■?&■< 1* ~ei -* I ALTRE PERSOJNE MM.LMENTE MEMOBAB.L. PER LA SANTITA* DELL A VITA P.StLs, 1? .C*«0« E- ST ATA FATTA MENZiONE IIM QUE! CATALOGHI. OPERA. DEL P. FERDINANDO PANIERI CANOKKO DtLL-lKSlONE CHISSA CATTZDRAL* V I £1 ST 01 A tomo pamo P IS TO J A DAI FRATELLI MANFREDINI i8i§. all' * ANGELO DELLA CHIESA PISTOJESE ED AI SANTI PROTETTORI DELLA MEDESIMA i^ittadini delta Celeste Gerusalemme , mz'o Dz'o e /Wo uotfro , rivolgete un placido sguardo sul piccol dono , che io vi offro, di questa misera opra mla . Infondete questo dono negli aurei nap- pi dei vostri timiami ; onde $' innal- zi al Trono di Dio , e la henedizione che dot Signore scende sopra di voi si stenda anche fino a me . Sia esso sulle cetre vostre un carme di lode e di ringraziamento a Colui , che siede alia destra di Dio , ed e principio e fine delld nuova Citta; affinche Egli rimiri in quest' Opera e nelle cose in essa descritte il frutto del suo Sangue, e le viscere di lui si commuovano , ed Ei sia a me propiziazione e pace . Perocche infelice Uomo son io , che pochi e cattivi giorni ho vissuto? e o- mai sono presso all' occaso s tra le angustie avvolto edi timori? portando il peso delle mie iniquitd , esuh su questa terra dei mortali-, ove istabile e // consiglio e incerti i passi . II per- eke io desidero di ess ere rinnuovato e tratto fuora di quest a caligine e mi- seria nella chiarezza nostra , ove io possa unirmi con Voi nel cantare V In- no eterno delta Redenzione. Si rinnovellino ancora per la nostra intercessione le misericordie antiche del Sign-ore sopra questa Chiesa Pistojese e sopra i figliuoli di lei e cornpagni del mio pellegrinaggio . Si riducano essi alia fede ed alia pieta perfetta dei low Padri\ e cost il cuore del Pa- dri si rwolga verso di essi . Siano e* glino rivestiti dall alto delta luce e della fortezza di Dio , poiche essi vtr vono in un secolo di lahbra immonde ed empie : affinche quando il figliuolo delta perdizione si manifesta trovi i low petti cinti delle armi di Dio , e risoluti , secondo quella egregia pare- la di S. Agostino, potius Deo dilecto emori 5 quarn offenso vivere , Mentre intanto io porgo a Voi • o Ariime beate, quest i voti, bacio umil- mente le vestigia dei picdi vostri , c coi sensi della piu alt a ftducia e ve~ nerazione in Voi mi protesto Vostro , Indegno Servo e figlio p. f. p. CATALOGHI Dei Santi , dei Beati , e di alt re Per- sone insigni nella Pieta , Pistojesi o per origine , o per domicilio e $e- poltura . Argomento di quest' Opera , Ordine, b Maniera di.Essa. Jtiu Scrittori hanno tessuto dei Ca- taloghi dei Santi , dei Beati , e di al- tre Persone memorabili per la santita del'la lor vita , Pistojesi ; e principal- mente Filippo Ferrari Alessandrino dell' Ordine dei Servi di Maria nella sua Opera, che ha per titolo : Cata- logus Sanctorum Ttaliae , dedicata al Sommo Pontefice Paolo V. Silvano Razzi Camaldolese nel suo Libro , di cui il titolo e : Vite de' Santi e Bea- ti toscani dedicato al Papa Clements VIII. II Demstero nell'Opera de Hetru- ria Regali al lib. 5. II Sig. Cav. Forti di Pescia nel suo libro : Catalogus Agiologicus Hetruscus indiritto al Pon- tefice Glemente XII. e stampato in Roma nell' anno 1731. E finalmente il Dondori nella sua Opera Delia Pie- ta di Pistoja alia Parte seconda . 1® mi sono proposto di riprodurre al Pub- blico questi Cataloghi *, per esercizio del mio spirito tiella pieta ; ed anche per invitarvi i miei Concittadini 9 se piaceri al Signore di beiiedire nella sua misericordia > e far fruttificare questo mio piccolo lavoro . La qual cosa tanto piu mi e sembrato oppor- tuno il fare v in quanto cbe i Cata- loghi suddetti sono omai divenuti ra- rissimi : Ed inoltre alcuni di essi 6 sono superiori alia intelligenza del popolo , per essere scritti in lingua latina; 6 non contengono che brevi notizie letterarie , senza V espressione dei fatti e delle virtu 5 la quale por- ge il massimo alimento alia pieta, per la imitazione. Ne piccolo eccitamento ancora mi da a quest 9 opera la paro- la di un gran Pontefice nostro Con- cittadino , il quale fino dai primi an- ni del suo Pontificato cosi scrisse al Capitolo , ed ai Canonici della insi- gne nostra Chiesa Cattedrale , 5 DlLECTIS FlLUS CAPITULO ET CaNONICIS PlSTORIENSIBUS ♦ CLEMENS PP. IX. Uilecti Filii , salutem et apostolicam Benedictionem.CivitasPistoriensis, et si priscis ab usque temporibus magis belli- cis decoribus , ac Nobiliumequitumvir- tute , quampacis, togaeque studiis eni- tuit' v littemrum tamen praestantia > et Christianaepiaetatis laudibus ac san- ctitate nunquam profecto caruit . Earn ergo cum in Humilitatis nostrae Perso- na misericordiarum Patri Deo etiam Apostolatus 3 et in terris Vicariae Pote- st at is suae sublimi dignitate peromare, ac insignire hoc tempore placuerit > sa- ne visum est yDilecti Filii > nobis auxi- lium de Sancto praecibus accuratis ex- poscere, ut imbecillitatem nostrum vir- tute sua Altissimus confirmare, et quod omnino Rei Chris t ianae praesentia tern- pora flagitant const antiae acfartitudi- nis robore stabilire pro ingenti demen- tia sua velit.In reliquo Concives omnes nostros hortari debetis , ut se , filiosque suos piis ac generosis operibus exetcen- dis, et Ecclesiasticis litteris sedulo exco- 6 lendis > dignos in terris bonorum ampli* tudine , ac demam in coelis immarce- scibili corona perennis gloriae prae stent . Quod ut dives in misericordia Dominus largiatur , Nos interim vobis et univer^ so Pistoriensi Populo _, paternae Chari- tatis affectu 3 quo possumus , amantio- ri 5 Benedict ionem Apostolicam imperii- mur . Daturti Romae apud Sanctum Mariam MajOrefn sub annulo Piscatoris Die 1 6 Julii 1667. Pontificatus Nostri anno primo . F. Florentin » Terro poi nello scrivere questo me- todo . Porgerd la serie ordinata dei Ca- taloghi di quegli Scrittori : ed in cia- scuno di essi descrivero esattamente 1 nomi delle Persone ivi comprese . Ag- gimigero al nome di ciascheduna Fe- logio di essa, 6 un breve compendio del la sua vita : e indichero i fonti donde 6 quelF elogio 3 6 la storia da me ridotta in compendio ho tratto . Nella qual cosa io prego il Letto- re _, che non si rechi a meraviglia se vedra una non uniforme maniera di dire . Perocche essendomi imposto di tenerimi onninamente adcrente ai Bo* 7 cumenti 9 dai quali le notizie bo trat- to ; suiPesempio del Tillemont die nelle sue Memorie per servire alia Sto- rm Ecclesiastica non porge per lo piu che un intessuto di testi degli Scrit- tori autograft 3 io pure ho composto iu gran parte quegli Elogii 6 Storie col- P unire ordinatamente iusieme diversi luoghi di quei Documenti 3 6 riportan- doli nel lor linguaggio nativo^ se egli- no fur scritti in lingua toscana 3 6 in una traduzione esattamentc letterale nella lingua nostra 3 se fur scritti nel- la latina . Laondc il mio lavoro non pud non risentire delta varieta di quei fonti onde e preso ? si nel rrjodo del- la composizione s che nello stile . Quanto poi alia quahficazione di Beati 3 che da essi Agiologi vien da- ta a coloro , di cui intessono il Cata- logo 3 odasi il savissimo avviso^ che il Sig. Gav. Forti da nel suo libro di sopra indicator „ Ne credasi gia 3 egli dice ^ che tutti quei^ che io qui chia- mo col titolo e col norae di Beati , vengano in tal maniera da me propo- sti per tali 3 che godano di quel Ti- tolo per P autorita Apostolica della Se~ de Romana * Perocche noh mi e gia i^noto j che moltissimi son venerati solamente per tolleranza y come suol difsi 5 della Chiesa Cattolica ; e che alcuni di questi godono degli onori dei Beati dentro i limiti di una sola Provincia *> o Citta - 3 o Monastero ; e che akri sono semplkemente chiama- ti col nome di Beati , senza che lor si presti alcun Culto . Tuttavia il Ro- mano Sommo Pontefice Urbano V/II. nel Decreto , in cui ordina 3 che niu- no piu si chiami col titolo di Beato^ se non siavi intervenuta una Pontifi- cia facolta^ avendo con termini piu chiari della luce istessa protestato , che Ei non intendeva ne voleva in alcun modo detrarre a quelli 3 che per lo avanti , e da lungo spazio di tempo godevano di tale onore 3 ed es- sendo certamente di tal genere quei , che io qui annovero ; non vi ha ra- gione 3 onde alcuno possa appormi ve- runa nota di censura , se io nomino con questo titolo delle Persone 9 cui dopo la Legge di quell 5 ottimo Pon- tefice non saria certamente lecito di chiamare con quel nome . ,, Savissima considerazione e questa: la quale mi duole , che non si aves- 9 se dal nostro Dondori . Imperocche non riflettendo egli a quella protesta del Pontefice Urbano ha privato del titolo di Beati alcuni , che 6 presso i Popoli, 6 negli Ordini e nelle Case Re- ligiose 9 ove sono i preziosi deposit! dei loro Corpi a godevano gia di tale onore da tempi antichissimi : siccome il Lettore medesimo potra rilevare da Monumenti di essi , che io riferiro . Siccome poi nel ricercare questo ge* nere di antichi Monumenti ho trova- to altre Persone similmente per la san- tita di lor vita commendabili e Pisto- jesi, le quali non sono state compre- se nei Cataloghi dei suddetti Scritto- ri ; ho creduto far cosa grata coll ag- giungere , dopo la serie di questi, una descrizione delle medesime 6 nel mo- do in cui si fa di lor menzione in quei Monumenti , 6 tessendo un compendio della lor vita ; siccome mi yerra in acconeio di fare : nel desiderio 3 che sorga alcuno tra noi s il quale seria- mente occupandosi in tale studio „ in cui ben conosco quanto io sia stato breve ed imperfetto , ponga pienamen- te, per quanto possibil na , in luce la religion© degli Avi nostri , non so- IO lo per il decoro della Patria^ ma prin- cipalmente per la consolazione ed il conforto dei buoni ; affinche imitando noi quegli Eseraplari di onesta e di santita , che in mode particolare ci son proprj^ possiamo esser partecipi dalla lor gloria in.Cielo. Del rima- tiente un alta protesta mi rimane a fare su tutto quello 3 che son per di- re ; la quale e questa : Che con tutto I 5 animo mio lo sottopongo al giudizio della S. Romana Chiesa e del Som- mo Pontefice . Ed inoltre io prego il Lettore^ che a tutte quelle cose ^ che in esso ritrovansi ^ n6n peranche ap- probate dall 5 Autorita della Sede Apo- stolica 3 e che eccedono le forze uma- ne y siccome sono le virtu e i doni divini , e le vision! , e i miracoli 9 e tutte le alrre cose di simil genere 3 non altra fede ei presti _, che quella 5 la quale si conviene agli Autori ,, dai quali esse ci vengono riferite ; quel- la fede i che prestar si suole a cio^ che alia umana e non alia divina autorita si appoggia . II G A P O I. Dei Santi Pistojesi descritti dal Ferrari nel suo Catalogo dei Santi d'ltalia. Santi Baronto e Desiderio e loro compagni, confessori . s An Baronto o Baronzio nacque di nobile lignaggio in Francia sotto il Re Teodorico nel settimo secolo . Ei si ritrasse dal Hondo 9 insieme col suo figlio Agloaldo ; e si fe Monaco nel Monastero di S. Pietro 5 detto Logo- reto , nel paese di Berry . Quivi ebbe quella celebre Visione^ che dai Bol- landisti e riferita e colle piu valide ragioni , secondo le regole della sana critica^ confermata ; la quale egli me- desimo scrisse , per insinuare agli uo- mini e massimamente ai Monaci una piu viva cognizione , ed un piu alto sentimento del Giudizio , che fassi del- le loro azioni dopo la morte . Visione che alia luce dei fatti annunzia piu precetti sublimi della morale Evan- gelica , ed alcune cose altissime dei consigli e dei giudizj di Dio * alia in- tclligenza ed illustrazione delle quali I2L non pervengono se non le menti for- xiite di una somma scienza di Teolo- gia . Poco appresso Egli ebbe avviso da Dio , di abbracciare una vita ana- coretica ; ed ottenutane dalF Abate e dai Monaci licenza 9 abbandono la Francia , e portossi in Italia 9 dove , visitati dapprimai limitari dei SS. Apo- stoli 5 e indi i Luoghi Santi dell 5 Etru- ria 5 pervenne ad un luogo solitario e romito posto tra due monti al mezzo- giorno della Citta di Pistoja . Quivi ei si stette , e si costrusse una pic- cola cella : e mancando il paese alP intorno di acqua , ne porse preghiere al Signore , e videsi scaturire davan- ti un fonte di vena perenne : Segre- gate allora dagli uomini , ei fu tutto inteso alia contemplazione delle cose celesti , ed alle opere di penitenza . Corse all 9 intorno la fama di lui e del- la sua santita 9 e da questa tratto un venerabile uomo , che chiamavasi De- siderio, e indi quattro Giovani , di cui ignoto e il nome , si unirono ad esso 9 ponendosi sotto la sua disciplina ; e crebbero in scienza ed in virtu fino alia perfezione dei Figli di Dio . Fi- nalmente Baronto pieno di anni.e di i3 meriti , e risplendente per le virtu e per i miracoli, fu elevato nel Regno di Dio , ed il suo Corpo fu dai Di- scepoli sepolto in una Cappella che Egli medesimo aveasi edificata. Desi- derio lo segui dappresso , consunto an- ch' esso dalle lunghe penitenze,e quin- di gli altri quattro Compagni; i quali tutti furono nel luogo stesso sepolti. Non si spense pero colla morte la fama di questi Eletti del Signore . II luogo, ove essi abitarono, fu sempre in devozione presso i Fedeli ; e la vir- tu di Dio rifulse in essi per molti mi- racoli : intantoche dalla pieta dei Fede- li fu costrutto un Monastero ed un co- spicuo Tempio su quel monte , col tilolo di S. Baronto k , dove fu solenne- mente trasferito dapprima il Corpo di questo Santo, e dipoi quello di S. De- siderio , e degli altri Compagni, il di aq. di Marzo del 1018. II Martirologio Romano fa memoria di questi Santi il di a5 di Marzo,, nel qual giorno avvenne la morte di S. 'Baronto . E la Chiesa Pistojese cele- bra la Festa dei medesimi nel di se- guente 3 essendo quel giorno consacra- to alia SolennitadeirAnnunziazione di J 4 . Maria Santissima » Ma poiche ho fatto menzione del Ratto di S. Baronto , piacemi qui il dare una breve notizia del medesimo, Ei dipipge in questo, come alienato dai sensi trovossi assalito da due De- mon] , che voleano trarselo seco ; e come , venuto in suo soccorso If Ar- cangelo S. Raffaello , essi gli resiste- vano j> dicendo:^ Se la chiarezza di Dio non ce lo toglie v non puoi tu to- glierceio per alcun modo .„ II perche ei fu, come per ascoltare il giudizio di Dio , condotto da quell' Arcangelo al Cielo , tra gP insulti di quei tristi Spirit! 9 die lo seguivano : E molte cose ei vide ed apprese in tai viag- gio 5 le quali Egli descrive : Ed in passando per i primi Ordini dei Bea- ti udi un grido unanime e suppliche- vole di essi al Trono di Dio in pro di lui con tai parole : Tu vince \ beU lator forth 3 Christe 3 qui nos sangui- nem fundendo redemisti : Tu vince 9 et non Diabolus istam animam ducat in tartarum . Giunto alia quarta Porta del Cielo , P Arcangelo appello il giu- dizio del Principe degli Apostoli, cui Baronto servito avea nel Monastero a i5 Lui dedicato . Questi, udite le accu- se dei Demonj . e la sincera confes- sione di Baronto j caccio colla virtu delle Chiavi costoro , dicendo ad essi^ che egli aveva omai calcato i suoi pec- cati colle limosine \ colla confessione dei medesimi al Sacerdote ^ colle ope- re di penitenza , col lasciare tutte le cose sue per Iddio «> e col dedicarsi tutto al servizio di Cristo . Ed i Bea- ti resero di cio grazie al Medico Ce- leste . Quindi rivolto Pietro a Baron- to 5 gP impose di redimere condegna- mente 5 ritornato che ei fosse nel suo pellegrinaggio [ i peccati che confes* sati avea ,, ed altri difetti ancora^ che ei egli discoperse : Gli add i to la ma- niera di redimerli 5 e minacciollo : 5 , Se da qui in poi tu sarai negligente . un gran pentimento ne avrai al dipartir- si delPanima tua ; e ti sorprendera una ruina peggiore della prima . „ Quindi ordino a due Giovani di bianche stole vestiti 9 che il conducessero a vedere il Regno degli abissi ; ond' egli quivi aprendesse quello v che dir doveva ai suoi Monaci . Ed il Beato Ibbone gli pose allora nelle mani un ct >o acce- so ? da lui segnato col Seguo della i6 Croce ; affinche in quel viaggio non rimanesse preso dalla tenebre d'lnfer- uo ; ed insegnogli il dissipare i De- monj 5 che ardito avessero tendergli insidie > con queste parole : Gloria tibi .> Deus . Egli fu agli abissi eon- dotto : ma in quella guisa che in Cie- lo salito non era fino al Trono di Dio, cosi neppure in quelli discese ; ma vi- de dappresso quelle mansioui , che Dio gli permise di vedere : Vide V orrore e il bulicame di quella Massa dannata ; c i Demon] trarre la dentro le anime 5 che muojono in peccato , con quella sollecitudine irrequieta e gareggiante, con cui vedonsi le api ricorrere agli alveari ; e diviso in quella moltitudi- ne le classi , e le societa ., in cui so- no stretti i Dannati rei degli stessi de* litti ; i superbi coi superbi 5 i lussu- riosi coi lussuriosi : secondo quella es- posizione di S. Gregorio ne' suoi Dia- loghi : Ligabunt eos in fasciculis ad comburendum . Vide una copia innu- merable di Gherici 9 che nella terra dei mortali eransi allontanati dal pro- ponimento loro , e le vergini stolte 9 che quivi si applaudirono della loro verginita , e niente all 9 altra vita re- 17 fcarono di buone opere . Un altra co- sa ei vide ancora che grandemente e da temersi . „ Tra tutti quelli , ei di- ce , che erano tenuti sosto la custo- dia dei Demonj 5 stretti in catene , e- rano alcuni i quali aveano nel secolo oprato il bene soltanto in parte . Al- tri erano in sembiante di Leviti cinti di bianche vesti ; i quali non mai ope- rate* aveano sinceramente il bene nel secolo ; i quali gemendo chiudevano i loro ocelli, e percuotendosi il pet- to ad alta voce dicevano : Lassi noi 9 che niun bene facemmo $ cui pure udito aveamo 5 e veduto abbiamo an- cora che questo gran male e omai ol- trepassato . M Dopo tutto cio lo spirito di Baron- to fu ricondotto al suo corpo . Egli annunzio ai Monad quel , che eragli avvenuto 5 e quel che aveva visto e udito 3 e poi lo scrisse in un Libro 5 e termino quell 5 annunzio , e questo Scritto con tale esortazione . 55 Quel- le cose , che io ho narrato 3 non gia da altri le appresi 5 ma da me mede- simo poc'anzi le sperimentai . Che se alcuno prender& in mano questo mio piccol Libro per leggerlo 5 ei potra ben- i8 si riprendermi di rusticita nel dire * ma noil potra giammai incolparmi di menzogna . E chi poi , Fratelli caris- simi , avra si ferrea mente , da non paventare i supplizj , che ho annun- ziato ; ove i Demonj si velocemente rapiscono qualunque peccatore , che esce dal suo corpo «> e seco lo trag- gono air Inferno ? Questa cosa anche da S. Gregorio confermasi : Che il Si- gnore permette al Demonio il toglier F anima peccatrice dal suo corpo; af- finche ella venga costretta ad appren- dere 5 chi e colui 5 cui essa si die spontaneamente in balia , peccando . E chi sara si aiieno dalla Fede , che non creda alia sentenza di esso ? Ma per questo molti non credono , per- che piu li diietta V amore del secolo e dei comodi terreni 5 che la Carita di Dio , e la societa degli Angeli e dei Santi , Esclama il Profeta, e dice: Non tardiamo di convertirci al Signo- re , e non differiamo di un di alV al- tro . Perocche repentinamente scoppia V ira di lui > ed egli nel tempo delta vendetta ci sperdera . E quelle cose, che per la cupidita abbiamo adunato, che ci gioveranno ? Eccl. 5. E di nuovo 19 ci chiama , dicendo: Venite a me o Figli 3 e mi ascoltate : Io vi insegnero il timore di Dio . Ei ci chiama colla voce delP Evangelio , dicendo: Venite a me 3 tutti Voi p che siete affaticati ed aggravati: ed io vi ristorerb \ Matt. ii. Ci chiama per se medesimo, e di- ce : Venite benedetti del Padre mio> prendete possesso del regno preparato a voi sin dalla fondazione del mon- do . Matt. a5. Predica a noi S. Gio- vanni Apostolo ; Fratelli , non voglia- te amare il mondo 9 ne le cose del mondo . Se uno ama il mondo , la carita del Padre non e in lui : dapoi- che tutto quello che e nel mondo , d concupiscenza della came, e concupi- scenza degli occhi , e superbia della vita : la quale non viene dal Padre 5 ma dal mondo . E il mondo passa , e la di lui concupiscenza : Ma chi fa il volere di Dio dura in eterno . Joan. Ep. i. c. a. Ma i cuori degli uomini dalla cupidita del secolo vengono in- durati 3 ed indurati come dure pietre; intantoche non possano piu risorgere alia rettitudine . Si riscaldi adunque, Fratelli dilettissimi -, la nostra fede * riconduciamo i nostri desiderj alia vi* SLO ta celeste; ponghiamo avanti 1 nostri occhi i peccati., ehe abbiarao com* jmessi ; consideriamo quanto severo Giudice e per venire „ il quale dispo- ne di far giudizio non solo delle ope- re malvagge, ma anche dei pensieri nostri; forrniamo il nostro spirito al gemito ed amareggiamo la nostra vi- ta colla penitenza : affinche ella per l 5 amore terreno non senta la ven- detta pella eterna dannazione; ma le fcuone opere ne sollevino alia regione eterna :„ Dall 9 antico Lezionario della Chie* sa Pistojese, (a) da cui il Ferrari e il Razzi hanno dedotto le loro istorie di questi Santi : e dai Bollandisti . (a) La Chiesa di Pistoja ebbe nei tempi anti- chi il Breviario e Lezionario proprio e parti- colare 9 siocome anche il Calendario 9 ossia l r ordine del divino Ufizio 5 e il Processionario 5 ed altri libri delle sacre Funzioni . Ella servo questi usi suoi fino alia ri forma del Breviario Romano 3 ed alia Costituzione del Santo Pon- tefice Pio V del di 7. Luglio l568. ed alle se- guenti ordinazioni fatte dai Romani Pontefici coerentemente al Decreto del Sacro Cone, di Trento Ses. 25. dejndice librorum ec. Dopo le quali Costituzioni Apostoliehe Ella kccolse il Breviario Romano 3 e la generate riforma dei libri tScelcsiastici fatta dalla S. Sede Apostoli* ca ; Eccetto alcuni pochi usi , che Ella ritenne in parte; tra i quali uno e quello delle Preci e Litanie che Ella adopra ogn' anno nei giorni delle Rogazioni : ripiene di spirito 9 si nella rarieta e dignita dei sensi, che nella melodla del canto . Del rimanente il Padre Zacoafia Gesui- ta nella sua Opera intitolata Bibliotheca Pisto* rientis ha dato alia luce due Calendar j antichi di essa Chiesa : uno dei quali e di eta remotis- $ima 9 ed assai scarso di Santi 9 V altro del se« colo decimo quarto o decimo quinto, e di Santi ripieno . E rispetto a quell' antico Lezionario, di quanto singolar pregio ei fosse , chiaramen- te lo accenna il Baronio nelle sue Note al Mar- tirologio Romano parlando di S. Rufino Vesco- vo dei BLarsi aldl U. di Agosto: principalmen- te poi e stato dimostrato dall* Abate di Costan- zx> Benedettino nella sua Opera, che hail titolo* Disamina degli Scrittori e dei monument* rz- guardanti $. Rufino JTescovo « Martire di As- sisi , i 22 S. A T T O Vescovo b Confessors Incerta e di Atto la patria; (a) ed inol- tre nissun documento , per quanto e a me noto, abbiamo intorno alia sua vita fino a quella eta di esso, in cui gia fatto Sacerdote , cercando i Luo~ ghi Santi dell' Italia , fu preso d' am- mirazione e di affetto dalla Santita dei Monaci di Vallombrosa , e si di6 a queir Istituto . Ma le virtu , che ei port6 dal secolo al Chiostro , ben chia- ro additano , in quali studj di pieta e di dottrina ei fosse stato cducato e nutrito , e a quale altezza ei si fosse in essi elevato . Imperocche egli spie- go ivi tosto una si perfetta osservan- za , un si ardente zelo della discipli- na monastica , unito a tanta saviezza e ad un singolar talento nel predica- re ai popoli la parola di Dio , che ve- nendo dal Pontefice Pasquale II, tras- ferito al reggimento della Chiesa di Parma il Beato Bernardo degli Uberti, che era allora Generale della Vallona- brosana Congregazione^ fu a pieni voti da quei venerabili Monaci eletto sue- a3 cessore di Lui ; mentre cinque anni appena erano scorsi, dacche Egli ab- bracciato avea quelF Ordine . Ei resi- stette dapprima ad assumere tale ono- re ; ma il santo Vescovo Bernardo 9 siccome persuasa avea col consiglio quel la elezione 3 cosi coir autori- ta e colle preghiere vinse V umilta di Atto r Amministro Egli per piu an- ni quella Gongregazione : Ed il carat- tere del suo governo si fu 5 il farsi Egli stesso forma al Gregge 5 e la man sue- dine , e la dolcezza della carita : in tantoche Egli emendava le altrui inos- servanze della Regola piu col pregare e coll 5 amorevolmente ammonire , che col punire o riprendere agremente . E massimamentc spiegava viseere di Padre verso coloro , che raffreddati nello spirito 5 abbandonavano la vita monastica 5 andando in traccia di es- si , come il Buon Pastore della pe- corella smarrita 5 ed accogliendoli ravveduti con inaudita benignita. Nel- la qual maniera di operare ei semprc si tenne j fatto superiore alle quere- le ed alle persecuzioni di alcuni Mo- nad > che animati da un zelo non sonforrne alia scienza voluto avreb- &4 berb^che Ei si condueesse altramente; Inoltre ei non si arresto alia cu- ra del proprio Ordine ; ma prosegui sempre l 5 esercizio di annunziare il Vangelo di Gristo ai Popoli . Per la qual cosa 5 sparsa la fama di Lui e Y odore delle sue buone opere n el- la Toscana non solo, ma anche nelle al- tre parti dell 5 Italia , trasse talmen- te le genti alia venerazione del suo Istituto,, che piu Monasteri egli ebbe a fondare v ed altri gia incomincia- ti a perfezionare ; e piu Badie gli vennero offerte 3 onde le riformasse^ ed all 5 Ordine suo le aggregasse . Inoltre egli molto opro e per di- fender la sua Religione dalle offese dei Potenti del secolo 5 e pe^r favori- re i grandi interessi dei Popoli stessL Dalle quali cure ad ambo gli oggetti. rivolte piacemi qui recare uno splen- dido esempio in una Lettera da lui scritta al Pontefice Onorio II. „ Al Signore e Beatissimo Padre Onorio per la grazia di Dio Vescovo della Prima Sede 9 Atto peccatore Monaco e gli altri fratelli di Vallom* brosa col la debita soggezzione volon- taria obbedienza in tutte le qose . Ri- eordando noi V integrita della fede ^ e la devozionc, die i nostri Maggiori hanno sempre serbato verso la Sede Apostolica , non paventiamo di appres- sarci con fiducia alia Vostra presenza per supplicarvi in pro delle nostre e delle altrui necessita . Laonde umil- mente preghiamo supplichevoli la San- tita Vostra 3 affinche memore dei tra- vagli e della obbedienza della Vallom- brosana Famiglia si degni di distoglie- re in qualche modo da noi la crudel- tk di quei , che ci perseguitano . La quale noi non Vi esponghiamo ora ordinatamente, perche confidiamo che udita omai Pabbiate dalla relazione di Monsignor Vescovo di Modena . Impe- rocche fino a tal segno si avanzano nel conculcarci, che oltre la rapina dei mobili 3 e V abbruciamento delle case , non hanno timore di percuotere e di nudare turpemente le nostre persone . Inoltre vi snpplichiamo similmente per gli eccessi dei Fiorentini^ dai qua- li 5 quand' anche noi volessirao \ non possiamo allontanarci senza grandissi- mo scandolo . Imperocche , abitando noi in mezzo di essi s siamo sostenta- ti dai lor benefizj , e per le lor mani 1,6 dalle ingiurie di molti liberati . N& cio diciamo , perche a noi piaccia V iniquita loro , 6 perche ella rimanga affatto irapunita £ ma perche venga so- pra di essi una almeno minor vendet- ta ; onde non ne nasca una ruina maggiore . E sono anche tra loro mol- tissimi di ambo i sessi ed ordini 9 i quali ne r opra prestarono 9 ne la vo- lonta alia Fiesolana distruzione : E pe- ro e della Santita Vostra il provvede- re I, che gP immuni da questo delitto non siano puniti insieme coi rei sotto gli occhi del mondo, e che la molti- tudine innocente non sia separata dal grembo della Ghiesa . Finalmente noi 5 che per la grazia insieme e per la be- nedizione Vostra crescemmo 3 Vi rac- comandiamo nel Sign ore la picciolez- za nostra 3 e lo stato di tutta la Con- gregazione ; porgendo suppliche , per- che ci sia concesso il meritare di es- ser salvi nella barca di Pietro con Voi nel giorno del Signore . „ Intanto essendo rimasta vedova del suo Pastore la Ghiesa di Pistoja, quel Popolo ed il Capitolo di quella Insi- gne Cattedrale dornand6 istantemente al Pontefice per suo Vescovo Atto , 27 General Valombrosano. Ripugn6 que- sti lungamente ad addossarsi un tal peso : cosi che per tre volte quel Ca- pitolo ne fece inchiesta ad Innocent zioll. e per tre volte ne riceve dalla S. Sede benigno Rescritto, e la con- ferma della elezione da lui fatta di Es- so : Ma finalmente Ei cede alia violeri- za della divina vocazione., col propo- nimento peraltro diesser Vescovo^ sen- za lasciare di esser Monaco . Ed infat- ti egli niente mutd della sua vita di monaco nello stato Vescovile . Ne ri- tenne sempre Y abito 9 e ne osservo le leggi . Recitava insieme co' suoi Cano- iiici le ore si notturne che diurne delF Uffizio divino, siccome era gia stato so^ lito di fare nel Chiostro, Ed inoltre interveniva alle generali adunanze del* la Religione Vallombrosan^ ed insie- me co 5 Superiori di essa andava a visi-* tarne i Monaster] j procurando con san-- to zelo di mantenere in yigore la disci- pi ina nionastica in ogni luogo . E quin- di e 5 che in varie Chiese della Tosca- na ei consacro 5 essendone richiesto, piu altari t e due oella Diogesi di fe* gamo , Ms il csmpo piw lwroinosa delle sue 28 grandi azioni fu nella sollecitudine dell 5 episcopate Ei comincio^entrato appena in tal camera , dalP impetrare dal Pon- tefice Innocenzio II. una Bolla di con- fermazione , e di apostolica protezione dci diritti della sua Sede incontro alle usurpazioni de potenti del secolo, che in quei tempi vessavano il Clero., e la Chiesa .La qual Bolla e un prezioso mo- numento delle splendide ed ampie pre- rogative 5 di cui era allora ornata la Sede Vescovile, e la Chiesa Pistojese; ed ha questo esordio degno di alta considerazione:,, Innocenzio Vescovo 3 servo de servi di Dio 5 al venerabile Fratello Atto Vescovo di Pistoja 3 ed ai suoi Successori che verranno cano- nicamente promossi in perpetuo . La Chiesa Pistojese posta nelle parti del- la Toscana ., per la grazia di Dio, che e autore di tutti i beni, fino da lunghi tempi indietro ottenne il dono di que- sta Vpeciale prerogative : che'ella ri- fulse per il reggimento di sapientiPa- stori, e di discrezione ripieni^ e pef la loro industria un increments ac- quis to grato a Dio , si nelle tempora- li cose che nelle spirituali . Noi go- diamo per ogni modo v e meritamen- &9 te giocondi ci rallegriamo > perche il provvedimento delle superne disposi- zioni costitui Pastore d 5 quel luogo te 3 o venerabile Fratello Atto Vescovo , che sei Uomo per verita sapiente , e nella religioneuniversalmente cornmen- dato^ e te chiamo la misericordia di Dio a governare colla dottrina e colP esempio della vita il Popol suo . Per- tanto quanto piu di religione piena h la tua vita^, e la predetta Ghiesa Pi* stojese , cui tu per volonta di Dio presiedi 3 e al Beato Pietro piu devo-* ta; tanto pel dovere dell'Apostolato a Noi ingiunto piu grata necessita ci in-» combe di munire coll' Apostolica auN torita di privilegi la prenomata Chie- sa -, e di conservare ad essa illibati ed intieri i suoi diritti.^ Indi avendo At-» to incontrato nelP esercijsio del sacro suo ministero dei gravi scandali^ e del- le fortissimo opposizioni ; e per il vi- ( zio della simonia 9 che in quel secolo infestata avea tutta V Italia; e per par- te de'Pratesi^ che soverchiamente pre- sumendo da un Privilegio lor concesso della sede Apostolica (b) ricusavano di prestare obbedienza e soggezzione al proprio Vescovo ; e per parte dei Con* 3o soli della Citta istessa di Pistoja , clie ardivano di s tender la mano al San- tuario ., sicche giunsero perfino ad u- surparsi v e rapire sacrilegamente al- cuni beni della Chiesa Cattedrale : Ei si oppose con petto forte a questi ma- il, e ad essi prevalse nelle armi di Dio, enelFattaccamento alia virtu di quella Pietra, sulla quale e edificata la Chiesa^, e contro la quale non ban forza le porte delP Inferno. Ei rimos- se dal suo Gregge quel vizio colla Predieazione , e colle Vescovili Ordi- razioni : Scomunico quei Consoli, ed umilio la loro audacia colla conferma- zione di quelF anatema ottenuta dal Ppntefice Innocenzio II. Invito i Pra- tes! alPunita, ed interpose sopra dies- si V autorita del Sommo Pontefice Ce- lestino II. il quale die lor precetto di obbedire e riverire il Vescovo delle loro anime^ con sue Lettere del 17. Febbrajo 1 i4-3 ; ove e questa pesante parola \ „ E 5 cosa atutti manifesta* che 1' obbedienza e il fondamento ^ e la stabilita di tutte le virtu , per la qua- le e convinto V uomo di essere infe- dele, ancorche sembri ch'ei sia fedele.^ Del rimanente questo gran Vescovo 3i era nella sua vita tutto inteso 6 alia lettura dei Libri santi , di cui era stu- diosissimo ; onde dai primi storici di lui e chiamato Sacrarum Scripturarum cult or egregius ( Michael. Pocciant. Biblioth. ) 6 alle opere del Pastoral Ministero^ cioe alia istruzione del Cle- ro e del popolo„ al visitar gl'infermi., alia consolazione degli affiitti «> al sov- venimento dei poveri^ cui egli distri- buiva copiosamente i beni suoi. Inol- tre molto egli alimento nel sue Greg- ge la divozione 5 e la fiducia in Ma- ria Vergine: intanto che essendo in- sorto in Pistoja un pestifero morbo 5 e si micidiale., che nello spazio di tre o quattro giorni, al comparir nella gola o nel petto dei piccoli tumori, che i volgari chiamavan porrine , uccideva tutti quei che ne erano infestati; egli sotto la disciplina del suo Vescovo ricor- se con si fervide suppliche alia Madre di Dio davanti ad una Immagine di essa, che ebbe dipoi il nome di Bladonna del- le Porrine •, che spari quel fnorbo. E tal pieta dei Pistojesi verso quella Imma- gine crebbe nel prosegjtiimento dei tempi ed ha continuato lino a noi.(c) Egli avviso ancora di ^vvalorare nel * 3s suo Gregge la pieta^ ch'ei di gia titl- triva verso V Apostolo S. Iacopo det- to il Maggiore; E per tale intento egli impetro da Diego Arcivescovo di Com- postella una preziosa Reliquia di que- sto Santo 5 la colloco in una splendi- da Cappella da lui edificata a tal uo- po nella Chiesa Cattedrale^ ed invito con ogni ardore i popoii alia venera- zione di essa. Secondarono essi gP in- viti del Pastore , e la destra di Dio favori la lor devozione con tanti e si stupendi prodigj , che attrassero al culto di quella Reliquia e le vicine e le lontane genti. A tal vista Atto portossi in persona dal Pontefice Eu< genio III. che dimorava allora in Vi* terbo^, e ne otteiine che si spandesse- ro i Tesori delle Indulgenze sopra i Fedeli devoti ; e che liberi, e franchi si rendessero i loro Pellegrinaggi . Ec- co le apostoliche Lettere di Lui traspor- tate letteralmente nel nostro linguag- gio . ,» Eugenic Vescovo » servo dei servi di Dio a tutti i fedeli di Dio, che de- votamente visitano V Oratorio del Bea- to Iacopo Apostolo situato nella Chie- sa Pistojese, salute ed Apostolica Be- 33 nedizione. U ineffabile grandezza del- la Clemenza Divina I la quale vuole 3 che tutti gli uomini sian salvi, e ven- gano alia cognizione della verita , mol- tissime e chiare specie di miraeoli diversi per i meriti del Beato Aposto- lo Iacopo ha mostrato al sacratissimo Altare di lui nella Chiesa Pistojese > ordinati alia compunzione dei fedeli. Perocehe ? siccome dalla relazione del venerabile Fratello nostro Alto Veseo- vo religioso di quella Citta., e di mol- ti altri abbiamo udito^ i ciechi j gli zoppi 3 i rattratti , ed altri da diversi languor! afflitti acquistarono in quel luogo per le preghiere ed i meriti ^ come dicemmo, del Beato Iacopo i desiderati rimed] di salute. Rendendo pertanto Noi grazie a Dio Onnipoten- te per tanta manifestazione della Gra- zia divina 3 abbiamo stimato esser de- gna cosa , che i Fedeli Cristiani , i qualij, risguardando alia pieta , divota- mente visiteranno il predetto venera- bile luogo., meritino qualche rilevazio- ne dei lor peccati per mezzo di Not, Per la qual cosa affidati ai meriti dei Beati Pietro, e Paolo , e del medesi- mo Iacopo., Apostoli di Cristo , colla 34 Apostolica autorita determiniamc .clip tutti coloro, i quab per «?*"^ devozione e di preghiera visiteraimo il predetto Venerabile Oratorio, ab- biano il gaudio di averne ri^rlato una indulgenza di sette giorm delta ingimitalor penitenza. Dato in Vit bo il aa Novembre U@. >* f) d{ Eu £ enio Vescovo servo dei servi ai dissimi Vescovi di Siena, di Vetera, di Firenze, di Lucca, e di Lum sa- lute , ed Apostolica Benedizione. & omai giunto , siccome noi crediamo a notizta vostra, qtiali e quanti miraco losi segni I s onnipotente Signore pei i m eriti del Beato Apostolo Iacopc .ha voluto nei presenti tempi dimostrare al Sacro di lui Altare nella Gbjeta Pi- stoiese : onde i popoli fedeli da diver- se ? e remote parti delta terra hanno cominciato a concorrere in quel mo- go , da uno spirito di devozione ecci- tati, e a domandare ivi rimed] di lor salute . E' dunque espediente ai iede- li Cristiani , e massimameiite ai cir- convicini , il render grazie al nostro Redentore per tanto benefizio a not compartito, ed il prestar fedelmente 35 i dovuti ossequj di devozione al Bea- to Jacopo di lui Apostolo . Laonde con queste Lettere nostre Apostoliche a voi comandiamo , di avvisare distin- tamente il popolo e i Diocesani vostri „ che per niun modo impediscano gli uo- mini e le donne , di qualunque paese siano,, le quali vanno per motivo di devozione e di preghiera a cosi sacro Oratorio , ne osino di apportar loro al- cuna molestia e lurbamento . La qual cosa se alcuni presumano di fare , de- nunziateli pubblicamente } come sa- crileghi e violator! del la triegua di Dio , e fate osservare fermamente nel- le vostre Diogesi questa sentenza di scomunica fino a tanto, che egiino ne abbiano soddisfatto . Data in Viterbo il di aa di NovembredelF an. n45.„ Dalle molte e largbe offerte , che i popoli in quei loro pellegrinaggi fa- cevano all' altare di questo Saiito A- postolo , ne nacque e la Sagrestia de begli Arredi , e quella ricca Opera, la quale non solamente ha prestato a quella Cappella ed alia Chiesa Cat- tedrale un magnifico provvedimento di Divini Uffizi; ma delle ridondanti sue rendite ha formato cospicui sov- 36 verrimenti ai poveri nella Gitta di Pi* stoja. Alia pieta poi dei Pellegrini ri* spondeva il Popolo Pistojese con una sollecita cura dei medesimi, prestando lore ospitalit^ ed ai loro infermi ser- vitu; massimamente nello spedale di S. Jacopo 5 il quale per tale effetto fu da S. Atto ancora fornito con una larga donazione di beni. Un popolo poi cosi di religione ac- ceso dai zelo del suo Pastore non si limito in questi obbietti colla sua pie- ta ; ma si stese al provvedimento del culto divino in ogni altra parte. Del- la qual cosa giovami qui il riferire un bell' esempio, nelP ingrandimento ed ampiezza 5 che ei diede allora al co~ spicuo Tempio di S. Paolo Apostolo nella Citta di Pistoja. Ma questi atti di pieta 3 cbe fin qui ho descritto, sono il segnale d 5 in- finiti beni d 5 ogni genere^ che ridonda- rono nei Pistojesi dal reggimento di S. Atto . Imperocche dice il Signore per bocca delP Apostolo : „ La pieta e buona a tutto^ avente le promesse della vita presente e della futura.„ i Tim. 4- Ella e buona a tutto; cioe non so- lamente a edificare l'uomo interiore 3 7 e spirituale / ma ancne a contenere i popoli neJP ordine , e ad ispirare ad essi e ai loro reggitori i consigli del* la saviezza nei difficili avveiiimenti della vita, ed a sostenerli in essi. Noi abbiamo udito come il Pio Atto, es- sendoGenerale della Vallombrosana Con- gregazione^ non solo questa sostenne e dilato in mezzo alle persecuzioni degli empj • ma opero ancora i gran- di interessi dei Fioientini . Or simil- mente ei resse la Diogesi Pistojese per venti anni in tempi difficilissimi, nei quali grandi commozioni agitaro- no e la Chiesa e l'Impero . Imperoc- che lo scisma di Pier Leone intruso nella Sede Romana col nome di Ana- cleto II. destato avea molte turbolen- ze e litigj in Toscana : E la deposi- zione di Corrado Marchese di Tosca- na, e la sostituzione di Engelberto nei luogo di esso fatta dall'lmperatore Lotario II. avendo ofFeso gli animi , le Citta Etrusche, si levarono esse in ri- bellione contro quell' Imperatore^ e lo provocarono a mandare mi grosso e- sercito sotto la condotta di Enrico di Baviera per soggiogarle. Ma il Vesco- vo Atto in mezzo a queste turbolen 38 ze resse se stesso , ed il Gregge sua con si accorto consiglio 3 che il Pon- tefice Innocenzio II. dal Concilio di Pisa „ adunato contro quell 5 Antipapa , portossi a Pistoja; il Vescovo col suo Clero 9 i Magistrati , la Nobilta a ca- vallo j> ed un immenso numero di po- polo gli andarono incontro 5 e lo in- trodussero nella Citta coi sommi ono- ri ; e nel Palagio stesso di Atto Ei pre- se riposo. E quel Bavaro non ebbe gia d'uopo di soggiogare e prendere col- le armi la Citta di Pistoja^ come fe di Firenze e delle altre Citta dell 3 Etruria ; ma ella prestato avendo pa- cificamente il giuramento di fedelta all 5 Imperatore s fu immune dagli or- rori e dai danni della guerra . Questo talento di alta saviezza in Atto era poi si cliiaro e luminoso nella Chiesa di Dio, che non solamente i Vescovi della Toscana^ ma gPistessi Sommi Pon- tefici Innocenzio II. e Celestino II . il richiesero de 5 suoi consigli : E Matteo Cardinale di S. Giorgio fe di lui quel celebre Elogio : „ Che felice sarebbe stata la Romana ed Apostolica Sede, se stata fosse governata dalle redini di Atto Vescovo di Pistoja.,, ^9 Finalmente il Signore chiam6 questo S. Vescovo a prender la corona dei meriti suoi . All'udhe questa voce di Dio Ei distribui riel seno dei Poveri quelle sostanze 3 che gli erano rima- ste; sofferse con ammirabile pazienza la sua morale infermita ; e il di aa di Maggio dell' an. 1 145 fu rivestito da Dio della stola di giocondita . Egli la- scio alia sua morte alcuni suoi Scritti^ tra i quali e un Libro di Letter e pie- ne di dottrina non meuo, che di pie- ta,un altro Libro: Della traslazione e dei miracoli delle Reliquie dell' Apu- stolo S. Iacopo ; e la Vita del Santo Vescovo di Parma e Cardinale Bernar- do degli Uberti ; in fine della quale aggiunse alcune delle sue Prediche. II suo corpo fu sepolto nella Chiesa di S. Maria prossima alia Chiesa Catte- drale ; ove si giacque fino all' anno i337 allorche scavandosi i fbndamen- ti di essa per costruirvi un piu ma- ■gnifico Tempio, ai a5 di Gennajo fu ritrovato intero ed incorrotto e spirante una soavita di celeste odore , vestito in abito Pontificale splendido ed intat- to , e con una lamina di piombo sot- to il capo, ove era questa Jscrizione: 4o Atto Episcopus Pistoriens 7 s hie requie- scit. Fu esposto allora alia venerazio- ne del popolo nella Chiesa Cattedra- le ; ove opro miracoli : intantoche il Pontefice Clement e VIII. lo aggiunse quindi al catalogo dei Santi. La Chie- sa Pistojese ne onora solennemente la memoria il di 22 di Maggio, colF ob^ bligo alia Citta di ascoltare la S. Mes- sa: e sotto il medesimo giorno Eglie de- scritto nel Martirologio Romano. Dai Bollandisti; dalP Opera del Pa- dre Zaccaria Gesuita che ha il Titolo Anecdotorum medii aevi ; dalle Me- morie Istoriche della Citta di Pistoja del nostro Fioravanti ; e dalP opera manoscritta di Giuseppe Borelli Sacer- dote Pistojese del V Anno 1734 intito- lata Pistoja Sacra ; e dal Dondori nel Libro Delia pieta di Pistoja : Nelle quali opere sono anche riferiti i mo- numenti e le carte da me addotte^ ed estratte d^gli Autograft dei nostri Ai> chivii , (a) E* sfato creduto che la Patria di S. Atto fosse la Citta di Badajoz nella Spagna detta in latino lingnaggio Pax Augusta ; e questo senti- mento e passato nelle Leggfnde di esso negli Ufizj Divini . Ma i Bollandisti lo hanno oppu* 4i gaato eon una lunga discussione. Tuttavia qtie- sta Citta Jo venera come suo , con Messaged U- fizio , e con nn Oratorio in onor di lui eretto e eelehre per molti miracoli. (b) Questo privilegio ; come appare dal Cole- to nelle sue Giunte all' Ughelli nella storia ciei Proposti di Pratoalla vifa d' Iidebrando, e dall* Orlendi neli> Opera Orbis sacer et prophanus consisteva nell'essere ricevuta la loro Chiesa sotto la protezione della S. Sede Apostolica.- Privilegio che in que' secoli concedevasi a mol- te Ghiese e Monasterj dei piu rispettabili / e che non inciuceva alcun cangiamento neli'ordi- ne Gerarchico. E pero lo stesso Pontefice In- nooenzio III. nella sua BoJla a S. Atto dice : Ad haec adjicientes sancimus, ut occasione pri- vilegii , quod Pratenses a nobis se impetrasse congaudent nulla injuria vel irritatio , aut ino- bedientia matrts suae Pistorien. Ecclesiae in aliquo infer atur \ Nee Pratensis Ecclesia , vet clerici illius loci eodem scripto contra ju- stitiam , vel dignitatem 9 out obedientiam Ec- clesiae sen Epjscopj Pistorien. utantur ; sed quemadmedum Praedecessorum Nostrorum Urba- ni Paschalis, et aliorum, sen etiam bonae mem. Petri et lldebrandi Pistoriensium Episcpporum tempore exisit potestatis aut dignitatis Pisto- rlensis Ecclesiae vel Episcopi eis in omnibus obediens et subiecta per mane at . T.uttavia il f>rovvedimenlo di Dio elevo questa Chjesa ad alto onore . Peroeche nell' anno i/ f 65 il Ponte- fice Pio II. alio istanze del Proposto di essa 3 Carlo de Medici, e del Popolo Pratese , a)a 4a Bolla dei 5. Settembre concesse ai Proposti di Prato in perpetuo la dignita di Protonotarj della S.Sede Apostolica con tutti i privileg) 5 im- munita s ed onori annessi alia medesima, e col diritto di farsi rivestire delle Insegne di es- sa da qualunque Vescovo,che fosse in grazia eco- munione della Sede Apostolica . Inoltre die lor facolta di far celebrare Pontificalmenf e in quel- la Collegiata per quattro o piu volte 1* anno qualunque Prelato ayente 1' uso dei Pontificali . E finalmente esento il detto Proposto 5 e i Ga- nonici , e le altre Persone componenti quella Gollegiata della giurisdizione del Vescovo di Pistoja, ponendole tutto 1* unica soggezzione del- la Sede di Pietro II. Si estesero quindi o per con- venzioni col Vescovo di Pistoja 6 per privilegj Apostolici i diritti di quei Proposti nella Ter- ra di Prato: finche per la mediazione dei Car- dinale Carlo de Medici 9 e del Gran-Duca Fer- dinand© II. fu dal Pontefice lnnocenzio X. con Bolle Apostolichedel 22 Settembre 1655 dichia- i H ata Citta quella Terra 5 e la sua Gollegiata eretta in Gattedrale ; colla condizione che il Vescovo di Pistoja ad ambedue le Chiese prese- desse 5 e prendesse il Titolo ancor di essa, co- me di Cliiesa aeque principaliter unita . Ed e adesso questa Chiesa rispettabilissima non sola- mente per lo splendore e P ampiezza del culto divino s die vi si esercita 9 e dove possiedesi il singolar tesoro del Sacro Cingolo di Maria San- tissima, e per le Case Religiose, e gli asilj di pieta, ed i cospieui Educatgrii della nobile Gio- ventu e del Clero, e gli ampj provvedimenti alia Classe indigente dei Cittadini ; ma anche per i Santi e i Beati ehe vi fiorirono 9 e per 43 gli Uomini eminenti, che ella prodnsse , 1 q«a- Ji colla parola e colic opere resero soiruni ser- vizj alia Chiesa di Dio : tra i qnali basta il ri- cordarc e il Card male Niccolo delTOrdine dei Predicatori. e Monsignore Antonio Martini Ar- civescovo di Firenze, (o) Ved. il Libro Memorie delV antica mira- colosa Immaginr di Maria Santissima detta dclle Porrine 9 che si verier a nella Chiesa Cat' tedrale di Pistoja pubblicate dal Signore Ca- valiere Francesco Tolomei Pistojese, in Pistoja 1' Anno 1817 (d) Ad alcuno forse sembrera piccola questa Indu]genza 9 che pure il Pontefiee annunzia m si magniHca forma ; Ma chiiinque conosce la storia Ecclesiastica sa 9 quanto la Chiesa era allora piu parca nei concedere le jndulgenze 9 che adesso. 44 S. FELICE Pretje e Confessore F. elice nacque in Pistoja di onesti genitori (a). Fin da suoi prirni anni ei fu un verace adoratore di Dio * che astenevasi da ogni opera malvagia 9 e stava saldo nella sua innocenza , me- ditando giorno e notte la Legge del Signore , e s.ervando una gravita di di costumi . Ascritto quindi alia Che- ricale Milizia ed iniziato al Sacerdo- zio 5 egli ne compieva le parti in tal tnaniera , che era a tutti obbietto di ammirazione e di esempio . Ma per servile piu liberamente a Dio^ sciolto dagli impediment! del secolo , ei si ritiro occultamente in una valle non molto remota dalla Citta^ la quale ha il nome dal fiume Bure , che le ba- gna i foil. Quivi ascoso in una solita- ria spelonca affiiggeva assiduamente il suo corpo 9 e meditava le celesti co- se e divine ; E massimamente contem- plava la Passione del nostro Signore , e sovente^ esclamando , pregava . Si- gnore Gesii Cristo, impiagate il mio cuore co lie vostre ferite * ed inebriate il mio spirito del vostro Sangue, af- finclie ovunque io rnirivolgp vedasem*- pre voi Crocijisso e qualunque cosa io rimiro sia agli occhi miei fatta rubU conda del vostro Sangue . II nemico del genere umano , tratto da invidia 9 sforzossi di turbargli questeDelizie dello spirito con varie insidie di tentazionL,e percuotcndolo con verghe. Ma il gueiv riero di Dio iniperterrito col soccorso divino lo scherrni sempre e lo vinse, Dopo alcun tempo ebbe avviso da un Angeio di far ritorno alia sua pgttria , E postosi tosto in cammino 9 pnentre ei passava sopra un carro apprestato- gli da un bifolco il rapido fiunie del- la Bure reso goiifio dalle acqne pio- vane v per un violento impelo di Sa^ tana si spaventarono glj aggiogati giu- menti , e si infraiise una ruota del carro ; ed ei trovossi vicino al som- mergimento ed alia morte . Si rivolse Egli allora con umili preghiere al Si-*- gnore ; e tosto emerse salvo alia riva Egli col bifolco , e i boyi 5 e il car- ro y cui l'infranta ruota era stata om-ai ristabilita , Ne reie srazie al Si e lielo per- venne a Pistoja . 46 Qurvi separato dalla moltitudine de- gli uomini_, ritenendo il consueto suo teuore di vita , a se solo attendeva , ed a Dio . Ma la Legge della Carita verso Dio ed il Prossimo lo costrinse ad intermettere questo rigore di solita- ria vita . Laonde serbandosi tutto a Dio 9 e tutto in Dio tenendosi 9 si fe tutto ancora ai suoi Concittadini per guadagnartutti a Cristo. Egli offrivasi all 9 ajuto ed alia salute di tutti quei, che a lui ricorrevano^ apprestando loro opportuni soccorsi di consigli e di av- visi 5 di orazioni e di Sacramenti ., e massimamente di salutevoli esempj . Un sommo studio ei si dava ancora per por pace tra 5 suoi Concittadini agitati da dissenzioni e da discordie : con umilta gli ammoniva 9 con santa liberta li riprendeva 9 con grande af- fetto di cuore li consolava ; e massi- mamente poneva loro sotto gli occhi quell' esemplare divino , per cui egli semprearse, della mansuetudine delFi- glio di Dio ne 5 suoi patimenti ed ol- traggi , e gli esortava ad elevarsi, per la sofferenza dei mali terreni in unio- ne con Cristo^ all'acquisto del Regno della pace . 47 Cosi Egli operava : e quando alcun intervallo di tempo gli rimanea da que- ste opere di fraterna carita 5 ei pro- seguiva quello 3 che in tutta la sua vita formato avea le sue caste delizie, cioe la lettura e la meditazione delle Divine Scritture e degli Atti dei San- ti Padri e massimamente dei Martiri 5 dei quali contemplando il grande amo- re verso Gesu Gristo i ed il coraggio e la costanza nel patire per esso 5 si liquefaceva in fervide brame di esser fatto simile a loro , e ripeteva quella preghiera che eragli familiare , e che io ho riferito di sopra . Dopo essere vissuto in tal maniera quest 9 Uorno di Dio per molti anni 5 comincio a pregare il Signore con ar- denti desiderj , che ei lo disciogliesse da questo corpo mortale^ onde esser potesse con Cristo : ed anelando di di in di piu alia Patria celeste 5 il di a5. di Agosto fu chiamato ad entrare nel gaudio del suo Signore. II suo corpo fu sepolto nella Ghiesa Cattedrale , e dopo piu secoli^ mentre perordine del Vescovo Matteo Diamanti scavavasi la hase delP Altare della Vergine Maria, che era nel Goro di essa Ghiesa* affi- 48 ne di ridurlo in miglior forma, furdn<$ le ossa di lui ritrovate chiuse in un Urna di Alabastro. Una fragranza di celeste odore si diffuse allora per tut- ta la Chiesa . II Clero ed il popolo Pi- stojese, presso cui era andato in obli- vione il rito di quel sacro Deposito e- sulto di gaudio nel Signore. Quell' Ur- na colle Reliquie del Santo in essa racchiuse fu porta ta processionalmen- te per la Citta tra gl 9 Inni e i Canti- ci . Quindi con solenne pompa e rito fu collocata sotto un nuovo Altare in un marmoreo sepolcro 9 ove fu inciso questo titolo: Foclix f actus parens pa- rentibus ; vierie a dire: Felice fatto Padre di quella Patria * che lo ha ge* nerato. Iddio fese illustre V invenzio- ne del sacro suo Corpo 5 e corono la venerazione dei popoli verso il mede- simo con molti miracoli. Finalmente neir anno 1693 allorche si tolse la pa- rete, che separava la Chiesa Catte- drale dalP Oratorio contiguo costrutto dal Vescovo Donato dei Medici , fu tolto ancora V altare di S. Felice., che a quella parete appoggiavasi. Si dise- gno allora di trasferire il Crtrpo dies- so sotto il nuovo Altare eretto dalla pieti dei Papagalli nella C^ppella ag- giunta alia Chiesa Gattedrale e for- mata da quell' antico Oratorio; e per tal fine si pose sotto il medesimo il marmoreo Sepolcro, e sopra questo la Statua giacente del Santo , e si dipin- sero sotto V arco dell 9 aperta parete al- cuni miracoli da esso operati . Ma quindi, mutato consiglio, le saere Os- sa di Lui fur poste in un argentea Cassa sepolcrale 3 ove espongonsi a- desso alia pubbliea venerazione . La Chiesa Pistojese poi celebra la me- moria di esso il di a 6 di Asosto, sot- to il qua! giorno e descritto ancora nel Martirologio Romano , Dal Lezionario antico della Chiesa Pistojese; dalla Leggenda, che presen- temente si recita riel'F Uffizio divino di questo Santo; e dai Bollandisti . {il Incerta e 1'efca m cni visse S. Felice. I Bollandisti hanno dimostrato, non essere ell* eertamente posteriove al secolo decimo.* non post saeculum decimum : Ma noi abbiamo dei pubb-li- ei strumenti nell' Archivio del Gapitolo della Chiesa Cattedrale, dai qnali costa autentica- mente 5 che essa Chiesa avea per Contitolare questo Santo fino dagli Anni 940 944 953. E g?i Istorici nostri Pistojesi la pongono nel secolo settimo ed ottayo. Sarebbe statodesiderabile 3 che 5o questo punfo di Cronologia fosse conosciuto dd Flaminio Corner Veneto 9 allorche nella sua Dissertazione De cultu Sancti Felicis presbyteri JVolani cum tiiulo Confessor is apud Venetos » stampata nella Collezione CaJoger iaha , a fron- te delle Tradizioni Pistojesi e Venete , e del vedere venerata dalla Chiesa Veneta la memo- ria di S. Felice Martire di Nola in un altro giorno diverso da que!lo 9 in cui Ella venera la memoria di S. Felice Prete e Confessore . cioe nel giorno assegnatole dalla Chiesa Romana il 14 diGennajo, pretende affermare 5 chc la Chie- sa Parrocchiale e Collegiata di S. Felice Prete e Confessore in Venezia non ededicata a S. Fe- lice Prete e Confessore Pistojese 9 ma a S. Fe- lice Prete e Mart ire di Nola 9 su quest' unieo argomento che quella Chiesa ebbe principio nell' Anno y66 , epoca 3 come ei falsamente pre- sumes molto anteriore al nascimento di S. Feli- ce Pistojese. Laddove Ella poieva essere a que- sto dedicata fino dalla sua fondazione 9 siccome la Chiesa Cattedrale di Pistoja fin da quel tempo lo venerava per suo Contitolare: ed inol- tre Ella pote eleggerlo per suo Titolare 5 allor- che s secondo le stone venete 9 fu ristaurata e rinnovellata prima della meta del secolo deci- mo sesto 3 dopo la invenzione delle Reliquie del nostro Santo avvenuta nell' Anno 1^14 9 e resa chiara e celebre all' Italia per tanti miracoli . G 5i CAP. II. Dei Santi e dei Beati Pistojesi de- Scritti dal Razzi nelle sue Vite dei Santi e Beati Toscani S. Baronzio eComp.ved. a pag. u. B. Atto Vescovo e Conf. ved.apag.22. S. Felice Prete e Conf. ved.a pag. 44- B. GIOVANNI DA GARMIGNANO DELL' ORDINE DEI MlNORI iovanni Parenti originario di Car- inignano , luogo della Diogesi di Pi- stoja j insigne Causidico > esercitava sua Professione negli Stati Pontificii, allorche, spaventato dalia voce di una donna dei pericoli di eterna salute che si incontrano nel Foro , la ah- bandono , e venne a Firenze . Quivi conobbe le virtu del Serafico Padre S. Francesco , che in Firenze allora trovavasi j si appresso ad esso doman* dandolo , che lo accogliesse nel suo Istituto; ed avendolo egli accolto, vi entro } e seco ivi condusse un suo Figlio , dopo aver prima distribute le sue facolta ai poveri . Egli risplende nella Religione di tanta virtu , che quel Patriarca lo prescelse a dilatare 4 551 F Ordine suo nelle Spagne , e creollo primiero ministro Ispano, mentre una gran parte della Spagna ancor geme- va sotto il giogo dei Saraceni. Rice- vuto un tale incarico esulto Giovan- ni come gigante che esce fuora a for- nir sua camera : ed in breve tempo pervenne a Saragozza Citta Capitate del Regno di Aragona. Quivi presen- tossi al Vescovo,, e ad ambo i Sena- ti, ecclesiastico cioe, e secolare , di quella celebre Citta, ed essendo da essi benignamente accolto , domando loro ., che fossegli concesso un giorno, in cui convenendo egli davanti a lo- ro proponesse faustamente quello^ per cui venuto era , e che da loro vole- va. Giunto il qual giorno , circonda- to dalla Corona de' suoi dieci Com- pagni, nella Casa capitolare della Chie- sa del S. Salvatore venne in mezzo a quel celebre Consesso 5 e colla mas- sima umilta e religione proruppe in queste parole , che piacemi qui di ri- ferire, affinche il Lettore apprenda F eccellente maniera di quella stoltezza di Dio, che h piu saggia degli uomi- ni^ e di quella debolezza di Dio che e piu forte degli uomini ( i. Cor. i. ) 53 con cui la Pianta della Francescana Religione pose le sue radici, e stese i suoi rami in tutta la terra . „ Padri Coscritti, e sommamente benemeriti della Cattolica Religione : Dio ottimo Massimo, il quale assise nel tempo opportuno la Sposa del di- lettissimo Figliuol suo Gesu Cristo , cioe la Chiesa Cattolica, in ogni tri- bolazione , ed in ogni necessita di es- 8a, in questi ultimi e veramente ca- lamitosi tempi si e degnato di sce- gliere un certo Uomo privo di scien- za , idiota, semplice, ed implicato nel- la mercatura s figlio di un certo Pie- tro Bernardone di Assist, per nome Francesco, il quale mostrasse al mon- do la via della salute , e persuadesse la penitenza . Egli durqiie prestando orecchio alle paiole di tanto Padre , e Signore abbandonati tutti gli allet- tamenti del mondo , si die intieramen- te alia poverta, aH'umilta, ed al di- sprezzo di tutte le terrene cose : ed inoltre elesse alcuni ucmini dello steso spirito 3 i quali lo seguissero in tutte le cose . E questi coll'ajuto di Dio talmente crebbero , clie dopo nonmol- ti giorni oltrepassarono il numero mil- 54 lesimo cinque volte ripetuto . La qiial cosa per verita non e senza miracolo? essendo quella elezione avvenuta da tredici anni soltanto , 6 incirca: Inol- tre il medesimo nostro Padre France- sco^ il quale una somnia umanita ed una paterna benevolenza trovo presso il Pontefice Massimo Onorio HI. come per Voi potra vedersi _, nella conces- sione della Regola^gia avanti appro va- ta da Innocenzio III. , e da lui pre- scritta , dettandogliela lo Spirito San- to j ed un singolare ed insigne affet- to degli Illustrissimi Cardinali della Santa Romana Chiesa 5 nel cornmen- dare la Regola medesima , desideran- do di soddisfare alia sua vocazione , man do i predetti uomini a lui aderen- ti £ del numero dei quali noi pur sia- mo , ed ai Germanic ed ai Galli , ed alle altre parti della terra 5 ed ancora a questa Citta celeberrima , onde ri- prendano i viz], raccomandino le vir- tu , ed insegnino ai mortali il seguir Cristo , e V ubbidire ai precetti di lui. Noi vi sapplichiamo adunque 9 cbe., se vi piace Y usar con noi 5 vi degniate di assegnarci un piccolo ospizio > do- ve possiamo eseguire P opera divina* 55 « d' ora innanzi vivere , e compiere 1 voti di tanto Padre . Ne siavi, ve ne priego , difficile il rendervi alle nostre inchieste . Imperocehe nulla deside- riamo delle ricchezze e beni vostri: es- sendoche il necessario vitto , che per noi e parchissimo, ed il vile abito o il corporate lavoro ci apprestera 6 il mendicare alle porte.,, Dette le quali cose Ei porse al pre- detto Vescovo ed al Senato le Letter© commendatizie del nominate Pontefice Onorio HI, e quelle ancora di piii Cardinali della S. R. C. I Congregati poi sommamente ammirando lo spin- to di quell' Uomo , e 1' umilta , e 1' abito , istantemente lo domandarono j che, se avesse alcune Lettere del suo Padre 3 lor le mostrasse : Ed egli die loro un esemplare di quelle istessissi- me Lettere , che il Serafico Padre Francesco aveva dato ai suoi Frati da lui mandati a predicare, e edificare Conventi per il mondo dirette ai Ma- gistrati ed ai Vescovi delle Provincie. Lette dal Vescovo e dal Senato Ce- sareaugustano queste Lettere, tanto af- fetto prese Panimo di tutti verso il Padre Francesco , e tanta benevolen- 56 za verso il Beato Giovanni ed i com* pagni di lui 5 che tosto deliberarono di conceder loro abitazione, e diedero ad essi alcuni casolari posti presso le rive dell' Ebro ; donde la Religione di S. Francesco si propago in piu Con- venti per tutta. la Spagna. Crebbe Giovanni in tanta stima nel suo Istituto , che, deposto fra Elia dal grado di Vicario generale, Ei ven- ne a pieni voti nei generali Comizj della sua Religione eletto General Mini- stro della medesima., e confermato dal Pontefice in tale onore. Ed egli leva- to a tal grado 3 molte utilissime e re- ligiosissime ordinazioni fece in quegli stessi Comizj . Indi egregiamente e pla- cidamente resse il suo Ordine s con tanta integrita conducendosi , che non fu giammai ne piu severo del giusto in alcuno , ne in alcuno piu del giu^ sto indulgente : intantoche non per- dono al suo Figlio iinico caduto in colpa,, ma con forte gastigo il puni , Egli era irreprensibile nella sua eon- dotta^ e ardentemente desiderando che fossero seguite da tutti i Frati le or- me del Padre , sforzavasi di trarli e cci discorsi e colle opere alia osser- • 5 7 vanza pura e semplice della Regola . Austero verso se stesso 5 e mite ver- so gli altri _, visito con raro esempio e a piedi nudi tutto POrdine. Finalmente nelPan. 12,36 avendo e- gli convocato i Comizj generali, i fau- tori di Fra Elia entrarono con impeto nel consesso, ed acclamarono tumul- tuariamente Elia in Generate, affer- mando che ingiustamente era stato de- posto e necessariamente ristabilir si doveva 9 siccome quello che era stato costituito Capo delFOrdine da S.Fran* cesco medesimo . Giovanni vedendo eio pianse., e sommamente dolendosi, che si presto e si potentemente fosse invalso nelPOrdine F appetito di do- ininare 5 e la Religione stessa fosse di- visa in parti; affinche la tempesta piu facilmente cessasse, si prodnsse in mez- zo^ e colla massima umilta rinunzio al Generalato , Ne volendo ascoltar parol a sul riassumere o protrarre il suo Uffizio 3 immediatamenre parti di la . II Papa per il bene della pace confermd Elia , e Giovanni: ando in Corsica 3 ove converti molti Eretici y richiamo alia castita piu Sacerdoti am- mogliati a coneubinarii , e ricondusse 58 al sentiero della ragione quella gente fiera e selvaggia . II Pontefice Gregorio IX. die mol- to per i suoi meriti lo amava^lo man- do a Roma , affiache richiamasse alia obbedienza della S. Sede i Romania die se ne erano distolti: Per il qua- le intento egli molto opero,, e ricusan- do essi di dargli fede , predisse loro una grande inondazione del Tevere ; la quale essendo difatti non molto tempo dopo avvenuta 5 eglino fecero allora, spaventati dalla verga del Si- gnore, quello^ die ricusato aveano di fare alle esortazioni dell 5 Uomo di Dio , Finalmente Ei si ritii 6 nel Convento del suo Ordine, fondato da Bernardo di Quintavalle Compagro di S, Fran, cesco nel Gomune di Carmignano sua patria : e quivi nelP anno 124° fini santamente i suoi giorni mortalr, It* sciando al mondo un eterna memoria di se non tanto per Je sue azioni , quanto per un tenero aiFetto, con cui egli le eseguiva, e che massimamente accompagnavalo nelle sue orazioni a Dio e nelle eelesti eontemplazioni ; onde era chiamato generalmente n el- la sua Religione : II Maestro delle la-* crime • Dal Wadingo oegli Annall del Frali miiiori ; dal Borelli nella sua Pistoja Sacra; dal Razzi, e dalDondori. BEATO PIETRO MONACO ED EREMITA V4LLOMBHOSANO \/ uesto Religioso di vita illustre e di straordinaria santita fu dapprima Abate del Monastero di S. Vigijio in Brescia., quando i Monaster] di Lom-* bardia riceverono la Riforma , e F I- stituto Vallombrosano » dopo la mis- sione di S. Pietro Igneo e di Ridolfo Abate di Masefeeto ; destinati dal S f Padra . .Giovati Gualberto ad istruiro nelle verita Cattoliche quei Popoli, in- contro agli Eretici Simoniani e Nice-? laiti 5 che gl 9 infestavano , Indi lascia- to avendo il governo di quel Mona* stero, per portarsi nelle solitudini di Valionibrosa sotto la disciplina del suddetto S. Padre 9 quivi stette finche essendosi sottoposto alia medesima Ri- forma anco il Monastero di Vajano, lo die avvenne nelT anno 1074. «> fni mandate con a'ltri Monaci di Yallom- brosa a dij'igerlo nella ctetfa Riforma: 6o La qual cosa egli fece per alcnni an- n i con somma lode , e con odore di Sanfita . Ma amando di servare piu austera e solitaria vita 5 con permissio- ne del suo Superiore, se ne ando in un arduo monte ^ che la Toscana dal Bolognese divide ^ e quivi in un luo- go chiamato Capo di Setta edificatasi una piccola Capanna se ne andava pas- sando i suoi giorni nella penitenza 3 e vivendo a suo grado con Dio , e ve- il eran do con particolare affetto la Ma- dre di Dio Mafria Vergine , di cui era devotissirao . Assidue erano le sue orazioni; ed il suo cibo era un poco di pane ^ cui riceveva*in elemosina dai Pastori abitanti quelle selve , ed erbe salvatiche ; e la sua bevanda era acqua pura . Molto tempo egli in tal maniera vis- se 9 incognito al mondo . Ma Iddio «, che ha in costume di innalzar coloro, che si umiliano nel suo cospetto 3 e di palesare al mondo istesso con se- gni e prodigj y quanto gli sien grati colore. j che Lui unicamente cercano., e la gloria del mondo generosamente disprezzano , die a Pietro virtu di ope- rar cose mirabili in faccia agli uomi^ 6i jii ; sxche per tal mezzo pubblica si rendesse la santita di Lui, prima agli abitatori di quelle foreste, indi alia Toscana tutfa. Delle quali cose ecco- ne alcune . Tra quei, che con limo- sine provvedevano ai bisogni Si esso„ fu una Donna , che di tempo in tem^ po portavagli delle ova, parto di una sola gallina, che ella possedeva. Av- venne^ che una Volpe divorossequel- la gallina; del ehe la Donna molto eontristatasi, ando a narrare il fatto al S. Eremita : II quale amorevolinen- te la consolo; ed assicurolla pel no- rne del Signore, che quegli animali non avrebbero piu offeso i Pollami in quel- le parti . Ed e antica memoria e co- stante., che da indi in poi non e glain- mai stato preso dal detto animale a!- cun Polio in quei conform , bencbe ivi abondino le Volpi : e talora que- ste sono state viste in mezzo aiPolii, e lasciando questi infatti, prender le Cavallette e i Grilli. Un altro prodi- gio , di cui vedevasi un tempo nella Chiesa di Montepiano ( che cosi chia- masi quel monte ) un antichissima me- moria espressa in pittura fino da tem- pi di Cimabue > e che ora vedesi ivi 6a perpetuata in basso rilicvo del 1700^ iuj, che andando a caccia in quei bo- schi colla sua comitiva uno dei Con- ti Alberti di Mangona., che erano al- ii ora Signori di Vernio., ed essendo egli giunto vicino al luogo ove dimorava il santo Eremita , avvenne, che una Lepre inseguita da suoi Cani ando ad ascondersi sotto la veste di questi , che per avventura era uscito fuori del- la sua Cella; ne i cani ardirono di appressarlesi . II Conte, che la Lepre inseguiva, non piu vedendola, doman- do alia gente di sua compagnia , in qual parte ella fuggita si fosse. Ed essi che veduta l'aveano ascondersi sotto V abito delP Eremita, gle'l dissero . AL la qual cosa Ei sorridendo rispose : Esser piu facile, che quell' albero , il quale era a lui vicino , saltasse sulla groppa del suo Cavallo da cui era e- gli disc'eso, di quel, che la lepre as- cosa fosse sotto i panni di quel Vec- chio . E proferite appena da lui que- st© parole, videsi quell' albero , da se medesimo svellendosi , saltar sulla schiena del Cavallo, e quivi posarsi. II Conte comniosso da tal fatto si ap- presso all' Eremita , che pregollo di 63 lasciare andare in pace quella lepre : ed avendogii risposto , che fatto avreb- be il suo piacere^ libera se ne ando la lepre, cui i cani non osarono di perseguitare 5 e F albero , che oppri- meva il Cavallo, discese dalla sua grop- pa. Si aggiunse ailora un altro prodi- gio. Imperocche trovandosi il Corite colla sua gente stanchi per il viaggio e da gran sete tormentati 5 richiese il venerabil Vecchio di alcuna cosa da ristorarsi:ed avendogii esso dettodi non aver vino, domandollo., che gli recasse delFacqua . Egli, preso un vaso, ando a riempirlo alia vicina fonte, che tut- tora chiamasi la fonte al Romito\ e fatto sopra di esso il segno della Gro- ce, lo porse al Conte, che nel gustar- lo trovo F acqua convertita in vino preziosissimo . Rimase di cio stupito il Conte, e la sua compagnia; e volen- do far prova della cosa, prego F Ere- mita che andasse a riempirgli il vaso., poiche era gia vuoto , ed al tempo stesso impose ad uno de ? suoi fami- gliar il seguirlo, ed osservare se ve- ramente egli attingesse il liquore dai fonte . Lo segui il servitore; e F Uomo di Dio, riempiuto sotto gli occhi di 64 esso il vaso dal fonte, fe sopra quelle* il segno della Croce , e poi gle '1 porse , ond' egli stesso lo recasse al suo. Padrone . II quale gustato quel liquore , che convertito erasi simil- mente in vino , e reso certo della verita del miracolo , fu preso da tan- ta venerazione verso quell' Anacoreta., ed insieme da si alti sensi di religio- ne in Dio ; che comincio a pregarlo di edificare in quel paese di suo Do- nrinio un monastero del suo Ordine *, sotto 1' invocazione del Santo Salva- tore e della Madre di Esso , Maria Vergine : offerendogli per tal fonda- zione in dono tanto terreno , quanto ne avesse potuto percorrere un giu- mento in una giornata . Dopo molte suppliche 1' Eremita gli consent! , e postosi in giro , venne quasi alia ci- ma del monte : ove sentendosi arde- re dalla sete , e considerando quanto necessaria fosse in quel luogo una fonte anche per comodo de' viaggia- tori , ne prego il Signore , e videsi scaturire quella sorgente 9 che e no- minata ancora la Fonte de Monad. Indi scelse il luogo , che piu atto sem- bravagli al suo intendimento , e col I 6S denaro, che il Conte aveagli somrai- nistrato a tal' uopo g preparata aven- do la materia al lavoro incomin- cio la Fabbrica . Ma !quanto edifica- vasi il giorno 5 vedeasi la mattina se- guente rovinato : Perche Egli 5 igno- rando la ragione di tal cosa , comin- ciq a sospettare 5 se piaciuto fosse al Sig'nore ed alia sua Madre Santissima^ che tal Monastero si edificasse 9 6 che edificato fosse in quel luogo . Per la qual cosa supplied ardenteraente il Si- gnore, che gli facesse palese la sua volonta ; e mentre supplicava* sentissi ispirare , che piu ampio luogo e ea~ pace voleasi a tale Edifizio : Ed in- tanto ei vide , e con lui videro i mu- ratori due colombe , che prendendo col rostro dalla massa dei lemii alcu- ni frammeoti portavangli in altro luo- go . Ei stette con essi alcun tempo in rimirando quel caso*, iinche vaghi di vedere che cosa elieno faeessero^ le seguirono ; e trovarono che esse for- mato aveano con quei piccoli assi un disegno in modo di Croce > ove legge- vasi a caratteri d' oro scritto Ave Ma- ria . Intese allora il S. Vecchio y es- ser questo il luogo ? ove edificar do- % £ 6 , , t* veasi il mona ;1evo , e la forriia , e 1! Titolo, che alia Chiesa del niedesimO dar si doveva. E rese grazie al Signo- re ed alia Vergine Madre di esso, fcH* cemente impresses e compi 1' opera; ed appresso invito alcuui Monaci del suo Istituto ad abitare in quel luogo i quali vi sirecarono;e formata quin* di una fannglia Religiosa in quel Con- vento , ei ne fu dai Superiori del suo Ordine creato Priore S non essendo an- cora quel Monastero elevato al gra- de di Abbazzia. Dove egli visse dan- do assidui esempj di singolar virtu , finctie dalle vigilie dai digiuni e dal- le altre macerazioni del corpo quasi consunto, rese il suo spirito.a Dio il di 7. di Aprile dell' an. 1 107. Venerato dai Popoli fu ivi sepolto , ed il Si- gnore guiderdono quella venerazione dispensando per la invocata interces- sione di esso molti Benefizj . Quella Chiesa fu quindi arricchita dai Som- mi Pontefici dei Tesori di molte In- dulgenze , e nel 11 38 fu da S. Atto Vescovo di Pistoja consaerata. Le sa- cre Spoglie poi di quel Beato furono nel anno i35o trasferite sotto un Alta- re a Lui eretto; e nel i665 il di 26. 6 7 di Agosto in piu decente Cassa sepol- crale riposte , fur collocate sotto 1 Altar Maggiore ove ora si venerano . Da una Memoria intorno alia fon- dazione della Badia di Montepiano estratta dalle Notizie Istonche e cnti- che del Padre Don Fedele Soldani Mo- naco Vallombrosano, e pubblicata colle stampe per opera del Signor Orazio de' Bardi . La qual Memoria, siccome quelle notizie / e accuratamente de- dotta dall' Opera dei Bollandisti , da- oli autentici Monumenti di piu Ar- ch ivi dell' Ordine Vallombrosano > e dai piu accreditati Scrittori delle sto- rie dell' Ordine medesimo . i EEATO LORENZO * dell' Ordine di S. Domenico Ijorenzo originario di Librafratta piccoi Castello nelContado diPisa avendo ve- stito 1' abito di S. Domenico ebbe sua stanza per lunghi anni nel Gonvento del suo Ordine in Pistoja , dove final- mente mori, e fu sepolto. Una eccel- lente descrizione, ed al tempo stesso una autentica testimonianza delle vir- tu e dei meriti di questo santo Reli- 5 63 gioso a noi si porge da S. Antonio Arcivescovo di Firenze in una Lette- ra da lui scritta al Priore ed ai Frati di questo Convento 5 per condolersi con essi della morte di lui^ che era- gli stato suo maestro * Ecco il tenore di questa Lettera . 55 Ai charissimi in Christo, il Pri- ore , e Frati del Convento Pistojese delP ordine de^ Predicatori : Frate An- toni ^ gia delP istesso ordine 5 et ora Arcivescovo di Firenze^ benche inde- gno^salute^e consolazione dopo il pianto. Quello, che dice il sapientissimo Sa- lomonej il risosi mescoleracol dolore pare che adempiuto si sia nelia morte della beata memoria del dilettissimo Padre comune fra Lorenzo da Libra- fatta. Imperocche. da una banda re- stando privi della sua gratissima pre- senza^ dobbiam dolerci: ma dall' altra, essendo egli passato da questo rnal- vagio mondo al Padre di ogni conso- lazione 5 ci somministra materia di ri- so . Con esso.> dico 3 bisogna ralle- grarsi , che parti to da questa valle di miserie e di tenebre 5 e stato traslata- to nel lume e regno divino, ed e a- sceso coronato sopra tutti i cieli . Im- perocche siamo certi 3 se crediamo 9 6g (•he delle saute faticht? sia glorioso il initio , e che ciascuno secondo le sue riceva la mercede , che questo Beato ha ricevtfto clal Signore la benedizione nelle cose celestiali, et una corona di pietre preciose. Conciosiacosache dall hora prima , nella vigna del Signore infino alia dodicesima; cioe dall' ado- lescenza sua infino all' eta decrepita, ha virilmente lavorato : sopportando innumerabili fatiche , senza mai stan- carsi , an/a con somma letizia , e gio- condita , per amore del Signore . Im- perocche se de'poveri e il regno de cieli, chie stato piu povero del Bea- to Lorenzo con F aflfetto , e con 1' e& fetto ? Chi di lui piu humile ? Chi in se stesso piu abietto, se bene dagl' altri in somma reverenza havuto ? Se i mansueti posseggono la terra de viventi , quale agriello e cosi mansue- to , quando e offerto in sacrificio, co- me questo Beato , nell' opere , e nel parlare ? Se i mondi di cuore veggio- no a faccia a faccia Dio ; chi fu mat piu di questo Beato puro d' ammo , e di corpo? II quale tra le pungetiti spine dei lusinghevoli piaceri , assi- duamente nell' udienza delle Confes- sioni conversando , si mantenne illi- 7° bato . Se castiga S. Paulo il corpo suo 5 e lo riduce in servitu dello spirito 5 acciocche contra il Signore non rical- citri j crucifige Lorenzo la carne sua con la parcita del mangiare , e del bere^ piu che la sanita non comporta; abbracciando i lunghi digiuni dell 9 Ordine, e le continue vigilie, e varie austerita ; e parimente avendo tutte le delizie , e sensualita in horrore. Fu dato a S. Paulo lo stimolo dell 5 infir- mita corporate * acciocche la sua vir- tu si facesse in essa infermita piu per- fetta : Et a Lorenzo, per accresci- mento di merito 5 fu data per molto tempo infermita in una gamba . Dice- si S. Paulo Vaso di elezione, perche e un armario delle sacre lettere : e questo Beato meditava nella legge del Signore giorno 3 e notte ; molti oscu- ri passi 9 e secreti misteri delle Sacre Scritture penetrando . DelF intensa ed estensa sua carita favellare, pare,, che sia superfluo . Imperocche sanno tut- ti coloro 3 i quali seco sono conver- sati^ che net rendere a Dio le dovu- te laudi 9 nel celebrare divotamente il santo sacrificio 9 e nelP amrainistra- m V altre cose sacre 3 niuno nelP eta 7i sua e stato piu di lui assiduo , gio- condo, et infaticabile . Predicano i Pistolesi la carita di lui verso il pros- simo ; ne ragionano con laude i po- poli di Fabriano : e gl' altri, dove per 1' ubbidienza ba conversato . Percioc- che quando una pestilenza crudele in- duceVa tanta mortalita sopra la terra, quale infermo non fu da lui visitato? Quante volte di giorno , e di notte si espose a pericolo di contagione mor- tifera ? Dicanlo i Pistolesi , e ne fac- ciano testimonianza . La legge della verita fu nella sua bocca per predi* care, e non per adulterare il verho di Dio. Da che segui^ che egli mold con i suoi ammaestramenti e consigli ritiro dalla via dell' iniquita . E chi giammai da questo padre si parti scon- solato ? Esultiamo adunque per la co- piosa mercede , che ha di tante sue si fruttuose fatiche in cielo, e ringra- ziamo Dio . Ma gli estremi di questa letizia , se rivoltiamo lo stile a noi stessi , per V assenza d' un tanto Pa- dre , sono dal pianto occupati . Mi condoglio dunque con l'Ordine dei ?re« dicatori^ donde e stato colto questo giglio odorifero di buonafama, il qua* 7 a . le in vero e stafb uno specchio di san- tita fi esempio di religione^ altezza di vita regolare , titolo di pudicizia^ nor- ma di virtu , splendore di pacienza , forma di studio <> piu le cose utili «, che le sottili e curiose raccogliendo^ vessillo di perseveranza 5 e face arden- te di carita. Ho compassione ancora del Convento vostro rimaso privo di cosi pietoso Padre . A chi hora ricor- rerete voi per consiglio nelle cose dubbiose 9 per ajuto nelle necessity per documenti nelle tentazioni? Me- ritamente piangendo il Convento vo- stro pud dire con Geremia : chi dara acqua al mio capo , e agli occhi un fonte di lacrime^ per pianger giorno e notte V esserne stato tolto il Mae- stro^ Dottore^ e Padre nostro ? Impe- rocche se pia cosa e il rallegrarsi con Lorenzo della sua gloria; e cosa pia altresi condolerci tra noi della sua perdita . Similmente con gli stessi Pi- stolesi piangenti piango e verzo lacri- me io ancora , sebbene sopra un car- ro di fuoco e quegli stato in cielo ra- pito , il quale era di quel popolo car- ro , e cocchiere . Quanti per le sue parole et esempj dalla voragine delF ? 8 Inferno 5 e sentina dei vizj alia rocca delle virtu sono stati condotti ? Quan- ti discordanti pacificati t quante liti tolte via^ quanti scandali rimossi . Per- ciocche niuno ardiva di resistere alia sa- pienza e spirito divino , che per la sua bocca favellava . Onde non me- no il popolo 5 che il clero dee pian- gere 3 ne meno questi, che quelli deb* bono lamentarsi^conciossia cosa che niu- no tanto il clero ajutasse j quanto questo buon Padre nelP amministrare i sacramenti 5 visitare gli infermi ed ajutarli nelle loro necessita . E final- mente mi doglio e mi contristo meco medesimo 5 non aspettando piu dalle sue soavi lettere 9 con le quali mi eccitava all 9 esecuzione del zelo pasto- rale . Fra questo combattimento adun- que del pianto e dell 5 allegrezza entri la speranza nostra di ottenere per sua intercessione quanto da Dio in salute desideriamo . Imperocche non si dee pensare , che un Uomo di tanta cari- ta, pervenuto al porto di quiete 3 e felicita, sia per scordarsi di noi, i qua- li sa, che siamo in mezzo ai flutti di questo mare tempestoso del mondo * Et acciocche possiamo ottenere per 74 suo mezzo quanto desideriarno > scac- ciando da noi ogni negligenza., e fred- dezza^ andiamo iniitando le sue sante vestigia : e dimenticandoci di quelle cose^, che ci sono dietro, a esempio di quelli animali 3 che non ritornano al luogo lasciato , nelle cose «, che ci so- no d' avanti 3 cioe alia perfezione dek le virtu estendiamoci . E non cessi la mano nostra di bene operare : percioc- che le fatiche hanno ad aver fine^ e la mercede e senza fine . State sani 3 e pregate Dio per me . Di Firenze il di primo d'Qttobre i456 , BEATO GIOVANNI DA PlSTOIA DELL 5 ObDLNE DI S. DoMENICO 1 1 acque Giovanni di oscuri genito- ri ; e pervenuto alP eta di sette anni il padre suo > che poverissimo era, lo allogo con un altro lavoratore ad esser guardiano di porci, Nel quale esercizio essendo occupato vicino a Pe- scia 7 fu da alcuni soldati, che per quel- la contrada passavano 3 condotto ad Orvieto • Quivi incontrossi con un re* verendo Padre delPOrdine di S, Bo* meuico 5 a cui piacque assai V indole di esso ; intantoche lo vest! del suo abito : e poco appresso fu mandate a Palerno, ove fece sua Professione . I chiari segni * ch' ei dette di singolar talento per gli studj., persuasero quei Padii di mandarlo ad imprender le scienze a Parigi : ove si die talmente alio studio delle S. Scritture., che a- vanti il yentesimo anno di sua etaim^ par6 3. mente tutto il Vecchio ec| il Nuovo Testamento . Gresciuto in eta ed io dottrina egli ebbe m\ gran no-? me nella sua Religione, e nella Ghie- sa di Dio : e tuttayia egli fu uomo di tanta umilta 5 che rieuso sempre i gradi e gli onori del suo Ordine : Non mai si udi uscire dalla sua bocca una parola di propria stiraa 9 <) jattanza ? E molto oftendevasi di esser dagli al» tri lodato ed onorato : Laddove egli -con molta cortesia, e modestia lodava altruL Egli intese in tutta la sua vi- ta alia orazione ed alia predicazione del Vangelo , il quale annunzio per tutta V Italia , e nella Dalmazia . Ed In tal predicazione ei fu il primo ban-? ditore ai popoli delle ammirabili vir^ tu $ dei grandi roimcoli di S. Vinperji- ? 6 zo Ferreri., che in qual tempo , cioe ueir anno i^-SS dal Pontefice Callisto III. era stato ascritto nei Fasti dei Santi . Nella qual cosa con tanto ze- lo oprd., che quei popoli cominciaro- no ad eriger, gli altari e templi . Ed essendo stato mandato in Dalmazia in tin tempo, in cui la peste devastava quel paese , ei si porto dapprima a Cattaro p e quivi fuori delle porte del- la Citta 9 ed alP aperto della campa- gna, per agevolare il concorso dei po- poli, comincio a predicare^ ed intimo loro il fare per tre giorni continui delle processioni nella compunzione del cuo- re 5 e nel sincero proponimento di e- mendare in meglio la loro vita 9 affi- ne di placare con tal mezzo V ira di Dio: lo che fu fatto; ed al termine di essi giorni cesso il flagello . E quindi ei prosegui il suo ministero nelF altre Citta di quella Provincia . Ed e cosa di singolar considerazione degna ? che egli aceompagno sempre queste apo- stoliche sue fatiche con una somma astinenza^ e mortificazione di se stes- so . Si condusse al fine nei convento di S. Romano in Lucca , dove grave- mente infermatosi prenunzio ai Frati rjrr esser I 5 ora sua vicina; e fece loro con grande spirito un discorso sul disprez- zo del mondo^ sulla sicura via del Cie- lo, e sulla legge di camminar per que- sta^ risguardando sempre nel fine del- la umana vita . Essendo prossimo alia morte 3 la sua faccia cangiossi 5 e si fe gioconda come quella d'un Angelo. Mori nel Signore Y an. i^g3 ed ii suo corpo fu nella detta Chiesa di S. Ro^ mano sepolto alia sinistra delF Alt&r$ xnaggiore . Dal Razzi, e dal Dondori CAP. Ill, Catalogo dei Santi e Beati Pistoje- si descritti dal Demstero nella sua Ope- ra De Hetruria Regali a Lib. quinto. S. Baronto Conf, ved. a pag. 1 1 S. Desiderio Conf. ved. a pag. 1 1 S. Felice P.^e Conf. ved .a pag. 44 DI 3. RUFINO i 3 C5 . Rufino Vescovo, e Confessore Pistojese^ di cui il nome non leggesi ne nella serie dei Vescovi ,, ne nel catalogo dei Saiili , 6 nel Martirolo? gio Romano ; Quivi pero e veneratQ 7 8 e con Altari eretti 3 e eolla Festa in memoria di lui celebrata per tutta la Diogesi Pistojese . Ma in quale eta egli habbia retto qnella Chiesa^ e quan- do ei morisse e a noi ignoto . Questo solo sappiamo v che il Santissimo di lui Corpo e conservato in quella Chie- sa ( Cattedrale ) insieme col corpo di S. Felice . „ In tali parole fa di esso menzione il Demstero. Quanto poi a quel senti- mento : che S. Rufino, cui venerasi in Pistoja, sia il S. Ruiino Vescovo e Martire dei Marsi , e non gia un S. Rufino Vescovo e-Confessore Pistojese, io ne faro una breve disamina al fine di questo libro. S. Atto Ves. e Conf. ved. apag.a2r B. BUONA VENTURA BUCNACCORSI PISTOJESE DELL 5 OrDLNE DEI SeJIVI DI MaRIA JnLllorche S. Filippo Benizzi 9 per sottrarsi al peso della Dignita, cui i Fio- rentini volevano Jevarlo, lor Vescovo v vennea Pistoja^ed assist e quivi ai Comi- zi del suo Ordine., gli si paro d' avan- 79 ti T orrido aspetto di questa Citta; la quale imperversava nelle crude fazio- ni dei Guelfi e dei Ghibellini in tal guisa , che sembrava volesse misera- meute distruggersi. Ei ne send alta compassione , e si volse coi pubblici e privati ragionamenti . esortando > e pregando 9 ed agremente riprendendo, a placare quelle Parti . Ed mi piorno spiegando ad essi in una pubblica- Con- done le cause e ]e sorgenti di quegli odj loro intestini , e gli affetti di que- sti descrivendo con una anaogica spie- gazione di quel Salmo super flumina Bayloiiis , preso dallo Spirito di Dio 9 cosi esclamo :*'; Quanti teneri figli ave- te , o Pistojesi , privati dei lor geni- tori , quanti genitori dei lor teneri fi- gli coi vostri parricidj ? Quante ogni di tragedie eccitaste e col ferro e col fuoco e colie stragi? Quante anime per cagion vostra cariche del peso di tanti odj avete.ogni giorno spinte all' Inferno ? Quesfca vostra Citta oramai per la confusione e divenuta una Ba- bilonia ; ne piu regna in lei Gristo 9 ma F empio Nabuceo , il Demonio della superbia deli' avarizia e dell'ira* del quale la statua voi adorando, quan- 8o ti empj sacvinzi colle mani di sangue pieno gli oileriste ? Piangetey o mise- j a j sopra questi fiumi di Babilonia : I vostri Cantici siano ripieni di sospiri di lamentij e di esclamazioui : Guai a noi. Si tacciano'i vostri rausicali stru- inentidi gia sospesi^ ne piu si odano d 5 avanti a quel Dio^di cui vi siete omaiaf- fatto diraenticati: mentre non mancaho tra voi quei, che di e notte meditano la vostra rovina e di queste Citta 3 e proclamano in aperta guerra : Exina- nite v exinanite usque ad fundament turn in ea : cioe : Distruggete $ di- struggete fine ai suoi fondamenti . Su via pertanto; quei che rimangono tra voi tultora inriocenti , quei che non piegarono le ginocchia davanti a Baal, quei che sono peranche mondi del sangue 9 questi 3 io li priego , porgan suppliche a Dio per quegli infelici . E noi similmente Confratelli , che di cuoie serviamo alia gloriosissima Madre di Dio ; noi , dissi , alia stessa Vergine ricorrendo urailmente preghia- niola, che per i suoi meriti , ( peroc- che ella e madre di misericordia ) si degni d 5 impetrare a questa Citta Con- cordia e pace . Imperocche di noi, o Pistojesi 9 e interesse , di noi^, che os;ni di siaitto da voi ricolmati di tan- ti benefizi,, P opporci^, per quanto pos- sibil fia,a si fatti ed imminent! peri- coli . Imperocche se noi ci dimenti- die rem o giammai di te 9 o Pistoja^ sia messa in oblio la ■ nostra destra . Si attaedii la nostra lingua alle fauci no- stre , se non averemo , o Citta 5 me- nioria di te . », A quest.e ed altre simili parole dell 9 Uomo di Dio molti Cittadini ritorna- rono al proprio cuore, e punti inter- namente da penitenza^si riconciliaro- no coi loro fratelli; e quindi^ dispen- sando le loro facolta ai poveri, si det- tero a Dio 3 eleggendosi in maestro e Padre e condottiero Filippo . Tra questi uno fn, il quale 6 per la ere- ditaria nobilta 6 per il valor guerrie- ro fatto cospicao 3 era divenuto eapo della fazione Ghibellina; cioe Buona- ventura di Giovanni de 5 Buonaccorsi . Uditi egli i ragionamenti del B. Fi- lippo 5 si appressoa Lui^, e domandol- lo di essere ammesso tra i servi del- la B. Vergine. Dalle preghiere e dal- le lacrime di lui si eommosse Filip- po 5 ma volendo far prova di quell 9 anima feroce 3 due cose prima gli im- pose di adempire : cioe di riconcili- arsi secondo il precetto di Cristo 9 coi fratelli'j, massimamente delle contrarie Parti; e di restituire soprabbondante- niente tutto quell o, che 6 con prete- so diritto di guerra , 6 con qual si fosse altro pretesto si era procacciato di ingiusto guadagno . Le quali due co- se eg;li tosto con somma umilta , e con amrnirazione di tutti diligentemen- te e di buon animo compi : ed in tal guisa fu annoverato tra i Servi della Madre di Dio. Dal tumulto dell 5 armi introdotto iiella disciplina della vita regolare : ei la pei corse per 4°- anni; e con in- defesso studio avanzandosi di virtu in virtu 3 levossi all 5 altezza della Cri- stiana perfezione . Le sue grandi e continue penitenze > il forte pensiero della morte , cui egli in se avvivava col portare in mano tin ufrian teschio^ V assidua taeditazione dei Patimenti del N. S. G. C, la memoria , che e~ gli in tutta la sua vita richiamossi * della grande misericordia con cui Dio lo aveva tratto dal peccato nel regno della sua grazia, finalmente il zelo della salute' dell 5 anime resero la sua 83 vita santissima in guisa^ che udi chia- marsi Beato ancor prima della sua morte . Ed. il Signore orno queste sue virtu dei piu splendid i Doni . Ei lo arricchi di scienza e cli dottrina : in- tantoche egli fu un celebre Predica- tore dalla Parota di Dio , un insigne Maestro di Teologia, un egregio Scrit- tore , avendo egli piu cose scritto , e principalmente un eccellente libro Intorno alia Grazia ed al libero ar- bitrio ; ed un altra Opera molto Au- dita Della gloria di Dio . Fu inoltre dotato di una singolar prudenza nel trattar gli aftari : onde il B. Loterin- go Generale dell' ordine dei Servi di Maria frequentissimamente lo poneva al governo dei Conventi,, siccorne lo pose in quei di Bologna , d' Orvieto , di Pistoja , di Montepulciano, ed al- trove . Inoltre Iluebrandino Veseovo e Principe di Arezzo fu si grande esti- matore della saviezza di lui, che non solamente aveva in altissimo pregio 1 suoi consiglij ma spesse volte gli com- mise di fare 3 trovandosi egli aslente, le sue veci in Montepulciano * paese in quei tempi soggetto alia sua giuri- sdizione . Ed ivi in nome di esso Ve- 6 8 4 scovo ei getto laf prima pietra detta Chiesa di S. Maria Novella,, la qua- le dalla B. Agnese Domenicana. face- vasi costruire per le Monache del suo Ordine ; ed appresso ricevette fra le sue mani ia Professione solenne di es- sa Agnese 5 e la costitui Superiora del Monastero : Argomento grande del con- cetto 5 in che Bonaventura si aveva anche fuori della sua Religione , e presso i Popoli ; alia cura spiritual e dei quali ei si stendeva e colla pre- dicazione 'i e col consiglio 5 e coll 5 amministrazione dei Sacramenti 5 e mas- simamente col buon odore di Cristo^ che ei col suo modo di vivere diffon- deva ovunque era costituito Reggito- re di Monasteri : intanto che la vene- razione di essi seguivalo da per tutto . Io non debbo poi omettere nelP Elo- gio di questo grand*uomo , che ei fu si caro al B. Filippo 5 che in molti viaggi gli fu cornpagno , e singolar- mente nell'ultimo 9 che ei fece a To- di , dove santamente mori . Finahnente Dio cinse questo suo ser- vo della Stola delPimmortalita il di 14 Decern. delPanno i3i4.nella cittad'Or- vieto * ove il suo sacro Corpo riposa^ 85 ed ove egli e venerato dai Fedeli con culto pub'blico, siccome Beato . E lo fe chiaro in vita ed in morte per molti miracoli . Onde Taddeo Adimari nelP neir Inno Lumen aeternis ec. che in lode di lui compose \ cosi canto : Tu quiclem mutos facis eloquent es 9 Erigis claudos , aridosque vivos Efficis i coecls referensque lumen 5 Sanctus haberis . Dagli annali dei Servi di Maria . B. Giovanni da Pistoja Domenicano ved. a pag. 74 B. BUONACCORSO BUONACCORSI da Pistoja dell 9 Ordine di S . Agostino e Arcivescovo di Pisa „ J3. Buonaceorso Arcivescovo di Pisa , di cui P Imniagine e dipinta nel Campo Santo Pisano . „ In queste sern- plici parole da il Demstero contezza di questo Beato , a cui la costante tradizione della Chiesa Pistojese, con- fermata dalP autorita di piu monumen- ti , e di piu antiehi scrittori^ rende una luminosa testimonianza . Ma la storia della sua vita non e pervenuta 86 alia mernoria dei posteri . Questo solo e passato a noi; che egli fu dapprima Religioso dell' Ordine degli Eremiti Agostiniani, e che essendo stato chia- mato dai Pisani per predicar loro la parola di Dio , venne in tanta stima e venerazione presso di essi ? che es« sendo vacata quella Sede Arcivesco- vile fu da essi domandato y ed elet- to per loro Pastore : ,nel qual gra- do egli visse e mori santamente . In un pubblico e splendido Oratorio dedicato a S. Felice Prete e Confes- sore Pistojese 9 e situato vicino al luogo ■> ove dicesi 3 che questi si rac- colse in solitaria vita ^ e presso air antica Villa di campagna della Nobil Famiglia dei Buonaccorsi vedesi dipin- ta nella parete V Immagine del B. Buo- naccorso con questa iscrizione . B. Bonaccursium Bonaccursi Pis to- riensem Ordinis S. August ini Archie- piscopum Pisarum celeberrimum , vo- bis , concives , Patrice > et praesules > eximium sanctitatis ac virtutis exem- plar a Deo datum agnoscite . Dal Fioravanti al cap. 2-5. delle sue Memorie Is tori che > e dal Dondori , 8 7 B. CORRADO GUALFREDUCCI da PistojaDomenjcano Vescovo diFiksole c orrado dell 5 antica Famiglia dei Gualfreducci della Penna da Pistoja fu dapprima Religioso delP Ordine dei Pre- dica tori ; nel qual Ordine fu accolto , come dicono^ dallo stesso B. Giorda- no Generale immediato successore di S. Domenico. Egli fu e per lettere , e per virtu si cospicuo nella sua Re- ligione 5 e nella Chiesa di Dio $ ehe nelFan. 1809. venne elevato alia Sede Vescovile di Fiesole. Resse santamen- te questa Chiesa fino air an. 1 3 152. nel quale ando a cogliere in Gielo la Go- rona dei suoi meriti : II suo SaeroCor- po fu sepolto nel Tempio di S. Ma- ria Novella in Firenze in un Sarcofa- go di pietra^ elevato sopra il Prese- pio del Nostro Signore , ossia sopra la Cappella del Santissimo Sacramento : dove era incisa questa Iscrizione . Conrades Y rater > quern continet hie locus ater> Moribus urbanes,Ptaesul quondami 1 oesulanu%^ Vita mortoli doctrina spin tali Dum vixit.Ciaruit.popuLum verba rtconciliavit* fralP'Ughelli e da! Bonder i 88 CAP, IV. a Gatalogo dei Santi e Beati Pistoje- si descritto dal Forti nel suo libro intitolato Catalogus Agiologicus He- truscus . BEATO BARNABA DA PlSTOJA DELL 5 OrDINE DEI MlNORI . 11 Martirologio Francescano fa di questi menzione sotto il di 12. di Lu- glio con tai parole : „ In Roma^ Bea- to Barnaba da Pistoja, Confessore , il quale ornato d 5 un insigne umilta,, po- verta , ed ubbidienza , fu nella carita ancora e nella orazione ferventissimo .„ Ed il Padre Arturo nelle Note a quel Martirologio cosi dipinge questo illu- stre Servo di Dio . _,, Nacque egli in Pistoja nella Toscana e fu nella Pro- fessione Religiosa laico 5 cui la Divina Bonta arricchito aveadimolte grazie:E- gli era allegro con discrezione., grave nel costume ? e di ottima conversazione: Benigno , afFabile 9 umile 5 e divoto : Ardeva di una massima carita ; per cui sforzavasi di apportar sollievo a- gli afflitti ? agli infermi , ed ai biso- 89 gnosis e mendicando procacciava ai Frati quelle cose^ che erano loro ne- cessarie . Era amantissimo dell 5 Evan- gelica Poverta 3 e prontissimo all 5 ub- bidienza : e di una singolar purita ed onesta ornato . Coltivava somrnamen- te F astinenza, domava la sua carne coi flagelli fino all 5 effusione del san- gue ; poco dormiva ; e con tanto fer- vore di spirito attendeva alle vigilie, ed all 5 Orazione , che spesse volte fu visto dai Frati il suo Capo circondato d 5 un grande splendore . In queste ed altre Opere sante esercitandosi^ incon- tro una gloriosa morte in Roma nelF ^\\ 1 58 1. ed il suo corpo fu sepolto nel Convento di S. Francesco di la dal Tevere,,,, S. Baronto Confes. ved. a pag. n B . Bona ventura Buonaccorsi v . a pag .78 B. Buonaccorso Buonaccorsi v. a pag. 85 B. Corrado de 5 Gualfreducciv.apag.87 S. Desiderio Confes. ved. a pag. 11 B. DIANASTELLA DELL 5 OrDINE DEI SeRVI DI MaRIA . Oe Filippo Benizzi nei giorni 3 in cui dirnoro in Pistoja^ siccome ho nar- go rate in altro luogo , per richiatnare i Pistojesi a I diritto Ordine ed alia pa- ce nelja pieta e nei timor di Dio , i- stitui quivi due Societa. E primiera- mente una di quegli Uomini , i qua- il j eccitati dalla grazia di Dio a pen- timento delle loro scelleratezze ^ ama- vano di emendare la lor vita,, e di espiare le colpe. Ai quali, affinche a- vessero sempre d'avanti agli occhi il sangue innocente da loro sparso, ed in dicevol maniera al medesimo col sangue proprio soddisfacessero 9 impo- se il vestire rnbicondi sacchi in umii portamento e dimesso, e P edificarsi vicendevolmente alia virtu in una san- ta unione tra loro, e con varie ma- niere di orazioni e di penitenze ripa- rare gli scandali , e placare Pira di Dio. Ed a tal Societa ei dette il no^ me di Penitenti deli 5 Ordine dei Servi della B. V. Maria : il qual nome cam- biossi di poi in quello di Compagnia dei Disciplinati 9 e dei Rossi . II B, Buonaventura Bonaccorsi, siceorne lo- ro antesignano^ die quindi a tal So- cieta un codice di leggi santissime, e la istrui e resse nelF esercizio delle me- desime. 9 f L'altra Societa fu di Donne , cm jl B. Filippo vesti di Abito, di Velo, e di Mantello; forraandone come nn tev- zo Ordiiie dei Servi di Maria : alle qnali ei prepose Giacoma di Cialdo dei Cancellieri, Donna primaria. Da questa Societa trassero appresso molte piissime Vergini un mirabil profitto nella pieta , e nelle Sante Virtu, ser- vendo alia Madre di Dio.„ E quan- tunque , dicono i grandi Annali dei Servi di Maria all' an. 1887 F antichi* ta , o F inaccuratezza degli uomini , 6 gli accidenti ci abbiano rapito i monumenti di molte di esse ; non pe- 10 debbono omettersi i nomi di a] cu- rie ; comecche quasi i nudi nomi sia- no a noi rimasi, Perocche fioriva in Pistoja tra le Terziarie del nostra Abn to una Vergine di longeva eta Diana- stella, la quale era presso i suoi in tanto odore di santita , che per F e- sempio della somma sua innocenza era detta da tutti Beata ancor vivente . „ Dagli Annali dei Servi di Maria 9^ BEATO EVANGELISTA DA S. MaRGELLO DELL 5 OrDINE DEI MlNORI. JL u questi fin da fanciullo alieno dai puerili divertimenti 3 ed intento unicamente alle lettere , ed agli eser- cizi della pieta. Fattosi quindi Reli- giose* delPOrdine dei Minori , fu man- dato a studiare nella Sorbona , ove presto levossi a tanta altezza di dot- trina, che fu costituito Lettore di Fi- losofia P ed appresso di Teologia. Tor- nato in Italia resse in piu luoghi le Cattedre di queste scienze, e special- mente in Aqnila , in Padova^ ed in Milano. Fra questi dotti esercizi os- servo sernpre esattamente quel precet- to veramente divino 9 che il Serafico Patriarca die a S. Antonio 5 allorche questi fu chiamato sulle cattedre di Bologna: Attendi al tuo Magistero in tal maniera, che lo studio delle scien- ce non diminuisca in te lo studio delP orazione. Dalle Cattedre ei si rivolse quindi alia Predicazione della Parola di Dio; cui annunzio in una gran par- te delP Italia. E la predicava con tan- ta dignita e fiducia 9 con tanta auto- q3 rita y e con si apostolica liberta , die i] sornmo Pontence Gregorio XIII so- lea dirlo Predicatore veramente Apo- stolko\ e dal Fossevino nel suo Appa- rtitQ sacro e chiamato sincerus Eccle- siastes. Essendo in Roma , fu eccita- to dallo Spirito di Dio ad evangeli- zare anche agli Ebrei. E per lungo tempo applicossi a quest' opera con tanto ardore di spirito, che, dimenti- cato di se stesso, ordinariamente dal Venerdi fino alia sera del Sabbato stava digiuno catechizando , e dispu- tando con essi , ed interpetrando loro leScritture, siccome colui, che inolto era pratico nella lingua Ebraica, e predicando ad essi ancora pubblioa- mente. La qua! opera non fu senza frutto ; imperocche molti di essi si convertirono alia cattolica Fede colle. intiere loro Famiglie. Del rimanente era quest' Uomo di Dio di un indole si cortese e benigna, che tutti a se attraeva e legava. Era si umile, che ricuso per due volte F Onore del Vescovado , a cui il Gran Duca di Toscana Cosimo Primo volea nominarlo 9 essendo vacate le Sedi di Volterra , e di Cortona ; e ricuso pu- 94 re la Dignita del Cardinalato ^ alia quale il suddetto Pontefice Gregorio XIII promuover lo voleva. Era di tan- ta carita verso dei poveri , che di- spensava loro 9 ottenutane V Apostoli- ca licenza 9 una gran parte degli Qno- rarj _, che a lui venivano dalla Predi- cazione. Ed una volta , mentre ei passava neila stagion d' Inverno le Alpi presso a Firenzuola 9 avendogli una povera donna dalla fame oppressa e dal freddo domandato limosina^ egli ^ che null 5 altro avea che dare 3 le die il Mantello , senza considerare al lun- go viaggio , che a lui restava da fa- re tra quei rigidi rnonti per giungere a Bologna , Finalmente egli era som- mamente pietoso verso le Anime del Purgatorio : intantoche a persuasione di lui principiossi in Roma a dare un segno colla campana un ora dopo P ave Maria della sera„ per invitare i Fedeli a suffragarle ; II qual costume si stese poi in tutta P Italia. Per tali opere e si egregie virtu non solo i popoli delP Italia 5 e di Vene- zia 9 e di Roma lo ebbero in altissimo pregio 9 e venerazione ; ma gli uomi- ni sommi ancora per dottrina e per 9 5 Dignita: Cosicclie in Francia il Nun- zio Apostolico spesso volealo in sua compagnia^ per ragionare insieme del- le Sante Scritture , nelle quali il no- stra Evangelista era peritissimo : Ed in Milano y allorche egli ivi insegno, S. Carlo una volta in ogni settirnana a se lo chiamava, e per piu ore con lui trattenevasi pari an do insieme del- le cose della Religione^ e delta Chie- sa di Dio : E sitnilraente in Roma i grandi Cardinali Alessandro 3 da Ve- rona 9 e Gusano fl e lo stesso Somrao Ponte'fice Gregorio XIII spesso volea- no averlo appresso , e familiarmente ragionar con lui : Ed in Toscana il Gran-Duca Cosirno Primo non solo era frequentissimo alio sue Prediche 9 ma a persuasione di lui provvide ad al- cuni Monaster], riformo piu Magistral ti , ed emendo piu abusi della Citta di Firenze; e per segnale^, che aggra- diva gli avvisi di esso , era solito di- re : Cos l vogliono ess ere i Predicatori, Fino al termine di sua vita non de- siste Evangelista dal fare quel > che sempre fatto avea ; cioe d 5 attendere alia scienza dei Santi., e di operare nella vigna del Signore , massimamen- 9 B .... te colla Predjcazione : fincne senten-' do atfatto mancargli le forze , fece F ultima sua Predica in Araceli sopra quel testo di Giobbe : Sto , et non re spiels - 3 elamo et non exaudis 'j mu- tatus es mihi in crudelem , et in du- ritia manus tuae aver saris mihi. La qual Predica finita 9 si mise infermo a letto. Ebbe ■ allora il presentimento di un fiero certame, che subir dovea col Denionio invido di sua sorte : e si muni incontro al medesimo riceven- do a taP uopo con una gran fede il Sacramento delPestrema Unzione, qua- si divina armatura : e di fatto quelP avversario gli die negli ultimi perio- di del viver suo fieri assalti, sforzan- dosi di atterrare la sua costanza ; ma egli si port 6 da buon guerriero di Dio. In fine si rivolse con amoroso sospi- ro alia Beatissima Vergine , dicendo- le : Monstra te esse Matrem: e spiro il di 3 di Gennajo del 1593 ; II suo corpo fu sepolto nel Tempio di Ara- celi'; la venerazione dei Popoli lo se- gui ; ed il Signore rese glorioso que- sto suo servo \ col dispensare celesti favori sopra quelli : 3 che lo invocava- no . Scrisse rnolte cose piene di una 97 celeste dottrina, ed illustro molti Lib- bri delle Scritture : delle quali Opere il Possevino., e indi il nostro Dondo- ri hanno tessuto il Catalogo. Dal Dondori e da altri Scrittori del- le cose Francescane B. Felice Prete 9 e Gonf.ved. a pag44 B. GIROLAMO FINUGI DA PlSTOJA DELl'OrDINE DEI MlNORI Cappuccini Questi nel fiorir deg;li anni suoi si congmnse in matrimonio 9 e nel giorno istesso delle sue nozze , essen- dogli morta la sposa , si rivolse tutto a Die; eindi vesti TAbito dei Minorios- servanti'j dai quali passo quindi nei Cappuccini. Incontro dapprima tanta difficolta nelT apparare le scienze: che quando presentossi alFesame Vescovile per il suddiaconato 3 ne fu rimosso come inabile. Indi colla pazienza e coir ardor dello spirito vinse se stes- so in guisa , che divenne Predicatore insigne 3 ed eccellente Maestro in Teo- logia, e savissimo reggitore delle mag- giori Prefetture del suo Ordine. La sua Predicazione era animata da tal fervore di spirito 3 o con si info- o8 cate parole, die i peccatori, e le me- retrici ne rimanevano altamente com- mossi , e si convertivano a Dio. Ed egli attraeva in se quel fervore e quel funco divino 9 col disporsi al mini*. stero della parola , qualunque volta esercitar lo dovea , vegliando ordi- nariamente fino alia quinta ora della notte nell' orazione , nello studio, nel- la celeste contemplazlonc. e nell'afflig- gere il suo corpo con discipline. Nel magistero della Teologia , cui egli esercit6 in piu Conventi dell'Ita- lia , e per molti anni in Roma , ove era Jo studio generate del suo Ordine, ei segui massimamente S. Bona Ventu- ra : onde il Sommo Pontefice Pio V. che molto amava e stimava il no- stro Beato , in risguardo a lui fece stampare in miglior forma lo scritto di quel sersfico Padre sopra il Mae- stro , che prima aveasi assai confusa- mente. Tanto poi fu il credito di lui nelle scienze Teologiche, che non so- lamente egli fu condotto dal suo Ge- nerale al Concilio di Trento , ove di molte cose ragiono , ed ai Padri stes- si di quel Concilio predico nella Do- menica ventesirna seconda dopo la Pen- 99 tecoste dell' an. i56a ; itia lo stesso Pontefice Pio V. lo voile per suo Teo- logo . E nelFamniinistrazione delle Prefet- ture , da poiche ei fu fatto Ministro delle Provincie di Toscana , di Napo- li e di altre, e piu volte Definitor Generate della sua Religions , egli ac- coppio alia saviezza tanta umilta , che sembrava portar V Immagine del Fi- glio di Dio nel visitare il suo Popolo d' Israello , e lavare i piedi ai suoi Diseepoli. Per le quali cose il medesimo San- to Pontefice Pio V., siccome quegli, che in piu occasioni sperimentato a- vea la singokr prudenza e dottrina ed integrita di Iiii'j disegno di farlo Gardinale , e di fatto gli ccnferi tale onore.Ma resistendo egli costantemen- te ad imprenderlo/ il Papa, che per una parte non voleva contristarlo ol- tre modo, e per altra volea pure ono- rarlo, si arrese alle ripugnanze diesso, col la condizione di volere peraltro con- ierire quella Dignita a nomina, di lui. In tal maniera vinta 1' umilta del Fi- nugi dalla ferma volonta del Ponte- fice , ei propose a quell' onore Giu- 7 ICO lio Antonio Santorio da Gaserta 3 Ar- civescovo di S. Severina , Uomo di cui le somme prerogative sorio a tut- ti note. E poiche in quel tempo rac- coglievasi in Gandia V esercito dei Col- legati contro il Turco, quel Santo Pon- tefice deputo il Beato Girolamo capo d'una missione di Cappuccini , che e- gli cola inviava , affinche seguissero 1' armata * animassero i soldati a com- battere generosamente per la Santa Fe- de , e servissero loro nei bisogni deli 5 anima e del corpo . Preparossi il buon Padre con digiuni e lunghe Orazioni a tale impresa. Nel salire in Mare a Livorno predisse ai compagni 9 che piu non avrebbe riveduto quel lido i poiche Fora sua estrema era vicina. Giunto in Gandia, trovata avendo V ar- mata Veneta appostata, si die con tan- to ardore di carita ad assisterla^ che ne contrasse il contagio. Gosi mori quest 9 uomo di Dio 5 il quale in tut- ta la sua vita unito avea alle grandi sollecitudini per la Ghiesa di Dio una gran mortificazione di se stesso , uno spirito sempre inteso alia contempla- zione delle cose celesti , ed una sin- golar devozione verso Maria Santissima. 101 Dopo alcuni arini il Cardinale di S. Severina fatto Protettore dei Cappuc- cini , otteime facolta dal Pontefice di mandare in Candia Fra Anselmo da Pietra Molare Missionario Cappucci- no , il quale dato avea sepoltura in quell' isola al Beato Girolamo a affin- che dissotterrato il corpo di esso, lo trasportasse a Caserta . La qual cosa Fra Anselmo esegui prontamente , a- vendo trovato il Corpo di lui per an- che intero s ed incorrotto : e cosi fu sepolto sotto una larga lapida nella Chiesa dei Cappuccini in quella Cit- la . Due Opere abbiamo di lui fatte pubbliche colla stampa; cioe un Dia- logo sopra le formalita di Scoto , ed un Volume di Prediche . Dal Dondori , e da altri Scrittori delle cose Francescane . BEATO JACOPO DA PISTOJA * DELL' OrDINE DEI GESUATI l^uesti fino dagli anni suoi piu gio- vanili entro nella Religione dei Ge- suati istituita dal B. Giovanni Colom- bino . E quivi in breve tempo si ab- bevero talmente a quell' acqua che sa- le alia vita eterna , che ardeva di a- more verso Gesu Cristo : Onde y po-» sposta ogni altra cosa , non sapeva pensare che a Lui 3 ne di altra cosa volea parlare f 6 udire che di Lui . E per imitare il suo araato Bene, egli era si umile 9 si mansueto , si beni- gno r si amorevole verso tutte le crea- ture 5 che sembrava un Aagelo con- versante in terra . Compiuto il quar- to anno della sua vita Religiosa $ ii giorno della Pasqua di Nostro S igno- re si comunico cogli altri suoi Con- fratelli., e fu V ultimo di tutti loro a ricevere il Santissimo Sacramento ♦ Dopo che, presa la consueta purifica- zione , in un attimo venne meno ; e fu portato sulle braccia di essi jiella Infermeria , dove per tre giorni ed altrettante notti non mai diede segno di vita , Tuttavia il Medico afferma- va non essere egli gia morto , ma sol- tanto rapito fuori dei sensi , Allorche egli , che in quel deliquio di celeste amore era caduto , comincio a respi- rare ; e come . ebbe acquistato forza da forrnar parola , con tenerezza gran- de di affetto disse: ^ Fratelli carissimi^ to3 state forti nelParnore di Gesii Cristo, acciocche 3 quando verra il tempo del- la persecuzione 3 non vi troviate de- boli e freddi nel suo amore . E que- sto io vi dieo , perche un miserabile uomo e per accusarvi nella Corte Ro- mana 3 con intenzione di disfarvi, ed estinguere questa Congregazione : e sara fattura del Demonio ♦, che invi- dia la vostra vita laudabile, la vo- stra carita ed union e : Ma Dio sar& in vostro ajuto. „ E eio detto , con allegrezza e giubilo grande levati al Cielo gli occhi } soggiunse : ^ Signo- re Gesu Cristo «, Sposo diietto delF anima mia, Tu sai che io sono stato tutto tuo, e Tu sei mio : Ecco che io vengo a te 3 tutto ti godo . „ E qui fini di parlare 5 e di vitf ere insie- tne quelP Uomo di Dio 9 che nello spazio di quattro soli anni tan to avan- zamento feee nella scuola dell' amor di Dio. La persecuzione predetta si verified sotto Gregorio XI. Ma questo gran Pontefice 3 intesa la verita^pro- tesse e confermo quella Religione. Dai Dondori . io4 BEATA GIOVANNA de Magni Pistojese deli/ Ordine dei Servi di Maria . jLi.rcangeIo Giani nei grandi ed ac- curatissimi Annali dei Servi di Maria , fa menzione di questa Egregia Ver- gine all 5 anno i3ao con tali parole.^ Tra quelli , dei quali a noi giunse la notizia \ che in quel tempo ( in cui S. Filippo Benizj tanto opero in Pi- stoja per la salute dei Pistojesi) sce- gliessero la principale ed ottima parte, una fu la Beata Giovanna 6 Giana de* Magni , ovvero., come scrisse Fr. Nio colao il Seniore da Pistoja 9 de Ma- cinghi 9 Vergine Pistojese , che ascrit- ta per lo passato tra le mantellate delP Ordine nostro dal B. Filippo > meri- to di essere in questo tempo annove- rata tra le Beate Vergini . „ Dagli Annali dei Servi di Maria B. Giovanni da Pistoja ved.apag. 74 PEATA MARIA DE MICHELUGCI Pistojese dell 5 Ordine dei Servi di Maria Di questa illustre Vergine Pistoje- io5 se parlano similmente gli Annali dei Sei vi di Maria all 5 anno i534 con ta- le elogio . , 3 In questi tempi ancora per V onore della Regina del Cielo ardevano del massimo fervore quelle Donne , che in ossequio di essa ed il Mantello portavano, e Y Abito ( delP Ordine nostro ) : Dapoiche in un sol luogo , cioe in Pistoja, trovansi quat- tordici pissime Femine 5 che insieme unite professano con voto solenne il di no di Agosto la Regola consuetadi Martino V. e non e da negarli che esse fossero alunne di quella Beata Sorella Maria di Francesco de Miche- lucci , la quale era morta V anno del Signore i5fi5 il di i4 di Aprile nel Venerdi Santo alle ore ventuna . Di questa eccellente Donna e riferito da non spregevoli monumenti , che ol- tre la perpetua Verginit& 9 oltre Y as- sidua frequenza alle ore Canoniche nella Chiesa nostra , fe se stessa esempio massimo di santita ai Piston jesi, tenne una vita austera in una penitenza quasi non mai interrotta , e fu perpetuamente intesa alle medi- tazioni della Passione del Signore, per la grazia del quale ella merito di es- jo6 ser chiarnata al Cielo nelF ora pres-> so che istessa della Parasceve, in cui il Signore Gesii Cristo esalo lo spiri- to sulla Croce. Laonde giustissima- rnente ella e annoverata da alcuni tra le Beate del nostro Ordine. Di cui F Immagine potra delinearsi con una Corona di spine in Capo v e cogli al- tri struraenti della Passione tra le braccia.„ Dagli Annali dei Servi di Maria. BEATO PAOLINO DA PlSTOJA GESUAT0. P aolino ancor fanciullo fu amines* so nella Religione dei Gesuati dallo stesso Santo Fondatore della medesi- ma tiel passar ch'ei fece per Pistoja. E si die fin da principio con tanto £rdore ad imitare quel grande Esem- plare di santita., e di virtu datogli da Dio ; che presto si fe simile a lui : Intantoche > divenuto anch' egli mae- stro 9 comecche tuttora giovin fosse 9 gli fu imposta la direzione di Fr. Ro- molo da Firenze uomo di lettere e di provetta eta ; il quale quanto sotto la 107 disoiplma di lui profittasse > dednr si puo e dalla vita gloriosa y ch 5 ei tenne^e dal titolo, cheebbe^ di Beato. Inoltre egli ebbesi per uomo di tanta prudenza e dottrina^ e di tal sodezza di spirito ., che fu dai Padri di quell 9 Ordine adoperato per Coadiutore nel governo della lor Religione di Fr. Gi- rolamo d'Asciano, che ne era Gene- rale. Nel qual Ministero egli si portd come lucerna ardente 5 che tutti illu- minava ed accendeva nelle cose di Dio: Siccome tale si porto nel reggimento di piu Conventi ai quali fu preposto. A queste grandi virtu ^ oncP era or- nato , il Signore aggiunse in lui i do- ni altissimi della profezia e della pe- netraziooe de' cuori. Finalmente pieno di anni e di me- riti si raccolse nel Convento della sua Patria in Pistoja^ ove termino sua carriera. Air appressarsi della morta chiamo a se i suoi Confratelli^ e con fervide parole gli esorto a perse vera- re nel divino servizio, ad amare con tutto il cuore il Signore ; ed a tener- si uniti tra loro nella pace 6 nella fraterna carita. Indi rivolti gli occhi al cielo, disse i„ Signor raio -, Gesu io8 Cristo + ecco il tuo misero Servo : Manda 5 ti prego, in quest 5 ora la tua misericordia sopra di lui. *, E qui fi- ni spirando V anima sua in Dio : E in quelP istante la sua Cella fu ripiena di una soavissima fragranza di Paradi- se. Mori T anno del Signore i47^ di sua eta ia2,dei quali vissuti ne avea 107 nella sua Religione : II suo cor- po trovossi dopo la morte in si Ion- geva eta vestito di un asprissimo ci- lizio^ ed i suoi fianchi cinti e stretti da una catena di ferro : . E fu sepol- to nella Chiesa di quel Con vento.Egli lascio un Volume di Lett ere mano- scritte piene dello Spirito di Dio e di dottrina celeste. Ebbe talento nel- la poesia 3 e non poche Laudi Spirit tuali compose . Dal Dondori . BEATA TIANA DEGLI IMBARCATI PlSTOJESE DELL* OrDINE DEI SeRVI DI MARIA In due luoghi parlasi negli Annali dei Servi di Maria di questa egregia Vergine. E primieramente alP anno log 1 387 con queste parole : 33 Fioriva per santita in Pistoja nell 5 anno 1 384 Dia- na 6 Tiana figlia di Luca degli Im- barcati y la quale fu cotanto addet- ta alia Santissima Vergine Maria 3 che per onore di essa coltivo som- mamente la verginita , esercito ec- cellenti maniere di astinenza 3 e die preclari segni di santita: e questo Car~ me compose, Oramai sono in eta, Che vo servire a Gesu : Al mondo non vo star piu , Perche e pien di vanita, Questo mondo e pien d' inganni , Pien di vizj , e pien di fraud e ; Vo'spendere i miei anni In dir Salmi 3 e cantar laude, II mio cuore e lieto > e gaude , Perche vede il yero lume : Vo 5 fuggire il mal costume, Vo' servar Virginita, Vo 5 servire al mio Signore, Che mi fe simile a se : Voglio amare il Salvatore 3 Che mori in Croce per me. Gesu mio^ che e Re de 5 Re* Mi vuol far sua cara Sposa : no Io sarei ingrata e ritrosa 3 Nun arnando sua bonta> Tre nernici ha Talma mia ; Mondo > Carne j Dimon rio : Chi con lor vince la giostra Diventa figliuol di Dio : Sentiro poi nel cuor mio Giubbilo d'amore immenso , Quarido piu di Gesu penso, Lo mio Padre 5 e lo mio Sposo E 9 Gesu 9 dolcezza mia. La mia Madre \ il mio riposo E 9 la Vergine Maria : Piu Sorelle avro che pria, E piu Madre al Munistero : ■ Vivero col cor sincero., Per grazia 4 che Dio mi da . O Gesu $ somma beliezza , Oh infinita Sapienza-, Dammi virtu e foFtezza, Che i 9 ti segua con prudenza Tu sei la Divina essenza , Che illumini lo 9 ntelletto > Et infiammi ben lo affetto «, Col far la tua volonta. Addio Padre , addio Parenti , Addio dico a chi i imane ^ Addio amicij e conoscenti Addio tutte Spose umane : II I State in pace , e state sane, Clie vo a Gasa del mio Dio : Or pregate Giesu mio , Che mi dia stabilita . Ed all' anno 1898 proseguono i mede- simi Annali: „ In quest' anno parten- do da questa mortal vita in Pistoja una certa Tiana di Luca degP Tmbar- cati , la quale erasi per lunghi anni serbata Vergine , col menare una vita la piu stretta , in , mentre curavasi il suo corpo , trovata con grande am- mirazione delle Sorelle coperta di ci- lizio , e cinta di un ferreo cingolo, ii quale per il lungo uso erasi incarnato nell' uno e nell 5 altro femore . Laonde il benedetto Iddio fe palesi non pochi segni deU'innocenzaesantitadi essa, e mentre ella visse , e dopo che fu mor- ta : Intanto che i Padri stimarono, es- sere ella da annoverarsi tra le Beate. Per la qual cosa se alcuno brami di venerare V Immagine di Lei , potra pingersi davanti gli occhi una Vergi- ne col cihzio sotto il consueto abito, la quale con una terrea catena vede- si percuotere colle proprie mani il suo corpo davanti rimmagine della B. Veiv I ! 2 gine Maria . ^ Dadi AnnaH dei Servi di Maria , C A P. V. Catalogo dei Santi > dei Beati 5 e di altre Persone insigni nella Pieta Pi- stojesi., descritto dal Dondori nella sua Opera della Pieta di Pistoja 9 alia parte seconda . S. ZENO Vescovo, e Martire di Vero- na Titolare e Patrono della S. Ghie- sa Cattedrale e Diogesi di Pistoja, S. JAGOPO Apostolo il Maggiore, Av- vocato e Protettore della Citta di Pistoja * Io non faro quivi parola di questi due gran Santi , siccome non Pistojesi * S. Felice Prete a pag. 44 S. Rufino Vesc. e M. a pag. 77 SS. Baronto^ Desiderio, e CG.a pag.i 1 Beato Atto Ves. a pag* 23 Beato Buonaventuha Servitaa pag. 78 Nel tesser la Vita di questo Beato fa il Dondori menzione di cinque pie Donne Pistojesi del Terzo Ordine dei Servi di Maria ; cioe di Jacopa Can- cellieri , della Beata Giana de Magni, della B. Diana Stella ; di Diana degli 1 1 3 Imbarcati , e di Maria Michelucci : delle quali io ho gia parlato nel Ca~ talogo del Foi ti 5 e della prima di es- se parlero anche in altro luogo . ANDREA FRANCHI PISTOJESE DELL ? OrDINE DI S. DoMENICO b Vescovo di Pistoja . iNacque Andrea in Pistoja della no- bil Famiglia dei Franchi F anno del Signore 1 335 e fino dalla fanciullez- za ebbe P animo rivolto unicamente alio studio insieme 5 ed alia pieta . Giunto al decimosesto anno di sua vita vesti V abito delP Ordine di S. Domenico nel Convento di quella Cit- ta^ ove dirnoro per otto anni nel gra- do di novizio . Nel qual tempo ei vis- se in modo si virtuoso e pio , che era esemplare ai vecchj , Mortificava con- tinuamente il suo corpo con digiuni \ cilizj 9 e flagelli . Custode esattissimo del .silenzio , ad imitazione del Patriar- ca S. Domenico , non parlava se non di Dio „ 6 con Dio i, tenendosi in ora- zione per molte ore del giorno e del- la notte ai piedi del Grocifisso , Fat- J1 4 to quindi Sacerdote , fu dai suoi Su* periori inyiato a Roma per leggere ivi Filosofia e Teologia ai numerosi No- vizj del suo Ordine ; Quivi tra '1 ma'^ gistero insigne delle Cattedre comin- cid a rivolgere le sue sollecitudini al- ia edificazione del Popol di Dio 5 e compose un Volume di Sermoni dei Santi 9 ed un dotto e pio Quaresima; le , che Egli stesso predico dipoi in molte Chiese delF Italia . Tornd quin- di alia Patria 3 e predico ai Pistojesi F Annuale nella Chiesa del suo Ordi- ne : E fatto Priore di tal Convento \ trovando quella Chiesa troppo angu- sta al suo apostolico zelo 3 la ingrain- di (*d orno : Ed inblire si distese ol~ tre i limit! di essa : 3 col reggere nel- le Vie della salute una Societa di Uo- mini , che col nome di Compagnia dei Magi adunavasi sotto la sua' di- sciplina in un Oratorio da lui costrut^ to presso la Chiesa suddetta . Era omai Egli divenuto uno de' piu chiari lunii della Religione di 8. Domenico 9 aJlorche circa Panno i38i essendo rimasta Vedova del suo Pa- store la Chiesa Pistojese^ ei fu pro- clamato Vescovo di quella Sede $ al n5 quale onore molto ripugno il pio An- drea, e molte lacrime sparse , e mol- to prego : ma iinalmente costretto tlalla obbedienza alia Sede Apostoli- ca lo imprese. Lo imprese pe.ro in tal guisa 3 che nulla per lui cangiar si dovesse della consueta sua vita di Re- ligioso 2 Intantoche 4 anclie essendo Vescovo 3 ei continue; a portar sulle nude membra la lana 5 ed a cuoprirsi di cappuecio. Non mangio mai carne, se non quando eragli cio ordinate dai Medici per irifermita di salute : ed os- servo sempre esattamente gli annui digiuni di sette mesi prescritti dal sue Istituto. Inoltre ei frequento in tutta la sua vita il Goro della Ghiesa Cat- tedrale nei divini Uffizj si del giorno che della notte : ai quali assisteva in si devoto sembiante che destava re- ligione nel Clero e nel Popolo spet- tatore. A questa edificazione^ che ei prestava at gregge col suo esempio s uni una somma sollecitudine in tutti gli altri doveri del sacro suo Ministe- ro . Pieno di zelo per F Evangelica dottrina, egli istruiva in essa il suo popolo 5 sull 5 esempio dei chiari Ve- fccovi dell' antica Ghiesa. E congiun- 8 n6 gendo alia parola il vigore della Ve- scovile potesta^ colle piu savie Ordi- nazioni e colla rinnovazione dei Si- nodi de 5 suoi Predecessori , riformd i disordiiii^ che si compiangevano nel- la Ecclesiastica disciplina. E massi- mamente fu zelantissimo autore di Con- cordia e di pace tra i Cittadini: Nel- la qual cosa i segni stessi del Cielo talora gli dier favore : siccome una ¥olta avvenne , cbe un Nobile Uo- mo in una contesa, che contra ad uii suo Concittadino avea., non arrenden- dosi alle esortazioni ed alle ragioni che il santo Vescovo adducevagli , e di piii avendo avuto Pardimento di opporsegli con strepito minaccioso ? a vista di tutti i circostanti rimase su- bitamente attratto nella terneraria sua mano in guisa., che piu muoverla per allora non pote. Per il qual prodigioso avvenimento fatto egli accorto del suo f&llo^ cede alia volonta del suo Pa- store : e questi col segno della Cro- ce gli torno in Sanita la mano. Ma in due circostanze particolar- mente si discoperse di qual tempra era la carita del nostro Prelato. E primie- rameate nelF anno i389 allorche la II? peste invase Pistoja , facendo gran • strage dei Cittadiiii. Imperoccbe ri- cordevole allora egli , cbe il buon Pastore da la vita per la salute delle sue peeorelle , con ammo generoso ed intrepido affrontando i riscbi del contagio , portavasi ovunque il biso- gno. del proprio gregge il ricbiamava: Ed inoltre percuotevasi con aspra di- sciplina piu volte il giorno , per im- plorare al medesimo cob' innocente suo sangue dalla adirata Giustizia di Dio la cessazione di quel flagello. Ne deve tacersi^ cbe avendo egli in ta- le occasione fatta una Processione di penitenza col numeroso suo popolo , per dovuiHjue ei passo col Crocifis- so inaalzato fugginiie il morbo in gui- Sa , cbe quelle feiici contrade ne ri- masero tosto libere. V altra circostan- za fu nell' anno 1899 allorche Dio sdegnato per i peccati degli uomini , e massimamente per le crudeli di- scordie cbe tra loro regnavano , co- miuciando a piovere sopra di essi or- ribili gastighi^ si ebbe avviso dal Gie- 16, che la B. V. Maria interposta sa- rebbesi efficacemente a pro di essi , qualora avesser fatto penitenza nella i iB die fe- delmente servito lo aveano : E la ot> tenne con questo Rescritto Pontificio : „ Bonifacius Episcopus servus Ser- vorum Dei^ Venerabili Fratri Andreae Episcopo Pistoriensi salutem^ et Apo- stolicam Benedictionem. Quia praesentis vitae conditio $ta- tum habet instabilem , et ea , quae visibilem habent essentiam, tendunt in- visibiliter ad non esse : Tu hac salu- bri meditatione praemeditans , diem tuae peregrinationis extrernum dispo- sitione suprema desideras prevenire . Nos itaque tuis in hac parte suppli- cationibus inclinati 9 ut de bonis mo- bilibus a te per Ecclesiam Pistorien- sem^ cut praeesse dignosceris, licite ac- quisitis 3 quae Alt ari 3 v el Altar ium ip- sius Ecclesiae ministerio alicui specia- li eorumdem divino culti et Usui non fuerint deputata, pro decentibus et ho- nestis expensis funeris tui , it pro re- muneratione illorum * qui tibi viventi servierint , sive sint consanguinei, sive alii , juxta servitii meritum ( modera- te tarn en ) disponere et erogare possis ec. non obstante quod Ordinis Fratvum, I £2 Praedicatorum Professor existis, Fra~ ternitati tuae plenum et liberam te- nore praesentium concedimus faculta- tern. Volumus tamert 3 quod in eorum- dem dispositione bonorum juxta quan- titatem residui erga dictam Ecclesiam te liberalem exibeas, prout conscientia tibi dictaverit , et animae tuae salu- ti videris expedire. Datum Romae a- pud Sanctum Petrum 3 Idus Aprilis: Pontificatus nostri anno V. Indi al peso degli anni vedendo ag- giungerglisi varii incomodi di salute ^ delibero di andare a compire la sua Religiosa camera cola ^ ove F avea in- cominciata, e fece formal rinunzia del Vescovado , non in testa del suo Ni- pote , come il Dondori dice nel suo Libro Delia Pieta di Pistoja , ma li- beramente nelle Maui Apostoliche^ sic- come chiaro leggesi nel Pontificio Re- scritto ; ove il Papa Bonifacio IX nelF anno undecimo del suo Pontificate il di s5 di Gennajo accoglie quella ri- nunzia , ed assegna ad Andrea delle rendite del Vescovado per il suo one- sto mantenimento l 5 annua pensione di trecento Fiorini: ne in opprobrium Pon- tificalis dignitatis , dice il Pontefice 12,3 mendicaro cogaris. Ritiratosi pert an to nel Convento del suo Ordiue in Pisto- ja si die tutto all" Orazione ed alia Penitenza ; un segno della quale mo- strarono per a5o anni le pareti della sua cella asperse del sangue di esso . Jnfermossi infine di mortal malattia , la quale egli comporto eon eroica pa- zienza per nove mesi; finche il di a6 di Maggio deir^or rese la benedet- ta anima sua al Signore . II suo Gor- po fu sepolto nelfa Chiesa di quel Convento in un bel Deposito elevato nella interna parete. E qui si giacque fino all -1 anno i6i3 allorche per pro- seguir 1' ordine gia incorainciato delle Cappelle di essa Chiesa , si tolse da quel luogo. Una nube di Testimonidi vista e meritevoli di ogni fede , tra i quali giovami nominare Pandolfo Arfa- ruoli e F Arciprete Cesare Fioravanti Scrittori delle Storie Nostre , ci han- no lasciato scritto^ cbe al darsi i pri- mi colpi su quelF Urna una soav.issi- ma fragranza si diffuse per la Chiesa, ed un globo di fuoco , simile ad una Stella della maggior grandezza , videsi calare in linea retta dal Cielo e fei> marsi sopra la Chiesa di S, Domeni- 1^4 co. Si aperse quelP Area , ed il Cor- po di Andrea videsi incorrotto, eomec- che non mai fosse stato spogliato de- gli intestini , e flessibile in tutte le sue membra s quasi fosse morto di re- cente. 11 Supremo Magistrate di Pisto- ja deputo aliora due primarii Cittadi- ni 5 affinche uniti coi Superiori dell 5 Ordine Domenicano si portassero a Ro- ma per trattare del la Beatificazione di questo Servo di Dio : E la causa fu davanti alia Romana Congregazione fe- licemente proposta ; ma diversi acci- denti ne hanno ritardato il prose^ui- mento e P effetto. Intanto la venera- zione dei popoli verso di esso si av- valoro : E le piii autorevoli Istorie no- stre ei hanno trasmesso una serie di celesti benefizj otteuuti alia invocazio- ne di Lui. Ne il popolo soltanto lo onoro; ma lo stesso Sommo Pontefice Benedetto XIII die uno splendido at- testato delFaltro concetto, che di lui aveva, allorche facendo fabbricare una Cappelia ad onore del Patriarca S.Do- menico nella Chiesa della Minerva in Roma j voile cbe tra le quattro Sta- tue di marmo da collocarsi nelle quat- tro parti laterali della Cappelia mede- T2,5 sima^ una fosse quella del nostro Ve- scovo, cosicche una Statua fu di S. Antonino Arcivescovo di Firenze 3 V altra del Beato Alberto Magno^ la ter- za del Beato Agostino Vescovo di Lu- cera , e V ultima del Vescovo Andrea Franchi con qtiesta Iscrizione scol- pita ai piedi della medesima B. An- dreas Franchi Episc. Pist. Del rimanente il Corpo di lui tolto dal primo sito , come ho detto di so- pra 5 fu tosto orrevolmente colloca- to in una Cassa con Cristalli 3 e po- sto nel vuoto di una muraglia nella Sagrestia di S. Domenico : dove nelP anno 17 19 fu dal Vescovo Colombino Bassi nelle canoniche forme riconosciu- to 5 e di abiti Pontificali rivestito. E 9 poi quest 9 Uomo di Dio dal Popolo Pi- stojese comunemente chiamato da tem- po immemorabile col Titolo di Beato. Dal compendio a che il nostro Bo- relli nella sua Pistoja Sacra ha fatto della Vita di esso scritta e pubblica- ta dal Padre Giuseppe Maria Guidi Sanese delP Ordine dei Predicatori : e dalP Elogio del medesimo composto dal Ch. Dottore Antonio Maria Rosa- ti Pistojese 9 ed inserito nella colle- Jf>6 zione degli Elogj degli Uomini illustri To s card stampata in Lucca nel 1772 al Tom. 3 (a) Qnesfo affare e oelebre non solamente per il cnlto ciei fedeli confermato ed avvalorato in modo si magnifico dalla Sede Apostolica , sic- come ho riferito altrove: ma anche per 1' ec- cellenza del Javoro, essendo tin Capo d' Opera delle Arfi , lo lascio agli eruditi ed ai dofctl 1' illustrare questo sno pregio secondo ; so) quale anche re- ©entemente il Ch, Professor Ciampi nostro Con- citfadino ha scritto in un Opera intitolata : No- tizie inedite della Sagrestia Pistojese de belli: ^rredi; e risgnardando unicamente alia pieta riferiro !a breve descrizione che eg H ha fatto degli oggetti religiosi in esso effigiati / onde V mtelligcnza dei medesimi serva alia maggiore edificazione dei Fedeii, che frequentemente lo visitano . 1 bassi rilievi so-no distribuiti in quat- tro ■ Tavole di Argento f?nissimo 9 delle quali una e collocafa snlT Alrare, e dossale del me- desimo, l' altra b posta d' avanti ad esso in for- ma di Paliotto, e le altre due fanno finiinento lateralmente al detto Paliofto - Nella tavola perfanto che sta d' avanti all 9 Altare in forma di PalioMo ,, Sono rappresenta- le, egli dice, a basso rilievo qnindici storie^ del Testamento Kuovo, ed ai lati di essa sei Pro- feti 9 che stanno tre per parte uno sopra Paltro per Paltezza di tutta la tavola, che e larga tre braccia, e mezzo Fiorentine 5 ed alta in pro- porzione. Nel primo quad[ro 5 o Storia $ V An- F27 tvunziazione della Madonna 9 e la visita di cssa a Santa Elisabetta. . ohe e rappresentata in mu- tuo amplcsso con Maria Vergine : Ed ha sei fi- gure. No I Secondo e la Nativita do! NoStro Signore; eon figure nove. Nol terzo e nostro Si- gnore assiso tra Maria Vergine e S. lacopo. Nel quarto sono i Magi a Cavallo per via: e sono sei figure . Nel quinto sono i Magi che a- dorano; e figure cinque. Nel sesto e la Si rage de- gli Innocent!; con figure diciassette . Nel setti- nio e il bacio di Giuda s e la cattura di nostro Signore neli'Orto: ha figure dieei con molte teste nell' indietro . Nell' ottavo e la Crocifis- sione di Cristo; con figure dodiei , e teste mol- te nell 1 indietro, Nel nono sono le Marie al Sepolcro » T Angiolo sedente , e le guard ie dormienti : ed ha figure sei . Ne! decimo e V apparizione di nostro Signore a 8. Tommaso 9 che non crede/ ed ha figure tredici . Neil' un- decimo e J' Ascensione di nostro Signore ai Cielo : e sono figure undici con teste indietro . Nel decimo secondo e la Presentazione di nostro Signore al Tempio: ed ha figure cinque. Nel decimo terzo e Gesu Cristo 9 che prediea alle fcurbe : e sono figure sette con inolte teste in- dietro . Nel decimo quarto e Gesu Cristo 9 in- nanzi ad Erode ; sono cinque figure. Nel deci- mo quinto sembra il martirio di San Pietro 9 e S. Paolo ; e sono figure nove con teste all' indietro. Alle inerociature di questi quadretti sono posti belllssimi smalti , che hanno varie figure di Santi , e 1! arma del Comune di Pi- stoja . Le figure, scbbene alquanto tozze s appa- risoono assai beno intese nelle mosse e nel pan- neggio 3 e tutto il lavoro c di una finezza e pu* ia8 lizia che veramenle sorprende. In fondo a que* sta tavola, Jungo Ja cornice 5 sta la seguente I- scrizione a caratteri smaltati . Ad honorem Dei et beati Jacobi Apostoli 9 et Domini Hermanni Pistoriensis Episcopi 9 hoc opus factum fuit tempore potent is viri Dard finis de Accrajuolis Vicarii pro Serenissimo Rege Ruber to in Civi- tate Pistorii 9 et Districtu ; et tempore Simonis Franc isci Guerai 9 et Bartjiolomei D. Astc . Z). Panfranchi Operariorum Qpere beati laco- bi Apostoli sub An. D.MCCCXFL Indict. XK de mense Decembris per me Andream de Iqco- bi Ognabonis aurificem de Pistorio . Opere fi- nito refer amus g rat iam Chris to . Qui me fecisti sit benedict io Christi . Amen . Delle due tavole 9 e fiancate la prima 9 che sfa dal corno dell'Evangelio 9 fu forma (a da Mae- stro Pietro Orafo da Firenze nel i557 e d ha nove storie del Testamento vecchio 9 e nuovo 9 divise in tanti quadretti con ismalti alleinero- eiatnre simili a quelli della tavola d' Ognabene. „ Nella prima storia e (a Creazione di Adamo 9 e d' Eva. Nella seconda ela trasgres^ione di Ada- jno 9 e il cacciamentodi esso dal Paradiso Terrestre. Nella teiza e Gaino, ed A belle ucciso . Nella quarta fa fabbricazione delP Area . Nella quin- ta il sacrifizio di Isacco . Neila sesta la Ifgge data a Mose 9 e Mose 9 che la promulga . Nella settima e Salomone incoronato . Nell' otlava e la nascita della Madonna con altra storia della sua vita „ ( parmi la presentazione al Tempio) s , Nella nona e lo sposalizio della stessa Vergi- ne Maria . Le figure 9 che sono molte 9 vedonsi assai bene disegnate con panneggi presi dal ve- xo e mosse naturalissime nelle azioni . 99 L' altra tavola laterale , che sta dal corno 129 dell' E pistol a 9 ha in fondo quest a iscrizione : Ad honor em Dei*, et $. Jacobi fjpostoli hoc opus factum fun tempore 1). Franci&ci Pagni sub An. JVK.'LlCIjXXlpvr me L.eonardum tier Johan.de Florentia Aurificis ; •, Vi rappresento anch' egli nove Storie del Testamento Nuovo. Ma in tutta l'Opera si dimost ro assai pin valente di Maestro Picro . In un soffitto , che posevi 9 ten- to d' accennare qualche cosa di prospettiva fa- cendo le diyisioni del soffitto inolinate alquanto e come in fuga s per indieare s fondo, e lonta- nanza 3 con qnalche altra avvertenza a cio re - lativa . Nella prima Storia fece la vocazione di San Pietro : Nella seconda la Donna Emorrois- sa ai p i eel i del Salvatore .* Nella terza un mira- colo del Salvatore, che forse e la guariylone del Lebroso : Nella- quarta Gesu Cristo, che pre- dion alle Tur'be. Nella quinta Gesu Cristo lega- to dai soldati : Nella sesta Gesu Cristo dm ami a Pilato 9 presso eui sla un Nano avente in mtino V Astorre 9 secondo V use dei Sigriori grandi del tempo in eni visse T' arti^ta . Nella setiim-a la navicella 5 che e agitata in mezzo ai flutti, ed in essa Gesu Cristo dormiente 3 e gli Apostoli; Le altre du^e, ottava e nona , par che rappresentino il martirio 9 ed nil altra Storia di S. Pietro ; ?J ovyero V ottava il mar- tirio di s, laeopo, e dell' Uomo 3 ohedopo aver catturato questo Apostolos si convert! alia Fe- de di Cristo 9 e fu con esso ucciso di spada : e la nona S. F Hippo che battezza V fiunuco del la Regina Candace . La tavola dossale poi, secondo la forma che ha presentemente 5 e che Ig fa data nell 5 Anno 1787. da Francesco Ripajoli Orefice Pistojese 9 »3o quando, demolita 1' antica Cappella di S. Jaeo* po, hi trasferito V Altare di questo Santo al Jnogo ove ora vedesi 9 e alta braocia sei in cir- ca , larga braccia/ quattro > 6 poco piu » Princi- pia con una specie di gran fascia d* argento > che e la coperta del Corpo di S. Atto «, 1] qua- le riposa la dentro in una Cassa di Jegno dora- to serrata da lamine di rame parimente dorato, e fregiata di ornament i di argento .* e vestito in abiti Pontifieali, e ha appresso un Calioe d* argento dorato 9 con una patena di rame dora- to; che furono sacri arredi di suo uso . Sopra questa fascia si alza nn ordine di Jarghi colon* nati 9 dove stanno varie figure a rilievo . C loe in mezzo una Nunziata coil' Angelo y e due ai- tre statue da ambe le parti . Sopra questa e un alfcra fascia » dove stanno per la lungbezza di- stribuiti piu busti d\ Apostoli, e di Profeti' . lndi sorgo nel mezzo della Tavola V e^celiente siatua di S. Jacopo sedente in una nicchia con- tornata da varj lavori .* ed ha JateraJnieute a due ordini venti nicchie con altrettanre statue rappre.ncutanti nostra Signora , dieci Apostoh 5 i quattro Evangelist! s i quattro Dottori , ed una Santa Vergme 5 ed alle estremita di que- sti ordini altre quattro Statue nelle loro nicchie, Giascuna di queste statue e aha mezzo braccio in circa . Sopra questi due ordini sorge uu terzo 3 ove e in mezzo un Dio Padre in nicchia ton nembo che lo circonda tutto 3 ed Angeli so- stenenti un Paviglione d'Argento 9 e Cherubim; e da ambi i Jati sono piu nicchie con Augeli 3 e Santi . Al fine dclle quali in una continuazione di Architettura, eht sorge dagli ordini info- riori 3 stanno elevati in due nicchie i due Prin- cipi degli Apostoli, S. Pietro 5 ePaolo , e nella r3i nella estremita due altre statue simili a quelle dei due ordim inferiori, e poste ordinatamentc sopra di esse . Termina poi la tavola in altra fascia con Cielo d' azzurro oltremare 9 sparso di stclle di argento dorato . La qua! tavola e inoltre tutta ornata di smalti s di pietre* e di bellissimi intagli . Non vi ha in essa 9 per quanto mi eparso,aI- cuna antica iscrizione : ma da i monumenti della Chiesa Pistojese sappiamo 5 che ella ebbe varia for- ma e diversi aumenti in varj tempi. Perocche la prima Tavola dossale dell' Altare diS. lacopo fu formata da maestro Pacino 5 6 da Andrea di Puccio d' Ognabene circa all' anno 1287. colle Immagini scolpite dei dodici Apostoli e di no- stra Signora* Ella fudipoi accresciuta e ristau- rata 9 primieramente dopo il furto sacrilego di Va/ini Fucci avvenuto nell' an. 1293. ma spe- cialmente dal suddetto Andrea di Ognabene nel l3l4- 1*' egregia Statua di S. lacopo fu formata da Maestro Giglio Pisano nell' an. i355. Gli Opera j di S. lacopo nel l386. alloorarono quattro statuette con altri ornamenti d' Argen- to a Maestro Piero di Arrigo Tedesco 5 e nuova- mente nel 1387. gli ordinarono tin Paviglione al Tabernacolo * ove sta ia statua di S. lacopo e nel 1390. un Annunziaia coll' Angelo .' e nel 1394. aNofri di Buto da Firenze unitamente ad Atto Braccini da Pistoja furono al legate varie figure d' argento. Piacque anoora di dare nno- va distribuzione e nuova forma a tutta la ta- vola . Per lo che fu fatto fare il dis^gno a Maestro Giovanni Gristiani da Pistoja 3 uomo insigne 3 che fioriva verso il fine del secolo de- cimo quarto; e 1' eseeuzione di quel disegno fu I 3:2, aUogata ai sudcletti Nofri ed Atto , i quali fe- cero tutti gli ornati , e tutte le altre figure che da Giovanni erano state nel disegno acere- sciute. Nel 1409. Ser Guglielmo e Piero di Giovanni da Pistoja , e Leonardo di Matteo, ed Atto Braccini lavorarono insieme i qtiattro Dot- tori ed i quattro Evangelisti / colla eondizione die terminati i lavori 9 dovessero sottoporli al giudizio di Domenico da lmola . Finalmente il Vasari scrive , che il celebre Filippo di Ser Brunoilesco fece quei Busti dei Profeti , che so-no nelle testate delta Tavola dell' AUare . Altri due furon fatti nel 1456. da Piefcro d' An- tonio da Pisa. Cosi la pieta dei Padri nostri impiego If opra di uomini eminenti di due secoli per forma re V Altare al S. Apostolo . Tanta era la lor venerazione verso il medesimo, la quale perpetuavasi rinnovellandosi di gene- razione in generazione. E delta quale Ei dettero ancora un piu splendido esempio, allorche com- piuta da Maestro Giglio la statua del Santo an- darono i Cappellani stessi detti di S. lacopo da Pistoja a Pisa, per quivi trasportarla religio- samente 5 come cosa gia sacra, e che doveva es- sere esposta subito alia pubblica venerazione. E processionalrriente la intoodussei'o nella nostra Citta tra i Cantici e i voti del Clero e del Po- polo 5 che andato eragli incontro 3 e tnagnifiea- mente con gran festa la onorarono. 1 33 Beato Lorenzo dell 5 Online di S.Do- menico ved. a pag. 67 CATERINA MANSUETI DA PlSTOJA DELL' OkDINE DI S. DoMENIGO Un frutto insigne delle virtu e del zelo del Beato Lorenzo da Librafatta., di cui ho parlato altrove^ fu il rinno- vellamento e la santificazione del Gon- vento di S. Lucia in Pistoja , che era di Monache Domenicane. Imperocche nella cruda peste 9 di cui abbiamo udi- to far menzione S. Antonino tiell 9 eio- gio di quel Beato , essendo morte tut- te quelle monache che ivi erano 3 tranne Suor Niccolosa Beliiebuoni; per opera di questa egregia Donna e di Costui riempissi quel Monastero di no- velle Piante 5 le quali e da Lei, che per molti anni ne ebbe il governo , e da Questi coltivate si levarono alFal- tezza della perfezione Evangelica. Tra queste fu una veneranda Ve- dova , gi& donna di Andreozzo Man- sueti di Pistoja^ di cui il nome era Caterina; la quale non solo cola re- cossi ella stessa s ma seco vi condus- 1 34 se due sue figlie in tenera etk 9 le cjuafi ivi sotto la cura di lei educate nella regolar disciplina 3 professarono , dietro Y esenipio della medesima, V I- stituto Domenicano 9 e finirono sari- tamente i loro giorni. Servo ella in tutta la sua vita una somma austeri- ia nel vitto, ed una gran mortifica- zione in tutte le cose ; vesti in abito spregievole e negletto; ebbe un umilis- simo sentimento di se stessa : fu spes- so provata da Dio con gravi malattie., cui ella comporto con una pazienza ammirabile. E crebbe in tanta virtu, die fu preposta per alcun tempo al Go- verno di quella eletta Casa del Signo- re; ove finalmente in odore di santi- ta si giacque* Dal Dondori 3 e dal Padre Marche- se scrittore delle cose Domenicane . CHIARA MANSUETI PlSTOjESE DELL' OrDINE DI S. DOMENICO JLJa minore delle figlie di quella gran Donna noraavasi Ghiara : Vergi* ne insigne , che visse su questa ter- ra per cinquant 9 anni 9 serbando sem- pre un' angelica purita ed innocenza * Fu ella ne 9 suoi giorni mortali quasi i $5 sefnpre inferftia : e tut fa via il fervore del suo spirito nella pieta fu sempre in lei si vigoroso j che anche per i sedici anni , nei quali fu da idropisia oppressa , non mai si esent.6 dal coro e dalla orazione comune ; ne cesso dall'alzarzi, com 5 era in suo costume, due ore innanzi al Mattutino,, per re- citare il Salterio di David ; e se tal- volta per la debolezza delle sue for- ze noil poteva allora finirlo 5 ternri- navalo dopo il Vespro. Aveva poi una tenera devozione verso il Mistero del- la Nascita del Nostro Signore : onde non saziavasi di parlarne^ ed apparec- chiavasi ogn ? anno a celebrarlo col per- correre i giorrii dell' Avvento nel si- lenzio 5 nel raccoglimento dello spiri- to , ed in singolari esereizj di pieta : Intantoch& fu fatta degna un anno di vedere in quella Solennita il Bambi- no Gesu nella Capanna in braccio del- la Beatissima Vergine _,. presente S. Giu- seppe; e finalmente di morire nel gau- dio del Signore la notte istessa di que- sto Mistero nelP anno 1 4?4r E di" qual maniera di morte! Present! ella il suo fine, cambiossi la tonaca *, si acconeid il velo in capo in quella guisa che ac- 1 86 conciar soleasi alle Monache sul fe- retro , prego le Sorelle a non toccare il suo Corpo, quando e'fosse morta , e composte Is bratcia sul petto in for- ma di Croce , disse : In munus tuas Domine commendo spiritum meum . Haec requies mea in seculum seculi; hie habitabo^quoninm elegi earn: e spiro. Dai suddetti Dondori e P. Marchese MADDALENA MANSUETI PlSTOJESE DELL' OrDINE DI S . DoMENICO feuor Maddalena fu 1' altra figlia della Donna di Andreozzo. La quale, siccome la sua sorella Chiara serbato avea sempre intatto il giglio della pu- rita tra le spine delle malattie ; cosi ella serbollo tra le spine delle auste- rita. Vestiva aspri cilizj : ai regolari digiuni molti altri ne aggiungeva , e bene spesso estingueva il sapore del- le vivande aspergendole d'acqua fre- sca : dormiva sopra due nude tavole disposte in forma di Croce ? le quali ella di giorno teneva ascose sot to il suo letto : nella Quaresima disciplina- vasi tre volte il giorno prolungando tiascuna flagellazione finche recitati rion avesse i Salmi Penitenziali > o i Graduali : levavasi dal lelto due ore avanti il Matutino , nelle quali face- va orazione in Chiesa con gran copia di lacrime; e dopo i Divini Uffizj vi- sitava ed assisteva le Inferme. Ella fu poi sempre si ubbidiente e rimessa al volere dei Superiori e delle sorelle , che avrebbesi detto 5 che quanto a- vansavasi in eta % tanto impiccoliva- si sempre piii nel concetto di se stes- sa. Giunta finalmente all 5 ottantesimo quinto anno di sua vita 5 riposo nel suo Dio : Ed autentiei monnmenti ci narrano 3 che essa voile, come la sua Sorella fatto avea , vestirsi in funereo abito prima di rnorire, e che il suo Corpo piii toccato non fosse ; e che merito ,■ siccome quella \ 3 di vedere il Bambino Gesu nel Presepio , e serbo la Battesimale innocenza fino al fine: nella quale mori, Dai suddetti Dondori e P. Marchese. ANGIOLA BRACCIGL1M DA PiSTOjA DOMFNICANA M iYlentre il C.onvcnto di 8. Lucia i38 in Pistoja godeva ancora le primizie dello spirito del sue rinnovellamento-, vesti in esse 1" Abito Domenicano An- giola Bracciolini Pistojese 5 la quale crebbe ivi tanto in virtu , che bril- lava tra le altre I come Stella di mag- gior luce nel firmamento : Intantoche fu fatta Superiora di quel Convento ^ e per undici anni lo governo. L 5 es- sere stata Reggitrice di una Societa di Vergini si chiare per la lor santi- ta 3 e un elogio bastante di essa : da poiche la saviezza delle figlie e la gloria della Madre v da cui , come da fonte lucidissimo emana la purita dei ruscelli. Ed il modo del suo reggimen- to fu particolarmente nel farsi el la stes- sa sincero esemplare del gregge 5 e nella dolcezza e pazienza della carita. Ella poi si distinse principalmente nel- lo studio della Orazione^ per amor del- la quale ebbe in uso di sorgere dal sonno alia mezzanotte : e dopo Mat- tutino^ anche nella stagion di Inverno^ in cui suonava all 9 ore nove 5 fino a Prima, che cantavasi alle ore quattor- dici 9 perseverava sempre nelP Orazio- ne ; siccome anche dopo il Vespro trat- tenevasi in quella per un ora. E co- t3() tanto in questo esercizio levavasi in Dio , e di tanto fuoco ardeva j che la grazia ^ le illmninazioni, e i sensi al- tissimi.) che Dio le communicava^tra- lucevano anche nel suo volto sempre si giocondo ed allegro , che sembra- va piuttosto una Cittadina del Cielo che deila terra : ed una volta fu vi- sto sul capo di lei un lume straordi- nario , che lungamente vi stette . Fu devotissima di S. Orsola^ ed alia sua morte, che le avvenne neiranno 1446 fu ricreata da una beata visione di Essa in unione qolle Sante Vergini di lei compagne * Dal Dondori, che V elogio di questa^ e delle altre pie Donne di quel Mona- gtero trasse da una autentica Cronaca del medesirno. ORSOLA BALDINOTTI L PlSTOjESE DELL 5 OrDINE DI S. DoMEiNICO \Juesta Vergine del Signore lino dalP eta di undici anni calco con vi- rile coraggio le contradizioni e le vio- lenze che le fe il mondo per ritrarla dal consacrarsi a Dio^ e a Lui si de~ dico nel Monastero suddetto di S. Lu- cia in Pistoja. Fu Monaca di grande i4o orazione y ed in conseguente di gran mortificazione ; e le sue orazioni era- no illustrate da Dio col dono delle la- crime. Fu massimamente devota alia Passione del Nostro Signore > per la pieta del quale osservava religiosamen- te ogni venerdi^ e tra gli altri eser- cizj 9 che in tal giorno praticava 5 uno era il disciplinarsi per uri ora e mez- zo. Ten rie anche in special riverenza S. Or sola ed il coro delle sue Vergi- ni ; ed un giorno \ pregando davanti all 5 Immagine di essa , ebbe il favore di una celeste visione delle medesime. Era inoltre molto abile nel Canto Ec- clesiastico _, e sonovi dei Libri Corali scritti di sua mano a lettere formate: e con molta pazienza insegnava que- ste arti sue alle Monache giovani.Xn- ferma non mai si spoglio dei panni di lana^ i quali in tempo di sanita pa- rendole troppo delicati 3 usava quasi sempre portare un aspro cilizio. Mori nd Signore nelPanno 1467. Oltre le pie Donne fin qui descrit- te 3 altre Vergini commendabili per la santita della Vita fiorirono in quelF eta nel Convento di S. Lucia in Pi- stoja: tra le quali autentici monumen- ti ianno special menzione di una Ma- ria discepola di Angiola Bracciolini > la quale per soli sei anni visse nella Religione , in gran semplicita, e con- simiata in brevi 5 explevit tempora mult a : Di Niecolosa Cancellieri, don- na di tanta purity di coscienza a che intrepida burlavasi delle molestie dei Demon j 9 con cui piacque al 3ignore 3 che fosse esercitata sua virtu, e quel- Ja di alcune sue Consorelle ; siccome nei tempi antichissimi usato avea con S. Antonio Abate : Di Cecilia Fiora- vanti , la qua! tenea di se stessa si bassa stima 9 ed in tale onore e vene- razione le altre , che non ardiva di parlar loro se non in voce urnile e sommessa 5 riputandosi di vivere in compagnia di Angeli : Finalmente di Clemenza Baldinotti 5 la quale , come Marta nella Casa di Lazzaro 9 gli Uf- fizj proprj non solo , ma anche gli al- trui si irnponeva : ed inoltre con mol- te penitenze si affliggeva 3 e molto pregava. Le Storie nostre Pistojesi poi ricor- dano 9 che in tai nome di santita e di regolar disciplina venne a quella eta il nostro Convento presso la Ghiesa di Dio . che due Monache del mede- I 4 a simo furono domandate da S. Antonino Arcivescovo di Firenze per riformare il Convento di S. Lucia in quella Cit- ta; e nell' anno 1498 altre cinque Mo- nache del medesimo furono trasferite a Roma per riformare il Convento di S. Sisto. Fra Iacopo Gesuato ved. a pag. 10 1 Fa a Paolino Gesuato ved. a pag. 106. FRA PIETRO DA PiSTOJA DELL' OilDINE DE GeSUATI F u questi ammesso nella Religio- fie- dei Gesuati dallo stesso B. Giovan- ni Colombini di essa Fondatore , nel passare die ei fece da Pistoja. Ed in essa datosi tutto a Cristo y fu servo di Dio ferventissirno. Beato Giovanni da Pistoja Domeni- cano a pag. 74- II nostro Dondori alia Vita di que- sto Beato aggiunge, che Michele Pio> illustre Scrfttore delle Storie Domeni- cane nel lib. i.34- dice :,, Nel Con- vento di Agosta in Sicilia , gia detta Hibla, mori Fr. Vincenzio da Pistoja, altri lo chiamano Giovanni , che fu quello , cue fu risuscitato da S. Vin- t. 1 43 cenzio Ferrero, avendogli tolta la vi- ta il Demonio , con istigare la madre ad arrostirlo , come fece; che fu quel- lo , che stampo con lo spirito et in- focato suo dire la divozione del San- to , che lo risuscito 5 ne'Siciliani;e libe- ro dalla peste la Citta di Termini, dan- dole la seguente Orazione e versilatini. Super aegros manus impones, et be- ne habebunt. Iesus Mariae Films, mun- di salus et Dominus ,per merit a B. Vin- centii sit tibi clemens et propitius .Amen . Te veneranda Caro Christi , quam veraciter adoro. Corpus ave Christi ; salus et reparatio mundi. Tu panis vi- tae , mihi conferas gaudia vitae, Mor- bos acutae pestis mihi preme? crimina dele. Amen. „ Osserva pertanto il Dondori, che la Storia di quest' Uomo , comunque chiamar si voglia , 6 Vincenzio 6 Gio- vanni , e in tutte le sue parti essen- zialmente diversa da quella del B. Gio- vanni di cui hassi gia parlato : E ne conchiude che questi sia un altro R.e- ligioso Domenicano Pistojese 3 bandi- tore in Sicilia dei meriti di S. Vin- cenzio ; siccome fu in Italia ed in Dalmazia quel Giovanni, che e il ce- 1 44 leberrimo nelle Stone Domenicane : Termina poi lo stesso Dondori la Vi- ta di quel Beato col far brevemcnte menzione di Gorrado Gualfreducci del- la peuna , di eui ved. a pag. 87 B. Buonaccorso Bdonaccorsi v. a p. 85 BEATO ALESSANDRO DEI MlNORI OSSERVANTI I? u questi originario di Verona , e fattosi Religioso dell'Ordine dei Minor! ebbe sua stanza nel Convento di Giac- cherino presso Pistoja, dove mori, e do- ve le sacre sue spoglie riposano . Fu egli di un genere di vita sommamen- te peni rente e delle celesti cose con- templative . Non bevve ' mai vino , ne piii che una sola volta il giorno mai cibossi . Per qualunque freddo non appressavasi al fuoco a riscaldarsi , e se talora il fece , vi si tenne per bre- vi momenti . II suo soggiorno conti- nuo era in cella 6 in Ghiesa , dove stava assorto in orazione. E fu osser- vato che per dieci anni , nei quali di- moro a Giaccherino , non mai per suo diporto pose il piede fuori della porta 1 45 che mette nella selva. Ebbe molte visioni , e gli Angeii piu volte gli ap- parvero , e piu volte parlo con S. Gi- rolamo, cui Egli venerava come suopai- ticolare Avvocato : E per tal conver- sazione coi Cittadini del Gielo , bene spesso egli appariva in faccia rispien- dente , come uri Mose. Un anno nel giorno del Giovedi Santo, dopo aver fatto aspro governo del suo Corpo coi flagelli, fu trovato rapito in estasi col- le braccia aperte in forma di Croce ; e sollevato fino al palco della sua Cel- la. Tento il Demonio di turbare in piu modi questo contemplativo Padre , fi- no ad urtarlo un giorno con tant'im- peto , che lo sbalzo dal mezzo dell' altare Maggiore fino alia porta del Go- ro,con gran doglia delle sue membra; ma questi insulti non valsero a turba- re la sua unione con Dio. Col segno della Croce rese la sanita in Pistoja ad un Infermo. Finalrnente cadde egli nel morbo della peste 1' anno 1486, e ricevuti con grandi sensi di pieta 1 Santissimi Sacramenti ando a contem- plare la faccia di Dio. Passa quivi il Dondori a far parola di un altro Servo di Dio di cui le i46 ossa riposano siuulmente net Conven- to di Giaccherino : cioe di FRA GIORGIO DELL' OrDINE DEI MlNORI. Esso e descritto nel Martirolo- gio Francescano con queste parole al di ^9 Decembre,, Nel Territorio Pisto- jese il Beato Giorgio il Greco Confes- sore. ,, Ed il Padre Arturo nelle Note a quel Martirologio fa tale elogio di lui.,, Era Greco di nazione, e di Professione Religiosa laico. Uomo semplice, e per la santita della vita famoso , il quale rese il suo spirito a Dio nel Cohven- to del Monte Sinese (a) vicino a Pi- stoja in Toscana. L'anima di lui nell' uscire dal corpo fu vista salire glono- samente al Cielo, accompagnata da una moltitudine di Angeli e di Santi. „ Conchiude poi il Dondori la stona di questi due Beati con tale osserva- zione : „ Sicche meritamente la Pa- tria nostra con particolare venerazio- ne onora questo sacro Monte di Giac- cherino, dove vissero e santamente mo- rirono questi, ed altri Servi di Dio. „ (a) Cos! chiamavasi nei tempi antichi quel monte , che ora dicesi monte di giaccherino da- poicheunOste di tal nome pose ivi suaOstena. 1 47 TOMMASA DA PISTOJA DELL ? OltDINE DEI MINOR! l^/uesta Vergine del Signore fu di una gran fede e semplicita . Delia qua- le il Dondori riferisce questa Istoria . & Racconta il Cimarelli nella quarta parte delle Croniche dei Minori , che nel Monastero di S. Chiara di Firen- ze furono due Monache 9 una detta Suor Tommasa da Pistoja^ e Y altra Suor Lucia Fiorentina : le quali usci- te per ubbidienza a far la cerca del grano in campagna 5 vicino a notte fu- rono sopraggiunte da un improvviso temporale , minacciandd Y aria oscura con tuoni e lampi una rovina d' ac- qua y e di fulmini . Perloche sbigotti- ta Suor Lucia , disse : Gome faremo Sorella 5 dove ci ritireremo stanotte almeno al coperto ; acciocche non sia- mo divorate dai lupi in tempo cosi strano ? Si trovavano le buone Serve di Dio in quel punto nello scoperto contado di Firenze 5 vicino a S. Ca- sciano campagna rasa 3 che per due miglia attorno non ha ricovero ne di easa j ne di capanne : E questo era lo 10 1 48 sgomento di Suor Lucia ; a cui ardi- tamente , gittata tutta la speranza nel- la provvidenza di Dio , rispose Tom- masa : Non abbiam paura ,, Sorella mia, che Dio pigliera cura di noi sue serve, che per fare la Santa ubbidien- za siamo in questo pericolo : Avra ben preparato qualche alloggiamento per riceverci quello, che si piglia cu- ra fino degli uccelli dell 9 aria. Mentre cosi andavano avanti > con- fortandosi , scopersero un lume , che appariva assai lontano^ alia cui dirit- tura , mezze rincorate , volgendo il cammino ^ non guari vi corse, che lo splendore del lume dilatato faceva lo- ro vedere nei barlume una Casa 3 ver- so la quale accelerando i passi per non perderla di vista , vi si condusse- ro speditamenie , e felicemente : E ri- cevute con molta carita da un Gio- vane molto venerando nelF aspetto, e Del procedere costumato piu , che d 5 ordinario., ( che mostrava deila casa essere il padrone ) furono dalle ser- venti ristorate con un buon fuoco , e con una modes ta Cena ; e poi fu lo- ro consegnata una Cameretta per cia- seheduna., che parevano appunto due 1 49 Celle da Monache di S. Clilara ; in cui con molta quiete riposarono. La mattina furono visitate da una delle serve , e data loro la limosina del gra- 110 ; che fu un quarto di Stajo , al- lestite per andarsene vollero ringrazia- re il padrone della carita ricevuta , e fu lor detto , che a quell' ora non era tempo opportuno di vederlo . Quindi commessa 1' ambasciata alia fantesca ,, che cortesemente fuori le accompagno, ripigliarono il loro viaggio. E fatti po- chi passi , rivolgendosi indietro , per osservare bene il posto di quell' Al- bergo non seppero vedere, che cam- pagna aperta , spogliata d' alberi, non che di case . Restarono in quel pun- to le Serve di Dio immobili per l,o stupore e si attonite che ne anche proferivano parolaj ma movendo i sq- liti sguardi l' una manifestava all' al- tra di ammirare la divina bonta , e provvidenza. Allontanate un pezzo , dimandarono a certi del paese , che Casa fosse quella , contrassegnandola al meglio , che potevano : E sempre fu loro risposto , che in tutto quel contorno non sapevano vi losse mai stata abitazione si fatta. E cosi furo- r5o no le povere Serve di Cristo assicu- ratfe ^ che Quegli solamente aveva lo- ro provveduto , nelle cui braccia si eran gittate. COSIMO GIERI PlSTOjESE VeSGOVO DI FaNO c losimo Gieri Pistojese > Giovine di nobile indole, fino dai suoi primi anni fu uti esemplare di modes ti a e di pieta. Feee in Padova i suoi stu- dj. Dal Pontefice Clemente Settimo Mediceo fu eletto Vescovo di Fano nelP anno i5a8 > 6 come altri vogliono i53o e cio per privilegio ; essendo egli an- cora assai giovine. Nell' anno i536 an- do a risedere alia sua Chiesa, ed a reggerla d' appresso. II suo contegno pieno di modestia * e di gravita , e di amorevolezza gli concilio tosto la rive- renza e V affezione di tutto il suo Gregge. Quantunque poi egli si pre- stasse tutto a tutti usava una specia- le benevolenza verso le persone reli- giose e pie. Visitando le Chiese e le Monache sue „ le esortava al servizio di Dio in si efficaci maniere , che ne i5i timanevano altamente eccitate. Studia- vasi di togliere dal suo Gregge i liti- gj ; ed ove questi fossero tra poveri irnpotenti a pagare i debiti loro^ egli stesso per por termine alle loro liti , li pagava. Tenevasi sempre col suo spi- rito si elevato e fisso in Dio, che ne le contradizioni ne le avverse cose va- levano a turbarlo od' abbatterlo: w Fac- cia il mondo quel che vuole, egli di- ceva:, che io non mi turbero mai: Im- perocche i miei pensieri hanno impa- rato un porto ^ ove stanno sicuri a sue percosse : e questo porto e Gesu Ciisto. „ Quando convenivagli punire alcuno , astenevasi , per quanto possi- bil fosse ^ dal fargli pagar la pena col denaro : E gli altri modi di gastighi egli accompagnava con arnmonizioni si affettuose ed insieme si forti ; che i colpevoli avrebbero voluto piuttosto sostener la carcere , che la commozio- ne e Fardore del suo paterno zelo. Da si eccellenti principj ognuno pud presumere , qual fosse per esser F esi- to del sno Pastorale Ministero, e quan- te cose, che ei fin d 5 allora meditava di operare per la gloria di Dio , ed il bene della Chiesa y avrebbe feliceraen- i5<£ te compiute $ se il Signore per i suoi imprescrutabili consigli non avessetron- cato il filo dei giorni mortaii di lui al principio di sua camera. Ei com- penso peraltro la brevita del sacro suo ministero, col dare al mondo Pesem- pio di una maniera di morire vera- mente cristiana e sacerdotale. Ei, che essendo in sanita cento volte prote- stato avea che poco curavasi del mon- do/ e che era apparecchiato a mori- re qualunque volta fosse piaeiuto a Dio di chiamarlo a se^ verified col fatto questi suoi sensi. Al sopravvenir- gli di una mortale infermita , la ac- colse con grande alacrita di spirito 9 ripetendo sovente quelle parole : Vi- ta Chris tus 3 mori lucrum. Ne sola- mente ei non si dolse giammai del suo male., ma ne lodava e benediceva il Signore. E tenendo fisso il pensiero nella Passione di Gesu Cristo, in lui confortavasi 5 e gloriavasi di esser fat- to partecipe dei dolori di esso : e quan- to piii questi stingevanlo 3 tanto piu ei sentiva accendersi il Cuore di amor di Dio. Ne se stesso soltanto confor- tava nel Signore 9 ma i Parenti e i Domestic! suoi , e tutti quei che lo i53 visitavano ; porgendo loro savissimi avvisi 3 e pastoral i Istruzioni . Finche ricevuti con grandi sensi di pieta i Sacramenti della Chiesa , raccoman- dando ¥ anima sua nelle mani del Si- gnore , placidamente spiro . Nei suoi stud] avea congiunto col- la scienza della Religione la cultura delle lettere ; onde narra Y Ughelli nella Italia sacra 9 che 99 a lui scri- vendo il Bembo lo chiama Ornamento degli Uomini eruditi e nobilmente cul- to nelle piu nobili scienze . Per la qual cosa avendo Cosimo in breve tempo compiuta una lunga camera 5 siccome quegli 5 che divenuto era omai matu- re nella virtu , con singolar cordoglio degli uomini dotti si diparti da que- sta vita . . . . e f u sepolto nella Catte- drale con questo Epitaffio . Cosmo Gerio Pistoriensi 3 Fani E- piscopo electo > moribus , pietate > et liberalibus disciplinis ornatissimo , sum- mo apud omnes bonos in amore et ho- nor e 5 qui vixit annos xxiv. mens. I d. xxiv. obiit 8 hal. Octob. MD XXXVII. Dal Dondori ? e dalP Ughelli . »54 FRA PAOLINO DA PISTOJA DEI MlNORI CaPPUCCINI . \/uesti fu dapprima Monaco di Ca- rnal doli 9 indi passo neir Ordine dei Minori Cappuccini • Le virtu Cristia- ne 9 di cui egli non ne possedea ve- runa in grado rimesso ed ordinario , e massimamerite P umilta , e la peni- tenza 3 cui egli pervenne ad esercita- re in grada eroico 3 hanno esaltato il suo nome nei fasti della religione . Non mai mangio carne ^ si astenne sempre dal vino , sempre mangio una sola volta il giorno ; ed il companati- co suo solito eran le frutte . Vinse in tal guisa il frale delPumana sua na- tura 5 che ridusse il suo dormire a non piu d ? un ora per giorno , consuman- do le notti intiere in vigilie , orazio- ni ^ discipline 3 ed altri esercizj di pieta . E quanto alP umilta ei ralle- gravasi quando era disprezzato 5 o ne- gletto ; ne mai videsi piu lieto e con- tento 5 che tra le umiliazioni . Sand in Arezzo un Uomo da una occulta piaga colle sue orazioni . E nelPanno del Signore i568 termino con fama di i55 kantita i suoi giorni nel Convento di S. Savino 3 ove il suo corpo fu sepolto. Dal Dondori , clie ha tratto questa Istoria dagli annali del suo Ordine . PANDOLFO IL PASTORE, PISTOJESE ■ * 1 • * it /r . * 1 INacque Pandolfo negli alti Mont dell' Appennino Pistojese : E simile a S. Pasquale Bailon nel genere di sua vita , lo emulo nella virtu . Intanto- che custodi sempre illibata la sua ver- ginita nella sobrieta , e parsimonia del vitto ; nel quale , per soggettare la carne alio spirito 3 per quattro aniii us6 solo pane , ed acqua . E quando D cresciuto in eta 3 venne a tale robu- stezza di membra da comportare as- prezze maggiori 9 vesti un lungo e grosso cilizio in vece di camicia; ser- randoselo alia carne con grossa fune inasperata con mold nodi . Non pose mai il suo affetto nel guadagno ; e cio che dello stipendio suo gli avails zava al suo povero vitto e vestito tutto il "dispensava ai poveri : e talc- ra toglievasi il necessario cibo dalla 1 56 sua bocca per darlo ad essi . Tra I s V ozio dei Pastori , Ei fu sempre in- tento all'orazione, ai cantici spiritua- li _, ed alia contemplazione delle cose celesti . E quando la cura del greg- ge gliel permetteva ^ 6 saliva sulla ci- ma di qualche monte _, o si aseonde- va nel piu fblto delle selve , per con- versare con Dio . NelFusare. con le person e del suo mestiere 5 saviamente Je esortava a fuggire i peccati , a non danneggiare il prossimo 3 ed a consi- derare il premio che Dio ha prepara- to a chi vive onestamente . Finalmen- te ^ sempre avanzando in virtu , un anno v in cui nella stagion d 5 inverno condotto avea , seeondo il costume dei pastori nostri > il gregge nelle E- trusche Maremma 5 incontrossi con alcuni Religiosi Cappuccini ; e doman- datili die lo accogliessero nel loro Or- dine £ 1' ottenne . Ma mentre ei si ap- parecchiaya a vestirne Fabito nel Novi- ziato di Montepulciano, si ammalo gra- vernente 5 e venne agli ultimi periodi di vita . Nei quali rapito fuori dei sensi 5 molto si stette £ finche con faccia al- legra in se ritornando 3 con franche e spedite parole ^ nario ai Frati la Vi- I 57 sione, che in quel Ratto avuto avea, del Purgatorio, deiriofeino , e del Paradiso : guidato a eontemplare quei luoghi da un Arigelo : Che il Re del- la gloria avealo ricevuto con un fa- vore.singolarissimo^ baciandoio in fron- te , e dicendo ai Reati Spirit! : Non conoscete voi , che questa e quella pecorella , che tra i nionti e nelle sel- ve cantava continuamente le mie lo- di , e toglieva ii cibo della sua boc- ca, per darlo ai poveri ? E moke piu cose e grandi disse il Novizio di aver veduto delle bellezze degli Angeli, e maggiori maraviglie della Regina de 9 Cieli, disfacendosi, nel raccontarle 3 di dolcezza , e spesso interrompendo il suo ragionare con queste parole : O Padri , che stanza e quella 3 quanto e mai bello il Paradiso ! Mai volentie- ri mi son partito di la : ma debbo consolarmi , che V Angelo 3 il quale qui mi ricondusse , mi assicuro , che presto vi avrei fatto ritorno. Carnpo dopo questa visione sett' ore , in cui ntm mai cesso di cantare a Dio lodi; e tra questi cantici esalo il suo spi- rito in Dio Y anno della Redenzione 1 568. II suo Corpo fii in quello stes- i SB so Convento sepolto. Dal Dondori„ che ha tratto questa Istoria dagl' Annali del suo Ordine. Fra. Girolamo Finugi ved. apag.97. II Dondori nel tesser V Istoria di questo Beato ricorda im altro degno Religioso della famiglia Finugi da Pi- stoja, e di cui fa menzione anche Raf- faello Canceglieri nel Metro De Iusti- tia. Qnesti fu Clemente del Sacro Or- dine di S. Domenico 3 valente nella speculativa , di molto talento nella predicazione , e di bonta ed ingenui- ta grande.,, Io stesso, dice il Dondo- ri, l'udii leggere in S. Domenico di Pistoja nelle Feste i Salmi Graduali con tanto spirito, e si affettuosamen- te , che altrettante erano quasi le pa- role , quante le lacrime. „ Visse fino all' eta decrepita , ed alia Patria la- scio le ossa. FRA VINCENZIO DEI MlNORI CaPPUCCINI V u questi Originario di Foano nek- la Diocesi Aretina . E fin dalla sua fanciullezza si assomiglid a S. Fran- i59 fcesco da Asisi nello spirito di far li- mosina: Intantoche avendo mi anno dispensato ai poveri gran parte di vi- no , ne fu accusato dai suoi fratelli al Padre. Ei non nego di aver fatto limosina ; ma disse, che le botti non erano Vuote: Perloche andati tutti a fame prova, le trovarono piene , con grande ammirazione di quei che di- anzi espiate le aveano, Giunto all' eta di quattordici anni chiese ai Minori Osservanti di Foano., che lo accoglies- sero nel loro Ordine : E differendo es~ si a compiacerlo per cagione del la sua tenera eta , non si intiepidi nel suo spirito 5 ed era assiduo alia orazione nella loro Chiesa.Ora avvenne un gior- no ., che mentre ei pregava d 9 avanti al SS. Grocifisso , questi stese ambe le braccia verso di lui, come per dar- gli un amplesso : Per la qual cosa prorompendo egli in amoroso pianto 9 vi accorsero i Frati e resi da quel prodigio avveduti del voler di Dio 9 stimarono non doversi piu tener ehiu- sa la porta della Religione a colui , cui Gristo medesimo stese avea le braccia per accoglierlo al suo seno. Fatto Sacerdote^ passo ai Minori Gap^ ^ i- 160 puccini, ove dopo aver servito la Re- ligione nolle Provincie di Rotna , e della Marca ; fu mandate a Monte Ca- sale $ luogo orrido e selvaggio posto sulle Alpivicino al Borgo a S. Sepol- cro 5 dove abito S. Francesco. Qui visse Vincenzio una vita piu che uma- na. Una astinenza^ ed un digiuno al sommo austero e quasi perpetuo., il non usar mai altra tonaca che il ci- lizio , il camminar sempre a piedi no- di , il flagellars! a sangue ogni giorno furono atti di sua penitenza. E mara- vigliandosi taluno di tanto suo rigore, udi rispondersi da lui : „ La Carita mostrata a noi dal Figiiuolo di Dio nella sua penosissima Passione sforza noi a corrispondere con quei maggio- ri segni di gratitudine 3 che sia pos- sible : E come si puo meglio dimo- strarsi grati a chi per noi tanto pati , che per amor suo qualche cosa pa- ten do ? A queste austerita univa un* assidua orazione. Tre ore avanti il Mattutiuo era in Chiesa , e per tre ore dopo la Messa stava in Goto 6 in Cella 6* nel piu folto del bosco , meditando le co- se divine. Nella quale Orazione fre- i6i quentemente elevavasi in Dio 5 alie- nato dai sensi. Celebrava la S. Mes- sa con tanta copia di lacrime , die invitava a compunzione tutti gli astan- ti. Parlava di Dio con gusto immen- so ,, e con tale ebrieta di araore, per cui talora prorompeva in affettuose esclamazioni 5 ed in saltellamenti, co- me Davidde fece avanti 1' Area del Signore 5 e talora il suo diseorso era rotto dall 9 estasi v la quale quando ei presentiva ritiravasi tosto in Cella, Comecche ei non fosse ordinato al- ia Predicazione , opero raolto per la salute delle anime., specialraente col mezzo di visitare gli infermi : Nella quale Opera 4 e coll 5 esortazioni reli- giose 3 e col ridpnare a molt} prodi- giosamente la salute * ridusse gran gente a penitenza. Mentre un tempo teneva cura dei No viz j di Monte pul- ciano, avendo avuta celeste rivelazio- ne delle calamita sovrastanti alio Sta- te di Siena, spogliossi dell'abito, e si vesti del solo Ciiizio.) e caricate ie sue spalle di una gran Croce * a gui- sa d' un altro Giona 3 scese dal mon- te , ed ando per un giorno intiero per quei Castelli , predicando la peniten* I 6:2 za, poiche l'ira di Dio era viciiia so- pra di essi . Nella qual cosa essendo dall' ardore del suo spirito e dalla stan- chezza venuto meno , fu dalla Beata Vergine Maria ristorato . Ebbe molte pugne colle Potesta delle tenebre ; nelle quali ei sempre prevalse , fatto forte nelle armi di Dio . Quindi venu- to essendo ad abitare nel Convento antico dei Minori Cappuccini di Pi- stoja , colla sua prudenza , col buon odore di Cristo che ovunque ci dif- fondeva , e massimamente con le sue orazioni ridusse in santa concordia la Patria nostra , che era allora avvolta in civili dissenzioni . Finalmente qui- vi si giacque nel Signorel'anno l^S ed il suo corpo ivi sepolto si conser- vo per molti anni incorrotto , e spi- rante soavissimo odore . Dal Dondori , che ha tratto questa Istoria dagli annali del suo Ordine. A questo uomo di Dio , aggiunge il medesimo Dondori un altro Reli- gioso , che in odore di santita visse e similmente mori e fu sepolto nello stesso Convento antico dei Minori Cappuccini di Pistoja . E' questi i63 FRA IACOPO DELl/ OrDINE DEI MlNORI CaPPUCGINI I 1 quale era originario di Crema. Ei fu Uomo di mirabile austerita e poverta: intantoche non mai vesti che un solo abito misero p e negletto , aiiche nei piu crudi freddi : digiuna quasi "continuamente, niente altro pren- dendo a pasto per companatico che frutte : e di queste aneora , e del vi- no astenendosi in tie giorni di ogni settimana, Fu inoltre devotissimo del- la Madre di Dio , e di S. Francesco; e rnerito piu volte nella sua vita , ed alia morte di godere delia loro pre- $enza. E nelT anno i5()i passo nel dolce riposo della casa del suo Sigoore. Aggiunge aneora lo stesso Doadori e con esso il nostro Istorico Fiora- vanti nel Cap. 33 delle sue Memorie^ che piu altri zelantissimi Servi di Dio nel Convento medesimo vissero riti ra- ti vita serafica nei tempi andati v mol- ti dei quali anche vi lasciaron le os- sa : Per la qual cosa ne conchiude , che con ragione i Pistojesi ebbero sern- pre in somma venerazione quel luo* n 1 64 go : cosi che quando nel i588 fu co strutto il nuovo Convento dei Cap- puccini piu vicino alia Citta, volen- do essi , che da questo ritraevano piii vantaggiosi comodi, abbandonare il vecehio, per quivi tutti raccogler- si , ne furono dal Comune di Pistoja impediti stante la devozione v e i Cor* pi Santi ivi sepolti. FRA ONOFRIO DA MORTINAJ DEI MlNORI CaPFUCCINI IVlortinaj e una villetta posta sul torrente Vincio presso Pistoja, donde questo Servo di Dio trasse sua origi- ne. II quale 9 fattosi Religioso 9 osser- vo una grande astinenza congiunta col digiuno quotidiano. Cammino sempre a piedi nudi 5 si in easa 5 che fuora. Fu Uomo di grande orazione , e di uri 5 altissima contemplazione , nella quale sovente levavasi in estasi , e talora fu visto in sublimi ratti. NelP ardore della divina Carita chiese al Signore qualche travaglio ; onde vie piu purificare l'anima sua , e farsi simile ai Figlio di Dio ne 5 suoi pati- 1 65 tnenti : E fu graziato di una infermi- ta continua di tre anni ; la quale ei comporto con invitta pazienza. E co- si provato e purgato , apparendogli il Nostro Redentore , nelle mani di Lui spiro T anima nelP anno i534 in Mon- tui Convento maggiore di Firenze. Dal Dondori 5 che ha dedotto que- sta Istoria dagli Annali del suo Ordine. SUOR MARIA i da Popiglio dell' Ordine di S. Domenico N. acque essa di onesti genitori in Popiglio 3 Castello posto nelle Monta- gne occidentali di Pistoja. Visse per 3o anni nel secolo in stato celibe e casto. Indi vesti V abito delF Ordine di S. Domenico nel Monastero di quel paese : ove piu anni visse servendo Dio in digiuni^ vigilie, orazioni 9 e nel lavoro delle mani. Ella amo al somrno la solitudiiie 9 il silenzioj e la fuga dall'ozio., onde continuamente in alcuna cosa occupavasi, e le ore stesse addette al sollievo dello spirito e del corpo impegava nell 5 orazione ; 6 nel- le pie letture , 6 nel ragiofiar di Dio, 1 66 6 nel lavorare. Appreszo sommamen- te anche la poverta 9 ne rnai si com- piacque di proprieta alcuna , ancor- che menoraa. Era dotata di una sin- golare until ta modestia ed obbedien- za ai suoi Superiori. Teneva in som- ma diligenza la custodia della lingua; onde non ne escisse parola^ che aves- se ombra di mortnorazione altrui. Fu arricchita da particolar grazia di Dio di tanto sapere e discernimento 9 che mold a lei ricorrevano per domandar- le non solo il soccorso delle sue ora- zioni «, ma anche direzione e consi- glio nei loro bisogni e negozj : ed el- la lor compiaceva . E talora il Sj|mo- re aggiunse a questo talento di essa il dono altissimo della profezia. Era poi si composta di animo, che non si vide giammai di altra faccia che Se- rena e gioconda. Fu ancora provata da Dio con una piaga in un ginocchio ed in un piede , la quale ella com- porto per sei anni continui senza la- mento : E fu un giorno ricreata da una celestiale visita della Mad re di Dio. Appresso alia sua morte non potendo- Ella per la infermita andare a conm- nicarsi in Chiesa ne supplied il Si- 167 gnore ; ed in quelP istante la cella , ove giaceva , si riempie di un chia- rissirno splendore , ed ella dalle cir- costanti Sorelle fu veduta in faccia allegra e festosa piu delP usato. Ma se in quelPatto fosse communicata per mano degli Angeli, non piacque a Dio, che essa lo rivelasse. Mori santamen- te il di ^4 d' Agosto del iS^5 aven- do Iddio piu miracoli operato per Lei, e quando era in vita, e dopo la sua inorte. Da Silvano Razzi nelP Opera de Bea* ti dell 3 Ordine Dornenicano , e dal Dondori Fra Evangelista de Minori Osser- vanti ved. a pag. 92 DOMENICA DA S. MARGELLO Vergine U: na Verginella essa fu di ammi- rabile seraplicita ed innocenza j e di un ardentissimo amore verso Gesu Gri- sto. La quale visse dai sette anni fi- lm ai dodiei di sua eta nel Monaste- ro di Sala a Pistoja adattandosi, con istupore di tutte le Monache \ sopra 1 68 modo alia vita e riti della Religione. E giunta presso all 5 undicesimo anno^ venendo richiamata dal Genitore alia Casa paterna * per collocarla quindi in Matrimonio > y rnentre ella niun al- tro Sposo voleva , che Gesu Cristo^ e ad esso anelava ; questi dopo averla confortata con una celeste visione, a se la trasse per godere eternamente delle divine sue nozze. Mori il ai di Agosto dell 5 1 58 1. Degna nipote del Beato Padre Evangelista di cui ho parlato altrove ; dal quale fu anche ammaestrata e indiritta nelia discipli- na dell 5 amor di Dio. Dal Dondori Fra Barnaba ved. a pag. 88 e FRA GIOVANNI ANDREA DA PlSTOjA DELL 5 OrDINE DEI MlNORI JP mono amendue questi Pistojesi", e Laici Professi nell' Ordine dei Mi- nori Osservanti Riformati, i quali per- venuti alia perfezione della virtu me- ritarono di essere ascritti nei fasti dei Beati della lor Religione. Ma come quegli fu insigne nella vita contem- 1 69 plativa , quest! fu nella vita attlva. Di una santa prudenza ornato 5 fu triolte volte 3 comecche laico , eletto Guar- diano : E nel suo governo univa ad una eccellente discrezione una eroica carita 3 ed un sommo zelo del la Re- golar disciplina. Ecco 3 con quai pa- role egli e descritto nel Martirologio Francescano al di 30 di Marzo. >3 In Rieti nelP Umbria, Beato Gio- vanni Andrea^ Confessore 3 il quale per una singolar purita di animo e di corpo 5 per la carita e le altre sue eccellenti virtu 3 avendo piu volte e- gregiamente amministrato V uffizio del Guardianato 9 in santo fine riposo. 5> Ed il Padre Arturo nelle Note a quel Martirologio fa tale encomio di esso. „ Era egli originario della Citta di Pistoja in Toscana : Laico di Pro- fessione 9 ed ornato di una singolar bonta e perfezione, II quale per la integrita della sua vita e per gli otti- mi suoi costumi^ spesse volte eserci- to T uffizio del Guardianato : verso se medesimo austero e parco; cogli altri poi atfabile, benigno, e pacifico : Usa- va una gran carita e diligenza in quel- le cose , che erano di sua obbligazio* T 7° ne e ministero , e teneva una raassi- ma sollecitudine della purita dell 9 ani- ma e del corpo ; e di tal maniera al- le pie opere inteso 3 santissimamente visse nella Religione sessantasei anni: La sua chiarezza rifulse intorno all 5 anno 1590. E fu sepolto nel Conven- to di S. Antonio del Monte a Rieti. 9!> FRA MARCELLO GAI DE MlNORI GaPPUCCINI F u Marcello Gai nobil Cittadino Pistojese il quale fatto Sacerdote riti- rossi in Siena nella Congregazione del Chiodo allora eretta dal B. Teio '% e quindi passo nell 9 Ordine dei Minori Cappuccini: Quivi ei si die talmente alio spirito ed alF esercizio delPora- zione , ehe le storie di lui , quasi quella virtu ecelissato abbia in esso tutte le altre col magnifico suo splen- dore 9 6 piuttosto quasi elleno abbian voluto laseiare ai posteri il congettu- rare la dovizia delle altre dalla gran- dezza di quella che le altre virtu e le virtuose azioni attrae dal Gielo neir uomo ? non hanno che di questa par- 171 lato. Pregava egli dunque sempre; ed orando elevavasi ai gradi altissimi della celeste contemplazione e delta unione con Dio : intantoche rade vol- te pregava senza qualche estasi ed ec- cesso di mente , e spesso^ quando u- sciva dall' Oratorio j il suo volto era in sembiante piu angelico che umano. Una sensibile luce del Cielo talora lo circondo > ed una soavissima fragran- za di celeste odore lo asperse ; e ta- lora il suo corpo fu in sublimi Ratti levato. II Denionio '; nemico ■ capitals delta perseveranza nella orazione ; gli mosse piu volte aspra guerra per ri- trarlo da quella ; ma egli coi perse- vera re in essa lo eluse sempre e vin- se. Dal contemplare lddio su questa terra per specchio^ ed in enimmai, ed in parte, passo a vederlo faccia a fac- cia ed a trasformarsi in lui Parmo 1610 nel Convento nuovo dei Gap- pnccini di Pistoja. FRANCESCO LUPACCHI jl rancesco Lupacchi di Pistoja , giovine di una angelica innocenza , visitato da Dio nella eta sua di qiiin- 17a dici anni fino ai ventidue , dopo i quali mori 5 con una dolorosa infermi- tk 9 coperto di piaghe, quale altro Giob- be 5 e costretto a giacer sempre sul suo dorso 9 senza cambiar mai sito ^ fu sempre, in mezzo alia tempesta de' suoi languori e de 5 continui suoi mar- tini , non dird gia di un animo sem- pre piaeido e tranquillo in Dio v ma di volto sempre giojale e sereno e riden- te ^ rallegrandosi nella semplicita ed umilta del suo cuore di esser fatto de- gno di patire pel nome di Gesu, ed ane- lando a pene sempre maggiori . I suoi Concittadini ^ e massimamente le per- sone poste in calamita continuamente lo visitavano ^ ed apprendevano da lui F arte ed il conforto di patire da Cri- stjani . Mori in Pistoja nelP anno 16 19. ai a 1. di Decembre , nella Cappella di S. Salvatore 9 donde il suo Corpo fu portato nella Chiesa di S. Dome- nico con PArme di sua casata ai piedi. P. GIULIANO BALDINOTTI Gesuit A. A^uesti ardendo di desiderio di i 7 3 fcooperare alia propagazione della Re- ligion Cattolica 5 e di spender la vita per amor di Dio e per la salute del- le anime , ottenne dai Superiori del suo Istiluto di esser associate allemis- sioni Apostoliche della Compagnia di Gesu nell'Tndie. Ove giunto 5 rnolto opro : E quindi fu mandato egli solo alia testa di alcuni Religiosi a porta- re la Fede nel Tumquin . Montato in mare per tal cammino., sorse una gra- ve tempesta^ la quale egli calmo col gittare nelle onde una Reliquia di S. Francesco Saverio . Pervenuto in quel Regno incomincio felicemente V Apo- stolico Ministero ; ma dope alcun tempo per invidia del Demonio fu posto in sospizione di quel Re 5 qua- si Egli e i suoi compagni fossero spio- ni del Re della Concincina capitale nemico di esso . A purgare la quale accusa ei fu chiamato con essi in un gran Tempio 5 ove alia presenza dei Regii Ministri 5 e d' immenso popolo^ gli fu imposto di giurare per to Dio del Tumquin , e coi superstiziosi riti soliti ivi ad usarsi t fedelta al Re. Spie- go egli allora in faccia del Pubbiico una Immagine , che seco portata a- 1 7 4 vea 3 del nostro Salvatore 9 e prote* sto risolutamente che eg;li non volea giurare per altro Dio, che per il Dio vivo^ e vero , il quale era in quell 5 immagine rappresentato . Un Enuco, che assisteva-a quella funzione per il Re assente, rifiuto tale protesta ; ed il buon Giuliano trovossi aliora coi suoi in gran rischio 9 fin che un pag- gio essendo andato a render conto ai Re di tal contesa, questi coneesse,che i Cristiani per il lore Dio giurassero : E cosi la pericolosa lite fini con onta del Dio di -Tumquin 3 e con gloria del Dio nostro^ ma col dispiacere di que- sti Cristiani di non essere stati fatti degni di dare la vita per Cristo * co- mecche V onore avuto avessero d\ es- sere Confessori di lui : Imperocche quel Re rasserenatosi per il giuramen- to prestato, amorevolmente usocol Pa- dre , finche venisse il tempo opportu- no d 5 imbarcare per Macao 3 - dove quei virtuosi Missionarj fecero ritorno 5 e do- ve mori Giuliano nel Collegio della sua Compagnia P anno i63i. Dal Dondori. Fine dei Cataloghi. APPENDICE -IN el dispone i Cataloghi che fin qui ho riferito , ho tralasciato di far pa- rola di S. Zenone , e di S. Jacopo A- postolo detto il Maggiore , comecche ii Dondori gli avesse introdotti nel Catalogo suo . Ed ho fatto cio perche questi Santi non avevano luogo pro- prio in que' Cataloghi , non essendo eglino stati Pistojesi, ne per origine, ne per domicilio e sepoltura . Ma adesso non volendo defraudare la pieta de' miei Concittadini di quell' alimento, che ei posson trarre dall' udire le ge- sta e gli ammaestramenti di Essi, cui eglino venerano come loro speciali Protettori , porgero un breve saggio deila lor vita . S. ZENONE Vesvovo di Verona. Patrono dei Pistojesi , e Titolare delta lor Chiesa Cottedrale . IN el quarto secolo, in cui 1' Ita- lia ebbe molti Santi Vescovi^ che col 176 vigore della loro predicazione , e con la forza de' loro virtuosi esempj com- batterono gii errori, e i viz], e fece- 10 trionfare la purita della Fede , e la santita de' costumi , fiori anche S. Zenone, di cui per altro poche no- tizie sono a noi pervenute , ayvegna- cbe il suo nome s"ia stato sino da tempo antico in molta venerazione s, non solo appresso gl' Italiani, ma e- ziandio appresso i popoli oltremonta- ni H Si crede, ch' egli fosse di nazio- ne Affricano, e probabilmente_nativo della citta di Cesarea nella Maurita- nia . Edi avea Alalia natura sortito un ingegno molto adattato per le scien- ze, e r fin da giovinetto lo coltivo col- lo studio delle belle Lettere , £ colla lettura de/ piu eccellenti Autori lati- ni; e poicbe ebbe acquistato piu ma- turo senno , s' applied seriamente agli studj sacri , a gu^^cioe della Sacra Scrittura , e delle '<%re dei Padri , cbe prima di lui avevano fiorito -> e singolarmente di Tertulliano , di S. Cipriano , di Lattanzio, , e di S*. Ila- rio di Poitiers . L' avidita di sapere, e di meglio istruirsi delle cose eccle- siastiche lo spinse a far un viaggio >' i77 Bell 5 Oriente 9 dove vivevano di quel- la stagione molti santi 3 e dottissimi uomini , e di la finalmente venne per divina disposizione if Verona . Qui- vi e da credere 3 ch 9 egli si ascri- vesse al clero di quella Chiesa , come di quel tempo sappiamo > che altri Affricani fecero 3 i quali fu- rono ammessi fra i Cherici d 9 alcune Ghiese d 9 Italia 3 e ne furono anche eletti Vescovi 3 come fu Fortunaziano Vescovo d 9 Aquileja 3 e Donato Prete della Chiesa Milanese. a. E fa ben d 9 uopo dire, clie Zeno- ne sopra tutti gli altri del Clero Ve- ronese risplendesse per la dottrina , e santita 5 giacche essendo vacata quel- la Chiesa per la morte di Cricino nelF anno 862,.^ ne fu egli eletto , e con- sacrato Vescovo coll 9 approvazione, e consenso 3 come allora si costumava , del clero 5 e del popolo . GolT essere stato S. Zenohe innalzato a questa di- gnita fu caricato di un gravissirno pe- so ; perocche alle dificilissime cure 3 che sono sempre inseparabili dalF ufi- zio episcopate^ si aggiungeva, che di quel tempo Verona 3 come il restante del Romano Impero 3 era sconvolta 178 da] la fraudolente persecuzione delF i- niquo Giuliano apostata v e dalF ere- sia Ariana 3 che sotto F Imperatore Costanzo , gran fautore 5 e promotore di tal empia setta „' avea fatta no 9 or- ribile strage in quelle parti . S. Ze- none adunque , ii quale aveva nella sua citta e grandi avanzi delle profa- ne idolatriche superstizioni , e molti infetti dell 5 Ariana eresia , si diede con apostolico zelo ad estirpare dal suo popolo questi due gran mali.Pre- dicava pertanto continuamente^ e con tal facondia , e con tanta grazia, che gli stessi Gentili correvano ad ascol- tarlo . II sari to Vescovo cercava d' in- sinuare delP animo di questi tali il disprezzo del la vana seienza 9 di cui molti di loro andavano gonfj j e di disporli alP umilta nel Vangeio^ ripe- tendo loro spesse volte quel detto della divina Scrittura : che se non a- vessero prima creduto 3 non avrebbero mai inteso i mister/ , e le verita della Cristiana Religione . 3. Sparse il Signore tanta copia di benedizioni sopra queste cure del san- to Vescovo che moltissimi furono qwelli tt che a abbandonate le pagane ! ?9 superstizioni y abbraeciarono la catto- lica Fede ; onde il Santo doveva ogni anno con gran givibilo del sno cuore battezzarne un grail numero d'ogni eta., d' ogni sesso, d' ogni condizione, ed an- che di staniera nazione, nelle feste di Pasqua 9 neKe quali 5 secondo la disci- plina di quel tempo, s' amministrava il santo Battesimo . Soleva 1' amoroso zelante Pastore nelP atto % che stava per conferire questo gran Sacramento a quel numeroso stuolo di Catecume- m , far loro un 5 esoi tazione ^ e un in- vito a ricevere con gioja la grazia , che il Signore era per conceder loro: Bnllegratevi diceva 3 in Cristo 3 e con vivo desiderio volate a ricevere i doni celesti . Gid v invita quel fonte salu- tare 3 che mai non vien meno . Gid la nostra madre \ cioe la Chiesa j v' a- dotta per partorirvi ; ma non gid co- me hanno fatto le vostre inadri ter- rene . Queste con dolori e con lacrime v'hanno messo in questo Mondo come schiavi piagnenti in mezzo alle im- mondezze , e legati con povere fasce . La Chiesa alV incontro pi en a di giu- bilo vi partorisce pel Cielo 9 tutti al- legri e contenti M liberi , e sciolti do* 12 t8o tutti i peccati 9 e vi nutricherd , non gia come le vostre madri secondo la came in sordide culle 3 ma ne' can- celli cle'sagri altari spirant i soavissimo odore ec. Queste e altre simili esorta- zioni , che si conservano fra le sue Opere , faceva il Santo ai Catecumeni immediatamente prima del Battesimo. 4- Dopoche il santo Vescovo avea rigenerata a Cristo col sacrosanto la- vacro quella turba di persone v par- lava loro eon sentiment! di amoro- sissimo padre , e con soavi insieme e forti parole persuadeva a tutti di con- servare la grazia , che avevano rice- vuta. Carissimi fratelli in Cristo , di- ceya loro *> che oggi appunto siete na- ti^ custodite con diligenza , con co- stanza 3 e con fedeltd il gran benefit zio del perdono, che il Re del Cielo oggi vi ha compartito ; perocche i vo- stri peccati 3 pe 3 quali eravate debito- ri a 1 la sua divina Maesta 3 sono stati scancellati : rallegratevi pure con si- curezza, , e ricordatevi che questo se- colo non ha piii impero alcuno sopra di voi ; sono spezzate le catene 3 col- le quali questo Hondo vi teneva av- vinti come schiavi v ne piii v aggrava i8r alcun peso terreno. Beato chi sempre si ricorda d' esser rinato a Cristo; piu beato chi non si ricorda qual egli fos- se prima d' esser rinato ( essendo sta- te battezzato nell" infanzia ) ; beatis- simo chi col corso del tempo non cam- bierd mai quella spirituale infanzia, che ha acquistata nel santo Battesi- mo. Cosi questo zelante Pastore to- glieva continuamente un gran numero d' anime dalla misera servitu dell' i- dolatria, e consecratele a Cristo, cer- cava di ben conservarle . Ed accioc- che piu facilmente si distaccasse il popolo dal culto de' falsi Dei , egli diede opera , che si distruggessero di- versi templi , ch' erano qua e la spar- si ne' contorni della citta , e situati nelle possessioni d'alcuni particolari , contro de' quali cosi declama il San- to Vescovo in uno de' suoi Sermoni : Come mai , egli dice , possono esser accetti a Dio i sagiifizj , che voi gli offerite ; voi , che sapete a minuto tutte le zolle di terra , e le pietruz- ze , e le piccole piante , che sono nel- le vostre possessioni ; solamente non vedete i templi ,. che da per tut to fv- viano ne m.ostri stessi poderi in ono- i8a re de' falsi Dei ? Ah eke se si ha da dire d vero , vol con questa vostra dissimulazione li custodite diligente- mente; e percib continuamente litiga- te t, acciocche nessuno vi tolga il di- ritto che avete su tali templi. 'Ma quanta mai , cosi facendo , dispiace- te al S ignore ? 5. Per questo suo zelo contro V i- dolatna merito S. Zenone d'essereri- guardato come quelle , che dall' itlo- latna avesse convertita Verona al Cri- stianesimo ; tan to fu il numero di co- lore, che per opera sua aprirono col- la graz.a di Dio gli occhj alia co^ni- zione della vera Religione! Ne con minore zelo , o con meno felice suc- cesso egh s' adopero contro gli Aria- m , de' quali , come s' e detto , mol- ti allora erano in Verona. I Sermoni, che si hanno di questo Santo , ren- dono chiara testimonianza della ma- mera forte , con cui egli combatteva gli erron di questi eretici , e come hen esponeva la dottrina della Chie- sa sul dogma della Divinita del Ver- fco. E il Signore si largamente innaf- ho colla celeste rugiada della sua gra- zia questo huon seme sparto dal San- 1 83 to, che la Citta di Verona rimase pressoche interamente purgata da una si fattai abbominevole zizzania; onde a ragione si pud dire di S. Zenone , ch 9 egli fondasse la Chiesa Veronese nella Fede della Santissima Trinita. Dopoche lo zelante Pastore ebbe ae- cresciuto 3 e moltiplicato il suo greg- ge e colla conversione de 5 Gentili 5 e col ravvedimento degli Eretici 5 pen- so a far fabbricare nella Citta una nuova Chiesa 9 acciocche la cristiana Religione avesse un luogo proprio j e decente , in cui esercitare le sue au- guste fuuzioni sacre, e acciocche de- sistessero una volta i Pagani dal rin- facciare ai Fedeli $ che non avevano pel loro Dio un tempio \ com 5 essi tanti ne avevano pe'loro Dei. Questa si crede , che fosse la prima pubbli- ca chiesa fabbricata in Verona % es- sendosi fin allora adunati i Cristiani in alcune private case 5 destinate pe- ro per la celebrazione de 5 divini Mi- ster] , o in qualche luogo fuori del- la Citta. Contribuirono a quest 5 edifi- zio sacro con abbondanti oblazioni i piu ricchi citfadini , mossi dall 5 esem- pio 5 e dalle esortazioni del santo lo- i&4 , . , to Pastore ; ii quale poi ne cejeh^q con solennita , e con pompa la dedi- cazione riguardandoJa , com' egli dice, quasi un trionfo riportato delle idola- triche superstizioni. 6. Ma sebbene il Santo esultasse , e a seco rallegrarsi invitasse tutti i Fedeli per la consacrazione di que- sto tempio al Signore; nondimeno quel che gli stava piu a cuore era V edifi- zio del tempio spirituale, che consi- ste nelle virtu cristiane , che debbo- no ornare 1' anima di chi adora Iddio in ispirito e verita. Laonde , diceva, questo materiale edifizio non e quel- lo , che piu place al Signore, ne aud- io , ch' egli principalmente vuole da voi. II vero tempio di Dio e il popo- lo fedele , secondo che insegna V Apo- stolo , ove dice : Voi siete il tempio di Dio , e lo spirito di Dio abita in voi ... E cost e in verita. Perocche^ a un Bio vivente convengono temp] vivi } ne' quali regni una viva fede, un' ardente carita , e una sincera di- vozione verso il Signore « e Creators dell' Universo. Di fatto il Santo Ve- scovo pose tutto ilsuo studio nella eostruzione di questo tempio spiritua- i85 le ; onde non contento d'aver dissi- pate le tenebre delF idolatria v e d' aver disti utto il uiostro dell 5 Ariane- sioio , cerco di svellere dall'animo del suo popolo ogni sorta di vizj 5 e di piantarvi le vere virtu , giacche per giungere alia vita eterna non ba- sta la retta Fede 5 se non va unita colle opere buone. Quindi e, ch 9 egli fu uno di quei Vescovi d 9 Italia loda- ti da S. Agostino , che col loro zelo abolirono le crapule , e Y ubriachez- ze 3 che sotto specie di religione s* erano introdotte in quei conviti, che si facevano in onore de 9 Martiri. Egli esercito altresi il suo zelo contro quei vizj 5 che fanno pur troppo la mag- giore strage negli uomini , I 9 impudi- cizia 3 cioe, e Favarizia 9 mostrando- ne la deformita , e i luttuosissimi ef- fetti^ che sogliono produrre, 7. Desiderava S. Zenone 5 che i vi- zj sbanditi dessero luogo alie virtu ; delle quali spesso parlava al suo po- polo, e singolarmente della continen- za 5 e della verginita s con tal profit- to 3 che a tempo suo non solamente vi furono molte donzelle d 9 ogni con- dizione^ che ricevendo il sagro vela m si consecrarono a Gristo nelte propria loro case 9 rna di piu molte s'uniro- no a vivere insierne in comunita; on- de a S. Zenorie si attribuisce la glo- ria d 5 aver fondato uno de 5 primi mo* nasterj di sacre Vergini nell 5 Occiden- te. Cosi benediceva il S ignore le fa- tiche del santo Vescovo ; e le sue i- struzioni avevano maggior efficacia perche erano aceompagnate coll' esem- pio delle sue virtu, menando egli una vita irreprensibile 3 e affatto distae- cata da ogni sorta d 5 interesse > onde predicando al suo popolo poteva di- re: Jo sono povero, ma posso mostra- re la mia faccia^ e so quel che mi di- ce la mia coscienza. Se alcuno sa qualche cosa contra di me v la dica pure *> ch 3 io ho per testimonj questi 9 che meco s* adop erano nelV ecclesiastic co ministero ec. Sebbene pero egli fos- se povero , la faceva nondimeno da ricco co 9 poveri y perche colla forza delle sue persuasioni, e del suo esem- pio aveva indotto i suoi piu ricchi cittadini ad essere proclivi ad ogni sorta di liberality verso de'bisognosi* Laonde in uu suo Sermone cosi par- la ai suoi uditori : la vostra generosi* ,8 7 ta *> egli dice e nota per tutte le provincie. Voi avete risen ttati molti schiavi; molti ne avete scampati dal- la morte ; e molti per vostra merce si sono liberati dalle scabrose circostan- ze i nelle quali si trovavano. Le vo- stre case sono aperte a tutti i pelle- grini ; ne sotto de' vostri occhj e sta- to mai lungo tempo un povero ignu- do senz^ essere ricoperto. In somma i nostri poveri non hanno bisogno di chiedere il loro sostentamento^ perche voi prevenite le loro domande. Beati voi y che in tal guisa vi fate ricchi , senza incorrere V invidia d D alcuno. E chi e mai piu ricco di colui^ del qua- le Iddio medesimo si fa debitore ? 8. Prima deila fine del quarto se- colo S. Zenone qual degno successo- re degli Apostoli nelP annunziare il santo Vangelo p e nel governare le a- nime, se ne passo alia beata eterni- ta. Iddio lo glorified dopo la morte con molti miracoli , de 9 quali uno so- lo riferiremo riportato dal Pontefice S. Gregorio., e accaduto a tempo suo, cioe Panno 589. Gonfio per le straor- dinarie pioggie il fiume Adige usci dal suo letto : e le acque con grand 5 im- >B8 peto giunsero fino alia cliiesa di S* Zenone *, ove si trovava un gran nu-* mero di persone a far orazione . Ma sebbene le porte della suddetta cliie- sa fossero aperte 9 e F acqiia s 5 alzas- se sine alle finestre della medesima , ch 5 erano vicine ai tetto 5 pure non entro dentro 5 ma come se fosse un un sodo muro si fermo davanti alia porta 3 senza recar danno ne alP edi- fizio , ne a cbi v 5 era dentro ; poten- do anzi ognuno appressarsi alia por- ta 5 e prender per bere di quell' ac- qua _, che aveva ritenuta la sua flui- dita 3 dice S. Gregorio j unicamente per benefizio di quegli assetati , ma non per inondare la chiesa. Questo ed altri miracoli accrebbero viepiii la celebrita del nome di S. Zenone, ch 5 e registrato nel Martirologio Romano agli 8 di Decembre, come giorno del- la sua orclinazione in Veseovo di Ve- rona. 9. La divina Provvidenza, che in diversi tempi ha suscitati tanti Santi Vescovi j come S. Zenone^ acciocche servissero d 5 esempio insieme., e d 5 ec- citamento agli altri Vescovi nelP eser- cizio delPapostolico loro ministero^ ha i8c> disposto altresi, che molte delle istru- zioni loro giungessero fino a noi 5 ac- ciocche ognuno se ne potesse approfi- tare., come se ne approfittarono quel- li , che le udirono dalla bocca loro* Ciascuno adunque legga come dette a se quelle belle parole che S. Zeno- ne diceva ai novelli battezzati : Cu- stodite con d/ligenza^ con costanza > con fedeltd il gran benefizio, che Id- dio vi ha fat to nel santo Battesimo. Perocche se avviene che si perda pel peccato mortale quella grazia, che e stata conferita per mezzo di quel Sagramento ; non si pud 5 dice il sa- gro Concilio di Trento 9 giungere a quella nomta > e integritd s che s x e perduta , se non a costo di grandi pianti > e di grandi fatiche 3 cost esi- gendo la divina giustizia. Eeato per- tanto si pud ripetere con S. Zenone 9 chi non ha mai camhiata quella spi- rituals infanzia acquistata nel santo Battesimo ! Che se taluno per sua sventura ha fatta una si luttuosa perdita , procuri almeno di ripararla colla penitenza., che si chiama andi' essa Battesimo^ ma Battesimo laborio- so 5 perehe non se ne ottiene T e'ftet- 190 to senza lagrime, e senza fatiche, se- condo le parole qui sopra accennate del Concilio di Trento. Ricordiamoci in tutto il tempo della nostra vita , clie mediante il Battesimo siamo na- ti pel Gielo 9 che questo secolo non dee avere sopra di noi alcun impero, cioe che non dobbiamo conformarci alle sue massime ; non desiderare i suoi beni , non temere i suoi mali. Essendo stati ineorporati a Cristo, dob- biamo vivere confbrmemente ai suoi insegnamenti, e agli esempj suoi, per giungere a regnare eternamente con lui in Gielo. (a) Del Padre Massini *> stampata nella sua Seconda Raccolta di Vite dei San- ti 5 e da lui tratta > siccome egli an- nunzia nel Prologo, dalle Dissertazioni premesse dai Fratelli Ballerini alia edi- zione dei Sermoni del raedesimo Santo fatta in Verona V anno 1789. (a) A! lovelies specialmenfce per gli Scritti di S. Gregorio il Grande venne a notizia dei Pistojesi il miracolo operato da S. Zenone sul Fiume Adige, e la potesta che Dio aveva dafco a questo Santo sulle inondazioni , e sulle fiuma- ne, eg-Iino, che per il sito del loro paese an- davano frequentemente soggetti a simili flagelJi* cominciarono a raccomandarsi fervorosamente al medes,mo : ed avendo per la invocazione di liHi ottennfo dal Signore piu benefizj , lo eles- sero in pnneipale Palrono rd in primo Titola- Md.Ha lor Chiesa Cattedrale , di cui innanzi era 8. Mart.no Vescovo di Tours . Quindi e che in un autentico Istrumento dell' anno 940' il quale conservasi nell' Arohivio del Capitolo di Pi*o,a al Libro * , e contenente una bene- ficenza del Conte G-uido alia Chiesa medesima legges, . Providi tiki Deo , et in Ecclesia beati S. Zcnanis , Martini , Rufini, ProcuU et Feli- cis. Ed in unaltra Carta simile del Confe Teu- d.co dell' anno 944. ) a ste ssa Chiesa Catfedrale e intirolata C hiesa del beato S. Zennne e de' Santi Martina , Rufino , Proculo e Felic* E par.mente in altra carta del Conte Kadulo delF anno 9 53. la quale nel libro stesso e inserita chiamasi la Cbiesa medesima Chiesa di S Ze- none Rufino, e Felice, e Martina, e Procido, « Michele. E per tacere Begli altri strumenti , che son molti, i quali la stessa cosa dimostra- no, m un Diploma di Ottone seeondo Imperatore fafcto in favore della stessa Cbiesa 1' anno oxr leggesi: In honorem Sanctorum ZenonU t Rufi ni et Felicis : Ed in altro simile dell' Impera- tore Pcderigo primo dell' anno 1154. si dice -. Ecclesiae in honorem Sanctorum Zenonis , R u - fini^ et Felicis dicatae . E cosi si continuo ad mt.tolare la delta Chiesa fino al tempo, in cui ellafusolennemcnte consacraia dal Vescovo Do- nato dei Medici il di 11 di Giugno dell' anno 1443. Perocche avendola in tal consacrazione quel Vescovo dedicata al solo S. Zenone, si ebbe questi da li in poi non solo per principale , nia per unico Titolare delia medesima ; iQa . . ... Quanta) al culto di Esso poi , in mi anticbis- simo Calendars proprio della Cbiesa Pistojese del quale ho ultra volta fatto menzione, ( pagm) trovasi indicata la Festa di Ini il di 8 di Dicem- bre . li nell' altro Calendario a qnello posteno- re i ma anch esso antico assai , ( tvi) oltre que- st* Festa presoritta ne! medosimo oiomo con quest o tltolo : fliatale S. Zenonis P*tr*nt» «o- «rf* e di piu intimate altra Festa d. Lui ildl 2o d\ Aprile col titolo : Depositio S. Zenoms Patris nostri. Similmente il noma di questofe. era inserito nelle L.tanre propria della Ch.esa Pistojese : siccome costa anche da on God.ce delic medeshne scritto verso la meta del secolo duodecimo, il quale conservasi nell Arch.v.o dell' Opera di S.Jacopo , ed e state m quest, vdtimi tempi pubblicato dal S.g. Gav. France- sco Tolome. Pistojese nelle sue Memone sulla Madonna Jelle Porrlne nella nostra Ch.esa Cat- tedrale; nelle quali Litame alia ser.e de. Con- fessori e per singolar modo di culto due volte r ipetuto Ste Zeno, Ste Zeno , oraec. Inoltre un altro docomento del magnifico culto prestato dai P.stojesi a ft Zenone e il vedersi questo Santo inserito nel Canone della Messa in un Mes-ale anticbissimo in Codice Membranaoeo in focrlio es.stente nell' Archivio Capitolare di Pi- B toja ; ove al Comunicantes , dopo i nemi del Santi Cosma e Damiano prosegue il Codxee : Zenoni et Nicholai ( dicono , ebo ft Niccolao fosse inserito nell' Ordine della Messa, perche era Titolare della pubblica ed anticbissima Cap- pella dei Vescovi di Pistoja costrutta nel loro Palazzo ; onde i Vescovi medesimi ne facevano memoria ) et omnium Sanctorum tuorum , nee rg3 non et illorum Marty nun 9 quorum Jiodie solem* pnitatis in conspectu glorie tue celehratur tjhiumphus , quorum metritis ec. Dopo la Roma- na Riforiha* di oui ho parlato in all.ro luogo , la Chiesa Pistojese non fa piii menzione di que- sto Santo nella Messa , eceet(o nelle Collette Ad poscenda suffragia Sanctorum , ne nelle Li- tanie , h'anne in quelle delle Rogaztoni . Rensi el la fa memoria di esso in molte supplicazioni b ed in proeessioni ordinate 9 ed in altre guise a Dio fatte ne! corso dell' anno 9 secondo P ordine delle medesime descritfo in un libro ad uso del- la stessa Chiesa intitolato : Or do servandus in Processionibus 9 Benedictionibus , et aliis Fun- ctionibus in Ecclesia Catliedrali Pistorien- coni- pilato T anno i6.53. ; oioe appresso a quel tempo medesimo in eui Ella accolse la Romana Rifor- ma . Inolfcre Ella celebra tre fesfe V anno in onore del medesimo : la prima e principale il di 8 di Dicembre di cui il titolo e cosi inscritto nelle pnbbliche tavole Ordinatio S< Zenonis Civ. et Dioec. Patr. et Eccl.Cath. Titular isi 1' altra il di 12 di Aprile 5 in eui Ella onora ia memoria del Hfartirio di esso sotto iJ Rito dop- pio maggiore : e la terza il di 21 di Maggie) sot- to il Rito doppioy nella quale Ella celebra la traslazione di esse dalla piceola Chiesa ove Egli fu dapprima sepolto 9 posta presso all' Adige e nella qua^e avvenne il miracolo riferito da S. Gregorio M. nel magnifico Tempio edificafo ad onore di esso dal Re Pipino . Qu.ette feste vengono celebrate dalla Chiesa Pistojese 9 sic- come anche dalla Chiesa di Verona 9 con ufizio proprio, sebbene pero diverso nelle medesime . Imperocche la nostra ha il suo proprio e parti* K)4 cofare confermatodal Pontefice Gregorio XIIL nell' anno l5i6. E Verona ha il suo approvato da Sisto V. nell' anno l58o , il quale e piu am- pin del nostro, avendo Lezioni proprie peril se- condoNotturno di tutte tre le feste . L' nffizio della Chiesa Pistojese in quel ehe J.a di proprio di S. Zenone , e tratto dagtj Atti di queslo Santo pubblicati ed illustiati dai Bol- land.sti, ai quali e aggiunta soltanto 1' indica- zione ed il tempo del martirio d. esso . Fer a qual cosa intendendo io in questo mio piccolo libro, siccome mi proposi in pr.nc.pio , alia edificazione dei miei Concittadini e del sempli- ce popolo nella pieta , io porgero adesso un Com- pendio di quegl' Atti : affinche esso intendendo i sensi delle Pregbiere , e dei Cantioi , e delle Leo-sende , che ode recitarsi in quegli ut.z) , viepiu si sollevi oolla sua mente e col suo cuore in quel gran Santo , e per esso in Dio . COM PENDW DEGLI ATTI DI S. ZeNONE RIFERITI DAI BOLLANDISTI . Jjenone ebbe grazia da Dio di scampar gU errori e la corruzione del secolo : Fino dalla sua adolescenza tenne la legge del Signore , e dispen- sava largamente i suoi bem at pove- ri, e domava la sua came conjre- quenti digiuni . E crescendo di di in di in probita. ed in scienza, pervenne a meritare di esser fatto Sacerdote ml Popolo di Dio . Ei dimorava at- 19-5 lora in Verona in un Monastero con- ducendo vita da Monaco ; ove eser-* citandosi in continui digiuni ed ora- zioni e vigilie , pregava il Signore che si degnasse di aprirgli la porta alia predicazione del Vangelo nel po- polo . Fatto indi Vescovo occupavasi giorno e notte a convertir le anime a Crist o; e colla dottrina 9 colla santitii^ e coi miracoli molti trasse dal culto degV Idoli alia vera Religione : „ Pe- rocche il Santo Spirito 9 illuminatore delle menti pure realmente lo ammae- strava 9 siccome la Verita istessa di- ce : Non siete voi 9 che parlate \ ma e lo spirito del Padre vostro b che par- la in voi . Ed infatti egli eia cosi of fabile nel discorso e cost mdnsueto nel- le sue maniere , che da tutti quei \ che a lui venivano , era merit amente lo- dato Dio ; era si pronto e vividonel- la nitida e splendida sua facondia > che chi a lui si appressava 3 tosto > ab- bandonati gV Idoli e la pravitd del gentilesimo 9 credeva in Gesii Cristo Signore . „ Egli ebbe dal Signore potesta sui Demonj . Onde „ in quel tempo av- venne v che essendo egli escito dal Mo- i3 nastero , per pescare nett Adige vi- de all' opposta parte un uomo seden- te sopra un Carro , il quale era pre- cipitosarnente sommerso nel fiume da- gli aggiogati bovi . Perocche con tan- ta velocitd era portato quel misero , che davasi palesemente ad intendere a tutti gli spettatori > che quella cosa era jattura del Diavolo . Onde il ban- to Uomo, appena con intento sguardo rimirb da lungi questa cosa comprese, esser la rovina di quel uomo un ope- razione del Demonio . Laonde egh, alzando in alto la mano fece pm vol- te il segno delta Santa Croce , e dis- se : Torna indietro , o Sat anas so > ; e non uccider quell' Uomo , cm Iddio hd creato . II qual segno appena il Diavolo vide , quasi fumorapito dal Vento , span , e con grande ed orri- bil grido , quasi cadesse con impeto da alta rupe , disse : Sebbene tu non mi permetta di invadere e guadagna- re anime d' uomini in questo luogo , son pcrb apparecchiato di recarmi net patrij asilj, che sono all' intorno, in tuo danno ed impedimento. S. ^no- ne gli disse: Dio non ti permette, di operare alcuna cosa funestamente con- i 9 7 tro il suo servo . i9 ,, Lequalicose cost seguite , conun urlo 5 e con un grido detestabile si parti . E prestamente entro nel Pa- lazzo di Galieno , e presa una figlia di ha , che allora era figlia unica ai suoi genitori , comincio a tormentar- la crudelmente . Per la qaal cos a il miserabde Padre 3 e tutta la Real fa- migha insieme con esso , volta in tri- stezza, erano afflitti da gran cruccio e dolore , perc.he la fanciulla si aspra- mente era soffogata . E mentre essa era presa da crudel travaglio, il De- monio comincio a gridare per hocca di lei, dicendo : lo non escirb da que? sto corpo , se non venga il Vescovo Zenone , ed io sia costretto dalV im~ pero di lui a partirne . Giunse pertan- to a notizia del Re Galieno questa parola , il quale mandb sollecitamen- te in volta dei cursori , per investiga- re se in alcun luogo trovar si pot esse quest' Uomo . Ed essi pressati dal co- mando del Re , velocemente perven- new aW Uomo di Dio . Sedava egli sopra una pietra vicino al Monaste- ry , e secondo il suo costume , seguen- #o i documenti degli Apostoli pescava net fiume . Venendo pertanto i Soldd- ti • presero tosto ad interrogarlo , di- cendogli : Chi sei tu j o Uomo di Dio? indica a noi, se vedesti il lescovo Zenone , cui per comando del tie cer- chiamo . Ed eirispose : Ditemi 3 per qual cagione siete stati mandati : pe- rocche io , comecche piccolo uomo, pu- re servo di Cristo , son chiamato Ze- none . I soldaii pertanto conferendo fra loro dicevano : Perche ci tratten- ghiamo in lunghi parlari? Mamfestia- mo il motivo per cui siamo stati di- retti a quest' uomo . E manifestamen- te intimarono al Beato Sacerdote : 11 Re ti prega , di venire da lui ; per- che vuol vedere la tua faccia . E U B. Zenone disse loro r Perche vuol ve- dere la mia faccia il Be , il quale non cessa di dare chiari segni , di esser nemico di tutti i Cristiani? Ed egU- no rispondendo dissero : Ti prega U Re , che tu gli torni in samta la sua figlia , che atrocissimamente e tormen- tata dal Demonio : perocche ella e I unica figlia di lui . Ed egh disse lo- ro • // Signore Gesu C. e onmpoten- te.Andate, io vi seguo appresso: pe- rocche fa d' uopo , che le mirahli co- i99 se di Dio si manifesting a tutti piii chiaramente clella luce . Detta la qual cosa, i soldati rivulsero ilpiede per la via , ond'eran venuti . Intanto alzan- dosi il B. Sacerdote , fece orazione , e si incamminb al Palazzo , ove il Re ** a ffHggeva , e si lamentava per la sua figlia : e con celere passo cammi- nando , vi pervenne prima 3 che i Sol- dati . Entrando poi il Sacerdote di Cristo nel Palazzo , e fatto il segno della Croce , tosto comincio il Demo- nio per la bocca della fancmlla ad esclamare dicendo : Ecco che tu sei venuto , o Zenone , a discacciarmi ; ed io per lo spavento della tuasantita non vaglio a qui rimanermi . Sentite le quali parole , /'/ Sacerdote , pren- dendo per mano la fanciulla , disse : In nome del Signore Gesu Cristo ti comando , esci da lei , o Demonio . E questi prese ad esclamare pubblica- mente , dicendo : Sebbene io ne venga di qui cacciato da te , men vado pe- rb a Verona , ed ivi tu mi ritroverai. Ed il Sacerdote di Cristo restitul to- sto al Pie la sua figlia libera da ogni diabolica invasione , Appena il Re Qalieno vide tal co- sa , stupefatto d* ' ammirazione , offer- se at Sacei dote la regal corona , cut portava in testa , dicendo : Io non posso soddisfare con alcun dono un me- dico si apportator di salute , che re- se in sanita la figlia mia , se non gli ojfro la corona stessa ch' io porto . E la moltitud'me del Popolo 3 che con- venuta era al Regal Palazzo , avencfo veduto tal fatto , dalle tenebre dell' infedeltd , e dagli errori gentili con- vertmdosi credette unanimemente in Gesu Cristo , Signor nostro , e pregA- va il Sacerdote di Cristo, che le in- segnasse la via della salute, ondefos- re fatta rneritevole di ricevere il bat- tesimo per la remissione dei peccati . Ma il Sacerdote appena ebbe in ma- no la corona del Be , tosto divisala in parti , la distribui ai poveri , di- cendo : Se il Signore e quei , che o- pera V eccelse cose , a lui ojfrasi la gloria delle perpetue lodi . Fatte quest e cose, il beatissimo Ze- none chiese alRe, che gli fosse con- cessa facoltd di distruggere tutti gl' Idoli , e di edificare Chiese nel nome di Cristo . Alle quali alme inchiestc condescese il Re cortesemente, eel ap- /^o//o in tutto quello , che ei gli propose . Perocche di tali ed altre a- queste simili virtu arricchito ne anda- va , onde si compiesse in lui quel che il Signore disse a suoi Discepoli: Ec- co che io ho dato a voi la pot est a di calcare i serpenti , e gli scorpioni, ed ogni forza del nemieo . Dopo queste cose pertanto il Sacerdote , entrando nella Cittd di Verona , intrepido pre- dicava la parola di Bio nel nome di Vristo . Ed msistendo operava , che fossero di strut ti dai fondamenti gli I- doh e si edificassero Chiese al culto del Signore . La moltitudine del po- polo pagano , mentre ei queste cose taceva , inasprita incrudeliva , ed in- cessantemente macchinava di opporre impediment al servo di Cristo . Ma merce di Cristo istesso , che veglia us i servi suoi , veniva superata e vinta la mensogna , cui la pura e retta fe- de cacciava dai cuori infedeli . E fatte queste cose , quel Pastore esercitava i sacrosanti Misteri per la intercessione del popolo 3 siccome era stato solito di fare fin dai prineipio dell eta sua . E mentre queste cose nice ss ant emente faceva , per opera del voler di Dio , at cenni di cui egli obbedito aveva in tut to il tempo del- la sua vita mortale 9 non molto do- po fu accolto nella pace . & In questi Atti pertanto nfente accennasi 3 co- me ognun vede , che San Zenone morisse per i torme.nti del martirio. Tultavia San Gregorio il Grande, nel luogo , ove narra il miracolo dell* Adige, lo qualifica per Martire: Fluvius Athesis excrescent ad B. Zenonis Martyris atque Pantificis FccTesiam venit. Paolo Dia- cono slmilmente nel libro 5. De Gestis Lango bar do rum cap. 25 e Giovanni Diacono nella Vi* ta dello stesso Pontefice San' Gregorio , chia- tnano San Zenone Martire. Ed alia testimonian- za di questi Scrittori si unisce quella di pi ia esemplaridi antichi Martirologj riferiti dai Bol- Iandisti s ove egli e similmente per martire qualificato. Per la qual cosa il Ven. Cardinal Baro- nio 5 e i Bollandisti medesimi 9 ed altri insigni Agiografi rispettandc non solamente quegl' At- , ti ma anche queste antiche testimonianze del martirio di Lui 9 si sono studiati di conoiliar queste con quelli. 11 primo nelle sue note al Martirologio Romano porta il sentimento, che due Zenoni siano statiy uno martire sotto 1' Im- peratore Galieno, Y altro ai tempi di sant' Am- brogio : e cbe quindi le memorie cl' uno siansi confuse con quelle dell' altro 9 ed il oulto di ambedue presso i fedeli siasi immedesimato. Delia qual confusione di monumenti e di cul- to di piii martiri in uno non sarebbe questo il ao3 Soloesernpio Bella storia Agiologioa. Allri poi credono, che un solo San Zenone stato s.a ai tempi prim! di Sant' Ambrogio . E convenendo can qnelli , cbe lo dicono martire , credono che sia corso un crrore nei traseriltori di al- enni Codici di anticbi Martirologi , rapporlo all' epocadel suo martirio sotto 1' Imperatore Ga- lieno. Ed asseriscono, che egli fu martire sotto quel Galieno Re , di cui parlasi negl' Atti di esso; il quale, secondo i Bollandisti, era nn pic- colo Re, che abitava nelle vicine Alpi ,e fa- voriva Ira i suoi il paganesimo, principalmen- te sotto Giuliano Apostata. Inoltre credono, cbe e»li sia martire , ma un martire non con- mmato>. cioe che egli abbia soffertola persecu- zione , e la violenza, e i patimenti del marti- rio; ma che poi siane campato, e quindi mor- Join pace. Intorno alia qual cosa niolti esem- pj abbiainc r.ella storia Ecclesiastica di Sauti , che ebbero il nome e gli onori dei martiri, comecche non siano stati martiri consumati. Tra i quali basti il ricordare un S. Giovanni Evangciista.ed un S. Giovenale, di cui la n.e- moria si onora il di 3 di Maggie. Che poi S. Zenone habbia sofferto le violenze, e 1 dolori del martirio, e manifesto non solo da molti an- tichi document! , ma dagli atti stessi di lui , che io ho riferito , ove leggesi multitude po- puli paganoram saeviens ec E quanto all' adul- terazione ed interpolazione dialcuniantichi Codi- ci di Martirologj, nel segnar 1' epoca della vi- ta e del martirio di S. Zenone sotto I' Impe- ratore Gallieno , i Bollandisti sfessi alia vita di questo Santo il di VI di Aprile la rilevano dietro una critica discussione, ch' ei f.mno.di quei Codici medesimi. a^4 S. JACOPO APOSTOLO IL MAGGIORE Patrono della Citta' e Diogesi PlSTOJESE p. Jacopo Apostolo , cui noi so- pranominiamo il Maggiore per distin- guerlo dair altro sittiiknente Aposto- Jo dello stesso nome , fir figliuolo di Zebedeo a e di Maria Salome Donna santissima . Egli esercitava col suo fratello minore chiamato Giovanni la sna professione di Pescatore nel lago di Tiberiade, allorche G. C. di li pas- sando , ambedue a se chiamo : Ed es- si subito 3 abbandonate le reti 3 e il Padre , e turto cio che possedevano su questa terra , il seguirono . Dopo al- cun tempo Ei Ji creo suoi Apostoli , e die loro il nome di Boanergi , cioe Jigliuoli del Tuono , significando con tal nome 1' impeto e Pardore , con cui eglino erano per annunziare al Mondo il Vangelo . In rnolte occasioni il Signore mostro uno speciale amore verso S. Jacopo 3 siccome anche verso il suo Fratello Giovanni } i quali per lo piu si tro- 205 vano help Evrfngelo nominati irisieme. Imperocche Ei voile, die questi soli con S. Pietro fossero testimoni del la sua trasfigurazione sulP inonte; del ri~ suscitamento della morta figlia di Gia- ijo capo della Sinagoga; e della sua Orazione ed agonia Dell 9 Orto di Get- sernani. Parimente essi non solamen- te furono testimoni dei discorsi^ che' il Signore faceva ai Discepoli ed al Popolo ; ma talora anclie lo interro- garono : siccome avvenne allorche Ei predisse loro la rovina del tempio > domandandolo : w Quando succederan queste cos'e^ e qual segno vi sank del tempo, in cui siano per effettuarsi ? „ Alia qua! domanda il Signore rispose, col predir loro le guerre, e le perse- cuzioni future, e l 9 abominazione del- la desolazione ; e con avvertirli di guardarsi dai seduttori , e dai falsi Profeti. Indi loro annunzio la sua ulti- ma venuta con gloria , e i segni Ce- lesti , che la precederanno , e come al comparire del segno della Croce tra le nubi , batteranno il petto tutte le tribu della terra 3 cioe tutti quei di ogni Tribu e Nazione 3 che averanno rigettato il Messia , 6 non ac6 gli avrarmo obbedito. E concluse con questa esortazione : che essendo a tut- ti ignoto il giorno del giudizio finale, bisogna sempre vegliare , e star pre- parati alia venuta del Cristo Giudice. Per questo speeiale accoglimento che ebbero da G. C, e per F ardore, che spiegarono per la gloria di Lui , que- sti tre Apostolic eioe S. Pietro , S. Iacopo ; e S. Giovanni, furono egli- no riputati dai SS. Padri e dai Cri- stiani dei prirai sec.oli le tre Golonne delJa Ghiesa. Tuttavia S. Iacopo, e il sue fratel- \o Giovanni nou furono imrnuni da quei difetti, che erano comuni anche agli altri Apostoli prima che fossero rinnuovati dallo Spirito Santo , nel giorno della Pentecoste. Perocche una volta , non avendo voluto i Samarita- ni ricevere il Signore^ allorche se ne andava ad adorare Dio in Gerusalem- me, mentre eglino presumevano , che adorar si potesse sul monte di Gari- zim ; essi gli dissero : „ Signore vuoi tu > che rioi comandiamo v che piova fuoco dai Cielo 3 e gli divori ? „ Im- perocche questi figliuoli del tuono avevano omai assai di fede per ere- ao7 dere , che sceso sarebbe alia lor pa- rola il fuoco dal Cielo , quando Ei lo avesse voluto. Ma egli arrestd il loro zelo, e sgridandoli, disse : „ Non sapete a quale spirito appartenghia- le. II Figliuolo delP Uomo non e ve- nuto per isperder gli uomini, ma per salvarli . „ E dir volea , cbe se ad Elia convenuto era il vendicare con simil gastigo Fempieta dei falsi Pro- feti; lo spirito della nuova Legge era uno spirito di mansuetudine, e di ca- rita , ove la stessa punizione dei de- litti e ordinata all' emenda e salute dei rei, non alia loro condannazione, e sterminio. Inoltre questi Apostoli non solamente contesero insieme con gli altri del pri- mato, cioe cbi di loro fosse il mag- giore , ma inoltre indussero la lor madre a far questa domanda al Signo- re : „ Ordina 3 che seggano questi due miei figliuoli , uno alia destra , e F altro alia sinistra tua nel tuo Regno . „ Ei non intendevano ancora bene , di qual natura fosse il Regno di Gristo , ne quale la via per giugnerlo. Onde il Signore lor rispose : „ Non sapete quello che domandate. Potete voi be- ao8 re il Calice , che bero Io ? Ed esser battezzati col Battesimo , ond' Io son battezzato ? Gli risposero: Si che pos- siamo. Ma Gesu disse loro : Voi be- rete veramente il Calice, che Io be- vo; e sarete battezzati col battesimo, ond' Io son battezzato : Ma il sedere alia mia destra , 6 alia mia sinistra , non ispetta a me di concederlo a voi, ma a coloro , pe' quali e stato prepa- rato. „ Mat. ao Marc, io Colle qua- li parole il Signore insegno loro, che quelle sedi a qnei si appartenevano , cui erano state dagli eterni Decreti del Padre assegnate , e che la via per giugnere alle medesime era il patire e 1' operare per la gloria di lui. Cosi il Figliuol di Dio , sensa . togliere ad essi la speranza dei primi onori,, gli stimola a pensar prima ai mezzi di meritarli. Onde una bella lezione di umilta lor soggiunse. Imperocche i dieci Apostoli essendosi sdegnati coi due fratelli per quella inchiesta da essi fatta , il Redentore , chiamatili a se, disse loro : „ Voi sapete , che i Piincipi delle nazioni la fan da padro- ni sopra di esse , e i lor magnati le governan con autorita. Non cosi pe- 209 ro va la bisogna tra di voi; ma chi- unque vorra aiventar maggiore, sara vosro servo: E chi unque di voi vor- ra esser primo , sara servo di tutti. Imperocche anche il Figliuolo delP Uomo non e venuto per esser servito^ ma per servire 5 e per dare la sua vita in redenzione di molti.,, Ma dopoche S. Iacopo ebbe rice- vuto la pienezza dello Spirito Santo si compie in lui quella predizione del S ignore : Voi berete veramente il Ca- lice , che io hevo 5 e sarete battez- zati col battesimo -> ond' io son bat- tezzato . Perocche ei predico 1' Evan^- gelio a tutte le dodici Tribu dei Giu- dei disperse in diversi paesi della Ter- ra ^ e pervenne fin nelle Spagne. La quai cosa ognuno apprende 3 quanto immense fatiche 5 e patimenti eostar gli dovesse . Ed inoltre egli ebbe la sorte di esser il primo fra gli Aposto- li a dare il sangue 3 e la vita per Cristo. Della qual cosa lo Spirito San- to medesimo ha voluto assicurarci : Perocche leggesi negP atti degli Apo- stoli 3 che >, in quel tempo medesi- mo ( cioe neir anno 44 di Cristo 9 ed 1 1 dopo T Ascensione di psso al 2IO Cielo) il Re Erode comincio ad af- fliggere alcuni della Chiesa , ed uc- cise di spada Iacopo fratello di Gio- vanni .„ cap. ia. Questo Erode , che era Erode Agrippa , figliuolo d' Aristo- bulo , e nipote di Erode il Grande , si mosse a perseguitare i Cristiani per il solo desiderio di dar nel genio agli Ebrei 3 nemici acerrimi e tumnltna'ri- ti della Religione di Cristo \ siccome lo stesso S. Luca assai chiaramente accenna nel verso seguente, dicendo.^, E vedendo che cio dava piacere agli Ebrei , aggiunse di far catturare an- che Pietro . „ E tal persecuzione , sic- eome sembra significare la frase gre- ca di quelle parole : comincio ad af- fliggere alcuni della Chiesa , ed alcu- ne anriche versioni hanno chiaramen- te espresso , prese di mira principal- mente i capi della Chiesa Cristiana Aggiunge poi il Sacro Testo : „ Ed e- rano i giorni degli azimi : „ L che ci mostra , che S. Iacopo ebbe la gloria di essere ueciso poco avanti la Pasqua , cioe presso a quel tempo, in cui era stato dato a morte il nostro Sigiiore medesimo. Mentre S. Pietro, die fu catturato dopo il martirio di £11 esso , fu messo in carcere, e non im- mediatamente ucciso; non volendo E- rode fiuiestare quei giorni con ispar- gimento di sanguerlaonde ordino cheei fosse custodito , per darlo a morte dopoche quei giorni solenni fossero passati. Sebbene non la sola eirco- stanza del tempo del martirio ci ri- chiama nel nostro Apostolo la simi- litude ne del Figlio di Dio , ma anehe un altro accidente sommamente mira* bile ; cioe la conversione di un per- secutor della Chiesa e nemico di Cristo , come sul Caivario videsi quel- la del huon Lad roue. Imperocche S. Clemente Alessandrino 4 scrittore che visse verso il fine del secondo secolo, riferisce come una cosa 9 che egli ave- va appresa dalia tradizione dei Padri, che colui , il quale catturato avea , e condotto d' avanti ai Giudici S, Iaco- po 9 vedendo la generosity con la qua- le Ei rendeva testimonianza a G. C. ne fu talmente commosso % che aper- tamente si dichiaro essere egli stesso Cristiano : Onde fu condannato al ta- glio della testa insieme con F Aposto- lo. Ed aggiunge quel S. Padre, che mentre eran condotti ambedue insie- 4 aia me al supplizio , quell' uomo doman- do perdono a S. lacopo , il qua l e & stette alquanto , non gia dubitando , se dovesse perdonargli, ma deliberan- do seco stesso, se trattar dovesse co- me fratello un uomo, che non aveva ancora ricevuto iJ Sacramento della rigenerazione : Che Dio gli rivelo al- lora , che il sangue del martirio tien luogo del Battesimo, e supplisce a tutto : ed ei tosto diegli un amples- so , dicendogli : La pace sia con te : parole che la Chiesa di Dio ha adot- tato nella liturgia , come una siguifi- cazione ed espressione di fraterna ca- rita e concordia , avanti la commu- mcazione ai Santi Misteri : E che fi- nalmente egli pure fu , insieme col S. Apostolo decapitato, e consegui la pal- ma del martirio. CosiS. Jacopo fatto, secondo la ri- flessione dei Santi Padri , le primi- zie dei Martin tra gli Apostoli , co- me S. Stefano Jo fu tra gli altri San- ti , servi alia gloria di Cristo e del- la Chiesa , facendo vedere al mon- do , che la generosita dei Cristiani non viene dalla speranza , che Dio gli hberi dalle tribolazioni della ter- 2i3 ra 5 ma dalP essef pronti a morire con gioja . E Dio permise die fosse tolta la vita ad una delle tie colonne 9 sul- le quali senibrava che la Cbiesa fos- se particolarmente appoggiata 9 affin- che il mondo stesso veclendo , che la sua Chiesa stava salda ed immobile anche private del visibiie appoggio di esso , imparasse , che ella non e sta*- bilita sugli uomiiii 9 ma sulla onnipo- tenza di Dio . Heron, in Ez. c. 43* Chrisost. in act. h. 26. S. Epifanio di- ce , che S. Jacopo conservo una per- petua verginita * come S. Giovanni di lui fratello , combattendo contrO la carne colla forza del loro gran cuore; e che ambedue riportarono da que- sto combat timento una corona ed una gloria ammirabile . Ed ancora 3 che essi , e S. Jacopo il minore , non si tagliarono giammai i capegli, che non usarono mai del bagno , ne mai man- giarono carne ne pesce \ e che non vestivano che una sola tonaca ed un semplice mantelo . Epiph. 58 et 78. Le quali maniere di vivere erano, se- condo il costume di quei tempi, ilse- gnale di una somma purita, austerita, e separazione dal secolo . II corpo di 2l4 questo S Apostolo fu quindi traspor- tato dall Oriente nella Galizia . E seb- bene gli Scrittori siano tra lor divisi di sentimento sul tempo in cui fu fat- ta questa traslazione , affermando alcu- ni esser avvenuta pochi anni dopo la morte del medesimo , ed altri nel se- colo settimo ed ottavo, in cui i Sara- ceni erano padroni dell' Oriente ; ve- desi pero nei Martirologj del nono se- colo , che le sue Reliquie erano allo- ra molto celebri e venerate nella Ga- lizia II Papa Callisto II. per onorare Ja Uiiesa posseditrice di tanto tesoro e per aumentarvi il concorso dei Pel- Jegrim vi trasferi nell' anno i, a l i dintti della Metropoli di Meride, che era ancora sotto il dominio dei Sara- oeni . Verso il medesimo tempo si e- dihco sulla tomba del S. Apostolo an niagnifico Tempio in luogo di quello, che era stato costrutto , o secondo il sentimento di altri riedificato dal Re Alfonso il Casto , verso 1' anno 800: & D10 confermo e premio la fede dei ^nstiam con molti miracoli . Si comin- c«o quindi a diffondere nella Chiesa alcune Reliquie del medesimo Apostolo, delle quah diffusioni, di cui i Bollandi- 2l5 sti riportano diverse Istorie 5 una del- le piu antiche e piu certe e quella^ che si fe alia nostra Chiesa Pistojese per opera di S.Atto, come altrove ho narrato . La qual Chiesa anche avan- ti di questo S. Vescovo di gia vene- rava con culto speciale quell'Aposto- lo • Imperocche come nana il nostro istorico Fioravanti nelle sue Memorie all 5 anno di Cristo 866 „ Intimoriti i Pistojesi dai Saraceni 5 che saccheg- giavano ( in quel tempo ) 1' Italia ? te- mevano di qualche invasione nella lo- ro citta . Ma divulgatasi la fama del miracolo di S. Jacopo Maggiore > e Apostolo ? fatto poco fa per il Re R.amiro di Spagna travagliato dai me- desimi Saraceni ^ fecero ricorso alia di lui protezione , e invocando il di lui ajuto , lo presero per protettore,, e fabbricando subito una Chiesa in suo onore nella Fortezza del Castel- lare , resto del tutto libera la loro citta dalP inondazione di quella gen- te barbara . *, Dai S. Vangeli , dagli Atti degli Apostoli ; dagli antichi Monumenti del- la Storia Ecclesiastica riferiti dai Tille- mont e dai Bollandisti % e dalle sto- rie nostre Pistojesi , ai6 D1SAM1NA BELLA QUESTION^ Se il S. Rufino 9 che -vencrasi dalla Chiesa Plsto)eae , sia $. Rufino l^escovo o Martire dei Mar si , o un S. Rufino Vescovo 9 e Confessore Plstojese . T re Ghicse dell' Italia, le Chiese cioe della Marsia, di Asisi e dl Pistoja*, danno particolar culto ad un medesimo Santo, lo credono pro- prio Vescovo* due di esse , cioe le Chiese d' Asisie di Pistoja ,pretendono da tempo antichis- simodi possederne il sacro Corpo , e recentemen- te alcuni Serittori hanno insintiato tal preten- sione aucbe alia Ghiesa dei Marsi . Questo San- to e S. Rufino. Ma puo bene avvenire che due ed anche tre Chiese prestino Special culto e solenne ad un mcdesimo Santo , ed ancora che questi sta stato lor Vescovo , d' una in altra Chiesa suceessivamente passando : Non peroesser puote , che piu d' una Chiesa ne possieda il Corpo intiero . L' Omonomia di piii Saflti dee sieuramente aver prodotto questo eqtsivoco : ed una o due di quelle Chiese sono nehV ingan- no , credendo di possedere quello, che non pos- seogono. Piu Agiologi han tentato di sciogliere tal questione / rna alcuni di essi , tra i quali e lo stesso Jacobill i e 1' Ughelli , vi hanno infeli- eemente naufragato, prestando fede ad apocri- fi monumenti, e sopra questi formando vane con- getture • i Bollandisti poi 9 siccofne piu avvedu* ti.han confessato ingenuamente , d' incontrar- vi un inestrigabile laberinto . Finalniente in que- sti ulfcimi tempi un dotto ed erudito Monaco Benedettino essendosi portal o ad esaminar d s 5117 epprcsso i monument! , c le trudizioni , e gli usi deJIa Chiesa^d'Asisi e con somma diligenza avendo cercato quell i delle altre due Chiese ; gli uni cogli altri documenti accuratissimamente con- frontando , e riJevando i punti nei quali es- si concordano tra loro e quelli nei quali dis- sentono, e con una esatta critica discernen- do tra Je anhche Carte le supposte ed apocri- fe, che ban gettato 1' oscurita e la confusione e dato causa agli errori in questo obbietto di storia agiologiea dalle genuine, e vere, e confer* mi *alle tradizioni prime, ai monumenti certi s ed agli usi antichissimi e costanti per piu seco- H in quelle Chiese , ha dimostrato , che le due Chiese, Marsicana ed Asisinafe , vencrano ua niedesimo S. Rufino Vescovo e martire , il qua- le dopo aver governato dapprima la Chiesa Marsicana , passo dalla Marsia nelT Umbria , c qiiivi amministro la Chiesa d' Asisi: E che in questa seconda Chiesa fn coronato del mar- tirio colla sommersionc nelle acque del fiume Clasio 9 che scorre nelle sottoposte campagne tT Asisi, e voI6 al Cielo il di li. di Agosto . E quanto al sacro Corpo di questo Santo egli ha provato , che esso e stato sempre posseduto dai primi secoli cristiani 9 e possedesi ancora dalla Chiesa d' Asisi : siconie da quella dei Marsi possedesi il Corpo di S. Cesidio, di cui parlasi negli atti di S. Rufino : e che la recen- te pretensione insinuata da qualche Scrittore alia Chiesa Marsicana, di possedere ella il cor- po di questo Santo, e un errore contrario alt' antica e costante tradizione di ambe le Chiese. Imperocche perfetto era anticamente 1' accor- do fra le due Chiese, Asisinale e Marsicana * ai8 intorno alia identita del loro S. Rufino 9 alia sua qualita tH Vescovo successivamente delle due Chiese, a I luogo del suo Martirio , al generedi morte 3 con cui lo consumo 9 ed al giorno del suo natale : ed arnbe Je Chiese davansi P una aJP altra la mano mediante gli Uffizj pubblici e le litiirgie, con cui solennizzavano la mernoria dei loro Santi Protcttori t in modo pero da far conpscere . chiaramente , che il culto verso i due Santi, Rufino e Gesidio , era distinto in esse 5 terminando nella Chiesa d T Asisi in S. Rufino 9 e nella Chiesa de' Marsi in S. Gesidio- e ciaseuna di esse, contenia del proprio e par- ticolar Protettore, non invidiava ne contrasia- va all' altra il suo 9 ne il possesso respettiva- rnente del sacro Corpo di esso . Quanto poi alia Chiesa Pistojese ha dimostrato il medesimo Scrittore che V antica tradizione di essa Chie sa confermata dalP autorita degli antichi suoi Libri litnrgicij ofFre una prova bastante per conchiudere, che la medesima venerava un S. Rufino totalmente distinto dalP Asisinate e Marsicauo, un S. Rufino suo particolare . L' in- signe Agiologo 3 che ha portato i suoi dotti stu- ^j su tal soggetto a questi resultati, e i[ Padre Abate Giuseppe di Costanzo , di cui ho fatto in altro luogo menzione 5 nella sua Opera intifcolata; Uisamina degli Scrittori e dei monu- ment!, risguardanti S. Rufino Vescovo e Martire di Asisi stampata in Asisi V Anno 1797. II Ragionnmento di questo Autore e , come ognun vede 3 una dimostrazione di quel, clie il Demstero ha affirmato del nosti'o Rufino s nel suo Catalogo dei Saqti e dei Beati Pistojesi . II perche io, lasciando da parte quello, che 2TQ noil' Opera dell' Ab. di Coslanzo riguarda !e Cbiese Marsieana ed Asisinafe, porro sot to gli ocelli dei colti miei Coneittadini quella parte del Ragionamento di lui 9 ehe alle cose nostre particolarmente si appartiene . Ma avanti di produrlo t piacemi il ricordare due regole dell* Arte Agiologica . La prima delle quali e sir cordata da quest o medesimo Srittore 9 e da lui posta come fondamento di tut to il suo lavoro *, Se Je tradizioni delle Cbiese partieolari , e$li dice, hanno da J' un canto V anticbita di molfi secoli 9 che le contestino 9 e dalT altro non sie- no contradette da monument! autentici, o piu antichi 5 capaci di intorbidarle 5 porto io fer- liia opinione., essere elleno sempre autorevoli , e fare mallevacloria della credenza dei secoli piu remoti , eioe della tradizione tramandata di mano in mano fin clalla prima pura e incorrot- ta sua sorgente . #55 Si vorra forse pretendere monument i positivi ed autentici di quella pri- micra sorgente delle Ecclesiasticbe tradizioni ? Ma bisogna esser bene ignoranti ed imperiti della natura di si fatte question! , par avere tal pretenzione. Chiunque conosce questo genere di studij 9 non dubita cbe in essi suppliscono al difetto dei primitivi ed antichissimi monu- ment i i rneno antichi 9 ma pure antichi , non contradetti ma solidi , e per propria indole della piu antichissima tradizione mallevadon . Ira. seconda regola poi e questa . Che ove qua^ebe Chiesa presenti diverse e tra lor eontrarie tra- dizioni 9 dee seguirsi nci giudizio delle medesixne quel detto di Tertuliano . Id vcrum 9 quod prius id falsum , quod poster lus : E mnssimamente sre le tradizioni recenti » le quali sono in opposi- 210 ?\one colle anffche 9 non siano state con sotio gmdizio ed in inodo autorevole introdotte 9 ma oscuramente 9 e per Ja ignoranza o presunzione di alcuni che non ben conobbero V antieo 6 a- marono il nuovo . Nel qual caso ingiustamente apporrebbesi alcuna taecia di censura a chi a masse di richiamare V antieo . Perocche deb besi cerlamente amare il vero, e non eereare il nuovo. Ma nnovita sono ]e tradizioni recenti , che ban tentato di turbare le antiche 9 edi pre- valere ad esse/ non gia ]e antiche che erano in possesso nelle Chiese prima di queste . E pero se V amor del ver© a quelle piuttosto , che a queste ci chiama ; noi non amiamo ne eerchiamo il nuovo , ma J' antieo . Torniamo pertanto al ragiohamento dell' Ab. di Costanzo . Egli lo comprende in un capitolo , sotto questo Tifcolo* che io riferisco colle sue stesse parole. Degli atti di S. Rufino della Chiesa di Pistoja I Vjrli atti di S. Rufino, o di S. Cesidio ( e vuol dire lo stesso ) che ebbe il Baronio dalla Chiesa di Pi- stoja , e che gli paryero piii fedeh I, sebbene imperfetti , (a) sono stati pub- blicati dallo spesso citato Stiltingo col titolo seguente : acta altera imperfe- cta auctore anonymo ex duobus mss. apographis Pistoriensis Ecclesiae . Ad 3i. Aug. pag. 66a. Nel commen- 2:> I tario previo scrive che Y aggiun- to di fideliora da to dal Baron io a quest i atti non si debbe intendere quasiche fossero fidei omnino proba- tae. Non vorremmo ne pur noi pre- tender tanto ; ina le due eccezioni^ che da loro il Boliandiano , non sem- brano di molto peso. La prima e 5 cbe multa narrentur modo parum verosimili * e lo ripete piu rotonda- mente nell 5 ultima nota agli atti. Di tanta inverisimiglianza peraltro ne pro- va alcuna ., ne esempio ne ha reca- to 3 e veramente chi leggesse gli at- ti senza prevenzione, non ne incon- trerebbe veruna. Promuove la sdcon- da eccezione dal non essere antico lo scrittore degli atti 5 e vuol pro- varlo dal titolo dei medesimi * dove trova scritto : de santo Rufino \ cu- jus corpus in Cathedrali civitatis Pi- storiensis requiescit ex antiquis eju- sdem Ecclesiae monumentis ; e poi soggiunge ; si acta ex antiquis monu- mentis fuere conscripta 5 ilia ipsa ne- cessario ab aetate sancti longe sunt remota. Rispondo in primo luogo, che il titolo suddetto e di un codice, di cui ebbe Y apografo il Boliandiano «> ma non e gia degli altri codici , e di uno specialmente assai antico del quale or ora ragioneremo , e credesi scritto nel secolo X. , dove gli atti di S. Rufino sono col sem- plice titolo: III. Idas Februarii in- c'tpit Vita S. Rufini Episcopi , et Con- fessoris. Altro e poi il dire, che gli atti sono stati ne' tempi posteriori com- posti,, e raccolti dagli antichi monu- menti della Chiesa di Pistoja , e al- tro il dire semplicemente ex antiquis monumenfis Ecclesiae Pistoriensis 3 il che s ; gnifica essere gli atti , che si presentano una eopia'tratta dagli an- tichi monumenti della Chiesa di Pisto- ja. II titolo dunque , sopra cui fonda- si il Bollandista,, ' offre questo secon- do senso , non gia il primo , e da quelle parole 3 che sono nel titolo cu] us Corpus in Cathedrali requiescit ben si ravvisa , che il trascrittore de- gli atti, e il codice stesso, dove si leggono 3 non possono essere molto antichi , e percio non si pud fare fondaraento alcuno sopra questo tito- lo 5 che e del trascrittore, e non gia^ dell'autore/ o compilatore degli atti . Lo Stiltingo non conoscen- aa3 do altro esemplare i se non quello , da cui ebbe una copia 5 confuse col primo aulore degli atti il trascrittore, e si dette a credere die questo se- condo fosse quel primo , che racco- gliesse gli atti degli antichi rnonu- menti della Chiesa "di Pistoja. A qual fine poi questo non molto antico tra- scrittore si avvisasse di poire nel suo titolo ex antiquis ejusdem Ecclesiae monumentis lo scopriamo da un' an- tico prologo^ che precede gli atti in un codice passionario membranaceo diviso in due volumi in foglio , che oggi conservasi nella bibilioteca Casa- natense scritto Del secolo X. 9 come ivi e notato , sebbene io lo crederei non anteriore all 5 XI II. 1/ auto re di questo prologo an- corche non cosi orrido ? come" quel- lo degli aitri atti rufiniani esaminato nel capo antecedente 3 . ebbe pero le mire medesime , e si adopero come quel Maurino per andare in traccia degli atti di S. Rufino , ma fu piu diligente 5 o piu industrioso 9 e for- tunato per rinvenirli migliori. Ho tra- scritto questo prologo , e lo riporto nell 5 Appendice dei document^ (b) gio- &^4 vando moltissiroo a provare , che il S. Rufino della Chiesa Pistojese nul- la ha che fare col nostro , dal quale e distinto si per la sua qualita di Con- fessore * e non gia di martire almen consumato 9 si pel giofno della sua festa segnata nel cod ice suddetto agli 1 1 di Febbrajo colla suddetta intesta- zione. Ferraiamoci un tantino su que- sto prologo > poiche la distinzione di S. Rufino di Pistoja dal nostro , o la sua identita forma uno de' punti prin- cipal! del nostro assunto. Abbiamo gia veduto ., che nel titolo espressamente chiamasi Confessote il S. Rufino, che secondo il citato antico passionario si venerava agli n di Febbrajo. Vedre- mo , andando innanzi , che il S. Ru- fino di Pistoja secondo le liturgie 3 e calendar] della medesima Chiesa sem- pre per F addietro e stato venerato come confessore , e la sua memo- mqria celebrata agli n di Febbrajo. Ora V autore del prologo non poten- do contra il testimonio della Chiesa Pistojese 3 nominare espressamente il suo S. Rufino col titolo di martire , e vedendo dalP altro canto, che gli atti da lui adottati lo presentavano za>5 martire, ha preso la via di mezzo con farlo martire per li tormenti, e la pri- gionia sofferta , ma no a consumato , perche morto da poi in pace di mor* te naturale. Tal suo intendimento si manifesta da quelle parole del pro- logo mult or urn siquidem martyrum si- ve confess orwn agones 5 et gesta for- tia ec. V. Appen. II num. XL. (b) colle quali voile gia fin dal principio adorn- brare ua santo 5 che avea bensi con- fessato il nome di Gesu Gristo fra i tormenti , ma ho.fi avea consumato il martirio con morte viol en ta ; e inte- se cosi di accomodare tutte le par- tite ; cioe gli atti di mi martire ap- plicando a un santo omonimo non martire., come la tradizione della Ghie- sa portava dove egli scriveva. E cio piu chiaro apparisce allorche o sup- pli gli atti imperfetti «, come erede il Baronio 5 o fosse li tronco , come pa- re piu verisimile , per far compire ai santo Pistojese/?o^ bonam clierum ple- nitudinem il corso della vita con mor- te naturale agli n di Febbrajo, cosi costretto dalla tradizione della Ghiesa di Pistoja , che in quel giorno cele- brava la memoria del suo S. Rufino a%6 come di un confessore. Possiain duri- que argomentare , che V autore del prologo, e insieme indagatore degli atti di S. Rufino facesse un bel pa- sticcio, e confondesse il S. Rufino di Pistoja sempiice confessore 5 con S. Rufino martire de 5 Marsi , supplendo del suo 9 come dice il Baronio % la fine 5 e concl.us.ioue degli atti per far morire il santo di morte naturaJe agli 1 1 di Febbrajo secondo il sentimento della Chiesa di Pistoja; e ijon conten- to di questa interpolazione voile anco- ra senza verun suo profitto cangiare S. Cesidio martire in un confessore, e invece dei 3i Agosto., come porta Ja costante tradizione delle due Chie- se de" Marsi, e di Asisi , ai 12, di Aprile (argli terminare in pace i suoi giorni. Produrremo nell' Appendice dei monumenti ( b. circa fin ) anche que- sta capricciosa aggiunta fatta agli at- ti j che non e forse edita 3 e prova molto bene la biasimevole condotta tenuta ne'bassi tempi dei collettori delle leggende dei santi privi di buon criterio, e animati solamente dall 5 im- pegno di sodisfare comunque fosse il pio desiderio , e le inchieste dei di* voti cristiani. 227 Scrive infatti V autor del prologo pro fidelium fratrum postulaiione glo~ riosos sanctorum Rufini 5 et Caesidii agones laciniosis sermonibus editos ex antiquioribus schedulis carpere 3 et cla- rion stylo digerere curavimus . Ecco da queste parole coiriprovato il desiderio^ e le domande dei divoti, e le diJigen- ze, e perqirisizioni delle antiche me- mories che fatte avea V autor del pro- logo per secondarfe; ed ecco anche il motivo - 3 che ebbe il trascrittore dell 5 esemplare Pistojese commiinicato al Bollandista per porre nel suo tito- lo ex antiquis Ecclesiae monumentis ec. Ma potrebbe taluno ritorcere que- ste stesse parole , e diraostrate contra il sentimento da noi sopra espresso , che F autore medesirno del prologo fosse lo scrittore degli atti* e li rac- coghesse., e li riunisse insieme ex an- tiquioribus schedulis, e col suo ciari- ri stylo li stendesse. Non si creda pe- ro , replichiamo ., all 5 autor del pro- logo sulla sua parola , lo stile stesso^ che lo smentisce , ce ne dee persua- dere, poiche il prologo^ di cui e ve- ro autore^ e di uno stile duro e sten- tato, e poco coimesso, ed ha si scar- i5 aa8 mi i periodi «, che si fa scorgere per un incolto scrittore del IX. , o X. se- colo : all' incontro lo stile degli atti e piu fluido , naturale , e seguito , e a paragon del prologo 5 ornato pud dirsi , e culto. Laonde forza e il cre- dere , ch 9 egli altro non facesse^, che ricercare i monunienti antichi chia- mati da lui antiquiores schedulae , e fedelmente li trascrivesse , poco , o nulla raettendoci del suo,, tranne quel compimento 9 e giunta, di cui abbia- mo piu sopra ragionato. III. Dalle cose, che ci vien dicen- do nel suo prologo puo anche argo- men tarsi 9 che nella Chiesa di Pistoja fossero per avventura capitati gli at- ti -nostri rufiniani qualche secolo pri- ma della scoperta fattane nella Chie- sa di Asisi , ma non incontrassero fe- de 9 e non si udissero volentieri * per- clie appunto di un s. Rufino , che non si combinava col Pistojese . A questi due sentirnenti par che mirino le parole del prologo : minor penes fideles sanctorum devotio habetur , mi- nor celebratio exhibetur , dum gesu- rum narratio aut ficta creditur 9 at minus libenter auditur. Quadra anche a^9 bene agli atti nostri V espressione , clie usa, chiamando quelli , che al- lora correvano , laciniosis sermombus editos > che sono di fatti nello stile , nella condotta , e nella materia sover- chiamente implicati , e confusi . Sera- bra pertauto, che costui poco conten- to di quelle storie allora correnti s ingegnasse di consultant dalle piu antiche , ed avesse quindi la sorte di trovare atti del nostro s. Rufino mi- gliori e piu fedeli, come li chiama d Baronio, il quale riconobbe I'esemplare di Pistoja per buono fin dove parlasi della prigionia del santo in Roma, ma tutto il resto lo rifiutd come una giun- ta capricciosa fatta dal trascrittore contra la fede dell' archetipo , o pri- mo autore della leggenda , sia che re- stasse imperfetta , come opina il ba- ronio , e volesse il trascrittore termi- narla di suo capriccio , sia che real- mente la troncasse , perche non la ve- dea conciliabile colla tradizione della Chiesa di Pistoja , il che crediamo not piu verisimile . IV. Checche sia di questa giunta , la quale dee assolutamente rigettarsi pe' suoi racconti non pur invensimi- a3o li » ma patentemente falsi 5 e contra- ry alia pm accertata e Concorde tra- dizione delle altre due Chiese ; gli at - ti Pistojesi meritano per mio avviso un maggior rispetto , che per essi non non ebbe Giovanni Stiltingo , e pud dim assai ragionevolmente , che ap- partengano a quella quarta spezie di atti nel capo antecedente da noi ac- cennata colla guida del dotto Ruinart, che di questa quarta spezie scrive non omnino reicienda crediderim . E in vero ci presentano tutti quei caratte- n 3 che alia detta quarta spezie di at- ti appartengono ; vi si scorge' , cioe , un sincero e naturale racconto delle cose conservate dalle tradizioni dei maggion , e raccolte da antichi tem- pi per tramandarle ai posteri , e far- Je leggere nelle adunanze dei fedeli . Ho detto da antichi tempi , avvegiia cne trovansi in questi atti mentovati aJcuni luoghi, i cui nomi ne' secoii pm bassi dopo il VI. , o VII. erano appena noti , o si erano cambiati , ne pm si scontrano in verun autore dei tempi di mezzo . Tali sono Mom Car- bonanus ignoto fuori della Tavola Peu- tingeriana ; Arms Augustae , di cui &3i lo Stiltingo non ha potuto trovarne traccia alcuna ; Municipium Mismum, che non si trova presso verun antore. Parla inoltre lo Scrittore di questi at- ti per incidenza anche delle distanze de 9 luoghi 3 e da cio pure si raccoglie F esattezza , e la verita de 9 suoi rac- conti . Per non far qui una troppo lunga digressione riuniremo nel capo seguente varie osservazioni su i detti luoghi 9 e su di altri ancora delle vi- cinanze v che possono servire a con- ciliare un maggior credito agli atti Pi- stojesi . Appartiene pero a questo luo- go il notare un 9 altro indizio dell 9 an- tichita di quest] atti . Non si legge mai in essi il vocabolo Transaquae per indicare il paese P che oggi chia- masi Trasacco 5 e che prese questo nome dalla situazione appunto , dove fu fabbricato , che relativamente alia Citta de 9 Marsi era trans aquas , e dove secondo tutti gli atti 5 s. Cesidio facea la sua dimora . Avendosi pertan- to delle prove che il vocabolo Tran» saquae per significare un paese 3 era gia usato nel IX. secolo > 3 e natural© il concludere 3 che gli atti Pistojesi * li quali per indicare lo stesso sito , e a3a paese noil fanno uso di questo nome« ma di un 5 altro cioe di Missinum sie- no stati scritti prima del IX. secolo^ e doversene rimandare la composizio- ne al di la di mille armi 3 e ad una eta rnolto rispettabile . Non intendia- mo percio di accreditarli a un tal se- gno da spacciarli immuni da quegli errori circa personas , et tempora 3 de 5 quali ut plurimum scatent 9 dice il Ruinart ; gli atti della quarta spezie 9 ch' egli non crede percio doversi af- fatto rigettare . E in vero quivi pure si suppone contro la verita della sto- ria 5 che Massirnino fosse presente in Roma 3 sebbene leggendosi in alcuni esemplari Massimiano 3 che sicuramen- te era in Roma 5 si pud purgare il no- stro scrittore eziandio da tale errore . Peraltro neque in bona segete diceva Varrone ( ap. Non. Marc. ) nullum est nequam, spicurn neque in mala non ali- quod bonum. Non si leggono alPincon- tro quei fatti cosi ributtanti 9 e cosi ma- le a proposito incastrati nelle altre leg- gende rufiniane; non si apre la scena in Amasia 3 non comparisce V Andrea Stratilate , non le due martiri Nicea ? ed Aquilina ? non i soldati Silone ? a33 ed Alessandro , ma it solo s. Rufino con s. Cesidio suo figlio rappresenta- to indigena della regione do Marsi ^ quivi dimorante come nel proprio paese impiegato a predicare la fede 9 e convertire i gentiii . E 5 un danno 5 che questi atti sie- no a noi pervenuti tronchi 5 e imper- fetti senza gli ultimi combattimenti e ? 1 genere di morte , con cui coro- no la sua vita il nostro santo ; non gia che a cio non suppliscano gli al- tri atti , benche favolosi 5 in questa parte pero da ammettersi 5 perche fanno eco 5 come si e detto piu vol- te y alia tradizione delle due Chiese ^ ma perche avremmo in essi una gui- da piu fida , e un monumento di mag- giore autorita 5 che non sono le leg- gende volgari 5 e atto per se solo a fissare le nostre idee senza andar brancolando qua e la «, come ci e convenuto di fare per isvolgere una cosi intrigata matassa . V- Fin qni del valore ^ e del me- rito degli atti Pistojesi . Passiam ora a trarne le conseguenze opportune al nostro assunto , cioe 5 che il S. Ru- fino della Chiesa di Pistoja ^ quan- tunque il promulgatore degli atti con- ^34 servati presso la medesima lo suppon- ga apertaraente lo stesso del Marsica- no i gli e pero afFatto distinto da quel- le 9 e per conseguenza dal nostro. II passionario Casanatense soprallegato as- segna il giorno u di Febbrajo per la sua festivita 9 e sotto quel giorno ne riporta la vita. Ho memoria di esser- mi scontrato nello svolgere i due vo- lumi di quel passionario in varj san- ti, ii cui'culto e celebre in Toscana, e non altrove , onde dedussi, che un tempo appartenesse a qualche Chie- sa Toscana * e natural mente alia Pi- stoje j che conserva altri esemplari dei medesimi atti di S. Rufino, e me ne confermai dopo aver veduto que- sti medesimi atti nella biblioteca del- la Sapienza di Roma in un ms. delF abate Gaetani segnato num. VI. con in fronte il seguente titolo : Vita S. Rufini secundum lectionarium primum antiquum sacrist iae S. Zenonis Pi- storii. ( fol. 63 ) Quivi dunque la me- moria di S. Rufino solennizzavasi non gia agli 1 1 di Agosto, come nelle al- tre due Chiese B ma agli 1 1 di Feb- brajo. Piu evidentemente ancora cio si raccoglie dalla giunta agli atti an- a35 tiebi fatta dal trascrittore Pistojese , antico anche esso alineno del X. se- colo , dove leggesi : Migravit autem ad Dominant Beatus Rufinus Episco* pus III. Idas Februarii sanctus au- tem Caesidus II Idus Aprilis (b) Qu an- te serva a distinguere i santi omini- mi T uno dair.alt.ro la diversity del giorno , in cui si celebra la loro memo- ria ben lo sanno gli agiologi 9 e chiun- que versato e in questa sorta di sagri studj . II passionario da noi collazio- nato e scritto nel secolo X^ o XI , e segna 5 come abbiam detto 9 la festa di S. Rufino agli 1 1 . di Febbrajo; i menumenti del nostro Rufino deilo stesso secolo , o prossimi al medesi- mo la segnano agli 11 di Agosto, dun- que il Pistojese e diverso dal Rufino Asisinate 3 dappoic'he discordavano le due Chiese fin da VII. secoli addie- tro circa il giorno della celebrazione della festa . Due messaii a penna, eke serbansi nelP arcbivio della curia epi- scopate di Pistoja 9 Y uno piu antico iu pergamena , Y altro del MDXXVI. segnano la festa di S. Rufino agli 11 di Febbrajo . In un calendario ripor- tato nella Biblioteca Pistorknsis del ^36 Zaccaria leggesi quanto appresso : X* Februarii { forse errore del trascritto- re in vece di XL) in Italia Civitate Pistoria Natalis S. Rufini Episcopi , et Confessoris , cujus venerabile Cor- pus Dei gratia concedente una cum Corpore B. Caesidii Mo trans latum rnira hodie veneratione quiescit in Ca- thedrali Ecclesia . Non sono pero ori- ginal! del calendario 9 se non le sem- plici e sole parole enuncianti il luo~ go 5 il giorno , il name , e la qualita del santo ; il resto circa la traslazio- ne del corpo e una nota recente po- sta in margine : margini haec a re-* centiori manu adjecta sunt , nota V editore . Dalla diversita del giorno in cui celebrano la memoria del loro s. Rufino le diverse Chiese si rileva an- che la diversita del santo , e con cio abbiamo la prima prova che il S. Rufino di Pistoja non e il S. Ru- fino Asisinate ^ o Marsicano. Quando poi la Chiesa di Pistoja abbandonas- se V antico suo calendario cangiando il giorno delia festa del suo S. Ru- fino dagli ii di Febbrajo agli n di Agosto con acconimodarsi alle Cbiese di-Asisi, e de'Marsi, non ho cura- a37 to di cercarlo 3 perche il saperlo po- co importa (*) . Importa bensi F os- servare , che i Pistojesi cosi adope- rando si accostarono nel tempo stes- so , e si discostarono dalle Chiese suddette 3 e trovansi oggi in contra- dizione con se stessi ., avvegnache il S, Rufino Pistojese comparisce nel lo- ro antico calendario un Confessore 9 laddove unendosi nel celebrare la fe- sta colle due Chiese nel di 1 1 . di Agosto adottano il S. Rufino di esse., che e un mart ire. VI. La qualita appunto di Confes- sore , che nel suo S. Rufino ha nei secoli passati riconosciuto la Chie- sa Pistojese ^ somministra la seconda prova della distinzione 9 e diversita dei due Rufini y essendo la qualita e titolo di martire , o di confessore, che si da ai santi , la caratteristica , con cui da molti secoli si distinguono i santi omonimi. Le leggende Pistojesi 9 i calendarj 5 e i messali notano il S. (*) Riteneva la Chiesa Pistojese flno alP an* no i5*26 V antieo suo costume di celebrare la fe- sta di S. Rufino agli 11 di Febbrajo 9 e i] se- pra allegato messale scritto a penna in detto anno ce ne assicura . ^38 Rufino di Pistoja 3 come veduto ab- biamo \ col titolo di confessore ^ e la Chiesa Pistojese malgrado il tentativo fatto fin dal X secolo per immedesi- roare il suo S v Rufino col Marsicano, confusione 5 di cui v' ha molti esem- pi nelle Cbiese particolari 5 ove si tratta di santi omonimi , protesto sern- pre il contrario ne 5 suoi libri liturgi- ci 5 e colla leggenda stessa , che ha dato motivo a confondere i due Ru- fini $ ed il suo promulgatore non si attento di trasformare in un martire consumato il S. Rufino Pistojese ve- nerato come confessore 5 ne di varia- re il giorno del suo natale, e serbo su di questi due articoli importantissimi Fantica tradizione della Chiesa Pisto- jese, contestata solennemente dai pro- prj suoi monumenti. VfL Si rifletta da ultimo, che gli agiologi parlando dtl S. Rufino di Pi- stoja oltre P epiteto , che gli danno, di Vescovo e Confessore , notano pur anche che il corpo si conserva nella Chiesa Cattedrale : cosi Filippo Fer- rari nel suo Catalogo de 9 santi , che non sono nel Martirologio romano , dopo aver notato la sua festa agli 1 1 2bS() di Febbrajo colle seguenti parole///. Idas Februarii Pistorii in Hetruria S. Rufini Episcopi 3 et Confessoris > sog- giunse nella nota : ex tabulario Ec- clesiae Pistoriensis 3 in cujus templo majore corpus illius asservatur ; e il Demstero nella sua Etruria regale , ( L. 5«c. i3) dove ragiona dei Santi di Pistoja., scrive: Rufinus Episcopus Pi- storiensis, et Confessor , cujus nee in Episcopomm albo nomeniest, nee in sanctorum cathalogo 9 aut martyrolo- gio romano 3 avis tamen erectis, ac festo indicto per universam dioecesim Pistoriensem colitur: sed quo aevo Ec- clesiam earn rexerii 9 aut quando obi- erit N. L. Hoc unum liquet Sanctis- simum illius corpus in metropolitana aede asservari una cum corpore divi Felicis. Francesco Orlendi (Orb. sac. etprof. P. 11 Lib. 2 Cap. 40) scrive anch' esso , che il corpo di S. Rufino di Pi- stoja conservasi con quello di S. Fe- lice nella Ghiesa Cattedrale. II Ca- puccino Fra Giuseppe Dondori nel suo libro intitolato la Pietd di Pisto- ja si unisce coi suddetti autori in di- re che la Ghiesa di Pistoja possiede a4° il Corpo di S. Rufino , e piu franea- mente di ioro aggiugue , che e lo stesso col Marsicano , benche ( egli dice ) non ci sia memoria come , e quando il corpo di S. Rufino capitas- se in Pistoja. Sembra adunque non doversi dubitare , che la Ghiesa di Pistoja possegga il corpo di urf S. Ru- fino ; ma e anche piii indubitabile , che il suo S* Rufino non era un mar- tire , almeno consumato , e parimen- ti indubitabile , che il giorno del suo natale , e della sua festa secondo 1 libri liturgici di Pistoja non e quel- lo del natale, e della festa del Rufi- no Marsicano , e quest.e due intrinse- che diversita fra i due Rufini si os- servano costantemente da sette , o ot- to secoli indietro in tutti i monumen- ti delle tre Chiese ; di modo che o- gni ragion vuole, che si distinguano f uno dall'altro^si lasci alia Ghiesa di Pistoja il suo S. Rufino confesso- ore , non le si contrasti il possesso del corpo , ma non si identifichi col iiostro S. Rufino martire, confonden- do due santi , che con caratteristi- che cotanto sensibili si distinguono da se stessi , e pel corso di tanti se- &4 r coli sono stati distinti dalle Chiese medesime, che li venerano. Se alle cose dette si aggiunga la niuna memoria della traslazione del corpo di S. Rufino Marsicano alia Chie- sa di Pistoja , della quale alto silen- zio in tutte le memorie delle tre Chie- se 3 osservato eziandio dalP autore del- la giunta agli atti Pistojesi , al quale si offeriva V oecasione , e quasi la ne- cessita di parlarne almeno nel prolo- go^ risulta per la distinzione dei due santi quella compita prova , che in questa spezie di questioni dee appa- gare ogni uomo ragionevole , e nelle medesime questioni versato.,, (a) Martyrologium Rom. Tertio Idus Align* sti . .. Eodem die passio SS. Rufini (e) Mar so- rum Episcopi 9 et sociorum, sub Max. Impe- rat. (e Rufin. Episc. ) Agitur de eodem hac die in Ecclesia Marsicana. Leg i tarn ejus quam S. Caesidii ejus filii Martyrii Acta 9 ab ea* dem Ecclesia accepta ; quae tarn en non levi in- digent emendation*. Reperimus vero alia illis fideliora 9 sed imperfecta 9 nobis impartita ab Ecclesia Pistoriensi 9 producta tantummodo u- sque ad Rufini carcerem in quern Romae de- trusus fait . Ca«tera autem 9 quae desideraban- tur in primo exemplar^ ab alio ah' quo sunt su- peraddita 9 qui malu^it ea suo ingenio ad fine m perducere quam reUnquere imperfecta 9 quibus tradit Rafinum solution vinculis quievisse in pace tertio Jdus Februarii , Caesidiumque jili- utn absque 'Martyr io decessisse sexto Jdus Apri- lis : quibus quidetn turn praedicta Acta 9 turn e- tiam vetus traditio praedictae Ecclesiae^ et an- tiqua monument a contradlcunt : Baron, (b) 111* Idus Februarii. lncipit vita S. Rufini Fpiscopi , at Confessor is. Omnia Sanctorum Marty rum triumphos in oonspectu Domini glo- r/osos catholica credit Ecclesia. Sic enim San* cto Spiritu edocemur quia pretiosa in conspe- ctu Domini mors Sanctorum ejus Ceterum in' ter homines ut ait Crispus eorura qui fucrunt virtus tanta hahetur ? Quantum cam verbis po* tuere extollere preclara ingenia Mult ovum si' quidem Marty rum sive Confessorum agones et gesta fortia per manus dominice gratie perpe- trata Lacrimosis inveniuntur sermonibus edita. Ve runt amen plerumque contingit ut minor pe- nes Fideles Sanctorum ipsorum devotio hahea- tur minor celebratio exibetur dieum gestorum narratio aut ficta creditur aut minus libenter auditur Sed Ecclesie Sancte fides eos qui pro Domino et in Domino mortui stint non dubi' tat regnare cum Christ o et ipsum tamquam cor' poris catholici caput in membris suis in Evan* gelio ipse dixit qui vos audit me audit et qui vos spernit me spernit . Fa propter nos ejusdem corporis membra infima gloriosos Sanctorum Hn* jfcni et Cesidii agonis laciniosis sermonibus edi~ tos ex antiquioribus schedulis corpere et clario* ri stilo digerere pro jidelium fiat rum postula* tione curavimus . Defuncto siquidem Aurelio Alexandrino Pammee filio qui disciplinam mi- <43 litarem in Romano. Re publico, severisshne re* xerat et ob hoc militari tumid tu inter fee tus fu* erat sicut et Romani Imperii fastis et cronicis invenimus- Maximinus primus et militari cor- pore ab exercitu const itutus est Jmper.ator sola militwn voluntate cum nulla Senatus interces* cissct auctoritas neque ipse Senator esset. Iste adversus Ecclesiarum Sacerdotes persecutionem movit sed Dei judicio minus in Ecclesiam eras- sari potuit quia infra annos tres idem Maxi- minus apud Aquilegiam a Popieno quod am oc- cisus est. Hujus temporibus erat in regione Marsorum Ejoiscppus quidam Rufinus nomine a et caetera 9 ut in act. aeditis Pistoriensibus ap. Boll. 11 Aug. , Mane facto audiens Asca- nius infer ius cubiculum vocibus personare et quidnam esset id certiw> scire volens cubicil- lum ingressus est. Videns out em eos matutinis laudibus et orationibus insistenses obstipuit . Mox currens ad Palatium ait ad Cesarem : Domine^ecce ille filius Rufini ill ius que?7i din quesitum in Marsorum regione invenire acqui- vimus : hodie cum Patre suo inventus est dilw culo in hospicio servi tui in quo sub arta eti- stodia continetur. Quodque mirandum est did* cibus invicem modulaminibus oblectantur : Ad quern Cesar respond it : Quid super hujus modi miraculo fati possumuk ? Quid fidei ? Quid spei hahent Christiani ? Ascanius respondit> Fere Domine vere mirandum est et orrendum pro tarn libenter patiantur et quia ultro se passio- nibus objiciunt Christiani. Nee ab eis qui no- biscum sacrificant possunt intelligi et quanta et qualia sint que ab eii sperantur et expectant tur. Tunc precepit Maximinus ut ubicumque per j6 ^44 Urbem Christ iani in vincuHs kaberentur rela- xatis vinculis omnino dimitterentur. Sancpi ita- que vivi Mu'tnus et Cesidius divina dispositio- ns a vinculis liber at i in Marsorum regione re- gressi sunt ubi pr est ante Domino multis virtu- tibus effulgentes post bonam dierum plenitudi- nem migraverunt ad Dominum. Quorum doctri- na Marsorum populus ad ldolorum cultura per Dei gratiam segregaties et ad ChristianamRe* ligionem conversus usque nunc et in perpetuum divine ma jest at is misericordia??i benedicit at- quaglorificat. Migravit autem ad Dominum Bea~ tus Rufinwi Episcopus tertia% idus Februarii. Sanctus autem Cesidius IL idus Aprilis Quo- rum nos orationibus apud Omnipotcntis Dei mi- sericordiani adjuari devotione sedula optamus. ac petimus prestante Domino Nostro Jcsti Chri- sto qui cum Patre et Spiritu Sancto vivit et re- gnat in Secula Seculorum. Amen, Tale e il ragionamento del cb. Abate di Go- stanzo 3 il quale sembra ehe possa rklursi a quest i tre capL 1. La Chiesa Pistojese presta fin dai secoli piii remoti culto speciate ad un San Rufino ; e ne possietfe il Sacro Corpo. Ei deduce, le prove di • quel culfco l. dalP an- tichita degli Atti di'esso Sanfco 3 deseritti nel lezionario della medesiina Chiesa s e disrribuiti in lezioni per uso dei diviui uffizj. 2. Dagli ;in- ticbi M&ssali , e Martirologi proprj di essa Chiesa. Ai quali documenti due altri so no da arrogersi ; cioe 5. Le anticbissime carte del Prencipi, e degli lmperatori in favore del fa medesirna Chiesa., le quali io ho in altro luogo riferite^ ove tra i Santi Titolari di essa e an- a AS noverato S. Rufiao ; IV. e le antiche Litanid della Chiesa Pistojese 9 di cui ho parimenlc fatto altrove menzione 9 ( pag. io/2 ) nelie qua* il S. Rufino e insevito nella serie degli altri Sanii proprj di essa Chiesa 9 oio« imrnediata* mente dopo S. Zenone 9 ed avanti S. Felice. Che poi la Chiesa Pistojese po9segga il Sa- cro Corpo di questo Santo e un fatlo per se medesimo manifesto.* E il porre in dubbio la genuinita di questo corpo sarebba un opporsi senza ragione > e temerariamente alia ant icing* sima e eo3tante tradizione di es9a Chiesa . Ve- neravasi questo Sacro Corpo un tempo in uu Altare al nome di esso Santo eretto nella me- desima Chiesa Cattedrale. Ed aliorche m di& nuova forma a questo augusto Tempio coll* eri* gere il magnifico Coro e le due Cappelle latera* li 9 essendo rimasto demolito T altare di S. Ru* fino, siecome quello di S. Felice 9 fui'ono le Re- liquie di ambedue risposte in argentee urne se- polorali * ove espongonsi adesso allta pubblica venerazione. Della qual traslazione allora fatta e idoneo testimone il nostro Dondoii* scrittore di quel tempo. //. 11 San Rufino cui la Chiesa Pistojese fino dai secoli piii remoti presta culto sped ale ^ e di cui ella possiede il Sacro Corpo 9 non e S. Rufino Vescovo e Mart ire delle Chiese Mar* sicana ed Asisinate. Questa Tesi e dimostrata dal N. A. con due argomenti : I. JDalla diversita del giorno 9 in cui e segnato il natale e la festa di San Rufi- no nei Libri e nei titi delle Chiese di Asisi 9 e dei Marsi 3 da quello in cui e segnato nei monument! della Chiesa Pistojese II. dall 1 avere a46 la Ghiesa Pistojese nei Secoli passati ricono- sciuto nel suo San Rufino la qualita di sempli- ce Gonfessore, e di averlo sotto qtiesta carat- teristica e eon questo titolo venerato e distin- to : laddove il San Rnfino- dei Marsi e di Asi- Si e statu sempre da quelle Chiese qualificato col titolo martire 5 e riconosciuto come marti- re consumato; become tale ei fu di fafto. Che poi la chiesa Pistojese riconoseesse il suo San Rufino comesemplice Gonfessore, il nostro Au- tore lo dimostra colia autorita delle leggende* dei Calendar^, e dei Messali antichi di essa t*hiesa. Ai quali monumenti puo agginngersi anche V altro delle antiche Litanie del la Ghie- sa med^sima 9 le quali io ho piu volte nomina- te. Irnperocche ognun sa 9 che nella scienza agiologloa le Litanie delle Chiese sono uno dei fonti, donde apprendesi non solamente il culto reso a certi determinate Santi s ma si appren- dono ancora le earatteristiche principal! dei medesimi; le quali rilevansi spezialmente dai luogo e dali'ordine, in cui eglino sono inseri- ti in quelle lrnperoehe "P invocazione dei Santi m qnesta specie di supplioazioni non si fa gia confosamente, ma fin dai tempi antiohissimi ella fu disposta con un ordine fisso 5 ove quei Santi vengono partiti in diverse classi 9 di Apo- stoli, di Martiri 9 di Pontefici , di Gonfesssori di Monaci ec. Sulla qual cosa son da vederst i! Menardo, ilMabillon, il Ba!iizi ,ii Martene. Benedetto XIV. nelP Opera do Canoniz. Sanct On* in quelle antiche litante delfa Ghiesa Pi- stojese it nome di S Rufino non e posto gia nelia serie dei Martiri, ma in quella dei Gbn- lesson. III. Finalmente un valido argomento a 4? della diversita del S. Rufion di A si si da quel- lo che venevasi in Pistoja , e il possedersi da ambedue queste Chiese il sa'cro Gorpo di quel S. Rufino , cui esse prestan culto. Perocche duo corpi non possono ad un Santo istesso apparte- nere . 111.11 San fiufino, cui la Chiesa Pistojese fin clai secoli piii remoti presta culto sped ale 9 e di cui ella possiede il sacro Corpo 9 e probahiU mente un 6\ Patfino Vescovo 5 e Confessore Pi' stojese . Questa proposizione discende primieramente dalle due precedenti. Perocche appena si e di- mostrato 5 che la Chiesa Pistojese fino dai tem- pi antichissimi presto culto speciale ad un San Rufino 3 di cui ella possiede il sacro Corpo 9 e che esso e diverso da quello dei Marsi .• niun documento essendovi a il quale faceia neppur so- spettare 9 che questo San Rufino Pistojese a qualsivoglia altra Chiesa appartenga 5 ne alcu- na memoria delta traslazione del sacro Corpo di esso da altra Chiesa nella Chiesa Pistojese > qnal difficolta ci resta a conchiudernc , che es- so a quella Chiesa appartiene come proprio e particolare 9 la quale e nell'antichissimo e per- petuo possesso e del culto di esso e delle sacre sue spoglie ? Ne questa maniera di ragionare e gia mia , ma e comune e familiare ai piii insi- gni Agiologi / tra i quali vaglia il riferire V esempio di uno, cioe del Somroo Pontefice Be- nedetto XIV. Quest i neir egvegio suo Trattato sopra i Santi Bolognesi parlando di San Pro- culo Vescovo e Martire, il quale credcasi esser quel San Proculo Vescovo di Terni, di cui par- la il Marti rologio Romano al dl primo di De- 24« cembre, il quale passato da Nam i a Bologna fosse stalo quivi martirtzzato, dice.- 5 , tGtli £ rUm diti continuatori del Bollando al primo giorno dl Guigno parlano di San Proculo vescovo e xnartire 9 e considerando le inverisimilitudini , e confusioni, che sono nei di lui atti 9 . vengono nel sentimento, che questo San Proculo 9 che e sepolto in Bologna s non sia San Proculo Ve- scovo di Terni 5 ma sia un San Proculo Vesco- vo nostro 53 . E adotta questo sentimento . Inoltre Ja suddetta proposizione e con due altre ragioni ancora confermafca; e primieramen- tedall'avere Ja Chiesa Pistojese conservato insuo Titolare S. Rufino 5 insieme con S. Felice, an- che dopo quel tempo, in cui ella lascio di no- minare nei suoi atti pubblici gli altri suoi an- tichiContitoIari/ siccome resulta dai Diplomi degli Imperatori Ottone IL e Federigo I. che in altro luogo ho riferito . Ed in secondo luogo daH'avere essa prestato sempre culto a S. Ru- fino in una certa societa con S. Felice . Le qua- li due cose sembrano dimostrare 9 che ella sti- masse ambedue questi Santi, come Padri suoi particolari 9 e tra loro germani , o sia della stessa Patria 9 sicche congiunto del pari esser dovesse il loro culto. Ed anche adesso, quando ella espone alia pubbtica venerazione 1c Reli- quie di uno nel dl festivo di esso , espone an. che quelle dell' altro sopra l'opposto lato dell* Altare Maggiore su cui fassi tale esposizione . Ed il Dondori riferisce, che allor quando nelP anno 1639 si aumento la sacra pompa della Fe. sta di S. Felice nella Chiesa Cattedrale con pin solennc Messa 9 e con orazione panegirica , del pari fu aumentata la pompa della Festa di S. a 4§ Rufino . Di piu le sacre Spoglie di fit Rufino 5 comecche distinte , e separate da quelle di S. Felice , sono state sempre siccome il Dondori, e 1'Orlendi banno osservato, in compagnia con queste e con simile onore conservate . Ma meglio che dal Dondori, e dall' Orlendi, ed in piu autentica maniera sono a noi tuttb queste cose, che fin qui ho esposto^ testimonia- te dall* Arciprete Cesare Fioravanti nella sua Cronaca della Chiesa Cattedrale di Pistoja-* del quale io riferiro le parole istesse , tratte da vav) luoghi di quell* opera manoscritta. Notatio Jnscriptionis posit ae in plumbea la- mina super ossa et jcincrem S. Rufini in nostra Cathedrali . h D- Rufini Episcopi Matsii sexta Imp. JVJaximini perse cut ione 3 id. Februarii an Do* mini 238 trucidati cor pore ad hanc Aram , ubt penitus abditum fuerat , per Canonicortim Col- leg it 5 editam e fossa , iidem majoris causa ve* nerationis urnam hanc mar more am A* D. l58l. Sacro eidem die collocandum 9 et aperto eaten* dum curarunt. II. Adi 11 Pebbrajo: si fa la festa di S. Ru- fino Vescovo solamente, all' Altare della Porta di Sagrestia.3 dove sono V ossa di detto Santo: e quest 1 anno i58i furno messe nelP urna di def> to Altare per ordine del Capitolo . . .. . „ Ed in Carattere
  • Felice 5 e di S. Rufino » a5o che sono in Arniarj in Sacrcstia. Messer Bene-* detto Conversini offeree Scudi 2o per la festa di S. Felice . Fu data commissione a Messer Benedetto, Primicerio, Decano* e Vannino Ca- nooico. 99 \ IV. 99 Adi 11 Febbrajo 1618. Questa notte a tre ore morse Messer lacopo Braccioli Tesau- riere Canonico aggiunto 9 come in cjuesto: Fa messo la mattina in Chiesa, e non ostante § che fosse la festa di S. Rufino a noi solenne 9 si dissero, presente Cadavere 9 tutte le Messe dei morti. E a tempo della Messa conventuale, si traslato nella Chiesa sotterranea. Si canto per il Canonico Eddomadario la Messa di S^ Rufi- no, che fu il Canonico Vannino/ e finita la Messa conventuale si messe il Cadavere sopra sul Letto , e -Messere Abra Canonico secondo Eddomadario canto la Messa con musica e Oi> gano 5 e fece P uffizio alia Sepoltura del lelfco. 9t V. S9 Adi 27 Gennajo 1620. Quesfo giorna vennero le Teste bustate di Argento di S. Ru. fino Martire 9 e S. Felice Confessore 9 e venne* ro li due Orefici , che le avevano facte 9 per metterle in saldo con i loro viticci 9 et sono venute molto ben facte 9 e ricche > come si ve- de 9 di modo che suaAltezza mezzo ammalato le volse vedere s facendole portare in Palazzo in Firenze e molto le lodo. . . . II costo loro di fattura Scudi cento V una 9 e Scudi trecento per Argento 9 raine , gioje 9 et altro. „ VI. S9 Adi 28 Gennajo 1620. Ricordo corn^ questa mattina dovendo matter le ossa e Reli- quie de' Santi Rufino Martire, e S. Felice Con- fessore in due teste d* Argento con li busti fat- ti fare a posta in Firenze di valuta di scudi 5oo. Monstgii6re ordino ehe il Proposto e Ar- oiprete le rivedessino , dove erano state depo- sitate, nelle urne .intiche e in Arrnarj in Sa- orestja, qnando si smntb !a tribuna per far la nuova fabbrica 9 e cosi detti Canonici le mes- seno in due bacini di Argento con sua veli, do- vendosi il giorno aecomodarsi in dette Teste per dua Orefici , cbe le avevano facte 9 venuti apposta con sua vetr'i. 99 VII. , 9 Adi 28 Jetto. La cerirnonia di detle sante Reliquie segtri poi in questo modo . Che il Capitolo si rauno fu da Monsignore e sitrat- fo quanto si doveva fare in questo modo-' Che Monsignore con i Canonici discese in Ghiesa 9 dove era gran Bo polo e messosi in Pontificale con due Canonici assistenti 9 benedi le Teste* quali si cavarono di Sagrestia suilo Altaruzzo 9 et Baldacchino, et si posorno sulP Altare Gran- de , et segui V ordine in benedirle del Po^ m finale. Fatta Ja benedizione 9 lieenzio il Popo- lo con la benedizione, et si riportorno in Sa- grestia 9 dove per comrnissione di Monsignore ., I' Arciprete con il Sagrestano» e li due Orefici assettorno le detle Reliquie nelle Teste e sua Cristalli 9 con poi mettere lutte le altre Reli- quie in legami di seta e cassetta 9 che sara di piombo 9 nol corpo de busti di dette Teste 9 co- me si vede e stetteno fino a quattro ore di notte 9 . -, Da que ti document! chiaro apparisce 9 e clo- ve J? osto fosse P antico Altare di S. Rufino nelP antica dispo^izione della nostra Chio.sa Catte- tedrale ; e come le Reliquie di lui 9 sot to lo stesso Altare nascose 9 fossero dapprima in una antica urna di marmo riposte 9 e indi a demo- lita il detto Altare 3 in ar«>enteo busto cpllo^a- 2D2 ie : E chiafo pur fassi quello , che 1' Abate di Costanzo dice se ignorare : cioe in qual tempo cangiossi e il giorno della sua festa ; ed il ti- tolo di Confessore in quello di Martire : ed inol- tre per quale occasione 9 6 motivo fu fatto tal cangiamento ; additandosi 9 che si fece per se- guire il Martirologio dell* Illustrissimo Baro- nio.- Cos! un primo errore commesso nei tem- pi anticbissimi, coir adottare gli atti di S. Ru- fino dei Marsi s ne trasse infine ad nn secondo di abbandonare le tradizioni della Chiesa Pi- stojese intorno ad un S. Rnfmo proprio. Non sono pero spenti i monumenti di quel- le tradizioni : dalla auforita dei quali tocehij e persuasi piu savj Agioiogi 9 un Ughelli 9 un Demstero * un Abate di Costanzo banno aper- tamente riconosciuto qucsio Santo 9 come pro- prio di essa Chiesa . Ma sorger qui potrebbe nelle menti dl alcuni imperiti nella storia della Agiologia una difficolta, la quale stimo pregio dell' Opera il rimuovere .• Come mai in quei tempi antichi la Chiesa Pistojese avendo le sue tradizioni intorno ad un S. Rufino proprio 9 si volse a cercave gli atti di un altro S. Rufino a lei straniero ? lnoltre come mai avendo ella in queste sue ricerche incontrati gli atti del S. Rufino Asisinate e Marsicano, gli anproprio al S, Rufino proprio; e per serbare intatte quelle sue tradizioni, ardi troncarli? A rimuover la quale obiezione io ricordero alcuni punti di quella storia 9 i quali sono certi, e corauni ap- po tutti quei , che alcuna pratica hanno dique- sto genere di studj . Gli atti primitividei Mar- tiri erano come osserva il Ruinart(jPrae/ge/i. fltf Jiot . sine. ) 6 tratti dagli atti pubblici prtf* aS3 sidiali e pro consolari / o scritti con semplicita e vevita dai Cristiani s che si trovarono presen- ti agli esami, condanne, e supplizj dei martiri medesimi ; 6 in mancanza di questi mezzi si rac- coglievano dalle notizie di pubblica voce e fa- ma 5 ed anco dalle relazioni dei vecchi soprav- vissuti al tempo della persecuzione , e dei mar- tirj ; o finalmente, in difetto di testimonj di vista, e di udifo 9 si raccoglievano dalle tradi- zioni, che conservavansi nelle Chiese . 1/ Au- torita di questa quarta specie di atti non e pa- ragonabile con quel la delle tre prime, ed e di di essn minore assai: E* tale nondimeno da mm rigettarsi , ma a^zzi da tenersi in btion conto , Questa divisione delle diverse classi di atti di martiri ha luogo anche riegli atti degli altri Santi, supplendo agli atti pubblio^ di quelli i monumcnti autografi , e sincroni a\ essi » sicco* rne sono i loro scritti, le iscrizioni lapidarie, e gli altri simili . Per la ingiuria del tempi, per la orride persecuzioni dei tiranni contro la Chiesa diCri sto , e per la devastazione dei Barbari la mas- sima parte di quelle tre specie di atti si per- dette; e talora. elleno non vi fui'ono giammai, iri rispetto ad alcuni Santi ; perocche non ogni Chiesa ebbe delle persone destinate alia com pi- lazione dei medesimi, siccome per la sollecitudi- ne dei sommi Pontefici Je ebbe la Chiesa di Ro- ma . Per la qual cosa le sole tradizioni dells Chiese supplirono a quella perdita , ed a que* sta mancanza di atti primitivi ed originarj. lnoltre queste tradizioni medesime per le gtesse cagjoni , e particolarmente per i cambiamenti e le confusion* dei popoli indi avveoute , rima* a 54 sero an die esse in parte oscurate e tin-bate . Dopo chc fu resa la pace alia Ghiesa , e i Barbari stessi ebbero abbraociato la Religione Gattolica 5 entro nello spirito dei Cristiani un ■gran zelo di rintracciare gli antichi Santi 9 e Je reliqnie-9 e le storie di essi . Ma infelicemen- te qoesti secoli non era no forniti di una si fina arte critica , da discernere le chiare 9 e vere dalle confuse o dubbie o false tradizioni . Ed inoltre si introdussero col favore della comune -ignoranza molti ricercaton e raecoglitori degli atti dei Santi, i quali niiravano piu ad appa- gare la devozione del semplice Popolo , cbe a provvedere al vero 5 al quale intendimento va- rie arti usavano. Perocche talora 5 se, andando in traccia degli atti di alcun Santo 9 trovati a- vessero gli jrtti di qualche sahto Omonimo 9 que- sti a quello*pplicarono 9 se»'za imbarazzarsi di altro. E bene spesso riunivano insieme gli atti di varj Santi dello stesso nome, e di essi una sola istoria componevano 9 appropriandola al suo. Altre volte creavano eglino stessi quegli atti a loro talento, adaUando per lo piu le lo- re invenzioni al gusto dominante del tempo . E finalmente ta-lora avveniva 3 che incontrando e- glino degli atti veraci ,• gli alteravano 9 o muti- lavano, o interpolavano , per abbellirli a loro modo 5 o per insinuarvi le tradizioni delle Chie- se e dei Popoli 9 cui essi intendevano coi loro studj di servire. Queste frodi 9 di cui vedonsi degli esempj fino dai primi secoli 5 presero cam- po in Orients fin dal secolo settimo 9 e di la si distesero in Occidente , principaknente sul fi- ne del secolo ottavo 9 e viepiii nel nono e nel decimo . a£5 Le Collezioni degli atti dei Santi 9 che si fecero appresso, nei Lezionarj e nei Passion a rj delle Chiese a di cuii Codici sono pervenuti fino a noi, risentono in gran parte di queste antiehe ma- niere . Cosicche mentre in essi trovansi degli atti sinceri delle specie da me indicate , e spe- cialmente della quarta , altri vi si inoontrano, che nei fondo sono sinceri s ma da mana ardi- ta violati 3 e cosi fattamente contaminati ch*v non sono pin dessi, comecche vi spicchi per en- tro di tratto in tratto qualche scintilla di lu- ce, dalla quale vengono scossi i periti *_ e i clot- ti s che sanno bene rilevarla . Una gran parte infine degli atti dei nostri supcrstiti lezzionar} sono di pianta inventati , e non hanno di vera e di certo 9 se non la esistenza di essi Santi , it loro nome , qualche qualita personate, e il luo- go dove soffrirono il martirio 9 oppuve dove giacciono le loro reliqnie : vale a dire quel po- co 9 che la tradizione, e il culto perenne delle respettive Ghiese ha potuto conservare dopo periti gli atti 9 se ve ne erano, 6 cancel lata col volger dei secoli quasi affatto la memoria del- le lor gesta. Tale era lo stato delle cose aHorcho la luce doll' arte critica riuascendo in occidente , si vi- volsero le menti ad esaminare quei libri , e a divisaie in essi gli atti veraci dai supposti, e negli atti adulterati cio che vi ha di vero dal falso 5 e ritenendo quello, emendar questo. La Sede Apostolica, la quale lino dai primi seco- li cristiani in un ii$odo eminente, e vcramenfe degno di Iiei 3 che e la maestra e la reggitriee del Popol di Dio 3 fu sollecita di raccogli&re i nomi e gli atti dei Santi da ogui parte delCri^ a56 stianesimo , ed a rintraociar queili delle remo- te oriental! provincio si valse dell' opera e del senno di un S. Girolamo, oltre quello di ajtri; e la quale a quesla eura l'altra sempre con- cr'mnse , di ceroare in tali collezioni il vero e di emendate il falso 9 per quanto le cognizioni di quei tempi le ne davano argomento : que- sta Suprema Secle, io dissi ; al cornparir la lu- ce della esatta critica letteraria * la aceoIse 3 la favori 9 e ne trasse profitto per V aumeftto noa tanto che per la emendazione dei Fasti dei San- ti . La riforma dei Breviarii 5 e degli altri Li- bri Ecclesiastiei y e massimamente del Rom* Martirologio da lei fatta ne e un chiaro esem- pio. Ne contenta di aver corretto questi Libri una volta, ella e tornata piu volte a rinnovel- Jar quest' opera di luce. 11 Martirologio Roma- no , per esempio, non e egli stato emendato e riprodotto sotto i Pontefici Gregorio XIII. Si- sto V. Urbano Vlll. e Benedetto XIV? E con quale studio ed aocuratezza ! Quel primo Pon- tefice affido la cura della correzione di esso a Silvio Anfoniano a Roberto Bellarmino a Ge- sare Baronio s a Lodovico de Torres, a Giovan Bafctista tiandini 3 a Michele Ghislieri 9 e Bar- tolomed Gavant.* il quale settenvirato era il fio- re degli eruditi di quel secolo nelle niaterie Sadre 3 ed Ecclesiastiche. Dopo esempii si lunii- nosi del pregio in cui si e avuta nella Gliiesa di Dio Parte critica in questo genere di studj, e inutile, che io ricordi le immense faticbe in queili adoperate da uomini so in mi 9 dai sud- detti Baronio 3 e Bcrlarmino, dal Ruinart 9 dal Tillemontj dal chiaro stuolo dei Bollanclisti 9 da Luca Olsteniojdal Pon-tef>ee XIV e da tanti ajtri. 2D>£ Alia luce di questo saggio di Storia Agioio- gica e facile pertanto il dissipare le pro post© difficolta. Veneravano i Padri nostri per antica tradizione un S. Rufino ; ma questa tradizione non porgeva loro la storia conipiuta di esso San- to: Essi desiderarono di averla; e ne andaronp in traecia . Vi fu alcuno , che in tale ricerca incontro gli atti di un Santo Gmonino; cioe di San Rufino dei Marsi, e di Asisi. Gli lessened avendo osservato 3 che qnesti in quella parte che riguarda j1 martirio c onsiwiato di quel San- to si opponevano ad una tradizione cevta e-co*-- stante della Ghiesa Pistojese , li troneo in que- sta parte 9 e fe morire il Santo in pace. E do~ po averli cosi aeeomodati , gli insinud nel ' Po- polo Pistojese, che gliaccotse, e nel proseguimen- to del tempo gli ihtrodusse nel Lezionario delhi sua Chiesa. Tale e il ragionamento delT Abate di Gostanzo, dedotto da quei principj della Storia, che hoesposto> Nella qual oosa e peraltroda con- siderarsi la cautela usata dai nostri Padri , e non si frequente in quei tempi, di conserva- re intieri quegP atti fino al segno 9 in cui essi: urtavano di fronte le certe loro tradizioni; ed moltre di non averli applicati ad altro San Ru- finOj che a quello cui appartenevano; disponen- do s che il popolo si volgesse a venerare il 6. Rufino dei Marsi piutfcosto 3 eke conmiettere una frode. Siccome ancora e da considerarsi il sen- iro di essi, per cui, se non giunsero a divisare bene lo stato della cosa , ebbero pero il discer- nimento di adottare tm genere di atti non falsi 6 supposti , ma veraci , Per il qual discerni* mento adoperato si in rispetto* agli atti di que- sta Saato , die a quegli dagli altri Santi e sin* atisa golarri^ente pregievole il Lezzionario della Chie- ■ a nostr^ Pigtojese ; siocome abbiam veduto anehe negli atti di S. Baronto, e di S. Felice, i quali sono stall dai piu savi critici adobtatL TRATTATO 1NTORNO A S. FELICE PRETE E CONFESSOR E P1STOJESE ED AL CULTO Dj ESSO CAP1TOLO I. Si da notizia di alcuni momunenti e scrit* tori risvuardaiiti S* Felice. p iu monumenti abbiamo di S. Felice, e j>iu Scritiori hanno ragionatp di lui . Imperoc- che I. sono due antic hi Calondarj della Chie- sa Pistojese 5 ovee indicata la memoria di esso il di 2.5 di Agosto : il primoclei quali e del se- coio clecimo quarto, e V altro e di questo piu antico assai : ed anibedue, tratti dall* Archivia del Capitolo di Pistoja , sono stati pubblicati da! Fad re Zacearia della Gompagnia di Gesu nel'a sua opera intitolata Bibhotlieca Pistorien* sis alia pag 26 | e seq. II. Sono inoltre nello stesso Archiving nel libro >J< degli aulentici stru- nienti degli anni 9^2 940 944 ed altri niolti nei quali e indicata e disegnata la Chiesa Catte- drale di Pistoja coi nomi dei Saati Titolari di essa, e tra questi e noverato S. Felice. Alcuni dei quali strumenti sono siati dati alia luce da I suddetto Padre Zacearia nel la opera sopra no- minata alia pag. 56 e nelY alira Opera di lui che ha il titolo Anecdotorum medii aeri alia pag. 406 9 e dal Coleto e dal suddetto Padre n5() Zaccaria nelle loro Annbta%ioni, e Giunte al Proe* mio dell' Ughelli sulla serie dei Vescovi di Pi- stoja. III. NelP Archivio Pistojese dell' Opera di S. lacopo e un antentico codice 9 ove son descritte le Litanie proprie della Chiesa di Pi- stoja $ le quali si usavano nel secolo duodecimo 6 decimo terzo ; ove nella classe dei Confesso- ri,e nella serie unita dei Santi proprj della Chiesa Pistojese s e annoverato il medesinio S. Felice. Le quali Litanie sono state pubblicate dal Si2\ Cav. Francesco Tolomei nel suo libro Memorie delV antic a Miracolosa Imagine di Maria Santissima delta delle Porrine 9 eke si venera nella Chiesa Cattedrale di Piitoja alia pag. 55 e seg. IV. Ne segue un autentico istru- niento della invenzione del Sacro corpo di S* Felice avvenuta il di 12 d' Agosto deil'ann. 1414. 11 quale strumento conservasi nel Pub- blico Archivio Fiorentino 3 e dal suddetto Zac- caria e stato posto alia luce ne suoi Anecdo* ti del medio Evo alia pag. 209. V. Abbiamo inoltre la storia dei miracoli operati per la in- tercessione di S. Felice alia invocazione di lui nel tempo della invenzione del suo Sacro Cor- po . La quale storia e riferita dai Hollaed isti medesimi alia vita di questo Santo. VI. Gesa- re Fioravanti Arciprete della Chiesa Cattedra- le di Pistoja nella sua accurata Cronaca MS. della Chiesa medesima intitolata Vacchettone la quale conservasi nella Libreria del suddetto Sig. Francesco Tolomei 5 il Dondori nel suo li- bro della pieta di Pistoja, ed altri scrittori e monumenti ci hanno trasmesso la Storia delle varie traslazioni del detto sacro Corpo di Lui, VII. Ne segue quel Codice lezionario della Chie- J 7 &6o ga Cattedrale 9 che e ancor superstite 9 e con- servasi nell' Archivio Capitolare 9 ove la vita di S. Felice e la storia della invenzione delle sue Reliquie e descritta in sei lezioni da reci- tarsi nel divino uffizio di esso Santo. VIII. Quin- di due altri Codici 9 dei quali gli stessj Bollan- disti fanno menzione; uno dei quali emanoscrit- to ed ha il Titolo Vita S. Felicis e 1' altro stampato in Lucca presso Giaeinto Paci de Su* periorum licentia V anno 1684 col Titolo Bre- viarium vitae S. Felicis Presb. Confess. Pisto* rien. ; ove la vita di esso e partita in tre lezio- ni 9 ed in fine e un' Orazione in onore del me- depimo Santo. IX. Un' altro splendido monumen- to di S. [Felice sono le lezioni proprie 9 e V Orazione propria di esso 9 die presentemente si recitano nell' Uffizio e nella Blessa della sua Fe- sta in virtu di un Apostolico Decreto del San- tissimo nostro Padre il Sommo Pontefice Pio VII. del seguente tenore. Decretum. Suprascriptas Lcctiones secundi Woctumi prop, cum Oratiorie item propr. in Festo S. Felicis Presbyteri Conf. Pistoriensis recitandas ab Eminentiss. et Reverendiss D. Card, lulio Maria de Somalia Sac. Rit. con. gregationi Prefecto revisas 5 una mecum infra- scripto Secretario referente, nee non R. P. D. Promotore Fidei et R. P. ejusdem S. R. C. Assessore Sanctissimus Do?ninus noster Pius VII. Pont. Max. ab universe Dioecesis . Pi' storien. et Pratcn. Clero Kalendario Dioece- sanoutente supplicant i Reverendiss. Episcopo 9 die 26 Augusti in ejusdem Sancti officio legi posse concessit. Die 26 Martii 1816 Julius M. Card, epis Tusculan. de Somalia p 7 £c. Gen. S. 2,6 1 1R. C. Prefeems L. A. Sola S. R. C. secret. Coad. X Finalmente monunienti del nostro S. Felice sono le antiche lmmagini di esso 5 t gli Altari in memoria di Lui eretti , ed un pub- blico Oratorio a lui dedicalo presso al luogo del suo Eremitaggio 5 e questo luogo istesso che ancor si disegna 9 ed e celebre presso i vieini popoli si per la pieta dei fedeli 9 che per i be- nefizj $ che ivi da Dio si compartono. Tra crli scrittori poi , uomini dottissimi 3 e nella Ecclesiastica istoria peritissimi hanno ra- gionato del nostro S, Felice 9 tra i quali iono- minero ii Barpnio nelle sue Note al Martirolo- gio Romano il di 26 d' Agosto, il Ferrari nel Catalogo dei Santi d' Italia 9 il Razzi nelle vi- te dei Santi Toscani , e i Bollandisti negli At- ti dei Santi : Ai quali debbono aggiungersi li scrittori delle cose nostre Pistojesi , cioe il Dondori nel Libro Delia Pieta di Fistoja il Fioravanti nelle memorie Jstoriche della Citta di Fistoja , il Borelii nella sua Opera MS. intitolata Fistoja Sacra, la quale Opera e dal suddetto Padre Zaccaria sommaniente commen- data, il soprannominato Arciprete Gesare Fio- ravanti nella sua Cronaca 9 il Rosati nelle sue Memorie per servire alia Storia dei Vtscovi di Fistoja 9 ed altri. Ecco nn nugolo di testimoni per il nostro S. Felice; iutorno ai quali questa cosa e degna di alta considerazione e molto vale a corroborar la fede lor debita, ed e 9 che niuna diversita o contradizione trovasi in eio che essi dicono di lui , mai eglino sono esattamente concordi tra loro nella storia di esso. E quanto agli Attidi lui descritti oel Lezionario della Cbiesa Pistojc- a6a se 9 eglino presentano tutti i caratteri di quel- la quarta specie di atti dei Santi 9 di cui h parlato in altro luogo .• i quali non debbonoes- sere disprezzati, ma anzi tenuti in buon con- to ; siccome li tennero gli uomini sommi nella scienza della Agiologia j cioe il Ferrari , il Baronio, e i Bollandisti, che gli hanno riferi- ti nelle opere loro come atti sinceri ed illu- strati ; e siccome gli ha tenuti la stessa S. Se- de Apostolica s approvando le lezioni proprie per T uffizio di esso Santo s le quali non sono che il Gompendio di quegli atti., stampato in liucca nel 1684 sotto il Titolo Breviarium vl« tae ec. In conseguente eglino non conten^ono che le tradizioni pure e perpetue della Chiesa Pistojese mtorno a questo Santo : Onde la me- desima Chiesa uso di essi nei divini Uffizj per il corso di dugento settanta anni almeno ; cioe fino alia riforma del Breviario Romano, la quale riforma avendo essa Chiesa abbracciato , abbandono le lezioni proprie di questo Santo e prese le lezioni del comune dei Gonfessori del- lo stesso Rom. Breviario; siccome ella fece in rispetto anche agli altri Santi suoi proprj 9 co- me per esempio a S. Rufino 9 ai SS. Baronto e Desiderio ec. dei quali similmente ella abban- dono le lezioni proprie e nel niedosimo Codi- ce descritte 9 comecche elleno si abbiano dagli eruditi per autentiche del pari e veraei . Qual prova pno aversi piii chiara di questa per af- fermare, che la Ghiesa Pistojese riconosceva in quella leggenda le sue antiche e cosfcanti tradi- zioni intorno a quel Santo; cioe dell' ujo che Ella ne fece per quei secoli ? Tutte quesfce aplendide ed autorevoli testirno- n63 nianze in favore degli atti di S. Felice, che si conservano dalla Chiesa Pistojese s bastano a conciliar fede ai medesimi in tutte le menti di- screte . Tuttavia ometier non voglio due altri argomenti che questa istessa fede illustrano ed avvalorano. II primo dei quali risulta deU'efa, in cui furono scritti. Imperocche essi non fu- rono gia scritti in un secolo d' ignoranza 9 etra genti credule e rozze; mai in un tempo di mas- sima luce e cultura della Chiesa Pistojese/ e nel quale e i Vescovi che presiedevano a que- sta Chiesa , e gli Ecclesiastici , che formarono il Senato di essa , fiorivano per una somma eru- dizione e dottrina e virtu • Tra i quali gio- vami il ricordare Jo stesso Matteo Diamanti, e gl' immediati suoi sucecssori, Uhertino degli Al- bizj 3 Donato del Medici, e Niccolao Pandolfi- no; e tra i Capitolari il nostro Sozzomeno.* dei quali tutti il nome e celebre nella Eccle- siastica lstoria . Come dunque puo sospettarsi, che uomini si saggi e si virtuosi cadessero in tanto fallo s da adottar favole per cose , e quel- le favole proporre nel culto Sacro, in faccia a Dio ed alia Chiesa, e convenire insieme tra loro in tal finzione? Converrebbe dire in si strana supposizione , che quei Vescovi e quegli Ecclesiastici fossero 6 stupidi 6 impostori. Ma tacce si nere non posson cadere sopra perso- naggi di tanto credito nella Chiesa, e cosicom- mendati dalla Storia. Oltre di che le impostu- re e le menzogne si operano nella oscurita e nel silenzio di private persone, non mai in fac- cia al Pubblico e ad un Clero dotato di si lu- minose qualita. E se mai avvenga che cosi si operino, elleno sono 6 tosto, 6 appresso sco- a64 perl©. Lo che noft vedesi negli atti nostri 9 i quali con somma venerazione sono stati letti dalla Chiesa Pistojese fino alia Romana riforma. II secondo argomento risulta dalla natura stessa di quegli atti. Essi presentano in ogni lor parte il carattere della sincerita : e non e in essi alcun segno di faliacia 6 di errore. Non vi ha alcuna cosa che sia 6 si manifestable alia notizia dei Fedeli Cristiani . Per la qual cosa ei mise in euore del Reveres do Padre f e Signore il Vescovo di Pistoja , a dei VenerabiH Canonici della detta Chiesa f e tfegli onorevoli Operaj dell 1 Opera di San Ze- none , che per il maggiore ornamento frl]* ^68 Chiesa del due Altari , di Santa Maria, e di San Martino, un solo Altare si facesse. E quan- do fu rovesciato 1' Altare di Santa Maria , sot- to il ceppo ( ossia la base)di esso fu ritrovata una Gassa, nella quale era una pila lapidea eo- perta ; ove era una eassetta di alabastro molto splendido , della lunghezza di un braccio incir- ca, coperta parimente d' Alabastro ... Aperta la quale alia presenza di Monsignor Vescovo , dei Canonici, e di rnolti Preti della detta Chie- sa .• di repente esci da questa un odore cosi soave e dolce, che tutta la Chiesa, e Ja Piaz- za sembrava piena di tutti gli Aromi del mon- do. E quel perfetto odore duro per tutto quel giorno ; cosioche tutto il Popolo dell' tino e delP altro sesso venne alia Chiesa. E qualunque per- sona veniva alia Chiesa , appena era giunta in piazza, ripiena sentivasi di quell* odore soavis- simo. . . Fu poi quella eassetta portata proces- sionalmenie per la Citta, ed appresso fu posta in un nuovo Altaro ediiicato ed ornato dao-li Opera j 9 alia presenza dl Monsignor Vescovo, dei Signori Canonici , del Clero e del Popolo , tra gl'lani e i Cantici ed il suono delP Orga- no. Avvenne poi questa invenzione del Corpo di questo glorioso S. Felice 1* anno del Signore 141-4 ^ d * 12 del mese di Agosto , nel giorno di S. Chiara , nel qual anno fu giorno di Domenica. E questo Santo dopo tale invenzione fece rnolti miracoli , ohe erano dipinti dietro 1* altare del medesimo. „ I Miracoli poi, che dipinti erano dietro que- sto Altare eretto all' onore di S. Felice son ri- feriti dai Bollandisti e dal Dondori secondo la descrizione a noi pervenuta dalle antiche carte a6c) dell' archivio Capitolare in queste parole. I. La storia dell' Invenzione del suo corpo avvenuta al tempo del Reverend issimo Padre , Matteo da Pistoja Vescovo della Chiesa Pistojese nell* an- no 1414 il di 12 d' Agosto sacro a S. Chiara. II. La guarigione d' un lnfermo della Cura dl S. Leonardo , il quale essendo ammalato fino alia morte , si raccomando a S. Felice , e sen- tissi tosto liberate 111. La storia d'un Fan- ciullo della Citta di Pistoja , che dalla feb- fore e del Vajolo oppresso di tal maniera, che era vicino a morire, fu portato SulP Altare di S. Felice, e resto sano. IV Gome il Corpo di S. Felice, allorche era portato in Proeessione, libero Paolo di Grimo dal male del Motrone . V. La rivelazione fatta dalP Angelo a S. Felice nel suo Romitaggio di partire di li , ed il rom- pimento della ruota del suo carro per opera del Diavolo mentre Egli passava il fiume. VI. La liberazione di una Fanciulla Lucchese osses- sa dal Demonio. VII. La Storia d' un Gontadi- no della Parrocchia di S. Marco , il quale men? tre arava la terra nel giorno di S. Felice , es- sendo caduto morto un Bove , lo raccomando al Santo, ed il Bove torno in vita. VIII. La sto- ria d' una donna di Montevetturino la quale es- sendo vicina a morire d* un parto raccomandos- si a S. Felice, e fu liberata. IX. Come S. Fe- lice libero dalla lebbra un fanciullo di Gora , allorche questi fu portato sopra V Altare di esso. L' Arciprete Fioravanti nel suo Vacchettone, descrivendo la demolizione avvenuta a suoi tern- pi dell' altare , ove riposavano le ossa di S. Fe* lice, dice che quest' Altare chiamavasi alJora 1* Altare dell' Assunta , ed avea per dossale un \ 2.70 •Quadro* ove era dipinra V assunzione di Ma- ria Santissima 9 e che 1' Urna di S. Felice era posta alia base di questo Quadro dietro al me- desimo : Ed aggiunge che in quella demolizione essendo stato levato il det;to Quadro, 55 si trovo sotto il medesimo dipinto S. Felice in forma di Sacerdote parato a Messa 9 con tin gigHo in mano ; e attorno avea dipinti certi quadretti dei miracoli 9 secondo la sua Storia descritta nei Marti-rologj antichi che sono nell' Archivio, stanza del Camarlingo in Libreria 9 e sei qua- dretti 9 e sotto vi erano le scritte del Miracolo; e a' piedi del Santo era scritto e le deva- sfcazioni dei Barbari 3 i quali dopo la caduta :lelP Impero Romano scesero in Occidente 9 furono un altra oocasione di simili traslazioni dei Cor- pi dei Santi per sottrarli alle rovine dei Tem- pli 9 e degti asili della pieta 5 eel alia profana- zione degPempj . Delle quali devastazioni una recata alia Citta di Pistoja dagli Unni intorno alTanno cpL ed aceompagnata da grand* ineen- dj e rapine e descritta an che dagli Storici no- stril il Salvi, e ii Borelii . Intorno al secolo* nono si introdusse la mania di furar le Reliquie dei Santi 9 la qual fu causa di tan^i disordini § *7* che per cagione delle Reliquie sacre si commi* sero nel medio evo . E la pieta, e il buon sen- so di alcuni , per custodire in mezzo a tal di- sordine sicure ed intatte le sacre spoglie di qual* che Santo , le ascondeva nei piu sicuri e ripo- sti asili . Io passo sotto silenzio quelle trasla* sioni , che furono fatte per causa di pieta/ cioi per trasferire le Reliquie in luoghi piu decen- ti ed augusti ; e l'altro costume introdotto gia da aleuni Secoli sono delle distrazioni e conces- sion! delle sacre spoglie dei Santi alle Ghiese » ed alle Famiglie dei Grandi dalla potesta Ec- clesiastica : imperocche questi due modi di tra- slazione non hanno luogo in rapporto al corpo di San Felice, essendo egli sempre stato custo- dito 5 e rimaso nella Ghiesa nostra Cattedrale . Ma a quelle cagioni generali di simiii trasla- zioni, che ho riferito innanzi , due altre deb- bonsi aggiungere, che son proprie e particola* ri a noi Pistojesi/ cioe gl' incendj , ed il furo- re delle Civicbe Fazioni. Imperocche rappor- to a quegli incendj il Sozomeno nella sua storia all' anno llo6 dice:,, E' fama inoltre ed indu- bifcala opinione , che la Ghiesa Cattedvale dt Pistoja fu dalla pre fata Duchessa Matilde edi ficata 9 ed ornata di entrate, sebbene non si trovino gl' istrumenti di ta! cosa pei essere sta- ti questi in altro tempo arsi ed abbrtieiati , in sieme colla Ghiesa predetta. „ Ed ij medasimo Autore all' anno 12o2 dice. Lc Ghiesa predet- ta agl'Idi d'Aprile di quel]' anno fu incendiata, ed arsa . Lo che vien confermato anche da una nota scritta nell'antico codice del Martirolo* gio d' Vsuardo , che conservasi nella pubbliea "^iblioteca della Sapienza di Pistoja, e che a 373 stato Jn quesli ultimi tempi illustrato dal Pa- dre Zaccaria Gesuita nella sua Biblioteca Pi» stojese ove leggesi : ldibus Apr ills 1202 pecca- tis exigentibus combusta est Ecclesia Major Pistoriensls cum octo aliis Ecclesiis , cum ma- jori parte Civitatis. Nel quale incendio aggiun- ge Giannozzo Manetti nella Storia di Pistoja da lui scritta nel 1460 che cadde a terra la vol- ta di quella Chiesa 9 sopra la quale e tradizio- ne, dice il Dondori 9 che fosse ro» come in Iuo- go sicuro 9 conservate le scritture del Pubbli- eo/onde vennero esse pure arse. Parla di tale incendio anche Francesco Forteguerra netla Vita del Beato Atto 9 dicendo.„ Due memo- rabili incendii sono avvenuti nella Citta nostra di Pistoja. II primo i' anno 1202 ai \5 d* A- prile 9 che si appresa un fuoco inestinguibile in piu luoghi ed in particolare nella Chiesa Cattedrale 9 che divoro gran parte di quella , e una famosa libreria, dentro alia quale erano conservate molte scritture e privilegi antichi; fu poi restaurata la Gattedrale 1' Anno 124.0 e i\ diseguo ne diede Roncola Pisano. Avvenne il secondo incendio P anno l558 ai 5. di Set- tembre 9 che si accese il fuoco nella stanza, ove si conserva il tesoro della Cappella cli S. lacor po nostro Avvocato 9 e protettore , nella Chie- sa Maggiore: nel quale incendio arjero inolte scritture 9 quivi da Magnifici SignOri Ope raj di S. Iacopo sotto pubblica enstodia conservate. 99 Quanto poi alle guerre intestine , che agitaro- no 9 ed avvolsero la Citta di Pistoja con la sua Provincia s o che durarono per tanti secoli 9 rin- novellandosi sotto varj titoli e nomi 9 ognun sa 9 quale devastazione 3 e sterminio le recarono. 2?4 specialmente nei tempi dei piu gravi £urori i allorche le cose tutte divine ed umane met- tevansi sossopra e liravansi alia distruzione . E ebi di noi non ricorda quelle triste e de- solanti parole 9 che lor rimproverava S. Fi- lippo Benizzi . Exinanitc , exinamte usque ad fundamentum inea. E non abbiamo noi sotto gli ocohi ancora il misero spettacolo non solo delle antiche Castella , e corti 9 ma dei templi ancora , e dei santuarj vetusti diroecati e spen- ti in ogni parte dell' Agro Pistojese ? Da tutte le quali cose pevtanto non e egli facile il congetturare 5 che il sacro deposito di S. Felice venisse per occasione di alcuno di quelli accidentia che fin qui ho esposto 9 tras- ferito dalla sua prima Sede in queila , ove fu ritrovato sotto il Vescovo Diamanti t E certamenfe a me sembra s che la stes.-a manie- ra della sua deposizione annunzi chiaramen- te 5 che ella fu fatta per porre in sicuro , e custoclire gelosamente dai danni c dalle offese quei preziosi pegni > e fa* cendo Monsignor Caccia parte delle sue Reli- quie alia congregazione del B. Atto • alia no- minal a.. A ccademia , ed alia B. V, dell'Umilta, come si e detto a' luoghi proprii. 53 Convien© spiegar queste cose , e richiamai'e quei Juoghu Quelle Centurie adunque, di cui egli parla, e- rano societa composte di cento persone per cia- scheduna si ecclesiastiehe che laiche, le quali si formarono in Pistoja nell' anno 164 1 9 colle* gandosi in una santa unione per il fine di pre- starsi vicendevoli soccorsi specialmente alia mor- te 9 conforme alia disposizione degli Ordini stampati in Pistoja nel medesimo anno. Ii' Ac- cademia dei Risvegliati poi ebbe principio nelV anno 1642 9 e del suo principio cosi parla lo stesso Scrittore : 35 Di essa promotore e stato Monsignor Felice di Teodoro Canceglieri, pro- posto della vecchia Boslavia in Alemagna. (Mi esercizj sono di belle lettere 3 abbelliti con dol- cissimi concert! , e con soavissime sinfonie 3 gu> state con applauso per aver copia 1' eta pre- sente di virtuosi soggetti , e di cantori di sti- *ua d e singoU-rmente per 1' angelica voce del £i8o prenominato Monsignore piu che eminence in quella professione. Hanno cooperato questi Ac- cadetnici da vantaggio eon chi ha sempre a- vufo premura di destare la divozione verso il nostro compatriotta S. Felice mentre sotto la sua tuteta hanno posto 1' Accademia. E quest' anno 164 5 impetrata un poco dejla sua Reli- quia 5 fu portata la mattina della festa con no- bile e divota processione di Compagnie 9 Rego- lari 9 C!ero 9 Vescovo s Magistrate e Popolo al- ia Parrocchiale di S. Prospero; dove fu can- tata solennissima Messa da un Canonico della Cattedrale 5 e dal Cavaliere Cosimo di Bfaroan- tonio Cellesi , Lettore nello studio di Pisa defc- ta in lode del Santo Sacerdote una dotta Ora- zione; E tal Festa in si fatta maniera da que' non men pii che virtuosi Accademici annual- mente quivi e solennizzata 99 E della eongrega- zione di S. Atto 9 la quale e stata nei tempi scorsi una scuola di Pieta, ed un esempio di virtu nella Citta di Pistoja 9 scrive lo stesso Dondori 59 T istituto di essa e V istesso , che ha quella di S. Francesco della Dottrina Cristiana di Firenze B fondata dal servo di Dio Ippolito Gralantinia ornamento 9 e splendore della eta nostra. . . , Di qui hanno avuto origine le tre centurie minori per ajuto dei morti 5 delle quali altrove si disse : e per ajuto dei vivi sono tantl gli" esercizj di anima , si frequentati . e per tal modo aggiustati alia condizione de Con- fratelli s che non centurie 9 ma migliaja di ani- me ha incamnjinato nella via di Dio. . . . nel 1641 ottennero questi Fratelli da Monsignor Gaccia una Reliquia di S. Felice Prete Pisto- jese 3 e n^ fu passata Scrittura Autentica. S9 E a8i finalmente quanto alia Reliqtna del nostro S. Felice trasferita nella Cbiesa della B. V. dell* Umilta , dice il medesimo Dondori , che allor quando fa costrutto V Aliar Maggiore di que- st a Cliiesa y nei gradini del medesimo sotto il tabernacolo del Santissimo Sacramento essendo stato incavato con bel disegno,, nno sfondato a foggia di grotta , posta vi fu la Statua ( d'Ar- gento ) del nostro Santo Sacerdote Felice , in cui e racchiuso un pezzo d' esso del suo Cor- po , recatovi ai 17 di Agosto processionalmen- te, e autenticamente per mano di Francesco liazzari; e in faccia e tale Incrizione : Sancto Fe« lici Pistoricnsiiim Praesidi Tolomeorum Fami- lia 1644* Venendo poi ai tempi a noi piu vicini, intor- no all* anno 1700 si formo una Congregazione di Sacerdoti della Citta di Pistoja e dalle vi- cine Campagne * sotto il titolo di S. Felice, la quale pose Y esercizio del suo culfco verso il me- desimo nella Chiesa della Badia a Pacciano. Ogn'anno ella celebrava quivi la festa di que- sto Santo con gran Solennita, con orazione Pa- negirica in lode del medesimo, e con molta co- pia di Confessori onde sodisfare alia pieta dei Popoli, che la convenivano per venerare il Santo, comunicando ai Sacramenti di Dio : La qual festa nell' anno 1778 fu onorata della ve- nerabile presenza di Monsignor Vescovo Xppo- liti con somma edificazione dei fedeli. Verso la fine del seoolo decimo ottavo , es- sendo stata per alcune innovazioni nelle cose ecclesiastiche disciolta questa pia Societa , F immagine dipinta di S. Felice, che da essa pos- scdeyasi , fu eoncessa alia nostra Chiesa su- fft'fi burbana di S. Felice : ed il Paroco di csga per oocasione di tal dono comincio a celebrare ogni anno col suo Popolo la festa di esso San- to. Monsignor Griulio dei Rossi 5 allorche prima di essere elevato alia Sede Vescovile di Pescia, cui ora santamente amministra 9 reggeva la Chiesa Pistojese nel grado di Vicario Capito- lare , erede della pieta degli Avi suoi verso questo Santo presto favore a quel popolo nel culto del medesimos ne eonfermo la festa so- lenne , e di piu di egli una Beliquia del Sa« cro Corpo di esso. E da indi in poi questo po- polo comincio a venerarlo col culto di suo Pro- tettore , e Gontitolare della sua Chiesa. Rimangono a darsi alcune notizie sulla dif- fusione del culto e delie Reliquie di San Feli- ce nella Chiesa Veneta. Imperoeche due dei piu accreditafi tra gli Storici nostri, cioe ii Fioravanti cd il Borelli t ci riferiscono tal co- sa. 11 primo dei quali nelle sue Memorie isto- riche della Citta di Pistoja all' anno 790 dopo aver narrato la Storia della invenzione delle Sacre ossa di S. Felice nel 14*4* soggumge: 99 Con pa r te delle quali restd consolato poco fa il Parroco 5 che invigila alia custodia di quella Chiesa in onor del detto Santo fabbricata in Venezia 9 ascio anche dal Popolo dl quella Re- pubblica sia reso il culto dovuto alle Ossa di si gran Sacerdote. 99 Ed il Borelli nella sua Pi- stoja Sacra alia vita del Vescovo Matteo Dia- manti, tessendo la storia del culto di questo Santo dice: „ Evvi un altra magnifica ed anti- chissima Chiesa nella Citta di Venezia del ti- tolo di S Felice Pistojese 9 stata nei tempi ad- dietrO Abbazia di Monaci Celestini, e dipoi fat- a83 ta Parrocchiale. „ Alia autorita di questi du« Scrittori si uniscono le deposizioni di due te- stimoni viventi, uno di vista, I'altro di udito. II prim-o e il Reverendo Prete Luigi Manfre- dini attuale Cappellano della Gattedrale di Pi- stoja , Sacerdote degno d' ogni fede ? ii quale ha attestato a me medesimo, che nelFanuo 1781 passando egli per Venezia , incontro una Chie- sa Parrocchiale dedicata a S. Felice Prete: e che avendo interrogate) un Saccrdote addetto alia medesima Chiesa •• come mai si fosse tra- sferiro a Venezia il culto di questo Santo Pi- stojese ; esso gli mostro una memoria manoscrit- ta riposta nell' Archivio di essa Chiesa , ove dicevasi : Che un Sacerdote Veneziano , viag- giando, passo in Toscana ed in Pistoja * ed en- trato che fu nella Chiesa Gattedrale trovossi presente a molti prodigj ria questo Santo ope- rati .• che ei si porto dal Vescovo di Pistoja di quel tempo, impetro da esso una Reliquia del Santo, e tomato a Venezia costrusse quel* la Chiesa ad onor del medesimo, e la doto. Te- stimone poi di udito e ii Reverendo Prete Tron- ci Cappellano anch 1 esso della nostra Gattedra- le, e d' ogni fede similmente meritevole, il qua- le a me medesimo ha narrato , ed affermato 9 che presso a 56 anni fa il nostro gia Sacvista Arfaruoli avendo spedito a Venezia il Sacerdo- te Luca Bracali Paroco della Chiesa di S. Biichele in Pistoja 9 perche di la ricondu* cesse alia Patria 1' Abate Arfaruoli, che ivi trovavasi in poca sanita, questo Parroco , tor- nato in Pistoja , narrq ed attesto piu volte e pubblicamente di aver trovato in quella Citta. una Cniesa dedicata a S. Felice Prete Pistoje- 4&4 se 5 la quale era uffiziaia Collegialmente s e pos* sedeva aneora la Xieliquia di detto Santo. E il •ietto Signor Tronci mi ha asserito di aver egli stesso udito in quel tempo il medesimo Sacerdo- te Bracali narrare 3 ed attestar tal eosa. Ma una valida testimonianza in confermazio- nc della stessa cosa a me porge una lettera scritta da uno dei piu rispettabili membri di quella stessa Chiesa Collegiata , la quale lette- ra io medesimo ho letto 9 e della quale io ten- go nelle mie Schede un esatto Apografo : ove attestasi la tradizione dei Veneti medesimi con- servata sin dopo la meta del passato secolo de- cimo ottavoj sull' essere quella Chiesa al nome ed all'onore dedicata del nostro S. Felice. Tut- tavia un letter&to Veneto 9 Flaminio Corner 9 ha preteso dimostrare 9 che quella Chiesa non e gia dedicata a S. Felice Prete e Confessore Pistojese 5 ma a S. Felice Prete e Martire di Nola ,* ed in conseguente che i Veneti presta- no in essa culto a questo e non a qaello. 11 ti- tolo della sua dissertazione 3 che e inserita nel- la collezione Calogeriana 5 e questo: Z)e cultu S* Felicis Presbyterl Nolani cum titulo Confes- soris apud Venetos. Io non ardiro di farmi in- terpetre delie tradizioni, e dei sentimenti del- la Chiesa Veneta .• E protesto la piu alta ve- nerazione alle disposizioni ed al consiglio di es- sa sulP oggetto di render cuito ad uno o alPal- tro S. Felice. Questa cospicua Chiesa e dotata da Dio di si alta saviezza ed intelligenza 9 ed e xivestita di tanta luce e chiarezza , che degna di sommo rispetto e la mente ed il provvedi- mento di essa. Ma se e vero 9 che ella venera in quella Chiesa non S. Felice Prete e Con- a85 jfessore di Pistoja 9 ma S. Felice Frete e Mar- tire di Nola, a me sembra, ehe qnello Scrit- tore abbia molto infelicemente trattato la cau- sa di essa , sicche persuada piuttosto il contra- rio. Egli comincia dal provare con molta ern- dizione, che i ttiartiri 9 specialmente non oon- suniatij uno del quali fu S. Felice di Nola , si chiamarono talvolfa col titolo di Confessor). Ed impiega una gran parte del suo scritto nel di- mostrar qnesta cosa 9 che noi di buono animo gli concediamo. Venendo poi ad esaminar la questione : Se realmente i Veneti diano culto in quella Cliiesa Collegiata a S. Felice di No- la sotto il titolo di confessore; primieramenle riflette, che la Chiesa Veneta da culto espres- saniente a S. Felice di Nola nel giorno , in cui esso e venerato dalla Chiesa Romana cioe il di 14 di Gennajo, e sotto il titolo di Mart ire 9 e con lezioni proprie nell' Uffizio ed orazione similmente propria . 9 e sotto il Rito semplice.' Mentre la stessa Chiesa venera ancora il mede- simo S. Felice 9 siccome ei presume, il di 5o d' Agosto, sotto il titolo di Con fes sore 9 con uffizio si nella Citta che nella Diocesi del co- mune dei Confessori non Pontefici , e sotto il Rito doppio di prima Classe nella Chiesa pro- pria di esso, e nelle altre Chiese Venete sotto il Rito semidoppio. Egli confessa di trovare in questa duplicazione di un medesimo Santo, e difformita di culto verso di esso una indissolu- ble obiezione al suo sentimento .• indissolubile mihi esse fateor obiectum hoc. Confessa di non aver documento veruno 6 vernna tradizione, onde sciogliere tal difficoltk; cui solvendo nulla documenta nullae suppetunt traditiones. Taccia f>86 questa pratica della Chiesa Vencta di una non lode vole difformita •• illaudabilis discrepatio. E si getta nel partito, che e comune a molti let- terati 5 di rifonder nella rozzezza dei secoli buj quelle cose che eglino non sanno svolgere; Ea» que propter rei ignorantia ad culpam vertenda est priscis illis 5 et rudioribus saeculis 9 in qui' bus ipsa officii transpositio peracta fuit. E conform a tutto questo suo ragionamento col di- re : che non puo essere la cosa altrimenti: E che il S Felice venerato dalla Chiesa Veneta sotto il titolo di Prete e Confessore non puo non essere il S. Felice di Nola , perche nel Martirologio Romano niun altro S. Felice vi ha col titolo di Prete e Confessore 9 che S. Fe- lice Pistojese ; il quale non puo esser titolare della* Chiesa di S. Felice in Venezia 9 percioc- che questa Chiesa fu fondata nell' anno 960 eta molto anteriore alia nascita di S. Felice Pistojese : JSec diver sus quidem esse potest 9 si- quidem unicus Felix 9 qui Presbyter s et Confes- sor in JMartyrologio Romano enuntiatur 9 JP/- storii natus est 9 ejusque nativitatem aedificatio JEcclesiae Venetiis Sancto Felici dicatae ( quae ut supra dictum est anno 960 erecta scribitur ) longo annorum spatio praecessit. Da tutto cio a me sembra 9 che se questo letterato avesse saputo 9 che il nostro S. Feli- ce ail 1 epoca della dedicazione di quella Chiesa Veneta non solo era nato, ma godeva di gia dei pubblici onori della Chiesa Pistojese 9 ed era Titolare del suo Tempio Maggiore 9 siccome io ho sopra dimostrato con molti monu mentis for- se non si sarebbe gittato in quei lacci , nei qua- li fin dal principio della sua dissertazione egli sl8 7 ingennamente confessa di essere incorso : Ma piuttosto , riflettendo , che la Chiesa Veneta presta espressamente culto in unione con la Chiesa Romana a 8. Felice di Nola il di 14 di Gennajo , ed apertamente lo riconosce per mar- tire e sotto i! titolo di martire lo venera e coa lezioni ed orazione propria.* B che il S. Fe- lice di cui fassi questione. e da lei venerato in giorno diverso cioe il di 5o di Agosto/ e dise- gnato con caratteristiche diverse cioe di sem- plice Gonfessore , e con uffizio e messa del co- mune dei Confessori non Pontefici; ed onorato con Rito diverso cioe doppio di prima Classe nella Chiesa propria, e nelle altre semidop- pio/ avrebbe forse preso la via naturale e con- forme alle regole delTarte Agiologica di conchiu- derne , che il S. Felice cui e!la da culto il di 5o di Agosto e un S. Felice diverso da quello che ella venera il di 14 di Gennajo- E sarebbe- stato piu modesto nel rispettare le tradizioni della sua Chiesa , e nel non censurare la Chie- sa Veneta di una tlifformita 9 e ignoranza 9 e rozzezza si enorme. La quale io non saprei nep<- pure, come sospettar si possa in una Chiesa, a cui in quel tempo istesso, nel quale si sup- pone da Flaminio Corner essere avvenuta quel- la duplicazione difforme , non erano gia ignote le caratteristiche di S. Felice di Nola/ ma el- la bene le conosceva , mentre lo venerava nel giorno istesso , in cui la Chiesa Romana fa memoriadi lui 5 e lo venerava col titolo di Mar- tire , e di piu leggeva la vita di esso negli uf- fizi pubblici del culto divino. 288 C A P. T. Monumenti risguardanti il luogo , ove S. Fe- lice condusse vita solitaria e romita. A IF oriente della Citta di Pistoja in distant- za di quasi due miglia dalla medesima e il flu- me Bure , che scorre alle radici del monte. Oltre questo fiume e nei lati del monte e anti- chissima e costante tradizione che ponesse sua stanza San Felice allorche si ritrasse in solitu- dine. Ed ancora si disegnano ivi clue luogbi ve- nerati per la memoria di esso. E primieramcn- te un pubblico Oratorio dedicato a questo San- to e posto presso all' antica Villa della omai spenta famiglia dei signori Buonaccorsi. Orato- rio di vaga architettura, in forma di Tau, con marmoneo pavimento 5 ed un altare in mezzo di buoni mar mi e di bel lavoro 9 e con un buon Quadro affisso alia parete del muro di dietro alPakare in modo dossale al medesimo s ove e dipinta rimmagine del Santo in atto di estati- ca orazione davanti alia Vergine Maria avente il Redentore in braccio, ed in una parte di es- so in distanza e effigiato il miracolo della Su- re .* e finalmente con piii camefe annesse alle due braccia del Tau per commodo dei Saccr- doti. Piu vicina a questo fiume scontrasi un an- tica casa 9 che fu un tempo Villa dei Signori Rospigliosi. Qui dicesi 9 che abitasse il Santo tra gli scogli, su i quali la casa medesima fu dipoi edificata. £ la pieta dei fedeli s e degli abitatori dei monti, che per la via alia casa stessa contigua sen passano 9 qui si arresta per salutarlo : Ove reeentementc in alimento all* ... a8o pieta di essi una illnsfcre nostra Concittadina 9 che autri senipre nella sua vita una singolar devozione verso San Felice 5 ha fatto nella parete esteriore della casa dipingere l'Immagine di Maria Santissima , e d' esso Santo circonda- ta dalle storie dei benefizj alia invocazione di lui ricevuti, e rappresentati in una serie di quadretti, che formano ghirlanda mtorno alia Immagine medesima. lo parlo della Signora A- lessandra ftospigliosi , virtuosa donna, la qua- le, dopo aver condotto una vita esemplare 9 ed essere stata in fine purgata da Dio con una lunga infermita di un cancro nel volto , cui el- la con mirabile pazienza comporto, e morta in questi ultimi anni della morte dei G-iusti. E' poi questo luogo, ove San Felice in solita- ria vita si raccolse 9 celebre presso i vicini po- poli per la pieta dei fedeli J e per i benefizi ivi da Dio ricevuti. II degno Parroco di quel luogo, Signovo G-iovan Battista Fiorini , mi ha attestato che fin dal tempo del suo ingresso al- ia detta Parroechia trovo radieata nel suo Po- polo da tempo immemorabile una singolar ve- nerazione verso il medesimo, la quale era stata con molto zelo alimentata dai Parrochi suoi an- tecessors ed insieme attestommi la costante tra- dizione di quel Paese, che egli ivi abitato aves- se; siccome anche del rniracolo da lui operato nel passaggio della Sure. „ In tutto il corso di 52 anni del mio ministero, egli mi scrisse ia una sua Lettera del 1816 , sempre fu accesa la fede nel Santo: e nelle diverse malattie si e ve- duto accorrere il popolo ad accendere il lume al- ia sua grotta.' ma in special modo si accrebba il fervore nei Jagrimevoli spaventi delle milita* &0O ri coseriziohi sotfo i! Governo tfrancese, ti© madri dolenti 9 e i Padri desolati vi passavano Je notti in Orazione; ed erano generali i sospi- ri dei parenti dei Coseritti alia protezione di Sari Felice. Le glorie del Santo erano cosi ce- lebrate, che avendo piu di essi sortito V esen- zione dalla guerra, si fecero dei solenni ringra- ziamenti al medesimo in questa Chiesa della Parrocchia. . . . Non vi e quasi famiglia di questo popolo , che non vada eontenta della sua protezione. Io sono stato testimone delle grazie riportate ora dalle donne partorienti 9 ora dagP lnfermi di malattie ostinate 9 e nelle pubbliche calamila specialrnente nelle quali io mi son sem- pre unito ai desiderj del popolo con la pronta sollecitudine di ricorrere al Santo nostro Avvo- cato„. Ed essendomi io stesso portato a visitar quei luophi, questo dofcto Parroco mi ha mo- strato on antico qnadro da lui trovatotra i vec- chi arredi della sua Chiesa 9 ove e rappresen- iata T Immagine del Santo, che sotto gli scogli sta 9 assorto in oraaione davanti al Grocifisso 9 ed in disparte il miracolo da lui operato nella Bure ; La quale Immagine e esposta alia vene- razione del popolo sopra un Altare laterale del- la sua Chiesa. Mi ha aggiunto poi nella sua lettera la st'j- ria di piu benefizj ricevuti presso a quel luogo da non molti anni in dietro 5 e dei quali i testi- moni sono ancora viventi: cioe I. Sessanta anni sono incirca 9 che la nobil donna Buonaccorsi incntre dalla Citta alia sua Villa se ne andava in carrozza con servitori* ed una servente 5 giun- ta essendo in mezzo al ponfce della Burc, i Ca- jralli presero a rinculare, ed uvtando nella spon- 29 1 da del ponte dcttero in volta. Erano allora le sporide assai basse: ed un cavallo ne balzo fuo- ra coi pie d'avanti, e col eorpo; e 1' altro ti- rato dal timone si atnmonto sopra quello si che sporgeva anch' esso fuor della sponda con la testa , e con le spalle, e coi piedi antenon. Cosi aggruppati un sopra 1' altro si abetter* quei cavalli immobili e pendenti in aria in gran parte dei loro corpi finche la gente accorsa gli ritrasse con funi sul ponte. La famiglia Buo- naccorsi col popolo riconobbe in tal fatto il iito di S. Felice, e glie ne appese il veto. 11. Poco tempo innanzi Michele Mcniohini di Val- dibure tornando di Pistoja con una sporta e dentro alcuni fiaschi di vino, si adagio sulle sponde del ponte per riposarsi, ed assonno.In tal sopore cadde giu dal ponte nel fiuine della Bure. Era il ponte assai alto , ed il letto del fiume coperto in quel luogo di scogh e di du- ri sassi. Alcuni, cbe si trovaron presenti al- ia caduta accorsero a rilevarlo; ed il trovarono sensa ofFesa alcuna. 111. Circa a venti anni la Tonino del Baggiola Contadmo del S.gnor be- bastiano Pagnozzi , del popolo di Sant'Agosti- no se ne andava col suo carro tirato dai Hon per la via di Valdibure al monte. Era sul carro un uomo, che lo guidava, ed una fanciul- la. 1 bovi nel salire il ponte della Bure rincula- tono , e rovesciarono il carro gin dal ponte nel fiume. L' uomo salto nel momento fuon del car- ro nella strada , e si salvo. 11 carro rovescian- dosi gitto la fanciulla nel fiume , e neUa sua caduta si trasse dietro un bove, mentre 1' altro ximase acculattato alia piccola sponda del pon- |e , strappatasi la giontoja del giogo, e la mos- 19 sa delle narici del bove . Accorse il popolo & rialzarc ■ dalT alveo del fiume la fanciuila, it bove, ed il carro; e trovo che ne quella ne questi sofferto aveano lesione alcuna. „ lo stes. so , soggiunge il Paroco , alle grida della gen- te accovsi e fui testimone delle sempre memo- rabiSi glorie del Santo. Precipitati giu dal pon- te sopra scogli durissimi vidi un carro, e sul- la riva del fiume un uomo , che teneva il bove vi leva to incolume, e stesa in terra una fanciui- la, la quale ancor palpilante di paura mi ac- cennava il satto , che avea fatto , e come era rimasta sugh scogli s e tra le aequo del fiume. E stupefalti, si I' uomo guidatore del carro, che la fanciuila esolamavano ripetendo : San Feli- ce benedetto, che noi abbiamo invocato nella cadiita, m ha salvati ; ne ferita alcuna 6 no- enmenfo risentiamo. Sintone Bruschi, e Gio- vanni del fu Clemente Lombardi , e molti al- %rl i v i accorsi piangevano di allegrezza ; ed ia presi occasione dal prodigioso fatio di incorag- gire i circostanti alia fiducia nel Santo nostro Avvocato 5 edi esortarli alia imitazione delle sue virtu. IV*. Giuseppe del fu Bartolomeo Manno- ri Con tad i no del popolo di San Rocco menava gia sedici anni sono dal monte due bovi , che traevano un carro carico di legna, ed era giun- to nello sdrucciolo ove scendesi al ponte del- la Bure. 11 carro era carico di un terzo piu. della eonsneta misura, per esser q,uel viaggio V ultimo del trasporto delle legna: ed il ponte era assai piu alto , ed erto, e la strada per cui $* scendeva a I medesimo assai piu declive, e rovinosa , ehe al presente , essendo stata quel- le strada r?ialzata , ed il ponte riabbassato ua^ Aici anni fa incivca. Nello scendere 9 un bove col piede lo aggiacco in una Scarpa dietro al calcagno,ed ei cadde in terra. I bovi gli pas- saron sopra , sensa toccarlo; la rota del carro sopraggiunta lo strascico avanti a se per du« braccia incirca, quindi lo sormonto , e sorpas- so strisciando sopra i suoi fianchi . Ed egli pas- sata avanti la rota si alzo , e si senli sano , e salvo. Testimoni del fat to furono Amadio Bre- sclii, e Gnaspero Balleri* contadini ambedue dei Signori Rospigliosi , i quail avevano chia- mato a vettura il detto Mannori per 1 rasportare il carro con le legna 9 e lo accompagnavano. Questi alia vista del caso nrlarono, ed accorse molta gente .' „ Ed io stesso, soggiunge il Par- roco , essendo ivi accorso alle grid a della gen- te udii narranni dal snddetto Giuseppe e dai circostaiiti il fatto. Era commovente il comun giubilo, ed ancor io dovei spargere con gli al- tri lagrime di tenerez^i alia pubblica eompar- sa della divina pretezione di San Felice. & I quattro prodigiosi benefizj 3 che fin qui ho narrato sono anche dipinti nelle sftorie che cir- condano la pubblica immagine di Maria Ver* gine, e di San Felice effigiata nel muro della vicina casa dei Signori Buonaccorsi , della qua- le sopra o parlato. Ai quali U detto Parroco un altro a me ne aggiunge : ed e qeesto : La Si^nora Alessandra Figlia del Signer Clcmen- te Hospigliosi allorche era nell' eta sua. puerile scherzando un giorno in una stanza d* ingress* della casaove fu un tempo il Romitono di ban Felice corse , ed appoggiossi con vioknza ad un uscio, che e posto soil' orlo d* una scala os- cura di novo alti gradini per ove si scende aei &€}4 Sfttterranei <3ella casa . Quest' uscio oh© ella si ©iredea esser chiuso era soltanto accostato/ on- tal benefizio dalla protezione di San Felice son- de avealo incessantemente. e con tutto quel fer- ¥ore di spirito, che eragli stato possibile, rin- graziato. Ho consultato ancora il soprannomina- m Simone Bruschi il quale per esser vicino di pochi passi al luogo ove i suddetti benefizj so- 10 stati operati 5 mentre abita la casa ove di- ©esi che fosse tin tempo il Romitorio di San Felice 9 e per esser di eta ottuagenario e sano e vegeto di spirito 9 era in grado di farmi un ^mpia testimonianza sopra i med^simi. Ed egli mi ha contestato di essere stato chiamato e di esse re accorso a tutti essi, non escluso quelle delta Signora Buonaecorsi : e protestandosi di ^ttestare la nuda 9 e germana vcxita 9 siceom^ a§3 tfcstimone di vista, mi ha confermato quaiito sopra ho esposto. Alia testimonianza di quesfb Vecchio Padre si e unita in rapporto ai fetft piu recenti quella dei suoi figli gia adulti. E fi~ nalmente i suddetti con gran sentimento di r>i 5 stanre la preziosita rlella Pietra rara in cfuesto parti , fosse adoprata per riporvi 1' ossa, del Santo ec. „ Inlal sentimento inclina on no* stro Coneittadino per la chiarezza ciei Sangue * >e per la erndizione , e piii per la pieta cospv* coo , il quale cosi a me ne ha scritto :„ .Dali* insieme delle detre figure raccogliesi 9 che ri* montino ai rimeti maestri del la Etrusca Scultu* ra ; s , e riguardando eprli rappreseniata in ess© sotto il seinbianle della niilizia terretia la nii- lizia spirituaie e celeste, 6 come dice S. I'a'O*- Jo , il buon crrtame di IJio , prosegue 55 Potri-a- T Urna suddetta. . . . nel suo frontale icidiea* re per 1' Auriga Crista Stvrano motore g cli$ dirige il Carro e per la Donna che su di m$fo posa il braccio la Religione 9 e per quel mils* tare 5 che si appiglia al di lei braccio s e vuol sal ire sul Carro * 3oi Ad Matutinum HyMUus. E, 11 jam 9 vocante numitie 9 Amore Felix aestuans Deserta linquit , advolat Ad te rcdax 5 Pistorium . Sed heu ! tumentem trajicit Dum Buris amnem 3 JDaemonis Fractis repent e vi rot is 9 Cum plaustro in undas mergitur . Deo at metus quis auspice? Occur re laeta , sospitem Divinitus mis sum tibi Due em s patremque 9 urbs «, excipe . Unam salutis hostiam Pro te sacerdos immolat : Tibi ut sit ad coelum via ., Nodes 5 diesque cog it at . Veri hausta sacris fontibus Fundi t tibi ipse lumina Vitare culpas edocet Jfirtutis ignes excitat . Per nunc tumultus civici In te quierunt 5 impias Fxtpnxit iras 9 mutua Arjiorque junxit foedera Patri sit ergo gloria 9 Sit uni honorque Filio Sanctoque laus Paraclito , Danti haec per ilium munera. Amen. 03 Ad Laudes et in sectindts VesperiS Hymxvs. JLJex dicta : innumeris jacta laboribus 'Jmmensum pariunt semina gaudium s Qui infernos strenuus contudit impetus 9 Piegnat victor in Aethere . qui urbem colitis » fertile qui solum 3 Quod eels is proper ans montibus aliuit ZJmbro 9 Pistorides pectora solvite , Laetis plaudit e voclbus. Felicem meritis dicite laudibus s Haec lux 9 qua superum coetibus additus Imtnenso fruit ur lumine 5 quo Deus Immune s animas beat • * Hac nobis nituit pulchrior hand dies : Terris ille abiit 5 sydereas tenet Arces 5 sed populi est usque metiior sui , Dfos et nunc mago. diligit* Shpplex ipse bonum numen in asperis Rebus poscit opem ; ?7iors retinet gradum 9 Jllo or ante ; fug it cohors malafebrium ; Aegris laeta redit salus T r entorum rabies effera concidit 9 JS/on imber nimius ; sydera non , agios Quae torrent 5 gelidae saxave grandinis Optatas segetes necant* Rerum Summe parens s sint tibi gratiae Mira haec per famulum qui r'e novas tuum : Ad te nos etiam jugiter illius Per vestigia dirige. Amen. Fine del Tomo primo . 3© 3 I N D 1C E A, rgomcnto di quest' Opera 9 Ordine <° m.-miera di cssa . P a g* & SS. Bar onto e Desidcrio e Comp. Confl n S. Atto J^esc. 9 e Conj\ r 22 cS 1 . Felice Pr. e Conf. 44 B. Giovanni da Carmignano delV Ordine del Mi nor i . 5l B. Pietro Monaco ed Fremlta J^allom.* brosano . 5FV. Mar cello Gai dei Min. Cappuccini 170 Francesco Lupacchi 171 P. Giuliano Baldinotti Gesuita 1^2 Appendice S. Zenone Vescovo 5 Patrono della Chiesa Pistojese , e Titolare della Cat tedr ale 1^5 «S. Jacopo Apostolo il Maggiore Patrono della Citta e Diogesi Pistojese 204 Disamina della Questione : $? z'Z iS. Rufino 9 ahe venerasi dalla Chiesa Pistojese 9 sia S. Rufino Vescovo e M. dei Marsi 9 o un S. Rufino Vesc. e Conf. Pistojese 2l6 Trattato intorno a S. Felice P. e Conf. Pi- stojese 5 ed al culto di esso 258 3o5 Cap. I Si da notizia di alcuni monumenti e Scrittori risguurdanti S. Felice ivi Cap. JJ. Del tempo in cut visse S Felice: della deposizione , c delV invenzione del sacro Corpo di esso Cap 11. Delle diverse Traslazioni del sacro Corpo di $. Felice 270 Cap. IV . Del culto e della diffusione delle Heliqiiie di S. Felice 277 CAp. V. Monumenti risgxiardanti il luogo ove S. Felice condusse vita solitaria e r omit a 288 CAp. VL DelV Urna diS. Felice 2^ CAp* V IL lnni in onore di S. Felice 5oQ Fine delV Indice . s \ I 7 * * 3 0112 098474452 *~* j$£L M #©£ * ^*«fl^ .*£■«*' r^