toino. Non mi si opponga in proposito di Etruschi, che i Tarenlini, e i Tirreni colFuso della pece leviga- vano i volti (jElian. de Anim. Lib. Xllh cap. 27) al che Ateneo aggiugne, che oi eran’officiue di tali artefici in Etruria, come di barbieri in Grecia {Lib. XII, pag. 5 17.) Eliano non estende tale uso a tiUta la nazione ; ma ai molli ed ejfeminati che in esia erano ; e Ateneo dee intender si nel medesimo senso. ( 3 ) Dionisio nelle sacre pompe di Roma, dopo una quasi ras- segna della gio'eentu dice che andavano fra^primi i ginnastici, similmenie succinti ; rb fjLev (rocfjLCi yvfivo), tq 7 rep) KoLMJTTToiJjSvoi . . . ojg eyivsTo Totp’ apud Graecus initio fiebat. ( 4 ) Il cesto che solamente e accennato in questo cestiario e nel- V altro della opposta banda e herdespresso in un bassorilieoo cEe nella sagrestia di S. Slefano in Piscina. V.le Motizie su le Ao- tiebita per Vanno 1 785, pag. 55 ooe il ch. Sig. Ab. Guattani con ingegnose congetture lo illustra : e meglio in un b. r. di K. Borgh. Dionisio nel prefato luogo non rammenta i soli lottatori; vi ag~ giugne i cestiarj q\ ruiv aymic^oti, TievTS aoupoov, Tuv T 6 agonistae turn levium certamiauni; turn etiam grayium. 4^8 P. Ill ISCIUZIONI DIVERSE Tibicine con due tibie alia bocca (i) e quindi un gio- vine con ocree alle gambe^ armato di picciol clipeo ( 2 ) con due picciole aste (3). Si copre il viso con la ma- scliex^a delPelmo ornato di pennacchiera (4) e sta libra to (1) II tibicine e collocato fra i palestriti^ e i saltatori, Dioni^ sio nomina tali sonatori nelle pompe di Roma, e unisce a'ci- taredi ; che in questo vaso non si ueggono, ma si in qualche has^ sorilie\>o etrusco di sacrificio ; Ov^e s^inlroducon pure i tibicini. La forma delle lor tibie c breve come presso gli antichi Greci, e presso i Romani piii di loro tenaci de primi usi ; (I!>V(TwVTSi (dpOt^e(TtV. Quiove si rappresentano giuochiy non sono si brevi. IVoto die la tibia in Etruria non solo a’saenfiej e alle sacre danze si adopero, come in Roma; ma per costume proprio c nazionale anche a’giuochi atletici, come sappiamo da unframmento di eratostene, che nel libro I delle vittoHe olimpL che: Tobq Tvppyjvovg pvi(Ti TTpOQ dvXbv TTVUTSUStV ait Tyrrhenes ad tihiam pugillatu exerceri (Athen. Lib. IV, pag. i540 ( 2 ) Notisi, che Vancile, non gid il clipeo, era proprio de^Salj ancora in Toscana, come si osservb nella prima gemma. Quindi non consent 0 al Passeri, che questa solennitd riguardi ne punto nl: poco quel sacerdozio. {Lett. R. X.) Dionisio distingue i Salj da questi altri che in ogni sacra pompa danzavano armati ; de'quali oltre al luogo citato, scrive anco nel libro secondo ; ove con proprio vocabolo gli chiama 'LotflTUpag Saltatores e Ao- S'l'hvotg (L. II) Ludiones. Aggiiigne che quesli erano sinovsg, (hg epo) S'0)ie7yTU)V iniagiues, ut mihi videntur, Saliorurn: e la lor origine che Festo {Lib. Il) assegna a Romolo, egli la ri.~ pete pill vicinamente da^Lidj, cK e quanto dire dagli Etruschi ; pill lontanamente da Cured in Creta: nel che ha soscrittore PIU nio : saltatiouem arrnatam Caretes docuere (L. VII, cap. 56.) In Roma erano divisi in tre cori; di fanciulli, di giovanetti, di adulti ; distinzione che non trovo in questo monumento. (3) Anche nelle sacre danze di Roma si tenevano Xoy^cu jdpX'- ^VTepca TU)V p^erpioov lanceae mecliocribus breviores. Dion. VII, cup. 7:^. (4) Similmente in Roma al coro degli adulti si davano elmi di hronzo ornaii XoOoig STf^i^p^oig m) TTSpolg, apicibus insignibus^ I.'EGL1 ETRUSCHi; 4^9 in alto in atteggiamento di saltare (*). Siegue simile armatoy ma stante ( 2 ). Vengon poi le cose spettanti al sacrificio; una pecorella e un porcello (3) portati in alto da due uomini sopra le spalle (4), a^quali succedono due Canefore (5) vestite di una corta tunica variamente tes- suta (6j portando in testa una picciorarca di figura qua- et pennis. Da uno de^li tlnii invece di cresta sorgono due coma; di che ne’trofei antichi ho veduti piu esempj. (r) Denota quel primo, che in ogni coro regolava op^i^(rsCt}^ saltationis modos; V altro che siegue verisiniUtnente simboleggia U resto del euro ; essendo un principio in antichitd Jigurataj che Vunitd simboleggi taholta la nioltitudine, ( 2 ) Dionys. Lib. Ill, pag. i3o moxjVTOU . . . TOTS (J^h OfJLOij, TOTS S'h moventur jam simul, jam per vices. (3) Ntlla patera couipariscono atiche i Ton ; che forse in que- sta solennitd non dovean immolarsi; ma solamente bostiae mi- ijores. Dalla loro specie nulla di sicuro si pub arguire circa Vog* getto della festa ; Vuna e Valtra vittima s’itnmolaua a piu delta. (4) In simile atteggiamento descrive Pausania quel giovaneU to, che in Tanagrd si sceglie^afra tutti nella festa di Mercu^ rio ; e glrava pel muro della cittd ejQjov dpvov STt) Twu ge- staiis buraeris agnurn. Lo stesso Mcrcurio fu iui rappresentato da Calamide con un ariete su le spalle Pans. Lib. IX, pag. iqS. (5) Suida alia parola KctVVjPopoi. Pbilochorus ait Epichtonio rege virgines nobiles primum lectas quae in Panathenaeis et in aliis pompis Minervae canistra ferrent, in quibus ea inerant quae ad sacrificia pertinebant. Che questo nome fosse in Etruria, lo ab- biam da Dionisio. IH la sacerdotessa di Giunone era delta Ca^ nefora ^ XsyopjSV^ KciVl^ipSpog yociim-t q«ae Canepbora vocatur imptiariim expers etc. Lib. I, cap. 21 . Che queste ziano di un ceto distinto si raccoglie dal vestito: parrebbs assai sem^ plice in questi tempi ; ma nelle piu antiche statuette di Etruria, miglior roba non veston le Dee, Ovidio deserwendo le Canefore de’Falisci le rappresenta in ultra veste, ma nella stessa attitu- dine. Amor. Ill, i3, 27 . More patrurn grajo velatae vestibus albis Tradita supposito vertice sacra ferunt. ( 6 ) 11 lavoro e diviso in piu lisle; tessuto piuttosto che rica« ^30 P- ni ISCiaZlONI DIVERSE drangolare^ qua! vedesi anco in vasi canipani. Cliiudon la ponipa un Uoino sopra un cavallo (0 iii atto di sfer- zarlo (^) e un altro a piedi, armato come i precedent!. Le figure degli uomini sono piu rozze die il Nettuno di Posidoiiia: gli animali son disegnati meglio ; osserva- zione, die puo farsi d'ordinario ne’nionumenti d'ltalia piu antidii, e specialmente ne’vasi canipani. La iscrizione PLIGASNAS^ die in questo dialetto ri- ducesi anco a PuLIGASNAS par coiiiposto come ttoAu- ill Plutarco niultorum amicitia. La voce etrusca pud dedursi da toXxj e da mvcc-, die iiella Iiitroduzione mostrai equivalere ad ayuXiioi donarium : la S die so- vrabbonda per ortografia nazionale^ non muta senso. Piu volte ho detto^ die in questa lingua non si pud molto ridurre ad analogia le finali. Spieglii duiique ogiiuno a suo semio o multorum donum ; o leggeiido Plicasnais (come permettoiio le massime della orto- grafia etrusca) traduca multorum donis ( 3 ). mato ; quantunque da piii lontano tempo si ricor ditto in Etru^ ria vesti a ricamo* (1) QuesO ancora succinti, come i precedenti, nelle sacre pompe son nominati da Dionisio Toib^ X^SVX/rdbQ iKoLVVOVTSii cquorurn singulariarn agitatores ; i qaali Livio dice chiamati da principio in Roma dalla Etruria: equi pugilesque ex Etruria maxime acciti (Lib. I) diversamente Tacito [ 4 nn. ATF, 21) a Tuseis accitos bistrioiies, a Tburiis equorum certamina. (2) In questo gruppo e nelValtro corrispondente scuopresi Varte ancora immatura: alV attitudine dcliuomo tulto intento a sferzare^ mat cornsponde la mossa posatn e lenta del cavaU lo : nulla dico della jl^ura compagna^ che tien la sferza a sini^ stra; ne della forma 0 della proporzione delle altre figure, Tutto pira infanzia di di segno ; e in un ^aso d'argtaio non pud gid ricor rersi a imperizia di arte fee come sifarebbe in un vaso di creta ; conoien rifonderne La culpa nel secolo. ( 3 ) Era costume di somministrar per le cose hisognevoli ai DEGLI ETRUSCIir. 43 1 Ara fis.w'ata, T. XJV, n. 5 . §• in. Iscrizioni in Are^ ed in altre lapidi, (XV.) Hiferisco Viscrizione quale la pubblico il Bonar^ ruoti. Vara e in pietra arenaria^ di Jigitra roton- da-) alia 4 piedi, cinta di figure a bassorilievOy il cui lavoro e lodato molto da quel degno Antiquario. Fu trovata presso Blrenze innanzi la met a del Seco- lo XVI a una villa de’Sigg. March, della Stufa ; ov esiste. Dempst. T. /, tab. 4^* J1 bassorilievo rappresenta un Guerriero in tunica e clamide, coperto di el mo, tutlo alia usanza de"Eo- inani. (i) Nella sinistra ha un avanzo di sirnbolo, die nial puo discernersi ( 2 ) ; e porge la destra ad altro uomo^ vestito di tunica e di pallio^ clio lo abbraccia tempi picciole monete : Diis quum ihesauris asses tlant stipes vo- cant (Varr.) Pr. il Sig. Canon. Foggini esisteva gid un asse ro- mano del tipo piii ovvio con qucsta epigraje scritta a piccioli punti FORTVNAI STIPE, arcaismo invece di stipes. Simile rnente di molti donarj si fece talora un donario solo ; come quando Adriano : EX. DONIS. AVREIS. ET. ARGEWTEIS. VETVSTATE. CORRVPTIS. STATVAM. FIERI. COiSSE- CBAttlQVE. IVSSIT. Lupi Ep. Sev. p. 118. ( 1 ) Si e sospettato che rappresenti un eslero in alto di confe- derazione con Etruschi ; unzi che a quesPara si giurasscro i trattatifeciali: a me pare piit oerisimile cliegli sia un Cuta- dino per la cui militare spedizione si fa il ooto. (2) Fu se io non erro il parazonio. ( 3 ) Sono incerto se dcggia supporlo un domestico del Guerrie-* ro ; o il Senate piuttosto, come in simile rappresentanza ere-’ dette il Bonarruoti. La mossa delle figure e piuttosto di par- tenza, che d/i ritorno ; il qual momento pole scerre P arte fice per megUo significare il tempo del onto. Cost veggiamo promessi donarj con quella formola Pro salute, itu, et reditu, et victoria {ygr.) Impp. Caess. L. Septimii. Severi etc. In Ara di Palazzo Gorsini. >432 p. ni ISCRIZIONI diverse Q'lesti e seguito da uii altra similmente palliato ; figura men conservata delle altre ; e il Guerriero e cortex- o giato da due littori con fasci (0 ma senza scure (^) ; mi de’quali tiene un bastone (3). La scoltura vieta di spingere le ricerche a’secoli molto lontani : gli limita aVomani tempi ; ne^quaii il Guerriero pote essere spe- dito dalla patria in occasione di guerra o di tumulto a difesa della Repubblica^ con queirautorita che avea ii supremo magistrate; di cui porta le insegne. I ca- ralteri son troppo logori per tentarne la lezionCc Vi si travede la formoia Mi Cana, il prenome Arunte, ii materno nome /^eLAIGISLA o altro poco dilFerente da tradursi a norma di T^arnalisla, v. C n. 4* Altre Are, o pietre scritte. XVI. Rm: \m- r vn • • > Iscrizione in una colonnetta, come la nomioa il P. Pa- ciaudi, scrivendo al Go. di Gaylus (Tom. IV, t. 36) o in un cippo a maniera di ara, come Tappella il (1) Tal e il corCeggio de^ Duurmiri di Volterra in un sarco~ fago del M. Guarnacci, ov'e Jigixrato un possesso : in un altro due servi pubblici portano bacilli appoggiati alle spalle ; il terzo servo una sedia curule ; il quarto uno scrigno di scrittu- re ; una delle quali involta alVuso de^^magistrati di Roma tiene in mano il duumviro, (2) Altro indizio che it monumento c de’tempi roinani. La scure fu insegna di Magistrato in Etruria quando ell a era li^ hera. Si fa, che in ognuna delle XII primarie cittd il Lucumone avea per insegna un fascio di verghe con la scure ; e quando di cornun consenso creavasi il Gcnerale di guerra a tutto lo Stato, ogni cittd cedevagli le sue insegne ; cost veniva a contare iifa~ sci e altrettame scurL ( 3 ) Per far largo in mezzo alia turba ; ossequio che pari- menti prestavano in Roma i littori a’Consoli : donee Consutes lictores misissent qui subniovendo iter ad Praetorium fecerunt. Liv. L. XLV; cap, 7. DEGLI ETRUSCm. 4Z'6 Sig. Passeri (m Dempst. pag. 221 ) trovato a Cometo. Si e ricordata nel clecorso dell'Opera^ e tradotta Sujn (donum) M. Sentiae Cestiae (0. Le due lettere ini- ziali serbauo vestigj non oscuri della voce Cana mal conservata, e percio mal trascritta. In una copia lessi Marcliaas. XVII. In gran pe- perino del territorio di Toscanella, Ne scrioono it Lamazzola nel Trattato di Lingua Toscana Lib. ///, cap. 3 ; eil Turriozzi nelle Memorie di Toscanella p. 3. Siccome SVPA in T. E. chiaramente significa sub (pag. 3o4) cosi EPA, se io non erro^ significa qiii oh^ o pro da die ha lo stesso fignificato, o da u7t3u, eo- iicismo per uto ( 2 ) die antidii glossarj interpretaiio andie ob o pro. Quindi la formola equivale al solito pro salute, II nome die siegue, riunito il primitive col suo derivato (T. II, pag. a53) e Heslan (Heliani) o Neslan die riducesi pure a jEliani come in antico latino Negritu si diceva per Aegritii (Fest.) ' XVIII. V h I O J > 3 In gran pietra trooata VOd/^COnoR^ •« L VhaiDIVO./9DI.. idD^aataqaa w . . • ^ a q /a D a n ^ q V 2..*^Oeiq/9D . . . V Produco due copie di questa Iscrizione del M. Od- di, die nominai nella Introduzione al n. 1 1 ; e sou ]e pill antidie. Le stimo andie le piu sincere ; giacdie io scritto e ora molto piu guasto (3)^ e in qualclie luogo andie ritocco. II primo nome in questa ortografia e dialetto e quasi Sais. Soteridesi (v. p. e aSi.) Sospitatricibus siiis. Anici e forse do c\\eAoice (Jianc). QueW Etitial saria EDiTlALam aediculam? Caja Re- stia (4) o simile pare un nome di olFerente. FEREIFA (i) Da Tins, il cui sepolcro si trm>d in Perugia derivb il Pas-- seri Tinsquil e pole derivarsi Tinslut su V AuaLogia di TEraeluta the riferii nella Cl. IL ( 2 ) La finale e solo indicaLo nelle due copie le quali han PE- RVGEI. Il Sig. Aniaduzzi ha lotto PERVSEN. Ho seguita questa lezione^ agendo osservato piu volte specialniente in Pe- rugia che la S non e che un C con una picciola rivoltatura an- nessa alia estremitd C. (3) A queste iscrizioni in tufo, o in altre pietre men dure, ta- lora nuoce il tempo, scheggiandonc la super fide , conie awenuto alV epitafio di Scipioae Barbato ; il quale bene he custodito nella BibL Barberini ha perduta la traccia di due lettere, che in an- tico vi si leggevano ; nolizia che deggio al diligentissiniQ Sig. Ab. Marini. ( 4 ) CL //, num, 264 •* peb anche rendersi Pveslionia, A p. 43(i in ISCRIZIONI DIVERSE tolta Taspirazione eolica riducesi a die pote dirsi ill quei dialetto in luogo di Junoni (i) KAI . . VKANE si pud fendere et f^eneri, giacche non vi iiianca se non Ufa formare il nome di questa Dea die troviamo in patera. Di cid die siegue congetturai nella Introduzione. L’iscrizione conterrebbe la dedica di un donario fatto da Restia (se pur non sono piu olferenti come nelbAra a p. 1 25, n. 6) a suo nome e de'figli alle due Dee in rendimento di grazie per la salvezza die da esse riconoscevano. Cid sia detto con quella riserva, die merita un monumento si dubbio XXII, Grotta di Colie. lessi Restiame ; non avendo ancor osservate le due copie piu an- iiche. {i) Pula Dea tutelare della cittd. V. T. 11 , pag. 62 ; ove si cita Appiano da leg^ersi Lib. V, pas;. 690. (2) La congiunzione not) vi comp arises chiaramente : notizia da aggiungersi alia pag. 3 i 3 . 13EGLI ETRUSCHI. 4^7 In una grotta scoperta \>icino a Colle nel 1690 ; poi roviiictta e perduta (0. Ebbe quattro pareti; o^e si ve~ de^ano linee rosse tirate perpendicolarmente dull’ al- to, SI che formaoano oarie Uste, ma disuguali. In al- cune di queste leggevansi pure in color rosso le let- tere surriferite, dis paste Vuna sotto V ultra, eccetto il terzo lato, 0[>e eran linee, ma non caratteri. Il luogo fu deli neat o da Santi Bartoli, ed e inserito nelV A p- pendice alle Aiitiche Pitture {Tao, XI.) Lo riferl anco Bonarruoti nel T. II di Dempstero {Tab. 92.) Oscuro^ quanto altro mai, e il seiiso di questa scrit- tura. Lusus antiqui pueri etrusci sembro al Passeri (2} quelbalfabeto^ e quelle vicine lettere; ch'egli lesse stac- catamente quasi dicessero ma. mi. ne. ne. etc. Altri vi trovera for^e cosa piu seria. Il monumento spetta a'tempi romani ; vedendovisi il terzo verso scritto in latino e con la lettera G introdotta da Garvilio che fu Pretore nel 53 o di Roma ( 3 ). L’alfal)eto e un misto di etruscOp e di latino ; e queste osservazioni pajon da far- visi. Il J e presso il R, a cui corrisponde nel significa- to : il G, scritto G come nelle medaglie di Gela tien quasi il luogo che gli fu dato neiralfabeto latino : ai contrario la X espressa come nella Tav. Ill, n. i, ma in mi quadrato, tiene il luogo che le diede Gallistrato Sa- (i) Maff. Oss. Lett. T. F", pag. 611. Impugna il Bonarruoti. che secondo il suo sistema egizio avea cjui trovata qualcke coe~ rcnza co' geroglifici ; nel che parmi da seguire il Majffei : non cost nel dubbio che muooc, che rptesto alfabeto sia mal copiato, perche e misto di latino. (9.) Mus. Etr. T. Ill, p. 108. Nelle scavazioni presso Napoli si son trovati de’nomi e de’molti or giocosi or serj ; e fin de'versi e delle sentcnze de’poeti. V. il Tomo II de’Sigg. Jccademici Ercolanesi pag. 34 o^’e riferita una sentenza di Euripide scritta a lettere nere e rosse in una via pubblica sopra di una parete. {^] T. T. I,pag. 438 p. in ISCRIZIONI DIVERSE mio (0 lie! iiuovo aifabeto greco, fra N ed 0 ; e forsc Faveva allora anco fra’Latiiii (2). Il monumento indica mia idea di riuiiire insieme le lettere di due alfabeti ; oid cb’era iiecessario in un popolo die andava cangiando lingua. Ogni altro verso raccbiude un sentimeiito; al- trimenti percbe tornar da capo ? o perclie scrivere il teizo verso all’uso latino? Il sentimento doveva esser breve ; un monitO; una sentenza, o simil cosa. Nel prirno verso chiaramente leggesi ^^VOlSd- dondando forse deiia finale comparativamente al iati- no ; siccome ^ (.j V t p^i' Tuder, Fitur dicean gli an- tichi per fit (^Prisc. pag. 816) e cosi fitor per fiat. Al- quante aitre voci potrebbono qua e la scegliersi, ed esporsi con qualche verisimiglianza ; senipre perd equi- voche; percbe ne il monumento, ne il contesLo, ne la comparazione mi ajutano: quindi ho per meglio il ta- cerne. XXIII. Torre di S. Manno, ■^’(3 ■■ V^n\f\l ■■ M 3 VO; Vionia : iOV 2 = H 3 B 3 !) I. vcrso( lq2 3.]/1D:3JDn = 3ntV/^J:3qVflO ' lH/lqVOVDaq'1:JfllOq/l-J n.verso/ /qqi ; t^VD3qi : 4 : Vn/38 : 03 ^ :ni3mVqVqaD : V^qVIH in- verso q q V434= fl4lfV4D : q YilVf : lq#D3a Iscrizione delta della Torre di S. Manno, distante da Perugia circa a due miglia. L'edifizio oo’e posta e una stanza lunga oltre a i(J piedi romani, larga e {\\ V , pug. 386 di qiiesto Torno: Di Callislrato Satnio scrivt Eforo. Quest i fori inloriio ai tempi di Alessandro* ( y ,) JJ aifabeto latino quale Vabbiamo fu accettato universal- mente assai tardi. V. p. 90 delV altro Tomo. DEGLI ETRUSCIII. 4^9 alta circa lo ; composta di grandi travertini ben com- messi^sC arcuati os>e for man la oolta\ alciini de'qitali hanno da sette piedi di liinghezza. L’ingresso e in uno de lati minori\ ne'maggiori lati si veggono due nic- chie^ Vuna incontro alValtra, Nel lato sinistro sono incisi i tre oersi] i primi de'quali occupano quasi tutta la lunghezza della parete. Le lettere han circa a qiiattr once di altezza, e conseroano qiialche oesti- gio del minioy ond’erano dipinte nel loro incavo. Gia Ui Lib. cit. pag. Maffei Osserv. Lett. Tom. V, p. 3o2. Gori Mus. Etr. Tom. 111 ^ pag. 82. Amadutii Aiph. Etr. pag. 61. Traspare entro questa epigrafe e il nome di sagro luogo ill quel V H /3 8 ( ' ) e della vittima in ? q V O; del sacrificio in H'^VO e in pare acceimata la salute^ come Foggetto, a cui mira il sacrificio. 11 legger qui tali formole, die in titoli mor- tuaii mai non vedemmo ; e il non leggervi alcuna di quelle tanteclie vedemmo;replicatamente neditoli mor- tuali, mi fa credere pin verisimile^ die questa non sia iscrizione da sepoicro. Ne io negherd die tal fabbrica iie’secoli posteriori convenisse a'sepolcri; avendola io osservata in Igino^ o piuttosto in un altro antico, die (1) Qaesto vocaholo esclude u^ualmcnte il nome di ergastolo, che il Ciatti diede a si nobil fabbrica ; c qaello di sepoicro^ quale la supposero Gori e Passeri ; il primo de'quali sUu^c^jlo di prooare che Enum pud dir si anco di sepoicro; nel che desi- dero altre rafioni a persuader me ne. (2) Ndle Tav. Eii^. Turu, secondo il contesto significa toro ; tursiantlu (s^. pag. 128) rendesi sacrijicante. ( 3 ) Salutis causa, pro salute. V. n. 19. A querd'oggetto i Fani ancora si costruwano : MENSTPvIVS .. CONSTlTViT. PRO. SALVTE. SVA. ET. SVORVM, EA^YM. DOAARIVM. Guther. de veteri jure pontif. II, 3. P. ni iscmzioNi diverse aggiunse alTopera de limitibus le figure (*), Bifletto so* lamente che la fabbrica perugiiia e anteriore a'secoli del luiglior gusto : e cbe sappiamo noi delle varie forme die allora ebboiio i faiii^ i delubri, Tedicole rurali in Etruria ? Diffidle e render bene quel nome VIOHIB, alia cui salute par die sia diretto il sacrifido. Quella iniziale si trova per f-j nel nome di Ercole (Tav. Xf^ i) ; per Q nelle medaglie di Tebe e come sembra, in die nella Cl. II (n. dpq) resi Thannlnius ; per lettera equivalente e|( oasl/in^^/ltBV Octavius (n. iG».) In ogn'ipotesi ne risulta un nome similissimo a Koivnog^ nome die doveva esser celebre, giacdie rammentato so- lo. Veggano gli eruditi se quest! possa essere qualdie nazionale, o piuttosto qualdie Romano; la cui salute o per gratiludine o per clientela o per altro titolo interes- sasse quella dtta, o i suoi privati; onde si facessero voti per la sua salute come in tutta Italia si fecer poi per la salule di Pompeo (^). Se bastasser tenui congetture pen- serd a T. Quintio Flaminio; die resa agli Acliei e a'Greci tutti la liberta e rautonomia neiranno di Ro- ma 557, ebbe da loro onore di tempj, di sacerdoti, di sacrificj, di sacri inni in perpetuo (3)^ ne saria gran cosa (1) Rigaltio le crede aggiunte in piii bassi tempi da scrittore imperito, V, la sua nota alia png, 212. (2) Dio. L. 4 i* (ag avr^ ^v\fio(rioi dona pro ejus salute publice voverent. Lo stesso racconta Vellejo nel lib. 2 .• prima di cib non si era fatto in Italia per vcrun altro da tutte le cittd corn^essi aggiungotw : ma cib non prova che qualche municipio non potesse farlo. ( 3 ) y. Plutarch, in vita : pag. 378. Chalcidenses ei dicarant rnuxiraa urbis ornamentum inscribentes ^^pog Tirw. KCth AVoAAct)^;. S's/^pivm. (Populus. Tito, et Apollini. Delphinion.) Ad banc usque aelatem creatur populi siiffragiis sacerdos Titi; DEGLI ETRUSCni. 44 1 «e uii paese die Yanto adiea origiiie (0 gli avcsse reso qualche onore. Di piu si fece benemerito degritaliani^ redimeiidone un grandissimo numero che Annibale avea venduti a’Gred dope la guerra punica (^). Ne que- sto solo; ma tomato in Italia dovette senipre pin ab- bondare di dienti e di dipendenti siccome quegli die ancor veccbio, fuor del costume romano, voile figurare e agire iidla repubblica (^). Pud ancbe quel nome leg- gersi Hinatiu; iiorae di un Sannite vaiorosissinio, che in una guerra coiitro i Romani (nella quale Livio no- niina fra'capi della fazione i Perugini) ebbe ancora il governo delle armi, e mori non lungi a Perugia presso Sentino; Romanis in Etruria helium ingens multis e gentibus concitum^ cujus auctor Gellius Egnatius ex Samnitibus erat. L. X, c. 12. L'uso di dedicar fani a'grandi uoniini viventi^ o alle viiiu loro, durava a’tempi di Tullio die offerti gli ricusd sempre : nnllos honores mihi nisi i^erborum decerni sino ; statuas^ FANA, prohibeo. Ad Attic. V. 21. Ma qualunque nome ascondasi in quelle lettere, per lui sembra il sacrilicio del toro, funzione forse non molto dissiniile al taurobolio che in piu bassi secoli usaron di fare per la salute deTrincipi ; e ne restaii pure memorie in lapidi ( 4 ). = H 3 VO non so ridurlo ad analogia ; ma in quelle prime lettere ipsique sacrificantes libantesque canunt carmen compositurn : Fi- dem Romanorum veneramur : canite Miisae Jovem fDagmirn, et Romam, simul Titiim, et fidem Romanorum. lo. Paean ! o Tite Salvator ! (1) Justin. Hist. L. VII, c. i. (2) V. PigVuuin. Annal. T. II, p. 271. ( 3 ) Plutarcb. ib. p. 38 o. ( 4 ) Pi Gruter. pa^. 29 ; ove si rammenta il taurobolio della provincia Narbonese fatto per Severo : ivi c in siniili lapidi si espriniono anche i sacerdoli. 44a r. Ill ISCKIZIONI DIVERSE trovo il verbo dycv cosi nazionaie die Thusci credoiisi detti appuiito a sacrijico ritu (0. Le altre lettere iii- terrotte da paoti credo essere rinflessione del verbo. I tre nomi proprj possouo spiegarsi, il primo Laiit- niolus Carerius (^) A. F. Lartia natus] il secondo Lautniolus Cestia natus ; il terzo Lautnias Preco, o poco diversamente (3); nomi trovaLi iiella Giasse II. Vi soDo altre insolite voci die verisimilmeiite espriuion i lor’uffizj in quel Fano, e sacrificio; come nelle iscrizioni di Fourmoiit gla riferite (T. I, pag. 70 ) e in altre di Grecia. Non e da omettere Ceriirumein\ perclie Cerus sacer 0 Creator^ die spiegliisi (4) e antico vocabolo dei Latini. L'ultimo verso contiene per avventura le Delta a cui tende il sacrificio Divis. Honori. Gloriae . • gran somiglianza ha con Esar die dicean sotto Augu- sto (5). Sieguono tre parole. In q V bl V G se non falli- scono i paragon! di^fTlq Vf? blflqVf? qfldVfe rac- diiuso Honor y Nume a cui Metello in Roma fabbricd im tempio dopo la vittoria de'Galli ( 6 ). In VdD, toltone Feolicismo, ravviso Clutia^ nume compagnO; die pud renders! Gloria da jtAucu ; onde i Greci fecer jcA^rb?, i Latin i antidii clutus {Fest.') die signified glo- rioso. Il terzo nome e perito. Nel Giatti siegue Id ; pretto gveco^ die dovria (i) Plin. L. IJl, c. 5. { 2 ) Negl’indici di Gnitero e di Muratori Careia, Carela, Ca- riena etc. gli accidenti gramalicali di que'norni etruschi gli la^ scio indecisif come varie parole die sieguono. (3) Ciatti legge Precus : iia ; Pieconia Natus. (4) Fest. V. Matrem: Cerusttiunus in carmine saliari intelligi- lur creator bonus. (5) V. Vlntrod. a pag. 356. (6) Llv. Dec. Ill, cap. 20 . DEGLI ETRUSCni. / /o 4|4o reijrlersi Omnis (0 e potrebb'essere corrispondente al Kfl/j/bv de’Greci, o al Civitas deXatini; aggiuntovi, o per propriety di lingua sottiiitesovi altro vocabolo. Cid iii- dirherebbe mia volonta comune concorsa a quella deli- berazione. Mail MalFei notd che tal voce e scritta in uii sasso separate, e percid Tescliise dalla sua copia. Que- ste poche osservazioni e congelture servano, pin che ai- tro, per crescere al vocabolario etrusco qualciie iiuovo termine. §. IV. Iscrizioni di statuette e di hasi, XXiV. 13(13. una piccola base di terra cotta^ a cui s>anno amiessi due piedi ignudiy avanzo della statuetta die d era sopra. Nel M, Bacci in Arezzo, Fu illustrata con una dissertazione dal Ca^. Guazzesi,, e dal Passeri nella Lett. Rone. X, ooe in considerazione de' piedi ignudi la crede un ooto (2) di qualdie Gnejo Oreste ( 3 ). XXV. d I Z3D M n It ^f^na base di bronzo delVAc- cad. Cortonese, E' di figura quadrilunga^ alta piit di (1) Ndle T. E, panta, e simili pa^. 275. (2) Nfi\'oti di terra cotta trovati nel Luco di Pesaro, che rap- presenlano Dee, fjue$te si oe^gon sempre calzatc : la stessa os- seri’uzione hofatta in earj musei. ( 3 ) Oreste e cognome di Console, h. Aurelius. Orestes. B. Al- meloven. ad an. U. C. 5 q 5 . QuX credo esprimersi altro nomCj a\>anzando la R nella ortografia come in Persclo delle T. E, che anche scrivesi Vesc\o. ll gentilizio sarebbeYsie-, Gn. Ho- stiiis ; o piuttosto Gneia. Hostia. II name e antichissimo anche in Pioma ; oee Hostis signified esXero. Macr. Saturn. 1 , cap. 6: Eum quoJ piimus esset in hostico procrcatus Hostum Hostiliurn a niatre vocitatuin. fnCortona si trooa anco la propagazione di tal ca^ato in nna lapida capilolina riferita dal March. Guasco : C T V riLlO. HOSTILIANO. PHILOSOPHO. STOIGO. DOMO. COR.TOi\A etc. Gori Inscr. Lat. T. II, p. SpS. 444 ISCRIZIONI DIVERSE un dito. Vlscrizione e incisa nel piano, ove posava una statuetta, come si congettura, di quadrupede in atto di correre, piuttosto die d'uomo. Nella f route della base e unaltra iscrizione in due oersi, Vun sotto Valtro, vari ament e edita. 'Pi I HV : MVI ^ lezione del Passeri nelV opera n V ^ J VD altrove citata: Selecta Monumenta eruditae antiquitatis : pag. y 4 * J ! n V M fH e la lezione del Coltellini presso iVD Land: Novelle Letter. T. X, col. 32 1 , ooe si ricorda una sua letter a su la voce Vidi questo monumento ; ne mi maraviglio die sia stato vanamente trascritto : taiito ambigua e la scrittu- ra; e in alcune lettere, se io non erro, andie ritocca. Insegna perd molto con quel nome Tinscuil (0; cheri- vedesi in tre rnonurnenti ; due de’quali, la Chimera, e il Griffo siniili nel disegno fan supporlo nome di artefice {Maf. O. L. FI,) Griff one. XXVI. J I ^ 3 hi n If Incisa in un Griffbne di hronzo di mezzana grandezza. Fu trovato in Cortona intorno al 1720 ; e nel M. Corazzi. F. Bonarruoti in Dempst. pag. 5. Gori Mus. Etr. tab. i55. Passeri Paralipoin. pag. 58, 5q. Fjgli insinua che questo potess essere un ( I ) Secondo Valfabeto finor adottato lessero Tinmcvil. Credo doversi le^^ere Tincsvil ; c spiegarsi d'una manicra analoga a Thancvil. Qlil abbiamo il prenome Thana, di cui e una varia^ zione il resCo della parola ; i^i abbiamo il nome Tins [supplilo e Tines) che si propa^a con qiiella simil finale. Se i Latini dis- sero Tanaqail, credo che non erriamo traducendo Tiuequil. V. anche Tom. Il, pag a3o. DEGLI ETRUSCHI. 44^ donario ad Apollo (0^ e che la iscrizione contenga il nonie delV Artejice, Cane, XXVII. flJtHVJ/RD: H* Incisa in un Cane di bronzo della proporzione predetta. E' nel M. R. Dempst. T. I, tab. 2 3. Passeri Paralip. acl Tab. 2 3. Lo crede ojjferto ai Lari, de^quali il Cane era siinho- lo ( 2 ). Il nome similmente lo assegna alV Artejice ; e legge Mi Galumtia. . La vera lezione e S, Calustla ; cbe supplito il pre~ nome^ e tolto Tarcaismo della S, e Sethria Calutla^ cbe ill latino pub renders! Sexta Callutia (3); da cui forse venue il donario. Dea di antico stile^ T. XF, n. i. XXVIII. 8 incisa nel dorso di una Dea di uno d stile assai secco ed antico (4). E'' co- 3 perta di alto tutido (3) : i oestiti so- (1) Gli era sacro, come si ha da Filostrato L. II I c. \I\: quindi nelle medaglie si vede Apollo sedente sopra an Grijjoae (Vaill Col. Latin, in Troad.) e nella facciata del tempio di Apollo Didimeo e scolto un Griffo con una lira Chishul. Antiq. Asiat. pag. 90. E sacro ad altri Dei, e specialmente a Bacco, V‘ Bonarr. Medagl. pag. 429. (2) Come custode della casa. In monete della ^ente Cesia, fra' due Lari sta un Cane : la testa e nelV atle^^iamenlo di questo. ( 3 ) Da Cain gid riferito piii volte e tradotto variamente come altre famiglie di nome cquivoco, si deduce Caluta, che simil- mente si pub render e in varie ^uise. La finale in la e la solita inflessione defernminini. (4) E' forse il primo passo fatto dalVarte quando coniincib a dar qualche forma alle figure lavorate prima a modo di ter- mine. Simile a questa e una creduta Giunone del M. Etr, t 'I'j. (0) Ornamento una volta didonne in Italia. V. T. lip- i 4 ^= 44G P. Ill ISCRIZIONI DIVERSE ^ no stretti e ornati sempli cement e. / p Con la sinistra solleva la tunica quasi V in atto di camminare\ ladestra tennt forse un porno (0. Nel M.Oddi in Perugia\ die ora va ampliandosi dal cultissimo Sig. Conte Alessandro Oddi, da cui e dal P. Galassi riebbi il disegno. La brevissima iscrizione si riduce forse ai soli to Jlere ; ootum o sacrum (pag. 4^7) o aoche se n(>u dispiacesse dedurlo da pspv^y che Suida cliiosa rernuneratio i'^). Statiia di ^uerrieroy T. XVy num. 1 . XXIX. Nella coscia ( 3 ) di una molto antica e rozza sta- tuetta della maggior grandezza. Esiste nel Miiseo Corazzi. Rappresenta un Militare armato di gras>e armaturuy con la destra eleoata in atto di ferire (4). Il Gori (M. E. tab. 108) lo intitola Heros Etruscuse/o considera anco il Passeri nella L. Rone. X , o^e crede shaglio quella inter punzione [^). Ndhassirilievi volsci iie va coperta una Sposa ; come la nomina il ch. P. M. Decchetti illustrando la ta\^. 2 . ( 1 ) Simbolo in Etruria cornune a piii dcitd, e percib eqiiivoco. ( 2) E' quasi Flesre con S superjlua ; equhalendo la X in que- sto dialetto idla S, come in Cexia per Cesia (t>. CL II, n. 3i.) La finale intera forse fu E. (3) Votum ill femove statuae assignare costumavasi anchc ai tempi di Apulejo (in Apologia) faceoasi perb in taiwlette incera- te, o in ultra siniil ^uisa ; ondc a di nostri fuinsero quelle statue senza queWoti. V. Vulp. in Propert. IV, 6, 4'^* Di una statua con iscrizione pur stt) tov [JLijpou Pans, nel fine del Libro V, (4) Attegfiarnento in cui amarono i piii antichi artefici di metier gli Dei ; cos) la Giunone Lanuvina, il Nettuno di Posi- donia etc. (5) E' puntegfiatura molto regolare in questa ortografia di- videre cost il derwato dal terna. Leggesi Tbucer. Hormenas. Turuce. DEGLI ETRUSCni. 44? II soggetto verisimilmente e uii Eroe greco (Ose non vogliani dire che rappreseiiti il Donatore ( 2 ). La iscri- zioiie si e resa altrove Thocero Hermiae. D. D. Della rarita di questo monumeoto, istruttivo quanto altro mai (3) ho parlato piu volte. Dta con porno. XXX. = In una statuetta del Museo Regio disugiiale di poco alia precedente, ma di miglior maniera \ benehh rnancante di eleganza specialmente nella positura. Rappresenta una Dea cosi veatita ed ornata come le molte che son disegnate in pat ere. Tiene un porno nella sinistra ; e ha una corona di liinghe e iricre- spate foglie^ che Gori crede di alloro, Vepigrafe e a ter go presso Vorlo del manto. Edita in Dempst. T. Ij tab. 4 l ^ nuovamente dal Gori (M. E. tab. 3) che la (1) Tali sono ancht altri che il Gori chiama etraschi ; i^gr. quelLo della Ta<^. i 12 e A chi lie ; ri\>edendou quel volto tal quale alia Ta^f. 90 in quel cadavere di Eroe tenuto da due Dee, che oi si scrivono duae Nemeses, bona et mala. Ma, se non crro, Vuna e Tetide, V ultra e la Musa; ambedue espresse in si- mil guisa nella Tao. lliaca di Campidoglio [nmn. 88) secondo il racconto dA Omero Odys. XXIV, v. 5 o etc. (2) Tlieoc. Idyl. X, 33 XpvtTeCi etc. Aurei staremus ambo dicati Veneri : ta tibias tenens, vel rosam, vel malum ; ego saltantis babitu etc. cid farei io, dice ioi il cantore, se io aoessi la ric- chezza di Creso, Il luogo e notahile per non credere die ogni statuetta sia un nume, o un eroe. ( 3 ) Di stile poco dissimile e il Vulcano trooato in Elba che si conserva nel R. Museo di Portici (Bronzi di Ercolario Tom II, pag. rji.) La iscrizionc del Soldato Cnrazziano e istrattwa molto. Pill che antichi sono i moniimenti piii grecizzano ne'ca^ ratteri, nella ortograjia, nelle terminazioni. 443 P. ni ISCIIIZIONI DIVERSE da per Pomona^ siccome il Passerl (in Dempst. p. -75) per p^alentia 0 per Italia ; nome noto in Etruria (0. Jpolloy T. XV ^ n. 3 * XXXI H^d 9 J 8 : ‘ /R> 3 >t/l 3 J 35 > 0 Vf :ava8u0:|f (/R8 Iscrizione pasta nella coscia sinistra di una hella statuetta di Apollo^ ornato di alloro, di .callana, e di armilla^ con bulle^ come in qualche patera (^). Fu nella Biblioteca del Duca di Ferrara nel secoloXVI siccome si ha da Stefan Pighi (in Here. Prodicio p. 353 ) di poi in Olanda presso il Sig. Nevoille: e nel 1742 era in Leida presso il Conte di Thorns^ sic- come dice il Gori rtella difesa delV A If abeto etrusco, JA riferitadal Montfaucon Tom. Ilf P. Ilytao. iSy, e dal Gori nel M. E, tao. 32 . Ne scrisse il P assert nella L. R. XI. L’epigrafe e tratta dalle stampe ; ove per quanto siano alterate alcune lettere, ed altre omesse, si ridu- cono facilmente alia lezione che qui ho rappresentata, e spiegata nella introduzione a'num. 16, e 18. IJ senti- mento parvemi : Sum. Donum. Apollini. et. Artemi di. Fausta. Rubria. dedit. ooti. caussa ; o altro die sia quella finale. Se poi vuolsi die Aritimi sia epiteto di Apollo Sara v.gr. ARlTIMIw, oalde hono* rando 0 come congettura il Passeri A’pTsficp^ Salutari^ sospitatori da apreficc incolumitas. [1) V. Tom. Il, pag. 55 . I simholi ambigiii, Vepigrafc tronca mi ritengono dal tiominarla. ( 2 ) I Sigg. Ercolanesi notano, che questo genere di hulle non vedesi se non in monumentl etruschi. Tom. V, pctg> 4 ^* DEGLI ETRUSCni. 449 XXXII. lOl . 5 V VOV 3J 8 : 3 D . < V1 in>34 -3 Giunonc o simil Dea. Jscrizione posta nel destro lato di una statuetta della proporzione che le precedenti. Esiste nel M. Re- gio. Rappresenta una Dea {yerisimilmente Giiinone) con acconciatiira di capelli^ e con iin oestito quasi del tutto simile alle statue femminili della Casa di Augu- ste (0. Per simbolo ha una patera. Dempst. Tom. II, tab. p3. Passeri Paral. Lett. Roucagl. XI. II senso della epigrafe addotto nella Introd. n. i5fu: Largius. Li- cinius. ( 2 ) D. D. pro salute (vel sospitatrici) Lartiae JNoviciae: ma la finale e piu amhigua che il rima- nente (3). (1) Vie di pill la coll ana ; ove le Ju^uste sof^liono rappre^ sentarsi senza ornamenti. Nel rimanente^ se non vifosse iscrizio- ncj la statuetta si direbhe di stil romano .* la pretesa Livia del M. Kircher. poco ^ piu elegante. ( 2 ) Da Plinio il Vecchio e nominato Largius Licinius, Pro^ pretore nella Spa^na [L, XIX, cap. 7 .),que^li, da cui comincid Vusanza di applaudire a ^ran voci mentrc peroravasi : Huno auclieiidi morern induxit Largius Licinius; liactenus tamen ut auditores corrogaret (Plin. jun. Epist. II, i40 Della sua vanitd e arditezza in criticar Cicerone Gdlio scrwe con inde^nazione : Largius Licinius, cujus liber etiam fertur iofando titulo Cicero- mastix. (XIX, i.) E§li fiori rcgnaiulo la famigUa di Augusta: ma chi presumerebbe di aver trovato liii in questa epigrafe ? Il prenonie {che V Arduino vorrebbe mutarein Lartius) mcglio si ri^ tcrrd colV autoritd ancora di Gellio, cVegli non avvertl. (3) Non V altera il panto, collocato eolicamente per divider q il dittongo, come Valtro aggiunto alia R in luogo di aspirazm-^ ne : ma la mancanza ddpunti. Pub leggersi i^gr.SVTHVR XcoTJJ- 0 Eccreip^) LArtiae. INVITHIae ; e pub leggersi dal tenta stcsso SVTH VRLA, su la cui analogia e signijicato che pub af~ fermarsi ; senonche corrisponda a Soterida come Gasila si disse '.na volta, poi cassida ? Ae non sapessimo che Giunorie Sospita Lanuvina era arrnata e coperta di una pelle caprigna (Cic. de Lanii^ T. il 45o P. Ill ISCmZIONI DIVERSE Silvano. X XX I II . fl 1 8 si yq o vi/1 0 3 D a V r H r f ) In una statuetta piccioluy che rappresenta un Gi©- vane dal mezzo in giu cinto di pallio^ oi^’e Viscrizio- ne ; con alti calcei ; e con un amnzo di antico sim- bolo nel destro pugno, Edito in Dempstero tab. 2 4 e nel M. E. tab. 20 col titolo Deus Etruscorum igno- tus. Il Passeri (Paralip. p. 62) lo crede un Lare, e ritratta do che nella Ronc^ XI su quest a iscrizione avea detto. Un idolo Etrusco vidi in Siena nel Museo della Universita, di lavoro inferiore a questo, e con panno non cosi spiegato ; ma simile nel rimanenle, nella eta, ne'calcei, nel pugno stretto, ove tiene una roncola come in Roma il Silvano Barberino in b. r., il Panfiliano in una edicola, e rAldobrandino in un'ara (2). Tal sim- bolo credo die tenesse la statuetta vaticana, che ne stringe tuttavia il manico. Quindi il senso delPepi- N. D. b ^ 4 ) ^olentitri spieghet'^i Ecorijpt^i LANVITIcfi : « c/ii sa che il dono non facciasi a qudla Dea ; henche non sia la stessa imagine ? La interpunzione LANVE.ITHI che distingue il tema dal derioato e Vunione dddae nomi Sospitae LanuvinaC; che tro^ vast anco presso ^li antichi, rendono oerisimile assaila secondn interpret azione, benchh la prima sia piic ovda. Fabr, /, T, p. 698 riferisce una statua Capitolina di donna soscritta cost : JViNO LANVMVINA. (1) Le^go Teturce {elisa al solito la S) Ramtha. Alfia. TaFi. Selvan. (2) Questi due harbati ; ma gU Dei di stile veramente etrusco sono per lo piu rappresentati giovani e imberbi ; cost il V^ulcano podanzi detto, cost Giano in medaglie, cosi Ercole : lo stesso par che facessero i Greci piu antichi, anche in Giove, U. JVinck. M. 1 . pag. I o. DEGLI ETRUSCIII. 4^1 ^rafe sarebbe questo D. D. (0 Aruntia W Alfia , . . Silvano ( 3 ). Lare T. XV, n. 4. XXXIV. \ Y\2\Q F\~2 t\ una statuet- 3 Qy ^ 3 ^ ^ 3'^\J \ ta piccola pos- sediita dal Sig. Ab. Santini Lettore di Filosofia in Macerata ; trovata alio Staffolo, Rappresenta un Giooane coronato di alloro, e cinto di panno ; le cui inani son tronche. E' di quel genere freqiienti ssimo ne'museiy die illustro il Passeri (^Mus. Etrusc. T. P. IT.) Gli diiama Lari doiiiestici; e sogliono aoera per simbolo la patera e le placente \ qualdie oolta in- censo. La iscrizione e sul pallio. Il disegno della statuetta mi e stato comunicato dal Sig. Ab. Ania- diLzzi. Questa iscrizione etrusca e runica^ a mia notizia^ die si sia trovata iiei Piceno. Lo scritto e alquanto di verso da quello delia Etruria media (4) opera verisimilmente (1) AeSctipyiKS con reduplicazione^ mata anco dai Latini men recenti che scrissero sciscidiinus, Prise, pag. 890. (2) Altroi>e lessi Ptamitha : consultato di bel nuovo il monn<‘ meiitOy ho trovato che la vera lezione e Ramtha. ( 3 ) Selvan tronca al soldo la finale, che secondo le T. E. si potrebbe legp^er Selvane. Cib che precede non so se deggia /eg- gersi TAFl che in questo dialetto pub corrispondere a ©EIa> (Divo) o altramente. Sihano e mollo in^ocato in lapidi, e con molti titoli, fra'quali SILVANO. SALVTARI. Grut. p. 65 . Fu Dio de' Pelasghi. ( 4 ) V. Tom. I, pag. 169; Iratto del digamma oolto al \ contrario per termine di pnrola, e del sigma, che posto cosi S ! all’uso latino segna talora diAsione 0 eufonia. Se cib si am~‘ /eggem CAISPAI^. VARIENS. IVPETAL. EORE ; che col metodo onde un^antica ortografia latina si ridurrebbe a moderna, diviene, Caepiaea. Varies. JapiUi. eroe. Ma in questa i ortografia poco Fe da assicurarsi. 4^2 P. Ill ISCBIZIONI BIVEIISE di un Umbro; o di un Etrusco^ come dicono, circompa- dano; non gia d'indigeiia (0. Vi trovo il nome della ofFerente^ die traduco Caepia (2) Varii ( 3 ) e in Yeggo confusamente il nome di Giove: cio chesieguee incerto (4). Fanciullo del M, Vaticano^ Trw. XV ^ num* 5. XXXV. -ifir — -5! uoa;:io=aa5)D :u d/ajD JVel braccio sinistra di un Fanciullo sedente, ma in mossa di sorgerc ; statuetta maggiore del consueto, trovata presso Corneto tiel 1770, e collocata neh (1) Questa parte del Piceno non si legge che mai fosse dominata da Etruschi ne' tempi storici ; Pelasghi vi dominarono in tempi favolosi secondo Silio [Bel. Pun. Fill, 444 ) Ante, ut fama do- cet, tellus regnata Pelasgis. Queis Aisis regiiator erat, fluvio- qae reliquit Norneii, et a sese populos turn dixit Asilos ; orto- grafia eolica invece di Aisilos, V. anche le origini Picene del Sig. Can. Catalani, e le Antichita Picene del Sig. Ab, Coluzzi ; due letterati benemeritissinii di cjuella ProAncia» ( 2 ) Del nome v. Cl. II, n. i. Della desinenza v. n. 09 . (3) Variens per Varies e ortografia, i cui escmpj son’ovf in cgn’indice di latine iscrizioni, ( 4 ) Parse per IVPETERI, che i Latini antichi dissero per JoAd ; EHPn da £(jop)j sublimitas, EXCELSO : cosi i Greci AIEI YVIZXn Jovi Altissimo. Murat. 1, pag. i3. Altri suV esempio di Minerva!, che molto non e dissimile, tradurrd Doiram Jovi; e leggendo ‘ES. VRE, fingerd quasi opyi ex viso da onde anco i Greci per visom dicean opv\p,x. Potrei molto ag- giungere : ma ove mancano paragoni, pm mi piace il silenzio, o alineno la brevitd. Altri su V esempio di Minerval cKe molto non | dissimUe, e di Janual libnm quod Jano libatur (V. Fest.) spie^ '*[ gherd Jupetal donum Jovi; e poco appresso Selvansl Sih^ano do- num. DEGLI ETRUSCIII. 4^^ M. Vaticano dalVEmin. Carrara (0. TJillustro il Passeri con una Dissertazione] ooe dalVatteggia- mento argomento che questo sia un voto per risorgi- mento da malattia ; e dalla holla sospesa al collo del fanciullo congetturb della sua non oolgare condizio- ne ( 2 ). Aggiunse alcune spiegazioni su le parole che rimangono \ perite le altre insieme con la metci del hraccio. Grave perdita e stata la mancanza di una inscrizione^ die potria computarsi fra le piu lunghe, se fosse intera. II Home del Fanciullo par che sia compreso nel line ; ove supplito il nome materno, vgr. Viscusa: Clan (n. 4^3) retrocedendo s'incontra | JO 5^0 -(BX) Ciier Thuethli j frase non diversa da quel Cure Malave re- gistrato nel Necrologio volterrano. Quivi non trovando prenome^ che pur entra nella nomenclatura etrusca, parvemi, che Cure (Kopc^ puer') ne facesse la vece non altrimenti che Thuio Puja (3) 5 e forse era Tappella- zione deTanciulli, che non avean peranco il prenome, solito in Fioma ad imporsi loro quaado prendevano la toga pretesta (4). Ths>etli secondo Faddotto esempio^ e (1) GVintendenti lodano questa statuetta ; a cui manca cert a mangier morbidezza nella piegatura de.lle carni accennata con rozze linee, con cui sono anco accennati i capcdli. E' pero pronta la mossa, e scelto §iudiziosamente il monumento che ac^ cenna salute ristabilita. (2) Altre imma^ini con tale ornamento produce Spon (MisceL Sect. IX, n. 3) e Ficoroni che scrisse un copioso volume su la Bolla d’oro. Presso i Romani fu indizio di condizione distinta {Plin. XXXIII, i) uso ttrusco in origine; onde Etruscum puero sicontigit aurum. Juyen. V. iG4- (3) Puer per filius dissero anco i Latini a imitazione dFGre- ei : Puer Dionae (Pervig. Vener. v. 76) e quanto filius Veneris. Cos'i in Anacreonto 0 (Bacchus.) (4) Plutarch. Qiiaest. Ptom. pag. 288. Lipsio nel breve Trat- -f54 ISCIUZIONI DIVERSE ill vigore del materiio nome che succede, e il geiitilizio del Fanciullo^ Puer Vetilius^ casato molto iiolabile* P. Vetilius propinquus Aehutii e meiitovato da Tul- lio iiella causa di Gecina ; causa tufcta tarquiiiiese. II 0 aggiunto o e articolo come in Thiii riferito poc^anzi; o e lettera ridondaiite come in Tlatie, Ne'^due versi che precedono si racchiude parimenti un nome proprio ; per esempio la persona che per la salute del Fanciullo avea porto il dono, come al nume- I’o XII, e forse al XXXII; ovvero la persona, che te- neva il sacerdozio del tempio; epoca non omessa in certi voti, specialmente de'Greci. Gosi in un bassori- lievo che rappresenta due conjugi nel M. Ricciardi ISI- Al . XPHTHI . EllHKOm . ZEAEYKOX , LOKPATOY* EYXHN. Em . lEPEHS • AIOKAEOYL . TOY . AIO- KAEY = TYPMEAOY (0. Anzi segnavano talora altri uflizj suhordinati, vgr. YllOAIAKONOYSHE . EIIHE- PEIAX. KAAYAIAE. rninistrante (Sogie) sub, Clau- dia Sacerdote, (^) KANH^OPOTIHE . AaPOGEAX Dorothea. Canefora (3). Qualche apparenza di sacerdo- zio indicato indonarj etruschi trovoancor io; ma niuna sicurezza. Quindi nulla scuopro nelle prefate parole, salvo un prenome, e quel Seloansl, non Celvans (v. num. 2 o) spiego Siloania natus\ ovvero Siloano donum., se 1 ’esempio di Minerva proposto al n. 34 pua in simili casi aver luogo. Noto per ultimo che i fan- ciulli, anche per sola protezione si olFerivano agli Deij costume che ottimamente illustro FAh. Marini nelle Iscrizioni Albane a pag. 96 . tato dc Nominibas Romanorum osserva che Tullio nelle sue let- icre mai non nomina con prenomc il picciolo Cicerone. (ij Isidi Obsequenti sSeieucus Socratis votuai sub Sa- cerdote Diode Diodis Turmedi. Gori Tom. I,p. 81. (2) P~aciaudi Mus. Fclop. /?• 91* ( 3 ) Maffti Mus. Veron. p, 87. DEGLl ETRUSCm. 4^5 XXXVI.C313 : JhnA054=K3D5J8 - incisa nella coscia e gamba destra di altro Fan- ciullo ornato di bulla e di armilla. Tiene un poino nella man manca^ nella destra un volatile- Fa trovato presso il Trasimeno nel distretto di Pila Van. iSSy, ed esiste nel M. Graziani in Perugia. V. Ciatti L- c. pag. i3i. Fontanii'ii Aiitiqu. Hort. pag. i/[6. Denipst. Tom. I, tab. 45. Gori M. E. tab. 19 . 'Essendosi in que'paesi trovate altre simili statuette, quantunque anepigrafe ; concliisero varj dotti antiquarj, e Passed specialmente, die questa sia qualcbe delta ; o Tagete^ die in sembianze puerili dicevasi sorto dalle glebe di Tarquiiiia (0; o Glove, o Bacco fandullo die cosi giacente entro la culla vedesi aiico in b.r.antidii (^). L’ultima opiiiione se avessi a scerre, preferirei alle al- tre due, a conto de’simboli (3). L^epigrafe contien due vod H 5 0 3 d 8 ; e 0 3 3 D ripetute altrove •• piu oltre non saprei dire. Tai', XF, num, 6 . XXXVII. Hfl03d*8V0. d^n3fln/R8 : •Hsni OVt= H3dD. Hl3>lfln34t Nel destro lato di un Fandullo ritto in piedi, or- nato di bolla e di armilla, con un’oca o anitra nella sinistra. Fu trovato nel 174 ^ Montecchio di To- (i) V. Tom. ll,pa%. 182 . (3) In uno chefu nel Palazzo Farnese, e ora ^ in Napoli e scolpito un Fauno che tiene in una specie di panierino un Fan* ciullo. (3) Di un Fandullo simile pur con volatile, han duhilato che sia Bacco i Sig§. Ercolanesi nelle Pitture T. IF, p. ^45 e con molta ra^ione. Che sia pure fra' suoi simboli, lo abbiamo in Teo^ erito MaAa iiev h KoXTCOtcn AioovudOiO Po«ia PiO" Jiysii in sinu servans Idyl. II, i3o. 456 p. in ISCIIIZIONI DIVERSE scana entro iina nicchia, insieme con una statuetta dl donna j simile a quella del num, 32 , ma con due di- stintivi da Jion omettersi ; Vuno e un ciuffo che assai risalta dal resto de'capelli oerso la f route ; Valtro e una colomba che tiene in mano, Quivi anco era la pala^ e il candelahro del n, 9. Qiiesti pezzi del M, Corazzi furono illustrati dai due Antiquarj wi lodati. Il nuovo disegno e Opera delV ornatissimo Sig. Cao, Venuti. Osserva il Caylus die Toca e frequente simbolo di mo- oumenti romaiii; e die e difficile a darne ragione (1). lo credo die le piu volte siriferiscaa Mutiiio, osia Priapo. Nelle sue statuette, fra le quali una rarissima in avorio e 11 el M. Kegio, si vede tal simbolo ; e sappiamo die in qualche citta d ’Italia si nodrivan oclie ne'tempj, e gira- van per le contrade, immuni in ossequio di lui: una delle quali e detta da Petronio anser publicus-, deliciae Priapiy anser matronis omnibus acceptissimus (^). Per- cid, se io non erro, Poca e andie simbolo di Bacco e dei suoi Mii?terj : primo, perdie Mutino in origine non e se non TO atS'olov O’crv^i^o; ( 3 )^ la cui favola sotto nonie di Bacco passd iiiGrecia ( 4 ) ; secondo, perdie in progresso di tempo essendosi da'Greci considerato Mutino come una deita a parte, era stimato nondimeno iiglio e compagno di Bacco, e ne’tempj di Baeco dedicavasi il suo simula- cro [ 5 )y e nelle iniziazioni a’misterj baccluci gli si fa- cean sempre onori verisimilmente con sacrifizio deB (1) Tom. FI, 68 , 3, 4 . (2) Pag. 62 eel. Franc. 1629. (3) Diod. Sic. Lib, IV, c. 6 . (4) F. Tihul. Lib. I, el. < 7 ; ooe il Poeta dice di Osiride, dc^suoi atlrihuti, dc'suoi mister j cib che altri dice di Bacco f rfuindi il Folpi : hanc pleriqae cum Bacco confundiint. ( 5 ) Lucian, cle Dea Syria, c. 16. { 6 } Died. Sic, loc. ciU DEGLI ETRUSCHi; 457 Foca. Quiudi non mi maraviglio, clienella statuetta del- Tapotebsi di Bacco clFe nel M. R. sdntroduca un Genio alato che ha una testa d'oca per simbolo (0^ ne discredo che delle molte oche di bronzo che si trovano o sole o per ornamento di vasi si possa nehiiisterj di Bacco cer- care un’origine (2). La statuetta compagna nel Putto co- razziano ne accresce il sospetto. Non le darei nome cosi facilmente : chiamisi una Baccante, una Semele^ una Ge- rere niadre del Bacco Eleusino^ non mdnteressa. Se Dio- nisio Alicarnasseo^ se Pausania^ se altri dotti del paga- nesimo descrivono talora una statua o una immagine^ e aggiungono di non sapere il nume che rappresenta ; non potremo noi sicuramente fare altrettanto ? (3) Dico solo che il ciuffo cosi elevato e la colomba tenuta in mano sono due simboli di baccanti (4). La iscrizione su Pesempio de’num. 17, 18 si potrebbe esporre Fannacia, sals>a. Alpanus Lenacius (yoto suscepto o voti compos o altro che sia) et Lenacii uni- versi (5) : e sarebbe un voto posto in una edicola per la ( 1 ) E' una delle piii helle^ che wi si veggano. Gori M. E. tab. 54 * Un putto con oca in h, r. e pr. Cajrl. Tom. IIIj tao. 4 . 0 . ( 2 ) J]n pezzo assai curioso in qaesto genere e nel M. Venutii consiste in un rotondo bronzo, sopra ciii e collocato in diverse guise un numero considerahile di tali volatili efjfigiati rozza- mente. (3) Ottimamente rijlette Caylus ; che Kama, secondo Varro-* ne, avea trentariiila Dei : e come ricoooscerli oggi? come spie- garli? T. lll,p. i55. Lo stesso a proporzionc si dica degli 1) i Etruschi. (4) testa di due Baccanti, che il Monf. trasse dalle Gem- me del Maffei, e inseri nel T. I della grande opera, si vede un ciuffb similissimo a questo. La colomba e in mano di tre bac- ganti in una pittura etrusca pr. Gori. M. E. T. Ill, tab. 8. (5) Da Q^lnve^ utines ; aggiuntovi V articolo o altro che deggia dirsi quel T iniziale or con aspirazionc, or smza. Siegu. 458 r. ni ISCRIZIONI DITERSE salute di Velia da questo Alpano Lenacio e dalla sua famiglia ; cio die i Latini dicono Alpanus cum suis. Ma quel 54//1H3A non preceduto da prenome veruno, ma solamente da un iiome gentilizio, e egli certo, die derivi da nome di famiglia? (n. 238.) Non po- trebVessere da AvivoLtoq Bacchus (0, il cui tempio era letto AvivoClQV e Avivulov pure una sua festa ? II Lefctore vegga (se gli place) il Gasaubono nelle note ad Ateneo L. V, c. 18 ove nomina Agones Lenaicos ; e dubi- tera forse meco die questa bellissima statuetta fosse | fatta a Lenaicis universis; doe dal corpo de'Bac- canti die trovavasi in quelle viciiianze per una edi- cola o Fa no di Bacco (^). La statuetta die lia quasi un braccio di altezza corrisponde bene a tale ipo- tesi ( 3 ). A questa interpretazione assai converrebbe il riconoscere in Velia la sacerdotessa die allora prese- deva ; epoca frequente ne’donarj greci. E verameiite per metatesi e Fanu ancla ; die in latino ! antico e quanto fani ministra (4), 0 quanto in greco J 6 £paTsvov(rci TO refxevog •, come le sacerdotesse toscane j diiama Dionisio H/^ 03 d- 8 V 0 accennai altrove po- ’ ter ridursi a sacro ufficio : beiiclie con qualdie maggiore ' alterazione di lettere. Aitu), e in antico latino litae^ signified prcccs\ quindi A/rw (poi precor, o nacheis, quasi da AViVOUX^hq: d T vi sta per dialelto come in Tlatie, o per equivalenza al ^reco TB molto credibila^ j dopo la con^iuntwa aou trovata poc’anzi* | (0 AVb TQv 7roLTv](Tott ^ci(pvXci<; h Aij:/w, a calcandis in tor- culari avis. Diod. Sic. IV, cap. V. (2) F, pag. 1 iS di questo Tomo, ( 3 ) Fra le statue di Grecia ne leggiarno anchc di un piede, ^ eome quelle due di Pefno che Paus. nomina iTKOupcev ^tzA>c^ (j!,ey£^og Trohoiicc. Lib. Illy cap. 26. (4) Antiqui ancalari dicebant pro rninistrare. Fest. v. ancillae. DEGLI ETRUSCHI. placo j e sacerdos (Hesych.) Quindi ^toA/tw ^ subplacoy una di quelle formole, con cui si accompa- giiavaiio i sacrificj, i voti, le dcdiclie, gliatti in somma di religione (0. Di qui e die J^elias Fananclas vToXi^ TOLc, (abbreviate come si e osservato cosLaiitemente da liTToMTovcraQ pud renders! Fclia Fani Sacerdote suppli^ cante vel dedicante ; il resto sarebbe Jlpanus Lena-‘ cius . . . et Lenacii (o Lenaici) unhersi ; voce che qui e al num. 43 cosi interpreto piu per la posizione, che per la etimologia. Statiietta Virile. XXXVIII. ,.Ol8VO^dG3DI3 d. I33D In una statuetta virile cinta di picciol pannOj e scalza, in atto di far libazione con una patera* Fiscrizio7ie e divisa; il primo verso e nella coscia e gamba destra ; il secondo nella coscia sinistra. Fa del sen. Bonarruoti ; la cui lezione e amhigua nella. quinta lettera\ ne ho paragoni per determinarne la lezione. Dempst. Tom. I^ tab. 24 . Gori M.Et. tab. 100 . I Genii nelle medaglie de^Gesari son rappresentati nel niodo istesso: pud tenersi per un Genio di Gitta^ di luogo, o di persona. L'iscrizione e nial conservata. Quel I a tronca parola non dubito che deggia emendarsi secondo i numeri ii, e 35, sostituendo J alia I. La sua finale e dubbia ; ma suscettibile delle due interpre- tazioni date di sopra. Bassorilievo, T. XV, n. 7. XXXIX. lERPIRIOR SANTIRPiOR. DVIR. FOR FOVEER . DERTIER DIERIR . VOTIR FARER . VEF . NARATV . VEF . PONI SIRTIR. Presso Spon. Miscel. Sect. IJI^ (i) Sub VOS placo in precibus fere quuin dicitur significat ici Cjuod sopplico. Fest. 460 P. Ill ISCRIEIONI DIVERSE n. 33 e presso Montfauc. Ant. eocpl. Tom. /, 53 e iielle dissert. Gorton. Tom. 11^ pag. i. Uiscrizione leggesi sotto un bassorilievo di bronzo con due delta pantee (0; a destra e Apollo con cetra e fulmine : in testa ha un modio come Osiride^ e so- pra esso il Sole : ioi appresso APOLLINI. A sinistra una figura pantea di Diana e dTside ; acui piedi e un naoigUo ( 2 ), e come sembra un coper chio di tripode ; in testa ha un fior di loto entro una lunetta ; a sinistra un bastone, che dubito esser piut- tosto una face alter ata nella copia ; a destra un ser- pente e un creduto sistro ( 3 ). Sopra la dea e scritto CLATRAE (4). Dicesi trosmto apud Faliscos; e credo (1) Delta pantee cominciaronofra^Latini intorno a' tempi Cri- stiani ; e allor'anco inondb la cittd il culto degli Dei proscrittone prima piu i^olte. Era perb permesso fuori di Roma. (2) NAVIGIVM. ISIDJS e una Festa del Calcndario Fame- siano ; la nave con cui ella cercb Osiride. Ualtro simholo al- lude a’suoi oracoli. Questo ramo di antichitd ha avuto ntl pre- sente anno 1788 un. aumento maraviglioso dal Sig. Giorgio Zoega Danese neW Opera De nuramis jEgyptiis Musei Borgiani Velitris. ( 3 ) Somiglia molto que'bronzi di figura cilindricd che si ere- dono serrami di portCy e veggonsi ne^musei alcune volte con chiave annessa e con sirnili cappioline d’ intorno. Se il monu- mento e vero, in questo simboloy cKe nella man destra dee tro- varsi la interpretazione di CLATRA ; da claado, onde pure b il latino claustra. Diana triforme pr. la Chausse ha per sim- holij Luna, Serpente, fiaccoluy e chiave. Mus. Rom. Sect. II, tab. 1 3 . ( 4 ) APOLLINI e CLA.TRAE sono scritti latinamentCy necom- hinano cFversi seguenti. Chi volesse difender Ligorio, potrehbe valersi delV esernpio de'Latini che scrissero talvolta i nomi de- gii Dei in grecOy la dedica del donario in latino. Queste due deitd ebbono iy, Ronid teinpio CQ triune nella Regione VL Aux\ Yict DEGLI ETRUSCHI. che deggia intendersi de'Falisci etruschi che sono i pile notice che comunemente si collocano verso Civita Castellana. Questo monumento fa illustrato speciaimente dal- rOlivieri si iielle dissert. Gortonesi, e si in una lettera all'eruditissimo Principe Sig. Don Carlo Albaiii edita iiel 1771. E' opera degna di tant’Uonio; ed ha due oggetti. Confuta Bourguet e Bocliat suo difensore, che tal bronzo ascrissero a’primi anni di Roma; quando ivi lie Dei egizj si conoscevano ; ne vi poteva essere o dia- letto da scrivere Apollini e Clatrae ; o disegno da rap- presentargli si bene. Confuta in oltre il Maffei, che giu- dicb falso il bassorilievo^ e vera riscrizione ; parendogli airopposto che il bassorilievo sia copiato dairantico^ e finta riscrizione esotica che vi e annessa. La frode;, se- condo lui, venue da Ligorio ; il quale^ per accreditarlo^^ fmse che il monumento fosse stato gia di Angelo Goloz- zi; il cui Museo, per quanto risulta dalle descrizioni che ne riniangono, non ebbe tale anticaglia. Non difen- derb Ligorio da questa ultima accusa: dubiterb inoltre^ che c\ne\V A pollini et Clatrae sia da lui alterato^ o sup- plito male a proposito .* ma egli non era letterato a ba- stanza per fingere cosa tanto credibile in tutto il rima- nente. Scrisse che il monumento si era trovato presso Fale- ria; quasi sapesse che i Numi egizj vietati in Roma, in qualche distanza avean culto ( 0 ; e che a Faleria paese indioglotto (2) ottimamente conveniva un linguaggio ne (1) Agrippa d'ordine d'Au^usto edixit nequis ea (Sacra aegy- plia) in suburbano intra M. passus perageret. Dio. L, LIV, c. 6. ( 2 ) V. Tom. II, pag. 52 e notisi che a tempi di Strahone vU vuto sotto Au gusto e Tiberio, Faleria parlaoa un linguaggio suo proprio: ne e da discrederlo di altri paesi circonvicini. P* III ISCRIZIONI DIVERSE latino ne greco; e die ivi staria bene mi Santirpio duumviro, avendo Plinio menzionate traTaiisci le fa- iiiiglie degPIrpii (0. Molto meno poteva accozzare cosi bene le altre voci die per lo pin sono nel Decreto di Clavernio e nelle Tav. Eug. latine; onde possa ten- tarsene ora la esposizione su i fondamenti gittati nella Seconda Parte. lo mi provo a farlo dopo aver ricordato al lettore^ die il dialetto e sparso di queU’eolico rotaci- ismo, die sostituisce il Rho al Si^ma e lo mette si nel fine delle voci e si anco nel mezzo^ come dice Stra- bone (a). La contenenza della epigrafe parmi essere un voto de’Duumviri ; i quali oltre i giorni votivi alle due Deitk fatti a Home pubblico, altri ne fecero di lor volonta in diversi giorni, o separati o consecutivi ; e cio per voto, la cui memoria consegnarono a questa tavoletta. Vi ag- giuiisero le immagini come costumavasi ne'voti; e pud vedersi in Muratori, in Grutero, in Paciaudi, e in altri. Tolto dunque il rotacismo, e Paspirazione propria di questa ortografia, Piscrizione e questa LERPIRIOS. (3) (1) Vlin. VIT-, 2. In Faliscornm agro familiae sunt paucac, quae vocantur HIRPIAE, quae sacrificio annuo quod fit ad Mon- tern Soractem Apollini super arnbustam ligni struern ambulan- tes non consumuntur. (2) 11 luogo di Strabone e nel L. X a pag, 688. T'^edi anche do che scrissi nel T, I, pag. 198. Il Maffei ha preoccupato que^ sta osseroazione neWopera citata piii <^oke T, VI, p<^%* alquante alt re ^ che qui propongo. (3) Forse per Lepirios da Aeurvfoc^ corticosus. DEGLI ETRUSCHI. 4^*3 SANTIRPIOS. DYIR. (0 OS. FOVEER. (3) DER- TIER. (4) DIERIS. (5) VOTIS. (6) FARER. ( 7 ) VEF. (8) ( 1 ) Dair per Davir, accorciato da Duovir, e nel Decreto di Cla\^ernio : in lin^ae popolari use a lasciar la parola in tronco, cosi potcan dire anche in plurale. (2) FOS o dal ^reco ovQ q«os; o da ut, o quoniam mutata V aspirazione in F. F, Tom. l,pa^. 65 . Ndle T. E\ ose corri- sponde a uti, o a quoniam V. pag. 3 i 4 - ( 3 ) Foveer {altrooe Foufer.) voverunt. Nella Tao, ErcoL Proffer per proferunt. Non e maravi'^lia in questa lingua che leggasi Foveo, e nel derivato Votis: baslaoa allora qaalche afjinitd nelle lettere per iscambiarle. Spesso abbiam ricordato crarunt, erihont, erafont (V. p. 199.) ( 4 ) Da ^eUTS^Qt; dedusse anche il Maffei questa voce popolar- mente accorciata in P^f' nietateu volta in ^5/3705) ^ spiego Secondus. Se e verbo, pud dedarsi da S'sVTSpou) itei o. L’infinitivo anche in lingua umbra termina in er; e il biber dei Latini antichi che usaron per potus non e in origine altro che bibere accorciato di una Icttera. ( 5 ) Dier dieris, e similmente hi dieris fu il pnrlare degli anti- chi Latini. V. T. I,pag. 247, c 246. Quest o arcaismo dd la chiave della iscrizione: non avvertito dagV IrUerpretij ha fatto che tra-- ducessero Diis, e cost uscisser di strada. ( 6 ) Votos sarebbe in latino colto, ma ne'primi tempi par che la somiglianza regolasse talor le cadcnze, come quando dice- vano die qoarte per quarto. Gell. XXlIly 241. Per aitro Vana* logia semplice di questa lingua potea essere da Votunij non vo- tivus, nia votius, e in questo dialelto votior; onde in plurale ri- sulta votir. (7) Da deduce Vossio in latino facio: quindi e in umbra Fabo {pag. 280) e in volsco Fako. Non discredo che il farer di questa ling^ua sia da tal tema; e che risponda al tronco fece- runt. Il contesto par che Vinsinui: e secondo la f rase latina dies festos. dies solemnes agere. (8) Nel decreto di Claveraio VEF. X. VEF V. PRETRA,- doe et X et V praeterea, come vedremo a suo luogo. 464 P' ISCRIZIONI DIVERSE JNfARATV . (0 VEF. PONI . ( 2 ) SIRTIR. Quasi tutto e conforme alle T. E. o al latino antico ; come appare dalle annotazioiii. 11 sentimento e questo: Lerpirius. Santiipius, Duoviri. quod Kooerunt, iterare. dies, votioos. egerunt et. nuncupato. (tempore) et. dein- ceps. iterum. Di simili feste in oiior di Dei anco i La- tini incisero talvolta memoria in lapidi ; una delle quali e la segnente in rnarmo. Ti. Claudius, Ti. F. Nero. Pontifex. Cos. iterum. Imper. iterum. ludos. votioos pro. reditu. Imp. Cues. Divi. F. Augusti. Pont. Max. Jovi. O. M. ex. S. C. Grut. pag. 1 1 . §. V. Iscrizioni in maggiori statue. Chimera. XL. d I ^ D M n 1 f gamha della Chimera del M. R. (3) statua di bronzo alta due piedi romani^ lunga 4- Fu trooata in Arezzo nel i534* Dempst. T. tab. 22 . Gori M. E. tab. i55 (4). [\).Nelle T. E. Naratu credo e&sere nunciipatus; cioc solenne- mente prof erito nella formola del volo: ampentu. sevacne. na* ratn; habeto sacrum anni hujus nuncupatum e altro\^e vitlu. triuper. titu. triuper . . . naratu: vitulum ter dictum, ter nun- eupatum. Qui e messo cfuasi awerhialmente ; come quando i La- tini dicono: impetrito, auspicato, ed anche optato, e vi soUin- tendono tempore. (2) Pone post. p. 392. Di Sirtir non so dar ra^ione. ( 3 ) Prima Leo, postrema Draco, media ipsa Cbiiiii\sra, (Lucr. V) ^IfJLCCipa e capra. Spesso ho dubitato che tal donario fosse pro- prio di Bacco, perche riunisce tre animali, che appartenevano. JL capro come dannoso alle ^nli §li s*immolava ne’sacrificj ; e la testa capri^na e appunto qiiella parte che qiCi rappresentasi morihonda, II serpente e il mistico animale ddie orgie. 11 Hone all si vede aggiunto in alcuni baccanali fra lealtre ragioni^ per la fierezza che ispira il vino. (4) Begero Thes. Brand. I, 4-36 c allrove la rappresento in medaglie. DEGLI ETRUSCHI. 4^*3 La statua e lodatissima pel disegno, per la simme- tria, par la espressioiie del furore corrispoiidente alle ferite, die ha sul tergo, e su la testa di capra gik mo- ribonda. DelFantico stile ritiene i velli ; alquanto si- mile in cio ad alcune rnedaglie de'Leoiitini. Della epi- grafe si e parlato di sopra. II celebre Swinton vi trovo culFebraico Serpente, Capra^ Leone : ma Tippogriffo die ha la stessa iscrizioiie rnette in dilEdenza di tal'eti- mologia, e delle altre consimili. Dea con colombiX, XLI. J/RlOOfldfl[4/RDll"h Nelfianco sinistra YW^y MQYWy \A di una statua di pie- ' ^ I tra mancante di te- sta\ il franco e di piedi 4 . Rappresenta una Dea pal- liata, e stolata^ cinta di torque e di armille, con solee a piedi. La colomba che tiene a sinistra la fa creder \)erisimilmente una P^enere. Trooata prima del i55a presso Firenze a S. Martino alia Palma; e collocata nella villa de' March, della Stufa, Dempst. Tom. I, tab. 4 ^ • La statiietta ricordata al num. 87 , die similmeiite lia una colomba, reiide alquanto dubbia Finterpreta- zioiie. II nome etrusco parnii da leggere Mi, Cana. Larthial, ISumethral. Lucinuia (0 e da tradurre: Do- narium, sum, Lartiae. Numitoriae Lucinia,natae, Cio e secojido il num. 9 della Iiitroduzioiie. Se alcniio desidera che la desineiiza in al sia aiiche qui un sesto caso (3) ; convieii supporvi una ellissi di proposizione, come in greco talvolta vgr. e(f>v (invece di ( 1 ) La ^ di sopra e ripctuta di poi ; ortografia not at a nella rnedaglie di Cossa, La terminazione neWoriginale a men ehiara. ( 2 ) Famiglia in rnedaglie romans (3) Donum ex Lartia ct^» L4N21, T. II. So 466 P. in ISCRIZIONI DIVERSE h Tov) ex hoc oero Atreus natus, Ma in questa desi- neiiza, e in questa sintassi chi puo assicurar tutto? anzi chi puo parlare se non timidamente ? D. confanciullo in kraccio, XLTI. : 1 3 m 4. •• : I VM 3 > Nel braccio destro di una statua miiliebre in pie^ tra pur senza testa, alta cjuattro palmi, coperta di doppia veste, disadorna nel rimanente ; che tiene fra le braccia un fanciullo. Fu tro\>, e gran tempo in f^olterra, e lungamente posseduta dalla nob. famU glia Maffei ; indi unita al M. Guarnacci. I carat- teri trascritti dal Bembo, e inseriti nella Raccolta di Grutero {pag. 246) e in Dempstero (Tab. l\ 2 )furon poi meglio editi dal March. Maffei (Oss. Lett. V, 3io) e dal Gori (M. Etr. tab. 4*) II soggetto non puo facilmente riferirsi a determi- 3iata Dea; come nota il Passeri {in Dempst. pag. 77.) Egli nomina quattro simili statue, tutte di soggetto di- verso; ed erano: presso Pausania Tv^ij s3. Dempst. Tom. I, pag. Gori M. Flor. III^ tab. 83. Montefauc. Ill, t. Sg. Pila e divenuto peravveiitura in volgar lingua quel che fu in latino Pitula o Pitulum (0 ; come jF orum Li^ vii divenne ForVi, e Fanum Voltarnae^ se io non erro^ si cangio in Faul stemma antico di Viterbo ; e in Faur che leggesi in una sua medaglia di medio evo. Pitulum fu municipio di cui ecco una iscrizione fra le Doniane (Gl. II, n. 74 .) P. RVTILIO . A. F. PAL. FOVRIO . EQVO. PVB. CORREGTORI . VMBRTAE . ET . PI- GEN .... PATRONO . ORD. MAVANIAE . GVRA- TORI . REIP . FVLGINAT . ORDO . PITVL. VN. G. {una consentientibus) GIVIBVS . STATVAM . GON- LOGAVERVNT, Se i nomi delle citta s^indovinano come quei delle famiglie, Pitulani pud corrispondere a ^ D N ^ ^ 1 Y* La prima lettera e come in ^ N V t II Y> die val Paistani, o Paistanus. La S, terza lettera, anche in Grecia diede luogo al T in mille parole (v. T. I, pag. 97 .) La finale e da leggere, pare a me, come nella niensa Ercolanese Tubtics^ J'ubtices ; finale anco di nazioiie in lingue antiche; vgr. Trebulaces^ArnaceSy e Brut aces presso Porfirione ; die addurremo nel decor.so delFopera. Veggano gli eruditi se Pitulum^ di cui Gei- lario non trova in Umbria il sito precise, possa esser questo. Thutines si spiegd nella prefazione universi, (i) Plinio [III, i4) nella descrizione delVJJmhria dice: Pitu- lani cognornine Pisuertes et alii Mergentini ; il qual passo dal sa^acissimo Si^. Olivieri fu emendato Pitinates cognomino Pi- saurenses, et alii Mergentini ; e questa correzione appoggib in la* pidi, nelle quali si fa menzione separcUaniente e clegli uni PitU nati, e degli altri. Mi sia lecito dubitare che il testa dicesse Pitulani cognornine Pisvertes {per discernerli dagli altri Pitu- lani che Plinio colloca nel Lazio (///, 5.) Pitinates cognornine Pisawrentes, et alii Mergeutijai. E' piu naturala che uti copista. p. Ill ISCRIZIONI DIYERSK Da quest! cittadini parmi che venisse quel dono non sol onorario^ ma sacro aiicora^ come indica la formola Flerts ripetuta in tanti donarj ; a cui va iinita quelFal- tra Tece. sansl (O3 die comimque prendasi include o Vxve^viiie de'Greci. A^pc&psvc ehova avsSviKS Zi^v) Seol/g de^oov kcu y^vixv ^per^^v { 2 ) Non so se quest's/icoj/^ corrisponda Fetrusco icen ; sola- nieiite io noto che statuam, o imaginem dee qui espri- mersi o sottintendersi per la testura gramaticale. No- me di dignita non vi scuopro; ancorche la pretesta indichi qualche onore municipale, o sacro o civile se dee prendersi argomento da Roma. Tenine e dubbio vocabolo; e se contiene la deita^ pud equivalere a Zvivl della epigrafe precedente, ricresciuto della particella ne come altri dativi. Ne e da omettersi che in patere Giove e detto Tina^ Bacco Tinia y nomi da derivarne con poca varieta quel Tenine ( 3 ). Altri vorra dedurlo da Deni ; e leggendovi una finale molto usata in que- sti dialetti (pag. 2^2) interpretera in retto quasi de- nine la Decina o sia la Decuria de’Senatori ; onde Fiscrizione terminasse quasi come in latino OrdQ et Populus Pitulanorum. (1) Sansl o e finale distaccata per ls5i]/C0iU; ma non ne ho pa-* ra^one : o se vi e Viperbatq del singolare tanto proprio di anti- che lingue {v, pag, 3 16) sard parte del coniposto, e formerd cjuasi aneltece; giacchh le preposizioni ^ VTO assumono in aspira- zione la iniziale S; come osservo alia Tav, Eug, V; e le prepo- sizioni si pospongono talora ; come notai a pag. 3o2. ( 2 ) Hanc Isocratis Imaginem Aphareiis Jovi declicavit Deofi bonorans et parentum virtuteni. Ex Photio MafF. Art. Grit. lap. pag. 3i. (5) O dativo, o anche diminutivo ; lovi, o Baccho paero. 11 si- mulacro di una di queste due deitd, si c creduCo qudlo che si trovo sinzilmcnte in Pila, V- al n, 3G. DEGLI ETRUSCHI. 47* La persona onorata e Aulo^ o Aulesio (0 Metello, figlio di Velio^ nalo di una Vesia; famiglia die tro- vammo in Perugia. E pendo a credere die V'esiaL dens possa leggersi F'esiadenes-, giacdie nelPetrusca iiomeiidatura si e veduta simile desiiienza in MusdeUy e ill Casperien. Ma questa gramatical proprieta^ ed alquaiite altre sparse per la iscrizion di Metello e per altre antecedenti_, si possono moderatamente indagare : nia non cosi facilmente venire a capo. E' aurea quella sentenza di Quintiliano (1, 8.) Mihi inter drtutes gram- mat id hahebitur aliqua nesdre. Se io deggio applicarla a chi rintraccia lingue si antiche, e scarseggia di pa- ragoni come inter viene a me in questa Classe, dovra dirsi aiizi multa nesdre. Non e poco die a tratto a tratto si trovino pure alquante cose da fare scienza : le piu volte possiamo al piu avanzar delle congettu- re, come lian fatto i primi iiidagatori di tale studio; sperando die un giorno ancor queste a scienza riesca- no, non altrimenti die ad alcune di quelle antidie con- getture e accaduto a di nostri. Con tal protesta ripe* tuta altre volte, chiudo il paragrafo. §. VI. Corollarj per la storia di Etruria e delle belle arti, Famiglie Etrusche. 1 .0 Dalle due Classi ultime delle Iscrizioni risulta quel Catalogo di etrusche famiglie, di cui ragionai fin {i) Al n. 2o 6, e 332 delle iscrizioni funebri si ha Vesisi e Ve- lesi : io dubito, che qui V ultima I sia pasta come in PVSI per CilS (/?• 3ii) onde il norne sia Aules. Metelis. Veles. Vesial. cio& Auli. Metelii. Velii F. Vesia N. Altre uoci men incerte sono sta- tuam constitaerunt Pitalani umyersi ; ovvero constituit [alia Dcitd di cui era il tempio) Ordo Peearionum et Pitalani miiveriSf. P. Ill tscRizioNi diverse dall'iDgresso al secondo Tomo. E' decoroso alia Toscana oltre niodo ; e perche iiazioiie non vi e al moiido, die possa tesserio si antico, si copioso, si autentico ; e perche e quasi un suggello alia Storia^ die molta parte della popolazione e della nobilta romana deduce dalla vicina Etruria (0. Nel passato secolo alcuiii scrittori aspira- roiio a compilarlo; il Gaburrini specialmente, die compose piu volumi su le famiglie toscane^ e umbre. Ma presa per guida la sola storia^ poco avanti si poteva procedere: ove con gli etruschi monumenti se ne va ammassando una copia immensa. So die la piu parte son plebe^ come in ogni societa d'uomini ; e die queXi- cinj o que^Cilnj, die veggiamo in epitafp son forse coii- gentili o ciienti, alieiii in somma da’que’Grandi, die figurarono: ma cio non toglie die tai nomi non fossero in Etruria ugualmente die in Roma ; tanto solamente a me basta. So in oltre die varie famiglie sono ambi- gue a tradursi ; e die la traduzione di altre si appog- gia a’monumenti latini esteri ; onde il traduttore gli puo addurre come gramatico, non come istorico : nia cio almen basta a mostrare quella somiglianza die lia Tetrusco col latino, e col greco ; ch'e il primario og- getto delTopera. Non vi e epitafio die piu o meno non coiifermi tal tesi ; e nel corpo delle iscrizioni e rac- cliiusa una quasi dimostrazione del sistema. Greco vi si trova il nome di figlio, e di genitore (^) ; le figlie de^ nominate alFuso greco dal padre (3)* e nelor nomi, e {i) F. Flor. cit. Tom. I^pag. 25. Si pub aggiungere Tiber io ■Graeco, che presso Appiano nomina gV Etruschi insienie con gli altri Italiani rc di Teopompo e sua origine,' 2.® Con la ispezione deirepigrafi mortuali, ove si fa espressa menziono del padre ; v^.on gFipogei ove si os- serva per piii generazioni la successioiie delle fanii- glie ; e con altri argomenti ancora tratti daila storia, si smeutisce una gravissima accusa, che Teopompo, presso AteneOj diede agli Etruschi: vop^ov slvsti Tct^cc. rdii Tuppyjvolg aoivccg hwap'/eiv rccg yvvoumg. rpepeiv Se rohg Tap- ! p'/ivohg TTocvTf^ Tcc yivop^eva woliSio.-, ei^oro^g bVay Trarpog eqiv €m) Per terzo, come si accorda con tal legge cid die della nobilta e splendore delPetrusche famiglie suppon- (1) noto che Platone le cliecle luogo in queila suaideale re-* pubblica ; e fu unicOy come si raccoglie da Sesto Empirico Pyr- ronicamm Hypot. Lib. IIIj cap. 24 ma ne Platone, a cui saria tomato a proposito, nomina Etruschi ; ne gli nomina Sesto Empirico, che in qud capo ramrnenta i piu strani coslumi delle nazLoni. Se allri filosofi nominati da Laerzio {VII, i3i) ten-^ nero la stessa opinione come ha osservato il Sig, Ah. Rossi, uno de'piii sagaci Critici di questo tempo nelle sue Laerziane ; essi ne dovettcro parlar di passaggio, onde Sesto Empirico non gli considera. ( 2 ) Omniam fere civitatum non Graeciae solum, sed etiarn bar- bariae, ab Aristotele mores, instituta, disciplinas, a Theopbrast® etiam leges cognovimus. Cic. V de Fiuibus. (3) De Rebuspubl. pag. 25. (4) Lib. 1 1, cap. 17 . (5) Loc. cit. Erat opulenta (civitas) erat legibus et moribuS '©rnata. ( 6 ) Lih. V, cap, 4 e son riferitc le sue parole. 47^ P' m ISCniZIONI DIVERSE altri (0. Pochi nojmi si trovano anco di guerrieri na- Ssioiiali ne'tempi storici, die incomiiiciano verso il jiascer di Roma. Ne credo che gli scrittori gli abbian taciuti per odio o per invidia, come altri suppose ; aveii- done inseriti nella Storia Romana non pochi de’Garta- ginesi, de'Sanniti^ di altri esteri. Credo piuttosto die il sistema die adottd la nazione dopo le coiKjuiste in Italia e fuor di essa, non fusse il migliore per mantenere e per accrescere il valor militare, e produrre grandi anime da aver luogo ne’Fasti di unaRoma : ivi par die ghlsto- rici malvolentieri dian luogo a spiriti mediocri. Atten- deva essa a fabbricare, a commerciare, a introdurre ma- nifatture, a promover con nuove inveiizioni i comodi della vita ( 2 ), pin die ad esercitare la gioventu a nuove conquiste. Le guerre nazionali^ perpetua cote a cui af- iinavasi il valor della Grecia, erano pressoclie ignote a^Tirreiii. Goiitro gli esteri aiicora rade volte si mossero ^ lie lacilmente di comune consenso (cosa die produsse pessimi effetti) ne senza cercar fra le teiide stesse gli agj della citta. Assuefatti a una vita delicata e splen^^ dida^ oltre il vitto necessario, vi recavano gran supel- lettile e varia^ di artijicio, e di prezzo, per loro pia-^ eere e delizia (3). Tal sistema siiervo a poco a poco quella forza che avean avuto in altr'eta. Roma dalla «ua nascita fu in grado di prevalere a si antica poten- (1) Osserva il Maffei {Ra^ionam. sugVItali Primit,) che nel solo libro de’Paralleli di Plaiarco si trojan citati r5 Istorici G red che scrissero di cose Tirrene: altri ne citano Dionisio, jiteneo, c i Ldtini. V* ques,to Tom.p, i5i. ( 2 ) 05 to; %ypv(Ti 7rXsi<^0i<; plurimas habent artes dice de’Tirrem EracLide Pontico. Edit. Hafn. 1596, pag. 18, Delle loro itivenzioni tralta copiosamente Denipstero* P^orrei poter confcrmarle tutle ; ma non mi e possibile, <3) Dionys. Hiiiic. IX, DEGLl ETRUSCm; 4?9 za ; e seguendo poi ad attaccare or separatamente qoal- che citta non assistita dalle altre^ ed or tutto il corpo della nazione, la fece sua. Gombatteroiio anche gli Etruschi con Aricini,coii LigurijCon Gallic con Cumani, con Sanniti, con Siciliani, con Greci (0 circa a’que'teni- pi ; e in qualche battaglia prevalsero, specialmente con la milizia pedestre che avean posta in ottima discipii» na, iriiitata anco da’Romani (2) ; ma in niuna guerra d’importanza prevalser mai: cosi a poco a poco si smeni- hro quel bello Stato^ e fini. lo pero non trapassero ad altro tema prima di rappresentare al lettore tomato in Etruria il valore antico. Cid fu nella battaglia presso il Vadimone : Etrusci lege sacrata coacto exercita quum vir virum legisset, qiiantis nunquam ante si~ jnul copiis, simul animis dimicarunt . . . ut non cum Etruscis toties victisy sed cum aliqita gente nova ol- der etur dimicatio esse ( 3 ). Maggior elogio di questo non fece Livio a'Sanniti, o a’Gartaginesi, Se tali consi- gli, se tali animi avesse avuti I’Etruria 611 da'primi anni di Roma, quand^’ella non era una, ma tre Etrurie; clii sa, die al fine Timpero del Mondo non fosse cad u to in lei ! La sua storia militare almeno sarebbe piu illu- stre e piu copiosa. Nomi di letterati etruschi, ed epoche di loro letteratura. P, epoca. 4.® Meno scarso catalogo ho io tessuto (e facilmente pud accrescersi) de’dotti Etruschi. Aicuni Tordiscono da Tagete, che riguardan come un filosofo; giacche Lattanzio Gomentatore di Stazio lo nomina insieme con Pitagora e con Platoiie ; e a tutti e tre ascrive (1) Ved. Histoire tJnivers. Tom. XIV? Sect. III. (2) Aten. Lib. VI pr. Maffei L c. ( 3 ) Liv. lib. IX, cap. 391. P. ni ISCRIZIONI DIVERSE circa la divinity una sentenza coiiforme (i). questo Tagete o e una favola tutta di conio, lavorata per dar credito airaruspicina, come Cicerone sospet- ta ( 2 ) ; o s’egli ebbe esistenza, nuila de’suoi scritti era arrivato albeta di Tullio; solamente dicevasi, cldegli diede a voce iezioai di aruspicina scritte allora da chi le udi, e accresciute poi di sempre nuove osservazio- iii (3). In tale stato di cose non e da credere facilmente fluo cid die a lui ascrivevasi, e che Labeone comentd in 1 5 libri (4). Mol to raeno e da creder originale quel libro die Servio attribuisce alia Ninfa Bigoe; e avea per titolo Ars arborum fulguratarum (5). E' costume antico, autorizzar le sue opinioni coi nomi de’celebri antichi : in Lattanzio stesso e citato Orfeo, e Tirresia (1) In Tlieb. IV, vers. 5i6. Et triplicis Mundi suramamy quern scire nefastam. Dicit Deum Demogorgona sammum, cujus nomen scire non licet principem, et maxirne Deam, cete- rorum naTnimim ordinatorem ; de ciijiis genere soli sintSol at- que Luna : ceteri vero qui circumferuntur, astra nominantur ; qui ejus clarescunt spiritn : maxirnis in hoc auctoribus, Pjthagora, Platone, et Tagete ipso consentienlibus. eke una ninfa agendo proferito alle orecchie di un loro U ineffahile notne di Dio lo fece subito morire; racconto di libri etruschi, ( 2 ) Num ergo opus est ad baec refellenda Carneada ? Num Epi- €uro? Estne quisquam ita insipiensqui credat etc. de divin. 11 , 5r. (3) Tages quidarn dicitur in agro Tarquiniensi, quum terra ararctur, et sulcus altius esset impressus, extitisse repente ; et curn affatus esse qui arabat. Is autem Tages, ut in libris est Etra- «corum. puerili specie dicitur visus, sed senili fuisse prudentia . . turn ilium plura Jocuturn muitis auclientibus, qui omnia ejus verba exceperint, iiterisque mandai'-crint ; omnem autern oratio- uem fuisse earn, quae haruspicinae disciplina continetur; earn postea crevisse rebus iiovis cognoscendis, et ad ea principia rete- rendis. De Div. II, cap. 5o. (4) Fulgent, vocum antiqu. iuterpretat. {5} In iEneid. VI, vers. 72 ^ BEGLI ETAUSCln. 48 1 de tliuris signis (0; in Suida si citnn opere di Ghiro- iie ('2) ; di falsi versi della Sibilla si e coinpilato im giu- sto volume (3) ; e cio che fa al caso n@stro^ di Ermete Trismegisto son note piu opere; altre finte da^gentili ; altre in piu bassi secoli da Cristiaiii o da Giudei t4'. 10 dubito di simil cosa in Tagete; di cui leggo alcuni frammenti di mera e grossolana superstizione (a) ; presso autori pin antichi; ed altri misti di sacra e di genti- lesca filosoiia presso questo Lattanzio. Egli scrisse circa i tempi di Teodosio; quando appuiito i Cristiaiii e i Giu- dei combattevano il gentilesimo con ie autorita delle Sibille^ e degii altri suoi accreditati scrittori^ or veri, or supposti. Ch'ei non ignorasse tali fonti^ io mostrano quelle parole con cui cliiude la nota : siciiti Orpheus ^ Moses y Esaias, et his similes. Seconda epoca. Yenendo a’terapi storici^ io porrei Pitagora alia testa della storia letteraria etrusca^ se quanto pub in me la stima verso il Maffei e gli altri die cosi sentono ; tanto potessero le ragioni ch’essi ban prodotte. Ma esse non mi convincono, specialmente dopo die ie iia esaminate 11 Gav. Tiraboscbi (6) e ha creduto die Pitagora non appartenga alia Etruria. Gerdii altri, se meglio si possa (1) In IV. Theb. Liber de tlmris signis qai ipsius Tbyrresiae scribitar. (2) V. Fabr. Bibl. Gr. T. I, pag, 14. (3) V. id, opus pag. 98. (4) V. Gudwort de vero System, ap. Fabr. loc. c. (5) Golurnel. Lib. X, 344» Hinc caput arcadici nudum cate fertur aselli Tyrrhenus fixisse Tages in limine rnris, perche il ^ampo non sia danneggiato da tempestc. Fulgent 1. c. Fibrae jecoris sandaracei coloris dam. fuant, manalea tunc moyeri opus C6t petras. Ex Labeone Tagetis interprete. (6) Storia lett. Ital. Tonh Parte I. L^nzi, T. Il, 3 1 4^2 III ISCRIZIONI DIVERSE dire greco italiota o d’oltramare : ma alia Grecia non tolgasi chi lia greco nome, ne egli solo, ma il padre an- cora e i fratelli (0; clii apprese da tutfc'altri che da Etruschi ( 2 ), chi greco scrisse^, e come il piit sapiente de^Greci ebbe statua nel Comizio di Roma (3)^ chi la scuola fondd e resse fra'Greci nodrendola con una se- verita di precetti^ e con un rigore d'astinenza, da non avere a que'tempi plauso in Etruria (4). Ne ci opponga quel Lucio tilosofo^ che soli al mondo gli Etruschi os- servavano col fatto i simholi di Pitagora (5), che i Pi- tagorici custodivano solo in parole. Gio prova che nel corso di piu, e piu secoli^jjuanti ne corsero da Pitagora a Lucio^ penetrd ia fama di que'simboli anche tra il volgo degli Etruschi ; il quale senza curar lo spirito di que'precetti, ne custodi, e ne osservo solamente la let- tera (b), come risulta da Plutarco. Ne in que'primi secoli trovano gli storici in Etruria grande scienza, fuorche di superstizioni ; Puso istesso della scrittura non era ivi allora frequente. Livio, in- dagando Porigine de’chiodi^ die in ogni anno si coiific- ( 1 ) F". Suid. verho Pythagoras Vcd. questo Tomo p. 40 . (2) Opposizione she si fa a Lucio pr. Plutarco. V. T. II, pa^. 727 c seg, (3) y. Pliri. Lib. XXIP, cap, 6. Cib av^cnnc non molto dopo la morte di Pitagora: qaum hello Samnitico Apollo Pythius fortissimo Graecoram gentis jussisset, et alteri saplGutissimo si- mulacra celebri loco dicavi. (4) Jastin. Lib. XX, c. 4‘ (5) Plutar. 1. c. Tvppijvoij; ( 6 ) Per esempio un de' simholi era : ollae vestigium confanden^ dam \ e si osser^ava colV appianart la centre, o\>e la pentolct avea posato, quando quest a si ioglie\>a dal fuoco. Ma il senso di Pitagora, come spiegarono a Lucio gli altri di quel convito, era che dova>a abolirsi del tuito la memoria delle ricevute of- fese. DEGLt ETRUSCIil. 4 ^^ cavano in E.oma nel tempio di Minerva^ in V olsiriio nel teiiipio di Nortia^ lie reiide questa ragione : Clavumy cjuia rarae per ea tempora liter ae ercmty not am nu- meri annorum fiiisse ferunt (0. die se giunto al V secol di Roma, dice die le lettere etrusche apprende- vansi in Roma come di poi si appreser le greche, non e nialagevole a congettnrare, die tali lettere a pagana teo- logia specialmente si riducessero. Qnesto fu in quella eta il saper de'Romaiii ; non poesia, non istoria, di cui non ebbono allora scrittori ; non astronomia, giaccbe ordinato Fanno da Numa ( 2 ), non si avanzarono al di- scernimento delle ore, ne alFuso delForiuolo, se non dopo lungo tempo (3) ; non nnalmeiite filosofia, die odiavano come professione perniciosa alio Stato; fioo ad esiliare que’Greci die avean cominciato a iose- gnarla in Roma (4). Che se gli Etruschi vi avessero professato qualche dottriiia pin soda, i libri, die i Ro- mani ne ricevettero avriaii titoli simili a quell! dei Greci ; ne sarian quasi tutti su questo andare: Lihri fatales; Libri Haruspicinae ; Sacra Acker ontia ; Di- sciplina Ejctispicj Etruscoriim; Aruspicini et fill gu- rales et Rituales libri (5). Non si escludono con cio quei (1) Lib. VII y cap, 2. (2) mera supposizione del Qori, die Vanno antUo de'Ra- mani fosse ordinato dagli Etruschi ; d'quali ascribe do che Macrobio reca a Numa o solo o col consi^lio dd Greci e ag^iunge: J^umae ordinationem iinitimi mox secuti totidem diebus totidem- qvie mensibus, ut Pompilio placait, annam saum ordfnare cepe*, runt, Saturn. 1. i3 e fmitimi erano anche gli Etruschi, (3) Plin. , . . L. Vlly cap, 60. Secondo Varrone lo recb Mes-^ sala da Catania nel 44y di Roma, (4) Cib fu circa il Sqi, V. Gell. XV, 11 et Brucker. PbiloSi, Ant. Torn. II, cap. 7. (5) Citati da\Sigg, Inglesi nella Stor, Univ^ Addiaioni X. b ! 72 ddla Ediz. di Napoli. 484 ISCiaZTONI DIVERSE priilcipj cli goveroo, di storia naturale, e di altre fa- colta^ die deoii supporvisi: si esdude queila eccei- leoza^ die fia da que'sQcoii troviamo in Greda, e die alcimi supposero ancora in Etruria. Tcrza epoca, Ma se io non oso asserire die in qnesti primi secoli di Roiiia gli etrusdii molto sapessero, non avendo prove per affemiarlo j non dubito di riconoscergli dotti e iiio- sofi da die mia niiglior letteratura entrd in Roma j co- me altrove dissi. Abbiam iiotato^ die non priiiia di tal tempo Volunnio scrisse tragedie tosciie ; e a lui si possono aggiugnere allri poeti; die non estinla ancora la iingiia^ e percid viva ancora la nazione^ scrissero in latino, siccome Persio ( 0 . Ebbon'aoco istorici. Tar- quizio, di cui citasi mi libro degli Domini illu-^ stri (2), non e certaniente anteriore alle guerre puni- quentia nomen, nisi eum Ciceronii umbra pressisset, E' creduto cssere cjuel coetaneo di Cicerone^ noniina constantissimuin et optimum virum (Epist. faro. VI, 6) padre di A> Cecina cliente di Cicerone^ e da lui aniato propter spein magnam sammae probitatis summaeqiie eb>qnei»liae [ib, V 'D 9 ) Gsiliato perche scrisse contro Cesare lijte- ramcnie {ib. Vl^ 7 .} DEGLI ETRUSCm. 485 Sopra ogiii facolta essi coltivarono la filosofia ; e se io non erro, la stoica fn quella die preferiroiio alle al- tre. Lo congeituro dall’essere adatta a m\a nazione, in cui risedeva quasi patriinonio eredilario I'aruspici- na (i); scienza abbominata da'Pitagorici, disapprovata da^Peripaletici^ derisa dagli Epicurei, ma lodata dagli Stoici Ill fatti con lal nome si appellaiio pin (ilo- sofi iiaziooali^ Musonio;, Tutilio, Persio^ Aquila, Uiiibri- cio^ Tarqnitio, Cecilia cb^esposero la scienza de'fiilnii- ni, adoinbrarono iina idea della divinita, come nolb ii ceiebre Brucker (3) non diverse dagli Stoici (4). Eun~ dem cfuem nos Jovemintelligunt, custodemrectorem- que Universiy animum^ ac spiritum^ mundani hujiis open's doniinum et artificem . . . nomen. ei omne con- venire Fati providentiae, Naturae^ Mundi to- turn quod videmus ; totum suis partihus inditiun-) et se sustinens naturae suae vi. Cosi Seneca. JNon erano perb stoici del lutto : poiciie aggiunge : nos pu- tamus quod nuhes collisae sint, idea fiilmi?ia eniit- ti (5); ipsi exlstimant nuhes collidi ut fulmina emittantur, Nam quiirn omnia ad Deum referant^ in ea sunt opinione tanquam non quia facta sunt significent, sed quia significatura sintj fiant, Se- neca stesso altrove racconta eerie lor favole su i fiii- mini^ die Glove vibra da shy e quegli die vibra dc (1) Claudio Imp. Primores Etmriae sponte aut*Patrum E.om. impulsu retinuisse sceiitiarn et io famiiias propagaHse. Tacit. Ann. XI, 1 5. Che A. Cec. I’apprendesse dal Fadre, lo atlesta Tullio ntlla ep. 6. ( 2 ) Haraspices, Aogures, Coo]ectoresque improbantar a Perb pateticis, a Stoicis defenduniur. Cic. I)iv. I, n. 72 . (3) Hist. Crit. Pbii. H, 2 . (4j Nat. Quaest. II, 33, etc. (5) Opinione de^li Stoici pr. Platareo de pla«, Phil. p. 486 III isciuzioia divebss consilii sententid, Aiico riel sistema delFAnno Magna, die i Greci iilosofi sembra die preiidessero da Esio- do ( 0 , ma die in varj period! lo disting uessero se- condo le varie scuole (a); anco in questo conven- iiero in parte co'Greci, e specialmente col Poeta ; ma vi aggiimsero del loro qualdie particolarita favo- iosa. Avea detto Esiodo die corse eraiio fin a quel giorno cinqu^eta ; Paurea di ottimi uomini e amici agli Dei (3 ) 5 Targentea non simile alia precedente ne per indole ne per talento (4), rozzi uomini, e grossolani i queila del rame in niuna cosa simile alVargentea (5)^ robusti, fieri, omicidi : segui la quarta etii piu giu^ sta e migliore (fi) die produsse Eroi e Semidei ; dopo i quali veiine la sua eta del ferro, die fu la quinta, a cui lie succederebbe un^altra migliore ( 7 ). Gli Etru- sclii, essendo avvenuto mi prodigio nel primo coiiso- (1} Opemm v. loB. (2) V. Serv. Eel. IV, v. 5 . Sclmbart de Dliiir. Deucal. cap. i. pag. 707 et seqa. Edit. Gron. T. X Antiqa. Graec. ( 3 ) fL0^K,dps:(r(Ti @eo1(Ti. Oper. V. 1 1 6. ( 4 ) X^v(TScp ovTs ita, e siano agli Dei piu o meno a cuore che i preceden- ti (3). Tutto e da Esiodo, toltoiie il iiumero ottoiiario delEeta e ikiiiiuiizio di que’prodigj ; cose ag^giunte in Etruria, come pure si fece in Greek, ove quelk dottrina si vario in piu maniere (4). Altri lor dogmi su la pree~ sistenza delle aiiime, su i buoni Geiij e i cattivi, su le purgazioni e le pene dellkltra vita potrei addurre assai conformi a^sistemi greci ora stoici, or pktonici, or pi- tagorici, per quanto si scuopre da’b. r. e specialmente delle pitture etrusche (5); e mostrare i Tirreni piu dotti die non parvero a Brucker (6). Ne varrebbe op- (1 ) Plutarc. in Sylla p. 406 . Anche Said, e. ZuAAci$ parla ne’medesimi termini, citando Livio e Diodoro, ( 2 ) ehai fjjlv yeep oktI) rh cupTroevra, yewi ha- (pkpovTa To1g (dioiCj ro1g tjdscri etc. (3) oT{ m) rpoTToig v.ai (iioig dvBp(*)7rst y^p^fLevoi ys- yovmh ©£o7c ^ttov iiaXXov t^v Tcporepoov peXXovreg. (4) I Platonici e i Pitagcrici lo divider emo in sette. eta, (Schub. loc. cit.) ha Sihilla in died (Serv. in eel. IV, 5) e gii Etruschi ancora ; spiegandosi Vsivat k Plutarco, e in Saida per praeteriisse. V, il Canov, 1. c. pag. 204 . Ac si pud con- dannar chi traduca octo esse constitatas, supponendo essere la etd di Silla, ogr, la sesta del Hondo, (5) Saran date in lucc^ come dissi, dal Sig, Byres. (6) Hist. Grit. Philos. L. HI, cap. 10 . Ti 'oppo svantaggiosd- mente ancora ne scrfve il Lami^ nominemdoli gents incolta, roz« za, grossolana. Lett, GuaL 111. 483 P. Ill ISCIUZIONl DIYEIISE porre^ die vi aggiuiisero favole^ o die mostrarono di non avere fermo sistema. Platone stesso fu forse men die filosofo benche ridondi difavoie? e gli Ecletti- ci^ setta die tanto piaccjue a Seneca (0 non avendo fer- mo sistema^ eran forse percio men filosob? Ma a pro delia eriidizione degli Etruschi con molta esaltezza liaono scritto ii Sig. Aw. Lampredi e il Sig. Cav. Ti- rabosciii mostraiido anclie quanto eglino nella Sto- ria naturale periti fossero L’ottima causa^ dopo tali difensori^ di nuovo patrocinio non abbisogna. Etimologia di varic cittd etruschc. 5.® Si e osservato^ die moite citta etrusclie comin- ciano dalla sillaba e si e concbiuso die Void in cjuesta lingua sigoidcasse citta (4). Altri supponendo, cio die e veraraeiite^ die in tal sillaba sia uifaltera- zione.di E in O fatta da’Latini; ban voluto die quella sillaba in origine; sia Vel^ accorciato da p^ella^ poi vil- la^ e die significasse popolazione (5). Le nazioiii anti- (1) Seneca e creduto^ ma nonfu, stoico del tiitto : non me coi- quam niarcipavi : nullius nomen fero. Epist. 45. ( 2 ) L. c. P. i c. It) e seg. ove trait a della Cosmogonia riferita da Suicla V. e opposizioni fatle da BTuck. (3) Fer quanto i lor lihri tendessero a super stizione, dovean esser tesori d'istoria Naturale : giacche t>« registravano inusi- tata qaae Bebant partim e Caelo, partim e Terra, quaedam aa-« tern ex pecadum sata (Cic. de Div. I, Qualunque cosa accadesse, par che ave^ser pronto Vestmpio (V. Amm. Marc. XXV, 2 .) Che poi non tutto finisse in super stizione, corns voile Brucker, si raccoglie da Diodoro che gli chiama stadiosi assai della Bsica, e da Capella (de Nupt. etc. B) presso cuiV Etru- ria e celebre remedioram origine. Indarno la natura avrthhe privilegiato quel suolo con tante acque ed erbe saluhri^ s’essi non avessero as^uto occhio indagatoce delle loro virtUj e eon lunghe esperienze non avessero conosciuto dove e come fame uso. (4) Bussi [St. di Viterbo) ex Volaterrano in Comeotar. p. (5) Pass. pr. Guam, T. If ptig. 281 . DEGLI ETIlUSCin. 4^9 die ebbono Teramente certi vocaboli usati per le citla che foodavano ; e quest! suppliscono taiora alia storia, scopreiidoci origiiii, che niuii aulore avea scritte. Per ligura i Celt! voleiido dir colle dicean dun (O, che i La- tiiii prolungarono in dunum. Quindi neiie Galiie Lit- gdunum e Segodiinum ; neila Inghiiterra Maridunum e Rigodunitniy neila Spagna Sebendunumy neiia Italia Eboroduniimy neila Germania Carrodomimy ed altre molte citla, in diversi luoghi da lor fondate ( 2 ). Simil cosa e del cantabro brigciy che significa popolazione; onde in Tolomeo leggonsi 18 citta con tal iioaie, tutte nelle Spagiie, come Mirobriga e Nertobriga; e di Arto- ■ briga che Tolomeo nomina in Germania, si e sospet- tato che qualche Cantabro coucorresse a deiiominar- la (3j. Tornando al caso nostro; io coogetturo, che i nomi de’popoli in Etruria si propagassero come i iiomi deile famigiie ; fra le quali abbiam trovate la Veliniay la Vtlisiniay la yeladuy e simili propagate tutte da o Fe/a prenomi naziooali. Per simil guisa da p^ela, luogo presso Rieli onde i Pelasgiii si vennero dilFondendo, o da Veles che in questo dialetto significa Veliesiy par che si formassero piu nomi di popoli, e per conseguenza di Citta (4) i J^eletiiy o Velicii ac- corciatarneiite Velciiy e Volcii in latino; i Velesinj, si- milmente Velsinj per siocope, in latino Volsiniiy che son popoli dell' Etruria media: dal medesimo tema trar- rei i Felsinii della Etruria superiore, iiome primitivo (1) Plutarch, de flamiDib. ap. Menag. I. G. Amoeuitat. p. 38i : I Greet dissero ^oCvov similmente colic. ( 2 ) Martinier Diz. Geogr. Dunum ri.e anno<^era 45. (3) Hervas Prolsgom. al Vocabol. Poliglotto, ArL i ove ap-- plica fpiesto principio ad altre lingm/. (4) F. quest 0 To'mo a p. 45. 490 III ISCniZIONI DIVERSE cli Bologna^ dicendo Plinio Bononia Felsina est quum princeps Etruriae esset (0. Pud confermarsi tal supposizione coiresempio deTicenti;, da'quali stac- catasi mia colonia, e maiidata da'Romani verso il mar TirrenO; in memoria deiia prima origine si dissero Pi- centini (2). Ma di tali esempj e piena Fantica Geografia. Gome i iiomi deile famiglie possan dar luce a rin- tracciare le denomiiiazioni di vaij paesi di Etruria^ si vide nella Cl. II al num. in proposito di Scorjia- num, Simil cosa notd il Gori di luoghi viciiii a Prato (T. II^ p. 127) detti tuttavia da'Bebj^ e dagli Albj, Be- biano, e Albiano ; e credette essere state possessioni di colon! iiiandati da Roma a Fiesole. Sciiole di bellt arli in Etruria. 6.® Dalla relazione deduoghi di Toscana ove si tro- varooo i moiiumenti, risulta^ die ad alcune scuole di belle arti dieder opportunita i luoghi stessi. La volter- raiia die nella scoltura avanzd tutte^ dovette la sua scclta agli alabastri nativi del luogo. Arezzo si distinse iielle hguline per la qualita delle terre, e giunse ad mia perfezione di lavorarle aiiclie con b. r.^ die si era igno- rata sempre, fiiidie il di. Sig. Rossi gentiluomo Are- tino non comunicd al pubblico questa scoperla ( 3 ). Altri paesi, come Cortona e Perugia, senza escluderne Arez- zo, attesero all ’arte fusoria ; e con tal perizia compen- sarono la mediocrita della scoltura , nella quale arte (i) Lib. in, cap. i 5 . Suol dedursi da un Felsino Re Etrusco ; etimologia che riduccsi alio stesso lema. (!3i) Strab. p. 688. Egli pero chiama Picentiiu ancb queUlcl- V Adria ; che gli altri Geografi nominano Picentes. ( 3 ) V. il Giornale letter ario daiConfini d' Italia del 17S9 num. 29. In niuna raccolta ho oeduta QQ^a piic elegante : vi ha molti nomi di fi^ulim ; tuUi latini. i>EGLl ETllUSCSIf. 49 ^ poeo diedero segno die si ricordi. In Ghiusi par che^ Fincisione di pietre dure facesse i progress! maggiori : ve lie trovano in copia^ camei, iiitagli^ corniole non an- cor lavorate. Epoche de^ rnonumenti Etruschi. 7.® DelFepodie de'monnnienti etrusdii scrisse il Sig* Heine {0 uno de’piu dotti antiquarj, die vivano fra riiidita iiazione germaiiica, Egli pero lia confessato la difficolta di giudicariie daVami editi : difiidlmente aiico piio giudicarseiie da'soggetti, e dal disegno. Al- cuiii si son creduti soggetti nazionali^ scolpiti prima die le fa vole gredie in Etruria si propagassero : rna pin die si studia in que’soggetti^ piu si scuopron greci. II disegno poi ha ingaiinato molti scrittori, die vedendolo assai rozzo in urne, le han da cid didiiarate antidiissi- me; quando noi al nura. 167 abbiam veduto si fatte urne appartenere a^tempi romani, e non a"piu rimoti. Un peritissimo Inglese die osservava la raccolta delle nrne del M. E. mi disse: quei die scolpiroiio tali b. r. avean veduto ii buono stile^ giacdxe a luogo a luogo vi si scuopre qualdie tratto di gusto ; ma non han sapiito imitarlo. L’umano spirito altra via tiene quando dai rozzo si avanza all^elegante^ ed altra via quando dal- Telegaiite ricade al rozzo. Ma tal giudizio non avrebb'egli fatto vedendo i rami; anzi vedendo le urne stesse non avria fatto tal giudizio^ se non fosse stato ajutato daiia sua arte. II filo die mi e paruto meno incerto e quel de’caratteri^ die perd io desidero accompagnalo da aitri indizj. Non crederd cosi aiitica la statua di Metelio in vista di una iscrizioiie die somiglia nelle lettere le mo- nete men pesanli di Todi, e ie argentee di Papio Mu- (f) In Act. Acad. Gotting. Monumentor. etrnscae aids ad sua et tempora revocatoruia iUustratio 1774. 492 P. Ill ISCiaZlONI DIVERSE tiie. Ne anlichissime giucliclierd ie unie di Volterra con epigrafi efcrusche, veggeiido akre lor simiii segnate di caralteri iatiai del Vji o deli’VllI Seed di Roma. Ne verimo da’inonumeoti scritli crederd fac'd iiieote assai aiitico. Gli Etruschi domioarono una riviera deli’Adria- tico (^PUn. JIIj 1 4) fill quasi ai 36o in circa. C. in cui ne furoiio cacciati da'Galli; ne pin vi tornarono^ come altrove loro riusci. Quel traUo non ha dato finora ne urna, ne idoio con iettere etrusche; tanto e vera la ragioiie die in proposito del ciavo aiinale reca Livio gia citato, e dopo lui Piinio: quod rarae literae eo tem- pore fiiissent (VIQ 4^0 della Scuola etrusca, dell© sue epociie, e deirajuto che i caratteri dan no a discer- nerle^ ho scritto alfcrove (0 • ne val ripetere cid che dissi. Orlghie della riazione. 8.0 In fine se avesse a cercarsi nehnonumenti Fori- gine della nazioiie, essi convengono col creduto Mar- ciano di Eradea; che descritto il paese deXiguri cosr comiacia la descrizione di Toscana Mst^ ryju Aiy\)c;iyd\v TlsXcidyQi J’s/Vfv, ot UpoTspov KciTor/JcrciPTsg sk ryjg Koii/iji/.ae Tvpppji/o7(rf vsiJjQfMSpoi. v. 216 . Erano adunque gli Etruschi, secondo lui, Pelasghi, e Lidj ( 2 ) misli in un popolo ; opinione auco di Strabone, (r) P. Tom. T, pag. 170 ; e T. ll^pag. i 36 ec. (2) Post Liguriam Pelasgi sunt, qui olim Graecia emigra- runt, et comrimuem cum Tyrrlienis terram habitant. Lo stesso ajferma Dioni&io Perleg. senoncht distingue i paesi dd soli Tir-^ reni {che sono i piii vicini a' Liguri) da qiiegli dd Pelasghi ; i fjuali provenuti di Arcadia ahitarono piii dappresso al Lazio coi Tirreni crhl^ av^pd 2 0 A I*'' ' P hvi3 ' uuoan^jCL Myttcratii/i To. YAVucwy^ loll GETTY CENTER LIBRARY 3 3125 00102 7412