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e nulla dctrarre e stato esattamente adempiuto ; le sole cita^io- ni , clierano in mold luoglu mancanti , sono state con tutla la diligenr L a precisamente segnate . Vedrassi in que- sti libri quanto rimotissima sia V origine di Bergamo , e come questa citta ebbe per fondatori i primitwi abitanti cV Italia , che secondo la piii fondata opinione calarono .dalle antiche Celtiche regioni a popolare per la prima volta queste nostre contrade . Vedrassi ancora , con /' ap~ pjoggio di scclla erudi^ione , qual fosse lo stato , e la con- di^ione della Patria nostra sotto gli Etrusclii , sotto i GaU't- Cenomani P e sotto il Romano Impero . Credo inutile trat- te- (i) Ad (lures pervenit mens enidltum municipcm nostrum Joannem Baptistam a Rota elaboratissimum meditari opus de rebus Eergomatium , ab antiquissimis tempori- bus j usque dam llomanum floruit Imperium , quod , qua de causa ignoro , nc~ itram adhuc moratnr expectatinnem. Eci proprrr etc. Lup, Prcpf.rd Cod. D'rforti, *( V )* tenermi sul merit o dclF opera , poiche il dotto leggitore deve ■me esli medesimo il giudice . Dim soltanto die con que- sti libri del Rota , con il Codicc Diplomatico del Lupo , o piU comodamente con il compendio , che con lodevole studio st a pubblicandone in volgare idioma il ch. Prevosto Ronchetti (i) , e colic lodate Osservazioni sul Dipartimento del Serio del dotto nostro Professor Maironi, venghiamo ad avere an compitissimo corso di storia p atria , da non par tare invidia alle piii coke e illuminate citta . Possa la let t ura di queste opere sollevarci a nob ill idee sulla dignita del nostro paese , eccitarci alia lodevole emula^ione de 3 nostri maggiori , e ispirare negli animi nostri quel ben in- tcso Amor di P atria creatore di cose grandi. (i) Quest' Opera del R«nchetti sortira quanto prima alia luce in Bergamo dai Torchj del Na;ali col titolo : Memorie istoriche della Citta, e delta Chicsa di Bergamo , raccoite dal Codice Diplomatico , e da monumenti «te' secoU $usseguenti . *( VII. )* MEMORIE SULLA VITA E SULLI SCRITTI DI GIOVANBATTISTA ROTA C ITT AD I NO DI BERGAMO. S i scrivono le vite , o gli elogi degli uomini illustri , accio i fatti , e le opere loro sieno di utile e gloriosa memoria ai posteri . A tal fine diro alcune cose concernenti la vita , e gli s6ritti di Giovanbattista Rota Cittadino illustre di Ber- gamo. Nacque egli li 2.5. di Febbrajo del 1723. da Lorenzo Rota , di onoratissima commerciante famiglia , e da Elisabetta Silvestri , escmpio di onesta , e di modestia . L' applicazione che ancor giovinetto metteva agli studj scolastici corrispose alle premure de' parenti per la di lui educazione . II suo ta- lento brillo nelle scuole non tanto per la vivacita dello inge- gno , quanto per un singolare , e fmo discernimento , segno di quel bnon gusto , che gli uomini grandi traggono dalla natura . Non avea compito ancora il qnindicesim' anno dell' eta sua quando la morte immatura del Padre lo costrinse mal suo grado ad abbandonare le scuole per applicarsi ai dome- stici negozj . Non joer questo pero si estinse il .suo genio deciso per le lettere , e per le scienze ; e se fu costretto di occupare una parte del giorno negV interessi di famiglia , e nella epistolare mercantile corrispondenza , donava I' altra par- *( VIII )* parte ai dotti studj , ammaestrandosi da se medesimo , sull' escmpio di Leibtnitz , nelle liberali e filosoficlie discipline . La dissipazione , conseguenza naturale di una brill ante , e lu- ll rica gioventu , non domino mai sopra il suo spirito ; ne l'avi- difa del commercio , che la vince per lo phi sul genio lette- rario ^ pote impedirgli di consacrare a Minerva una gran parte delle sue occupazioni ; i mi tat ore di due celebri personaggi ? sui libri de' quali studiava i principj dello scrivere italiano , Giovanni , e Matteo Villani , go' quali ebbc una medesima professione il Commercio, un genio medesimo la Storia . Essen- do egli alia direzione di una numerosa famiglia di sette sorel- Je, delle quali crane il primogenito , non si pud esprimere abbastanza qual fosse a riguardo di esse la sua premurosa attenzione . Fratello generoso , e amorevole al pari di padre niuna cosa lasciava trascurata per la loro educazione , che fu , quanto si puo dire, onesta , onorata , e nobile . Dimostrando coll' esempio suo , siccome fecero altri celebri Letterati , che le lettere e le scienze lungi dal nuocere , pcrfezionano anzi 1' uomo in quanto alle domestiche cure . Essendogli riuscito ncl 175 1. di tutte averle nobilmente collocate, e libero veg- gendosi , ne intenzione avendo di menar moglie , determine di darsi intieramente alle scienze ; e afBdati i suoi capitali ad onorati ministri , intraprese il viaggio d' Italia per arricchire lo spirito di nuove ed erudite cognizioni . Si fermo lungo tempo in Roma , trattenutovi dai grandi oggetti che presenta ai dotti quell' antica capitale del mondo ; e fu collo studio profondo dei preziosi monumcnti dell' Antichita , e con la dotta conversazione di scelti Letterati , che moltissimo si rav- vivo il suo genio , gia inclinato alF erudizionc antica , sicco- me '*( JX y, me nell 1 operc sue diedc poscia chiaramente a vedere . Intra- prese indi un lutigo viaggio per ]e altre parti d' Europa , e scorse la b'rancia , 1' Inghilterra . 1' Olanda , e tutta quasi la Germania . Non furono i snoi viasai ne iastosi , no vanam elite brillanti , ma quali csser deggiono cruditi , e dotti . Viaggio collo spiiito j e colla modestia degli anticlii Savj di Grecia , ■che si recavano ad anuria est rarsi hel colto e misterioso Egitto : es amino i cost u mi de' ponoli , osservo le meraviglie del la Natura , e dell' Arte 9 visito le Biblioteche , e studio su' Co- dici anticlii . Dopo una lunga assenza si restitui alia Patiia , ricco di pellegrine cognizioni , e di libri rarissimi , e cio che merita maggior laude colla primiera aurea sua scmplicita di costumi ; per le quali cose si rese molto stimabile ai dotti , e caro alle socievoli conversazioni . La sua vita dopo d' essersi ripatriato non fu clie un' applicazione continua alio studio , ed un' assidua meditazione sui punti piii difficili della storia antica ; e persuaso che la vcrita non ben si conosce , che col salire ai primitivi f'onti , tutto si diede alia lettura degli an- ticlii Greci e Latini , de' quali raccolte avea le piu chiare e stimate edizioni , Sollcvava lo spirito stanco dai lunghi studj ora col maneggiare felicemente , siccome dotto filarmonico , varj musicali strumenti , ora colla piacevole conversazione delle piu dotte e colte persone della Patria , e talvolta ancora col recarsi all' amena sua villeggiatura di Carenno , dove col suo genio dava nuovo incremento all' utile Agricoltura . La sua passione per tutto cio che sapeva di patria anti- chita lo rese sin negli anni giovanili oltremodo sensibile alia perdita che latto avea Bergamo di alcuni Marmi anticlii , e Bpecialmente di un' Ara votiva a Panteo , la quale singolaj- men- *( x )* mente e da collocarsi nel numero di quelle , die meritano la slima degli eruditi , traendo essa il suo pregio dalP essere ad una Deita consccrata, della quale non solamcnte ncgli seritti de' moderni , ma degli anticlii ancora trovasi ditFicilmentc iatta menzion e . E veggendo , che il Marcliese Mallei dopo d'averne arricchita la citta di Verona la riporta nel suo Museo Vero- nese _, e ne parla come di cosa poco pregevole (i), pubblicd , sebben giovine , contro 1' illustre Scrittor Veronese una eru- ditissima Dissertazione (a) i nella quale dimostra , chc per il Panteo , a cui quest' ara e dedicata , intender si debbano tutti gli Dei , oppure il Sole , a cui , per autorita di Macrobio , e di Ausonio tutti gli Dei si riferivano . Dedico egli questa pri- ma prodnzione del suo ingegno alF illustre ainico Picrantonio Serassi , al quale scrive essergli molto tenuto , non solamente per essere stato il primo ad invaghirlo clello studio delf Antichi- ta , e a destargli hell 9 animo desiderio d! applicarvisi • ma a sco- prirgliene i principj\ e metterlo nella via di coglierne alcun frutto . Quasi nel medesimo tempo diede alia luce una Disserta- zione suH'Origine di Bergamo _, nella quale pretende dimostra- re , contro F opinione di molti , che gli antichi OroLj fonda- tori di Bergamo furono di Etrusca origine (3) . Questa erudita Dis- (i) Docet inscriptio hcec Deum eliam peculiarem quemdam hoc nomine a dclirantibus sibi confictum esse. Mallei, Mus. Veron. pag. 91. (t) Dissertazione di Giambattista Rota Accadcmuo eccitaio sopra un antico Marmo Bergamasco presentemente collocato nel Museo di Verona. Venezia 1750. Trovasi ancora nel volume 43. della Raccoka Calogeriana . (3) Dissertazione di Giambattista Rota intorno all' Origine di Bergamo, pria Citta- degli Orobj , e poscia de' Cenomani contro V c pinion e di tutti i Mcdcini , che illu- strarono in questa parte V antica Geografia . Venezia izjo. E' incerila ancora neila Raccoka d'Opuscoli Scientific! torn. +4. i xr )* Dissertaziouc eebbene versi sopra cose patiie , tuttavolta e molto intcressante pci lumi die difYonde sulle vicende do po- poli Cisalpini , c sulla geogratia antica ; sicche forma un ancllo necessario alia catena delle prischc istoric . Fu lotta con molto piacere, e per form are un gitidizio del merito di essa e del suo Antote , basta sapere quello clie ne scrissero i pin dotti Critici . Jl celebre p. Zaccaria nclla sua Storia Letteraria d' Italia , sebbene non manifesti apertamente il sno sentimento sulle opinioni ivi proposte , forse per alcnni riguardi al suo collega p. Bardetti , i pensamcnti del quale su queste matc- rie non sono con quelli del Rota gran fatto d' accordo , con- fcssa perd , che il leggitorc sard ben compensato dalV ingegno } c dull' crudizione che spicca in tutto il lavoro • onde niuno pen- tir si debba d" aver letta questa Dis^ertazione (i) . Piu vantag- giosamente ancora ne parlano le Novelle della Repubblica Let- teraria 9 le quali rapportando 1' accennata operetta , dicono espressamente , che il dotto Autorc portb piu avanti le riflessio- ni ; e le disanime y di quello che fece o il Merula nel suo trat' tato dclla Gallia Cisalpina > o il eclebratissimo Autore della Ve- rona lllustrata : Indi cosi concliiudono i dotti Estensori delle medesime : Noi ccrtamente ammiriamo V ajfetto che ha V Autoro, per la sua P atria } ma molto piu la di lui singolare erudizio- ne , e ingegnoso ragionamento per la storia , e per la geografia antica (2) . Ed un valente maestro in letteratura , Giovanni I.ami , ne parlo pure con molto vantaggio nelle sue celebrate Novelle Letterarie (3) . Nel <\) Zacc. Stor. Letter, d' Ital. vol. 3. lib. a. cop. 1. (a) Novelle della Repubblica Letteroru: }i , Io ho sentica tanta e si rvuova alegrczza col favore cha V. Escellenza si e degnata „ farmi de la sua benignissima lettera, e con quelli che continuamente mi fa, ,, de li quali sono s-tata assicurata per sua commissione dal Sig. Ventura suo „ r>ecretario, che sc la potessi esprimere , vedrebbe V. Esc. nel ammo mio con ,, una affettione sincera ec humile tutta quella corrispondentia che si puo da una „ piccola servitu a la graiidezza di una tanta e si amorevol padrona com' e V. „ Esc. ma poi che ne anche questo po^o mi e concesso mostrarli per non saper ,, trovare parole che in cio mi potessero soJisfare , la supplicaro che non guar- ,, danjo ai meriti miei ma guidata da quella infinita humanita. , che 1' ha mossa n a vol ere far conto di questa serva , vogli col suo pensiero tenermi per cono- ,, sc'trice , per quanto basca I'ingegno m ; o, de le gratie che da Lei ricevo , e , conservarmi ne la sua memoria con opinione c' habbi da adorarla perpetuamente ,, il che desiderarei presto fare con la presentia si come hora fo con tutto il co- ,, re . E degnisi padrona mia escellentifs. attribuire a- riverentia il desiderio' c* „ ho tenuto fin qua; poiche da me r.on si dovea pigliare ardirc di far questo ,, o:'ri:io, ma essendomi g'a. dato da chi lo sperava e desiderava , saro da hora ,, inna:izi sollecita in ricorilar a V. Escellenza la mia obligatissima servitu, e ba~ ,, sciandoli humilmente le mani , pregaro Dio benedetto che mi esaudisca in quanto „ to prcgo sempre per la sua salute e felicita . „ Da! Castello del Ovo il di XXI di Agosto del XLVIll „ Di V. Escellenza „ humile ct obligatii's. Serva f i Vntoria Colonna. (1) „ Signor Guidantonio Zanelli , che s' accinse alia nobile imprcsa di continuare la ,, Raccolta delle monete cT Italia del Sig. Argelnti , non mancb di stimolannenc }> piu volte, per cio darb alia hue queste mie Memorie , che potranno un giorno ,, servire per la slcssa Raccolta. ,, Cos! scrive il Rova nell' Introduzionc del/ Opera accennata , che manoscriua conservasi nella Pubblica Biblioteca.. *( XIV )* Compose pure con molto studio , e con erudite ricer- che un trattato sul passaggio d' Annibale in Italia , in cui dittonde nuovi e interessauti lumi sugli eserciti Cartaginesi , e sulle strade antiche dell' Alpi Italiche . Ma i pensieri , e gli studj suoi erano siugolarmente ri- volti a chiarire la storia della sua Patria . S' accorsc dopo molte letture , d' aver seguito , essendo ancor giovane , un po troppo alia cieca 1' opinione autorevole del Marchese Mallei , che vuole di Etrusca origine i primi popoli , die abitarono questa parte d' Italia j e conobbe , clie un' altra nazione all' Etrusca anteriore penetro dalle Celtiche regioni nell' Italia su- j)eriore , e fondo la citta anticbissima di Barra sede primitiva de' Bergamasclii . Si pose percio a scrivere una istoria P che mettesse nel suo vero lume 1' origine di Bergamo , e raccon- tasse con esattezza le sue vicende fino alia decadenza del Ro- mano Impero . Quest' opera , frutto di lunghe faticbe , aveala ridotta al suo compimento alcuni anni prima della sua mor- te : e dietro il parere di dotti amici era per renderla pubblica con le stampe . Come buon cittadino ne offerse la Dedica alia Patria , clie tenne per cio consiglio , e prese di accettarla , con espressioni molto all' Autore favorevoli (i) . Pose ad essa. in (i) ,, Parte presa nel Magnifico Maggior Consilio della Magnifica Citta di Bergamo il ,, giorno io. Dicembre 1777. „ Tia gli argomenti tendenti al lustro ed al decoro di qu^sra Citt:\ , che impegraie ,, abbiano le pubbliche deliberazioni , esli loe certamenu- ar.cor quelio , cheoftre ., il meritissimo tittaJmo nostro Giambattista Ruca nella studiosa Opera da is o ,, con lunga e laboriosa indagine formata, la quale vieue imitolata : Osscrvaziuru ,, Criliche sopra la Storia di Ikrganio dt primi secoh . Formato avendo egli cul ,, presidio della virtu, e cognizione sua li piii acenrati comment! con isTorica ,, narrazione, ed in tutti li suoi accident! , e crcosia.ize con precisione de'' tem- „ p\ 4 ed esattezza de' fa:ti sopra la deua Storia, non lascia di consacrarli , per • *( XV )* ' in Ironte ii titolo : Osser-vazioni Critiche sopra la Storia di Ber- gamo de primi secoli . Ma non cssendosi allora efFettuata la stampa, e ritornando V Autore a rivedere ilsuolavoro, sosti- tui quel titolo con cui escc ora alia luce . Studiando il nostro Autore le patrie antichita dovette ne- cessariamente esaminare le antiche Iscrizioni , delle quali non tanto pel numero , quanto per la loro anticliita va molto ricca la citta di Bergamo , e le illustro con un' opera piena di pro- fonda erudizione . A tale impresa fu ancora vivamente eccitato dal celebre Pierantonio Serassi , il quale cosi di Roma gli scrive a 1 2.2.. d' Aprile 17G9. Non lasclatc di dare compimento all' illustrazione de nostrl JMarmi ? opera che la nostra P atria pud attendcre dalla sola vostra erudizione e ottimo giudizio . Ed in un 1 altra de' 2-8. Ottobre dell' anno medesimo cosi nuova- mcnte lo eccita : Io torno a raccomandarvi V opera de nostri Manni , cite da voi solo pud farsi eccellentemente 9 e con vera c profonda dottrina ; e questo e un giusto tributo die dovet'e dare alia Patria , dopo massimamente d* aver fatto si grande studio neW anticliita (1) . E fu in conseguenza della pubblica sti- „ il decoro ed utilita della Patria, all' immortal it a di questo Pubblico . Se egli „ pero non ha tralasciato qualunque impegnante studio ed applicazione per met- ,, tc-re in vista gli onorevoli eventi de' passati secoli inquesta Citta. , i Magnifici „ Signori Depurati ed Anziani vengono in persuasion^ di accettare di tal' Opera „ 1'ofTerta dedicazione; laonde unanimi e concordi mandano Parte: ., Che in contrassegno del pubblieo aggradimento sia la Dedica dell' Opera medesima. ., accettata , e sieno conservate in questa Cancelleria p^rpetuamente due copie ,, della stessa, onde resti un' eterna memoria a questo pubblico di un Cittadina „ cosi benemerito. (1) lo stesso Ab. Serassi nella Vita di Torquato Tasso torn. II. pag. n3. Ediz. i. par- lando di un' arnica nostra Iscrizione risguardante la Famiglia Estense , nisndata in dono dalla citta di Bergamo al Duca di Ferrara, cosi dice del Rota: E' deside- mbiie , die presto pscn alln luee h dottissima Opera., c?i& moren&o ci ha lasciato sopri dt' nostri Mirmi V infalicabile Signor Gktmbattista Rotnj ove son certn *( XVI )* stirna per il di ltd sapere in queste materie die gli venne dato 1' onorevole incarico di raccogliere lc pregcvcli anticlie hostre Iscrizioni qua e la disperse nella Citta , c nel Territo- rio , onde nobilmente collocarle nel pubblico Mnseo , a tal Jinc cretto con tntta la rnagnificenza . Nel mentre clie stava per rendere iinalmente paglii i de- siderj del pubblico col produrre alia luce questi suoi aepettati lavori ? logorato da lunghi studj il suo temperamento , clie dalla natura sortito avea fortissimo , oppresso da grave malat- tia , dopo di avere disposto della sua Libreria licchissima di pregevoli volumi a vantaggio della nostra Citta (i) , cesso di vivere li 2. di Diccmbre del 178G., lasciando di sc agli amici cd alia Patria cara ed onorata mcmoria . si troverd pienamente illustrata ancor questa lapida: tanlo egli em profondo in questo genere di erudizione , e cid ch'e niolto da pregiarsi aceuiato o'ltre ognl credere j e giudizio ab Adria Tuscorurn colonla P vocavere Italics gentes (4) . E Ser- (1) Banietti de' Primitivi Abitat. d' Italia pag. 177. e seg. (*) DioJor. lib. 14. pag. jij. Ed, Amst. 1746. (3) I iv. lib. I. c.ip. 1. < e varj altri recenti scrittori (h) . 11 Bardetti , die n'era ben persuaso, s'ingegno di mostrarci piu distintamente F origine degli Orobj , ma ricorse ad un ' ial- (i) Cap. i. (i) Briet Parall. Geogr. torn. 3. prig. yif. (3) Ferrari Insubr. Antiquit. Dissert. 9. §. 4. (4) Quadrio Dissert, it. dtlla Rezia . (5) Ancora il eel. Autore delle Origini Italiche torn. 3. pag. 318. annoyera gli Orobj tra le primitive genti che vennero a popular 1' Italia. LIB RO PRI J/0, CAP. II. 19 Pallace argomento y che a lui parve ben fbndato cd evidente. Egli e pare, clie ad una di esse cangiassero il nome (i). Non si pun negare , die que' Galli parlassero Tedesco , e che altra differenza non fosse tra il lor linguaggio e quello de' Germani e d'altre naziuni settontrionali 3 se non la diversita de' dia- letti (2) . Tuttavia svanira ogni dnbbio se si riflerta , clie il nome di questa citta e significative) , e che non era del dialetto de' Galli , i quali nsarono altre voci per signiticar la medesima oosa . M dtissimi scrittori credono senz' alcun dubbio , che Bergamo fosse cosi detta dall' altura , dov' essa e situata . I Germani , ed altre nazioni Celtiche , usarono la voce berg per signiticare un monte , un' altura . E non pur negli anti- clii tempi , ma ancora og^idi , questa voce vale lo stesso presso i Tedeschi , i quali ritengono tuttavia gran numero di Voeaboli d«lla primitiva lingua Geltica . Molte antiche citta si trovano nelle regioni settentrionali , situate in alto, e chia- mate collo stesso nome •, ed e cosa indubitata , che a Bergamo derivo tal nome dalla sua situazione . Veggiamo aver seguita quest' opinione ancora il Culvero (3), il Bucanano (4), il Maf- fei (5), il Muratori (6), il Bardetti (7) e parecchi altri , de' cui nomi non accade far pompa . < *ra e da avvertire, che i Galli nel lor dialetto in luogo di berg usavano la voce dan per dire un, colle , un monte ; e pero veggiamo, che i nomi di moltissiine citta della Gallia oltramontana , situate in luoghi eminenti } tinivano in dun , che (1) Scrisse Plinio lib. 3. cap. 11. Bononia Felsina vocitata , cum princeps Etrurice es- set . E quinii nacque l'opinione che i Galli fossero gli au ori di tal cangiamento. C 1) Mem. de I' Accad. des Belles Lettres torn. 17. pag. y) Maffei Verona Illustr lib. 1. {6) Murat. ad Inscript. pag 97. (7) Bardetti della Lingua de' Primit. Ablt. dell' Italia. o a ORIGTNE DEQLI OROBJ one i latini sccondo il genio della lor lingua , pronuziavano du- num 9 esempigrazia Lugdunum y Segodunurn, Uxellodunum , Fcro- damini , e varj altri , che aveano la medcsima desinenza. In tutta l'antica corografia Gallica non si trovcra pur un nome , cui sia affissa la voce berg, dotendosi prescind ere da un borgo situato nelle piu interne parti dell* Alpi (i) , vicino a' conlini dell' Italia , dove non si stendea il dialetto Gallico . Ma soprattutto e da notare un' osservazionc , die si legge nelle Memorie dell' Aecademia Letteraria di Parigi , cioe , che nella Gran Bretagna ? ed in Lamagna , dove i Galli avea- no steso il lor dominio , trovansi rnolte citta co' nomi finienti in dun . Dovrassi dunque necessariamente concliiudere , che Bergamo non sia nome Gallico 9 poiche que' popoli vi avreb- Lono affissa la voce dun , non gia la voce berg , che non era del lor dialetto (a) . Per tanto siamo certi , che a questa citta non fu impo- sto tal nome da' Gaili , non dagli Etruschi , ma si da' snoi iJndatori . Di cio avremo piu evidente certezza in ragionando deila sua origine , e della iingna di que' primitivi abitatori . iVIa passiamo ad esaminare alcuni altri dubhj concernenti alia storia della sua fondazione . Leggemmo nel soprallegato passo diPJinio (3), esser venuta meno Barra , citta degli Orobj , dond' ebber origine i Berga- maschi, ed aver lui t^atta questa notizia da' lib ri di Gatone . Alcuni scritt/ori si sono creduti , che questa citta fosse situata in sul nionte Barro nel Milanese (4) • -iMa quest' opinione r;on, ha (1) Questo borgo che nella Tavola Teodosiana , e nell' Itinerario d'Anronino e detto Bergintrum, era discosto poche iniglia dal varco dell' Alpi Graje . Vegg.xf Anville Not. de la Gauie p'ig. 153. (1) Sono pure in errore quegls Scrittori che attribuiscono 3 B-igamo una greca origine , facendo der'vare questo nam da la greca voce Pergama . seguendo in cio la cor- rotta pronunz ; a d' alcuni Scrittori dp' ! a'si tempi. Ber^omum et Bergomat turn hanno gli aiuictii marmi riportati dal Grutcro.gpf, 8. 391, 7. ed e pur tale an- cora 1' ortografia di Toloineo, HeJl'Itinera.Ei«d' Antoai{io, odosiana. (3) Plin. lib. 3. cap. 17 Interiit Oppidum Barra nude Bergomates ortos dixit Cato. (4) Sorge quest' orri da stos^esa inontagna nella parte settamionale dei Tocritorio di Milano, ua il Lago di ixzco c queiio di Sala . LIBRO PRTMO, CAP. 111. a3 ha altro fondamento, die 1' accidental somiglianza de' nomi. Pur nondimeno essi la tengono per vera, e ne traggono poi varie con- getturc , le quali , se si nieghi la prcmessa, lutte svaniscono . Tuttavia non si possono riprendere questi autori se non di essere stati troppo corrivi , e d'aver senza esame seguita questa vana opiuione . Fu il primo a spacciarla uno scrittor Milanese (i) , noto per la sua credulita , e per mille fando- nie , elf egli sparse ne' suoi libri j e si studiarono poi d'accre- ditarla alcuni altri scrittori , per aver materia d'illustrare la storia di quella provincia . Tra questi si e segnalato il celebre autore dell' Antichita Jnsubriche (2,); ma pare, che nel trattar questa materia non sia stato troppo circonspetto e pesato . In leggendo cio , che scrive nel nostro proposito , credereste , cli' egli abbia salito il monte Barro , e che colassu abbia vedute e toccate con mano le rovine dell' antica Barra ; e pure io posso accertarvi , ch' egli non fu giammai in quelle parti . Io piu volte son ito fino alia piu eminente vetta di quell' altissima , ed aspra montagna , e mi son aggirato lungamente per quelle ripidissime pendici , senza scorgervi mai vestigio alcuno di citta distrutta; ed e falso altresi , che di la si vegga la citta di Bergamo , siccome asserisce questo sciittore, poiche varie frapposte mon- tagne , alte assai , tolgono del tutto il poter vedere questa citta , e le campagne convicine . Chiunque non sia troppo alTezionato a tal opinione , e vegga quel ripidissimo ed orrido monte , tutto baize e greppi , nou potra credere > che colassu siasi giammai costrutto un picciol villaggio , non che una citta. L'aver esatta notizia de' luoghi , troppo e nocessario a chi vuol entrare in tali quistioni (o) . Se> (1) Galvan. FJamma , Manip. Flor. c. 7. Re rum Itnl. Script, torn. 11. Osserva il Muracori, che il Fiamma fabulosas Medioliani Origines pertractat , aliaque conge- rit spissis fibelhs intermixta . (i) Ferrari Autiquit. Irisub. p. 177. (3J Basra ancora il riftettere che sulla proin'nenza dove si vuole fosse situata l'anrica Barra noi si trova a'cuna sorgente perenne , ed aridissime sono le soprastanti pendici . Questa osservazione unita alia mancanza di altri indizj ? e bastame a $9truggere o^.ii pensiero di uaa citta su quel monte fabbrieata. a4 ORICINE DEQLT OROBJ Se in queste ricerche gcografiche la somiglianza de' nomi lion fosse bene spesso argomento fallace , senza scostarci tanto da Bergamo , troveremmo il sito di Barra . E potrei dire con pin di probability , die gli accennati autori non fecero , do- versi cercare i vestigj di rjnest' anticliissima citta su per le pendici d'nn altro montc Barro, mezzo miglio distante da Caleppio villaggio del Bergamasco . Per impor silenzio agF il- lustratori dello sterilissimo e ripido monte Barro Milanese , giaeche non hanno altro appoggio clie la somiglianza de' jiomi , dovrebbe bastare Fadditar loro un altro monte dello stesso nome , men lontano da Bergamo , men erto , e per natura piu fecondo , che ad essi certamente non era noto . Tuttavia non parra forse men verisimile il dire, clie Barra fosse situata dov'e Barriano, grosso villaggio del nostro distretto , della cui antichita rendono testimonianza indubitata varie iscri- sioni Roman e , che cola si sono seoperte , delle qnali alcune si serbano nel pubblico mnseo (r) . E potremmo altresi probabil- jmente pensare , che qnesta citta fosse la tia le montagne del Bergamasco, dov' e posto Fantico villaggio detto i Barresi . Ma un' altra opinione non meno probabile potrei pro- porre a chi persistesse nel credere, che quella primitiva sede de' nostii maggiori fosse fuori del ricinto di Bergamo , poi- che , cio supposto , dovreinmo forse cercarne i vestigj in un altra valle del nostro distretto , cioe cola , dove ancora sussi- ste Fantichissimo villaggio di Fane . lo credo , clie quell' an- ticliissima citta. si cfaiamasse Para , o Parra , e che sieno scorrette tutte Fedizioni di Plinio , in cui leggiamo Barra. Merce della cortese attenzione di varj Jetterati miei arni- ci , mi e riuscito di raccogliere ben trentadue copie dell" a i- doito i>asso di Plinio, tratte con esatta diligenza da al tret tan ti auti- (1) Una di quests inscrzioni e forse la piu 3ntica tra tutte quelle che sin ora si scno seoperte nella ciua e nel coniado. I nomi barbari the in essa ! • .^ono ci danno motivo di credere che fosse scolpka prima che i nosin C ittaj ni con voloi dedzione s sottoinettessero alia Rtpubblica Romai.a, e ton/ien dire che quel Villaggio tia rnolto aiuico . LIBRO PRTMO, CAP. III. & antlchi codici manoscritti , clie si serbano nelle phi celcbri librerie d 1 Europa , c tra questi non ne trovo pur uno , in cui si le™;a Barra . Otto degli accennati codici si serbano nella regia libre- ria di Parigi (i) , due nella Cesarea di Vienna , due nell'Am- brosiana di IMilano , uno in quella de' Domenicani del Bo- sco , due nella regia libreria di Torino , uno in quella di S. Marco di Venezia , uno in quella di Parma , due presso i Conventuali di Gesena , quattro nella I aurenziana di Firen- ze , uno nella Riccardiana pur di Firenze , otto nella Vati- cana . E se si eccettui uno , clie legge Parta, e tre , che hauno Para , gli altri ventotto leggono tutti coiacordemente Parra . Alcuni di questi sono pregiatissimi per la loro anti- chita , e due furono scritti gia sono forse mille anni (a) . Jaonde senza esitare dovremmo correggere F ortografia vul- gata di questo nome : ed e cosa strana , clie in tutte 1' edi- zioni di Plinio , eccetto la prima , siasi costantemente rite- nuta questa scorretta lezione (3) . Dunque possiamo tener per certo , che quella citta si eliiamasse Parra o Para; e clii inclinasse a credere , che fosse situata lungi da Bergamo , dovrebbe dire , che dalle sue ro- vine nascesse 1' accennato villaggio di Parre , il quaie , per una carta scritta ottocent' anni fa , che si serba nelf archivio D del- (i) Questi otto Codici lrggono concord<'mente Parra. Uno di essi fu scritto nel de- timo secolo , uno nel tredicesirao, gli altri sono meno antlchi. Tre altri Codici Plin:a:ii si serbano in qu -lla bbreria , ma due di essi sono mancanti de'pnmi Libri . (t) Uno si serba nella Vaticana, e si r<°put3 del nono e forsi dell'ottavo secolo. L'altro no'i meno anico e nella Riccardiana di Firenze. V oculatissimo Autore d^Ile Disquisizumi Pliniane torn. i. pag x+6. inclina a credere che fosse scritto nel setti mo secolo . (3) Gian Andrea ' ussi Vescovo d' Aleria, il quale corresse 1' edizione Romana del 1470. in luogo di Ptra, che si legge nella prima edizione del 1469 , scrisse Barra , per- cio convien dire che trovasse questa lezione in qualche mannscritto , ira non dovreb- besi prek-rirc alia lez'one di tanti antiehi manoscr ; tti sopraccennati . Osservano alcuni critici che il Bjssi «ua«6 iltsto di Plinio : Plinium ab t? torrvptum irulole- mus. Rezzon. 1) s I'tist Plin.tom. 2. pag. 184. Nicola G'ansonio nella sua edizione di Plinio fatra in Venez'a nel 1471. segul per lo piu 1'elizione Romana, e ri- tenne la lezione Barra, !s quale attesi questi due esempj fu sepuita da«li altri editori . MercC la generosa libetalita del dotto Signer Giambattista Cucclv , mio coiKitta iino , possegso un compiuto esemplare dell' accennata edizione Gianso- niaiia, magnifka, e rarissim aS ORTGINE DEQLI OROBJ della nostra chiesa cattedrale , sappiamo ? clic anticamcntc cbiamossi Parra (1) . Ma tuttavia non e verisimile , die una delle piu antiche citta d' Italia , cominciata da que' primi abitatori , cbe intro- dussero in queste parti l'agricoltura , e clic percio si unirono a far vita sociale , fosse posta la tra quelle montagne , ben- che i terreni adiaccnti all' accennato villaggio non sieno del tutto sterili . Ma per proporre quell' opinione , cbe a me pare la piu Tagionevole , diro esser cosa molto probabile, che fosse situata sopra uno de' colli _, cbe sono compresi nel ricinto medesimo di Bergamo , e che questa le succedesse immediatamente quasi nello stesso luogo . 11 piu orientale di questi colli si cbiama 51 monte di Fara (2) , ed in questa voce ben si raffigura l'an- tico nome Parra , alquanto alterato nel corso di tanti secoli . Non ci danno alcun motivo di dubitarne le due R dell'antica pronunzia . Vedemmo, cbe tre anticbi codici banno Para ; e cosi legge ancora la prima e rarissima edizione di Plinio , fatta in Venezia da Giovanni da Spira nel 1469. , cb' io posseggo , ed in cui a giudizio d' alcuni critici multa meliora sunt , quam in aliis cditionihus , undo ad constituenduni Pilnii textum necessaria est (3) , e pero non e improbabile , cbe questa sia la vera lezione . Ma se pur volessimo preferire la lezione dcgli altri codici, cbe banno Parra , svanirebbe que- st' apparcnte difficolta osservando , cbe il dialetto Bergamasco , gia (1) Nel tPstamento di Adelberto Vescovo di Bergamo , rogato nel 928. si leg^e in vicis et fundis Farras et Colgiata . (2) II Castelli Chron. Berg, nomina piii volte 1' aceennato Monte di Fara. Ne' pas- sati secoli sotto questo nome si comprendea uno spazio assai maggiore . (3) Presero un granchio il Fabrizio , lo Scolio, il Beughemio ed alcuni altri, i quali sounarono un' edizione della Storia naturale di Plinio fatta in Verona nel 1468., ene furono ripresi dall' Krnesto Bibliot. Latin., e dal Co. Rezzonico Disquisit, Plinian. torn. 2. Questi ragionando delTaccennata edizione di Venezia 146?. , la chia- ma prcetiosutn opus, e ci avverte che in ilia perscppe vera: lectionis indicia sunt querenda . L© Spira non ne produsse che cento esemphri, inotivo dell'estrema rarita di tale edizione. Fuor d'ogni speranza io ne feci acquisto merce dellasin- golare umanita de! dottissiino P. Allessandro Barca , mio concitwdino , e Pubblico Professors aella Uuiversita di Padoya. LIBRO PRIMO , CAP. III. %? gia da molti secoli , non ammettc mai alcuna consonante rad- doppiata ; c perd in vece di guerra , terra, carretta , collinet- ta , cannclla , colonna , noi pronunziamo guera , tera } carcta, colineta , canela , colona ; cd esamineremnio indarno tutte le voci di qucsto dialetto , per trovarvi una consonante raddop- piata . Sembrera forse pin grave ad alenni V altro dubbio , die. nascc dalla diversity delle lettere iniziali . Ma potrei spac- ciarmene dimostrando qnanto stranamente abbiano corrotti e storpiati mille nomi proprj , ed alterate tutte le lingue , i frequenti miscuglj di varie nazioni , e spezialtnente F inco« 6tante pronunzia di tutti i popoli , la quale secondo la con- tinua vicissitudine delle cose umane , in progresso di tempo seinpre varia . Pur tuttavia si puo rimuovere ancora questa difficolta , senza ncorrere ad argomenti di questa fatta p che talvolta ricevono molte eccezioni . Osservano alcuni grammatici , clie le consonant! B , F , P, stante cbe tutte e tre si proferiscano colle labbia , hanno tra se tale arhnita, che in pronunziandole si tramuta di leggieri 1' una nell' altra . Moltissimi esempj della r&cipioca tramuta- zione di queste lettere ci additano , cosi net nostro idioma , come nel latino , ncl greco , ed in varie altre lingue molti dotti Scrittori , tra' quali sono da nominar con lode il Vos- sio (i) , ed il Menagio (n) . Ora comunquc sia , o cbe quella citta si cbiamasse Bar- ra , secondoche leggono quasi tutte 1' edizioni di Plinio ; o clie il suo nome fosse Para , ovvero Parra , come concorde- mente insegnano tanti anticbi codici , dovrassi concedere , es- ser molto probabile , che il B , od 1 P iniziale dell' antico nome si tramutasse nella F , prima lettera del nome moderno Fara ; atteso che tutte le nazioni nel lungo spazio di tanti secoli hanno stranamente alterato i loro idiomi , variando le voci , e la pronunzia . A 11- (1) Vossio de Liter permutct. (i) Menag. Origin, pag. 1. 8. i2. ib ORIGINE DEGLI OROBJ Ancora il Muratori (i) , ed il Claubergio (n) ci avver- tirono , che il P , cd il B , per variazionc di pronunzia si tra- mutarono nclla F . Cio e manifesto per molti esempj , che si trovano ne' libri degli antichi , ed in alcune iscrizioni Ro- man e , riferite dal Grntero (3) , e dal Reinesio (4) , nelle quali legge Afronia , Safinius _, Orfius , Friscius , Af y in vece di Apronia , Sabinius , Orbius 9 Friscius , Ab . Veggiarno pure , che alcuni autori latini scrissero soli/uga 9 bufalus , sifdare * rii fas y in vece di solipuga ? bub alas , sibilarc , rabeas (5) . E sappiamo altresi , che al tempo di Cicerone si dicea triunpus , che di poi pronunziossi triunpnus (6) . Non voglio esser prolisso , e pero tralascio molte voci greche latinizzate , raccolte dal Vossio e dal Menagio , per mostrarci il P, ed il B, tramutati nella F, in passando dall'una all' altra di queste lingue . E si troverebbono esempj di tal cangiamento di pronunzia ancora in alcune voci latine dive- nute volgari . Ne' buoni secoli della lingua latina si dicca pa~ ■pilio y ne' bassi tempi parpalia , e noi diciamo far/alia . Da questi esempj e da molti altri , che si potrebbono ad- durre, si comprende , che molte nazioni inclinavanoa s>cacciare ilP, ed il B, da molte antiche voci, per sostituirvi la F, let- tera di suono poco dissimile , ma piu facile alia pronunzia (7) , Dovrei credere , che queste osservazioni bastassero a di- mostrare , esser cosa probahilissima , che Y antico nome Bar- ra ? o per meglio dire Parra o Para , in progresso di tempo si tramutasse in Fara . Pure , stante che gli esempj di tal va- ria- (1) Murat. Ahtiquit. Medii jEvi , torn. t. dissert. 33. e similmente il Carpentier Gloss ' lit. B. (i) Clauberg. ap. Leibnit. Collect, etymolog. torn. i. p. 105?. (3) Gruter. 499, i». 812, 4. 9^3, 5. (4) Reines. pag. 370.674. Molti esempj di tali trasmutazioni adduce questo Scrittore, lnd. In script, cap. 19. (j) Voss. Loc. cit. (6) Cicero in Oral. cap. 48. Serba la stessa Ortografia una medaglia ap. Patin. de Fa- mil. Rom. pag. 196. (7) Lo stesso cangiamento si osserva in molte voci Tedesche diveuute Italiaae . V. Me- moires de V Academ. des Belles Lettres tow. x. pqg. 67. LIB RO PRIMO, CAP. 111. a 9 riazione , clic si trovano in molti nomi proprj , sieno pin per- suasivi , e possano vie meglio convalidare 1' opinione proposta , convien accennarnc alcuni . Se taluno , senz' aver rignardo alia testimonianza degli anticlii codici , volesse pur preferire 1' ortografia vulgata Bar-* ra , osservi , clie alcuni popoli della Tracia , detti primitiva- mentc Brigi , in progresso di tempo furono chiamati Frigi(i). Cosi la provincia Troiana , clie gia fu detta Brigia , chiamossi poi comunemente Frigia (2,) . Gli Scrittori de' bassi tempi , usando il titolo , di cui allora si onoravano certi signori di £ran qualita , scrivono Baro ; e Fredegario usando in piu luo- clii lo stesso titolo scrive sempre Faro (3), dond' e manifesto , che questa voce in diversi tempi ed in diversi luoghi varia- mente si pronunziasse . Ma chi e persuaso , clie s* abbia a seguire 1' ortografia della prima edizione di Plinio , e di tanti anticlii rnanoscritti sopraccennati , i quali serbano concordemente il P iniziale , trovera , die questa lettera si cangio nella F , in molti norm proprj , ed eccone alcuni : Abbiamo da Suida , cbe una citta Asiatica , che gia chiamossi Pigella , al tempo suo era detta Figella . E quella vasta provincia della Persia , che gia nomi- nossi Pars , oggidi e chiamata Fars . Narra Strabone , cht3 un' antichissima citta dell' Illirio , detta primitivamente Paro, in progresso di tempo fu chiamata Faro (4) . Quest' esempio quadra ottimamente al nostro proposito , essendo V una e 1' ab tra di queste voci molto analoghe a' nomi Para e lara . Ora se 1' attento leggitore vorra aver rignardo a questi P e ad altri esempj di tal variazione , e se vorra riflettere , che il dialetto Bergamasco degli ultimi secoli non raddoppia giam- mai alcuna consonante , senza dubbio concedera esser cosa quasi indubitabile , clie 1' antico nome Parra , o Para , siasi tramutato in Fara . Ri- (1) Herodot. lib. 7. (z) Scephan. de Uib. (3) Du-Can^e , voc. Faro . (4) Strab. lib. 7. j>ag. 484. Ed. Armteh 1707. 3o ORICINE DEGLI OROBf Rimosse queste leggieri didicolta , V opinione proposta non soggiace a nessun' altra obbieziome ; giacche non pud na- scerc dubbio alcuno dalla situazione , die ho additata . II colic di Fara , clie ora e compreso nelle nuove mura della nostra citta , era fuori dell' antico ricinto . Le sue pendici sono volte verso 1' oriente estivo , ed e forse il meglio situato de' nostri colli . Quivi su non mancavano acque perenni , derivate dalle sorgenti del soprastante colle di S. Eulemia , e d' altronde . Oltre a cid il colle di Fara non e molto elevato dal piano , e tutti i luoghi acliacenti , e le sue pendici medesime sono iertili molto e di ottimo sito . In somma tutto conviene ad una citta cominciata da' primi uomiui , clie in queste parti esercitarono F agricoltura . Si credera forse taluno , cli' io sia per additargli qualclie vestigio di quella citta , o alenn rottame de' suoi editizj . Ma indarnosi cercherebbono le reliquie di una citta , tlistrutta molti secoli innanzi all' epoca Cristiana , cioe prima della venuta degli Etruschi , i quali tra gl' Jtaliani furono i primi inven- tori dell' arte di muiare (i) ; e pero possiamo tener per cer- to , ch' ella non fosse , clie un raccolto di tugurj , tessuti di rozze assicelle , coperte d' argilla o di creta . Tali erano molte citta della Spagna , della Gallia , e della Germania , ancora ne' primi secoli dell' cpoca volgare (2.) : e veggiamo anche og- gidi durar 1" uso di costruir tali abitazioni ne' villaggi d' al- cune felici e riccbe provincie d' Europa . K sarebbe fuor di proposito T accennare alcuni marmi e monete Romane scoperte in sul colle di Fara, poiche nulla hanno clie fare con quell' an- tichissima citla , clie gia era ridotta al niente molti secoli prima della venuta de' Romani in queste parti (3) . La scorretta lezione di molte edizioni di Plinio potrebbe forse indurre alcuno a credere , clie quella citta non perisse in- (1) Abbiamo questa notizia dall' antico Scoliaste di Licofrone . (i) Vitruv. lib. 2. cap. i. Tacit, de Situ f Morlbus , et Pop. Germaniae cap. \6. \^) Vedrerno cha questa citta ebbe origine in que' rimotissimi tempi , in cui i primi uomiai veuuu a popolar queste regioni, ce«sando d' andar va^abondi , si diedero LIBRO PRIMO; CAP. IIP Si mteramente in que' lontani tempi . Cosi leggono molti edi- tori di Plinio : Intcriit oppidum Orobiomm Barrel , unde Ber- jromatcs ortot dixit Cato , etiam num prodentc sc altius quam fortunatius situni . Onde pare , che al tempo di Catoue quella citta non fosse ancora totalmente distrutta . Ma la verita si e , che questo passo fn altcrato e guasto dalla negligenza e dalP ignoranza cle' copisti . Si ponga mente alle parole prodenta se , e si vedra chiaro , che non possono addattarsi al conte- sto . Alcuni han creduto , clie si riferiscano alia parola oppi- dum , ma non e da perder tempo in confutare quest' opinio- ne , giacche non ebbe seguaci . L' Arduino , che nel rivedere i libri di Plinio non fu abbastanza oculato , e che a giudizio di alcuni sensatissimi critici trapasso molte e molte scorrezioni senza esame (i) , ancora in questo luogo ritenne la suddetta lezione ; ma veggendo , che le parole prodente se impacciano il contesto , e possono dar da pensare a' leggitori , s' ingegno iV interpretarle dicendo , che si riferiscono a Catone citato da 11' autore : Quoniam id oppidum Barra appellatum in editis montis vertice olini conditum } Catonis autem oztate jam deficiens atque caducum y ct paulopost fonditus intcriturum fait : vere is in historiis suis ? altius quam fortunatius situni prodidit (2) . Chi e dotto di lingua latina , ed c versato nello stile di Plinio , giudichi se si possa approvare quest' interpretazione , che certamente non e piu felice della prima . Ora e da osservare , che parccclii dotti editor! di Plinio ben s' avvidero , che questa lezione non e sincera , e pevd Fcmcn- all' agricoltura , e incorninciarono a vivere in socicta . Finche andarono erraati noa ebbero altri ricoveri , che le spelonche . Dopo esser divenuti agricoltori lu loro abitazioni furono rozze caparme , costrutte di canne , verniene , scorze d'al- beri , creta , ed altri si f3tti materiali , che la naturaloro somininistrava . L'arte di murare non fu introdotta in queste parti, che molti secoli dopo; e per com- prendere qual fosse la condizione di que* primi abitatori , basta leggere !e istorie delle prime conquiste d' America. Leggasi sull'Origine dell' Architettura cio che , tra gli altri, eruditamence ne scrisse il Goguet nella sua opera Orig. des Loix , des Arts, et des Sciences lib. i. cap. 3. (1) Hirdumus longe plum corrupit quam emendavit . Rezzon. Disquis. Plin. t. z. p. 117- Veggasi ancor3 1' Ernesto Bibliot. Latin, lib. 2. c. 13. t. i.pag. 1+8. Jid. Lips. (r) HarJuin. ad Flin. lib. 3. cap. 17. ton: I. pag. 174. Sa O RIQINE" DEQLI OROBJ Y emendarono scriverulo prodcntes se altius quam fortunatius si- tos . Cosi leggiarno nell' edizione di Basilea del i52,5. corretta dal celebre Erasmo ; e similmente in quella , che fcce in Venezia il dottissimo Paolo Manuzio nel 1559. dalle quali non discordano alcune altre , che pur s' anuoverano tra le niigliori . Sostengono questa correzione i pin antichi manoscritti di Plinio , i quali hanuo prudcntes , poiche in questa desinenza si veggono i vestigj delta voce originate prodentes . Tal e la lezione del pregiatissimo codice lliccardiano , e d' altri undici , che si eerbano in vaiie librerie (1) . Ma quelio di Parma in questo Inogo e piu esattamente conforrne all' originate , leg- gendo prodentes se altius quam furtunatius sitos . E se si approvi questa lezione , giudiziosamente introdotta ancora da' sopra/i- nominati , e da altri editori di Plinio , questo passo e chia- rissimo , ed ognuno puo agevolmente comprenderne il senso . Ma non e da omettere un' altra notabile correzione , che alcuni uoniini celebri tengono per certissima , e che rende in- dubitabile ancora ta lezione suddetta . Essi credono ferma- jnente , che nell' originale di Plinio non si leggesse etiamnum , parola oziosa in questo luogo , e da non atti ibuirsi a questo autore , che pur troppo si studio di scriver succinto ; e sosten- gono doversi leggere etiam nomine . Quest' ingegnosa correzione era riservata a' letterati Te- deschi , poiche deriva dalla cognizione dell' antico loro idioma . Uno di questi e ij dotto Cluvero (2) , che con maravigliosa erudizione illustro 1'antica corografia Itatica. Egti chiaramente dimostra il nome delta nostra citta derivare dalla lingua Cet- tica , e significare abitazione montana , e per conseguenza ficr- gamaschi e montanari esser voci sinouime , Queita osservazione non (1) Ritengono questa lezione uno de' Codici ddla Reuia librena di Parish , uno della Cesarea d ; Vienna, uno della Torinese, uno d< U'Ambrosiana , quelio del Bosco, e sei della Vatkana. Antichissimo c il Codke Parigino , e quelio del Bosco parmi del decimo secolo. Da essi non discon'a la celebre ediziime del 146$. ia mille luoehi consmna a' piu antichi Manoscritti. (*) Cluvcr. Ital. afltiq. pag. 147. Ed. Elzevir. LIBRO PRIMO, CAP. III. 33 non lascla luogo a dubitarc della sin cent a della proposta le- zione , meree della quale questo passo , che ha dato da pen- sare a' copisti , agli editori , ed a molti altri letterati , diviene assai phi chiaro , e cone vie mei;lio . Plinio scrisse dunque Bergomates etiam nomine pro den tes sc altius quam fortunatius sitos , cioe i Bergamaschi eziandio col nome si mostrano piut- tosto ahamente clie felicemente situati . Hanno poi confer- mata questa correzione il celebre Leibnizio (r) , il Bucanano (n) , ed il Wachtero (3) studiosissimi dell' antiche lingue . E 1' hanno pur approvata e tenuta per induhifabile alcuni altri recenti Sciittoii , che hanno atteso ad investigar F origini de'. piimitivi popoli d 1 Europa (4) • E per averne piu evidente certezza convien osservare don* de avesse origine la scorrezione vulgata . Ben sappiamo , che gran parte degli errori , di cui sono sparsi gli antichi codiei , derivarono dall' ignoranza de' copisti , o dalla pronunzia non troppo chiara di chi loro dettava gli originali ; e talvolta dalle ahbreviature , che ab antico s'introdussero ne' manoscritti . E che dopo il sesto secolo furono assai piu frequenti . Alia prima, ovvero all' ultima di queste cagioni , deesi attribuire 1' accen- nata scorrezione . Quanto all' ignoranza de' copisti e da riflettere , che i primi certamente furono Italiani , i quali non sapendo , che Bergomates significasse montanari , non poteano comprendere a clie servisse in questo luogo ia parola nomine , e percio avian creduto esservi error di scrittura, e doveisi leggere etiam num. Tuttavia non parra non verisimile il dire che la scor- rezione ilerivasse da un' abbreviating . II dottissinio De Vaine3 da un' in fink a di manoscritti di varj secoli ha raccolto gran numero d' abbreviature , rcgistrandole in due classi , per di- E fetin- (i) Leibnit. Collect. Etymol. t. i. p. 99. Edit. Hannov. (1) Bacaiian Rer. Scot. lib. 1. (3) Wachter. Gloss. Germ. pag. $9. (4) Tennero pure per sicuia questa lezioneil celebre Pellouticr Iftst. des Celtet torn. I. , e l'erudito Sciiuore dcW Ant. Pcduua pa&. ii». 84 ORIQINE DEGLI OROBJ Stinguere quelle de' primi secoli dalF altre , die s' introdus- sero ne' tempi men lontani . Tra le piu antiche veggiamo I' abbreviating nom , con una sottil lineetta sopra F o , si- gnibcante nomine (i) . Ed eceo chc alcuni copisti , non di- scernendo la lineetta , o non intendendo 1' abbreviating , la tramutarono in nam , die per lo piu scrivesi separata ctiam nam, E possiamo pur attribuire alia pronunzia non ben di- stinta di chi dettava il testo a' copisti la perdita della S finale della voce prodentes , essendo seguitata dall' altra S anizialc della voce susseguente se . Potrei additare negli an- ticbi codici ben mille voci mancanti della lettera bnale , dove la voce susseguente comincia da altra lettera simile ; e ne troveremmo pur altrettante , cui manca la lettera ini- ziale , dove questa e simile alia lettera finale della voce pre- cedente . Ognuno comprende , clie o 1' una o F altra di leg- gieri sfugge F orecchio di clii ascolta . Oscurato questo passo dall' accennate scorrezioni , e non veggendo i copisti dove s' appoggiasse Y aggettivo sitos , il variarono a capriccio , ed alcuni scrissero siti , altri situ , altri sltum . Questo dubbio diede da pensare agli editori non meno , cbe a' copisti , e percio la lezione non e men varia ne' testi stampati , che sia ne' manoscritti ; ma pur veggia- mo , die quasi tutte le migliori edizioni leggono eorretta- .mente sitos (a) . In somma cbi vorra attentamente ponderare quest e os- iervazioni , approvera senza dubbio le correzioni proposte , e lerra per certo , die Plinio scrivesse in questo luogo : ln- ieriit eppidum Orobiorum Parra y wide fiergomates ortos dixit Cato ; etiam nomine prodentes se altius quam fortunatius sitos . E con- (i) De Vaines Vict. Diplom. torn. i. jpag. 50. (a) Cltre le pregiatissime edizioni d' Erasrno , del Manuzio^ dello Scotti , ed altre asi esse conformi _, leggiamo sitos nella pregiata edizione Veneta del 1507. cor dal B'nedetti, e similmeme nelle Frcleniauedel 1 y 71 , e iJ4>. La sccssa lezione serbano le edizioni del Santandreano i)Sz.j e degli FJzeviri 16?-. ludatissima d» tutti i Bibliografi . Leggiamo sitos .".ncora ncll' edizione del Dale campio , e nella Gronovi,-.r,a. Ritengono qnesta lezione molte altje edjzioof,, raa bastf fc. ^r: ac- cennate aicune dc.'le migliori. LIBRO &RIMQ, CAP. IIT. fig E convien pur confessare , die le fatiche di tanti cdi- tori di Plinio non hanno pfer anrhe ridotto que' libri alia pri- stina integrita , e clie ancora le migliori edizioni sono scor- rette in mille luoghi . Se ne lagnauo parecchi moderni criti- ci , tra' quail V eruditissimo Olivieri : Licet tot doctissimi viri ad cmendandum Plinium curam , atquc dill gent lam contulerint, neniincni adliuc ex veteribus scrlptorluus esse , qui fasdioribus sea' teat crratis , et Medicorum /nanus magis exposcat (i) . Avrei volentieri omessa questa discussione , iorse troppo lunga c noiosa ; ma io dovea pur necessariamente investigate la sincera lezione di quell' unico testo , clie ci da lume a di- gcernere le cose di quegii oscurissimi tempi . Ora convien tornare cola , donde ci siam deviati . Ve- (lemmo ester cosa probabilissima , e forse indubitabite , che Pai ra fosse in sul colle di Fara , e che la naturale fertilita delle sue pendici e de' luoghi adiacenti , la loro amenita, le vicine sorgenti , ed il suo nome medesirno , concorrono a con- validare quest' opiuione . Cio posto per vero , potremmo verisimilmente pensare , che qiiella piccola e povera citta , o per meglio dire quel mucchio di capanne , rimanesse in parte desolate- per qualche incendio , o per altra cagione , e che que' primi nostri citta- dini agricoltori cominciassero a stendere le loro casucce pel vicino colle di S. Eufemia , e successivamente ancora per l'ai- tre colline , in sidle quali ora e situata gran parte di Bergamo. Tuttavia, prescindendo dagl' incendj, e da ogn' altro acci- dente , io inclino molto a credere , che quegli abitatori del colle di Fara andassero trapiantando le loro casucce sul so- prastante colle di S. Eufemia, erto assai e forte per natma, a fine di esser piu sicuri dalle invasion! e dalle violenze , mali assai frequenti in qne' primi tempi ; e che cosi rimanesse quasi diserto quel mucchio di tugurj , che i primi abitatori poco tempo innanzi aveano coatrutti sid colle di Fara . Chi d) Oliv. Marm. Pisaur. j>ag. 66. 36 ORIGINE DECLI OROBJ Chi entra in tali ricerche dee talvolta procedere al bar- lume delle congetture e delle probability , e per tanto diro , potersi veiisimilmente credere , die quando i primitivi popoli

  • non essendosi ancora date all' agricoltura , viveano di guerra e di rapine (a) . Per tanto si potrebbe dire , che Bergamo e Para sieno due nomi di questa citta, e ehe Y uno sia suoceduto all' altro . Molti escmpj di tali cambiamenti di noine ci somminislia Fan- tica Storia , e veggiamo cio essere avvenuto speziabnente al- lora che le citta dicadute o desolate si riduceano a migliore sta- (i) Scrivo Para senza raddoppiar la secondaconsonante pciche questa ortografia parmi indubitabile . Gia osservammo csser coiiforme a tre antichi rnanoscritti di Pliivo , ed alia prima edizione . M3 e d' avvertire che quasi tucti i nomi proprj ne'prinri tempi eraao monosillabi . Leggasi il Bergier de VOrlg. des Dieux torn z. EJ un recente Scrittore, versatissimo nella coguizone d^lle antiche lingue. Median, du Lang. torn. 2 , osserva che le voci primitive soleano essere formate di una vocale in mezzo a due consonanti . Possiamo percio ra<; ; on •volmente credere che I'accennato nome si pron-.jnziasse da que' primi abiratori Par. ovvero Far, ia. s^uito poi Para , o Fara , (1) Diod. Sicil. Bibl. lib. j. LIDRO PRIMO, CAP, III. 3? stato . Odasi cio , chc Plinio disse di Lebade : lnteriit Slpijlum * quod ante Tan talis vocabatur : obiit et Archaeopolis substituta Sipijlo , ct in do illi Colpc , ct hide Lebade (i) . Ed ccco che questa citta di Lidia , cinque volte restaurata , o riedificata , altrcttanto cangio di nome . E ancora senza uscir dell' Italia troveremmo 11011 poche citta in diversi tempi diversamente no- minate . Dissi per incidenza , il nome di Bergamo essere della lin- gua di quelle primitive genti , che ne' piii rimoti secoli ven- nero a popular questi paesi . Ch' esse entrassero in Italia per V Alpi , e che il lor linguaggio fosse il Celtico , cioe quello , che parlavano gli antichi Germani , e molti altri popoli set- tentrionali , parmi cosa indubitabile . Sostengono quest' opi- nione il Leibnizio (a) , il Bergier (3) , il Freret (4) , il Bar- detti (5) , e molti altri uomini celebri _, ed e oggimai cornu- nemente approvata ; laonde tacero varie mie rifle ssioni , che potrei addurre a confermarla . Si osserva , che molte voci di quell' antichissimo idioma sono ancora usate in varie provincie settentrionali . Gome og- gidi y cosi ancora in que' lontani tempi que' popoli chia- mavano berg iin monte . Helm valea abitazione , e ancora usano questa voce nello stesso significato gli Svevi , ed altri popoli della Germania occidental , dove piu che altrove si serbano molte reliquie dell' antico idioma Geltico . Gosi Bergheim Bigninca abitazione in monte, e vale a dire citta montana . Non si puo dubitare di questa etimoloiiia ; e la tengono pel? certa il Leibnizio , il Gluvero , il Bucanano , il Wachtero „ il Ferrari , il Bardctti , e pare , che f approvino ancora il MafFei (C), ed il Muratori (7). Sono frequenti nella Geografia i 110- (1) Plin. lib. j. cap 29. (i) leibnir. Collect. Etymol. pag. ?8 } et 15:3. (?) Bergier Ele'mcns pnmii. des Lang. (4) Freret Hist. At V Accad. des luscript. torn. 18. pag. 73. Je' Pnmi abit. deW Italia ; ed il Pelloutier Hist. des Celtes lib. 1. cap. 10. Verpn. Illustr. lib. 1. (7/ '■'■ ■ Thes. Inscrip. p n g. $7. 38 ORIGINE DEGLI OROBJ i nomi proprj derivati dalle situazioni , e pressocbe tutti quelli delle pin anticbe citta ebbcro tale origine . E siccome deesi credere , clie la lingua Celtica nsata in queste parti fosse distinta con ispezie particolare di dialeLto , io penso , clie i primitivi Bcrgamaschi con leggiera difFerenza pronunziassero Berghcm in vece di Bergheim . Ma oltrecbe gli Anglosassoni , popoli d' origine Celtica , proferivano horn , al- tri halm ? hi cm , heem \ sovienmi , clie in viaggiando per la Svevia , e per altre provincie lungo il Reno , io udiva quelle £enti pronunziare Manliem , Oppenhem 9 Pforzhem , nomi di citta note , i quali in altre provincie di Lamagna si pronun- ziano Manhcim , Oppcnheim , Pforzheim . E se ancora i nostri in vece di Bergheim pronunziavano Berghcm , come par molto verisimile , ecco clie pel corso di tanti secoli i nostri cittadini hanno serbato senza minima al- terazione il nome originario di questa citta , clie ancora cliia- miamo Berghem . Al qual proposito e da riilettere , clie in altre parti , dive sappiam di certo essersi usato F idioma Cel- tico ? cioe in Lamagna e nelia Gran Brettagna , troviamo al- cune citta dette similmente Berghcm , Berghen , Bcrghe-r- steed (i) . Ed e altresi molto verisimile , clie altrove questa citta fosse detta Berghom . siccome pur oggidi la chiamano al- cuni popoli della nostra Lombardia , e die percio da' Roman i con desinenza Latina fosse detta Bcrgomnm . In somma la suddetta etimologia presa dalla lingua di que' primitivi abitatori deli' Italia settentrionale , e un nuovo nrgomento delF antichissima origine di questa citta . Ma la situazione medesinia di Bergamo ci rende vie m giormente certi di cio , che s' e detto deli' alta sua anticbita . E' cosa indubitata , cbe le prime e pin antiche citta eb- bero F origine dall' agricoltura , atteso cbe gli uomini non sarono d' andar vagabondi ? ne pensarono a procacciarsi stanza fer- (i) Borgo presjo CgntorbsrV. SteU vale citta acll' idioma Ingles 2 , e peru Berghcm' Stedt si^iiifica citta di Bergamo . LIBRO PRIMO , CAP. III. 3$ lerma , sc non quando cominciarono a diveniv agricoltori . Laon- de si tinirono in sociota per poter difendersi dalle yiolenze c da' ladronecci , clie in quelle prische eta erano ben piu fre- quenti , che ora non sono , clie clie si dicano i bizzarri lodatori dell' immaginato secol d' oro (i) . Tale fu certamente 1' origine delle prime citta , le quali non erano da principio, se non mncchi di rozze casipole „ senza ricinto di niiira . E poiche allora i iiuini e i torrenti non si erano ancor aperto il letto , si spargeano ampiamente per le pi ami re , dov' erano assai frequenti ancora le paludi e gli stagrii . Percio que' primi agricoltori , per evitar 1' aere putrido e pestilente de' luoghi piani , ed i pericoli delle fre- quenti ed improvvrse inondazioni , che rendeano inutile an- cora ragricoltura , si teneano in sulle alture , dove oltre all' es- ter sicuri dagli accennati pericoli , poteano vantaggiosamente difendersi da' nemici . Itoma , citta della Messenia , situata sopra un colic , ben- che fosse senza mura , e senz' alcun riparo , sostenne un osti- nato assedio di diciannove anni . L' arte di render forti le citta era ignota agli uomini de' priini secoli . La cinta di Troia , iatta in tempi men lontani ^ era di terra a guisa delle mo- derne trincee (a) . Per tanto quasi tutte le piu antiche citta furono situate in luoghi molto elevati dal piano . Le principali della Grecia , cioe Atene , Tebe , Argo , e Sicione , ch' ebbero principio gia sono tremila cinquecent 5 anni , o piu , furono da primo co- strutte in sulla sommita d' alti colli . Licosura , riputata da Pausania la piu antica citta del Mondo , era situata in sul mon- (,i) La Storia smentisce apertamente cio che i Poeti Oreci e Latini dissero delKimrna- ginato secol d'oro. la vita di que' primi popoli non era nifelice, ne innoceace coine alcuni si pensano . Molti sonenndinati a credere che gli uomini de'pe.ssaii secoli fossero di noi migliori ; opinione volgare accredicata in ogni tempo da* vecchj che sempre biasirna.io i nuovi costumi . Delia infeiicita. di que' tempi ragionaem- diramente il Goguet , Oiigln des hnr ec. pari \.lib..6. cap. 4. (c) II dimostxa chiaxamente la Storia di Patroclc \ 3 gci ia QjpettJ IU*4. lib, ify i 02. 4o ORIGINE DEOLI OROBJ monte Liceo (i) . Era Bopra im' eminente altura ancora Bi- ldos , citta de' Feniej , annoverata da' Geograh tra le pi u an- ticlie (a) . E quelle citta della Sicilia , clie i primitivi abita- tori di quest' isola fondarono rie' piu lontani secoli , erano tutte situate in su i gioghi delle rnontagne (3) . Ognuno sa esser tale ancora la situazione di Voltcrra , di Fiesole , di Gubbio , di Cortona , e d' altre citta della Toscana , dell' an- tichita delle quali strane cose hanno scritto i moderni . Mol- tissime altre potrei additarne , poiche ne abbonda la geogratia de' primi tempi . Ed ecco , che ancora la situazione di Ber- gamo conferma ottimamentc cio ? che s' e detto dell' an ti chit a della sua origine . Vedemmo , che le prime citta chber origine dall' agri- coltura ; e si comprendera chiaramente , ch' essa f'u introdotta in queste parti ne' piu lontani tempi , se si riiletta , che i Greci poco sapeano di quest' arte primache ne fossero istrutti da Cerere , che regnava in Sicilia mille quattrocent' anni in- nanzi all' epoca di Cristo ; donde si pud conchiudere , che la Sicilia fosse coltivata prima della Grecia (4) • E s' egli e ve- ro , che le regioni Italiche vicine all' Alpi fossero popolate prima delf altre provincie dell' Italia e della Sicilia , siccome oggidi comunemente si tiene per certo (5) } si dovra dir ne- ces- Ci) Pausan. lib. S. cap. 38. (2) Strab. lib \6 pag. 1096. Ed. 1707. (3) Diod. Sicil. lib y. (4) Che i Sicilian! coltivassero il gr3no prima de' Greci, cchequestine fossero istrutti dall'acccnnara Rcgina di Sicilia, il sappiamo da Diodoro Siciliano lib. y. cap. r. 4. e da akri Scrittori . Senza che basterebbe osservare che Cecrope , il quale r< - gnava nell' Attica mille cinqueceru'anni innanz' f epoca Cristiana , faceva vuiii il grano lalla Sicilia, per alimentare i suoi popoli . Veggasi il Goguet turn. 4. pag. 1,37. torn. 3. pag. 3^8. (j) Alcuni Scrittori che a dritto , e a torto voleano dcr'var tutto dalla Grecia, dal'a Fenicia, o dall' Egitto , dissero , che gl'ltali primitivi erano originarj di q. provincie, e che vennero in Italia per mare. Ma varj dottissimi critici ham o confutata questa vana opinione , e concordemente sostengono che i primi abita- tori dell'Itala ci entrarono pe' varcbi dell' Alpi in que' lontani tempi in cuieia ifnoia I'arte del navigare . Leggasi il Freret Hist, de I' Acad.de s Belles Lettrts torn. i<. pag. 77 , il Ferrari Antiq. Insubj. dissert. 10. §. 7., il Leibivzio , Ct l~ kcL L:ym, il D^isr JE/e'ro. primit. des Lang., il Duvaudi Saggio sulla $tona LIBRO PRIMO, CAP. 7/7. 4r cessariamentc , • die que' prirai abitatori dell' Italia introduces-^ sero in queste parti V agricoltura , vi costruissero abitazioni © citta priinache i popoli della Sicilia e della Crecia si dessero a coltivar quelle campagne , e si uuissero a fax vita social© . E atteso clic dalia situazione di Bergamo possiamo argo- mentare , che sia piu antica di tutte 1' altre citta della Loin- bardia ; per eonseguenza sarebbe molto probabile il dire j che avesse origine prima delle sopraccennate citta Greche . E an- corche , per evitar ogni disputa , volessimo pur detrarre al- ctine centinaia d' anni all" epoea , che risulterebbe dalle ad- dotte osservazioni , con tutto cio potremmo dire , che Berga- mo e antica di tremila cinquecent' anni ahneno . Ora convien dar a conoscere un' altra verita , da cui ri- ceve molto lume la materia , che si e trattata in questo ca- j)itolo e no' precedenti , e da cui alcuni degli addotti argo- inenti acq ui stan forza ed evidenza . Diro dunque , che Ber- gamo era capo della provincia degli Orobj , e che da questa citta derivo il loro nome . Questa verita , benche certa ed e^dente , sfuggi Y occhio di molti investigatori delle cose di que' tempi , ma non si nascose gia all* acuta vista del Clu- vero . Osservo egli , che Orobj Opo'Qiot , voce greca , e Berga- maschi , voce d' origine Celtica , hanno un medesimo senso , e signiheano montanari . Poco importa il sapere quando e come s' introducesse que- sto nome greco . Vedemmo , esser probabile , che gli Etru- schi fossero Pelasgi, che usavano un aufico dialetto greco (i), e pero si potrebbe credere , che gli Etruschi , venuti ad oc- cupar queste regioni , nominassero i Bergamaschi, con voce greca dello stesso significato, Orobj. Fur tuttavia parmi assai piu F ve- AegU antichi popoli dell' Italia , pag. 13. Non posso dissimulare d'aver letco i gran volumi dells Origini It cliche y e mi rimetto al giudizio che ne daianno i dottl , e spassionati ciitici. (1) Nelle Memorie dell* Accademia Letteraria di Parigi parccchi dotti Scrittori concor- demente sostengouo che Pelasgi *i ch amassero turti gli abitatori primitivi della Grecia . Freret torn. «.; Melot. torn. 13.; Geinoz. torn. iy.; Bougainville »:?. Dimos:ra* il Geinoz, Mem, tcri. ic. che i Pelasgi avsano moltissime voJ greche. 42. ORIGINE DEGLT OROBI verisimile 9 che qualchc Scrittor greco , dovendo far menzionu de' Bergamaschi , sostituisse a questo nome celtico il nomc greco sinonimo . Molti critici si lagnano, clic gli Scrittori greci oscurassero- la Geografia e la Storia , traducendo nella lor lingua i nomi barbari dell' altre nazioni (i) . Da quest' abuso nacquero non pochi sbaglj , poiche alcuni moderni erroneamerite attribuirono greca origine a molte citta e nazioni , che no' libri degli an- tichi son nominate con voce greca . Ma cornunque si fosse , da quest' osservazione cliiaramente risulta , esser d' origine Bergamasca tutti que' popoli , che Pli-i nio e Catone con voce sinonima , presa da qualche Scrittor greco , chiaman Orobj (2) . Donde possiamo argomentare , che i Bergamaschi in que' primi tempi ampiamente si difFondes- sero ne' monti e nel piano , stendendo i lor confini da' luo- ghi adiacenti all' Ollio fino di la dal lago Lario , e che da essi avesser origine Gomo , Forolicinio , e le genu de' con- torni , accennate da Plinio e da Catone . L' identita del significato delle due voci Orobj , e Ber- gamaschi , Y una Greca V altra Geltica , e troppo chiara e pa- tente ; e amraessa questa prima parte dell' argomento > deesj necessariamente concedere la conchiusione „ Per (1) Disse il dottissimo Mazzocchi ap. Gtiarnac. Origin* Ital. tovz. i.png. +J4. (. ( id semper studuisse ut loca omnia sum origints face rent , locorum v ero,vocabula ad Grcecismum detorquerent , quo magis Grceca viierentur . E similrnente il B.ei- maro ad Dion. pag. 112 , solent passim Grceci Scriptores barbara locorum no- raina psrmutare nominibus Graecis interpretatd vocabula grcscosermone . Biasimo quest' abuso ancora Giuseppe. Flavio nel primo libro delle Antichita Giudaiche cap. 6.; e 1'Uezio Vemonstrat. Evang. prep. 4. ■(1) Opporra forse taluno che, secondo Plinio. e Catone, Rergamo ebbe origine Orobj, c che si stravolge 1' ordine de' tempi dicen lo che il nome greco di questi popoli derivasse dal nome di questa citta, che da essi ebbe origine. Ma (3J Siccome la sicaazione montana di Bergamo e un indizio evidente delln somma sua •t , cosi le siruazioni I as c l t,o, e di Forollcirio dimomnno , cheque* fte «itu lood3tc da' Bergamaschi sono assai menu an madre , 44 BERGAMO SOTTO GLI ETRUSCHI coli innanzi alFepoca Cristiana . E vedemmo altresi , die que- ste genti ampiamente dilatarono il lor dominio , e che tutto il paese tra il Po e 1' Alpi fu da cs6i occupato , eccctto le tcrrc marittime de' Veneti . Ci narra Livio , che le citta possedute dagli Etruschi tra 1' Alpi e I' Appennino furono dodici (j) , ma Plutarco ne an- novera diciotto , e dice , ch' erano tutte insigni e grandi (2.) . Tra esse certamente deesi annoverare Bergamo . E atteso che gli Etruschi stesero il lor dominio massimamente tra il Po e I' Alpi , convien dire , che le pi 11 dell' accennate citta fossero an questa parte . Ora si ritletta , che Padova era de' Veneti , e che Milano (3) , Lodi (4) , Cremona (5) , e Brescia (6) non ebber principio se non dopo la venuta de' Galli . Non abbia- rno alcun motivo di credere , che Vicenza e JNovara sieuo piu antiche . II Cluvero , ed il Cellario , tengono , che Pavia non fosse che un villaggio al tempo d' Annibale . Taccio d' alcune altre , della cui pretesa antichita si potrebbe a gran ragione dubitare . Ed ecco esser ben poclie quelle , cho possano an* noverarsi tra le insigni citta Etrusche aecennate da Livio & da Plutarco , ed esser cosa indubitabile ? che Bergamo fu di questo numero . Ma poss-iamo tencr per cei to , ch' essa non divenisse tale se non sotto il dominio degli Etruschi . Osservammo , che ]e primitive citta eran rnucclii di misere casucce , costratte tici co.iwi.'ono non tss r Eirusche, aimitio di que* tempi di ar mai non si scopri inscrizione Eirusca in Bologna, e suoi contorni , beliche fosse la cllta principale dell* Etruria, a detta di Plinio lib. 3. cap. ij. Eonotmi , Fi vocitala , cum Etruriee priuceps esset . E le iscrizloni di cui abbonda la Toscaaa sono autiche as«.:n mcno ch'altri non crede . Leggasi cio che ne scrisse il Pellou- tier U:Sl. da Cclles lib. 1. cap. 11. (5) Strab. lib. j. LTBRO PRTMO, CAP. IV. 4 ? Quindi si comprende, chc i primi Etruschi si esercita.9- $ero molto nelV ngricoltura , ed io penso , chc gran cose fa- cesseio a quest o tine . Vedemmo , die le alture ed i piani adiacenti iurono i primi ad esser coltivati e frequentati d' abi- tatori , essendo per natura mono acipiidosi , e meho esposti alio innondazioni de' liumi . Ed e assai verisimile > die gran parte delle pianure pin basse , prima della venuta degli Etru- schi , fossero iucolte e diserte . Laonde possiamo probabilmente credere , cbre questi popoli scavassero gli alvei di varj fiumi , affinclie cessassero le innondazioni , e scorressero V acque morte le paludi e degli stagni . Abbiamo da Plinio (1) ? die gli Etrusclii scavarono un gran canale , per cui aadavano a scaricarsi in mare gran parte delT acque del Po ; opera sterrhmata e di somma fatica . Varj iavori avran Fcitti ancora in queste parti e altrove , de' quail noti abbiarn notizia ne' libri . E si dee credere , che allora facesse gran progressi 1' agricoltura , e die propagandosi a pro- porzione anCora gli abitanti , cangiassero costumi , e s' intro- ducessero varie arti , die loro erano ignote ne' tempi prece- dent! . E percio il riediiicar la citta > il cigneria di mura (a) , ed (i) Omnia er. flumtna, fossaspue primi a Sagi fecere Thusci, egeUo amnis impetu y per transiersum in Atrianorum paludes., qua? septern mqria appellant ur . Pliru lib. 3. cap. 16. (>) Not aspetti il Leggitore ch'io gli additi qualche reliquiadi questi antichi edifizj. G ; i sono qtiasi duemila q :etlt'atlQi che gli Etraschi furoiv> da' (J:, Hi .soggio- : e che dovettero ceder il dominio di questa c-itta 1 . Que" popoli introdu; te di murare, ma il perfezionarla era riserbato a' Rbmani , c percionon e da sperare ohe le loro opere abbiano joiuto reggere alia foiza del tempo per tanti Secoli; e sarebbe assai che ne trovassimo i vesti^j . Nelle mura di F:esole , di Sortona, e di Vuherra si discernono alcuni resti delle mura Etrusche, e sopra essi soao fornlaci i recinti di queste citu, i quali non soao muniti, dRquelle tor- ri , o ria!:i coa cui si fortincavano le muradelle-cittane'sRCOli Ron-iani , e rie'tem- pi che succedettero . Possiede un esatto disegno delle antiche mura di Bergamo tritto da ancichissima pittura 1' erjditissimo Signor Giuseppe Beitramclli , i) - . coltivando co.i ioie la letteratura ,. e le belle arti , ha ur.iro a' i sua lit i un museo nc :.o , in cui si serba ancera 1' accennata fie«ra . In essa si veg- gono delineate le mura alia maniera Etrusca , cioe senza torri , o rialti . Fos- 10 quindi veriiimilmente presumere chc le nostre mura El . , cos} ci . d ; Corio.-.a, e di Volterra , si riedificMSera nasi fonaa* e di torri alia maoieffa Fomana, 4» BERGAMO SOTTO CLI ETRUSCH1 ed altre cosi fatte opere ; non sono da attribuirsi a' primi Etruschi , ma si alia loro posterita , della cui opulenza e lusio parlano varj aHtichi Scrittori (i) . LI- {1} Sc io fossi disposto ad approvare una strana opinione del dottissimo I ami Ant, Tosc. lez. 6. potrei far credere a moki leggitori , che in Bergamo, e ne' cont»rni ancora sussistono alcuni superbi edifizj Etruschi . Si veggono in Firenze tie torri di pietra con finesrre bislunghe, c con alcune mensoie , che non escono rnoko dal muro . Le pietre fono messe in opera a srati regoiari , ma non tutti sono di cgual grossezza . L'accennato Autore si e immaginato , che queste torri fossero costrutte da' primi htruschi forse mille ouattrocent'anni innanzi alia nascita di Cristo ; cd ha addotte varie frivols congetture, e versata molta erudizioae a i s di persuadere questa strana sua fantasia . Vorrei ch' egli non avesse sognato poi- che ancora in Bergamo potremmo far pompa di una suporba torre Ftrusca , voglio dire la torre di Gombito, la quale ha le stesse finestre , e lestesse mensoie, che 1' accennate torri di Firenze, e veggiamo pure la stessa regolarita negli ordini delle pietre . Ma la verita. si e , che la nostra torre non fu costrutta se non decimo secclo dell'epoca Cristiana , o la d'intorno; e possiamo tener per certo che quelle di Firenze non sieno molto piu antiche . Potrei a Iditarne alcune altre iimiglianti in Bergamo e fuori , lc quali non sono al secolo dcciruo anterior i - 49 ESP""" LIBRO SECONDO STJTO DI BERGAMO SOTTO I GALLLCENOMANI . CAPITOLO PRIMO. Bergamo occupata da Cenomani . VXia erano parecclii secoli , che gli Etruschi dominarano que- ste regi< ni , quando varj popoli della Gallia , cacciati dalla patria dall i»digpnza (i), e condotti da Bellov.eso lor capo, passaron I' \lpi c©n isperanza di prosperare in Italia . Erano da cencinquantamila tra feminine , fauciulli , vecchi , e uo- mini atti a combattere ; genre fiera e di rozzi costmni (2). Gli Etruschi ritiratisi al Ficino fnrono assaliti e sconfitti da' Galli , i quali dipoi s' innoltrarono fin he' contorni di Mi- la no (o) Cid iiwcime sei secoli prima della nascita di Cristo . ]\i a poclii aimi passo 1' Alpi Elitovio conducente alcnne mi- gliaia di Cenomani , i quali veimero di qua dall' Adda , in- vasero i paesi dove 01a sono Brescia e Verona , e quiiidi poi si sresero ad ocenpafe il Bergamasco , il Vicentino , ed altre parti vicine (4) . Dopo aloun tempo vennero altri popoli dalla Gallia , i quali tro\ando , die le provincie tra il Fo e 1' Alpi G erari (1) L'antico Scoliaste di T.ucano , pjibblicaro dail'Oudendorpio l;b. t- attmbuisce cue- sta in us a le.' Gall a'le intestine loru discordie; Polilio lib. i. e Pi'mio lib. 12. cip. t. I* attribufscono alia felicita di queste rostre provincie: ira Livio lib. <\ cup. 34., Ciustino lib. 14 cap. 4. e Seneca nelle sue Pistole narraua che furono :iati dal loro pa^se dall' t, e che vennero a cercar parse per nodrirsi . In ogni t mpo numerose nazioni mo. r se dalla indigenza lasciaiono la patria, e in- vasero luntani paesi . (i) Giusti 1st lib. 14. cap. 4 ; Polib. lib. i. cap. 14. e seg. - lib stendca lungo il lo , lib. i. cap. 17. Il Lazzarini, che non ardiva rigettare l'autoriia di qaesro if lustre Scrittore , si credette di conciliarla colla propria opinione descriYendo i de* Cenomani in tal modo, che appena s'accostano a! Po pel tiatto di po* chv miglia verso la, dove questo fiumi si divide in piii rami, pe' quali si sca» rica in mare. G4 BERGAMO SOTTO GLI ETRUSCIII quale si accordino tutti gli antichi Scrittori soprammentovatl , dovra tenersi per indubitahile . Tal e quella , eh'io Jono per proporrc , e ardisco dire , che da cliiunque legge con aninio spassionato sara senz' alcun dubbio approvtata per vera . Non si pud negare, che i Cenomani oecupassero da prin- cipio i paesi dove ora sono Brescia e Verona , e che poi am- piamente dilatassero i loro confini . Livio , Giustino , e Tolo- ineo (i) non lascian lnogo a dubitarne . Ma e certo altresi, che i Veneti dappoi conquistarono il Veronese ed altre terre do' Cenomani, stendendo il lor dominio fino al Chiese , il quale siccome consta dalle storie di Polibio , correa lungo il confine orientale de' Cenomani , allora che i Consoli Pnblio Furio , e Caio Flamminio entrarono coll' escrcito Romano nelle lor terre 1' anno 22,3. innanzi all" epoca di Cristo (2) . Non ci son note le guerre che furono tra' Galli , cd i Veneti prima di quel tempo, perciocche i piii degli antichi Scrittori non si son curati cii narrarci se non que' fatti de' popoli barbari , che concernono la Storia Romana o Grcca , che s' aveano proposto di scrivere . TMondimeno , benche delle cose loro poche memorie ci rimangano , ben si compren- de , che molte guerre furono tra Veneti e le nazioni Galli- che , e che percio varj furono in varj tempi i lor confini , siccome osserva ancora il Sigonio : Gallorum cum Vcnetis _, ct ipso rum inter se bella gravissima constat fulsse , quo fit ut in- certi etiam varum fines pw victorice ac temporis ratio ne re?jc- rianlur (8) . Che Verona fosse de' Cenomani fmche fu sottomessa da' Romani , come pretendono gF illustratori della storia Brescia- na j o che non fosse posseduta da questi popoli in nessun tenqjo , come vorrebbe persnaderci il MalFei , sono dunque opi- nioni da non potersi sostenere . Laonde dovrassi necessaria- men- (i) Liv. lib. y. cap. $f.j Giust. lib. *o. cap. j.; To'or.i. lib. 3. cap. 1. (a) Abbiamo da Polibio I:b. r. €■alli cisalpini (p) , forse perche soleano quivi per coinune comodo adunarsi a general concilio gli de- putati di tutte le repubbliche Galliche d' Italia , le quali per aitio erano da essa alfatto indipendenti . Ed e da notare spe- zialmente , che Vienna al R.odano , allora quando non era che un villaggio , chiamavasi metropoli degli Allobrogi (3) , e pircio veggiamo chiaramente , che questo titolo altro non de- notava se non , che qiuilo era il luogo delf adunanze gene- rail di quest! popoli (4) • E daxasi pur titolo di metropoli a quelle , da cui ebber origitie_ altre citta (5), e talvolta fiuono cosi dette ancora le citta celebri e frequentate , benche non avessero il primato nelia provincia (G) . Non (l) Litf. lib. 31. trip. 31. (1) Plut. n< lla Vita di '■!. cell • . (3) Strab. lib. 4. pig. a v ?. Ed. Amst. 1707. (4; Leggasi il Pel I ou tier Hist, des Ccltes 10m. i.pag. iy<. Ed. in 4., e lo Scaligero ad Euseb. Chroa. ann 1031. (y) Osserva lo Spanemio de Namm. Smyrn. che Atene fu detta metropoli di Smirna p rche fondaroHo quella citta alcum Ateniesji . Moltiakri eserapi adduce il Gi de ant. Ital met) < ■ 4. (/>) 11 dimoitra chiaramei dottissimo Gotofiedo ad Cud. Tlicod. lib. 33. fir. 3. I. XI. LIBRO SECONDO, CAP. II. 5 7 Non si puo negare, clic le voci metropoli c c#/;o sieno sino- nime , ed il Gagliardi nicdesiino , prode difensore della causa die' Bresciani , eruditamente dimostra, essersi usate indifferen- tcmente , cd avere un medesimo significato . Ora si osservi , < lie Yellejo , descrivendoci la famosa guerra sociale , in cui i Sanniti y i Marsi y i Pieenti , e varj altri popoli crano uniti in lcga contro i Romani , dice , clie i confederal! Corfinium Icgerant caput imperii sui (1) . Corfmio era de' Peligni, i quali crano de' meno potenti tra' collegati ; e veggiamo , clie que- sta citta non era , che la sede dell' assemblee generali della lega . Percio Diodoio e Strabone la chiamaho solamente citta commie , xoiwi iro7\t< . E il dctto Freinsenno disse , clie i confederati dopo alcun tempo , lasciata Corfmio , scclsero Isernia per tenervi i concilj generali : Corfinium deserunt ; Ae- miam in Samnitibus pubblici consilii scdem statuunt (a) . E si le^iie ancora , che due citta della Gallia oltramontana erano eapi di una rnedesima nazione : Vocontiorum civitatis fcederatcs duo capita y Vasio , et Lucus August i : opp'ida vero ignobUia, XIX. (3) . Deesi credere senza dubbio , che Plinio le chia- masse capi de' Voconzi perche fosscro citta nobili , ovvero perche que' pcpoli nell' una e nell' altra si adunassero alter- natamente a general concilio . Quantunque una nazione libera sia solita di far dieta in. una delle citta della provincia , e tuttoche vi riseggano i prin- tpali ma gist rati , non si puo gia dire , clie questa citia ab- l»ia preminenza, ne che percio acquisti superiorita di grado o maggioranza . Fan no continua residenza all' Aja tanti ragguar- devoli ministri delle Provincie unite , deputati al governo della repubblica , cosi che Vellejo senza dubbio chiamerebbe 1' Aja caput imperii; pur tuttavia ella e di grado inferiore a tutto quelle citta , e non si reputa che un nobilissimo borgo (4) • H Ciiia- (i) Veil. lib. %. cap. 16. II Freinsamio Suppl. Liv. lib. 7. cap. 47. chiamolla Caput conciiri publici . (i\ Freinsh. Suppl. Liv. lib. 16. cap. 3. - Plin. lib. 3. cap. 4. Alting. Notic. Germ, infer, p. 1. 68 BERGAMO SOTTO I CENOMANI Chiarisce vie meglio qaesto dubbio Cornclio Ncpote , i\ quale narrandoci i fatti d'Epaminonda , disse , che Tebe era caput tot'uis Qrceclcc (i), volendo dire , die di quel tempo era horentissima e possetite forse piii dell' altre citta della Grecia , le qaali per altro era no da essa afFatto indipendenti . Tuttavia per veder chiaramente come debbasi interpretare 1'addotto passo di Livio , cbe si crede tanto onorevole a Bre- scia , convien ricercare in qnal guisa si reggessero le repub- J»liclie Galliche , e osservare attentarnente se avessero citta dominanti 9 cui 1' altre fossero soggette . II Gagliardi , benche *i tratti di cose Galliche , si e credato , die a sostener la sua opinione bastasse l'additare alcune metropoli d' altre nazio- ni , diverse di rito e di governo j e pero s' e andato lunga- inente aggirando per Y Italia , per la Grecia y e per varie parti lieir Asia , e accenna varie citta decorate di questo titolo . Ma quel diligentissimo e dotto uomo , debbo pur dirlo , nel far questa ricerca ha versata molta erudizione indarno , poiche trattandosi di citta Gallica sono affatto fuor di propo- sito gli esempj , ch' egli produce di citta Italiche , Greche , cd Asiatiche . Certamente dovea egli volgersi ad esaminare la Corografia e la Storia Gallica , di cui non fa verun cenno . Ma si potrebbe forse presumere , che se ne sia tenuto lonta- 110 , couoscendo , non y' esser cosa alcuna favorevole al suo intento . Convien dunque far questo esame , il quale , benche ri- chiegga lunga digressione , forse non sara discaro a chi legge y atteso che que' moderni autori , che trattano della condizio- ne e de' costiuni delle nazioni Galliche , non hanno voluto spender tempo in far tutte quelle os«ervazioni , che potreb- bono meglio dilucidare la storia di que' popoli , e dalle quali dipende lo scioglimcnto della presente quistione . Benche ne' libri degli antichi poche notizie ci ri manga no intorno al governo politico de' Galli , pur si comprende , che quan- (i) Cum. Nep. Epamin. L1BR0 SECONDO , CAP. II. 5$ quando Cesare passo a far guerra a que' popoli , molti erano Lhcri , c le loio rcpubbliche erano miste d' aristocrazia e di democrazia (i) . Dov' egli ci deacrive i costumi e gl' instituti loro , dice, che la poveraglia per se nihil audet > et nullo culhi- betur consillo (2) : pur egli medesimo ci narra , clie molte vol- te si deliberavano cose importauti in pien popolo . Indiicioinaro Duce de' Treviri convoco tutto il popolo , e in questa generale adunanza fu sentenziato Cingetorige come nimico deila repubblica (3) . E pin chiaramente si comprende, qual fosse Fautorita del popolo da cio , che Ambiorige Duce degli Eburoni riapoae a Carpineio e Giunio messi de' llomani : sua esse ejusmodi impcria ut non minus habcret juris in se multi- tudo , quarn ipse in inultitudinem (4) • Dalla podesta del popolo si troveranno varj altri riscontri se attentamente si leggano i Iibii di Cesare (5). Ed e da notare ancora cio , clie de' Bel- lovaci c di Correo lor Duce scrisse Irzio : nunquam Senatuni tantum in civitatc , Correo vivo , quam imperitam plebem po- tuisse (G) . Che se vorremo esaminare la Storia de' tempi piu rimoti , vedremo , che quelle rcpubbliche erano democratiche . Abbia- mo da Strabone , che anticamente il popolo eleggea il supre- mo magistrate! , ed il capitan generale della milizia (7) ; e P e " (1) Alcuni I.etterati Francesi hanno scvitto, che al tempo di Cesare il Governo delle r u pijbbliche Calliche era aristocratko . Ma conviene eccettuarne molte che an- cora aell'acceooaio tempo si reggeano a popolo, edavtar.o conservate. l'antica li* berta democrat ica , che g'a era comune a tutte !e r.azioni Ghlhche ne' prisch? secoli . Sappiamo da Strabone che molte di quelle nazioni , non turte , aveano ultimamente introdotto il toverno aristocratico, lib. 4.pag. 301. Ed. Amst i7°7- E pero il Crcvier Hist. Rom. lib. 40. descrivendoci i costumi d' que' popoli al tempo di Cesare, disse assolutamente , che il governo aristocratico era ilpiu comune . (i) Caes. lib. 6. cap. 13. (3) Caes. Gall. lib. y. cap. $6. (4) Caes. Gall. lib. 5. cap. 2.7. (j) Benche tutti i Senatoii , che in quelle Repubbliche soleano essere molto numero* si, militassero nelle guerre contro Cesare , lib. i. cap. 18., pure veggiamo , che 1 Re , cioe i Generali degli eserciti , per lo piu , non deliberavano cose important! senza l'assenso della moltitudine . Caes. Gall. lib. 1. cap. 17. j hb.s* cap. 36.; lib. 7. cap. ii . (6) Hire. Gall. lib. 8. cap. »i. (7) S;rab. lib. 4. 6o BERGAMO SOTTO I CENOMANI pero veggiamo cliiaramente, die quelle nazioni non comincias- sero a sottomettensi all' aristocrazia se non negli nltimi tempi , ♦ lie precedettero le guerre di Gcsare ; e dobbiam credere , ebe le geuti Gallicbe veuute a conquistar queste provincie in quel- le priscbe eta , di cui parla Strabone , serbassero quella me- clesima liberta democratica , di cui godeano prima di lasciar la patria . Siane argomento , cbe i Senoni , ed altri Galli cisalpini, clopo aver assediata Gbiusi citta della Toscana , diedero udien— za a' legal i Romaui non in senata quodam Gallonun , sad jjo- tius in universi htlus populi Gallorum conventu (i) . Comunque si fosse , poco importa per era il sapere qua! fosse la condizione della gentaglia in quelle repubblicbe . Al- leso cbe sebbone volessimo supporre , cbe quest' ultima classe del pOpolo fosse suddita, e cbe rimanesse esclusa dalle pub- blicbe adunanze , da questo non si potrebbe gia inferire , cbe avessero metropoli o citta dominanti , cui 1 altre fossero soggette . Consta cliiaramente, cbe numerosissime erano ancora T al- tre classi , le quali per cbiarezza di stirpe , o per averi , o per qualsivoglia altro titolo erano distinte dalla minuta gento , ed aveano voce ne' concilj pubblici . Veggiamo altresi , ch« ogni provincia era divisa in pin cantoni , o popoli , e cbe ciascuno di essi , s' io ben discerno , eleggea tra' suoi un certo numero di soggetti maturi di sen no , deputati a comporre il concilio generale della repubblica 5 il quale Cesare ed altri cbiaman senato . Tuttavia non mi opporrei a cbi dicesse , clie non fossero elett-i per suffra-gj del popolo , ma cbe tutti quel- li delle classi distinte dalla poveraglia , giunti all' eta senile y avessero diritto di entrare in quest' adiinanza . Ma (i) Cosl il celebre Dr3chenborch interpreta il testo di Livio lib. y. cap. %6. torn. i. pag.159. Ancora ne' libri di Polibio abbiamo riscontri della liberta. democratica de' Galli cisalpini . Egli ci narra che i loro Duci senza l'assensodel popoloaveo no chiesti soccorsi di milizie ol tramontane , per mettcrsi in istate di far gue;:: a' Roman! , echcil popolo percio irritato ucaise i Duci, e rivolse Farmi coimo quelle geiui straniere lib, z. cap. 2,1. LIBRO SECONDO, CAP. II. ti Ma qualunquc fosse il modo di fare quest' elczione , sap- ■piam di ccrto , che non vi si ammettea piu d'uuo per fami- uli-.i (i) , e questi senatori , oh' erano in grandissimo numero, abitavano spaisamente per le citta e villaggi della provincia . E non abbiamo alcun motivo di credere , che si adunassero sempre in un luogo , ma per pin indizj si comprende , cho tale assemblea , la quale si tcnea di rado ,. si ragunasse or in qnostrt or in quella citta o borgo , secondoche richiedeano gli affari pubblici , o forse a piacimento del capitan generale della milizia , al quale da\asi titolo di Re (:>) . Per aver certezza di cio , clie s' e detto , non si potreb- be rieorrere a Scrittor piu antorevole di Cesare . Egli aveva fteso i confini del dominio Romano infirio all' estreme parti della Gallia oltramontana , dopo aver fatto guerra a que' po- ]>oli per parecchi anni , laonde pote aver esatta contezza de' loro riti ed iiistituti allora che non erano ancora stati alterati dal governo de' Romani . Che ciascuna delie nazioni Galliche fosse divisa in piu popoli o cantoni , detti latinamente pagi , i quaii si uni- vano a fo-rmare una repubblica , gia e cosa nota per niolti passi di Ce?are , e d' altri antichi Scrittori (3) . Per veder poi , che il Senato , in cui risiedea la massima autorita fosse nu- merosissimo . si osscrvi , che cinquecento novantasette senatori de' Kervj , popoli della Gallia settentrionale , furono morti da' Romani in una battaglia descrittaci da Cesare (4) . Per cio , ch'egli dice altrove , si comprende , che questi membri della repubblica erano sparsi per le citta e villaggi del- (i) Caes. lib. 7. cap. 33 . (2) Consta chiaramcnte dall'antica istoria Gallica che Aneroeste , Ersnno, Viridoma- ro , e varj altri chiamati Re de' Galli , non erano che capiran yenerali della mi- lizia. La loro carica era temporanea , e 1' autorita loro molto llmitata, non po- tendo deliberare cose iir.portanti senza 1' assenso della Nazione . (3) Caes. lib. 1. cap. iz.; lib. 4. cap. n. ; Liv. lib. 5. cap. 34, ; Plin. lie. 3. cap. 17. j Tacit. Annal. lib. 3. cap. 4?. Hist. lib. z.cap. 61. ; Eumen. Grat. Act. Const aug.. Fiinio facendo menzione de' Boj d' Italia lib. 3. cap. 17. soggiunge_, quorum fn- bus CX.II. fuisse auctoi est Cato . In questo luo^o la vocvi tribus e certameiue- sinonima della voce pagux - (.0 Ca.?. Gall, l.l. 1. cap. iii. 6a BERGAMO SOTTO I CENOMANI della provincia . Ci narra , clT esscndosi levati gli Edul con- tro do' Romani , Litavico autore della rivolta vcnne a Bibrat- te , citta principale di questa nazione , dove concorse a lui una parte de' Scnatori (i) ; il che ci da motivo di credere , esser veiinti qlielli , che abitavano ne' contorni , non i piu lontani , i quali f'orse non ebber tempo ne agio di farlo . E chi non approvasse quest' illazione osservi , che Litavico , per eccitar gli Edui a quella gucrra , mando nunzj per tv.tta la provincia (2) , e osservi altresi , che lo Storico non fa men- zione alcuna della citta principale ; argomento evidente , che gli ottimati ed i senatori , a' quali appartenca il deliberare , erano dispersi per tutto lo stato . E senz' andar leggendo i fatti de' Galli oltramontani , la storia de' nostri Cenomani il dimostra chiaramente . Vedem- mo , che il Consolo Cete^o , poiche ebbe accampato 1' eser- cito sulla sinistra del Mincio , volendo scoprire le intenzioni dc' Cenomani, non mando solamente a Brescia, ma ancora pe' bomhi e \illa£iii . Si e detto pur ora , che ogni nazione Gallica era divisa in piu cantoni o comunanze , dette latinamente pagi (3) ; ma e da notare , che ciascuna di queste comunanze era un com- plesso di molti villaggi , e si reggea senza dipendenza dal re- sto della nazione : in somma erano piccolo repubbliche ; e coloro , ch' erano distinti o per eta o per averi , componeano ancora il senato , cice il concilio generale della provincia , il quale si puo probabilmente credere , che non si convocasse se •ion una volta ogn' anno ? per eleggere il Re , cioe il ca- pi- (1) Cs.es. Gall. lib. 7. cap. 77. (2) Caes. Gall. lib. 7. cap. 38. (3) Tal volta si uso questa voce per dinotare un villaggio, ma piu spesso per sign:- ficar parte di una nazione, o di una provincia, ovvero un gran tratto di paese contenente citta e villaggi; cd e frequente nella Corografia , e nella Storia Gal- lica, e Germanica. Disse Ces3re Gall. lib. 1. cap. n. che 1' Elvezia, provincia moko vasta , in quatuor pages divisa est . Ma leggasi il Cluvero Germ. ant. pag. 113. Ed. Elzevir, j il Cellario Not. Orb. ant. lib. z. cap. 3. sect. 1.; il Davisio ad Cccs. Gall. hb. 6. cap. n.; e speciahrente il Eimard Dissert. 1. cap. 4. ap. Murat. Thes. inscript. torp.. 1. LIBRO SECONDO, CAP. II. G3 pitan generale , o allora clie si trattassc di delibcrar la guer- ra | o altro grave afFare comune a tutta la nazione . Tan to si raccoglie da piu luoghi do" coinmentaij di Cc- safe : ma convien addurre qualche esempio , onde mostrarc la, reciproca indipendcnza dclP accennate comunanze . Yennero a Ccsare ambasciatori da varj cantoni de' Mo- rini , nazione della Gallia Belgica , e poicli' eLbe.cori cesi con- chiusa la pace , man do Sabino e Cotta con una parte dell'eser- cito eontro gli altri cantoni della medesima nazione , clie non gli aveano man data ambasceria (i) . Da cio si comprende chia- ramente , die ogni cantone si reggea senza dipendenza, echo queste comunanze , o piccole repubbliclie , non si univano a f'ormare nn maggior corpo , se non per la comune sicurezza . Si potrebbono addurre varj altri argomenti della reciproca in- dipendenza di queste comunanze, che per brevita si tralasciano . Col lume di queste notizie vodremo , che Appiano e Piu- tarco non dissentono da Cesare , dal quale paiono esaere molto discordi . INomina Cesare da ottantasette nazioni Galliche , debellate nella lunga guerra , ch' egli fece in quelle parti . Plutarco riferendo que' fatti scrive , aver Cesare sottomesse trecento genti (2) 5 Appiano ne annovera quattrocento (3) . I moderni critici , i quali talvolta sogliono tagliar que' nodi , che sono difficili a scioglicre , dicono , che per negligenza de' copisti sono stati alteraii in questo luogo i codici d' Appiano e di Plutarco , e che si deono cprreggere accordandoli colic memorie lasciateei da Cesare. . Ma se si rifletta , che ciascuna delle nazioni , da esso nominate comprendea piu cantoni o genti tra se distinte , agevolmente si potranno conciliare in- sieme gli accennati Scrittoii , senza incolparne i copisti , a' (juali talvolta , per usck d' impaccio senza molta fatica , si at- tribuiscono errori , che non commisero (4) • E sic- (i) Caes. Gall. lib. 4. cap. 22. (i) PI u tar. nella vita di Cesare torn. 4. pag. ti6, Ed. Lond. 1713. (3; Appian. Storla dell terrc Civile lib. i. pag. 8yo. Ed. Amst. 1670. (4/ Uicora il dotto aucore dell' Esprit Militaire Frangois pig. \%%. QssefTa che Ap.- piauo, e Plutarco chiaraan naziooi,, varie co>uuua:ize cantoni delie provinct'e 64 BERGAMO SOTTO I CENOMANI E siccome varj cantoni o comunanze di una medesima nazione soleano star uniti e tener congiunte le forze a co- inune difesa \ cosi accade talvolta , che due o piu nazioni per maggior sicurezza si unissero a formare una sola repub- blica . Gosi feccro i Parisj ed i Senoni sopra il tempo di Ce- sare \ e piu anticamente fecero lo stesso i Suessioni ed i Pic- xni (i) . E quanto alle nazioni Galliehe d' Italia veggiamo , che similmente si unirono i Boj , i Lingoni , e gli Anani , i quali percio dagli Sciittori sono tutti compresi sotto ii nome di Boj . Ognuno sa , ch' essi tennero tutto quel gran tratto , che da' contorni di Piacenza si stende lino al mare Adriatico , e clie secondo Plinio era diviso in centododici contorni o tri- Lu (2) . Per non csser diffuso piu che la materia non richiede , debbo pretermettere varie altre viflessioni , che ci farebbono meglio conoscere lo stato e la condizione di quelle genti , e che forse ci darebbono modo di sciorre varie difficolta, che s' incontrano nella Storia e nella Geografia di que' tempi . E per ora basti Y avvertire , che siccome piu nazioni o repub- bli'che si unirono e divennero mi sol corpo , cosi per lo con- trario avvenne , che qualche nazione rompendo 1' unita si di- vise in piu parti ; colpa delle fazioni , le quali , scrive Ce- sare , teucano in dissenzione le provincie , i cantoni , e infino le iamiglie (3) . Gia vedemmo , che non tutti i cantoni delia nazione de' Morini chiesero la pace a Gesare \ e non era cosa rara , ciie parte di una nazione fosse in guerra , mentre Pal- lia parte si stava in pace . Queste , e altre tali division! , erano frequenti nelle repubbliche Galliehe , ed erano effetti della barbara politica di que' popoli . II Galliehe, e soggiunge che alcuni di que' cantoni eleggevano il loro Re, o Duce particolare , di una autorita cemporanea , e limitaia . (i) Cats. Gall. lib. 6. cap. 3. et lib. 2. cap. 3. (x) Hin. lib. 3. cap. 15. (3) In Gallia non solum in omnibus civitatibus atque in omnibus pagis , sed pene £!i.am in $t< gulis doniibus factionts sunt. Ca< . I. Lb. 6. cr.p. u. LIBRO SECONDO, CAP. //. 63 II leggitore gia e persnaso , che quelle nazionl non avcs- sero citta dominanti , atteso massimaniente die la reciproca indipendenza de' cant on i o comunanze componcnti una rc- pubblica escludea onninamente talc superiority . Oltredichd avra osservato , clie sebbcne prescindessimo dali' acceunata in- gipendenza, abbiamo varj altri motivi di credere , che nessuna citta avesse diritto di soprastare all'altre, e che per conse- ien: a Brescia noji avesse giammai la preminenza che alcuni Tantano . Ma benche di cio siasi detto abbastanza , pure non sono da dissimulare j ne da trapassare senza risposta alcune obbie- zioni , che potrebbono esser fatte , ne deono tacersi alcuni al- tri argomenti , che confermano ad evidenza le verita , che ho prese a dimostrare . Parmi d' udire taluno chiedermi in qnal guisa dovrassi in- terpretare il passo di Livio , in sul quale si fondano gli Scrit- tori Bresciani . Ma chi ha posto mente a cio , che s' e detto delle repubbliche Galliche , e de' varj significati della voce c#- put , agevolmente potrebbe rispondere a tale istanza . E oltro a cio chi vorra attentamente esaminaie il contesto di quel passo vedra , che si pud variamente interpret are . Dice quivi lo Storico , che il Consolo Romano dopo es- sersi accampato co' suoi lungo il Mincio , scopri le intenzio- ni de Cenomani mhtcndo per vicos Cenomanorum , Brixiam- que j quod caput gentis erat . Ci de*cri\e pci la battaglia , in cui i Romani furono vineitori , e SQggiugne : oppida qua de- fectionem secuta erant dedidcmnt se Romanis (1) . Donde si raccoglie primieramente , che gli ottunati ed i senatori , a' quali spezialmente appartenea il deliberare , non soleano far residenza in Brescia, ne in nessun' altra citta della provincia , se non in caso , che gli affaii deila nazione richied esser o , che 1 vi- CO l.'v. lib. 31. cap. 30. II dotto autore della moderna edizione di I-ivio fatta in Parigi 1748. dimostra chiaramente do vers i interpretare questo passo: oppida Ce- nomanorum qua; defect ionem [nsubrium secuta erant } dediderunt se . SiiniJmente il Rollin Hist. Rom. lib. xz. §. 1. C6 BERGAMO SOTTO I CENOMANI vi si adunasse il concilio generale . E veggiamo puHs , che so- lamente una parte della nazione avea preso 1' armi contro i Romani , siccome osserva ancora un dottissimo Jetterato Bre- sciano , il quale scrisse , die qaella parte della provincia , rjuce in arm'is tunc erat 7 Brixiam &i vicos tantum contincbat (r) . E perche dunque non potra dirsi , che Livio cliiamando Brescia caput gentis , voile dire di quella gente , o di quel cantone , ch' era in arme , non gia di tutta la nazione ? Non mi si opporra , clie se di que' tempi nessuna provincia Gal- lica ebbe capo o citta dominante , non e da credere , che 1' avesse un cantone o una parte della provincia , atteso che gia osservammo aver i latini qualche volta usata la voce ca- put per significare , non gia una citta signoressa o dominan- te , ma citta o luogo nobile , e piu frequentato degli altri . Convien ricordarsi di cio , che s' e detto in questo proposi- to, e che Cornelio Nepote chiamo Tebe caput totius Grcecice , volendo dire , ch' era divenuta celebre sopra tutte le citta dells provincie Greche . K s' aggiunga , che siccome gli accennati cantoni o co~ munanze eran piecole repubbliche , che si reggeano da se , e con reciproca indipendenza , cosi dobbiam credere , che in ciascun cantone fosse una citta , un castello , o un villaggio , destinato alle diete particolari di eoloro , cui era commcesa 1' amministrazione degli aflari di quella comunanza. Anche oggidi veggiamo alcuni popoli d' Europa reggersi non molto diversamente dalle nazioni Galliche . Le assemblee particolari di ciascun cantone si fanno sempre nel luogo principale , c piu opportuno , e si chiama capo di quella comunanza; e le diete gentrali si fanno a vicenda in varie citta o borghi della provincia reciprocamente indipendenti . Ma snrebbe bello , se cercando piu oltre scoprissimo , che T addotto passo di Livio , di cui hanno fatto si grand' uso gl' illustratori della storia Bresciana , e ch' e stato cagione di tan- (i) Mem. istor. crit. pag. 143. n. 35. LIBRO SECONDO , CAP. IL 67 tante dispute , tone alterato e 11011 sincero . E per verita ab- biamo gran motivo di credere , cbe le stampe in questo luo- go noti serbino la vera lezione dell' originate . 1 ) a e6se discordano due antichi manoscritti di Livio , i quali hanno : Brixiamque qua quasi caput gentis crat (1). Ben di rado s' incontrano ne' manoscritti errori di addizione , e 21011 e verisimile , che i copisti per bizzarria abbiano voluto a^giuguere il quasi , cbe leggesi negli accennati codici , e po- tremmo ragionevobnente credere , cli' essi ritengano la lezione dell' originale . Per lo contrario osservano il Vossio , ed al- 1 1 i moderni critici , essere fiequentissimi gli errori di omis- sione (2.) , atteso die sogliono deiivare da inavvertenza e da negligenza , vizj tanto comuni . Ed e spezialmente da riflet- tere , clie trovandosi accoppiate due voci poco dissimili , ncl trascrivcrle bene spesso accade , cbe si salti o F una o F altra, vain e iorse accaduto in questo luogo di Livio , essendo assai facil cosa F omettere una delle due quce quasi , cbe ognun vede , esser poco diverse nel suono e nelle lettere . Cosi divenuto mancbevolc il testo per 1' inavvertenza d! un copista , gli altri poi nel trascriverlo avranno per necessi- ty propagata la scorrezione in altri codici , trasfondendola final- mente ancora nelle stampe , le quali ben sappiamo essere sparse d' infiniti errori , cbe la moderna diligenza va cotidia- namentc scoprendo col mezzo de' manoscritti, a' quali oggi pin cbe mai si suole aver rieorso . Che cbe ne sia , certamente convien dire, cbe la lezione vulgata e molto dubbia , e cbe vacillerebbe F opinione , cbe ora s' impugna , eziandio se si tacessero tutti gli altri argo- menti , cbe la distiiiggono . JNulladimeno per ultimo sigillo della proposta verita mi 61 a conceduto di soggiugnere alcune altre riilessioni , le quali da Ci) Leggansi le Osservazioni del Dracheaborch ad Liv. lib. 32. cap. 30. Serba la sressa lezione ui Codice d'Oxford addotto da Tomraaso Hearne nelia preg : atissima sua edizione di Livio , fatta in Oxford 1708. iz) Yoss. Commtnt. ui CululL pig. 14;. G3 BERGAMO SOTTO I CENOMslNI da per se bastercbbono a mostrare con evidenza , che nessuna nazione Gallica ebbe metropoli , clie avesse diritto di regger 1' altre citta della provincia . Fa menzionc Gesare di varie citta della Gallia oltramontana , le quali essendo delle piu celebri , da varj storici e geografi sono chiaraate metropoli o capi di quelle provincie . Ma Gesare , che piu d' ogn' altro antico Scrittore era informato della lor condizione , rion chia- mo mai alcuna di quelle citta ne metropoli ne capo , no diede loro alcun altro titolo indicante siqieriorita , o diritto di reg- ger 1' altre - La principal citta de' Biturigi era Bourgcs , Aoaricum 7 e percio alcuui Scrittori la chiamano capo di questa nazione ; non gia Gesare , il quale scrisse Avaricutn maximum et muni- iissimum oppidum BUurigum (i) . E facendo menzione della prima citta degli Edui disse Bibracte oppidum longe maximum 9 et copiosissimum et apud E.luos maximce auctorita- tis (2.) . E si avverta , che quest' ultima voce presso Gesare signilica stima e riputazione (3) . sogliono pure alcuni appellar capo de' Sequani Bisenzone , Fesontio , che Gesare chiama sol tanto oppidum maximum Sequanorum (4.) . Egli nomiua pur moke citta principali di varie nazioui Galliche , ma non disse mai , che alcuna fosse lor capo (5) , siccome le chiamano al- cuni moderni Scrittori . Ed e pur cosa degna d' osservazione , ehe Gesare rifcrisee varj fatti di molte nazioni Galliche , senza nominal" mai al- cuna delle loro citta ; e non accenna nelle sue memorie se non ventotto citta , benche nomini forse ottantasette nazioui da lui sottomesse . Oltrediche gia sappiamo , ehe alcun e di esse non aveano citta veruna, come i Menappj, i Morini (6),. e for- (i) Cacs. Gall. lib. 7. cap. 13. (i) Caes. Gall. lib. 1. cap. 23. II d'Anville, ed altri credono die questa citta sia Is stessa che Autun , latinumente Augustoilunum . (3 ) Leggansi le memorie di Cesare Gall. lib. 2. cap. 4. 14. (4! Caes. lib. 21. cap. 38. (f) Aticora Dione dove riferisce que' fatti di Cesare , nomina le citta prnc'pali dc Sequani, e ds' Biturigi, ma non disse gia., che i'osseio lor metropoli, o capi. (f) Dione lib. 39. LIBRO SECONDO, CAP. IT. 69 e torse molte altre ; argomento irrefragabile della rcciproca indipendenza dc' loro cantoni . Ma pasiiamo a redere se 1c nazioni della Gallia Italica ebbero citta dominant! , e diamo un' occhiata a' libri di Stra- bone . Die' egli , che Milano , citta insigne al suo tempo , fit knticaraente Tillaggio e metropoli degl' Insubri (r) : ma gia esservammo , che questo geografo diede titolo di metropoli ancora ad un villaggio degli Allobrogi , e vedemmo chiara- mente , che questo titolo non denota dominio , ne diritto di governare gli altri popoli della provincia . Laonde Plntarco laccndo menzione di Milano , non la chiamo metropoli degl'In- subri , ma disse in generale , cb' era metropoli de' Galli cisalpini , il cbe conferma cio , che s' e detto del signriicato di questa voce . Ora ascoltiamo Polibio , quell' accuratissimo istorico , cbe fiori da dugent' anni prima di Plutarco e di Strabone , e che 1 viaggiato in queste nostre provincie . Egli dunque nar- rando le guerre de' Romani contro i Galli , dove parla di Milano , dice solamente , ch' era il luogo piincipale degl' In- subri (11) . Fan no pur menzione di questa citta ancora Livio , Eutropio , Orosio , ed altri autori latin i , ove descrivono le guerre Galliche , ma nessnno la chiamo mai capo degl' Insubri . E quanto all' altre nazioni Galliche , cbe da' coniiui degl' Insubri si stendeano verso occidehte fino all 1 Alpi , per- deremmo il tempo in ceicare ne' libri degli antichi ale una citta di quel tratto , distinta col norae di capo , o con altro titolo , cbe impdrti superiority e giuridizione . Possiam dire altrettanto degli altri Galli d' Italia. Ci nar- rano i fatti de' Senoni pareccbi antichi Scrittori , ma non 1 anno parola , da cui si possa desumere , che vi fosse citta o di questa nazione . Cosi diro degli Anani e de' Lingoni : ma gia osservammo esser molto probabile , che si nnissero a' Boj , e che ibrmando con essi un sol corpo , ibsscro poi tut- ti (1) Strab. lib. +, (y, lib. 1. cap. --. 7 o BERGAMO S0TT0 I CEJSONAMI \\ compresi sotto questo nome . Sappiamo , ch' essi tennero gran tratto di paese , e chc le loro guerre co' Romani diede- 30 molta materia agli Scrittoii di storic . Ora clii mi sapreb- be additare una citta , la quale possa dirsi fondatamente es- scre stata capo di qucsti popoli (i) ? Se volessimo investigar piii oltrc troveremmo varj all 1 i ■riscontri dell' accennata indipendcnxa . Ma chi ha posto men* te a cid , che s' e detto degl 9 istituti di quelle nazioni , ha pa veduto cliiaramentc , che il loro governo politico cschulca onninamente i'immaginata giuridizione , e che percio non ab- biam trovato nella storia Gallica indizio alcuno di citta do- jninanti . Dunque ancorche volessimo prcscindere dagli acccnnati manoscritti di Livio , e supporre per vera la lezione vulgata dell' addotto testo , uuico appoggio degl' illustratori della sto- ria Bresciana , dovrassi necessariameute interpretar quel passo d' altra maniera , ch' essi non f'ecero . Or vedi quanto s' allontanino dal vcro que' dotti Scrit- tori , asserendo (2) , che Brescia fosse citta dominant e , che desse legki a Verona , che Verona paruit Brixicc , e che fossero sot- topostc Bergamo., e tntte 1'altre citta della provincia . Le vaiie rii!essioni , che ahbiam fatte per dilucidare questa materia , ci dan lume a sciorrc altri nodi , che s' in- contrano sella storia Gallica , e intorno a' quali gli storici cd i geograii si sono fmora aflat icati iudarno. Ma non e di que- sto luogo F accennare tutti que' dubbj , che si potrebhono ■chiarire mediante 1' addotte osservazioni , poiche io non m' ho proposto di scoprire se non quelle verita , che illustrano la 6toria patria . C.4- (1) II Malvasia nelle sue Osservazioni sopra gli Antichi Marrai Bo!or,nesi pag. 141., 49)., ed un a!tro letcerato suo coneittadino , ivi pag. 3X6. , d'ssero che Eol fu metrcpoli , cioe capo de' Boj , ma non aJJusscro autoiita ne ragione al cui appo^giare questa lor'opinione . (3.) R;emmi 1st. crii. pag. 163.; Eaitelli fllcrn. istor. exit. pag. iS6.j Gagliardi , wi 7* GAPITOLO III. Bergamo per alcuni secoli citta principals dc Ccnomani . s e non avessi fatto constare ad cyidenza, clie lc provincie Galliche non aveano citta dominanti , e che gl' instituti di quelle repubbliche escludean onninamentc 1' immaginata di- pendenza ; non mancherebbono argomenti , onde indurci a credere , che Bergamo fosse capo de' Cenonami , e che ad essa fosrero subordinate F alt re citta della nazione . Dunquo iasciando iuconcussa l'accennata verita , dimostrero , chff al- meno ne" primi secoli dopo F invasione di que' barbari fu la principal citta di questa provincia . Vedemmo , clie Bergamo gia eia citta molto antica quan« do i Ccnomani venncro ad occupar queste regioni , e che lo citta di Verona e di Brescia non esisteano allora . S' aggiun- ga , che que' popoii aveano in costume d' abitaie sparsamente per le campagne (1) , e pero da principio non costruirono se non alcuni casali . Ognuno sa , che Milano riconosce la sua prima origine dagl' Insubri , venuti d' oltremonti pochi anni innanzi : ma e da notare , che per lungo tempo non fu che una borgata (2.) ; cioe un mucchio di case senza ricinto di nuira , che nel corso d' alcuni secoli venne crescendo , e di- Venne finalmente citta insigne . Ancora Y altre citta d' origine Gallica non ingrandirono se non molto tardi ; dondc possia- mo inferire , che Bergamo , la cui origine precede di molti ?ecoli la venuta de' Galli , fosse per alcune centinaia d' anni la principal citta de' Ccnomani . Mi si opporra forse , che la loro provincia non compren- dea solarnente Verona , Brescia ? e Bci(ga*no , ma Trento ah* tre- 0) Polib. lib. r. cap. 17. sappiamo da Strabone lib, y. yag. 3*5. El. JmsU 1707. r-n BERGAMO SOTTO I CENOMANI tresi , c Man t ova , e Cremona . Ma prescindendo dalP origine iavolosa , che Virgilio e Servio suo scoliaste attribuiscono a Mautova ; gia osservammo , die i luoghi bassi , e vicini a' fiumi , eranq allora paludpsi e mollicci , e che non erano abi- tati ne colti . Tuttavia non si pud negare , die Mantova fosse ibndata dagli Etruschi ; ma e molto verisimile , die alcuni di questa gente , per inettersi al sicuro dalle violenze de' Ceno- mani , si ritirassero in quell' isola diserta e lotosa , costruen- dovi una borgata ; e che questi contjuistatori in progresso di tempo la crcscessero d' abitazioni e di popolo . Quanlo a Trento , the riconosce la sua origine da' Reti, caccrati tra quelle montagne da' Cenomani (i) , nessuno vorra credere , che quelle genti impoverite e fuggitive fondassero una citta , e possiamo tener per certo , che fossero assai te- nui que' suoi principj , e che poi avendo i Cenomani estcso il lor dominio iniin la oltre , aggrandissero quel casale , la- eciandovi una colonia . Dell' epoca di Cremona non accade disputare ; e che ab- biano immaginato alcuni Scrittori , per darci a credere , che antichissima sia la sua origine, egli e cosa indubitata, ch' esea non comincio ad jngrandire , e non diyenne citta , se non molto tardi , per una colonia dcdotta*i da' Romani quasi quat- tro secoli dopo la venuta de' Cenomani (a) . S' aggiunga pure , che i Reti , ed altri antichissimi po- poli Italic! , lorse discacciati di queste provincie dalle nazioni Galliche , c ridottisi la nelF interne parti dell' Alpi, non tro- yando talvolta di che vivere in que' luoghi selvaggi ed infe- tfondi , scorreano di quando in quando i vicini paesi , per sac- cheg- (i) Che Trento avesse origine da* Reti il disse Polibio lib. 3. cap. xo. il quale sog- ghigne che questi popoli erano Etruschi , cacciati tra quelle montagne da' Galli , sicco'/iie scrisse ancora Giustino lib. to. cap. <;. Attribuiscono a' Reti F.trusca or : - g;ne ancora Livio lib. i.cap. 33. e Pabhreviator di Srefano. D' onde si compi che Trento non ebbe principio se non dopo la venuta de' Galli. ( ) ; ' ;>. lib. 3. cap. 40.; Cellario Not. Orb. ant,, lib, z. cap. 9. sect, i.j Cluvc:.o . ant. pag. 2J4. LIBRO SECONDO, CAP. III. 7 3 cbeggiarc c far preda (i) ; onde possiamo verisimilmente pen- sile , (he Bergamo , essendo assai vantaggiosamente situata , forte pin d' ogni altra citta delia Gallia Italica , e si en ra dalle scorrerie di quegli alpigiani , fosse ancora di que' tempi assai copiosa d' abitazioni e di cittadini . Dalle addotte osscrvazioni potremmo forse desumere iin'al- tra verita , die 11011 dovrebbe taceisi da clii va illustrando 1" antica Storia di Bergamo . Leggiamo nelle Memorie dell' Ac- cademia Parigina di Letteratura , die ancora ne' tempi ante- I ! onti alle conquiste di Cesare ciascuna delle nazioni Galli- clie adunavasi a concilio nella principal citta della sua pro- vineia (2) . Laonde potremmo ragionevolmente presumere , clio ancora i Cenomani tenessero in Bergamo le generali assemblee , in cui soleano deliberar guerre, leggi , ed altre cose, che in- teressavano tutta la nazione . Non repugna a quest' opinione cio , cli' io dissi nel ra- gionare del governo politico di que' popoli , attest che deonsi eccettuare que' casi , in cui gli afuiri della nazione richiedes- sero , che si tenesse 1' assemblea in altro Juogo . Dunqne avendo vetluto, ehe Bergamo era gia molto antica e popolata , quando F altre citta de' Cenomani erano ancor novelie e scarse d' abitatori e di popolo , dobbiam credere, che Bergamo , almeno per alcuni secoli , fosse la principal citta di questa lega , e che per lo pin vi si adunasse il ge- neral concilio della nazione . K CA- (1) Strabone lib. 4. pag. jij.JEci. Amst. 1707. accenna varie genti alpigiane, indigen- ti . e rapaci , che ne' primi tempi abitaron 1' Italia. Abbiamo varj motivi di cre- dere che foss^ro Etruschi rifuggiti cola dopo V invasions de' Galli . Leggasi Livio lib. y. cap. 33. 3y. Ma io tengo altresi che questi conqu ; statori in progresso di tempo stendessero i lor confini molto adentro nell'Alpi, e non mancano auto:;t* e ragioni per dimostrarlo . (i) Mdm. de I' Acad, des Belles Lettres torn. 19. pag. J03. e seg. 74 CAPITOLO IV. Vittorle dc Romani su Galli Cisalpini ' 9 e come Bergamo pass* sotto il dominio dl Roma . E cosa nota , che le nazioni Galliche d* Italia termero per lungo tempo in gran gelosia e timore la Repubblica Romana . Ora e da osservare, che i Cenomani soli furono quasi sempre in lega con essa , c chi ha letti gli annali di que' tempi arra veduto , che i Romani senza 1' aiuto de* nostri avrebbero for- se dovnto succumbere alia forza di queste bellicose nazioni . Leggiamo , che F anno aa5. innanzi alia nascita di Cri- sto i Boj , gl' Insubri , ed altre genti Galliche , unite in le- ga si levarono contro i Romani , i quali atterriti all' avviso di questa gran mossa si disposero con grande sforzo alia di- fesa , ragunando da centottantamila soldati . Nel medesimo tempo i Veneti ed i Cenomani si mossero contro i Galli con- finanti ([) , per divertir parte delle forze , che questi aveano jrivolte eontro i Romani , i quali percio poterono rispiguere i niinici , e linalmente riportarne intera vittoria . Dopo tre anni i Cenomani presero F armi nuovamente In favor de' Romani , vennti in queste parti a far guerra agF In- subri (a), e fu la prima volta , che si vedessero F armi Ro- niane di qua dal Po . Accesasi di poi la seconda guerra Cartaginese , e sconfit- ti i Romani da Annibalc al Tieino , tutte le nazioni Galli- che unirono le loro forze a quelle de 5 Cartaginesi , eccetto i Cenomani , i quali tennero co' Romani (3), e furono con essi al- (:) Polib. lib. x. cap. 24. (2) Foiib. lib. 2. cap. 32. (3) Liv. lib. 2i. cap. 55. prima di entrar a d°scrivere qu^lla barttsglia, d'sse: Duals viginti millia Romtnorum eranl , auxilia prceterea Qenorrtunorum: ea sola in fide manserat Gallica gens. E piii okre cap. <$6. ci ntrra : adversus Gallos an~ vciliares agi jussit Annibal . Ex templo haud daimni facere fugam: additus quo- rue uovus tenor Roman is , ut fusa auxilia sua mderuat . GU stonci Cauoa, c LIBRO SECONDO , CAP. IV. 7 5 alia battaglia seguita non lungi dalla Trebia 1' anno Z 18, in- nauzi all' epoca Cristiana . I Cenomani cbbero i'orsc qualcbe motivo di non esser scm- pre costanti nell' aderire a' llomani , poicbe Y anno 200. avanti la suddetta epoca Amilcare Cartaginese , il quale dopo 1' ac- eennata guerra era rimasto in Italia , indusse gl' Insubri , i Cenomani , c varj altri popoli a prender 1' armi contvo i Cremo- nesi e Piacentini , colonic de' llomani . Ma questi se ne spao ciarono ben presto , mettendo in rotta Y esercito di confedc- rati mentre stavano assediando Cremona (1) . Finalmente 1' anno 197. gl' Insubri , cbe piu volte eranc* stati vinti , non mai domati , i'urono di nuovo in armi , e sentendo venire alia lor volta il Consolo Cornelio Gctego con- ducente 1' esercito Romano , vennero ad accamparsi lungo la destra riva del Mincio , dove alcune migliaia di Cenomani abitanti di que' contorni si unirono agf Insubri per far front© a' Rom an i , i quali venuti a battaglia ebbero compiuta vitto- ria y e sottomisero quella parte del paese de' Cenomani , i cui abitanti aveano prese 1' armi a favore degl' Insubri (2) . Le storie de' tempi susseguenti non fanno piu menzione alcuna de' Cenomani ; se non cbe ci nana Livio , cbe dopo dieci anni Furio Pretore della Gallia spoglio iniquamente i Cenomani delle loro armi . Essi ebbero ricorso al Senato Ro- mano , cbe deputo al giudizio di questa causa il Consolo Emi- 3io . (Questi , conosciute false le accuse , fece render 1' armi a' nostri , privd Furio della carica , e scacciollo della provin- cia (o) . Ora cbi vorra far qualcbe riflessione sopra questi fatti , potra comprendere alcune verita , clie banno sfugsito Y occbio de* Roville lib. 16. Sognarono che que' Cenomani erano un drapello, une poignde . N'-s?un antico Scrittorc il disse ma; ; c dall' addotto testo di Livio ben si com-» preruie che fossero in gran numcro. (1) Liv. Ub. 31. cap. 10. 21, (2) Liv lib. 32. cap. 30. ';, Liv. lib. 39. cap. j. 7 C BERCJMO SOTTO I CENONAMI de' nostri storici . Si osservi primieramente , clie non tntti i Genomani s' ingerirono nella guerra , di cni s' e detto ultima- inente , ma solo i Bresciani ed alcuni altri di que' contorni , siccome vedemmo altrove . E pero essendo cosa certa , clie i Bergamaschi allora non fecero alcuna mossa contro i Roma- jii , potremmo verisimilmente credere , che non pigliassero parte ne pure nella guerra , clie i Genomani , e tutti gli altri Galli d' Italia ebbero co' Romani tre anni innanzi (i) . E se cio s' abbia per vero , ne seguirebbe , che i Bergama- schi soli tra tutte le genti Galliche d' Italia fossero sempre stati aderenti a' Romani . Ma lasciamo le cose dubbie , ed osserviamo una verita evidente , che non e di piccol momento alia storia patria . I Bergamaschi , differenternente da tutti gli altri Galli 9 non furono sottomessi all' imperio di Roma per forza d' armi , ma si per volontaria dedizione . Si iirletta , clie- i Romani dopo aver sottomessi i Bresciani , vinti nelF accennata battaglia presso al Mincio , non ebbero phi guerra co' Genomani . L 9 il- lazione e indubitabile . K quanto al tempo della dedizione de' Bergamaschi , si puo credere, che seguisse l'anno 196. innanzi all' epoca di Cristo , cioe poco dopo la celebre vittoria , che il Consolo Mai cello riporto de' Gomaschi e de' Milanesi , anzi di tutti gl' Insubri (3) ; essendo cosa probabile , clie allora i Bergama- fchi veggendo soggiogate tutte le genti Galliche convicine , arich' essi spontanearaente , e a condizioni vantaggiose si des- sero a' Romani . Donde si potrebbe pur congetturare , chei-1 Gonsolo Emiiio aresse particolar riguardo a' Bergamaschi , al- lora che rende 1' onore e 1' armi a' Genomani , e condanno il Pretor della Gallia . LI- (1) Parra molto probabile quest' opinicme a chi osserva che Amikare fit il motcue delle accencate due guerre del 200. e del 197. Liv. lib. 31. cap. ic-j LI. 32. cap. 30., e siccome nell' ultima 11011 po:e indurre i Bergamaschi a preader 1'ar- mi, cosl e molto verisimile il dire, ch'egli cento indarno di sedurli ancora :: precedence . Veggansi ancoralc riflessioaidel Crevier sopragli accennati passi di Li (2) Liv. lib. 3. cap. 36. 37- 7? LIBRO TERZO STATO E CONDIZIONI DI BERGAMO SOTTO V IMPERO DI ROMA . GAPITOLO PRIMO. Condlzlone di Bergamo sotto V Impero di Roma. N, _L l| on ricerchero qual fosse la condizione di Bergamo e delle altre citta dell' Italia Gallica nel primo secolo ? che corse dope* la loro sommessione all' iiftperio di Roma , atteso die ne han. trattato eruditarnente il Sigonio (r) , il MafFei (2) , ed altri modenii autori . Laonde passero ad osservare, clie F anno 88. innanzi all' epoca Gristiana Pompet) StraI>one, padre del gran Pompeo , dichiaro colonie Latino Bergamo e molte altre citta traspadane (3) . E siccome fnrono sollevate a questo grado senza mandarvi coloni Rom mi , cosi furono esenti da' gravissimi danni , cni do- veano soggiacere qne' popoli , nel cui paese si deducea una colo- nia. Ognuno sa, die rimaneano spropriati di gran parte de' loro terreni , che si assegnavano a' nuovi ahitatori cola dedotti , i quali molte volte si traevano dalla piii vile e disperata cana- glia del popolo di Roma , che di quando in quamdo era ne- cessario purgare da qnesta feccia (4) . Ed e pur cosa nota , che chiunque saliva alle prime ca- liche nelle citta clichiarate colonie Latine , divenia cittadino Ro^ (1) Sigon. De Ant. jure Ital. lib. r. (1) MafFei Veron. illustr. lib. 3. (3) S;gon. lib. 3. cap. ». ; Mafci Ricer. istor. §. Sj Pauvin. Anti-quit. Veron. lib. »„. c ip: it. (4) Mem. dc I' Acad, das BeUet Lett res torn. 4. pig. z')t. tf BERGAMO SOTTO I ROMANI Romano , e potca militarc nelle legioni , cd aspirare a' supre- mi gradi in qmdla repubblioa . E oltre a questo le citta la- tine non erano soggette alia giuridizionc del Reggente della provincia , e godeano di varie altre immunita , dellc quali non accade ora far menzionc (i) . Finalmente F anno 49- innanzi all' epoca snddetta i Ber- gamaschi 9 anzi tutti i Traspadani , ottenncro dal Dittatore Giulio Cesare 1' intera cittadinanza Romana (2.) ; e cosi di- venne vie migliqre la lor condizione , di gnisa clie i nostri cittadini poteano dar il voto ne' comizj di Roma; esenz'aver esercitato cariche municipali poteano conseguire le supreme dignita in quella repubblica (3) . Non audio annoverando gli altri vantaggi ed immunita de' cittadini Romani , per non ripetere noiosamente eio , che ^ia e stato scritto ben mille volte . Ed e pur soverchio , che io ricordi a' leggitori , clie chiunque era ammesso al numero di que' cittadini , si ascrivca ad una delle tribu , nelle quali era diviso il popolo Romano , e sol debbo avvertire, che i Ber- ^amaschi lurono ascritti alia tribu Voltinia , come consta da parecchi mar mi , che si sono scoperti nella citta , ed in varj luoghi del contado , e che ora si veggono raccolti 11 el pub- blico museo (4) . Lascero pur di ragionare delie tribu 9 per non ingrossar il volume con erudizioni oggimai divennte volgari , e diro so- lamente , che la Y r oitinia In del numero dell' antiche tribu instituite da Servio Tullio (5) , le quali erano rip ut ate le piii nobili . Non e da tacer ne pure F error dell' Orsato , del Gra- vina , e dell' Aichero , i quali scrissero , che questa tribii trasse il (1) Veggasi il Bitnard Remarq. instr (z) Dions lib. 41. cup. 36. n. (3) MarTi Rice re. istor. §. 19. (4) Cio che vedrassi chiaiamente ikile antiche nostre Iserizioni, che speriamo di pub- b'.icare . (>_) M6m. de V Acad, des Tnscript. torn. 4. pag.yz. Manat.de Civit. Rom. apud Grac\ r . jinliyy.it. Horn. torn. 1. col. 43. LIBRO TERZO , CAP. T. 73 il nome da on luogo , ch' essi non sanno additafci (r). Que- Jto nome le derivd certamente dal casato de' Voltinj , chc ad cssa In ascritto . Da varj altri illustri casati furono denomi- nate varie tribii , la Fabia , V Emilia , la Claudia , la Papiria , la llomilia , la Veturia , ed altre (ii) . Tnttavia questa e una verita , die poeo rileva . Ma e pin notabile un altro errore , in cui veggo essei" caduti altri modenii Scrittori . Chi attende alia cognizion© delle cose di que' secoli avra osservato , die i nomi delle tribii nelle iscrizioni per lo pin sono abbreviati ; e cosi ne' nostri inarm: il nome della tribu non fti mai altramente espresso , che con tre lettere VOT . Aveano comune la tribii co' Ber- gamaschi ancora i Piacentini , e ne" loro mar mi si vede espresso il nome della tribii nella stessa rnaniera . E atteso chein molto iscrizioni appartenenti ad altre citta aggregate alia tribu Vol- tinia , si legge Volt, crede il Mannzio , che I s abbreviatura Vot. indichi la tribii Yotina , ch' egli si pensa esser diversa dalla Voltinia (3) . II Panvinio dubito sc quest' abbreviatura accenni la tribu Voltinia o la Veturia (4), e peggio il Maf- fei , che senza esitare lesse Voturia (5) , opinioiie strana e da accoppiarsi con quella del IVIanuzio . Ora e da osservare , che nell' antiche iscrizioni latine si ?olcano abbreviare alcune voci , togliendone , non solamente* I' ultima sill aba , ma eziandio qualche lettera di mezzo al rimanente : esempigrazia COS. consul MRS. menses , che si feggono ne' marmi . Delia medesima spezie si e F abbrevia- te (i) Orsat. de Nbtis Rim. v. Boltiaia; Gravin. Orig. juris civil, pag. 10. ; Aichsr de Comit. Rom. lib. 3. cap. 3. (i) I! Gravina mejesimo nell'accennato luogo osserva che ancora le tribu Fabia , Cor* nelia, Menenia , Papiria, Emilia, prcsero questi nomi da illustri casati, che act esse furono ascritti . l.aonde convien dire, che non fosse noto al Gravina, ne* all'Orsato, ne ail'Aichero, il casaro de' Voltinj , di cui si fa menzione in un* iscrizione rifsrita dal Muratori Thes. inscrtpt. pag. 4,76. \%., e ««U Fabretti l*w *'r : pt. ant. pag. 6+0. (3) Manut. De Coma. Rom. cop. z, (+) P in. De emit. Rom. cap. jr. Cs) Malfei Mus. Veron. pig. 9*. So BERGAMO SOTTO I ROMANI tura VOT. Vohhiia , usata da' nostri , da' Piacentini , e da molti altri ascritti alia stessa tribii . E s' aggiunga , chc in alcuni dialetti della lingua lalina molte voci si pronunziavano sineopate , e spezialmente moz- zandone consonunti liquide precedute da vocale . Percio nelle nntiehe iscrizioni in cui piu che ne' libri si scorgono tali varieta, lcggesi COIVX, JNFAS , LIBES , NEGOTJAS,in \ ece di coniux y infans , libens , negotias , ed altre molte si- xniglianti ; laonde attesa V abbreviatura VOT. fiequente nelle jiostre lapidi , si pud credere , che i nostri , secondo il dia- Jetto usato in queste parti pronunziassero Votinia _. non Voi- tlnia j ch' era voce del dialetto Romano . Variano ne' marmi i nomi d' alcune altre tribii , e non c maraviglia , che ancora questo vi si legga variamente seol- jtito Voltinia , Boltinia , Votinia , Voltina , Ultinia (i) . Per imiarire ad evidenza questo dubbio son ito cercando lie' marmi d' altre citta ? che sappiam di certo essere state della Tribu Voltinia , per vedere se alcuni avessero VOT. E non e stata vana la mia diligenza , poiche ho trovato in varj marmi di Vienna al Rodano variamente espressa la tribii Voltinia VOL. VOLT. VOT. E similmente in quelli di Gre- noble si vede acccnnata questa tribu colla stessa varieta d' ab- breviature (2) . Dimostrazione piu evidente non si potrebbe desiderare . Jl Muratori ed altri benclie non facessero questo ©same , txovando 1' abbreviatura VOT. negli antichi marrni , Jeggono Voltinia senz' alcun dubbio. Ma lasciamo questa stuc- i lievole materia , e passiamo a ricercare quai fosse la con- tuzione di Bergamo in que' tempi . Nell' (1) Gru:. Inscript. pag. 163, 6. 1^5, 6. 418, 3. J46, %. ^6+, 3. (1) Chi Vienna al Rodano, e Grenoble fossero aggregate alia tribii Voltinia il d'mo- strano ad evidenza molti nianni appartenenti a queste citta, ne' quali veggiamo espresso la tribu coll' abbreviature VOL. VOLT. Alcune di queste iscrizioni sono riferite dal Grutero pag. 31%, 9. 909, 13.; da! Muratori pag. 787, 8. S 1 1, $.; dal Bimard Dissert. 2.. apud Marat. Thes inscrip. torn. 1. col. 89. , e dal Gujio pag. 333, 9. Ora si osservi , che in alcuni altri marmi delle accennate citta rife- riri dal Crurero pag 45S, a. e dal Gudio pag. ixo, y. veggiamo i;:dicsta la mz~ desuna tribu coll' abbreviatura VOT. LIBRO TERZO , CAP. I. 81 Nell' iscvizione in lode di Pnblio Mario Luperciano cit- tadino di Bergamo , scolpita ne' primi tempi deli* Jmperio in mi marrao , che si serba nel piihblico rnuseo , leggiamo : OMNIBUS JIONORIBUS MUN1CIPALIBUS ADEPTO. Ci.j diede raotivo ad alcuni de' nostri Scrittori di credere , cho Bergamo fosse propriamente municipio ; e percio la esaltano sopra quelle citta , che no' marnii , o ne' libri degli anticlii sono dette colonie . Ma dovean osservare , clie di quel tempo 1' accennato titolo era gia divenuto coinune . Dopoche i popoli di questa provincia iurono ammessi alia cittadinanza Romaua , tutte le citta, senza eccettuarne le co- lonie , chiamavansi indifferentemente municipj , e pero i no- sui storici vantano indarno questo titolo . iNon perdero pa- role in dimostrare questa verita , per non ripetere cid , che ne scrissero il Panvinio (i) , lo Spanemio (a) , il MafFei (3), e F Olivieri (4) , a' quali rimetto il leggitore . E parra stra- 110 , che non facesse quest' osservazione il Muratori , il quale veggendo una medesima citta , esser detta in varj marmi ora colonia ora municipio , rirnane dubbioso , e non sa trovar manicra di sciorre questo nodo (5) . Non faro pompa ne pure de' nomi gentilizj , che si leg- sono ne' nostri marmi , e che taluno ha creduto indicar di- scendenza da quelle illustri larniglie Romane , ch' ebbero gli stessi nomi . 11 Malvasia , 1' Orsato , ed altri piu recenti Scrit- tori , sogliono versar molta erudizione fuor di proposito , an- noverando i fregj di varie famiglie , le quali , eccetto il no- sue , nulla ebbero di commie con quelle persone , di cui si fa menzione ne' marmi , ch' essi vaimo illustrando . L E' co- (1) Panvin. Imp. Rom. cap. it. (i) Spanhem. Orb. Rom. exercit. i. cap. 14. (3) Maff. Ricerc. istor. §. 19. (4) Oliv. Mum. Ptsaur. pag. 143, (j) 11 Muratori nell' illustrare alcuni Marmi delta celebre sua raccolta, mostra piu volte l'accennata perplessiu . Veggasi cio che dice nel riferire mi' isciizioue di Pozzuoio, 10 1 j, 7. Si BERGAMO SOTTO I ROM ANT E* cosa notoria , clie i servi , dopo essere fatti liber! , so- leano assumere i nomi de' loro padroni , c siccome il nome gentilizio pissava per lo piu a' loro discendenti , cosi i no- mi de' piu illustri casnti Romani si propagarono in infini- to , e ben di rado si puo discernere , qual fosse di stirpe ser- vile , e qual fosse d' altra origine (i) . E s' aggiunga , die i clienti de' principali cittadini Romani, e coloro altresi , clie per loro mezzo avean ottenuta qualche segnalata grazia o pri- rilegio , soleano talvolta prendere i nomi de' loro patrocinato- ri ; e non di rado ancora gli stranieri assumean nomi Romani per vaghezza, e per ostentazione (2). Laonde , benche i mar- mi dimostrino essere stati nostri cittadini gli Stazj , i Valerj , 3 Cornelj , i Sertorj , gli EIj , i Furj , gli Anton j , i Mar/ , tntti nomi celebri , non perdero tempo in ragionarne , non es- sendo possibile il discernere qual di essi fosse di sangue Ro- mano , e qual d' altra razza . Tuttavolta i nostri marnii ci banno serbate varie altre notizie , dalle quali si puo comprendere in quale stato fosse la nostra citta in que' secoli . Ma imprima e da notare , clie ancora dalla quantita medesima dell' iscrizioni , che si trovano in un paese , si puo desumere quanto fosse nobile , florido 9 € popolato . 3Non diro io gia , die sia gran cosa un centinaio d' anticbe iscrizioni , clie ci rimangono , benche poche sieno quelle citta , che possano mostrarne altrettante, ritrovateen- tro i confini del proprio distretto (3) ; ma egli e indubitabi- le , che assai pin sono quelle , che gia perdemmo , e delle quali non c' e rimasta memoria alcuna . E pos- (1) Varie osservazioui in questo proposito fece il M.".?Tei , Veron. illustr. lib. 6. (i) Mim. de VAcad. des Iuscript. torn, a., pag. $69., e torn. -cr murare , si dava inano indi- etintamente a quanti antirlii marmi si trovavano , e fossero pur iscrizioni , o alti'i j)rcziosi avanzi di scultura Roruana , clie allora non erano conosciuti no curati . Quantita grande lie dissipavano spezialmente ncl costruirc e nel restaurar le tnura delle citta . IVJoltissirne iscrizioni , bassi rilievi y cd altri eruditi marmi , si sono ricuperati in questi ultimi tempi nel riediiicare le vecchie nmra di varie citta . Ma in Bergamo , pin clie altrove , furono frequent! le occasioni di andar dissipando tali anticaglie . Essa iii per molti secoli una delle piu forti citta d' Italia , e ne' bassi tempi furono piu volte riediricate o rintegrate le sue mura , rovinate per lunghi assedj . E ancora sul linir del secolo de- cimosesto , eta fioritissima di studj , di letterati , nel demo- lire alcune fabbriche perdemmo piu di venti iscrizioni Romane . Un' altra cagione concorse a distruggere non poche me- morie di questo genere . Alcune delle nostre iscrizioni furono scolpite in marmo di Zandobio , cli' e saldo e durevole ; altre in marmo di Nembro , il qual e di poca resistenza , e fragile ad ogni leggiera percossa . Di questa sua qualita ebbi una prova , mcntre io faveva collocare le ncstre iscrizioni nel pub- biico museo , poicbe una lapida sepolcrale di questo marmo per un leggerissimo colpo si stiitolo tutta a maraviglia, di guisa * he tentai indarno di tut la rassettare . Ed ecco cbe non sola- mente 1' ignoranza e 1' idiotaggine , ma ancora Ja natuia con- corse a privarci di molte preziose scritture di questa fatta . Per tanto si puo comprendere quanti antichi marmi siensi smarriti o distrutti , e si dee credere , cbe fossero in grandis- siino numero , se dopo tante perdite ne abbiam molti ancora . Non si puo negare , cbe un gran numero d' anticiie iscrizio- ni , qualunque sieno , indichi opulenza e copiosa popolazio- ne . Ma per appagare la moderna critiea si richiede maggior eTidenza , e percib convien esaminare i marmi , cbe ci rinian- ( o , per vedere se ci somministrino prove piu certe . H GAPITOLO U. Delia antiche Dignita Civili e Saccrdotali di Bergamo . N, on perderd tempo in discorrere degli ordini dei Dccurio- ni , e degli Augustali , ne de' collegj de' Fabri , de' Cento- liarj , e dei Dendrofori , de quali si fa menzione nelle nostre iscrizioni y poicbe si trova , ciie tali corpi furono ancora in varie altre citta meno clie mediocri , e pero non sono indizj di grandetfza ne di opulenza , come vorrebbono darci a credere alcuni modern! Scrittori- di storie , a' quali mancando materia d' illustrarle , da tut to- cercano di trar vantaggio . Da que marmi, clie la fort una ci ha serbati , abbiamo notizia di varj: magistrati , e d' altre dignita civili e sacerdotali , ende poter comprendere qual fosse allora la citta di Bergamo . Si sa , cbe tra molti uffiz) istituiti nelle citta pel governo politico del comune , e per esercitarvi la ginstizia 9 tenea it primo luogo il magistrato dei Due a render ragione , i quali pre- sedeano al concilio dei Decurioni , aveano grande autorita ne! governo , e amministravano giustizia , e pero erano detti lati- namente Duumviri jure dicundo . E atteso clie la podesta di questo magistrato municipals corrispondea proporzionalmente a qnella de' Consoli Koinani , anche a' Duumviri talvolta si diede titolo di Consoli . E si trova pure , clie in varie citta furono decorati d' altri onorevoli titoli , di Pretori , Dittato- ri , Demarcbi , Arconti , e d' altri simiglianii (i) . Credono alcuni , che tra' magistrati municipal! non aves- sero la preminenza i Duumviri jure dicundo , bensi quelli , che in varj marmi sono dctti assolutamente Duumviri senza alcun di?tintivo . Ma oltreche non si adduce ragionc alcuna , a di- ' fe- (i) Mcrn.de V Acad., des Belles Lcttrcs torn. 17. pag. ?.o ; MafT. Veron.illuslr. IVb.S/i Fabretti Inscript. pag. 723.; Ever. Ottone De Mdil. colon, pag. 56.; Cuperc Monurrv, antiq. ap. Poleu. suppl. torn. *. ; Noxis Cenot. dissert. 1,. L1BR0 TERZO , CAP. II. 53 fesa di quest" opinione , molti autorevoli Scrittori , il Sigo- nio (i) , r Orsato (a) , il Torre (3) , ed altri (4) ritengono per certa 1 opinione , die ho proposta , e die contermerd con ai- cnne mie riflessioni . E' cosa nota , die i Consoli Rom an i attendeano a giudi- car le cause civili , e die F tmperator Adriatio solea bena spesso esser loro assessore ; anzi moltissime cause si trattarono dinanzi a Traiano , ed a varj altri Jmperatori . Veggiamo, che i Suffeti erano il principal magistrato di Cartagine, ed il no- me stesso dimostra , c\\ eran giudici (5) . Donde si conosce assai chiaro , che quei Duumviri , cui talvolta si diede il no- me di Consoli , e cui davasi il primo luogo tra' magistrate mu- nicipali , erano i Duumviri giudici . Ed e pur da notare, che l'editto de' Triestini , concernente il governo politico della loro citta , fu scritto in nome de' Duumviri jure dicundo , ar- eomcnto irreiiagabile , ch' essi erano il supremo magistrato di Trieste (G) . Ora per dir cio , ch' io intendo inferire da qneste pre- jnesse , convien avvertirc , die in alcune citta principali gli elctti all' accennato uffizio erano quattro , i quali percio erano detti Quatuorviri jure dicundo . E siccome non si trova , die Bergamo abbia mai avnto Duumviri I. D. ma bensi leggiamo nelle nostre iscrizioni i nomi di parecchi cittadini , che in varj tempi esercitarono il snddetto uffizio del Quatnorvirato , si dee necessai iamente conchiudere , die qnesta citta losse opulenta e grande . Non e da ascoltare il Noris , quando parla di ([uesto ma- gistrato - Trattando egli dell' antica condizione di Pisa, e veg- gen- (1) Si'^on. De AiU. jure Itnl. lib. i. cap. +. (%) OYsaco M'lvm. era I. torn. 1. peg- 169. (3) Torre De Colon. Forojul. (4) Panvin. 4ntiq. Veron. lib. z. cap. \z. ; De Vita, Marm. B'enevenf. pag. 119. ()-; Iteines. Dissert, de Lingua Punica cap. S.j Ever. Otroue De Md.il. colon. pag. fj, (6j Gi Liter, pag. 408. Che questi GiuJici avessero il primo luogo bi di onore, si di aut .r ti , tra 1 nagiscrati municipali , consta per alcune aitre inscrizioni , riportate. aell' accennata raccolta Gruteri'ana, pag. it, i». ^6, 1. 8G BERGJMO SOTTO I ROMANI gendo , che quella citta non ebbe se non Duumviri I. D. gli cadde in mente di dire , che in alcune citta si accrebbe il nu- nioro degli cletti a questo magistrate , per soddisfare all' am- bizion di molti , ma di cio non adduce autorita vernna (j) . K siccome questa fantasia del Noris quadra alia storia di molte citta , le quali di rado o mai non ebbero Quatuorviri, l'banno seguita di buona voglia pareccbi moderni Scrittori , sen/' ad- durre autorita o ragione , che vaglia . Mi si opporra i'orse , che alcune citta mediocii ebbero talvolta Quatuorviri I. D. ma ancora quest' obbiezione si scio- glie agevolmente . Se si leggano tutte Y antiche iscrizioni , nelle quali si fa menzione de' magistrati municipaii , si ve- «lra , che tali citta elessero ora Duumviri I. D. ora Quatuor- viri 1. D. ma non si trovera gia questa variazione in alcune citta principali . Non si pud dire , che Aquileja , Verona , e Milano , ch' erano citta illustri , e copiose d' abitanti e di ric- chezze , abbiano mai avuto Duumviri I. D. e ciascuna pud ad- ditarci ne' suoi marmi pareccbi Quatuorviri I. D. II Panvinio (2) , F Orsato (3), il MafFei (4) , ed altri os- servano bensi , che le grandi citta eleggeauo quattro soggetti a questo magistrato , ma nessuno si e curato di ricercarne ii perche . Diro dunque cio , ch' io ne sento . Leggiamo , che coloro , ch' erano eletti a quest' onorevole carica , dovcano far feste pubbliclie al popolo con giuochi e spettacoli dispendiosi , che richiedeano eccessive spese , se la citta era grande ed il popolo numeroso (5) . Onde parmi ve- risimile il dire , che le citta maggiori eleggessero a questa ca- rica quattro soggetti , acciocche senza scialacquare le proprie facolta potessero dar gli spettacoli con quella magnificenza e son- (1) Noris Cenot. Pis. Dissert. 1. cap. 3. (2) I'anvin. Imp. Rom. cap. 8. (3) Orsat. De not. Rom. ap. Graev. ant. Rom. torn. 11. pag. 737. 764. (4) Maff. Vcron. illustr. lib. 5. (j) Gotofredo ai Cod. Theod. lib. 11. tit. i.j Noris loc. $it.\ Torre De colon, F»- rojul. LIBRO TERZO, CAP. IT. 87 iontuosita , die a tal popolo era convenientc . Ed e probabile ■ltresi , cli* essendosi co4 tempo introdotta questa profusion© ancora in alcnne citta mediocri , per alleggerire i lor Duum- viri di tali spese , aumentassero il numero di questi reggcnti , jntroducendovi il Ouatnorvirato . Ma qualunque fosse il motivo di tal variazione nelle citta mediocri , ci basti 1' aver veduto , che Bergamo , cosi come le altre citta distinte per opulenza e per numerosa popolazio- ne (1) , ebbe in ogni tempo Quatuorviri I. D. e per conse- guenza deesi annoverare tra le citta di questa classe . I nostri marmi ci somministrano varie altre prove , onde confermare questa verita . Quanto fosse riputata e onorevole la dignita del Flamiue Diale Romano , il sappiamo da varj anticbi autori , e spezial- mente da Oellio (2.), e da Plutarco (3). Salivano a quest' alto grado solamente i patrizj pi 11 illustri , e narrano Vellejo (4) ? e Svetonio (5) , die v' aspiro ancora Cesare . Pocbissime citta dell'Imperio Romano ebbero Flamine Diale , e percio disse il M11- ratori , essere stato illustre mitnus et in provinciis rarissimum (6) . Fra Je citta oltramontane non ne trovo piu di tre , ebe aves- sero questo Flamine , ed erano citta celebri e molto popola- te (7) . E quanto all' Italia, io non veggo , cbe fosse stabilita quest' alta dignita , se non in Roma , in Modena , ed in Ber- g a " (1) E>3 una fettera d* Asinio a Cicerone lib. 10. ep. j*. s?. comprende che fin da quel tempo in CaJice si eleggeano i Quatuorviri. Abbiama da Strabone lib. 3. die in turto I' Impsrio Romano nessuna citta era copiosa d'abitatori piu di CaJice, ec- cetco Roma . (i) Geliio lib. 10. cap. 17. (3) Piutarco Q. Rjm. (4) Veil. Pat. lib. 1. cap. 43. (y) Sveton. Caes. cap. 1. (6) Murat. Tlies. irucnpt. pag- 16$. (7) L'una e Veissemburgo, Grut. Inscript. pag. r r y, 6. detta tatfnamente ApuUint. II Cellario Not. Orb. ant. lib. %. cap. 8.1a chiama urbem magnam et splendidam . L'altra con barbaro nom- gia chiamossi Sarmizgetusa ., Gmt. pag. 7, 1. era rae- tropoli della Dacia, e regis de'Principi, detta in segaito Ulpia Traiana . r.* terza era IVfotz , Grut. pag. 307, 8., detta da' Ronaati D ivodurum > e seconds it Cellar io fu prineeps urbs. Mcdmmatricum . 83 BERGAMO SOTTO I ROMAN t gamo (i) . Si sa , clic Modena era una delle principal! . Diss© Appiano Alessandrino (2), oh' era citta ricchissima ; e Cicerone la cliiarna firmissimam , ct splcndidissimam populi Romani co- lonial u (3) . Ne' nostri mar mi si fa menzione ancora di alcuni Ponte- iici , indizio evidente, che in Bergamo fosse un collegio di que- £ti sacerdoti . Ognuno sa quanto fosse ragguardevole il collegio de' Ponteiici Rornani , e che il presiedere ad essi era dignita ri- servata alp Imperatore , cui percio si dava il tilolo di Pontel Massimo . Chi tenea il primo lnogo ne' collegj de' Pontefici nelle provincie dell' Impcro , chiamavasi Primo (4) , non Massimo , come si penso il Gori (5) , tratto in errore da una falsa iscri- zione riferita dal Grutero . Che che ne sia , basti per ora il dire , che quest' ordine nobilissimo di sacerdoti , che veggia- mo essere stato in Bergamo , certamente non era comune a tutte le citta . Abbiamo ancora un marmo , che gia copriva il sepolcro di un custode dell' armeria (6) . Gran parte dell' armi , che si fabbricavano in varie citta dell' Imperio , si riponeano nelle pubbliche armerie , le quali teneansi nelle citta piu impor- tan- (i) Abbiamo di questo sicura notizia da un' antica nostra Inscrizione riferica dal Rei- ncs^o^ Syntag insciipt. class, j. n. io. e che conservasi nel pubb. nostroMusee. D. M. S. CORNEUAE Q. L. PSYCHES CINERIBVS CANDIDtSS. A. SERV1VS ATES FLAMEN DIALIS ET CORNF.LIVS FELIX MARIT. M. R. S. F. C. (t) Appian. Civil, lib. 3. (3) Cic. Plvpp. j. cap. 9. (4) Leggasi l'eruditissimo tratrato del Bosio , De Pont if. max. Romce veteris cap. 1.^.3. (j) Veggansi le Osservazioni del Gori ad Don. inscnpt. 1. class. 4. (6) In questo marmo si Icggeil sesuente pezzo d' Inscrizione : ARM* 'RUM CUSTODI SECUNDIO. ET TERTIA . SORORES EX 'TESTAMENTO EJUS FACIENDUM. CU3ARUNT, LIBRO TERZO, CAP, IT. 89 tanti e forti (1) . Convien credere , che questi repositorj d'ar- mi fosse ro ben ran , atteso clie se si leggano tutte 1' antiche iscrizioni d' Italia, raccolte dal Grutero } dal Ileinesio_, dal Fabretti , dal Gudio , dal Muratori , e dal Donati , non si trovera indizio di tali repositorj se non in Roma , in Raven- na (a), in Padova (o) , ed in Bergamo. Scrisse Erodiano , clie in Roma se ne facea gran pompa (4) , e percio convien dire, che 1' armeria fosse an ornamento raro ed onorevole . E se andremo cercando piu oltre , vedremo , che Bergamo nel secolo d' Angnsto ebbe uu altro vantaggio nobilissimo e sir golare , di cni pochissime citta possono gloriarsi ; e sara evidente argomento della moltitndine , dell' opulenza , e del bnon gusto di que' nostri cittadini . Cio erano le pubbliche scuole , cni da altre citta solea concorrere la gioventii per eserci tarsi nelle scienze e nelle lettere . Clii ha letta 1' erudita ihssertazione del chiarissimo Sig. Ab. Pierantonio Serassi sopra 1' epitaflio di Pudente (5), avra veduto , che questo professore di letteratura fu lungamente im- piegato in Pioina nella corte dell' Imperatore , e (*c di poi risohito d' allontanaisene , e d' esercitarsi altrove nella sua pro- fessione , scelse di venir ad insegnare nelle scuole di Berga- mo , dove passo il resto de' suoi giorni , come consta dal suo epitafEo , postogli da uno de' suoi discepoli . 11 dottissimo Sig. Ab. Girolamo Tiraboschi nostro concit- tadino , Bibliotecario della Estense , nella celebratissima sua Storia della Letteratura Italiana , sinceramente applaudita an- cora da' piu oculati critici , ha dimostrato , che al tempo d' A u gusto , in cui visse il nostro Pudente , erano ben poch© M le (1) II Bergier De Viis militar. lib. 4. sect. 11. osserva che armamentaria in nonnullis locis m initisimis Iliac inde per imperium erant . (i) Mint. Thes. inscnpt. pag. 1037, i. (3) Mjium. Patav. pig. 184. Ma e raolto probabile che I'iscrizione quivi riferita da'.l Orsato fosse scoperta in Ravenna, e che di la passasse a Padova^ poi Lama-* gna . \on si oppone a quest' opinione 1* Orsato pag. aS7 , e par coniermata dal Gru : ero pig. 546. 9. (4) Er ) ano Lb. 7. c rp. 19. (y) Opusc. Scieid. e Fiiolog. vol 41. 9 o BERGAMO S0TT0 I ROMANI le citta , die avcssero il vantaggio delle scuole , e nelle me- morie di quel tempo egli non ha trovato indizio alcuno di stinlj pubblici nelle citta dell' Italia Gallica , eccetto die in Milatio , in Bergamo (i) , e forse in Cremona . Larghissimi stipendj si davano allora a' professori di scienze e di lette- re (?) , ed essendo ben poche cpielle citta , che fossero in istato di reggere a tali spese , tutte V altre doveano mandar altrove la loro gioventu studiosa . Ma aggingne forza all' argomento la prossimita di Milano, Se i nostri cittadini vollero aver le pubbliche scuole , dalle cjuali poteano far di meno merce della vicinita delle scuole Milanesi , molto frequentate dagli stranieri , deesi necessaria- mente conchiudere , clie Bergamo fosse assai colta , ricca , e popolatissima . K si rilletta ancoia , non esser verisimile , che il nostro Pndente, dopo essere stato per parecchi anni stipenJiario delflm- peratore , volesse cercare d' esser impiegato nelle scuole di JBergamo^ se non fossero state celebri , e se lo stipendio non fosse stato vantaggioso ed onorevole . C A P I T O L O III. Del recinto antlco delle mura di Bergamo . NellM, investigare Y antico stato di una citta , convien ricer- care ancora qual fosse la sua estensione . Ma io non seguiro gia 1' esempio di certi autori , che scrivendo la storia d' al- cune citta , hanno esagerata 1' autica loro ampiezza , addu- cendo indizj ambigui , e tradizioni volgari . Essi certamente sa- (i) Tirabosthi Stor.della Lett. Ital.tom. i.part. 3. lib. 3. §. 3-pag. 37S. Ed. z. di Modena . (z) Ci narra Svetonio de ltluslr. Grammat. cap. 17. torn. ^. pag. 379. Ed. Burm. che Verrio Flacco »rammatico, maestro de' nipoti d'Augusto, tirava oi;n'anno cen- tomila Sescerzj di stipendio } i quali equivalgono a circa due mi la Zecchini. l)e- gli o:iori , e de! 1 i stipendj grandiosi de' Grammatici psrlano eruditamente il Tira* jboschi , ed il $evas«i ae' luo^hi acccrnatU LTBRO TERZO, CAP. IT. 91 sarebbono stati piu circonspetti , se avesser osservato , die Id citta in que' tempi erano assai men giaudi clie ora non so- no , e che molta gente abitava in piccol sito . Ancora i nostii storici asseriscono , che Bergamo gia fossa inolto atnpia , o girasse parecchi miglia (i) , e le congetture da essi addotte trassero molti , e ancora me medesimo a se* guir questa tana opinione . Ma dopo aver osservato , che al- cune citta delle pin celebri , contenenti centinaia di migliaia d' abitatori , erano di piccol giro , con piu attento esame ho ricercato qnal fosse 1' ampiezza di Bergamo , e parmi d" aver conosciuto assai ckiaro , che solo in questi ultiini secoli siasi Btesa iuoii dell' anticlie mnra , delle quali ancora rimangono molti vestigj . JNeile memorie de' bassi tempi , delle qnali abbondano i nostri archivj , non si trova indizio alcuno , onde poter veri- Bimilmente coogetturare , che queila gran parte delia citta t che impropriamente ora chiamiamo borghi (2) , sia piu antica dell' nndecimo secolo . La maggior ]>arte del borgo S. Lionar- do , il quale per 1' ampiezza , pel numero degli ahitanti , e per altri titoli , pareggia , anzi pure sorpassa moire citta, non fu compresa nel ricinto se non nel quattordicesimo secolo ; e non si trova scrittura alcnna , in cui sia nominato qtiesto bor- go , piu antica del secolo tredicesimo . Prima del miile ctnto non troviamo aloun indizio no pure dtlla parte settentrionale di questo borgo , e sarebbe opera perdnta il cercarne qnalche notizia ne' tempi precede nti , benche moltissime memorie di que' secoli ci sieno state couservate dalla diligenza de' nostri maggiori (3) . Di- (1) Celesc. P. I. pig. 49. ; Calvi Effem. torn. i. pig. try. Essi cre^cttero die Berga- mo si est;nles-e sino a Brno, v>l Ja^^io qji idi lontano for<;^ qmtrro miglia . (») Borgo gignifica raccolto di piu case senza reriuto di, mira . Vocib Crus. v. Borgo. (j) Li concrale d'Osio, di Colo^nola, e di Cologno furono comprise nel rednto n I qimtordicesimo secolo . Prima di qu^l tempo tutro il canale del Serio era fuor delle mura . Ho rivolre in damn molte memorie antiche per trovare il t^mpo preciso in cui fu cinta di mura I'altra parte del bor!;o S. Lionardo, ed i borghi di S. Antonio, e di S. To.nmaso ; tutiavila uno stemmadiun Podesta di Brramo, cde veggiaaio inserito in una tone diriinpctto al Casalino, e Taj j elcvi indizj , mi 93 BERG J MO SOTTO I ROM AMI Diro altrettattto de' borghi di S. Antonio, e di Pignolo . il quale nel dodicesimo secolo chiatnavasi borgo di Mugazzo- ne . E benche i borghi di S. Andrea , di S. Lorenzo , c di Canale sieno i piu contigui alia citla primitiva, non possiam dire , che sieno piu aotichi degli altri . E' cosa osservahde , che il nostro Moise , il quale vivea sul cominciar del dodicesimo secolo , nel descrivere Bergamo ed i luoghi adiacenti , non fa menzione alcuna di quest i bor- ghi ; argomento evidente , che al suo tempo avessero piccola estcnsione e pochissimi abitatoii (i). S' inganno il Sigonio ere- deiulo , che Federigo Barbarossa nel 1167. mettesse a fuoco i borghi . Rigetto quest' opinione il Mura tori (2) , e le nostre inemorie non fanno alcun cenno di questo fat to . Ma e da notare soprattutto , che nel la parte piu antica del borgo S. Lionardo furono cavate di sotterra varie urne se~ poicrali de" tempi dell' Imperio Romano, e che quivi e nel Pignolo } e presso alia chiesa parroccbiale di S. Grata , si sco- prirono varj marmi scpolcrali di (pie' secoli ; indizj certi e in-- dubitabili , clie questi luoghi fossero senz* abitazioni . E' cosa no- danno motivo di credere che tutre quelle mura fossero costrutre dopo il millc e cento. La perifer ia della porzione di Bergamo circonscritta ia bastioni^ fianch"' , e cortine, e che Fortezza licale si drama, gira ©ggidi due mila s ttec into cin- quanta passi geometric! coinuniche sono 945-3. e ij : iS piedi Parigini. 11 resto delfe mur3 all' antica che cingono i borghi cominciando dnl bastione destro dell' Opera a Corno chiamata di S. Agostino e term i nan lo al bastione di S Giaeomo , gira duemila novecento venticinque passi geometrici , ossieno 1005-4. e 10: rp piedi Pa- rigini. Cio risulta dalle osservazioni , e dalla 1'ianta della nostra citta , delineata con somma diligenza dallo studiosissimo nostro concittadii o ignor Gio. Maironi a richiesta del dottissimo Sciatore Angclo Queriiii , per rasscgnarla al VenetoSe- nato . Non sono compresi in questa P'anta i borghi Palazzo, Canale, e S. Caie- rir.a perche non cinti di mura. Se si eccettuino Milano , f oIogna, Padova c Ve- rona, nessuna delle citia situate tra L'Appennino, e V A-Ipi si esten ie si ampia- uiGnte . (1) Moys. Mutius de Reb. Bergom. Alcunr si sono immaginari che il Fabric'a'-o, il Pompiliano-, : ' Morgula, d^scritti da Moise, A>ss ro bo ui js.V.a ci ttrv; ira quest' opinione non ha fondamento slcuno, e sepurvoless mo prestar fede a que- sto bizzarro porta, non dovremmo dire 9e non ch f ss°r >villaggi di quest) con- form. Da una carta di quel secolo che si serba hell* \rchivio Vcscovil.e Fasc. Pi si comprench civ; i! Fabiiciano, era mi luogo della "Valtesse di la dJla Moilc. (z) Murat, AanaL 1 \C-j. LIBRO TERZO, CAP. ITT. 9 3 notn , cue i cadaveri , o le loro ceneri , non si riponeano mai so non fiiori deft' abitato . Ed ora mi son viene opportunamente d' aver lotto in una sciittura del g 3o. clie no' sec'oli prcce- < lenti erano molti sepolcri verso la , dove fu edificata la prima cliiesa cattedrale di S. Alessandro fiiori (Idle mura (i). Osserva il Muratori , clie molte citta d' Italia nell'nnde- cinio secolo , dopo esser divenute libere , cominciarono ad in- rrandire } e tra esse annovera Padova , Verona , Milano, Pa- ▼ia , Cremona , ed altre (2-), tra le qnali e da riporre ancora Bergamo , la quale , appunto in qnegli anni comincio a sten- dersi verso il piano . Con tutto cio non diro , clie prima di quel tempo i luo- ghi adiaeenti alia citta fossero affatto disabitati , poicbe le me- ie ilt'il nndecimo secolo fanno menzione delle cappelle di S. Lorenzo (3) , e di S. Michele al Pozzo (4) ; le qnali erano forse cliiese battesimali ; ed bo varj motivi di credere , cbe Y estensione di queste parroccbie fosse molto vasta , e cbe non contenessero se non abitazioni sparsamente situate , come veg- riamo in qnella parte della parrocebia di S. Grata , cbe am- piamente si stende verso occidente , Ma per most rare qtial iosse 1' estensione di Bergamo , ba- sta additare i vestigj deii' antico ricinto , che non e ancora on- (1) Tal ui) forse uiiri coi maraviglia che la prima nostra Chiesa cattedrale fosse si- tuaca t'uori della citta. Ma e da osservare , c'le i Cristiani de' primi secoli co- strairono moite chiesa cattedrali ne' conform delle citta. Trovlamo che le pri-> me qfriese cactedrali di Brescia, di Veroia > di Loii, di Mtilaaj, i'&rezza, ed altre molte. erano fuor del reciato. Biemmi Star. zia!n rite rivolta la lo-o divozione. E' cosa nota , che la prim nostra Cattedrale , d'edicata a S Alessandro, era situatsdove giaera stato sepolto qusto celebre mar ire; e la Scoria E;:les : astica ci da notizia di m:>ite altre basiliche, cosrratte sopra i sepjkri di que' primi campioai della. re* ligione di Cristo . (t) Marat. Ant. Ial. Dissert, it. - Archiv. Cathedr-, x Fuc. \6. Am. 1044. (4) Jrchiv, £p«c. Fasc. P. Aan. 1075. 9 4 BERGAMO SOTTO I ROMAN! ©nninamente distrutto . Le sue reliquie indicano ad eviden- za , che quelle mura salivano dalla porta Pinta su pel colle di S. E'uiemia , e ne comprendeano quella parte , dove ora b situata la rocca (i) ; poi volgendo verso 1' occidente estivo si stendeano al portone di S. Lorenzo , e quindi fino all' estre- inita settentrionale della cittadella (2) , dove facendo angolo andavano a cignere la sommita del colle della Rena : quindi piegavano verso il mczzodi , ed erauo t irate per linea retta lino al palazzo de' Conti Brernbati , poi volgendo verso il le- vante estivo si stendeano linealmente fino alia porta Pinta (3). Ho misurato pin volte cosi indigrosso questo chcuito , e parmi esser certo , che avesse di giro mille cento trenta passi geometrici , cioe un miglio ed un ottavo in circa. Ora se si confronti questo ricinto coll' ampiezza delle citta moderne, patra che Bergamo fosse hen piccola , e taluno forse non vorra credere cio , che s' e detto dell' anlico suo essere . Ma sicco- me una mrdesima cosa produce in noi diverse idee secondo la diversita de' confronti , la suddetra estensione di Bergamo ci parra grande , se si parragoni con quella deli 1 altre citta di que' tempi . Gerusalemme , comprendendo A sera , Sion , e tutto il ri- manente , non avea pin di due miglia e mezzo di giro (zj.) , e pur era citta molto celebre per la sua vastita , e [>el numcro prodigioso de' suoi ahitanti (5) . Bisanzio non girava se non mille secento tese Paiigine , cioe un miglio e due terzi , e non (1) Lungo quel viottolo , per c;ii dalla porra Pinta si sale alia Rocca, su«sisre ancora una parre delle aatiche mura, in cui si discernono i merli , benche gl* imcrsiizj sieno murati . (a) In quello spazio si veggono alcune reliquie dell'antiche mura sotto il Seminario, e non lungi dalla fontana del Vagino . (3) Ancora sotto il palazzo, Vertova e rimasta in essere ura lunga tirata di quell' an- tica cinta , murata in arco j della quale pure veggiatno un rcsto sotto il palazzo Sozzi . In una scrittura autentica , del principio del qnella gran citta , che contenea piu milioni d 1 abitanti , non era di giro se non sei miglia e mezzo (G) . Ognuno sa , che Verona era una delle principali citta dell' Imperio , e che quivi di- (1) D'AnvilFe Mtm. de I' Acad, des Belles Lettrcs torn. 3?. p.ig. 747. (1) Brodiano lib. 3. cap. 1. (3) Mem. de I Acad, des Inscript. torn. 1 y. pag. 658. (4; Nel tempo della mia diraora in Parigi ho piu volte rmstcati la circonferenza di quell' isola , che certamente non eccedeva 1'accennara misura; ed e d'avvertire , che di que' tempi la citta non occupava le parti estreme dell'* isola, poiclie nod si estendeva ottre la via d'Harlay, ne oltre V Arcivescovado . Mem. de I'Aici. des Belles Lettres torn. 17. pag. 670., di guisa che pouerr.mo dire che assai mag- giore fosse la capacita del circuito di Bergamo . (j) Strab. lib. 3. (6) Ve^gasi il D' AiiTille Sur I'ctendue de Vancienne Rome P. 1. Mem. de Litterat. torn. 30. pag. zos- il quile dimosrra ad evidenza, che il circuito di Roma, an- che al tempo d'Augusto non era piu di seimila cento ottantasette tes*: , oesapede Parigine, che importano da sei miglia e mezzo. Novectnto quarafltacinqae tese contiene il nosrro miglio comune d'ltalia, come ha dimostraiO in jf ill Juojjhidell* me oper; il juddetto .ia.i'.shflo geo^ralu. / r 96 BERGAMO SOTTO I ROMANI dimorarono lungamente varj Impcratori ; e pur voggiamo, che al tempo di Gailieno la sua cir confer enza non era che di mille secento passi (1). JMa soprattutto e da osservare , che Mila- no, la quale , eccetto lloma, era la piu grande , la piti pos- sente , e la piu popolata citta deil' Impero occidentale (2) , non avea clie mille settecento passi di circuito (3) , e pero ec- cedea solamente di un terzo il circuito di Bergamo . Sieno assai queste osservaziotii , per tar constare , die Ber- gamo comparativamente all' altre citta di que' secuii era molto tiande , e capace di un gran numero d' abitanti . E se il Gagliardi (4) , il Giorgi (5) , e '1 Volpi (G) avessero meglio esa- minata questa materia , non avrebbono creduto , che Brescia era di que' tempi assai piu vasta che ora non e. Senz' avve- dersene la fanno tre volte maggior di Milano , ed eguale a Roma . Ora se dall' antica estensione di Bergamo volessimo de- sumere ii numero de' suoi abitanti proporzionalmente all'am- piezza ed alia popolazione di altre. citta , potremmo verisimil- mente pensare , che ne contenesse piu di sessantamila . Ma se fosse stata cosi folta di popolo , com' erauo lloma e Gerusa- lemme , avrebbe certameute contenuto piu di ceutomila abi- tanti . Chi non e versato nella cognizione delle cose di que' tempi difficilmente s' indurra a credere , che tanta gente abitasse in si piccol sito . iVla gli antichi alloggiavano ben diversamente da noi . Nun si curavano allora di far pom pa di magniiiehe abitazioni , ed alle famiglie de' principali cittadini poche stanze bastavano . Si sa , che Gesare abitava una casetta nella Su- bur- (1) Mafjfei Ver. Musi. P. 3. cap. 1. (a) Ii disse Procopio Lb. 2. cap. 7. ,{3) Se si misu i [3 ciiua di M uio fatta cos'ruire da Mass'miliarjo Erculeo, ed esa:- tamente djii;i a ;i dai Grazioli De Praecl. Medial, aedif. pig 18. s ve Ira che i- i3.'pi al Caiull. cann. 66. V. 33. LIBRO TERZO , CAP. III. 07 burra (i), cil Augusto un'altra simile sul Palatinato (a) . E cosi Catone , Pompeo , ed altri ricchissirai oittadini Komani (8)1 Donde si pud coraprendere quanto disagiatamente alloggiasso il minuto popolo , e quanto le case fossero tolte d 1 abitatori . Si ritletta , che un ghetto di piccolissimo sito contiene molte miffliaia d* Ebrei . Ed e da osservare ancora , clie le vie , le quali ocenpano grande spazio nelle moderoe citta y erano allora anguste mol- to , e cosi l' estensione delle case era maggiorc a proporzione - S' aggiunga , clie varj edilizj pubblici erano fuori delle citta f e spezialmente i templi di Gerere , di Vnlcano , di Bellona, di Venere , e di M arte (4) . Soprattutto e da notare , clie le case erano d' altezza smi- surata , e divise in molti piani (5) , laonde disse Aristide , clie se le stanze di Roma fossero slate situate 1' una accosto all' altra , avrebbono coperta tutta F Italia (6) . E siccome 1' eccedente altezza delle case era cagioue di frequcnti rovine, Augusto decreto , clie non si potessero innalzare piu di set- tanta piedi (7) , e cosi , benciie ridotte a piu discreta altez- za , ancora sorpassavano le moderne case piu elevate . JNe in Roma solamente , ma eziandio in molte altro citta erano le case altissime , e .percio Tibullo chiamo torri le casei N di (1) Suet. Jul. Caet. cap. 46. (i) Suet. Octav. Aug. cap. 71. (3,) Leggansi le eruiite Oss rvazioni del Donato de Vrbe Roma lib. 4. Ancora Pom« peo abitava una casetta nelle Carine ; ma supiattuttoe da notare, che nopo averla ingrandita , era ancor si aniiusta che Antonio, entrato in essa , non seppe trovar luogo dove Poinpeo potesse cenare . Piu tar. Pump. ap. Don. (4) Vitruv. lib. 1. cap. 7 Giraldi de Diis gentium pag. 399. Veggiamo che ancora i nonri cittadini avcano cosirutto il tempiodi Vulcano fuori della citta dov' e ora la chicsa di S. M'chele al Pozzo , come consta da ua marmo , ivi scoperto , che serbasi nel pjubbli'co Museo. (5) Tint a est altitudo a-d/jiciorum , tantaque viarum angmtice ut neque adversus igncm presidium , neque ex minis ullum ulluin in partem tffugium sit. Seneca ( • i'.rov. 9 ' aonde (iiovenale Sat. 6. v. 31 chiamo caligantes le finestre delle cas3 , poiche la paurosa loro altezza abbagliava gli occhi di chi Yi $i af&c- ciava. (6) \ ■ le nel ragioiiainento in lode di Roma . • (7, Strab. hb. j. 9 3 BERCAMO SOTTO I ROMANI di Tiro (i) . Tali erano certamente ancora quelle di Berga- mo , atteso che in molti luoglii , non altrimenti che in Ro- ma , si e scoperto 1' antico suolo pin braccia sotto la superfi- cie delle moderne strade ; il che senza dubbio deesi attribuire alle frequenti rovinc , cagionate dull' altezza sterminata delle case (2) . Se dun que si consideri , die gli edifizj pubblici fatti fuor delle mura , e le vie anguste della citta lasciavano maggior sito alle case , e che queste erano di parecchi piani , e vi si alloggiava molto strettamente , non parra incredibile , ch' en- tro un piccol ricinto si annoverassero tante migliaia d' abitan- ti , e che Bergamo fosse citta grande per que' tempi , e ca- pace di numerosissimo popolo . C A P I T O L O IV. Deir antlca estcmione, e delle produzloni del Territorio Berzamasco . P er conoscere se una citta fosse opulenta e copiosa d' abi- tatori , convien ricercare ancora qual fosse 1' ampiezza e la fer- tihta del suo territorio . Da cio presero argomento Erodia- no (3) e Libanio (4) per mostrare , che Antiochia e Bisanzio iossero citta insigni . Se volessimo esaminare tutta 1' antica corpgrafia Italica , troveremmo ben poclie citta ? clie avessero un territorio d esten- sio- (i) Tibullo lib. i. eleg. 7. v. 19. (1) II Lami Ant. Tosc. peg. 173. dictro l'autorita di Beniamino Tutelense crede, che Pisa contcnesse dieci inila torri, cui egli attribuisce grande antichiia. Abbiam ve- duto che Tibullo chiamo torri le case di Tiro. Conobbe ancora il Panvinio^ che quanninque la sua Verona fosse maxima et amplissimn , pur era di gran lunta piu picciola ch'oggi non e; laonde so^giugne: Mud pmno scituiigmem urles ca tempestate refertissimas gentibus fuisse quiderrij verum tt domos altissimas ha~ buisse , iia ut angusto admodum loco multa hominum millla coutincrentur . Ant. Veron. lib. 1. cn\> i». (3) Erodiano lib. 3. cap. 1. (4) Libanio Opusc. 1. LIBRO TERZO, CAP. IV. 99 sione e di riccliezza egnale al Bergamasco . Queslo si stendea lnolto adentro nelle moutagne lino agli estremi termini dell' Ita- lia , e comprendea tuttc le floride valli , che sono tra i laghi d' Jseo e di Como , e parimente quel gran tratto di fertilissi- ma pianura , clie si stende dall' Ollio all' Adda e verso il Po lino a Casalbuttano , e che comprende tutto il Cremasco e gran parte del Cremonese . Dovremmo dnbitare di qucsti confmi , se ci fossero indi- cati solamente nelle storie del dodicesimo secolo e del susse- guente ; atteso clie le citta di qnesta parte d' Italia , cli' erano divennte libere , bene spesso aveano gnerra 1' una coll' altrp , ed i vincitori dilatavano talvolta il lor territorio , occupando quello de' vinti ; e secondo i varj rivolgimenti di tali vicen- de , variavano i coniini de' territorj . Ma i sopraccermati ter- mini del Bergamasco ci sono additati ancora nelle memorie de' tempi precedent! , in cui i confmi de' territorj erano piu, stabili (1) , e abbiamo varj motivi di credere , che fossero que- gli stessi , che circonscriveano qnesto territorio inlino ne' tempi della Repnbblica , e degl' Impcratori llomani . In 1111 diploma di Arrigo terzo Re di Germania e d' Ita- lia, dell'anno 1041- leggiamo , che il contado di Bergamo si stendea dall' Ollio all' Adda , e dalle interne parti della Val- tellina lino a Casalbuttano (2) , villaggio distante da Cremo- na solamente otto miglia . Ma si osservi , che questo di- ploma si riferisce &d altri simili gia segnati da Carlo Magno , e da altri regnanti . Onde pare , che gli accennati coniini non variassero nel corso di que' secoli ; e Faltre piu antiche memo- rie non ci danno alcun motivo di dul)itare se tale fosse l'am- piezza del Bergamasco ancora ne' secoli antecedenti (3) . Quan- 0) F.ei^gansi le osservazioni del Mura'ori Ant. Ilal. Dissert. 47. {2) Questo Diploma, che si serba nelP Archivio della Cattedrale e riferlto ancora da Fra Celest.no part. 2. torn. 1. pag. 420. Da altri Diplomi che quivi si leggono pag. 458, 464. cor.sta che ancora al tempo di Carlo Magno il Bergamasco era circonscritto dalli stessi confini . (3) In darno mi si opporreLbe chene* primi secoli del Cristianesimo le dioc°si si esten- dessero qLianto i territorj , e che i confini d?lla diocc-si di Bergamo sono piu an- gusti di queJIi che ei si additano negli accennati Diplomi . Quest* opiuione intomo ioo BERGAMO S0TT0 I ROM AN I Quanto all' estremita orientale di questo tcrritorio, si puo tener per certo , die ne' tempi dell' Imperio Komano , e per tutti i secoli susscguenti , sia sempre stata terminala dall' 01- lio e dal lago d' lseo , e da' giogbi , che dividouo la Valca- monica dalJe nostre valli . Non ricorrerd all' anticbe memorie, giaccbe non v' ebbe finora chi ne dubitasse . Gli stessi Scrit- tori Bresciani non banno mai mosso intorno a cio alcun dub- h\o \ ed ognun vcde , cbe questi sono i termini naturali da quella parte . Pare men facile 1' additare gli anticbi eonfmi del Berga- masco verso occidente . Indubitata cosa e , cbe nel piano per lnngbissimo tratto era terminato dall' Adda . Fu divisa 1' Ita- lia in diciasette provincie. al tempo di Costantino , ed allora s\ dilatarono i confini della \ enezia lino a quel fiume , dal quale venue ad esser divisa dalla Liguria (i) . Ed cssendo il Bergamasco la parte piu occidentale della Venezia , e cosa cer- ta , cb' esso si st.endea fino all' Adda , e cbe da questo fiume era diviso dal Milanese e dal Lodigiano , cb' erauo deiia Li- guria . E bencbe io non sia persuaso y che i confini delle dio- cesi ecclesiasticbe ne' primi secoli del cristianesimo fossero gli stes- all'esrensione de' Vescovadi e stata rigertata da parecchi uoniini dotti ; ed ar.che J'eruditissimo Giorgi de Ant. Ital. metrop. pag. 184 , osserva chert viris dodis animadversum eU a Humana Ecclesia in Kpiscopis cost intend is , Imperii Romar.i politiam non. semper fuisse servatam . II Muratori Ait. Ital. dissert. 69.; ed un dotto Scrittor Brcsciano Mem. istor. crit. pig. %\6. , osservano the varje cagiuni concorsero a cangiare i confini di alcune diocesi , e ce ne additano gli esc-mpj ncii? memorie degli oscuri secoli . (1) Che ncl dividersi 1' Italia in diciasette provincie si estendesse la Venezia sino all' Ad- da , il sappiamo da Paolo Diacono che trasse questa noriz : a da antichi annali. E ne rende indubitabile testimonianza una colonna di marmo , dedicata da' popoli della Venezia agf Imperatori Valente e Valentiniano , che gia fu scoperta in Ver- dello, villaggio del Bergamasco, poco discosto dall' Adda , e che era veggiamo colloc£ta nel pubblico Museo . D. F[A. VALENTINIANO ET FLA. VALENTI. DEVN1S FRA RIBUS ET SEMPER AVGVSTIS DEVOTA VENETTA CONLOCAV1T. L1BR0 TERZO, CAP. IV. 101 stcssi clie quelli de' territorj civili ; non lascero d' avvertire , che la diocesi di Mi Ian nel settinio secolo non erasi ancora stosa di qua dalf Adda (i) . E sovvenga al lcggitore, che an- cora ne' tempi delle Repnbbliche Galliche qnesto medesirao iiume era confine tra' Genomani e gf Jnsnbri . Ma i termini occidental! del Bergamasco tra le montagne paiono men certi , essendo stato smembrato piu volte da quella parte . Pur tuttavia possiamo tener per certo , che conlinasse col la^o di Como dall' una all' altra estremita . Dopo V accen- nata divisione Costantiuiana ll Lodigiano , il Milanese , ed il Comasco erano della Liguiia ; il Bergamasco dclla Venezia . Veggiamo nelf antica geogralia , che i territorj e spezialmente le provincie erano couiinate da termini naturali , cioe fiumi, laghi , o giogaie continuate di monti (2) . Dunque dobbiara credere , che la Venezia si stendesse lino alio spiagge orien- tali del la^o di Como , non essendovi altro termine naturale , pveciso , ed invariabile , onde divide re la Venezia dalla Ligu- ria (3) , e per conseguenza deesi necessariamente concedere , che le stesse spiagge dividessero il nostro territorio , cli' era Vencto , da quehi di Como e di Milano , cli' erano della Li- guria . Ancora il celebre Lazzarini senza punto esitare assegno alia Venezia lo stesso confine , e cosi venne a dire implicita- mente , che fin cola si stendesse il Bergamasco (4) • E' cosa degna di rillessione , che tra i" infinite merao- rie concernenti la storia Milanese de' bassi secoli , raccolte con accuratissima diligenza dall' illustre Co. Giulini , non si trova pur un miniino indizio , che Y accennata iiviera orien- de del lago di Como fosse soggetla a Milano prima dell' un- de- (1) Ferrari Anliqu.it. Insubr. prig. aS8. (2; Sappiamo da iicjlo Flacco c!ie territorio. inter civitates alia fluminilus finiuntur , alii summis moutium jusis , ac divertigiis aqua nun . pig. 24. El. Goes. (3) Le montagne che ora dividono il Bergamasco dalla Valsassina e dal territorio ii Lecco, no,i formano una giogaia continuata, e tale da potersi stabilir per confine preciso, evidente, ed invariabile tra due territorj, non che tra due provincie, (4) Lazzarini Mem. is tor. crit. p:g. 113. loa BERGAMO S0TT0 T ROMAN I decimo secolo . E in alcune anticliissime scritture , clic si serbano ncll' arcliivio della nostra eliiesa cattcdiale , e die ver- lanno in luce dottamente illustrate dall eruditissimo Sig. Ca- nonico Mario Lupi , abbiamo non leggieri indizj , che ne* tempi anteriori a quel secolo quella riviera lusse del Berga- masco (i) . Ed e pur da osservare , die l'accennate spiagge sono quasi ad eguali distanze da Bergamo e da Como, e die ne la geo- g;raha , ne le storie de' tempi antecedenti alia divisione Co- stantiniana , non ci danno alcun motivo didubitare, se quivi confinassero i territorj di qneste citta ancora ne' primi secoli dell' Imperio Romano . E si rifletta finalmente , che ancora ii lago d' Iseo era termine tra il Bergamasco ed il Bresciano , e cosi il lago di Garda tra il Bresciano ed il Veronese . Ma era assai maggiore 1' ampiezza del nostro territorio da mezzodi a tramontana . Da questa parte ancora oggidi si stende inlino alia sommita de' monti, che soprastanno alia Valtelbna , lontani dalla citta ben due giornate . Gia vedemmo , die nelle memorie de' bassi tempi ci si addita il conbne nelie interne parti di quella valle (2) . Ma se vorremo attentamente esami- nare la corografia alpiua de' tempi della Repubblica e deli' Im- perio Komano , vedrerno , die il Bergamasco comprendea la maggior parte della Valtellina , e si stendea fino alia sommita de' piu alti gioghi dell' Alpi , che sono i termini natural i dell' Italia . Al- (1) Veggiarno nella Corografia Milanese del Co. Giulini che quasi t tta la riviera orien- tal j del lago di Como era compresa nel Contado di Lecco ; ma egli non potrebbe additarci nell'accennate sue memorie indizio alcuno onde mostrare che questo Con- tado fosse del distretto di Milano prima dell' undecimo secolo. Consta dagli a itl- chi Statuti di Bergamo , scritti al tempo di Giovanni Re di Boemia, che quattro- cento cinquant'aimi fa la Valsassina era del Bergamasco. Scrissero Mario Muzzi Istor. sacr. , ed il Qua Irio Mem. Vallell. che ne' tempi aiuccedenti ancora Lecco era del territorio di Bergamo, ma non adducendone le prove , rimetto il leggitore al giulizioso ilhistratore deiraccennate scritture. (») N •' Diplomi sopraccennati non si prefiggono i termini del Bergamasco a' confini della Valtellina, ma ptu okre ciok entro la valle medesima : in valle qua; di~ C'tur Telllna. LIBRO TERZO , CAP. IV. 10S Alcuni Scrittori interpretando a lor modo nn passo di Strabonc , escludono la Valtellina dall' Italia , attribuendola alia Rezia . Io non disputero contro le loro interpretazioni , poicbe non veggo, die sia da far gran conto dell' autorita di Strabone , dove si tratti della corografia alpina . Qnesto cele- bre eco^rafo non fu seinpre esatto nelle sue descrizioni , e per lo piii accenna confusamente i luoghi , senz' additarceli con precisione geogratica . Egli era spezialmente intento ad erudire e dilettare i leggitori con varie notizie storiche , delle quali lia versata gran copia nella sua Geografia . Ed osservano alcuni critici , clie Strabone , non essendo astronomo , ne matemati- co , molte volte non attinse il vero senso de' testi , donde trasse le notizie per compilare la sua grand' opera (1) . Egli eno bene spesso nel descrivere la Germania (a) , e le regioni alpine ; e stranarnente confuse i popoli della Rezia, e de' paesi confinanti . Ma soprattutto e da notaie la sua in- costanza , della quale troveremo alcuni esempj senza uscire di queste montagne . Die' egli , clie i Vennoni abitavano all© ra- clioi delf Alpi al di sopra di Como , e di poi gli annovera tra' popoli della Vindelicia , provincia confinante al Danu- bio (3) . Ci nana altresi , die i Reti ed altre nazioni abita- vano F Alpi , clie da' contorni di Como si stendono verso I' oriente ; poi volendo accennare i popoli , die abitavano Y al- tra parte dell' Alpi , noraina i Leponzj , e con inescusabil er- rore ancora i Tridentini ; ed in progresso , parlando nuova- mente de' Reti , annovera tra essi ancora i Leponzj . 11 Clu- vero , benche lodi Strabone sopra tutti gli anticbi geografi 5 si (i) ,, Comme Stralcn n'eroit ni astronome , nj marhematicien , il copioit les escrivains ,, le plus souvent sans les entendre. ,, Cos! scrisse il cel.Frcret Memoir, de I'Aca- dem. des Inscript. torn. 14. pag. jio. Ed un altro di quegl' illustri accademici osserva che Strabone „ voyagea comme nos auteurs des Voyages, qui sacrifient „ la precision giographkjiie a des descriptions plus amusantes. :1 etoit si eloigne ,, des justes notions de la vraie Geographic qu' i! reprochoit a Eratosthene de ,, l'avoir traitee mathematiquement ,, . M. de la Nauze Mem. dc VAcad. des i/i~- script torn. 16. peg. ny. Qi) Ved. il Conrigia Thcs. Rerumpuhl. torn. 1. pig. 17. (3) Smb. lib. 4. pig. 713. e seg. Ed. Amst. 1707. 104 BERGAMO SOTTO I ROM ANT si maraviglia della sua incostanza , c sclarna : rnira sane unlus cjusdemqnc mentis variatio (i). E vuole , che qualora si tratti dell' antica Hezia si debba prelerire 1' autorita di Plinio . Qucsti , dopo aver detio , die i Reti teonero gran tratto di paese di la da' gioghi dell' Alpi , soggiugne : verso deinde Jtaliam pectore Alpium , Latini juris Euganae pentes , quarum oppida XXXIV. enumcrat Cato (i>) . Durique a gioghi dell' Alpi divideauo i Reti dagli Euganei ; e per couseguenza dobbiam dire , cbe questa nazione tenesse la Valtelliua ed altre valli adiacenti , e che tutto quel tratto dee esser compreso nell' an- tica corografia Italica (3) . Da Plinio non discorda Tolomeo, il quale assegna gli stessi limiti all' Italia . Benche questo geogralo abbia data molta materia alia moderna critica , pure ci ba lasciate varie noli- zie , che nou si trovano ne' libri degli altii antichi autori(4). Ancora nel descviver la Rezia , e le provincie ad essa conti- nanti , nomina varj popoli , e accenna moite citta, di cui gli altii geografi non lanno menziorie alcuna . Egli scrisse (Uni- que, esser termine dell' Italia ii inonte Adula (5), cioe quell' alt a giogaia , die dal n\onte S. Gottardo si stende verso il monte Speluga , e cbe ognuno sa , esser una continuazione di que' gioghi , che dividono la Rezia dalla Valtellina (G) . E similmente Yellejo , cbe avea lungamente militato nelle guerre di Germania , ed avea phi volte varcato queste montagne , scrisse , che summa Alp'uun juga finem Italian terminant (7). An- (1) Cluvero Ital. Anil], lib. i. cap. 17. Leggansi le osservazioni di questo Oeografo supra g!i accennati passi di Snabone ,, dove scrive che sails aperte ac fade site ab ipso Siiabone , sive ah excriptore ejus erratum. (1) Plin. lib. 3. cap. 10. (3) Varj celebri iilasuatori della Oeografia antica assegnano concordemente agli E nei la Valtellina^ e.l altre valli a.liacenti . Clmrcr. lial. Juliq. lib. 1. cap. ij., Br '•• t. Farall. geogr. P. 2. lib. j. (4) Veg<:ansi le Memorie dell' Accademia Letteraria di Parigi torn. 31. pag. 16 4. (j) Tolom. lib i. cap. n. lib. 3. cap. 1. (6) Veggasi lo Tuscudo De pi isca ac vera Alpina Retia cap. 31. (7) Veil. latere, lib. 1. cap. 109. Da questo luogo di Vclit-jo si comprande cheicon- fini d' Italia si steadcano fino a' piualti gioghi dell' Alpi j che sor^onoualaspruch c Bressuione. LIBRO TERZO, CAP. IV. io5 Ancora nella divisione Gostantiniana i commessarj Romani si attennero a questi limiti naturali tra 1' Italia e la Rezia . Claudiano, descrivendo il viaggio.di Stilicone condncente l'eser- cito Romano pel lago di Gomo e per F Alpi, disse, clie que- gl' tnaccessibili gioglii , varcati a grande stento da qnesto ca- pitano , iliviileano la Rezia dalT Italia (i) . Ma iion accade, cli' io m' ocenpi piii lungamcnte intorno a qnesto dubbie , poiche il Cluvero dopo avcrlo eliiarito con lunga ed erndita discussione , delineo la carta dell' antica Re- zia , e trasse i pnnti indicant! i snoi confini in sulle sommita delle montagne , clie dividono 1' Engadina dalla Valtellina , compiendendo quest a nell' Italia, quella nella Rezia. E dove tratta degli Enganei , nazione Jtalica , dimostra, clie tennero la Valtellina , ed altre valli adiacenti , e cli' erano divisi da' Reti Alpium summis jugis , e clie ad summit ates usque Alpium Italiae fines pcrtinueruiit (2) . Ancora il dottissimo Cellario ci addita gli antichi confini d' Italia in su i vertici piu eminent! di quelle montagne (3) . E poiche Plinio ci narra , clie i Romani ampliarono i ter- ritorj di alenni municipj , aggingnendovi i cantoni de' conii- nanti Enganei _, dobbiam credere , clie si dilattasse ancora il Bergamasco , e comprendesse quella gran parte della Valtelli- na , clie da' contorni di Tirano si stende sino al lago di Co- mo (4) , Ma odasi un argomento a§sai pin chiaro . Chi detto la celeb re iscrizione del trofeo dell' Alpi riferita da Plinio , no- mind da qnarantaquattro popoli alpini sottomessi da' Roma- ni , e Plinio ci avverti , essersi omessi tutti quelli , clie per O la (1) Sei Litus Hesperiae quo Rhetia jungitur orae Praeruptis fcrit astra jugis, pandit qne tremendam Fix a?state viam . Gaul. De Bcil. Getic. v. 340. E' cosa evidente che in q.iestoluogo il Poeta de«i scrive il passo del Monte Spsluga. (1) Cluv. Ital. Ant. lib. 1. cap. 16. (?) Cellar. Not. Orb. ant. lib. i. cap. 9. §. z. (4) Cluv. /; :!. Ant. p0g ( 149. io6 BERGAMO SOTTO I ROMANI la legge Pompea gia crano stati aggregate a' vicini munici- pj (i) . Ora si osservi , che nessuno de' popoli nominati in quel marmo si pud attribuire alia Valtellina . Deesi dunque liecessariamente conchiudere , ©he que' valligiani fossero di quelle geuti , clie per la suddetta legge furono sottoposte alia giuridizione de' vicini municipj , e che per conseguenza 1' ac- cennata parte di quella floridissima valle venisse ad esser com- presa nel Bergamasco , clie ad essa confinava pel tratto di trcnta in quaranta miglia . Non si dia orecchio ad alcuni , i quali ingannati da un oscuro passo di Stralione , che pud intendersi variamente , dis- sero , clie gli antichi abitatori di quella valle erano i Venno- ni , senza riflettere , clie Strabone medesimo in altro luogo gli annovera tn' popoli della Vindelicia . Oltredicbe Tolomeo e Plinio , i quali , siccome osservammo, deono preferirsi a Stra- bone , qualora si tratti della corograha alpina, affermano , che i Vennoni abitarono la nell' interne parti della Rezia , ne' contorni dell' alto Reno (a) . Non lascian luogo a dubitare dell' accennata estensione del Bergamasco due passi di Plinio , a' quali non ban posto mente ne il Cluvero , ne il Cellario , ne gli altri ScritLori d' antica geografia . In Siphno lapis est , qui cavatur , torna- turque in vasa coquendis cibis utilia , vel ad esculentorum usus, quod in Comensi Italiae lapide viridi accidere scimus (3) . E' cosa nota , clie queste pietre da laveggi si cavano dalle mon- tagne di Piuro al di sopra di Chiavenna ; donde consta chia- ramente , che le vaJli di que' contorni , benche lontanissime da Coino , fossero del suo distretto , e che questo si stendesse fino agl' accennati gioghi dell' Alpi , che divideano Y Italia dalla Rezia . Laonde non parra strano , che ancora il distretto di Bergamo comprendesse la Valtellina , che da questa citta non (i) Plin. lib. 3. cap. 20. (z) Tolom. lib. i. cap. n. Plin. loc. cit. (3) Plin. lib. 3- (3), e il luogo dov' era sitnato , ha serbato finora il nome d' are- na (1) Ferrar. De Glndiat., Lipsio De Amphitheatris . (z) Maffei Degll Anfiteatti lib. i cap. 3. Gli anfiteatri di pietra erano cosa rara, sic- come osserva anche il Grazioii De ant. Mcdiol. aedif. p-. (a) Ricorre egli al!a Storia Ecclesiastica , e ci nana che i SS. Fermoe, Rustico , prigioni in Milano, furono da Anolino , che passar dovca nella Venezia , condotti in Vero- na, dove li fece lacerare nell' anficeatro, e crede di poter quindi arguire che non fosse anfkeatro ne i:i Bergamo , ne in Brescia . Presc'ndcro dalla nuliita di quests illaziane, giacche il dire, che fossero lacerati nell' aniiteatro e un' evidente neenzo- gna . Egli londa questa sua lalsa asserzione su gli atti diquesti Santi ch'egli me- d'simo ha pubblicati . Ma in essi non si fa menzione alcuna deli'"anfiteatro ^ anzi vi si Leage, che furono lacerati entro la citta, siccome nanasi ancora nella Verona Illustr.P, 1. lib. 7., ed il Maffei coafesSa, che l'anficeatro era fuori delle mura. An fit. lib, 1. cap. 13. -.; ':.->.-■ '.•.. lib. j. cap. J. u4 BERGAMO SOTTO I ROM AN I Scrive il MaflTci , non scnza ragione , clie il costruire un anfiteatro stabile non dipendea solamente dalla ricchezza della citta , ma ancora dal trovarsi nel suo distretto cave di pietra o di marmo (i) . Ora si osservi , clie non v' ebbe forse altra citta , eccetto clie Bergamo , cui la natura somministrasse le pietre entro il suo ricinto , e quasi nel luogo medesimo , dove aveasi a costruire tal edilizio . Ognuno vede , clie le nuove for- tihcazioni in molti luogbi sono fondate in su i massi , e clie abbiamo aleune cave entro alia citta medesima , le quali an* che oggidi somministrano gran quantita di pietre alle moderne fabbriehe . Dunque si pote costruire in Bergamo un ampio e magni- fico anfiteatro , senza far venir di lontano con grandissimo di- spendio la quantita sterminata di materiali ? clie s'impiegavano in fabbricare que' superbi edifizj . E attesa la numerosa popolazionc di questa citta , e del suo territorio , convien credere , chc 1' anfiteatro fosse ampio e capacissimo . E si comprende per molti indizj , elf esso era di nobile struttura , ed ornato di marmi , de' quali abbonda il distretto . Nell' anfiteatro di Nimes , di cui gran parte ancora sus- siste , si veggono due mezzi tori sostenenti un arcbitrave a guisa di mensole . Ora e da notare , clie nel luogo medesi- mo , dov' era situato il nostro anfiteatro , si sono scoperti tie mezzi tori di marmo ? clie si conosce > essere stati messi in opera a sostenere quaiclie architrave , o altro membro d' ar- cbitettura (a) . Ed e verisimile , che molti altri marmi di que- «ta fatta rirnangano tuttavia cola sepolti , oltre quelli , che fu- (i) Maffei Anfit. lib. i. cap. 10. (») Due di essi si veggono inseriti ne* due angoli occidentali del palazzo Je' Marches'! Solza innalzato presso 1' anfiteatro ; l'altro c collocato nel pubblico musco . I no- bili bassi rilievi che si veggono scolpiti in sui lati di quelle mensole dimostrano esser fattura de' migliori tempi dell' lmperio . Che il ricinto esterno dell'enfitea- tro fosse di maniera Toscana , si puo comprendere da due pezzi di marmo., che sono parti di un architrave di quest' ordine , 1' uno de' quali e inscrito appie dell' accennato muro de' March esi Solza, l'altro che quindi poco distance a^servai piu LIBRO TERZO , CAP. V. u5 furono guasti , o ridotti ad altro us©, ovvcro gettati ne* fon- damenti tlellc moderne fabbriche . Pressocbe tutti gli anfiteatri erano fuori delle citta , ma quelli di Nimes (i), di Bergamo , e forse ancora qnello di Milan o (2) , erano entro il ricinto ; ed i Bergamascbi ebbero nn efficace inotivo di costruirlo in quel lnogo . L'antiche mura della citta soprastavano in ogni parte allc ripidi pendici del colle , e non era possibile , cbe gli assedianti vi accostassero le macchine , se non verso I'angolo settentrionale , dove il colle stendea il dorso fnor del ricinto . Quivi dun que fabbricarono V anfiteatro , per render forte la citta ancora da quella par- te , dove man cava il vantaggio del sito ; e questo fu il motivo di farvi ancora la cittadella, cbe fu poi distrutta allora cbe si costrnirono le nuove mura . Si legge , cbe gli anticbi soleano talvolta munire i prin- cipali edilizj, e spezialmente i teatri , e gli anfiteatri , percioc- che quelle robust e moli poteano lungamente reggere agli sforzi de' nimici . Cesare assediato in Alessandria voile abitare vicino al teatro , cbe reputavasi atto a resistere quanto una rocca : hoc tract u oppidi crat thcatrum conjunctum domui P quod arcis locum tenebat (3) . Nana Procopio , die 1' anfiteatro di Spoleti fu munito di presidio al tempo di Giustiniano (4) • Ne' secoli sussegnenti furono similmente guerniti ancora gli anfiteatri di Treviri (5) e di Verona (6) . E Carlo Martello , per levare tale clilesa al popolo tnmultuante diJNimes, exuri jussit arenas ap- tas pracsidio perjldlae populi : ma cbi ebbe tal commissione in- dar- volte nelia mia adolescents, V ho cercato in darno in quesci ultimi tempi . Erano d' online Toscano ancora i ricinti degli Anfiteatri diNimes, d' Aries , di Verona, e d'alcuni altri accennati dal Maffei Anfit. lib. z. cap. i 3., AatiquU. Gallics epist. i 3 . (1) Maffei loc. cit. (1) Grazioli de Prcecl. lilediol. aedif. cap. n. (3) Cesare de Belio Civili lib. 3. cap. in, (4) Procopio Got. lib. 3. cap. 13. (j) Aimonlo h',. 3. cap. 1. ('■) Maffei Anfit lib. 1. cap. ij. dove osserva, chest fece lo stesso uso ancora dell' A »• fiteatro di Capua . nG BERGAMO SOTTO I ROMAN I darno tcnto con legne accesc di abbruciar quell' anfiteatro tutto di pietra (f) . E' nolo ad ognuno , cite ill i no mini di que' tempi dilet- tavansi somraamente in veder gli spettacoli , e soprattutto i combattimenti de' gladiatori e delle here . Gia osservammo , clie nelle citta dell' Impcro gli eletti al supremo magistrato , e ad alcune altre dignita civili o sacerdotali , doveano dar tali feste al popolo ; e che nelle citta copiose d' abitanti , e ric- cbe , gli spettacoli soleano essere splendidi molto e sontuo- si (a) . Non e da dnbitare se vi combat tessero ancora i gladia- tori . Che questi orrendi spettacoli si dessero non solamente in Roma , ma in molte altre citta, il dimostrano parecclii mo- derni Scrittori , adducendo varie iscrizioni di que' secoli . Si vedeano combattimenti di gladiatori in Siviglia (3) , in Na- poli (4) , in Bologna (5) , in Verona (f>) , ed anche in altre citta meno eelebri , cioe in Pesaro (8) , in Firenze , in Po- lenza (7) , ed in varie altre . Ed e pur molto probabile , che piu frequenti e pin solenni fossero gli spettacoli in quelle cit- ta , che aveano anliteatri stabili , come Capua, Verona, Mi- lano , Bergamo , Nimes , ed altre di sopra nominate (9) . Quanto aile cacce dclle beslie , io non credo gia , che qua si vedessero leoni, e pantere , se non di rado , bensi la- pi ? orsi , cinghiali ? tori , lepri , e cervi , bestie atte ad in- ter— (1) Maffei Antiq. Gall, epist. 23. {■l) Degli spettacoli che soleano dare al popolo nelle citta dell' Imperio gli eletti a; supremo magistrato., ed alle altre cariche givili, e sacerdotali , ci danno varie no- tizie il Noris, Cenotaph. Ptsan. , il Muratori Thes. inscripl. pag. 616, 3. 1031, 5. 2.019, 4., ed il Guthier de Jure Pontif. lib. 3. cap. io. (3) Leggasi la lettera di Asinio a Cicerone, Fam. lib. 10. (4) Muratori Thes. Inscript. pag. 1019., 4. (y) Tacito Hist. lib. 2. cap. 67. (6) Plinio lib. 6. epist. 34. Si comprende da quest* pistola c'-,e si davano al popolo gli spettacoli de' gladiatori , e delle fiere , spezialmente nt' i'unerah de' ciuadini rag- guardevoli . (7) Murat. Thes. Inscript. pag. 11 11, t. (8) Ottone de Colon, pag. 370, 374. (9) Maffei Anfit. lib. i. c ip. tj. LIBRO TERZO, CAP. V. n 7 tcrtenere piacevolmente il popolo , e clie poteano aversi senza troppo dispendio (i) . GY Italiani , sopra tutti gli altri popoli dell' Inipcro , fb- rono dediti a tali divertimenti , fiuche depressi da' Longobar- di , c cangiata condizione , dovettero curavsi d' altro che di passatempi . E stante die que' barbari fossero intenti sola agli esercizj militari , e non curanti di spettacoli , cessarono questi del tutto , e per conseguenza gli anfiteatri lasciati in abbandono andarono in rovina , Tnttavia questi edifizj era no tanto massieci , e di talc struttura, che quautunque fossero trasandati avrebbono potuto ere alia foiza del tempo per molte centinaia d' anni : ma gli uomini de' secbli barbari andarono distruggendoli , per va- i de' materiali in riparar e eostrnir fortificazioni , ed altre opere pubbliche o private . In Catania colle pietre di qneH'an- fiteatro si ripararono le mura al tempo di Teodorico (a) , c da quello di Nimes si trassero molti materiali per costruir torri e case (3) . Cosi lo stupendo anfiteatro di Roma, detto il colossco , somministro in varj tempi quantita infinita di ]>ietre tiburtine a molte fabbriebe . Aneora quello di Verona ill in parte diroccato , per averne pietre da fabbricar torri ed altre fortificazioni (/(.) . E similmente il nostro anfiteatro fu interamente rovinato , parte (Jail' accennato terremoto , parte da' cittadini ? che piu volte dovettero riparare e riedihear Je mura . battute spezialmente la vicino all' anfiteatro in varj as- sedj (5) , che la citta ebbe a sostenere in que' secoli . Dis- (i) Yeggasi , sulla varieta delle bestie intrcHlocte in quegli spettacoli, l'erudita disser- tazione del Guavezzi , laser ita nel venteshno volume degli Opuscoli Scientirici . (i) Cassiodoro Far. lib. 3. ep:st. 49. (3) Maffei Antiq. Gall. ep. 13. (4) Maffei An fit. lib. 1. cap. 11., Ver. Illustr. P. 1. lib. 9. (5) Se si leggano attentamente gli Annali Larabeciatii , P.er. Ilal. Script, torn. 1. P.x, col. iro. si comprende che Arnolfo Re di Germania, avendo assediata Bergamo nell'894. fece la breccia nell* accennato luogo, dove stendendosi il dorso del colle- faor della cinta, gli asselianti poteano fadlmciue accostarvi le macchine. E pos- siamo tener per certo che aneora negli assedj del rfoo. e del 702. fosse tattuta. Hi quella parte. Le ripide pendici del colle, in sul quale e situata l'antica cir~ ..;e la Qga'i altro luogo tropno rJHRcile l'accesso a^li assedianti .. u8 BERGAMO SOTTO I ROMANI Dissi esser molto probabile , die in Bergamo fosse ancora il Gampidoglio . A chi non e troppo versato ndle memorie di que' secoli parra quest' opinionc un paradosso , e talnno forse 1' avra scartata con risa . Ma non saranno alieni dall' appro- varla qnegli eruditi leggitori , i quali sanno , cli' ebbero il cam- pidoglio Capua (i) , Benevento (2), Nola (3), Firenze (4), Ravenna (5), Milano (6), Cartagine (7) , Tolosa , Narbona (8), Nimes , Augusta, Colonia , Treviri (9), c varic altre (10). Le citta dell' Impero ambivano di rassomigliarsi a Roma , non solamente nel govern o politico , ma ancora ne' nomi de' magistrati , e de' pubblici edifizj j laonde moite di quelle cit- ta , die aveano la rocca, soleano chiamarla Campidoglio . Potrei allegare molti passi d' antichi Scrittori , da' quali risulta , die arx e Capitolium erano voei siuonime . Ea voce omnes arces pro- miscue appcllatae , scrisse ancora il dotto Casaubono (ij) . Ma (1) Ab'oiamo notizia del Campidoglio di Capua da Svetonio Calig. cap. 5-7. E pari- meiui da Silvio IcaUco lib. 11. v. 167. Veggansi le sposizioni del Drachenborc'i , e del Dansquio , modern i scoliasti di questo pocta . (2) Del Campidoglio di Eenevento fa menzione Svetonio De lllustr. Grammat. cap. 9. (3) Everardo Ottone de Aedil. colon, cap. 9. (+) Par'.ano del Campidogl'O di Firenze il Malespini , cap. 19. 21. 27., Gio. Villa ii (Yon. lib. 1. cap. 3S. , ed il Lami Ant. Tosc. pag. <5S. (j) Ci da notizia del Campidoglio di Ravenna Agnello, scrittor del nono secolo, Rcr. Ital. Script, torn 2. (6) Del Campidoglio di Milano fanno menzione il Velsero^ Rer. Findelic. lib. 5.; il Torre de Diis Aquilejcns ; 1' Ottone de Aedil. colon. pag. 31 1. } V Ughelli Ital. so r. torn. 4. peg. 201. (7) Aceenna il Campidoglio di Cartagine S. Cipriano, nella pistola cinquantesima quin- ta . Leggansi I'erudite osservazioni del Baluzio sopra quel passo . ' (8) Nomina i Campidoglj di Tolosa, e di Narbona Sidonio Apollinare, Carm. 23. , ct Sapph. epist. ult. (9) I/Ottone de Aedil. colon, pag. toi. accennando i Campidoglj della Gallia, e d' al- tre provincie oltratnontane , nomina ancora quelli di Nimes , di Colonia , e di Tre- ' viri , de' quali abbiam notizia in varie antichissime memorie , allegate da! Du- Cange, v. Capitolium. (10) Che Verona avesse il Campidoglio, lo asserisce con ragionevoli fondamenti il Mfcf- fei Mus. Veron. pag. 107. , Feron. illustr. lib. 6. Fanno menzione del Campido- glio di Aquileja memorie antichissime, scritte mille anni fa, siccome osserva il Torre de Diis Aquil. Ancora in Autun era il Campidoglio, e n' abbiaino not'zia c!a Eutnenio Oiat. pro instaur. scholis cap. 9. 1 Campidoglj di varie altre citta ac- cenna il Du-Cange loc. cit. (11) Casaub. ad Svet. Calig. cap. 57. Ptrcio S. Girolamo in Isaiam lib. i.eap. 14. par- Jando di Babilonia disse : Arx autcm , idesl Capitolium illius urbis , est tunis oedi LIBRO TERZO , CAP. V. 119 Ma tal nome si diedc spezialmente a quelle rocclie o cit- tadelle , elf erano situate sopra qualche altura : quamlibet , disse ii Barzio , quamlibet edltam arcem Capitolium dicebant (1) , c riflette il Maffei , die ob quandam cum Romano similitudinem magnified Capitolii denominations utcbantur (a) . Dunque s' io mostrero , essere stata di que' tempi nella nostra citta una rocca situata sopra un elevatissimo colle , potro ragionevol- mente dire , che si chiamasse Campidoglio ; e non so vedere , che mi si possa opporre alcun dubbio . Intendo di additare il colle di S. Eufemia , il qual es- sendo assai rilevato ed il piu ripido de' quattro colli , che sono cut jo T antico ricinto , poteasi agevolmente munire , c render inespugnabile . La rocca , che quivi sii ancora sussiste , fu co- strutta nel i33j. per ordine di Giovanni Re di Boemia . Ma consta dalle memorie do' sccoli antecedenti , che nel medesi- mo Inogo era iin' altra rocca (3) , edificata lino no' tempi dell' Imperio Romano . Anche oggidi si vede un residuo di quell' antichissima rocca , la cui struttura , e le grosse pietre , ond' era niurata , indicano antichita. rimotissima (4) , e chi ben disccrne la co- noscera fattura di que' prischi secoli , in cui F arte seppe pro- durre tanti stupendi ediiizj , che lianno potuto reggere finora al- ficata post diluvium. E similmentc Lat'tanzio , e gli altri scoliasti di Stazio y Tlieb. lib. 4. v. 1 3<$. cbiamano Capitolium la rocca di Atene. (1) Barth. ad Stat, llieb. lib. 4. v. 136. (i) Matfii , Mus. Vcron. pig. 107. (3) In ono Stromento che si serba nell' archivio delta Misericordia , fasric.I. in strum. vet. rogato 1' ultimo giorno d'Agosto del n8r. leggiamo: In civitate Per garni juxta Castrum S. Euphemia? . (4) Nella cinca della rocca verso Toccidente veggiamo esser compresa parte di uu muro antichissimo, che ben si discerne esser un resto di quella primitiva rocca, di cui si fa menzione nel sopraccennato Stromento del nSi. Chi ha osservata la struttura degli antichi muri che cigneano il Campidoglio Romano, ed atcune citta d' Italia, che sappiamo esser costrutti ne' tempi della Repubblica, e dell' Impe- rio Romano, terra per certo che l'accennata parte del muro della nostra rocca sia fattura di que' sccoli. Visitai quella rocca insieme coll'erudito Signor Come Giovanbattista Vertova , e col dotto Signor Abate Ceroni , e dopo tnaturo esame , riconosceramo I'alta antichita di quel muro, ed approvammo senz'aicun dabble* Paplaioae prop osta. i2o BERGAMO S0TT0 I ROMANI alia forza del tempo, e clie si arnmirano ancora in questo sc- colo iioritissimo d' ingegni e d'arti. Si possono addurre altri argomenti a dimostrare l'alta an- tichita di quella prima rocca . Entro a quel ricinto ancora sussiste parte dell* anticliissima cliiesa parroccliiale di S. Eu- femia , la quale dopoehe per ordine del Re di Boemia f'u riedilieata la rocca , c per conseguenza impedito il concorso del popolo , divenne cliiesa privata (i) . U epoca di questa parrocchia e nascosta nclF oscurita di que' lontani tempi, in cui la citta fu divisa in varie parroccliie , ed e cosa indubi- tabile , che quel luogo infm d' allora £u sempre aperto al con- corso del popolo , laonde eonvien dire, che quella prima rocca fosse gia sfasciata di mura , e clie fosse costrutta fin ne' ten delllruperio Romano . Cio diverra piu evidente se si osservi , che nell' 894* Am- brogio Coute di Bergamo , dopo aver lungamente sostenuta questa citta contro Arnollb Re di Germania ,-cIie 1' avea stretta d' assedio , vedendosi ridotto a doverla cedere , per isfuggir 1' ira del nimico si ritiro in una tone della citta medesima , dove non pote far lunga difesa (2,). Donde si comprende , che di quel tempo la rocca era gia ita in rovina , e percio dob- biam credere , clie fosse costrutta parecchi secoli innanzi . Dunque se allora arx rocca , e capitolium campidoglio , crauo voci sinonime e indHFerentemente usavansi ? come potra negarsi , che la nostra rocca si chiamasse campidoglio, atte massimamente -che era situata in su quel rilevato e ripido col- le ? Ahbiam veduto pur ora , che quamlibet editani arccni cc- pitolium dicebant . Alcune alt re osservazioni non lasceran luoiio a dubitar- ne . Da uu passo di Cicerone si raccoglie , che non solamenle Gio- (1) Cio non SHecesse che suI cominciar del secolo sussegucnte , poiche la rettona par- roccliiale di S. Euftiir.ia fu trasportata nclla chiesa di S. Francesco sola;n?nte net 1407. sotto il Pontificato di Gre^orio XII. Quel parroco serba tuttavia I'antica ticolo ai S. Eufemia . (x) Rileriecono quel gran fatto lo Fcrittore degli annali Lambeciani , P.er.Ital. Script. Jvm. t. P. z. col. iio., ed U Mutators Annai. S94. LrBRO TERZO , CAP. V. mi Giove, ma tut ti gli Dei si veneravaiio nel Campidoglio llo- mano (i) . Ora. e da sapere , ch' cssi erano venerati ancora in quclla nostra rocca , e ne siam certi per im' ara di marmo (juivi su ritrovata , in cuisilegge: JOVI OPT. MAX. ET D1S DEABUSQUE INMORTALIBUS (2). Questa unifortoita del nostro Campidoglio con quello di Ilomari rimove ogni duLbio . E s' aggiunga , clic non solamente nel Campidoglio Ro- mano , ma ancora in alcnni altri si costrnirono ediiizj nobili ad uso pnbblico ; anzi pure osservano il Lami (3) , ed il Maf- ic i (4) , che se dentro alle citta era qualcbe colle ornato di magnificbe iabbricbe, ancorebe non fosse fortiiicato , soleasi chiamar Campidoglio . Pare , cbe tali ornamenti non mancas- seio al nostro colle di S. Eufemia . Abbiamo nel museo un frammento d' iscrizione , cbe fu scoperto entro la rocca , ed in cui leggesi : Q. BLANDIUS MONTANUS SEXVIR . Da questa tronca iscrizione non si puo comprendere quali altre cariche esercitasse Montano ; ma gappiamo d" altronde aver lui esercitata ancora F Edilita (5) . O E' co- (1) Cicerone, parlando al popolo , cd all'ordine equestre , prima d'andare in esilio disse : Si Jupiter opt. max. Juno j, Minerva, ceterique Dn , Dene que immortales' qui excellenti turr.ulo civitatis sedem Capitolii in saxu incolitis costitutam . J.eg- giamo Ancora nel qaihto di I.iviu: Capitolium sedes Dcorum . Non occorre , che io sd.iuca altre autoriu , dalle quali similmcnte si raccoglie, che tmtu 13 turba degli Dei era venerata nel Campidoglio Romano. (i) Qaesto marmo si serba nel pu'ublico museo. I nostri istorici dicono , che al lor tempo stava presso S. Michele al F'ozzo , cios alle radici del colle di S. Eufe- m a. 11 Co. Francesco Bremb:ui, uomo doito , e versatissimo nelle cognizioni de- gli antichi marmi , mostrommi alcune memorie manoscritie di Tonino Bongo, che visse sal finire del quijttdiceeirao /secoJo , nelle q.iali tra scritto, che quel marmo fu ga scoperto entro la rocca, e quifldi uasportaio entro raccenr.au chiesa , si- tuata appie di quel colle. (5) Lami Ant. Tosc. pig. 76. (4) Maffei Mas. f'eron pig. 107. (5) C'u consta da un altro marmo, collocato nel museo, in cui silegge : MONTAN'O SFAVIRO QUATUORVIRO . Benche per difetto del marmo rrtanchi il nome gen- til'zio, pur non e da dubitare, che questo Montano, sia quel medesimo, di cui si fa menz'o.ne nell' altro frammento scoperto nella rocca, poiche co>i nell'uno, com? nell'altro, ha titolo di SeViro . Ora vegg amo , eh'egli fu ancora Quatuor- viro . cid e uno de* quartro EJili . N :i e di qiKsro Iuogq il far lunga disputa- contro coloro_, crre c<.> ■ !ono i Quatuorviri jure dicendo con que' Quatuorvhri, che nell' accennato marmo, td in moltissimi altri, sono cosi detti scnz'3kun di- ia» BE RCA MO SOTTO I ROMAN I K' cosa nota , clie gli Edili aveano la cura dclle fabbriche del comune , e percid dobbiam credere , che Montano facesse quivi costntire o restaurare qualche pubblico edifizio . II marine- in- tero , di cui non c' e rimasto se non 1' accennato frammento, s' io mal non discerno , era di si gran mole , clie la forza di cinqnanta uomini non sarebbe stata bastante a muoverlo ; donde possiamo argomentare , clie quell' edifizio fosse di ma- gniiica e sontuosa struttura . Per non uscir dc' termini , cbe m' ho prefissi , ometto varie osservazioni , clie potrebbono farsi intorno all' antichis- simo tempielto di S. Eufemia , parte del quale ancora sussi- ste entro il ricinto della rocca . Esso era ritondo e molto an- gusto , indizj certi di grand e antichita (i) . La sua struttura mi fa credere , cbe sia opera de' cristiani de' bassi secoli . So- viemmi d' aver veduto in Italia , e oltremonti , alcuni tem- pietti non diversi da qnesto , costrutti da' primi seguaci della religione di Cristo . E atteso cbe i piu anticlii erano molto angusti e poveramente fabbricati , non altrimenti cbe sia il nostro di S. Eufemia , si puo quindi arguire 1' alta vetusta di questa cbiesettina , cbe al parer mio non e men antica di dieci o dodici secoli . Altri forse inclinera a credere , cbe gia fosse il tempio degli Dei Capitolini , ma bo piu motivi di non ajiprovare quest' opinione (2). Tuttavia non m' opporrei a chi dicesse > che i cristiani di que' secoli , trovando quivi il tempio degli Dei Capitolini in gran parte diroccato , murassero sopra que- gli avanzi , e ne facessero questa cbiesicciuola , dedicandola a S, rCufemia ? che di que' tempi era in grande venerazione . 1 li- stintivo. 'Potrei addurre varie osservazioni, onde far constar chiarame nte , che questi Quatuorviri non eran diversi da quelli , che ne* marmi d'arcune cittasono detti Quatuorviri acdilia potestate : e che per conseguenza il nostro Montano fosse anche Edile . (1) Scrisse il Calvi Effem. torn i. pag. 141. che quella chiesettina era in ritondo, perfelto , con portico avanti assai anlico. Ora non ne rimane se non una meta . (») Due finestre, che si veggono ne^ lati molto bislonghe , i muri poveramente co strutti x e varj altri indizj , ripugnano a quest' opinione . LIBRO TERZO , CAP. V. ia3 I libri di Vitrttvio (i) , e varj antichissimi templi , chc tuttavia sussistono in Italia , ed altrove , dimostrano , die an- cora i gentili , non altrimenti che i priori cristiani , soleano fare niolti dc' loro tem«»li in forma circolare ; laondc possia- mo vcrisimilmente credere , chc fosse di cjuesta spezie il tem- pio degH Dei Capitolini , e die sopra i fondamenti e su gli avanzi di esso si posi la chiesa di S. Eufemia . La sua picco- lezza non dara motivo di dubitarne a clii considera , che quel sito e molto angusto , e clie non sono di maggior mole alcuni templi della gentilita , che ancora sussistono (2,) . CAPITOL O VI. Dcgli Archi e Templi anticld , e dclV antichita d? alcune Terra del Bergamasco . J. 1 elF accennare i pubblici edifizj , che davano a questa citta bellezza , e decoro , non sono da omettcre gli archi , de' quali ora non possiam most rare se non alcune reliquie , da cui si comprende quanto nobili fossero e magiiifici . Abbiamo nel musco un grosso pezzo di marmo , in cui si vcggono scolpite tre lettere R O JN , ciascuna delle quali e di un' altezza , e di una grandezza straordinaria. E si conosce assai chiaro , che quest era parte del fregio di un alto e son- tuoso edihzio , e par che non si possa dubitare se fosse un arco (3) . Non (■) Vitruv. lib. 4. cap. 7. (2) Ne' secoli della Repubblica, e de'primi Imperatori , i templi de"" Romani non erano molto graudi , come tal uno si pensa . L'eruditissiltio Donaio Itb. 4. cap. 25. os- serva che sono assai maggiori que* templi di Roma, i quali vel mngiu Con- stantini potent ia , vel delnccps maximorum Pont 1 fie um religio , vel purpuratorum Prmcipum munificentia , vel yrlvn orum liber alitas molita est. Abbiamo da Dio- nigi d' Alicarnasso, che il tempio di Giove Feretrio non era Iuiil'O se non qum- dici piedi , e pero era piu angusto della nostra chiesetiina di S. Eufemia. T* (3) Questo marmo era la vcino alia' porta del Monistero di S. Grata, d'onde fu tra« sp jrtato nel museo . Gli a^cennati tre kaeroni si escendono ad occupare tuua i%% BERGAMO SOTTO I ROMANI Non e cosa facile lo scoprire ad onor di clii fosse costrut- to . Le storie di que' tempi non ci danno lnme sufficiente a chiarir questo dubhio : laonde . ricorrendo alle congetture pro- porro un' opinidne , che a me pare assai probabile . Che tra le parole scolpite in quel fregio si leggesse NEROJNl , ne danno chiaro indizio le tre lettere , cbe ci sono rimaste , e pero convien ricercarc a qual de' Neroni fosse dedicato que- sto grand' arco . E' da osservare , clie la Repnbblica de' Bergamaschi de- creto un tempio c culto divino all Imperator Glaudio (i) , che fu cognominato Nerone (2) , laonde si dee credere , che i nostri ricevessero da 1 11 i qualclie gran benefizio . E se questo fu si segnalato , che volessero riconoscerlo col prestare a quell' Imperatore culto di religione , si pud ragionevolmente presumere , che ad onor di lui costruissero ancora quest' ar- co . Quasi ardirei dire , che qnest' opinione sia indubitabile 5 poiche non abbiamo alcun motivo di credere , che fosse de- dicato a Nerone suo successore nelf Imperio , ne ad alcun al- tro di questo norae . E' avvanzato al tempo ancora un altro gran pezzo di marmo , ch' era parte del fregio d' un arco magnifico e grande non men del primo . Vi si veggono scolpite tre lettere di straor- dinaria grandezza (3). Non si puo dire , che questo , e 1' al- tro marmo pur ora accennato , fossero d' un medesimo fregio , at- la faccia del marmo. La grandezza straordinaria di queste lettere, il convesso della faccia del marmo indicano chiaramente , che fosse parte del fregio di uu' arco m >lto magnifko, dedicato a qualche gran personaggio. (1) Da una delle nostre iscrizioni, che pubblichero quanto prima, consta chiaramente che in Bergamo fosse un tempio dedicato a Claudio . Cornelio Miniciano nostro concitta dino, uomo illustre e grande amico di Plinio il giovine, era Flamine di Claudio in Bergamo, e di Traiano in Milano. (i) Che fosse cognominato Nerone lo sappiamo da Dione lib. 6. cap. »., da S'fileno, Vospico, e Zonara, siccome osserva il Reimaro, ad Dion. II Tillemontnella viia di questo Imperatore art. i. il chiama Tiberio Claudio Nerone j e ne' primi anni del suo imperio fu molto virtuoso e benefico . (y) Questo marmo e inserito nel muro del campanile di S. Maria, rasente 1". srrada . Anch' esso c alquanto convesso, c si eonosce chiaramente ch* era parte d/u L1BR0 TERZO , CAP. VI. izl atteso che le lettere d' altezza divcrsa , c la diversita do* mat* jni (i) non lascian luogo a quest' opinione . Par cosa certa , chc le lettere NVS fossero 1" ultima sillaba del nome , chc quivi si leggea scolpito . Ma essendo molti que' nomi degl 5 Imperatori , che nel caso retto aveano tal de- si nenza , non e facile il discernere ad onor di chi fosse co- strutto quest' arco , poiche le storie di epic' tempi ci lasciano alio scuro . Tuttavia leggiamo , che Adriano viaggio quattor- dici anni e visito moltissime citta dell' Impero , escrcitando da per tutto la sua rara heneficenza . Egli verso tesori spe- zialmente in costruire e rcstaurar edifizj pubblici ad orna- mento delle citta , ed a comodo de' popoli ; e percio in molti luoghi gli furono dedicate statue , archi , ed iscrizioni onore- voli . E per tanto io inch no molto a credere , che ancora i ?amascbi participassero degli effetti della libcralitadi Adria- no , e che abbiano voluto riconoscerli , costruendo ad onor suo qnesto grand* arco . Parra molto probabile e quasi certa quest' opinione se si liiletta , che qnesto Principe negli accennati suoi viaggi vi- sito con ispezial attenzione le citta forti , e vi si trattenne piu lungamente che alt rove (2.) . Era Bergamo in que' tempi una delle piu forti citta d' Italia , e stante che si temessero le invasioni de' barbari settentrionali , era da far gran conto di quest' antemurale , che da questa parte assicurava 1' Italia, e Roma medesima . Possiamo dunque verisimilmente conget- turare , che Adriano , intento a visitar le fortificazicni , v.d allettato da quest' amenissima situazione, vi facesse lunga di- mora , e che durante il suo soggiorno s' affezionasse a' nostri cittadini , e verso di essi largamente usasse la sua heneficenza. Pur tuttavia non vorrei disputare contro chi dicesse , cho il suddetto arco fosse dedicato a M. Aurelio Antonino. Sappiamo, che al suo tempo furono fortilicate le frontiere d'ltalia (3) , mi- nac- (1) L'arco di Claudio era di marmo di Zandobbio , 1'altro di marmo di Ncmbro. (z) Dione lib. 60. cap. 9., Tilleinont art. S. itclino M. Ant. cap. 14., Tillemom M. Aur. Ant. crip. 10. , Crevier lib. 19 i&6 BERGAMO SOTTO I ROMJNI nacciate da varj popoli edifizio sontuo- so, e grande , che contenea piu orjini di colonne. (3) Vitruv. lib. i. cap. z. (4) Questo capitello e d' ordine Corintio, e il veggiamo nel prato di S. Alessandro, non molto lungi dal P>rtellOj nella parte inferiore e stato stagHato, e nell'aka escremira appcna si scorgono i vest'iij delle fo°lie d'acanto. S'io malnon tliscer- no , la colonna intera era aka da ventisei in ventotto piedi Parigini . ia8 BERGAMO SOTTO I ROM AN I mente sono fatture di que' sccoli , e resti delle rovinc di tem- pli , e d' altri sontuosi cdiiizj . Per tanto possiam presnmere , che tali fossero ancora i monumenti . Ognnno sa , clie questi si costruivano fuori delle citta , lungo le vie piu frequentate . Alcuni erano di gran mole , ornati di statue , e d' altre nobili sculture , ed erano de' piu superbi edilizj , clie si vedessero ne' conform di Ro- ma e dell' altre citta d' Italia (i) . Won e da tacere un' altra grand' opera , la quale senza dnbbio si potrebbe annoverare tra le piu sontuose , che allora si vedessero in Italia , voglio dire il ponte d' Almenno . Gran parte di quella stupenda fabbrica ha potuto resistere iinora alia forza del tempo , e dell'impetuosa coi rente del Brembo . Si credono alcuni , clie Teodelinda Regiua de' Longobardi fa- cesse costruir questo ponte . Altri 1' atnbuisce a Teotberga Re- gina di Lorena : opinioni volgari , che non lianno alcun fon- damento . La sua struttura most.ra ad evidenza esser opera de' tempi dell'Imperio Romano (^) . Ri- (i) Poco discosto dalle mura , lungo la via, che conduce a Milano, nel 1775. fn scc- perta un' iscriaione sepolcrale, e con c-ssa si trassero di sotterra moki preziosl rottami di mar mo , e conobbi chiaramente , ch' erano avanzi d' un sontuoso scpoi- cro . Un altro nobilissimo monumento di marmo dell' antichissima famiglia d Stazj fu scoperto a' di nostri lungo la via che da Stezzano conduce a Verdello. U pa hone di quel podere si valse de' marmi per fame una scala . E per ranto non e maraviglia che ne' .passati sccoli, assai meno iliuminaci, si lasciassero aadar in rovina, e si distruggessero tante superbe operc della magnificenza Roir.ar.a . (t) II nostro Achillc Mozzi che verseggio sopra le storie pairie , e che seguendolo stile de' poeti vi frainraischid infinite favoie, disse , che Teotberga Regina di Lorena fece costruir quel ponte. Fra Celestino P. i. torn. i. prtg. ij^., ed il Calvi Ef- fem. torn, %. pug. 471. diedero Fede a quesia fantasia pbetica, e ci narrano altre- si , che quest' infelice Principessa passo gli ultimi suoi anni in un luogo del Ber- gamasco, e che quivi fini di vivere. 11 Mura: ori Annal. 869. ha cruditamente con- futate queste fandonie dimostrando, che Tcotberga si ritiro a far vita monastics io un monistero di Lorena, dove mori essendo Badessa. Tut.dvia gli accennati storici non funno gran conto dell* opinione del Mozzi , poichc Fra Celestino in a !- tro luogo, pag. 89. segui 1' opinione del Bellafino, il quale s' imrnagino , che quel ponte sia opera di Teodelinda Regina de' Longobardi . Non fu meno costar.te il Calvi. poiche altrove pag. 650. attribui quell' edifizio a questa celebre Regina. Ma ne il Bellafino , ne ii Mnzzi , ne i loro seguaci non sostengono queste vane opinioni con au'-oiii-a, o ra^ione alcuaa. LIBRO TERZO, CAP. VI. 129 Rimangono ancora intere quattro pile e tre arclii , che §0- pra d' esse si reggono . Le pile sono di grossezza assai mag- giori di quelle dcgli antichi ponti di Rimini e di Narno ; e di poco non sono eguali a quelle del famoso ponte , che Tra- iano fece costruire sopra il Danubio , die si annovera tra le piu superbe opere della magnificenza Iloraana (1) . Le pile del nostro ponte sono si elevate , che Y altezza degli archi e maravigliosa cosa a vedere (2.). Ed io non temo d' afFermare , che se si eccettui 1' anfiteatro di Verona , non sussiste in Lombardia nessnn' opera di que' secoli , la quale sia da pa- ragonare a questo ponte . Dalla sontuosita degli edifizj pubblici si puo arguire qual fosse 1' opulenza e la moltitudine degli abitanti nella citta e nel territorio , della cui vasta estensione , e de' cui vantaggi s'e detto abbastanza . Ancora di que' tempi le nostre terre , per natura molto fertili , erano da per tutto coltivate. Siane cliiaro argomento il gran namcro di villaggi , i cui nomi , derivati da famiglie o da casati Romani , mostrano la loro antica origine . Gia osscrvammo , che le pianure adiacenti all' Alpi fu- rono divelte infino ne' piii rimoti secoli , e che ne' tempi della Repubbliea , e dell' Imperio Romano erano assai piii co- piose d'agricoltori , che non erano le pianure , che si steu- R do- Nc tempi _, che corsero dalla venuta de' I.ongobardi sino al dodicesimo secolo , non si vide mai innalzar fabbriche si stupenje in queste provincie. L' altezza prodigiosa (kl nostro ponte, che paresgia le rive altissime del flume , la struttura cementi- zia , per valermi di questa fiase Vitruviana, dell' interno delle Pde , la regolariti delle pietre , ond' e costrutra la loro parte csterna , la robustezza di ouella gran mole non Icscian luogo a dnbitare se sia fattura de' primi «ecoii dell' Imperio Ro- mano . (1) Dione lib. 6$. cnp. 13. ci descrive quel ponte con ammirazione quasi fofse uno d?' piu stupendi edifizj, ihe abbia saputo produrre 1' onnipotenza liomana . Pure il miror d'ainerro delle sue pile non era che di dieciotto piedi Parigini , ed il ma:'^ior d'a-netro di trenta sei piedi , secondoche osserva il Reimaro ad Dion. pag. it 19. Lc pile del nostro ponte hanno sedici piedi e mezzo di diametro per un verso, e trenta due per l'altro. (») II ponte d'Alm-nno e alto settanralue piedi Parigini, quelfo di Traianosolamente q'iarantc::o ; oltre di che !a parte esterna delle sue pile era di mattoni ; festerno d lie nostre e tutto di grosse pietre di figura regolare , ordinatamente disposte . i3o BERG J MO SOTTO I ROM AN I dono verso il Po. Ci ha mostrato il Muratori (i) , die que' paesi ancora ne' bassi tempi erano pieni di chiane , di palu- di , e di vaste boscaglie acquidose e mollicce , e percio erano in gran parte disabitati e diserti . Laonde possiamo ragione- volmente piesnmere , che que' Traspadani , della cui opu- lenza e moltitudine parlano gli antichi Scrittori , ed il cui potere tenne talvolta in gelosia e timore i Romani medesimi, fossero gli abitanti di questa c dell' altie regioni adiacenti alF Alpi . Avrei molto a scrivere se volessi far menzione di tutti que' villaggi e casali del Bergamasco, i quali al nome o ad altri indizj si conoscono d' antichissima origine , e pero basti accennarne alcuui de' pin noti . Par cosn certa , che que' nomi proprj topograiici , che nelFantiche rnemorie lianno la desinenza in anum, derivassero da nomi gentilizj Romani (2), e convien di- re, che avesser origine ne' primi secoli deli'epoca cristiana. Sono di questa classe Mariano , Stezzano, Azzano , Spirano , Lura- no , Grignano _, Barriano , Arzano, Urgnano , detti nelle sciit- ture de' bassi tempi Marlanum P Statiamun > Acianum 9 Aspe- rianum, Laurianum , Graclinianum , Barrianum y Alezanum , Or- riianum (3) . Possiam credere , che avessero la stessa origine molti altri, i cui nomi modcrni finiscono in ano , benche per di- (1) Murar. Anliquit. mcdii aevi , torn. 2. col. i j 3 . i<5i. 179. iSi. Anche il Bardetti della Lingua de' prim. ltal. pag. in. 114. eruditamente sostiene , the il paese circuinpadano , ne' primi secoli era pieno di stagni , e di paludi . (2) Que' nomi proprj, che aveano tai desinenza, non indicavano primitivamente se non un podere 9 o una casa di campagna ad uso di villeggiare, denominaia dal suo possessore. Aumc-ntandosi poi in que' lcntani tempi il numerodegli abitanti, e delle case ad : acenti a que' poderi , divennero borghi o villaggi, i quali riten- ncro il nome originario. (3) Nelle stone Romane, e specialmente negli antichi marmi , troviamo tutti i nomi gentilizj, da' quali derivano gli accennati nomi topografici . Chi leggera il Codica Dipiomatico, che uscira in luce per opera del Sig. Canonico Mario Lupi , trovera i nomi latini di que' nostri Villaggi . .Se sieccetiuino i Man , e gli Stazi , da' qua- li furono d^nominati Stezzano, e Mariano; ne' marmi Bei"garaaschi , che ci ri- mangono , non si fa menzione alcuna de' casati , c'a' quali derivarono inomidegli altri villaggi sopraccennati . E quindi poss : am comprendere quanto sia grande il numero de' marmi che perdemmo ne' passsti secoli , e quali fossero i nomi gen- tilizj di alcuni nostri cittadini . . I L1BR0 TERZO, CAP. VI. i3i difetto di memorie non ci sicno rimasti i loro nomi latini , chc ccrtamente avranno avuto la desincnza in anum . A molti altri villaggi si dicdcro nomi gentilizj senza Tac- cennato incrcmento . Sono di qnesto nnmero Garenno , Pon- tita , Presezzo , Osio , Abegno , Burro , Gandino , Albino, Co- logno , Scanzo , Albano , Suisio , Casillio . Altri furono deno- minati da cognomi di ([uell' anticlie i'amiglie, e potrei addi- tarne molti , tra' quali sono Paderno , Dasto , Cividate , Lo- rentino , Scano , Dalze , Mologno , Caleppio . Piu alta vetusta deesi attribuire a Gorlago , Mcdolago , e ad altri luogtii del Bergamasco , i cui nomi latini escono in aciun , essendo questa desinenza indizio d' origine Gallioa , atteso chc i latini cosi terininavano que' nomi proprj , die in quella barbara lingua uscivano in ac {i)? E si potrebbc pur veFisirailmente credere , die avessero principio in que' rimotissi- mi secoli ancora Filago , Vercurago , Cavernago , ed altri vil- laggi del Bergamasco , i cui nomi ban no tal desinenza , ed 6 da notare , die in tutti qucsti nomi il nostro dialelto volgare ha serbato finora la primitiva terminazione ac , pronunziando noi Medulac , Gorlac ? Vercurac, e cosi tutti gli altri. E ce n' ha pur rnolti , de' quali non possiamo scoprir Y origine , poiche s' ignorauo i loro antichi nomi , die ora es- sendo stranamente alterati , non sa])piamo in die modo pri- mitivamente si pronunziassero . Che Lovere , Telgate , Anese , e Brumano , sieno molto antichi , non possiamo dubitarne . II primo si trova descritto nella Tavola Teodosiana (2) , 1" altro neli' Itineraiio Gerosoli- rnitano (3) , e degli ultimi due abbiarno notizia in un marmo de' primi secoli dell' epoca volgare . E possiamo pur attribui- re (i) Ach nell* antico id : o:ra Gallico significa alitazione. Mem. de VAcad. des Ltllcs Lettres torn. ?i. pag. -j6x. (r) Segm. -t, Ed Fitidob. 1753. (3) P a S- fj8. Ed. Amst. 1 7 -> y . II dottissimo Weselin°io , che ha roccntemente illu- .) qujst' Itiii'^rario , adduce moke autorita c ragioni a dimostrare . chc fosse ritto a! cempodi Costantino il grande. Lc^gasi l'crudiia dissuiszione , th'egli ha iTeincssa all'edizione accennata . 1 3a BERGAMO SOTTO I ROMANI re grande antichita a que' villaggi , dove si sono scoperti marmi votivi , indicanti esservi stato qualche tempio de* gentili . Si dee pure tener per certo , che sieno antichi molto que* borghi o villaggi , dove abbiam trovate varie iscrizioni . Tali sono certamente Barriano , Nembro , e Clusone , donde molti ernditi marmi di que' secoli sono venuti nel pubblico museo (i) . Ed e cosa degna di riflessione , che questi due borghi della Valseriana gia fossero assai popolati ed opulenti , poiche quindi si comprende , che le nostre valli , anche nelle piu interne parti , fin di que' tempi erano copiose d' abita- tori e di villaggi non meno che fosse il piano . Convien ri- cordarsi di cio , che s' e detto di tante miniere di varj me- talli , di cui abbondano le nostre montagne (a). CA- (i) Potrei attribuire origine antichiss'ma a molti villaggi del Bergamasco, se volessi seguire 1' esempio del MalTei Veron. Illustr. lib. 6. il qual disse aver avuto prin- cipio lie' secoli dell'Imperio Romano que' villaggi, a' cui nomi c affissa la voce vieus . Ma ess3 era usitatissima ancora ne' bassi tempi, e per conseguenza quest' indlzio e troppo incerto . Egli disse ancora esser argomento d' origine Romana i nomi dinotanti congerie d'alberi, Arboretum, Roboretum , Castagnetum, ed altri simiglianti . Ma dovea osservare che ancora queste voci sono assai piu frequent! nelle memorie de' secoli barbari , e che nella corografia Italica de' tempi dell'Imperio Roma-.io non si trova , che fossero mai usate per nomi proprj . Soggiugne ilMaf- fei, che ancora i nomi proprj, che oggidi hanno la desinenza in engo , sono in- dizj d' origine Romana. Possiamo riporre ancora quest' opinione colle altre soprac- cennate . Anche nel Bergamasco abbiamo Petrengo , Morengo , Martinengo, detti nelle memorie de' bassi secoli Petringum , Mauringum, Martinin^um . Io tengo per certo che sieno d' origine Longobardica , e che in quells barbara lingua si chiamassero Fetring , Mauring, Martining . Osserva il Wactero nel suo Glossario Germanico , che 1* affisso ing , in nominibus mansionum , urbium , et regionum , significat terrain. Laonde dobbiam dire che questi tre nomi significhino terra, o paese di Pietro , di Mnuro , di Martino . (z) Chi volesse con attenta diligenza osservare i nomi propr] di molte antiche citta, e villaggi della Gfllia oUratnontana, ed esamin&re le voci nate dalPantico idioma di que' popoli , che di la vennero ad occupar queste provincie secent' anni innanzi alia nascita di Cristo , scoprirebbe 1' origine Gallica di molti villaggi del Berga- masco. Cesare Gall. lib. 75. png. 415 Ed. Oudend. Lugd. Bat. annoverando varj popoli della Gallia oltramontana, nomina tra essi gli Ambivaresi ; e pero possia- mo verisimilme:ite credere, che Ambivare, o Ambivere, villaggio assai noto del bergamasco, avesse origine da alcuni dell' accennata nazione , venuti cogli altri Galli ad invadere queste regioni in que' lontani tr-mpi . Credera senzadubbio che non sia meno antica I'origine diChiuJuno, detto latinamente Glaudunum , clii si ricorda di cio che si c d^tto de' nomi proprj fiaienti in dunum } che si trova i33 C A P I T O L O VIL DelV antic a Corografia del Bergamaao . u. n aiitico marmo , clic da Suisio fu trasportato nel museo , ci da materia di fare alcnne altrc osservazioni concernenti lan- tica coro^ratia del Bergamasco . Questo marmo e un' ara de* dicata JUNONI PAGJ^FORTUNENSIS . I territorj ancora di que' tempi erano divisi in piu cantoni , detti latinamente pagi, ciasenno de' quali comprendea parecchi villaggi . Per chiarirse- ne basta leggere la famosa iscrizion Piaeentina (i) , dalla qua- le si raccoglie , die molti cantoni si denominavano da quella deita , cli' era venerata con ispezial culto dagli abitanti di quella comunanza , poiche vi si legge pago Mercuriali \ } Venerio y Minervio , Dianio , Martio _, Apollinare . Laonde par molto probabile , che questo cantone del Bergamasco fosse detto pagus Fortunensis , perclie quivi fosse il tempio della Fortuna, e fosse questo il nume protettore degli abitanti di tutti que' villaggi , ch' erano della medesima comunanza . E atteso che a quell' ara e dedicata a Giunone, pare, che tutte quelle genti avessero spezial divozione anche a questa Dea , e che ogni can- trovano nella corografia Gallica. Sovviemmi pure d' aver letto nella Storia dell* Accadenra Letteraria di Parigi , torn. 31. pag. 17%. Ed. in 4. che la nel pacse originario de' nostri Cenomani era un'antichissima citta., che fudistrutta, gia sono piu di mille quatcrocent' anni , ed i cui vestigj oggidi si chiamano la citta d'Erve, In una delle valli del Bergamasco abbiamo un antico villaggio molto popolato , che si chiama Erve . Ed e da osservare che il fiume che scende da quelle mon- tagne , e va a scaricarsi nel lago di Como , si chiama la Galavesa. La desinenza di questo nome indka origine Gallica; e forse non ne dubitera, chi ha letto le Storie di Livio, lib. <,. cap. 34. , in cui veggiamo, che Belloveso, e Sigoveso r eran nomi usati da quegli antichi popoli . Parra assai ragionevole quest' opinionc se si osservi, che una provincia della Francia si chiama anche oggidi la Galave- sa. Se vok'ssiino con piu lungo esame osservare i nomi di varj altri luoghi , o villaggi del Bergamasco, scopriremmo la loro antica origine Romana , Gallics, o Etrusca . (r) Riferisce questa prolissa inscrizione il Maffei Mus. Ver. pag. 381. Del significato della voce pa°us gia dissi abbastanza; okredichc 1' acceunata inscrizion Piaeentina. thiarisce ogni dubbio. i34 BERGAMO SOTTO I ROMAN! cantone avesse in generale piu Dei per protettori , oltre quelli , che particolarmente si veneravano in ciascun villaggio (i) . In quanti cantoni fosse diviso il Bergamasco , quali fos- sero i loro riomi , e la lor estensione, il cercaremmo indarno ne' marmi , e nell' altre anticlie memorie , clie sono avanzate al tempo . E possiamo dire solamente , che Suisio , dove gia fix sco[)erta quell' ara , fosse uno de' villaggi del cantone Fortunense ; ed e verisimile , ch' esso comprcndesse tutto quel tratto di paese , che per essere circoscritto da' finmi Adda e Brembo , e dalle moutagne , noi chiamiamo 1' Isola , e che oggidi e uno de' quiudici cantoni, detti volgarmente Quadre , nelle quali e diviso il nostro territorio . E prima di desistere da queste ricerche corografiche , mi sia conceduto di fare alcune osservazioni concernenti le vie militari , che traversavano il Bergamasco . Loggiamo nell' Itine- rario Gerosolimitano , scrirto nel quarto secolo , che una di queste stiade conducea da Milano al ponte d' Aureolo , di la a Bergamo, e quindi a Tel gate , donde si proseguiva il cam- mino alia volta di Brescia (2) . Alcuni si CKnlono , che il ponte d' Aureolo fosse la vi- cino a Pontirolo , tratti in errore dal nome di questo villag- gio . Ma e cosa cerra , che quel ponte era dirimpetto a Ca- nonica , detta ne" bassi tempi Pontirolo il vecchio , per dine- renziarlo dal sudcletto villaggio non niolto quindi lontano , il quale avendo avuto origine assai piu tardi era detto Pontirolo iiuovo . E quanto alia distariza di treoioi miglia , che veggia- mo notata in 11' Itinerario tra Bergamo e quel ponte ; s« si rifletta , che 1' antico miglio Boroano non era se non quattro quinti del miglio conuuie moderno (3), si vedra corrispondere ot- (i) II celebre Rimard nella prima delle due d'ssertazioni ins"r rex prnefcdos , qui nonnullam in ■ i iratuum spec tern gererent, habutre pagi } sed eti'iiu peculiares Deos f et peculiaria sacra. (2) Inn. Hlerosol. pag. >jS. Ed. Wesselling. Amst. 1715. (2) Parecchi Scrittori credendosi , che 1* antico mi lio Romano fosse e?uale a! miglio comuno moderno, hanno suavoKa in mold luoghi l'antica geografia, ed hanno LIBRO TERZO , CAP. VI. i35 ottimamente alia distanza di undici miglia, o circa , clie ora s' annoverano da Canonica a Bergamo ; e convien dire clie l'an- tica strada , quarto al sito , non era divena dalla moderna . ]\Ia la strada, clie oggidi da qucsta citta conduce a Bre- scia , e ben diversa da quella , clie teneano gli antichi . Quell' Itinerario ci addita una strada , chc da Bergamo con- ducea a Telgate , e qnindi ad un luogo del Bresciano , detto Tctclhis (i) , il cui sito e ancora incerto . Comunemente si Crede , clie Telgate sia distante da Bergamo dieci miglia mo- dcrne , che corrispondono alle dodici miglia Romane scgnate neir Itinerarib . E parmi pur cosa molto probabile , e quasi direi ccrta , clie si passasse 1' Ollio non lungi da Galeppio , dove si scorgono i vestigj di un antichissimo ponte , e che quindi si prose guisse il cammino verso Brescia per la valle di Calino. La situazione di Telgate, i vestigj dell' antico ponte di Caleppio , e la di stanza di trentadue miglia Romane no- tate neir Itinerario tra Bergamo e Brescia , concorrono a convalidarc quest' opinione (n) . Nel- creduto talvolta , esser error di scrittura negli antichi codici , che per l'accen- nata inavvenenza non ham.o saputo cunciliare colle distanze note. Leggasi il travtato delle misuie itinerarie del celebre d' Auville, cap. 4. Quanto al miglio Bergamasco , che importa quattromila piedi d' Aliprando , cioe secento scss3ntasei cavezzi e quattro piedi, viene ad essere alquanto piu corto del miglio comune, poiche un grado importa settanracinque miglia antiche , scssanta comuni moderne , e sessa:natrc e mezzo Bergaraasche in circa. (1) Itin. Hicrosol. pag. j$8. (i) Quail' ora 1' Ollio e scarso d' acque, si veggono i vestigj di quell' antico ponte, Quanto alia distanza di trentadue miglia Bomane notata nell' Itinerario tra Berga- mo e Brescia, dovremmo dire, che 1' una sia lontana dall' altra ineno di ventotto m'glia Berganasche _, che abbiam veduto esser alquanto piu corte delle miglia co- muni . I codici manoscrirti dell' Itinerario denotano eoncordemente 1' accennata di- stanza. Dunque convien dire, che di que' secoli la strada coducente da Bergamo a Brescia fosse assai piu corta , che ora non e. In fatti se dall'altura, in su cui e situata 1'antica parte della nostra citta, si osservi il sito di Brescia, la linea visuale lascia a. d^stra il monte di Coccaglio^ cd e assai piu corta della moderna strada, la qusle d:!ungandGsi dalla suddetta linea, corre lungo la parte opposta di quel monte, poi torce verso Brescia. Si osservi ancora che la situazione di Telgate non si scosta call' accennata linea visuale, e dimostra ad cvidenza che 1'antica strada conducea lincalmente da Bergamo a Brescia per la valle di Calino cid e per mezzo a quell* angusta pianuia, ch'e ua il colle di Coccaglioe Iemoa- i36 BERGAMO SOTTO I ROMANI Nclla Tavola Teodosiana veggiamo delineata un 1 altra Btrada , che da Bergamo conduce a Loverc (i) . In quella TavoJa non sono delineate se non le vie principali dell* Jm- perio Romano , laonde dobbiam credere , che 1' accennata etrada fosse molto frequentata. Di que* tempi la Valcamonica era forse piu ricca e popolata , che ora non e , poiche que* valligiani si reggeano da se , e la loro repnbblica era indi- pendente da quella di Brescia (2) . Ognuno sa , che doveano tener questa strada per pas*ar a Milauo , dove soleano lunga- mente dimorare gi' Imperatori , ed i loro principali ministri . Ma io vo opinando , che tra le montagne settentrionali della Valcamonica gia fosse aperta qualche via , per cui talvolta si conducessero gli eserciti nelle region i oltramontane (3) . In quella Tavola veggiamo pur designata una via , che da Bergamo conduce verso Gomo , quindi a Chiavenna , e di la al passo dell' Alpi Retiche , il quale cosi di que' tempi come oggidi era uno de' piu noti (4) . II (1) In quella confusfssima e strana Tavola , a venti miglia da Bergamo ed a trenta- cinque da Brescia, veggiamo scritto Leuceris. II diligentissimo d' Anville tien ptr certo, che l'accennaro luogo sia I overe ; ed io non saprei che opporre a quest' opinione . Non mi da moti^o di dubitarne la d ; stanza di venti miglia tra Bergamo e I.overe , poiche gia peri la Tavola originate delineata a tempi di Teodos o , ed era non abbiamo se non una copia di essa , che gia v ; ddi nella Libreria Ccsarea di Vienna, e che fu fatta ne' ba^si tempi, sccondo che si osserva nella Storia dell' Accndemia Letteraria di Farigi , 1cm. 18. pag. 249. (t) Var) antichi marmi , ne* quali leggiamo , che i Camuni , cioe gli antichi abi- tatori della Vakam^nica , erano ascritti alia Tril u Quirina , mosirano chiara- mente, che que' valligiani erano ind ; pcndcnti da Brescia, i cui rittadini erano ascritti alia Tribii Fabia . Confessa 1* in lipendenza de' Camuni aicor il Biem- mi recente Serittore delle storie Bresciane torn. 1. pag. 25-. Diss-e altrcttanto il Rlaffii Ruerc. isior.cap. 1. cui tento in darno d' opporsi il Gagliardi 3km. istor. exit. pag. 1 19. (3) Non mi si potn bbe opporre che questa strada, conducente di la dall' Alpi , non sia segnata negi' Itinerary Romani ; poiche in essi con si trova descritta neppure la v ; a 1'osrumia, che da Verona conducea a Mantova , e quindi a Fiacenza, e fino a Gcnova . In dan o cerchen p-mo negl' ItinerarJ ancora la via del monte S. Cot- tar -"o , ed alcune alire, le quali sappiam di certo, ch' erano 3perte ed u^ate an- c< ia dagli eserciti . (4) Man-festa rosa e che cual'ora tin esercho avrsse s marciare dalla Venrzia verso le piovincie vie ne al Renodovea tener la via di Benamo, per pajsar quindi a Ch'a- vema , poi innoltrarisi nell* Alpi pel vavco dd naonte Spcluaa . O^ni sltra via ^arebbe stau assai meuo spedita di questa. LIBRO TERZO, CAP. VI L f3 7 II ponte d'Almenno _, della cui mirabile struttara si h detto pur ora , e per cui correa 1* accennata strada , raostra , ch' essa era frequeutata molto , ed usata ancora dagli eserciti Romani incamminati aH'accennato varco dell' Alpi, per passare in Germania , e spezialmente nelle provincie di lungo il Re- no (i) . Anzi e da osservare , che in quella Tavola non scno delineate se non le strade militari , e sappiam di certo , Ta- biilam in usus militarcs tantum faissc congestam (2) . E' cosa nota che le vie militari dell' Imperio Romano erano le piu son- tuose , e le piu frequeutate (3) . Non si aspetti il leggitore , ch' io entri a ragionare de' due fiumi , che si veggono delineati nella Tavola , nominati Umatia e Ubarium . So benissimo , che il Cluvero ha creduto, S Funo (1) I Romani non costruirono ponti di questa fatta se non per compiere !e vie mili- tari , in selciar le quali soleano versar tesori , e spendere immense fatiche . Chi ha veduto le strade, che oggidi conducono da Eergamo , per la val S. Marti- no } al Lago di Como, ed a quella citta, dira forse che il ponte d'Almenno si scosta dalla dirittura di quel cammino . M3 e da osservare che l'accennate strade son opere de* bassi tempi. Di quella che costeggia le colline di Sudorno _, e con- duce a Biiolo, non ne troviamo ind'zio nelleantiche memorie . E quanto a quel la che da Bergamo conduce a Pontita pel ponte S. Pietro, a:teso che serve spe- cialinente a quella nuova parte della citta , che si stende al piano, possiama te- ner per certo , che quella strada non cominciasse ad essere frequeutata se non dopo V ingrandimento de' borghi . E se si osservu, che in partendosi dalla porta di S. Giacomo , o da quella di S. Alessandro , per venire al ponte S. Pietro , e di la a Pontita, convien cotninciare il cammino verso mezzodi , pol piegar verso occidente, indi camminar luugo tratco direttamente 3 tramontana , prima di vol— gersi a Pontita j si comprendera chiaramente , che 1'antica strada, che dalla porta di S. Lorenzo conjucea al ponte d'Almenno, e quindi pei piani di Barzana, e di Gromolongo a Pontita, era men tortuosa, e men lunga ; ed era certamente assai piu sicura dalle innondazioni , e dalle violenze de' torrenti Lezina , e Bregogna . Per quelle ca.npagne si discernono ancora i vestigj di quell'ant'ca strada, ed in al- cuni luoghi gli ajricoltori nel cavar la terra sogliono trovarne indizj evidenti . Dubbiam credere che dopo 1' ingrandimento de' borghi fosse men frequentata, e che divenisse affatto diserta dopo il 1493. in cui rovino gran parte del ponte d'Al- menno . (z) Cosi scrive Io Scheyb , cap. s.ptg. 57. il quale dottamente ha illustrata V edizione di quella Tavola, stampata in Vienna nel 1753. • 5) Le strade militari Romane hanno dato materia di scrivere a parecchi moderni Scrit- tori , tra' quali si e segnalato Nicola Bergier , che ne scrisse cinque libri nel suo natio idioma, i quali poi furono traiotti in latino, ed inseriti nel decimo volume della eelebre Raccoka del Grevio. *i38 BERGAMO SOTTO I ROMANI V uno ejsere il Serio , 1' altro il Brembo (i) , ed ho veduto altresi , che alcuni Scrittori a chius 5 occhi hanno seguita quest' opinione ; ma io son alieno dalF approvarla . Se si con- sideri attentamente quella Tavola , benche sia stranamente in(ralciata e confusa , ben si comprende , clie il Cluvero non vide mai 1' originate , ne alcuna copia esattamente conforme (a). B CAPITOL O VIII. Potenza di Bergamo sotto i Longobardi . enche io abbia prefisso di non discendere a que' secoli , che succedettero alia decadenza dell' Imperio Romano , pure convien dare iin' occhiata alia Storia Longobardica , giacche anch' essa concorre a confermare cio , che s' e detto negli an- tecedent! capitoli . Ci narra Paolo Diacono , che dopo la morte di Clefo Re de' Longobardi fii diviso questo regno in trentasei ducati , ma egli non nomina se non quelli di Pavia , di Milano , di Ber- gamo , di Brescia , di Trento , e del Friuli , senza far men- zione degli altri (3) j donde possiamo argomentare , che i Du- chi delle citta accennate fossero distinti per potenza , e per estensione di dominio . In. (t) Cluver. Ital. Ant. pag. 411. Ed. Elzevir. (a) Alcuni moderni illustratori dell'aRtica geografia hanno a gran ragione paiagonata la Tavola Teodosiana agli oracoli , attese le ambiguita, e le snane confusioni , ond* eisa e sparsa . Tottavia s' io dovessi pur dire la mia opinione intorno agli aceen- nati due fiumi , direi , che VUmatia sia Tollio, poiche nella Tavola corre tra Ber- gamo e Bresc ; a , e va a scaricarsi nel Po al di sotto di Cremona . Anche VUbartum e delineato nella Tavola non lungi da Bergamo verso Brescia, e va a metter capo in un altro fiume , che sbocca nel Po al di sopra di Cremona; laonde pare, che si debba dire, che VUbartum sia il Serio, non il Brembo, come si e creduto finora . (3) P. D'ac. de Gest. Longob. lib. 1. cap. 31. Nelle varie ed^zioni di Paolo Diacono e omesso il Duca di Milano, ma in due manoscritti allegati nell' edizione Mura- toriana , Rer. Ital. Script, torn. 1. si fa menzione ancora di Alboino Duca di Mi- lano. Percio il Muratori negli Annali 577. disse scrza esitarc , che Zabano signo- rrg^'ava in Pavia, Alboino in Milano, Vallaro in Bergamo, Alachiso in Bresci* , Evino in Trento, e Gisolfo in Cividalc del -Friuli . I LIBRO III. CAP. VTU. i3 9 Tn fatti veggiamo nel progresso di quella storia , die i Duchi di Bergamo erano prepotenti , e clie alcuni di essi eb- bero forza e ardire di muover guerra ai Re de' Longobardi , cui diedero raolto da fare . L' altre citta
  • i. (') P. Diac hb. 4. cap. 14. (a) P. Diac. hb. 6. cap. i5. 79. to. Descrive aceura'amente que' fatti il Muratori An- nal. 701. 7:1 Non posso tacerc una mia opimone , che forse scoprira un'altia verita finora ignota . Ci liarrar.o scioccamente i nosti i Storici , che Crotazio fu Du- ca di Bergamo nel terzo secolo dell* epoca volgare , e che dopo la sua mor r e fu annoverato tra gli Dei , c venerato per tale da' Ber<:amaschi ; e ci rcarrano altresi the S. Alejandro, il quale f« decapitato ne' primi anni del quarto secolo, fu ten- tato di sa.rificar a questo n time . Parmi cosa strana, che quc-ste fandonie abbiano spaccio ancora in questo iiluminatissimo secolo, e che alcuni uomini non volgari 1 4o C A P I T L IX. Delia Religionc . P, rima di dar fine al terzo lil)ro , in cui abbiamo esaminata ]a Storia di Bergamo de' secoli dell' Jmperio Romano , con- vien fare alcune osservazioni conoernenti la religione di que' tempi . Quanto al gentilesimo , quattro are dedicate a Minerva , scopcrte in varj luogbi del Bergamasco , dimostrano , clie que- sta Dea fu comunemente adorata da que' nostri cittadini , e ch' se le beano, e tcntino d'accreditarle . Ben sa 1' erudito leggitore , che nessuna citta dell'Imperio avea Duca in que' tempi, e che Crotazio e nome barbaro, e inusitato in Italia di que' iecoli . Pioporro dunque la mia opinione , e diro scnza esitare che Crotazio e lo stcsso che Ro- tari , il quale abbiam veduto pur ora, esser stato Duca di Bergamo sul cominciar dell' ottavo secolo . E' da notare , che Fredegario , il quale visse gia sono piu di mille anni , nominando piu volte nella sua Cronica cap. 69. Rotari Re de' Longobardi il chiama sempre Crotario , Chrotarium. Si o^serva nelle Memorie dell* Accademia Letteraria di Parigi torn. 20. pag. 68. 69. che la pronunzia Italica omettea leispi- razioni e le lettere iniziali di moki nomi Gallici , e Tcdeschi , e che Chlodovciu , Chlodovicus , Cloudovig , e Lodovicus sono un medesimo nome variamente pro- nunziato . El quindi e, che Chrodoaldo , Chirilerto , Chlotrtrio , Chrotruda , Clo- tilda, nomi barbari , furono ammolliti dagl* Italiani , i piu de* quali pronunziavano Rodoaldo , Ariberto , I.otario , Rotruda , Rotilda. Osserva anche il Muratori, Ant. Ital. dissert. 41. che le varie pronunzie di vavj popoli alterarono stranamente molti nomi proprj , e che Alda , Adela , Adeligia , e Adclazia , sono un medesi- mo nome; e per non esser prolisso taccio altri esempj , ch'egli adduce. Dunque dobbiamo tener per certo, che Crotazio, Crotario, Rotario , e Rotari sieno un medesimo nome in varj luoghi , ed in varj tempi, variamente pronunziato , e ve- demmo che Fredegario non lascla luogo a dubitaine. Abbiamo per tradizione , che Crotazio avesse una casa nobilissima di campagna, dove ora e situata la Chiesa parr-oc-chiale di S. Alessandro in Colonna , Celest. P. 1. pag. 70. 76. , Moys. torn. y. R.er. Ital. Script. Un'antica stra'a che quindi con- duce verso occidente fino alle mura , e che oggidl chiamasi la Cavetta. nell'anti* che memorie e detta via di Credario, e di Credazio . Donde pur si comprende, che Credario, Crotario, Credazio, Crotazio, sono un nome medesimo; e dalle osservazioni di sopra a^dotte risulta chiaramente l'anacronismo Ji quattrocent'anni , commesso da' nostri Scrittori nell'introdurre nelle storie del terzo secolo Crotazio, il quale certamente fu Duca di Bergamo sul cominciar dell' ottavo secolo , ed eco- nosciuto nelle Storie longobardiche sotto il nome di Rotari . Vedcmmo per altri esempj, che i nostri cittadini, a cagione della vicinita delle provincie oltramon- taiir, ritennero in molte voci la pronunzia barbara di quelle nazioni . LIBRO TERZO y CAR. IX. 41 ch' essi ebbero spezial divozione a qucsto mime . Ognuno sa, che Minerva era la Dca delle scienze , dell' arti , e delle ric- cliezze (1) . Altri marmi dedicati a Giove , a Mercurio , a Giunone, a Nettuiino , e ad altri numi del gentilesimo , indicano quali fosse ro gli altri oggetti del loro culto (a). La teologia de' gen- tili ha dato materia a' moderni Scrittori di produrre molti trattati pieni d' erudizione , e di belle notizie , le quali es- sendosi trasfuse in iriille libri , sarebbe opera perduta e noiosa il ridirle . Veniamo dunqne a ricercare in qual tempo i Bergama- schi divenissero seguaci di Cristo , e come avesse origine ed incremento la loro cliiesa . Ghi ha spirito di religione volen- tieri ode ricordare il passaggio , che fecero gli uomini di que' secoli dalla gentilita al cristianesimo . Moltissimi Scrittori di storie ci parlano di questo gran fatto , e ognuno a gara si sforza di provare , che i suoi antichi concittadini furono de' primi a seguir questa religione . Nacquero da questa gara , m.issimamente negli oscuri tempi , infinite menzogne , che gli Scrittori de' secoli susse- euenti non seppero discerner dal vero , e che sono state ri- crettate da' moderni critici . Non furono men corrivi degli al- tri gli Storici Bergamaschi , e v' ebbe tra essi chi asseri , che gli Apostoli S. Pietro e S. Paolo , ed i Vangelisti S. Luca e S. Giovanni , vennero a Bergamo , e vi predicarono il van- gelo (3) . Pane ad alcuni , essere piu probabile , che S. Barnaba pro- mulgassc in Bergamo la legge evangelica , snpponendo , ch' egli fosse il primo fondatore della chiesa di Mila.no (4) • Ma sic- come il Tillemont , il Mnratori , il Papebrochio , il Mabil- lo n (1) Qaindi c, cli3 Minerva fa in molta venerazio.'ie appresso i Greci , e varie altre illustri , e coke nazioni . Leggasi il Baaier , Mithol. torn. 4. (2) Se nc pir!:ra d':Tjsamente pubbticando i marmi dedicati a qaesre Deitu . (3) Calvi, Ejfem. torn. 3. pig. 204, 205. (4} Celestino, F. 2. torn. 1. lib. i., Calvi, EJfcm. torn. 3. pag. 204. i4a RELIGIONE 4NTICA DI BERGAMO Ion , il MafFei , il Zaccaria , ed altri dottissimi critici , non approvario quest' opinioue (i) , cosi e molto incerta ancora la sua venuta a Bergamo . Pare uno de' nostri storici , senz' ad- durre autorita ne ragione alcuna , afFerma essere stato S. Bar- naba , non solainente il primo Apostolo de' Bergamaschi , ma il lor primo Vescovo (a) . Parecchi de' nostri storici narrano altresi , che S. Narno, poi S. Viatore , furono Vcscovi di Bergamo nel primo seco- lo (3) . Ma possiamo ripoire ancora quest' opinione coll' altre sopraccennate . Essa non ha fondamento alcuno , e non e pos- sibile il conciliarla colle memorie , e colla storia di que' tempi . lo non niego gia , che ne' primi due secoli dell' epoca volgare cominciasse ad introdursi in Bergamo la religione di Cristo ; ma tengo per certo , che avesse allora ben poclii se- guaei in questa citta ed altrove (4) • E parmi assai probabile 1» opi- (i) Di qu°sti , e di varj altri dott' critici, che non approvano l'accennata opinione, fa menzione il Sormanni , Origin Apost. pig. 10. n. 1 7 y. 191. 193. I.egi'ansi il Zaccaria, Cremon. Episc. pag. 36 ; il Muratori } Ant. Ital. dissert. 57. j il biemnv, Stor Bresc. torn. 1. pag. 191.; il Maff; , Verort. Illustr. lib.8.j il Tillemont S. Barn. n. 4 ; e specialmente le oss^rvazioni critiche del Fileppi , stampatc in Lu- gano nel 1754 Era si alieno il ( a^l'ardi dal credere la venuta di S. Barnaba a Brescia, che non avea per vera n>ppure la S'ta venuta in Italia, e sclama : O curas hominum! Mud prius est pvobandam, firmiortbus arguments , atque ex an~ tiquitate petitit , utrum Barnabas unjaain m Itatiam appulerit. Gradon. Brix. Sacr. proem, pag. iy. (») Celestino, P ». km. i.pag. 31. Non si convncio a solenntvzzare in Bergamo la festa di S. Barnaba se non ntl 155-4. a * 'stanza di Bartoloinmeo Pellegrino , au- tore dell' Opera clie ha il titolo de Vmea 1 ergomensi , siccome osscrva il ( alvi , Effem. torn. i. pig. m tVj. Ci narra il B'emmi Stor. Bresc. torn. 1. pag. 191. che la chiesa Brrsciana non riconobbe S. Farnal a per suo fondatore che nel 1581. (3) Celestino, P. x. Ub. 1 i , Calvi , Effem. torn. z. pag. 6^6. torn. 3. pag. 4 10. E similmente il Pellegrino, e gli altri Scrittori Bergamaschi, che di que' Vcscovi ebbero a far menzione . (4) II Malvezzj celebre cronista P.iesc : ano, Rer. Ital. Script, torn. 14. il qual visse quattrocen/ anni fa, scrive, che i primi Vcscovi di Brescia co'vertirono pochis- simi , o lorse nessuno di que' cittadini, alia religione di Crisro. Non e v;;na re lr.al fondata quest" a^sozione dH Malvfzzi, poicht S. Gaudenzio , ottavo Vescovo di Brescia, diss' 1 , che S. Fi astr ; < , suo anrecessore immed'aro , era stato il fon- datore ddla chiesa Rresciana , Sean, in die suae ordinnt. pag. 334. volendo dire , che avca convertua la maggior parte di quegli abitanti . II Gagliardi ve»gendo un antico lr.armo , in cui si fa menzione della sinagoga de' Bre- sciani, credette di poter die, che in qu^lla citta i Cristiani fossero numeros an- cora nel primo secolo , Memor. istor. crit. pig. 1x4. Ma oltre che non sappiamo L1BR0 TERZO , CAP. IX. 143 F opinione di un celebre autore , il quale scrisse, die ne' pri* mi anni del quarto secolo non fossero i cristiani se non una dclle dodici , o delle venti parti del popolo (1). Gia sappia- nio , ch' essi teneano celata la loro credenza , e clie si adu- navano nascostamente nelle stanze private , ne' cimiterj , nelle grotte , ed in altri luoghi occulti , e clie percio non si edifi- carono chiese pubbliclie ne' primi due sccoli . Ed e cosa no- tabile , che in alcune citta non inolto lontane da Roma si e? ignorata questa religione infino sul finire del terzo seco- lo (2) . E pero veggiamo merce della moderna critica , che mol- tissime citta cominciarono ad aver Vescovo assai piu tardi , cbe molti non pensano . Nel catalogo de' Vescovi di Padova il primo e S. Prosdocimo . Alcuni Scrittori lo vantano per di- scepolo di S. Pietro ; ma pure sappiam di certo , ch' egli non resse quella chiesa se non nel quarto secolo (3) . E S. Eupre- pio primo Vescovo di Verona , che similmente dicesi mandato da S. Pietro , tenne quella sedia solamente nel terzo secolo (4) . L' autore degli annali di Como vorrebbe darci a credere, che quella chiesa divenisse vescovile lino a' tempi di S. Bar- naba (5) ^ ma e cosa certa , che S. Felice fu il primo de' suoi Vescovi , e che fu creato nel 879. (6) . Sappiamo altresi , che Torino non ebbe Vescovo prima del 38o. (7) . Ognuno sa , che S. Eusebio , il quale certamente fu il primo Vescovo di Ver- in qual secolo fosse scolpita quell' iscrizione , osserva il Reinesio, tfyntag. 7b-» script. Class, zo. 444. che chiamossi sinagoga ogni adunanza , fosse pur di gentili , di negozianti , o qualsivoglia artro sodalizio. (1) Bimard , M6m. de I'Acad". des Belles Lettres torn. ij. pag. 77. Ed. in 4. (1) Dagli Atti di S. Ansano consta chiaramente , che in Siena ignorossi la religione di Cristo sino al 196. I eggasi il Giornale de' Letterati d' Italia torn. 9. pag. 470. (3) II dimostrano ad evidcnza gli Atti di S. Giustina , e di S. Prosdocimo, allegatidal Tillemont, Persec. de Diorl. art. yy., e da! Maflei , Veron. Illustr. lib. 8. (4) II confess^ ingenuamente il Maffei, Veron. Illustr. lib. 8. (5) T3tti , Annul. Com. torn. 1. lib. 1. (6) Non lascia luogo a dubitarne il Tillemont, S. Ambr. art. 84. e similmente l'au- tore dell'erujita disssrtazione inserita nel vemesimo primo volume degli Opuscoli. scientifici pig. 31. ec. (7) Commaiuville , laile des Evechez pag. 23. yi. 1 44 REUGIONE ANTICA DI BERGAMO Vercelli fiori verso la meta del quarto secolo (i) , ed e morto probabile _, che la sua diocesi comprendesse il Novarese _, il Tortonese , F Astigiano , ed altre citta e paesi di quel trat- to (i) . Ed e pur cosa indubitata y ciie S. Gaudenzio suo di- scepolo fil il primo de' Vescovi di Novara (3) . j\el catalo^o de' Vescovi di Parma il primo e Filippo , il qual vivea nel 36a. (4) . Troviamo , clie S. Vettore primo Vescovo di Pia- cenza mori nel 37-5. , e per conseguenza possiam diie y clie qnella sedia vescovile non tu stabdila se non verso la meta di quel secolo (5) . Ancora S. Siro primo Vescovo di Pavia, che alcuni dicono essere stato discepolo di S. Pietro , comin- cio a reggere quella chiesa solamente nel 35G. (6). Ed e opi- nion commie , clie Sabino suo discepolo fosse il primo Vescovo di Cremona (7) . Sappiamo altresi , che Mantova non ebbe Ve- (1) S. Eusebio, battezzato nel 300., ordinato dopo il 33*?., sail a miglior vita nel 370. siccome scrisse il Tillemont, S.Euseb. art. 1. 16. ct n. 4. Non dubitera ch' egli fosse il primo Vescovo di Vercelli, chi ha lena L'erudita e lunga lectera inserita nel volume ottavo del la nuova Ra„colta d'Opuscoli scientifici pag. 311. ec. Leggasi ancora il Tillemont art. 1. (1) Egli e cosa indubitata, che il Vescovo di Tomi per piu secoli governo tutte Ie chiese della Scizia; ed 3bbiam motivo di credere, che i primi Vescovi di Lione reggessero tutte le chiese della Gallia oltramontana , siccome osserva il Chiniac nella sua dissertazionc inserita nel secondo volume della Gloria dei Celti del Pel- loutier pig. 495. Ed. in 4. Cos! il rillemont^ S. has- art. i.et «. 2. inclina 3 cre- dere , che la Diocesi di S. Eusebio comprendesse 1'accennate, ed altre citta. Al- tri piu recenti Scrittori hanno seguita e sostenma questa probabilissima opinione . (3) S. Gaudenzio primo Vescovo di Novara fu eletto nel 3577. Tillemont , S. Ambr. art. 77. _, S. Mart, de Tours art. 2. (4) Ughelli , Ital. Sacr. torn. 2. (jj Marl. Episc. Viae. Chron. 10m. 16. Rcr. Ital. Script, col. 617. Si legge in quesra Cronica , compilata sul finir del quir.diccsimo secolo, che S. Vettore rcsse in quella chiesa cinquanuitre anni , ma il cronista non appoggia questa sua opinionc ad au- torita alcuna . Non pote convalidarla neppure il Campi , Scrittor delle Storie di Piacenza, il quale ri corse indarno ad alcune lc-<;gieri congetture. Laonde sarebbi verisimile il dire, che quella 6edia vescovile non fosse stabilita se non verso la meta. d*l quarto secolo. (6) II Sormanni , Orig. Apost. pag. 214. allegando l'autoritu di S. Bernardo dimosrra, che S. Siro primo Vescovo di Pavia fu eletto nel ?<;6. E iMrico , Dissert, de Tri- dini ant. nom. et vetust. pag. 7. promise di provarej clie S. S ro fu discepulodi S. Eusebio di Vercelli, che ve lemmo esser morto nel 370. (7) E' opinion ferma de' Cremonesi , che S- Sabino fosse il primo de' loro Vescovi, e che fosse discepolo di S. Siro primo Vcigcovo di Pavia, s'ecorne osserva il Zacca- ria, Cremon. Episc. pag. 37. E per conseguenza dolbiam dire, chela sedia veico- ▼i)e di Cremona non fusse stabilit3 che circa l'anno 370. LIBRO TERZO , CAP. IX. i'45 Vescovo se non