'J? ftp ^c^fev^ js^ 01 'A Z ' <*& biblioteca dell' intelletto O SIA. SCELTA RACCOLTA DI OPERE ITALIANE E STMNIERE ANTICHE E MODERNE DESTINATE AIXA COLTURA DELLA MENTE PRINCIPJ DI ESTETICA CON NOTE APPARTENENTI A POESIA TERZA EDIZIONE CORRETTA DALL' AUTORE cGclo\ MILANO PER ANTONIO FONTANA M.DCCC.XXXU Digitized by the Internet Archive in 2012 with funding from University of Illinois Urbana-Champaign http://archive.org/details/principjdiestetiOOtali 7ol T|4p 5 ©tacxmtina, « *& 3trpaltjrma frafcffi Pappafaoa J&a&tta nuov-a eaezione ai ee?z fcvroj cAe Acwla cCeeui bellezza, dec/cco- a -vae/, meet/ /Ucco-w amice, , a& auau> conoJca e fcatio iiit- aoie ae?the&; v&ne aaaitrm-taoj c/ie awe vei&ner dome, c aaafc w *2£)af6p el oa>7ti 6&?te en voe/ /we, demto/ie^^Araaie^^e i?z Jaa d£aaeo?ie c/e r> AVVERTIMENTO A'LETTORI I j autore ha molto variata questa edi- zione dalle antecedenti. Ne ha tolto via le « Considerazioni sopra la Poetica d' Aristo- tile , e sopra le principali opere italiane d' E- stetica » ; ch' esistevano nella U Introduzio- ne »; cosi pure il «■ Comento estetico del- T Atto primo del Polinice di Vittorio Alfieri , e de' sei primi Canti della Divina Comme- dia; che formavano due distinte appendici ». In compenso ¥ aggiunse una lunga nota sul- T uso della macchina soprannaturale in Poe- sia a e ridusse a piu facile e cotuune intelli- genza tutti que' luoghi del testo, che aves- sero potuto parere astrusi e da pochi. So- prattutto poi ha profittato delle discrete cen- sure d' alcuni Giornali , affine di rendere F opera sua il piu emendata, che per lui si potesse. Ma non si e creduto in dovere d' aui- mettervi le teoriche particolari di ciasche- dun' Arte, ne i loro rispettivi compendj sto- ricijgiacche non era suo disegno di fare un VIU libro scolastico, bensi un trattato filosofico- letterario. Di quella guisa Estetiche abbon- dano in Germania , e ne ha presentemente piu d' una Y Italia. Pertanto non cercare , o Lettore, in questi Principj oltre a quello che Y autore lia voluto porvi , vale a dire, un'or- dinata serie d' idee certe, al possibile facili, e ancor dilettevoli , componenti la sostanza filosofica delle Arti belle. E 5 tacendo del re- sto, cio che debba renderle dilettevoli, sem- bra che sia la descrizione delle bellezze della natura , contenuta nella prima Parte, e l'ap- plicazione di alcuni caratteri del buon gu- sto a squarci eminentemente poetici, eseguita nelle note. Di tanto egli ti voile avvertito, perche recandosi nel nostra tempo in ogni soggetto ii libero esame^ gli dorrebbe, se l'e- same, ch* altri facesse del suo lavoro , fosse libero anche da quel dovere , di ben co- noscere cio che si esamina. INDICE Dedica . . . . I *. '. '. . ^ ; l . ; ; ; p a g t y AvVERTlMENTO A^LeTTORI » VII Dell 1 Estetica in genebale » i PARTE PRIMA DELLA bellezza naturalb . » 5 Delia natural bellezza sensibile fi u4 Delia natural bellezza sensibile considerata negli oggetti inorganici *» 1 1 Delia natural bellezza sensibile considerata negli oggetti organici „ l8 Delia natural bellezza sensibile considerata negli oggetti animati n 2 3 Delia natural bellezza sensibile considerata negli oggetti umani » 27 Delle belle qualita sensibili considerate ad una per una » 33 De'colori „ 34 Delle superficie « 4o Delle forme . » A3 De 1 movimenti » 4q De1suoni • • .....-.» 53 Delia disposizione delle dette qualita in un oggetto , o di piii oggetti P uno rippetto alP altro » 56 Delia natural bellezza di espressione 99 60 Delia sublimits » 6& Delia grazia > » €8 Delia natural bellezza spirituale » 76 Bellezza spirituale perfetta „ 85 Perfetta spiritual bellezza intellettuale » 84 Perfetta spiritual bellezza morale » 83 Continuazione della bellezza spirituale perfetta ...» 86 X Come passi nolle imitazioni delle Arti belle . . . pag. 88 Che le Arti belle non sono essenzialmente istruttive , ma dilettevoli "91 Liraiti della rappresentazione del Bello corporeo. . . 39 93 Delia greca mitologia rispetto alle Arti moderne . . • » 96 Clie 1' esclusione della mitologia non esclude il gusto . » 10a Che le Arti belle devono tendere a migliorare la umanita 99 106 Che i lavori delleArti belle suppongono giudici competenti 99 107 Diversi aspetti della bellezza spirituale 19 108 Conclusione della prima Parte . » m PARTE SECONDA DELLA BELLEZZA ARTIFIZIALE U Il3 Se P idea della bellezza sia innata nelP uomo. . ; • » u5 Se vi sia nelle create cose bellezza perfetta . . . . »> 116 Bellezza ideale come si formi 99 120 Bellezza artifiziale » 122 Continuazione della bellezza artifiziale « m5 Della varieta e della unita n i32 Se la bellezza artifiziale sia perfetta « 1 34- Recapitolazione • » 1 35 DelP Arte de 1 giardini » 1 37 DeiP Arte mimica » 14 K Della Musica » i44 Della Scultura * . * . *> $%& Della Pittura » i49 DelP Architettura » i53 DelP Arte del dire n i56 Poesia ed Eloquenza • • it 160 Conclusione della seconda Parte » 169 PARTE TERZA DEL GUSTO ....... t W I7O Delia sensitivita • »> 17a Delia immaginazione ,*».»•* » 1^7 Del giudizio . . , . * » 181 Definizione del Gusto » 201 Principj e progressi storici del Guslo » 207 Caratteri del Gusto : correzione !...:.. pag. 2 1 1 Purita » 2i3 Eleganza » 2i5 Semplicita "219 Forza » 222 Dolcezza » 224 Copia e facilita » 226 Brevita e precisione » 229 Dignita e naturalezza » 23 1 Gusto di soggetto , e Gusto di stile w 234 Gusto di soggetto n wi Gusto di stile r> 241 Caratteri dello stile : convenienza » 2^3 Costanza », 244 Chiarezza w 345 Adornamento w 247 Conclusione n 248 Nota L* • » 2 5i - n» a « 279 - HI.* . »3o3 - IV.* n 308 - V. a w3 io - VL a »3i5 - VII* „ 3i8 - VIII • ,,329 - IX. a „ 33o - X. 1 ,,340 DELL'ESTETICA IN GENERALE Ueducono 1 dotti il vocabolo estetica dal greco verbo aisthainb > al quale nella lingua nostra cor- risponde quello di sentire. Adunque letteralmente prendendosi P estetica si direbbe arte, o discipliua del sentire. Appartiene il sentire a' cinque sensi del corpo come a stroraenti , alio spirito come a subietto : ma nori e P estetica una disciplina , die i sensi consideri nelP organica loro costituzione ed eser- cizio*, tali ricerche spettano ad altre scienze: ella non puo riguardarli che nelle attenenze, cui essi hanno alio spirito. Or non e questo lo studio an- cor della metafisica? Gertamenle la metafisica pro- ponsi d 1 investigare quali effetti producano le im- pressioni, dagli esterni oggetti fatte sui sensi, nelle potenze delP anima. Pertanto se P una e V altra intendono al sentire, in che differiscono tra di loro estetica e metafisica ? L' esame di tal diffe- renza ci porra dentro al significato di estetica. La metafisica prende a considerare tutti cin- que i sensi ? che alio spirito adducono le impres- sioni delP esterue cose} P estetica fa di quelli una s DELL' ESTETICA IN GENERALE separazlone^ conciossiache , riguardando 11 gusto , P odorato, ed il tatto come esecutori di men gravi e nobili uffizj, ristringasi alia vista e all' udito , i quali scorge recare alio spirito messaggi important, purl, franchi da materia, ed essere degni mini- stii di cosi alto Signore. La metafisica tratta dell' opera dei sensi per tre suoi fiai , di conoscere, cioe, la natura degli og- getti che cagionano le sensazioni , la virtu degli organi che le trasmettono , la natura e la virtu deir anima che le riceve: V estetica non tratta del sentire per altro fine, che di conoscere quegli af- fetti che lo accompagnano ; le impressioni degli oggetti sui sensi sempre recando air anima diletto o noja, ella ricerca quel diletto e quella noja da che derivino. Per la qual cosa non si propone di saper quale sia la natural condizioue dei sensibili oggetti , ne de' sensi , ne dello spirito , ma pur di scoprire quali siano in quegli oggetti le qua- lita che generano il diletto o la noja, quali nei sensi e nello spirito le disposizioni piii idonee a provarc il primo di questi sentimenti, a dilungare il secondo. La metafisica dalla considerazione de' sensi le- vasi a sottili speculazioni, dimentica il basso suo- lo e spazia m alte regioui, indagatrice non pure degli spirit! creati, ma di quello ancora crea- tore ed eterno : V estetica anch' essa a dir vero si piace d'alte dottrine^ perocche dal primo sen- timento di dilettazione o disgusto, che Testerne so- DELL' ESTETIGA IN GENERALE 3 stanze cagionano , si solleva sino agli affetti i piu forti e veementi , agli atti i piu possenti e difficili, a' concetti i piu sublimi ed estesi j e dalle singole ioimagini di oggetti particolari sino alia forma- zione d'immagini variatissime disposte in armo- nico componimento ; ma piu ritenuia , e , a dir cosi , piu corporea , non perde mai d' occhio gli oggetti sensibili > e quando pure la scena , ch' essa contempla , abbia luogo nelle regioni delP intel- let to, o ne' penetrali del cuore, per farla ad altri cospicua di sensibili comparse P adorna. Da' quali comparativi cenni della roetafisica e delPesletica, e facil cosa conchiudere, non esser questa che un' amena e gentil parte di quella , e facil pure e dedurne le applicazioui e gli uffizj. S' ella guardaaldiletto, die gli esterni oggetti cagionano per mezzo della vista e delP udito, ne segue , che tali oggetti non altri essendo da quelli chiamati belli j, P estetica primieramente sia una disciplina dirnostratrice della sensibil bellezza: s'ella si esercita ancora intorno alle azioni , agli affetti e a' pensieri atti a destare un nobil diletto nei cuori e negli intelletti degli uomini, ne viene me- desimamente ch' ella sia dirnostratrice di bellezza spirituale. Ma s' ella e disciplina non vorra starsene paga a que' naturali moti , che in noi producono le cose belle di qual condizione esse siano , vorra mirare ad un effetto certo e compiuto , cui sieno preparati gli oggetti a produrre , preparato lo spi- 4 DELL' ESTETICA IN GENEIULE rito a ricevere : laonde le cose belle , delle quali tratta Testetica, non saranno propriamente quelle della natura , ma quelle delle arti ; sara dunque una disciplina dimostratrice della sensihile e spi- ritual bellezza delle arti liberali. Per altro V artefatta bellezza ha suo primitivo esempio in quella naturale. Quindi e che P este- tica, per conoscere la bellezza delle arti, non potra fare che non cominei dallo studio di quella della natura. Se non che ad aver pieno il suo essere di di* sciplina e' si converra , che oltre al rendere ^I£ timani ingegni abili a sen tire perfettamente la bel- lezza e della natura e delParte, il che costituisce i! cosi detto gusto passwo , gli addestri eziandio a porla in atto , ad informarne lavori proprj . a farla sentire altrui • pertanto anche al gusto at* tivo educhera gli studiosi il diligente suo magistero. Gli uffizj adunque dell' estetica saranno tre : i.° Dimostrare i caratteri della natural bellezza: s.° ricercare come sull' esempio di questa si formi quella artifiziale : 3.° abilitare al passivo e all' at- tivo gusto gli umani ingegni. I quali uffizj form a no la divisione de' seguenti Principj in tre parti • tratta la prima della bel- lezza naturale • la seconda della bellezza artifizia- le , !a terza del gusto ( Nota V ) . PARTE PRIMA DELLA BELLEZZA NATURALE XXicercare che cosa sia natural bellezza non & di- verso dal ricercare quali oggetti siano stati dagli uomini in tutti i tempi chiamati belli. E qui due fatti sono certissimi : il primo , che tali oggetti dovettero essere dilettevoli} perocche solo il sen- timento del dilelto puo aver estratta dagli anirai la prima volta verso una cosa, qual eh' ella fosse, r esclamazione ? oh bella ! il secondo , ch' esser do- vettero o sensibili , o misti del sensibile e dello spirituale , o pure spirituali , colali essendo i tre riguardi del composto essere umano. Ragioniamo prima de' primi, cio6 degli oggetti belli sensibili. DELLA NATURAL BELLEZZA SENSIBILE Non nel raedesimo modo dilettano tutte le sensibili cose. Perche a riceverne le impressioni andando Tuomo fornito de' cinque sensi del corpo 5 differenti sono le impressioni 5 che dagli esterni oggetti sopra essi sensi sono operate. Le quali f> PFJNCIPJ DI ESTETICA differenzc 1' uomo espresse con aggiunte voci pur differenti, che appose a quelli. A' dilettevoli og- getti delP odorato e del gusto diede varj aggiunti , p, e, di grato j dolce y delicato^ squisito y e simili \ ma il generico aggiunto, che per tutte le gra- devoli qualita degli odori e dei sapori uso , si fu quello di buono. Le piacevoli impressioni del lalio indlco anch' esse con particolari addiettivi a gigoificare i caratteri , che negli oggetti operator! di quelle gli piacquero o guardando alia natura ciegii oggetti stessi , o alF attual disposizione del proprio suo corpo 5 tali sono que' di soave o forte, lieve o pesante ^ cedevole o soldo , molle o duro , liquido o solido ^ morbido o secco , liscio o ruvidoj raso o folto , fino o grosso , con altri moltissimi ; ma io mi credo , che un generale ag- giunto a' gradevoli oggetti del tatto Y uomo non assegnasse} quando non fosse quello di caro 3 il quale, ancorche indichi auzi che Peffetto Paffetto, diede pero luogo a derivativi anche fisici , quali sono carezze , lo accarezzare , e che so io ? Per lo contrario gli oggetti appartenenti alia vista raro 6 che ci appaghiamo di qualificarli con partico- lari addiettivi, e corriamo a dar loro come di slancio il generale aggiunto di bello. Medesima- mente per belli qualifichiamo i gradevoli oggetti proprj all' udito. Se non che a questi ultimi si nobil titolo par che s 1 aggiunga principalmente quando i suoni si considerano come formanti la bel- lezza armonica, quella, cioe 5 che risulta dalle bene PARTE PRIMA 7 assortite loro combinazioni 5 cosi diciamo bella li musica , bello il canto; ragione simile a quella , per cui diciamo bella una fabbrica, una statua , un dipinto , e nella natura stessa una simmetrica disposizione di piu oggetti , o di parti d' un solo oggetto. Per la qual cosa la qualita di belli attri«- buita a' suoni sembra dedotta dagli oggetti spei- tanti al vedere. Che se diciamo bella la voce d' una persona, cio e perche riconosciamo e figuriamo in cotale unica sensazione i modi mcltiplici, come quella persona adopera la voce anche solo par- lando. Che se pigliamo la voce per se, la deno- tiamo coo aggiunti proprj o alia vista, e la di- ciamo chiara ; limpida y velata y argentina , agi* le y ec. , o al tatto , in quanlo egli e educatore del vedere, e diciamo voce rotonda , soave , flessi* bile 3 pastosa, e insino anche liquida : tale, dice Orazio, la diede Giove a Melpomene ( Hor. lib. I, Od. 24 ). Non parlo degli addiettivi amabile ^ dolce _, pietosa j tenera _, e somiglianti o proprj, o tras- lati , co' quali esprimiamo anzi i nostri affetti , che le qualita della voce. Perlanto P aggiunto di bello pare non appartenga , se non a cio , che iocca la vista, e sembra che Pocchio per una sua mirabile corrispondenza con P intelletlo siasi pri» vilegiato dalla comunione con ogni altro senso ^ affine di recare alio spirito immediatamente gli finnunzj della bellezza. Le quali osservazioni conducono a questa con- clusion, che a dare gli uomini la denominazione 8 PRINCIPJ DI ESTETICA di belli agli oggetti della vista, e traslativamente a quei dell' udito, debbano essere stati spinti da un qualcbe naturale motivo. Ne questo fu , se non il modo dello esercitarsi , che tengono questi due sensi } il qual modo in fatti e differente da quello degli altri tre. Perocche le qualita dilettevoli degli oggetti spettanti alPodorato, al gusto, ed al tatto toccano materialmente 1' individuo, che provane P impressione. E ad un tale cornunicarsi dell'og- getlo dilettevole alia fisica sdstanza del subietto dileltato diedero gli uomini cosi fatte appellazioni, che servir non potevano ad esprimere effetti troppo da questi diversi. Imperciocche le qualita dilette- voli degli oggetti appartenenti alia vista, e all' u- dito da noi si rimandano agli oggetti stessi , in quelli stan fisse ? non mutano sensibilraente /a nostra corporea costituzione, ne tampoco quella delle sostanze, a cui sono inerenti, le quali dopo la impressione sopra noi fatta durano al tutto nella condizione di prima. Sono effusioni di quegli og- getti nude di tutte qualita corporee , e s' avventano all' anima inviolate. Laonde del diletto per cagion loro provato gli occhi e gli orecchi niente ne ar- rogano a se, ma lo traducono intero alio spirito 5 il quale anch' esso trapassa la interposizione dei sensi, e il ricevuto piacere tutto riferisce agli oggetti. Una probabil ragione di questo fatlo parmi la distanza, onde gli oggetti di que' due sensi ope- rant P impression loro , e la iusensibile azione dei PARTE PRIMA 9 mezzo ? die tall impressioni trasporfa. Conciossia- che P azione della luce, quanto al diletto, sia in- sensibile a!ld tessitura delle parti componenti Poc- chio, e i treraiti dell' aria siano anche insensibili all' organica strultura delP orecchio. Ma la mol- lezza o durezza de' corpi, la levigatezza o ruvidita loro, il calore od il freddo , e sirnili altri accideoti delle sensazioni del tatto 5 ma la dolcezza o ama- rezza, la crassezza o aridita , il piccante o il di- lieato nelle sensazioni del gusto, avvegoachS essi ancora nelP anima sola si sentano, pure sembrano darsi a sentire alia tessitura appunto di codesti organi} onde in luogo di qualita degli oggetti di- \engono come a dire qualita de'sensi, e P anima iu essi le riconosce 5 percio V effetto , che ne rice- ve, e, direi quasi , linto del senso. E nelle sensa- zioni delPodorato, tuttoche venir possano dalla lun- gi, pur qualche cosa accade di somigliante, Percioc- che Pesalazioni de' corpi odorosi sono parlicelle di essi rnedesimi corpi, e toccano le dilicate punte degli odorativi nervet(i,ein esse come trasmutansi. Quindi 6 che P anima attribuisce a siffatte impres- sioni la stessa condizione , che a quelle del tatto e del gusto, e non chiama gli odori beili, ma buoni. Di che puo dirsi , hello essere aggiunto , che rignarda gli oggetti} buono 3 noi. Piu nobile adunque e gentile riguardo a noi e 1' azione degli oggetti , che si veggono ed odono , che non di quelli , che si toccano, gustano e odorano. E V essere, per dir cosi, immateriale la i0 PRINCIPJ DI ESTETICA sensazion che producono, fa si, cbe P anlma noti in essi di quelle qualita , che negli allri le si na- scondono. Perciocche le correlazioni , i gradi , e le proporzioni fra le parti degli oggetti in quanto toccano il tatto, P odorato , ed il gusto a lei ri- mangono sconosciute , e si mescolano in una co- tale unica sensazione , dove alP udito e alia vista s' offrono esterne, distinte, e in bella composizione distribuite. Con infioito diletto notiamo i passaggi de' suoni P uno nelP altro, e dalla bene assortita contemperanza loro sorge massimamente il pia- cere, che ci da la musica. Lo stesso e da dire della vaga disposizione delle parti, della grata va- rieta de' colori , e dell' armonico contornarsi delle forme negli oggetti visibili. Dal che pero non vorrei , che altri conchiu- desse , certa proporzionata varieta costituire as- solutamente P essenza del natural bello sensibile. La quale se alcuni oggetti cari alia vista posseg- gono, in altri moltissimi non si trova , e benche P anima non osservi in essi tal pregio, pure gran- demente le piacciono. Qual varieta e nel diamante? Quale nelP oro ? Quale « nel bel pianeta , che ad amar conforta ? » E egli vario Pazzurro del cielo? E egli proporzionato in sua varieta P infinito eser- cito delle slelle ? E egli vario il fulgor del sole, per cui tutto e bello ? Pel disputato sin qui, natural bellezza sensibile e gentile attributo di oggetti, che recano alPuomo un diletto scevro da materiale partecipazione , i PARTE PRIMA n quail non altri sono , fuor solatnente quelll rela- tivi all' occhio e all* orecchio. Or quale e in essi una dote cosi preziosa ? Pare a me 9 che ricercando della bellezza altri non andrebbe deluso del ritrovarla , se 5 ritenendosi di seguire il corso de' suoi pensieri , si ponesse at- tentamente in six le traccie di quella , e prima di dire volesse vedere ed ascoltare. Pertanto porgiamo un tratto il guardo e P orecchio a que' naturali oggetti 5 che piu ci dilettano ? e tentiamo di scor- gere , che cosa sia in essi cio, che opera simil diletto. DELLA NATURAL BELLEZZA SENSIB1LE CONSIDERATA NEGLI OGGETTI INORGANIC1 Avvegnacb& il vivere nelle citta, e la frequenza degli scambievoli uffizj privi P uomo di certe con- solazioni 5 oude la natura gli e larga ne' campi 3 non pero vien meno la bellezza di quesfa, o s' in- deboliscono i suoi allettatnenti. Che qualunque volta taccia lo strepito del vivere cittadinesco riprendono lor diritto le dolci sue leggi, e si fanno ubbidire al cuore imperiosatnente. Chi 6, che se trovisi li- bero da' negozj, non sia dilettato dal prospetto dei colli, dal serpeggiare de'fiumi, dallo stendersi dei prati, dal verdeggiare de'boscbi, dal sorgere del- P aurora, o dal cadere del sole? Chi e ? cui sciolto una volta dalle danze, da' teatri e da' conviti non diletti soavemente il comodo spassarsi per le i!i PRINCIPJ DI ESTETICA colline, o il godere da un'emiuenza Taspetlo della terra e del cielo? I monti veduli dalla planura piacciono per Ja varieta de' lori dossi e de' loro seni , pel curvarsi de' loro fianchi , per la ineguaglianza e quasi l'on- deggiamento delle cime, per le different! linte del n.udo e del verde , pel diverso posare sopra loro, ed avvicendarsi della luce e deir ombra • e diffe- rente e il diletto , che recano agli occhi a diffe- renti distanze, o secondo la varia condizione del- Patmosfera, le successive ore del giorno, Palterno volgere delle stagioni. Ma le bellezze de' monti allora piii si mostrano agli osservatori , quando questi poggino pe' loro fianchi, e superino le lor cime. Chi dira la ric- chezza delle scene dilettevoli, che s'aprono al loro sguardo? Lasciamo stare, che P esercizio del salire, e la leggerezza delP acre montano dispone lo spi- rito alia chiarezza e alPacume. Ma s' accresce cola sopra la vista de' monti stessi , i quali offrono le dimensioni della profondita, non mostratisi prima che in superficie. Quanto moltiplicarsi , succedersi, e variare di sommita e di declivj ! Quanta diver- sity di forme e d' aspetti ! E stendesi sotto ampis- sima la pianura , che i suoi confini congiunge alia irnmensa volta del cielo. Piu dileltevoli assai si fanno sentire questi ef- felti de' monti , quando dalf occhio passando al- Pintelletto trovanlo provveduto (Y arte, o di scienza. 11 Piltore, cd il Poela fanno raccolta di forme, di PARTE PRIMA 13 color/ j di movimenti , con mille variatlssime corn- binazioni , mentre il Filosofo naturale vi nota i vestigj dove di vulcani , che hanno versate le loro infocate correnti , e dove del mare, che vi ha deposto quegli elementi , ond' erano torbide le sue acque. Se non che nulla e cio in paragone delle altis- siine montagne , e di quella niaesta , che spirano le grandiose lor dimension!. Ivi la bellezza assume il carattere di sublime, per cio che 1' aniaio no- stro subliroa ad inusitate affezioni. Ivi tutto e grande, tutto e solenne- tutto impone V amrai- razione, il rispetto- si certamente il rispetto per quell' Eole eterno , che con un placidissiaio co- mando fece levar quelle moli , come con F oblio d' un istante le annullerebbe. Yedi altamente impressa sopra di esse la mano del tempo e 1? azione degli elementi , V uno e gli altri indefessi e nel risolvere e nel ricomporre. Vedi come il rodere dell' aria e lo scolar delle acque liscio quelle ripide frontl, o come lo sco- scendersi improvviso delle contigue parti ne lascid altre scabre e trarotte. Ma si potria egli con de- boli parole rappresentar le bellezze, che svelansi di mano in mano a chi vien salendo all' altezza delle grandi montagne? Basti quella meraviglia , onde furono compresi tutti coloro, che toccarono le lor cime. Oh come la si depura e assottigliasi 1' uman composto! Piccole, come gli oggetti della pianura, divengono le passioni della gloria, della TALlA ,4 PRINCIPJ DI ESTETICA ambizione, delP interesse, e alF amore stesso , a quel gagliardo affetto dalla fantasia nutrito (V illu- sioni cosi possenti , all' amore stesso colassu sceraa gran parte della sua forza. La grandezza della natura s' insignorisce di tulta F anima , e vi per- mette sola F ammirazione. Pare, che nel silenzio di tuttocio ch' e terreno F uomo sia chiamato a partecipare i segreti della Divinita. Ma il nuvoloso autunao rammassate le nubi prepara il tesoro delle nevi. Cadono esse foltis- sime, e s' adagiano sopra altre nevl ? gia innanzi tramutate in solido ghiaccio. E avvien talora, che sorprese in cadendo da' geiidi venti 5 i quali in- furiano per quelle alpiue gole, vengano diversa- tnente ammonticchiate qua e la 5 e se ne formino massi, colonne ? piramidi di grandezze e figure stranissime. Diresti . che la natura nelF uso delle poderose sue forze ama di ricrearsi scherzando. Di cola traggon origine le fontane 5 i laghi 5 i torrenti, i fiumi 5 e ne ha tributo e compenso lo illimitato mare. Vezzose in vero sono le Najadi , che ne' brevi spianati de' colli offrono piene di limpido uniore le loro conche, ma ben vieppiu bello e il placido seno d' un lago ? che si fa spec- chio alle verdeggianti colline che lo circondano, e al mutabile cielo che il cuopre. Il vedere col- line e nuvole dentro alF acqua diletta piu , che non il vederle sulla terra e nelF aria , perciocche trovi congiunti in un solo oggetti disparatissim?. Scorre gorgogliando fra ciottoli giii per le falde PARTE PRIMA >5 de' montl il tremolo rigagnolo , e alleita col suo susurro 1' orecchio piu che noa attragga la vista, quasi vergognoso di sua poverta •, ma dagll ertl ciglioni delle rupi precipitasi strepitaudo la p.ena delle acque , e rimbalza infranta in minutissime stille , che si tingono de 1 colori dell' Iride. Tal vede Y Egiziano slanciarsi Jail' alto il suo Nilo , prima che scenda a fecondare colle sue torbide il Delta sitibondo. Ben e magnifico V aspetto d' un flume , che fra le sue rive diportasi con andamento regale. La sua bellezza e grande e maestosa •, ma per la vee- menza del corso maggiore e quella d'un torrente, che gonfio per nuove acque incalza se stesso a devastare la signoreggiata piaoura. Ne bello e so- lamente, se mena tanta violenza di flutti , ma e- ziandio se men copioso qualche parte discuopre del suo letto, e mostra quella varieta di sassi per lo sfregameno lisci e rotondati. Qua vedi pun- teggiato minutamente il porfldo , cola presentati il quarzo la dolce trasparenza del latte. Ma puote egli arrestarsi a' sassolini chi vuole scorrer cou Pocchio tutte le bellezze della natura ? Se bello e il lago per la immobile limpidezza delle sue acque, se belli souo il Game e il tor- rente, 1' uno per la maesta , F altro per 1' impeto del loro corso, per Y incessante alternativa della marea, e per la sua immensita bellissimo , sublime si e il mare. Oh come tutta F anima invade , e per le Gbre serpeggia V iropressione , che F uom ,G PKINCIPJ DI ESTETICA nc riceve ! Alia vista di taut' ampiezza pare die lo spirito si rammarichi de' ceppi , entro a cui strmgelo il corpo. Qaegli , che al cospetlo del mare uon si sente partecipe d'una natura divina, se ne stia chiuso fra i muri delle abitate coutrade \ suddiviso in sensazioni minute. Ma se sopra quel' V immenso spazio alzi gradatamente il sole P in- fiammato suo disco, o acceuda le sue inuumerabili stelle la notte, inestimabilmente s' accresce la me- raviglia. Diresti , che V immenso posa sopra P im- menso. Che dir6 di una burrasca, la quale rab- buffi orrendamente il liquido piano, e 1' oscuro color de' marosi rinforzi col candor delle spume mentre il tentbroso cielo e acceso di spessi lampi e rotto dallo strisciar delle folgori ? Tuttoche mista di terrore sia tal bellezza , pure non senza diletto conturba il cuore. J\el suo dolce sereno poi offre il celeste campo alia vista oggetti bellissirni. Ecco adorne di gra- ziose tinte le nuvole, con gradazioni indefinibili o dalle languide alle vivaci, com^ ia sul primo progredir del matlino , o dalle vivaci alle languide, com' e sul fiaire del giorno , quando il cadente sole infuoca prima, indi ammorza il cielo vespertino. Anche abbellano Patmosfera, rattemperaudone la soverchia luce nel cuor della state, quelle pioggette, che discendono a rinfrescar la verzura susurrando sommessamente , P abbellano i baleni , quando da lungi, serpentelli di luce, come il Magalotti gli chiama, solcano istantaneamente le nubi ? o piu PARTE PRIMA. i 7 da vlcino con subita vampa prececlono \o scoppiar del tuono. E fuori de' limit 1 dell- atmosfera attrae a se gli sguardi, amabile peregrina del cielo, la luna. Quanto non e dilettevole 5 quanto soave ai sensi ed all' anima quel blando ehiarore, c\x > ella fonde nelP aere ! Se non clie cessl questo discorso d' oggelti , che scolora la sparutezza del mio stile. O bellis- sima delle inanimate creature , o Sole , si smar- riscano le mie parole nella tua luce. Tu non so- lameote sei bello per lo impareggiabile fulgore dei tuoi raggi, ma ben anche per la diversa espres- sione della tua luce. Se foriero del tuo ritorno spedisci innanzi a te il debole chiarore deli' alba ? sembra ? che tu ci figuri la teuera infanzia del- V uomo j quando gli oggetti offronsi air animo ine- sperto mal noti e come dubbiosi per lieve bar- lume } ma crescendo il tempo cessa quella incer- tezza^ le cose bastevolmente illuminate si cuoprono di dolci colori , e in piu punti presentano vaghis- sime prospettive^ questa e V aurora del giorno , il mattin della vita. Alto sull' orizzonte diffondi splendidi raggi ? e prosiegui quasi esultando la tua camera } tu se' allora V immagine di giovinezza 3 al cui vigoroso sentire sono leggiere tutte le fati- che, facili tutte le imprese , certissime le speranze. Nella robustezza del meriggio rappresenti la viri- lita, che a mezzo il cammino della vita s' assenna del passato ? e modera V avvenire, spiegando nel presente una soda coslanza d' operazioni e di forze. ,8 PRINCIPJ DI ESTETICA Ma decresce cogli anni questa fortezza, come con le ore diminuisce la tua possanza , finche calando dietro dal monte gia piu non mandi , fuorche una languida luce, che da alle sensibili cose ua aspetto triste. II contemplatore, che ravvisa nel tuo ca- dere il rapido finir della vita, e nello imbrunire delP aria il languir degli affetti , mestamente se- guendoti cogli occhi ripete: 99 O sole , e tu pur fuggi , e fai cP intorno » Ombrare i poggi , e te ne porti il giorno ! » Petr. BELLA NATURAL BELLEZZA SENSIBILE CONSIDERATA NEGLI OGGETTi ORGANIC! Dotninati,e come distratti dalPazione di molte cause esteriori gli oggetti inorganici hanno un' e- sistenza non sua. Pertanto estranee in qualche guisa sono le lor bellezze , e come d' accatto. Se zone sanguigne avvrvano il diaspro , cio e dovuto as*U elementi metallici , che nella sua sostanza si fondono:, s 1 & pregno il diamante di Candida luce, debbelo alia virtu d'un'acqua, efficacissima in at- tenuare, come lentissima in deporre le impalpa- bili particelle di quello. Ma V ente organico dotato della misteriosa forza vitale , che tragge a se, e secondo una primitiva norma dispone i corporei elementi, gode d'un'esistenza propria , individuate, e nutre da s£ stesso , e mantiene la sua bellezza. Qua! poi sarebbe T aspetto del nostro mondo , PARTE PRIMA. 19 quando i soli inorganici enti v' avesser luogo ? Non forse quello di un ignudo deserto? Per lo contrario ricopralo colle leggiadre sue forme la vegetabil famiglia , e v 3 appariranno bellezze senza numero. Ergesi dal suolo ferma su radici profonde Pan- nosa pianta, e spargesi con bella simmetria ia mille rami fronzuti. II color bruno del tronco gradevolmente contrasta alia verdezza delPerbe, e la sua immota grossezza alia flessibilita degli arbusti. Quel distendersi de' rami con varj gradi d' obliquita diversifica la retla statura del tronco stesso 5 i ramicelli diversificano P inclinazione dei rami ; e le foglie uscendo in mille guise diverse , e inierponendosi le une alle altre , informano P intero corpo. Certo la vaghezza degli alberi 6 il piu dovuia alle foglie. Osservali nel crudo in- verno, e ti sembrano scheletri senza vita: ma quando i tepidi fiati d' aprile danno moto agli umori nutritivi ? e corrono questi in gran "copia gli interni meati , ecco inlurgidire le gemme , e r incalzate dalla ridondanza del succhio, dirompere i proprj invogli per isbocciare. A poco a poco viensi adornando la pianta del verde onore , e frascheggia al muovere de' venticelli , che s' im- pregnano delle sue esalazioni. Piacevole e la varieta de' movimenti , che il vento cagiona ne'rarai degli alberi 5 gli uni si pie- gano in mille instabili curvature 5 altri mostrano le argentee faccie delle foglie rovesciate ; tremolano 20 PRINCIPJ DI ESTETICA ioquieti i picciuoli del pioppo ; e mollemente on- deggiano ie chiome del salice, rigando con le cime il laghetto sottoposto. Che varieta nelle grandezze e nelle forme dove acute, dove tondeggianti, dove vagamente disordinate! Quante gradazioni di verdezza, senza parlare degli infioiti scoloricuenti, a' quali gli alberi passano in autunno ! Quanta vaghezza nelle ombre gittate sopra P erba, dise- gnate secondo i contorni delle piante , e che sem- brano, dice un autore inglese, danzare sulla pianura ! Ua albero di smisurata grandezza ci reca diletto per la moltitudine delle parti raccolte in quella grande uaita. II tendere al cielo delle sue cime, P addensarsi dell' ampio frondeggiamento, il par- tirsi del vasto tronco in enormi membra , con le diverse direzioni , positure, grandezze, colori , e movimenti di tutte le parti , genera in noi un sen- timento, cornea dir , religioso. Cosi allargando le liberali tue braccia, cariche di globi irsuti, adorn- bri sotto di te molta parte di terreno, o casta- gno , ornamento e ricchezza dell'Euganee colline. Sono belli gli alberi di minor mole o per la re- golarita delle forme, o per la bizzarria de' porta- menti, o per la grazia de' siti, dove son collocali. Ma e da affisare lo sguardo nella severa bellezza d' un bosco. Ivi grandeggiano accolti in immenso numero i lecci , i cerri , i larici , i faggi . e pre- sentano veduti da lungi una fronte nereggiante , che mette una forte separazione fra la terra ed il cielo. Lambe il sole P esterna lor faccia , e la PARTE PRIMA ai sua luce vi si stempera dentro in un languidis- siuio barlume. Pertanto I? oscurita 5 che regna la sotto 5 non piace ? se non se vecluta al di fuori , quando la immaginazione e non il piede v' erra per mezzo 3 e fingesi stranie forme e avventure. Ma bene e vago , ben e giocondo speitacolo quello del sole 5 che cada dielro ad una selvetta , quando i fasci sottili de' suoi raggi sprizzano pe' vacui delle intrecciale fronde , e fuori dagli inlervalli de' tronchi traspare il rubicondo aspetto del cielo. Anche vezzosi si mostrano i gruppi di piante, che s' alzano qua e la dispersi pe' prati , o per P erbose colline^ perciocche con la statura e col colorito fann' opposizione alia distesa verdura del suolo ? e arrestano ? come ad al tret tan ti siti di ri- poso 5 R occhio vagante 5 piu vezzosi ancora , se yeggansi tra loro variare 5 e presso agli alberi piu scari biancheggi il pioppo , o presso al rotondo piuo sorga P acuto cipresso. Se non che verdeggi sempre in disparte P onoratissimo lauro , e muo- valo » soavemente sospirando v il piu amoroso de' zefiri ! Assai accrescono i fiorl la bellezza degli a!beri ? e massime degli arbusti 5 in cio prediletti dalla natura. Vedi P oleandro 5 insignito del doppio nome di lauro e di rosa , i cui fieri spirano quasi alcun che di mesto nella dolcezza di loro fragranza ! Vedi alzarsi lungo le mura con le flessibili vermene , spargendo di candide stelle la sua verdezza , il gelsomiuo • ornarsi P altea degli azzurri suoi nappi 5 21 PRINCIPJ DI ESTETICi yariarsi ... ma perche seguir& 10 accennando al- cuni si e alcuai no di questi bellissimi fregi della vegetabil famiglia o vagamente adornino 1 rami 5 o dipingano i prati , o nelle domestiche ajuole aspet- tino esser colti dal dilicato pollice delle fanciulle ? E le frutta forse che non abbellano molto le plante ? Forse non e piu bella che in primavera neli' autunno la vite , quando pendono da' lunghi suoi tralci fra le larghe foglie i dorati ? o i neri suoi grappoli 1 Non e vago il rosseggiar tra le fronde delle ciriegie , il gialleggiar delle pesche , delle meliache , delle prugne ? Non s 1 indorano leggiadramente contro la lustra verdezza delle fo- glie i cedri, le melarancie? E non e bello ii melagrano , quando alle sanguigne tazze de^ suoi fiori succedouo le frutta coronate , che piu belle ancor t'appariscono , se fessa la buccia tu vi scorga per entro la violata trasparenza di quelle infinite granella? Ne vanno prive d' avvenenza le erbe , massiuie considerate nella loro foltezza quando vestono la pianura ; e vestela con grazia il dilicato lino, con ricchezza il succoso trifoglio, con leggiadria la svelta erba medica, e con tutte queste doti con- giunte insieme il prezioso formento:, bello se spunta dalle nevi V inverno, se ammanta ugualmente i sol- chi in aprile, o s' erge le granose sue spiche nel caldo giugno. Tu vedi con diletto tingersi in oro la campagna^ e » le biade ondeggiar come fa il mare ». PARTE PBIMA a3 Ma la natura, che vesVi di belle piante la terra, non ne voile spoglie ne pur le acque, e principalmente quelle , che per mancanza di corso e di limpidezza sarebbouo a vedere spiacevoli. Iq seno a qneste sopr' ampie foglie , quasi sopra gal- leggianti isolette, posano graziosamente a drappelli le candide ninfee , dette a ragione idrocaridi , che suona « Grazie delle acque ». Ora i caropestri oggetti sin qui accennati , se raccolgansi ia una, od un' altra combinazione, a vicenda si prestano innumerabili bellezze, dovute alle lor somiglianze, differenze , convenieoze, ed op- posizioni. Ne solo ricreano gli occhi con la vaga lor vista , ma penetrano al cuore , e vi muovono un dolce affetlo. Allora esclamasi con Virgilio : Oh chi mi porta nelle gelide valli delPEmo? Chi mi ricuopre con una folta ombra di rami! DELLA NATURAL BELLEZZA SENSIBILE CONSIDERATA NEGLI OGGETTI ANIMATI Se i vegetabili per virtu delP essere organici hanno bellezze, che ad essi, come ad individui, appartengono propriamente, a lal condizione ag- giungono gli animali la liberta del moto , che in- definitamente moltiplica i particolari lor pregj. Sarebbe egli bella, com'e, la farfalla , se spuntasse da un pedale confitto al suolo, e non ispiccasse il volo incostante da fiore a fiore ? A me percio par bellissima la primavera, che tutto F animate i\ PRINCIPJ DI ESTETICA. mondo ricevc da essa come il tocco vilale. 5' affollano intorno agli oggetti del !oro istinto gli inselti, e co' van'atissimi movimenti, col basso ronzio animano la faccia del suolo ver- deggiante. Bello allora e P aspetto della campa- gna per quel sentimento dl vita , che spira da per tutto 5 allora le api pascolaodosi sui freschi fiori delle slepi persuadono il sonno col lieve su- surro J allor dalP ombra d' un faggio , ineerta pel nienare da' zefiri , e dolce udire uel vicino bo- sco cantar P usignuolo. I sensi e I 1 animo , mossi da una moltitudine di bellezze, s' inebbriano di purissima volutta. Ne gli animali hanno vantaggio dalle piante nel fatto della bellezza solo perche si niuovano spontaneamente , ma bene ancora perciocche iti essi e piu manifesta la vita, piu sensibile Pespres- sione di quella. Gia t'avvedi, che non e unica la lor natura 5 un non so che ti traspare dalle forme corporee, che uon e corpo^ non e piii il tuo ingegno quello , che attribuisca una, od una altra indicazione morale a cotesti euti, come fa- ceva alle piante 5 eglino stessi palesano P indole loro ora feroce, ora mite, quale sdegnosa , quale accostereccia , taluno innocua, tal altro trista. Tutto cotnparendoti effetto d' inleriori motivi , u' e sti- molata la lua curiosita, e insieme coa P occhio ne ha diletto il tuo spirito. E fanno a bellezza le proporzioni ancora piu decise in essi , che ne' vegetabili , e quella loro PARTE PRIM4 ^ attitudine agli assegnati destini. Piace 11 vcder po- sato sopra un pieghevole ramo lo svelto fringuello, ma piu ancora piace il vederlo passar volando da piauta a pianta. Allor, avviene che osservisi la convenienza di tutte le parti del suo corpicciuolo aiPuffizio che debbono fare-, Paculezza del becco e il progressive ingrossar della testa e del petto, atti ad incontrare nelP aria la minima resistenza-, T allargarsi e il battere delle ali , V uno idoneo a sostenere , V altro a sospingere il volo ; e per ta- cere del resto i mutabili impulsi di un' animetta , che trasporta qua e la quella brevissima salma. Non mi tratterro a descrivere le colorate piume degli uccelli peregrini , »e le grazie della figura , o Pamabilita degli istinti eziandio de' nostri 5 e la- sciero , die inosservato curvi al sole il Colombo quel cangiante suo collo; che la tortorella , mo- dello di forme armoniche , mollemente scuota cam- minando il vezzoso suo capolino ; e che il pa- vone dispieghi la pompa delPocchiuta coda, splen- didissima, se alia varieta de' suoi colori s'aggiuuga il riverbero de' raggi solari. Per sottrarmi alia folia di tanti animati ogget- ti, la cui avvenenza domanderebbe essere descrit- la, faro qualche cenno pur fuggitivo di taluno dei quadrupedi. Air asciutta e svelta corporatura ag- giungono leggerezza nel cervo le corna ramose, ma forse piu bella ue appar la cervetta , quando interrompe il suo dissetarsi alia fontana per gua- tare intorno paurosa 5 bello e ne' nevosi deserti TALlA ^ rrJNCIPJ DI ESTETICA delle alpi V agile camoscio , che col corpo rossi- gno e con le corna nere staccasi dal candor delle nevi; e nelle cocenti arene dell' Africa bella e pu - re, veduta da lupgi, la giraffa, che sembra spin- gere avanti con Y altezza del lunghissimo colio F anterior meta del suo corpo , pezzato di nere anella. Le agili capre dilettano a vederle atlaccate alia ripidezza delle rupi; dilettano le pecore a ve- -derle avviarsi a passo a passo verso Povile lungo le rive di un fiume , che le riflette rovescie nel suo seno$ e dilettano le raiti vaccherelle, quando fiutano con inquiete narici P odor della pioggia : e i vitellini, che balzellano trescando sul prato 5 e il contegnoso toro, che sembra tenere raccolta 3a possanza delle sue forze per ispiegarla, se fosse d' uopo 3 contro un rivale. Chi ritrarra poi le membra bene proporzionate nella muscolosa loro robustezza, la magnifica chioma, la fioccosa coda, il sicuro portamento, e la regale fierezza del leone? Chi la leggiadria del cavallo, il piu bello degli animali o gli scherzino sul collo i crini , quando liberamente disserrasi al corso , o incurvi la vez- zosa cervice , e muti il passo obbediente sotto i cenni del cavaliero ? PARTE PRIMA. 2 7 DELLA NATURAL BELLEZZA SENSIB1LE CONSIDERATA NEGLI OGGETTI UMANI I venti, che muovono le piante , le acque, ch? cadono da' mooti , o serpeggiano per la pianura , abbelliscouo le sceDe caropeslri con quell' appa- renza di vita , che in esse adducono. Maggiormente il fanno gli animali , perciocche non apparente, ma reale e in essi la vita , la quale con ¥ inco- stanza de' movimenti , e cogli atti dell' istinto eser- citano variatissimamente. Nessun oggelto pero a- dorna piu ed avviva la bellezza di qualsivoglia parte della natura, quanto gli umani. E cresce T efficacia della loro presenza , se dimostrino cogli atti di fuori qualche possente affetto , die li agiti dentro. Se in un sito variato di pianura e di monti, se sul margine d' un ruscello , se in un' opaca valle vediamo passeggiare , o sedere un uomo , cerlo piu bello, perche piu animato , parci quel sito s, qnanto poi non ci rauove piu tal veduta , se ci accorgiamo a non dubbii segni, essere quell' uomo offeso dai colpi della sventura ? Percio la bellezza degli allri oggelti puo , av- vegnache dilettevole agli occhi , venirci indiffe- rente all'animo, quella dt-gli uomini non mai. Ravvisiamo in questi altretlanti noi stessi , e ripu- tiamo la condizion loro , come a dir , cosa nostra. Hanno i vegetabili statura diritta , ma che ? immobili non possono un cotal poco mutarla , se 28 PRINCIPJ DI ESTETICA non per impnlso esteriore. Gli animal! si variano ia molte posizioni, ma chini al suolo serbano Tat* teggianiento di scbiavi. Sola P umana gente con- giuuge it diritto stato della persona alia flessibi- lila delle membra , e all' indefinito arbitrio dei movimenlT. Per tal modo , mentre dimostrasi so- vrana delle allre creature, P e dato atteggiarsi in raille figure leggiadre. Gia molti osservarono , le forme e i conform delPuman eorpo essere il piu bellamenle disegnati, che dir si possa , per la scambievolezza delle li- nee reite e delle curve , delle plane e delle con- \esse superficie , per la dolcezza de' passaggi dalle une aile altre , e per P armonico tutto, che in- sieme compongono- forme e conform , che nel- I' uomo sono men rimosse dagli angoli e da' risalti, xiella donna piu presso a morbida rotondezza. E fu-ammirata P inesprimibile vaghezza del roseo e candido color della pelle , del quale a parer mio nulla e di piu bello nemmeno in qtielP inesausto e maraviglioso tesoro di lueide tinte, che ne offre il cielo. E Cicerone concluse P umana bellezza in pochi detli cosi : » E una certa bene acconcia fi- gura delle membra con una certa soavita di co- lorito} Tusc. 4-"^ dove con quel cevta ripetuto mostrd abbastanza, si quella figura , che quel co- lore essere indefinibili. Io per non recar legne al bosco non tocchero che degli occhl. La figura ovale della nicchia , ove son collocati, e la propria loro convessita , merce di cui ripetesi PARTE PRIMA 29 la linea curva ; la pupilla j che sta nel centro con la sua bella rotondita (*) , e vagamcntc oppone il suo colore a quello delle due porzioni delP oc« chio , che le sono ai lati} I 1 agilila de' moti di quella, pe' quali quesle s' accorciano, o allungano^ P accrescersi , o il diminuirsi del varco intero del- V occhio per Pagevole giuoco delle palpebre , fre* giate da sottili frangie negli orli ^ tutto cio rende questa parte del volto un compendio di maraviglie. Al che s' aggiunga quel liscio , come di cristallo 9 che stendesi sulla lor superficie, e quella vivezza, che vi cagiona V azione della luce. E per acceunar del colore, maggiore e la dif- ferenza fra il bianco dell' occhio e la pupilla ? so questa sia nera , quindi piu forte P espressione , minore , se la pupilla sia azzurra , e percio P e- spressione piu dolce. Tale, ne so perche, diederla i Greci a Minerva. Pare a me, che P occhio az« zurro sia piu conforme alia natural indole della donna ? che non il aero , per questo appunto, che meglio s 1 accomoda a soavita. Ma perche imper- tinente parer potria tal sentenza, diro piuttosto , ch' hanno ambedue, P occhio ceruleo ed il nero, pregj differentia del secondo poeticamenle diresti, che amore vi tien suo trono , del prima, col gen- tile Petrarca, ch' egli fa ivi il suo nido. Or poiche tocchiamo della espressione , al certo (*) Ben si vede , che 10 non prendo qui la pupilla in istretto senso anatomico. 3o PRINCIPJ DI ESTETIC\ sono gli occhi i primi ministri dell' animo. » Vedi come son moltiformi i loro alti , torvi , ardenti , pesanti , traversi, obbliqui , somuiessi ! Dagli occhi escono le lagrime della compassione , quelle del dolore. I quali affetti essendo proprj dell'animo, egli si pare, che gli occhi, dice Plinio r a somi- glianza di vasi, accolgano e versino quella parte di esso, che si pu6 esporre alia vista (Plin. Nat, Hist., lib. XI, c 5 4) ». Ne solamente le morali qualita, le quali nota il Lavater , si mostrano negli occhi , ma quelle ancor deli' ingegno. Chi non s' accorge dall' atto degli occhi, che V uomo aguzza la raenle ia un pensiero qual ch' esso sia? Forse che non e in- dicata dagli occhi la perspicacia delP intelletto, e non ti par talora , ch' essi penetrino i tuoi pensieri , e ti sorprendano i secreti nel cuore ? Non ti par talvolta, che mandino scintille di spirito? Cio , che degli occhi quanto al colore , vorrei dire dell' intera persona quanto a grandezza. Per tanto la statura elevata parmi meglio convengasi al- Tuomo, alia donna per lo contrario quella, non dico piccola, ma tendenle al piccolo. E di grazia » per- donimi qual e bella , o si tiene » per questo qual siasi attribute della grandezza. L' altezza della sta- tura , che per la proporzione delle forme vuole andar congiunta a certa grossezza, meglio appar- tiene a quell' ente , che deve operare cose grandi e difficili, superar pericoli, domare animali , vin- PARTE PRIMA. 3l cere la resistente inerzia della materia. Ma la donna deslinata a tergere il sudore dalla fronte dell' uomo affaticato, ad alleviar le cure dello spi- rito co' blandimenti dell'affetto} la donna nata alia tenerezza materna, a pargoleggiar co' suoi bamboli, a quelle piccole e continue virlii, chia- mate gentilmente da Giovatnbatista Vico virtu in roiniatura ; la donna, die non dee essere grande salvo che per la modestia e per la dolcezza , per- che dovra ella esibire la immagine dell' elevatezza e della forza ? Vero e, che Giunone e Pallade talor si fingevano grand! , ma la prima vaotavasi d' incedere regina degli dei , sorella e moglie di Glove, la seconda non dilettavasi, che pur di guerre, o di studj. Ora cio forse propose natura al sesso genlile ? Tolga Iddio, che io nieghi alia donna ogni robusto affetto, il quale esiga gran- dezza di mente, vigore di animo , e soprattutto costanza. Ma tali virtu in essa piacciono pe' con- trarj , e sono in un corpo imbelle trionfi d' animo invitto. Pero si godevano Giunone e Pallade la lor maesta, ma Venere, la vezzosa, la gentil Ve- nere s' ebbe il porno. Ella finalmente, e non altra era la genitrice d' amore. L' umana bellezza per altro , siccome quella de- gli animali, acciocche piu diletti , deve mostrarsi ia azione. Allor hanno effetlo ed utilita tutte le proporzioni e le attitudini} allora 1' espressione della vita e moltiplicata si da'movimenti del corpo e si dalle intenzioni dell' animo. E ben sentirono 3a PRINCIPJ DIES TET1GA in ogni tempo gli uomini tal verita , i quali nelle Arti, che piu B ' informaoo dell' umana bellezza , sempre pigliarono a rappresentarla operante. Ci6 fa la Poesia, massimamente ne' ruaggiori suoi ge- neri, che sono il drammatico e Pepico, ma piu ancora, come sensibili , il fanno la Piltura e la Scultura. TaIor, come nota il Winkelmann (Hist.de TArt. chez les anc. De la Grace), nelle statue di stile sublime j cioe degli Dei e degli Eroi, vollero gli Artisti greci* rappresenlare i volti e V attitudine in uno stato di purita , lontano da ogni agitazione interna, in un perfetto riposo de' sensi e in una perfetta uguagliaoza di anima » 5 ma questa ma- niera di rappresentazione , se fa piii conforme al- P idea di bellezza assoluta e im^nutabile, non fu mai senza discapito di quella espressione , la quale nasce daiP affetto , piacesi nella grazia ) e nell' a- zione si spiega e moltiplica. Percio le positure infinite, in cui puo variarsi P umau corpo , sono copiosa sorgente di bellezze alia vista, se di bellezza vanno adorni gli oggetti ne' quali queste variazioni si formano. Quanto non e giovata la femminile avvenenza da quei modi, che da alle differenti parti del corpo Pat- teggiamento proprio di varie faccende ? Certo a nessuno parra piu bella una donna , quand' ozio- samente siede a far mostra di se, che quando muove in danza la pieghevol persona, o in atto vezzoso scorre con le agili dita sulParpa. E i gen- tili lavori quanto non crescono di venusta ad una PARTE PRIMA 33 donzella o sia che l'attenzione dello spirito espressa dal guardo acuto accompagni il muovere delle raani , o sia che intcsa pure col corpo al lavoro mostri nel distratto sembiante volgere in raentc disegni d' amabilila? E gia de' dire oggetti, che il sesso distingue, non ha, io credo, chi voglia contendere al piu dilicato il vanto della bellezza. Ne mi guarderi d' asserire , doversi alP uomo il titolo di perfettis- sima tra le creature di questo globo , quello di bellissima alia donna. Che il primo con tutta fa- cilita e quasi con sovrano potere usa gli attributt di sua natura , la seconda arrecavisi con non so qual soggezione, e a taluno pure con lunga fa- tica. Ma essa in iscambio vince quello di lunga mano coir impero della bellezza , e dalla indepen- denza , che alP uomo procacciano le sue superiori prerogative, ha compenso con V insuperabile so- vranita de' suoi vezzi. DELLE BELLE QUALITA SENSIBILt CONSIDERATE AD UNA PER UNA Ma perciocche le belle qualita de 1 sensibili og- getti sin qui notate , se si guardino tutte ad un tempo , uon possono senza confusione osservarsi ? e necessario astrarle da quelli , e considerarle sin- golarmente. E una leggiera meditazione ei f3 chia- ri , le piu notabili essere le seguenti : i. a i colori 5 s. a le superficie, 3. a le forme ? 4-* ■ movimenti, 3/ f PRINCIPJ DI ESTETICA. * a 5. i suoni ; Jnoltre doversi por menfe alia dfspo- sizione di tali qualita in un oggetto, o di piu og- getti T uoo rispetto all : altro. DE COLORI lo stimo, che gli uomini prima di dare un proprio Dome al cielo adorno di stelle , al sole sfolgorante di luce, alia terra amraantata di ver- dura , alle ben eolorate frutta , o ai ben formatl animali, abbiano espresso Peffetto, che Y uno o T altro di tali oggetti faceva sugli occbi loro, gri- dando , oh hello ! Conciosslache il diietto, che da la bcllezza , faccia prorornpere gli urnani accenti dove F utilila del distingucre con proprj vocaboli gli oggetti e posteriore e piu pendente dalla ra- gione. Ma di tutte le qualita de' visibili oggetti , chia- mate belle 3 io m' accordo a quelli che pensano la prima essere stati i colori. Essi in un oggelto fanno sopra di noi la piu prouta impressione, e manifestansi alP occhio seuza il concorso d' altri sensi. Per lo contrario le altre , come le forme , le superficie , si cominciano a coratraddistinguere pei replicati esperimenti del tatto, com' e a veder ne' fanciulli. Ora 1' occhio trasmettendo la grata impressione de' colori alio spirito nel modo , che sopra nolammOj 1' uomo debb' esser corso a dare ad essi quel singolare aggiunto di belli , non adat- PARTE PRIMA 35 tabile alle impressioni di verun altro senso. In ol- tre o sieno unici , o varj vestono la superficie tutta delPoggetto, ch' e la piu ampia parte di quello, cbe tocchi ii senso, e direi pure, che gli aggiungono qualche r.osa , il che non e delle forme, le quali sono delP oggetto limiti e non qualita. Senza che e da notare, la impressione de' colori non essere mai scompagnata da affetto ( Saint-Pierre i feud. X, de la nat. Des couleurs). E fu giustamente OS- servato, che quelle tinte, le quali sono in pro- gressione ascendente dal bianco al rosso, inclinano l'animo a letizia, quelle in progression discendente dal rosso al nero a tristezza; e la ragione essere, cbe nelle prime predomina la luce, nelle seconde Toscurita^ ma il color medio, ch'e il rosso, come in pari quantila misto di quesli due ingredienti, produrre uu' impressione la piu viva e infera , cbe possa un colore. Ne gia per questo , cbe il rosso produce il piu forte effetto , e da credere, cli' esso sia sti- mato il piu belio da tutli gli uomini. Imperoc- che P uomo non offre in se stesso alle impressioni delPesterne cose un subbietto al tutto indifferente ed ignudo, ma tra per la tempera degli organi e il pendio delF ammo , con ogni maniera inoltre d' esterni accidenti, differentemente disposto} di maniera che a taluno sembri piu bello un colore, che da nel tristo , ad altri uno , ch' e gajo, e siavi chi ama il ceruleo della violetta piu che il vermiglio della rosa. Per lo che definire quale 36 PRINCIPJ DI ESTETICA sia il colore, cbe si merita, e che primo oltenne il nome di bello , e impossible. Che se le congetture valessero, non il rosso, ma piu presto o V azzurro, od il verde direi aver tratta primieramente di bocca agli uomiui la lode della bellezza. Perche azzurro e il colore del cielo, a cui certo levarono gli occbi le prime genti, op- presse da dure necessita e offese da cieca # igno- ranza, ed io inclino a credere, che in quella si confacevol tinta trovassero una qualche consola- zione, e in quella uguale iinmensita un dolce ab- bandono nelP Enle infinito. Che se negar loro vogliasi tanta elevazione , certo non potevano non essere allettate dal ver- deggiar delle piante, cosi vario in se stesso, e cosi grazioso alio sguardo, che in quello posa comoda- mente. N4 per altro parmi stendesse 1' uno di questi due colori nel firmamento, P altro sopra il suolo P Autore delta natura, se non perche li seppe conformi a quel tempera men to di fisica e morale esistenza, a cui destinava P umanita. Per- ci6 da essi maggiore che non dagli altri e il di- letto, che questa prova. II quale a' Poeli, come nel vigore e nella freschezza del sentire piu $' ap- pressano alia natura , fu assai sensibile. E confort6 Dante uscito d' inferno il » dolce color d' oriental zaffiro « , mentre ambedue negolli il Petrarca ad una delle piu meste tra le sue Canzoni , imponen- dole: »> Fuggi il sereno, e '1 verde ». Ma lasciando le inutili congetture, e permet- PARTE PRIMA 3; tenclo a' colori piacere o piu carlchi , piu chiari secondo le disposizioni degli uomini, che li guar- dano \ sembra pero , che quelli 5 ov' & inaggiore la luce ? sieno generalmente piu lieti , piu trisli quelli, ov' essa e minore. La luce , svelando agli occhi delP uomo tulte le visibili cose, e facendo per se medesima una viva sensazione, rallegra lo spirito , cui distrae dalle cure, o toglie al letargo 5 percio va tenuta la dispensatrice de 1 sentimenti giocondi.E considerataindipendentemente da quelle separazioni diverse , che fanno della sua sostanza le superficie de' corpi , nel suo candido splendore, procaccia un acuto diletto al nostro spirito, che ravvisa io essa quasi un' immagine di se medesimo. Ch6 non altra veramente delle create cose o per la finezza de' materiali elementi , o per P attiviti ed agilita prodigiosa, oper la vivacissima apparenza, meglio che la luce, a spirito si rassomiglia. Non e maraviglia dunque, se avvivano e rallegrano rsso spirito que' colori , ne' quali molta e la luce , e dove questa sia debole e ne' colori forti come sepolta , ne venga all' animo un sentimento di mestizia. Per la qual cosa il nero, che invola all' umana vista il variato spettacolo della natura, e il piu tristo ed inamabile de' colori. E come il bianco , a parer mio, piace anche per questo, ch' e atto ad ammettere in se qualunque rappre- sentazione , e a servire di campo a tutti gli altri colori , cosi spiace il nero , percio che tutto in- 33 PRINCIPJ DI ESTETICA volve e ricuopre, e d' ogni pregio piu bello reticle vedova la natura (*) . Ne mi 8; obbietti j che il nero pur place ad una grande porzione dell' uman genere. Perocche dal mio ragionare ? ch' e tutto intorno a natura, ne- cessariamenle e rimosso cio 5 che dipende da as- suefazione. E non credo io gia , che i Negri poco apprezzino 1' azzurro 5 il verde, ed il roseo, e ad una buja nolte non preferiscano la veduta della luce e del cielo. Che se nella propria spezie amano il nero . cio e perche non hanno V incarnato ed il bianco } amano il colore , qualunque siasi ? in quegli enti, ne' quali amano la conformita de' sensi e delP animo. Se non che infino a qui non dicemmo de' co- lon , fuorche ad uno ad uno , ora e da dire in passando delle loro combinazioni. Quando 1' aurora infoca 1' estremo orizzonte , per 1' imnueneo aere stemprasi dolcemente neli' azzurro il color vermi- glio, e le nuvolette sparse qua e la s' impregnano mutabilmente di tiate di paradiso. Contemplando cosi vago spettacolo tutto ci gode 1' animo 5 una cara pace diffondesi nel nostro cuore. Vero e, che concorrono a questo effetto piu sensazioni ad ut) tempo \ P aria fresca corsa da' zefiri ^ V esalazioni del suolo uliginoso} P allegro garrire degli augel- letti, che festeggiano il ritorno della luce*, il fra- (*) ^ e g§* i° kvVertire, clie chiamo qui coJoriW bianco ed ii nero , perche parlo da estetico e non da fisico ? PARTE PRIMA. 3 » scheggiar delle pian.e, che scuotono le stille not- turne e sopra tutto il passaggio dall'oscunta alio splendore, e dall' ozio all' azione h ma e vero al- tresi, che la piu allettante di queste sensaz.om e il dipinto campo celeste. Allorehe sopra la ma- rina . increspata dal venticello , pende la tersa lunai e ne inargenta la tremola superfiz.e , par che s'allegrino le acque d'accogliere nel loro seno quell' abitatrice del cielo. I due azzurn , quello dell' aere Irapassato liberamente dal raggio violet- to, e quello piu deuso della marina, gareggiano tra di loro, e brilla In mezzo a quest' nltano u rifranto splendore di quel pianeta. Allorehe « maggio un verdissimo prato copres, di tioretli , l'ocehio nostro si place in quella mescolanza del fondo verde con tanta varieta di colon. Ma dopo la pioggla estiva , quando dispiega Iride incontro al sole la superba sua fascia, quanto non e bella quella finissima gradazione di colon, che » ac- cendono e smorzano 1' uno con 1' altro ! NonA- me »o essi sono vinti da quelli , che presenta un bel viso umano. Certo io mi credo , che della per- fetta bellezza, ond' era adorna la donna usc.ta ch mano al Creatore , il primo pregio , che piacesse all' uomo , debba essere stato quella dd.cata mi- stione di gigli e di rose, che le abbelliva le guan- cie. Parmi anche , non so quale analog.a es.stere tra i colori del cielo in sull' aurora e quell, del- I' uman volto ; che qui il sangue dolcemente dif- fondesi pel latteo color della pelle, come iVi EI 4<> PflliYCIPJ DI ESTET1CA color vermiglio si distempra nel biancheggiante fondo delParia. Non niego, che J colon del cido abbiano sempre congiunta certa luceotezza , pe^ rocche P aria e le nuvole non riverberano i raggi del sole, ma gli imbevono; bensi dico che il co- lorito del viso umano ha certo spirito di vita certa partecipazione di esistenza morale , che tulli gli altri colori non hanno mai , onde vivissimo e V effetto che in noi cagiona. Terminero questi cenni aggiungendo , che una bene assortita combinazione di piu colori puo farci dilettevole alcuno di questi , il quale, solo che fosse, ci annoierebbe. In tal modo ne piacciono le mon- tague n brune per la distanza » , come dice Dan- te, perciocche contrastano al biancheggiare del cielo in sul mattino , ed al suo rosseggiare a sera. DELLE SUPERFICIE I colori sono una qualita delle superficie dei corpi, che opera la prima e la maggiore impres- sione sugli occhi nostri , ma possono le superfi- cie stesse fare la sua impressione independente da quelli. Cio e dovuto alia natura e alia disposizione degli atomi, che le compongono , il che e come delle superficie la tessitura. Pertanto diversamente ricevendo P azione della luce o V assorbono , o la riflettono , o pure le dan passaggio , e questi ef- fetti medesimi producono o in tutto , o in parte. Ma le piu notabili differenze delle superficie sono PARTE PRIMA 4' queste , cW elle cotnpariscano vellutate , o rase, o scabre. In ciascheduna delle quali trovar puossi una , od uq' altra volta qualche bellezza. Io non ho guardato mai al grato aspetto della campagna senz' avvedermi della gran parte, che prende in quella bellezza la volta del cielo, die sopra le si distende, e ne chiude gli estremi limiti. Ora pensando a questo doppio diletto sembrami , che, dopo la piacevole differenza del colorito,deb- b' anche ascriversi all' essere la superficie del cam- pestre piano quasi direi folta e grossa , quella del- la celeste curvita liscia al tutto e distesa. Grade- vole alia vista e tale dissotniglianza. Perciocche scorrendo agilissioio per la levigata ampiezza del cielo lo sguardo ha un esercizio libero e giocon- do, e nMia uno dolce e tranquillo posando sulla raorbida superficie del suolo. Questo contempo- raneo esercizio in due modi un cotal poco diversi e gratissimo. E un simile allettamento hanno le quiete lagune giacenti al piede dei colli, il quale e accresciuto quanto alia terra dalla inuguagliauza di quelle masse, che s' alzano sul piano, e quanto all' acqua da ? venlicelli, che alcun tratto della ma- rina superficie qua e cola increspano , quasi ra- dendola in lor passaggio , mentre il rimanente c liscio ed intatto a guisa di terso specchio. Anche solamente il mare ed il cielo F uno riguardo al- F altro offrono di tali variazioni o quando quello il cristallino suo seno sembra confondere con F aere puro , o questo essendo pezzato di nuvole 4^ PRINCIPJ DI ESTETICA ombreggia inuguahnente V azzurra arapiezza del mare. Quanto non e bello a vedere ua fiumicello, che mena le sue acque fra rive erbose ! II con- fronto della levigatezza delP acqua , e del vellu- tato delle rive e uno de' segreti di tal bellezza. Perche in largo senso e da prendere quelPag- giunto di vellutata , cbe diamo qui alia superficie d' alcuni corpi} e vellutato dee poter dirsi il oiu- sco per la sua minuta spessezza , vellutato uno spazio di terreno per la foltezza delP erba 5 vel- lutate le corolle di certi fiori per quella sottil pe- luria 5 che farmo sentire al tatto 5 dilicatamente vellutate le ali delle farfalle per quelle infinite piu- mette , che le ricuoprono , vellutata finalmente anche la pelle dell' uman volto per la molle la- nagitie, al cui leggerissimo ombreggiamento e in parte dovuta V inimilabil delicatezza del suo colo- rito. Ora o sia nel grande , o nel piccolo dilette- vole all' occhio e cotal superficie^ il quale vi posa sopra, e ne riceve direi quasi quella impressione, che Pintero corpo riceve dalP adagiarsi sopra sof- fici piume. Quanto poi alia rasa superficie ella pu6 presen- tare tre aspetti , il tralucente , il lustro , e Po- paco. II primo ha luogo quando il corpo lasciasi penetrare alia Juce^ e questo e il caso dell' aria, dell' acqua, delle gerame , del vetro, e simili. II secondo quando la luce sdrucciola sopra la levi- gata faccia de' corpi , e d' obbliquo rimbalzo per- viene all' occhio-, e questo e il fatto delP avorio , PARTE PRIMA & de' metalli bruniti 9 de r puliti marmi , e simiii. Fi- nalmente il terzo aspetto , ch' e V opaco , si (no- stra quando la lace viene assorbifa e come sparsa confusamente entro al filto labirinto degli atomi superfiziali. Siffatti aspetti 5 massime il pritno e il secondo ? sanno piacere per se , mail loro dilette- vole effelto e maggiore nella varieta. Cio avvien , per esempio , allor che la luna splendendo neiralto cielo , e V aria impregnando di lattea luce, le so- lide forme de' corpi gettano sal terreno la nera lor ombra. Rimane la superficie scabra e inuguale, di cui e anche alle volte la impression dilettevole. Certa- mente piace il tremolare della marina-, anzi vedu- ti in sito di sicurezza piacciono i montuosi flulti} piace il rabbuffarsi d' un campo di biada agitato da vario vento :, piacciono nell' enorme lor mole la trarotte forme delle rupi 5 e nella sua piccio- lezza piu piace il gruppito , che non il levigato diamante. II quale piacevole effetto prodotto dalle scabre superficie fors' e dovuto solo alia varieta , die seco portano quelle inuguaglianze, ond 1 hanno un grato movimento V occhio e lo spirito , i quali nelle superficie piane posano oziosamente. DELLE FORME Cio , che costituisce la materiale sostapza d' un sensibile oggetto , e la qualita ? la cornbinazione , e la maggiore o i^Jnor densita degli atomi ? che 44 PRINCIPJ DI ESTETIC1 lo compongono^ 1 colori sono una cotal disposizione degli atomi superficiali a rifleltere la luce anzi in uno, che in un altro modo : le superficie anch 5 esse dipendono per la loro apparenza dalla mutua di~ sposizione degli atomi piu esterni senza riguardo a' colori} ma le forme, di che entro a fare qual- clie parola , sono V intero risultamento de' limiti, che determinano 1' oggetto in ogni suo senso. Pare che la forma di un corpo sia cosa alcun poco di- versa dalla sua figura. Fignra diresti esprimere i liiniti in altezza e larghezza , forma auche quelii in profondita 5 la prima disegnare i contorni pia- ni , la seconda anche i rilevati 5 un oggetto aver la figura , p. e. , circolare, la forma sferica. Nelle forme e sembrato a molti consistere es- senzialraente la bellezza , o la non-bellezza de' vi- sibili oggetti. E v' ha di cio una ragione. Con- ciossiache le forme traggano seco come di forza i colori e le superficie , contenendo un corpo questi due attributi nella sua forma particolare qualun- que siasi. Appariscono percio essi attributi come secondarj 5 e la principal diffsrenza , che distingue un oggetto dalP altro quanto alia vista, sembra consistere nella forma. Innumerabili oggetti dello stesso , o pressoche dello stesso colore , non in altro diversificano, che ne' contorni. Quindi rico- noscendosi piu importanti le forme al proprio es- sere degli oggetti, si sono tenute piu importanti anche alia loro bellezza. II che non parmi esattamente vero. Un oggetto PARTE PRIMA 45 di belle forme dotato rimansi egli bello qualun- que colore gli si sovrapponga ? Parmi di no. Qual donna , perche fosse perfettissima , sarebbe agli occbi nostri avvenente , ove il color giallo , od il verde tutta le tingesse la pelle ? Per lo contrario un oggetto di forme non punto belle puo egli pa- rerci vago 5 sol perche vestalo un bel colore? Parmi di si. Quale vaghezza e nelle forme di certe nu- vole mattutine , nelle quali 1' aurora fa varia rao- stra delle sue rose? 1 colori sono eglino dunque piu essenziali a bellezza ? che non le forme ? Tiri chi vuole tal conseguenza. lo nelF addotta osser- vazlone mi terro pago di notare una conferma di quel parere, che i colori sieno stati i primi ad aversi il vanto di belli. Checche altri pensi di cio , alle forme s' attac- carono il piu. i ricercatori della bellezza. E cerca- rono quale sia la principale, o, come dicono essi 5 la elementar forma del bello. Con la quale ricerca vollero a senso mio cio che non poteano ottenere. Perocche v' ha egli una forma particolare della bellezza , una forma , senza partecipar della quale sia tolto a qualunque oggetto esser bello ? Ecco ci danno diletto agli occhi ora le forme acute 5 ora le rotonde ? or le angolari 9 or le curve > ora le diritte ed ora le serpeggiauti. Pure se qualche particolar forma potesse dirsi piu propria della bellezza , cio sarebbe la curva. Certo s' incurva V eterea volta 5 curvi sono quei contorni delP orizzonte ? che abbracciano gli occhi 46 PRINCIPJ DI ESTETICi nostrl 5 curvilinei per la pianura corrono 1 fiumi • e curve stanno sovr' essi le forme de' vegetabili ^ graziosamente curvansi ne ? loro contorni assai fio- ri } tra' quali la rosa 5 che h' e regina,dal primo mettere del vezzoso bocciuolo siao all' intero span- dersi della pomposa corolla par cbe si vanti d'es- sere esempio di vaghissime curvita } curvati in cer- cbio ci compariscono gli astri 5 mutabilmente curva la luna , e vibra da circolar superficie i suoi raggi il dispensator della luce. Che diro degli animali ? Che della umana specie ? L' andare armouico dei curvilinei contorni ne fa la grande bellezza. Sara dunque questa la forma piu bella i Sia ? se si vuole. e se ne ascriva il merilo o all' assuefazione dei nostri sensi ? che bello trovino cio ? in cbe sono il piii esercitati, o piuttosto all' Autore della natura , cbe moltiplicasse quella maniera d 1 aspet- ti ? la quale meglio a' noslri organi conveniva. Nienledimeno ci guarderemo dal sostenere 3 che cotal forma ne piaccia cosi 5 cbe gli oggetti aven- tine altre non ci piacciano. E veramente, se dalle cose guardate nella loro totalita discendiamo alle forme loro particolari , quanta varieta non iscor- geremo in quested Ci si mostrano, in grazia d'e- sempio, diritti nella loro lunghezza, anzicbe tondi nella loro circonferenza i tronchi degli alberi 5 i rami de' quali fanno varj angoli col tronco , sic- come con essi ne fanno i ramicelli e co' ramicelli le foglie} seuza dire delle infinite varieta d' angoli , di punte ? e d' intagli ? cbe sono negli orli di que- PARTE PRIMA 47 ste. E se parliamo degli animali, piuttosto lunghi che tondi ci appajono i piu de' pesci ; lungo il collo , il becco, e le gambe degli uccelli} e i qua- drupedi , benche coufortnati molto a rotondtta , sono portati sopra quattro linee , che pure alle rette s' accostano 5 nelP uomo retta e la statura^ segnalatissima prerogativa. Angolose sono le ripide spalle delle montagne 5 diritto per iunghi tratti 6 il corso de' torreati 5 diritti i fascetti de' raggi so- lari 5 e cade diritta a dissetar la campagna la pioggia d' aprile. Havvi adunque alcuna buona ragione di chiamare bella anzi una forma che un' altra ? Ma la prova maggiore j che i filosofi speculativi nella presente questione ricercano cosa , la quale fugge ad essi davanti i ella e questa , che le opi~ nioni loro discordano mirabilmente. Pertauto al- cuni pretendono , la linea serpeggianle essere ge- nerative delle forme piu belle, perch' essa e atta a variarsi cosi nelle lunghe , come uelle larghe sue parti ; altri quella prescelgono , che volgesi a spira , perche fa eseguire agli occhi come una specie di caccia , dilettevole anche alio spirito : a chi par bella la forma piramidale o perche tale s' alza la fiamma ( e bisogna dire che a questi tali la fiamraa sembri la bellissima di tutte le cose ), o perche nel medesimo tempo e semplice e va- rla»^ ma la forma sferica piu piace ad altri , per- ciocche e come un' espressione armoniea di dua estremi, la linea relta e la parabola} se non che 4$ PFJNCIPJ DI ESTETICA trovano alcuni aver vantaggio dalla rolonda la forma ovale per quel suo tendere al lungo , e chin- dersi abbasso quasi con urf apparenza di angolo : v' ha pur anche chi preferisca la forma piramidale serpentina ? come contenenle , io credo , gli ab- bozzi di tutte le altre, e si tiene fortunato d' ac- cordarsi con le idee di Pitagora 5 ne manca talu- no ? che, di piu difficile contenlatura, non iscorga ne' naturali oggetti forme al tutto perfette , e que- ste abbandoni pure alP idea , la quale di tutte le piu belle forme 5 astratte da tutti gl' individui di uno , o di un altro genere , ne componga una centrale, tipo della bellezza a quel genere stesso dalla natura assegnata. Questi nella figura umana, a cagion d' esempio , non istanno contenti nep- purcaqjieP ultima perfezione , che ¥ Arte ha saputo porvi, sicche non li soddisfanno ne le forme dell' Ercole , ne quelle del Gladiatore , ne quelle dell' Apollo, e ne vorrebbero » una , che in se congiungesse la forza , P attivita e la delicalezza di que' tie sommi lavori » (IWolds, Disc, sur !i Peint. ) . Havvi con tutto cio fra le molte una opinio- ne, che pare la piu ragionevole. E1P e, che piu propria alia bellezza di ciaschedun oggetto sia quella forma , che sta nel mezzo tra le maggiori e le minori possibili in quell' oggetto o si consi- der! nel totale , o in ciascheduna delle sue parti. E dico 5 questa opinione parerc piu ragionevole 9 perocche certamente bellezza e una perfezione , alia PAuifc PRIMA 49 quale il piu e eccesso , il meno difetto. Non di mauco io penso , che in cerli oggetti Pessere e- sattamente i mczzani di tutta la loro generazione nuocerebbe a quell' effetto , che la bellezza loro puo fare in noi. Forse che ip un bel viso non piu dilettano gli occhi tendenti al grande , la bocca tendente al piccolo? E il viso stesso non e piu vago , se pende al lungo , che se al rotondo? Con- siderata la quale diversita di pareri e d' apoarenze pare a me, che debba tenersi, gran parte della bellezza de' sensibili oggetti essere nelle forme, ma in nessuna particolar forma consistere P essenza della bellezza , la quale o P una o P altra V ap- propria delle forme possibiii secondo che meglio accomodansi a quegli oggetti , ch' ella d' informar si compiace. Quando P Autore della natura voile eseguita P idea delP universo , diede d' esistere alia materia ed al moto. Spinto questo ad operare su quella secondo sapientissime leggi ne agit6 i piu minuti elementi 3 separo gli uni , congiunse g!i ahri , e ne compose soslanze alP infinito variate di gran- dezza , di forme, di consistenza: allora gli astri , Paria , le acque con un' azione possente e continua diedero di se medesimi , e prepararono negli allri oggetti alPumaoa vista mille spettacoli. Allora con posatissimo moto P una dopo P altra inseguendosi nel seno di un tranquillo umore le particelle dei So PRINC1PJ DI ESTETICA mineral! composero le forme crystalline , atte ad essere dalla luce trascorse 5 o a riwandarla coa brillanli riverberi. Per una maravigliosa opportu- nity di movimenti concorsero atomi disparatissimi a formare e mantenere Porganica strultura de' ve- getablli , i soltili fluidi delia terra e dell' aria mo- dellandosi in troncbi e in rami, stendendosi in verdi foglie, conformandosi e colorandosi in vaghe corolle , e rappigliandosi in frutta succose^ mentre eon la pieghevolezza delle lor membra poterono le piante cedere alle impressioni del raro mezzo , entro a cui si trovarono esistere. Spiegarono ester- namente gli enti animati con diverse movenze le interne propensioni; e V uomo dotato di un' atti- vita piu nobile ed efficace , intanto che pote ese- guire egli stesso ogni maniera di tnovimento , pote anche impedire, accrescere, variare , e a suo ta- lento dirigere i moti di tutti gli enti a lui sog- gelti. II perehe al movimento e in gran parte dovuta V origine della bellezza j ed esso e tutfa- via , che con un giro perpetuo d' operazioni la conserva e rinuovala. Ma senza dire della parte , ch' esso prende a bellezza nella sua azione interna e nascosta , e pa- lese quella 5 che v' ha esteriormente. I moti, ai quali i corpi trovansi idonei,gli presentano sotto aspetti differenti , che variano le loro forme , le superficie, i colon*. E queste qualita il piu delle volte nel variarsi migliorano. Perciocche le belle si accrescouo per quelPapparenza di vita, che il moto PARTE PRIMA 5i v' infonde le indifferent i per cio slesso divenir pos- sono dilettevoli , ed anche le spiacevoli , o brutte farsi non ingrate alia vista. Ne punto e strana la cagione di quest' ultimo effetto. Perche brut- tezza consistendo principalmente in certa spro- porzione delle forme, o spiacevolezza delP aspetto e del colorito , avviene , die il moto uti cotal poco cangiando questi attributi ce gti accomandi. Ma del grande diletto, cui reca agli occhi il movimento ne' creati oggetti , pud rendere testi- monianza qualunque abbassi gli occhi alia terra , o gli levi al cielo. Gertarneute in questo diletta, ancorche non ci sia dato accompagnarlo col guarclo , il catnraino del sole e della luna, onde ci faono accorti le successive loro distanze ed altezze 3 non cbe il passaggio dalla loro esistenza alia non-esi- stenza sulP orizzonte. Rompono vagamente P aria con variatissimi voli gli uccelli, che ora vi s'al- zano quasi a perpendicolo , ora procedono a scosse, a slanci , ora con aperte penne la radono diste- samente. Se tu sieda al rezzo di mobil pioppo sui margine d' un fiume, non sai qual piu ti diletti o il passarti davanti di quelle acque , o le crespe della lor faccia , o F attorcersi di que'piccoli vor- tici, die si formano e struggonsi sotto a' tuoi oc- chi, o il chinarsi delP erbette e de' fiori nel tran- sito de' zefiri, o il muoversi delle ombre sulla riva e sulle acque ^ o F incostante volteggiar degli in- setti , che ronzano intorno a' fiori. Frattanto con rapidi giri e fughe e ritorni lambe la superficie 5i PRWCIPJ DI ESTETICA del fiume la falcata rondine, e piomba su quegli incauti animaletti, che vi staano a fior (T acqua. Non e da passare in silenzio quanto conferisca alia bellezza delPuman volto il muovere delle parti, che lo compongono, massime della bocca e degli occhi. II che dicasi pure del rimanente della per- sona, acconcio tutto a quella varieta di movenze , che Cicerone tanto aoirairava , e cosi ben de- scriveva. Ed e da considerare , negli animali , e piii nell' uomo avere i movimenti quasi una doppia bellezza j atteso che indicano un corrispondente moto anche nello spirito. Che non per altro si chiamano moti delP animo gli affetti, se non per- che egli ei pare, che questi all' immaterial na- tura di quelio comunichino non so qual movi* mento 5 il perche Francesco Petrarca chiamo le passioni » venti contrarj alia vita serena n* Adunque, che la bellezza sia grandemente aju- tata da' movimenti , non e da negare. E ben si meritano in un coi colori, colle superficie, e con le forme risplendere fra le doti di quella. II che diviene piu vero avvisando, che il congiungere un oggetto solo varie maniere di moti in se stesso ne cresce la vaghezza a piu doppj. Tal e il muoversi del cavallo. Vedi un moto curvilineo nelle sue gambe , uno verticale nell' alzarsi della sua meta anteriore quando galoppa, ed uno orizzontale nel progredire , che fa in suo cammino. Ma ci basti fermare le qualita diverse della bellezza , che il uotare d' ognuna le variazioni saria infiaito. PARTE PRIMA Le qualita fino a questo puuto osservate appar- tengono agli oggetti della vista. Diciamo ora di quelle risguardanti P udito. Tali non sono altre che i suoni. Tocchi d' uno o d' un altro modo alcuni oggetti hanno virtu di comunlcare all' aria non so qual tnovimento, che giungeado a colpire i nostri oreccbi vi cagiona un 1 impressione ? la quale puo passare all' anirao cougiuuta a certo diletto. Op si vuole avvertire, che non chiamiamo gia belli gli oggetti di tal sonora potenza dotati , ma bensi i suoni stessi , che n' escono , differentemente dalle sin qui avvertite quality 3 che ci fanno dare il nome di belli agli oggetti stessi. Avviene quello de' suoni , che de' colori , e vieninieglio; hanno congiunta certa efficacia morale nelle impressioni ? che fanno; di la traggono as- sai volte 1' aggiunto , che li qualificano ; cosi ua suono £ lieto , un altro flebile , e simili; ma quando pur si denominano con aggiunti dedotti da oggetti sensibili , quali sono acuto, basso 9 cupo, chiaro, forte, debole , e sirnili, non cessano di pervenire alP aniuia accompagnati da senso mora- le; cosi il suono acuto pare che V assottigli • che il basso deprimala ; che il cupo P attristi ; che il chiaro P avvivi ; che il forte la vibri; che il de- bole la peni con troppo leggiera impressioue. E le disposizioni delP animo come ne' colori . 5| PRINCIPJ DI ESTETICA co&i e piu ne' suonl giovano a renderne accettevo- le ? o incomoda la sensazione. Poaete un uom me- lanconico in una campagua al chiaror della luna, ed egli godera in sentire quel silenzio , che fa la natura , rotto a regolati intervalli dal tristo urlo del gufo. Evvi taluno , cui vien giocondo il gra- cidare de' primi rauocchj. Non gia che possa dirsi bello quel canto, ma foriero, com'e, della bellis- sima tra le stajioni colla sua impressione sugli orecchi sveglia nelf animo il sectiinento confuso delle virginali bellezze di primavera. Ne io mi stu- pirei puuto , che a tale altro d' anima bramosa , seduto all' ombra d' un faggio in pien meriggio di state, riuscisse grato lo stesso incessante metro della cicala; perocche quelP acut.o strillo continuo quasi s 1 accorda al cocente ardore del giorno 3 e procaccia con esso una sensazione d' intensita in- definita. Grati poi sono alia umana gente in uni- versale certi suoni della natura, il susurro della pioggia, il gorgogliare d' un torrentello tra' sassi, il sibilo dell'austro, che vien di lontano , lo stre- pito de' lidi percossi da' flutti, il lungo romoreg- giar del tuono , e simili ; spesso anche muovono T animo con la doppia efficacia e di loro mede- sicui, e degli oggetti, che in certa guisa annun- ziano. Fantasia corre a siffatti oggetti , e tali se li figura , quali s y accomodano piu. alia bramosh dell' affetto. Cosi il mormorio lontano del mare , che sferza il lido, non ci perviene agli orecchi , che non ci porti V idea deglt spaventosi flatti , e PARTE PRIMA 55 quella pur (T un naviglio, che vi travagli} e se odi dal pie d' una siepe il canto deli' usignuo- lo, questo augellino ti s' offre alio spirito posato sopra uua frasca , e come assorto in quelle dolci affezioni , che sembra esprimere il suo gorgheg- giare. Ma il diletto , che i suoni arrecano, allora vc- ramente ha i carat teri del senlimento della bel- lezza , quando piu suoni differenti o in successi- va o in contemporanea schiera toccan P udito. Un tal effetto s' opera in noi, che non ha luogo ne' suoni isolati. Perciocche P organo e percosso cosi , che ciascuna vibrazione fa il suo effetto par- ticolare, e cessato appena quel tremito, che Puna ha cagionato \ un altro se ne produce dalla se- guente alquanto da quello diverso , nella quale vicenda di vibrazioni e di pose Porecchio ha un esercizio confacentissimo. E se i suoni souo con- temporanei, nella stessa unica ioipressione procac- ciano una varieta di gradevoli urti , che i diletti della sensazione moltiplica nelP atto stesso 5 effet- to , che in qualche guisa ha luogo riguardo agli occhi in un' armonica varieta di colori. Se non che cio, che piu diletta ne' suoni, egii e sempre P effetto morale , oude la grand' effica- cia della musica o a destare, o a sopire gli af- fetti. Aggiungi , che i suoni artiQciali si fanno nunzj alP anirua d 1 altri naturali suoni, ed ora le rappreseatano il tuono che scoppia , il mare che mugge, il \ento che fischia , P auretta che mor- 5G PRINCIPJ DI ESTETICA mora, la pioggla che cade, ora il gemito del do- lore o V esclamar della gioja. II suono pero , che piu affetto esprime , piu idee risveglia , piu tocca il cuore, e V umana vo- ce, ove spinta dall' animo levisi ad accenti mag- giori degli ordinarj , flettasi in grate modulazioni, e posi in passionate cadenze. Piu , se accompa- gnisi ad idoneo strumento. Tu provi allora il piu pieno diletto j che siati dato provar cogli orec- chi , il confuso affetto di que' doppj suoni con tutte le loro combinazioni , e quello chiaramente espresso dalle parole. Perche non mi diaraviglio , se al vecchio Gantore di Gona pareva , che 1' a- nima smarrita gli si rinversasse nel seno, quando la dolce Malvina svegliava la voce della corda, e secondavala con V amoroso suo canto. DELLA DISPOSIZIONE DELLE DETTE QUALITA IN UN OGGETTO O DI PIU OGGETTI l' UNO RISPETTO ALL' ALTRO Belli aduuque esser possono ne' sensiblli oggetti i colori, le superficie , le forme, i movimenti, ed i suoni, ma bella principalmente si e la bene ac- concia combinazione d' alcune, o di tutte coteste qualita in un oggetto. Percio bellissimi di tutti sono gli enti umani , ne' quali tutte poono rac- corsi. II che parmi che negli animali mai non avvenga. Gli uccelli del piu bel colorito non sono quelli del piu bel canto 5 non vanno adorne de' piu bei colori le bestie delle forme piu believe il PARTE PRIMA 5 7 raoto serpentlao , forse il piu vago di tutti , e proprio cP enti schifosissimi. E perche la variata unione di qualita belle sia cosi dilettevole, bea e facile a dir la cagione. Che V animo umano potendo per la sua unita molte grate sensazioni ad un tempo in se stesso con- giungere 5 quanto di queste maggiore si e il nu- rnero , e tanto piu intenso e pieno e il piacere ? ch' esso ne prova. Solo allora il diletto puo mutarsi in noja , quando la moUitudine delle impressioni sia troppa , o queste fra di loro duramente pu- gnino 5 nel primo caso 1' animo riraan confuso, e il suo sentire e come oppresso da certo peso , e nel secondo quel contrasto pare, che lo distragga in piu parti , e quasi lo strazii. Ma la dilettevole varieta, oltre che nel nume- ro e nella differenza dclle qualita d' un oggetto, trovasi ancora nella disposizione di piu oggetti P uno rispetto all' altro ; allora la varieta stessa e variata } sicche maggiore indefinitamente ne viene all' animo il diletto. Tal e, chi ben miri, la piu ordinaria condizione de' begli oggetti della natura. Perocche quantunque sia vero cio, che osservam- mo, alcuni tra questi esser belli, ne' quali per6 non iscorgesi varieta , vero e pur noudimeno , che anch' essi trovansi con vaga acconcezza V uno verso dell' altro disposti. Al qual genere di bel- lezza molto conferiscono ie distanze , merce di cui gli oggetti sono abbracciati dalFocchio con certe armonie , che non permette la prossimita} il che 58 FRINCIPJ DI ESTETICA puo avvenir egualmente o se si presentino in pro- spettiva, o se si dipartano gli uni dagli altri , e fuggano digradando. Notero qui , la reciproca convenevole disposizione di piu oggetti avere questo profitto, che coma- nichi ad essi ia particolare una cert 1 aria di no- vita. E cosi come avviene tra gli uomini , che il conversare insieme ne tragge combinazioni d^idee ed espressioni di sentimenti , che da se soli non avrebbono tnai messe fuori , del pari V essere in- sieme piu oggetti materiali fa si, che discuoprauo certi accidenti, che que' medesimi ad uno ad uno non avrebbero palesati. Dove ci si fa luogo a considerare, come la no- vita sia stimata da molti neeessaria condizione, e quasi il fior verginale della bellezza. Peroccbe , dicono , V assuefazione ci rende indifferente qua* lunque oggetto , le cui attrattive dianzi ci dilet- tavano. Pare a me , che il non esser nuovo ua oggetto bello pregiudichi al seutimento, non alia opinione di sua bellezza. E di vero men vivo e il piacere che ce ne viene , tanto perche gli or- gani piu debolmente rispondono alia impressione, tolta quella gentile ruvidezza del primo tocco , quanto perche 1' animo attivissimo ha in un' iden- tica sensazione poco esercizio , ma non riman- ghiamo pero di riconoscere in ess' oggetto quella bellezza, che si ci piacque la prima volta. Laonde un oggetto bello gia noto puo meno piacere, che altra volta non sia piaciuto , ma non e per que- PARTE PRIMA. 5 9 sto men bello 5 perocche attaccate a lui stesso sono quelle qualita 5 le quali cagionano al sentir nostro il dlletlo clella bellezza, e ad esso sempre ne rendiaaio l'onore; il che abbiamo stabilito sin da principio essere privilegiato carattere degli og- getti dileltevoli al guardo e all' orecchio. Quanto sin qui e imperfettamente descritto rende manifesto, esistere ne' sensibili oggetti certe qualita ? che generano in noi un dilettevole sen- timento 9 cui esprimiarno con attribuire ad essi oggetti il nome di belli. Ma se vorremo piu at- tentamente considerare siffatti oggetti , saremo certi, quelle qualita essere di due sorta^ le une appartener verarnente alia materiale condizione di quelli, ed essere del tutto esterne, ma le altre star sotto alP esteriore apparenza, e appartenere piut- tosto alia spiritual condizione degli enti ? che le esibiscono 5 se questi sieno animati, o a certe a- nalogie con cio ? che chiamiamo spirito , se siano pure organici ? o anche inorganici. Per la qual cosa venghiamo ora a notare piu particolarmente questo secondo genere di bellezze 5 le quali sin da principio indicammo dover essere piaciute agli uomini in ogni tempo ? cio sono le bellezze mi- ste del sensibile e dello spirituale. lo le chiamo bellezze d' espressione. Occupano esse il mezzano posto tra le sensibili e le spirituali , e servono come di gradino per salire da quelle a queste. Go PRINCIPJ DI ESTETICA DELLA NATURAL BELLEZZA Dl ESPRESSIONE Lc bellezze d' espressione indicano con P esterno aspetto degli oggetti 5 che ne vanno adorni , certi affetti piu o meno reali , se gli oggetti sono ani- mati , se no illusorii ed appositizii. Per lo che tali bellezze, sebbene si mostrino nelF aspetto, non pero risiedono in esso , ma vi stanno sotto quasi velate dalla faccia esterior delle cose, e la loro a- zione non e, come in quelle sensibili, da corpo a corpo , ma piuttosto da spirito a spirito. Le bellezze, onde ora inlendo parlare, sono di affetti, che riscontriamo nelle cose di fuori per cert' ana- logia, cui queste dimostrano con cio , che noi siamo dentro 5 troviamo in quelle quasi una ri- petizione delle piu care parti deli' esser nostro , una corrispondenza di sentimeuti , e un aumento della nostra vita morale. Che P esterne cose abbiano poter di rappre- sentare con le sensibili qualita gli accidenti spiri- tual , lo attestano tutti gli idiomi , i quali non altro quasi forniscono alia significazione degli af- fetti. fuor che vocaboli traslatati dalle materiali sostanze. Oltre a quanto dissi piu. sopra de' colo- ri , de' suoni , e sopratlutto degli occhi , principa- lissimo strumento della umana espressione , non citero se non taluno di quegli oggetti , i quali porgono allusioni morali piu. cospicue. Vedi ii mare rappresentare V umana vita , le burrasche PARTE PRIMA 61 essere le passioni, gli scogli le avverslta 5 il porto la contentezza; il sereno del cielo servire ad espri- tnere la pura tranquillila dello spirito , le affli- zioni ? le cure essere nubi , o nebbie 9 che la in» gombrano e oscurano ! Le tenebre sono ingrato simbolo dell' ignoranza , o di quella cecita, in cui il soverchio de' vizj affonda la ragione, nientre la luce e simbolo della scienza 5 o di quella cliia- rezza di motivi e di fini ? che la sapienza diffonde nelP animo. II sole fu a molte genti immagine della Divinita , ed e di grandezza , di possanza , di beneficenza ? e quando sul finire del giorno af- fievolisce lo splendor de' suoi raggi sembra ua Sovrano , che abbassi la sua niaesta a conver- sare co' sudditi ; di che Ossian per formare V i- dea di guerriero perfetto il disegna n terapesta in guerra ? e sol cadente in pace *. Che diro della luna ? la quale col blando chiarore della sua luce e col candor del suo volto e immagine di quanto ha 1' anima umana di piu amabile :, di soavita , di tenerezza ? di modestia , d' affettuosa malinco- nia ? Pertanto essa e V arnica de' cuori piu sensi- livi ? e tien compagnia agli infelici. Ella guardava dal cielo , quando la desolata Olimpia chiamava dril lido il fuggito Bireno} ella sorgeva in faccia ad Erminia ? quando P innamorata donna avvia- vasi alle tende latine in cerca del noncurante Tancredi. Taccio dell' espressione di tanti oggctti a noi piu vicini ? del salice piangente ? del cipresso funereo , della quercia costante 5 della canna fra- 6- 2 PRINCIPJ DI ESTETXCA gilc, del giglio intatto 5 della violetta pudica , della rosa, die rappresenta il piacere si con la bellezza del suo fiore , e si con la molestia delle sue spine. DegH animali non dico, perocche ad essi adattia- nio pressocht tutte le moral i vicende. Ma osser- vero , che dove non si sono trovate in natura cose ia.tevolmente espressive di certi falti spiri- tuali, se ne sono inventate di strane- tanta in- clinazione abbiamo a scorgere negli oggetti de' sensi gli accidenti dello spirito. Per tal modo P effica- cia della musica e voluta significarsi con Tiuven- zione delle sirene , che arrestavano i naviganti di- nientichi del viaggio con Tincanto delle loro troci- e Tefficacia della bellezza con la favola delle Gor- goni , secondo alcuni fanciulle cosi avvenenli , che rendevano stupidi i riguardanti , i quali perci6 e- rano detle mutare in sassi; cli'e quello stato da cui tante volte propone d'uscire il Petrarca con quel suo sforzo di spetrarsL Ma chiamando coteste morali indicazioni bel- kzze d^ espressione, rfon intendo io gia, che per esse belli divengano gli oggetti , ne' quali si tro- vano, tna solo, che in questi quelle doti, o atti, o moti , ove V espressione risiede , fanno in noi T effetto medesituo della bellezza ; onde in onta ouasi a! superbissimo giudizio degli occhi corria- ruo a dare ad essi oggetli il nome di belli Che vaghezza hanno nelle forme o ne' colori gli agnel- li? Pure a chi non danno diletto per quella loro espressione d' innoceuza? E egli un bello animate PARTE PRIMA \&$ r asino? Nondimeno ami amo in esso quella pa- ziente rassegnazione , di cui offre V imasagine , e dilettevole ci viene il suo aspetto , massime se lo scorgiamo in atto d' esercitare quella somiglianza di virtu. Ne il bue in se medesimo e bello • si utile , mansueto, e amico dell' uomo; le quali doti ce ne rendono la vista gratissiuna. E se in una scena campestre di molte vegetabili bellezze a- dorna o Puno, o 1' altro non ci vien veduto di questi animali , vel desideriamo a compimento di quella bellezza. Simili oggetti finalmente conten- gono quella vaghezza, che si suole chiamar pit- to resca. C16 , che qui notiamo , giunge qualcbe volta a tale, che oggetti non belli ci si rendano grati per una loro espressione pure non bella. Cotesto suole avvenire, perche io ne rechi un esenipio , di que' siti naturali 5 alia cui vista diciamo : che bell' orrore ! A che dovrassi dunque il diletto 5 che tali siti ci danno? Emrni avviso , che sia dovuto parte ad un vivo esercizio delPanimo, scosso dalla forte impressione di que' luoghi , e parte ad una non so qual minaccia, ch' esce di quelle viste • minaccia che tosto e vinta dal sentimento della sicurezza , onde genera una mestizia 5 che il gaudio occupa prontamente. Ora V attitudine ad esprimere uno od un altro affetto e ? credo io . anche negli umani enti in gran parte la causa del diverso effetto , che fanno in chi li riguarda, quando altri una persona ? p. e. ; 64 PRINCIPJ DI ESTETICA. trova piacente , altri no} perciocehe, come sono varj all' infinito i sentimenti e i rnoti degli animi , uno vi nota espressioni analoghe a qualche cosa, che ha dentro , le quali un altro , che cosa tale non ha , non puo notarvi per alcun modo. Ma cessate le sottiSi ricerche e da dire alcun che di due principali espressioni , che ne' sensibili oggetti sogliono il piu dilettarci , cid sono la su- blimita , e la grazia. DELIA SUBLIMITA La sublimit?! e un attributo di quegli oggetti, che hanno limiti esorbitantemente maggiori degli ordinarj. E chi creda , cotal dote , perciocche ap- pellasi sublimita , consistere principalmente nella straordinaria altezza. A me pare, che la signifi- cazione di un vocabolo non debba stringere entro a brevi confiui un'idea indeterminata. Quale altezza e nella smisurata pianura ? Quale in una progres- sione indefinita di oggetti, che si seguono V un dopo Paltro? Ma in ambedue i casi sublimita esiste. Direi piuttosto , che tal nome deriva dal- 1' effetto, che la sublimita in noi produce, cio e di sublimare le anime nostre. Io dico, che sublimita e una espressione. Si certamente , e non d' altro, che del sommo degli enti , dell' Ente eterno e inflnito. Vedi come la piii antica e la piu sublime di tutte le lingue a S'i oggetti eccessivamente grandi, o possenti ag- PARTE PRIM V 65 glunge il nome di Dio \ e fiato di Dio appella veenientissimo vento > monte di Dio altissima mon- tagna , e il tuono , che romoreggia in mezzo a dirotta pioggia , la voce di Dio sopra V acque ! La qual espressione dell' Ente immenso e agli anirai nostri cagione soprabbondevole di diletto. Perciocche male avvezzo P uman composto a le- vare le ali in alio, secondo dice il Poeta , perche trattenuto continuo in mezzo a' bassi oggetti ter- reni, come prima gli e dato il volo da quelP ap- parenza d' immensita , che gli splende dinanzi , si slancia con vivissime brame verso 1' infinito. E non a caso la chiamo apparenza , perche Peffetto, che in noi produce, & dovuto alia bre- vita delle nostre sensazioni. N6 cio per cagione delPanimo, che immateriale, celeste, non composto di parti, non circoscritto da limiti , non piu grande per aumento, n6 per divisiooe piu piccolo, dotato di potenze nelP esercizio maggiori , nelle soddisfa- zioni inesauste , a quaato di comunicazione giun- ger possa con P infinito spirito, onde ha V origine, non si puo dire •, bensi per cagione del corpo , alia cui frale testura lo spirito e costretto accon- ciarsi , e Irarne quella misura e quel modo di esercizj , che patisce Pordin presente, come piac- que al divin Facitore. II perche quello, che a noi e sublime, ad enti di natura piu della nostra capace non ei, e mentre noi siamo tocchi d' alta meraviglia alia vista della stellata volta del cielo, essi noi sono forse, fuorche alia cousiderazione di G6 PRINCIPJ DI ESTETICA. quegl' innunierevoli mondi , abitati da altri spiriti e da altri corpi. Primario carattere della sublimita e la gran- dezza. Per grandezza intendi ugualmente di mass^ , o di estensione. Le quali e bisogno , che passino di molto gli ordinarj limiti degli oggetti sensibili. E la impressione , che sopra noi fanno , e a lal condizione conforme, conciossiache faccia trapassare alPanima nostra gli ordinarj suoi limiti. Cio , che in essa avviene, se non erro , e di due modi} ella sente la natura sua e quella del corpo , Tuna in- definita , finita P allra} ora in quel primo senti- mento e una indicibil gioja , in questo secondo certo rammarico 5 quasi di sforzo impotente:, raa il primo , come tutto spirituale , soverchiando I' altro il rende gradito. Molto conferisce a sublimita anche la illimitata durazione. II cielo, il mare, una vasta montagna ? e simili oggetti ci sopraffanno con 1' espressione di loro stabilita. Allora il corpo sentesi caduco, P a- nimo immortale. Ma sublime e pure la forza , se superando le consuete sensazioni sembri trasportarci nelP infi- nito. In tal caso solamente, mi pare, con per- missione del signor Burke, e non sempre, come egli opina> la sublimita assume il carattere di ter- ribile , perocche vivo e presente destasi in noi il sentimento di nostra debolezza. E se quest' ultimo ha luogo eziandio nella grandezza sublime , non 6 pauroso, atteso che quella non ha potenza di PARTE PRIMA. 7 farci male } ma la forza opera di prima giunta un cotal effetto, che pare possa volgersi contra di noi ; quell' irapelo ineluttabile ci fa temere per un istante la distruzione, E perche ne place ? Pri- mieramente 5 perche ci aggrandisce Pessere} in secondo luogo , perche sottentra immediato il sen- timento della sicurezza. Un' altra condlzione importante de' sublifni og- gelti parmi essere la semplicita. Se v' abbia varieta di raezzi e di modi, avrai ricchezza , avrai pompa, sublimita non avrai. Debolmente ci muove cid, che vediamo preparato con molta macchina. U animo , come sostanza spirituale , e possente nella unita. La sublimita e piu propria degli oggetti inorga- niei , che non degli organici , percio che all' ente organico sono brevi i limiti e le forze. Non vorro negare per altro, che abbia non so che di sublime, p. e. un aibero grandissitno. E negli animali danno indizio di sublimita per la grandezza V elefante , la balena :, per la forza il leone. Ma negli umani individui , parlando io adesso solo del corpo , cotal espressione non e. Solo allargandone le dimensioni per far la figura umana simbolo d'enti sovrumani, puo quella ottenersi. Ne per altro diedero talora gli Artisti Greci a' lor numi scolpiti forme colos- sali. E senza pure che sieno esibite agli occhi, la sola immaginazione di figure umane cosi aggran- dite puo avere I 5 espressione della sublimita. Allora un cenno del sopracciglio di Giove puo for tre- inare V Olimpo. Anche il Dio vero accomoda per G8 PMNCIPJ DI ESTETICA questo modo alia nostra intelligenza la sua alta possanza. Egli tocca i monti e sfurnano; guarda la terra ed essa trema 5 alza la mano , e dice : io vivo in eterno. DELL A GRAZIA Per lo contrario la grazia tanto non e aliena dalla figura umana, presa nella natural sua gran- dezza, che puo dirsi anzi avervi sua sede princi- pale. Che s' ell' adorna talvolta esseri inanimati , o pure animali, e con aoalogia a qualche cosa d' u- mano. Per tal modo e grazioso il curvarsi, che fanno le spighe del miglio , il piegar delle frasehe al venticello 5 lo svtlto portamento di certi arbu- sti ? le forme di certi flori. Graziosissimi sono gli atti e 1 movimenti d'alcuni volatili e d' alcuni qua- drupedi. I quali aspetti sempre riferiamo a rnoti ed azioni, che nella umana figura viemmeglio si mostrano. Pertanto mentre la straordiuaria estensione dei limiti qualifica V espressione della sublimita , quella della grazia 6 offerta da non so quale acconcezza appunto di limiti. E la grazia un tal modo d^es- sere, o di mostrarsi, o di situarsi di certi og- getti, o di certe lor parti, che piace per quella elegante mutazione e varieta, che induce ne' lor contorni. I maestri in pittura insegoauo, che per fare il ritratto di bella donna e da volgerle il volto cosi, che se ne mostrino tre quarte parti, PARTE PRIMA 69 piegandole un cotal poco la testa 5 affinche, dicono, sia rotta la regolarita delle linee (Hogarth, Analy of beaut.). II quale atto chiamano un' aria di testa graziosa. E Catullo , il Coreggio 5 se puo dirsi , de' Poeti Latini , voleado dare alP atteggiamento amoroso di quella carezzevole Acme la raaggior grazia possibile 5 rappresentala leviter caput re- flectens. Simili modi sovente non durano ? che solo un istante } la grazia allora e tutta in un movinneuto. E un raggio fuggitivo , che ti lascia invaghito d' una presenza desiderabile. Puo aver luogo la grazia in oggetti belli, e in altri non belli. Ne' primi quelle positure e quelle flessloni accrescono la bellezza coo Y espressione, o , se stiasi pure al materiale, con la varieta. Simile e in un bel volto Y effetto del sorriso. Quindi la grazia e una giunta a bellezza. Negli oggetti non belli la grazia scema quella varieta discordata , che spiace, sostituendovi una varieta piu armonica. Tanto puo anche un semplice atteggiamento. Se abbia giovinetta donna troppo lungo il collo , e tu ponila curva col capo ad osservare una farfalla, un Gore, che tenga in mano 5 sara alleviata quella sproporzione, e la graziosa giovinetta ti parra bella. Ma la grazia e un'espressione. Ella non si mostra mai, che non ci narri qualche cosa dell' animo. Al certo V animo nelP istante 5 che atteggia il corpo graziosamente , ha egli in^se, come motore, quel- P atto , che imprime nella sua argilla. Or quale affetto esprimc la grazia? Pare a me y 70 PRINCIPJ DI ESTETICA che qnelii sieno atti, o moti graziosi ? che indicano nelP oggetto , in cui mostransi , passioni soavi. E soavi passioni imprimono medesimameute in chi li riguarda. Che V espressione della soavita sia il proprio della grazia , arguisci da ci6 , che nessur affetto forte si mostra grazioso. Nel dolor grande la grazia svanisce. Quando quella orribile Furie- s' avventa a bellezza , ne altera tutte le fattezze, Ogni attitudine ? ogni geslo, ogni positura non ha que' gradi , che variano la disposizioue delle membra senza turbarla , ha delP estremo , del ri- sentito. E il temperamento delle Grazie e si pa- vido ? che fugge ogni aspetto minaccevole. Ma ben e adorna di grazia la dolce tristezza , quando un non so che mollemente espresso dalPanima move, ed a se conforma gli atti della persona. Spandesi allora sul volto una leggiera ombra di mestizia^lo sguardo languido attesta,che i desiderj delP anima sono di pace ^ smontano di colore le rose delle guancie} i capelli cadono negletti sugli omeri} i passi sono lenti e romiti. O siede tal Grazia sulle rive d' un ruscello , contemplando il non ritorne- vole corso delle acque : o guarda estatica la bianca luna y e pare che armonizzino i suoi pensieri con quel blando lume 5 e col profondo silenzio della notte. Gostei e Eufrosine , la grazia della dolcezza. Gosi negli oggetti inanimati graziosi ci sembrano quelli, che per una loro* singolar espressione in- clinano P ammo ad affetti simili a' sin qui detti. Tali sono le grotticelle muscose , onde spicciano PARTE PRIMA 7 \ vene di limpido umore ? le valletfe rinchiuse fra colli verdeggianti , i gruppi d'alberi, che inora- brano qnalche sito riposto , un fiumicello, che sembra cbiudersi in una svolla , V erbosa riva di un laghetto su Pimbrunir della sera 5 quelle gelide fonti , que' molli prati 9 e quel bosco, dove il me- sto amico di Virgiiio avrebbe voluto consuraare la vita in compaguia di Licoride. Gome della tristezza , cosi avviene ancor della gioja. Mai s' accompagna la grazia a' moti impe- tuosi di un' allegrezza esultante. L'animo cede ad urti 5 che hanno del violento, del brusco , e come fimpliato dal gaudio sforza le dimensioni corporee. Vila Grazia ridono gli occhi ? le labbra sorridono. La sua gioja non e un vento , che seco trasporti >li affetti ? e un' auretta 5 che lambisce il cuore , >nd' esce con soffio lene a serenare la fronte. So- miglia quella letizia, che spande per 1' azzurro cielo non lo sfolgorante sole ? ma il rosato lume delP aurora. Tale i Greci immaginarono Talia, la Grazia delP alacrita e del riso , distinta per altro da quella Talia ? che schernisce chiaramente i di* fetti e gli errori degli uomini , pronta a coprir colla maschera gli sconcj atti del volto} alia no- stra Talia non muovono il riso 3 che pure i piu gentili accident! o deiP ingegno, o delP arte, o della natura^ e il suo piu caro soggiorno e in quelle vergini labbra , che schiudonsi timidamente al primo sorriso amoroso. Espressioni in qualche modo simili a questa Grazia 5 fuori deli' uomo, hanno 7 2 P1UNCIPJ DI ESTETICA gli scherzl di certi animali massime nella tenera eta} il trescare de' venticelli sulle acque 5 a IP a- spetto de' quali » noi diciam ? che ride il mare ?>} il canto festivo degli augellelti al romper del giornoj e con tutti i variati suoi pregj la giocondissima primavera. Spesso non la molle mestizia ? ne la tempera ta gioja, ma la vivacita , il brio, certa spiritosa leg- giadria, alcun che di gajo, e di capriccioso , sono i caratteri della grazia, che o lampeggiano in uno sguardo seducente, o minacciano in uno in- collerito 5 o scoppiano in un gesto improvviso 5 in un cenno ? in un frizzo, dando vita insolita alia persona. Graziosi sono di questo modo anche gli sdegni, le ripulse, e le ritrosie. Cio, che qualifica gli atti di questa Grazia, e una grande disinvol- tura ? una superiority dell' anima, che abbandona alle membra que' segni esterni mantenendo puro il suo sereno. Quindi vivo e P incarnato delle sue guancie, e s 5 invermigliano vivamente i coralli delle sue labbra. La svelta persona poco dura in un' attitudine } volentieri muovesi in dauza ? e spicca salti decenti. Fastidisce costei V altrui len- tezza, o insensibilita, e lo stesso posato contegno della saviezza non Tea grado 5 non gia nimica a virtu, ma cupida, che la virtu sia lieta e vezzosa. Che non fa , che non tenta per variare la uniforme scena della vila V inquieta mobilita degli spirit! di questa Ninfa ? Pertanto ella e Aglaja 5 la piu vispa e leggiadra delle Grazie. Paruii, che a tal PARTE PRIMA 7 3 espressione s' accostino fra gli oggetti materiali quelli, ne' quali domina la luce o gli investa, ed impregni, o schizzi tremando dalla loro superficies que' fiori , che hanno colori piu vivi , tra' quali la regina loro , la rosa :, negli animali poi i piu snelli e variantisi delle membra , quale massima- mente e il cavallo. Or che diro delP amore ? Esso e la sorgente pe- renne di tutte le grazie. Pare , ch' e' modelli colle sue mani quelle gentili positure, e comunichi que' gradevoli moti , in che desse consistono. La gra- zia o nasce dell' amore, o lo genera 5 che nienfce piu domanda ed ottiene affetto, quanto quelle uiolli flessioni, ch' ella da agli accenti , agli Qcehi , ai gesti ed alia persona. Lasciamo stare (che non vo' dir troppo) i vezzi , le carezze , i teneri ab- bandoni delP animo} ond' e che la Madre d' Amore non dilungavasi mai dalle Grazie. Gli enti esterna- mente graziosi pare , che invitino a conoscere piu intimamente quella fonte d' arnabilita, ond'e- scono si gentili apparenze. E promettono affetti durevoli , perciocche inesauribile si mostra quella sorgente. Ma se Y amore, nutrito dalla fervente im- maginazione , e aizzato dalla foga de'sensi, divenga un incendio , che faccia gli occhi ardere , la per- sona tutta tremare , anelare , e uscire in folia dal cuore i sospiri e le tronche voci , allora fuggono inorridite le Grazie, che si nascondono nelle mani il volto alterato dalla paura. Pero ben dissi 5 i miti affetti e soavi essere Ia 74 PRINCIPJ DI ESTETICA sostanza della grazia. Grazioso pertanto £ il p U - dore , al quale solo e permesso infocare le rose e i gigli di queste dive. Certo niente elle piu ab- borriscono della sfacciataggine, e sono titnide ni- xniche alia proterva licenza. Ma vanno sempre o- norati dalla compagnia delle Grazie la modestia , il riserbo , il fino sentimenio del decoro e del convenevole. 11 che fu cagione ad Orazio di chia- marle decenti. Anche niente 6 piu grazioso della ingenuita in un' indole dolce e dilicata. Rimuove ogn' idea di studio e preparazione, mentre tutt' i suoi atti mostransi tali, che nessuno studio, nes- suna preparazione gli potria render piu acconci. Ne' quali T anima si rivela schietta, Candida, ira- macolata. Cid e , die rende si caramente graziose le fanciullette. Per la qual cosa mal si confanno alia grazia i ricercati ornamenti} ell' ama di com- parire simplex munditiis. Simili ci appajono al- cuni oggetti campestri. Sianno cosi tra il rozzo ed il culto , che non possono essere pure un poco uiulati senza discapito. Certi siterelli agresti, av- vivati dalla presenza di qualche innocente animale, certi gruppi , che si formano tra gli abitanti della campagna, certa moudezza d'arredi e di abbiglia- menti \ il zufolo dt? pastori , i mazzetti di fiori delle villanelle appartengono a questa espressione della grazia. Qualunque piu piaccia tra le suddelte comparse, o alcun 1 altra ne piaccia delle tante, che qui non sono , riinarra feroao , essere la grazia riposla in PARTE PRIMA 7 5 atti ed in movimenti. Ecco gll ingegnosi Greci la rappresentarono in tre fanciulle , le quali si tengouo a mano} atto, clie le fa situarsi naturalmeute V una riguardo alP altra in modi dlversi. E gui- dano, secemdo Orazio , i balli delle Ninfe. Di che la danza e eletto aringo alle Grazie, essa , che consiste appunto in atteggiamenti e moti variati e belli. E accompagnala il modular delia Musica , ch' e altro movimento grazioso. Quindi grand' e- sercizio della grazia e pure nel canto , nel quale si danno varj impulsi, piegature, e moti ora ra- pidi, or lenti alia voce. Di grazia in oltre va do- tato lo spirito , quando i suoi pensieri rauove ed atteggia come in positure avvenenti. Che diro de' modi del conversare? In essi piu che in altro e il lenocinio della grazia , perche le maniere belle non altro sono, fuorche atti , moveoze, e an' ac- concia disposizione della persona per variato garbo accettevoli a' riguardanti. Laonde tutto ? che nel Cielo si fa 5 e insegnato dalle Grazie 5 cantava Pindaro. Potrebbe muoversi dubbio , se la grazia vada creduta un dono della natura, ovvero un acquisto dell' arte. Per me stimo, ambedue queste proposi- zioni esser vere. Fiorisce in fatti spontanea la gra- zia in molti oggetti d^ ogni educazione o per na- tura, o per fortuna privati. Ed e quella grazia ingenua, quel nativo garbo ? che tanto piace. Ma puo ben anche V educazione in altri oggetti o giovare le innate disposizioni alia grazia , pre- ?6 PRINCIPJ DI ESTET1CA pararvi eziandio il fondo , da cui germogli, quasi supplendo una dimenticanza della natura. Date ad una fanciulla consuetudini gentili , una leggiadria modesta, una dolce schifilta, il sentimento sottile delle doti piu pregevoli del suo sesso 5 e avrete una donzella , una sposa , una madre ricca di grazie. E la grazia le terra fede piu che la bellezza, pe- rocehe la rendera nuova e varia a cbi leggermente & infastidito dalla uniformita. Ed ella, conforraando sul proprio modello una prole amata, perpeluera il soggiorno delle Grazie sopra la terra. Ho detto di due soli modi d'espressione in par- ticolare 5 ma sono tali 5 che in mezzo a loro, quasi fra punli estremi, stanno altr' espressioni moltis- sime} delle quali formerassi qualche concetto chi voglia discendere dalla grandezza sublime, o ascen- dere dalla soavita graziosa ad affetti miuori nel primo casOj maggiori nel secondo. DELLA NATURAL BELLEZZA. SPIRITUALE Bellezze propriamente spirituali uomino quelle ? che tutte appartengono alio spirito ? ne ad essere sentite e bisogno , che si rappresentino al senso. Amiamo queste bellezze per se senza riguardo agli oggetti , che le esibiscono. Perciocche Panima ha suoi piaceri non dipendenti da quelli de' sensi, ne v' e mestieri , che gli alti interni per parerci belli sieno espressi e come riflettuti da quegli esteriori. PARTE PRIMA 77 Clii si faccia ad indagar col pensicro, quali doti , o azloni spiritual! sieno da prima dovute cliiauarsi belle, trovera essere state quelle, che dooiandano ardire, coraggio, e valore, Queste, percio che piu armonizzano coa la natural vigo- ria degli anitni non affraliti , ne' primitivi teaipi sono massimamente tenute ia pregio; e coloro toccano i cuori altrui con diletto, i quali sanno dar prove di bravura, non tanto le piu gradevoli agli occhi, quanto le piu inopinate e diffieili uella riuscita. Inoltre per la corapassionevole natura decuman cuore dev' essere sembrato bello il respingere da altrui la violenza^ quindi acclamazioni d' applauso aver festeggiato colui, che Pinnocente ed il de- bole avra strappato dalle mani ai malvagio ed ai forte. Sioiiltnente chi avra fatto getto di se per campare altri da imminente roviaa , un mara- viglioso diletto avra recato al cuore de' riguar- danti. Ma dal feroce impero della forza venuti gli anirai nelP obbedienza della ragione, auche le qua- lita dolei, placide, maasuete, ia concordia degli affetti, la temperanza degli appetiti, il sereno della pace, delPordine, il candore della innoceuza, a- vranno cominciato ad aversi per belli , e chi di tali doti si sara mostrato adorao si sara detto avere un' anitna bella. Poscia per lo atntnansarsi delle cupidigie, e il gustarsi de'miti esercizj, salgono ia onore gli studj 7 8 PRINCIPJ DI ESTETICA della ragione , e mettono fuori gli intelletti certe bellezze lor proprie. Una grande verita di nuovo scoperta invaghisce col suo lume gli ingegni:, con- cetti alti ed estesi, capaci di variatissime applicazio- D i 5 pongono in agitazione gli spiriti} la convenieaza, 1' ordine fra le idee appaga la natural indole del- V umana mente •, e una immagine di bello tutta pura e sublime offresi da vagheggiare alle piii no- bili potenze delP uomo Di tutte le quali specie di spiritual bellezza noi troviamo le origin) al di dentro delPaniino, non curando gli eifetti, che la manifestazion loro indur possa nelP esteriore della persona. E coteste ori- gin! souo la sensiiivita, la volonta, e la ragione. La prima, cio& la sensitivita, mossa dalle impres- sion*! , che gli esterni oggetti fanno sui sensi, pa- lesa le ingenite sue inclinazioni} la seconda, cioe la volonta, ha valore di secondare efficacemente , o vittoriosamente combattere queste inclinazioni me- desime-, e la terza, cioe la ragione, offre in se stessa, quasi originarie sue indelebili note, quelle noraie , sulle quali la volonta moderi le dette inclinazioni, per farle riuscire in azioni belle. Pertanto il Bello spirituale egli e d' una condizione composta delle naturali tendenze dell' animo, avvalorate o dome dalla forza del volere , secondo V eterne idee della rettitudine , dell' ordine , e della vera gran- dezza •, le quali rifulgono nella ragione , come un lume della Divinita impresso sulle anime nostre. Ma di queste tre sostanziali qualita delP essere PARTE PRIMA 79 umano riguardo a spiritual bellezza, la piu attiva e possente, la vera operatrice degli atli belli, e la forza del volere : ella da alle potenze tutte del- P uomo quell' irapulso , e vi mantien quel vigore , che ad intraprendere ed eseguire le virtuose azioni 6 richiesto ; ella e la motrice come degli atli tutti delle membra , cosi delP elezioni tutte dello sni- rito } ella ia fine pone la principal differenza tra lo spirito e i corpi. Ubbidiscono questi a leggi indeclinabili , che il materiale universo conducono sin dal primo decreto , onde ha cominciato ad esistere , laddove 1* uman volere per lo contrario e una forza viva delle anime nostre , la quale, uon che sia serva a nessuna legge, puo anzi a tutte le leggi opporsi , e guidare con invitta fortezza il 60ggetto, che muove, a ritroso dell' ordinario corso della natura. Per la qual cosa non e meraviglia, che questa forza spirituale o si esterni con vigorose opere, o in atti interni anche piu vigorosi ed ardui s' eser- citi , ci rechi grande diietto, sicche corriarao ad attribuire a cotesti effetti il nome di belli. Per V e- sercizio di cotal forza 6 bello il coraggio delP in- nocenza, dalla malvagita perseguitata e non vinta, o dalle sventure soverchiata e non franta 5 per esso e bella la lotta degli affetti contra gli ostacoli,roassi- me se i piu profondi sentimenti della natura, Pamor di madre , o quelle d' amante , sieno fieramente combattuti 5 bella la costanza di un animogrande, che tutto se stesso commette ad uno scopo diffi- 8o PRINCIPJ DI ESTETIGA cile 3 ad una meta sublime di valore, di gloria, d' immortality belli sono per esso i conati della virtu 5 quando V uoaio nella solitudine del suo cuore contrasta alia piii veementi voglie per ade- rire al dovere ? e in se medesimo eri^e quasi una rocca di perfezione 5 per lo esercizio iafine di que- sta forza, non dico 10 gia , che bella si faccia , ma perde di sua bruttezza la colpa , se per soverchio di vigor morale V uomo duri contutnacenelleprese risoluzioni, ad onta della congiura , che contro gli desta quanlo e di retto e di buono sopra la terra. Vie maggiormente diletta V uso della forza spi- ritual, allorche ha per iscopo una grande utilita verso altrui , come avviene nell' eroiche azioni della beneficenza. Per le quali ua' essenziale inclinazione delle anime nostre , frutto della sopra detta sen- sitivita , prova un caro contento , cio e la tendenza nel bene de' nostri sirnili ^dolce prerogativa dell' es- sere umano, vincolo forte e soave della social con- giunzione. Pertanto belli ci se rubra no gli straor- dinarj benefizj , le difficili grazie , le possenti con- solazioni } belle le fatiche , le cure, i pericoli , che V uomo incontra per altrui giovamento 5 intanto che fattasi universale la nozione di si begli atti usci quell' assioma bellissimo : pulchrum et decorum est pro patria moru Non vo' negare per altro , che belli non ci sem- brino ancora certi affetti ed azioni , ne' quali cercare la forza del volere parrebbe indarno. Tali sono le PARTE PRIMA Si prove di semplieita, (T ingenuita 5 di dolcezza, cP in- nocenza 5 e per sino , ove noa sia colpa j ma na- tura j la debolezza. Pure in queste condizioni del- P animo ., se io non erro , quello che piu ci dilet- ta 5 egli e 1' opporle che faccianio alia forza.ap- punto siccome stati ad essa contrarj. Perocche co- tal forza, troppo ad ogui uom bisognevole nel di- sordine delle terrene cose t tendendo g!i animi 5 e acremente stinaolandoii . rende vivo in essi il desi- derio di allentamento e di quiete 5 ond' e che , ove altri palesi gPindizj di tale stato, ce ne invaghiamo. Al che si aggiunga ? che verso cosi amabili doti hanno un grato esercizio le piu gentili parti della sensitivita , quelle che inclinano I' uomo a soavi- ta , a benevolenza , ed a cortesia. Cosi pure allorche taluno dimostra un giusto temperamento di spiriti , e come un equilibrio delle interne potenze , piacevoloiente ce ne ammi- riamo, e bella ci pare, come stellato cielo , quella uguale serenita. Net che, se ben vi si guard, i , pi- glia anche sua parte la considerazione della forza , la quale serpeggia per entro a quelP ordine , e ne tiene il governo . Tal e il piacere, che ci danno gli esempj di prudenza , di modestia , di tempe- ranza, di rassegnazione, di mansuetudine, e di co* stanza. Or che diremo della bellezza intellettuale ? EUa pure domanda robustezza di rnente, e non ne so- stiene la luce , se non un forte intelletto. In oltre esige contenzione di studio, e impone alPuooio, 32 PRINCIPJ DI ESTETICA che tolgasi per lei a' piu luslngbieri, o a' piu. ambiti diletti 5 che per muoverne in traccia non per- doni a fatiche, a vigilie. Percio anch 1 essa ha qual- che attenenza alia forza. E perche In fatti cotal bellezza e ella dilettevole ? Se noa perche rende accorto V umano intelletto del suo inaato potere di partecipare alle verita universali e ltnmutabi- li? Le quali, rifondendosi nelle infinite perfezioni diDio si svelano un tratto alPumana tnente ? sic- come lampi di quella onnipotenza ed iuitnensita ? ov' ess' anela d' immergersi. Che se altri chieda per qual cagione a siffatte cose morali e intellettuali, tuttoche si dividano al tutlo da sensibil bellezza 5 siasi aggiunto quel vocabolo stesso , che le dilettevoli impressioni de' sensibiii oggetti avevano fatto a questi attribuire , egli e da rispondere , che per essere le spiritual! i odi divise dalla material condizione, non pero cessa, che deb- bano P aggiunto di belle ad una cotale loro ana- logia con que' sensibiii oggetti 3 che hanno I' espres- sione della sublimita , o che vanno adorni d' una o d' ua' altra bellezza. Gosi gli atti magnanimi ten- gono non saprei quale rassomigliauza cogli oggetti naturali dotati di sublime grandezza 5 i fieri con- trast d'una passione cogli oggetti dotati di forza sublime*, la costanza del coraggio e della virtu con la indeterminata durevolezza di certi altri ; le pla- cide auime e mansuete ci destano la rimembranza di cio 5 che in natura e piu quieto} le rette e ag- giustate da ci6 , ch' £ piu regolare:, e le grandi PARTE PRIMA 83 idee hannocerta correlazione alia estension grande. Per siffatta analogia dunque belle si dissero le spi- ritual! qualita. BELLEZZA SPJRITUALE PERFETTA Ma dai tralti elementari della spiritual bellezza dimostrati sin qui leviamoci un cotal poco alia contemplazione delP intera sua immagine. Al certo di lunga mano diverse e il fatto della bellezza spi- ritual da quello della sensibile. Le qualita attrat- tive di quest' ultima sono una cosa cogli oggetti , che le posseggono } in questi si fermano e termi- nano ; e que' tra loro ? che piu e meglio ne sono forniti, servono d' esempio alP artifiziale componi- mento d' altri ad essi rassomiglianti. Pertanto sif- fatti oggetti hanno un' avvenenza lor propria , e beuche in origine riconoscer la debbano dal Crea- tore di tutte le cose ? cio avviene non di meno d' un modo al nostro intelletto impercetlibile. Per lo contrario le preclare doti ed azioni, le bellezze spirituali ? che negli umani individui si mostrano u non esistono in essi assolute e iaerenti ? si sono una inimediata derivazione dalP eterna sorgente d' ogni virtu. Quella forza del volere in fatli, che abbiatno veduto essere il piu efGcace principio d' ogni azion bella, h dessa altro , o puo essere 5 fuorche una par- tecipazione dell' infinita potenza di Dio ? Di che questa nostra Filosofia de' begli Studj con una sua ragionata conclusione s' iuconlra in quel vero 34 FRINCIPJ DI ESTETICA della Filosofia divina, 1' uomo nella miglior parte di se essere immagine e rassomiglianza di Dio. L' infioita bellczza di Dio ella e dunque il mi- rabile esempio , su cui pel breve modo delle sue forze i' uomo contenda d' abbellir se medesimo. Or la stessa divina bellezza fa di se mostra nel dop- pio aspetto d' intellettuale e morale, secondo cbe alia ragione o al cuore dell' uomo si rappresenta. PERFETTA SPIRITUAL BELLEZZA INTELLETTUALE E quanto al primo di questi aspetti 5 ch' e quel- lo intellettuale^ v' ha egii altro piu degno concetto della Divinita, a cui salir possa P umana raente^ che quello sino ne' piu remoti tempi da Lei medesima proferito : Io sono quegli che sono ? II che accen- tia quasi un centro di luce , onde come raggi si partooo tutte le perfezioni. All' immensa grandezza e sublimita delle quali facendo 1' uomo d' alzarsi, merce dell' astrazione da' limiti delle proprie sue facolla , si rende possente a formare i piu elevati concetti j ch' esprimer possa co' Gniti suoi mezzi} ed e virtu di quelle perfezioni divine ? se nelle opere umane qualche lampo del sublime risplende, qualche cenno dell' infinito , ovvero certo compi- mento e perfezione vi si ravvisa. Come in fatti a tanto potrebbe giungere mortal ingegno ? cosi of- feso per se da ignoranza e da debolezza , se non accendesse nel divino lume la sua facella? PARTE PRIMA 85 PERFETTA SPIRITUAL BELLEZZA MORALE Nell' altro aspetto della divina bellezza, cioe nel morale , rilucono que' perfettissimi attributi della santita , della giustizia, e della bonta. A far con- cetto de' quali dalla scarsa misura, con che esi- ster possono nelP esser nostro, e da dire, che la prima, cioe la santita, sia 1' esempio assoluto della rettitudine nelP operare , e comprenda P aggiusta- tezza de' mezzi e de' fini} specchio di lucidissima purita 5 che niun difetto appanna , niuna orabra oscura 5 la seconda , cioe la giustizia , con inalte- rabile bilancia libri i beni ed i mali, i meriti e le colpe, i premj e le pene, ne da veruno accidente sostenga crollo ; la quale se at corto giudizio no- stroappaja nella dispensazione de' terreni doni meno che uguale , cio non avvenga per altro , che per la bassa mira del nostro acume; la terza in fine, cioe la bonta , sia V indeficiente principio d' ogni vero bene, e da se, come da inesausto tesoro, versi tutte quelle largizioni , che possono felicitare P umana sorte, esistenze, facolta , grazie , pietosi atti d' aoiore , d' indulgenza , di obblivione. Che se, qualora nelP imperfetto del sentire e del fare umano noi vediamo risplendere alcuna luce di san- tita y e levar P uomo ad eterea purezza le sue at- titndini , ce ne gode P anirao per lo innato amore a si raro pregio \ se,quando nelle sue triplici at- tenenze questo esser nostro cosi disponsi a giustizia ^ 86 PR1NCIPJ DI ESTETICA clie renda a Dio 5 agli uomini , a se commlsura- tamente ogni loro dritlo , certo dolce contenta- inento appaga il nostro intelletto} se quando infine ci vengori veduti i magnanimi fatti della bonta , della compassione, della liberalita, della clemen- za ? o udiamo benigno giudizio delle altrui a- zioni , o scorgiamo segni di quel disinteressato amore 5 che pare informi di sua dolcezza certi anion eletti, ci sentiamo presi d' ammirazione, e come attratti verso enti di si care doti ador- ni : qual esser deve il pensiero e V affetto no- stro meditando queste frazioni della ;moral bellezza accolte in quella divina Sostanza , che tutte con inaiterabile perfezione le possiede 1 E quale tro- var possiamo altra via o di procacciare a si pre- gevoli doti in noi stessi il maggiore aumento 9 o di rappresentarne anche in oggetti esterni per arte una efficace e sublime immagine? C0NT1NUAZI0NE DELLA BELLEZZA SPIRITUALE PERFETTA Ma perciocche le cosiffatte bellezze nella divina Essenza considerate hanno non saprei quale astrat- tezza, che il tardo volo de' nostri ingegni le ag- giunge penosamente , bello sarebbe, che nello es- ser nostro ne stesse impressa non una languida e divisa immagine ? si una perfetta ed intrinseca : alia quale guardando , per la similitudine della na- tura, men dalla lungi movessimo a conformarvici. Oh quanta luce di divini consigli adombra qui la nostra Filosolia! PARTE PRIMA 87 Allor che invaghito della perfezione del moral b«llo quel mirabile intelletto dl Plalone divisava r intera idea deli' uom giusto , ponevala nello es- ser si fattameote coudizionato per esqnisita virtu , che essendo giustissimo paresse ingiusto, sino a sostenere dagli empj ignominiosa morte fra' tor- menti (Plat. , Delia Repub. Dial. 2). Orsu tale idea , dalla mente del Filosofo cosi abbozzata , al mortal lignaggio mostrossi nella verila di uua reale esi- steuza, non pur concepita , ma effettuata dalla Sa- pienza stessa di Dio. Di che seco addusse quella superiority d 1 eccellenza , che e nello infinito verso il finito. Della quale venir mostrando P incomparabile bel- lezza , e propriamente divina sarebbe umq svolgere cio, che di piu eccelso e in ua di piu accoDcio all' umau difetto , trasse de 1 suoi tesori , e amoro- samente permise all' uomo V onnipotenza di Dio^ proposto , a cui non s' innalza il mezzano tenore de' nostri studj. Per noi basti lo stabilire , che ogui piu vera e rara perfezione di spiritual bellezza o cerchisi in pensieri od in fatti , o si guardi alio sfoggio di uq' indefioita possanza o alio splen- dore d' una somma sapieoza o all' effusione d 1 ua amore immenso , o amisi 1' armonia delle azioni piii rette o il sublime delle risoluzioni piu gcne- rose, e ammirar si voglia nel pieno possesso d'ogni bene il getto di tutto e di se , o si desideri trarne 1' acquiescenza dell' intelletto nella verita il nutrimento del cuore colle affezioni o il reggi- 88 PRINCIPJ DI ESTET1GA mento della volonta sugli esempj , o bisogni la umanita di sostegno alia sua debolezza o di scudo alia sua innocenza o di consolazione alia sua mi- seria, ossia che le interne lotte esigano costanza o le fiere dogli'e del cuore rassegnazione o P es« terne contrarieta il pi u difficile de' coraggi la pa- zienza , tutto cio , in grazia di che ogm moral atto possibile e o puote divenir bello , tutto in coteslo divino Esempio , come in sua nativa sede , riposa. COME PASSI NELLE IMITAZIONI DELLE ARTI BELLE Ben so, che saranno alcuni , i quali si mara- viglino di questo ritratto della bellezza spirituale, come avente non so che di proprio piuttosto alia scienza delle divine, che non a quella delle umane cose, e tra queste delle piu vaghe e allettanti , come sono gli studj, che governa V Estetica. For- seche, diranno, le Art! e le Lettere belle pigliar debbono a soggetto delle imitazioni loro cotal bellezza ? Quel divino tipo potra bene esser norma al merito degli atti ed affetti umani , non polra ai gradi di quell' affetto , che con questi si vuol destare in altrui. Al contrario sappiamo, un tale affetto essere non di rado mosso da passioni , e da fatli non conformi alia rettitudine , a segno che iusin le azioni viziose , o disordinate ne piac- ciano , se molti accidenti conferiscano a renderle straordinarie. Di simili guise e P intento , che si propongono le Arti nelle composizion loro, non PARTE PRIMA 89 gia quella disperata perfezione , onde P ioimagine aacor bellissima ci riesce fredda. Alia moltitudine delle ragioni , che concorrono a risolvere questo nodo ? e bisogno far luogo con ordinata induzione. E tolga, la prima cosa 3 Iddio , che il carattere cli divina stremar possa punto nulla delP oppor- tunity e convenienza di cotesta bellezza spirituals Ha egli persona che ignori 5 a qualunque ricerchi nelP uman essere venir discoperti evidentemente quegli attributi ? che lo congiungono al suo Crea- tore? Puo egli trovarsi nelP uomo o altezza di pensiero, o forza d' affetto , o vigor cP atto ? di cui non sia in Dio la originaria virtu? Ha mai luogo in esso un gagliardo impulso, un' energica scossa delP animo 5 che non lo levi come di terra per lanciarlo nelP infinito ? Posta in salvo la qual verita, di versa cosa e lo stabilire qual sia il perfetto tipo della bellezza spirituale, dal porre questo tipo ad immediato mo- dello delle Arti imitative. La prima di queste cose s' e da noi tentato d' eseguire sin qui} ora pro- cacceremo mostrare dentro a quali termini possa farsi luogo anche alia seconda. I grandi fatti raorali, ond'e capace P umanita, le illuslriazioni degne di poemae d' istoria, anzipure tutti i sentiraenti e i concetti, abili ad essere dalle Arti degnamente espressi, per appartenere, quanto £ bastevole, a quella spiritual bellezza, che divisammo , non £ gia mestieri, che ad essa direttamente si riferi- 9 o PRINCIPJ DI ESTETICA scano, e tutti vi si conformino. Souo in se stessi pro- ve di quel valore , ch' e nella nobile soslanza anima- trice del mortal corpo, e rendono ua' iaimagine, tultoche imperfetta, deli' infioito valore dell' Ente perfettissirno , che la cred. Ossia pertanto che V efficacia dalPimitatore cercata uscir debba dal- P attraltiva di certe doti . o dalla grandezza di certe azioni , o dalla forza di certi contrasti , o dalla gravita di eerie sveniure , anzi pure dalP a- trocita di un' indole feroce, d' un orrendo misfatto, chi non vi scorgera o V ottimo effetto, o il tre- mendo abuso di que' preclari caratteri, da chi altri nelP uom venuti , se non da Dio? Per le quali cose in generate diremo, che gli imitativi compo- niraenti, ad essere, quanto e dicevole, consentanei alia perfetta spirituale bellezza, assai sara, se nulla conlengano, che le contrasti, o la disonori. Sopra il quale requisito della bellezza spirituale dalP uomo cercata con P arte , cio e , che non isfregi Pincorruttibil bellezza delP eterno Esernpio , e mestieri insistere un cotal poco, perocche udimoao qualche timido intelletto crederne incapaci le no- stre Arti. E qui m' e acconcio avvertire, che non preoccupo io gia con tali ricerche il trattare della bellezza artificiale , posta a soggetto della seconda parte di questi Principj} imperocche parlo ora delle Arti, non riguardo al modo de' loro esercizj, che sara la materia della detla seconda Parte, ma riguardo a quella bellezza, che pigliano ad imitare. PARTE PRIMA 91 CHE LE ARTI BELLE NON SONO ESSENZIALMENTE ISTIIUTTIVE j MA DILETTEVOLl Adunque e degno che siconsideri, le Arti imi- tatrici non essere ministre del Bello spirituale agli uomini per via d' ammaestramento^ cio spetta alie scienze morali} ma del diletto. Ora se questo di- letto sia innocente, basta 5 perche le imitazioni ? che lo recano , s' abbiano a stimare lodevoli e non degeneri dal sommo Bello. Un diletto cosi fatto, intanto che nobilmente esercita quelle po- tenze, di che il Great ore fa largo alP umana stirpe, prepara eziandio git animi ad accogliere in se medesimi una piii perfetta bellezza, depu- randoli, affinandoli , e facendoli schivi del brutto 5 che sono il disordine e il vizio. Bensi per P op- posto se quel diletto non sia innocente , gli arti- fizj, che lo procacciano , devono riputarsi indegni dello spiritual Bello. Cio avviene, p. e. , quando il disordinato amore e rappresentato per bello da Poesia 5 ovvero V amor fisico e vivamente dalla Pittura rappresentato , e simili. Cotal sinistro per altro forseche dee attribuirsi alia impossibilita di confortnare per veruna guisa i vaghi lavori al perfetto spirituale Esempio ? No certamente. Ma m bene alia torta e manchevole esecuzione delle Arti stesse, le quali non seppero cogliere quel punto, con che allettare la sensitiva parte delPuomo senza offenderne la divina, e stettero paghe al

e egli da fare si gran caso di cotal vanto delPArte, che pospor gli si debba la natural verecondia? Bel vedere in fatti la Venere detta pudica , e le Grazie tenute vergini, svergognatamente ignade ravvolgersi nella piena luce cosi, che sembri arrossirne il marmo ! Che poi parlandosi di persone umane, non d'enti sopra natura , rappresentate per iscultura , certl personaggi attesa la celebrita loro abbiano conse- guito d' essere considerati, non piu come uomini particolari, si piuttosto generali immagini della un.anita, e quindi d ? ogni civil convenzione si ten- gano sciolti, cio mostrera la convenienza di un universale e costante costume del vestirli , ma non gia quella del rappresentarli ignudi. Tutto cio , piu che della Scultura, e da dirsi , nel che tutti convengono , della Pittura. Essa , che la merce de'colori puo far raostra d' ogni allettamento della realta , e nel tempo stesso piu evidenti rap- presentare le circostanze tutte degli oggelti, ne abbisogna , ne dee servirsi del nudo piu, che il ragionevol corso delle umane cose consenta. Ch' e- gli e mirabile contraddizione a volere , che i pint! personaggi perdano sulla tela quella verecondia, che custodirono nella vita, e per arbitrio del- 9 6 PRINCIPJ DI ESTETICA V Artista cosi 1' uno all' altro si rappresentino, come per gentilezza di costume avrebbono abbor- rito di fare. Ma peroccbe quest' uso delle Arli belle tragge la origine principalmente dalla Greca mitologia, parmi domaudino aver qui luogo alcune consi- derazioni intorno a questa. DELL A GRECA MlTOLOGlA RISPETTO ALLE ARTI MODERNE La tendenza deli' umana gente nella imitazione e cotanta , e nel fatto poi delle leggiadre disci- pline e costei cosi principale maestra all' ingegno, che P uomo abbandonasi del secondarla ancor cie- camente. Or posciache da un popolo maraviglioso fu trovata , e trasmessa a noi la perfezione di tre d' esse Arli, cio sono PArchitettura , la Scultura , e la Poesia , come s'imita la guisa del Greco ope- rar nella prima ( il che dicevolmente puo farsi ), e cosi fassi nelle altre due con uieno intero con- siglio. Le azioni in fatti e le persone della Favola ? che ne' moderni tempi si rappresentano dagli Ar- tisti, farebbono, io credo, stupire , se veder le potessero 5 gli uomini stessi di quelle eta , in che avevano vigore cosiffatte invenzioni. I quali in esse £ abbattevano ad enti concepiti per veri , e di qualita superiore alia mortale, onde non so che di divino a quelli apponevano 5 laddove nelle isni- tazioni nostre nulla riscontrare potrebbero > eccetto PARTE PRIMA 97 una servile e meschina aridita delle fantasie, che copiano, perche non sanno inventare. E notisi , che rappresentare ne' moderni lavori le pagane divinita tragge seco di forza eerta im- perfezione, stando anche solo nelle ragioni del- V Arte. Perocche gli Antichi ponevano nelle im- magini di quelle certa non so qual espressione di quiete sublime, contrassegno di lor beatiludine, la quale, divenendo iusignificante attribulo in sog- getti di nome vano, fa si ,che ripetute da noi quelle immagini ci appajano fredde, e senza espressione non che di divinita, ma di vita. Che se per contra- rio, affine di consentire ai tempi, vogliano dare i moderni alle figure de' geutileschi numi un' e- spressione d' affetto anche verso di noi efficace, forza e, che li discendano da quella serenita , che era pur benacconcia agli abitatori dell' Olimpo. E, cio che riesce in peggio , forza e , che rendano il libero mostrarsi di quelle, non piii celesti, per- sonespettacolo basso ed impuro:, perciocche mentre la nudiia loro ti dovrebbe venire rispettabile per lo esser divine, ecco che quella espressione di uno , o d ? un altro affetto te la fa venir seducente per lo parere umane. II sin qui notato e da intendere della Scultura e della Pittura: or qualche cosa diremo della Poe- sia. Che le favole mitologiche , come macchina 3 o sovrannatural mezzo d' operare straordiuarie cose, non possano introdursi tie 1 moderni poemi, sem- bra impossibile ad esistere persona , che lo contrasti. TALIA 9 efi PKINCIPJ DI ESTETIGA So!coS PRINCIPJ DI ESTETICA non di altri dedotti da una sublime virtu e da concetti cash. Che ivi basta il freno delP arte u- tnana, la quale e tutta di convenienze nostrali , qui vuolsi il magistero della sapienza, che tien del divino. Senza che quelle medesime facolta, che si richieggono nelP Artista al maestrevole operar nelle Arti, quelle gli dlfficultano il serbare intatto il puro idolo della spiritual bellezza 5 perciocche quasi trasportato dal fervore della immaginativa e dal pendio del cuore corre alia lusinga de'sensi e al fascino delle passioni. Che diremo adunque? L' Arte debb' ella cessare di tenersi volta a cio , ch' e veramente grande, lodevole, e bello, perche meuo gradito ne riesce il pregio, o piu difficile il conseguimento ? E dove pochi esser dovessero i perfetti estimatori di opere per siffatto modo ese- guite, saranno per avventura da lasciare i pochi, e da seguire la volgar gente? DXVERSI ASPETTI DELLA BELLEZZA SPIR1TUALE Ora innanzi ch' io cessi da questo soggetto del Bello spirituale parmi da avvisare in passando i diversi aspetti, in ch' esso si mostra nelP uomo. Perocch6, oltre a quegli originarj tratti, che sul principio ponemmo , eonformi al progressivo inci- vilire de' popoli , havvi una spiritual bellezza pro- pria delle eta degli individui. Nell' infanzia la in- nocenza, e i barlumi dell' ente socjevole, ragio- natore, e immortale^ nella giovinezza lo schietto PARTE PRIMA 109 candore degli animi, il professato amore del Bello e del Sublime, la tendenza vivace nello indefinito, P alterezza dell' ingegno confidente, la vigoria de- gli affetti ? pero bisoguosa di freno^ nella virilita la fermezza delle risoluzioni, la maturita del con- siglio , la certezza de' generali principj , il domi- nio degli affetti , la circospezione de' reggimenti , la perizia delle cose e degli uomini:, nella vecchiezza il senno, la soavita , la noncuranza de' nonnulla di questa vita, la tolleranza , la quiete, e i raggi della speranza, che indorano P avvenire celeste, piu lieti ancora di quelli , che Delia giovinezza indorano quello terreno. V ha uno spiritual Bello de' sessi: del maschile il vigore della mente e del corpo 5 del femminile la dolcezza , la grazia^ d' ambedue la virtu. Un Bello delle condizioni : la rassegnata pa- zienza, P amore della fatica, la semplicita dei voti, e de' diletti ne' poveri 5 la beneficenza , P attivita , la convenevole splendidezza ne' ricchi} P affabilita gentile, la gravita soave ne' nobili e negli autore- voli} ne' mediocri il decoro e !a conservazione dei giusto mezzo:, negli infirm P obbedienza, anzi che servile, amorosa^ e per cessare ogni ulterior di- visione in tutti gli stati la fede e la rettitudine. E v' ha una spiritual bellezza della famiglia. La quale e un piccolo Stato, che contiene in iscor- cio le condizioni della geuerale felicita , P autorita da una parte, la obbedienza dalPaltra, e porge no PRINCIPJ DI ESTETICA alleviamento a' mali e incremento a' beni della vita per la scambievole carita. E una bellezza civile, quando le leggi sante, salde, fondate sopra quel priniitivo modello delle naturali correlazioni messe negli uomini da Dio, conferiscono a procacciare all' umanita il piu in- tero conteutamento de' eorpi insieme e degli a- nimi , e compongono cosi quella pubblica » tra- gedia , formata tutta d' iraitazione di bellissiroa ed ottima vita » , a cui non voleva Plalone, che recassero offesa certe poco morali iragedie dei Poeti ( Plat. , delle Leggi , dial. VII ). Ma tolto a considerar l'uomo staccato da ogni particolare riguardo, non e da por dubbio, che per quanto splendore niettano le occasionali prove di straordinarie virtu, la sua piu propria spiritual bellezza non consista nella costante conformita al divino Esempio da noi accennato. Questa, intanto che porge la migliore disposizione alle azioni grandi ed eroiche , niantiene con bella acconcezza quegli abiti virtuosi, che ad ogni stato di vita conven- gono. Orala virtu di tale conformita ella e questa, che Puomo le sue potenze cosi governi, ch'e- sercitata ciascuna convenevolmente alia propria at- tidudine eon le altre tutte cospiri alia possibile perfezione dell' uman essere^ sicche a somigliauza di valente scultore accostando di di in di il sot- toposto lavoro, che non e altro da lui medesimo, al perfetto tipo della bellezza spirituale, ottenga di ritrarne in se, il piu che possa, la somiglianza. PARTE PRIMA i « i CONCLUSIONE DELLA PRIMA PARTE E queste considerazioni pongano fine al discorso della natural bellezza, soggetto troppo piu nobile e grande, che non possa trattarlo la rozza mia penna. Ma valga a scusare P imperfezione del poco, che qui e detto , P inesprimibile attraltiva del molto , che a questi fuggitivi cerini sta sotto. Certamente Pimportanza di tal trattazione non pud ad alcuno venire ia dubbio. Che la bellezza ha potere d' in- clinare a lenita ed a dolcezza gli affetti e i voleri delPuomo, di volgerlo a spcievol concordia , d'in- namorarlo della convenienza, del decoro, delPor- dine, rendendolo schivo d' ogni sconcezza e tur- pitudine^ perocche gli esterni suoi lineamenti sono conformi a quelli interni della virtu. E chi porti P ingegno e P animo modellati sulle proporzioni di lei ? non pud fare che non isdegni V eccesso insieme e il difetto , il torto , il disordinato , la malvagita, la durezza , con tutti i tristi germogli della corruzione e del vizio^ ivi solo cedendo alia forza di smisurati impulsi, ove sia scorta a sublimi affetti 5 e prestanle indizio di una condizione ce- leste. Oh bellezza , nel fuggevole corso di questa vita consolazione a' mali, ond' e travagliata la umanita! O sia che in isplendido aspetto ti mo- stri negli spazj azzurri del cielo , o sia che varii la faccia della terra con eminenze 5 con pianure 5 con acque, e P adorni di piaute, d' aniraali ? e di ii2 PRINCIPJ DI ESTETICA, PARTE I uomini, o rida a' sensi, o alPintelletto , od al cuore, tu se'in ogni supposto un dono del Cielo , e il sentimento di tua esistenza e una delle piix preziose prerogative delPumana famiglia. Fortunati coloro j che con la finezza degli organi , con la dilicatezza delPanimo, e cou 1' acume delP inge- gno sanno trarre dalla contemplazione del tuo vollo un ineffabil diletto} piu fortunati, se, per- cossi la mente dal divino tuo lume, sappiano im- prjgionare un tuo raggio in qualche lavoro im- mortale ! FINE DELLA PAllTE PRIMA PARTE SEGONDA DELIA BELLEZZA ART1FIGIALE Avvegnache la bellezza nelk prima Parte con- siderata sia da dir naturale per contrapposizione a quella , che da uraano artifizio tragge P esistere, pur non di raeno giova avvertire, cotesta denomi- zione di bellezza naturale in pin d' un senso es- sere inesatta. E primieramente grande capacita 6 bisogno concedere a quelP aggiunto naturale y af- finche comprender possa la perfetta spiritual bel- lezza, la quale , come mostrammo , non propria- mente nella natura 5 cioe nelle create cose , ma nelP Autore della natura risiede. Indi , parlando pure di cose create, sicconie passano sotto il nome di naturali, oggetti 5 che veraceraente a noi si mo- strano quali sono nella nativa loro esistenza, cosi altri con lo stesso nome si chiamano , ne' quali la mano delP uomo ha indotto certe mulazioni e mi« glioramenti. Al primo ordine, p. e. , appartengono il bellissimo azzurro del cielo e del mare , la dolce verdura della campagna , le forme e gli splendori degli astrij le figure, i colori, ed i movimeuti i '4 PRINCIPJ DI ESTETIC1 de' vegetabili e degli animali durati nello stato lor primitivo^ ma spettano al secondo i piu begli ani- mali domestici , le piante coltivate o si piglino in« dividualmente, o nella loro seambievole disposi- zione> e piu che altro spettavi la umana spezie. Certo e grandissiraa la differenza dalP uom so- ciale al selvaggio. Che mentre la sieurezza e faci- lita delP esistere gli danno agio a curare il suo corpo, resi dalP agricoltura e dalle altre arti piu blandi e gustevoli gli alimenti gli fanno morbide le carni ? liscia la pelle , fino il colorito, puri i con- torni} e mentre ogni maniera d' industria concorre a rendere riposato e bello il vivere de'cittadini, le umaae e modeste passioni sostituendosi alle bru- tali e feroci ingentiliscono in un coi costumi i gesti delta persona , gli atti del volto ? e il lin- guaggio degli occhi } cosi ? ne altrimenti , ottien V uomo il compimento di sua natura , e sale a quel grado di onore , che negli ordini presenli gli e fisso. Vero e bene, che la bellezza per questi mezzi olteuuta o sia nelP umana specie , o sia pure in quelle degli animali e de' vegetabili, puo chiamarsi tuttavia naturale ^ perciocche 1' uomo riesce in tali miglioramenti seguendo gli avvisi della sua pro- pria natura 5 ma passa, parmi , un notabil divario dal rimanere gli oggetti immutabilmente belli per le primitive naturali leggi al divenir tali in pro- gresso di tempo per altre leggi secondarie, onde da la natura V accorgimento , e permette P esecu- PARTE SECOND A u5 zione all' uomo stesso. Cio forciia come un grado intermedio fra la natura e ¥ arte. Checche pero sia di questo, in qual modo con- ducesi V uomo ad eseguire si fatti miglioramenti? S' attiene egli a qualche cosa di stabile , ad un modello , od esempio , che abbia in sua mente , al quale venga conformando gli oggetti , secondo che nel genere loro possono ciascheduno a quello meglio agguagliarsi ? SE l' IDEA DELIA BELLEZZA SlA l^NATA. NELL** UOMO Siffatta quistione gia noa pud nel caso nostro esser inossa, se non riguardo al Bello sensibile. Perocche delP eccellentissimo tipo della spiritual bellezza, del ritrarre, che fanno da quello per ne- cessity di natura gli affetti e gli atti degli uomini , e della perfezione negata a questi, ove a quello non si conformino , nella prima Parte e discorso cosi, che a ragionevol dubitazione non sembri rimaner luogo. Rimane adunque che parlisi di bellezza sensibile. Or si ricerca, se come neli' e- terno intelletto di Dio esiste ¥ originaria idea d' ogni creato Bello , cosi in quello ancora del- ¥ uomo esista una forma, un modello di quegli aumenti di bellezza, ch 1 e r vien ponendo da se nelle cose, che toccano i sensi. II dire, che risieda nel- P anima umana nato con essa un ideale esempio di perfetto material Bello, egli sarebbe un dare all' esistenza delle idee innate la maggior estensione nG PRINCIPJ DI ESTRTICA possibile} sarebbe un premeltere al!e sensazioni cio , che si pare debba piuttosto seguirle } dache un esemplare della sensibil bellezza non potrebbe esistere nella tnente , se non composto di quelle linee, colori, e forme , die negli esterni oggetti si Irovano } sarebbe un supporre unica ed univer- sale una norma , che secondo le diverse specie degli oggetti conviene esser diversa. Ma negare per al- tro, che le belle proporzioni degli oggetti sensi- bili si ragguaglino a quelle norme di convenienza ^ d' ordine, e d' armonia , che porta in se, quasi proprii elementi , la nostra ragione : negare, che la sublimita, o la grazia dell' espressione, ambe- due prese nel loro piu ampio significato - destino nella nostra sensivita la coscienza delle sue innate attitudini o divine, o sociali ; ci6 sarebbe contrad- dire alia piu degna e discreta stima delP esser no- stro , e sottrarre noi a noi stessi. Pertanto non mi guardero d' asserire, nelle condizioni essenziali della nostra costituzione esistere, non il preformato esempio della sensibil bellezza, ma bensi que' cor- rispettivi elementi 5 a cui i caratteri di quella rispondono 5 e nella unita del principio spirituale quasi il punto centrale della loro armonia. SE VI SU NELLE CREATE COSE BELLEZZA PERFETTA Ma cotal bellezza, che o per se stessa , o per umano miglioramento le create cose posseggono , e ella mai tale , che debba dirsi perfetta , tutte PARTE SECOND A 117 in s£ accogliendo le doti , che compiuta la ren- dano? Quali queste doti sieno nella prima Parte £ notato. Or prendiamo a considerare quell' og- getto, che in se stesso aduna la maggior copia e la miglior perfezione di qualita belle sensibili 3 niuna in pari tempo escludendo di quelle spiri- tuali , e vediamo se in esso esista un reale esem- pio di perfetta bellezza ; tale e la donna. Ad aversi un modello eccellente di femminile bellezza si vorrebbe vedere unite in una donna sola le forme tutte le piu. perfette, quelle, cio& , che essendo per se bellissime ? valessero a comporre congiunte insieme una total forma e figura la piu armonicamente bella , che dar si possa. Sopra que* sta struttura compitissima esser dovrebbe distesa la piu bella superficie, a cui la finezza del tessuto procacciasse una morbida levigatezza. Le superfi* cie hanno leggiadria da' colori } percio il candore piu puro dovrebbe dove dominar solo 9 dove av- vivarsi con delicate gradazioni nel piu dolce ver- miglio. Che diro de'capelli , delle ciglia , degli oc- chi ? delle labbra , e de' denti , che accordarsi dovrebbono cogli anzidetti pregj per colori, per forme , e per superficie ? Ma questa bellezza e passiva 5 inerte, e la raedesima sempre 5 ad ani- marne, a variarne le attrattive la mobilita e ne- cessaria. Quindi i vezzi, le grazie ? e il piccante diletto della novita. Se non che un cotal pre- gio e questo della mobilita , che in se medesimo porta la necessita del distruggersi , e mentre piu »i8 PRINCIPJ DI ESTETICA lo string! e passato. II piu bello dei movimenti , o atti , o flessioni , o positure cedera troppo pre- sto il Iuogo ad altri men belli , e tu te ne starai deluso accusando quel fuggitivo raggio. Per la qual cosa il bellissimo oggetto , di cui par- liamo, avendo mestieri per la massima perfe- zione di sua bellezza di tale', o tal altra movenza fra tutte la piu leggiadra , ripeter dovremo col nostro Pelrarca : » cosa bella mortal passa , e non dura 5>. Ora suppongasi colto nel piu bel punto , nel piu belP atto questo miracolo di belta femmioile, certo e , che potria farsi migliore , se tali accenti ne uscissero, che dolcemente toccassero i nostri orecchi. Perocche ambedue i sensi del Bello avreb* bero allora il diletto suo. E il parlare abbellirebbe cogli acconci movimenti la bocca , e ispirerebbe in tutto il volto col significato delle parole quasi un soffio di vita. Che la umana avvenenza ha meno la piu efficace sua dote , se manchi d' espression-e. La quale e doppia , dico dell' ingegno e del cuore. II perche e d'uopo supporre quella sovrana bellezza , che descriviamo , dalla natura dotata di perspicace intelletto , affinche brilli negli occhi il lurne del- P ingegno ? e n'escano gli sguardi espressivi del- P attenzione , della curiosita , della rimembranza , della previdenza, e della sublime contemplazione. Priva d' intellettuale significanza potria taluno so- migliar la bellezza a quella maschera , di cui di- ceva la volpc: o quanta species cerebrum non PARTE SECONDA 119 habet! Non istaro a dire delP intensita e forza, O della finezza e soavita degli affetti , che sariano dovuti esprimere dagli occhi ; basta , che il no- stro perfetto esempio di bellezza trovar dovreb- besi in una tal condizione delP animo 5 che desse alle doti tulte dell' avvenenza seusibile la piu ef- ficace moral espressione 5 e in un la piu. confacente. Ma di questa espressione egli e forza dire cio stesso, che de' movimenti ? ch' ella non saprebbe esser durevole 5 sicche non lasciasse dopo di se la tri- sta ritnembranza d' una perfezione troppo presto fuggita. E da notare per altro 5 che a cotesto difetto della belta 5 ch' e di non poter esistere tutta in un tratto 5 supplisce negli umani oggetti la suc- cessione , merce della quale quel compimento di belle doli , che tutte in un punto o non palesano mai , o forse solo un istante , palesar possono a parte a parte } anzi altri direbbe per avventura ? questa varieta cosi succedentesi aver vantaggio da quella ch'e tutta in un punto:, perciocche e cresciuta da novita, e tiene V intelletto in una grata sospen- sione ; il quale nel raccogliere poi le parlicolari vaghezze gode di esercitare la sua virtu 5 e 1' ani- mo ne ha quasi un frutto di compiacenza } e ag- giungerebbe, che nel supposto ancora della bel- lezza compita un certo spazio di tempo e sempre da permettere alio spirito per distinguere V una dalP aitra quelle particolari avvenenze, che V og- getto adornano } tale anzi essendo la condizione lao PRINCIPJ DI ESTETICA de' begli oggetti , che quanto piii si considerano e (anto migliori e novelli pregj mettano fuorij dimodoche V intero effetto della bellezza in qua- lunque caso debbasi tenere composto di parziali effetti successivi. Ci6 tutto e vero. Ma vero £ pure, che questo fatto dee attribuirsi alia mente , la quale a grado a grado si vien godendo quella bellezza, non al- P oggetto, in cui questa trovasi , che ad esser detto compiutamente bello forza sarebbe , in se tenesse tutti ad un'ora e durevolmente que' gradevoli at- tributi , che tale renderlo ponno 5 sicche al solo vederlo tulti si scorgessero in quello, quasi pro- prio suo indivisibile possediraento , n& si potesse rapirgliene senza scemargli alcun che dello stato suo naturale. Perocche le vaghezze , che avea mo- strate e non mostra , gia piu non esistono 5 le quali se torneranno un tratto ad esistere e sa- ranno alcun poco diverse , e non lascieranno ve- stigio di se al par delle prime. Laonde mi sera- bra poter conchiudere, la perfetta bellezza ne' creati oggetti o non esistere, oesserefuggitiva cosi , che strano non debba parere del tutto quel detto di Gian-Giacomo Rousseau : bellezza e tal cosa, che non esiste$ »k beau est ce qui n'estpasv. BELLEZZA 1DEALE COME SI FORMI Ma se bellezza perfetta non e natural cosa du- revole, e dato per altro all' umano ingegno la fa- PARTE SECONDA 121 colta di couiporsela, e vagheggiandola dentro da s6 di satollarne V amoroso pensiero. Qualunque dole della sensibil bellezza V esterne sembianze ci mo- slrino subito il senso n' e dilettalo , sia quella un vago colore ? una forma vaga , un vago movimento, o checche altro si sia} e dove cio non avvenga danne cagione o alio imperfetto degli organi 5 o all'usOj che la dilieata lor tessitura ingrossa e come addormenta. II diletto del senso passa alio spirito, nel quale si desta la rimembranza d' altre con- simili sensazioni. Ma naturale virtu dello spirito e P agire , ond' esso fra le serbate vaghezze istituisce confronti , nota differenze e rassomiglianze:, quindi le une divide, le altre avvicina; sin a tanto che ( la potenza di comhinare , d 1 ordinar, di comporre essendo il precipuo caratlere della ragione ) per- renga a formare oggetti composti di sole parti perfettamente belle in se stesse , e che crescono in belta per la congiunzione. Non voglio io gia dire , che il nostro ingegno sia in tanta impresa ajutato solo dalPattivita sua 5 potentemente ajutalo la iiatura, la quale non of- fre solamente ne' suoi oggetli qualita belle quale in uno 3 quale in un altro 5 ma in un medesimo rnolte, e il piu bellamente coogiun!e 5 che mai si possa. Anzi 5 secondo che sopra e stabilito , puo addivcnire , che quanio piu di bellezza in un og- getto di qualsivoglia genere si desideri , tanto per natural dono vi si ritrovi almeno un istante. Per lo che assai differente ne' gradi e la parte lasciata im PRINCIPJ DI ESTETICA all' umano ingegno in comporre V ideal bellezza , ianto meno rimanendo a farsi per esse , quanto piu trovasi le natura aver falto, e potendo anche talvolta ridursi lotto il suo uffizio a cogliere il punto piu intero della bellezza da natura offerlo in passando, ed a fissarlo nella sua idea. Questo , che diciamo dell' ideal bellezza sensi- ble , medesimamente rtguarda quella spirituale , posta in azioni , affetti , e pensieri , i quali V u- mano ingegno conduce al massimo punto di bel- lezza per via del bene adatto componimento di molti in uno , o pel grado di grandezza, di forza , di perfezione , a cui reca ciascuno di quelli in particolare. BELLEZZA ART1F1ZIALE Ma qui non si ferma V attivita dello spirito. Sempre inchinevole all' operare, vuol dare, se il possa j esistenza a simili concetti , usando di quei mezzi e strumenti , che meglio all' uopo suo con- feriscono. Ed eccoci all' Arte propriamente detta, eccoci a quella bellezza , ch' e il soggetto di que- sta seconda Parte. DelP origine delle Arti belle in una parola e detto. Essa e dovuta alio svolgersi naturale delle ucnane disposizioni. Cotesto svolgersi fu desso. che rcse 1' uomo voglioso d 1 imitate da prima con mezzi materiali cosi grossamente, poi di perfezionare ia idea ? e cosi perfezionati rappresentare al di fuori PARTE SECONDA la? gli uqi, o gli altri oggetti pertinent! al senso, o alio spirito. Che rozzi esser debbano , e per poco infornii da principio i saggj di queste bellissime discipli- ne, e chiaro da scorgere, perocche non altro che grezzi esser tie possono i material! , imperfetti gli strumenti , e tentenna inesperta la mano ; nientre F ingegno e fanciullo all' esercizio del comporre } simulata guisa di creazione , alia quale V uomo perviene col maturarsi delP intelletto e con la pe- rizia dell' osservare. Cresciute poscia in un con la civilta e cogli ingegni le Arti giungono a quella maturity , nella quale e V interezza delT esser loro. Allora per P abilita acquistata dagli uomini di sottilmenle sentir la bellezza , e di ravvicinarne e accoglierne in uno i pregj consimili 5 si toglie via dagli oggetti della natura quel tanto 5 a cui possono sostituirsi doti migliori , e fattone nella mente un perfetto coinposto si produce in mate- rie diverse. Allora sono le Arti } delle quali V es- senza e in questo, ch' elle porgano ua' esterna rap- presentazione di que' concetti nel genere loro per- fettamente belli ? che dagli oggetti sensibili 5 e da quelli spirituali ritragge, e cornpone P umaao in- gegno. Ma non e da passare in silenzio , die ci6 , che fece fare un gran passo verso la perfezione a que- ste nobili Arti 5 fu V essere destinate per tempo ad onorare con le loro rappresentazioni sostanze alP uom superiori. Conciossiache, essendo di forza I2 4 PRINCIPJ D( ESTETICA tali oggetti bisoguosi d'essere astrattJ da que' na- turali per esprimerc pensieri ed affetti uieno in- degni della Divinita, si levasse V intelletto ad ec- celsi concepimenti , e giungesse a chiarificar la bellezza da quanto hanno cV impuro i tcrreni com- posti. Sopra una simil norma scolpi Cleomene quella sua Venere , alia cui perfezione temette , non recasse offesa eziandio la grazia ; sopra un concetto di sublime maesta compose Fidia il suo Giove. E se gli Egiziani , come clie rappresentas- sero di buW ora i loro Numi , ed avessero pure in una parte della loro popolazione forme e li- neamenti simili a' Greci (Heeren. , Idees sur les relations potiiiqucs, etc., des Egyptiens ) , non giunsero a ren- dere idealmente perfette le loro imitazioai, attri- buir d£ssi all' incoerente natura de' loro Iddii, ed a' ceppi, che i sacerdoti ponevano all' ingegno con le goife prescrizioni imposte agli Artisti. Questo, che della scultura , dicasi ancor deli' architettura, la quale si sforzo di congitingere la uiagnificenza, la ricchezza 3 e la vaghezza le piu stupende nella costruzione de' lempli- dicasi della Poesia, nella quale molta sublimila e forza recarono le lodi , auzi pur le azioni e le parole de' numi e degli eroi ; e dicasi soprattutto di quelle divine poesie^ che non lo sforzo dell' umano ingegno per ag- giungere alcun che di divino, ma lo Spirito stesso di Dio delto agli incomparabili Scriltori de' sacri libri. Per questi mezzi I 5 umano ingeguo > che nelle PARTE SEGONDA is5 prime imitazioni era ligio alP esterne apparenze , ne divenne ia certa guisa arbitro, e di copista si fece autore. Perche e^li e il vero , che la mental eomposizione di qualita 5 massime morali , puo dare in uu non so che di non-naturale , o sopra-natu- rale , che voglia dirsi. Avra egli avuto mai nessun itomo quella espressione d' indegnazione serena , che splende nel volto alP Apollo di Belvedere ? Per- cio quel soninio punto di perfezione , che sa co* gliere PArtista nelP espressione degli affetti , e alle volte tale, che qua^i diresti , ch 1 egli lo crea colla sua fantasia, non esistendo in natura } con tanto acume ed esquisitezza vi lavora una sua combina- zione. Ma questo perfezionameuto del concetto , que- sto Bello intellettuale, quantunque formi il piii no- bil vanto delle Arti gentili, non e pero il vantag- gio solo, che traessero dal tempo e dagli studj. Perche grandissima perfezione acquistarono anche nella parte lor materials. Dal che ne venne, che queMavori stessi, i quali per la condizione degli imitati oggetti non erano suscettivi di notabil bel* lezza , poterono dilettar grandemente con sole la verita e la vaghezza della rappresentazione. II qual detto dee qui fondatamente essere stabilito. C0NT1NUAZI0NE DSLL.i BELLEZZA ARTIFIZlALE Pertanlo quelle tre maniere di Ballo, che nella prima Parte abbozzamente ho descritte , cioe il r*6 PRINCIPJ DI ESTETIC1 sensibile, quell o di espressione, e lo spirituale , per precipuo intento Iora le nobili Arti ad iaiitar si propongono ; e V artifiziale bellezza , che in que- sla Parte seconda m' ingegno di definire ? e ripo- sta nel presentare espressi in operc diverse neila piu compiula lor condizione que' pregj ? che !e qualita sensibili , o quelle esprimenti affetto 5 o le spirituali contengono. Ma P arte, senza la bellezza, che imita ? ne lia ella una propria sua , la quale risiede nella perfezione dell' eseguire. Oggetti aon belli in se stessi danno a noi il diletto degli og- getli belli j quando souo eccellentemente lavorati dair arte. Io uon dir6 quello , ch' altri pur disse , » gli atlratti , i mostri, gli spiritati, i paz/J , i diavoii nelP opere de' sonimi pittori esser belli ^ bellissimi » ( CArpani, Lett, del bello ideale) 5 perocche mi dorrebbe 5 che si caro e pregeyol voeabolo troppo largaoiente a tanto diversa significazione fosse disteso. Ma doq dubito d' asserire 5 siffatli e simili oggetti , aocor che brutti in se stessi ? perfettanaente eseguiti dal- 1' arte e in essa sola cousiderati ? potere in uu certo senso chiamarsi belli. E questo senso sta in due ragioni. La prima , che neiP artifiziale rappresentazione, tuttoche non cessino d' essere cio, che sono 5 pur esibiscouo una combinazione di parti cosi avvedu- tamente apparecchiata e concordata , che ci ri- corda il fare della bellezza^ ci mostrano enti nel difetto loro perfetti \ ora 1' idea della perfezione e PARTE SECOND A 137 grata alio spirito , che con piii o meno di dire* zione sempre vi corre , e il sentimento , che muove in aoi soiDiglia a quello, che la bellezza stessa vi muove, la quale in fine e verso i nostri occhi una perfezione. Gosi sebbene bello non sia in se me- desimo , anzi per la violenza del dolore a bellezza contrario, V atteggiamento di Laocoonte e de' suoi figli ? pure quelle forme , quelle flessioni , quell' ar- monia di contorni, quel masso di pietra cosi va- riato ? figurato , e simile all' essere umano , ci si rappreseutano belli. II che qui vuolsi iutendere so- lamente della parte rnateriale. Che di ben altra bellezza e ritratto 1' intensita di quel cruccio su- blime. La seconda ragione si e, che tali oggetti', dd\V arte cosi vivamente esprsssi, fanno luogo ad ua grato esercizio dell' intelletto , il quale la imi- tazion paragona con 1' originale , e cosi sente se stesso e la forza sua : ch' e la ragione data da Ari- stotile dtl piaoere, che ci cagiona in generale I' i- mitazione. E parmi ancora, sia dilettevole quell' in- ganno, in cui cade I'aoimo, dello avere so tt' oc- chi oggetti , i quali realmente non ha , inganno misto di meraviglia , ammirando noi la possanza dell' iogeguo, che tanto fa con mezzi e con forze cosi da meuo di quelle della natura. Per le quali cose una quarta specie di bellezza, oltre a quelle tre suddette, e da ammettere , la bellezza dell' artifiziale esecuzione , la cui meree come belli a! nostro senso si rappresentano oggetti di lor natura non belli. Ne vuolsi esclusa da que- ia8 PRINCIPJ DI ESTETICA sto vanto quell' arte, che s' adopera il piu intorno a soggetti astratti da' sensi, cioe Parte della fa- vella. Perocche intellelluali cotnponimenti, di poco, o niun pregio in se stessi, possono parerci belli per V appropriata ed elegante guisa dello esser det- tati. E che altro diletto, per vero dire 5 ci danno certe opere della lingua nostra, le quali non hanno nella fine ne iraportanza , ne utilita , toltone il bello stile? Diro inoltre col Lessing, che quanto negli oggetti naturalraente belli ha svantaggio dalle altre, e massime dalla pittura , V arte del dire , per- ciocche sol successiva e da' sensi astratta esser pud quella rappresentazione , ch' ella esibisce , altret- tanlo sopra quelle vantaggiasi nella rappresenta- zione di oggetti brutti, la lontananza della realta lasciando libero il catnpo a godere la perfezione dello stile. Delia quale considerazione innumerabili sono le prove nelle due prime Gantiche del grande Alighieri. Ma in questa quarta maniera di bellezza ci ha egli nessuna parte quell' ideal perfezionamento, onde parlarnmo poc' anzi? Preesiste egli anche a la- vori di simil fatta un modello nella mente dell' au- tor concepito ? Certo che si. Perocche un oggetto non bello, o, se si voglia, ancor brutto , esser deve rappresentato in quel punto , che sia il piu compito insieme ed il piu opportuno 5 al che fare -l'Artista convien proporsi prima davanti alia fan* tasia il trascelto oggetto di quella guisa disposto, che meglio torni. Ha dunque luogo ua modello PARTE SECONDA 129 iutellettuale. Ed in che mai riesce 1' uomo con perfezione , se quello , che ha da metter fuori , non abbia innanzi volto e rivolto dentro di se ? Ma un modeilo di simil genere pu6 egli raai ap- partenere a cio , che chiamasi Bello ideale? Vera* mente sembra , che non debba chiamarsi bello in idea cio, ch' e foroiato sopra oggetti non belli in realta , e che non meriti dirsi ideale cio , in che si poco puo F operar della mente. Ma , se non erro , ne V una , ne P altra di tali ragioni ha forza di defraudare il modeilo , di cui parliamo, del gentil vanto d' appartenere al Bello ideale , sol che concedasi meno interamente esser- gli dovuto , che non a' concepimenti propriamente belli. E quanto alia prima io stiino^ che ben si possa concedere il titolo di bello ad un tal con- cetto , il quale , se aver non puo per cagione del soggetto, che deve rappresentare , la perfezione della bellezza , ha pero per virtu dell' ingegno del- FArlista la bellezza delF eseguimento perfetto. E quanto alia seconda , parmi , che per aversi un plausibil senso della parola ideale non sia mestieri, che il modeilo sia molto diverso dalle reali cose, e basti , che F ingegno v' abbia cosi posto F opera sua, che si vegga, F oggetto esser tale, qual piacque all' autore che fosse, eleggendo da tutti i naturali modi del mostrarsi di quello , lino che come F ottimo pel suo intento rappresento. II che giovar puote a rassicurare que' pavidi amici della realta , da' quali non e potuto udirsi l3 ° PRINCIPJ I>1 ESTETIGA bene coteslo aggiunto ideate, e che , come la paura confonde le cose , Io scarabiarono con quel di chi- merico. Ma uel vero che significa poi di si spa- ventevole questa voce ideate, e piglisi pure nella sua maggior estensione ? Se non solameute , che FArtista da moltitudine indefinita di oggetli con- simili ritragge un cotale assortimento di qualita ,- ed una tale congiunzione ne forma , che risultine un' idea perfetta delF oggetto , cui di rappresentar si propone. Certo non un particolare individuo e cid, che il compositore imita, si F universale na- tura d' un tatero ordine d' individui. Un oggetto cosi rappresentato egli e un ente , che accoglie in •se quanto di migliore e di piu acconcio venne fatto all' Artisla di notare in tutti gli enti , ch' e' vide di quella specie. Ora oggetti per si fatto modo imitati apparir devono non chimeric!, ma realis- simi. Vediamo in un solo d' essi congiunte e come poste ad esempio le piu intere qualita, che sparse la natura in rnolti individui ? vediamo in un ente solo il piu di realla , ch' e possibile. E diro anche, oggetti cosi perfezionati appa- rirci reali per questo , che sono conforrai alia uo- stra propria natura. Questa in fatti non e da dir, che consista nella piu comune condizione degli u- mani individui, la quale da rnolti vizj e difetti e guasta e come diminuita , ma nella pienezza delle doti delF uom perfetto , quando i suoi altribuli come fisici, cosi morali e intellettuali abbiano cia- scheduno un intero esercizio , e tutti un armonico PARTE SECONDA >3i accordo 5 alia quale eccellenza di nalura iix)n e gia ^ che P uomo pervenga nel corso morlale , ma poco o molto sente il bisogno d** indirizzarvisi, di modo che siccome nel possederla durevolmente sara il perfetto compimento, e la beatitudine di sua vita futura , cosi nel teudervi sia la meno imperfella ed infelice condizione del suo stato presente. A questa tendenza dunque nella perfezione , a que- sto celeste istinto dell' uman essere si conformano i lavori delle arti per P ingegno perfezionati $ essi mostrano negli esterni oggetti eseguito cid che vorria P uomo in se medesimo conseguire } fan- nosi all' uomo in certa guisa specchio dell' uomo ; e la tanta loro nobilta ed effieacia debbono a que- sto, che con P esibire oggetti idealmente compiuti ridestano e nutrOno in noi V idea della perfezion nostra propria, che le passioni con le incomplete sembianze di fallaci bellezze turbano e quasi can- cellano. Chiarito il significato di Bello ideale cosi nel caso del concepire perfettamente belli oggetti g\k belli in se stessi , come in quello delP eseguire beU lamente perfetti oggetti per se non belli , o ancor brutti ? finiamo di ragionare quelP artifiziale bel- lezza , ch' e ora P intento nostro. Ponemmo , che il sommo apice di perfezione, a cui puo giungere la bellezza , in natura o mai non esiste , o se pur si mostra, e un raggio fug- gitivo, che lascia dopo di se anzi il rammarico d' averlo smarrito , che la coscienza di averlo go- i3s PRINCIPJ DI ESTETICA. duto. Or che dee dirsi di quella artifiziale ? Que- sto punto ultimo della bellezza , questo lampo di perfezione V ingegno dell' Artista lo fissa , e rende perpeluo ne' suoi lavori. Ecco a mio parere V idea, che piii tocca 1" essenza delle Arti belle. O trat- tisi di colori , di forme , di superficie . di movi- menti , di suoni , con le tante possibili combina- zioni d'esse qualita , o d' espressione si tratti delle passioni dell' anitno, o si tratti di concetti intel- lettuali j cio , che V Artista proponsi , e sempre V aspetto migliore , V ottima rappresentazione , la piu bella e perfetta moslra del suo soggetto. A ci6 servir fa ogni artifizio , a cio ha immobilmente volto lo sguardo , e allora dee dirsi coglier nel se- gno , allora e immortale , quando ha stretto la rapida bellezza a ricoverarsi intera" nelP opera sua , meutr' ella dagli occhi del di lui spirito scoperta ignuda piu s' affrettava a fuggirsene. DELLA VARIETA E DELLA UNITA Ora il punto massimo della bellezza dalP arte rappresentato da a' lavori quel pregio , che chia- masi unita , e tutti gli argomenti che a questa ot- tenere ne' lavori stessi adopera V Artista, a quel- P altro pregio dann' origine , che dicesi varieta. Per la qual cosa unita di scopo e varieta di mezzi sono i due principal! attributi della bellezza artifiziale. I quali per la nativa disposizione delP esser nostro tanto diletto recauo al senso ed all' animo , che PARTE SECONDA i33 nessun altro espediente potria maggiore. Concios- siache varieta a!le conoscitive potenze , che nu- tronsi di confront!, giudizj \ illazioni , e componi- menti , riesca gratissima , e in pari tempo eser- citi gli organi nostri con la massima dilettazione, composta del particolar diletto di ciascuna parte, e di quello universale del tutto } e unita impe- disca , che la varieta non affatichi , distragga , e come strazj 1' animo insieme ed il senso. Laonde xo non dubito,che come della bellezza naturale, la quale nelle create opere e sparsa con certa magni- fica negligenza, anziche con misurato disegno , sa- rebbe meschino avviso lo stabilire a sostanziali ca- ratteri la varieta ridotta nelP unita , cosi il con- trario non sia di quella dell' Arte. Piglisi in esame un lavoro qual piu si voglia di soggetto semplice, ovver composto ? e vedrassi in quello , che con moltiplici mezzi ed ingredienti , cio e con va- rieta , contese PArtista ad aggiunger I? apice o della perfetta bellezza , o della esecuzione bella- raente perfetta , cio e P unita , a tal che o , se quest' unico scopo ha smarrito , P impotenza faccia torto al lavoro, o s' e' P ha pur colto, negligendoal- cun che dieio, che poteva crescerne P effetto, e'non vada esente dalla taccia di malaccorto e imperito. Ma cotal varieta, tendente nelP unita, alcune delle Arti offrono tutta in un tempo , altre successiva- niente. Delia prima sorte sono la pittura , la scul- tura, e P architetiura \ occupa quasi il mezzano posto , se tra le belle si ponga, P arte de' giardi- 1 H PRINCIPJ DI ESTETICA m j come quella , che offre in un punto stesso un bel tutto, quando lo spazio del terreno sia breve, ma per poco che si distenda ne vien discoprendo le vaghezze a parte a parte • alia seconda appar- tengono la daoza , la musica , e P arte della fa- vella , le quali hanno varieta succedenlesi. SE LA EELLEZZA ART1FIZIALE SIA PERFETTA Orache s' ha egli a dire? La perfetta bellezza, possiamo not andar gloriosi di possederla alineno nelPArte? E da considerare , che le Arti possono bene dare a' composti loro P esistenza , ma non la vita* che gli enti di lor creazione ricevono 5 quasi passive stampe , P impronta della perfezione, ncn ne ricevono il possesso cosi , che usar ne possano come d' una lor proprieta j che seutono da ogui lato gli impacci della materia 5 che anche la piu elevata tra le Arti stesse , qual' e quella del dire, malamente giunge co' mezzi suoi dove all' altezza , dove all' acutezza , quando alia dolcezza , quando alia forza, e sempre alia pienezza de 1 concetti deli' animo 5 ch' elleno finalmente son' opera del- P uorao , e portano questa necessita , che quegli , che le crea , egli stesso e creaiura. Quella medesima varieta accordata con P unita , cui con tanta cura ricercano , inevitabili rende certe proporzioni , certe omissioni e preparamenti , che tolgono in parte a cose per si falto modo composte il pregio della verita} massime nelPArte PARTE SECOND A i35 del dire , che iraita princlpalmente il Bello morale, assai piu misto e diverso e presso agli estremi \ che non e il Bello sensibile} laonde il fieno del- 1' arte, che cosi chiamalo P Alighieri , ritien la natura dallo splegare liberamente le forze sue. E granmerce, che ne la ritenga 5 conciossiache ella sarebbe per dare altrioienti nello sconveniente, nel disordiaato , e nelP eccessivo. IIECAPITOLAZ10NE Ora riguardando addietro , bellezza artlfiziale e quel compito operare ? che fauno le discipline , dette Arti belle. Di quest' operare elle si propongono per og- getto la bellezza sensibile, quella d'espressione, e quella spirituale, serbando tra queste in uno stesso lavoro i piu convenient gradi di mistione e di preferenza, ovvero si propongono la perfetta ese- cuzione di oggetti apche non belli 5 de' quali due casi nel primo mirano ad una perfetta bellezza y e nel secondo ad una esecuzion bella \ ivi bellezza e nelP Arte insieme e nella natura, qui e solo nelP Arte. Ma nel rappresentare qualunque sia di questi quattro generi di bellezza qual parte ha P Artista? Eccola divisamente. Rappresentando oggetti dotati dalla natura di bellezza sensibile, P Artista compone in un tutto ar- monico le piu elette bellezze sparse negli oggetti di quel genere , ch' egli imita. *36 PRINCIPJ DI ESTETIC1 Rappresentando oggetti belli per espressione, e- legge il piu efficace ed opportuno punto di essa rispetto alio stato , in che pone essi oggetti. Rappresentando oggetti spiritualmente belli , proponsi di condurre al maggior grado di effi- cacia ed opportunity i pensieri , gli affetti, e le azioni, che contempla , faceudo si, che tutte le parti anche sensibili del suo lavoro conferiscano ad tin tale intento. Finalmente rappresentando oggetti non belli, o anche brutti , P Artista con una esecuzione perfet- tissima intende a reodere si fatti oggetti i piu compiti , che gli sia dato , nella naturale lor con- dizione e nelle circostanze, in cui si propose di collocarli. Tutti gli sforzi dell' Artista dunque tendono a cogliere il soggetto nel suo miglior punto, ed a fissare questo punto ne' suoi lavori. Un tal procedere da origine all' unita e alia va- rieta, due caratteri sostanziali d' ogni Arte bella ; unita e il punto massimo di bellezza possibile ad uu soggetto 5 varieta il proporzionato e bene ac- cordato uso de' mezzi e degli ingredienti , che con- feriscano a toccare quel punto. Ma il detto accordo della varieta con P unita suppone un concetto dalla niente delP Artista for- mato prima di venire all' eseguimento d' un qual- sivoglia lavoro, Questo concetto, questo mentale modello e ci6 , che generaloiente si vuol intendere, quando si PARTE SECONDS i3 7 parla di Bello ideale. E gli s' ad dice il nome di Belfoj, perciocche sempre va adorno o d' una bel- lezza perfetta 5 o di una bella esecuzione 5 ne im- meritamente e detto ideale e perche formasi nella mente, ricettacolo delle idee ^ prima d'essere sug- gellato nelle opere esterne , e perche, sendo piii compito , che non souo gli oggetti in natura , la sua condizione e di cosa intellettuale. Quando i cosiffatli concetti sono in un esterno lavoro di uno, o d' un altro genere con la mas- sima perfezione resi sensibili, allora esiste quella bellezza artifiziale ? che ricerchianio. Or queste generali premesse verro transitoria- mente applicando a ciascheduna dalle Arti , solo con anitno di riconoscere , in qual modo ciasche- duna di esse porti impressi i caratteri dell' arti- fiziale bellezza ? che sin qui ho definita. Se vuol concedersi all' Arte de' giardint un po« sto nel coro delle Arti belle ? ella si sta contenta al piu basso. Perciocche Ie sue imitazioni sono di oggetti solamente organic! , o anche inorganici. Al- bert, arbusti ? fiori , siepi, viali, frascati, boschetti ? prospeitive, piani , eminenze, acque sono cose tutte, nelle quali ha ben luogo una grande ric- chezza e varieta di qualita belle , siccome nella prima Parte abbiamo notato, non pero quella no- bile e spirituale, non quella intera bellezza, che 1 38 PRINCIPJ DI ESTETIGA auimettono in se stessi gli oggetti umani. E ag- giungi , clP essa, 1' Arte de' giardini, forma i suoi componimenti co' medesirni oggetti della natura , i quali cangia solamente alcun poco per accident- tali artifizj di disposizione, o coltura , non eser- cita P iatelletto con la grata differenza degli og- getti artefatti da que' naturali. Cio non per tanto non vorrei ^ che troppo la si spingesse P inferiorita di quest' Arte, Tuttoche s' adoperi intorno ad inanimati soggetti , puo non- dimeno e sa toccar P animo. Dove non e da di- menticare , che gli enti campestri eziandio nella natura considerati , sebben materiali , colla va- ghezza loro possono cagionare un moral diletto. Abbiamo toccato parlando delle beilezze d' espres- sione le corrispondenze delle materiali cose con quelle morali } or queste ha in balia il Compo- sitor de' giardini per destare quegli affetti , che meglio rispondano all' intento suo. Adunque se P Arte de' giardini non toglie ad imitar P uorao , puo almeno, come le altre sorelle sue , con vivo diletto muoverlo , e toccargli il cuore. Che s' ella perde nel paragone, perche non in- venta suoi mezzi , oltre che cio , come vedremo , ha comune ancor con la raimica , e da dire, che usando appunto gli enti naturali partecipa di que 1 vantaggi , i quali a questi sono attaccati. Forse che piccolo utile e quello delP essere i suoi og- getti dotati di vita reale , aperti alP influenza del- P alma luce, del calore , della terra , delP acqua , PARTE SECOND A i3 9 dell' aria? La quale ultima sola quanto le giovi nel fatto della bellezza con F instability sua , ab- biatno altrove considerato. In oltre FArte de' giardini possede una singo- lare sua qualita, che leggermente non dee trapas- sarsi. Imperciocche le sue opere toccano tutti i sensi. Coi colori, colle forme, colle superficie 5 co' movimenti la vista ; co' mormorii e frascheg- giamenti F udito^ F odorato con piu modi di grate esalazioni, alle memori anime diletto squisitissimo} il tatto con la freschezza delle ombre , con la mor- bidezza delF erbe ? molli corjciliatrici del sonno 5 e in fine il gusto col sapore di quelle frutta » che la moda si ? ma non la ragione puo escludere dai giardini. Ma dove quest' Arle piu sembra aggiungere la condizione di bella, si e nella scambievole dispo- sizione de' suoi oggetti. Ivi ella si fa intendere alia piu elevata potenza delF uomo , alia ragione, e colle sue aggraziate corrispondenze, opposizioni, inlrecci, e combinazioni seconda il natural talento di questa regina facolta :, ond' io un cotal poco mi dolgo j che tanto da qualche tempo in qua siasi dato biasimo alia composizione simmetrica de' giardini. Non e gia, ch' io voglia o tolleri negligenlemente, che facciasi oltraggio a' naturali oggetti , mutandone e come storpiandone le na- tive forme \ ma cerla correzione del soverchio rigoglio d' alcune piante , un certo prernere d' om- bre con la falce, un certo ordinare d' oggetti posti i4° PKINCIPJ DI ESTETICA dalla natura in libera mano dell' uomo , non sa- prei perchi si debba riputar sacrilegio. Ne saprei perche debba essere vietato distribuire i campe- stri oggetti secondo un disegno bellamente sim- melrico, il quale , mentre nessuna t' invidia delle originate vaghezze delle piante, t' alletti ed eser- citi lo spirito con le sempre care attrattive del- V ordine. E cotesto smanioso prurito di tenersi presso a natura, di seguirne le indicazioni , le inclinazioni, parmi quasi un malaugurato segno di decadenza nelle piu nobili funzioni dell' esser nostro. Che le spirituali soddisfazioni troppo dal nostro secolo s 1 hanno a vile, e come aride ed astruse si fug- gono, e rottamente si corre dietro a quelle sen- sibili si nel condur della vita, e si nullameno nello esercitar delP ingegno. E le liberali Arti s' accon- ciano alia imbelle qualita del sentir comune, elle, cbe ne sono ognor V espressione. Gantate, ed io conoscero i vostri cost am i , diceva ad una gente un Antico. Ma elle non solo sono rappresentatrici della moral condizione de' popoli , esserne dovreb- bono ancora, come altrove notammo, correggitrici. Ora, ritornando a' giardiui, concedasi , che noa sia da violentar la natura con isforzate e meschine dimensioni, proporzioni, contrapposizioni, ma so- stengasi anche la simmetria , V ordine essere no- biiissiino vanto della bellezza , massime di quella artifiziale, che di un vario bellamente accordato nel!' uno si forma e vive. E chi teme d' offenders PARTE SECOND A *4» la natura torcendone i particolari oggetti a Don appropriate comparse, allora piu il tema, quando per ismania di somigliarla , tutta intera volendo accoglierla in angusti spazj, la costringe suo mal- grado a mostrarsi meschinamente iinpicciolita e quasi rattratta. Adunque, per conchiudere, V Arte de' glardini mostra , che abbia tUoli sufficient ad essere una del bel numero delle Arti gentili , poi- che secondo uu ideale modello, capace di sensibil bellezza, di quella d'espressione, e d' intellettuale altresi, dispone in un dato campo i naturali og- getti campestri, e gli fa con tale disposizione pa- rer piu belli. dell' arte mimica Questa voce dai Greco idioma dedotta tocca quella proprieta, che appartiene all' essenza d' o- gni Arte bella , e vale a dire Arte dello imitatore. Certo nessuna e piu streltamente imitatrice di questa , perocche iniita il principale de' viventi og- getti , ch' e T uoroo, e lo imita con l'uomo stesso naturalmente imitativo $ ue sol ne imita 1' esterna bellezza della persona, ma si ancora quella interna delF animo; e con que' mezzi appunto lo imita, co' quali \] uomo agli altrui riguardi se medesimo rappresenta. Cio sono gli atti del volto, i gesti delle membra, le flessioni e i movimenti del corpo. Co' quali mezzi forma quest' Arte di tali com- poDimenli ? che contendono a bellezza si nel cor- »42 PRINCIPJ DI ESTETICA poreo e si nel morale. Ed e Arte , imperciocche la rappresentazioue, che fa variamente atteggiando e movendo V uomo ; non e al tutto quella natu- rale, ch' egli da di se stesso , si e con discern^ mento e giudizio preparala e composta. Anche e Arte bella, perche V esterna comparsa , del pari ehe gli alti interni , intende a rendere il piu con- facenti, commoventi , allettanti, che le sla dato, che ia somma e dire il piu belli. Ne cid partita- mente e come a caso \ ma con la mira volta ad un unico tutto. Ora gli atli del volto indicano con evidenza gii affetti detr animo. Col raggrinzar della fronte esprimesi sospetto , mal talento ; cordialita , leti- zia col dispianarla; sono le labbra sede del riso, o della derisioue 5 e cosi del resto 5 ma piu di tutti gli atti della faccia vengono eloquentissimi gli occhi , ne altrove meglio si rivelano gli in- terni moti, o quando quelli illanguidiscono per tenerezza, o quando per ira ardono , o se nella gioja come diguazzinsi ? o se per essi sia tutto il volto , * di lagrime atteggiato e di dolore ». I gesti delle membra , secondo mezzo alia mi- mica, hanno due principali qualita ; o sono pit- toreschi, o espressivi. Co' primi imita quest' Arte i materiali oggetti delle sensazioni, ovvero senza imitazione aggiusta la persona nelle piu leggiadre attitudini} co' secondi esprime in modi appropriati le variazioni dell' animo. Le quali talora essendo affetti complicatissimi ? passioni grandi, deve la PARTE SECONDA i& Mimica sforzarsl 4? Oltre di che mira ad un perfelto piu compilo e puro. Pud beusi la Danza cogli atteggiamenti graziosi bellamente variare, e fuggitivamente eor- reggere quanlo v' ha d' m.perfetto nelle forme, negii atti , o nella espressione degii umaui oggelli, roa essi , come sono que' medesimi natural!, forza e in fine , che si rimangauo quelli che sono*, lad- dove 1' Arte dello Scultove ci6 , ch' e di meno perfetto e bellu in tutto , che appartiene o al cor- poreo, o all 1 csprcssivo de 1 suoi lavori, toglie e rade via, e tuUe le piu squisile perfezioni v' in- duce e fissa durevolmente. E la Musica pu6 ad un'altissinia perfezione condurre si le corrispon- denze do 1 suoni e si la vivacila degli affelti , ma non sara roai che si spogli , siccouie e delto, di quella oscurila , con che per la via dell' udito al- ii' anima si rappresenla. Che se le Arts sin qui considerate sembrano av- vanlaggiarsi sopra la Scullma per la vaiieta dei loro componiunenli, e degno d' essere potato, che esse con la lor variela tfinciano e scompartono il pensiero e l'azione quasi in molti ritagli , quaudo la bellissima Arte dello scolpire le li offre raccolti e come compendial! in un atto solo, in un solo aspetto , da cui partendo pu6 la fantasia raffigu- rarseli si nelle antecedeuti e si nelle susseguenli lor parti. 11 che io non vorro , che sia compen o ugualissimo , ma , come vede ognuno , ha suoi argomenti da sostenersi e sua utilita. Adunque la Scultura e Arte bella con tulta la »4S PRINCIPJ DI ESTETIGA proprieta di tal nome. La prima cosa ella prende a soggetto i piu belli e nobili enti visibili del no. stro mondo, che sono gli uomini. la secondo luogo ne irnita tanto la corporea bellezza , rap- prsentandola in azione col bellissimo atteggia- rxxealo della persona, quanto quella deUVnibra con la bellissiraa espressione del pensiero e dell' affetto. E dico, che si P imitazione del corpo , come quella delP animo , nella Scultura e bellissima, pe- rocche sono V una e P altra , o certo esser deb- bono le piu belle , quella tra gli atti corporei ve- risimili in quel termine d' agire, ch' e figura to questa tra le spirituals qualita deli' azione, o af- fetto, ch'e voluto esprimersi dalP Artista. Dopo di cid la Scultura rappresenta i soggetti suoi con materiali da realtade al tutto dissimili, onde piu utilita derivano. Conciossiache tale dis- somiglianza faccia luogo a quel grato confronto, che delP artiflziale con la natural bellezza vien fa- cendo P ingegno, confronto tanto piu ferace d'e- satte e sagaci osservazioni , quanto e piu esperta P industria e sottile il giudizio degli osservatori. E la natura delP adoperata materia si differeute dagli oggetti imitati meglio consente alP ingegno salire a quelPidea di compita bellezza, che nella mente delP Artista sedeva, per usurpare le parole di Cicerone. Perocche, quantunque il rilievo delle forme e P intero girar de' contorni sembri esibir naturale la complessione delP uman corpo, pure quella durezza e levigatezza de' materiali della scul- PARTE SECONDA »49 tura, e quella perfezioue stessa di forme e con- torni, e la mancanza de' colori non cosi t'arre- stano al naturale, che non ti sieno agevole scala per salire al modello del mentale concepimento. JL,a stabilita poi, che promettono di quella bel- lezza cotanto sode materie , reca, quasi direi, certa quiete alPanimo, il quale nella bella naturale non puo altramente, che non sia contristato dal timo- re &nzi che dico dal timore? dalla certezza di doverne in breve rimaner vedovo. Ma cii sia as- sai di quest'Arte, verissimamente chiamata belia , se delta delta doppia bellezza insignoritasi ne fissa senza termine di ilnrazione il punto piu dilettevole. DELL* PITTURA Malamente si dice , la Poesia essere come la Pit- lura. Ne Orazio il disse, egli che eon quel motto, ut pictura poesis, intese , che i pregj d' un poe- tico componioiento , a somiglianza di que' d' un Dipinto , vogliouo essere considerati da un certo punto-, onde non tocca, se non una cotal somi- glianza dell' effetto , che ainbe quest' Arti produ- cono , e lascia intatta air una, ed all' allra la sua natura. Certamente Poesia troppo avrebbe da per- dere nel paragone. Ch' ella 6 ben maggiormente nobile e grande , che non possa essere FArte del dipingere, la quale dagli esterni segni pu6 dare ad arguire gli interni accidenti , non puo questi me- desimi porre in una lor propria evidenza , variare i5o PRINCIPJ DI ESTETICA e render pieni , siccorne fa la Poesia. E se la pri- ma vince qucsta d' assai ? col disegno e col cola- rito parlando agli occhi , e da concedere ? che co- testi essendo mezzi non piu che sensibili ? 1' Arte delta favella superi quella del pennello per quegli stessi argomenti , per cui al corpo va superiore lo spirito. Io vorrei piuttosto ( stante die magnificare le cose minor! e bello , non diminuir le eccellenti), che la Piltura ne' piu solenni de' suoi lavori fosse delta avvieinarsi a Poesia. Chi in essi le due parti piu nobili d' ogni Arte bella , 1' invenzione e la composizione , ella usa con grande possanza , daile loro tombe quasi evocando gli Eroi a ripetere ta- luna di quelle azioni, che piu gli levarono in fama. e puo sopra una superficie ignuda con morte ed immobili materie somigliare taluuo de' piu agitati e vivi istanti d' una tragedia e d' una epopea. Ma, checche voglia pensarsi del sin qui detlo ? io non m' ho poi verun dubbio , che di tutle le Arti, le quali mirano principalmente a bellezza sen- sibile , bellissima non sia la Pittura. Vedi , ch' ella vince la Scultura per la vivacita della rappresen- tazione! E debbelo del intto a que 1 suoi colori , i quali sono i mezzi medesiuii , che adopera la ua- tura a far vistosi suoi enti. Ond' e, che la Pittura gode quest' insigne prerogative , di congiuogere nel raagistero de' suoi lavori a' mezzi artefatti ? dai na- turali gran tratto distanti ? siccom' 6 il disegno so- pra piane superficie in luogo del naturale rilievo PARTE SECONDA. I?' delle forme , altri mezzi da que' della natura niente dissimili, quali souo i colori. Per la qual cosa nel tempo stesso , che all' intellelto procaccia il gra"- devol confronto del fattizio col reale , illude coo la somma naturalezza il senso e la fantasia. Ne inferiore a questo per avventura e quell' al- Iro pregio vaghissiaio , la varieta. E non gia tale, che vada successivameole spiegandosi ne' suoi com- ponenti , come dicemmo della Danza e della Mu- sica , ma una varieta, ch' e tutta in an tempo , e dura la medesima sempre, ne , come avvien delle piante , da necessarie mutazioui sostiene oltraggio. La quale e in certa guisa variata sopra se stessa , conciossiache abbia luogo e nel disegno , e nel co- lorito, e nella espressione , tenuta solo di com- porsi in quell' unita , ch' e indispensabile attributo d' ogni artificiale componimento. E per non toccare qui d'altro, se non della varieta d' espressione , essa e grande argomento alia pittura per levarsi sopra le Arti anzidette. A merito della quale puo esprimere gli affetti con tali accidenti di somiglianze , di differenze , d' op- posizione, di dipendenza, di corrispondenza , di progressione , in somma con tale arraonica pie* nezza , che ne risulti una morale azione compo- sta, una favola , come in vista dagli attori, cosi in verita dagli spettatori vivamente sentita deutro. Per la quale considerazioae io non so amare il parer di coloro , che consentendo, forse senz' av- vedersene , all' abbandonata rilassatezza de' nostri l5a PKINCIPJ DI ESTETICA tempi, PArte del dipingere hanno volulo iochi- nare alia sola imitazione della natura , e non vi« dero , che quel nobile uffizio , di cui qui parlia- rao , il quale consiste nello imprimere su' pinti per- sonaggi i piu squisiti affetti , e con le analogue lor qualila far che cospirino a quello precipuo , che domina nelP azione, non pu6 essere adempiuto per irnitazion naturale, atteso che il fatto, il quale perciii e detto istorico, al Pittore non venne ve- duto , ma conviene esso uffizio fondarsi sopra idee dalla mente elaborate, e con fiuissicna industria purificate e perfette. E qui siami pur conceduto ripetere, che co- loro i quali si fanno nelle Arti belle i paladini della natura, errano in queslo, che credano molti grandi Artisti avere operato senza cognizione di principj estetici , e senza dottrina di Psicologia. Ma essi dovrebbono considerate, che la Psicologia e i principi estetici non solaniente gia si conoscono da chi ne scrive trattati , ma ben eziandio da co- loro, che, spinti dal proprio genio ad operare , se- guono i dettami interni della loro esperienza e del lor giudizio, e si posseggonaW Estetica scritta per certo modo nelle lor menti. Merita pertanto , che sia creduto, non esser If. gia alia reale natura , ma pendere ancora dalle piu alte e nobili idee della mente un'Arte, che tanto pu6 , oltre che cogli altri suoi mezzi , con quello ancora della piu fina e perfetta rappresentaziooe degli animi. PARTE SECONDA i53 dell' architettura L'Architettura puo dirsi PArte d' applicare alia costruzione d' un edifizio il piu bello e convene- vole assortimento di parti, fornito di euritmia ia- sieme e di simmetria. Cio viene eseguito dalla ra- gione con Ie piu vaghe proporzioni astratte dalle sensibili cose , attesa la sua nativa virtu di scor- gere tra le cose stesse legarai di corrispondenza , di convenienza , d' ordine , e di unita. Percio la bellezza delPArchitettura , non ineno che sensibile , e intellettuale. Delia quaP Arte tre sono le divi- sion! 5 in Architettura navale, militare 5 e civile: bellezza non appartiene , se non all' ultima. E parlo di bellezza propriamente detta , e a' suoi oggetti inerente} perocche negar non vorrei , p. e. , esser belle per P effetto della lor pomposa comparsa quelle grandi macchine delle navi, se spiegate le bianche vele , a raodo di galleggianti castella , in- cedano maestosamente sul mare azzurro. Ma PArchitettura civile anch' essa ha due parti, che a bellezza non mirano , e sono la solidita e la cornodita :, pur negligenti , siccome sono , d' un tanto pregio in quulche grado vi conferiscono} che il disgusto cagionato o dalla esil complessione di una fabbrica , o dalla sua inettitudine a servire &gli usi , cui si destina , non puo essere , che non minori quel piacere , che reca la venusta delP este- riore suo aspetto. i54 PRINCIPJ DI ESTETICA Da cio, che qui e detto si pud dedurre, que- st'Arte aver seco gP indizj dell' originaria sua con- dizione , chs fu di meccanica, non di bella. Ma da si basso stato con P incivilir delle genti crebbe a tal dignita, ch' e mirabile a dirsi quanto da* uia- teriali attributi si sia divisa. Perocche quella parte di lei, che consiste oell 1 essere tutti i metnbri d' an edifizio e proporzionati in se stessi , e gli uni agli altri corrispondenii cosi , che la van eta loro ar- monicamente s' accolga in un unico tutlo , quella parte 5 dico , da nessuu' altra ecceilenza non puo essere superata. Ch' elP appartiene ad un ordine di attributi 5 i quali sono sostanziali elementi del- T umana ragione. Con tutto cio non mi guarderei di chiamare V Architettura la meno effettiva delle Arti belle, perocche in fine non tocca P ammo 5 se non fosse con quella specie di calma, ch' e sempre uso por- tare nelP uaian cuore cio, che posa sulP ordine. Nondimeno osserva, se vuoi, che i cosi detti Or- dinij massimo degli ornamenti di cotest'Arte, vanno dotati di non so qual morale carattere , che gli conlraddistingue ; e il Dorico e severo , gentile lo Jonico , adorno e come a dir vano il Coriutio , semplice il Toscano, fastoso il Composilo. De quali Ordini notabile e quel parere, che gli fa tralli dalle proporzioni del corpo umano , il Dorico prin- cipalmente da quelle delP uorao , lo Jonico della donna. % da credere , che a questa opinione al!u- PARTE SECONDA 1 55 desse il nostro Lirico con quella poetica fabbrica della sua Laura : » Muri eran cP alabastro , e tetto cForo, » D 1 avorio uscio , e finestre di zaffiro. ( Canz. IV in morte di Laura ) E veramente, esclusone cotal meschina compa- razione delle parti , pare a me 3 che la euritmica^ e simmetrica costituzione dell' uman corpo possa ella bene aver consigliata ? diciamo cosi 5 per istiato una simile disposizione negli edifizj , siccotne ho per fermo 5 questo mirabile ordine della nostra struttura artnonizzare con le originarie doti della nostra ragione, e rendere il corpo men disdice- vol vaso a quella eletta essenza , che chiude. Le intere fabbriche poi elle pure assumono certe note morali simili alle anzidette, e taluna e maestosa, laP altra sale a grandezza sublime ? altra e ricca , altra semplice, quale sfarzosa, quale modesta 5 alcuna t' invita ad entrare quasi con la grazia del suo mostrarsi ? mentre alcun' altra colla suagravita t' impone di contemplaila sol dalla lungi. Una certa particolare vaghezza ritraggono an- che le fabbriche da' siti, ne' quali sono collocate. Cosi bello e in un giardino tra le frondi degli alberi il biancheggiar d' un tempietto 5 bello su la vetta dk un colie un antico castello, bello lo spec- chiarsi nelP acqua de' maestosi edifizj d' una citla marittima 5 ed ancor piu ? se alzandosele dietro il terreno il fabbricato serpeggi su per le verdeg- gianti colline. Ma cio rimanga } che nobilissima »56 PRINCIPJ DI ESTETICA deedirsi P Architeitura , sopra tutto per questo,che prcsta corpo ad un alto modello di razionale belta. dell' arte del dire Le Arti, ond' e discorso sin qui, che il Bello sensibile e quello d' espressione rappresentano im- mediatamente, danno anche al Bello spirituale ve- ste corporea, e in corporei soggetli lo fissano 5 conciossiache non possano co' material* lor mezzi nella propria sua sostanza significarlo 5 ond' e che andi' esso il Bello spirituale passa ad essere in quelle bellezza d' espressione. Quando PArchitet- tura in un magnifico Tempio ti desta P idea del!a imperturbabile serenita delPEterno, il fa col quieto accordo delle grandiose sue proporzioni. Quando la Pittura ti fa lanipeggiare alio spirito , confuso nel terreno disordine, Pineffabil concetto d' una purezza d'anima imraacolata 5 del piu di- voto raccoglimento , d' una sublime comprensione delle celesti cose, cio fa cogli atti e col volto d' una Vergine di Raffaello. E cosi va discor- rendo. Ma differente e la ragioue dell' Arte del dire. Strumenti di questa sono i vocaboli. E i voca- boli sostantivi significauo gli oggetti considerati assolutamente di qualunque ordine sieno o sensi- bili, o spiritually o seuiplici, o composli; gli ag- gettivi le qualita d'essi oggetti J i verbi espriinono ogni maniera d'azione esterna, od interna, che gli oggetti slessi, o V uomo fanno} il tempo, il PARTE SECOND A i5; luogo , il modo j ed il grado delle azioni divisano gli avverbi} lo congiunzioni la successione ed in- trecclo di quelle. Ora i vocaboli (iuiperciocchS nelle lingue adulte sono segni non naturali, ma di convenzione) rap- presentano le cose alio spirito direttamente, a differeuza de' materiali delle altre Arti, che prima parlano al senso, e per quindi vanno alio spirito. Pud solamente 1' Arte del dire rappresentare 3 come in passandoj alcuni oggetti anche al seuso. Cio fa la Poesia co' versi dotati d' armonia imitativa r e piu ritenuiamente la Prosa coa voci 5 o frasi di suono espressivo. Allettano poi a dilungo V udito T un,& coa la melodia de' ritmi e de' metri, 1' al- tra col numero de' periodi. Per le quali cose e chiaro, le composizioni dell' Arte della favella essere meno sensibili ? che non sono quelle delle altre Arti. Ma cio, che perdono nel sensibile j guadagnano a grande usura nelio spiritual^ perciocche e dato all'ingegno inventare un modello sublimissimo, aveudo a sua disposi- zione mezzi cotanto estesi 5 varj 5 proprj n e sottili ? come sono i vocaboli. Quindi e 5 che quest' Arte ha una propria sua denominaziooe . la quale ne indica da questo riguardo la preminenza, cio e quella di Belle Lettere. E le lettere nel primitive siguificato erano materiali simboii e caralteri di cose per esse rappresentale 5 ora passarono ad essere segni arbitrarj anche d' idee le piu fine e spiritual!. Per lo che chiamaudo quest' Arte col 1 S3 rRINCIPJ DI ESTET1C/V norne di Belle Lettere si viene a distinguerla dalle altre per II eccellenza de' suoi strumenti. Ma questa perfezione, diro cosi j istrumenlale dou e il maggior vanto di tal facolta. La sua glo- ria maggiore e in quel genere di bellezza, che ixnita principalmcnte j cioe la bellezza appunto spi- lituale, di cui riesce ad esprimere con felice ac- concezza i iratti sublimi. 11 perche sottilmente a parer raio 5 come sogliono, danno gli scrittori Te- desclii alle Belle Lettere il norne di Scienze Belle, per dinotare quel prezioso fondo, a cui le lettere preslano la forma esteriore. E certamente le altre Arti ? quelle stesse ? che avanzano in dignlta le sorelle loro , perocche pon- gono tutto P uomo a soggetto de' lor lavori ? non cosi imraediatamente ed efficacemente conferiscono per via del diletto a cio, ch' e massimo in lui, al perfczionamento del suo spirito , come fanno Elo- quenza e Poesia con que' preclari modelli d' in- corporea bellezza , che sottopongono agli occhi del suo intelletto. Incontro alia qual bellezza posto , e dalle incorruttibili attrattive di lei allettato. T uom le si paragona 5 e in se medesimo gli di- spiace quanto da quella e abborrente, o diverso , e s' invoglia a tornelo via ? ed a conformarsi a quella perfctta immagine. Nel che vuol essere avvertito 5 che le altre belle Arti si volgono alP uomo ozioso, e, per modo di dire, passivo , pur contente a scuoterlo alquanlo d-A letargo con sensi nobili ed alti, ma questa PARTE SECOND A *% Arte della favella il vuole operante, e mira a mi- giiorarne i costumi , a governarne le azioni, a moderarne la volonta: Respicere exemplar vitse, morumque jubeho Doctum imitatorem 5 (Hor., PoeL). il die Poesia fa indirettamente co"* suoi esempj , Eloquenza direttamente co* suoi conforti. Per la qual cosa tengono le Belle Lettere il mez- zano posto tra le Arti belle, e le Scienze morali, e mentre superano le prime per la copia e va- rieta degli allettatnenti , onde possono adoniar la bellezza, aggiungono T altezza delle seconde per la eflicacia degli esempj , e per quelP invaghir che fantjo V umaoo intelletto d' ogni ordine di virtu. Nelle sue origini somiglia I 1 Arte del dire un cotal poco quella del fabbricare, la quale nata agli uo- mini dalla necessita di sottrarsi enfro chiusi asili alle ingiurie delle stagioni e delle fiere , dalP in • tento di procacciar sicurezza pass6 a quello di pre- parare un agiato ricetto, e sail in fine ad appa- gare la vista cou una bellezza , a que' due primi fini punto non bisognevole. E cosi 1' Arte del dire, cioe la Poesia, il che da principio e una cosa, tutta fu intesa a provedere a' bisogni della social congiunzione , a suon di lira dettando leggi , rendendo sacri responsi, spronando gli uomini at} uno, o ad un altro atto di virtu, di valore, o ritraendoli da' contrarj , e le pietre , le piante, le belve, che sono figure degli uomini di quei i(Jo PRINCIPJ DI ESTETIC4 di, facende attonite ed arrendevoli alia dolcezza de' suoni , e alia nuova maraviglia de' fantastici conceit!. FJla pertanto cosi rozza e imperfetta , com'esser dovea ne' principj, aveva uno scopo inimediato e presente di utility per altro sin d' allora piii no- bile delP Architettura, pero che questa riguardava solo al corpo , mentr' ella vagheggio a driltura V aninia e P ihtelletto. Poscia , come le menti de- gli uomini vennero sviluppandosi dalle fasce ? in che quella infanzia lenevale involte, e comin- ciareno a poter essere iutesi aoche i concetti sot- tili e generic! 1 use! Poesia di quelle streltezze, e a poco a pdco s' avveazo a contemplare una spi- ritual bellezza piu sciolla dalle particolari occa- sionij e in se medesima piu perfetta. POESIA ED ELOQUENZA Allora quest' eccelsa pianta della favella si di- vise in due grandissimi rami 5 perocche Poesia , vaga d' una spiritual bellezza ch' ella stessa da prima non conosceva . ma cui comincio ad a mare . per quel diletto , che anclava provando in for- marla , lascio le parti delP utilita immediata ad una favella meno avvenente ed adorna , quella sola utilita riservandosi , che nelPumano ingegno deriva dalla contemplazione di un Bello perfetto. Furono allora certi gli intendimenti di queste due Facolta, Poesia ed Eloquenza. Che la prima bado PARTE SECONDA rfti a rappresentare nel loro punto piu appariscente e mirabile le azioni , gli affetti, i pensieri dotati tF eccellenza y per invaghirne gli aniroi altrui e da tal vaghezza condurli all 1 emulazione , o anclie pur a rappresentare un difetto 5 una passione, un errore cosi,da farli abborrire, e piu bella mostrare indirettamente F opposta virtu • e la second a , cioe F Eloquenza, si volse a far abbracciare agli uomini una , od un 1 altra detertninata utilila,con proporla munita ed ornata di tntte quelle altrat- live 5 che meglio polessero persuaderue Fabbrac- ciamento. Le quali cose si faranno piu manifeste ricer- cando alquanto nella materia delia Poesia. La materia poetica pertanto considerate nel suo aspetto piu universale e nulla meno, che tutto quello, ch 1 esiste. Ora in varii modi e permesso alF umana gente F uso delF esisteuti cose. Giova- sene F uomo inducendovi certi apparecchi, tra- mutazioni e componimenti per soddisfare ai bisogni e alle occasioni della vita j cio e il proprio delle arti meccaniche. Si studia di conoscere delle cose o sieno sensibili ? ovvero astratte da 1 sensi le pro- priety, le attenenze, e per via d' osservazione , o di meditazione ? e di sagace induzione ne tragge cognizioni utiii e Iuminose 5 cio e il proprio delle scienze. Ma usarne puo inoltre per procacciare a se e ad altrui un gentile dilelto } cio e il pro- prio di Poesia , guardata non solo come Arte par- ticolare ? ma altresi come la piu nobile e vital ifta PllliNCIPJ DI ESTETICA parte di tutle le Arti belle, in quanto per mezzo della invenzione e della composizione tulte sono fiugilrici , facitrici , cioe poetiche. Or come otterra Poesia il suo proposto , *e non vi adoperi quelle cose stesse , che sono atle a dilettare per se , pure intesa a crescere , depn- rare e perfezionare cotal dilelto? Laonde dallo indistinlo dell' Universo tira queste cose in di- sparte , e con certi snoi provvedimenti vieppiu le abbella e le perfeziona. Ma qual' e delle dilette- voli cose, che venga all' uomo piu di tutle gradi- ta? Certo egli Puomo, massime se si mostri neU Patto di usareeccellentemeate gli aiti attributi ? onde fornillo il Greatore. Adunque V uomo operanie e oH e il prineipale oggetto di Poesia. Cio vide acutamente Aristolile. Proseguiamo. Le operazioni degli uornini si cotnpongono delle intenzioni della mente, de 1 moti del cuore, e delle deliberazioni della volonta. Per la qual cosa a ritrarre V uomo operante egli e da mostrarne i pensieri , gli affetti, e le azioai. Forseche per altro tutti i peusieri , affetti , ed atti umani sono cosi fatti da reeare un gentil diletto ? No 5 vi bisogna, die abbiaoo certi caralteri e condizioni , a cui corra e fS apprenda r animo nosiro 3 per simil modo non tutti gli oggetti tolti a considerare nella sensibil natura sono idonei a dilettarci, ma que' solamente, che diciamo belli. E belli non altrimenti esser do- vranuo i morali soggetti , che la Poesia rappre- senti. Per tanto andar dovranno forniti di quelle PARTE SECONDA i63 spiritual! qualita ? che abbiamo nella prima Parte considerate. Se non che Poesia , principalissitna delle Arti gentili , non dovra certo andar priva di quella il~ lustre proprieta , cui esse posseggono, cioe di ren- der belli per mezzo d' una esecuzione perfetta og- gelti eziandio non belli in se stessi. Ella pertanto con mirabile inagistero sapra ritrarre in niodo di- lettevole anche 1? uomo operatore di azioni brut- te ? e rendere allettante quel terrore, che ispirano le gran colpe, le atroci seelleratezze } anzi come in un bel Dipinto piu ti piace tenera verginella , tutta piena d' amor divino 7 se tu la vegga incal- zata da orridi raanigoldi , presti a scagliarle i fu- ribondi lor colpi , cosi in un sublime tragico qua- dro e stupendo a dirsi , quanto piu bello risalti il candore dell' innocenza , o la costanza della virlu accanto al tetro aspetto del vizio ? o agii scallri artifizj della persecuzione. Ma le altre esistenti cose , oud' e bello questo Universo 5 fuori dell' uomo, saranno elleno indarno per Poesia ? Non gia. Ella non va cosi esclusiva- mente presa d' amore per la belta spirituale ? che non riconosca essere assai vivo il diletto ancor di quella sensibile. Percio de' naturali oggetti , che si presentano a' sensi o siano belli in se stessi , o acconci a divenir tali ne' modi e neMuoghi ? in che ella gli aggiusta , la Poesia si vale copiosa- mente ora fiorendone 1' immagine del Bello in- corporeo > ed ora facendo una particolare imita- i6j PMNCIPJ DI ESTETICA zionc altri di sensitivita piccola perde quei lievi indizj d' affetto , che sono come fusi ne' par- ticolari delle opere 5 taluno, che V ha sbrigliata e scossa d 1 ogni freno , non e arrestato, se non da- gli eccessi, e freddo gli pare tulto quello, che non va in fiamme. PARTE TERZA *33 Medesimamente e difficile, che la immaglnazione sia fornita de' necessarj modi a ben servire al giu- dizio. Perocche ia alcuni non e abbastanza eru- dita, e molte indicazioni contenute ne' bei lavori , perche ignoti le ne sono i fonti , non la dilettano; in alcuni e stretta entro a lineamenti di bellezza limitati troppo ed esclusivi , e ogni nuovo allar- gamento , ogni ardire anche felice le vien fasti- dioso} talora invece e famelica di novita, appe- tisce lo straordinario , e si porge come insensi- bile a quegli oggetti , che una roodesta bellezza ha informati} talora e rapida , e corre sempre d' una in un 1 altra cosa depredando da tutte alcun che , ond' esige dalle Arti un troppo attivo esercizio^ tal altra volta e ioioiensa e patente j da luogo dentro di se ad ogni dimensione e sproporzione di oggetti \ e respinge i limiti e le misure i pur cosi cari a bellezza! Tutti i quali acci- denti rendono difficile trovarsi l'uomo in quello stato dell' anima > che gli lasci stimare gli og- getti secondo il merito di quel Beilo j che in se contengono. Questo stato , se io non m' inganno , debbe es- ser tale, che possa dirsi proprio della corretta e depurata natura umana. Dee la ragione cogli im- mutabili priucipj del vero, delP ordine , e del Bello , i quali stanno fra gli element! , che la co- stituiscono, essere incorrotta dispensatrice della lode e del biasimo. Di questa fatta , chi ben con- sideri , e quel giudizio , che de' bei lavori di tutti ,8 4 PRINCIPJ Dl ESTETICA i tempi nelP universale opinione e stabilito. Pe- rocche gli innumerabili pareri di tutti gli indivi- dui, i quali godettero di quelle produzioni nei tempi anteriori a noi , per lo scambievole attrito sonsi chiariti di cio, che avevano di misto e par- ticolare, ed e rimasto la espression generate e con- simile delPeffetto, che fecero in tutti. A questa espressione dunque e bisogno s' accosti e in certo modo precorrala chi ha da giudicar sanamente. Perci6 avea ragione di dire il Petrarca : » I perfetti giudizj son si rari » ! Ora il falso veder del giudizio non solamente nuoce alia stima delle opere altrui , ma tragge V uomo nell' operare suo proprio ad inescusabili fallimenti. Facciane fede P esempio di coloro , che non sono cosi rari oggidi J i quali sdegnano nel comporre piegar Pingegno alle leggi del comporre, e reputano dover essere libero agli Artisti, gli affetti e le azioni iraitare con que' caratteri , eccessi, incoe- renze , in somma col quel disordine, che la realta stessa esibisce. Pospongono questi Autori , siccome vieta e per poco insipida , quella misurata e rego- lar bellezza , onde le opere de' piu chiari ingegni di tutti i tempi offrono i lineamenti , alia quale par ch'essi dicano quello , che un Poeta fa dire a Venere da Gupido : » Bella sei, ma gran tempo £ che sei bella « ( Lemene, Madrig. ). La prima cosa e manifesto, che i cosiffatti, eleg- gendo aver guide il cuore e la fantasia piuttosto che la ragione, ribellano al natural governo delle PARTE TERZA i85 umane potenze. Ma lasciato star questo 5 cio che essi vogliono potersi fare presentemente, forse che in Itttli i tempi da' piu grandi Artisti non s' e gia fatto? Forse che a modello d' imitazione non s 1 e presa sempre la realta ? Ma quando questa era tale, che V imitazione non potesse riuscirne gra- devole, o si lasciava da im lato , o se ne mutava quel tanto, che agli stromenti e ai modi delle Arti imitatrici non si poteva acconciare. Che se la rappresentazione o de' naturali oggetti , o degli umani affetti ed azioni , dalP ingegno de' compo- sitor! eseguita, trovossi priva di tali avvertenze, fastidi gli animi de' riguardanti , e gli uomini si rimossero da seguirla 5 ma se per lo contrario ne ando fornita 5 gli fece paghi , fu ammirata, emu- lata , e le sue prove furono leggi. Le leggi del comporre pertanto, non che vadano considerate come arbitrarii e mutabili ritrovamenti degli uo- mini, anzi sono da tenere per naturali effetti delle impressioui prodotte su gli animi dalle opere belle. Percio questi effetti forza e che durino quanto le nature stesse degli animi. Le vicende dell' umana societa e degh studj , le nuove lingue, i nuovi dogmi , i nuovi costumi somministrar possono nuovi soggetti, e variare alquanto i modi delle Arti belle, non possono mutare la lor sostanza* la quale e questa, che compongano lavori atti a dilettare accordatamente la sensitivita, la fantasia, ed il giudizio , e ne' quali si trovino con felice ar- monia congiunte le piu elette bellezze sensibili e 1 86 PRINCIPJ DI ESTETICi e spiritual]. II che di necessita induce proporzioni, misure , limiti , e una ragionevole soggezione alls leggi del comporre. Dal qual errore del giudizio allor andrebbero immuui questi amatori di liberta , quando non isdegnassero considerare, che I' utnan essere da qualunque lato si guardi offresibisognevole di freno e di correzione , ne uffizio e solo della morale Filosofia nioderarne il disordine, ma si eziaadio dell' Estetica. Perocche i pensieri dell' uomo , die la immaginazione abbellisce , e le Gcazie adoma- no per aceonciarli agli oggetti delle Arti nostre, escono di quello stesso fondo, onde procedono quelli , che passatio nelle azioni e inforinano il te- nor della vita, e come qaesto fondo abbisogna essere purificato pegli uni , abbisognalo cosi pegli altri. Per la qual cosa il gloriarsi di seguire in tutto gP impulsi della natura tanto nel vivere , quaato nel comporre, egli e indizio di soro , o scorretto ingegno, e il violare P eterne leggi del Bello contiene non so qual peccato in lettera- tura, come in morale lo infrangere que' santi principj , che sono le inalterabili norme della virtu. In fine qual pro' s? hanno eglino i detti Autori di un tal procedere? Quello, che dell' indiscipli- nato vivere i licenziosi. I vivi trasporti delle pas- sioni qua e la, ma nel continuato andar delle cose disordine, e voto, e scontentaraento. Perch& nes- suno vorra negare , che ne 1 coraponimeuti bro PARTS TERZA 187 e' non riescano di tratto in tratto a produrre de' grandi effetti. Ma di questi impetuosi effelti egli e proprio , che non durino , e scosso repente P anitno cadano, lasciatido 5 ch' e peggio , il giu- dizio attonito, e inal disposto alP impressione di una bellezza piu regolare. Pertanto, anelando al su- blime, perdono il Bello, nel quale e la durevole con- solazione delP umanita. I quali Signori, a parer mio, fanno torto alP al- tezza de' lor pensamenli, non curando di porre nelle opere loro quelle qualita, che per una im- rautabile attenenza a cio , che P uomo e in se stesso, conservano in tutti i tempi uguale effiea- cia } qualita, che, al senlire della piu eletta por- zione delP umana gente, sono conformi alia natura ed alio scopo di ciaschedun lavoro esaltamente convenienti , a' loro proprj oggetti cosi aggiusta- te, che togliendouele questi perderebbono il Gore di lor bellezza^ in se medesime cosi perfette, che il crescerle , o diminuirle , per poco che fosse , le sconcerebbe. Ne gia e da credere , che simili qua- lita siano sempre mediocri, ma ne' soggetti grandi sono grandi e risplendono , e ne' piccoli non sono per la miuutezza spregevoli , si per la loro ido- neita da fame gran conto 5 sono qUalita in fine , a cui puo in qualche tempo per viziamento degli organi e degli intelletti essere fatta poc' attenzio- ne , ma che ricondotti gli uomini al retto sentire ripigliauo lor bennata efficacia , e nell' opinione de' savj sono la prova dell' abilita degli Artisti. 188 PRINCIPJ DI ESTETICA Cotanta e la difficolti dell' avere sano ed in- tern il giudizio. La quale per altro scoraggiar non deve persona dal mirare alia perfezione di dote tanto stimabile. Che la diritta istituzione ne' buoni studj sa dare col tempo al giudizio una felice at- titudine al sentenziar giusto, e preservarlo dalle torte combinazioni d' idee, che in se medesimo il guastano. E qui non mi guardero di notare un pericolo , che il giudizio cor re , suo proprio , e dagli anzi- detti errori al tutto diverso. Questo e di conten- dere ad una perfezione troppo rigorosa ed esatta. Perche , se il vero e da dire, le Arti cogli stru- menti, che adoperano , ben sono dall' umano in- gegno state condotte ad una maravigliosa eccel- lenza , pure non vuol negarsi , ch' elle non sen- tano la materia, e che la pura fiamma de' con- cetti spirituali non sia costretta d' ombrarsi al- quanto fissandosi in oggetti sensibili. Sempre qual- che cosa manca alia compita espressione del pen- siero , ovver dell' affetto ? e quando pure la somuia indastria riesca a porre ne' subbietti quel piu di compimento, onde sono capaci , rimaugono nel- V anima inoperose certe preziose reliquie , certe quasi porzioni di esistenza spirituale , a cui le grava di non poter dare vita esteriore. A questa insuf- ficienza delle Arti amane, ben conosciuta a' pe- riti , dee attribuirsi I' incontentabilita del giudizio o nella stima degli altrui lavori ? o nel componi- mento de' proprj} nobilissima cagione, come ognun PARTE TERZA ,8 9 vede, e tale, che ia que* soli puo ritrovarsi , i quali le potenze del loro ingegno hanno levate a grand' eccellenza. Ma lasciato stare, che questa difficile giudicatura rende 1' uotno troppo esigente verso le opere al- trui , diciamo , che nelle proprie render puote 1' in- gegno, come a dir, spigolistro , delle ullime ele- ganze lezioso ricercatore , moroso seguace di mi- nute somiglianze, o differenze , convenienze , od opposizioni , ligio a troppo ristrette norme di sem- plicita , di chiarezza , di precisioae , cosi ambi- zioso di perfezione, che per aggiungerla non guardi di far torto insino a bellezza. Artisti cosi fatti raramente danno a' componimenti loro quell' a- spetto di nativa freschezza, che tanto piace nelle opere dell' uotno, perocche le fa simili a quelle della natura 5 procedono contegnosi e guardin- ghi , come chi teme , non forse gli fugga per inavvertenza alcun atto incolto , alcun detto im- pertinente 5 non hanno 1' andar libero e sciolto di nobile personaggio , in cui 1' acconcezza delle ma- niere e una seconda natura 5 e' mostrano , che se sono riusciti a posseder 1' Arte, non sono giunti a nasconderla. Questo vizio , quando pur tale possa dirsi ii soverchio della virtu , fa desiderare , che indoli cosi egregie s' abbandonino alquanto piii a se stesse, e depongano il cipiglio e la sferza , con che da se s' impauriscono. 11 quale desiderio per6 non e volto a licenziare quelli , che di freno ab- bisognano, di por gran cura nella correzione dei i 9 o PRINCIPJ DI ESTETICA lor lavori } a' quali e forza considerare , che lo studio paziente e il labor limae rendesi tan to piu necessario , quanto piu V ingegno con la ricca e varia fecondita scorre agevolmente in ridondanze, in negligenze, ed in traviamenti. Or ad avere il giudizio istrutto di tutte quelle doti , che il rendono perfetto , e necessario educarlo , e gli esercizj ? che a cio conducono , se io ben discerno 5 si risolvono in quattro. De' quali primo e il confronto da lavoro a lavoro. Perche Panima nostra alle prime impressioni degli oggetti belli si porta quasi bambina , e tuttoche in se contenga le elementari norrae della bellezza, pure non viene nella certezza del riscontrarle nelle cose di fuori , se non abbia per balia la esperienza. Quando una qualita , che in un primo oggetto prontaroente le piacque , riveduta in molti le piace, allora la tiene per bella , e il sentimento di questa bellezza passa nel giudizio. Ma quanto non la erudiscono anche le differenze, che ne' consimili lavori si trovano? Perocche s' allargano i confini del Bello , ed ella impara come con V operar proprio talor si possa uguagliare, talor superare gli altrui esempj. E una scintilla, che all' anima splenda quasi dalP attrito del paragone, pud mostrarle un gran numero di cose belle non avvertite prima. Ne meno P assenna una bellezza imitata, che per qualche cosa di piu, o di meno , o di diverso si cangi in bruttezza. Per tanto non e dubbio , che il confronto isti- tuito tra piu soggetti imitati non sia un' utilissiraa PARTE TERZA 191 scuola a formare acuto ed esatto il giudizio nelle Arli. La prima cosa ti si offre ag!i occhi la mag- giore 5 o minore total bellezza dell' uno verso del- Paltro. Quindi vieni parte con parte ragguagliando, e giudichi di ciascuna, quale abbia vanto sulla ri- vale 9 quale perda sua prova. .E nou te ne stai all' esteriore comparsa, ma penetri nella mente degli autori, e ti poni a parte delle loro fatiche ? de' lor tentativi ; ne' quali ti pare, che qui siano riusciti a perfezione, ivi siano rimasti inferiori al concetto loro. Con queste considerazioni arnmaestri te stesso a bene incarnar que' disegni 5 che ne' tuoi lavori ti prefiggerai di render compiuti. Secondo esercizio e il confronto degli oggetti imitati con que' naturali. Ha egli nessuno 5 che ignori, la natura essere principalissima niaestra al- P Artisla ? Che altro e essa in fine, se non la collezione inimensa degli esemplari ? da' quali e bi- sogno ritrarre, chi formar voglia lavori artefatti di qualunque specie si sieno? L' uomo avrebbe egli mai conosciuto bellezza, se la natura non glie- V avesse intromessa nella mente pegli occhi 5 e de- stovi P accorgimento del corrisponder di quella agli innati attributi del suo intelletto? Dalla natura e partito quel primo dilettevole urto, che ha reso ui! bennato animo consapevole ? essere nella sua mortal condizione questo privilegiato destino d'ar- monizzare con la bellezza. E se P Artista pensi a se stesso nclP atto, che P entusiasmo gli ammannisce i piu felici tratti del ii> 2 PRINCIPJ DI ESTETIC1 suoi componimenti , gli parra d'avere realmente sott' occhi quegli oggetti della natura, che al suo comporre si riferiscono. II che in qualche modo si avvera anche nelle iniitazioni degli oggelti spiri- tuals Perciocche V aaima del compositore s' affisa nell' astratta perfezione di quel concetto , a cui vuole dar vita con P arte , come se davanti agli occhi dello spirito gli splendesse in vista sensi- bile. Tale Dante immaginava la Filosofia , e veniva atteggiandola con tratti e colori finissi mi nelle sue Canzoni sublimi. Che se P oggetto da imitare sia un passionato affetto , una preclara azione ; P Ar- tista non pure se li figura , ma nelPatto del com- porre in se medesimo li finge , e vi si conforma cogli atti e i gesti della persona. Per la qual cosa nessuno vorra contraddire alia necessita dello studiare ne' naturali oggetti , e all' u- tilita del venirvi ragguagliando quelli imitati. Bensi potria domandarsi , perche tra' mezzi dello ammae- strare il giudizio da noi siasi posto prima il pa- ragone da lavoro a lavoro, e poscia dagli oggetti imitati a que' naturali. Gio non fu a caso 5 si fa per quella considerazione , che negli iuiziamenti alle belle Arti pigliansi sempre le mosse dagli e- sempj altrui. Per si fatto modo porzioni di dise- gni, di statue fansi vedere al discepolo di pittura, di scultura; passi di prosa , o poesia al discepolo di Lettere belle. Con tali espedienti dirizzasi P in- tellelto, s** abilita la fantasia , e s' impara a deter- minare le immagini : a circonscriverle entro a giusti PARTE TERZA ! 9 3 limiti , a dare alle forme tutte quante o del figu- rare, o del dire i certi e sperimentati lineamenti della bellezza. Al quale ordine di cose io sono tentato di cre- dere j non aver pensato abbastanza coloro, che gridano, natura , natura , e sbigottiscono , se veg- gano gli studiosi di pittura , a modo d' esempio, disegoar dalle slatue. Ma io saprei volentieri, se con altro mezzo niuno , meglio che col ritrarre dai perfetti esemplari, sia dato all' uomo formare alia giusta bellezza P occhio e la mano, e se privi di questo addestramento non isdegnerebbe la natura d' ammettere alia sua scuola que 7 sori alunni? La natura! si certamente, la natura e somma e ne* cessarissima maestra alPuomo^ ma ella e libera, diversa , copiosissima , e ritrae del divino; mo- dellasi talvolta, come per vezzo, in regolari stam- pe, ma , quasi paurosa di astringersi a leggi trop- po severe, si muove e modifica ad ogni istante 5 e bisogno coglierla come di furto , e fissarla in sostanze, ov' ella non aveva inteso di porsi , e dove, sto per dire, si meraviglia ella stessa di riscon- trarsi. II che se da felici autori in felici circo- stanze posti fu gia eseguito , follia sarebbe non proflttarne 5 finche atnmaestrato P ingegno per arte al fare della natura gli sia dato uscire con frutto a spaziare ne' vasti campi di questa. Ma io corro al terzo espediente per formare perfetto il giudizio : desso e il paragone de' lavori colle regole. ic)4 PKliVCIPJ DI ESTETICA Quelle induzioni, che 1' uotno tragge dal con- frontare Puna con P altra le opere artifiziali , e queste co' modelli naturali , da perspicaci ingegni raccolte ed ordinate, compongono una somma di precetti, che nelPesercizio di ciascun'Arte dirigono V ingegno, o la mano dell'uomo. I quali Trattati appellansi dal nome delle Arti stesse, che reggono, e d'Arte poetica dicesi quello della Poesia, d'Arte rettorica quello dell' Eloquenza, dell' Arte del di- pingere quello della Pittura , c cosi discorrendo. Ma tutti , quasi altrettanti rivi ad una medesima fonte, mettouo capo alTEstetica generale. La quale in cio e differente da que' Trattati particolari , ch 1 essi consistono il piu in precetti ed in regole tratte da' lavori diversi d' una medesima Arte , quando 1' Estetica da tulti i soggetti o naturali , o imitati, e dalTumano ingegno medesimo cava i principj di tutte insieme le Arti; dal sentiraento della jbellezza deduce quella miglior leoretica co- noscenza, cha pud aversi della bellezza^ espiora il passaggio di questa dalla natura nelP arte} e in- dica i generali espedienti cosi proprj a finamente sentirla, come a degnamente operarla. Laonde ad avere il piu che si possa perfetto il giudizio agli uni ed agli altri principj conviene aversi riguardo, cioS non solo a quelli particolari d' ogni Arte bella 5 ma eziandio a quelli generali comuni a tutte. Ne' quali ultimi si viene piu tardi, quando Pintelletto da moltiplici esercizj addestrato puo sostenere le men ovvie ricerche della Filoso- PARTE TERZA '9*> fia; e intanto colPapprendere le regole particolari e col paragonarvi gli esempj degli ottimi, e talor pure i difetti de' meno periti, non che gli esperi- tnenti proprj , lo si viene disponendo ad alzarsi a cotesta spera piu elevata di osservazioni e pnncipj. Le regole per altro particolari , proprie di cia- scun' Arte, tanto al giudlcare quanto all' eseguire ajulano V uomo noa leggermente, siccome quelle, che toltolo alia indefinita sequela di tutti i possi- bili lo fermano a cid, ch'e piu convenieute alPat- tual suo disegao 5 e senza pretendere di dirizzarne tutti i passi, o d' impedirgli ogni divagamento , e dicamo ancora ogni volo, gli segnano una direzione ed un termine. E perciocche , qualunque cosa altri ne dica, la nutura lasciata in balia di se stessa, per buona che possa essere,e irregolare, incostante, ed incerta , e roentre s 1 abbatte ad alcuni fortunati ritrovamenti non modera, e non contiene se stessa^ e da negli eccessi , a questo disordine sovvengono le regole col loro poter negativo. Esse dilungano P ingegno da' mali passi senza punto scemarlo delle sue forze. Ne raro e da osservare, come i giudizj di co- loro , i quali piu per naturale disposizione di quello che per istudio d' una, o di un'altra Arte dilet- tansi , se colgoao alcuna volta nel segno, avviene come per caso , e senza il suffragio d 1 una coscienza illuminala, che possa a se medesima esser norma della pronunziata sentenza , o fame capace an- clie altrui. A qaesta maniera d' estimator! piace •9 6 PRINCIPJ DI ESTETICA alle volte ci6 , ch' e piu appariscente e piu splende, alle volte ci6, ch'e piu affettuoso e piu m uove. Tal- voltaauche per acutezza d' iatelletto alcuaa riposta mtenzione dell' Artista , alcuu segreto dell' Arte a loro si fa palese , e scorgono significati, accen- nano confront!, trovano applicazioni, che altri per avventura non farebbe. Ma que'ddfieili puoti,ove » i'Arte, che tntto fa , nulla si scopre „ , ma quella scelta avveduta, che lasci6 dopo di se progetti al- tri infiniti, ma quell' avventurato accordo tra Pu- nita del pensiero e la varieta de' mezzi, che il rendono pieno , ma la convenienza di tutte ie parti tra loro, ma la squisitezza del meceauico esegui- menio , cio in fine , ch' e piu faticoso , ed intrin- seco nelle opere dell' Arte , ci6 sfugge o in parte, od in tutto al contemplatore non soccorso dalla cognizion delle regole. Che se del giudicare e cosi, or che sara del comporre ? Se non che un piu preciso effetto dell' esatto conoscer le regole, e de' molti confronti fatti tra quelle e gli esempj, si e il dare al giudizio una acuta sagacita per iscoprire i difetti. Perocche qual cosa altra sono questi , se non un venir meno alle regole, come il loro nome stesso dimostra ? Ma questa parte degli uffizj del giudizio, onde tanti menauo vanto, e si pavoneggiano , se possono sfregiare con qualche nota un bel nome, questa parte finalmente ella e facilissima , conciossiache vi basti il diligente confronto de' lavori con quelle leggi, a cui esser denno soggetti. Noi veggiamo PARTE TERZA 197 per Io contrario lanto piu indulgenti circa I di- fetti c? un' opera bella soler essere 1 giudici , quanlo piu hanno essi d' ingegno e di valorem perciocehc e piu sono dilettati dalle bellezze , e meno sono schiavi alle minute leggi delT Arte 3 tuttoche de- bitamente le rispettino e osservino, laddove 1 men poderosi ed esperti intelletti troppo si sentono fo- lici d' essere sostenuti dalle precettive norme, quasi da ferine colonne, e le tengono sacre e da nessun punto tangibili. Percio e ragione , io ripeto, a dover essere giudice intero, che alia cogniziori delle regole s' aggiunga il perfezionato senlimento della bel- lezza , e la migliore sua idea, da entrambi i quali provvedimenti dipende il retto uso di quell' Arte, ch' e detta Critica:, tribunale utilissinio alle nobili discipline, quando a sentenziare siedano gli ottimi, che non a caso , o secondo lor fini, ma giusta il merito vero a' lavori dispensino la lode ed il biasimo. Finalmente un quarto mezzo atto a formare il giu- dizio sono gli esercizj proprj. Imperciocche non pu6 dirsi abbastanza , quanto conduca a ben conoscere il valore d'un' opera sapersi il modo, onde si pro- cede dal principio al fine delP opera stessa. Gome in falti potra chiamar eccellente un lavoro chi non sa , che non si sarebbe potuto far meglio ? Come osera pesare la maggiore , o minore gravita di un difetto, chi non vede, se 3 come si saria potuto evitare ? Come apprezzar giustamente una bellezza, chi non estima le difficolta, che v'eraao 19S PRINCIPJ DI fcSTETlC.4 ad ottenerla ? Gome condonare eerte irregolarita, chi non iscorge i compensi ? coa che il composi- tore seppe redimerle ? E il sapere per prova, in qual modo V operazioa si condaca , libera altri da innumerevoli abbagli , che la vista esteriore delle opere cagiona ne'piu, appiana ed accorcia la strada al godimento delP esibite bellezze , e pone tra il riguardante e Pautore quasi una specie di simpatia. I quali esercizj proprj hanno piu gradi. Con- ciossiache i primi sieno rozze copie di un semplice oggetto, anzi di una parte d'oggetto o dall 7 Arte tolta, o dalla natura • d' onde poi viensi ad og- getti piu interi e composti} e la copia a poco a poco diviene ad essere imitazione} e variansi le specie degli oggetti} e qualche arbitrio si piglia nell' imitare •, di la si passa al comporre ? ch' e unire iusieme piu parti tratte da cose conformi; e incominciasi a salire a ? concetti, a for mare una idea , da rappresentarsi con le piu acconce forme ed espressioni. Allora una viva luce e diffusa sulle opere altrui , delle quali si scuoprono non solo gli esterni pregi, die spettano alia perfezion del lavoro , ma ezian- dio gli interni , che spettano alia genitrice idea del- V autore^ allora ne' proprj composti procedesi con accorto provvedimento , e mentre si profitta di quella copia d' immagini , che passano davanti al- 1' agitata fantasia, e secondasi il calore dell' a- nimo, stassi anche sopra di se per evitare il so- verchio 5 lo sconvenevole 5 e nell' atto che si viene PARTE TERZA 199 compiendo tale , o taPaltra parte dell' opera si tien guardata Y idea , che tutte le abbraccia , sicche nella somma la piu perfetta bellezza , o la piu bella esecuzione risplenda. Or chi attentamente guardasse alia parte, che il giudizio prende ne 1 bei lavori , vedrebbe , che egli accompagna in essi le operazioni delle altre potenze, e tutte, pid o men da presso, dirigele. Perche prima necessita ad un autore e la scelta del soggetto. Delia quale scelta poco si brigano le persone, le quali godono d'un eseguito lavoro, poiche ne giudicano separatamente dalP uorao, ma dessa e all' autore d' una ben altra importanza , e quasi un' effusione di lui medebimo. Che 1' animo in una , o in un' allra guisa mosso , e la fantasia da vive immagini assalita sopingono V ingegno all'operare, e V uomo produce fuori cid , ch'egli e dentro, e finge con P artifizio una parte della sua natura morale. Vedi quel caldo e passionato cittadino delPA- lighieri avere eletto argomento al suo poetare forte, severo , veecnente •, il Tasso nobile , religioso , a- moroso avere ideato un gentilissimo poema, dove queste tre doti regnano a vicenda ; quel bizzari o e pieghevole cortigiano dell' Ariosto aver tessuto il suo lavoro di lentissime fila , ondeggianti qua e la al vario soffio della sua fantasia } e la soavis- sim' anima del Petrarca aver effuso nelle sue rime la piu squisita essenza deli' affetto , egli , che si languidamente condusse il male scelto soggetto del- 3°o PRINCIPJ DI ESTET1GA 1' Africa. E . Quindi noa h da stimare, che la correzione esser debba si stret* la, che tolga alle composizioni il pregio della na- turalezza. Al contrario ella deve dar a vedere in esse lo stato perfetto si, ma pur naturale de'sog- getti trattati, e non una condizione sludiosameute PARTE TERZA ar3 voluta dal compositore. A cio, oltre al sin qui del to, conduce la grata vicenda de' diversi tratti quali forti, quali rimessi, ora profondi, era piani, ora stretti ed or auipj, che Taccorto Artista scomparte nel suo lavoro, e che danno alle produzroni delle Ar'i la corrispondenza appunto con lo stato na- turale della umanila. In sorama e da dire, che il Gusto corretto egli e quello , che procede nello spirituale e nel sensibile de' suoi lavori in tutto conform e ftlle immutabili leggi del Bello 5 che sono le leggi ad un tempo del retto setitire ed inlen- dere umano. PURITa II Gusto in secondo luogo e puro. Questa pu* rita nelle diverse Arti si mostra diversa, ma ella nel suo proprio e la stessa. E consiste principaf- mente in certo sehietio e mondo esibirsi cosi della intera idea d'un arti/iziale componiniento , come delle parziali ? in cui quello si vien dispiegando. La purita dunque, affinche io ne pigli Tesempio dalla Pittura, appartiene, i.° all' invenzione del soggetto da dipingere, e fa ? che Pidea ne sia sce- vera da quanto potrebbe sconciarlo, o turbarlo. e si spicchi assoluta ed ignuda dalla mista moltilu- dine delle idee consimili e men perfette^ 2. ap« partiene alia composizione , e da luogo a que'soli oggetti , che sono propriamente attinenti al con- cetto principale. e cosi disponli 3 che quella primi* ai4 PRINCIPJ DI ESTETICA liva idea compiano senza ingombrarla; 3.° appar- tiene alia espressione, e la fa essere una Candida rivelazione delfanitno, la parola del cuore^ 4-° a p- partiene al disegno , e fa che scorra cosi da se- gnare con sicura esattezza i contorni, le forme, gli intreccj degli oggetti , rappresentati per guisa, che compariscano una depurata immagine di natura perfetta^ 5.° appartiene al colorito, e dopo d'avere composte con la miglior mistione d'ingredienti ie tinte^ le distende sulla data superficie in maniera, che punto di torbido non le containing 6.° Gcal- mente appartiene alia prospettiva, e ne scopa via ogni impaccio, e vi figura ogni grandezza, ed ogni distanza con tal precisione, che gli oggetti o tras- parenti, od opachi v'abbiapo i piu belli insieme e i piu veri gradi , lumi , ed aspetti. Ritornando ora in sul generate la purezza del gu- sto e anche offesa in un soggetto, qual ch'esso sia, quando resti ferita la sautita del costume 5 peroc- che cio e un volere, che s'adagi ne' sensi quel di- leito , che dovea per essi passare alio spirito, un togliere al sentimento delia bellezza la sua nobilta. La purila del Gusto suppone in un altro senso una uaente pura, cioe a dire, che bisogna porsi al giudicare, od all' operare con P intelletto chiaro, sereno, ed aperto ad ogni impressione an- che lieve} condizione dello spirito simile, sto per dire, alia quieta faccia di un lago, quando nessun oggetto e si piccolo, che non ti venga in quello notato, o se una barchetta si tnostri dalla lungi, PARTE TERZA *i3 come un punlo tiero, o se una brezzolina lo rlghi qua e la} potresti segnare le Hnee d' un uccello , cue lo sorvoli, i circoletti d' un insetto, cbe ne punga la superficie, le foglie delle piante, che ne vestono le curve sponde. E cosi Pintelletto puro ammette in se ? come terso specchio , le piu mi- nute vaghezze de' bei subbietti. La quale preroga- tiva allora 6 ottenuta dal Gusto , quando nato P uomo al dolce senlire siavi inoltre per idonei studj erudito. ELEGANZA. Non basta, se i lavori delle Arti sieno corretti e puri 9 ci bisogna inoltre, cbe compariscano adorni, e fioriti di certa lor leggiadria. II Gusto adnnque e in terzo luogo elegante. La correzione e la pu- rita sono necessarie in un lavoro, perche possa intatta mostrarsi la sua bellezza 5 grazioso e leg- giadro il fa P eleganza. La quale e definita dalla stesso suo nome, peroccbe importa elezione, scelta. Adunque P Artista col costume e col modo del- Pape da tutti gli oggetti convenevoli al suo com- porre dee trarre cio, che possa render questo piu saporito, e infondervi un piu sano ed eletto succo. Tale scelta spetta in pari tempo a' concetti e alio stile , ch'e P esterno abito loro. Peroccbe niedesi- mamente la persona rozza e sgarbata rende spia- cevole Pabbigliamento beilo, e a bella persona fa torto il rozzo e sgarbato abbigliamento. L'eleganza ai6 PRINCIPJ DI ESTETICA appartiene ad ogni soggetto. Non ve n' ha alcuno, ehe non domandi cura e diligeuza nelTessere cooi- posto ed espresso; per altro la cleganza ne' sog- getti mezzani e pregio principale, nei grandi e ne' tenui esiste senza mostrarsi. Ed essa abbraccia ogni parte; ntf dipinti soggetto , disposizione , disegno, mosse, e circostanze ; i colon coq le indefinite lor difference di forza e di luce; soprattutto l'espres- sioni, di cui cerca le ottime; nelle sculture forme, atti, azione, affetto ; neli'Architettura dimensioni , e ogni maoiera di ornato ; nella Musica toni, tempi, motivi, armonie ; nella Danza misure, at- teggiamenti, e cenni morali. Nell' Arte del dire ben presiede ai pensieri , ma il piti penetra nello stile, e vi applica, oltre agli ornamenti tratti dal tesoro delle eosi dette Figure, i piu gentili e puc- gati modi della favella. Ma due caratteri , clie rendono assai gradita Teleganza ne'lavori delle Arti belle, sono la finezza, e la dilicatezza. La prima ha luogo, quando cio, che v' ha sotto un subietto, o sotto qualunque delle sue parti di piu peregrino, acuto, e gradevole, l'ingegno il eoglie e eolloca opportunamente. Pa- re, ehe le facolta dello spirito in questa condizione del. Gusto vadauo armate come cP una lente, che i piu piccioli oggetti belli aggrandisca. A tal con- dizione appartiene certa flnitezza di pensieri scevri da tutto cio, che ha del grosso e del materiale, certc ingegnose allusioni. Cio suppone nel Gusto osservazion grande della natura, per Irarne quelle PARTE TERZA 2?7 sottlli indicazioni delPanimo, se animal! sieno gli oggetli 5 o quelle fuggevoli grazie j se sieno pur materiali . nella cui espressione e grande P effetlo delle Arti belle. Di che Pacume e la perspicacia delPintelletto giovano massimamente alia finezza del Gusto. II qual pregio della finezza pero e facilissimo a trascorrere in vizio. Peroech' ella pu6 divenir soltigliezza 5 e le minute avvenenze essere imper- cettibili, o stancare il cervello, che si distempera per appropriarsele 5 come fatica Pocchio a discer- nere un esile oggelto avvolto in luce nebbiosa. E puo la finezza dare in affettazione^ il che avviene ? per esempio ? quando o nelPoperar proprio si tira dentro a' componimenti cio ? che con troppo tenue legame vi s'attiene^ o nel giudicar de'lavori altrui vi si nota quello, che alPArtista non e mai stato avviso di porvi} cosi taluno ne' Dipinti a fresco di Raffaello trovava tutto lo scibile ? tal altro ne' Poemi d' Omero le allegorie di lutti i casi delP umana vita. Gio viene ad essere piuttosto un esercizio delPingegno , il quale nel giudicare compiacesi di se medesimOj che non una sua applicazione a cose reali 5 e un piccolo Irionfo delP amor proprio degli osservatori , che collocati necessariamente alcuni gradi piu giu delP Artista cercano nel ta- lento di ragionare un compenso a quello del com- porre. Ma dove la finezza dello indagare i motivi e gli accorgimenti del Gompositore non trapassi i aiS PRINCIPJ DI ESTETICA confini della moderazione, dee farsene molta stima ed aversi utilissima. Essa rivela alia vista di tutti quelle bellezze , che i piu non iscorgono; ed io credo, alia maggior parte anche de'piu esperti in- telletti essere talvolta accaduto , che piu avanti sentissero nell'esibite opere artifiziali, se da qual- che avveduto ragionatore vennero introdotti quasi ne' penetrali di quelle. Perocch£ quegli le note, ch'essi avriano fatto in passando, si ferma a far di proposito. Certo e poi, che se le fine conside- razioni sieno espresse con aggraziate parole, of- frono in se medesime quasi un ritratto di quel pregio , che lodano, e divengono elle ad altri os- servatori esempio di finezza. In secondo luogo Teleganza del Gusto ha seco certa dilicatezza. La quale proprieta pare la me- desima , che abbiamo toccata sin qui , ed e una diversa. Appartiene la finezza piu strettamente al giu- dizio,la dilicatezza all' affetto. Quesla lode, quando si sa porre, o notar nelle opere, accenna , se Pe- spressione mi si conceda , un cuore ingegnoso. E il cuore e cosi fatto, che si suddivide in tenuis- simi affetti. Ha certi suoi sottili mutamenti , certe piccole varieta, certi fievoli modi , che il piu delle volte, perche non possono appigliarsi a materia, in lui medesimo rientrano e vi si sniarriscono. Or chi sa cogliere queste gentili affezioni, e ne'lavori imprimerle, egli ha un Gusto dilicatamente elegante. Questo Gusto, se ha da nominare un agnello , che il lupo rapisca dall' ovile, il fa chiamare dalla PARTE TERZA 219 madre con lunghi belati (/Eneid., Lib. IX, v. 565 ) 5 se ha da parlar delle vesti ? che Didone aveva ordite ad Enea , la dimostra iu quell' at to laeta laborum (lib. XI, v. 73). Ma questo Gusto rnedesiuio h po'i severo , e di- sdegnoso a' difetti. Pare a dirlo stranezza 5 pur essi offendono veramente e quasi pungono V uomo 5 che di tal dilicatezza e dotato. Come chi ha la pelle assai fina e morso da quelle arie ? che ad altri sono carezzevoli ? cosi chi ha per tal modo aggentilito il Gusto riceve nojose impressioni da quelle qualita degli oggetti, che ad altri per av- venlura vengono grate. Se non che e questa una proprieta , che ama d' essere sentita ? non sostiene ? come sottilissima fiammella , star chiusa dentro a veruna definizione (Nota IIL a ). SEMPLICITA Perche 1' eleganza non trascorra in lusso ? in affettazione ? ecco il Gusto la da in governo alia semplicita. Nel quale aspetto quest' ultimo pregio potrebbe dirsi la sobrieta dell' eleganza. II Gusto adunque in quarto luogo egli e semplice. Ma que- sta semplicita non dee andar confusa con la bas- sezza ? o volgarita. Ch' essa e bella e ornata di sh medesima , e in un modesto contegno procede decorosa. Non vi scorge vaghezza e grazia chi non ha V animo gentile e P occhio acuto 5 ma chi n' e fornito vi trova un allettamento tanto piu grato ? 220 PRINCIPJ DI ESTETIGA quanlo indefinibile, e d' un sottil diletto sente ri- cercarsi le piii fine parti del cuore. Come un mo- desto tenore di vita esente da bizzarria e da stu- dio, come un pulito abbigliamento della persona senza superfluo di fregi , o ricerca d' attillatura dilett&no gli occhi de' savj , e passano inosservati diuanzi a que' della moltitudine , cosi un lavoro delle Arti dal vigilar del gindizio mantenuto in bella acconcezza, e scevro d' affettazione , con P a- bito dello stile non grosso, o sparuto , ma sem- plicemente elegante, troppo e facil cosa , che sia apprezzato da pochi, e insensibile a' piu degli e- stimatori. E gli Arlisti • o anche i Critici, che a buon diritto van presi a questo pudore de' cora- ponimenti, abbisogoano starsene rassegnati alia te- merita di coloro , che tacciano di negligenza la na- turalezza, di freddezza la temperanza , di volgarita la mondezza* senza parlare di quegli ingegni sbri- gliati, a' quali non piace se non P agitare de' sistri delle Baccanti, e sdegnauo i balli delle Grazie de- centi al chiaror della luna (Nota IV. a ). La semplicita del Gusto, tuttoche in certi gradi convenga ad ogni materia, e pregio il piu natu- rale, e proprio a' soggetti piccoli , ed a' sublimi 5 perocche in quelli tutto cio , che oltrepassa il mondo candore dee dirsi ambizione sconvenevole alia lor tenuita 5 in questi lo studio d 7 abbellirli e indegno di lor nativa grandezza. I minuti fregi disdicono a' grandi edifizj j e le grandi idee vo- gliono schiette parole. La semplicita del Gusto PARTE TERZA aai generalmente s' esercita in tor via tutto quello 5 ch' e posticcio , e non bene adatto alia cosa , per cui s' adopera. II che e vizio di fantasia 5 la quale rigurgitando di succhio permette di rampollare anche alle inutili frasche. Compositor cosi fatti danno in ripetizioni degli oggelti stessi per seguire accidenti d' idee pochissimo mutate dalle anteriori , o soverchiamente amplificano que' concetti ? che piu piacerebbono nella lor concisa espressione. Pertanto contvasta il piu a semplicita la varieta soverchia delle parti component! un' opera bella ? tuttoche quella varieta raccolgasi nelP unila* che gia ? mancando quest' ultimo requisite), la composi- zione non solo non saria sernplice 5 saria molti- plice. Cosi a questa gentilissima dote si oppone ? per esempio, nelle tragedie ? che ora dicono istoriche^ la moltitudine de' personaggi } le si oppone ne' di- pinti il soverchio numero delle figure. Or che diremo della farraginosa copia e dello strepitoso risuono delle musiche note 5 che opprimono il dolce linguaggio della melodia ? Anche un oggetto unico ? una statua , un ritratto puo non aver sem- plice il disegno 5 P atteggiamento , i panni. Se non che io m' avveggo di non venire qualificando il Gusto semplice, che pei contrarj } ma puossi egli in altro modo qualificare la semplicita ? *22 PRINCIPJ DI ESTETICA FORZA Quelle spiritual! potenze , che compongono il Gusto , sensitivita , fantasia , e giudizio , aver pos- sono certe proprie lor qualita, valevoli ad impri- mere alcuni particolari caratteri nelle opere belle. TaP e p. e. la forza. O consista nella tessitura degli organi , che sostenendo energiche scosse dagli e- sterni oggetti alio spirito ne trasmettano percezioni spiccate, distintissime ? o in un 7 attitudine dello spirito stesso possente a dare a' pensieri , alle im- magini , ed agli affetti atti di grand' efficacia , la forza e certamente uno de'piu segnalati e cospicui attributi ? che aver possaao i lavori dell' uaiano ingegno. Quando il mirabile Buonarotti , cosi vec- chio , facendo volar da' suoi marmi quelle grossis- sioie scheggie , vi segnava di primo tratto gli ultimi confini dell' ignudo concetto , dalla robusta fantasia trasfondeva nel suo lavoro il carattere della forza. Or questa, come ne 1 contorni ed atteggiamenti delle statue, cosi puo porsi nel disegno e ne' colori delle pitture , nelle proporzioni e ne' membri de- gli edifizj, nella gravita e combioazione de 7 suoni^ e sempre e da per tutto nella espressione degli af- fetti , e de 7 loro momenti i piii poderosi. Ma nelle Arti del disegno , come strette ad una immobil dimostrazione , e nella Musica, come insufficiente alia precisa dichiarazione de 7 pensieri , la forza , ch' esser puote grandissima 7 non pu6 cosi varia- PARTE TERZA aa3 mente e* possentemente mostrare 9 come nell'Arte della favella, che co!P indefinite configurarsi de' suoi eleraenti le offre i piu accouci mezzi di farsi palese , e di passar tutta quanta nelP ester- na rappresentazione. E qui si noti nel rnoderno comporre per Poe- sia dominare la forza piu, che non facesse nel- V antico; perocche voglionsi esprimere affetti e passioni compressi dalla possente virtu della Reli- giooe , laddove le passioni degli antichi , perche rneno contenute dentro, si disfogavano ne' sensi , e non aggiungevano quel grado di forza , che contrariate e imbrigliate aggiungono presso i mo- derni. Laonde que'Poeti del nostro tempo , i quali piu si distinguono dagli altri per la pratica dello imitare il vero , e di ritrarre in carte lo stato reale degli animi , cio sono i Romantici , piu co- spicuo dimostrano questo carattere della forza 5 e il maggiore lor vanlo consiste in cio , che con franca mano squarcino il velo ? che cuopre i piu cupi nascondigli del cuore , e agitino senza racca- priccio la piu spaventevoli Erinni della combat- tuta umanita. Nel che io non neghero , che siano degni di lode , aozi talvolta d' ammirazione, quando le loro ingegnose rivelazioni non rechino seco o- scurita, smisuranza, o non producano in chi le ascolta orrore e disperazione. Cornunque la forza esista ne'componimenti delle Arti ? ella risalta da se, e sdegna le sottili diffe- renze, i dilicati passaggij par che non tolleri, 22/J PRINCIPJ DI ESTETIC1 ch' altre minori qualita preparino, o piuttosto af- fievoliscano Peffetto, cui vuol essa produrre} il quale e cosi fatto, che gli oggetti lascino di se una siogolare impressione, e segnino nella fanta- sia di chi li vede 5 od ascolta quasi un solco pro- fondo (Nota V. a ). DOLCEZZA » Non satis est pulchra esse poemata , dulcia sunto » . ( Hor De Art. poet. ). Lo stesso di' d' ogni composizione bella, a qualun- que Arte appartenga:, che tutte sono 5 se ben vi guar- di 5 o tragiche , o comiche , o epicbe , o anacreontiche , o pastorali, o insin didascaliche, in somma poemi 5 o poemetti. Non e alcuna tra le Arti gentili , che non si piaccia della dolcezza, tranne forse l 1 Architettura, la quale volgesi proprio alia mente 3 e non conliene d' affetto, se non quel tanto, che pud accompa- gnare V ammirazione. Ma in un giardino , in una danza 3 in una musica quanta dolcezza ! Quanta , e piu sentita e ragionata, in una scultura , in un dipinto, dove i soggetti il comportino ! E v' ha egli qualita piu cara della dolcezza 1 Alia quale non 6 fibra si rigida, che non s' arreoda, animo cosi duro, che non s 1 ammollisca. Benavventurato pertanto quelP Artista, il cui petto sia fontaua viva di dolci affezioni ; che i suoi lavori inventi , com- ponga , e termini con a more*, e vi sparga qua e la le pure effusioni d'un' anima bella! (Nota VI. a ). PARTE TERZA 225 Potrebbe parere ? che in que' soggetti da trat- tare alle Arti ? ove signoreggia la forza ? non do- vesse penetrar la dolcezza , pure assai sp^sso il contrario accade* e nelle belle imitazioni si tro- vano accompagnate ? talor' anche commiste queste due qualita, come sono naturalmente negli umani individm'} sicche crescono col doppio effelto negli animi il sentimento della bellezza. Forte insieme e dolce, esempigrazia, e Pespressione di Agarre con- gedata da Abramo, negli occhi della quale seppe il Guercino concentrarcosi il disperato do!ore 5 che Pe- stremo della sventura vi sospenda il pianto. Ma quando in un medesimo componimento la forza mo- strasi in un oggetlo \ la dolcezza in un altro \ a vicenda si giovano \ di che gli esempj e nella Pittura, e nella Musica ? e nelle scritture sono infiniti. Gli antichi per altro, avvisando nel Bello fisico P ideal perfe- zioue, anziche 1' espression degii affetti ? nel Bello morale anzi la grandezza, o possanza 5 che non la dilicatezza, nelP amore V appetito anzi che il ri- poso degli animi ? scemavano di molto le sorgenti della dolcezza. Le quali a' rnoderni scaturiscono e piu copiose, e piu pure. Gerto ne Apelle, ne al- tro de' piu graziosi pennelli dell' antichita avrebbe potuto porre in personaggio umano tanta dolcezza di cielo , quanta P impareggiabile Urbinate nella Santa Cecilia. Sta in mezzo a piu figure pittore- scamente disposte, e piccioletta della persona , co- rn' e, attragge a se prontamente gli occhi di tutti. Ella si lascia cader dalle mani il musico strumento, 226 PRINCIPJ DI ESTETIC4 che pria toccava, rapita in ispirito alia supernale armonia, cui rappresentano molti angioletti can- tanti sopra una nube. Ma perciocche il fino affetto puo sentirsi , non dimostrarsi a parole , diro sola- mente, che non e minuta parte di quella persona, dove non sia una grazia , un 1 espressione di soavita, e che queste particolari dolcezze tutte s'acciitnulano negli sguardi, veracemente impress! di Paradiso. Or accresce Peffelto di si deliziosa scenaun san Pao- lo, che mostrasi di fianco con forza grande di positura , d' atto , di colorito. II quale Dipinto anche solo basla a mostrare, quanto s' avvantag- gino le Arti moderne dalle antiche ne' sopranna- turali argomenti , e come torni vergognoso a cosi alte Signore il chinarsi ad incensare tuilavia i bassi idoli della favolosa Gentilita (Nota Vll. a ). C0PIA. E FACILITA Continuando di notare nelle spiritual! potenze genitrici del Gusto alcune particolari qualita, che passano corrispondentemente ne* bei lavori, diro, che sono di quegli Artisti, i quali hanno nelPanimo una ricca vena d' affetti, pronti a versarsi in mille applicazioni diverse } che altri sono , i quali posseg- gono una fantasia attivissima , non vagheggiatrice oziosa delle accolte imtnagini , ma impaziente di recarle a nuova esistenza , e fornita di grande do- vizia di materiali tratti da subietti variatissimi} altri infine 5 che con V acuto occhio dell' intelletto PARTE TERZA a3 ? nelle cose discuoprono somiglianze , differenze > at- tenenze, dipendenze , cagioni , riuscite , che poste in evidenza hanno valore di farsi ammirare ad al- trui- tutti 1 quali ingegni si trovano disposti a quelia dote del Gusto, che pud dirs! copia, o ricchezza. Chi si fermi nelle Sale del Vaticano a mirare ad una ad una quelle tante magnifiche in- venzioni di Raffaello , sapra , p. e. 5 che cosa sia copia e ricchezza di Gusto } e sapra in pari tempo, com' ella non escluda le altre principali doti di quello, cui ponemmo piu sopra. Anche P Archi- tettura moltiplicando senz'affollamento, ed ornando senza superfluity i suoi Ordini sulle faccie degli edifizj , sa dimostrarsi copiosa. Alia quale felice abbondanza offre piu largo campo, che ogni altra gentil disciplina , in suo succe ssivo progresso 1' Arte del dire. Certamente copiosa, ne altrirnenti che regal fiume ? scorreva V eloquenza di M. Tullio ? seco trasportando a ta- lento V animo degli uditori • copioso era il Gusto del grande Ornero , se quell' assedio di Troja co- tanto vario , e protrasse con si ricco apparecchio di sceue e di maravigliosi accident!} copiosissimo quello dell' Omero Ferrarese ( lasciamo stare che troppo se ne dilettasse), poiche seppe con tanta novita di casi compiere un intreccio cosi moltiplice. Or alia copia nel Gusto accompagnasi frequen- teniente la facilita. Perocche lo stento, anzi pure lo studio , mal possono aver luogo in colui , che trovasi alle mani una grande varieta d' espedienti. a2 8 PRINCIPJ DI ESTETICA Delia qual dote felice nelle cose della Poesia , come Publio Ovidio fra i Latini 5 cosi da straordinario e- sempio fra gli Italiani il sullodato Lodovico Ariosto. Certo grandemente diletta quelP andar libero e sciolto , a cui senza fatica e quasi senza pensiero si segue dietro. Somiglia un flume , che ti port! sul dorso con rapido movimento fra rive amenis- sime. E accompagna i racconti, le descrizioni , le parlate si fattamente espresse una certa natura- lezza ed evidenza , che poco le diparte dalla realta. Pure non negherei, che tanta facilita non abbia i suoi inconvenienti. Ella consiglia talvolta un confidenzial modo di favellare, clr esclude i dili- cali riguardi , facendo luogo a maniere assai usi- late e volgari. Ma il Gusto egli e sempre polito eaggraziato, ed ha modi da cavaliere ; non baz- zica pe' trivii , e non s** abbandona del cicalare, come gli frulla. La facilita induce auche talvolta un soverchio di parole, che cagiona languidezza alio stile ; talvolta non da tempo alia scelta de' vocabili piu proprj , o non consente al Poeta tornare indietro , e cangiar le frasi, o le rime (Nota VlII. a ). Questo, che dello stile poetico, dicasi somiglian- lemente di quello de' lavori delle altre Arti secondo il modo loro , e dicasi principalmente delle pitture e delle scullure, nelle quali il far trascurato appare ancor piu. patente , siccome in quelle, che tutte in un tratto si rappresentano al velocissimo giu- dizio degli occhi. Pertanto la facilita ne' componi- PARTE TERZA 229 menii belli e da guardare , che non trascorra in negligenza 5 difetto tanto piu disgustoso , quanto pugua con 1' essenza stessa delle Arti gentili, che e imitazione. La quale dee naturalmente supplire con l 1 esattezza dell' eseguimento , e con la purita dell' idea all' imperfetto del suo operare, che per destro ed eccellente che sia sempre e da meno di quello deila nalura, di cui Parte, a detta di Dante, e minor sorella. Ma la facilita piu diligentemente guardata in lanto ancora e virtu del Gusto, in quanto toglie a' lavori tutto cio, che ricorda ap- punto il lavoro , e gli fa parere spontanei frutti d' un fondo felice. Nel che al naturale ingegno pianamente soccorre lo studio. La facilita presa in questo senso da ad un' opera bella quell' ultimo pregio , ch' espresse un antico Pitlore , quando pressato a levar le mani d' in sul dipinto , ri- pose : nascondo Parte (NotaIX. a ). BREVITA E PRECISIONE A!le due qualita del Gusto, che abbiamo le ul- time indicate , s' oppongono altre due, onde altri imitatori si piacciono , brevita, e precisione. E non mi guardo di dire, s' oppongono; perocche, come di alcuni generali attributi non puo il Gusto spogliarsi mai , cosi tra questi particolari gli e dato eleggere , secondo che piu si confanno alP in- dole delle persone. La brevita e amata per lo piu da coloio, che o per mobilita e dilicatezza delle 2 3o PRINCIPJ DI ESTETIC1 potenze sensitive, o per prontezza eel acume dt quelle intellettuali non patiscono durare lungomente in ana stessa attenzione. Per lo contrario e curioso a notare, come si soddisfanno di certe bene indotte privazioni cotesti amanti del poco. La copia assai presto gli sazia , e quantunque moderata dal Gu- sto pure non P amano. Non piace loro il vedere disteso in largo campo un soggetto , che vengasi spiegando comodamente nelle sue parti , amano vederlo ugualmente compito , ma contenuto entro a termini piu ristrefU. Nel compor loro sdegnano discendere a certi particolari , benehe non superflui, e credono di offendere P altrui amor proprio, vo- lendo essi tutto fare, o tutto dire da se. E chiaro^ che questo carattere del Gusto s' applica il piu a quelle Arti 5 che hanno P Opera r successivo} ci6 non di meuo puo eziandio nelle alt re ristringere il numero degli oggetti , o le dimensioni de ? limiti. La precisione consiste in colgere col pensie- ro , e suggellare co' rispettivi strumenti nella materia di un' Arte , qual ch' ella sia, cio che tin soggetto ha di piu proprio ed essenziale. La Scultura, pel rilievo delle forme la piu precisa- mente circoscritta delle Arti , presta talvolta il suo nome al fare delle allre per indicarne la precisione} onde il dar eseguite per cotal modo figure, o idee, non dicesi delineare, o descrivere , ma scol- pire. Non e qualita, che piu. mostri la virtu del- P intelletto di questa , la quale suppone una mol- titudine di retti giudizj , usati a rimuovere tutto cid , PARTE TERZA * a3i che iT ioopportuno , o di secondario e in un pen- siero, per fissarvi cio, che ha di piu vitale ed intrinseco 5 e che fra le tante guise di porgerlo espresso ad altrui s' appunta a quella , che pare nata con esso. Ella e dote virile, che lascia al- V adolescenza del Gusto il largheggiare in ritro- vamenti , paga ella di cio che in ogni cosa e piu vero e importante} e quando non dia nel secco, ha certa piacevole gravita , certo autorevoi niodo , che piace. dignita e naluralezza. Perocche il Gusto pregiasi ancora di con so qual dignita. La quale bene e il vero , che piu compete a' soggetti alti e grandi, ma puo altresi convenire a tutti , quando si riponga nel modo di rappresentare le cose appunto il piu degno > quale s' addice agli esercizj della piu nobile prerogativa deir uman essere , ch' e la ragione, e agli attributi migliori delle cose rappresentate. Anzi cotale abi- lita mostrasi eziandio negli oggetti bassi e minuti, e per la decenza del rappreseatarli gli fa ben pa- rere, e come del loro usnile stato non vergognarsf. Vedi come del degno modo d' esibire oggetti vol- gari ed umili t' offra senza numero esempj quel portentoso Alighieri , potentissimo anche in cio del pensiero insieme e della parola ! ( Nota X. a ). Ma la dignita nobiliti nello stato loro i piccoli oggetti, non ne li tragga- ch' ella £ opporrebbe a3a PRINCIPJ DI ESTETJC.l a quell' altro pregio del Gusto , la naturalezza. Conciossiache |' amana gente desideri nelle cose preparale dalP Arte una viva somigl anza con quelle della natura , e cerchi il vero nel fin to. Che se to luogo di pesare i giadizj tu elegga di nume- rarli, troverai le piii persoue passarsi leggermente d'alcuni difelti, e leggermente apprezzare alcune virtu de' lavori belli , pur c he vi riscontrino la verita. La quale aspettazione e diritta e ragione- vole, si veramente che la naturalezza apparisea scevera da tntto ci6, che ueila realta stessa ha de- bito di dispiacere, e che la verita nella imitazione sia tale da piacere appuuto perche noa e. Ma se tu giunga a confondere l'artefatto col reale, non piu stimerai nelle imitazioni altro raerito, dal ser- vigio in fuori di porgerti presenti quegli oggetti, che la lontananza de'luoghi, o de' tempi ti con- tender con che l'Arle sara abbassata a far pago il tuo appetito, anziche il luo intellelto. Per la qual cosa, piuttosto che denotare la naturalezza del Guslo dalla piu intera rassomiglianza con la realta , e da contrassegnarla dall' esclusione del difetto a naturalezza contrario, cioe 1' affettazione. E vale a dire, che gli oggetti, qualaoque sieno , allor sarauno imitati con bella naturalezza , quando compariscsno tali , qnali , ove s' avesse proposto non 1' utile, o il comodo, ma il diletto dell' uomo , come fanno le Arti , la natura stessa gli avreb- be fatli. E cessato il cercare piu. avanti delle doti del PARTE TERZA s33 Gusto, volgeremo il nostro discorso a' gludlci delle cose belle, o sieno operatori eglino stessi, o se ne sliano eontenti alia dotla atrimirazione 5 e diremo loro , che diligentetnente si guardino dal condi- scendere con soverchia indulgenza al proprio lor genio in portar parere delle opere altrui. Peroc- che troppo e comune quell' inguria dello disgra- dare i lavori degli ahri , percio che portano ca- ratteri non confacevoli ad una colal maniera di Gusto, che la natura, o P assuefazione fecero no- stro. Ne raro e ad udire, in grazia d' esempio, gli amici delta faciiita contraddire alio studio anche non faticoso, gli amatori della pompa sdegnare la semplicita , ie immaginazioni vive e i cuori ar- denti avere in dispetto la sobrieta ed it riserbo , e volgere le spalle alia pulita rnezzanita gli intel- letti forti e sublimi. I quali tutti dovrebbono con- siderare, che la Sapienza del Creatore , voluti in salvo alia piu divina parte dell' uman essere , alia ragione, i suoi universali caralteri , permise alls altre potenze una larga liberta d' esercizj sotto 1! impero di quella , affinche ritraessero Ie opere delP uomo della varieta, onde il Creatore istesso abbelli la faccia delP Uuiverso. E dovrebbono an- che persuadersi, che quanto piu procacceranno d' acquistare alle potenze del loro spirito accorgi- raento, saggezza , perfezione, e tanto meglio in- tenderanno , che il Gusto puo essere differente in ciascheduno degli uomini senza cessare d' essere uno in tutti , c pud rispondere all' indefinita varieta 234 PRINCIPJ DI ESTETIG1 degli oggetti della natura e degli interni mat! dc- gli individui , senza cessar di riferire e le une e gli altri ad una immulabile stabilita di principj. GUSTO DI SOGGETTO E GUSTO DI STILE Per le cose ragionate sin qui e chi'aro, che il Gusto nel governo delle opere belle raira princi- palmenie a due intenti , alia perfezione del sog- getto ? e a quella dello stile. Imperciocche la be!- lezza o sensible, o spiritual, o m i sta , cost antis- simo scopo a!ie Arti , vuol essere reeata ad ec- cellenzn, negli oggetti tolti a rappreseutare, e nella guisa ancor del rappresentarli. Al primo de'quali intenti , ch'e la perfezioue de' soggelti, conducono i due uffizj delT invenzione e della composizione, che proprj sono ugalaicnte a tutte le Arti. GUSTO DI SOGGETTO Trovare un soggetto , the, dotato nella sua au- dita di certa perfezione, sia capace di varie parti della medesima attitudine diversamente fornite 5 e con la sagace comprensione di uu bene addottrinato intelletto estrarre e dalla natura, e dalle arti, e dalle scienze, e dalPuomo, e dalla umana societa, e da^ tempi presenti, e da'passati quanto puo con- tribute alia formazione di queste parti j cio e il proprio dell' invenzione. Un tale soggetto condurre con assennata coe* FACTE TERZA 2^5 renza dal suo principle) al suo fine, acconciamente inserendovi le delte parti a' LttOghi loro cosi , die formate ciascbeduna per se nel piu bel modo possibile formino con le convenienze loro , disso- miglianze , e proporzioni piu belio cbe sia possi- bile il tutto} cio e il proprio della composizione. Quanto per qaesti dae mezzi si opera, spetta al concetto, alP idea del lavoro, qual ch' esso siash Gli oggetti della natura e gli idoii deila uierilc nell' operosa officina delF ingegno si risolvono, si mescolano , si raffazzonano, e n'esce un ente piu, o meno durevole , quale in natura a non mai e« sisti , ch' e il caso piu ordinario, o se pur ebbe esistenza , mostrossi un tralto e disparve •, ente, alia cui perfezione con amicbe forze concorsero la sensitivita, V imniaginazioue , e il gitvlizio, e cbe percio meritamente e detto ideale, cioe Gglio del- l 1 umaoo ingegno, in quanto questo e imitatore non solo delle create sostauze, ma si ancora della creatrice potenza, come mortal agente put) esserla, Ora l' opera del Gusto in questa invenzione , e composizione de' subietti e diversa secondo la di- versita delle Arti. Essa nella Scultura , p. e. ? e il piu semplice , cti' esser possa. Peroccbe a pic- cola estensione di trovamenti avvien cbe dia luo- go un personaggio solo da rappresentare , ovvero ancbe due, o tre, che in loro azione s? aggrup- pino. Certauiente puo la Scultura porgere al Gu- sto esercizj di piu composta natura nelT alto e nel basso riiievOj quaudo piu persoue ad un uaedesitaa *56 PRINCIPJ DI ESTETICA fatto pigliano parte con similitudine agli attori di scena teatrale , anzi delle reali scene del mondo. Se non cbe allora eziandio e gelosa della sua sem- plicita in paragone della Pittura per la privazione de' colori 5 e lo scarso artifizio della prospettiva. Nulla di meno voluta anche gnardare nel suo stato piu semplice ? nella rappresentazione d' un solo in- dividuo 5 crediamo noi, che l'eccellenza della in- venzione, e della composizione di quello le sia leggier cosa ? Ben vi diranno i solenni Artisti di quanto ingegno, di quanta scienza sia d' uopo a trovare delle infinite possibili quell' una idea, che V individuo eterni nel suo miglior punto di esi- stenza ? e degli infiniti modi di conformarlo il piu corapiuto si per l< effetto sensibile e si per P e* spressione di quella vita morale , di quello spirito , che dee animarlo. Ma gli uffizj delT inventare e del comporre, co- meche in ciascun'Arte esser possano estesi ? nelle produzioni della favella esserloponno di piu; peroc- che tali produzioni si rappresentano subito all' intel- letto, che per V incorporea sua condizione ha virtu di comprendere moke cose in un punto, eziandio se lontane e dissitnili, mentre i lavori delle altreArti si rappresentano al senso 3 la cui meccanica strut- tura ed attivita dentro certi non larghi limiti stanno rinchiuse. E nella Epopea cotal possibile variela e cosi grande, che il Tasso non dubilo di paragonarla » a quelle tante e diverse cose ? che il mondo nel suo grembo racchiude » ; in ci6 poi PARTE TERZA 2 3 7 riponendo quell' uomo grandissimo la difficolta e il vanto dell 1 Epica , che » la stessa varieta Jn una sola azione si trovi »(Tasao , Dcir Arte poet. Disc. IH). Ora nel doppio magislero , che qui venghiamo considerando , il Gusto ha suoi rischi, cui gli conviene evitare. E soao principalmente due.L'uno, di cui gia parlammo in proposito del giudizio, e di volere un soverchio di perfezione. E cotestO eccesso e poi causa, perche malamente s' incolpino i principj e le regole dell' Estetica di que' lorti, che solo spettano alia falsa atnbizione, o alia ti- mida fantasia degli Artist J. E intaolo i principj e le regole estetiche non altro scopo hanno, che quelio di abbreviare e facilitare al Gompositore Puso spedito , agevole, signorile dell' Arte sua. Cid e cosi vero, che volentieri comportano quelle ir- regolarita e que' difetti, che sono necessarie con- seguenze deMimiti e delle difficolta d' ogni Arte, e concedono a' valorosi quelle imperfezioni, che P uraana natura o poco avverte, o non puo cau- sare, purche le compensino con molte hellezze , e co? segni opportuni di una perizia eminente, e d' un ingegno divino. Per tanto la perfezione nelP inventare , e nel comporre non e da intendersi assoluta, ma rela- tiva 5 imperocche i soggetti, che Parte rappresenta, per quel periezionamento acquistar devono un' e- sistenza ideale bensi, non pero inverisimile. E V Arte per mostrarsi perfetta non ha diritto di far violenza agli oggelti, che imita, di manicra a38 PRINCIPJ DI ESTETIC1 die si tramulino tlall' esser loro , o dal fare sopra di noi 1* impress! one a se convenevole. Basta,che sieoo purgati di quel tanto, che nella loro realta gli renderebbe o per ecdesso , o per disordine men graditi , basta che sieno cresciuti di quel piu, la cui privazione gli lascieria difeltosi ^ nel che pro- priamente e riposta quella bellezza , a cui vanuo debitrici dell' onorato lor titolo queste Arti. E questo dell' essere relativa egli e proprio ca- raltere come alia perfezione del soggelto intero, cosi a quella delle sue parti. Ond' e , per cagione di esempio, che i maestri in Poesia insegnano , i co- stumi degli eroi dell'epica, o della tragica favola dover essere perfetti si, ma relativamente alia na- tura di que 5 medesimi Eroi ^ i quali essi pure sono uomini, e se in parte ii favore della natura e delle occasioni , in parte la poetica idea li solle- vano alquanto sopra la condizione comune, non pero ne gli staccano } di maniera che cotal ec- cellenza sia quella , a cui un personaggio di quel- le indole in quelle circostanze possa essere perve- nuto, non quella, per levarsi alia quale non ha penne bastevoli V uman composto. Altrimenti la impressione, che sopra noi e fatta, per soverchiO di bellezza fa svanire il sentimento della bellezza, e, troppo occupando il giudizlo, lascia 1' immagi- nazione oziosa e il cuor freddo. Gh' e la ragione ? per cui Torquato ha dovuto volere , che quel suo Goffredo fosse ferito , affinche in qualche cosa alineno sentisse del mortale. E dicasi inoltre , che PARTE TERZA. 2$9 tale eccellenza potendo porsi non solo nella virtu , ma ben anche in una, o in uo' altra passione, e nella malvagita stessa , com' e la natura di alcuni de' personaggi inlrodotti nelle Tragedie, e nelle Epopee, in simili casi addiviene, che la perfezione tanto sia relativa, che consista anzi in una gran discrepanza dalP assoluta perfezione. Ma ua perfetto non raeno necessario alle parti d' un bel lavoro, egli e questo, che non offendano il tutto , ne per adagiare la propria loro bellezza portino ritardo , ombra , o scompiglio nella perfe- zion generale. Perfettissima certamente nelle forme del corpo si e quella donna, che a prima fronte si mostra nel magnifico quadro della Trasfignra- zione 5 pure (perdonimi quel divino ingegno del Sanzio) cotesta 6 una perfezione fuori di luogo , e di convenienza. II qual dovere delle parti d' una composizione , che non pregiudichino al tutto, nelle cose della Epopea appartiene agli episodj. Vide Torquato , che assai bella dovea riuscire 1' ideata avventura di Olindo e Sofronia (e forse comandavagli il cuore di perpetuare in costei F immagiue di un caro oggetto), ed e' F inseri nel Poema, i) quale per accoglierla , sdegnasi un cotal poco di dimo- rare in un accidente non abbastanza epico. Non faro che accennare in passaudo , come cosa pertinente piuttosto alia particolare teorica di ciascun' Arte, che non all' Estetica generale, quell' altro rischio , che il Gusto incontra nell' o- 24o PRllVCIPJ DI ESTETICA pera dtlP inventare e del comporrc, ed e di com- mettere, die un' Arte per ingrandire le sue imi- tazioni valich! i ptfoprj cojifini , e penetri in quelli di un' altra. Cosi puo la Scultura usurpare le pre- rogative della Pittura, questa della Poesia-, pos- sono i suoni della Musica troppo somigliare il canto nella naturalezza , il canto i suoni nelP ar- tifizio:, la Danza mimica i drammi parlati ; e den- tro T Arte stessa della favella puo sconsigliatatnente ammettere la Eloquenza le ardite irnmagini della Poesia , o questa il logico procedere 3 e il piu ne- gletto risuonar della prosa. Tutte le quali considerazioni del Gusto consiglia- no quesla nostra Filosofia a rislrignersi con P Arte in sul fine dell' educare, ed a confortarla 5 che soc- corra per tempo alle indoli promettitrici di se- gnalati progressi ne ? begli studj. E procacci di ve- nir loro mostrando oggetti idonei a favorire e ne- gli organ*, e negli anirni P attitudine al Bello sem- phce e puro 5 e faccia in modo, che gli allievi ot- tengano diritte e giuste si le vergini impressioni delle esterne cose sui sensi , e si le prime operazioni dello spirito- e con la elelta variela delle une e delle altre giovi P incremento delle facolta loro, reggendo la perizia degli istitutori P incertezza delle giovanili esperienze. Mirabile e ad osservare, come prestamente con questa scuola le bennate indoli si abilitino alia rettitudine de' giudizii, alia copia non licenziosa delle fantasie, e alia forza e delicatezza de'sentimenti, per modo che i loro saggi PARTE TERZA a^ diano di buon' ora gli indizj d' una imilazione felice, e come i barlumi della perfezione. Gosi di- scretamente operando, V Estetica entrera in qaegli adolescenti ingegni senz 1 apparecchio, e le sara tolto quel biasimo, clP ella isterilisca con P astrusa importunita de' precetti Palacre esercizio delP in- gegno inventivo. GUSTO Dl STILE II secondo intento, che, come sopra e detto , proponsi il Gusto nelP eseguimento de' bei lavori, e la perfezione dello stile. Imperciocche non basla, che la bellezza sia ritrovala e composta, vuol essere ancora con le divise piu. acconcie fatta sensibile. Laoude efficace in sommo grado e lo stile , agli occhi , o agli orecchi nostri quasi ministro della bellezza. E lo stile una veste delP intera idea , un modo continuo di rendere palese il soggetto , un particolar uso de' mezzi di ciascun' Arte. II disegno e i colori , compresa nel primo la linear prospet- tiva , ne' secondi Paerea con tutto il magistero della luce e delle ombre, sono i mezzi della Pittura ; il particolar modo del disegnare e del colorire e lo stile delP uno, o delPaltro Fittore. do dicasi corrispondentemented'ogni Arte. Notiamo per altro, che lo stile in qualunque Arte si consideri , av- vegnache il piu sia dote esteriore, pur tiene una intrinseca comunione col concetto. Imperocche non puo PArtista ideare un componimento , che la 24** PRINCIPJ DI ESTETICA fautasia non gliel proponga eseguito, non altrimenti da cio , che dimostrano i Filosofi della parola , che senza di essa non potrebbe V uomo formare e distinguere le sue idee. Per la qual cosa chi avra bene ideato il soggetto avra ottenuto meglio che la meta dell' opera dello stile , e piu che i sostanziali pregj di questo 5 quali sono V ordine 9 la chiarezza 9 la convenienza, gliene rimarra da cer- care la politura e gli abbellimenli. Notiamo in generate, che lo stile delle Arti, come parte integrante del Gusto, siegue esso pure il progredire successivo della civilta de' popoli. Passa dal rozzo nel semplice, da questo nel per- fetto, indi nell' ornato, quindi nel lezioso ed esa- gerato , sin che si perde in una corruzione hide- finibile. Molto anche s' informa de'climi, a segno che V Oriente pose il suo nome a quello 5 ch' e il piu vivo e splendido per le figure. E non altrimenti che Y indole delle genti ? ritragge quella degli in- dividui , e ne piglia aggiunti conformi a quella qualita, che v' infonde Y Artista. Cosi la vee- menza, con che il concetto correva ad imprimersi nelle soggette materie , fece dare il titolo di fiero alio stile del Buonarrottt. E Seneca chiama disso- luto e svenevole lo stile di Mecenate, effigie del costume e del vestire di quello. Per la qual cosa dello stile d' uno scrittore, o diciamo pur di un Artista , ben disse il Conte di Buffon, ch' esso al tutto e 1' uomo (Buff., Disc. pron. dans V acad. Fran.). Conciossiache nello Stile PARTE TERZA 243 entri tutto quello , che nella mista natura dell' uo- mo stesso; il temperamento , e non so che dello stato attuale del corpo , V opera della immagina- zione , i raoti del cuore, sopra ogni altra cosa poi gli esercizj moltiplici della mente. Non di meno per la precislone di quella sentenza e da porre da ua lato cio ? che nella composizion del suo stile un Artista toglie ad altri suoi simili. Laonde lo stile allora piu e 1' uomo , quando questi ha uno stile piu proprio suo, e piu fresca esibisce la rap- presentazione, ch' e' vien facendo , o pel primitivo tempo della nazione , in cui vive, o per la nuova qualita del soggetto , che tratta , o per la forza del concepire e dello esprimere le sue idee. CARATTERI DELLO STILE! GONVENIENZA Ma lo stile di qualsivoglia Artista in qualsivo- glia lavoro dee sottoporsi ad alcune leggi , dalle quali il Gusto non e mai , che consentagli di sot- trarsi. Gotali sono la convenienza , la costanza , la chiarezza , e P adornamento. E gia dire , che lo stile convenir debba al subietto ? non e diffe- rente dal dire , che la sostanza di un lavoro debba mostrare esteriormente quello ? ch' essa e } non essere una e parere un' altra. A cui piacerebbono nelle Vergini di Raffaello i grandiosi tratti delle Sibille di Michelaugelo ? Chi udir vorrebbe un tenia comico descritto con versi da coturno ? o con linguaggio da socco la cena di Tieste? Nel- P Architettura dopo la solidita e la convenienza 244 PRINCIPJ DI ESTETICA principalissimo requisito. Non per6 di meno serve la conveuienza in aleune Arti a certi privilegj ? cbe si cbiamano convenzioni , i quali poi sono a parlare strettamente eglino stessi una convenienza : non relativa al soggetto, si alle Arti stesse , dette per- cio imitatrici, che rappresentano cose staccate dalla realta , e con un ingegnoso adoperamento rendute le piu perfette, che sia possibile. TaP e, per e- sempio , il vestito eroico ne ? grandi personaggi tno- deroi pinti, o scolpiti ; il quale certamente non e ii vestito loro usitato, si una foggia d'abbigliarli, che gli adegua per convenzione a' personaggi grandi delle antiche eta 5 tale il linguaggio metrico negli Attori della Tragedia, che al certo non e quale usaronlo i reali operatori dell'azione rappresentata , ma e un linguaggio nobile, alto , sonoro , che alza per convenzione quegli Attori al paro de' maestosi individui, che rappresentano} tali sono altre con- venzioni moitissime. COSTANZA Ma gravemente sconcia lo stile d' un lavoro bello anche Pincostanza ? se quello 5 cioe, sia in un solo componimento da se medesimo troppo diverso. Nel quale difetto piu spesso cadono quelle Arti , i cui soggetti si dispiegano suceessivamente. Pe- rocche la diversity degli oggetti che ammettono, do- mandandouna rappresentazioneconforme al proprio essere di ciascuno, da occasione all' Artista di smar- PARTE TERZA 245 rire alcun tralto que! tenore sempre a se somi- gliante, che rende una la esterior varieta. E vi cadono facil mente i seguaci di quella scuola , che allenta il freno all' ingegno 5 dandolo in balia ai trasporti della imrnaginazione e del cuore. Vo- gliono i cosiffatti nelle composizioni delle Arti ? e massime in quelle della favella, imitato al vero il fare ed il parlare dell' umana gente; il quale in una stessa azione e imcompatibilmente diverso secondo la diversita delle persone, ed e in tutle poi sprovveduto , irregolare , incoerente , quale lo mandano alia lingua i presenti moti degli animi 5 laddove, per lo contrario , dee il giudizioso Artista volere , che i suoi personaggi diano di s& quella dimostrazione , e quel linguaggio tengano, che sia una depurata immagme del naturale esser loro, e, salva la differenza delle nature , e quella disugual parte, che prendono nel soggetto , possa comporsi in un medesimo stile ? doininante in tutta la rap- presentazione. chi Are zz a Or che diremo della chiarezza ? Ella e dote cosi necessaria , che dove rnanchi , quel mezzo , merce di oi" 1' idea uscita da'ripostigii dell' intelletto do- veva u;ostrarsi bella, quel mezzo medesimo, cioe lo stile , conferisce per lo contrario ad inombrarla, e a renderne la vista s^iacevole. Certo fa grande offesa a'soggetti ingegnosameate concepiti P essere 246 PRINCIPJ DI ESTETIGA iaipotentemente signifieati, e gran pena e a soppor- tare quella dappocaggine degli imitatori , che col manchevole, o intralciato uso degli espedienti del- V Arte loro ingombrano la mente , e fanno diffi- cile e come affannoso altrui il coooscimento di quella bellezza , che si sono confidati di rappresentare. In quella vece a merito della chiara esposizione del pensiero tu te ne starai pago alio scarso nu- mero degli ornamenti , e al meno allettante a- spetto della bellezza. Piace, se le figure , P espres- sione , e gli accessorj d' una Scultura , o cP un Dipinto mostrino di primo tratto, che azione sia quella che ivi s' imita 5 e nelP Arte della favella da gran diletto il riconoscere distintamente impressi nelle parole oggetti per se difficili e come ritrosi a svelare la lor natura , o incarnati dal piu ap- propriato stile acquistar forme e colori ? oggetti a- stratti da ogni condizione corporea. Che se il con- trario avvenga , mostra che i vocaboli e le frasi non si sappiano dallo scrittore acconciare alle idee e non gli si offrano pronti all' affacciarsi , che queste fanno alia mente ? si con la tardita e rozzezza loro ne impaccino e disordinino la comparsa. Del quale difetto di perspicuita troppi piu esempj sono da trovare massime in Autori Italiani de' tempi andati 5 per colpa di che egli e avvenuto y iche nobilissimi pensamenti giacessero avvolti in oscu- rita di fama 9 come giacevano in quella dello stile, e se ne siano poi tratti come di furto da uomini stranieri , che per concetti lor proprj gli esposero nella pubblica luce, e se ne abbellirouo. PARTE TERZA 247 ADORNAMENTO Perche lo stile d'un lavoro delle Artl sia conve- niente al suo oggetto 5 perche sia uguale sempre a se stesso 3 perche rifletta come forbito specchio le impresse immagini, non cessa, che noa debba essere inoltre nelP abito suo proprio aggradevole. Vero e bene, che con sole quelle condizioni , le quali abbiamo richieste sin qui, quando il soggetto sia stato eccellentemente ideato e composto 5 lo stile piacera anon' esso , e s' informesra tutto del Bello deila materia. Imperciocche cosi fatto egli e un fido interprete, merce di cui V Arte ti rivela i misterj del finto suo adoperare, ed in cui tutta trasmette senza scemaruento la sua gentile efficacia. Ed e virtu di cotesto semplice stile , se tu ti vedi diaanzi quasi vero e vivo un oggetto, o ua' ar- monica unions di molti oggetti , idonei a destarti pure e sublimi idee nella mente , nella fantasia mille giocondi idoli e rimembranze, neli' anima o forti osoavi affetti. Ma siffatto uffizio dello stile forse compie esclusivamente tutte le sue prerogative ? Forseche non puo avere una vaghezza sua , e am- mettere nel suo esser proprio molta varieta di or- namenti? Certo che si, e come certi oggetti ri- mangono in esso impressi con tutta V esattezza dei lor caratteri , cosi puo egli con quelle figure 3 con que' modi , con quelli spiriti , in che gli e dato variarsi , aggiungere non piccola vaghezza a certi 2/ f 8 PRINCIPJ DI ESTETICA altri oggetti. Per lo che iutorno ai pregj dello stile moltissimo sono occupate le particoiari teori- che d' ogni Arte beila , alle quali rimette gli stu- diosi la nostra Estetica. Quando lo stile con la sua beoe avventurata acconcezza seconda e giova il soggetto , che nel- V invenzione e nella composizione e stato il piu degnamente preparato , allora tutti i caratterl del buon Gusto passano ne' lavori , entro a' quali per conseguenza V accoglie quel piu di bellezza , che possano le Arti gentili, ciascuna rispelto a se, ri- trarre dall' inesausto tesoro delle seusibili cose e di quelle spirituali. CONCLUSIONE E qui hanno lor termine que^ Principj, che co- stituiscono P Estetica generate. I quali io son ve- nuto distendendo per le tre Parti , della Bellezza naturale , della Bellezza artifiziale \ e del Gusto, perehe mi parve esser questa la natural divisione di si nobile disciplina. Ne perdonai a studio , af- finche mi riuscissero conformi al verace essere delle divine e delle create cose, non alle opinioni di scuole particoiari , o ai genio fuggitivo de' tempi, o ad un modo di se^ntire e di pensare in me gia fortnato. Che s' eglino sono una fedele espressione di que' fatti primitivi , che stanno entro alia na- tura delP uomo , diritto e bene, che servano di norma e al giudicare , ed all' operare in ogni lavoro PARTE TERZA 2 4 9 delle Arti belle. Se poi alcuni d'essi Pnncipj com- pariscono elevati alquanto sopra la spera del pea- sar coraune, ed hauno 1' aria di sclenza un cotal poco severa, saprei volentieri, quale altro mezzo trovar possa V umano ingegno di definire i carat- teri della bellezza , e gli eserclzj delle spirituali potenze ? fuorche questo, di ordinare a ragionamento le piu precise nozioni , che a simili soggetti ap- partengono? Ma se v'ealcdno, che accusi questi Princioj; una scienza cosi discreta , d' arrogarsi il vauto di condurre magistralmente e per minuto la mano e V ingegno degli Artisti in qualunque pur siasi delle opere belle, e' mostra di mal co- noscere la differenza della pratica dalla teorica , e converte in biasimo d 1 una genlilissioia disciplina la men che chiara condizione del suo intelletto. FINE DELLA TERZA ED ULTIMA. PARTE NOTE ( Nota I. a , pag. 4 ) Esletica dunque che e? E la Filosofia clelle Artl belle. Da questa semplicissima definizione escono i me- desimi caratteri ed uffizj, che dalla significazione del vocabolo Estetica si sono nel testo dedotti. E vera men te proprio stile della Filosofia egli e dalle qualita a molti soggetti comuni desumere certe generali considerazioni, onde quasi da punti eminenti tutti quelli scorga e so- vrasti. Vede la Pittura , con la Scultura , l'Architet- tura, la Musica , I* Arte dei giardini , e 1' amena Let- teratura, che tutte medesimamente s' affisano nella bellezza, e tutte sono intente a parere conformi a que- sta yagheggiatissima mira. La prima cosa dunque , che trova comune a cotesti studj , si e la tendenza in un solo oggetto , il quale tutti hanno locato davanti * cioe il Bello. Da cotesto comune oggetto delle Arti genlili scorge provenire un intento, medesimamente a tutte comune; queslo intento egli e il dilettare. E veramente solo perche bellezza e all' umano ingegno natural causa di dolce diletto , V umano ingegno s' adopera per arte a ripeterne in se e rinfrescarne in altrui il caro sentn mento. Se non che per qual modo ottener questo intento ? 35a PRINCIPJ DI ESTET1CA La Filosofia nou ista guari in tale ricerca , die non s* avvegga , Y universal mezzo , oncle si abilitano alio scopo del dilettare le Arti gentili , essere «no solo; uno il fare, anzi 1' esistere di tutte ; V itnitazione. E bene a diritto. Imperciocche bellezza non e di qualita da poter venire dalle arti inventata, o creata. Essa e un raggio vibrato in alcuue delle create cose da quel Sole di eterna bellezza, Iddio. Pud egli bramare di piii l'uomo, che porre per somiglianza in cose di sua fattura 1' inopronta di questa bellezza ? Certo a cotanto d' ecccllenza non polrebbe alzarlo altro , che 1' essere egli stesso una immagine del Creatore. Abbiarao pertanto Y oggelto , il fine , e F essere co- mune delle Arti preclare ; bellezza , diletto ed imi* tazione. Arnica sempre dell' ordine la Filosofia primieramente si studia di ben conoscere cotest' oggetto. Eccola in- tesa pertanto a ricercare della bellezza. Or donde prendera ella le niosse? Da quella bellezza, di che le natural} cose rilucono. Come in falti parlare d' imita- zione, sostanza d' ogni Arte bella , ove prima non sia- si conosciuto cio , ch' e da imitare? Percio prima ri- cerca alf Estetica egli e il Bello naturale. Trovato che ha e definito le qualita del natural Bello di qualunque condizione esso sia , sensibile o spi- ritual, si fa di proposito ad esaminare quale esser debba , e di che pregi fornita 1' imitazione , che le Arti ne fan no. Perocche gia quanta al fine del dilet- tare , cornune a tutte, esso non ha mestieri di pro- prie disamine ; non essendo possibile ad accadere , che T altrui diletto venga agli Artisti fallilo , ove la vera bellezza sia nelle opere loro convenientemente trasfusa. NOTE *53 Ricercando adunque MVimitazlone la Filosofia pa- rimente indaga , se nella differenza de' soggelti, de'pro- cessi , e degli strninenti di ciascheduna delle Arti di- verse riscontri per avventura ua modo d' imitare co- mune a tutte. Trovalo in fatti. Cotal modo sta nel supplire con una perfezione o di concetto , o d' ese- guimento a cio , che per piu cagioni nella imitata bei- lezza a petto a quella reaie forza e che manchi. Que- sto modo d' imitazione, a tulle le vaghe discipline co- rnune, T Estetica lo appella Bello artifiziale. Nella cpiale considerazione stando, ella gode poi di notare le diffe- renze con che si adornano di siffatto Bello ognuna per se le Arti sorelle. Ma presto e detto , un' ideale perfezione essere co* mune ad ogni hella disciplina. A conseguire tal perfe- zione di quanto studio nou e mestieri , di quanta fatica ? Or qui la Filosofia , cui e nolo I' uniano in- gegno , chiaramente mostra, con quali principalmente delle sue facolta 1* uom debba farsi a comporre perfetta T imilativa bellezza , e mostra insieme quali modi e gradi nell' esercizio d' esse facolta gli sia d' uopo ser- bare. II che con metaforica voce si chiama il Gusto. Adunque la Filosofia delle Arti belle quasi per se va divisa in tre parti, che tutto comprendono cio, che v' ha di necessario nell' essere e negli esercizj di quelle. Queste tre parti costiluiscono la cosi detta Estetica ge- nerate, e s' intitolano la prima della bellezza uaturale, la seconda della bellezza artifiziale , e la terza del . Gusto. II dire perlanto Estetica e il dire Filosofia delle belle Arti e uoa cosa. Quest' ultima denominazione pero con convieuc propriatueute all' Estetica, se uon allora 254 PRINCIPJ DI ESTETICA die pone in sodo Ie general! nozioni , e ad esse ri- diiama i piii rilevanli uffizj di tutte insieme Ie belle discipline ; quando ella scende da tale altezza per fare up particolare studio di una o d' un' altra di queste riman, se si \uole, Estetica , ma non piu le s' addice ii DOQie di Filosofia, ed accompagnasi piuitosto al no- me di quell' Arte , inlorno alia quale s' adopera ; cosi Estetica della Poesia chiamar si puo la Poetica, Este- tica delFEioquenza la Retiorica , ne altro che Esleti- cbe particolari delle Arti loro sono i trattati della Pit- tnra, della Scultura , deli' Arcbitetlura , della Musica, della Mimica , e dell' Arte del costrnire i Giardini. Io toccbero in questa nota della sola Poetica per dimo- slrare con un esempio tratto dalia piu nobile delle Arti belle , come 1' Estetica si porti nell' esame di cia- scbeduna di queste in particolare. Gia ne' suoi generali priocipj V Estetica propria- jnente delta, o la Filosofia delle belle Arti aver dee stabibto , quale sia la bellezza, cbe Poesia proponsi , e quale irnitazione ne faccia merce del Gusto ; donde le sara uscita a un dipresso quella definizione di Poe- sia ; eh' ella sia 1' Arte d' imitare , con varieta oppor- tunamente tratla da tutti gli oggetti sensibili , o spiri- toali , e ridotta in unita di componimento , la bellezza d' azioni , d' affetti e pensieri umani , irnitazione ese- guita per mezzo della favella soggetta a leggi metricbe. Presentemente ricerca que' caratteri della Poesia, che spettano a lutli indistintamente i lavori di colest' Arte. I quali trova esser tre , I. F invenzione ; II.° la com- posizione; III. lo stile. E la prima o una volontaria scelta di soggelto ca- pace di poetica perfezione, o se il soggetlo sia dato, una NOTE 255 scelta di quelle parti , che render lo ponno perfetto. E qui l'Estelica soccorre all' utoano ingegno, facendo- gli eonoscere quelli soli essere soggetti o cla scegliere, o da accettare, che atti siano co' mezzi , onde la Poe- sia pud formare Ie sue imitazioni , ad ainrnettere in se una respeltiva perfezione di bellezza. Per quel ch' e poi delle parti insegna , che a torto saranno iudotte i far pieno il soggetto , se non ad esso convenevohnente si riferiscano, e non sieno in oltre per se abili al di- lettare. La composizione, secondo Ira' maggiori caralteri della Poesia , e un dare al soggetto scello il piu bell' onli- ne , primierainente aggiustando esso medesiuio soggetto cosi , che mostri non il piu logieamente, ma con la piu efficace opportunity , il suo principio , il suo mezzo, e il suo termine; indi a tempo e a iuogo acconciamente disponendovi quelle parti , che V invenzione ha raccolte. Percio la Poetica vuol essere bene instrutla di quel principio estetico della varieta ridotta in unita ; vital principio d 1 ogni vago componimento , il quale fa si , che dall' appartenere indistintarnente alia moltitudine innumerabile dell' esistenti cose il soggetto , con tutto cio eh' e addotto a comporlo, riesca in un distinto in- dividuo, dotato di bellezza , e degno d' attirare a se T altenzione dell' umana genie. Ma troppo scarsa sara 1' idea , che allri concepisca di questi due caratteri della Poesia, Y invenzione e la composizioue , se io non ho tocco di que' mezzi, onde quest' Arte si giova a dar corpo e vita a' soggetti suoi. Perocche ne avverra pure a Poesia di poter iscegliere un convenevol tema , quando non riferisca questa con- veuevolezza a' mezzi, co' quali dovra trattarlo. Pertanto a56 PRINGIPJ DI ESTETICA cotali mezzi sono tre: Ie iinmagini , gli affetti e 1 pensieri. II prima tocca I' essenza pin intima non della Poesia solauieute , ma di tutte Ie Arti leggiadre. Imperocche uq componimento , un Javoro qual che si sia d' Arte Leila esso e una immagine. Che altro e immagine m fatfci nel suo piu esteso significato, se non irnitazione di cosa da lei divisa, o dove V immagine sia composta, irnitazione di piu cose con adatta varieta ridotte a com- porne congiuntamente una sola? Un' immagine bella- oienle compendiata dalla doyiziosa natura campestre e il Giardino; un' immagine Ieg^iadramente atte^iata e composta de' piu begli aspelti , movjmenti ed espres- sioni della natura umana, e la Danza; se non che per la qaalita degli enti usati nelP irnitazione queste due Arli, che sono le minori tra le vaghe sorelle, s' acco- stano dappresso a realta. Taccio della Scultura e della Pittura, che sono evidentissime immagini de^Ii ocelli ed azioni per esse imitati. Immagine d' un bell' accordo intellettuale di proporzioni e corrispondenze e P Archi- tettura; ne altrimenti e la Musica , la quale in oltre con le parziali combinazioni de' suoni riesce a risve- gliare nella fantasia V idea e ne!P anima il sentiraento di certi oggetti della natura, o passioni del cuore, che hanno con essi suoni non saprei quale rassomi- glianza* E un poetico componimento non dovra dirsi una immagine di azion morale, piu o meno compo- sta d' ingredienti parte sensibili , parte spiritual!, be- nacconciamente inseriti e conferenti a quell' una azione? Ma Ie immagini , oltre a questo grande ed intero aspetfo , vogliono dalla Poetica essere considerate in quelli ancora Biol tip lie i e minuli di tante parti, o an- NOTE 257 che particelle della coraposizione. Tali sono principal- mente le metafore , le comparazioni , e i personaggi di enti o material!, come p. e. V aurora, o moral i, co- me V invidia , o soprannaturali come i numi del gen- tilesimo, e gli Enti celesti della vera Religione; per la qual cosa esse immagini sodo la materia di gran parte di cio, che i Retori chiamano il trattato delle figure. E la Poetica , parte traendole appunto dalle offieine della Reltorica, e parte educandole del suo fondo, le piglia in esame , per illuminarne e dirigerne gU usi proprj alle sue iroitazioni piii libere e appariscenti di quelle prosasliche. In generaie tali figure , o particor lari immagini s' attengono strettamente a Poesia , la quale per. esssre e parere Arte beila dee rapprcsea- tarsi a fantasia, e per quindi , comeche indiretta- mente, al senso della visioue. Ma se per le immagini i poetici componimenti si esibiscono alia fantasia, per mezzo degli affetti , die sono il secondo mezzo, si volgono all' animo , aim v 1 entrano e lo signoreggiano. E V affetto , per cosi dire , il fuoco elementare di Poesia , che tutta la n- cerca e la penetra , beache iu aleune principalmente delle parti , o funzioni di quella vieppiu s" accenda e sfavilli. E come Y arricchirsi d 1 immagini appartiene a Poesia per V intrinseca natura d' ogni Arte beila ia quanto tutte sono imitazione, cosi lo esser mossa e a- nimata dagli affetti piu propriamente appartienle ia quanto ella e principalmente imitazione di bellezza spl- rituale. Imperciocche di questa bellezza quale altro e ii principio, Tindizio, che pur V affetto ? Onde po- tria dimostrarsi , che se agli animi umani non fussero vita gli affetti Poesia non sarebbe mai esistita. V at- a58 PRItfCIPJ DI ESTETICA fetlo perfantd e qnello , che da origins a quel rezzo cosi frequente cli dare anima e voce agli insensati ob- bietti ; V afletto e , che fa il poefca , o gli altori suoi convertirsi e parlare a' lontani , o anch.e ad oggetti pre- sent! inabili alia risposta ; I' affetto e, che gli fa ingran- dire, che gli fa ripeter le cose; esso che interroga, pre- ga, rarapogna , dispregia, abbatte , o esalta e quasi idolatra g!i enti , eziandio se fittizj. Esso poi si sud- divide, e trasforma lit tauti e cosi diversi atti ed uf- 6zj, che noo so cosa, la quale entri in una poesia , che nou possa esserne tocca d' una o d 1 tin altro modo, cosi nel grande come nel piccolo; perche sa il poeta u- gualmente » Un gentile alto, un modo accorto , un raro » Sforzo dell' alma, un sacrifizio illustre, » Sparger di meritata A nia luce ». PiNDEMONTE , EpiSt. Cld Apollo. Percio la Poetica e con la scienza degli affetti , e con !o studio sopra i' imitazione eseguitane da' valenti poetij, istituisce V ingegno a rappresentar per fa?e!Ia gli acci- dent e gli alti di ciascheduna passione dell' animo. Finaimenle i pensieri sono il terzo mezzo , onde Poesia eseguisce que' due uflizj deIK> inventare e del comporre. Or come de fin ire i pensieri ? Sono giudizj , che forma la mente sopra le cose tutte di condizione o fisica , o morale , o intellettuale, che cadono entro al so*- getto preso a trattare; costituiscono il fondo, il tes- suto del poetico Iavoro ; sono il legame e quasi il ce- mento, che stringe insieme e fa conferire a bella unita le immagini e gli affetti ; e dessi i pensieri a malgrado della variatissima loro moltiplicita si raccolgono m un solo general concetto, che e V anima, V intenzioue di tutto NOTE 25 9 il componimento. Aprasi un' opera poetica, e si pon- ga da un lato tutte quelle idee, die vengono oflerto sotto figura sensibile, e dalP altro tutte quelle espres- sioni , che vi ha versate il cuore, agitato o da dolore 9 o da ira , o da amore, o da pieta , o da ainmirazione, o da altro, cio che nell' opera pigliata in pruova ri- mane , cio sono i pensieri. Questo mezzo de' pensieri per tanto e il filo, che tiene il poeta per nou ismar- rire la via , In quale alia sua meta lo guidi , in mezzo al fervore degli affetti e al mobiie popolo delle im- magini ; ed e lo espediente , ch' egli adopcra per ot- tenere, che quella spiritual bellezza , la quale e' viene in ?arie guise atteggiando , ollre al dilettare la fan- tasia e al commuover 1' animo , si raccomandi anche all' intelletto ; il quale dee notarvi !e convenienze, le proporzioni , 1'armonia, il decorum si nelle parti come nel tutto. Piii, i pensieri , oltreche rendono ben con- nesso ed intero il componimento , e vi mostrano la sa- gace intelligenza , la dirilta e forte ragione del Poeta , nobilitano la Poesia stessa co 1 lumi delle sentenze,che vi fanuo risplendere a luogo a luogo. I tre mezzi adunque sin qui descritti , con saggi© temperamento usati , riescono a rendere perfettamente bello quel subietto , che il Poeta piglio ad imitare. Posciache V Estetica della Poesia, o vogliamo dir la Poetica, ebbe dimostrati gli uffizj e i mezzi deli* in- venzione e della composizione, viene a considerare del terzo ed ultimo essenzial requisito , che e lo stile. Or come quelle costituiscono la sostanza di Poesia, cosi que- sto ne qualifica F appariscenza, e spelta all' obbligo d' ogni Arte bella d' esibirsi al senso. Qui adunque la Poetica nota certe qualita, e pregj de' vocaboli pro- a6o PRINCIPJ DI ESTETICA prj alia Poesia, i quali si differenziano da quelli pro- sastici per Y altezza , o la forza , o la dolcezza , o certo lion so che di peregrino or del significato , or del suono; per le variazioni della stessa loro material for- ma ; per lo insolito degli accenti ; massimamente poi per la intrinseca condizione di traslati , cioe di voca- boli dal significato sensibile dedotti ad uno spirituale, o da questo a quello , sicche due idee rappresentino ad un medesimo senza confusione. E dalle parole igtui- de passando alle frasi conferma 1' Estetica quel fre- quente uso di Poesia , d' esprimere con figurato raodo cio, che si potrebbe con semplice: con un giro di voci cio, che con una voce potrebbesi ; e simili. Ne obblia per altro , die assai volte il grand' effetlo e il merito graude del fraseggiare poetico , piu che nella esquisi* tezza e negli ornameati, e riposto nella calzante pro- prieta de' vocaboli e nella semplicila de' costrutti , che ti danno scolpki gli oggetti. Quanto al corso poi di tutto lo stile la Poetica ripete, e adatta a Poesia quelle rettoriche doti generali della corrispondenza al sogget- to , della chiarezza, del convenevole ordine , finalmente della costanza , affinche uno ed intero riesca come nel- T interna e cosi nelT esterior forma tutto il soggetto ; e ?' aggiunge la necessita di quel fuoco sacro , che tutta penetri e scaldi la dizione , e la faccia a luogo e a tempo gittar scintiile. Si fa indi a guardar le parole piii parlicolarmente rispetto a' suoni , cioe in quanto toccauo unicamente l 1 udito. Per tanto pigliano quivi lor luogo que' riguardi della cosi detta armonia imitativa , e de' varj metri ; delle quali cose, forse piii che delle anzidette, la de- finizione e nelie mani della Poetica , V attitudine in quelle della Datura. NOTE 261 Sono le abbozzate (mora quelle rnagglori part! della Poesia , che la comprendono tutta , e a tutti si appli- cano i lavori , ch' essa iutraprende. Come ba cbiarita la definizione di queste, la poetica Disciplina volgesi alia considerazioue de' particolari compouimeriti. Per la differenza degli iinitati oggetti scorgeli divisi in piu Ge- neri. E soao principalrnente il Drainmatico , 1' Epico, il Lirico e il Didascalico. Perche la Poesia o piglia a rappresentare un' azione , inducendo a simalarae 1' e- se°uimento personaggi vivi e parlanti ; o narra ella de- gli introdotti personaggi la cooperazione ad un' azion principle , e ne fa udir le parole ; o fa proroui- pere dalf animo al Poeta intorno ad un soggelto sen- timenti e concetti or di viva ed energica , or di dolce e tenera qualita 5 o da ultimo veste con be' color i e anima cori fantasie allettanti soggetti di fisica , o mo- rale , o ancbe pure intellettuale dottriua. Giascbeduno de' quali generi e fecondo di piu maniere di poeticbe produzioni. Io diro qui, ad eserapio, del solo poema tragico. Se la tragedia consiste in un' azione , rappresentata per mezzo di personaggi reali , due sono adunque le considerazioni , cbe la Poetica dee fare sopra di quel- la , cioe delf azione, e de' personaggi. Or quanta alia prima, dalla conoscenza delF indole umana e dalF usa di tutti i Poeti le risulta , che la tragica azione esser debba primieramente capace di grandi affetti , in se- condo luogo capace di rariela e di unita. De' quali due requisiti il primo porta , che tale a- zione sia istorica. E ne fa pruova quella proprieta dell' animo umano , cbe alle cose veracemente accadule applica se medesimo con piu d' inlensita e d' abban- 562 PRINCIPJ DI ESTETICA. dono , che non a quelle pur fiote. E I 1 essere cotest' a- zione istorica iuduce I' importanza si dell' azione slessa e si delle persone , clie la eseguiseono. Che se talor veune fatto ad ingegnoso Poeta riuscir tragico eccellente in soggetto imraaginario , cio fu parte togliendo a fin- gere V azione nomi storici , parte alzando al tragico decoro taluuo di que' fatti morali , che sogliono appar- tenere anche a' celehri personaggi; che e un tenersi cosi accosto alia storia , che si dimostri esser questa la legittima dispensiera de' fatti tragici. Maggiore sara l' importanza , se V azione oltre all' essere istorica sia eziandio religiosa. Ailora la tragedia sara grande il piu che le sia dato ; tocchera col coturno il suolo , col capo il Cielo. Dove senza dire de' Greci, che coprendo la tragedia con le nere e pesanti ale del Destino vi adoperavano cio, che aveano di piu sublime nella bassa loro credenza, e senza dir de' cosi detti Romantici , die sono sostanzialmente , tuttoche alle volte bizzarra- mente pii , e da considerare , che furono tratte dalla Storia Santa le due piu belle tragedie de' due moderni teatri classici. E notisi , ch' io dico , Y azione convenir essere istorica , non dico la tragedia. Perocche quest' ap- pellazione di tragedia istorica , s'e da poter dire il vero, parrni una noaschera , posta de' nostri giorni a questo nobilissimo componimento , per sottrarlo cosi dalla soggezione alle leggi della triplice unila. Ma la tragedia non pud essere istorica niente piu di quello, che la istoria possa esser poetica . Inoltre il dire azione capace di grandi affetti, egli e un dire moralmente bella. Delia quale moral bellezza aver dee gia posto i principj e notato i caratteri la Estetica generale. Qui la Poetica si ristriuge a que' NOTE 263 flue principal! affetti , che ha da rouovere e da nutrir la tragedia , il terrore e la pieta. I quali l' uomo elesse sin da priucipio a scopo de' tragic! poemi non per atro, se non perche da un intimo sentimento fu fatto accorto , che penelrano al piu vivo dell'animo, e tutto dalF imo al sommo il rimescoiano. E basti , che vi rav- vivano que' due amori, i quali in fine sono la vita del cuore , i gernai d 1 ogni passione , e i motivi di tutti i voleri , 1' arnore di se e quello d' altrui. II primo e desto dal terrore, per 1' indistinto sospetto che non venga a cadere anche sopra di noi taluna delle sven- ture , che nella rappresentata azione c* impauriscono , e il secondo dalla pieta , non polendo noi rairare le simulate sofferenze degli scenici personaggi ser/z' affe- zionarci strettamente a chi le sopporta. Laonde 1' uomo nella tragedia riscontra una inaravigliosa espressione di quelle pene , che nelia vita il gravano , od il ininac- ciano , e vi contempla un' iramagine della condizione presentemente infelice del fato umauo. La quale im- magine , avvegnache vivacissiina, come condotta al mag- gior puoto di forza , grandezza e perfezione , non cessa per allro che non sia dilettevole , attesoche sendo fil- tizia e purgata dalla turbolenta agitazione , che pro- durria la realta. Mai paga pero le Poetica di questa esclusiva deler- minazione de' due tragici affetti , la pieta ed il terro- re, vuole che a lor s'aggiunga l'ammirazione, cui rauo- vouo le indoli grandi , le azioni e le virtu grandi , i sentimenti e le parole grandi; la quale, se non e una passione propriamente del cuore, ina della mente , non cessa , che il cuore non vi pigli sua parte , e poten- temente scosso da quella non mandi all* occhio , non a64 PRINCIPJ DI ESTEHC1 dico un pianto dirolto , ma una nobilissima stilla. E ne diede solenni esempj nelle sue piu belle Tragedie T anziano di quel celebre triunivirato della Scena Fran- cese ; a' quali esempj sagaci considerazioni apposero due valenti Critici pur di Francia La-harpe, e Geof- frov. L'affelto pero , che deve il piu mescersi alia Tra- gedia per eceitare l 1 ammirazione, egli e P affelto reli- gioso. Dove non vo' lasciar d 1 accennare P inestimabil vantaggio, che s J hanno i moderni sopra gli antichi , ove seelgano a subietto de' lor teatrali componimenti istorie deir Era nostra ; perciocche a loro e dato Jo insinuare nelle passioni P eiemento indefinitamente di- latabile della pieta religiosa , intendo dire il vivosenso della Divinita , proteggitrice della virtu, sollieTO della sventura , sostegno della debolezza , accoglitrice del pen- timento, e largitrice di futuru ineffabil compenso; prive del cjual soccorso fuor di modo maggiore d' ogni in- fortunio forza e, che rimangano le ferite dell' auima senza balsamo , e senza lode quaggiu 1* opera di Prov- videnza. Questo si egli e tin purgare meglio che Ari- stotelico gli affelti del terrore e della pieta, togliendo loro cid che hanno d' impuro e di disperato, qualora oggetti soli di terra sieno lor esca ; questo e un de- corar la Tragedia di quella , che Luigi Racine in al- tro senso chiamava , o tristezza maestosa « (Pref. de Berenice). Delia quale io noo vorrei altro esempio , fuorche la Scena terza dell' Atto primo , e la prima del- P Atto quarto nell' Adelchi di Alessandro Manzoni. La tragica r;zione in secondo luogo bisogna essere Taria ed una; perocche, *e un' azione capace d? grandi affetti fa bella la materia di questo sommo de' poetici componimenti, Io esibirsi di quella con Y/meta ridotta NOTE 2 65 ad unita ne fa bella la forma. Cio spella dunque al- T azione non tanto considerata in se stessa , quanto nel inaneggio , che ne fa il Poeta per forma re com pi to il suo lavoro. Nel quale aspetto piglia il nome di favola. Aver dee per tanto la tragica favola tale estensione, che ammetta in se un certo progresso , certi accidenli. E mestieri , la prima cosa , che T azione si stacchi dalla se- rie de' fatti anterior!, e incominci, per dir cosi, un' esi- stenza sua propria e individuate. De' quali anleriori e- venti puo bene in opporluni luoghi esser fatta comoda rimembranza , affinche gli effetti non appariscano senza cause; ma tal rimembranza non dee togliere , che la favola non abbia un principio suo, sicche tutti que' punti , a' quali sara condotta sino al suo termine , tro- vino deutro lei stessa V appicco loro. Dopo di che progredir deve, ed accogliere in se gravi accident! per guisa , che venga destando affetli sempre maggiori; sin che aveudo portata al sommo la sospensione degli ani- mi solleciti sciolgasi con inopinata riuscita , e le piii volte con la violenla rottura del beue annodato intreccio. I quali accidenti esser debbono inseriti cosi , che appa- riscano necessaria, e quasi dissi organica parte dell' a- zione stessa , afu'nche inentre conferiscono bellamente a variaria non giungano ad offenderne la unita. Ora se cotale unita sia richiesta non solamente neli'a- zione , ma eziandio, e dentro a quali termini, ne! luogo e nel tempo , in che quella si opera, e questione, che presentemente snole agitarsi fra le parti, che dividono la poetica Scuola. Intorno alia quale discretamente , come perito , ragionava sin dal suo tempo nel comen- tario al Cap. V delia Poetica d'Aristotile Pietro Me- tastasio. L' estelica della Poesia stabilisce , che le due i66 PRINCIPJ DI ESTETICA cosi dette unita di luogo e di tempo , ove siano con- venientemente intese , derivano per se stesse dalla so- stanza d' ogni Arte bella , ch' e imitazione. Questa in falli non potendo, ne dovendo esser copia o ripeti- zione del fatto , che rappresenta , licenzia il compositore di racchiudere in piu breve spazio di tempo e di luogo cio , che naturalmente esser dee avvenuto in uno mag- giore, tolto via lutto quello, che nella brigosa umana vita s 9 interpone al corso delle azioni: ella gli da di farsi a diriltura da quel punto, a cui sia non troppo discosto, ne troppo vicino il terraine , c di collocare con opportuno avvediinento in raramemorazione quello, che in rappresentazione non cape ; ella adopera corn- parse , sentenze , e suoni si effettivi ed alti , che non permette agli spettatori calare al basso della realta ; ella per io stesso suo nome e la velusta fruizione de'suoi privilegi ha stretto con essi quasi un suo patto , in %irtu del quale a lei tocchi con una verisimile finzione recar Ioro un gentile e forte diletto, ed eglino appli- car debbano al nobile artifizio di lei quelle facolta dello spirito , che possano esserfe iliuse, non quelle, che si propongono a idoleggiare lutta pura la verita. Alle quali norme stando la disciplina del Bello poetico viene in questa conclusione, ch' e' basti serbare nelle Trage- die una tai imsura di tempo e opportunity di luogo , che non iscuota lo Spettatore daila illusione , cbe il fatto a' snoi occhi rappresentato avvenga realmente. II determinare poi a rigore le ragioni del tempo e del luogo essere impossibile; perciocche egli e pur ve- ro , die ntl tempo stesso in un luogo solo avvenir possono piii casi disparatissimi , e un caso solo, di pocma deguissimo, aver pud una ragionevole neces- NOTE 2G 7 sita d* 1 essere in qualclie sua parte rappresentato in luoshl un cotal tratto dissiunti ? e ia un cerlo corso di tempo. II perche il piu ed il meno in questo pro- posito e da rimettere all' accorto ed esperto Poeta. Ma io dissi , dover essere mantenuto nella illusione lo spettatore; perocche mi e certo, che la Tragedia va giudicata non dal gabiuetto , ma dalla scena. II torre a Tragedia 1' essere rappresentata priva la drammatica Poesia delio appartener propriamente ed in tutto al numero delle Arti belle ; perche deve essere ragionato cosi. II proprio delle belle Arti egli e questo, che al- lettino e giovino lo spirito per mezzo del piacere, che danno al senso , e con V avvenente vista si facciano strada all' animo e alP intelletto, per purgar queilo da- gli sregolati affetti, e aggiustar questo alle norme de!- V ordine, I' una e 1' altro alzaudo ad intendimenti su- blitni. E tanto importa alia natural condizione delle Arti belle lo essere sensibili , che per appartenere ad esse ancor V epica e la lirica Poesia avvalorano i lor concetti quanto alia vista con 1' evidenza , la vivacita , la forza , la vaghezza , la grazia delle figure di pen- siero , e di stile ; insomma con quella solenne veste visibile, che indossano alia spiritual bellezza; e quanto all' udito con le melodiose modulazioni de' metri. Ora sopra T epica e la lirica va la drammatica Poesia in- signita di questa prerogativa , che con la reale com- parsa degli uomini rappresentanti 1' azione non per fantasia , ma in fatto al senso della vista si manifest!. Questo e, che distinguendola dalle altre due costitui- sce la propria sua condizione, la quale non si puo tor- le , che non si renda meno Arte bella di quel ch'essa e 9 e gran parte non le si scemi del suo allettamento 268 PRINCIPJ DI ESTETICA e della efficacia. Inesaftamente adunque parmi aver detto anche il grande Aristotile, che la Tragedia pro- duca P effetlo suo, benche non rappresentata (Arist. , Poet. , Cap. XXV ). Meglio era ch' egli dicesse , la presenza appunto de' personaggi essere cio , che alza la Tragedia al di sopra dell' epopea , attesoche la sta- bilisce Arte bella con perfettissirno conipimenlo. INe altro , se non se l" ottinio fine morale , scnsa da errore quell' alto infcelletto del signor di Bonald , quando e' combatte qnesto vero , che la Tragedia per la compinta sua condizione debba essere rappresentata. Conciossiache egli, trovato cotal opinione incominciare dal tempo de! signor di Voltaire , ne inferisca , che cio avvenne, percbe la Tragedia prese allora a divenire piu passionata e sensibile , manco nobile e morale, e crebbe in onore lo spettacoio, perehe piu si voile muo- vere il senso , che non occupare lo spirito ; le quali cose erano al contrario nel secolo antecedente, e w cosi piccol progresso vi aveva fat to la material parte della rappresentazione , che Ifigenia , gli Orazj , Alalia , Ester, e Bajazet si davano cogli abiti alia francese a. (Bonald, Melang. de Litter., vol. II, p. 53). Se il signor di Bonald mi perdoni , forzatamente e tiene per segno di corruzione nelia morale il miglio- ramento dello spettacolo scenico ; il quale , chi ben vi guardi , e una perfezione maggiore del genere dram- matico , e non punto altro. We gia ci e in animo di negare che la Tragedia , come opera scritta , non ineo- minciasse al tempo del signor di Voltaire a corrom- persi coll' eccedere delle passioni e lo allettare de' sensi; ma ben ci sembra , che vieppiu bella ed intera stata sarebbe nel tempo del Corneille , e del Racine , se al- NOTE 269 Pinteriore eccellenza avesse congiunto qnella esterlore. Ke possiamo non consentire a Edmo Bouchardon, ce- lebre scultore francese del secolo appunto XVIII , il quale si rimaneva d' intervenire ai featrali spettacoli « per non avere a guastarsi gli occhi , ed aspettava il inoroento di una ben avventurata rivoluzione , che v' in- troducesse abbigliamenti ed usanze conformi al vero » (Cicognara, Stor. della Scult. , Lib. VI, Cap. V). E da considerare, che le Arti non fanno tutti ad un tratto i progressi loro , e le piu volte quando in una parte si perfezionauo , hanno incominciato a degene- rare in un' altra; i! che avviene dal difetto desli umani ingegni , anzi che dalla corruttela de' cuori. Per tal mo- do, secondo Tavviso di Antonio Raffaello Mengs , la Scultura , che ne' giorni di Pericle e di Fidia aveva conseguito la somma eccellenza delle proporzioni , delie forme e della bellezza , solo a' di d' Alessandro e di Lisippo, per T esempio de' dipinti d' Apelle, aggiunse la morbidezza , 1' eleganza , e la grazia ; e P una e T altra di quelle Arti pote anche da poi fare in Gre- cia certi guadagni in alcuni degli uffizj minori, laddove nel miglior tempo s' erano perfette in quelli essenziali ( Hist, des progr. de V Art , par le Ch. A. R. Mengs). Cosi, aggiungeremo noi , nel secolo XVII V arte di trattare meccanicamente il marmo consegui in Italia una impareggiabile perfezione da quello slesso scalpello del Bernini , che corrompeva V arte del rappresentarvi la perfetta bellezza. Ma la Tragedia , prosegue quel severo senno del Filosofo francese, piu che non guadagni perde ad es- sere rappresentata ; perciocche nella leltura la rifles- sione ha piu agio d'esercitarsi sopra ogni bellezza par- s 7 o PRINCIPJ DI ESTETICA ticolare, die non ha nel raito progredire della recita- zione , quando niolti di que' » tratti profondi e motti felici , die V altore non fa seotir bene, e che rivocar non si possono , vanno perduti». Sia pure; ma stando in tale sentenza la Tragedia da chi sara ella sentita e giudicata? Perocehe al certo meno che pochissimi sono que' giudici perfelti , a' qaali nella lettura rnedesima nessuna sfugga delle minute beliezze ; moltissimi , anzi innumerabili quelh, che una Tragedia imperfettamente e gusterebbono e intenderebbono letta , i quali alia rappresentazione, ajutati da quel soccorso possente della pronunzia e del gesto, e la gustano vivamente e ba- stevolmente la intendono. Del che diro questa causa sola, che un' azione esibita agli occhi da personaggi viventi e diversi , oltre al somigliare i reali atti della vita, tante volte rinfresca Tattenzione, quante si succe- dono o scambiano a parere e a parlare i personaggi medesimi: ma nella lettura t' e uopo d' un' attenzione sempre la stessa, da nessuno esteriore ajuto soccorsa. E se i giudici eccellenti , i quali sono si rari , hanno talora a biasimarsi delF imperfetta, o falsa espressione degli attori in qualche punto del recitare , priraiera- mente vi suppliscono essi con 1' intelletto ; poscia deb- bono coufessare , se siano discreti , che di tulta lode degna e la livacila , la forza , la naturalezza, lo spi- lito , il garbo , con che sono espressi luoghi altri in- finiti. Perciocche credo io bene, che, come supponsi il perfetto giudizio in chi legge , suppor vorrassi la ese- euzione non troppo imperfetta in chi rappresenta. Al- trimenti troppo e certo , che » la goffaggine di un istrione puo rompere il corso improvvisamente agli af- fetti , e disseccare su V occhio Ja lacrima, ch' e per ca- NOTE a 7 i Jere » ( Pikdemonte 5 Disc, prirno delta Tragedia) . Aduuque se non si vuol dilungare dalla compagnia delle Arti belle la bellissima Poesia , e da teoere la Tragedia debita alia scenica rappresentazione , siante che le belle Arti hanaa questo fra i principal! loro attributi , che muoyano il senso per andare all' ani- mo , ed hanno in oltre quella prerogativa , che pos- sano essere godute non da' soli sapienti , ma si ancora dal popolo; al quale sembra , che la Provvidenza Di~ vina le permettesse per alcun compenso a quel piu alto sapere, che la bassezza del vivere lor non consente. Dai ragionato sin qui deve anzi conchiudersi , che a guslar pienamente il Bello non della sola tra- gica favola, ma di tutta la Poesia in generate, e d' uopo non iscompagnarla mai dalla pronunziazione* Allora so- lamente sara dato a Poesia d' imprimere gagliardi af- fetti in altrui con Y espressione animata di gagliarde passioni ed immagini. Al che era domto Pentusiasino , che producevano i Tersi Omerici recitati da' rapsodi nelle pubbliche solennita della Grecia. II qual entn- siasmo comunicato agli uditori sagacemente da Platone e paragonato agli effetti della calamita ( Plat. , Jon. o dell' I Hade ) . Ma venghiamo a dire della seconda considerazione della Poetica riguardo a Tragedia , cio e quella de' personaggi. E prima quanto al loro numero. Pare, che a rap- presentare un' azioue non deggiano essere ammessi , s& non coloro , che nella realta conferirono ad eseguirla. Cio non ostante e da concedere , che il Poeta per quella facolta , che notammo piu sopra , di trasformare V azioue in favola , oltre ai personaggi strettameute 2 7 * PRINCIPJ DI ESTETICA necessarj possa introdurne alcuni altri , 1 quali verisimil- rnente, o certo senza contraddizione , avessero potuto pigliarvi parte. Tali sono quelli , p. e. , che chiamansi i Confidenti , e s' accompagnano a' personaggi principal! per facilitare F espressione de' piu intimi affetti. I quali per altro con maraviglioso conato d' ingegno il maggiore de* nostri Tragici contese ad escludere dalla scena, ot- tenendo forse talora, che non vi si desiderino , e con- dusse cosi la Tragedia nella sua sublime semplicila a somigliar la Scultura. Checche di tale strettezza pen- sino le persone , e da tenere per fermo, che la mol- iitudine degli attori , quale in alcune delle moderne Tragedie suole ainmettersi, reca confusione , lumulto ; trincia e strazia V attenzione , e rende la mente ina- bile alia netta comprensione della intellettuaie arino- uia del poem a. Ma quello che piii importa si e , che i personaggi ( lasciaroo ora che sieno in maggiore , o minor nuine- ro ) diano luogo a differenze notabili tra di loro , ad opposizioni , ad una certa quasi mischia d' affetti. Per tantoprimo requisitoin essi sono icostumi. I quali la Poe- tica con Aristotile insegna, ch' esser debbano convenient, rassomiglievoli, costanti. I.° Convenient*! alia natural in- dole , all* eta , alle circostanze degli individui. Nel che non so tormi di maraviglia , qua n do in un tragico Poeta in avvengo alia perfetta trasformazione di lui nel personaggio , che imita , e non so non ammirare quella comunione degli animi , che la natura pose in differenti sessi ed ingegni, o piuttosto quelF attitudine dello spirito umano a trarre della semplice sua unita espressioni tanto diverse. Imperciocche ecco che il va- lente Poeta nella Tragedia egli e medesimamente ma- NOTE 27 3 dre , Gglia , sorella , amante ; e cultore de' miti studj sa vestire V impotente furore d' ud iracondo , la fredda nequizia d' uno scellerato, e le crude volonla d' ua ti- ranno. II. Somislievoli esser vo^liono i costurni alia storica riputazione de' personaggi; non cosi pero , che un certo perfezionamento o nel bene , o nel raale non v' abbia luogo. Da ultimo esser denno III. costanti , cioe dal principio al fine dotati e come investiti delte medesime qualita ; alia quale costanza , com' e capace d' infinite variazioni sottili P animo umano, puo dare I 1 ingegnoso Poeta modi infiniti. E cessata de costurni ogni particolare investigazione cio solo ripigliero a dire, che non m' e chiaro abba- stanza , s' egli sia sempre da volere quello , che con Aristotile si sostiene da molti, ed e, che trovisi ne' tragici personaggi una mistione di bene e di male, Iraperocche dall'un canto la perfezione della virtu e i! piu nobile idolo delP animo umano, a! quale si stringe con fervido amore, e dalP altro le buone qualita in on malvagio tolgono della deleslazione , cui dobbiamo al vi~ zio. Vero e non di meno , che cotesti ritratti perfetti escono alquanlo del nalurale , mercecche e da spe- rarsi , che malvagita pura non s' annidi in verun pes- simo , e la perfezione della virtu e anzi una meta, a cui tendere , che non una palma da coglier mai. Pure dove la storia copra di tutta infamia , o abbelli di tutta lode uno, od un altro nome, parmi dovere esser lecifeo al Poeta spingere a certo sublime compimento la re- spettiva bruttezza, o beltade di cotal indole. Non ne- ghero in pari tempo , che ad utilita morale assai non conduca quel vedere in un malvagio i semi della bonta soffocali dal prepotente rigoglio del vizio ; il che ne s?4 PRINCIPJ DI ESTET1GA faccia guardinghi , che il secondo in no! non istenda le sue radici: raa soggiungero , che Fintera immagine della malvagita si compensa da questo utile esempio con quel nobile sdegno ed abhomioio, che in noi muove contro di se. Quale sia di questo la verita , cio , che piu rileva , si e, che P uora cattivo ancor se Irionfi ci si esibisca degno non raai d' applauso, o d'emulazione, si di vituperio e d' avversamenlo , e Finnocente, o il virtuoso , pognamo ancor che soccombano, in un colla pieta si traggano seco una nostra generosa invidia. Maggior pericolo, a dir Yero, e in quel prestigio della tragica Poesia , che le passioni , i falli , le debolezze renda amabili per la grazia delle persone , che le pa- tiscono; di guisa che, come in le e desto un affetlo anzi d' amore, che d' aiversione , e cosi tu sia incli- nato nelle occasioni a muoverne di te stesso de* somi- glianti in altrui ; pericolo che la Tragedia, massime se amorosa, ha comune col romanzo , e die dali' altezza del Bello spirituale la discende a quello imperfetto delle umane passioni , cosi torbido di feccia lerrena. Mai volontieri io mi stacco da queste considerazioni , nelle quali e contenuto il piu allettante dello scibile umano, il Bello della sapienza. Se non che accennar debbo de"* mezzi , con che i tragici personaggi svelano i lor costumi. Questi mezzi sono primieramente que' medesimi , che adopera in generale la Poesia ad incarnar suoi disegni , immagini , affetti e pensieri. Ma la propria quali ta del compor tragico ▼' induce notabili differenze. La prima cosa, le immagini esser debbono dispensate con parca mano. E nel ?ero non sono eglino enti vivi , e parlanti e in varie viste mo?entisi i personaggi stessi delle Tra- NOTE 2?5 gedie ? A che indurre una moltitndine d' artiGziali im- tnagini cola , dove la fantasia e colpita da 5 reali ob- bietti? Anzi che dico la fantasia? II senso , il senso medesimo della vista n' e immediatamente esercitato, e 1' immaginativa, che negli altri poetici generi e pri- ma a ricevere le impressioni, io queslo draminatico di seconda mano le ritragge dal senso, che n' e egli com- mosso primieramente. Cio non toglie pero , che cotesti personaggi le idee loro non esprimano talvolta con forme cospicue e vi- vaci, a renderle piu effettive, o quando V animo risca!- dato dalF affetto invola alia natura J piu vivi colori per tingerne i suoi sentimenti , o quando col descrit- tivo racconto di casi concernenti all' azion principale , vuolsi produrre in chi ascolta una gagliarda impres- sione. Non di meno se porremo mente a quella con- dizione di figure , che piu piglian luogo nelle tragiche espressioni , le vedremo essere di quelle, che consi- stono in movimenti , quali Timpeto dell* animo gli co- munica alle parole; tali sono le interrogazioni , le ri- petizioni, Y esclamazioni , e simili. In somma dal tra- gico poema vanno sbandite le figure ambiziose, e solo usate per ben parere , giacche il principale nella Tra- gedia e P affetto, e questo vuol essere frugato ne' so- litarj recessi delP animo , e seguito ne' suoi diversi ac- cidenti , progress! e scoppii; il che domanda espres- sioni gravi , vibrate, concise, e non doviziose di ab- heliimenti. Gli affetti , cioe il secondo mezzo , considerare si devooo come una continuata dimostrazione de' costu- mi , e riescono a costituire nella lor varieta P intera qualila morale di ciaschedun personaggio. Servono poi 276 PRWCIPJ DI ESTETICA a chiarlre principalinente la parte, che il personaggio prende air azione ; ond' esser debbono volti a render quest' ultima piii commovente, e nella diversita de' suoi effetli supra differenti individui piu efficace ; vis unila fortior. Dagli affetti proviene , die il costume d'un personaggio tenga quelle tre condizioni della con- venienza, delia similitudine, e della costanza. Ma ol- tre a questo gli affetti esser vogliono in loro stessi atti a mostrarsi belli ; cio conseguiscono or con 1* al- tezza, or con la veeinenza, ed or con la soavita , la finezza , la purita , 1' innocenza , la rettitudine , con essere particelle, e come scintille della virtu. Che se gli affetti dell' orgoglio , dell' ira , della crudella , della vendetta hanno talora di che allettarci , avviene o per- che dilettevoie e nella sicurezza quel terror che c' ispi- rano , o perche vi scorgiamo dentro una possanza , che ci appare maravigliosa , o perche 1' anima si com- piace di serbar vivo nel bujo di quelle passion! il se- reno suo lurne , o finalmente , ch' e il caso piu fre- quente, perche sono dal Poeta bellamente rappresen- tati. Per altro 1' animo allora prova il piu alio diletlo, quando virtu gli affetti cosi signoreggia , che gli ag- gioghi quasi al suo carro , e ne trionfi sovranamente. Cio accade allor che le forti scosse , o resislenze del cuore sono dome dalla volonta pin forte di esse , e V ambizione , o l'odio, o 1'amore soggiacciono al do- Tere , e alia serenissima idea della perfezione. Finalmente i pensieri , terzo general mezzo della Poesia , nel tragico componimento sono prestantissimi ; perocche ciaschedun personaggio vi ragiona i suoi reg- gimenti e consigli , e alle altrui ragioni risponde ora fiancheggiandole , or contrastandole , e fa di condnrre NOTE 2 77 per la sua parte a grado a grado Y azione ad incoa- trar quegli ostacoli, che divenendo per forza di circo- stanze avvedufarnente scelte sempre maggiori, nella fine cosi Ie si oppongono, che con un repentino urto sia costretta atterrarli, o giacervi sotto. Per la qual cosa raassime ai pensieri e afSdata la condotta della favo- la, come a quell i , che ne disegnano Y intreccio , ne preparauo tutte le parti , e le chiudono acconciamente nel tutto. I quali, perche volgendosi intorno ad una azione importante vogliono essere espressi con efficacia , io non so in qual altro poema sia piu necessario che in questo , che il composilore sia valente nell' arte orato- ria ; menire tutti g!i attori secondo la maggiore o nii- core importanza di loro funzioni sono oratori. E no- tisi, cL'io dico oratori, non retori 5 ch' e imputazione giustaniente data ad Euripide , nelle cui Tragedie spesso i personaggi spariscono e si mostra V autore. Ne solo domina ne' tragici componimenti il ragionameoto (pas- sionato , ma 11 piglia luogo opportuno anche il senten- ziar grave, che conficca lieH'auimo Ie utifi verita. Dalle quali considerazioni de' modi particolari , onde i personaggi della Tragedia usano i tre sin qui delli generali mezzi della Poesia , e chiaro a dedursi il lin- guaggio , che a que* personaggi conviensi. Certamente grandi casi, grandi affetti , grandi pensieri non deg- giono essere espressi con basse parole, e il fatio di Laocoonte non Tuole essere rappresentato in creta. Sara dunque generalmente la tragica dizione grave, no- bile , grande, e sara sempliceappunto perche sia grande. Ma alia diversila deli' indole de' personaggi si fara ac- consenziente, e, serbato il tenore della tragica dignita, si porgera pieghevole all' uopo di quelli , agitata e TALiA a 4 2;8 PRINCIPJ Dl ESTETICA come sospinta negli animi fieri , ne' blandi piu ripo- sata e lenta , ne' crudeli dura, tenera negli amorosi ; lie meno si adattera agli accidenti ed uffizj varj del- T azione o rompa in minaccle in rampogne, o si criga in comandi, o in preghiere si rauinilii , o si rac- colga in consigli, o si versi nelia passione , o neila ri- flessione si trinci e interrompa non altrimenti che raautenuto V accordo , cui dicono diapason , uno stro- inento serve a' diversi modi , cui va prendendo nelle sue varie combinazioni il musicale componimento. E ligriardo a' suoni e da considerare, ch'csseudo la Tra- geclia debita alia recltazione , e bisogno , che con la costante gravita del ritmo e del metro sostenga le mo- dclazioni della voce 5 alte alia minuta espressione de- gli affetti trilamente contenuti nelle parole; modula- zioni, che assai piii coovenevoli ed efficaci trarra un ahile attore da corde sufficientemente tese, che non da lenle , le quali cedano alia forle pressione , o all' acmne dell' affettc* male rbpondano. La pronnnziazione adun- uue , col gesto e co* 1 movimenli della persona , che for- mano si gran parte di quelia, e importanle consi- derazioae alia Poetica riguardo agli eslerni requisiti de' tragici personaggi , e accompagnata alia decorazione della scena e alP appropriato costume del vestire com- pie quel corredo di materiali espedienti , onde la dram- rnatica Poesia bellamente palesasi ai sensi. Tutto il detto sin qui raccogliendo puo conchiu- dersi senza tema di errare , che ii tragico poema egli e cid , che di piu perfetto uscir possa daii' iugegno tieiruomo. II quale poema nell' azione , atta ad eccitar grandi affetti, ci offre la spiritual bellezza nella sua efficacia maggiore; con la^presenza de' personaggi, e NOTE 279 co' mezzi che adoperano ad espriraere la parte, che prendono all' azione, ci occnpa d' un insolito diletto la fantasia, il cuore, !a mente , e ad un tempo i due no- Lili sensi della vista e dell'udito; mentre la nostra ra- gioiie e appagata dal bene proporzionalo svolgersi della favola: tutta dunque la nostra sostanza spirituale e cor- porea nelle piu degne sue facolta e intrattenuta e com- niossa ; di che il diletto, che noi proviamo , e il mas- simo certamente , che da una sola delle Arti belle possa venire u Se que' cenni, che facemmo della Tragedia, li faces- sitno ora della Commedia , indi a parte a parte degli altri tre generl della Poesia , !' epico , il Jirico, ed il didascalico, noi avremmo tratteggiaio un abbozzo della poetica facolta. Se non che troppo e il gia detto per una nota. Pertanto staremo paghi alio avere indicato, come l'Estetica generale si faccia prima particolare ad una sola delle Arti belle, indi ad uno o ad un aitro dei generi dell' Arte stessa. Nelle susseguenti note rao- streremo praticamente , com' ella $' applichi anche al minuto di qual si voglia poetico componimento. ( Nota II. a , pag. i oi ) Parmi opportuno il far qui cenno del modo , con che il Tasso seppe introdurre nel suo Poema i sovru- mani oggetli proprj alia Religion nostra , e cosi bene acconciarveli , che punto non isforzino le dimensioni del disegno epico , ne punto rendano lo stile o mistico, o fanatico , si V uno e t altro per lo piu decorino degua- raente e sublimino. E dico per lo piu , giacche mia intenzione egli e pur di notare in passando 5 se a qua!- 280 PRINCIPJ DI ESTETICA che cosa men degna dell' alto dbino intervento m 9 av- venga d' abbattermi nell' invenzione o nello stile. Veggasi nel Canto primo, dalla stanza settima sino alia deciinottava , com' e rappresenlata la parte, che prende all' impresa di Terra santa I' eterno Padre , e si dica, se nulla e in cotal parte , che disdica a' rive- lati concetti , e in un a quelli delle piccole nostre menti riguardo a cotanta Divinita. Ma piu che altro io saprei Tolontieri , se la Poetica possa farsi bella d' una de- scrizione piu deliziosa di qiiella dell' Angelo Gabriele e del suo volo? a Cosi parlogli , e Gabriel s' accinse Veloce ad eseguir P imposte cose. La sua forma invisibil d 1 aria cinse , Ed al senso mortal la sottopose : Umane membra , aspetto uman si finse , Ma di celeste maesta il compose ; Tra giovine e fanciullo eta confine Prese , ed orno di biondi raggi 11 crine. » Ali bianche Testi , ch' han d'or le cime y Infaticabilmente agili e preste : Fende i venti e le nubi , e va sublime Sovra la terra , e sovra il mar con queste. Cosi vestito indirizzossi all' ime Parti del mondo il messaggier celeste. Pria sul Libano monte ei si ritenne , E si libro sulf adeguate penne. n E ver' le piaggie di Tortosa poi Drizzo , precipitando, il volo in giuso . . . Ma io non nolero sempre per minuto tutti que' par- ticolari , con cui Torquato abbelli a tempo e a luogo NOTE 28 1 il suo Canto, inserenrlovi una, od un 1 aUra allusio- ne a!!e cose sopra natura, per dire principalmente di due 1 luoghi , dove ha uiaggior giuoco la celeste mac- china. E poiche ancor ne' Sommi e qualche cosa , in che To^liono essere giuclicati con indulgenza (che 1' uoiana nature non tutto avverte, o fugge con pari riuscita), diro tosto spiacerrai nel secondo Canto quel rapimeoto della immagine di Maria dal Tempio de' Cristiani hi Gerusalemme, immaginato da un Mago ( Ismeno), ese- Di santo sdegno il pio guerrier si tinse Nel volto , e g!i rispose : empio fellone , Quel Tancredi son io , che il ferro cinse Per Cristo sempre , e fui di lui campione, E in sua virtuie i suoi rubelli vinse , Come V.ao' che tu veggia al paragoue ; NOTE 285 Che dall' ira del ciel ministra eletta E questa destra a far in te vendetta. Nella quale otlava e tanto di zelo , di fede, e d' U* milta cristiana, conginnti a grandissimo effetto epico , che sola essa e bastante ad indicare, quanto bell' uso possa esser fatto delle nostre sublimita religiose nella moderna Poesia. Ma il secondo tratto , ch' e piu rile* vante , pud partirsi in tre ; prima e la preghiera del veechio Conte di Tolosa , Raimondo, sortito a pugnare con Argante in vece del lontano Tancredi, modestis- sima , pietosissiina : y9 Signer, tu che drizzasti incontro all'empio Golia V armi inesperte in Terebinto, Si ch' ei ne fu , che d' Israel fea scenipio , Al prirao sasso d' an garzone estinto ; Tu fa, ch' or giaccia (e fia pari V esempio) Questo fellon da me percosso e vinto ; E debi! veechio or la superbia opprima , Come debil fanciul V oppresse in prima ; forma la seconda parte del delto tratto I' ajuto per ordine di Dio recato al veechio guerriero da quel- T >? Angelo , che fa gia custode eletto Dall' alta Prov- videnza al buon Rairaondo , Insin dal primo di che pargoletto Sen venne a farsi peregrin del mondo » ; il quale ingegnosissimamente fa il Poeta , che s' armi nella rocca celeste : » Qui P asta si conserva , pnde il serpente Percosso giacque; e i gran fulminei strali , E qaegli , che invisibili alia gente Portan V orride pesti e gli altri niali ; 236 PRINCIPJ DI ESTETIC1 E qui sospeso in alto e il gran tridenfe , Primo terror oV miseri mortali , Qnanclo egli avvien , che i fondamenti scota Deli' ampia terra, e le citta percota ; dove si vegga accortezza d' alludere ad un fatto reli- gioso de' primi glorni de! mondo , e di poeticamente indieare i flagelli dell' Ira di Dio soil' nmanita peeca- trice< Diro per altro, che parmi peccare d' inverosimi- giianza nella seguente ottava V immensita di quello 5> Scudo di lucidissimo diamante , Grande , che puo coprir genti e paesi Qnanl! ve n' ha fra 'I Cancaso e 1 Atlante » ; inverosimigfianza cosi rispettiva alia per- sona dell' Angelo , al quale adattiamo figura umaua , come all' uso, ch* E J ne fa poscia, quando a riparo di un colpo del Saracino stende il braccio sopra il Con- te , e toglie » il ferro crudo Sovra il diamante de! ce- leste scudou. II che non puo immaginarsi d' arnese tanto smisuralo. Lascio gli altri particolari di tal soccorso, e mi faccio alia terza parte del tratto surriferito. Questa narra, come al pericofo , in cui trovavasi Argante con- tro a cavaliere cosi difeso , mosse Beizehu per ajutar- lo; compose in forma d' uomo una cava nuhe , e gli finse la sembianza di Clorinda , » Diegli il parlare, e, senza mente, i! noto Suon della voce, e 'I portamento, e 'I moto ; indi comparve in tal gnisa al » famoso sagittario »> Orandino , e gli impose di ferir di freccia il Conte. Tosta mente costui » Dalla grave firetra un quadrel prende E suir arco I' adatta , e V arco tende. NOTE 287 » Sibila il teso nervo , e fuori spinto Vola il pennuto stral per i' aria, e stride : della qual felicissima rninulezza di descrizione andar potrebbero paghi i piu morosi romantici , a' quali un face to spirito Francese da quell' avviso riruato : » Decrivez leutement le brio d' her be, qui pousse; » Sou vent le romanticjue est cache sous la mousse. II dardo pungc Raiuiondo leggermente , 99 Che '1 celeste guerrier soffrir noa raise , Ch' oltre passasse, e furza al eolpo tolse. Rimprorera Raimondo al suo nimico il patio violato , e nello medesiuio istante Goffredo, che se u 9 avvidde , muove le schiere contra di quello. G!i eserciti s az- zuffano ; w E se non che non era il di , che scritto Dio negli eteroi suoi decreti avea , Quest' era forse il di , che 'i campo invitto Delle sanJe fatiche al Tin giungea, Ma la schiera infernal, che in quel eonflitto La tirannide sua cader Tedea , Sendole cio perraesso , in un tnomento L' aria in nubi ristrinse, e mosse ii yen to. » Dagli occhi de' mortali un negro velo Rapisce il giorno e'\ sole; e par eh'avvampi, Kegro via piu ch' error d* inferno , i! cielo ; Cosi fiammeggia infra halenx e lampi. Freuiono i tuoni , e pioggia accolta in gelo Si versa, e i paschi abbatte , e inonda i eampi ; Scbianta i rami il gran turbo, e par che crolli Non pur le querce, ma le roccbe e i colli. 288 PIUNCIPJ Di ESTETICA Cio fa dar volta a' Gristjani , die si ritraggono al val- lo. Tutto il quale inlreccio d' azioni umane e d' opera soprannaturale basta essere riferito , perche si vegga il gran pro, che ne trae F epica composizione. Ingegnosissirno per simile inlreeeio del mirabile col naturale si e il Canto ottavo. Un demonio, detlo Asta- gorre, manda la Furia Aletto a destar discordie e tu- mnlti nel catnpo cristiano. Or quest' Aletto, se piglisi per la persona allegorica della Discordia ; puo comporsi col mirabile cattolico , giacche si concede al Poeta di dare persona a' vizj, e d 1 usare le allegoric ; ma cosi messa in inferno, e cbiamata Furia ha non so' che del mitologico, che mi spiace. Intanto un guerriero e intro- dotto a Goffredo , il quale racconta , se essere fuggito solo dalla strage fatta da Solimano di duemila crociati Danesi, condotti dal valoroso Sveno figlio del Re, il quale rimase inorto. La bellissima uarrazione e afforzata d' in- ter vea to divino per la parte, che prendono a quel- !' avveniniento due romiti ; il piu vecchio de' quali sana per iniracolo questo medesiuio narratore , e addi- tagli il corpo di Sveno illuminato da un raggio di Stella , « Che dritto la dove il gran corpo giace , Quasi aureo tratto di pennel si stende ; indi ne toglie la spada , da passarsi a Rinaldo : » Soliman Sveno uccise , e Solimano Dee per la spada sua restarne ucciso. Allora sorge ivi di repente un gran sepolcro, dove ri- porre il Duce estinto. II fuggitivo narra a GofTredo , com' e' passasse la nolle nelF eremo di que' due, e sia NOTE 2 8 9 renuto di la per consiglio loro alia sua presenza. II racconto desta ne! campo un ardente desiderio di Ri- naldo, quando un drappellb Toiante , ascilo gia a fo- raggiare l» vi reca i rest! dell' armaliira di questo Eroe insanguinati, trovatoli *n una valle riposta. Ritnangono dal siuistro caso attristati tutti che sono presenti ; solo il prudente Goff'redo ne dubila. Fattosi notte, Aletto comparisce in sogno ad Argillano, guerriero Italiano facinoroso, sotto la figura del busto di Rinaldo col capo in ruano , il quale rivela suo uccisore essere stato Goffredo per frode , invidiando in lui il valore latino. La mattina seguente Argillano suscita gli Italiani con- tra Goffredo, e contra i Franchi con una parlata fer- vente di sediziosa eloquenza ; » Arine, arme frenae il forsennato, e insieme La gioveniu superba arme, arme frenie. Perviene al Capitano la notizia dell' imputazione e della congiura , e non senza un superiore ajuto presentasi solo a' rivoltati , maeslosamente vestito e scettrato. Coq poche parole acqueta la ribellione , e danua a uiorte Argillano. 99 E fa-ma, che fu visto in volto crudo, Ed in atto feroce e minacciante, Un alato guerrier tener lo scudo Delia difesa al pio Buglion davante ; E vibrar fulminando il ferro ignudo , Che di sangue Tedeasi ancor stillante. Sangue era forse di citta e di regni , Che provocar del Cielo i tardi sdegni. Cosi immagina il Mirabile epico un Poeta sommo ! TALIA i5 !? 9 o PRINCIPJ DI ESTETICA Chefo il tumulto passa Goffledo alle cure di coman- dante. Canto nono. II suddetto Solimano , gia Re tnrco in Nicea , ricoveratosi indi in Egilto , or condottiero di truppa errante , raccolta grande* inoltitudine di Arabi, assaie il campo de' Crociati per istigazione d' Aletlo. Ouiericamente descritta e la terribile inischia. }) Gli occhi frattanlo alia battaglia rea Dal suo gran seggio il Re del Ciel volgea. a E dell' eternita nel trono augusto Risplendea con tre lumi in una luce. Ha solto i piedi il Falo, e la Natura , Minislri umili , e } 1 moto , e chi '1 mi sura ; 3> E '1 loco, e qnella che, qual fumo o polve La gloria di quaggiuso , e 1' oro e i regni , Come piace lassii , disperde e volve, Ne , diva , cura i nostri umani sdegni. A proposito del qual personaggio della Fortuna , che il Poeta qui chiatna Diva, e da rammentare, che hanno poslo neir Angelica Gerarchia le cosi chiamate dalla Scrittura Virtutes ccelorum ; una delle quali puo bene con discreta poetica liberta esser posta al governo delle cose di quaggiu sotto il trito nome di Fortuna. E sera- bra che il Tasso abbreviasse qui bravamente quel lungo squarcio Danlesco nel settimo dell' Inferno, dove fra le altre cose e detto : 33 Colui , lo cui saver tutto trascende , Fece li cieli, e die' lor chi conduce, Si ch' una parte all 1 altra parte splende , NOTE 291 n Distribuendo ugualmenle la luce; Similemente agli splendor mondani Ordino general ministra e dace , n Che permutasse a tempo li ben vani Di genie in gente , e d' nno in altro sangue, Oltre la defension de' senni umani. » Quest' e colei , ch' e tanto messa in croce Pur da color , che le dovrian dar lode , Dandole biasmo invece, e mala voce. 55 Ma ella s 1 e beata , e cio non ode : Con P altre prime creature lieta Vol ye sua spera , e beata si gode. Or questa spera egli e il mondo , al cui giro e pre- fissa codesta Virtu, che chiamasi Fortuna. Ma bellissimi sono , oltre agii altri , riguardo al detto trono di Dio que' due versi : j> D' intorno ha innumerabili mortali Disegualmente in lor letizia uguali. Da questo trono manda Iddio P Arcangelo Michael a cacciare nelP inferno i Deraonj, che dalle basse regioni dell' aria proteggevano gli Arabi. Bella e cosi la di- scesa delP Angelo , e degni di si alto messaggio gli sfolgoranti suoi detti , ch' io non so tenermi di qua tra- scrivere almeno la prima : « Qui tacque ; e '1 duce de' guerrieri alati S' inchlno reverente al divin piede. Indi spiega al gran volo i vanni aurati Rapido si , ch' anco il pensiero eccede. Passa il foco e la luce, ove i beati 2 9 2 PRINCIPJ DI BSTETIGA Hanno lor gloriosa immobii sede. Poscia il puro cristallo, e 'J cerchio mira , Che di slelle gemmato incontra gira. » Quinci d' opre diverse e di sembianti, Da sinistra rotar Saturno e Giove , E gh altri , i quali esser non ponno erranti , S' angelica virtu gli informa e move ; Vien poi da' carapi lieti e fiamine^ianti D eterno di la dove tuona e piove , Ove se stesso il mondo strugge e pasce , E nelle guerre sue more e rinasce. » Tenia scotendo coll' elerne piume La caligine densa , e i cupi orrori. S 1 ' indorava la notte al divin lume Che spargea sciutiilando il vol to fuori. Tale il Sol nelle nubi ha per costume Spiegar dopo la pioggia i bei colori : Tal suol fendendo ii liquido sereno Stella cader della gran madre in seno. Cacciati dalle tremende rampogne di Michael ** Essi (i demonj) gemendo abbandonar le belle Region della luce, e V auree slelle. Ritraggesi dalLi pugna malconcio (cosi nel principio del Canto decimo ), ma fiero Solimano, e stanco s' ad- dormenta. Lo svegiia Ismeno , e il distorna dalf andare ad unirsi col Re d' Egilto, consigliandolo invece a se- guir lui. Sopra un cocchio , ravvolto per incanto in densa nubc, il conduce prima lungo il campo de Fran- chi, poscia per vie sotterranee nella sala , dove Ala- dino sedeva in adunanza , chiedendo consigli dopo le ultime perdite. Argante vi parlava coraggiosamente ; ma NOTE 293 Orcano, infiacchito da affetti domestic!, consigliava la pace, dando ad esempio la mala riuscita della resi- stenza voluta fare in Nicea da Soliinano. Allora il Mago consente a qnesto di mostrarsi e parlare , squarciata la nube, che gli occulta va. Rinfaccia Soliinano a colni la sua villa , e s'offre ad Aiadino in soccorso ; il quale gli fa grande onore , ponelo sopra il suo trono , e tutti gli recano omaggi. Cio', che qui strettissimamente e indicato, corre nel Poema per cinquantasei ottave de- scrittivo-drammatiche , non poche delle quali e nel- V uno e nelP altro genere di straordinaria bellezza. Taccio Ie arti Circee d' Armida, narrate dal figlio del Re Britanno, in tin col modo della liberazione di se e de' compagni prigionieri falta da Rinaldo , amenis- simo campo a Torquato di mirabili descrizioni ; e noto soltanto V ingegnosa riuscita dell' irumagiuato ritro- vamento delle armi di Rinaldo, portate nel Campo al Canto ottavo. » Falso , dice il narratore: » Falso e il roraor , che qui risuona , e porta Si rea novella , e salva e la sua vita. Ed oggi e il terzo di , che con la scoria D' un peregrin fece da noi partita Per girne in Antiochia ; e pria depose L' arrne > che rotte aveva e sanguinose. Allora Pietro Y Eremita rapito in estasi vaticina le fu- ture imprese del giovane eroe , e con raltissima di- gnita accenna le glorie di Casa Estense. II quale pro- fetico rapimento chi volesse paragonare con la imita- zione fattane da Tommaso Grossi nel sesto Canto de Lombardi alia prima Crociata^ vedrebbe le differen- ze, al mio parere, onorevoli ad ambedue. 2 9 i PRINCIPJ DI ESTETICA. La Processione al moate de^li Olivi nel Canto un- * ... decimo e un esempio di macchina Cattolica ill poesia da Don lodarsi mai abbastanza. Io ne tocco solo due luoghi con questo inlendimento , ch 1 altri consideri , come cio stesso , che pare piii schivo d' essere con poe- tiche parole espresso, la maestrevole e religiosa fantasia possa eccellentemente rappresentare. L' uno e il prin- cipio della preghiera cantata dalF esercito , che s avvia al monte : #> Te , Genltor , Te, Figlio egnale al Padre, E Te, che d' ambo uniti amando spiri ; E Te , d' uomo e di Dio Vergine Mad re , Invocano propizia ai lor desiri : O Duci, e Voi, che le fulgenti squadre Del Ciel movete in triplicali giri ; O Divo , e Te, che della Diva fronte La inonda umanita lavasti al fonte. U altro e dove il Vescovo Guglielmo descrivesi cele- brante V ineffabile caltolico Sacrificio : ** Poscia io ciuia del colle ornan V altare , Che di gran ceua al Sacerdote e uiensa , E d' ambo i lati lurninosa appare Sublime lam pa in lucid* oro accensa. Quivi altre spoglie, e pur dorate e care, Premie Guglielmo; e pria tacito pensa ; Indi la voce in chiaro suon dispiega , Se stesso accusa , e Dio riograzia, e prega. ff Umili intorno ascoltauo i primieri , Le viste i.piu lontani almen v' han fisse. Ma poiche celebro gli alii mister! Del puro sacriGcio : Itene , ei disse; NOTE 2 9 5 E in fronle alzando ai popoli guerrieri La man sacerdotal , gli benedisse. Allor sen rilornar le squadre pie Per le dianzi da lor calcate vie. Or questa seconda citazione e idoneo eserapio a mostra- re , con quanta parsimonia ed avvedutezza vadano toc- cati dair arte della favella poetica certi soggetti ; i quali so io bene ch' e piu facile escluderne, come vorriano i milofili, nia so ancora , ch' e piu bello adoperarli sa- pientemente, e soprattutto sostituirli a' logori avanzi della Favola antica. Una simile descrizione , benche con circostanze differentissime, pose nella sua Alala il Vi- sconte di Chateaubriand , ma v* addusse di que 1 na- turali accidenli , e di que' morali contrast! , cbe il com- porre romantico ama , e che I' epica dignita non com- porta. Anche quella ferita, che Goffredo rileva nell' as- salto di Gerosolima, ed e invisibilmente medieata da un Angelo, riconduce V influenza celeste ad operare assai degnamente. Ed io voglio notare in questo niede- simo Canto un esempio di bel raodo , con che puo usarsi la mitoiogia in soggetto nostrale , giacche ben altra cosa e lo sbandirne 1' azione , che la meraoria. Di Clorinda dunque , che saetta dalle mura , e detto : » Tal gia credean la Vergine di Delo Tra T alte nubi saettar dal Cielo. Per lo contrario disgustami trovare di nuoyo qui » Le ministre di Pluto empie sorelle Lor ceraste scotendo e lor facelle ; demoni-femmine, che non sono nella nostra credenza. Serpeggia il Mirabile caltolico anche per entro al duo- 296 PRINCIPJ DI ESTETIGA decimo Canto in quelle apparizioni all' Eunuco Narsete , custode di Clorinda ( naturalmente di un Angelo ) , per-* che la battezzasse ; e pare che il Tasso non lasciasse preterire occasione d* insrauare colanto mezzo nel suo Poema , appunto con animo di mostrarne la ricchezza e 1' opportunity per dar valore a' moderni soggetti. — E quanto non aggiunge al patetico delP impareggiabile de- scrizione della morfe di Clorinda quel mestissimo rilo battesimale , eseguito da tal ministro, qual e Tancredi .? Dovro dire ora come duri nel bellissimo Canto deci- moterzo' P opera degli enti soprannaturali nella selva incantata da* Demonj , e mantengasi con la predizione ispirata all' Eremita Pietro della prossima venuta di Rinaldo, destinato a vincere gli infernali porlenti di quella ? Allro modo di variare la parte mirabile del poema epi- co, modo, che per essere Omerico e Virgiliano non cessa che non sia ancor nostro , e non si vantaggi delle nostre idee religiose, e Pintervenlo de' sogni. Qui raostrasi al Canto decimoquarto con P apparizione, mandata da Dio a Goffredo , di Ugone rivelatore de 1 futuri eveoti. La nobilta di questa descrizione, meglio che Ciceroniana, (Somn. Scip.), e la soave maesta , che spirano le parole dette dal Cavaliero a Goffredo, sono , a parer mio , inimitahili. Solamente amerei di non riscontrarvi questi due Tersi. » E in angeliche tempre odi le dive Sirene , e '1 suon di lor celesti lire; ne per altro , se non perche suona male I* udir chia- mare con quella denominazione favolosamente allegorica quelle celesti Sostanze. JNon annovero fra i soprumani NOTE 39? argomeuti di questo maraviglioso Poema !a ricchissima allegoria del medesimo Canto decimoquarto; perciocche, quantunque quel sotterranco veechio non fosse gia un puro mago , si un profondo sapiente in cose natural!-, e nelle divine animaestrato da Pietro , pure futta quella fantastica invenzione ni' ha dell' astruso, del mostruoso , e parini ordigno da usare assai scarsamente nella mac- china epica. II qual detto non tende gia a diminuire minimanjente 1' ammirazione , che meritano quelle de- scrizioni stupende,e soprattutto I' esimie bellezze di quel Tiaggio raarittimo, che occupa buona porzione del de- cimoquinto Canto. Un' altra prova ingegnosissima del potersi adagiare in so^etto Cristiano rimembranze mitologiche , ce la da Torquato nella favola d' Ercole , che fila presso di Iole, cosi opportunamente incisa sulle porte del castello d' Arniida , al Canto decimosesto. Al balenar dello scudo oppostogli agli occhi da Ubaldo , squarcia ii vergognoso Riualdo g!i indegni suoi abbigliamenti, e segue i due compagni alia gloria. La vinta Armida, tentato indarno I* estremo di sue lusinghe, fa scomparire il castello, poscia per aria giunge alia sua mag ion e in Siria , e la risolve recarsi con regal pompa all' esercito Egiziano schierato vicino n Gaza. Canto decimosettimo • •■••• Gii incanti della selva vinti da Rinaldo, e il grande assallo vittorioso dato a Gerusalemrne , sono le due parti , in cui dividesi questo Canto decimottavo. La prima , piu breve , ha una bellezza di cielo. Quell' inven- zione , che le armi di Rinaldo siano imbianchite dalla ru^iada , simbolo della coscienza di lui resa Candida dalla conversione , e degna del peregrino ingegno di 298 PRINCIPJ DI ESTETICA Torquato ; e la parte , che lo slesso cielo materiale e fatto prendere a tal conversione, da prova si veramente di cio , che possa e debba fare il Iegittimo gusto ro- mantico. Odasi in tin' ottava V intero ricevere del Sa- cramento deila Penitenza : » Cosi gli disse (Pietro) : ed ei prima in se stesso Pianse i snperbi sdegni e i folli amori ; Poi chinato a' suoi pie, mesto e dimesso, Tutti scoprigli i giovanili errori. II ministro del Cie! % dopo il concesso Perdono , a lui dicea : co^ novi albori Ad orar te n' andrai la su quel monte , Ch' al raggio mattutin volge Ja fronte. Qui e contrizione, confessione , assoluzione , soddisfa- zione , tutto. Cosi e conceduto ai pochi essere romantici. Ma non sara, cb' io lasci di ripetere a questo luogo quelle quattro stanze d 1 inusitata eccellenza , nelle quali eseguisce il guerriero 1' impostagli soddisfazione : » Era nella stagion , ch' anco non cede Libero ogni confin la notte al giorno; Ma 1' Oriente rosseggiar si vede , Ed anco e il ciel (V alcuna slella adorno : Quando ei drizzo ver P Oliveto il piede , Cogli occhi alzali comtemplando intorno Quinci notturne e quindi maltutine Beliezze incorruttibili e divine. 19 Fra se stesso pensava : o quante belte Luci il terapio celeste in se raguna ! Ha '1 suo gran carro il di ; P aurate stelle Spiega la notte, e P argentata luna. Ma non e chi vagheggi o questa , o quelle; NOTE 299 E mi nam noi torbida luce e bruna , Ch' un girar tV occhi , uo balenar di riso Scopre in breve confin di fragil viso. w Cosi pensando al!e piu eccelse cime Ascese; e qui vi incbino e riverente A'/6 il pensier sovra ogni ciel sublime , E le luci fisso nelT oii'ente. La prima vita e le mie colpe prime Mira con occbio di pieta clemente , Padre, e Signore; e in me tua grazia piovi , Si die il mio veccbio Adam purghi e rinnovi. n Cosi pregava , e gli sorgeva a fronle Falta gia d' auro la vermiglia aurora , Cbe I' elmo e 1' arme e intorno a lui del monte Le verdi cime illuminando indora ; E ventilar nel petlo e nella fronte Sentia gli spirti di piacevol ora Che sovra il capo suo scotea dal grembo Delia belT alba un rugiadoso nembo. Al che segue quelP effelto della rugiada , di cui di- cemmo. Le Ninfe , cb' escono dalle piante incantale della selva , » Gglie delle selvaticbe cortecce n , come le chiama Torquato , non danno elleno indizio d' un altro modo d 1 addurre la mitologla in soggetto nostro, rappresentandone qualcbe parte, ed anche delie piu vaghe , qual e cotesta, siccome opera de' Demonj, per- messa loro da Dio pe' suoi altissimi fini ? Di tal na- tura era tutta V antica idolatria ; ch' e dire la poetica favola. Ecco il Tasso ha potuto introdurre le Ninfe, e avrebbe potuto con solo qualche cenno allusivo volere, che quella sua Armida ricordasse in iscena epico-cattolica 3oo PRINCIPJ DI ESTET1CA la Venere de' Pagani. Non era forse il Diavolo In am- betlue ? Vo' qui notare anche 1' opporiuna invenzione tli quella colomba, che recava un biglietto ad Aladino , e die assalita da un falcone presso a lie mura si rico- glie a Goffredo ; dove oltre al soave di tal descrizione in mezzo alio strepilo militare , e un segno del favore divino, che tien presente la macchina soprannaturale. La quale e dessa , che muove quel venlo impetuoso, per cui V incendio delle macchine guerresche Cristiane si volge conlro ai nimici. Ma continuazione di opera sovrutnana, al tutlo convenienle , si e quell' arinata ce- leste, mostrafa da Michael Arcangelo a Goffredo nel- V aria , alia quale vanno accompagnati i morti duci. Sublime e il piantar del vessiiio della Croce, che Ri- naldo fa, Rinaldo ! sopra le mura; sublime la descri- zione del vessiiio stesso nelP ottava seguente : j? La vincitrice insegna in mille giri Alteramente si rivolge intorno ; E par 'u lei piu riverente spiri L' aura , e che splenda in lei piu chiaro il giorno ; Che ogni dardo , ogni stral ch' in lei si tiri O la declini , o faccia indi ritorno : Par che Si'on , par che Y opposlo monte Lieto I* adori , e inchini a lei la fronte. Tutto questo e ideale. Or che ne dite , o romantici ? L' eccelsa trave , che Rinaldo palleggia , e lancia cosi leggermente , nel Canto decimonono , e una di quelle esagerazioni, che il Tasso si permelte, e che se non sono sostenute da macchina soprannaturale ecce- dono il verisimile. Qui la macchina e troppo indiielta, non essendo altro , che la predestinazione di tal guer- NOTE 3oi riero alia caduta di Gerusaleoime. Ben sodamente pie souo le considerazioni sill Teiupio cosi violato! » Rende misera strage , atra e fuoesta L' alta magion , che fu magion di|Dio. O giustizia del Ciel , qnanlo men presta , Taoto piu grave sovra il popol rio ! Dal Luo secreto proveder fu desta L' ira ne' cor pietosi e incrudelio. Lavo col sangue suo V empio Pagano Quel Tempio, che gia falto avea profano. Eccoci all' ultimo Canto , nel quale e sembra , che la facolta poctica di Torquato in sul finire di tanto , e tanto lungo lavoro ingagliardisca. Oh com' e bello quel sentimento dato al cielo materidle, che passa pero in quello spirituale , a proposito della belP alba, sorta il di destinato alia grande battagiia cogli Egizj , pre- cedente la liberazione di Gerusalemine. Dice adunque, che T alba » II lume usato accrebbe , e senza velo Voile mirar V opere grandi il Cielo. Goffredo poi falto maggiore di se agli occhi de' riguar- danti in tal giorno , e ingegnoso frarnmento della ruac- china sovruinana. Alia impareggiabile parlata del gran Capitano a'soldati suceede una felice invenzione di pro* digio cattolicamente imitato da Virgilio: » Parve che nel fornir di tai parole Scendesse un laiupo lucido e sereno; Come talvolta estiva notte suole Scoter dal inanto suo Stella o baleno ; 3o2 PEmCIPJ DI ESTETICA E parve al capo irgii girando , e segno Alcun pensollo di fulnro regno. Dopo molle prodigiose geste Pvinaldo Ianciasl alfine contra Solimano, il quale, come s' e detto, doveva da Ini esser morto . Un presentimento, die s' affa pur bene alia fede Cristiana nella Pvowidenza di Dio , incoglie, e avvilisce del tutto quel feroce Infedele: « Cosa insolita in lui ; ma die non regge Degli affari quaggiu V eterna legge ? Del quale accideute la descrizione , ch* io in' astengo di trascrivere per non moltiplicare in esempj , e vera- mente bellissima. Termina il Canto, anzi il Poema , con un bel tratto cavallerescamente pio di Goflredo, the dona la vita ad Ahamoro con nobili detti, $ Cosi vince Goffredo ; ed a lui tanto Avanza ancor della diurna luce, Ch' alia Citta gia liberata , al santo Ostel di Cristo i vincitor conduce. Ne pur deposto il sanguinoso manto Viene al Tempio cogli altri il so in mo duce : E qui \ 9 arme sospende; e qui devoto II gran Sepolcro adora, e scioglie il voto. Le sin qui fatte considerazioni , e i passi recati con- fermano, s' io non m' inganno , quel Tero, che V ope- razione de' superni Enti cattolici puo felicissimamente acconciarsi all' Epopea , e variarsi di tante guise , che sia copioso supplement alle favole mitologiche. Dietro a quali esempj del Tasso ricorrasi a quelle fonti di maraviglie santamente poetiche, le quali nelle Sacre NOTE 3o3 Scritture ridondano ; e prima d' asserire speditamen- te , che n C est bien vainement , que nos Auteurs decus Pensent faire agir Dieu,ses Saints, et ses Prophetes , si mediti e si maturi meglio la cosa, e sopra tutto si stndj e s' ami, somma e bellissirna di tutte le disci- pline , la Religione. (Not a IIL a , pag. 219 ). Non puo nominarsi questo pregio della fina e ddi- cata eleganza nelle opere della favella , che non cor- rasi con la mente al nostro Pelrarca. Si fatto abilo gentile, checche egli ne dica , nol tiene tutto dal suo subbietto; che uioiti abbiamo , i quali prima e dopo di lui trattarono la miteria d' amore, ma ch' aggiugaesse e serbasse in si variati modi costante quel tenore di gentilezza i non abbiamo nessuno. Egli pertanto tras- sela in gran parte dalP anima sua, e in parte ancora dalle sue circostanze o si riguardi V indole delP amata donna , che lascio in dubbio qual fosse piii fra bella ed onesta , o si riguardino i tempi, quando il vivere cavalleresco con la religione e la bravura aveva nobili- tato il sensibile dell' amore. Coraunque cio sia , Y idea , ch' e da farsi di la! eleganza , non tanto vuole esser tolla da mille pensieretti Jini e dilicati , sparsi qua e la per quelle dolcissime rime , ma ben da tutto il con- serto dell' invenzione non nieno, che delio stile. E p >i- che giova il confermar le parole con qu alch' esempio, pigliamo un saggio di dote cosi cara da solo uno dei Sonetti. 3o4 PRINCIPJ DI ESTETICA » In qual parte del Ciel , in quale idea Era V esempio, onde Natura rolse Quel bel viso leggiadro , in ch' ella volse Mostrar quaggiii quanto lassu potea ? Trattasi d' un ritralto poetico di Laura. Ma il venir descrivendo le corporee fatlezze, secondo si rnostrano neila persona, quale avria gentilezza ? Se qneila non fosse di omettere cio, che offender potesse gli orecchi dilicati. Dal che ne V Arioslo , ne il Tasso per altro si rignardarono. Ma altra ben piu copiosa sorgente di fini e diUcali affetti avea nel cnore il Petrarca. Ecco eh' cgli il suo Iavoro incomincia dalla piii alta contem- plazione della bellezza , ch' e quella Platonica. Gli og- gelti belli lerreni tanto sono tali , qnanto rappresen- tano una eterna idea di belta celeste. Ora il piu bello fra i lerreni oggelti al Petrarca era Laura di si gran lunga , ch' e' non sa in qual parte del cielo, in qual* e- terna idea esser potesse V esernpio di tanta bellezza. 31a se dal cielo trasse natura cio, che ivi era di piii riposto ed eletto , in conformant il leggiadro viso di Laura pose quanto aveva piu d' arte e di diligenza. Per- ciocche ella voleva mostrar qui fra noi di quale pos- sanza e perfezione sia il suo modo di operar colassu. Questa unione del cielo insieme e della natura parea bisognevole al Petrarca per concepire la nascita della sua donna, onde in simil soggetto dice anche altrove piu brevemenle: » Chi *uol veder , quantunque pu6 Natura , E il ciel Ira noi , venga a rnirar costei ; ne puo trovarsi piu fino modo d' esprimere la somma bellezza. NOTE 3o5 5, Qual Ninfa in fonti, in selve mai qual Dea Chiorne (T oro si fino a I' aura sciolse ? Quancr un cor tante in se virtuti accolse ? Benche la somma e di mia morte rea. Acutamente XI Petrarca volendo addur modelli di bel- lezza da paragonare a Laura , i quali fossero corri- spondenti all' idea espressa uegli anteriori versi , elesse quegli enti poetici, che fra la divina e P umana condi- fcione tenevano come il mezzo. Tali erauo le Ninfe delle fonti e delle selve, le Najadi e le Driadi. Le quali, perehe siano mitologiche, qui non disdicono ; cou- ciossiache non sono accettate come esistenti , ma solo adoperate per paragoni. Ma non bene io dissi , che fossero da paragonare a Laura , erano da posporre. Qual Ninfa... qual Dea... ? Chi poi fece , o fara mai verso piu Jinamente elegante di questo ? » Chiorne d' oro si fiuo a P aura sciolse ? la geutiiezza del quale si comunica a fantasia senza sop- portare d' esser ingrossata con dimostrative parole. Ne io ne conosco altri, che in simil caso gli s' accostino per la vaghezza , se non que' due di Torquato Tasso , quan- do, detlo del colpo dato da Tancredi a Clorinda: p Che rotli i lacci all' elmo suo d' un salto n (Mirabil colpo) » ei le balzo di testa » , soggiunge : » E le chiorne do- rate al vento sparse n Giovane donna in mezzo il campo apparse (Ger. liber. , Canto III). Notero ancora , come nel nostro sonetto quell' immagine delle chiorne lo ve™^ gli occhi vostri , ch' hanno pianto ». » Non sa com' Amor sana , e come ancide, Chi non sa come dolce ella sospira , E come dolce parla, e dolce ride. Sin qui avea lodata la bellezza di Laura per contern- plazione , ora per sentimento ; sin qui dalle qualita f ora dagli effetti. Ma sia cio pure con fina dilicalezza, Amore , quando vuol sanare , od uccidere un cuore in- segna sospiri , parole , e riso , sirnili a quelli di Laura^ e a tanta dolcezza non e chi resista. Ma in quest a chiusa X eleganza del pensiero , perch 1 ella lasci di se, com' e la propriela delle chiuse ne* sonetti , un' impressions maggiore, congiungesi a forza. Chi non conobbe Laura non sa, che cosa sia amore. Qua! auimo e poi cosi 3o8 PRINCIPJ D[ ESTETICA duro , che non sentasi gentilmente inosso clalla soavita fli que' due ultimi versi ? Sono piu dolci del mele Ibleo , e parmi, che per la qualila del" peusiero, delle parole, e del suono contengano quel piu di fina e tlilicatci ele- ganza , onde puo tarsi bella 1' Arte del Dire. ( Nota IV. a , pag. 220) Rechero anche qui ad esempio d' elegante semplicita nelf Arte del Dire un Sonetto di Francesco Petrarca. » La bella donna, che cotanto arnavi, Subitamente s' e da noi partita , E per quel ch' io ne speri al ciel salita, Si furon gli atti suoi dolci , soavi. » Tempo e da ricovrare ambe le chiavi Del tuo cor, ch' elia possedeva in vita, E seguir lei per via di itta , e spedita ; Peso terren non fia piu che t' aggravi. » Poi che se sgombro della maggior sal ma , L' altre puoi giuso agevolmente porre , Salendo quasi un pellegriuo scarco. » Ben vedi omai , siccome a morte corre Ogni cosa creata , e quanto alT alma Bisogua ir leve al pcriglioso varco. Puo udirsi discorso di stile a prima giunta piu semplice e piano ? Ma chi il consideri dentro vedra questa sem- plicita adorna assai di se stessa. Io ne rechero distinti con brevissimi cenni i iniuuti pregi , certo, che dove il Poeta da Poeta favelli, rimansi tale, aucorche straziate qua e la si disperdano le sue membra. » Subitamente s' e da noi partitas, verso rapido , ne nieglio potevasi NOTE 3o 9 dire; e morta. w Per qnel cW \o ne speri », vago moJo, e pid come congiuntivo , che se fosse indicativo. » Si furon gli atti suoi dolci , soavi » ; gli atti esteriori con soavita e dolcezza sono immagine deji' ordine e delia pace delTanimo. » Tempo e »; graziosa brevita. » Ambe le chiavi del tuo cor » ; io intendo, sempre che trovo qnesta metafora nel Petrarca , la chiave del piacere e quella del dolore. » E seguir » , meglio che da seguir , perche corre piu. » Via dritta e spedita», sono i due caralteri del cam mi no piu corto. Mi sia lecito avvertirc, che la volontaria slegalura de' versi di questo Sonetto e intesa ad esprimere speditezza , e un certo insistere proprio di chi consiglia cosa importante. Beila e la metafora; » Peso terren non fia piu che C aggravi »? , Tariata pure con grazia nel verso seguente ; » Poi che se' s£ombro della magsior salma»; e si consente al Poe- ta^ s' e ripete al suo amico la privazione d* un caro oggetto con quel pensiero , che glie la renda men do- lorosa. » Puoi giuso agevolmente porre » ; vaga frase nel suo sempllce y e molto espressiva ; ma ben piu bello il verso seguente , che sale anch' esso leggiero ; » Sa- lendo quasi un pellegrino scarco »; el' allusione al pel- legrino e cara , chi sa sentirla , e come chi dicesse ro- mantica. » Ben vedi omai w ; qnesta moralita tocca il cuore, giovata da quel modo, come di conforto. » A morte corre » , vaghissimo e forte. L' ultimo pensiero corrisponde in sapienza a tutto il contesto. » Ir leve » e maniera leggierissima. » Periglioso varco,» immagine al tutto opportuna. 3 io PRINCIPJ DI ESTETICA (Nota V. a , pag. 224). Sublime esernpio di forza nel comporre per favella e Dante Alighieri. Ed ella gli venia comandata dal gravissimo soggetto del divino Poema. Ma piu ajula- vaia I' indole altera e generosa di lui medesimo; anzi questa fu , che ii sospinse a prorompere in quell' altis- simo Canlo. Sopra cio , coneorsero a fortificare i parti di quel sommo intelletto le civili e politiche vicende della sua Patria , deJIe quali egli fu tanta parte. JNje poco vi confer! la qualita della lingua, di fresco co- strutla e rude e restia a piegarsi alia mobilita del pen- siero. Percio la forza e il carattere principale del com- porre Dantesco. Ma io stimo , che ad intendere qual- cbe cosa sia d' uopo venire alle citazioni. Perlanto pi- glisi un luogo qualunque sia della Divina Commedia , e quivi si ponga mente a' varj modi, che vi si moslrano di questa forza, Eccoci nel Sesto del Purgatorio, dove a Dante, tol- tosi ad una folia di Ombre , mentre sta parlando col suo Maestro , viene veduto il Mantovano Sordello ; il quale udito da Virgilio il nouie di Mantova, s' alza subitamente ad abbracciar questo senza conoscerlo ; di che Dante piglia improvviso motivo di una eloquentis- sima digressione sopra Firenze. Vedrassi la forza del Gusto consistere ora nel modo stretto d' esprimere la senlenza; cosi Dante ricorda a Virgilio , che in un luogo della sua Eneide egli niega, » Che decreto de! Giel orazion piegbi. Dove due sono gli elementi di cotal forza; priioo, I'o* NOTE 3n missione degli artlcoli , secondo , I' uso del numero sin- golare in luogo del plurale; e vi fa pure quell 1 inver- sioue dell' accusativo posto innanzi al noininativo: or tutta essere nel concetto , al quale ignudamente ser- vono le voci ; per lal rnodo Virgilio dice a Dante, eh' e' non puo esser chiaro di certa vtrita , se non gli e mostrato da Beatrice; 5? Che lume fia tra il vero e V intelletto; metafora nella sua nudita vigorosissima; della quaiyorz-ar di concetto e questa proprieta , che arresti lo spirito di chi legge , e \o faccia intendere a formarsi un' idea precisa della mente espressa con le parole. Talvolta si vedra la forza stare in certi detti , che palesano per via di fallo i rnoti dell' animo. In tal guisa a Virgilio, che gli avea delto, che vedra Beatrice in su la vetta , risponde Dante, n buon Duca , andiamo a maggior fretta , Che gia non tin' affatico come dianzi. Tal altra nella descrizione di cose naluraii tratta da- gli effetti, che le raffigurano agli occhi, come fosser pre- sents Cosi Virgilio per dire a Dante, che li soprag- giungerehbe il mattino prima che fossero al termine della salita, dipinge il Sole calato giu dietro dal uionte; » Prima che sii lassu tornar vedrai Colui , che gia si cuopre della costa , Si che i suoi raggi tu romper non fai. Anche vedrassi dipendere dalla collocazione de' per- sonaggi in luoghi e tempi da produrre il massimo ef- fetto o per contrapposizione, o per altro. Di tal maniera 3 is PRINCIPJ DI ESTETICA Sordello e trovato solo soletto in disparte, dopo aver lasciata Dante e Virgilio una turba d' Ombre ; ^ Ma vedi la un' anima, die posla Solo soletta verso noi riguarda. O dalT interrompere il racconlo per dire in modo d' apostrofe cio , che si poteva narrando; ?> Venimmo a lei ; o anima Lombarda , Come ti stavi altera e disdegnosa, E nel mover degli occhi onesta e tarda! II quale ultimo verso coutiene forza di dipingere il su- blime dell' espressione. Compie T alta pittura di questo Sordello una terzina, dove la forza e nel silenzio e negli atli di lui, rinvi- goriti da energico paragone ; » Ella non ci diceva alcuna cosa, Ma lasciavane gir , solo guardando , A guisa di leon quando si posa. Talora e nel non dire cosa ricbiesta e dime altra; il cbe moslra esser I' animo tutto volto a quesla , come quando Virgilio domando all' Ombra di Sordello la miglior salita; n E quella non rispose al suo dimando ; Ma di uoslro paese , e della vita Ci cbiese. Talora in trovar modo di usare il men di parole possibile. In tal mauiera rispondendo a Sordello ; » il dolce Duca incominciava : Mantova ; e V Ombra tutta in se romita NOTE 3i3 La forza poo aiiche esser tutta nella rappreseuta- zione di un atto. Udito noininar Mantova ; *> I* Ombra tutta in se romita Snrse Ter lui del luogo ove pria slava , Dicendo: o Mantovano, \o son Sordello Delia tua terra 5 e V un Y altro abbracciava. Dove la Jbrza d' azione mostrasi in tre Inoghi ; i,° in quel modo d' essere, tutta in se romita; 2. nell'atto del sorgere e farsi press© a Virgilio, d' Ombra stata prima si non curante; 3.° nelT abbracciamento , cbe succede tosio , e tronca ogni superfluo. Sublime e poi la forza de' passaggi inaspettati , che da oggelti determinati e presenti ti sospinga all' altezza di grandi sentenze. E piu, se siano eseguiti con escla- mazioue, o per apostrofk ; perche non solo eangiasi ra- pidamenle il soggetto, ma ^zianclio il modo. Piu an- cora, se le sentenze siano espresse con gagliarde meta- fore. Piu , se contengano acei bita d 1 autorevoli rim- brotti. II cbe tutto e nella seguente terzina mirabilis* sima, in cui Dante, detto di quella dolce scambievo- lezza , cosi prorompe : » Abi serva Italia, di dolore ostello , Nave senza nocchiero in gran tempesta, Non donna di provincie, ma bordello ! Per dir della di&erenza da quella carita deila patria , cbe gli avea commossi ambedue , alle civili discordie , in cbe era partita V Italia. E la forza puo anche solo riporsi in una voce piu rimossa dalle ordinarie d' altra , cbe potria usarsi ; »> Ma '1 popol tuo T ha in sommo della bocca ; TALIA »7 3,4 PKINCIPJ DI ESTETICA Dove se dicesse in cima , sarebbe mo do piii debole. O in aggiunto basteyole a far intendere quello , che altrimenti domanderebbe una frasc; » fttollj rifiutan lo comune incarco , per stgi Ificaie V incarico d' amministrare qualcbe parte del Com one. Ed ba forza il porre in bocca allrui quello , cbe deUo dal Pocta passerebbe piu leggerniente, com' e cio , cbe segue dopo il verso citato ; tj Ma il popol tuo sollecito risponde Senza chiamare , e grida ; io rai sobbarco. cice , mi sottopongo volentieri al peso di amministrare la cdsa pubblica ; dove bada al peregriuo di quel niodo attivo chiamare • Talvolta la forza consiste nella concisione e rattezza della frase ; come quando Dante dice a Firenze: » Or ti fa lieta , cbe tu bai ben donde; Tu ricca , tu con pace, tu cou seono. E nota, che uon e forte questa maniera solo percbe sia breve, ma si inoltre percbe volendo suppiire la bre- vita saria bisogno cangiare i modi ; tu che sei ricca ; lu che sei in pace ; tu che hai senno. Or affacciaudosi alia mente questa varieta in quella stretiezza produce un pieno , che contiene forza. Ke e da tacere, cbe nei citati versi crescela ancor V ironia. Molta forza ba pure una volontaria esagerazione con significato opposto; cosi medesimamente Dante a Fi- renze ; n Atene , e Lacedemone , cbe fenuo L' anticbe leggi e furoo si civili, NOTS 3*5 » Fecero al viver bene un picciol cenno Verso di te , che fai tan to soltili Provvedimenii. E per tacere del resto termini \\ Canto con una forte comparazione , conchiusa da un verso mirabilmente coociso, e di difficile facilita : >y E se ben ti ricordi e vedi Uime , Vedrai te somigliante a quella inrerma , Che non pud trovar posa in su le piume , » Ma con dar volta suo dolore scherraa. (Nota VL a , pag. iii) Ai lavori della favella si da dolcezza in piu modi , de' quali qui ne notereuio alcuno , parioienti tratii dai- r Alighieri. E il piu frequente e di porgere gli og- getti da quella faccia, che guardi all' anirno. Cio si fa o dando certi sentiment! a cose, alle quali non ap- parliene il sentire ; cosi il pianlo e attributo degli oe- chi , e Dante il da a'pensieri di un mercatante, c;ii ando failito il negozio : . 99 Che in tutli i suoi pensier piange , es'alirista; (Inf. I) o quando s accenna d' un interno stato diverso da quello, che piu se in bra occupar lo spiriio in quell' istanle \ casi Beatrice : » Vengo di loco, ove lornar desio ; (Inf. I) ora e un dare al concetto quel giro, che amraetta den- tro di se sentimenti, cui non avrebbe , se procedes^e diritto; per tal niodo Ulisse volendo dire a Virgilio}, 3i6 PRINCIPJ DI ESTETICA che non ritorno in Itaea per voglia di viaggiare il mon- do , il fa coa affetto cosi : 99 Ne dolcezza di figlio, ne la pieta Del vecchio padre, ne il debito a more , Lo qual dovea Penelope far lieta , 99 Vincer potero dentro a me 1* ardore , Ch' io ebbi a divenir del mondo esperto , E degli vizj umani e del valore ; (Inf. XXVI) or ad oggetto insensibile s' accalta dolcezza d' affetto per certe relazioni , che ha con quelli intelligenti. Vedi come Dante descrive affettuosamente la sera ! 99 Era gia V ora , che volge il desio A' Naviganti , e intenerisce il cuore Lo di , ch 9 an delto a* dolci amici addlo ; 99 E che lo nuovo peregrin d' amore Punge , se ode squilla di lontano, Che paja il giorno pianger , che si more. (Purg. VIII) E non istar a credere, che il far del mattino, come ora per se lieta , ecciti sempre la poetica fantasia a ritrarla con be' colori, e poco si curi di clolce affetto; ma odi per lo contrario, come lo stesso divin Poeta descrifela; 99 Nell' ora che comincia i dolci lai La rondinella presso alia ma It in a , Forse a memoria de' suoi primi guai ; 99 E che la mente nostra pellegrina Piii dalla carne , e men dai pensier presa AHe sue vision quasi e divina ; (Purg. IX) talor si suppongono ne' descritti oggetti quegli affettuosi NOTE 3i7 motivi , che sono nel dilicato cuore cli chi describe ; com' e quel paragone d' intensa dolcezza: 19 Qual lodoletla , che in aere si spazia Prima cantando , e poi tace contenla Dell' ultima dolcezza , che la sazia ; (Parad. XX.) talora siffatte supposizioni recansi dalF amoroso stile a tanta naturalezza , che F esserne gli oggetti dotati e pur verisimiglianza , e par verita. Ve** come Dante per- fezioni idealmente F amor paterao di nn augellino! » Come F angello intra V amate fronde Posato al nido de' suoi dolci nati, La nolle che le cose ci nasconde, » Che per veder gli aspetti desiati , E per trovar lo cibo, onde li pa sea , In che i gravi labor gli sono aggrati , j> Previene il tempo in su F aperta frasca 9 E con ardente affelto il sole aspetta Fiso guardando pur che F alba nasca. (Parad. XXIII) E la dolcezza sia pure in una maniera fedele di rap* presentare con diligenti parole certi oggetti , od azioni ; » Si come quando il Colombo si pone Presso al compagno , F uno e V altro pande Girando , e mormorando F affezione. (Parad. XXV) E basti il qui notato ad csempio di dolcezza nelle imitazioni parlate ; che se ttal solo Alighieri ritrar yo- lessimo que' varj modi di si bel preg'o , che animano il sublime suo stile , sarebbe occupazione infinita. Per- ciocche le par» lo de' suoi personaggi , ove la materia vi faccia luogo , ne. sono pieue , e a!T animo de' let- 3iS PRINCIPJ DI ESTET1GA tori s' apprendono, di teuera compassione empiendolo; e spesso ne' detti ancora dei miseri dannali, che spi- rano terrore, e mista cosi la pieta , che nessuno au- tor di Tragedia pole piu avanti. Ma volentieri quest! pochi esempj ho tralti di lui , acciocche si vegga , un soggetto , ed uno stile di sua nalura fortissimi potere dall'affelttiosa anima del Poeta acquistar flessioni della piu tenera soavita II perche ben poteva rispondere da se a Bonagiunta da Lucca , non solo in riguardo alle canzoni , ma si pure a questa Commedia anche per dolce slile divlna : a •'". \ . . V mi son un , che quando A more spira , noto , e a quel modo Che delta dentro, to' significando. (Purg. , XXIV) (Nota VII. a , pag. 226) Io credo, che di forza congiunta a dolcezza , e del mutuo accrescersi dell' una per l'altra, non possa ad- dursi maggior esempio in Poesia del famoso tratto di Francesca da Rimini nel Quinlo delP Inferno. Non e chi non sappia , che Francesca era figlia di Guido da Polenta, signore di Ravenna, vissula a' giorni di Dante, e maritata da! padre a Giovanni, figliuolo di Slala testa, Signore di Rimini , principe valoroso deli' a- nimo, fastidioso della persona; e che colta in failo con Paolo cognalo suo, genlil cavaliere , da! marito ne fu morta d' un colpo insieme coif amanle. Ora tale e tanta e la forza insieme e la dolcezza d' ([(Jet to , onde il nostro Poeta arricehi I' Idea , che poclicamente esi- bisee di queslo fatto , che il piu, ch' io sapessi dir- ne , sarebbe niente. Anzi ella e cotanta, che per azione NOTE 3i9 colpevole dovrebbe dirsi soverchia, se la presenza della terribile punizione non fosse atta a far rinsavire qua- Innqne e piu rimesso, e ad esiraere si bella parte del Divino Poeina dalla taccia di recare oltraggio alia per- felta spiritual bellezza. La prima cosa , la rappresentazione di esso fatto e ia dialogo ; general costume di Dante , cbe da in parte ragione del titolo di Commedia posto al Poema , e ne cresce a dismisura P effetto. Perche il pur descrivere i varj luoghi, personaggi , ed avveniinenti del poelico via™io a Iuugo andare sarebbe riuseito stucchevole , quaudo le seanibievoli parole e awalorano gli alti delle Ombre, e fanno maggior luogo a copia e varieta d'af- fetti. In secondo luogo il racconto e raesso in bocca alia donna ; il che rende il fatto piu miserevole, e lo fa ca- pace di quella dolcezza di sentimenli , di quell' accor- tezza di verecondia , e di quella grazia d' espressione , cbe a luogo a luogo verremo notando. Finalmente esso viene con tanto ingegno , ma diro meglio , con si in- gegnosa passione proposto , condotto , e terminato , che piu bello per mente umana non si poteva comporre. Del fallo e della morte e detto per transito, e le cose avveftgono , a cosi dire, dietro la sceua ; ma Ia sin- golare amabilita de' due cognati, ma la gentilezza del- T amor loro, ma la lusinga dell' occasione ( le tre piu pudiche parti del reo subietto) sono da Dante con ec> cellente artifizio rappresentate. E per quella industria propria a Poesia di esprimere cogli effetti, dal grande commovimento prodotto nel Poeta conosci il compassio- nevole stato, e quasi V aspetlo , e gli atti pieni dl concentrata disperazione de' due amanti. Qui mi ri- mango di dime piu, con ten to pur di^nolare , che lutta jbo PRLNCIPJ DI ESTETICA quella spiritual bellezza , che da Jbrza insieme , e da dolcezza d' a Ret to puo essere prodotta , e cfatfa piu ric- ca,e possente delle Art i belle espressa, in questo im- pareggiabile poetico sqnarcio tutta si trova. Pertanto aguzza, o Leitore , Y acume della tiia mente, e con- sidera la prima cosa, come il Poeta ti prepari alia compassionevole scena con quel subito effetto, che fa in lui la vista de' due ancor lontani amanti; Piela mi vinse , e fid quasi smarrito, Ora quell' ignoto oggelto, qualunque sia per essere, che cosi empie di pieta e di smarrimento il Poeta, gia incomincia a muovere nel tuo anim»> stesso certo mescolaraento di affetti con isma- niosa curiosita. V cominciai; Poeta , volentieri Parlere a que duo . . . Nel modo, con cui Dante si volge a Virgilio, conosci i segni d' una impressione fortissima. Perocche il desiderio di parlare a que* due e indicalo con non so quale timidita , che suole ne' cuori gentili acCompagnare la manifestazione delle brame vive. L' a- nimo e assalito da un affetto , il quale , comeche poi sia per isprigionarne tutte le forze, sempre incomincia dal raumiliarlo. E teine, se mostri con positive parole T ardente voglia , non forse in chi dee acconsentirvi , se ne desli stupore , e ne segua divieto. E pajon si al vento esser leggeri. Pajono leggeri al vento, perciocche sono internamente agitati e come sospinti dal forte af- felto; onde non oppoogono all' impeto del vento la salma inerte , ma si il secondano con I' impulso de' moti in- tern i. E tu allor gli prega Per queW amor che i me- na, ed ei verranno. Cotesto amore e si forte, che non e mai , che possano negare checche altri chieda a mo- tivo di quello. Si tosto come il vento a noi gli piega. Piega e vocabolo piu poetico che non sarebbe spinge, NOTE 3at o porta, o altro, perche fo imrnaginc; ed e insieme coiupassionevole, perocche accenna il crude! governo , che il Tento facea di que' miser i. O anime ajfannate , Venile a not parlar. Quanta dolcezza , se dolcezza po- tessero sentire i dannati, era in questo invito! Per- che 1' aggiunto affannate e certamente vocabolo di com- passione, e la chiamata qon altro pud significare in Dante , fuorche una brarna d' essere messo a parte del lor dolore. Quail colombe clal desio chiamate Con V ali aperte e ferine al dolce nido Volan per V aer dal ygn ler portate. Quando P anima e inebbriata da un sen- tiinento misto d' amore e di trlstezza, le si aftacciano quegli oggetti della natura , che meglio armonizzano Con lo stato suo. Le dolci colombe vengono qui op- portunissime e perche lor proprio luogo e dovunque si tratta di fedelta , e perche tolgono cio , che P indicate amore ha di turpe, sostituendovi la illusione dell' in- oocenza. Con V ali aperte e ferme al dolce nido Fo» Ian, Le ali aperte e ferine dipingono il volo raso e di- fiteso , che porta i volatili il piu velocemente ad un punto ; e questo punto qui e il dolce nido, dolce per gli amori che il precedettero, dolce pe' cari parti che P abitano. Chiamate dal dido appartiene alio spiccar del volo, portate dal volere al continuo modo delP eseguir- lo ; a' quali due cenni corrispondono il cotali uscir , e Y a not venendo de due versi che seguono. Si forte fu V affettuoso grido. II Poeta ti fa arguir dagli ef- fetti quanto di anima avesse posto in quella chiamata, e ti scema lo stupore della pronta obbedienza di que- gli infelici. E quanto bene abbialo inteso Francesca ti sara chiaro per le parole, ch* ella gli Xndirizza; perche acutissimo agli indizj anche sfuggevoli delP affetto e Y a- 3a2 PRINCIPJ DI ESTETICA nimo addolcito dalla passione amorosa. O animal gra- zioso , e henigno ec. Come se dicesse: O ente dotato iY aniuia graziqsa e benigna. Vedi corn' ella ha com- nreso da quel grido non la curiosita , ma ia compas- sione di Dante! Vedi com' ella i! loda del pietoso af* fizio! E qui nota per tempo la doppia prudenza del Poeta , che trattandosi di caso amoroso ne pone la prontezza del narrarlo ia donna , e in essa pure 1' ao cortezza del conoscerne in altri il compatimento; nelle quali cose elle sentono assai avanti , e snperano di gran Innga il fire degli nomini. Se fosse amico il Re del" V universo , Noi pregheremmo lui per la tua pace , Poi- che hai pie to, del nostra mal perverso. Prosiegue a far parlare Francesca con la dolcezza e delicalezza propria al suo sesso. Pare , che Je idee oslili non possano a- vere ingresso nelP aniino suo ; amore lo informa , e cio , che sa d' affetto ostile non pno esislervi , se non in modo contrario. Pero non dice, se il Re dell' Uni- verso non ci fosse nimico , ma se fosse amico* Noi pregheremmo lui per la tua pace. Quanta mobile e co- testo voto nel suo motivo , ch' e la gratitudine , tanto fino e nel suo oggetto , ch' e Ia pace ; e chiamo fino nelia fantasia del Poeta cio , c\\ era al tutto naturale neir animo di Francesca. Per la tua pace. Ha k pas- sione dello illecito amore tale un turmilto d' intorno a se , tale la precede una bra ma aSanoosa , I' accompa- gna e la segue una lurba di timori , di dubbiezze,di sospetti , e rimorsi , che, senza dir della punizione, a cui va incontro chi t'i s ? abbandona , genera nell ammo di cotali amanti , comeche involontario ed inesaudito , un desiderio di pace. Francesca dunque , dovendo formare verso V uom benevolo un suo roto , formalo di quel NOTE 3a3 bene, die V amor suo le avea fallo penlere , e da cui era trovasi il piu riinossa. Poich* hai pic la del nostro mal perversa. INon sa cessare dal dimostrarsi grata alia dolcezza d'anitno del Poeta , e quantunque piena e del suo forte a more, e del perversa suo afTanno , pur tiene nn sito nel cuore , ove rieettare il gentile affeUq verso V atto cortese di iui. DI quel , ch 9 udlre , e che par- lor ti place ; Noi udiremo . e parleremo a vui> Ecco un' altra prova di viva riconoscenza^, esibirsi spontanea a soddisfare pienamente al compassionevole desiderio di Dante, ed anche del suo compagno , a mi. Siede la la terra dove nata fuL Ma la grata disposizione della donna verso il benigno straniero non attende V essere interrogata di cio , ch* era essenziale ad appagare Y af- fettuosa premura di questo. Qui ti vorrei avvertilo, o Lellore , che il Poeta , ancorche debba ne' luoghi piu passionati del suo comporre obbiiare se stesso e nascon- der T arte , non dee pero lasciar eorrere in vano quelle occasion*!, cbe gli si oifreuo di pone in iscena alcuna sensibile circostanza, cio tornando a vantaggio dell 1 ef- fetto morale, ch' e' si propone; perocelie lVaoimp ha riposo per un istante dal veemente affetto , e ristora le forze a sentirlo indi piu vivamente. Ecco che la pa- tria di Francesca , cioe Ravenna , e qui brevemente descritta , dicendosi , che siede sulla marina, dove di- scende il Po ; ma guarda accorgimento delP Artista ! La dov' egli ti sofftrma , perche V immaginazione dia cambio al cuore , t' innesla pero nel sensibile oggetto alcun cbe di morale , e d' un getiere appunto analogo agli affelti predomioanti , per aver pace co' seguaci sui. 11 travagliato cuore di Francesca nun sa scuotere da se la lormentosa idea della pace. Amor, che al cor gen- 3*4 PFJNCIPJ DI ESTETICA til ratio s* apprende. Ella trova nello stesso amore , oocle Paolo fu preso per lei, una eagione dilodame 1' animo gentile, e percio di scusarne alquanto la pro- pria sua debolezza. Ne avrebbe potuto, convenientemente al riserbo del suo sesso , una donna narrare il fallo amoroso ; se non si fosse prima ingegnata di nobilitar- nelo. Delia bella persona, Che mi fu tolta , e il modo ancor m offende. Non vuol essere passata sotto silenzio la Tereconda destrezza , con cui Francesca accenna d' es- sere slata colta in difetto , ed uccisa in quel dal ma- rito. EUa tornera ancora su questa morte , il cui modo vergognoso e terribile tuttor la offende, ma vi tornera parimentecon cenni, che bastino ad iudicarla, sieno insuf- ficient! a descriverla. Amor, che a nullo amalo arnar perdona. Altra spezie di fina scusa ; era la prima indi- relta riguardo a lei, diretta riguardo all" amante ; que- sta e lutta per lei medesima. Me le adopera ella indi- Yidualmente, ma gettasi alP universale, e tenia di mo- strare con apparenti assiorai quasi necessario V amor di Paolo, e F adesion sua. Me prese del costui piacer si forte. Puoi , se non m' inganno , Lettore, interpretare questo passo cosi nel siguificato attivo , come nel pas- sivo. Se in questo ultimo il prendi , e" Torra dire, che ella fu presa dal piacere, cui ritrar doveva dell 1 amore di Paolo; se nell' altro, ch' ella si lascio sedurre alia lusinga di quel piacere, che dall' amore di lei avrebbe egli ritratlo. Ma se porrai mente a cio, ch' e piii pro- prio del femminil sesso, questo ultimo senso terrai per vero. Imperocche siffalto modo di rappreseutare altrui, e a se stessa il fallo amoroso, cioe come una conde- scendenza all' ardente brama degli amanti, e agli occhi di una donna il meno ignobile e il piu dilicato ; ch' el- NOTE 3*5 leno persistendo ia sul negare malamenle si persuado- no meritar quasi la nota di crudelta. Che , come vedi, ancor non ni abbandona. Adduce come prova della gran forza di cotesto amore , il non poter disfarsene nem- raeno in Inferno. Amor condusse noi ad una morte. Non potea dirsi ne con piu eleganza , ne con piu schifilta. Caina attende chi in vita si spense. Caina, come il nome da a divedere , e luogo d' Inferno destinato agli ucci- sori de' proprj congiunti. Questo luogo dunque atten- de?a Lancellotto , che uccise in un punto lei sua mo- glie, e Paolo fratello suo ; adombrato modo d' in- dicar V uccisore, come adombratamente nelP altro \erso avea significata la morte. Queste parole da lor ci fur porte. Come da loro , se non parlo che la donna ? Ma poleva essere differenza di sentinienti, di linguaggio , o per poco ancor d' esistenza in due persone cosi vi- vute , cosi morle , e dopo morle ancora cosi indivise? Da cK io intesi quell' anime offense , Chinai 7 visa , e tanto il tenni basso , Fin che il Poeta mi disse ; che pense ? Jl si vis me flere Flendum est primum ipsi tibi; e praticato da Dante nel grado il piu convene- vole a questo luogo. Ne io dubito , ch' egli non si ri- empisse cosi del suo soggetto il cuore e la fantasia , che gli paresse essere presente alia scena, che ci de- scrive. Quell' anime offense; offense moralmente dalla crudelta dell' uccisione , offense sensibilmente dalla ter- ribil pena. Chinai 9 1 viso ; meglio che m' ajflissi nel profondo dell' anima , perche il primo detto favella agli occhi. Quando risposi > cominciai ; O lasso ! a- dunque V oppressioue dell' affanno gli impedi di rispon- der tosto. Ma bellissimo modo di rispondere e questo, che non distrae il Poeta dalla sua concentrata compas- Til.Il *8 3 2 6 PBINCIPJ DI ESTETICA sione. O lasso ! pare , che pens! seco medesinio ad alta voce 9 e il suo pensiero tiene Iuogo di risposta ; altra prova , eh* egli era dentro con tutta 1' anima nel suo soggetlo. Quant i dolci pensier , quanto disio Mend co- storo al doloroso passol Ye le profonde cose, che ri- volgeva in mente il Poeta in quel suo silenzio ! Egli scorreva col pensiero tutti gli antecedenti della scena presente , e' si rappresentava alia fantasia un' intera storia d' amore. Poi mi rivolsi a loro , e parlai io ; E cominciai. Oh con quanta forza siegue a mostrar quivi la sua cornmozione , indicando quasi direi di poco curare il parlar di Virgilio ! Egli aveva prima anzi parlalo seco stesso , che risposto a quello , ora si rivolge a loro. Non dico,che sia questo un voltar la schiena al Maestro , ma non negherei , che v' abbia di cio un cotal poco. Francesca , i tuoi martiri A lagrimar mi fanno tristo , e pio. E cogli atti prima, ed ora con le parole atlesta Dante a Francesca la parte, ch'egli prende nella sua calamita , la tristezza e la pieta, che in lui produce , sicche ne piange. E com' egli voleva insistere interrogqndo , le toglie cosi il sospetto , che cio sia per sola curiosita. L 1 interrogazione poi e tale , che far possa Iuogo a rendere compiuto il racconto. Ma dirnmi. Tuttoche grandemeute mi crucci la relazione della tua sventura, pure non posso vincere il desiderio di ayerla intera. Al tempo de^ dolci sospiri, A che , e come con- cede tte amore , Che conosceste i duhbiosi desiri ? Nel sentimento degli amanti , male ajutati dalla ragione , e una fortunata opportunity quella d' intendersi scambie- yolmente , senza che delle due parti o la piu schiva abhia a sforzare la natural ritrosia , o la piu ardita a temere 1' acerbita d' una ripulsa. E la richiesta di Dante NOTE 3i7 manda al piii importante momento della passione , quan- do tutte le passate incertezze fanno luogo alia indubi- tata conformita de' voti. Nessun maggior dolore , Che rlcordarsi del tempo felice. Nella miseria Ma se a conoscer la prima radlce Del nostro amor tu hai co- tanto affello , Faro come colui, che piange , e dice. II forte e dolce affetto , che accompagnava la domanda di Dante , induce anche qui Francesca a compiacerlo deila risposta. E ben sente ella , che tal richiesta tocca il punto piu vivo della sua funesta avventura, il punto, cioe, in cui fu tolto ogni dubbio , che i desirl fossero comuni ad ambedue ; cio ch' ella chiama il tempo fe- lice. Sempre per altro ugualmente fioa e perfettamente donnesca e la maniera del suo parlare. La narrazione, che segue, non ha ne piu, ne meno di quel, die ri- ehiedesi non a dire , ma a far intendere P accaduto. Noi leggevammo un giomo per diletto , DI Lancillotto come amor lo slrinse. Soil eravamo, e senz alcun so- spetto. Per piu fate gli occhi cl sospinse Quella lettu- ra , e scoloroccl il viso , Ma solo un punto fu quel che ci vinse. Quanta conoscenza dell' umana natura ia questi cenni ! Quanta perizia di parlare in un tempo all' intelletto e alia fantasia ! Quando leggemmo , il di- siato riso Esser bacialo da cotanto amante ; Questi, che mai da me non fia diviso , La bocca mi bacid tutto tremante. Erano messi troppo del pari con quella lettura , perche il primo alio non difficilmente imita- bile andasse vuoto d' imilazione. Ma chi dira la gra- zia di quelle parole il disiato riso? Non poteva por- visi ne meno di sensualita, ne piu di eleganza. E pure nessun altro modo direbbe tanto. Da cotanto amante. Cotanto esprime la forte seduzione dell' esempio. Que- 328 PRINCIPJ DI ESTET1CA sti) che mai da me non fia diviso. E ben altro, die una perifrasi oziosa ! Francesca stava per dire la piu libera e materiale di tutte le cose, ch' entrino nel suo racconlo , cosa, che da lei permessa, ad altro ella non avea potuto sottrarsi; percio pone innanzi a quella V ef- fetlo interrninabile, che ha cagionato, quasi una tanta durata scusar potesse il trasporto di quell' istante. Ga- leotto fu il libro, e chi lo scrisse. Galeotto era il nome di colui, ch' erasi fatto mezzano agli amor! tra Lancil- lotlo e Ginevra. Ma fino a qual punto giunse I' effetfo dello svergognato uffizio di quel libro e dell' autor suo? Quel giorno piu non vi leggemmo avante. Mentre che V una spirto questo disse , U allro pian- geva si 9 che di pietade F venni men cosi coni io mo- risse ; E caddl come corpo morlo cade. II Poeta ideo di compiere questa scena con un tratto , che superasse in form d' affetto tutti gli altri passionatissimi usati sin qui. II quale e piu da sentire , che da spiegare. INolero solo, come sconYenevoI cosa sarebbe stato , se Paolo non avesse nella pietosa rappresenfazione null' al- tra parte avuta , che V esser presente. Pero a lui in- rece di parole da il Poeta un tale atlo , che venendo improvviso a* lettori, siccome par sia venuto a Dante medesimo, gli riempie di profondo dolore. U allro plan- geva si.,.. Che non esprime mai questo pianto? Quanto non accresce la forlissima commozione , che desto il racconto? Come non va pegli occhi a ra(Forzar quell' ef- fetto , ch 1 erasi operalo pegli orecchi nella fantasia e nel cuore ? Ambedue i sensi del Bello V esercita sem- pre questo Poeta e negli alti impareggiabile e nelle parole. Che di pielade V venni men cosi com io mo- risse. Perche il linguaggio manca di forme, di colori, NOTE 32 9 e (T espressione Tisibili , si sa die V Arte del dire a- deinpie il difetto con 1' esibizione degli effelti , cagio- nati da quegli enti , che non puo trarre innanzi. Per- tanto vuoi tu conoscere , s'era compassionevole il pianto di Paolo ? Vedine V effetto in Dante. L' ultimo verso e a meraviglia dotato del doppio pregio di rappresen- tarsi a fantasia con V immagine , ed a!T udito col sitono. E non ha giunture, come par non ne abbia chi per rilassamento della persona cade , come corpo morto cade. ( Nota VfIL a , pag. 228 ) Di taluna di qnesle rugginuzze e notato , in grazia d'esempio, quel bellissimo, e altrettanto celebre paragone della verginella con la rosa. Chi non amerebbe, che V Ariosto avesse sostenuto di cangiare l' ultimo enusti* chio di questi due Yersi ? » L' aura soave , e V alba rugiadosa , 1/ acqua e la terra al suo favor s* inchina. Havvi nelf inchinarsi al favor e un certo che di spro- porzionato , che non quadra al Gusto. Piu felici sono alcuni modi , che uso Catullo per quel suo fiore , onde trasse il nostro Poeta queste due stanze: » Quern mulcent aurae > firmal sol, eclucat imber. ( Carmen LXYII ) Fanoo anche, mi pare, una pressa soverchia, trattan- dosi di sola una rosa, que' seni e quelle tempia: » Giovani yaghi e donne innamorate. Auiano averne e seni, e tempia ornate* 33o PRINGIPJ DI ESTETICA Ma Calullo: » Mulli ilium pueri , multae optcwere puellae; di che niente piii semplice e caramente puerile. Tac- cio, che qttelP dver de\ che termina il sesto verso, domanda al Gusto, che chiuda Y un degli orecchi , e taccio pure , che come in Catullo , cosi nell' Ariosto prima la vergine e paragonata al fiore ; ut Jlos . . . sic virgo. » La verginella e simile aMa rosa »; poi dessa e, che perde , o lascia cogliere il fiore ; Cum castum umisit polluto corpore florem. » La vergine , che il fior . . . lascia altrui corre ». Nelia quale mutazione e non so quale iucoerenza ed ambiguita. (Nota IX.% pag. 229 ) Sono alcuni ingegni , ne' quali fantasia e si copiosa , al raccogliere le immagini ralta , a fame suoi componi- menti destra , franca a coJorirli con lo stile, che niuna difficolta del soggetto, o dell' esecuzione e cotanta, che la ritardi. Diresti , ch' elP ha inventato per simboleg- giar se medesima quel poetico paragone: 53 L' auimoso cavallo urfa , e fracassa Punto dal suo Signor cio ch' egli inloppa ; Non ponno fossi, o fiumi , o sassi , o spine Far che dal corso 11 corridor decline. (0/7. Fur., Can. XI, St. 19) Dalla qual citazione e manifesto , che volendo io ad- durre qualch* 5 esempio di questo modo del Gusto , in- sistent sul Poema di Lodovico A riosto. Dalla decimaseltima stanza del Canto sesto sino a!- NOTE 33 i V ultima, cli' e V ottantesima, narrasi cio, che a?Tenne a Ruggiero calato dalT Ippogrifo nell' isola d' Alcina, prima ch' egli entrasse ai palagio di qaesta maga. Ric- chissimo di ?aghe descrizioni e il raceonio, e sparso di peregriai concetti , atli a comporre F idea generale di terren paradiso , come lo chiama il Poeta. Citero qui alcuni particolari. Eccoti, la prima cosa , una bella pit- tura dell' isola : St. 20. » Culte pianure, e delicati colli, Chiare acque, ombrose rive, e prati roolli. » Vaghi boschetti di soavi allori , Di palme, e cV amenissime mortelle, Cedri ed aranci , ch' avean frutti , e fiori Contesti ia varie forme, e tutte belle, Facean riparo ai fervidi calori I)e' giorni estivi con lor spesse ombrelle, E tra que' rami con sicuri voli Cantaudo se ne giano i rossignuoli. » Tra le purpuree rose e i bianchi gigli, Che tepid" aura freschi ogn' ora serba , Sicuri si vedean fepri , e conigli, E cervi con la fronte alta e superba, Senza temer , ch' alcun gli uccida o pigli, Pascansi , o stiansi ruminaudo V erba ; Saltano i daini , e i capri snelli e destri, Che sono in copia in que luoghi campestri. « E qui?i presso , ove sorgea una fonte Cinta di cedri, e di feconde palme, Pose lo scudo , e V elmo da la fronte Si trasse ^ e disarmossi ambe le palme ; 332 PRINCIPJ DI ESTETICA Ed ora alia marina . ed ora al monte Volgea la faccia all' aure fresche ed alme , Che V alte cime con inormorii lieti Fan tremolar del faggi e degli abeti. Certamente dolce e ridentissima e questa pittura del- F isola d 1 Alcina ; spifa, quasi direi, da questi versi la fragranza di quell' aere delizioso, ti risaltano i colori di quelle fiorite pianure, e ti risuona il lieto mormorio di quelle aure e di quelle acque. Eletti sono gli ag- giunti; delicati colli; chiare acque; ombrose ripe; do- t' e notabile il contrasto di chiare con ombrose; prati molli , imitato qui da Virgilio; feconde palme. Accon- cissimo e quel far, che Ru'ggiero affannato dal corso volga \a faccia alP aure ora delia marina, or del mon- te ; peregrino quell' alzar le uostre viste all' alte cime de' faggi e degli abeti per vederle tremolare. Ma non e per questo , che non riscontrisi nel dipinto la wa- niera larga e il copioso far del Poeta. Tutto vi e ri- tratto senza risparmio e con minutezza. St. 26. » Tra le piu dense- frasche alia fresca ombra ; non solo ti par di ?ederla , si ancor di sentirla. St. 27. Opportuno e il paragone del ceppo , che stride disseccandosi al fuoco , a significare i preludj delia Toce uiessa dal rnirto. Al che forse diede occa- sione quella bella terzina di Dante (Infer., Can. XIII ): » Come d' un slizzo verde , ch* arso sia Da T un de' capi , che dalf altro geme , E cigola per Ten to , che Ta Tia , » Cosi di quella scheggia usciano insieme Parole e sangue .... NOTE 333 St. 29. » Vago ed estetico , cioe di bella rappresen- tazione, e V effetto, che produce in Ruggiero il suono di quella Yoce : 99 A levarne il destrier subito corse , E con le guance di vergogna rosse : Qua! che tu sii perdonami , dicea , O spirto umano, o boschereccia Dea. St. 3o. » II non aver saputo, che s' asconda Solto ruvida scorza umano spirto , HP ha lasciato turbar la bella fro n da , E far ingiuria al tuo vivace mirto; Ma non restar pero , che non risponda Chi tu ti sia , eh' in corpo orrido , ed irto Con voce, e razionale anima vivi ; Se da grandine il ciel sempre ti schivi. Nella quale Ottava altresi sembra essersi ricordalo T Ariosto di quell' altra terzina di Dante nel Canto stesso: 99 S' egli avesse potuto creder prima , Rispose il Savio raio , anima lesa , Cio, ch' ha veduto pur con la mi a rima , w Non averebbe in te la man distesa . . . c nel finir delP Ottava forse di quest 1 altra : 99 Pero ricomincio : se V uom ti faccia Liberamente cio, che il tuo dir prega , Spirito incarcerato, ancor ti piaccia n Di dime . . • Ingegnosamente ideata parmi la scena del mirto, che Ruggiero avvisa di cio , che V aspetta presso 1' ingan- 334 PRINCIPJ DI ESTETICA nevole Alcina; non solamente perche fa spazio alia bella descrizione, di che qui abbiamo delto , e ad un rac- conto deli' avventura d' Astolfo , eseguito con quell' ab- bondevole facilita , ch 1 e propria dell' Ariosto , ma inol- tre , perche rende piii esemplare la debolezza di Rug- giero, il quale non lascio assennarsi a tan to fatto ed tanto avviso , che non s' esponesse alia medesima cala- mita ; si grande e la seduzione de' godimenti d' amore. II racconto d'AstoIfo incarcerato nel mirto va dalla st. 33 sino alia 53 incl. . Ma degoa della copia e facilita di questo comporre e mentemeno I' invenzione di quelle mostruose Figure, le quali impediscono a Ruggiero di seguire V erto cam- mint), che mena alia saggia maga Logistilla , e simbo- leggiano le difficolta tra reali e illusorie , che i' uom ritraggono dal seguir la virtu. Simile e V invenzione delle tre Fiere Dantesche ; quest' ultima piu semplice e nobile , la nostra qui piu varia e ridevole, ciascuna nella qualita de' due Poemi ; e chi cosi imita, egli in- Tenta. Ma e da vedere questa comparsa carnovalesca : St. 62. » Non fu veduta mai piu strana torma , Piu mostruosi volti, e peggio fatti ; Alcun dal collo in giu d' uomini ban forma , Col \iso altri di scimie, altri di galii ; Stampano alcun con pie' caprigni l* orma , Alcuni son Centauri agili ed atti , Son giovani irapudenti , e vecchi slolti, Chi nudi , e chi di strane pelli involti. ?> Chi senza freno in su 'n destrier galoppa , Chi lento va con V asino e col bue ; Altri salisce ad un centauro in groppa , Struzzoii tnolti ban sotto, aquile , e grue ; NOTE 335 Ponsi altri a bocca il corno , altri la coppa ; Chi femmina, chi maschio, e chi ambedue; Chi porta uncino , e chi scala di cord a , Chi pal di ferro , e chi una lima sorda. * Di questi il capitano si Tedea Aver gonfiato il ventre , e '1 viso grasso , II qual su una testuggine sedea , Che con gran tardita nmtava il passo; Avea di qua e di la chi lo reggea, Perch' egli era ebro , e tenea il ciglio basso; Altri la fronte gli asciugava , e '1 mento , Altri i panni scotea per fargli vento. if Un , ch' avea umana forma i piedi e 'I ventre, E collo avea di cane , orecchie e testa , Contro Ruggiero abbaja , accio ch' egli entre Ne la bella citta , ch' a dietro resta. Piu vaga assai , che qualunque Dipinto di que' , che diconsi Caricature , e questa descrizione. Dove osserve- ro , che in Poesia i quadri animati hanno vantaggio da quelli in Pittura anche per cio , che dal vario an- damento de' versi e come dalla danza de' vocaboli vien espresso il muoversi degli oggelti, menlre in sulla tela quella immobilita contrasta a verosimiglianza. E se sia copioso il numero delle Figure , F essere la rappresen- tazion successiva , in vece che contemporanea , anche giova, perocche s 1 evita la confusione , e di necessila s'at- tende ad un oggetto solo, o ad un gruppo per volta; laddove nelle pilture bisogna farlo per elezione. Non m' arresto qui ad altro , eccetto che alia facile eleganza d' alcuni modi. 336 PRINCIPJ DI ESTETICA St. 6 1. » Stampano alcun con pie** caprigni Y ortne. Puo dispiacere quella desinenza del singolar nel plurale in alcun , ma elettissima e la maniera di significare, che alcuni avevano i pie' di capra , variandosi dalle ma- niere usate avanti. Ed halla il Tasso , che dice di que' suoi demonj , St. 4, C. IV. 99 Stampano alcuni il suol di ferine ornie. La rima ha giovato il Poeta consigliandolo di collocar nella fine del seguente verso quell' aggiunto assoluto attiy ch' e molto espressivo , e come alia latina , e si- gnifica aventi abilita delle membra ad ogni moto ed uffizio. Bene conlrastano insieme P uno per la velocita , per la lentezza V altro questi due Tersi , che sono i primi della st. 6 a. » Chi senza freno in su 'n destrier galoppa , Chi lento va con V asino, o col bue. Ma brevita e strettezza mirabilissima e nel seguente : o » Chi femmina , chi maschio , e chi ambedue. L* ottava 63. e impareggiabile per vivezza di descri- zione ; parti non di veder dipinto , ma vero questa nuova foggia di Sileno. Gonfiato il ventre e piu espres- sivo, e quasi dissi piu voluminoso , che non saria gonfio. Di tesluggine e il moto di questo verso: » Che con gran tardita mutava il passo. V altro : y> Avea di qua e di la chi lo reggea ; e uuo di quelli , che pajon facili si , ma quando e' son fatti. NOTE 33; » Perch' egli era ebro , e tenea 'I ciglio basso : Quest' ultimo cenno parrebbe voluto dalla rirna , e pur conliene una pennellata assai efGcace , e un espressivo sesno dell' ubbriachezza , la quale assonna e rilassa la testa. « Altri i panni scotea per fargli venlo. Per sapere, se questo verso sia di facile composi- zione , provisi altri a dire il concetto stesso con uguai chiarezza, brevita, ed eleganza ; e vedra, che P Ario- sto uso quei vocaboli , che all' uopo erano soli. Non so staccarmi da questa ottava nel genere suo perfettissima. Or si dica , che g.i oggelti da rappresen- tarsi alle Arti denno essere sempre belli in se stessi , e ch' elle non sono , salvo che imitatrici della natura bella. E egli bello in se questo spregevole omaccio ? No , certaraente , e ridicolo. Ma nella Poesia non solo amove il riso , ma eziandio piace. Ed a che il deve ? Alia perfezione dell' ideata ridicolezza , cresciuta da quella delP egregia rappresentazione per mezzo delle parole. E nella st. 69 il ritratto di due lusinghiere donzelle, che dilungano da Ruggiero quello stuolo villano , e a lui porgono la destra, perche s 1 appressi alia porta d' oro del castello d' Alcina. » L' una , e V altra sedea su 'n Liocorno Candido piii che candido Armellino ; L' una, e P altra era bella, e di si adorno Abito , e modo tanto pellegrino, Ch' a T uom, guardando, e contemplando intorno, Bisognerebbe aver occhio divino 338 PRINCIPJ DI ESTETIC1 Per far di lor giudizio , e lal saria Bella s' avesse corpo , e leggiadria. Fastidira alcun poco la sobrieta del Gusto quel » guar- dando e contemplando iutorno », cbe non solo e riem- pitivo , ma pare in questo caso anche impertinente, dac- cbe tratterebbesi di ben guardar esse, e non le cose in- torno. Ma vivace ed al sornmo espressivo si e 1' ultimo pensiero. Dove guarda alia difTerenza fra belta e leg- giadria ; cbe la prima e piu del corpo, dello spirito la seconda; quella nelle fattezze, questa ne' modi ; V u- na piu perfetta , T altra piu graziosa ; belta ti piace , le^iadria t' alletta. St. 70. » Cbe tinto in visa di color rosato Le donne ringrazio deli' alto umano. Opportunissirao cenno di guerriero obbligato della sua liberazione a due femmine. SI. 71. » Grosse colonne d' inlegro diamante. Verso notabile per imitativa saldezza. Dopo avere nelle due stanze 71 e 7a descritta quel- le aurea porta fregiata tutta » delle piu rare gemme di Levante », per ctii Ruggiero e fatto entrare nel pa- radlso d' Alcina , cosi continua 1' idea di questo : St. 73. » Cbe si puo ben cosi nomar quel loco, Ove mi credo cbe nascesse Amore; Non vi si sta se non in dinza e in gioco, E tutte in festa vi si spendon Tore; Pensier canulo ne molto , ne poco Si puo quivi albergare in alcun core ; Non entra quivi disagio ne inopia , Ma vi sta ognor col corno pien la Copia, NOTE 33o St. 74. n Qui, dove con serena e lieta fronte Par ch' ognor rida il grazioso Aprile , Giovani , e donne son ; qua! presso a un fonte Canta con dolce e dilettoso stile , Quai d'un arbore all'ombra, e qual d' un nionte O giuoca ; o danza , o fa cosa non vile , E qual luoge dagli altri a un suo fedele Discopre V amorose sue querele. St. 75. » Per le ciine dei pini , e de gli allori , De gli alti faggi, e de gli irsuti abeti Volan scherzando i pargoletti amori , Di lor vittorie altri godendo lieti , Altri pigliando a saettare i cori La mira quindi , altri tendeudo reti; Chi tempra dardi ad un ruscel piu basso , E chi gli aguzza ad un volubil sasso. Grazioso pensieretto e cotesto di por quivi la culla d' xVmore. Pensier canuto e un tropo d' effetto grato , e accenna un contrasto della vecchiezza con tutto cio , che di piu giovanile conteneva quell' isola. Ma 1' Ario- sto , siccome e proprio de' molto facili Poeti , le cose stesse dice negativamente e positivamente ; il che in quest' oltava gli avviene due volte : Negat. Non vi si sta se non in danza e in giuoco; Posit. E tutte in festa vi si spendon P ore. Negat. Non entra quivi disagio, ne inopia ; Posit. Ma vi sta ognor col corno pien la Copia. Nel che somiglia ad Ovidio. E non e gia , che le cose passando dalP uno all' altro di que' due modi d' espri- merle non si variiuo alquanto ; che se non v' hanno vocaboli , i quali P un dalP altro poco o molto non diF- 3{o PRLXCIPJ DI ESTETIC1 feriscano, meno a near a frasi e costrutfi; ma se ne ip« duce nel totale dello stile quella diffusione, die dietro si tira volonteroso il Gusto volgare , a quello fino e gen- tile nella continuazione puo venire sazievole. Assai anitnata e la scena che rappresenta la st. 74 con que' varj atteggiauienti ed esercizj de' seguaci d' A- inore. Ma la 73 e un dipinto, che ne l'AIbani, ne allro de' piu mirabili Pittori di Puttl condusse il pid bello. E per la novita e pe' contrasti si noti , che que' pargoletti Amori volano per le cime non de' mirti , ma d' alberi altl ed irsuti. Come sono poi vaghe , grazio- se , e bizzarramente espresse le varie faccende di quei cattivelli ! Ora i piu begli oggetti della natura , rap- presentati col piu bel modo dell' Arte , e cio , che T Estetica quanto a bellezza sensibile puo yolere di meglio ; e chi sa rendere piu e piu volte quest' ono- re all* Arte , che professa , e degno , che sia tenuto sommo ed immortale. (Nota X.% pag. 2 3 1 ). Ma il piu luminoso esempio di poetica dignita ci e fornito dal grande Torquato. E chi non sa , che da quel verso » Canto F armi pietose e '1 capitano , a quest' altro , » II gran sepolcro adora , e scioglie il voto; Torquato non. tnai si leva di bocca 1' epica tromba ? Ma non e qui mio disegno considerarlo coma Artista d' Epopea di quanti furono prima e dopo di lui il piu NOTE 34* vieino a perfezione , se si guardi la generate idea di tal componimento , ma solo d' addur qualch 9 esempio di quella dignita di Gusto, che si 1' onora. E dessa quasi un matronal decoro sparso in tutti gli atti e i detti della sua nobil Poesia. Chipoi rolesse consideraretal dote ne' parlicolari la vedria essere o di composizione, o di stile, o di metro. Composizione chiamo il modo, con cui e dispiegata e rappresentata si la principale a- zione , e si quelle minori , che alia prima si riferisco- no. Per dignita di stile non e persona , che non in- lenda la nobilta dc 1 vocaboli e delle frasi , la sceltezza de* traslati e delle figure , certa elevatezza di modi e posatezza di movimento nel dire , che il fanno simile al portamento di regal personaggio. Per ultimo dignita di metro e un' altezza di suono con gravita e pienez- za y che ti fa sentire all' orecchio quella grandezza , che la composizione e lo stile rappresentano alP intel- letto. De' quali tre caratteri nella Gerusalemme e co- stante la dimostrazione. Noi Tcdiamone un corto saggio nel ritratto de' due principali Altori del Poema, cioe Goffredo principa- lissimo, e Rinaldo. Lascio tutte le ingegnose e nobili arti, onde Torquato in mille diversi modi procaccia dignita al sommo Duce, e cito taluno di que' luoghi, ov' e parlato di lui individualmente , ed egli e come offerto solo airaltrui ammirazione. Eccone uno nel Canto primo: St. 24. » Ei si mostra ai soldati ; e ben lor pare Degno dell* alto grado , ove Y han posto ; E riceve i saluti , e '1 militare Applauso in ?olto placido e composto. 34^ PRINCIPJ DI ESTET1CA Poi ch' alle dimostranze umili e car© D' amor , d' ubbidienza ebbe risposto , Impon , ch' il di segueotc in tin gran campo Tutio si mostri a lui schierato il campo. St. 35. » Facea nelT oriente il sol ritorno Sereno e luminoso oltre V usato ; Quando co' raggi usci del novo giorno Sotlo V insegne ogni guerriero armato; E si mostro quanto pole piu adorno Al pio Buglion girando il largo prato ; S' era egli fermo , e si vedea davanti Passar distinti i cavalier! e i fanti. Veggasi , se si pud ideare di capitano una piu nobile immagine e dignltosa , e con piu degni versi ritrarla. Con tutto cio, chi ben guardi , pochissimo e il detto di lui ; ma che importa ? se tutto il rimanente di lui solo parla e serve a lui solo. Grand 1 arte e colesta di circondare un personaggio con tali oggetti e accident! , ch' egli acquisti una superiority relativa , che la sua propria altezza sublimi, Piu propriamente appartiene a Goffredo quella lode, die gli da Erminia 9 quando , esseudo sulla torre col re Aiadino , a questo addita i principali guerrieri del campo Cristiano : Can. III. St. 58- »> Or mentre guarda e I' alte mura , e '1 sito Delia citta Goffredo , e del paese , E pensa ove s' accampi , onde assalito Sia il muro ostil piu facile all' offese ; Erminia il vide , e dimostrollo a dito Al Re pagano , e cosi a dir riprese : Goffredo e quel , che nel purpureo ammanto Ha di regio , e di auguslo in se cotanto. NOTE 343 St. 59. » Veramente e coslui na!o all' impero ; Si del regjaar, del comandar sa V Arti ; E non minor che Duce e Cavaliero , Ma del doppio valor tutte ha le parti; Ke fra turba si grande uom piu guerriero, O piu saggio di l«i polrei mostrarti. Sol Raimondo in consiglio , ed in battaglia Sol Rinaldo, e Tancredi a lui s' agguaglia. Eziandio qui e nobilitato il Duce dalT azione, che sta facendo ; indi pieno di dignita e quel cenuo 6sico-spi- rituale ; » che nel purpureo am man to Ha di regio e d" augusto in se cotanto ». I due primi versi della se- conda ottava non possono meglio qualiScarsi 5 quanto chiamandoli appunto imperialL Ma V elogio chiuso nei qualtro seguenti e perfelto , e i paragoni de' due ul- timi alzano del doppio la dignita di Goffredo sopra quella de' tre massimi Capitani, Gia suoi compagni , or suoi ministri in giierra. Ke si dica, la dignita essere suggerita qui dal subbiet- to ; perocche fu il Poeta, che dar seppe e col concet- to , e con lo stile al suo subhietto tanta dignita. Delia quale io non trovo Tesempio, ma solamente lo sforzo in queir elugio , che vuol fare V Ariosto d' Ippolito suo Mecenale, quando la Maga mostraudolo a Bradamante nella grolla di Merlino , ne dice : s> E il liberal , magnifico , sublime , Gran Cardinal della Chiesa di Roma ; e meno il trovo in quelf esclamazione di Bradamante stessa , la principale Eroina del Furioso , neil' alto di udire un rumore : 344 PRINCIPJ DI ESTETICA » Disse la donna , o gloriosa Madre , O Re del Ciel , che cosa sara questa ? Pare uua pinzochera spigolistra, che ha seinpre la Ma- donna e Dio sulle labhra 9 e a cui ogni impreveduta cosa e miracolo. II che non nolo io gia per censurare V Ariosto , al quale tutto riusciva opportuno in quel bizzarro intreccio di bellissime novelle , ch' e il suo Poe- ma ; raa per dimostrare , che la dignita del subbietto non e da dir facilmente , se piu ajuti , ovver difficult! quella del rappresentarlo. Or Tediam di Rinaldo. Dopo avere niagnificato con sonore lodi la schiera degli a?venturieri , invitti Eroi , Terror delP Asia , e folgori di Marte , con quale altissima dignita non esalta quel giovine Guer- riero ! Can. I, St. 58. » Ma il fanciullo Rinaldo e sorra questi, E sovra quanti in mostra eran condutti. Dolcemente feroce alzar Tedresti La regal frortte, e in lui mirar sol tutti. L' eta precorse, e le speranze , e presti Pareano i fior quando n' usciro i frutti. Se '1 miri fulminar nelP armi avvolto , Marte ti sembra , Amor, se scopre il Tolto. St. 59. » Lui nella riva d' Adige produsse A Bertoldo Sofia , Sofia la bella A Bertoldo il possente ; e pria che fusse Tolto quasi il bambin dalla mammella, Matilde il volse , ed educollo 9 e istrusse Nell' Arti regie, e sempre fu con ella. Sin ch* invaghi la giovinetta mente La trornba , che s 1 udia dall** orienle. NOTE 345 St. 60. » Allor ( ne pur tre lustri avea forniti ) Fuggi soletto , e corse strade ignote; Varco I' Egeo , passo di Grecia i liti, Giunse nel campo in region remote. Nobilissima fuga , e che 1' imiti Ben degna alcun niagnanimo Nipote. Tre anni son ch' e in guerra , e intempestiva Molle piuma del mento appena usciva. Lo colloca sopra tutti non solo quegli Eroi di ven- lura, ma sopra gli altri aucora, tranne Goffredo, pe- rocche quest! in mostra non era condolto. Di hii dicesi sopra , che ugungliava Rinaldo in valore , il snperava in consiglio. » Dolcemente feroce alzar vedrestiLa re- gal fronte ». Vuole il Tasso esaltare la dignita di Ri- naldo men co' suoi Tersi , che con V aspetto di lui me- desimo. Tu scordi il Poeta , e Tedi il giovine regale in atto maestoso. » E in lui mirar sol tutti ». Ben sa Torquato tutte le vie del dare dignita ad un oggetto; fa , ch' esso risplenda di doppia luce e propria , e ri- flettuta dagli oggetti vicini. Egregiamente espressa dal sesto e settimo verso e la prematura riuscita del giovi- netto. Quel precorrere la speranza, parmi un vigoroso modo del pensiero , e la figura de' fiori e de' frulti e posta cosi , che cresce opportunamente celerita. Ma i due versi ultimi, ripigliando quella dolce ferocia accen- nata prima con due sublimi prosopopeje , mi pajono e per le immagini , e pel suono inimitabili. » Se '1 miri fulminar nelF armi avvolto » , verso d' espressione la piu guerriera, che dar si possa. » Marte lo stimi , Amor, se scopre il volto ». Ha in quest' ultimo ernistichio non so quale dolcezza , doTuta principalmente alf atto quivi espresso , che accoglie V immaginazione quasi impaurita 346 PRINCIPJ DI ESTETICA NOTE dalle antecedeuti parole. Che se taluno trovasse a ri- prendere nel Poeta F avere usato Ie persone di due false Divinita ia Poema niente mitologico , agevol cosa e rispondere ^ che que' due enti vanuo qui considerati come due tipi , o idee F uno della fierezza guerriera , F altro della pacifica amabilita. lo stimo poi , che la seguente ottava sia bellissimo esempio di dignita. Osserva, com' e nobilmente tessuta la privata storia del Guerriero , e come detto con bel decoro cio , che avvi di piii piccolo e domestico. Odi cou che suono vero di tromba scorrano que' versi ; ma soprattulto la mente F invaghiscano gli ultirai due, per- fettissimi per dignita nel primo mista di grazia , di sublimita nel secondo 9 Sin che invaghi la giovinetta mente La tromba , che s' udia dalF ori'ente Prosegue nella terza ottava col decoro medesimo la narrazione della fuga del giovanetto per farsi Cavaliero Crociato , illustrata da que' due ?ersi d' elevatissima composizione ; » nobilissima fuga??, con cio che segui- ta , e ritorna nella fine F immagine della giovinezza di Rinaldo a rinforzare quella del valore e delF eroica sua dignita. FINE jOteJr- \i" UNIVERSITY OF ILLINOIS-URBAN« ■<*>'?* ffli