q94524
/>.
i
Q
fe
)
rv
[
D
Q
D
-//.
£> Z>
«C? O
v»/ v^ w
O* S3? W
D
a
a
ci
B
Q
Q
n
e nulla
dctrarre e stato esattamente adempiuto ; le sole cita^io-
ni , clierano in mold luoglu mancanti , sono state con
tutla la diligenr L a precisamente segnate . Vedrassi in que-
sti libri quanto rimotissima sia V origine di Bergamo , e
come questa citta ebbe per fondatori i primitwi abitanti
cV Italia , che secondo la piii fondata opinione calarono
.dalle antiche Celtiche regioni a popolare per la prima
volta queste nostre contrade . Vedrassi ancora , con /' ap~
pjoggio di scclla erudi^ione , qual fosse lo stato , e la con-
di^ione della Patria nostra sotto gli Etrusclii , sotto i GaU't-
Cenomani P e sotto il Romano Impero . Credo inutile trat-
te-
(i) Ad (lures pervenit mens enidltum municipcm nostrum Joannem Baptistam a Rota
elaboratissimum meditari opus de rebus Eergomatium , ab antiquissimis tempori-
bus j usque dam llomanum floruit Imperium , quod , qua de causa ignoro , nc~
itram adhuc moratnr expectatinnem. Eci proprrr etc. Lup, Prcpf.rd Cod. D'rforti,
*( V )*
tenermi sul merit o dclF opera , poiche il dotto leggitore deve
■me esli medesimo il giudice . Dim soltanto die con que-
sti libri del Rota , con il Codicc Diplomatico del Lupo ,
o piU comodamente con il compendio , che con lodevole
studio st a pubblicandone in volgare idioma il ch. Prevosto
Ronchetti (i) , e colic lodate Osservazioni sul Dipartimento
del Serio del dotto nostro Professor Maironi, venghiamo
ad avere an compitissimo corso di storia p atria , da non
par tare invidia alle piii coke e illuminate citta . Possa la
let t ura di queste opere sollevarci a nob ill idee sulla dignita
del nostro paese , eccitarci alia lodevole emula^ione de 3
nostri maggiori , e ispirare negli animi nostri quel ben in-
tcso Amor di P atria creatore di cose grandi.
(i) Quest' Opera del R«nchetti sortira quanto prima alia luce in Bergamo dai Torchj
del Na;ali col titolo : Memorie istoriche della Citta, e delta Chicsa di Bergamo ,
raccoite dal Codice Diplomatico , e da monumenti «te' secoU $usseguenti .
*( VII. )*
MEMORIE
SULLA VITA E SULLI SCRITTI
DI
GIOVANBATTISTA ROTA
C ITT AD I NO DI BERGAMO.
S
i scrivono le vite , o gli elogi degli uomini illustri , accio
i fatti , e le opere loro sieno di utile e gloriosa memoria ai
posteri . A tal fine diro alcune cose concernenti la vita , e
gli s6ritti di Giovanbattista Rota Cittadino illustre di Ber-
gamo. Nacque egli li 2.5. di Febbrajo del 1723. da Lorenzo
Rota , di onoratissima commerciante famiglia , e da Elisabetta
Silvestri , escmpio di onesta , e di modestia . L' applicazione
che ancor giovinetto metteva agli studj scolastici corrispose
alle premure de' parenti per la di lui educazione . II suo ta-
lento brillo nelle scuole non tanto per la vivacita dello inge-
gno , quanto per un singolare , e fmo discernimento , segno
di quel bnon gusto , che gli uomini grandi traggono dalla
natura . Non avea compito ancora il qnindicesim' anno dell' eta
sua quando la morte immatura del Padre lo costrinse mal
suo grado ad abbandonare le scuole per applicarsi ai dome-
stici negozj . Non joer questo pero si estinse il .suo genio
deciso per le lettere , e per le scienze ; e se fu costretto di
occupare una parte del giorno negV interessi di famiglia , e
nella epistolare mercantile corrispondenza , donava I' altra
par-
*( VIII )*
parte ai dotti studj , ammaestrandosi da se medesimo , sull'
escmpio di Leibtnitz , nelle liberali e filosoficlie discipline .
La dissipazione , conseguenza naturale di una brill ante , e lu-
ll rica gioventu , non domino mai sopra il suo spirito ; ne l'avi-
difa del commercio , che la vince per lo phi sul genio lette-
rario ^ pote impedirgli di consacrare a Minerva una gran parte
delle sue occupazioni ; i mi tat ore di due celebri personaggi ?
sui libri de' quali studiava i principj dello scrivere italiano ,
Giovanni , e Matteo Villani , go' quali ebbc una medesima
professione il Commercio, un genio medesimo la Storia . Essen-
do egli alia direzione di una numerosa famiglia di sette sorel-
Je, delle quali crane il primogenito , non si pud esprimere
abbastanza qual fosse a riguardo di esse la sua premurosa
attenzione . Fratello generoso , e amorevole al pari di padre
niuna cosa lasciava trascurata per la loro educazione , che fu ,
quanto si puo dire, onesta , onorata , e nobile . Dimostrando
coll' esempio suo , siccome fecero altri celebri Letterati , che
le lettere e le scienze lungi dal nuocere , pcrfezionano anzi
1' uomo in quanto alle domestiche cure . Essendogli riuscito
ncl 175 1. di tutte averle nobilmente collocate, e libero veg-
gendosi , ne intenzione avendo di menar moglie , determine
di darsi intieramente alle scienze ; e afBdati i suoi capitali
ad onorati ministri , intraprese il viaggio d' Italia per arricchire
lo spirito di nuove ed erudite cognizioni . Si fermo lungo
tempo in Roma , trattenutovi dai grandi oggetti che presenta
ai dotti quell' antica capitale del mondo ; e fu collo studio
profondo dei preziosi monumcnti dell' Antichita , e con la
dotta conversazione di scelti Letterati , che moltissimo si rav-
vivo il suo genio , gia inclinato alF erudizionc antica , sicco-
me
'*( JX y,
me nell 1 operc sue diedc poscia chiaramente a vedere . Intra-
prese indi un lutigo viaggio per ]e altre parti d' Europa , e
scorse la b'rancia , 1' Inghilterra . 1' Olanda , e tutta quasi la
Germania . Non furono i snoi viasai ne iastosi , no vanam elite
brillanti , ma quali csser deggiono cruditi , e dotti . Viaggio
collo spiiito j e colla modestia degli anticlii Savj di Grecia ,
■che si recavano ad anuria est rarsi hel colto e misterioso Egitto :
es amino i cost u mi de' ponoli , osservo le meraviglie del la
Natura , e dell' Arte 9 visito le Biblioteche , e studio su' Co-
dici anticlii . Dopo una lunga assenza si restitui alia Patiia ,
ricco di pellegrine cognizioni , e di libri rarissimi , e cio che
merita maggior laude colla primiera aurea sua scmplicita di
costumi ; per le quali cose si rese molto stimabile ai dotti , e
caro alle socievoli conversazioni . La sua vita dopo d' essersi
ripatriato non fu clie un' applicazione continua alio studio ,
ed un' assidua meditazione sui punti piii difficili della storia
antica ; e persuaso che la vcrita non ben si conosce , che col
salire ai primitivi f'onti , tutto si diede alia lettura degli an-
ticlii Greci e Latini , de' quali raccolte avea le piu chiare e
stimate edizioni , Sollcvava lo spirito stanco dai lunghi studj
ora col maneggiare felicemente , siccome dotto filarmonico ,
varj musicali strumenti , ora colla piacevole conversazione delle
piu dotte e colte persone della Patria , e talvolta ancora col
recarsi all' amena sua villeggiatura di Carenno , dove col suo
genio dava nuovo incremento all' utile Agricoltura .
La sua passione per tutto cio che sapeva di patria anti-
chita lo rese sin negli anni giovanili oltremodo sensibile alia
perdita che latto avea Bergamo di alcuni Marmi anticlii , e
Bpecialmente di un' Ara votiva a Panteo , la quale singolaj-
men-
*( x )*
mente e da collocarsi nel numero di quelle , die meritano la
slima degli eruditi , traendo essa il suo pregio dalP essere ad
una Deita consccrata, della quale non solamcnte ncgli seritti
de' moderni , ma degli anticlii ancora trovasi ditFicilmentc iatta
menzion e . E veggendo , che il Marcliese Mallei dopo d'averne
arricchita la citta di Verona la riporta nel suo Museo Vero-
nese _, e ne parla come di cosa poco pregevole (i), pubblicd ,
sebben giovine , contro 1' illustre Scrittor Veronese una eru-
ditissima Dissertazione (a) i nella quale dimostra , chc per il
Panteo , a cui quest' ara e dedicata , intender si debbano tutti
gli Dei , oppure il Sole , a cui , per autorita di Macrobio , e
di Ausonio tutti gli Dei si riferivano . Dedico egli questa pri-
ma prodnzione del suo ingegno alF illustre ainico Picrantonio
Serassi , al quale scrive essergli molto tenuto , non solamente
per essere stato il primo ad invaghirlo clello studio delf Antichi-
ta , e a destargli hell 9 animo desiderio d! applicarvisi • ma a sco-
prirgliene i principj\ e metterlo nella via di coglierne alcun frutto .
Quasi nel medesimo tempo diede alia luce una Disserta-
zione suH'Origine di Bergamo _, nella quale pretende dimostra-
re , contro F opinione di molti , che gli antichi OroLj fonda-
tori di Bergamo furono di Etrusca origine (3) . Questa erudita
Dis-
(i) Docet inscriptio hcec Deum eliam peculiarem quemdam hoc nomine a dclirantibus
sibi confictum esse. Mallei, Mus. Veron. pag. 91.
(t) Dissertazione di Giambattista Rota Accadcmuo eccitaio sopra un antico Marmo
Bergamasco presentemente collocato nel Museo di Verona. Venezia 1750. Trovasi
ancora nel volume 43. della Raccoka Calogeriana .
(3) Dissertazione di Giambattista Rota intorno all' Origine di Bergamo, pria Citta-
degli Orobj , e poscia de' Cenomani contro V c pinion e di tutti i Mcdcini , che illu-
strarono in questa parte V antica Geografia . Venezia izjo. E' incerila ancora
neila Raccoka d'Opuscoli Scientific! torn. +4.
i xr )*
Dissertaziouc eebbene versi sopra cose patiie , tuttavolta e
molto intcressante pci lumi die difYonde sulle vicende do po-
poli Cisalpini , c sulla geogratia antica ; sicche forma un ancllo
necessario alia catena delle prischc istoric . Fu lotta con molto
piacere, e per form are un gitidizio del merito di essa e del
suo Antote , basta sapere quello clie ne scrissero i pin dotti
Critici . Jl celebre p. Zaccaria nclla sua Storia Letteraria d'
Italia , sebbene non manifesti apertamente il sno sentimento
sulle opinioni ivi proposte , forse per alcnni riguardi al suo
collega p. Bardetti , i pensamcnti del quale su queste matc-
rie non sono con quelli del Rota gran fatto d' accordo , con-
fcssa perd , che il leggitorc sard ben compensato dalV ingegno }
c dull' crudizione che spicca in tutto il lavoro • onde niuno pen-
tir si debba d" aver letta questa Dis^ertazione (i) . Piu vantag-
giosamente ancora ne parlano le Novelle della Repubblica Let-
teraria 9 le quali rapportando 1' accennata operetta , dicono
espressamente , che il dotto Autorc portb piu avanti le riflessio-
ni ; e le disanime y di quello che fece o il Merula nel suo trat'
tato dclla Gallia Cisalpina > o il eclebratissimo Autore della Ve-
rona lllustrata : Indi cosi concliiudono i dotti Estensori delle
medesime : Noi ccrtamente ammiriamo V ajfetto che ha V Autoro,
per la sua P atria } ma molto piu la di lui singolare erudizio-
ne , e ingegnoso ragionamento per la storia , e per la geografia
antica (2) . Ed un valente maestro in letteratura , Giovanni
I.ami , ne parlo pure con molto vantaggio nelle sue celebrate
Novelle Letterarie (3) . Nel
<\) Zacc. Stor. Letter, d' Ital. vol. 3. lib. a. cop. 1.
(a) Novelle della Repubblica Letteroru: }i
, Io ho sentica tanta e si rvuova alegrczza col favore cha V. Escellenza si e degnata
„ farmi de la sua benignissima lettera, e con quelli che continuamente mi fa,
,, de li quali sono s-tata assicurata per sua commissione dal Sig. Ventura suo
„ r>ecretario, che sc la potessi esprimere , vedrebbe V. Esc. nel ammo mio con
,, una affettione sincera ec humile tutta quella corrispondentia che si puo da una
„ piccola servitu a la graiidezza di una tanta e si amorevol padrona com' e V.
„ Esc. ma poi che ne anche questo po^o mi e concesso mostrarli per non saper
,, trovare parole che in cio mi potessero soJisfare , la supplicaro che non guar-
,, danjo ai meriti miei ma guidata da quella infinita humanita. , che 1' ha mossa
n a vol ere far conto di questa serva , vogli col suo pensiero tenermi per cono-
,, sc'trice , per quanto basca I'ingegno m ; o, de le gratie che da Lei ricevo , e
, conservarmi ne la sua memoria con opinione c' habbi da adorarla perpetuamente
,, il che desiderarei presto fare con la presentia si come hora fo con tutto il co-
,, re . E degnisi padrona mia escellentifs. attribuire a- riverentia il desiderio' c*
„ ho tenuto fin qua; poiche da me r.on si dovea pigliare ardirc di far questo
,, o:'ri:io, ma essendomi g'a. dato da chi lo sperava e desiderava , saro da hora
,, inna:izi sollecita in ricorilar a V. Escellenza la mia obligatissima servitu, e ba~
,, sciandoli humilmente le mani , pregaro Dio benedetto che mi esaudisca in quanto
„ to prcgo sempre per la sua salute e felicita .
„ Da! Castello del Ovo il di XXI di Agosto del XLVIll
„ Di V. Escellenza
„ humile ct obligatii's. Serva
f i Vntoria Colonna.
(1) „ Signor Guidantonio Zanelli , che s' accinse alia nobile imprcsa di continuare la
,, Raccolta delle monete cT Italia del Sig. Argelnti , non mancb di stimolannenc
}> piu volte, per cio darb alia hue queste mie Memorie , che potranno un giorno
,, servire per la slcssa Raccolta. ,, Cos! scrive il Rova nell' Introduzionc del/
Opera accennata , che manoscriua conservasi nella Pubblica Biblioteca..
*( XIV )*
Compose pure con molto studio , e con erudite ricer-
che un trattato sul passaggio d' Annibale in Italia , in cui
dittonde nuovi e interessauti lumi sugli eserciti Cartaginesi ,
e sulle strade antiche dell' Alpi Italiche .
Ma i pensieri , e gli studj suoi erano siugolarmente ri-
volti a chiarire la storia della sua Patria . S' accorsc dopo
molte letture , d' aver seguito , essendo ancor giovane , un po
troppo alia cieca 1' opinione autorevole del Marchese Mallei ,
che vuole di Etrusca origine i primi popoli , die abitarono
questa parte d' Italia j e conobbe , clie un' altra nazione all'
Etrusca anteriore penetro dalle Celtiche regioni nell' Italia su-
j)eriore , e fondo la citta anticbissima di Barra sede primitiva
de' Bergamasclii . Si pose percio a scrivere una istoria P che
mettesse nel suo vero lume 1' origine di Bergamo , e raccon-
tasse con esattezza le sue vicende fino alia decadenza del Ro-
mano Impero . Quest' opera , frutto di lunghe faticbe , aveala
ridotta al suo compimento alcuni anni prima della sua mor-
te : e dietro il parere di dotti amici era per renderla pubblica
con le stampe . Come buon cittadino ne offerse la Dedica alia
Patria , clie tenne per cio consiglio , e prese di accettarla ,
con espressioni molto all' Autore favorevoli (i) . Pose ad essa.
in
(i) ,, Parte presa nel Magnifico Maggior Consilio della Magnifica Citta di Bergamo il
,, giorno io. Dicembre 1777.
„ Tia gli argomenti tendenti al lustro ed al decoro di qu^sra Citt:\ , che impegraie
,, abbiano le pubbliche deliberazioni , esli loe certamenu- ar.cor quelio , cheoftre
., il meritissimo tittaJmo nostro Giambattista Ruca nella studiosa Opera da is o
,, con lunga e laboriosa indagine formata, la quale vieue imitolata : Osscrvaziuru
,, Criliche sopra la Storia di Ikrganio dt primi secoh . Formato avendo egli cul
,, presidio della virtu, e cognizione sua li piii acenrati comment! con isTorica
,, narrazione, ed in tutti li suoi accident! , e crcosia.ize con precisione de'' tem-
„ p\ 4 ed esattezza de' fa:ti sopra la deua Storia, non lascia di consacrarli , per
• *( XV )* '
in Ironte ii titolo : Osser-vazioni Critiche sopra la Storia di Ber-
gamo de primi secoli . Ma non cssendosi allora efFettuata la
stampa, e ritornando V Autore a rivedere ilsuolavoro, sosti-
tui quel titolo con cui escc ora alia luce .
Studiando il nostro Autore le patrie antichita dovette ne-
cessariamente esaminare le antiche Iscrizioni , delle quali non
tanto pel numero , quanto per la loro anticliita va molto ricca
la citta di Bergamo , e le illustro con un' opera piena di pro-
fonda erudizione . A tale impresa fu ancora vivamente eccitato
dal celebre Pierantonio Serassi , il quale cosi di Roma gli
scrive a 1 2.2.. d' Aprile 17G9. Non lasclatc di dare compimento
all' illustrazione de nostrl JMarmi ? opera che la nostra P atria
pud attendcre dalla sola vostra erudizione e ottimo giudizio . Ed
in un 1 altra de' 2-8. Ottobre dell' anno medesimo cosi nuova-
mcnte lo eccita : Io torno a raccomandarvi V opera de nostri
Manni , cite da voi solo pud farsi eccellentemente 9 e con vera
c profonda dottrina ; e questo e un giusto tributo die dovet'e
dare alia Patria , dopo massimamente d* aver fatto si grande
studio neW anticliita (1) . E fu in conseguenza della pubblica
sti-
„ il decoro ed utilita della Patria, all' immortal it a di questo Pubblico . Se egli
„ pero non ha tralasciato qualunque impegnante studio ed applicazione per met-
,, tc-re in vista gli onorevoli eventi de' passati secoli inquesta Citta. , i Magnifici
„ Signori Depurati ed Anziani vengono in persuasion^ di accettare di tal' Opera
„ 1'ofTerta dedicazione; laonde unanimi e concordi mandano Parte:
., Che in contrassegno del pubblieo aggradimento sia la Dedica dell' Opera medesima.
., accettata , e sieno conservate in questa Cancelleria p^rpetuamente due copie
,, della stessa, onde resti un' eterna memoria a questo pubblico di un Cittadina
„ cosi benemerito.
(1) lo stesso Ab. Serassi nella Vita di Torquato Tasso torn. II. pag. n3. Ediz. i. par-
lando di un' arnica nostra Iscrizione risguardante la Famiglia Estense , nisndata in
dono dalla citta di Bergamo al Duca di Ferrara, cosi dice del Rota: E' deside-
mbiie , die presto pscn alln luee h dottissima Opera., c?i& moren&o ci ha lasciato
sopri dt' nostri Mirmi V infalicabile Signor Gktmbattista Rotnj ove son certn
*( XVI )*
stirna per il di ltd sapere in queste materie die gli venne
dato 1' onorevole incarico di raccogliere lc pregcvcli anticlie
hostre Iscrizioni qua e la disperse nella Citta , c nel Territo-
rio , onde nobilmente collocarle nel pubblico Mnseo , a tal
Jinc cretto con tntta la rnagnificenza .
Nel mentre clie stava per rendere iinalmente paglii i de-
siderj del pubblico col produrre alia luce questi suoi aepettati
lavori ? logorato da lunghi studj il suo temperamento , clie
dalla natura sortito avea fortissimo , oppresso da grave malat-
tia , dopo di avere disposto della sua Libreria licchissima di
pregevoli volumi a vantaggio della nostra Citta (i) , cesso di
vivere li 2. di Diccmbre del 178G., lasciando di sc agli amici
cd alia Patria cara ed onorata mcmoria .
si troverd pienamente illustrata ancor questa lapida: tanlo egli em profondo in
questo genere di erudizione , e cid ch'e niolto da pregiarsi aceuiato o'ltre ognl
credere j e giudizio ab Adria Tuscorurn
colonla P vocavere Italics gentes (4) .
E Ser-
(1) Banietti de' Primitivi Abitat. d' Italia pag. 177. e seg.
(*) DioJor. lib. 14. pag. jij. Ed, Amst. 1746.
(3) I iv. lib. I. c.ip. 1.
< e varj altri recenti scrittori (h) .
11 Bardetti , die n'era ben persuaso, s'ingegno di mostrarci
piu distintamente F origine degli Orobj , ma ricorse ad un
' ial-
(i) Cap. i.
(i) Briet Parall. Geogr. torn. 3. prig. yif.
(3) Ferrari Insubr. Antiquit. Dissert. 9. §. 4.
(4) Quadrio Dissert, it. dtlla Rezia .
(5) Ancora il eel. Autore delle Origini Italiche torn. 3. pag. 318. annoyera gli
Orobj tra le primitive genti che vennero a popular 1' Italia.
LIB RO PRI J/0, CAP. II. 19
Pallace argomento y che a lui parve ben fbndato cd evidente.
Egli
e pare, clie ad una di esse cangiassero il nome (i). Non si
pun negare , die que' Galli parlassero Tedesco , e che altra
differenza non fosse tra il lor linguaggio e quello de' Germani
e d'altre naziuni settontrionali 3 se non la diversita de' dia-
letti (2) .
Tuttavia svanira ogni dnbbio se si riflerta , clie il nome
di questa citta e significative) , e che non era del dialetto de'
Galli , i quali nsarono altre voci per signiticar la medesima
oosa . M dtissimi scrittori credono senz' alcun dubbio , che
Bergamo fosse cosi detta dall' altura , dov' essa e situata .
I Germani , ed altre nazioni Celtiche , usarono la voce berg
per signiticare un monte , un' altura . E non pur negli anti-
clii tempi , ma ancora og^idi , questa voce vale lo stesso
presso i Tedeschi , i quali ritengono tuttavia gran numero di
Voeaboli d«lla primitiva lingua Geltica . Molte antiche citta
si trovano nelle regioni settentrionali , situate in alto, e chia-
mate collo stesso nome •, ed e cosa indubitata , che a Bergamo
derivo tal nome dalla sua situazione . Veggiamo aver seguita
quest' opinione ancora il Culvero (3), il Bucanano (4), il Maf-
fei (5), il Muratori (6), il Bardetti (7) e parecchi altri , de'
cui nomi non accade far pompa .
< *ra e da avvertire, che i Galli nel lor dialetto in luogo
di berg usavano la voce dan per dire un, colle , un monte ;
e pero veggiamo, che i nomi di moltissiine citta della Gallia
oltramontana , situate in luoghi eminenti } tinivano in dun ,
che
(1) Scrisse Plinio lib. 3. cap. 11. Bononia Felsina vocitata , cum princeps Etrurice es-
set . E quinii nacque l'opinione che i Galli fossero gli au ori di tal cangiamento.
C 1) Mem. de I' Accad. des Belles Lettres torn. 17. pag. y) Maffei Verona Illustr lib. 1.
{6) Murat. ad Inscript. pag 97.
(7) Bardetti della Lingua de' Primit. Ablt. dell' Italia.
o a ORIGTNE DEQLI OROBJ
one i latini sccondo il genio della lor lingua , pronuziavano du-
num 9 esempigrazia Lugdunum y Segodunurn, Uxellodunum , Fcro-
damini , e varj altri , che aveano la medcsima desinenza. In tutta
l'antica corografia Gallica non si trovcra pur un nome , cui sia
affissa la voce berg, dotendosi prescind ere da un borgo situato
nelle piu interne parti dell* Alpi (i) , vicino a' conlini dell'
Italia , dove non si stendea il dialetto Gallico .
Ma soprattutto e da notare un' osservazionc , die si legge
nelle Memorie dell' Aecademia Letteraria di Parigi , cioe ,
che nella Gran Bretagna ? ed in Lamagna , dove i Galli avea-
no steso il lor dominio , trovansi rnolte citta co' nomi finienti
in dun . Dovrassi dunque necessariamente concliiudere , che
Bergamo non sia nome Gallico 9 poiche que' popoli vi avreb-
Lono affissa la voce dun , non gia la voce berg , che non era
del lor dialetto (a) .
Per tanto siamo certi , che a questa citta non fu impo-
sto tal nome da' Gaili , non dagli Etruschi , ma si da' snoi
iJndatori . Di cio avremo piu evidente certezza in ragionando
deila sua origine , e della iingna di que' primitivi abitatori .
iVIa passiamo ad esaminare alcuni altri dubhj concernenti alia
storia della sua fondazione .
Leggemmo nel soprallegato passo diPJinio (3), esser venuta
meno Barra , citta degli Orobj , dond' ebber origine i Berga-
maschi, ed aver lui t^atta questa notizia da' lib ri di Gatone .
Alcuni scritt/ori si sono creduti , che questa citta fosse situata
in sul nionte Barro nel Milanese (4) • -iMa quest' opinione r;on,
ha
(1) Questo borgo che nella Tavola Teodosiana , e nell' Itinerario d'Anronino e detto
Bergintrum, era discosto poche iniglia dal varco dell' Alpi Graje . Vegg.xf Anville
Not. de la Gauie p'ig. 153.
(1) Sono pure in errore quegls Scrittori che attribuiscono 3 B-igamo una greca origine ,
facendo der'vare questo nam da la greca voce Pergama . seguendo in cio la cor-
rotta pronunz ; a d' alcuni Scrittori dp' ! a'si tempi. Ber^omum et Bergomat turn
hanno gli aiuictii marmi riportati dal Grutcro.gpf, 8. 391, 7. ed e pur tale an-
cora 1' ortografia di Toloineo, HeJl'Itinera.Ei«d' Antoai{io, odosiana.
(3) Plin. lib. 3. cap. 17 Interiit Oppidum Barra nude Bergomates ortos dixit Cato.
(4) Sorge quest' orri da stos^esa inontagna nella parte settamionale dei Tocritorio di
Milano, ua il Lago di ixzco c queiio di Sala .
LIBRO PRTMO, CAP. 111. a3
ha altro fondamento, die 1' accidental somiglianza de' nomi. Pur
nondimeno essi la tengono per vera, e ne traggono poi varie con-
getturc , le quali , se si nieghi la prcmessa, lutte svaniscono .
Tuttavia non si possono riprendere questi autori se non
di essere stati troppo corrivi , e d'aver senza esame seguita
questa vana opiuione . Fu il primo a spacciarla uno scrittor
Milanese (i) , noto per la sua credulita , e per mille fando-
nie , elf egli sparse ne' suoi libri j e si studiarono poi d'accre-
ditarla alcuni altri scrittori , per aver materia d'illustrare la
storia di quella provincia .
Tra questi si e segnalato il celebre autore dell' Antichita
Jnsubriche (2,); ma pare, che nel trattar questa materia non
sia stato troppo circonspetto e pesato . In leggendo cio , che
scrive nel nostro proposito , credereste , cli' egli abbia salito
il monte Barro , e che colassu abbia vedute e toccate con
mano le rovine dell' antica Barra ; e pure io posso accertarvi ,
ch' egli non fu giammai in quelle parti . Io piu volte son ito
fino alia piu eminente vetta di quell' altissima , ed aspra
montagna , e mi son aggirato lungamente per quelle ripidissime
pendici , senza scorgervi mai vestigio alcuno di citta distrutta;
ed e falso altresi , che di la si vegga la citta di Bergamo ,
siccome asserisce questo sciittore, poiche varie frapposte mon-
tagne , alte assai , tolgono del tutto il poter vedere questa
citta , e le campagne convicine . Chiunque non sia troppo
alTezionato a tal opinione , e vegga quel ripidissimo ed orrido
monte , tutto baize e greppi , nou potra credere > che colassu
siasi giammai costrutto un picciol villaggio , non che una
citta. L'aver esatta notizia de' luoghi , troppo e nocessario a
chi vuol entrare in tali quistioni (o) .
Se>
(1) Galvan. FJamma , Manip. Flor. c. 7. Re rum Itnl. Script, torn. 11. Osserva il
Muracori, che il Fiamma fabulosas Medioliani Origines pertractat , aliaque conge-
rit spissis fibelhs intermixta .
(i) Ferrari Autiquit. Irisub. p. 177.
(3J Basra ancora il riftettere che sulla proin'nenza dove si vuole fosse situata l'anrica
Barra noi si trova a'cuna sorgente perenne , ed aridissime sono le soprastanti
pendici . Questa osservazione unita alia mancanza di altri indizj ? e bastame a
$9truggere o^.ii pensiero di uaa citta su quel monte fabbrieata.
a4 ORICINE DEQLT OROBJ
Se in queste ricerche gcografiche la somiglianza de' nomi
lion fosse bene spesso argomento fallace , senza scostarci tanto
da Bergamo , troveremmo il sito di Barra . E potrei dire con
pin di probability , die gli accennati autori non fecero , do-
versi cercare i vestigj di rjnest' anticliissima citta su per le
pendici d'nn altro montc Barro, mezzo miglio distante da
Caleppio villaggio del Bergamasco . Per impor silenzio agF il-
lustratori dello sterilissimo e ripido monte Barro Milanese ,
giaeche non hanno altro appoggio clie la somiglianza de'
jiomi , dovrebbe bastare Fadditar loro un altro monte dello
stesso nome , men lontano da Bergamo , men erto , e per
natura piu fecondo , che ad essi certamente non era noto .
Tuttavia non parra forse men verisimile il dire, clie Barra
fosse situata dov'e Barriano, grosso villaggio del nostro distretto ,
della cui antichita rendono testimonianza indubitata varie iscri-
sioni Roman e , che cola si sono seoperte , delle qnali alcune si
serbano nel pubblico mnseo (r) . E potremmo altresi probabil-
jmente pensare , che qnesta citta fosse la tia le montagne del
Bergamasco, dov' e posto Fantico villaggio detto i Barresi .
Ma un' altra opinione non meno probabile potrei pro-
porre a chi persistesse nel credere, che quella primitiva sede
de' nostii maggiori fosse fuori del ricinto di Bergamo , poi-
che , cio supposto , dovreinmo forse cercarne i vestigj in un
altra valle del nostro distretto , cioe cola , dove ancora sussi-
ste Fantichissimo villaggio di Fane . lo credo , clie quell' an-
ticliissima citta. si cfaiamasse Para , o Parra , e che sieno
scorrette tutte Fedizioni di Plinio , in cui leggiamo Barra.
Merce della cortese attenzione di varj Jetterati miei arni-
ci , mi e riuscito di raccogliere ben trentadue copie dell" a i-
doito i>asso di Plinio, tratte con esatta diligenza da al tret tan ti
auti-
(1) Una di quests inscrzioni e forse la piu 3ntica tra tutte quelle che sin ora si scno
seoperte nella ciua e nel coniado. I nomi barbari the in essa ! • .^ono ci danno
motivo di credere che fosse scolpka prima che i nosin C ittaj ni con voloi
dedzione s sottoinettessero alia Rtpubblica Romai.a, e ton/ien dire che quel
Villaggio tia rnolto aiuico .
LIBRO PRTMO, CAP. III. &
antlchi codici manoscritti , clie si serbano nelle phi celcbri
librerie d 1 Europa , c tra questi non ne trovo pur uno , in
cui si le™;a Barra .
Otto degli accennati codici si serbano nella regia libre-
ria di Parigi (i) , due nella Cesarea di Vienna , due nell'Am-
brosiana di IMilano , uno in quella de' Domenicani del Bo-
sco , due nella regia libreria di Torino , uno in quella di S.
Marco di Venezia , uno in quella di Parma , due presso i
Conventuali di Gesena , quattro nella I aurenziana di Firen-
ze , uno nella Riccardiana pur di Firenze , otto nella Vati-
cana . E se si eccettui uno , clie legge Parta, e tre , che
hauno Para , gli altri ventotto leggono tutti coiacordemente
Parra . Alcuni di questi sono pregiatissimi per la loro anti-
chita , e due furono scritti gia sono forse mille anni (a) .
Jaonde senza esitare dovremmo correggere F ortografia vul-
gata di questo nome : ed e cosa strana , clie in tutte 1' edi-
zioni di Plinio , eccetto la prima , siasi costantemente rite-
nuta questa scorretta lezione (3) .
Dunque possiamo tener per certo , che quella citta si
eliiamasse Parra o Para; e clii inclinasse a credere , che fosse
situata lungi da Bergamo , dovrebbe dire , che dalle sue ro-
vine nascesse 1' accennato villaggio di Parre , il quaie , per
una carta scritta ottocent' anni fa , che si serba nelf archivio
D del-
(i) Questi otto Codici lrggono concord<'mente Parra. Uno di essi fu scritto nel de-
timo secolo , uno nel tredicesirao, gli altri sono meno antlchi. Tre altri Codici
Plin:a:ii si serbano in qu -lla bbreria , ma due di essi sono mancanti de'pnmi Libri .
(t) Uno si serba nella Vaticana, e si r<°put3 del nono e forsi dell'ottavo secolo.
L'altro no'i meno anico e nella Riccardiana di Firenze. V oculatissimo Autore
d^Ile Disquisizumi Pliniane torn. i. pag x+6. inclina a credere che fosse scritto
nel setti mo secolo .
(3) Gian Andrea ' ussi Vescovo d' Aleria, il quale corresse 1' edizione Romana del 1470.
in luogo di Ptra, che si legge nella prima edizione del 1469 , scrisse Barra , per-
cio convien dire che trovasse questa lezione in qualche mannscritto , ira non dovreb-
besi prek-rirc alia lez'one di tanti antiehi manoscr ; tti sopraccennati . Osservano
alcuni critici che il Bjssi «ua«6 iltsto di Plinio : Plinium ab t? torrvptum irulole-
mus. Rezzon. 1) s I'tist Plin.tom. 2. pag. 184. Nicola G'ansonio nella sua edizione
di Plinio fatra in Venez'a nel 1471. segul per lo piu 1'elizione Romana, e ri-
tenne la lezione Barra, !s quale attesi questi due esempj fu sepuita da«li altri
editori . MercC la generosa libetalita del dotto Signer Giambattista Cucclv , mio
coiKitta iino , possegso un compiuto esemplare dell' accennata edizione Gianso-
niaiia, magnifka, e rarissim
aS ORTGINE DEQLI OROBJ
della nostra chiesa cattedrale , sappiamo ? clic anticamcntc
cbiamossi Parra (1) .
Ma tuttavia non e verisimile , die una delle piu antiche
citta d' Italia , cominciata da que' primi abitatori , cbe intro-
dussero in queste parti l'agricoltura , e clic percio si unirono
a far vita sociale , fosse posta la tra quelle montagne , ben-
che i terreni adiaccnti all' accennato villaggio non sieno del
tutto sterili .
Ma per proporre quell' opinione , cbe a me pare la piu
Tagionevole , diro esser cosa molto probabile, che fosse situata
sopra uno de' colli _, cbe sono compresi nel ricinto medesimo
di Bergamo , e che questa le succedesse immediatamente quasi
nello stesso luogo . 11 piu orientale di questi colli si cbiama
51 monte di Fara (2) , ed in questa voce ben si raffigura l'an-
tico nome Parra , alquanto alterato nel corso di tanti secoli .
Non ci danno alcun motivo di dubitarne le due R
dell'antica pronunzia . Vedemmo, cbe tre anticbi codici banno
Para ; e cosi legge ancora la prima e rarissima edizione di
Plinio , fatta in Venezia da Giovanni da Spira nel 1469. ,
cb' io posseggo , ed in cui a giudizio d' alcuni critici multa
meliora sunt , quam in aliis cditionihus , undo ad constituenduni
Pilnii textum necessaria est (3) , e pero non e improbabile , cbe
questa sia la vera lezione . Ma se pur volessimo preferire la
lezione dcgli altri codici, cbe banno Parra , svanirebbe que-
st' apparcnte difficolta osservando , cbe il dialetto Bergamasco ,
gia
(1) Nel tPstamento di Adelberto Vescovo di Bergamo , rogato nel 928. si leg^e in
vicis et fundis Farras et Colgiata .
(2) II Castelli Chron. Berg, nomina piii volte 1' aceennato Monte di Fara. Ne' pas-
sati secoli sotto questo nome si comprendea uno spazio assai maggiore .
(3) Presero un granchio il Fabrizio , lo Scolio, il Beughemio ed alcuni altri, i quali
sounarono un' edizione della Storia naturale di Plinio fatta in Verona nel 1468.,
ene furono ripresi dall' Krnesto Bibliot. Latin., e dal Co. Rezzonico Disquisit,
Plinian. torn. 2. Questi ragionando delTaccennata edizione di Venezia 146?. , la chia-
ma prcetiosutn opus, e ci avverte che in ilia perscppe vera: lectionis indicia sunt
querenda . L© Spira non ne produsse che cento esemphri, inotivo dell'estrema
rarita di tale edizione. Fuor d'ogni speranza io ne feci acquisto merce dellasin-
golare umanita de! dottissiino P. Allessandro Barca , mio concitwdino , e Pubblico
Professors aella Uuiversita di Padoya.
LIBRO PRIMO , CAP. III. %?
gia da molti secoli , non ammettc mai alcuna consonante rad-
doppiata ; c perd in vece di guerra , terra, carretta , collinet-
ta , cannclla , colonna , noi pronunziamo guera , tera } carcta,
colineta , canela , colona ; cd esamineremnio indarno tutte le
voci di qucsto dialetto , per trovarvi una consonante raddop-
piata .
Sembrera forse pin grave ad alenni V altro dubbio , die.
nascc dalla diversity delle lettere iniziali . Ma potrei spac-
ciarmene dimostrando qnanto stranamente abbiano corrotti e
storpiati mille nomi proprj , ed alterate tutte le lingue , i
frequenti miscuglj di varie nazioni , e spezialtnente F inco«
6tante pronunzia di tutti i popoli , la quale secondo la con-
tinua vicissitudine delle cose umane , in progresso di tempo
seinpre varia . Pur tuttavia si puo rimuovere ancora questa
difficolta , senza ncorrere ad argomenti di questa fatta p che
talvolta ricevono molte eccezioni .
Osservano alcuni grammatici , clie le consonant! B , F , P,
stante cbe tutte e tre si proferiscano colle labbia , hanno tra
se tale arhnita, che in pronunziandole si tramuta di leggieri
1' una nell' altra . Moltissimi esempj della r&cipioca tramuta-
zione di queste lettere ci additano , cosi net nostro idioma ,
come nel latino , ncl greco , ed in varie altre lingue molti
dotti Scrittori , tra' quali sono da nominar con lode il Vos-
sio (i) , ed il Menagio (n) .
Ora comunquc sia , o cbe quella citta si cbiamasse Bar-
ra , secondoche leggono quasi tutte 1' edizioni di Plinio ; o
clie il suo nome fosse Para , ovvero Parra , come concorde-
mente insegnano tanti anticbi codici , dovrassi concedere , es-
ser molto probabile , che il B , od 1 P iniziale dell' antico
nome si tramutasse nella F , prima lettera del nome moderno
Fara ; atteso che tutte le nazioni nel lungo spazio di tanti
secoli hanno stranamente alterato i loro idiomi , variando le
voci , e la pronunzia . A 11-
(1) Vossio de Liter permutct.
(i) Menag. Origin, pag. 1. 8. i2.
ib ORIGINE DEGLI OROBJ
Ancora il Muratori (i) , ed il Claubergio (n) ci avver-
tirono , che il P , cd il B , per variazionc di pronunzia si tra-
mutarono nclla F . Cio e manifesto per molti esempj , che si
trovano ne' libri degli antichi , ed in alcune iscrizioni Ro-
man e , riferite dal Grntero (3) , e dal Reinesio (4) , nelle quali
legge Afronia , Safinius _, Orfius , Friscius , Af y in vece di
Apronia , Sabinius , Orbius 9 Friscius , Ab . Veggiarno pure ,
che alcuni autori latini scrissero soli/uga 9 bufalus , sifdare *
rii fas y in vece di solipuga ? bub alas , sibilarc , rabeas (5) . E
sappiamo altresi , che al tempo di Cicerone si dicea triunpus ,
che di poi pronunziossi triunpnus (6) .
Non voglio esser prolisso , e pero tralascio molte voci
greche latinizzate , raccolte dal Vossio e dal Menagio , per
mostrarci il P, ed il B, tramutati nella F, in passando dall'una
all' altra di queste lingue . E si troverebbono esempj di tal
cangiamento di pronunzia ancora in alcune voci latine dive-
nute volgari . Ne' buoni secoli della lingua latina si dicca pa~
■pilio y ne' bassi tempi parpalia , e noi diciamo far/alia .
Da questi esempj e da molti altri , che si potrebbono ad-
durre, si comprende , che molte nazioni inclinavanoa s>cacciare
ilP, ed il B, da molte antiche voci, per sostituirvi la F, let-
tera di suono poco dissimile , ma piu facile alia pronunzia (7) ,
Dovrei credere , che queste osservazioni bastassero a di-
mostrare , esser cosa probahilissima , che Y antico nome Bar-
ra ? o per meglio dire Parra o Para , in progresso di tempo
si tramutasse in Fara . Pure , stante che gli esempj di tal va-
ria-
(1) Murat. Ahtiquit. Medii jEvi , torn. t. dissert. 33. e similmente il Carpentier Gloss '
lit. B.
(i) Clauberg. ap. Leibnit. Collect, etymolog. torn. i. p. 105?.
(3) Gruter. 499, i». 812, 4. 9^3, 5.
(4) Reines. pag. 370.674. Molti esempj di tali trasmutazioni adduce questo Scrittore,
lnd. In script, cap. 19.
(j) Voss. Loc. cit.
(6) Cicero in Oral. cap. 48. Serba la stessa Ortografia una medaglia ap. Patin. de Fa-
mil. Rom. pag. 196.
(7) Lo stesso cangiamento si osserva in molte voci Tedesche diveuute Italiaae . V. Me-
moires de V Academ. des Belles Lettres tow. x. pqg. 67.
LIB RO PRIMO, CAP. 111. a 9
riazione , clic si trovano in molti nomi proprj , sieno pin per-
suasivi , e possano vie meglio convalidare 1' opinione proposta ,
convien accennarnc alcuni .
Se taluno , senz' aver rignardo alia testimonianza degli
anticlii codici , volesse pur preferire 1' ortografia vulgata Bar-*
ra , osservi , clie alcuni popoli della Tracia , detti primitiva-
mentc Brigi , in progresso di tempo furono chiamati Frigi(i).
Cosi la provincia Troiana , clie gia fu detta Brigia , chiamossi
poi comunemente Frigia (2,) . Gli Scrittori de' bassi tempi ,
usando il titolo , di cui allora si onoravano certi signori di
£ran qualita , scrivono Baro ; e Fredegario usando in piu luo-
clii lo stesso titolo scrive sempre Faro (3), dond' e manifesto ,
che questa voce in diversi tempi ed in diversi luoghi varia-
mente si pronunziasse .
Ma chi e persuaso , clie s* abbia a seguire 1' ortografia
della prima edizione di Plinio , e di tanti anticlii rnanoscritti
sopraccennati , i quali serbano concordemente il P iniziale ,
trovera , die questa lettera si cangio nella F , in molti norm
proprj , ed eccone alcuni : Abbiamo da Suida , cbe una citta
Asiatica , che gia chiamossi Pigella , al tempo suo era detta
Figella . E quella vasta provincia della Persia , che gia nomi-
nossi Pars , oggidi e chiamata Fars . Narra Strabone , cht3
un' antichissima citta dell' Illirio , detta primitivamente Paro,
in progresso di tempo fu chiamata Faro (4) . Quest' esempio
quadra ottimamente al nostro proposito , essendo V una e 1' ab
tra di queste voci molto analoghe a' nomi Para e lara .
Ora se 1' attento leggitore vorra aver rignardo a questi P
e ad altri esempj di tal variazione , e se vorra riflettere , che
il dialetto Bergamasco degli ultimi secoli non raddoppia giam-
mai alcuna consonante , senza dubbio concedera esser cosa
quasi indubitabile , clie 1' antico nome Parra , o Para , siasi
tramutato in Fara . Ri-
(1) Herodot. lib. 7.
(z) Scephan. de Uib.
(3) Du-Can^e , voc. Faro .
(4) Strab. lib. 7. j>ag. 484. Ed. Armteh 1707.
3o ORICINE DEGLI OROBf
Rimosse queste leggieri didicolta , V opinione proposta
non soggiace a nessun' altra obbieziome ; giacche non pud na-
scerc dubbio alcuno dalla situazione , die ho additata . II colic
di Fara , clie ora e compreso nelle nuove mura della nostra
citta , era fuori dell' antico ricinto . Le sue pendici sono volte
verso 1' oriente estivo , ed e forse il meglio situato de' nostri
colli . Quivi su non mancavano acque perenni , derivate dalle
sorgenti del soprastante colle di S. Eulemia , e d' altronde .
Oltre a cid il colle di Fara non e molto elevato dal piano ,
e tutti i luoghi acliacenti , e le sue pendici medesime sono
iertili molto e di ottimo sito . In somma tutto conviene ad
una citta cominciata da' primi uomiui , clie in queste parti
esercitarono F agricoltura .
Si credera forse taluno , cli' io sia per additargli qualclie
vestigio di quella citta , o alenn rottame de' suoi editizj . Ma
indarnosi cercherebbono le reliquie di una citta , tlistrutta molti
secoli innanzi all' epoca Cristiana , cioe prima della venuta
degli Etruschi , i quali tra gl' Jtaliani furono i primi inven-
tori dell' arte di muiare (i) ; e pero possiamo tener per cer-
to , ch' ella non fosse , clie un raccolto di tugurj , tessuti di
rozze assicelle , coperte d' argilla o di creta . Tali erano molte
citta della Spagna , della Gallia , e della Germania , ancora
ne' primi secoli dell' cpoca volgare (2.) : e veggiamo anche og-
gidi durar 1" uso di costruir tali abitazioni ne' villaggi d' al-
cune felici e riccbe provincie d' Europa . K sarebbe fuor di
proposito T accennare alcuni marmi e monete Romane scoperte
in sul colle di Fara, poiche nulla hanno clie fare con quell' an-
tichissima citla , clie gia era ridotta al niente molti secoli
prima della venuta de' Romani in queste parti (3) .
La scorretta lezione di molte edizioni di Plinio potrebbe
forse indurre alcuno a credere , clie quella citta non perisse
in-
(1) Abbiamo questa notizia dall' antico Scoliaste di Licofrone .
(i) Vitruv. lib. 2. cap. i. Tacit, de Situ f Morlbus , et Pop. Germaniae cap. \6.
\^) Vedrerno cha questa citta ebbe origine in que' rimotissimi tempi , in cui i primi
uomiai veuuu a popolar queste regioni, ce«sando d' andar va^abondi , si diedero
LIBRO PRIMO; CAP. IIP Si
mteramente in que' lontani tempi . Cosi leggono molti edi-
tori di Plinio : Intcriit oppidum Orobiomm Barrel , unde Ber-
jromatcs ortot dixit Cato , etiam num prodentc sc altius quam
fortunatius situni . Onde pare , che al tempo di Catoue quella
citta non fosse ancora totalmente distrutta . Ma la verita si
e , che questo passo fn altcrato e guasto dalla negligenza e
dalP ignoranza cle' copisti . Si ponga mente alle parole prodenta
se , e si vedra chiaro , che non possono addattarsi al conte-
sto . Alcuni han creduto , clie si riferiscano alia parola oppi-
dum , ma non e da perder tempo in confutare quest' opinio-
ne , giacche non ebbe seguaci . L' Arduino , che nel rivedere
i libri di Plinio non fu abbastanza oculato , e che a giudizio
di alcuni sensatissimi critici trapasso molte e molte scorrezioni
senza esame (i) , ancora in questo luogo ritenne la suddetta
lezione ; ma veggendo , che le parole prodente se impacciano
il contesto , e possono dar da pensare a' leggitori , s' ingegno
iV interpretarle dicendo , che si riferiscono a Catone citato
da 11' autore : Quoniam id oppidum Barra appellatum in editis
montis vertice olini conditum } Catonis autem oztate jam deficiens
atque caducum y ct paulopost fonditus intcriturum fait : vere is
in historiis suis ? altius quam fortunatius situni prodidit (2) .
Chi e dotto di lingua latina , ed c versato nello stile di
Plinio , giudichi se si possa approvare quest' interpretazione ,
che certamente non e piu felice della prima .
Ora e da osservare , che parccclii dotti editor! di Plinio
ben s' avvidero , che questa lezione non e sincera , e pevd
Fcmcn-
all' agricoltura , e incorninciarono a vivere in socicta . Finche andarono erraati
noa ebbero altri ricoveri , che le spelonche . Dopo esser divenuti agricoltori lu
loro abitazioni furono rozze caparme , costrutte di canne , verniene , scorze d'al-
beri , creta , ed altri si f3tti materiali , che la naturaloro somininistrava . L'arte
di murare non fu introdotta in queste parti, che molti secoli dopo; e per com-
prendere qual fosse la condizione di que* primi abitatori , basta leggere !e istorie
delle prime conquiste d' America. Leggasi sull'Origine dell' Architettura cio che ,
tra gli altri, eruditamence ne scrisse il Goguet nella sua opera Orig. des Loix ,
des Arts, et des Sciences lib. i. cap. 3.
(1) Hirdumus longe plum corrupit quam emendavit . Rezzon. Disquis. Plin. t. z. p.
117- Veggasi ancor3 1' Ernesto Bibliot. Latin, lib. 2. c. 13. t. i.pag. 1+8. Jid. Lips.
(r) HarJuin. ad Flin. lib. 3. cap. 17. ton: I. pag. 174.
Sa O RIQINE" DEQLI OROBJ
Y emendarono scriverulo prodcntes se altius quam fortunatius si-
tos . Cosi leggiarno nell' edizione di Basilea del i52,5. corretta
dal celebre Erasmo ; e similmente in quella , che fcce in
Venezia il dottissimo Paolo Manuzio nel 1559. dalle quali
non discordano alcune altre , che pur s' anuoverano tra le
niigliori .
Sostengono questa correzione i pin antichi manoscritti di
Plinio , i quali hanuo prudcntes , poiche in questa desinenza
si veggono i vestigj delta voce originate prodentes . Tal e la
lezione del pregiatissimo codice lliccardiano , e d' altri undici ,
che si eerbano in vaiie librerie (1) . Ma quelio di Parma in
questo Inogo e piu esattamente conforrne all' originate , leg-
gendo prodentes se altius quam furtunatius sitos . E se si approvi
questa lezione , giudiziosamente introdotta ancora da' sopra/i-
nominati , e da altri editori di Plinio , questo passo e chia-
rissimo , ed ognuno puo agevolmente comprenderne il senso .
Ma non e da omettere un' altra notabile correzione , che
alcuni uoniini celebri tengono per certissima , e che rende in-
dubitabile ancora ta lezione suddetta . Essi credono ferma-
jnente , che nell' originale di Plinio non si leggesse etiamnum ,
parola oziosa in questo luogo , e da non atti ibuirsi a questo
autore , che pur troppo si studio di scriver succinto ; e sosten-
gono doversi leggere etiam nomine .
Quest' ingegnosa correzione era riservata a' letterati Te-
deschi , poiche deriva dalla cognizione dell' antico loro idioma .
Uno di questi e ij dotto Cluvero (2) , che con maravigliosa
erudizione illustro 1'antica corografia Itatica. Egti chiaramente
dimostra il nome delta nostra citta derivare dalla lingua Cet-
tica , e significare abitazione montana , e per conseguenza ficr-
gamaschi e montanari esser voci sinouime , Queita osservazione
non
(1) Ritengono questa lezione uno de' Codici ddla Reuia librena di Parish , uno della
Cesarea d ; Vienna, uno della Torinese, uno d< U'Ambrosiana , quelio del Bosco,
e sei della Vatkana. Antichissimo c il Codke Parigino , e quelio del Bosco
parmi del decimo secolo. Da essi non discon'a la celebre ediziime del 146$. ia
mille luoehi consmna a' piu antichi Manoscritti.
(*) Cluvcr. Ital. afltiq. pag. 147. Ed. Elzevir.
LIBRO PRIMO, CAP. III. 33
non lascla luogo a dubitarc della sin cent a della proposta le-
zione , meree della quale questo passo , che ha dato da pen-
sare a' copisti , agli editori , ed a molti altri letterati , diviene
assai phi chiaro , e cone vie mei;lio . Plinio scrisse dunque
Bergomates etiam nomine pro den tes sc altius quam fortunatius
sitos , cioe i Bergamaschi eziandio col nome si mostrano piut-
tosto ahamente clie felicemente situati . Hanno poi confer-
mata questa correzione il celebre Leibnizio (r) , il Bucanano
(n) , ed il Wachtero (3) studiosissimi dell' antiche lingue . E
1' hanno pur approvata e tenuta per induhifabile alcuni altri
recenti Sciittoii , che hanno atteso ad investigar F origini de'.
piimitivi popoli d 1 Europa (4) •
E per averne piu evidente certezza convien osservare don*
de avesse origine la scorrezione vulgata . Ben sappiamo , che
gran parte degli errori , di cui sono sparsi gli antichi codiei ,
derivarono dall' ignoranza de' copisti , o dalla pronunzia non
troppo chiara di chi loro dettava gli originali ; e talvolta dalle
ahbreviature , che ab antico s'introdussero ne' manoscritti . E
che dopo il sesto secolo furono assai piu frequenti . Alia prima,
ovvero all' ultima di queste cagioni , deesi attribuire 1' accen-
nata scorrezione .
Quanto all' ignoranza de' copisti e da riflettere , che i
primi certamente furono Italiani , i quali non sapendo , che
Bergomates significasse montanari , non poteano comprendere a
clie servisse in questo luogo ia parola nomine , e percio avian
creduto esservi error di scrittura, e doveisi leggere etiam num.
Tuttavia non parra non verisimile il dire che la scor-
rezione ilerivasse da un' abbreviating . II dottissinio De Vaine3
da un' in fink a di manoscritti di varj secoli ha raccolto gran
numero d' abbreviature , rcgistrandole in due classi , per di-
E fetin-
(i) Leibnit. Collect. Etymol. t. i. p. 99. Edit. Hannov.
(1) Bacaiian Rer. Scot. lib. 1.
(3) Wachter. Gloss. Germ. pag. $9.
(4) Tennero pure per sicuia questa lezioneil celebre Pellouticr Iftst. des Celtet torn. I. ,
e l'erudito Sciiuore dcW Ant. Pcduua pa&. ii».
84 ORIQINE DEGLI OROBJ
Stinguere quelle de' primi secoli dalF altre , die s' introdus-
sero ne' tempi men lontani . Tra le piu antiche veggiamo
I' abbreviating nom , con una sottil lineetta sopra F o , si-
gnibcante nomine (i) . Ed eceo chc alcuni copisti , non di-
scernendo la lineetta , o non intendendo 1' abbreviating , la
tramutarono in nam , die per lo piu scrivesi separata ctiam nam,
E possiamo pur attribuire alia pronunzia non ben di-
stinta di chi dettava il testo a' copisti la perdita della S
finale della voce prodentes , essendo seguitata dall' altra S
anizialc della voce susseguente se . Potrei additare negli an-
ticbi codici ben mille voci mancanti della lettera bnale ,
dove la voce susseguente comincia da altra lettera simile ;
e ne troveremmo pur altrettante , cui manca la lettera ini-
ziale , dove questa e simile alia lettera finale della voce pre-
cedente . Ognuno comprende , clie o 1' una o F altra di leg-
gieri sfugge F orecchio di clii ascolta .
Oscurato questo passo dall' accennate scorrezioni , e non
veggendo i copisti dove s' appoggiasse Y aggettivo sitos , il
variarono a capriccio , ed alcuni scrissero siti , altri situ ,
altri sltum . Questo dubbio diede da pensare agli editori non
meno , cbe a' copisti , e percio la lezione non e men varia
ne' testi stampati , che sia ne' manoscritti ; ma pur veggia-
mo , die quasi tutte le migliori edizioni leggono eorretta-
.mente sitos (a) .
In somma cbi vorra attentamente ponderare quest e os-
iervazioni , approvera senza dubbio le correzioni proposte , e
lerra per certo , die Plinio scrivesse in questo luogo : ln-
ieriit eppidum Orobiorum Parra y wide fiergomates ortos dixit
Cato ; etiam nomine prodentes se altius quam fortunatius sitos .
E con-
(i) De Vaines Vict. Diplom. torn. i. jpag. 50.
(a) Cltre le pregiatissime edizioni d' Erasrno , del Manuzio^ dello Scotti , ed altre asi
esse conformi _, leggiamo sitos nella pregiata edizione Veneta del 1507. cor
dal B'nedetti, e similmeme nelle Frcleniauedel 1 y 71 , e iJ4>. La sccssa lezione
serbano le edizioni del Santandreano i)Sz.j e degli FJzeviri 16?-. ludatissima d»
tutti i Bibliografi . Leggiamo sitos .".ncora ncll' edizione del Dale campio , e nella
Gronovi,-.r,a. Ritengono qnesta lezione molte altje edjzioof,, raa bastf fc. ^r: ac-
cennate aicune dc.'le migliori.
LIBRO &RIMQ, CAP. IIT. fig
E convien pur confessare , die le fatiche di tanti cdi-
tori di Plinio non hanno pfer anrhe ridotto que' libri alia pri-
stina integrita , e clie ancora le migliori edizioni sono scor-
rette in mille luoghi . Se ne lagnauo parecchi moderni criti-
ci , tra' quail V eruditissimo Olivieri : Licet tot doctissimi viri
ad cmendandum Plinium curam , atquc dill gent lam contulerint,
neniincni adliuc ex veteribus scrlptorluus esse , qui fasdioribus sea'
teat crratis , et Medicorum /nanus magis exposcat (i) .
Avrei volentieri omessa questa discussione , iorse troppo
lunga c noiosa ; ma io dovea pur necessariamente investigate
la sincera lezione di quell' unico testo , clie ci da lume a di-
gcernere le cose di quegii oscurissimi tempi .
Ora convien tornare cola , donde ci siam deviati . Ve-
(lemmo ester cosa probabilissima , e forse indubitabite , che
Pai ra fosse in sul colle di Fara , e che la naturale fertilita
delle sue pendici e de' luoghi adiacenti , la loro amenita, le
vicine sorgenti , ed il suo nome medesirno , concorrono a con-
validare quest' opiuione .
Cio posto per vero , potremmo verisimilmente pensare ,
che qiiella piccola e povera citta , o per meglio dire quel
mucchio di capanne , rimanesse in parte desolate- per qualche
incendio , o per altra cagione , e che que' primi nostri citta-
dini agricoltori cominciassero a stendere le loro casucce pel
vicino colle di S. Eufemia , e successivamente ancora per l'ai-
tre colline , in sidle quali ora e situata gran parte di Bergamo.
Tuttavia, prescindendo dagl' incendj, e da ogn' altro acci-
dente , io inclino molto a credere , che quegli abitatori del
colle di Fara andassero trapiantando le loro casucce sul so-
prastante colle di S. Eufemia, erto assai e forte per natma,
a fine di esser piu sicuri dalle invasion! e dalle violenze , mali
assai frequenti in qne' primi tempi ; e che cosi rimanesse quasi
diserto quel mucchio di tugurj , che i primi abitatori poco
tempo innanzi aveano coatrutti sid colle di Fara .
Chi
d) Oliv. Marm. Pisaur. j>ag. 66.
36 ORIGINE DECLI OROBJ
Chi entra in tali ricerche dee talvolta procedere al bar-
lume delle congetture e delle probability , e per tanto diro ,
potersi veiisimilmente credere , die quando i primitivi popoli
non essendosi ancora date all' agricoltura , viveano di guerra
e di rapine (a) .
Per tanto si potrebbe dire , che Bergamo e Para sieno
due nomi di questa citta, e ehe Y uno sia suoceduto all' altro .
Molti escmpj di tali cambiamenti di noine ci somminislia Fan-
tica Storia , e veggiamo cio essere avvenuto speziabnente al-
lora che le citta dicadute o desolate si riduceano a migliore
sta-
(i) Scrivo Para senza raddoppiar la secondaconsonante pciche questa ortografia parmi
indubitabile . Gia osservammo csser coiiforme a tre antichi rnanoscritti di Pliivo ,
ed alia prima edizione . M3 e d' avvertire che quasi tucti i nomi proprj ne'prinri
tempi eraao monosillabi . Leggasi il Bergier de VOrlg. des Dieux torn z. EJ
un recente Scrittore, versatissimo nella coguizone d^lle antiche lingue. Median,
du Lang. torn. 2 , osserva che le voci primitive soleano essere formate di una
vocale in mezzo a due consonanti . Possiamo percio ra<; ; on •volmente credere che
I'accennato nome si pron-.jnziasse da que' primi abiratori Par. ovvero Far, ia.
s^uito poi Para , o Fara ,
(1) Diod. Sicil. Bibl. lib. j.
LIDRO PRIMO, CAP, III. 3?
stato . Odasi cio , chc Plinio disse di Lebade : lnteriit Slpijlum *
quod ante Tan talis vocabatur : obiit et Archaeopolis substituta
Sipijlo , ct in do illi Colpc , ct hide Lebade (i) . Ed ccco che
questa citta di Lidia , cinque volte restaurata , o riedificata ,
altrcttanto cangio di nome . E ancora senza uscir dell' Italia
troveremmo 11011 poche citta in diversi tempi diversamente no-
minate .
Dissi per incidenza , il nome di Bergamo essere della lin-
gua di quelle primitive genti , che ne' piii rimoti secoli ven-
nero a popular questi paesi . Ch' esse entrassero in Italia per
V Alpi , e che il lor linguaggio fosse il Celtico , cioe quello ,
che parlavano gli antichi Germani , e molti altri popoli set-
tentrionali , parmi cosa indubitabile . Sostengono quest' opi-
nione il Leibnizio (a) , il Bergier (3) , il Freret (4) , il Bar-
detti (5) , e molti altri uomini celebri _, ed e oggimai cornu-
nemente approvata ; laonde tacero varie mie rifle ssioni , che
potrei addurre a confermarla .
Si osserva , che molte voci di quell' antichissimo idioma
sono ancora usate in varie provincie settentrionali . Gome og-
gidi y cosi ancora in que' lontani tempi que' popoli chia-
mavano berg iin monte . Helm valea abitazione , e ancora usano
questa voce nello stesso significato gli Svevi , ed altri popoli
della Germania occidental , dove piu che altrove si serbano
molte reliquie dell' antico idioma Geltico . Gosi Bergheim
Bigninca abitazione in monte, e vale a dire citta montana .
Non si puo dubitare di questa etimoloiiia ; e la tengono pel?
certa il Leibnizio , il Gluvero , il Bucanano , il Wachtero „
il Ferrari , il Bardctti , e pare , che f approvino ancora il
MafFei (C), ed il Muratori (7). Sono frequenti nella Geografia
i 110-
(1) Plin. lib. j. cap 29.
(i) leibnir. Collect. Etymol. pag. ?8 } et 15:3.
(?) Bergier Ele'mcns pnmii. des Lang.
(4) Freret Hist. At V Accad. des luscript. torn. 18. pag. 73.
Je' Pnmi abit. deW Italia ; ed il Pelloutier Hist. des Celtes lib. 1. cap. 10.
Verpn. Illustr. lib. 1.
(7/ '■'■ ■ Thes. Inscrip. p n g. $7.
38 ORIGINE DEGLI OROBJ
i nomi proprj derivati dalle situazioni , e pressocbe tutti quelli
delle pin anticbe citta ebbcro tale origine .
E siccome deesi credere , clie la lingua Celtica nsata in
queste parti fosse distinta con ispezie particolare di dialeLto ,
io penso , clie i primitivi Bcrgamaschi con leggiera difFerenza
pronunziassero Berghcm in vece di Bergheim . Ma oltrecbe gli
Anglosassoni , popoli d' origine Celtica , proferivano horn , al-
tri halm ? hi cm , heem \ sovienmi , clie in viaggiando per la
Svevia , e per altre provincie lungo il Reno , io udiva quelle
£enti pronunziare Manliem , Oppenhem 9 Pforzhem , nomi di
citta note , i quali in altre provincie di Lamagna si pronun-
ziano Manhcim , Oppcnheim , Pforzheim .
E se ancora i nostri in vece di Bergheim pronunziavano
Berghcm , come par molto verisimile , ecco clie pel corso di
tanti secoli i nostri cittadini hanno serbato senza minima al-
terazione il nome originario di questa citta , clie ancora cliia-
miamo Berghem . Al qual proposito e da riilettere , clie in
altre parti , dive sappiam di certo essersi usato F idioma Cel-
tico ? cioe in Lamagna e nelia Gran Brettagna , troviamo al-
cune citta dette similmente Berghcm , Berghen , Bcrghe-r-
steed (i) . Ed e altresi molto verisimile , clie altrove questa
citta fosse detta Berghom . siccome pur oggidi la chiamano al-
cuni popoli della nostra Lombardia , e die percio da' Roman i
con desinenza Latina fosse detta Bcrgomnm .
In somma la suddetta etimologia presa dalla lingua di
que' primitivi abitatori deli' Italia settentrionale , e un nuovo
nrgomento delF antichissima origine di questa citta .
Ma la situazione medesinia di Bergamo ci rende vie m
giormente certi di cio , che s' e detto deli' alta sua anticbita .
E' cosa indubitata , cbe le prime e pin antiche citta eb-
bero F origine dall' agricoltura , atteso cbe gli uomini non
sarono d' andar vagabondi ? ne pensarono a procacciarsi stanza
fer-
(i) Borgo presjo CgntorbsrV. SteU vale citta acll' idioma Ingles 2 , e peru Berghcm'
Stedt si^iiifica citta di Bergamo .
LIBRO PRIMO , CAP. III. 3$
lerma , sc non quando cominciarono a diveniv agricoltori . Laon-
de si tinirono in sociota per poter difendersi dalle yiolenze c
da' ladronecci , clie in quelle prische eta erano ben piu fre-
quenti , che ora non sono , clie clie si dicano i bizzarri lodatori
dell' immaginato secol d' oro (i) .
Tale fu certamente 1' origine delle prime citta , le quali
non erano da principio, se non mncchi di rozze casipole „
senza ricinto di niiira . E poiche allora i iiuini e i torrenti
non si erano ancor aperto il letto , si spargeano ampiamente
per le pi ami re , dov' erano assai frequenti ancora le paludi
e gli stagrii . Percio que' primi agricoltori , per evitar 1' aere
putrido e pestilente de' luoghi piani , ed i pericoli delle fre-
quenti ed improvvrse inondazioni , che rendeano inutile an-
cora ragricoltura , si teneano in sulle alture , dove oltre all' es-
ter sicuri dagli accennati pericoli , poteano vantaggiosamente
difendersi da' nemici .
Itoma , citta della Messenia , situata sopra un colic , ben-
che fosse senza mura , e senz' alcun riparo , sostenne un osti-
nato assedio di diciannove anni . L' arte di render forti le citta
era ignota agli uomini de' priini secoli . La cinta di Troia ,
iatta in tempi men lontani ^ era di terra a guisa delle mo-
derne trincee (a) .
Per tanto quasi tutte le piu antiche citta furono situate
in luoghi molto elevati dal piano . Le principali della Grecia ,
cioe Atene , Tebe , Argo , e Sicione , ch' ebbero principio gia
sono tremila cinquecent 5 anni , o piu , furono da primo co-
strutte in sulla sommita d' alti colli . Licosura , riputata da
Pausania la piu antica citta del Mondo , era situata in sul
mon-
(,i) La Storia smentisce apertamente cio che i Poeti Oreci e Latini dissero delKimrna-
ginato secol d'oro. la vita di que' primi popoli non era nifelice, ne innoceace
coine alcuni si pensano . Molti sonenndinati a credere che gli uomini de'pe.ssaii secoli
fossero di noi migliori ; opinione volgare accredicata in ogni tempo da* vecchj
che sempre biasirna.io i nuovi costumi . Delia infeiicita. di que' tempi ragionaem-
diramente il Goguet , Oiigln des hnr ec. pari \.lib..6. cap. 4.
(c) II dimostxa chiaxamente la Storia di Patroclc \ 3 gci ia QjpettJ IU*4. lib, ify
i 02.
4o ORIGINE DEOLI OROBJ
monte Liceo (i) . Era Bopra im' eminente altura ancora Bi-
ldos , citta de' Feniej , annoverata da' Geograh tra le pi u an-
ticlie (a) . E quelle citta della Sicilia , clie i primitivi abita-
tori di quest' isola fondarono rie' piu lontani secoli , erano
tutte situate in su i gioghi delle rnontagne (3) . Ognuno sa
esser tale ancora la situazione di Voltcrra , di Fiesole , di
Gubbio , di Cortona , e d' altre citta della Toscana , dell' an-
tichita delle quali strane cose hanno scritto i moderni . Mol-
tissime altre potrei additarne , poiche ne abbonda la geogratia
de' primi tempi . Ed ecco , che ancora la situazione di Ber-
gamo conferma ottimamentc cio ? che s' e detto dell' an ti chit a
della sua origine .
Vedemmo , che le prime citta chber origine dall' agri-
coltura ; e si comprendera chiaramente , ch' essa f'u introdotta
in queste parti ne' piu lontani tempi , se si riiletta , che i
Greci poco sapeano di quest' arte primache ne fossero istrutti
da Cerere , che regnava in Sicilia mille quattrocent' anni in-
nanzi all' epoca di Cristo ; donde si pud conchiudere , che la
Sicilia fosse coltivata prima della Grecia (4) • E s' egli e ve-
ro , che le regioni Italiche vicine all' Alpi fossero popolate
prima delf altre provincie dell' Italia e della Sicilia , siccome
oggidi comunemente si tiene per certo (5) } si dovra dir ne-
ces-
Ci) Pausan. lib. S. cap. 38.
(2) Strab. lib \6 pag. 1096. Ed. 1707.
(3) Diod. Sicil. lib y.
(4) Che i Sicilian! coltivassero il gr3no prima de' Greci, cchequestine fossero istrutti
dall'acccnnara Rcgina di Sicilia, il sappiamo da Diodoro Siciliano lib. y. cap. r.
4. e da akri Scrittori . Senza che basterebbe osservare che Cecrope , il quale r< -
gnava nell' Attica mille cinqueceru'anni innanz' f epoca Cristiana , faceva vuiii il
grano lalla Sicilia, per alimentare i suoi popoli . Veggasi il Goguet turn. 4. pag.
1,37. torn. 3. pag. 3^8.
(j) Alcuni Scrittori che a dritto , e a torto voleano dcr'var tutto dalla Grecia, dal'a
Fenicia, o dall' Egitto , dissero , che gl'ltali primitivi erano originarj di q.
provincie, e che vennero in Italia per mare. Ma varj dottissimi critici ham o
confutata questa vana opinione , e concordemente sostengono che i primi abita-
tori dell'Itala ci entrarono pe' varcbi dell' Alpi in que' lontani tempi in cuieia
ifnoia I'arte del navigare . Leggasi il Freret Hist, de I' Acad.de s Belles Lettrts
torn. i<. pag. 77 , il Ferrari Antiq. Insubj. dissert. 10. §. 7., il Leibivzio , Ct l~
kcL L:ym, il D^isr JE/e'ro. primit. des Lang., il Duvaudi Saggio sulla $tona
LIBRO PRIMO, CAP. 7/7. 4r
cessariamentc , • die que' prirai abitatori dell' Italia introduces-^
sero in queste parti V agricoltura , vi costruissero abitazioni ©
citta priinache i popoli della Sicilia e della Crecia si dessero
a coltivar quelle campagne , e si uuissero a fax vita social© .
E atteso clic dalia situazione di Bergamo possiamo argo-
mentare , che sia piu antica di tutte 1' altre citta della Loin-
bardia ; per eonseguenza sarebbe molto probabile il dire j che
avesse origine prima delle sopraccennate citta Greche . E an-
corche , per evitar ogni disputa , volessimo pur detrarre al-
ctine centinaia d' anni all" epoea , che risulterebbe dalle ad-
dotte osservazioni , con tutto cio potremmo dire , che Berga-
mo e antica di tremila cinquecent' anni ahneno .
Ora convien dar a conoscere un' altra verita , da cui ri-
ceve molto lume la materia , che si e trattata in questo ca-
j)itolo e no' precedenti , e da cui alcuni degli addotti argo-
inenti acq ui stan forza ed evidenza . Diro dunque , che Ber-
gamo era capo della provincia degli Orobj , e che da questa
citta derivo il loro nome . Questa verita , benche certa ed
e^dente , sfuggi Y occhio di molti investigatori delle cose di
que' tempi , ma non si nascose gia all* acuta vista del Clu-
vero . Osservo egli , che Orobj Opo'Qiot , voce greca , e Berga-
maschi , voce d' origine Celtica , hanno un medesimo senso ,
e signiheano montanari .
Poco importa il sapere quando e come s' introducesse que-
sto nome greco . Vedemmo , esser probabile , che gli Etru-
schi fossero Pelasgi, che usavano un aufico dialetto greco (i),
e pero si potrebbe credere , che gli Etruschi , venuti ad oc-
cupar queste regioni , nominassero i Bergamaschi, con voce
greca dello stesso significato, Orobj. Fur tuttavia parmi assai piu
F ve-
AegU antichi popoli dell' Italia , pag. 13. Non posso dissimulare d'aver letco i
gran volumi dells Origini It cliche y e mi rimetto al giudizio che ne daianno i
dottl , e spassionati ciitici.
(1) Nelle Memorie dell* Accademia Letteraria di Parigi parccchi dotti Scrittori concor-
demente sostengouo che Pelasgi *i ch amassero turti gli abitatori primitivi della
Grecia . Freret torn. «.; Melot. torn. 13.; Geinoz. torn. iy.; Bougainville
»:?. Dimos:ra* il Geinoz, Mem, tcri. ic. che i Pelasgi avsano moltissime voJ
greche.
42. ORIGINE DEGLT OROBI
verisimile 9 che qualchc Scrittor greco , dovendo far menzionu
de' Bergamaschi , sostituisse a questo nome celtico il nomc
greco sinonimo .
Molti critici si lagnano, clic gli Scrittori greci oscurassero-
la Geografia e la Storia , traducendo nella lor lingua i nomi
barbari dell' altre nazioni (i) . Da quest' abuso nacquero non
pochi sbaglj , poiche alcuni moderni erroneamerite attribuirono
greca origine a molte citta e nazioni , che no' libri degli an-
tichi son nominate con voce greca .
Ma cornunque si fosse , da quest' osservazione cliiaramente
risulta , esser d' origine Bergamasca tutti que' popoli , che Pli-i
nio e Catone con voce sinonima , presa da qualche Scrittor
greco , chiaman Orobj (2) . Donde possiamo argomentare , che
i Bergamaschi in que' primi tempi ampiamente si difFondes-
sero ne' monti e nel piano , stendendo i lor confini da' luo-
ghi adiacenti all' Ollio fino di la dal lago Lario , e che da
essi avesser origine Gomo , Forolicinio , e le genu de' con-
torni , accennate da Plinio e da Catone .
L' identita del significato delle due voci Orobj , e Ber-
gamaschi , Y una Greca V altra Geltica , e troppo chiara e pa-
tente ; e amraessa questa prima parte dell' argomento > deesj
necessariamente concedere la conchiusione „
Per
(1) Disse il dottissimo Mazzocchi ap. Gtiarnac. Origin* Ital. tovz. i.png. +J4. (. (
id semper studuisse ut loca omnia sum origints face rent , locorum v ero,vocabula
ad Grcecismum detorquerent , quo magis Grceca viierentur . E similrnente il B.ei-
maro ad Dion. pag. 112 , solent passim Grceci Scriptores barbara locorum no-
raina psrmutare nominibus Graecis interpretatd vocabula grcscosermone . Biasimo
quest' abuso ancora Giuseppe. Flavio nel primo libro delle Antichita Giudaiche
cap. 6.; e 1'Uezio Vemonstrat. Evang. prep. 4.
■(1) Opporra forse taluno che, secondo Plinio. e Catone, Rergamo ebbe origine
Orobj, c che si stravolge 1' ordine de' tempi dicen lo che il nome greco di questi
popoli derivasse dal nome di questa citta, che da essi ebbe origine. Ma
(3J Siccome la sicaazione montana di Bergamo e un indizio evidente delln somma sua
•t , cosi le siruazioni I as c l t,o, e di Forollcirio dimomnno , cheque*
fte «itu lood3tc da' Bergamaschi sono assai menu an madre ,
44 BERGAMO SOTTO GLI ETRUSCHI
coli innanzi alFepoca Cristiana . E vedemmo altresi , die que-
ste genti ampiamente dilatarono il lor dominio , e che tutto
il paese tra il Po e 1' Alpi fu da cs6i occupato , eccctto le tcrrc
marittime de' Veneti .
Ci narra Livio , che le citta possedute dagli Etruschi tra
1' Alpi e I' Appennino furono dodici (j) , ma Plutarco ne an-
novera diciotto , e dice , ch' erano tutte insigni e grandi (2.) .
Tra esse certamente deesi annoverare Bergamo . E atteso che
gli Etruschi stesero il lor dominio massimamente tra il Po e
I' Alpi , convien dire , che le pi 11 dell' accennate citta fossero
an questa parte . Ora si ritletta , che Padova era de' Veneti ,
e che Milano (3) , Lodi (4) , Cremona (5) , e Brescia (6) non
ebber principio se non dopo la venuta de' Galli . Non abbia-
rno alcun motivo di credere , che Vicenza e JNovara sieuo piu
antiche . II Cluvero , ed il Cellario , tengono , che Pavia non
fosse che un villaggio al tempo d' Annibale . Taccio d' alcune
altre , della cui pretesa antichita si potrebbe a gran ragione
dubitare . Ed ecco esser ben poclie quelle , cho possano an*
noverarsi tra le insigni citta Etrusche aecennate da Livio &
da Plutarco , ed esser cosa indubitabile ? che Bergamo fu di
questo numero .
Ma poss-iamo tencr per cei to , ch' essa non divenisse tale
se non sotto il dominio degli Etruschi . Osservammo , che ]e
primitive citta eran rnucclii di misere casucce , costratte
tici co.iwi.'ono non tss r Eirusche, aimitio di que* tempi di ar
mai non si scopri inscrizione Eirusca in Bologna, e suoi contorni , beliche fosse
la cllta principale dell* Etruria, a detta di Plinio lib. 3. cap. ij. Eonotmi , Fi
vocitala , cum Etruriee priuceps esset . E le iscrizloni di cui abbonda la Toscaaa
sono autiche as«.:n mcno ch'altri non crede . Leggasi cio che ne scrisse il Pellou-
tier U:Sl. da Cclles lib. 1. cap. 11.
(5) Strab. lib. j.
LTBRO PRTMO, CAP. IV. 4 ?
Quindi si comprende, chc i primi Etruschi si esercita.9-
$ero molto nelV ngricoltura , ed io penso , chc gran cose fa-
cesseio a quest o tine . Vedemmo , die le alture ed i piani
adiacenti iurono i primi ad esser coltivati e frequentati d' abi-
tatori , essendo per natura mono acipiidosi , e meho esposti
alio innondazioni de' liumi . Ed e assai verisimile > die gran
parte delle pianure pin basse , prima della venuta degli Etru-
schi , fossero iucolte e diserte . Laonde possiamo probabilmente
credere , cbre questi popoli scavassero gli alvei di varj fiumi ,
affinclie cessassero le innondazioni , e scorressero V acque morte
le paludi e degli stagni .
Abbiamo da Plinio (1) ? die gli Etrusclii scavarono un
gran canale , per cui aadavano a scaricarsi in mare gran parte
delT acque del Po ; opera sterrhmata e di somma fatica . Varj
iavori avran Fcitti ancora in queste parti e altrove , de' quail
noti abbiarn notizia ne' libri . E si dee credere , che allora
facesse gran progressi 1' agricoltura , e die propagandosi a pro-
porzione anCora gli abitanti , cangiassero costumi , e s' intro-
ducessero varie arti , die loro erano ignote ne' tempi prece-
dent! . E percio il riediiicar la citta > il cigneria di mura (a) ,
ed
(i) Omnia er. flumtna, fossaspue primi a Sagi fecere Thusci, egeUo amnis impetu y
per transiersum in Atrianorum paludes., qua? septern mqria appellant ur . Pliru
lib. 3. cap. 16.
(>) Not aspetti il Leggitore ch'io gli additi qualche reliquiadi questi antichi edifizj.
G ; i sono qtiasi duemila q :etlt'atlQi che gli Etraschi furoiv> da' (J:, Hi .soggio-
: e che dovettero ceder il dominio di questa c-itta 1 . Que" popoli introdu;
te di murare, ma il perfezionarla era riserbato a' Rbmani , c percionon e da
sperare ohe le loro opere abbiano joiuto reggere alia foiza del tempo per tanti
Secoli; e sarebbe assai che ne trovassimo i vesti^j . Nelle mura di F:esole , di
Sortona, e di Vuherra si discernono alcuni resti delle mura Etrusche, e sopra
essi soao fornlaci i recinti di queste citu, i quali non soao muniti, dRquelle tor-
ri , o ria!:i coa cui si fortincavano le muradelle-cittane'sRCOli Ron-iani , e rie'tem-
pi che succedettero . Possiede un esatto disegno delle antiche mura di Bergamo
tritto da ancichissima pittura 1' erjditissimo Signor Giuseppe Beitramclli , i) - .
coltivando co.i ioie la letteratura ,. e le belle arti , ha ur.iro a' i sua lit
i un museo nc :.o , in cui si serba ancera 1' accennata fie«ra . In essa si veg-
gono delineate le mura alia maniera Etrusca , cioe senza torri , o rialti . Fos-
10 quindi veriiimilmente presumere chc le nostre mura El . , cos} ci
. d ; Corio.-.a, e di Volterra , si riedificMSera nasi fonaa*
e di torri alia maoieffa Fomana,
4» BERGAMO SOTTO CLI ETRUSCH1
ed altre cosi fatte opere ; non sono da attribuirsi a' primi
Etruschi , ma si alia loro posterita , della cui opulenza e
lusio parlano varj aHtichi Scrittori (i) .
LI-
{1} Sc io fossi disposto ad approvare una strana opinione del dottissimo I ami Ant,
Tosc. lez. 6. potrei far credere a moki leggitori , che in Bergamo, e ne' cont»rni
ancora sussistono alcuni superbi edifizj Etruschi . Si veggono in Firenze tie torri
di pietra con finesrre bislunghe, c con alcune mensoie , che non escono rnoko
dal muro . Le pietre fono messe in opera a srati regoiari , ma non tutti sono di
cgual grossezza . L'accennato Autore si e immaginato , che queste torri fossero
costrutte da' primi htruschi forse mille ouattrocent'anni innanzi alia nascita di
Cristo ; cd ha addotte varie frivols congetture, e versata molta erudizioae a i s
di persuadere questa strana sua fantasia . Vorrei ch' egli non avesse sognato poi-
che ancora in Bergamo potremmo far pompa di una suporba torre Ftrusca , voglio
dire la torre di Gombito, la quale ha le stesse finestre , e lestesse mensoie, che
1' accennate torri di Firenze, e veggiamo pure la stessa regolarita negli ordini
delle pietre . Ma la verita. si e , che la nostra torre non fu costrutta se non
decimo secclo dell'epoca Cristiana , o la d'intorno; e possiamo tener per certo
che quelle di Firenze non sieno molto piu antiche . Potrei a Iditarne alcune altre
iimiglianti in Bergamo e fuori , lc quali non sono al secolo dcciruo anterior i -
49
ESP"""
LIBRO SECONDO
STJTO DI BERGAMO SOTTO I GALLLCENOMANI .
CAPITOLO PRIMO.
Bergamo occupata da Cenomani .
VXia erano parecclii secoli , che gli Etruschi dominarano que-
ste regi< ni , quando varj popoli della Gallia , cacciati dalla
patria dall i»digpnza (i), e condotti da Bellov.eso lor capo,
passaron I' \lpi c©n isperanza di prosperare in Italia . Erano
da cencinquantamila tra feminine , fauciulli , vecchi , e uo-
mini atti a combattere ; genre fiera e di rozzi costmni (2).
Gli Etruschi ritiratisi al Ficino fnrono assaliti e sconfitti
da' Galli , i quali dipoi s' innoltrarono fin he' contorni di Mi-
la no (o) Cid iiwcime sei secoli prima della nascita di Cristo .
]\i a poclii aimi passo 1' Alpi Elitovio conducente alcnne mi-
gliaia di Cenomani , i quali veimero di qua dall' Adda , in-
vasero i paesi dove 01a sono Brescia e Verona , e quiiidi poi
si sresero ad ocenpafe il Bergamasco , il Vicentino , ed altre
parti vicine (4) . Dopo aloun tempo vennero altri popoli dalla
Gallia , i quali tro\ando , die le provincie tra il Fo e 1' Alpi
G erari
(1) L'antico Scoliaste di T.ucano , pjibblicaro dail'Oudendorpio l;b. t- attmbuisce cue-
sta in us a le.' Gall a'le intestine loru discordie; Polilio lib. i. e Pi'mio lib. 12.
cip. t. I* attribufscono alia felicita di queste rostre provincie: ira Livio lib. <\
cup. 34., Ciustino lib. 14 cap. 4. e Seneca nelle sue Pistole narraua che furono
:iati dal loro pa^se dall' t, e che vennero a cercar parse per nodrirsi .
In ogni t mpo numerose nazioni mo. r se dalla indigenza lasciaiono la patria, e in-
vasero luntani paesi .
(i) Giusti 1st lib. 14. cap. 4 ; Polib. lib. i. cap. 14. e seg.
- lib stendca lungo il
lo , lib. i. cap. 17. Il Lazzarini, che non ardiva rigettare l'autoriia di qaesro
if lustre Scrittore , si credette di conciliarla colla propria opinione descriYendo i
de* Cenomani in tal modo, che appena s'accostano a! Po pel tiatto di po*
chv miglia verso la, dove questo fiumi si divide in piii rami, pe' quali si sca»
rica in mare.
G4 BERGAMO SOTTO GLI ETRUSCIII
quale si accordino tutti gli antichi Scrittori soprammentovatl ,
dovra tenersi per indubitahile . Tal e quella , eh'io Jono per
proporrc , e ardisco dire , che da cliiunque legge con aninio
spassionato sara senz' alcun dubbio approvtata per vera .
Non si pud negare, che i Cenomani oecupassero da prin-
cipio i paesi dove ora sono Brescia e Verona , e che poi am-
piamente dilatassero i loro confini . Livio , Giustino , e Tolo-
ineo (i) non lascian lnogo a dubitarne . Ma e certo altresi,
che i Veneti dappoi conquistarono il Veronese ed altre terre
do' Cenomani, stendendo il lor dominio fino al Chiese , il
quale siccome consta dalle storie di Polibio , correa lungo il
confine orientale de' Cenomani , allora che i Consoli Pnblio
Furio , e Caio Flamminio entrarono coll' escrcito Romano nelle
lor terre 1' anno 22,3. innanzi all" epoca di Cristo (2) .
Non ci son note le guerre che furono tra' Galli , cd i
Veneti prima di quel tempo, perciocche i piii degli antichi
Scrittori non si son curati cii narrarci se non que' fatti de'
popoli barbari , che concernono la Storia Romana o Grcca ,
che s' aveano proposto di scrivere . TMondimeno , benche delle
cose loro poche memorie ci rimangano , ben si compren-
de , che molte guerre furono tra Veneti e le nazioni Galli-
che , e che percio varj furono in varj tempi i lor confini ,
siccome osserva ancora il Sigonio : Gallorum cum Vcnetis _, ct
ipso rum inter se bella gravissima constat fulsse , quo fit ut in-
certi etiam varum fines pw victorice ac temporis ratio ne re?jc-
rianlur (8) .
Che Verona fosse de' Cenomani fmche fu sottomessa da'
Romani , come pretendono gF illustratori della storia Brescia-
na j o che non fosse posseduta da questi popoli in nessun
tenqjo , come vorrebbe persnaderci il MalFei , sono dunque opi-
nioni da non potersi sostenere . Laonde dovrassi necessaria-
men-
(i) Liv. lib. y. cap. $f.j Giust. lib. *o. cap. j.; To'or.i. lib. 3. cap. 1.
(a) Abbiamo da Polibio I:b. r. €■. 52. ch qu ci Consoli passando il Chiese entra-
rono n .1 paese do'. Cenomani .
(3) Sigon. Dc am. jure Italias lib. 1. cap. 24.
LJBRO SECONDO, CAP. J. 55
mentc concedere , che Verona da principio fosse do' Ccnonia-
ni , e che iu progresso di tempo la conquistassero i Veneti .
Cliiunque legge senza parzialita terra per certa e per indubita-
bile quest' opinione , la quale concilia insieme tutti gli anti-
chi autori , rimuove ogni difficolta (i) , e scioglie il nodo a
quest' agitatissima quistione .
C APITO LO II.
Del Govenio politico de Ccnomani , c de loro confini .
X oco rileva il mio intento l'investigare le vicende de' Ce-
nomani accennate nel capitolo anteeedente , ma molto im por-
ta il discutere F altro punto , che concerne il governo politi-
co di questi popoli . Dissi , che gli Scrittori Bresciani addu-
rendo un passo di Livio sostengono , che Brescia fosse capo
de' Cenomani , e che pereio avesse sotto di se tutte 1' altre
citta di questa nazione, e vogliono per conseguenza , che an-
cora Bergamo le fosse so?2;etta .
Si oppose fiaccamente a quest* opinione il MaiFei , il
quale non trovando modo di confutarla , e non volendo con-
cedere , che Verona fosse suhordinata a Brescia , s'appiglio
all' infelice partito di asserire , che Verona non fosse inai
compresa nella provincia de' Cenomani (2.) . Laonde convien
osservare con piu attento esaaie qual conto si debba fare delF
accennato parere de' letterati Bresciani . Do-
(1) Livio e Giustino, a' q.iali spec'almente ricorrono gli Scrittori Bresciani , riferiscono
i fatti de' Galli, venuti al occupar queste provincie , quasi secent'anni innanzi
&W epoca volgare; e Poiibio, appoggio principale del MalT^i , narra , nell'accen-
nato passo, cos.' acca.lute dopo trecento cinquanr'anni . In questo lungo spazio i
Veneti cenquistarono queiia parte del pa^se de* Cenomani ch'e a sinistra del
C tieie . Cosi distinguendo i tempi, si conciliano gli antichi Scrittori addotti nelle
accennate dispute .
(i) : sos -neii qu -st" opinione dispato il Maffei nella Ricerca istorica dell' ant lea
I prona; in piu luoghidella Verona illuurata , e finalmeote nelV dp*
JK . Sfasco ':.... \ tg, 100. e segucnti.
56 BERGAMO SOTTO I CENOMANI
Dove Livio ci descrive la guerra , che i Romani fecer©
a Galli cisalpini l'anno 197. irmanzi all' epoca di Cristo , nar-
th , che il Consolo Cornelio Cetego , accampatosi coll' esercito
su le rive del JVJincio , man do esploratori in vicos Cenomano-
Tum , Bnxlamque y quod caput gcntis crat (j). Cosi le^iamo
an tntte 1' cdizioni di Livio , e su (jiiesto passo gli Scrittori
[Bresciani fondano la lor opinione .
E' da avvertire , che alcuni antichi manoscritti di Livio
ci dan motivo di dul.ntare dell' integrita dell' addotto testo .
Ma quando pure la lczione vulgata fosse sincera , uon po-
trebbe dirsi , che a Brescia fossero sottoposte Faltre citta do'
Cenomani .
Si osservi primieramente , che gli antichi antori chiama-
110 capo e metropoli vane citta , benche non avessero potesta
sopra faltre , ne diritto di reggerle . Milan o e detta da Plu-
tarco metropoli de' t>alli cisalpini (p) , forse perche soleano
quivi per coinune comodo adunarsi a general concilio gli de-
putati di tutte le repubbliche Galliche d' Italia , le quali per
aitio erano da essa alfatto indipendenti . Ed e da notare spe-
zialmente , che Vienna al R.odano , allora quando non era
che un villaggio , chiamavasi metropoli degli Allobrogi (3) , e
pircio veggiamo chiaramente , che questo titolo altro non de-
notava se non , che qiuilo era il luogo delf adunanze gene-
rail di quest! popoli (4) • E daxasi pur titolo di metropoli a
quelle , da cui ebber origitie_ altre citta (5), e talvolta fiuono
cosi dette ancora le citta celebri e frequentate , benche non
avessero il primato nelia provincia (G) .
Non
(l) Litf. lib. 31. trip. 31.
(1) Plut. n< lla Vita di '■!. cell • .
(3) Strab. lib. 4. pig. a v ?. Ed. Amst. 1707.
(4; Leggasi il Pel I ou tier Hist, des Ccltes 10m. i.pag. iy<. Ed. in 4., e lo Scaligero
ad Euseb. Chroa. ann 1031.
(y) Osserva lo Spanemio de Namm. Smyrn. che Atene fu detta metropoli di Smirna
p rche fondaroHo quella citta alcum Ateniesji . Moltiakri eserapi adduce il Gi
de ant. Ital met) < ■ 4.
(/>) 11 dimoitra chiaramei dottissimo Gotofiedo ad Cud. Tlicod. lib. 33. fir. 3.
I. XI.
LIBRO SECONDO, CAP. II. 5 7
Non si puo negare, clic le voci metropoli c c#/;o sieno sino-
nime , ed il Gagliardi nicdesiino , prode difensore della causa
die' Bresciani , eruditamente dimostra, essersi usate indifferen-
tcmente , cd avere un medesimo significato . Ora si osservi ,
< lie Yellejo , descrivendoci la famosa guerra sociale , in cui i
Sanniti y i Marsi y i Pieenti , e varj altri popoli crano uniti
in lcga contro i Romani , dice , clie i confederal! Corfinium
Icgerant caput imperii sui (1) . Corfmio era de' Peligni, i quali
crano de' meno potenti tra' collegati ; e veggiamo , clie que-
sta citta non era , che la sede dell' assemblee generali della
lega . Percio Diodoio e Strabone la chiamaho solamente citta
commie , xoiwi iro7\t< . E il dctto Freinsenno disse , clie i
confederati dopo alcun tempo , lasciata Corfmio , scclsero
Isernia per tenervi i concilj generali : Corfinium deserunt ; Ae-
miam in Samnitibus pubblici consilii scdem statuunt (a) . E si
le^iie ancora , che due citta della Gallia oltramontana erano
eapi di una rnedesima nazione : Vocontiorum civitatis fcederatcs
duo capita y Vasio , et Lucus August i : opp'ida vero ignobUia,
XIX. (3) . Deesi credere senza dubbio , che Plinio le chia-
masse capi de' Voconzi perche fosscro citta nobili , ovvero
perche que' pcpoli nell' una e nell' altra si adunassero alter-
natamente a general concilio .
Quantunque una nazione libera sia solita di far dieta in.
una delle citta della provincia , e tuttoche vi riseggano i prin-
tpali ma gist rati , non si puo gia dire , clie questa citia ab-
l»ia preminenza, ne che percio acquisti superiorita di grado o
maggioranza . Fan no continua residenza all' Aja tanti ragguar-
devoli ministri delle Provincie unite , deputati al governo
della repubblica , cosi che Vellejo senza dubbio chiamerebbe
1' Aja caput imperii; pur tuttavia ella e di grado inferiore a tutto
quelle citta , e non si reputa che un nobilissimo borgo (4) •
H Ciiia-
(i) Veil. lib. %. cap. 16. II Freinsamio Suppl. Liv. lib. 7. cap. 47. chiamolla Caput
conciiri publici .
(i\ Freinsh. Suppl. Liv. lib. 16. cap. 3.
- Plin. lib. 3. cap. 4.
Alting. Notic. Germ, infer, p. 1.
68 BERGAMO SOTTO I CENOMANI
Chiarisce vie meglio qaesto dubbio Cornclio Ncpote , i\
quale narrandoci i fatti d'Epaminonda , disse , che Tebe era
caput tot'uis Qrceclcc (i), volendo dire , die di quel tempo
era horentissima e possetite forse piii dell' altre citta della
Grecia , le qaali per altro era no da essa afFatto indipendenti .
Tuttavia per veder chiaramente come debbasi interpretare
1'addotto passo di Livio , cbe si crede tanto onorevole a Bre-
scia , convien ricercare in qnal guisa si reggessero le repub-
J»liclie Galliche , e osservare attentarnente se avessero citta
dominanti 9 cui 1' altre fossero soggette . II Gagliardi , benche
*i tratti di cose Galliche , si e credato , die a sostener la sua
opinione bastasse l'additare alcune metropoli d' altre nazio-
ni , diverse di rito e di governo j e pero s' e andato lunga-
inente aggirando per Y Italia , per la Grecia y e per varie parti
lieir Asia , e accenna varie citta decorate di questo titolo .
Ma quel diligentissimo e dotto uomo , debbo pur dirlo ,
nel far questa ricerca ha versata molta erudizione indarno ,
poiche trattandosi di citta Gallica sono affatto fuor di propo-
sito gli esempj , ch' egli produce di citta Italiche , Greche ,
cd Asiatiche . Certamente dovea egli volgersi ad esaminare la
Corografia e la Storia Gallica , di cui non fa verun cenno .
Ma si potrebbe forse presumere , che se ne sia tenuto lonta-
110 , couoscendo , non y' esser cosa alcuna favorevole al suo
intento .
Convien dunque far questo esame , il quale , benche ri-
chiegga lunga digressione , forse non sara discaro a chi legge y
atteso che que' moderni autori , che trattano della condizio-
ne e de' costiuni delle nazioni Galliche , non hanno voluto
spender tempo in far tutte quelle os«ervazioni , che potreb-
bono meglio dilucidare la storia di que' popoli , e dalle quali
dipende lo scioglimcnto della presente quistione .
Benche ne' libri degli antichi poche notizie ci ri manga no
intorno al governo politico de' Galli , pur si comprende , che
quan-
(i) Cum. Nep. Epamin.
L1BR0 SECONDO , CAP. II. 5$
quando Cesare passo a far guerra a que' popoli , molti erano
Lhcri , c le loio rcpubbliche erano miste d' aristocrazia e di
democrazia (i) . Dov' egli ci deacrive i costumi e gl' instituti
loro , dice, che la poveraglia per se nihil audet > et nullo culhi-
betur consillo (2) : pur egli medesimo ci narra , clie molte vol-
te si deliberavano cose importauti in pien popolo .
Indiicioinaro Duce de' Treviri convoco tutto il popolo ,
e in questa generale adunanza fu sentenziato Cingetorige come
nimico deila repubblica (3) . E pin chiaramente si comprende,
qual fosse Fautorita del popolo da cio , che Ambiorige Duce
degli Eburoni riapoae a Carpineio e Giunio messi de' llomani :
sua esse ejusmodi impcria ut non minus habcret juris in se multi-
tudo , quarn ipse in inultitudinem (4) • Dalla podesta del popolo
si troveranno varj altri riscontri se attentamente si leggano i
Iibii di Cesare (5). Ed e da notare ancora cio , clie de' Bel-
lovaci c di Correo lor Duce scrisse Irzio : nunquam Senatuni
tantum in civitatc , Correo vivo , quam imperitam plebem po-
tuisse (G) .
Che se vorremo esaminare la Storia de' tempi piu rimoti ,
vedremo , che quelle rcpubbliche erano democratiche . Abbia-
mo da Strabone , che anticamente il popolo eleggea il supre-
mo magistrate! , ed il capitan generale della milizia (7) ; e
P e "
(1) Alcuni I.etterati Francesi hanno scvitto, che al tempo di Cesare il Governo delle
r u pijbbliche Calliche era aristocratko . Ma conviene eccettuarne molte che an-
cora aell'acceooaio tempo si reggeano a popolo, edavtar.o conservate. l'antica li*
berta democrat ica , che g'a era comune a tutte !e r.azioni Ghlhche ne' prisch?
secoli . Sappiamo da Strabone che molte di quelle nazioni , non turte , aveano
ultimamente introdotto il toverno aristocratico, lib. 4.pag. 301. Ed. Amst i7°7-
E pero il Crcvier Hist. Rom. lib. 40. descrivendoci i costumi d' que' popoli al
tempo di Cesare, disse assolutamente , che il governo aristocratico era ilpiu comune .
(i) Caes. lib. 6. cap. 13.
(3) Caes. Gall. lib. y. cap. $6.
(4) Caes. Gall. lib. 5. cap. 2.7.
(j) Benche tutti i Senatoii , che in quelle Repubbliche soleano essere molto numero*
si, militassero nelle guerre contro Cesare , lib. i. cap. 18., pure veggiamo , che 1
Re , cioe i Generali degli eserciti , per lo piu , non deliberavano cose important!
senza l'assenso della moltitudine . Caes. Gall. lib. 1. cap. 17. j hb.s* cap. 36.;
lib. 7. cap. ii .
(6) Hire. Gall. lib. 8. cap. »i.
(7) S;rab. lib. 4.
6o BERGAMO SOTTO I CENOMANI
pero veggiamo cliiaramente, die quelle nazioni non comincias-
sero a sottomettensi all' aristocrazia se non negli nltimi tempi ,
♦ lie precedettero le guerre di Gcsare ; e dobbiam credere , ebe
le geuti Gallicbe veuute a conquistar queste provincie in quel-
le priscbe eta , di cui parla Strabone , serbassero quella me-
clesima liberta democratica , di cui godeano prima di lasciar
la patria .
Siane argomento , cbe i Senoni , ed altri Galli cisalpini,
clopo aver assediata Gbiusi citta della Toscana , diedero udien—
za a' legal i Romaui non in senata quodam Gallonun , sad jjo-
tius in universi htlus populi Gallorum conventu (i) .
Comunque si fosse , poco importa per era il sapere qua!
fosse la condizione della gentaglia in quelle repubblicbe . Al-
leso cbe sebbone volessimo supporre , cbe quest' ultima classe
del pOpolo fosse suddita, e cbe rimanesse esclusa dalle pub-
blicbe adunanze , da questo non si potrebbe gia inferire , cbe
avessero metropoli o citta dominanti , cui 1 altre fossero
soggette .
Consta cliiaramente, cbe numerosissime erano ancora T al-
tre classi , le quali per cbiarezza di stirpe , o per averi , o
per qualsivoglia altro titolo erano distinte dalla minuta gento ,
ed aveano voce ne' concilj pubblici . Veggiamo altresi , ch«
ogni provincia era divisa in pin cantoni , o popoli , e cbe
ciascuno di essi , s' io ben discerno , eleggea tra' suoi un certo
numero di soggetti maturi di sen no , deputati a comporre il
concilio generale della repubblica 5 il quale Cesare ed altri
cbiaman senato . Tuttavia non mi opporrei a cbi dicesse , clie
non fossero elett-i per suffra-gj del popolo , ma cbe tutti quel-
li delle classi distinte dalla poveraglia , giunti all' eta senile y
avessero diritto di entrare in quest' adiinanza .
Ma
(i) Cosl il celebre Dr3chenborch interpreta il testo di Livio lib. y. cap. %6. torn. i.
pag.159. Ancora ne' libri di Polibio abbiamo riscontri della liberta. democratica
de' Galli cisalpini . Egli ci narra che i loro Duci senza l'assensodel popoloaveo
no chiesti soccorsi di milizie ol tramontane , per mettcrsi in istate di far gue;::
a' Roman! , echcil popolo percio irritato ucaise i Duci, e rivolse Farmi coimo
quelle geiui straniere lib, z. cap. 2,1.
LIBRO SECONDO, CAP. II. ti
Ma qualunquc fosse il modo di fare quest' elczione , sap-
■piam di ccrto , che non vi si ammettea piu d'uuo per fami-
uli-.i (i) , e questi senatori , oh' erano in grandissimo numero,
abitavano spaisamente per le citta e villaggi della provincia .
E non abbiamo alcun motivo di credere , che si adunassero
sempre in un luogo , ma per pin indizj si comprende , cho
tale assemblea , la quale si tcnea di rado ,. si ragunasse or in
qnostrt or in quella citta o borgo , secondoche richiedeano gli
affari pubblici , o forse a piacimento del capitan generale della
milizia , al quale da\asi titolo di Re (:>) .
Per aver certezza di cio , clie s' e detto , non si potreb-
be rieorrere a Scrittor piu antorevole di Cesare . Egli aveva
fteso i confini del dominio Romano infirio all' estreme parti
della Gallia oltramontana , dopo aver fatto guerra a que' po-
]>oli per parecchi anni , laonde pote aver esatta contezza de'
loro riti ed iiistituti allora che non erano ancora stati alterati
dal governo de' Romani .
Che ciascuna delie nazioni Galliche fosse divisa in piu
popoli o cantoni , detti latinamente pagi , i quaii si uni-
vano a fo-rmare una repubblica , gia e cosa nota per niolti
passi di Ce?are , e d' altri antichi Scrittori (3) . Per veder poi ,
che il Senato , in cui risiedea la massima autorita fosse nu-
merosissimo . si osscrvi , che cinquecento novantasette senatori
de' Kervj , popoli della Gallia settentrionale , furono morti
da' Romani in una battaglia descrittaci da Cesare (4) .
Per cio , ch'egli dice altrove , si comprende , che questi
membri della repubblica erano sparsi per le citta e villaggi
del-
(i) Caes. lib. 7. cap. 33 .
(2) Consta chiaramcnte dall'antica istoria Gallica che Aneroeste , Ersnno, Viridoma-
ro , e varj altri chiamati Re de' Galli , non erano che capiran yenerali della mi-
lizia. La loro carica era temporanea , e 1' autorita loro molto llmitata, non po-
tendo deliberare cose iir.portanti senza 1' assenso della Nazione .
(3) Caes. lib. 1. cap. iz.; lib. 4. cap. n. ; Liv. lib. 5. cap. 34, ; Plin. lie. 3. cap. 17. j
Tacit. Annal. lib. 3. cap. 4?. Hist. lib. z.cap. 61. ; Eumen. Grat. Act. Const aug..
Fiinio facendo menzione de' Boj d' Italia lib. 3. cap. 17. soggiunge_, quorum fn-
bus CX.II. fuisse auctoi est Cato . In questo luo^o la vocvi tribus e certameiue-
sinonima della voce pagux -
(.0 Ca.?. Gall, l.l. 1. cap. iii.
6a BERGAMO SOTTO I CENOMANI
della provincia . Ci narra , clT esscndosi levati gli Edul con-
tro do' Romani , Litavico autore della rivolta vcnne a Bibrat-
te , citta principale di questa nazione , dove concorse a lui
una parte de' Scnatori (i) ; il che ci da motivo di credere ,
esser veiinti qlielli , che abitavano ne' contorni , non i piu
lontani , i quali f'orse non ebber tempo ne agio di farlo . E
chi non approvasse quest' illazione osservi , che Litavico , per
eccitar gli Edui a quella gucrra , mando nunzj per tv.tta la
provincia (2) , e osservi altresi , che lo Storico non fa men-
zione alcuna della citta principale ; argomento evidente , che
gli ottimati ed i senatori , a' quali appartenca il deliberare ,
erano dispersi per tutto lo stato .
E senz' andar leggendo i fatti de' Galli oltramontani , la
storia de' nostri Cenomani il dimostra chiaramente . Vedem-
mo , che il Consolo Cete^o , poiche ebbe accampato 1' eser-
cito sulla sinistra del Mincio , volendo scoprire le intenzioni
dc' Cenomani, non mando solamente a Brescia, ma ancora pe'
bomhi e \illa£iii .
Si e detto pur ora , che ogni nazione Gallica era divisa
in piu cantoni o comunanze , dette latinamente pagi (3) ; ma
e da notare , che ciascuna di queste comunanze era un com-
plesso di molti villaggi , e si reggea senza dipendenza dal re-
sto della nazione : in somma erano piccolo repubbliche ; e
coloro , ch' erano distinti o per eta o per averi , componeano
ancora il senato , cice il concilio generale della provincia , il
quale si puo probabilmente credere , che non si convocasse se
•ion una volta ogn' anno ? per eleggere il Re , cioe il ca-
pi-
(1) Cs.es. Gall. lib. 7. cap. 77.
(2) Caes. Gall. lib. 7. cap. 38.
(3) Tal volta si uso questa voce per dinotare un villaggio, ma piu spesso per sign:-
ficar parte di una nazione, o di una provincia, ovvero un gran tratto di paese
contenente citta e villaggi; cd e frequente nella Corografia , e nella Storia Gal-
lica, e Germanica. Disse Ces3re Gall. lib. 1. cap. n. che 1' Elvezia, provincia
moko vasta , in quatuor pages divisa est . Ma leggasi il Cluvero Germ. ant. pag.
113. Ed. Elzevir, j il Cellario Not. Orb. ant. lib. z. cap. 3. sect. 1.; il Davisio
ad Cccs. Gall. hb. 6. cap. n.; e speciahrente il Eimard Dissert. 1. cap. 4. ap.
Murat. Thes. inscript. torp.. 1.
LIBRO SECONDO, CAP. II. G3
pitan generale , o allora clie si trattassc di delibcrar la guer-
ra | o altro grave afFare comune a tutta la nazione .
Tan to si raccoglie da piu luoghi do" coinmentaij di Cc-
safe : ma convien addurre qualche esempio , onde mostrarc la,
reciproca indipendcnza dclP accennate comunanze .
Yennero a Ccsare ambasciatori da varj cantoni de' Mo-
rini , nazione della Gallia Belgica , e poicli' eLbe.cori cesi con-
chiusa la pace , man do Sabino e Cotta con una parte dell'eser-
cito eontro gli altri cantoni della medesima nazione , clie non
gli aveano man data ambasceria (i) . Da cio si comprende chia-
ramente , die ogni cantone si reggea senza dipendenza, echo
queste comunanze , o piccole repubbliclie , non si univano a
f'ormare nn maggior corpo , se non per la comune sicurezza .
Si potrebbono addurre varj altri argomenti della reciproca in-
dipendenza di queste comunanze, che per brevita si tralasciano .
Col lume di queste notizie vodremo , che Appiano e Piu-
tarco non dissentono da Cesare , dal quale paiono esaere molto
discordi . INomina Cesare da ottantasette nazioni Galliche ,
debellate nella lunga guerra , ch' egli fece in quelle parti .
Plutarco riferendo que' fatti scrive , aver Cesare sottomesse
trecento genti (2) 5 Appiano ne annovera quattrocento (3) . I
moderni critici , i quali talvolta sogliono tagliar que' nodi ,
che sono difficili a scioglicre , dicono , che per negligenza de'
copisti sono stati alteraii in questo luogo i codici d' Appiano
e di Plutarco , e che si deono cprreggere accordandoli colic
memorie lasciateei da Cesare. . Ma se si rifletta , che ciascuna
delle nazioni , da esso nominate comprendea piu cantoni o
genti tra se distinte , agevolmente si potranno conciliare in-
sieme gli accennati Scrittoii , senza incolparne i copisti , a'
(juali talvolta , per usck d' impaccio senza molta fatica , si at-
tribuiscono errori , che non commisero (4) •
E sic-
(i) Caes. Gall. lib. 4. cap. 22.
(i) PI u tar. nella vita di Cesare torn. 4. pag. ti6, Ed. Lond. 1713.
(3; Appian. Storla dell terrc Civile lib. i. pag. 8yo. Ed. Amst. 1670.
(4/ Uicora il dotto aucore dell' Esprit Militaire Frangois pig. \%%. QssefTa che Ap.-
piauo, e Plutarco chiaraan naziooi,, varie co>uuua:ize cantoni delie provinct'e
64 BERGAMO SOTTO I CENOMANI
E siccome varj cantoni o comunanze di una medesima
nazione soleano star uniti e tener congiunte le forze a co-
inune difesa \ cosi accade talvolta , che due o piu nazioni
per maggior sicurezza si unissero a formare una sola repub-
blica . Gosi feccro i Parisj ed i Senoni sopra il tempo di Ce-
sare \ e piu anticamente fecero lo stesso i Suessioni ed i Pic-
xni (i) .
E quanto alle nazioni Galliehe d' Italia veggiamo , che
similmente si unirono i Boj , i Lingoni , e gli Anani , i quali
percio dagli Sciittori sono tutti compresi sotto ii nome di
Boj . Ognuno sa , ch' essi tennero tutto quel gran tratto , che
da' contorni di Piacenza si stende lino al mare Adriatico , e
clie secondo Plinio era diviso in centododici contorni o tri-
Lu (2) .
Per non csser diffuso piu che la materia non richiede ,
debbo pretermettere varie altre viflessioni , che ci farebbono
meglio conoscere lo stato e la condizione di quelle genti , e
che forse ci darebbono modo di sciorre varie difficolta, che
s' incontrano nella Storia e nella Geografia di que' tempi . E
per ora basti Y avvertire , che siccome piu nazioni o repub-
bli'che si unirono e divennero mi sol corpo , cosi per lo con-
trario avvenne , che qualche nazione rompendo 1' unita si di-
vise in piu parti ; colpa delle fazioni , le quali , scrive Ce-
sare , teucano in dissenzione le provincie , i cantoni , e infino
le iamiglie (3) . Gia vedemmo , che non tutti i cantoni delia
nazione de' Morini chiesero la pace a Gesare \ e non era cosa
rara , ciie parte di una nazione fosse in guerra , mentre Pal-
lia parte si stava in pace . Queste , e altre tali division! ,
erano frequenti nelle repubbliche Galliehe , ed erano effetti
della barbara politica di que' popoli .
II
Galliehe, e soggiunge che alcuni di que' cantoni eleggevano il loro Re, o Duce
particolare , di una autorita cemporanea , e limitaia .
(i) Cats. Gall. lib. 6. cap. 3. et lib. 2. cap. 3.
(x) Hin. lib. 3. cap. 15.
(3) In Gallia non solum in omnibus civitatibus atque in omnibus pagis , sed pene
£!i.am in $t< gulis doniibus factionts sunt. Ca< . I. Lb. 6. cr.p. u.
LIBRO SECONDO, CAP. //. 63
II leggitore gia e persnaso , che quelle nazionl non avcs-
sero citta dominanti , atteso massimaniente die la reciproca
indipendenza de' cant on i o comunanze componcnti una rc-
pubblica escludea onninamente talc superiority . Oltredichd
avra osservato , clie sebbcne prescindessimo dali' acceunata in-
gipendenza, abbiamo varj altri motivi di credere , che nessuna
citta avesse diritto di soprastare all'altre, e che per conse-
ien: a Brescia noji avesse giammai la preminenza che alcuni
Tantano .
Ma benche di cio siasi detto abbastanza , pure non sono
da dissimulare j ne da trapassare senza risposta alcune obbie-
zioni , che potrebbono esser fatte , ne deono tacersi alcuni al-
tri argomenti , che confermano ad evidenza le verita , che ho
prese a dimostrare .
Parmi d' udire taluno chiedermi in qnal guisa dovrassi in-
terpretare il passo di Livio , in sul quale si fondano gli Scrit-
tori Bresciani . Ma chi ha posto mente a cio , che s' e detto
delle repubbliche Galliche , e de' varj significati della voce c#-
put , agevolmente potrebbe rispondere a tale istanza . E oltro
a cio chi vorra attentamente esaminaie il contesto di quel
passo vedra , che si pud variamente interpret are .
Dice quivi lo Storico , che il Consolo Romano dopo es-
sersi accampato co' suoi lungo il Mincio , scopri le intenzio-
ni de Cenomani mhtcndo per vicos Cenomanorum , Brixiam-
que j quod caput gentis erat . Ci de*cri\e pci la battaglia , in
cui i Romani furono vineitori , e SQggiugne : oppida qua de-
fectionem secuta erant dedidcmnt se Romanis (1) . Donde si
raccoglie primieramente , che gli ottunati ed i senatori , a'
quali spezialmente appartenea il deliberare , non soleano far
residenza in Brescia, ne in nessun' altra citta della provincia ,
se non in caso , che gli affaii deila nazione richied esser o , che
1 vi-
CO l.'v. lib. 31. cap. 30. II dotto autore della moderna edizione di I-ivio fatta in
Parigi 1748. dimostra chiaramente do vers i interpretare questo passo: oppida Ce-
nomanorum qua; defect ionem [nsubrium secuta erant } dediderunt se . SiiniJmente
il Rollin Hist. Rom. lib. xz. §. 1.
C6 BERGAMO SOTTO I CENOMANI
vi si adunasse il concilio generale . E veggiamo puHs , che so-
lamente una parte della nazione avea preso 1' armi contro i
Romani , siccome osserva ancora un dottissimo Jetterato Bre-
sciano , il quale scrisse , die qaella parte della provincia , rjuce
in arm'is tunc erat 7 Brixiam &i vicos tantum contincbat (r) .
E perche dunque non potra dirsi , che Livio cliiamando
Brescia caput gentis , voile dire di quella gente , o di quel
cantone , ch' era in arme , non gia di tutta la nazione ? Non
mi si opporra , clie se di que' tempi nessuna provincia Gal-
lica ebbe capo o citta dominante , non e da credere , che
1' avesse un cantone o una parte della provincia , atteso che
gia osservammo aver i latini qualche volta usata la voce ca-
put per significare , non gia una citta signoressa o dominan-
te , ma citta o luogo nobile , e piu frequentato degli altri .
Convien ricordarsi di cio , che s' e detto in questo proposi-
to, e che Cornelio Nepote chiamo Tebe caput totius Grcecice ,
volendo dire , ch' era divenuta celebre sopra tutte le citta dells
provincie Greche .
K s' aggiunga , che siccome gli accennati cantoni o co~
munanze eran piecole repubbliche , che si reggeano da se , e
con reciproca indipendenza , cosi dobbiam credere , che in
ciascun cantone fosse una citta , un castello , o un villaggio ,
destinato alle diete particolari di eoloro , cui era commcesa
1' amministrazione degli aflari di quella comunanza. Anche
oggidi veggiamo alcuni popoli d' Europa reggersi non molto
diversamente dalle nazioni Galliche . Le assemblee particolari
di ciascun cantone si fanno sempre nel luogo principale , c
piu opportuno , e si chiama capo di quella comunanza; e le
diete gentrali si fanno a vicenda in varie citta o borghi della
provincia reciprocamente indipendenti .
Ma snrebbe bello , se cercando piu oltre scoprissimo , che
T addotto passo di Livio , di cui hanno fatto si grand' uso
gl' illustratori della storia Bresciana , e ch' e stato cagione di
tan-
(i) Mem. istor. crit. pag. 143. n. 35.
LIBRO SECONDO , CAP. IL 67
tante dispute , tone alterato e 11011 sincero . E per verita ab-
biamo gran motivo di credere , cbe le stampe in questo luo-
go noti serbino la vera lezione dell' originate .
1 ) a e6se discordano due antichi manoscritti di Livio , i
quali hanno : Brixiamque qua quasi caput gentis crat (1). Ben
di rado s' incontrano ne' manoscritti errori di addizione , e
21011 e verisimile , che i copisti per bizzarria abbiano voluto
a^giuguere il quasi , cbe leggesi negli accennati codici , e po-
tremmo ragionevobnente credere , cli' essi ritengano la lezione
dell' originale . Per lo contrario osservano il Vossio , ed al-
1 1 i moderni critici , essere fiequentissimi gli errori di omis-
sione (2.) , atteso die sogliono deiivare da inavvertenza e da
negligenza , vizj tanto comuni . Ed e spezialmente da riflet-
tere , clie trovandosi accoppiate due voci poco dissimili , ncl
trascrivcrle bene spesso accade , cbe si salti o F una o F altra,
vain e iorse accaduto in questo luogo di Livio , essendo assai
facil cosa F omettere una delle due quce quasi , cbe ognun
vede , esser poco diverse nel suono e nelle lettere .
Cosi divenuto mancbevolc il testo per 1' inavvertenza d!
un copista , gli altri poi nel trascriverlo avranno per necessi-
ty propagata la scorrezione in altri codici , trasfondendola final-
mente ancora nelle stampe , le quali ben sappiamo essere
sparse d' infiniti errori , cbe la moderna diligenza va cotidia-
namentc scoprendo col mezzo de' manoscritti, a' quali oggi
pin cbe mai si suole aver rieorso .
Che cbe ne sia , certamente convien dire, cbe la lezione
vulgata e molto dubbia , e cbe vacillerebbe F opinione , cbe
ora s' impugna , eziandio se si tacessero tutti gli altri argo-
menti , cbe la distiiiggono .
JNulladimeno per ultimo sigillo della proposta verita mi
61 a conceduto di soggiugnere alcune altre riilessioni , le quali
da
Ci) Leggansi le Osservazioni del Dracheaborch ad Liv. lib. 32. cap. 30. Serba la sressa
lezione ui Codice d'Oxford addotto da Tomraaso Hearne nelia preg : atissima sua
edizione di Livio , fatta in Oxford 1708.
iz) Yoss. Commtnt. ui CululL pig. 14;.
G3 BERGAMO SOTTO I CENOMslNI
da per se bastercbbono a mostrare con evidenza , che nessuna
nazione Gallica ebbe metropoli , clie avesse diritto di regger
1' altre citta della provincia . Fa menzionc Gesare di varie
citta della Gallia oltramontana , le quali essendo delle piu
celebri , da varj storici e geografi sono chiaraate metropoli o
capi di quelle provincie . Ma Gesare , che piu d' ogn' altro
antico Scrittore era informato della lor condizione , rion chia-
mo mai alcuna di quelle citta ne metropoli ne capo , no diede
loro alcun altro titolo indicante siqieriorita , o diritto di reg-
ger 1' altre -
La principal citta de' Biturigi era Bourgcs , Aoaricum 7
e percio alcuui Scrittori la chiamano capo di questa nazione ;
non gia Gesare , il quale scrisse Avaricutn maximum et muni-
iissimum oppidum BUurigum (i) . E facendo menzione della
prima citta degli Edui disse Bibracte oppidum longe maximum 9
et copiosissimum et apud E.luos maximce auctorita-
tis (2.) . E si avverta , che quest' ultima voce presso Gesare
signilica stima e riputazione (3) . sogliono pure alcuni appellar
capo de' Sequani Bisenzone , Fesontio , che Gesare chiama sol
tanto oppidum maximum Sequanorum (4.) . Egli nomiua pur
moke citta principali di varie nazioui Galliche , ma non disse
mai , che alcuna fosse lor capo (5) , siccome le chiamano al-
cuni moderni Scrittori .
Ed e pur cosa degna d' osservazione , ehe Gesare rifcrisee
varj fatti di molte nazioni Galliche , senza nominal" mai al-
cuna delle loro citta ; e non accenna nelle sue memorie se
non ventotto citta , benche nomini forse ottantasette nazioui
da lui sottomesse . Oltrediche gia sappiamo , ehe alcun e di
esse non aveano citta veruna, come i Menappj, i Morini (6),.
e for-
(i) Cacs. Gall. lib. 7. cap. 13.
(i) Caes. Gall. lib. 1. cap. 23. II d'Anville, ed altri credono die questa citta sia Is
stessa che Autun , latinumente Augustoilunum .
(3 ) Leggansi le memorie di Cesare Gall. lib. 2. cap. 4. 14.
(4! Caes. lib. 21. cap. 38.
(f) Aticora Dione dove riferisce que' fatti di Cesare , nomina le citta prnc'pali dc
Sequani, e ds' Biturigi, ma non disse gia., che i'osseio lor metropoli, o capi.
(f) Dione lib. 39.
LIBRO SECONDO, CAP. IT. 69
e torse molte altre ; argomento irrefragabile della rcciproca
indipendenza dc' loro cantoni .
Ma pasiiamo a redere se 1c nazioni della Gallia Italica
ebbero citta dominant! , e diamo un' occhiata a' libri di Stra-
bone . Die' egli , che Milano , citta insigne al suo tempo , fit
knticaraente Tillaggio e metropoli degl' Insubri (r) : ma gia
esservammo , che questo geografo diede titolo di metropoli
ancora ad un villaggio degli Allobrogi , e vedemmo chiara-
mente , che questo titolo non denota dominio , ne diritto di
governare gli altri popoli della provincia . Laonde Plntarco
laccndo menzione di Milano , non la chiamo metropoli degl'In-
subri , ma disse in generale , cb' era metropoli de' Galli
cisalpini , il cbe conferma cio , che s' e detto del signriicato
di questa voce .
Ora ascoltiamo Polibio , quell' accuratissimo istorico , cbe
fiori da dugent' anni prima di Plutarco e di Strabone , e che
1 viaggiato in queste nostre provincie . Egli dunque nar-
rando le guerre de' Romani contro i Galli , dove parla di
Milano , dice solamente , ch' era il luogo piincipale degl' In-
subri (11) . Fan no pur menzione di questa citta ancora Livio ,
Eutropio , Orosio , ed altri autori latin i , ove descrivono le
guerre Galliche , ma nessnno la chiamo mai capo degl' Insubri .
E quanto all' altre nazioni Galliche , cbe da' coniiui
degl' Insubri si stendeano verso occidehte fino all 1 Alpi , per-
deremmo il tempo in ceicare ne' libri degli antichi ale una
citta di quel tratto , distinta col norae di capo , o con altro
titolo , cbe impdrti superiority e giuridizione .
Possiam dire altrettanto degli altri Galli d' Italia. Ci nar-
rano i fatti de' Senoni pareccbi antichi Scrittori , ma non
1 anno parola , da cui si possa desumere , che vi fosse citta
o di questa nazione . Cosi diro degli Anani e de' Lingoni :
ma gia osservammo esser molto probabile , che si nnissero a'
Boj , e che ibrmando con essi un sol corpo , ibsscro poi tut-
ti
(1) Strab. lib. +,
(y, lib. 1. cap. --.
7 o BERGAMO S0TT0 I CEJSONAMI
\\ compresi sotto questo nome . Sappiamo , ch' essi tennero
gran tratto di paese , e chc le loro guerre co' Romani diede-
30 molta materia agli Scrittoii di storic . Ora clii mi sapreb-
be additare una citta , la quale possa dirsi fondatamente es-
scre stata capo di qucsti popoli (i) ?
Se volessimo investigar piii oltrc troveremmo varj all 1 i
■riscontri dell' accennata indipendcnxa . Ma chi ha posto men*
te a cid , che s' e detto degl 9 istituti di quelle nazioni , ha
pa veduto cliiaramentc , che il loro governo politico cschulca
onninamente i'immaginata giuridizione , e che percio non ab-
biam trovato nella storia Gallica indizio alcuno di citta do-
jninanti .
Dunque ancorche volessimo prcscindere dagli acccnnati
manoscritti di Livio , e supporre per vera la lezione vulgata
dell' addotto testo , uuico appoggio degl' illustratori della sto-
ria Bresciana , dovrassi necessariameute interpretar quel passo
d' altra maniera , ch' essi non f'ecero .
Or vedi quanto s' allontanino dal vcro que' dotti Scrit-
tori , asserendo (2) , che Brescia fosse citta dominant e , che desse
legki a Verona , che Verona paruit Brixicc , e che fossero sot-
topostc Bergamo., e tntte 1'altre citta della provincia .
Le vaiie rii!essioni , che ahbiam fatte per dilucidare
questa materia , ci dan lume a sciorrc altri nodi , che s' in-
contrano sella storia Gallica , e intorno a' quali gli storici cd
i geograii si sono fmora aflat icati iudarno. Ma non e di que-
sto luogo F accennare tutti que' dubbj , che si potrebhono
■chiarire mediante 1' addotte osservazioni , poiche io non m' ho
proposto di scoprire se non quelle verita , che illustrano la
6toria patria .
C.4-
(1) II Malvasia nelle sue Osservazioni sopra gli Antichi Marrai Bo!or,nesi pag. 141.,
49)., ed un a!tro letcerato suo coneittadino , ivi pag. 3X6. , d'ssero che Eol
fu metrcpoli , cioe capo de' Boj , ma non aJJusscro autoiita ne ragione al
cui appo^giare questa lor'opinione .
(3.) R;emmi 1st. crii. pag. 163.; Eaitelli fllcrn. istor. exit. pag. iS6.j Gagliardi , wi
7*
GAPITOLO III.
Bergamo per alcuni secoli citta principals dc Ccnomani .
s
e non avessi fatto constare ad cyidenza, clie lc provincie
Galliche non aveano citta dominanti , e che gl' instituti di
quelle repubbliche escludean onninamentc 1' immaginata di-
pendenza ; non mancherebbono argomenti , onde indurci a
credere , che Bergamo fosse capo de' Cenonami , e che ad
essa fosrero subordinate F alt re citta della nazione . Dunquo
iasciando iuconcussa l'accennata verita , dimostrero , chff al-
meno ne" primi secoli dopo F invasione di que' barbari fu la
principal citta di questa provincia .
Vedemmo , clie Bergamo gia eia citta molto antica quan«
do i Ccnomani venncro ad occupar queste regioni , e che lo
citta di Verona e di Brescia non esisteano allora . S' aggiun-
ga , che que' popoii aveano in costume d' abitaie sparsamente
per le campagne (1) , e pero da principio non costruirono se
non alcuni casali . Ognuno sa , che Milano riconosce la sua
prima origine dagl' Insubri , venuti d' oltremonti pochi anni
innanzi : ma e da notare , che per lungo tempo non fu che
una borgata (2.) ; cioe un mucchio di case senza ricinto di
nuira , che nel corso d' alcuni secoli venne crescendo , e di-
Venne finalmente citta insigne . Ancora Y altre citta d' origine
Gallica non ingrandirono se non molto tardi ; dondc possia-
mo inferire , che Bergamo , la cui origine precede di molti
?ecoli la venuta de' Galli , fosse per alcune centinaia d' anni
la principal citta de' Ccnomani .
Mi si opporra forse , che la loro provincia non compren-
dea solarnente Verona , Brescia ? e Bci(ga*no , ma Trento ah*
tre-
0) Polib. lib. r. cap. 17.
sappiamo da Strabone lib, y. yag. 3*5. El. JmsU 1707.
r-n BERGAMO SOTTO I CENOMANI
tresi , c Man t ova , e Cremona . Ma prescindendo dalP origine
iavolosa , che Virgilio e Servio suo scoliaste attribuiscono a
Mautova ; gia osservammo , die i luoghi bassi , e vicini a'
fiumi , eranq allora paludpsi e mollicci , e che non erano abi-
tati ne colti . Tuttavia non si pud negare , die Mantova fosse
ibndata dagli Etruschi ; ma e molto verisimile , die alcuni di
questa gente , per inettersi al sicuro dalle violenze de' Ceno-
mani , si ritirassero in quell' isola diserta e lotosa , costruen-
dovi una borgata ; e che questi contjuistatori in progresso di
tempo la crcscessero d' abitazioni e di popolo .
Quanlo a Trento , the riconosce la sua origine da' Reti,
caccrati tra quelle montagne da' Cenomani (i) , nessuno vorra
credere , che quelle genti impoverite e fuggitive fondassero
una citta , e possiamo tener per certo , che fossero assai te-
nui que' suoi principj , e che poi avendo i Cenomani estcso
il lor dominio iniin la oltre , aggrandissero quel casale , la-
eciandovi una colonia .
Dell' epoca di Cremona non accade disputare ; e che ab-
biano immaginato alcuni Scrittori , per darci a credere , che
antichissima sia la sua origine, egli e cosa indubitata, ch' esea
non comincio ad jngrandire , e non diyenne citta , se non
molto tardi , per una colonia dcdotta*i da' Romani quasi quat-
tro secoli dopo la venuta de' Cenomani (a) .
S' aggiunga pure , che i Reti , ed altri antichissimi po-
poli Italic! , lorse discacciati di queste provincie dalle nazioni
Galliche , c ridottisi la nelF interne parti dell' Alpi, non tro-
yando talvolta di che vivere in que' luoghi selvaggi ed infe-
tfondi , scorreano di quando in quando i vicini paesi , per sac-
cheg-
(i) Che Trento avesse origine da* Reti il disse Polibio lib. 3. cap. xo. il quale sog-
ghigne che questi popoli erano Etruschi , cacciati tra quelle montagne da' Galli ,
sicco'/iie scrisse ancora Giustino lib. to. cap. <;. Attribuiscono a' Reti F.trusca or : -
g;ne ancora Livio lib. i.cap. 33. e Pabhreviator di Srefano. D' onde si compi
che Trento non ebbe principio se non dopo la venuta de' Galli.
( ) ; ' ;>. lib. 3. cap. 40.; Cellario Not. Orb. ant,, lib, z. cap. 9. sect, i.j Cluvc:.o
. ant. pag. 2J4.
LIBRO SECONDO, CAP. III. 7 3
cbeggiarc c far preda (i) ; onde possiamo verisimilmente pen-
sile , (he Bergamo , essendo assai vantaggiosamente situata ,
forte pin d' ogni altra citta delia Gallia Italica , e si en ra dalle
scorrerie di quegli alpigiani , fosse ancora di que' tempi assai
copiosa d' abitazioni e di cittadini .
Dalle addotte osscrvazioni potremmo forse desumere iin'al-
tra verita , die 11011 dovrebbe taceisi da clii va illustrando
1" antica Storia di Bergamo . Leggiamo nelle Memorie dell' Ac-
cademia Parigina di Letteratura , die ancora ne' tempi ante-
I ! onti alle conquiste di Cesare ciascuna delle nazioni Galli-
clie adunavasi a concilio nella principal citta della sua pro-
vineia (2) . Laonde potremmo ragionevolmente presumere , clio
ancora i Cenomani tenessero in Bergamo le generali assemblee ,
in cui soleano deliberar guerre, leggi , ed altre cose, che in-
teressavano tutta la nazione .
Non repugna a quest' opinione cio , cli' io dissi nel ra-
gionare del governo politico di que' popoli , attest che deonsi
eccettuare que' casi , in cui gli afuiri della nazione richiedes-
sero , che si tenesse 1' assemblea in altro Juogo .
Dunqne avendo vetluto, ehe Bergamo era gia molto antica
e popolata , quando F altre citta de' Cenomani erano ancor
novelie e scarse d' abitatori e di popolo , dobbiam credere,
che Bergamo , almeno per alcuni secoli , fosse la principal
citta di questa lega , e che per lo pin vi si adunasse il ge-
neral concilio della nazione .
K CA-
(1) Strabone lib. 4. pag. jij.JEci. Amst. 1707. accenna varie genti alpigiane, indigen-
ti . e rapaci , che ne' primi tempi abitaron 1' Italia. Abbiamo varj motivi di cre-
dere che foss^ro Etruschi rifuggiti cola dopo V invasions de' Galli . Leggasi Livio
lib. y. cap. 33. 3y. Ma io tengo altresi che questi conqu ; statori in progresso di
tempo stendessero i lor confini molto adentro nell'Alpi, e non mancano auto:;t*
e ragioni per dimostrarlo .
(i) Mdm. de I' Acad, des Belles Lettres torn. 19. pag. J03. e seg.
74
CAPITOLO IV.
Vittorle dc Romani su Galli Cisalpini ' 9 e come Bergamo pass*
sotto il dominio dl Roma .
E
cosa nota , che le nazioni Galliche d* Italia termero per
lungo tempo in gran gelosia e timore la Repubblica Romana .
Ora e da osservare, che i Cenomani soli furono quasi sempre
in lega con essa , c chi ha letti gli annali di que' tempi arra
veduto , che i Romani senza 1' aiuto de* nostri avrebbero for-
se dovnto succumbere alia forza di queste bellicose nazioni .
Leggiamo , che F anno aa5. innanzi alia nascita di Cri-
sto i Boj , gl' Insubri , ed altre genti Galliche , unite in le-
ga si levarono contro i Romani , i quali atterriti all' avviso
di questa gran mossa si disposero con grande sforzo alia di-
fesa , ragunando da centottantamila soldati . Nel medesimo
tempo i Veneti ed i Cenomani si mossero contro i Galli con-
finanti ([) , per divertir parte delle forze , che questi aveano
jrivolte eontro i Romani , i quali percio poterono rispiguere i
niinici , e linalmente riportarne intera vittoria .
Dopo tre anni i Cenomani presero F armi nuovamente
In favor de' Romani , vennti in queste parti a far guerra agF In-
subri (a), e fu la prima volta , che si vedessero F armi Ro-
niane di qua dal Po .
Accesasi di poi la seconda guerra Cartaginese , e sconfit-
ti i Romani da Annibalc al Tieino , tutte le nazioni Galli-
che unirono le loro forze a quelle de 5 Cartaginesi , eccetto i
Cenomani , i quali tennero co' Romani (3), e furono con essi
al-
(:) Polib. lib. x. cap. 24.
(2) Foiib. lib. 2. cap. 32.
(3) Liv. lib. 2i. cap. 55. prima di entrar a d°scrivere qu^lla barttsglia, d'sse: Duals
viginti millia Romtnorum eranl , auxilia prceterea Qenorrtunorum: ea sola in
fide manserat Gallica gens. E piii okre cap. <$6. ci ntrra : adversus Gallos an~
vciliares agi jussit Annibal . Ex templo haud daimni facere fugam: additus quo-
rue uovus tenor Roman is , ut fusa auxilia sua mderuat . GU stonci Cauoa, c
LIBRO SECONDO , CAP. IV. 7 5
alia battaglia seguita non lungi dalla Trebia 1' anno Z 18, in-
nauzi all' epoca Cristiana .
I Cenomani cbbero i'orsc qualcbe motivo di non esser scm-
pre costanti nell' aderire a' llomani , poicbe Y anno 200. avanti
la suddetta epoca Amilcare Cartaginese , il quale dopo 1' ac-
eennata guerra era rimasto in Italia , indusse gl' Insubri , i
Cenomani , c varj altri popoli a prender 1' armi contvo i Cremo-
nesi e Piacentini , colonic de' llomani . Ma questi se ne spao
ciarono ben presto , mettendo in rotta Y esercito di confedc-
rati mentre stavano assediando Cremona (1) .
Finalmente 1' anno 197. gl' Insubri , cbe piu volte eranc*
stati vinti , non mai domati , i'urono di nuovo in armi , e
sentendo venire alia lor volta il Consolo Cornelio Gctego con-
ducente 1' esercito Romano , vennero ad accamparsi lungo la
destra riva del Mincio , dove alcune migliaia di Cenomani
abitanti di que' contorni si unirono agf Insubri per far front©
a' Rom an i , i quali venuti a battaglia ebbero compiuta vitto-
ria y e sottomisero quella parte del paese de' Cenomani , i cui
abitanti aveano prese 1' armi a favore degl' Insubri (2) .
Le storie de' tempi susseguenti non fanno piu menzione
alcuna de' Cenomani ; se non cbe ci nana Livio , cbe dopo
dieci anni Furio Pretore della Gallia spoglio iniquamente i
Cenomani delle loro armi . Essi ebbero ricorso al Senato Ro-
mano , cbe deputo al giudizio di questa causa il Consolo Emi-
3io . (Questi , conosciute false le accuse , fece render 1' armi
a' nostri , privd Furio della carica , e scacciollo della provin-
cia (o) .
Ora cbi vorra far qualcbe riflessione sopra questi fatti ,
potra comprendere alcune verita , clie banno sfugsito Y occbio
de*
Roville lib. 16. Sognarono che que' Cenomani erano un drapello, une poignde .
N'-s?un antico Scrittorc il disse ma; ; c dall' addotto testo di Livio ben si com-»
preruie che fossero in gran numcro.
(1) Liv. Ub. 31. cap. 10. 21,
(2) Liv lib. 32. cap. 30.
';, Liv. lib. 39. cap. j.
7 C BERCJMO SOTTO I CENONAMI
de' nostri storici . Si osservi primieramente , clie non tntti i
Genomani s' ingerirono nella guerra , di cni s' e detto ultima-
inente , ma solo i Bresciani ed alcuni altri di que' contorni ,
siccome vedemmo altrove . E pero essendo cosa certa , clie i
Bergamaschi allora non fecero alcuna mossa contro i Roma-
jii , potremmo verisimilmente credere , che non pigliassero
parte ne pure nella guerra , clie i Genomani , e tutti gli
altri Galli d' Italia ebbero co' Romani tre anni innanzi (i) .
E se cio s' abbia per vero , ne seguirebbe , che i Bergama-
schi soli tra tutte le genti Galliche d' Italia fossero sempre
stati aderenti a' Romani .
Ma lasciamo le cose dubbie , ed osserviamo una verita
evidente , che non e di piccol momento alia storia patria .
I Bergamaschi , differenternente da tutti gli altri Galli 9 non
furono sottomessi all' imperio di Roma per forza d' armi , ma
si per volontaria dedizione . Si iirletta , clie- i Romani dopo
aver sottomessi i Bresciani , vinti nelF accennata battaglia
presso al Mincio , non ebbero phi guerra co' Genomani . L 9 il-
lazione e indubitabile .
K quanto al tempo della dedizione de' Bergamaschi , si
puo credere, che seguisse l'anno 196. innanzi all' epoca di
Cristo , cioe poco dopo la celebre vittoria , che il Consolo
Mai cello riporto de' Gomaschi e de' Milanesi , anzi di tutti
gl' Insubri (3) ; essendo cosa probabile , clie allora i Bergama-
fchi veggendo soggiogate tutte le genti Galliche convicine ,
arich' essi spontanearaente , e a condizioni vantaggiose si des-
sero a' Romani . Donde si potrebbe pur congetturare , chei-1
Gonsolo Emiiio aresse particolar riguardo a' Bergamaschi , al-
lora che rende 1' onore e 1' armi a' Genomani , e condanno il
Pretor della Gallia .
LI-
(1) Parra molto probabile quest' opinicme a chi osserva che Amikare fit il motcue
delle accencate due guerre del 200. e del 197. Liv. lib. 31. cap. ic-j LI. 32.
cap. 30., e siccome nell' ultima 11011 po:e indurre i Bergamaschi a preader 1'ar-
mi, cosl e molto verisimile il dire, ch'egli cento indarno di sedurli ancora ::
precedence . Veggansi ancoralc riflessioaidel Crevier sopragli accennati passi di Li
(2) Liv. lib. 3. cap. 36. 37-
7?
LIBRO TERZO
STATO E CONDIZIONI DI BERGAMO
SOTTO V IMPERO DI ROMA .
GAPITOLO PRIMO.
Condlzlone di Bergamo sotto V Impero di Roma.
N,
_L l| on ricerchero qual fosse la condizione di Bergamo e delle
altre citta dell' Italia Gallica nel primo secolo ? che corse dope*
la loro sommessione all' iiftperio di Roma , atteso die ne han.
trattato eruditarnente il Sigonio (r) , il MafFei (2) , ed altri
modenii autori . Laonde passero ad osservare, clie F anno 88.
innanzi all' epoca Gristiana Pompet) StraI>one, padre del gran
Pompeo , dichiaro colonie Latino Bergamo e molte altre citta
traspadane (3) .
E siccome fnrono sollevate a questo grado senza mandarvi
coloni Rom mi , cosi furono esenti da' gravissimi danni , cni do-
veano soggiacere qne' popoli , nel cui paese si deducea una colo-
nia. Ognuno sa, die rimaneano spropriati di gran parte de' loro
terreni , che si assegnavano a' nuovi ahitatori cola dedotti , i
quali molte volte si traevano dalla piii vile e disperata cana-
glia del popolo di Roma , che di quando in quamdo era ne-
cessario purgare da qnesta feccia (4) .
Ed e pur cosa nota , che chiunque saliva alle prime ca-
liche nelle citta clichiarate colonie Latine , divenia cittadino
Ro^
(1) Sigon. De Ant. jure Ital. lib. r.
(1) MafFei Veron. illustr. lib. 3.
(3) S;gon. lib. 3. cap. ». ; Mafci Ricer. istor. §. Sj Pauvin. Anti-quit. Veron. lib. »„.
c ip: it.
(4) Mem. dc I' Acad, das BeUet Lett res torn. 4. pig. z')t.
tf BERGAMO SOTTO I ROMANI
Romano , e potca militarc nelle legioni , cd aspirare a' supre-
mi gradi in qmdla repubblioa . E oltre a questo le citta la-
tine non erano soggette alia giuridizionc del Reggente della
provincia , e godeano di varie altre immunita , dellc quali non
accade ora far menzionc (i) .
Finalmente F anno 49- innanzi all' epoca snddetta i Ber-
gamaschi 9 anzi tutti i Traspadani , ottenncro dal Dittatore
Giulio Cesare 1' intera cittadinanza Romana (2.) ; e cosi di-
venne vie migliqre la lor condizione , di gnisa clie i nostri
cittadini poteano dar il voto ne' comizj di Roma; esenz'aver
esercitato cariche municipali poteano conseguire le supreme
dignita in quella repubblica (3) .
Non audio annoverando gli altri vantaggi ed immunita
de' cittadini Romani , per non ripetere noiosamente eio , che
^ia e stato scritto ben mille volte . Ed e pur soverchio , che
io ricordi a' leggitori , clie chiunque era ammesso al numero
di que' cittadini , si ascrivca ad una delle tribu , nelle quali
era diviso il popolo Romano , e sol debbo avvertire, che i Ber-
^amaschi lurono ascritti alia tribu Voltinia , come consta da
parecchi mar mi , che si sono scoperti nella citta , ed in varj
luoghi del contado , e che ora si veggono raccolti 11 el pub-
blico museo (4) .
Lascero pur di ragionare delie tribu 9 per non ingrossar
il volume con erudizioni oggimai divennte volgari , e diro so-
lamente , che la Y r oitinia In del numero dell' antiche tribu
instituite da Servio Tullio (5) , le quali erano rip ut ate le piii
nobili . Non e da tacer ne pure F error dell' Orsato , del Gra-
vina , e dell' Aichero , i quali scrissero , che questa tribii trasse
il
(1) Veggasi il Bitnard Remarq. instr
(z) Dions lib. 41. cup. 36.
n.
(3) MarTi Rice re. istor. §. 19.
(4) Cio che vedrassi chiaiamente ikile antiche nostre Iserizioni, che speriamo di pub-
b'.icare .
(>_) M6m. de V Acad, des Tnscript. torn. 4. pag.yz. Manat.de Civit. Rom. apud Grac\ r .
jinliyy.it. Horn. torn. 1. col. 43.
LIBRO TERZO , CAP. T. 73
il nome da on luogo , ch' essi non sanno additafci (r). Que-
Jto nome le derivd certamente dal casato de' Voltinj , chc ad
cssa In ascritto . Da varj altri illustri casati furono denomi-
nate varie tribii , la Fabia , V Emilia , la Claudia , la Papiria ,
la llomilia , la Veturia , ed altre (ii) . Tnttavia questa e una
verita , die poeo rileva .
Ma e pin notabile un altro errore , in cui veggo essei"
caduti altri modenii Scrittori . Chi attende alia cognizion©
delle cose di que' secoli avra osservato , die i nomi delle tribii
nelle iscrizioni per lo pin sono abbreviati ; e cosi ne' nostri
inarm: il nome della tribu non fti mai altramente espresso ,
che con tre lettere VOT . Aveano comune la tribii co' Ber-
gamaschi ancora i Piacentini , e ne" loro mar mi si vede espresso
il nome della tribii nella stessa rnaniera . E atteso chein molto
iscrizioni appartenenti ad altre citta aggregate alia tribu Vol-
tinia , si legge Volt, crede il Mannzio , che I s abbreviatura
Vot. indichi la tribii Yotina , ch' egli si pensa esser diversa
dalla Voltinia (3) . II Panvinio dubito sc quest' abbreviatura
accenni la tribu Voltinia o la Veturia (4), e peggio il Maf-
fei , che senza esitare lesse Voturia (5) , opinioiie strana e da
accoppiarsi con quella del IVIanuzio .
Ora e da osservare , che nell' antiche iscrizioni latine si
?olcano abbreviare alcune voci , togliendone , non solamente*
I' ultima sill aba , ma eziandio qualche lettera di mezzo al
rimanente : esempigrazia COS. consul MRS. menses , che si
feggono ne' marmi . Delia medesima spezie si e F abbrevia-
te
(i) Orsat. de Nbtis Rim. v. Boltiaia; Gravin. Orig. juris civil, pag. 10. ; Aichsr de
Comit. Rom. lib. 3. cap. 3.
(i) I! Gravina mejesimo nell'accennato luogo osserva che ancora le tribu Fabia , Cor*
nelia, Menenia , Papiria, Emilia, prcsero questi nomi da illustri casati, che act
esse furono ascritti . l.aonde convien dire, che non fosse noto al Gravina, ne*
all'Orsato, ne ail'Aichero, il casaro de' Voltinj , di cui si fa menzione in un*
iscrizione rifsrita dal Muratori Thes. inscrtpt. pag. 4,76. \%., e ««U Fabretti l*w
*'r : pt. ant. pag. 6+0.
(3) Manut. De Coma. Rom. cop. z,
(+) P in. De emit. Rom. cap. jr.
Cs) Malfei Mus. Veron. pig. 9*.
So BERGAMO SOTTO I ROMANI
tura VOT. Vohhiia , usata da' nostri , da' Piacentini , e da
molti altri ascritti alia stessa tribii .
E s' aggiunga , chc in alcuni dialetti della lingua lalina
molte voci si pronunziavano sineopate , e spezialmente moz-
zandone consonunti liquide precedute da vocale . Percio nelle
nntiehe iscrizioni in cui piu che ne' libri si scorgono tali
varieta, lcggesi COIVX, JNFAS , LIBES , NEGOTJAS,in
\ ece di coniux y infans , libens , negotias , ed altre molte si-
xniglianti ; laonde attesa V abbreviatura VOT. fiequente nelle
jiostre lapidi , si pud credere , che i nostri , secondo il dia-
Jetto usato in queste parti pronunziassero Votinia _. non Voi-
tlnia j ch' era voce del dialetto Romano .
Variano ne' marmi i nomi d' alcune altre tribii , e non
c maraviglia , che ancora questo vi si legga variamente seol-
jtito Voltinia , Boltinia , Votinia , Voltina , Ultinia (i) .
Per imiarire ad evidenza questo dubbio son ito cercando
lie' marmi d' altre citta ? che sappiam di certo essere state
della Tribu Voltinia , per vedere se alcuni avessero VOT.
E non e stata vana la mia diligenza , poiche ho trovato in
varj marmi di Vienna al Rodano variamente espressa la tribii
Voltinia VOL. VOLT. VOT. E similmente in quelli di Gre-
noble si vede acccnnata questa tribu colla stessa varieta d' ab-
breviature (2) . Dimostrazione piu evidente non si potrebbe
desiderare . Jl Muratori ed altri benclie non facessero questo
©same , txovando 1' abbreviatura VOT. negli antichi marrni ,
Jeggono Voltinia senz' alcun dubbio. Ma lasciamo questa stuc-
i lievole materia , e passiamo a ricercare quai fosse la con-
tuzione di Bergamo in que' tempi .
Nell'
(1) Gru:. Inscript. pag. 163, 6. 1^5, 6. 418, 3. J46, %. ^6+, 3.
(1) Chi Vienna al Rodano, e Grenoble fossero aggregate alia tribii Voltinia il d'mo-
strano ad evidenza molti nianni appartenenti a queste citta, ne' quali veggiamo
espresso la tribu coll' abbreviature VOL. VOLT. Alcune di queste iscrizioni sono
riferite dal Grutero pag. 31%, 9. 909, 13.; da! Muratori pag. 787, 8. S 1 1, $.;
dal Bimard Dissert. 2.. apud Marat. Thes inscrip. torn. 1. col. 89. , e dal Gujio
pag. 333, 9. Ora si osservi , che in alcuni altri marmi delle accennate citta rife-
riri dal Crurero pag 45S, a. e dal Gudio pag. ixo, y. veggiamo i;:dicsta la mz~
desuna tribu coll' abbreviatura VOT.
LIBRO TERZO , CAP. I. 81
Nell' iscvizione in lode di Pnblio Mario Luperciano cit-
tadino di Bergamo , scolpita ne' primi tempi deli* Jmperio in
mi marrao , che si serba nel piihblico rnuseo , leggiamo :
OMNIBUS JIONORIBUS MUN1CIPALIBUS ADEPTO. Ci.j
diede raotivo ad alcuni de' nostri Scrittori di credere , cho
Bergamo fosse propriamente municipio ; e percio la esaltano
sopra quelle citta , che no' marnii , o ne' libri degli anticlii
sono dette colonie . Ma dovean osservare , clie di quel tempo
1' accennato titolo era gia divenuto coinune .
Dopoche i popoli di questa provincia iurono ammessi alia
cittadinanza Romaua , tutte le citta, senza eccettuarne le co-
lonie , chiamavansi indifferentemente municipj , e pero i no-
sui storici vantano indarno questo titolo . iNon perdero pa-
role in dimostrare questa verita , per non ripetere cid , che
ne scrissero il Panvinio (i) , lo Spanemio (a) , il MafFei (3),
e F Olivieri (4) , a' quali rimetto il leggitore . E parra stra-
110 , che non facesse quest' osservazione il Muratori , il quale
veggendo una medesima citta , esser detta in varj marmi ora
colonia ora municipio , rirnane dubbioso , e non sa trovar
manicra di sciorre questo nodo (5) .
Non faro pompa ne pure de' nomi gentilizj , che si leg-
sono ne' nostri marmi , e che taluno ha creduto indicar di-
scendenza da quelle illustri larniglie Romane , ch' ebbero gli
stessi nomi . 11 Malvasia , 1' Orsato , ed altri piu recenti Scrit-
tori , sogliono versar molta erudizione fuor di proposito , an-
noverando i fregj di varie famiglie , le quali , eccetto il no-
sue , nulla ebbero di commie con quelle persone , di cui si
fa menzione ne' marmi , ch' essi vaimo illustrando .
L E' co-
(1) Panvin. Imp. Rom. cap. it.
(i) Spanhem. Orb. Rom. exercit. i. cap. 14.
(3) Maff. Ricerc. istor. §. 19.
(4) Oliv. Mum. Ptsaur. pag. 143,
(j) 11 Muratori nell' illustrare alcuni Marmi delta celebre sua raccolta, mostra piu
volte l'accennata perplessiu . Veggasi cio che dice nel riferire mi' isciizioue di
Pozzuoio, 10 1 j, 7.
Si BERGAMO SOTTO I ROM ANT
E* cosa notoria , clie i servi , dopo essere fatti liber! , so-
leano assumere i nomi de' loro padroni , c siccome il nome
gentilizio pissava per lo piu a' loro discendenti , cosi i no-
mi de' piu illustri casnti Romani si propagarono in infini-
to , e ben di rado si puo discernere , qual fosse di stirpe ser-
vile , e qual fosse d' altra origine (i) . E s' aggiunga , die i
clienti de' principali cittadini Romani, e coloro altresi , clie
per loro mezzo avean ottenuta qualche segnalata grazia o pri-
rilegio , soleano talvolta prendere i nomi de' loro patrocinato-
ri ; e non di rado ancora gli stranieri assumean nomi Romani
per vaghezza, e per ostentazione (2). Laonde , benche i mar-
mi dimostrino essere stati nostri cittadini gli Stazj , i Valerj ,
3 Cornelj , i Sertorj , gli EIj , i Furj , gli Anton j , i Mar/ ,
tntti nomi celebri , non perdero tempo in ragionarne , non es-
sendo possibile il discernere qual di essi fosse di sangue Ro-
mano , e qual d' altra razza .
Tuttavolta i nostri marnii ci banno serbate varie altre
notizie , dalle quali si puo comprendere in quale stato fosse
la nostra citta in que' secoli . Ma imprima e da notare , clie
ancora dalla quantita medesima dell' iscrizioni , che si trovano
in un paese , si puo desumere quanto fosse nobile , florido 9
€ popolato . 3Non diro io gia , die sia gran cosa un centinaio
d' anticbe iscrizioni , clie ci rimangono , benche poche sieno
quelle citta , che possano mostrarne altrettante, ritrovateen-
tro i confini del proprio distretto (3) ; ma egli e indubitabi-
le , che assai pin sono quelle , che gia perdemmo , e delle
quali non c' e rimasta memoria alcuna .
E pos-
(1) Varie osservazioui in questo proposito fece il M.".?Tei , Veron. illustr. lib. 6.
(i) Mim. de VAcad. des Iuscript. torn, a., pag. $69., e torn. -cr murare , si dava inano indi-
etintamente a quanti antirlii marmi si trovavano , e fossero
pur iscrizioni , o alti'i j)rcziosi avanzi di scultura Roruana ,
clie allora non erano conosciuti no curati . Quantita grande
lie dissipavano spezialmente ncl costruirc e nel restaurar le
tnura delle citta . IVJoltissirne iscrizioni , bassi rilievi y cd altri
eruditi marmi , si sono ricuperati in questi ultimi tempi nel
riediiicare le vecchie nmra di varie citta .
Ma in Bergamo , pin clie altrove , furono frequent! le
occasioni di andar dissipando tali anticaglie . Essa iii per
molti secoli una delle piu forti citta d' Italia , e ne' bassi
tempi furono piu volte riediricate o rintegrate le sue mura ,
rovinate per lunghi assedj . E ancora sul linir del secolo de-
cimosesto , eta fioritissima di studj , di letterati , nel demo-
lire alcune fabbriche perdemmo piu di venti iscrizioni Romane .
Un' altra cagione concorse a distruggere non poche me-
morie di questo genere . Alcune delle nostre iscrizioni furono
scolpite in marmo di Zandobio , cli' e saldo e durevole ; altre
in marmo di Nembro , il qual e di poca resistenza , e fragile
ad ogni leggiera percossa . Di questa sua qualita ebbi una
prova , mcntre io faveva collocare le ncstre iscrizioni nel pub-
biico museo , poicbe una lapida sepolcrale di questo marmo
per un leggerissimo colpo si stiitolo tutta a maraviglia, di guisa
* he tentai indarno di tut la rassettare . Ed ecco cbe non sola-
mente 1' ignoranza e 1' idiotaggine , ma ancora Ja natuia con-
corse a privarci di molte preziose scritture di questa fatta .
Per tanto si puo comprendere quanti antichi marmi siensi
smarriti o distrutti , e si dee credere , cbe fossero in grandis-
siino numero , se dopo tante perdite ne abbiam molti ancora .
Non si puo negare , cbe un gran numero d' anticiie iscrizio-
ni , qualunque sieno , indichi opulenza e copiosa popolazio-
ne . Ma per appagare la moderna critiea si richiede maggior
eTidenza , e percib convien esaminare i marmi , cbe ci rinian-
( o , per vedere se ci somministrino prove piu certe .
H
GAPITOLO U.
Delia antiche Dignita Civili e Saccrdotali di Bergamo .
N,
on perderd tempo in discorrere degli ordini dei Dccurio-
ni , e degli Augustali , ne de' collegj de' Fabri , de' Cento-
liarj , e dei Dendrofori , de quali si fa menzione nelle nostre
iscrizioni y poicbe si trova , ciie tali corpi furono ancora in
varie altre citta meno clie mediocri , e pero non sono indizj
di grandetfza ne di opulenza , come vorrebbono darci a credere
alcuni modern! Scrittori- di storie , a' quali mancando materia
d' illustrarle , da tut to- cercano di trar vantaggio . Da que
marmi, clie la fort una ci ha serbati , abbiamo notizia di varj:
magistrati , e d' altre dignita civili e sacerdotali , ende poter
comprendere qual fosse allora la citta di Bergamo .
Si sa , cbe tra molti uffiz) istituiti nelle citta pel governo
politico del comune , e per esercitarvi la ginstizia 9 tenea it
primo luogo il magistrato dei Due a render ragione , i quali pre-
sedeano al concilio dei Decurioni , aveano grande autorita ne!
governo , e amministravano giustizia , e pero erano detti lati-
namente Duumviri jure dicundo . E atteso clie la podesta di
questo magistrato municipals corrispondea proporzionalmente
a qnella de' Consoli Koinani , anche a' Duumviri talvolta si
diede titolo di Consoli . E si trova pure , clie in varie citta
furono decorati d' altri onorevoli titoli , di Pretori , Dittato-
ri , Demarcbi , Arconti , e d' altri simiglianii (i) .
Credono alcuni , che tra' magistrati municipal! non aves-
sero la preminenza i Duumviri jure dicundo , bensi quelli , che
in varj marmi sono dctti assolutamente Duumviri senza alcun
di?tintivo . Ma oltreche non si adduce ragionc alcuna , a di-
' fe-
(i) Mcrn.de V Acad., des Belles Lcttrcs torn. 17. pag. ?.o ; MafT. Veron.illuslr. IVb.S/i
Fabretti Inscript. pag. 723.; Ever. Ottone De Mdil. colon, pag. 56.; Cuperc
Monurrv, antiq. ap. Poleu. suppl. torn. *. ; Noxis Cenot. dissert. 1,.
L1BR0 TERZO , CAP. II. 53
fesa di quest" opinione , molti autorevoli Scrittori , il Sigo-
nio (i) , r Orsato (a) , il Torre (3) , ed altri (4) ritengono per
certa 1 opinione , die ho proposta , e die contermerd con ai-
cnne mie riflessioni .
E' cosa nota , die i Consoli Rom an i attendeano a giudi-
car le cause civili , e die F tmperator Adriatio solea bena
spesso esser loro assessore ; anzi moltissime cause si trattarono
dinanzi a Traiano , ed a varj altri Jmperatori . Veggiamo, che
i Suffeti erano il principal magistrato di Cartagine, ed il no-
me stesso dimostra , c\\ eran giudici (5) . Donde si conosce
assai chiaro , che quei Duumviri , cui talvolta si diede il no-
me di Consoli , e cui davasi il primo luogo tra' magistrate mu-
nicipali , erano i Duumviri giudici . Ed e pur da notare, che
l'editto de' Triestini , concernente il governo politico della
loro citta , fu scritto in nome de' Duumviri jure dicundo , ar-
eomcnto irreiiagabile , ch' essi erano il supremo magistrato di
Trieste (G) .
Ora per dir cio , ch' io intendo inferire da qneste pre-
jnesse , convien avvertirc , die in alcune citta principali gli
elctti all' accennato uffizio erano quattro , i quali percio erano
detti Quatuorviri jure dicundo . E siccome non si trova , die
Bergamo abbia mai avnto Duumviri I. D. ma bensi leggiamo
nelle nostre iscrizioni i nomi di parecchi cittadini , che in varj
tempi esercitarono il snddetto uffizio del Quatnorvirato , si dee
necessai iamente conchiudere , die qnesta citta losse opulenta
e grande .
Non e da ascoltare il Noris , quando parla di ([uesto ma-
gistrato - Trattando egli dell' antica condizione di Pisa, e veg-
gen-
(1) Si'^on. De AiU. jure Itnl. lib. i. cap. +.
(%) OYsaco M'lvm. era I. torn. 1. peg- 169.
(3) Torre De Colon. Forojul.
(4) Panvin. 4ntiq. Veron. lib. z. cap. \z. ; De Vita, Marm. B'enevenf. pag. 119.
()-; Iteines. Dissert, de Lingua Punica cap. S.j Ever. Otroue De Md.il. colon. pag. fj,
(6j Gi Liter, pag. 408. Che questi GiuJici avessero il primo luogo bi di onore, si di
aut .r ti , tra 1 nagiscrati municipali , consta per alcune aitre inscrizioni , riportate.
aell' accennata raccolta Gruteri'ana, pag. it, i». ^6, 1.
8G BERGJMO SOTTO I ROMANI
gendo , che quella citta non ebbe se non Duumviri I. D. gli
cadde in mente di dire , che in alcune citta si accrebbe il nu-
nioro degli cletti a questo magistrate , per soddisfare all' am-
bizion di molti , ma di cio non adduce autorita vernna (j) .
K siccome questa fantasia del Noris quadra alia storia di molte
citta , le quali di rado o mai non ebbero Quatuorviri, l'banno
seguita di buona voglia pareccbi moderni Scrittori , sen/' ad-
durre autorita o ragione , che vaglia .
Mi si opporra i'orse , che alcune citta mediocii ebbero
talvolta Quatuorviri I. D. ma ancora quest' obbiezione si scio-
glie agevolmente . Se si leggano tutte Y antiche iscrizioni ,
nelle quali si fa menzione de' magistrati municipaii , si ve-
«lra , che tali citta elessero ora Duumviri I. D. ora Quatuor-
viri 1. D. ma non si trovera gia questa variazione in alcune
citta principali . Non si pud dire , che Aquileja , Verona , e
Milano , ch' erano citta illustri , e copiose d' abitanti e di ric-
chezze , abbiano mai avuto Duumviri I. D. e ciascuna pud ad-
ditarci ne' suoi marmi pareccbi Quatuorviri I. D.
II Panvinio (2) , F Orsato (3), il MafFei (4) , ed altri os-
servano bensi , che le grandi citta eleggeauo quattro soggetti
a questo magistrato , ma nessuno si e curato di ricercarne ii
perche . Diro dunque cio , ch' io ne sento .
Leggiamo , che coloro , ch' erano eletti a quest' onorevole
carica , dovcano far feste pubbliclie al popolo con giuochi e
spettacoli dispendiosi , che richiedeano eccessive spese , se la
citta era grande ed il popolo numeroso (5) . Onde parmi ve-
risimile il dire , che le citta maggiori eleggessero a questa ca-
rica quattro soggetti , acciocche senza scialacquare le proprie
facolta potessero dar gli spettacoli con quella magnificenza e
son-
(1) Noris Cenot. Pis. Dissert. 1. cap. 3.
(2) I'anvin. Imp. Rom. cap. 8.
(3) Orsat. De not. Rom. ap. Graev. ant. Rom. torn. 11. pag. 737. 764.
(4) Maff. Vcron. illustr. lib. 5.
(j) Gotofredo ai Cod. Theod. lib. 11. tit. i.j Noris loc. $it.\ Torre De colon, F»-
rojul.
LIBRO TERZO, CAP. IT. 87
iontuosita , die a tal popolo era convenientc . Ed e probabile
■ltresi , cli* essendosi co4 tempo introdotta questa profusion©
ancora in alcnne citta mediocri , per alleggerire i lor Duum-
viri di tali spese , aumentassero il numero di questi reggcnti ,
jntroducendovi il Ouatnorvirato .
Ma qualunque fosse il motivo di tal variazione nelle citta
mediocri , ci basti 1' aver veduto , che Bergamo , cosi come le
altre citta distinte per opulenza e per numerosa popolazio-
ne (1) , ebbe in ogni tempo Quatuorviri I. D. e per conse-
guenza deesi annoverare tra le citta di questa classe . I nostri
marmi ci somministrano varie altre prove , onde confermare
questa verita .
Quanto fosse riputata e onorevole la dignita del Flamiue
Diale Romano , il sappiamo da varj anticbi autori , e spezial-
mente da Oellio (2.), e da Plutarco (3). Salivano a quest' alto
grado solamente i patrizj pi 11 illustri , e narrano Vellejo (4) ?
e Svetonio (5) , die v' aspiro ancora Cesare . Pocbissime citta
dell'Imperio Romano ebbero Flamine Diale , e percio disse il M11-
ratori , essere stato illustre mitnus et in provinciis rarissimum (6) .
Fra Je citta oltramontane non ne trovo piu di tre , ebe aves-
sero questo Flamine , ed erano citta celebri e molto popola-
te (7) . E quanto all' Italia, io non veggo , cbe fosse stabilita
quest' alta dignita , se non in Roma , in Modena , ed in Ber-
g a "
(1) E>3 una fettera d* Asinio a Cicerone lib. 10. ep. j*. s?. comprende che fin da quel
tempo in CaJice si eleggeano i Quatuorviri. Abbiama da Strabone lib. 3. die in
turto I' Impsrio Romano nessuna citta era copiosa d'abitatori piu di CaJice, ec-
cetco Roma .
(i) Geliio lib. 10. cap. 17.
(3) Piutarco Q. Rjm.
(4) Veil. Pat. lib. 1. cap. 43.
(y) Sveton. Caes. cap. 1.
(6) Murat. Tlies. irucnpt. pag- 16$.
(7) L'una e Veissemburgo, Grut. Inscript. pag. r r y, 6. detta tatfnamente ApuUint.
II Cellario Not. Orb. ant. lib. %. cap. 8.1a chiama urbem magnam et splendidam .
L'altra con barbaro nom- gia chiamossi Sarmizgetusa ., Gmt. pag. 7, 1. era rae-
tropoli della Dacia, e regis de'Principi, detta in segaito Ulpia Traiana . r.*
terza era IVfotz , Grut. pag. 307, 8., detta da' Ronaati D ivodurum > e seconds it
Cellar io fu prineeps urbs. Mcdmmatricum .
83 BERGAMO SOTTO I ROMAN t
gamo (i) . Si sa , clic Modena era una delle principal! . Diss©
Appiano Alessandrino (2), oh' era citta ricchissima ; e Cicerone
la cliiarna firmissimam , ct splcndidissimam populi Romani co-
lonial u (3) .
Ne' nostri mar mi si fa menzione ancora di alcuni Ponte-
iici , indizio evidente, che in Bergamo fosse un collegio di que-
£ti sacerdoti . Ognuno sa quanto fosse ragguardevole il collegio
de' Ponteiici Rornani , e che il presiedere ad essi era dignita ri-
servata alp Imperatore , cui percio si dava il tilolo di Pontel
Massimo . Chi tenea il primo lnogo ne' collegj de' Pontefici nelle
provincie dell' Impcro , chiamavasi Primo (4) , non Massimo ,
come si penso il Gori (5) , tratto in errore da una falsa iscri-
zione riferita dal Grutero . Che che ne sia , basti per ora il
dire , che quest' ordine nobilissimo di sacerdoti , che veggia-
mo essere stato in Bergamo , certamente non era comune a
tutte le citta .
Abbiamo ancora un marmo , che gia copriva il sepolcro
di un custode dell' armeria (6) . Gran parte dell' armi , che si
fabbricavano in varie citta dell' Imperio , si riponeano nelle
pubbliche armerie , le quali teneansi nelle citta piu impor-
tan-
(i) Abbiamo di questo sicura notizia da un' antica nostra Inscrizione riferica dal Rei-
ncs^o^ Syntag insciipt. class, j. n. io. e che conservasi nel pubb. nostroMusee.
D. M. S.
CORNEUAE Q. L. PSYCHES
CINERIBVS CANDIDtSS.
A. SERV1VS ATES
FLAMEN DIALIS ET
CORNF.LIVS FELIX MARIT.
M. R. S. F. C.
(t) Appian. Civil, lib. 3.
(3) Cic. Plvpp. j. cap. 9.
(4) Leggasi l'eruditissimo tratrato del Bosio , De Pont if. max. Romce veteris cap. 1.^.3.
(j) Veggansi le Osservazioni del Gori ad Don. inscnpt. 1. class. 4.
(6) In questo marmo si Icggeil sesuente pezzo d' Inscrizione :
ARM* 'RUM CUSTODI
SECUNDIO. ET TERTIA
. SORORES
EX 'TESTAMENTO
EJUS
FACIENDUM. CU3ARUNT,
LIBRO TERZO, CAP, IT. 89
tanti e forti (1) . Convien credere , che questi repositorj d'ar-
mi fosse ro ben ran , atteso clie se si leggano tutte 1' antiche
iscrizioni d' Italia, raccolte dal Grutero } dal Ileinesio_, dal
Fabretti , dal Gudio , dal Muratori , e dal Donati , non si
trovera indizio di tali repositorj se non in Roma , in Raven-
na (a), in Padova (o) , ed in Bergamo. Scrisse Erodiano , clie
in Roma se ne facea gran pompa (4) , e percio convien dire,
che 1' armeria fosse an ornamento raro ed onorevole .
E se andremo cercando piu oltre , vedremo , che Bergamo
nel secolo d' Angnsto ebbe uu altro vantaggio nobilissimo e
sir golare , di cni pochissime citta possono gloriarsi ; e sara
evidente argomento della moltitndine , dell' opulenza , e del
bnon gusto di que' nostri cittadini . Cio erano le pubbliche
scuole , cni da altre citta solea concorrere la gioventii per
eserci tarsi nelle scienze e nelle lettere .
Clii ha letta 1' erudita ihssertazione del chiarissimo Sig.
Ab. Pierantonio Serassi sopra 1' epitaflio di Pudente (5), avra
veduto , che questo professore di letteratura fu lungamente im-
piegato in Pioina nella corte dell' Imperatore , e (*c di poi
risohito d' allontanaisene , e d' esercitarsi altrove nella sua pro-
fessione , scelse di venir ad insegnare nelle scuole di Berga-
mo , dove passo il resto de' suoi giorni , come consta dal suo
epitafEo , postogli da uno de' suoi discepoli .
11 dottissimo Sig. Ab. Girolamo Tiraboschi nostro concit-
tadino , Bibliotecario della Estense , nella celebratissima sua
Storia della Letteratura Italiana , sinceramente applaudita an-
cora da' piu oculati critici , ha dimostrato , che al tempo
d' A u gusto , in cui visse il nostro Pudente , erano ben poch©
M le
(1) II Bergier De Viis militar. lib. 4. sect. 11. osserva che armamentaria in nonnullis
locis m initisimis Iliac inde per imperium erant .
(i) Mint. Thes. inscnpt. pag. 1037, i.
(3) Mjium. Patav. pig. 184. Ma e raolto probabile che I'iscrizione quivi riferita
da'.l Orsato fosse scoperta in Ravenna, e che di la passasse a Padova^ poi Lama-*
gna . \on si oppone a quest' opinione 1* Orsato pag. aS7 , e par coniermata dal
Gru : ero pig. 546. 9.
(4) Er ) ano Lb. 7. c rp. 19.
(y) Opusc. Scieid. e Fiiolog. vol 41.
9 o BERGAMO S0TT0 I ROMANI
le citta , die avcssero il vantaggio delle scuole , e nelle me-
morie di quel tempo egli non ha trovato indizio alcuno di
stinlj pubblici nelle citta dell' Italia Gallica , eccetto die in
Milatio , in Bergamo (i) , e forse in Cremona . Larghissimi
stipendj si davano allora a' professori di scienze e di lette-
re (?) , ed essendo ben poche cpielle citta , che fossero in istato
di reggere a tali spese , tutte V altre doveano mandar altrove
la loro gioventu studiosa .
Ma aggingne forza all' argomento la prossimita di Milano,
Se i nostri cittadini vollero aver le pubbliche scuole , dalle
cjuali poteano far di meno merce della vicinita delle scuole
Milanesi , molto frequentate dagli stranieri , deesi necessaria-
mente conchiudere , clie Bergamo fosse assai colta , ricca , e
popolatissima .
K si rilletta ancoia , non esser verisimile , che il nostro
Pndente, dopo essere stato per parecchi anni stipenJiario delflm-
peratore , volesse cercare d' esser impiegato nelle scuole di
JBergamo^ se non fossero state celebri , e se lo stipendio non
fosse stato vantaggioso ed onorevole .
C A P I T O L O III.
Del recinto antlco delle mura di Bergamo .
NellM,
investigare Y antico stato di una citta , convien ricer-
care ancora qual fosse la sua estensione . Ma io non seguiro
gia 1' esempio di certi autori , che scrivendo la storia d' al-
cune citta , hanno esagerata 1' autica loro ampiezza , addu-
cendo indizj ambigui , e tradizioni volgari . Essi certamente
sa-
(i) Tirabosthi Stor.della Lett. Ital.tom. i.part. 3. lib. 3. §. 3-pag. 37S. Ed. z. di Modena .
(z) Ci narra Svetonio de ltluslr. Grammat. cap. 17. torn. ^. pag. 379. Ed. Burm. che
Verrio Flacco »rammatico, maestro de' nipoti d'Augusto, tirava oi;n'anno cen-
tomila Sescerzj di stipendio } i quali equivalgono a circa due mi la Zecchini. l)e-
gli o:iori , e de! 1 i stipendj grandiosi de' Grammatici psrlano eruditamente il Tira*
jboschi , ed il $evas«i ae' luo^hi acccrnatU
LTBRO TERZO, CAP. IT. 91
sarebbono stati piu circonspetti , se avesser osservato , die Id
citta in que' tempi erano assai men giaudi clie ora non so-
no , e che molta gente abitava in piccol sito .
Ancora i nostii storici asseriscono , che Bergamo gia fossa
inolto atnpia , o girasse parecchi miglia (i) , e le congetture
da essi addotte trassero molti , e ancora me medesimo a se*
guir questa tana opinione . Ma dopo aver osservato , che al-
cune citta delle pin celebri , contenenti centinaia di migliaia
d' abitatori , erano di piccol giro , con piu attento esame ho
ricercato qnal fosse 1' ampiezza di Bergamo , e parmi d" aver
conosciuto assai ckiaro , che solo in questi ultiini secoli siasi
Btesa iuoii dell' anticlie mnra , delle quali ancora rimangono
molti vestigj .
JNeile memorie de' bassi tempi , delle qnali abbondano i
nostri archivj , non si trova indizio alcuno , onde poter veri-
Bimilmente coogetturare , che queila gran parte delia citta t
che impropriamente ora chiamiamo borghi (2) , sia piu antica
dell' nndecimo secolo . La maggior ]>arte del borgo S. Lionar-
do , il quale per 1' ampiezza , pel numero degli ahitanti , e
per altri titoli , pareggia , anzi pure sorpassa moire citta, non
fu compresa nel ricinto se non nel quattordicesimo secolo ; e
non si trova scrittura alcnna , in cui sia nominato qtiesto bor-
go , piu antica del secolo tredicesimo . Prima del miile ctnto
non troviamo aloun indizio no pure dtlla parte settentrionale
di questo borgo , e sarebbe opera perdnta il cercarne qnalche
notizia ne' tempi precede nti , benche moltissime memorie di
que' secoli ci sieno state couservate dalla diligenza de' nostri
maggiori (3) .
Di-
(1) Celesc. P. I. pig. 49. ; Calvi Effem. torn. i. pig. try. Essi cre^cttero die Berga-
mo si est;nles-e sino a Brno, v>l Ja^^io qji idi lontano for<;^ qmtrro miglia .
(») Borgo gignifica raccolto di piu case senza reriuto di, mira . Vocib Crus. v. Borgo.
(j) Li concrale d'Osio, di Colo^nola, e di Cologno furono comprise nel rednto n I
qimtordicesimo secolo . Prima di qu^l tempo tutro il canale del Serio era fuor
delle mura . Ho rivolre in damn molte memorie antiche per trovare il t^mpo
preciso in cui fu cinta di mura I'altra parte del bor!;o S. Lionardo, ed i borghi
di S. Antonio, e di S. To.nmaso ; tutiavila uno stemmadiun Podesta di Brramo,
cde veggiaaio inserito in una tone diriinpctto al Casalino, e Taj j elcvi indizj , mi
93 BERG J MO SOTTO I ROM AMI
Diro altrettattto de' borghi di S. Antonio, e di Pignolo .
il quale nel dodicesimo secolo chiatnavasi borgo di Mugazzo-
ne . E benche i borghi di S. Andrea , di S. Lorenzo , c di
Canale sieno i piu contigui alia citla primitiva, non possiam
dire , che sieno piu aotichi degli altri .
E' cosa osservahde , che il nostro Moise , il quale vivea
sul cominciar del dodicesimo secolo , nel descrivere Bergamo
ed i luoghi adiacenti , non fa menzione alcuna di quest i bor-
ghi ; argomento evidente , che al suo tempo avessero piccola
estcnsione e pochissimi abitatoii (i). S' inganno il Sigonio ere-
deiulo , che Federigo Barbarossa nel 1167. mettesse a fuoco i
borghi . Rigetto quest' opinione il Mura tori (2) , e le nostre
inemorie non fanno alcun cenno di questo fat to .
Ma e da notare soprattutto , che nel la parte piu antica
del borgo S. Lionardo furono cavate di sotterra varie urne se~
poicrali de" tempi dell' Imperio Romano, e che quivi e nel
Pignolo } e presso alia chiesa parroccbiale di S. Grata , si sco-
prirono varj marmi scpolcrali di (pie' secoli ; indizj certi e in--
dubitabili , clie questi luoghi fossero senz* abitazioni . E' cosa
no-
danno motivo di credere che tutre quelle mura fossero costrutre dopo il millc e
cento. La perifer ia della porzione di Bergamo circonscritta ia bastioni^ fianch"' ,
e cortine, e che Fortezza licale si drama, gira ©ggidi due mila s ttec into cin-
quanta passi geometric! coinuniche sono 945-3. e ij : iS piedi Parigini. 11 resto delfe
mur3 all' antica che cingono i borghi cominciando dnl bastione destro dell' Opera
a Corno chiamata di S. Agostino e term i nan lo al bastione di S Giaeomo , gira
duemila novecento venticinque passi geometrici , ossieno 1005-4. e 10: rp piedi Pa-
rigini. Cio risulta dalle osservazioni , e dalla 1'ianta della nostra citta , delineata
con somma diligenza dallo studiosissimo nostro concittadii o ignor Gio. Maironi
a richiesta del dottissimo Sciatore Angclo Queriiii , per rasscgnarla al VenetoSe-
nato . Non sono compresi in questa P'anta i borghi Palazzo, Canale, e S. Caie-
rir.a perche non cinti di mura. Se si eccettuino Milano , f oIogna, Padova c Ve-
rona, nessuna delle citia situate tra L'Appennino, e V A-Ipi si esten ie si ampia-
uiGnte .
(1) Moys. Mutius de Reb. Bergom. Alcunr si sono immaginari che il Fabric'a'-o, il
Pompiliano-, : ' Morgula, d^scritti da Moise, A>ss ro bo ui js.V.a ci ttrv; ira
quest' opinione non ha fondamento slcuno, e sepurvoless mo prestar fede a que-
sto bizzarro porta, non dovremmo dire 9e non ch f ss°r >villaggi di quest) con-
form. Da una carta di quel secolo che si serba hell* \rchivio Vcscovil.e Fasc. Pi
si comprench civ; i! Fabiiciano, era mi luogo della "Valtesse di la dJla Moilc.
(z) Murat, AanaL 1 \C-j.
LIBRO TERZO, CAP. ITT. 9 3
notn , cue i cadaveri , o le loro ceneri , non si riponeano mai
so non fiiori deft' abitato . Ed ora mi son viene opportunamente
d' aver lotto in una sciittura del g 3o. clie no' sec'oli prcce-
< lenti erano molti sepolcri verso la , dove fu edificata la
prima cliiesa cattedrale di S. Alessandro fiiori (Idle mura (i).
Osserva il Muratori , clie molte citta d' Italia nell'nnde-
cinio secolo , dopo esser divenute libere , cominciarono ad in-
rrandire } e tra esse annovera Padova , Verona , Milano, Pa-
▼ia , Cremona , ed altre (2-), tra le qnali e da riporre ancora
Bergamo , la quale , appunto in qnegli anni comincio a sten-
dersi verso il piano .
Con tutto cio non diro , clie prima di quel tempo i luo-
ghi adiaeenti alia citta fossero affatto disabitati , poicbe le me-
ie ilt'il nndecimo secolo fanno menzione delle cappelle di
S. Lorenzo (3) , e di S. Michele al Pozzo (4) ; le qnali erano
forse cliiese battesimali ; ed bo varj motivi di credere , cbe
Y estensione di queste parroccbie fosse molto vasta , e cbe non
contenessero se non abitazioni sparsamente situate , come veg-
riamo in qnella parte della parrocebia di S. Grata , cbe am-
piamente si stende verso occidente ,
Ma per most rare qtial iosse 1' estensione di Bergamo , ba-
sta additare i vestigj deii' antico ricinto , che non e ancora
on-
(1) Tal ui) forse uiiri coi maraviglia che la prima nostra Chiesa cattedrale fosse si-
tuaca t'uori della citta. Ma e da osservare , c'le i Cristiani de' primi secoli co-
strairono moite chiesa cattedrali ne' conform delle citta. Trovlamo che le pri->
me qfriese cactedrali di Brescia, di Veroia > di Loii, di Mtilaaj, i'&rezza, ed
altre molte. erano fuor del reciato. Biemmi Star. zia!n rite rivolta la lo-o divozione. E' cosa nota ,
che la prim nostra Cattedrale , d'edicata a S Alessandro, era situatsdove giaera
stato sepolto qusto celebre mar ire; e la Scoria E;:les : astica ci da notizia di
m:>ite altre basiliche, cosrratte sopra i sepjkri di que' primi campioai della. re*
ligione di Cristo .
(t) Marat. Ant. Ial. Dissert, it.
- Archiv. Cathedr-, x Fuc. \6. Am. 1044.
(4) Jrchiv, £p«c. Fasc. P. Aan. 1075.
9 4 BERGAMO SOTTO I ROMAN!
©nninamente distrutto . Le sue reliquie indicano ad eviden-
za , che quelle mura salivano dalla porta Pinta su pel colle
di S. E'uiemia , e ne comprendeano quella parte , dove ora b
situata la rocca (i) ; poi volgendo verso 1' occidente estivo si
stendeano al portone di S. Lorenzo , e quindi fino all' estre-
inita settentrionale della cittadella (2) , dove facendo angolo
andavano a cignere la sommita del colle della Rena : quindi
piegavano verso il mczzodi , ed erauo t irate per linea retta
lino al palazzo de' Conti Brernbati , poi volgendo verso il le-
vante estivo si stendeano linealmente fino alia porta Pinta (3).
Ho misurato pin volte cosi indigrosso questo chcuito , e
parmi esser certo , che avesse di giro mille cento trenta passi
geometrici , cioe un miglio ed un ottavo in circa. Ora se si
confronti questo ricinto coll' ampiezza delle citta moderne,
patra che Bergamo fosse hen piccola , e taluno forse non vorra
credere cio , che s' e detto dell' anlico suo essere . Ma sicco-
me una mrdesima cosa produce in noi diverse idee secondo la
diversita de' confronti , la suddetra estensione di Bergamo ci
parra grande , se si parragoni con quella deli 1 altre citta di
que' tempi .
Gerusalemme , comprendendo A sera , Sion , e tutto il ri-
manente , non avea pin di due miglia e mezzo di giro (zj.) , e
pur era citta molto celebre per la sua vastita , e [>el numcro
prodigioso de' suoi ahitanti (5) . Bisanzio non girava se non
mille secento tese Paiigine , cioe un miglio e due terzi , e
non
(1) Lungo quel viottolo , per c;ii dalla porra Pinta si sale alia Rocca, su«sisre ancora
una parre delle aatiche mura, in cui si discernono i merli , benche gl* imcrsiizj
sieno murati .
(a) In quello spazio si veggono alcune reliquie dell'antiche mura sotto il Seminario,
e non lungi dalla fontana del Vagino .
(3) Ancora sotto il palazzo, Vertova e rimasta in essere ura lunga tirata di quell' an-
tica cinta , murata in arco j della quale pure veggiatno un rcsto sotto il palazzo
Sozzi . In una scrittura autentica , del principio del
qnella gran citta , che contenea piu milioni d 1 abitanti , non
era di giro se non sei miglia e mezzo (G) . Ognuno sa , che
Verona era una delle principali citta dell' Imperio , e che quivi
di-
(1) D'AnvilFe Mtm. de I' Acad, des Belles Lettrcs torn. 3?. p.ig. 747.
(1) Brodiano lib. 3. cap. 1.
(3) Mem. de I Acad, des Inscript. torn. 1 y. pag. 658.
(4; Nel tempo della mia diraora in Parigi ho piu volte rmstcati la circonferenza di
quell' isola , che certamente non eccedeva 1'accennara misura; ed e d'avvertire ,
che di que' tempi la citta non occupava le parti estreme dell'* isola, poiclie nod
si estendeva ottre la via d'Harlay, ne oltre V Arcivescovado . Mem. de I'Aici.
des Belles Lettres torn. 17. pag. 670., di guisa che pouerr.mo dire che assai mag-
giore fosse la capacita del circuito di Bergamo .
(j) Strab. lib. 3.
(6) Ve^gasi il D' AiiTille Sur I'ctendue de Vancienne Rome P. 1. Mem. de Litterat.
torn. 30. pag. zos- il quile dimosrra ad evidenza, che il circuito di Roma, an-
che al tempo d'Augusto non era piu di seimila cento ottantasette tes*: , oesapede
Parigine, che importano da sei miglia e mezzo. Novectnto quarafltacinqae tese
contiene il nosrro miglio comune d'ltalia, come ha dimostraiO in jf ill Juojjhidell*
me oper; il juddetto .ia.i'.shflo geo^ralu.
/
r 96 BERGAMO SOTTO I ROMANI
dimorarono lungamente varj Impcratori ; e pur voggiamo, che
al tempo di Gailieno la sua cir confer enza non era che di mille
secento passi (1). JMa soprattutto e da osservare , che Mila-
no, la quale , eccetto lloma, era la piu grande , la piti pos-
sente , e la piu popolata citta deil' Impero occidentale (2) ,
non avea clie mille settecento passi di circuito (3) , e pero ec-
cedea solamente di un terzo il circuito di Bergamo .
Sieno assai queste osservaziotii , per tar constare , die Ber-
gamo comparativamente all' altre citta di que' secuii era molto
tiande , e capace di un gran numero d' abitanti . E se il
Gagliardi (4) , il Giorgi (5) , e '1 Volpi (G) avessero meglio esa-
minata questa materia , non avrebbono creduto , che Brescia
era di que' tempi assai piu vasta che ora non e. Senz' avve-
dersene la fanno tre volte maggior di Milano , ed eguale a
Roma .
Ora se dall' antica estensione di Bergamo volessimo de-
sumere ii numero de' suoi abitanti proporzionalmente all'am-
piezza ed alia popolazione di altre. citta , potremmo verisimil-
mente pensare , che ne contenesse piu di sessantamila . Ma se
fosse stata cosi folta di popolo , com' erauo lloma e Gerusa-
lemme , avrebbe certameute contenuto piu di ceutomila abi-
tanti .
Chi non e versato nella cognizione delle cose di que' tempi
difficilmente s' indurra a credere , che tanta gente abitasse in
si piccol sito . iVla gli antichi alloggiavano ben diversamente
da noi . Nun si curavano allora di far pom pa di magniiiehe
abitazioni , ed alle famiglie de' principali cittadini poche stanze
bastavano . Si sa , che Gesare abitava una casetta nella Su-
bur-
(1) Mafjfei Ver. Musi. P. 3. cap. 1.
(a) Ii disse Procopio Lb. 2. cap. 7.
,{3) Se si misu i [3 ciiua di M uio fatta cos'ruire da Mass'miliarjo Erculeo, ed esa:-
tamente djii;i a ;i dai Grazioli De Praecl. Medial, aedif. pig 18. s ve Ira che i-
i3.'pi al Caiull. cann. 66. V. 33.
LIBRO TERZO , CAP. III. 07
burra (i), cil Augusto un'altra simile sul Palatinato (a) . E cosi
Catone , Pompeo , ed altri ricchissirai oittadini Komani (8)1
Donde si pud coraprendere quanto disagiatamente alloggiasso
il minuto popolo , e quanto le case fossero tolte d 1 abitatori .
Si ritletta , che un ghetto di piccolissimo sito contiene molte
miffliaia d* Ebrei .
Ed e da osservare ancora , clie le vie , le quali ocenpano
grande spazio nelle moderoe citta y erano allora anguste mol-
to , e cosi l' estensione delle case era maggiorc a proporzione -
S' aggiunga , clie varj edilizj pubblici erano fuori delle citta f
e spezialmente i templi di Gerere , di Vnlcano , di Bellona,
di Venere , e di M arte (4) .
Soprattutto e da notare , clie le case erano d' altezza smi-
surata , e divise in molti piani (5) , laonde disse Aristide ,
clie se le stanze di Roma fossero slate situate 1' una accosto
all' altra , avrebbono coperta tutta F Italia (6) . E siccome
1' eccedente altezza delle case era cagioue di frequcnti rovine,
Augusto decreto , clie non si potessero innalzare piu di set-
tanta piedi (7) , e cosi , benciie ridotte a piu discreta altez-
za , ancora sorpassavano le moderne case piu elevate .
JNe in Roma solamente , ma eziandio in molte altro citta
erano le case altissime , e .percio Tibullo chiamo torri le casei
N di
(1) Suet. Jul. Caet. cap. 46.
(i) Suet. Octav. Aug. cap. 71.
(3,) Leggansi le eruiite Oss rvazioni del Donato de Vrbe Roma lib. 4. Ancora Pom«
peo abitava una casetta nelle Carine ; ma supiattuttoe da notare, che nopo averla
ingrandita , era ancor si aniiusta che Antonio, entrato in essa , non seppe trovar
luogo dove Poinpeo potesse cenare . Piu tar. Pump. ap. Don.
(4) Vitruv. lib. 1. cap. 7 Giraldi de Diis gentium pag. 399. Veggiamo che ancora i
nonri cittadini avcano cosirutto il tempiodi Vulcano fuori della citta dov' e ora
la chicsa di S. M'chele al Pozzo , come consta da ua marmo , ivi scoperto , che
serbasi nel pjubbli'co Museo.
(5) Tint a est altitudo a-d/jiciorum , tantaque viarum angmtice ut neque adversus
igncm presidium , neque ex minis ullum ulluin in partem tffugium sit. Seneca
( • i'.rov. 9 ' aonde (iiovenale Sat. 6. v. 31 chiamo caligantes le finestre delle
cas3 , poiche la paurosa loro altezza abbagliava gli occhi di chi Yi $i af&c-
ciava.
(6) \ ■ le nel ragioiiainento in lode di Roma . •
(7, Strab. hb. j.
9 3 BERCAMO SOTTO I ROMANI
di Tiro (i) . Tali erano certamente ancora quelle di Berga-
mo , atteso che in molti luoglii , non altrimenti che in Ro-
ma , si e scoperto 1' antico suolo pin braccia sotto la superfi-
cie delle moderne strade ; il che senza dubbio deesi attribuire
alle frequenti rovinc , cagionate dull' altezza sterminata delle
case (2) .
Se dun que si consideri , die gli edifizj pubblici fatti fuor
delle mura , e le vie anguste della citta lasciavano maggior
sito alle case , e che queste erano di parecchi piani , e vi si
alloggiava molto strettamente , non parra incredibile , ch' en-
tro un piccol ricinto si annoverassero tante migliaia d' abitan-
ti , e che Bergamo fosse citta grande per que' tempi , e ca-
pace di numerosissimo popolo .
C A P I T O L O IV.
Deir antlca estcmione, e delle produzloni
del Territorio Berzamasco .
P
er conoscere se una citta fosse opulenta e copiosa d' abi-
tatori , convien ricercare ancora qual fosse 1' ampiezza e la fer-
tihta del suo territorio . Da cio presero argomento Erodia-
no (3) e Libanio (4) per mostrare , che Antiochia e Bisanzio
iossero citta insigni .
Se volessimo esaminare tutta 1' antica corpgrafia Italica ,
troveremmo ben poclie citta ? clie avessero un territorio d esten-
sio-
(i) Tibullo lib. i. eleg. 7. v. 19.
(1) II Lami Ant. Tosc. peg. 173. dictro l'autorita di Beniamino Tutelense crede, che
Pisa contcnesse dieci inila torri, cui egli attribuisce grande antichiia. Abbiam ve-
duto che Tibullo chiamo torri le case di Tiro. Conobbe ancora il Panvinio^ che
quanninque la sua Verona fosse maxima et amplissimn , pur era di gran lunta
piu picciola ch'oggi non e; laonde so^giugne: Mud pmno scituiigmem urles ca
tempestate refertissimas gentibus fuisse quiderrij verum tt domos altissimas ha~
buisse , iia ut angusto admodum loco multa hominum millla coutincrentur . Ant.
Veron. lib. 1. cn\> i».
(3) Erodiano lib. 3. cap. 1.
(4) Libanio Opusc. 1.
LIBRO TERZO, CAP. IV. 99
sione e di riccliezza egnale al Bergamasco . Queslo si stendea
lnolto adentro nelle moutagne lino agli estremi termini dell' Ita-
lia , e comprendea tuttc le floride valli , che sono tra i laghi
d' Jseo e di Como , e parimente quel gran tratto di fertilissi-
ma pianura , clie si stende dall' Ollio all' Adda e verso il Po
lino a Casalbuttano , e che comprende tutto il Cremasco e
gran parte del Cremonese .
Dovremmo dnbitare di qucsti confmi , se ci fossero indi-
cati solamente nelle storie del dodicesimo secolo e del susse-
guente ; atteso clie le citta di qnesta parte d' Italia , cli' erano
divennte libere , bene spesso aveano gnerra 1' una coll' altrp ,
ed i vincitori dilatavano talvolta il lor territorio , occupando
quello de' vinti ; e secondo i varj rivolgimenti di tali vicen-
de , variavano i coniini de' territorj . Ma i sopraccermati ter-
mini del Bergamasco ci sono additati ancora nelle memorie
de' tempi precedent! , in cui i confmi de' territorj erano piu,
stabili (1) , e abbiamo varj motivi di credere , che fossero que-
gli stessi , che circonscriveano qnesto territorio inlino ne' tempi
della Repnbblica , e degl' Impcratori llomani .
In 1111 diploma di Arrigo terzo Re di Germania e d' Ita-
lia, dell'anno 1041- leggiamo , che il contado di Bergamo si
stendea dall' Ollio all' Adda , e dalle interne parti della Val-
tellina lino a Casalbuttano (2) , villaggio distante da Cremo-
na solamente otto miglia . Ma si osservi , che questo di-
ploma si riferisce &d altri simili gia segnati da Carlo Magno ,
e da altri regnanti . Onde pare , che gli accennati coniini non
variassero nel corso di que' secoli ; e Faltre piu antiche memo-
rie non ci danno alcun motivo di dul)itare se tale fosse l'am-
piezza del Bergamasco ancora ne' secoli antecedenti (3) .
Quan-
0) F.ei^gansi le osservazioni del Mura'ori Ant. Ilal. Dissert. 47.
{2) Questo Diploma, che si serba nelP Archivio della Cattedrale e riferlto ancora da
Fra Celest.no part. 2. torn. 1. pag. 420. Da altri Diplomi che quivi si leggono
pag. 458, 464. cor.sta che ancora al tempo di Carlo Magno il Bergamasco era
circonscritto dalli stessi confini .
(3) In darno mi si opporreLbe chene* primi secoli del Cristianesimo le dioc°si si esten-
dessero qLianto i territorj , e che i confini d?lla diocc-si di Bergamo sono piu an-
gusti di queJIi che ei si additano negli accennati Diplomi . Quest* opiuione intomo
ioo BERGAMO S0TT0 I ROM AN I
Quanto all' estremita orientale di questo tcrritorio, si puo
tener per certo , die ne' tempi dell' Imperio Komano , e per
tutti i secoli susscguenti , sia sempre stata terminala dall' 01-
lio e dal lago d' lseo , e da' giogbi , che dividouo la Valca-
monica dalJe nostre valli . Non ricorrerd all' anticbe memorie,
giaccbe non v' ebbe finora chi ne dubitasse . Gli stessi Scrit-
tori Bresciani non banno mai mosso intorno a cio alcun dub-
h\o \ ed ognun vcde , cbe questi sono i termini naturali da
quella parte .
Pare men facile 1' additare gli anticbi eonfmi del Berga-
masco verso occidente . Indubitata cosa e , cbe nel piano per
lnngbissimo tratto era terminato dall' Adda . Fu divisa 1' Ita-
lia in diciasette provincie. al tempo di Costantino , ed allora
s\ dilatarono i confini della \ enezia lino a quel fiume , dal
quale venue ad esser divisa dalla Liguria (i) . Ed cssendo il
Bergamasco la parte piu occidentale della Venezia , e cosa cer-
ta , cb' esso si st.endea fino all' Adda , e cbe da questo fiume
era diviso dal Milanese e dal Lodigiano , cb' erauo deiia Li-
guria .
E bencbe io non sia persuaso y che i confini delle dio-
cesi ecclesiasticbe ne' primi secoli del cristianesimo fossero gli
stes-
all'esrensione de' Vescovadi e stata rigertata da parecchi uoniini dotti ; ed ar.che
J'eruditissimo Giorgi de Ant. Ital. metrop. pag. 184 , osserva chert viris dodis
animadversum eU a Humana Ecclesia in Kpiscopis cost intend is , Imperii Romar.i
politiam non. semper fuisse servatam . II Muratori Ait. Ital. dissert. 69.; ed un
dotto Scrittor Brcsciano Mem. istor. crit. pig. %\6. , osservano the varje cagiuni
concorsero a cangiare i confini di alcune diocesi , e ce ne additano gli esc-mpj ncii?
memorie degli oscuri secoli .
(1) Che ncl dividersi 1' Italia in diciasette provincie si estendesse la Venezia sino all' Ad-
da , il sappiamo da Paolo Diacono che trasse questa noriz : a da antichi annali. E
ne rende indubitabile testimonianza una colonna di marmo , dedicata da' popoli
della Venezia agf Imperatori Valente e Valentiniano , che gia fu scoperta in Ver-
dello, villaggio del Bergamasco, poco discosto dall' Adda , e che era veggiamo
colloc£ta nel pubblico Museo .
D. F[A.
VALENTINIANO
ET FLA. VALENTI.
DEVN1S FRA RIBUS
ET SEMPER AVGVSTIS
DEVOTA VENETTA
CONLOCAV1T.
L1BR0 TERZO, CAP. IV. 101
stcssi clie quelli de' territorj civili ; non lascero d' avvertire ,
che la diocesi di Mi Ian nel settinio secolo non erasi ancora
stosa di qua dalf Adda (i) . E sovvenga al lcggitore, che an-
cora ne' tempi delle Repnbbliche Galliche qnesto medesirao
iiume era confine tra' Genomani e gf Jnsnbri .
Ma i termini occidental! del Bergamasco tra le montagne
paiono men certi , essendo stato smembrato piu volte da quella
parte . Pur tuttavia possiamo tener per certo , che conlinasse
col la^o di Como dall' una all' altra estremita . Dopo V accen-
nata divisione Costantiuiana ll Lodigiano , il Milanese , ed il
Comasco erano della Liguiia ; il Bergamasco dclla Venezia .
Veggiamo nelf antica geogralia , che i territorj e spezialmente
le provincie erano couiinate da termini naturali , cioe fiumi,
laghi , o giogaie continuate di monti (2) . Dunque dobbiara
credere , che la Venezia si stendesse lino alio spiagge orien-
tali del la^o di Como , non essendovi altro termine naturale ,
pveciso , ed invariabile , onde divide re la Venezia dalla Ligu-
ria (3) , e per conseguenza deesi necessariamente concedere ,
che le stesse spiagge dividessero il nostro territorio , cli' era
Vencto , da quehi di Como e di Milano , cli' erano della Li-
guria .
Ancora il celebre Lazzarini senza punto esitare assegno
alia Venezia lo stesso confine , e cosi venne a dire implicita-
mente , che fin cola si stendesse il Bergamasco (4) •
E' cosa degna di rillessione , che tra i" infinite merao-
rie concernenti la storia Milanese de' bassi secoli , raccolte
con accuratissima diligenza dall' illustre Co. Giulini , non si
trova pur un miniino indizio , che Y accennata iiviera orien-
de del lago di Como fosse soggetla a Milano prima dell' un-
de-
(1) Ferrari Anliqu.it. Insubr. prig. aS8.
(2; Sappiamo da iicjlo Flacco c!ie territorio. inter civitates alia fluminilus finiuntur ,
alii summis moutium jusis , ac divertigiis aqua nun . pig. 24. El. Goes.
(3) Le montagne che ora dividono il Bergamasco dalla Valsassina e dal territorio ii
Lecco, no,i formano una giogaia continuata, e tale da potersi stabilir per confine
preciso, evidente, ed invariabile tra due territorj, non che tra due provincie,
(4) Lazzarini Mem. is tor. crit. p:g. 113.
loa BERGAMO S0TT0 T ROMAN I
decimo secolo . E in alcune anticliissime scritture , clic si
serbano ncll' arcliivio della nostra eliiesa cattcdiale , e die ver-
lanno in luce dottamente illustrate dall eruditissimo Sig. Ca-
nonico Mario Lupi , abbiamo non leggieri indizj , che ne*
tempi anteriori a quel secolo quella riviera lusse del Berga-
masco (i) .
Ed e pur da osservare , die l'accennate spiagge sono quasi
ad eguali distanze da Bergamo e da Como, e die ne la geo-
g;raha , ne le storie de' tempi antecedenti alia divisione Co-
stantiniana , non ci danno alcun motivo didubitare, se quivi
confinassero i territorj di qneste citta ancora ne' primi secoli
dell' Imperio Romano . E si rifletta finalmente , che ancora ii
lago d' Iseo era termine tra il Bergamasco ed il Bresciano , e
cosi il lago di Garda tra il Bresciano ed il Veronese .
Ma era assai maggiore 1' ampiezza del nostro territorio da
mezzodi a tramontana . Da questa parte ancora oggidi si stende
inlino alia sommita de' monti, che soprastanno alia Valtelbna ,
lontani dalla citta ben due giornate . Gia vedemmo , die nelle
memorie de' bassi tempi ci si addita il conbne nelie interne
parti di quella valle (2) . Ma se vorremo attentamente esami-
nare la corografia alpiua de' tempi della Repubblica e deli' Im-
perio Komano , vedrerno , die il Bergamasco comprendea la
maggior parte della Valtellina , e si stendea fino alia sommita
de' piu alti gioghi dell' Alpi , che sono i termini natural i
dell' Italia .
Al-
(1) Veggiarno nella Corografia Milanese del Co. Giulini che quasi t tta la riviera orien-
tal j del lago di Como era compresa nel Contado di Lecco ; ma egli non potrebbe
additarci nell'accennate sue memorie indizio alcuno onde mostrare che questo Con-
tado fosse del distretto di Milano prima dell' undecimo secolo. Consta dagli a itl-
chi Statuti di Bergamo , scritti al tempo di Giovanni Re di Boemia, che quattro-
cento cinquant'aimi fa la Valsassina era del Bergamasco. Scrissero Mario Muzzi
Istor. sacr. , ed il Qua Irio Mem. Vallell. che ne' tempi aiuccedenti ancora Lecco
era del territorio di Bergamo, ma non adducendone le prove , rimetto il leggitore
al giulizioso ilhistratore deiraccennate scritture.
(») N •' Diplomi sopraccennati non si prefiggono i termini del Bergamasco a' confini
della Valtellina, ma ptu okre ciok entro la valle medesima : in valle qua; di~
C'tur Telllna.
LIBRO TERZO , CAP. IV. 10S
Alcuni Scrittori interpretando a lor modo nn passo di
Strabonc , escludono la Valtellina dall' Italia , attribuendola
alia Rezia . Io non disputero contro le loro interpretazioni ,
poicbe non veggo, die sia da far gran conto dell' autorita di
Strabone , dove si tratti della corografia alpina . Qnesto cele-
bre eco^rafo non fu seinpre esatto nelle sue descrizioni , e per
lo piii accenna confusamente i luoghi , senz' additarceli con
precisione geogratica . Egli era spezialmente intento ad erudire
e dilettare i leggitori con varie notizie storiche , delle quali
lia versata gran copia nella sua Geografia . Ed osservano alcuni
critici , clie Strabone , non essendo astronomo , ne matemati-
co , molte volte non attinse il vero senso de' testi , donde
trasse le notizie per compilare la sua grand' opera (1) .
Egli eno bene spesso nel descrivere la Germania (a) , e
le regioni alpine ; e stranarnente confuse i popoli della Rezia,
e de' paesi confinanti . Ma soprattutto e da notaie la sua in-
costanza , della quale troveremo alcuni esempj senza uscire di
queste montagne . Die' egli , clie i Vennoni abitavano all© ra-
clioi delf Alpi al di sopra di Como , e di poi gli annovera
tra' popoli della Vindelicia , provincia confinante al Danu-
bio (3) . Ci nana altresi , die i Reti ed altre nazioni abita-
vano F Alpi , clie da' contorni di Como si stendono verso
I' oriente ; poi volendo accennare i popoli , die abitavano Y al-
tra parte dell' Alpi , noraina i Leponzj , e con inescusabil er-
rore ancora i Tridentini ; ed in progresso , parlando nuova-
mente de' Reti , annovera tra essi ancora i Leponzj . 11 Clu-
vero , benche lodi Strabone sopra tutti gli anticbi geografi 5
si
(i) ,, Comme Stralcn n'eroit ni astronome , nj marhematicien , il copioit les escrivains
,, le plus souvent sans les entendre. ,, Cos! scrisse il cel.Frcret Memoir, de I'Aca-
dem. des Inscript. torn. 14. pag. jio. Ed un altro di quegl' illustri accademici
osserva che Strabone „ voyagea comme nos auteurs des Voyages, qui sacrifient
„ la precision giographkjiie a des descriptions plus amusantes. :1 etoit si eloigne
,, des justes notions de la vraie Geographic qu' i! reprochoit a Eratosthene de
,, l'avoir traitee mathematiquement ,, . M. de la Nauze Mem. dc VAcad. des i/i~-
script torn. 16. peg. ny.
Qi) Ved. il Conrigia Thcs. Rerumpuhl. torn. 1. pig. 17.
(3) Smb. lib. 4. pig. 713. e seg. Ed. Amst. 1707.
104 BERGAMO SOTTO I ROM ANT
si maraviglia della sua incostanza , c sclarna : rnira sane unlus
cjusdemqnc mentis variatio (i). E vuole , che qualora si tratti
dell' antica Hezia si debba prelerire 1' autorita di Plinio .
Qucsti , dopo aver detio , die i Reti teonero gran tratto
di paese di la da' gioghi dell' Alpi , soggiugne : verso deinde
Jtaliam pectore Alpium , Latini juris Euganae pentes , quarum
oppida XXXIV. enumcrat Cato (i>) . Durique a gioghi dell' Alpi
divideauo i Reti dagli Euganei ; e per couseguenza dobbiam
dire , cbe questa nazione tenesse la Valtelliua ed altre valli
adiacenti , e che tutto quel tratto dee esser compreso nell' an-
tica corografia Italica (3) .
Da Plinio non discorda Tolomeo, il quale assegna gli stessi
limiti all' Italia . Benche questo geogralo abbia data molta
materia alia moderna critica , pure ci ba lasciate varie noli-
zie , che nou si trovano ne' libri degli altii antichi autori(4).
Ancora nel descviver la Rezia , e le provincie ad essa conti-
nanti , nomina varj popoli , e accenna moite citta, di cui gli
altii geografi non lanno menziorie alcuna . Egli scrisse (Uni-
que, esser termine dell' Italia ii inonte Adula (5), cioe quell' alt a
giogaia , die dal n\onte S. Gottardo si stende verso il monte
Speluga , e cbe ognuno sa , esser una continuazione di que'
gioghi , che dividono la Rezia dalla Valtellina (G) .
E similmente Yellejo , cbe avea lungamente militato
nelle guerre di Germania , ed avea phi volte varcato queste
montagne , scrisse , che summa Alp'uun juga finem Italian
terminant (7). An-
(1) Cluvero Ital. Anil], lib. i. cap. 17. Leggansi le osservazioni di questo Oeografo
supra g!i accennati passi di Snabone ,, dove scrive che sails aperte ac fade site
ab ipso Siiabone , sive ah excriptore ejus erratum.
(1) Plin. lib. 3. cap. 10.
(3) Varj celebri iilasuatori della Oeografia antica assegnano concordemente agli E
nei la Valtellina^ e.l altre valli a.liacenti . Clmrcr. lial. Juliq. lib. 1. cap. ij.,
Br '•• t. Farall. geogr. P. 2. lib. j.
(4) Veg<:ansi le Memorie dell' Accademia Letteraria di Parigi torn. 31. pag. 16 4.
(j) Tolom. lib i. cap. n. lib. 3. cap. 1.
(6) Veggasi lo Tuscudo De pi isca ac vera Alpina Retia cap. 31.
(7) Veil. latere, lib. 1. cap. 109. Da questo luogo di Vclit-jo si comprande cheicon-
fini d' Italia si steadcano fino a' piualti gioghi dell' Alpi j che sor^onoualaspruch
c Bressuione.
LIBRO TERZO, CAP. IV. io5
Ancora nella divisione Gostantiniana i commessarj Romani
si attennero a questi limiti naturali tra 1' Italia e la Rezia .
Claudiano, descrivendo il viaggio.di Stilicone condncente l'eser-
cito Romano pel lago di Gomo e per F Alpi, disse, clie que-
gl' tnaccessibili gioglii , varcati a grande stento da qnesto ca-
pitano , iliviileano la Rezia dalT Italia (i) .
Ma iion accade, cli' io m' ocenpi piii lungamcnte intorno
a qnesto dubbie , poiche il Cluvero dopo avcrlo eliiarito con
lunga ed erndita discussione , delineo la carta dell' antica Re-
zia , e trasse i pnnti indicant! i snoi confini in sulle sommita
delle montagne , clie dividono 1' Engadina dalla Valtellina ,
compiendendo quest a nell' Italia, quella nella Rezia. E dove
tratta degli Enganei , nazione Jtalica , dimostra, clie tennero
la Valtellina , ed altre valli adiacenti , e cli' erano divisi da'
Reti Alpium summis jugis , e clie ad summit ates usque Alpium
Italiae fines pcrtinueruiit (2) . Ancora il dottissimo Cellario ci
addita gli antichi confini d' Italia in su i vertici piu eminent!
di quelle montagne (3) .
E poiche Plinio ci narra , clie i Romani ampliarono i ter-
ritorj di alenni municipj , aggingnendovi i cantoni de' conii-
nanti Enganei _, dobbiam credere , clie si dilattasse ancora il
Bergamasco , e comprendesse quella gran parte della Valtelli-
na , clie da' contorni di Tirano si stende sino al lago di Co-
mo (4) ,
Ma odasi un argomento a§sai pin chiaro . Chi detto la
celeb re iscrizione del trofeo dell' Alpi riferita da Plinio , no-
mind da qnarantaquattro popoli alpini sottomessi da' Roma-
ni , e Plinio ci avverti , essersi omessi tutti quelli , clie per
O la
(1) Sei Litus Hesperiae quo Rhetia jungitur orae
Praeruptis fcrit astra jugis, pandit qne tremendam
Fix a?state viam .
Gaul. De Bcil. Getic. v. 340. E' cosa evidente che in q.iestoluogo il Poeta de«i
scrive il passo del Monte Spsluga.
(1) Cluv. Ital. Ant. lib. 1. cap. 16.
(?) Cellar. Not. Orb. ant. lib. i. cap. 9. §. z.
(4) Cluv. /; :!. Ant. p0g ( 149.
io6 BERGAMO SOTTO I ROMANI
la legge Pompea gia crano stati aggregate a' vicini munici-
pj (i) . Ora si osservi , che nessuno de' popoli nominati in
quel marmo si pud attribuire alia Valtellina . Deesi dunque
liecessariamente conchiudere , ©he que' valligiani fossero di
quelle geuti , clie per la suddetta legge furono sottoposte alia
giuridizione de' vicini municipj , e che per conseguenza 1' ac-
cennata parte di quella floridissima valle venisse ad esser com-
presa nel Bergamasco , clie ad essa confinava pel tratto di
trcnta in quaranta miglia .
Non si dia orecchio ad alcuni , i quali ingannati da un
oscuro passo di Stralione , che pud intendersi variamente , dis-
sero , clie gli antichi abitatori di quella valle erano i Venno-
ni , senza riflettere , clie Strabone medesimo in altro luogo
gli annovera tn' popoli della Vindelicia . Oltredicbe Tolomeo
e Plinio , i quali , siccome osservammo, deono preferirsi a Stra-
bone , qualora si tratti della corograha alpina, affermano , che
i Vennoni abitarono la nell' interne parti della Rezia , ne'
contorni dell' alto Reno (a) .
Non lascian luogo a dubitare dell' accennata estensione
del Bergamasco due passi di Plinio , a' quali non ban posto
mente ne il Cluvero , ne il Cellario , ne gli altri ScritLori
d' antica geografia . In Siphno lapis est , qui cavatur , torna-
turque in vasa coquendis cibis utilia , vel ad esculentorum usus,
quod in Comensi Italiae lapide viridi accidere scimus (3) . E'
cosa nota , clie queste pietre da laveggi si cavano dalle mon-
tagne di Piuro al di sopra di Chiavenna ; donde consta chia-
ramente , che le vaJli di que' contorni , benche lontanissime
da Coino , fossero del suo distretto , e che questo si stendesse
fino agl' accennati gioghi dell' Alpi , che divideano Y Italia
dalla Rezia . Laonde non parra strano , che ancora il distretto
di Bergamo comprendesse la Valtellina , che da questa citta
non
(i) Plin. lib. 3. cap. 20.
(z) Tolom. lib. i. cap. n. Plin. loc. cit.
(3) Plin. lib. 3- (3),
e il luogo dov' era sitnato , ha serbato finora il nome d' are-
na
(1) Ferrar. De Glndiat., Lipsio De Amphitheatris .
(z) Maffei Degll Anfiteatti lib. i cap. 3. Gli anfiteatri di pietra erano cosa rara, sic-
come osserva anche il Grazioii De ant. Mcdiol. aedif. p-.
(a) Ricorre egli al!a Storia Ecclesiastica , e ci nana che i SS. Fermoe, Rustico , prigioni
in Milano, furono da Anolino , che passar dovca nella Venezia , condotti in Vero-
na, dove li fece lacerare nell' anficeatro, e crede di poter quindi arguire che non
fosse anfkeatro ne i:i Bergamo , ne in Brescia . Presc'ndcro dalla nuliita di quests
illaziane, giacche il dire, che fossero lacerati nell' aniiteatro e un' evidente neenzo-
gna . Egli londa questa sua lalsa asserzione su gli atti diquesti Santi ch'egli me-
d'simo ha pubblicati . Ma in essi non si fa menzione alcuna deli'"anfiteatro ^ anzi
vi si Leage, che furono lacerati entro la citta, siccome nanasi ancora nella Verona
Illustr.P, 1. lib. 7., ed il Maffei coafesSa, che l'anficeatro era fuori delle mura.
An fit. lib, 1. cap. 13.
-.; ':.->.-■ '.•.. lib. j. cap. J.
u4 BERGAMO SOTTO I ROM AN I
Scrive il MaflTci , non scnza ragione , clie il costruire un
anfiteatro stabile non dipendea solamente dalla ricchezza della
citta , ma ancora dal trovarsi nel suo distretto cave di pietra
o di marmo (i) . Ora si osservi , clie non v' ebbe forse altra
citta , eccetto clie Bergamo , cui la natura somministrasse le
pietre entro il suo ricinto , e quasi nel luogo medesimo , dove
aveasi a costruire tal edilizio . Ognuno vede , clie le nuove for-
tihcazioni in molti luogbi sono fondate in su i massi , e clie
abbiamo aleune cave entro alia citta medesima , le quali an*
che oggidi somministrano gran quantita di pietre alle moderne
fabbriehe .
Dunque si pote costruire in Bergamo un ampio e magni-
fico anfiteatro , senza far venir di lontano con grandissimo di-
spendio la quantita sterminata di materiali ? clie s'impiegavano
in fabbricare que' superbi edifizj .
E attesa la numerosa popolazionc di questa citta , e del
suo territorio , convien credere , chc 1' anfiteatro fosse ampio
e capacissimo . E si comprende per molti indizj , elf esso era
di nobile struttura , ed ornato di marmi , de' quali abbonda
il distretto .
Nell' anfiteatro di Nimes , di cui gran parte ancora sus-
siste , si veggono due mezzi tori sostenenti un arcbitrave a
guisa di mensole . Ora e da notare , clie nel luogo medesi-
mo , dov' era situato il nostro anfiteatro , si sono scoperti tie
mezzi tori di marmo ? clie si conosce > essere stati messi in
opera a sostenere quaiclie architrave , o altro membro d' ar-
cbitettura (a) . Ed e verisimile , che molti altri marmi di que-
«ta fatta rirnangano tuttavia cola sepolti , oltre quelli , che
fu-
(i) Maffei Anfit. lib. i. cap. 10.
(») Due di essi si veggono inseriti ne* due angoli occidentali del palazzo Je' Marches'!
Solza innalzato presso 1' anfiteatro ; l'altro c collocato nel pubblico musco . I no-
bili bassi rilievi che si veggono scolpiti in sui lati di quelle mensole dimostrano
esser fattura de' migliori tempi dell' lmperio . Che il ricinto esterno dell'enfitea-
tro fosse di maniera Toscana , si puo comprendere da due pezzi di marmo., che
sono parti di un architrave di quest' ordine , 1' uno de' quali e inscrito appie dell'
accennato muro de' March esi Solza, l'altro che quindi poco distance a^servai piu
LIBRO TERZO , CAP. V. u5
furono guasti , o ridotti ad altro us©, ovvcro gettati ne* fon-
damenti tlellc moderne fabbriche .
Pressocbe tutti gli anfiteatri erano fuori delle citta , ma
quelli di Nimes (i), di Bergamo , e forse ancora qnello di
Milan o (2) , erano entro il ricinto ; ed i Bergamascbi ebbero
nn efficace inotivo di costruirlo in quel lnogo . L'antiche mura
della citta soprastavano in ogni parte allc ripidi pendici del
colle , e non era possibile , cbe gli assedianti vi accostassero
le macchine , se non verso I'angolo settentrionale , dove il colle
stendea il dorso fnor del ricinto . Quivi dun que fabbricarono
V anfiteatro , per render forte la citta ancora da quella par-
te , dove man cava il vantaggio del sito ; e questo fu il motivo
di farvi ancora la cittadella, cbe fu poi distrutta allora cbe
si costrnirono le nuove mura .
Si legge , cbe gli anticbi soleano talvolta munire i prin-
cipali edilizj, e spezialmente i teatri , e gli anfiteatri , percioc-
che quelle robust e moli poteano lungamente reggere agli sforzi
de' nimici . Cesare assediato in Alessandria voile abitare vicino
al teatro , cbe reputavasi atto a resistere quanto una rocca : hoc
tract u oppidi crat thcatrum conjunctum domui P quod arcis locum
tenebat (3) . Nana Procopio , die 1' anfiteatro di Spoleti fu
munito di presidio al tempo di Giustiniano (4) • Ne' secoli
sussegnenti furono similmente guerniti ancora gli anfiteatri di
Treviri (5) e di Verona (6) . E Carlo Martello , per levare tale
clilesa al popolo tnmultuante diJNimes, exuri jussit arenas ap-
tas pracsidio perjldlae populi : ma cbi ebbe tal commissione in-
dar-
volte nelia mia adolescents, V ho cercato in darno in quesci ultimi tempi . Erano
d' online Toscano ancora i ricinti degli Anfiteatri diNimes, d' Aries , di Verona,
e d'alcuni altri accennati dal Maffei Anfit. lib. z. cap. i 3., AatiquU. Gallics
epist. i 3 .
(1) Maffei loc. cit.
(1) Grazioli de Prcecl. lilediol. aedif. cap. n.
(3) Cesare de Belio Civili lib. 3. cap. in,
(4) Procopio Got. lib. 3. cap. 13.
(j) Aimonlo h',. 3. cap. 1.
('■) Maffei Anfit lib. 1. cap. ij. dove osserva, chest fece lo stesso uso ancora dell' A »•
fiteatro di Capua .
nG BERGAMO SOTTO I ROMAN I
darno tcnto con legne accesc di abbruciar quell' anfiteatro tutto
di pietra (f) .
E' nolo ad ognuno , cite ill i no mini di que' tempi dilet-
tavansi somraamente in veder gli spettacoli , e soprattutto i
combattimenti de' gladiatori e delle here . Gia osservammo ,
clie nelle citta dell' Impcro gli eletti al supremo magistrato ,
e ad alcune altre dignita civili o sacerdotali , doveano dar tali
feste al popolo ; e che nelle citta copiose d' abitanti , e ric-
cbe , gli spettacoli soleano essere splendidi molto e sontuo-
si (a) .
Non e da dnbitare se vi combat tessero ancora i gladia-
tori . Che questi orrendi spettacoli si dessero non solamente
in Roma , ma in molte altre citta, il dimostrano parecclii mo-
derni Scrittori , adducendo varie iscrizioni di que' secoli . Si
vedeano combattimenti di gladiatori in Siviglia (3) , in Na-
poli (4) , in Bologna (5) , in Verona (f>) , ed anche in altre
citta meno eelebri , cioe in Pesaro (8) , in Firenze , in Po-
lenza (7) , ed in varie altre . Ed e pur molto probabile , che
piu frequenti e pin solenni fossero gli spettacoli in quelle cit-
ta , che aveano anliteatri stabili , come Capua, Verona, Mi-
lano , Bergamo , Nimes , ed altre di sopra nominate (9) .
Quanto aile cacce dclle beslie , io non credo gia , che
qua si vedessero leoni, e pantere , se non di rado , bensi la-
pi ? orsi , cinghiali ? tori , lepri , e cervi , bestie atte ad in-
ter—
(1) Maffei Antiq. Gall, epist. 23.
{■l) Degli spettacoli che soleano dare al popolo nelle citta dell' Imperio gli eletti a;
supremo magistrato., ed alle altre cariche givili, e sacerdotali , ci danno varie no-
tizie il Noris, Cenotaph. Ptsan. , il Muratori Thes. inscripl. pag. 616, 3. 1031, 5.
2.019, 4., ed il Guthier de Jure Pontif. lib. 3. cap. io.
(3) Leggasi la lettera di Asinio a Cicerone, Fam. lib. 10.
(4) Muratori Thes. Inscript. pag. 1019., 4.
(y) Tacito Hist. lib. 2. cap. 67.
(6) Plinio lib. 6. epist. 34. Si comprende da quest* pistola c'-,e si davano al popolo gli
spettacoli de' gladiatori , e delle fiere , spezialmente nt' i'unerah de' ciuadini rag-
guardevoli .
(7) Murat. Thes. Inscript. pag. 11 11, t.
(8) Ottone de Colon, pag. 370, 374.
(9) Maffei Anfit. lib. i. c ip. tj.
LIBRO TERZO, CAP. V. n 7
tcrtenere piacevolmente il popolo , e clie poteano aversi senza
troppo dispendio (i) .
GY Italiani , sopra tutti gli altri popoli dell' Inipcro , fb-
rono dediti a tali divertimenti , fiuche depressi da' Longobar-
di , c cangiata condizione , dovettero curavsi d' altro che di
passatempi . E stante die que' barbari fossero intenti sola
agli esercizj militari , e non curanti di spettacoli , cessarono
questi del tutto , e per conseguenza gli anfiteatri lasciati in
abbandono andarono in rovina ,
Tnttavia questi edifizj era no tanto massieci , e di talc
struttura, che quautunque fossero trasandati avrebbono potuto
ere alia foiza del tempo per molte centinaia d' anni : ma
gli uomini de' secbli barbari andarono distruggendoli , per va-
i de' materiali in riparar e eostrnir fortificazioni , ed altre
opere pubbliche o private . In Catania colle pietre di qneH'an-
fiteatro si ripararono le mura al tempo di Teodorico (a) , c
da quello di Nimes si trassero molti materiali per costruir
torri e case (3) . Cosi lo stupendo anfiteatro di Roma, detto
il colossco , somministro in varj tempi quantita infinita di
]>ietre tiburtine a molte fabbriebe . Aneora quello di Verona
ill in parte diroccato , per averne pietre da fabbricar torri ed
altre fortificazioni (/(.) . E similmente il nostro anfiteatro fu
interamente rovinato , parte (Jail' accennato terremoto , parte
da' cittadini ? che piu volte dovettero riparare e riedihear Je
mura . battute spezialmente la vicino all' anfiteatro in varj as-
sedj (5) , che la citta ebbe a sostenere in que' secoli .
Dis-
(i) Yeggasi , sulla varieta delle bestie intrcHlocte in quegli spettacoli, l'erudita disser-
tazione del Guavezzi , laser ita nel venteshno volume degli Opuscoli Scientirici .
(i) Cassiodoro Far. lib. 3. ep:st. 49.
(3) Maffei Antiq. Gall. ep. 13.
(4) Maffei An fit. lib. 1. cap. 11., Ver. Illustr. P. 1. lib. 9.
(5) Se si leggano attentamente gli Annali Larabeciatii , P.er. Ilal. Script, torn. 1. P.x,
col. iro. si comprende che Arnolfo Re di Germania, avendo assediata Bergamo
nell'894. fece la breccia nell* accennato luogo, dove stendendosi il dorso del colle-
faor della cinta, gli asselianti poteano fadlmciue accostarvi le macchine. E pos-
siamo tener per certo che aneora negli assedj del rfoo. e del 702. fosse tattuta.
Hi quella parte. Le ripide pendici del colle, in sul quale e situata l'antica cir~
..;e la Qga'i altro luogo tropno rJHRcile l'accesso a^li assedianti ..
u8 BERGAMO SOTTO I ROMANI
Dissi esser molto probabile , die in Bergamo fosse ancora
il Gampidoglio . A chi non e troppo versato ndle memorie di
que' secoli parra quest' opinionc un paradosso , e talnno forse
1' avra scartata con risa . Ma non saranno alieni dall' appro-
varla qnegli eruditi leggitori , i quali sanno , cli' ebbero il cam-
pidoglio Capua (i) , Benevento (2), Nola (3), Firenze (4),
Ravenna (5), Milano (6), Cartagine (7) , Tolosa , Narbona (8),
Nimes , Augusta, Colonia , Treviri (9), c varic altre (10).
Le citta dell' Impero ambivano di rassomigliarsi a Roma ,
non solamente nel govern o politico , ma ancora ne' nomi de'
magistrati , e de' pubblici edifizj j laonde moite di quelle cit-
ta , die aveano la rocca, soleano chiamarla Campidoglio . Potrei
allegare molti passi d' antichi Scrittori , da' quali risulta , die
arx e Capitolium erano voei siuonime . Ea voce omnes arces pro-
miscue appcllatae , scrisse ancora il dotto Casaubono (ij) .
Ma
(1) Ab'oiamo notizia del Campidoglio di Capua da Svetonio Calig. cap. 5-7. E pari-
meiui da Silvio IcaUco lib. 11. v. 167. Veggansi le sposizioni del Drachenborc'i ,
e del Dansquio , modern i scoliasti di questo pocta .
(2) Del Campidoglio di Eenevento fa menzione Svetonio De lllustr. Grammat. cap. 9.
(3) Everardo Ottone de Aedil. colon, cap. 9.
(+) Par'.ano del Campidogl'O di Firenze il Malespini , cap. 19. 21. 27., Gio. Villa ii
(Yon. lib. 1. cap. 3S. , ed il Lami Ant. Tosc. pag. <5S.
(j) Ci da notizia del Campidoglio di Ravenna Agnello, scrittor del nono secolo,
Rcr. Ital. Script, torn 2.
(6) Del Campidoglio di Milano fanno menzione il Velsero^ Rer. Findelic. lib. 5.; il
Torre de Diis Aquilejcns ; 1' Ottone de Aedil. colon. pag. 31 1. } V Ughelli Ital. so r.
torn. 4. peg. 201.
(7) Aceenna il Campidoglio di Cartagine S. Cipriano, nella pistola cinquantesima quin-
ta . Leggansi I'erudite osservazioni del Baluzio sopra quel passo . '
(8) Nomina i Campidoglj di Tolosa, e di Narbona Sidonio Apollinare, Carm. 23. , ct
Sapph. epist. ult.
(9) I/Ottone de Aedil. colon, pag. toi. accennando i Campidoglj della Gallia, e d' al-
tre provincie oltratnontane , nomina ancora quelli di Nimes , di Colonia , e di Tre-
' viri , de' quali abbiam notizia in varie antichissime memorie , allegate da! Du-
Cange, v. Capitolium.
(10) Che Verona avesse il Campidoglio, lo asserisce con ragionevoli fondamenti il Mfcf-
fei Mus. Veron. pag. 107. , Feron. illustr. lib. 6. Fanno menzione del Campido-
glio di Aquileja memorie antichissime, scritte mille anni fa, siccome osserva il
Torre de Diis Aquil. Ancora in Autun era il Campidoglio, e n' abbiaino not'zia c!a
Eutnenio Oiat. pro instaur. scholis cap. 9. 1 Campidoglj di varie altre citta ac-
cenna il Du-Cange loc. cit.
(11) Casaub. ad Svet. Calig. cap. 57. Ptrcio S. Girolamo in Isaiam lib. i.eap. 14. par-
Jando di Babilonia disse : Arx autcm , idesl Capitolium illius urbis , est tunis oedi
LIBRO TERZO , CAP. V. 119
Ma tal nome si diedc spezialmente a quelle rocclie o cit-
tadelle , elf erano situate sopra qualche altura : quamlibet , disse
ii Barzio , quamlibet edltam arcem Capitolium dicebant (1) , c
riflette il Maffei , die ob quandam cum Romano similitudinem
magnified Capitolii denominations utcbantur (a) . Dunque s' io
mostrero , essere stata di que' tempi nella nostra citta una
rocca situata sopra un elevatissimo colle , potro ragionevol-
mente dire , che si chiamasse Campidoglio ; e non so vedere ,
che mi si possa opporre alcun dubbio .
Intendo di additare il colle di S. Eufemia , il qual es-
sendo assai rilevato ed il piu ripido de' quattro colli , che sono
cut jo T antico ricinto , poteasi agevolmente munire , c render
inespugnabile . La rocca , che quivi sii ancora sussiste , fu co-
strutta nel i33j. per ordine di Giovanni Re di Boemia . Ma
consta dalle memorie do' sccoli antecedenti , che nel medesi-
mo Inogo era iin' altra rocca (3) , edificata lino no' tempi
dell' Imperio Romano .
Anche oggidi si vede un residuo di quell' antichissima
rocca , la cui struttura , e le grosse pietre , ond' era niurata ,
indicano antichita. rimotissima (4) , e chi ben disccrne la co-
noscera fattura di que' prischi secoli , in cui F arte seppe pro-
durre tanti stupendi ediiizj , che lianno potuto reggere finora
al-
ficata post diluvium. E similmentc Lat'tanzio , e gli altri scoliasti di Stazio y
Tlieb. lib. 4. v. 1 3<$. cbiamano Capitolium la rocca di Atene.
(1) Barth. ad Stat, llieb. lib. 4. v. 136.
(i) Matfii , Mus. Vcron. pig. 107.
(3) In ono Stromento che si serba nell' archivio delta Misericordia , fasric.I. in strum.
vet. rogato 1' ultimo giorno d'Agosto del n8r. leggiamo: In civitate Per garni
juxta Castrum S. Euphemia? .
(4) Nella cinca della rocca verso Toccidente veggiamo esser compresa parte di uu
muro antichissimo, che ben si discerne esser un resto di quella primitiva rocca,
di cui si fa menzione nel sopraccennato Stromento del nSi. Chi ha osservata la
struttura degli antichi muri che cigneano il Campidoglio Romano, ed atcune citta
d' Italia, che sappiamo esser costrutti ne' tempi della Repubblica, e dell' Impe-
rio Romano, terra per certo che l'accennata parte del muro della nostra rocca
sia fattura di que' sccoli. Visitai quella rocca insieme coll'erudito Signor Come
Giovanbattista Vertova , e col dotto Signor Abate Ceroni , e dopo tnaturo esame ,
riconosceramo I'alta antichita di quel muro, ed approvammo senz'aicun dabble*
Paplaioae prop osta.
i2o BERGAMO S0TT0 I ROMANI
alia forza del tempo, e clie si arnmirano ancora in questo sc-
colo iioritissimo d' ingegni e d'arti.
Si possono addurre altri argomenti a dimostrare l'alta an-
tichita di quella prima rocca . Entro a quel ricinto ancora
sussiste parte dell* anticliissima cliiesa parroccliiale di S. Eu-
femia , la quale dopoehe per ordine del Re di Boemia f'u
riedilieata la rocca , c per conseguenza impedito il concorso
del popolo , divenne cliiesa privata (i) . U epoca di questa
parrocchia e nascosta nclF oscurita di que' lontani tempi, in
cui la citta fu divisa in varie parroccliie , ed e cosa indubi-
tabile , che quel luogo infm d' allora £u sempre aperto al con-
corso del popolo , laonde eonvien dire, che quella prima rocca
fosse gia sfasciata di mura , e clie fosse costrutta fin ne' ten
delllruperio Romano .
Cio diverra piu evidente se si osservi , che nell' 894* Am-
brogio Coute di Bergamo , dopo aver lungamente sostenuta
questa citta contro Arnollb Re di Germania ,-cIie 1' avea stretta
d' assedio , vedendosi ridotto a doverla cedere , per isfuggir
1' ira del nimico si ritiro in una tone della citta medesima ,
dove non pote far lunga difesa (2,). Donde si comprende , che
di quel tempo la rocca era gia ita in rovina , e percio dob-
biam credere , clie fosse costrutta parecchi secoli innanzi .
Dunque se allora arx rocca , e capitolium campidoglio ,
crauo voci sinonime e indHFerentemente usavansi ? come potra
negarsi , che la nostra rocca si chiamasse campidoglio, atte
massimamente -che era situata in su quel rilevato e ripido col-
le ? Ahbiam veduto pur ora , che quamlibet editani arccni cc-
pitolium dicebant .
Alcune alt re osservazioni non lasceran luoiio a dubitar-
ne . Da uu passo di Cicerone si raccoglie , che non solamenle
Gio-
(1) Cio non SHecesse che suI cominciar del secolo sussegucnte , poiche la rettona par-
roccliiale di S. Euftiir.ia fu trasportata nclla chiesa di S. Francesco sola;n?nte net
1407. sotto il Pontificato di Gre^orio XII. Quel parroco serba tuttavia I'antica
ticolo ai S. Eufemia .
(x) Rileriecono quel gran fatto lo Fcrittore degli annali Lambeciani , P.er.Ital. Script.
Jvm. t. P. z. col. iio., ed U Mutators Annai. S94.
LrBRO TERZO , CAP. V. mi
Giove, ma tut ti gli Dei si veneravaiio nel Campidoglio llo-
mano (i) . Ora. e da sapere , ch' cssi erano venerati ancora in
quclla nostra rocca , e ne siam certi per im' ara di marmo
(juivi su ritrovata , in cuisilegge: JOVI OPT. MAX. ET D1S
DEABUSQUE INMORTALIBUS (2). Questa unifortoita del
nostro Campidoglio con quello di Ilomari rimove ogni duLbio .
E s' aggiunga , clic non solamente nel Campidoglio Ro-
mano , ma ancora in alcnni altri si costrnirono ediiizj nobili
ad uso pnbblico ; anzi pure osservano il Lami (3) , ed il Maf-
ic i (4) , che se dentro alle citta era qualcbe colle ornato di
magnificbe iabbricbe, ancorebe non fosse fortiiicato , soleasi
chiamar Campidoglio . Pare , cbe tali ornamenti non mancas-
seio al nostro colle di S. Eufemia .
Abbiamo nel museo un frammento d' iscrizione , cbe fu
scoperto entro la rocca , ed in cui leggesi : Q. BLANDIUS
MONTANUS SEXVIR . Da questa tronca iscrizione non si
puo comprendere quali altre cariche esercitasse Montano ; ma
gappiamo d" altronde aver lui esercitata ancora F Edilita (5) .
O E' co-
(1) Cicerone, parlando al popolo , cd all'ordine equestre , prima d'andare in esilio
disse : Si Jupiter opt. max. Juno j, Minerva, ceterique Dn , Dene que immortales'
qui excellenti turr.ulo civitatis sedem Capitolii in saxu incolitis costitutam . J.eg-
giamo Ancora nel qaihto di I.iviu: Capitolium sedes Dcorum . Non occorre , che
io sd.iuca altre autoriu , dalle quali similmcnte si raccoglie, che tmtu 13 turba
degli Dei era venerata nel Campidoglio Romano.
(i) Qaesto marmo si serba nel pu'ublico museo. I nostri istorici dicono , che al lor
tempo stava presso S. Michele al F'ozzo , cios alle radici del colle di S. Eufe-
m a. 11 Co. Francesco Bremb:ui, uomo doito , e versatissimo nelle cognizioni de-
gli antichi marmi , mostrommi alcune memorie manoscritie di Tonino Bongo, che
visse sal finire del quijttdiceeirao /secoJo , nelle q.iali tra scritto, che quel marmo
fu ga scoperto entro la rocca, e quifldi uasportaio entro raccenr.au chiesa , si-
tuata appie di quel colle.
(5) Lami Ant. Tosc. pig. 76.
(4) Maffei Mas. f'eron pig. 107.
(5) C'u consta da un altro marmo, collocato nel museo, in cui silegge : MONTAN'O
SFAVIRO QUATUORVIRO . Benche per difetto del marmo rrtanchi il nome gen-
til'zio, pur non e da dubitare, che questo Montano, sia quel medesimo, di cui
si fa menz'o.ne nell' altro frammento scoperto nella rocca, poiche co>i nell'uno,
com? nell'altro, ha titolo di SeViro . Ora vegg amo , eh'egli fu ancora Quatuor-
viro . cid e uno de* quartro EJili . N :i e di qiKsro Iuogq il far lunga disputa-
contro coloro_, crre c<.> ■ !ono i Quatuorviri jure dicendo con que' Quatuorvhri,
che nell' accennato marmo, td in moltissimi altri, sono cosi detti scnz'3kun di-
ia» BE RCA MO SOTTO I ROMAN I
K' cosa nota , clie gli Edili aveano la cura dclle fabbriche del
comune , e percid dobbiam credere , che Montano facesse quivi
costntire o restaurare qualche pubblico edifizio . II marine- in-
tero , di cui non c' e rimasto se non 1' accennato frammento,
s' io mal non discerno , era di si gran mole , clie la forza di
cinqnanta uomini non sarebbe stata bastante a muoverlo ;
donde possiamo argomentare , clie quell' edifizio fosse di ma-
gniiica e sontuosa struttura .
Per non uscir dc' termini , cbe m' ho prefissi , ometto
varie osservazioni , clie potrebbono farsi intorno all' antichis-
simo tempielto di S. Eufemia , parte del quale ancora sussi-
ste entro il ricinto della rocca . Esso era ritondo e molto an-
gusto , indizj certi di grand e antichita (i) . La sua struttura
mi fa credere , cbe sia opera de' cristiani de' bassi secoli . So-
viemmi d' aver veduto in Italia , e oltremonti , alcuni tem-
pietti non diversi da qnesto , costrutti da' primi seguaci della
religione di Cristo . E atteso cbe i piu anticlii erano molto
angusti e poveramente fabbricati , non altrimenti cbe sia il
nostro di S. Eufemia , si puo quindi arguire 1' alta vetusta di
questa cbiesettina , cbe al parer mio non e men antica di dieci
o dodici secoli .
Altri forse inclinera a credere , cbe gia fosse il tempio
degli Dei Capitolini , ma bo piu motivi di non ajiprovare
quest' opinione (2). Tuttavia non m' opporrei a chi dicesse >
che i cristiani di que' secoli , trovando quivi il tempio degli
Dei Capitolini in gran parte diroccato , murassero sopra que-
gli avanzi , e ne facessero questa cbiesicciuola , dedicandola
a S, rCufemia ? che di que' tempi era in grande venerazione .
1 li-
stintivo. 'Potrei addurre varie osservazioni, onde far constar chiarame nte , che
questi Quatuorviri non eran diversi da quelli , che ne* marmi d'arcune cittasono
detti Quatuorviri acdilia potestate : e che per conseguenza il nostro Montano
fosse anche Edile .
(1) Scrisse il Calvi Effem. torn i. pag. 141. che quella chiesettina era in ritondo,
perfelto , con portico avanti assai anlico. Ora non ne rimane se non una meta .
(») Due finestre, che si veggono ne^ lati molto bislonghe , i muri poveramente co
strutti x e varj altri indizj , ripugnano a quest' opinione .
LIBRO TERZO , CAP. V. ia3
I libri di Vitrttvio (i) , e varj antichissimi templi , chc
tuttavia sussistono in Italia , ed altrove , dimostrano , die an-
cora i gentili , non altrimenti che i priori cristiani , soleano
fare niolti dc' loro tem«»li in forma circolare ; laondc possia-
mo vcrisimilmente credere , chc fosse di cjuesta spezie il tem-
pio degH Dei Capitolini , e die sopra i fondamenti e su gli
avanzi di esso si posi la chiesa di S. Eufemia . La sua picco-
lezza non dara motivo di dubitarne a clii considera , che quel
sito e molto angusto , e clie non sono di maggior mole alcuni
templi della gentilita , che ancora sussistono (2,) .
CAPITOL O VI.
Dcgli Archi e Templi anticld , e dclV antichita d? alcune Terra
del Bergamasco .
J. 1 elF accennare i pubblici edifizj , che davano a questa citta
bellezza , e decoro , non sono da omettcre gli archi , de' quali
ora non possiam most rare se non alcune reliquie , da cui si
comprende quanto nobili fossero e magiiifici .
Abbiamo nel musco un grosso pezzo di marmo , in cui
si vcggono scolpite tre lettere R O JN , ciascuna delle quali e
di un' altezza , e di una grandezza straordinaria. E si conosce
assai chiaro , che quest era parte del fregio di un alto e son-
tuoso edihzio , e par che non si possa dubitare se fosse un
arco (3) .
Non
(■) Vitruv. lib. 4. cap. 7.
(2) Ne' secoli della Repubblica, e de'primi Imperatori , i templi de"" Romani non erano
molto graudi , come tal uno si pensa . L'eruditissiltio Donaio Itb. 4. cap. 25. os-
serva che sono assai maggiori que* templi di Roma, i quali vel mngiu Con-
stantini potent ia , vel delnccps maximorum Pont 1 fie um religio , vel purpuratorum
Prmcipum munificentia , vel yrlvn orum liber alitas molita est. Abbiamo da Dio-
nigi d' Alicarnasso, che il tempio di Giove Feretrio non era Iuiil'O se non qum-
dici piedi , e pero era piu angusto della nostra chiesetiina di S. Eufemia. T*
(3) Questo marmo era la vcino alia' porta del Monistero di S. Grata, d'onde fu tra«
sp jrtato nel museo . Gli a^cennati tre kaeroni si escendono ad occupare tuua
i%% BERGAMO SOTTO I ROMANI
Non e cosa facile lo scoprire ad onor di clii fosse costrut-
to . Le storie di que' tempi non ci danno lnme sufficiente a
chiarir questo dubhio : laonde . ricorrendo alle congetture pro-
porro un' opinidne , che a me pare assai probabile . Che tra
le parole scolpite in quel fregio si leggesse NEROJNl , ne
danno chiaro indizio le tre lettere , cbe ci sono rimaste , e
pero convien ricercarc a qual de' Neroni fosse dedicato que-
sto grand' arco .
E' da osservare , clie la Repnbblica de' Bergamaschi de-
creto un tempio c culto divino all Imperator Glaudio (i) ,
che fu cognominato Nerone (2) , laonde si dee credere , che
i nostri ricevessero da 1 11 i qualclie gran benefizio . E se
questo fu si segnalato , che volessero riconoscerlo col prestare
a quell' Imperatore culto di religione , si pud ragionevolmente
presumere , che ad onor di lui costruissero ancora quest' ar-
co . Quasi ardirei dire , che qnest' opinione sia indubitabile 5
poiche non abbiamo alcun motivo di credere , che fosse de-
dicato a Nerone suo successore nelf Imperio , ne ad alcun al-
tro di questo norae .
E' avvanzato al tempo ancora un altro gran pezzo di
marmo , ch' era parte del fregio d' un arco magnifico e grande
non men del primo . Vi si veggono scolpite tre lettere di straor-
dinaria grandezza (3). Non si puo dire , che questo , e 1' al-
tro marmo pur ora accennato , fossero d' un medesimo fregio ,
at-
la faccia del marmo. La grandezza straordinaria di queste lettere, il convesso
della faccia del marmo indicano chiaramente , che fosse parte del fregio di uu' arco
m >lto magnifko, dedicato a qualche gran personaggio.
(1) Da una delle nostre iscrizioni, che pubblichero quanto prima, consta chiaramente
che in Bergamo fosse un tempio dedicato a Claudio . Cornelio Miniciano nostro
concitta dino, uomo illustre e grande amico di Plinio il giovine, era Flamine di
Claudio in Bergamo, e di Traiano in Milano.
(i) Che fosse cognominato Nerone lo sappiamo da Dione lib. 6. cap. »., da S'fileno,
Vospico, e Zonara, siccome osserva il Reimaro, ad Dion. II Tillemontnella viia
di questo Imperatore art. i. il chiama Tiberio Claudio Nerone j e ne' primi anni
del suo imperio fu molto virtuoso e benefico .
(y) Questo marmo e inserito nel muro del campanile di S. Maria, rasente 1". srrada .
Anch' esso c alquanto convesso, c si eonosce chiaramente ch* era parte d/u
L1BR0 TERZO , CAP. VI. izl
atteso che le lettere d' altezza divcrsa , c la diversita do* mat*
jni (i) non lascian luogo a quest' opinione .
Par cosa certa , chc le lettere NVS fossero 1" ultima sillaba
del nome , chc quivi si leggea scolpito . Ma essendo molti
que' nomi degl 5 Imperatori , che nel caso retto aveano tal de-
si nenza , non e facile il discernere ad onor di chi fosse co-
strutto quest' arco , poiche le storie di epic' tempi ci lasciano
alio scuro . Tuttavia leggiamo , che Adriano viaggio quattor-
dici anni e visito moltissime citta dell' Impero , escrcitando
da per tutto la sua rara heneficenza . Egli verso tesori spe-
zialmente in costruire e rcstaurar edifizj pubblici ad orna-
mento delle citta , ed a comodo de' popoli ; e percio in molti
luoghi gli furono dedicate statue , archi , ed iscrizioni onore-
voli . E per tanto io inch no molto a credere , che ancora i
?amascbi participassero degli effetti della libcralitadi Adria-
no , e che abbiano voluto riconoscerli , costruendo ad onor
suo qnesto grand* arco .
Parra molto probabile e quasi certa quest' opinione se si
liiletta , che qnesto Principe negli accennati suoi viaggi vi-
sito con ispezial attenzione le citta forti , e vi si trattenne
piu lungamente che alt rove (2.) . Era Bergamo in que' tempi
una delle piu forti citta d' Italia , e stante che si temessero
le invasioni de' barbari settentrionali , era da far gran conto
di quest' antemurale , che da questa parte assicurava 1' Italia,
e Roma medesima . Possiamo dunque verisimilmente conget-
turare , che Adriano , intento a visitar le fortificazicni , v.d
allettato da quest' amenissima situazione, vi facesse lunga di-
mora , e che durante il suo soggiorno s' affezionasse a' nostri
cittadini , e verso di essi largamente usasse la sua heneficenza.
Pur tuttavia non vorrei disputare contro chi dicesse , cho
il suddetto arco fosse dedicato a M. Aurelio Antonino. Sappiamo,
che al suo tempo furono fortilicate le frontiere d'ltalia (3) , mi-
nac-
(1) L'arco di Claudio era di marmo di Zandobbio , 1'altro di marmo di Ncmbro.
(z) Dione lib. 60. cap. 9., Tilleinont art. S.
itclino M. Ant. cap. 14., Tillemom M. Aur. Ant. crip. 10. , Crevier lib. 19
i&6 BERGAMO SOTTO I ROMJNI
nacciate da varj popoli edifizio sontuo-
so, e grande , che contenea piu orjini di colonne.
(3) Vitruv. lib. i. cap. z.
(4) Questo capitello e d' ordine Corintio, e il veggiamo nel prato di S. Alessandro,
non molto lungi dal P>rtellOj nella parte inferiore e stato stagHato, e nell'aka
escremira appcna si scorgono i vest'iij delle fo°lie d'acanto. S'io malnon tliscer-
no , la colonna intera era aka da ventisei in ventotto piedi Parigini .
ia8 BERGAMO SOTTO I ROM AN I
mente sono fatture di que' sccoli , e resti delle rovinc di tem-
pli , e d' altri sontuosi cdiiizj .
Per tanto possiam presnmere , che tali fossero ancora i
monumenti . Ognnno sa , clie questi si costruivano fuori delle
citta , lungo le vie piu frequentate . Alcuni erano di gran
mole , ornati di statue , e d' altre nobili sculture , ed erano
de' piu superbi edilizj , clie si vedessero ne' conform di Ro-
ma e dell' altre citta d' Italia (i) .
Won e da tacere un' altra grand' opera , la quale senza
dnbbio si potrebbe annoverare tra le piu sontuose , che allora
si vedessero in Italia , voglio dire il ponte d' Almenno . Gran
parte di quella stupenda fabbrica ha potuto resistere iinora
alia forza del tempo , e dell'impetuosa coi rente del Brembo .
Si credono alcuni , clie Teodelinda Regiua de' Longobardi fa-
cesse costruir questo ponte . Altri 1' atnbuisce a Teotberga Re-
gina di Lorena : opinioni volgari , che non lianno alcun fon-
damento . La sua struttura most.ra ad evidenza esser opera de'
tempi dell'Imperio Romano (^) .
Ri-
(i) Poco discosto dalle mura , lungo la via, che conduce a Milano, nel 1775. fn scc-
perta un' iscriaione sepolcrale, e con c-ssa si trassero di sotterra moki preziosl
rottami di mar mo , e conobbi chiaramente , ch' erano avanzi d' un sontuoso scpoi-
cro . Un altro nobilissimo monumento di marmo dell' antichissima famiglia d
Stazj fu scoperto a' di nostri lungo la via che da Stezzano conduce a Verdello.
U pa hone di quel podere si valse de' marmi per fame una scala . E per ranto
non e maraviglia che ne' .passati sccoli, assai meno iliuminaci, si lasciassero aadar
in rovina, e si distruggessero tante superbe operc della magnificenza Roir.ar.a .
(t) II nostro Achillc Mozzi che verseggio sopra le storie pairie , e che seguendolo stile
de' poeti vi frainraischid infinite favoie, disse , che Teotberga Regina di Lorena
fece costruir quel ponte. Fra Celestino P. i. torn. i. prtg. ij^., ed il Calvi Ef-
fem. torn, %. pug. 471. diedero Fede a quesia fantasia pbetica, e ci narrano altre-
si , che quest' infelice Principessa passo gli ultimi suoi anni in un luogo del Ber-
gamasco, e che quivi fini di vivere. 11 Mura: ori Annal. 869. ha cruditamente con-
futate queste fandonie dimostrando, che Tcotberga si ritiro a far vita monastics
io un monistero di Lorena, dove mori essendo Badessa. Tut.dvia gli accennati
storici non funno gran conto dell* opinione del Mozzi , poichc Fra Celestino in a !-
tro luogo, pag. 89. segui 1' opinione del Bellafino, il quale s' imrnagino , che quel
ponte sia opera di Teodelinda Regina de' Longobardi . Non fu meno costar.te il
Calvi. poiche altrove pag. 650. attribui quell' edifizio a questa celebre Regina.
Ma ne il Bellafino , ne ii Mnzzi , ne i loro seguaci non sostengono queste vane
opinioni con au'-oiii-a, o ra^ione alcuaa.
LIBRO TERZO, CAP. VI. 129
Rimangono ancora intere quattro pile e tre arclii , che §0-
pra d' esse si reggono . Le pile sono di grossezza assai mag-
giori di quelle dcgli antichi ponti di Rimini e di Narno ; e
di poco non sono eguali a quelle del famoso ponte , che Tra-
iano fece costruire sopra il Danubio , die si annovera tra le
piu superbe opere della magnificenza Iloraana (1) . Le pile
del nostro ponte sono si elevate , che Y altezza degli archi e
maravigliosa cosa a vedere (2.). Ed io non temo d' afFermare ,
che se si eccettui 1' anfiteatro di Verona , non sussiste in
Lombardia nessnn' opera di que' secoli , la quale sia da pa-
ragonare a questo ponte .
Dalla sontuosita degli edifizj pubblici si puo arguire qual
fosse 1' opulenza e la moltitudine degli abitanti nella citta e
nel territorio , della cui vasta estensione , e de' cui vantaggi s'e
detto abbastanza .
Ancora di que' tempi le nostre terre , per natura molto
fertili , erano da per tutto coltivate. Siane cliiaro argomento
il gran namcro di villaggi , i cui nomi , derivati da famiglie
o da casati Romani , mostrano la loro antica origine .
Gia osscrvammo , che le pianure adiacenti all' Alpi fu-
rono divelte infino ne' piii rimoti secoli , e che ne' tempi
della Repubbliea , e dell' Imperio Romano erano assai piii co-
piose d'agricoltori , che non erano le pianure , che si steu-
R do-
Nc tempi _, che corsero dalla venuta de' I.ongobardi sino al dodicesimo secolo , non si
vide mai innalzar fabbriche si stupenje in queste provincie. L' altezza prodigiosa
(kl nostro ponte, che paresgia le rive altissime del flume , la struttura cementi-
zia , per valermi di questa fiase Vitruviana, dell' interno delle Pde , la regolariti
delle pietre , ond' e costrutra la loro parte csterna , la robustezza di ouella gran
mole non Icscian luogo a dnbitare se sia fattura de' primi «ecoii dell' Imperio Ro-
mano .
(1) Dione lib. 6$. cnp. 13. ci descrive quel ponte con ammirazione quasi fofse uno
d?' piu stupendi edifizj, ihe abbia saputo produrre 1' onnipotenza liomana . Pure
il miror d'ainerro delle sue pile non era che di dieciotto piedi Parigini , ed il
ma:'^ior d'a-netro di trenta sei piedi , secondoche osserva il Reimaro ad Dion.
pag. it 19. Lc pile del nostro ponte hanno sedici piedi e mezzo di diametro per
un verso, e trenta due per l'altro.
(») II ponte d'Alm-nno e alto settanralue piedi Parigini, quelfo di Traianosolamente
q'iarantc::o ; oltre di che !a parte esterna delle sue pile era di mattoni ; festerno
d lie nostre e tutto di grosse pietre di figura regolare , ordinatamente disposte .
i3o BERG J MO SOTTO I ROM AN I
dono verso il Po. Ci ha mostrato il Muratori (i) , die que'
paesi ancora ne' bassi tempi erano pieni di chiane , di palu-
di , e di vaste boscaglie acquidose e mollicce , e percio erano
in gran parte disabitati e diserti . Laonde possiamo ragione-
volmente piesnmere , che que' Traspadani , della cui opu-
lenza e moltitudine parlano gli antichi Scrittori , ed il cui
potere tenne talvolta in gelosia e timore i Romani medesimi,
fossero gli abitanti di questa c dell' altie regioni adiacenti alF
Alpi .
Avrei molto a scrivere se volessi far menzione di tutti
que' villaggi e casali del Bergamasco, i quali al nome o ad
altri indizj si conoscono d' antichissima origine , e pero basti
accennarne alcuui de' pin noti . Par cosn certa , che que' nomi
proprj topograiici , che nelFantiche rnemorie lianno la desinenza
in anum, derivassero da nomi gentilizj Romani (2), e convien di-
re, che avesser origine ne' primi secoli deli'epoca cristiana. Sono
di questa classe Mariano , Stezzano, Azzano , Spirano , Lura-
no , Grignano _, Barriano , Arzano, Urgnano , detti nelle sciit-
ture de' bassi tempi Marlanum P Statiamun > Acianum 9 Aspe-
rianum, Laurianum , Graclinianum , Barrianum y Alezanum , Or-
riianum (3) . Possiam credere , che avessero la stessa origine
molti altri, i cui nomi modcrni finiscono in ano , benche per
di-
(1) Murar. Anliquit. mcdii aevi , torn. 2. col. i j 3 . i<5i. 179. iSi. Anche il Bardetti
della Lingua de' prim. ltal. pag. in. 114. eruditamente sostiene , the il paese
circuinpadano , ne' primi secoli era pieno di stagni , e di paludi .
(2) Que' nomi proprj, che aveano tai desinenza, non indicavano primitivamente se
non un podere 9 o una casa di campagna ad uso di villeggiare, denominaia dal
suo possessore. Aumc-ntandosi poi in que' lcntani tempi il numerodegli abitanti,
e delle case ad : acenti a que' poderi , divennero borghi o villaggi, i quali riten-
ncro il nome originario.
(3) Nelle stone Romane, e specialmente negli antichi marmi , troviamo tutti i nomi
gentilizj, da' quali derivano gli accennati nomi topografici . Chi leggera il Codica
Dipiomatico, che uscira in luce per opera del Sig. Canonico Mario Lupi , trovera
i nomi latini di que' nostri Villaggi . .Se sieccetiuino i Man , e gli Stazi , da' qua-
li furono d^nominati Stezzano, e Mariano; ne' marmi Bei"garaaschi , che ci ri-
mangono , non si fa menzione alcuna de' casati , c'a' quali derivarono inomidegli
altri villaggi sopraccennati . E quindi poss : am comprendere quanto sia grande il
numero de' marmi che perdemmo ne' passsti secoli , e quali fossero i nomi gen-
tilizj di alcuni nostri cittadini . .
I
L1BR0 TERZO, CAP. VI. i3i
difetto di memorie non ci sicno rimasti i loro nomi latini ,
chc ccrtamente avranno avuto la desincnza in anum .
A molti altri villaggi si dicdcro nomi gentilizj senza Tac-
cennato incrcmento . Sono di qnesto nnmero Garenno , Pon-
tita , Presezzo , Osio , Abegno , Burro , Gandino , Albino, Co-
logno , Scanzo , Albano , Suisio , Casillio . Altri furono deno-
minati da cognomi di ([uell' anticlie i'amiglie, e potrei addi-
tarne molti , tra' quali sono Paderno , Dasto , Cividate , Lo-
rentino , Scano , Dalze , Mologno , Caleppio .
Piu alta vetusta deesi attribuire a Gorlago , Mcdolago ,
e ad altri luogtii del Bergamasco , i cui nomi latini escono
in aciun , essendo questa desinenza indizio d' origine Gallioa ,
atteso chc i latini cosi terininavano que' nomi proprj , die in
quella barbara lingua uscivano in ac {i)? E si potrebbc pur
veFisirailmente credere , die avessero principio in que' rimotissi-
mi secoli ancora Filago , Vercurago , Cavernago , ed altri vil-
laggi del Bergamasco , i cui nomi ban no tal desinenza , ed 6
da notare , die in tutti qucsti nomi il nostro dialelto volgare
ha serbato finora la primitiva terminazione ac , pronunziando
noi Medulac , Gorlac ? Vercurac, e cosi tutti gli altri.
E ce n' ha pur rnolti , de' quali non possiamo scoprir
Y origine , poiche s' ignorauo i loro antichi nomi , die ora es-
sendo stranamente alterati , non sa])piamo in die modo pri-
mitivamente si pronunziassero .
Che Lovere , Telgate , Anese , e Brumano , sieno molto
antichi , non possiamo dubitarne . II primo si trova descritto
nella Tavola Teodosiana (2) , 1" altro neli' Itineraiio Gerosoli-
rnitano (3) , e degli ultimi due abbiarno notizia in un marmo
de' primi secoli dell' epoca volgare . E possiamo pur attribui-
re
(i) Ach nell* antico id : o:ra Gallico significa alitazione. Mem. de VAcad. des Ltllcs
Lettres torn. ?i. pag. -j6x.
(r) Segm. -t, Ed Fitidob. 1753.
(3) P a S- fj8. Ed. Amst. 1 7 -> y . II dottissimo Weselin°io , che ha roccntemente illu-
.) qujst' Itiii'^rario , adduce moke autorita c ragioni a dimostrare . chc fosse
ritto a! cempodi Costantino il grande. Lc^gasi l'crudiia dissuiszione , th'egli
ha iTeincssa all'edizione accennata .
1 3a BERGAMO SOTTO I ROMANI
re grande antichita a que' villaggi , dove si sono scoperti
marmi votivi , indicanti esservi stato qualche tempio de*
gentili .
Si dee pure tener per certo , che sieno antichi molto
que* borghi o villaggi , dove abbiam trovate varie iscrizioni .
Tali sono certamente Barriano , Nembro , e Clusone , donde
molti ernditi marmi di que' secoli sono venuti nel pubblico
museo (i) . Ed e cosa degna di riflessione , che questi due
borghi della Valseriana gia fossero assai popolati ed opulenti ,
poiche quindi si comprende , che le nostre valli , anche nelle
piu interne parti , fin di que' tempi erano copiose d' abita-
tori e di villaggi non meno che fosse il piano . Convien ri-
cordarsi di cio , che s' e detto di tante miniere di varj me-
talli , di cui abbondano le nostre montagne (a).
CA-
(i) Potrei attribuire origine antichiss'ma a molti villaggi del Bergamasco, se volessi
seguire 1' esempio del MalTei Veron. Illustr. lib. 6. il qual disse aver avuto prin-
cipio lie' secoli dell'Imperio Romano que' villaggi, a' cui nomi c affissa la voce
vieus . Ma ess3 era usitatissima ancora ne' bassi tempi, e per conseguenza quest'
indlzio e troppo incerto . Egli disse ancora esser argomento d' origine Romana i
nomi dinotanti congerie d'alberi, Arboretum, Roboretum , Castagnetum, ed altri
simiglianti . Ma dovea osservare che ancora queste voci sono assai piu frequent! nelle
memorie de' secoli barbari , e che nella corografia Italica de' tempi dell'Imperio
Roma-.io non si trova , che fossero mai usate per nomi proprj . Soggiugne ilMaf-
fei, che ancora i nomi proprj, che oggidi hanno la desinenza in engo , sono in-
dizj d' origine Romana. Possiamo riporre ancora quest' opinione colle altre soprac-
cennate . Anche nel Bergamasco abbiamo Petrengo , Morengo , Martinengo, detti
nelle memorie de' bassi secoli Petringum , Mauringum, Martinin^um . Io tengo
per certo che sieno d' origine Longobardica , e che in quells barbara lingua si
chiamassero Fetring , Mauring, Martining . Osserva il Wactero nel suo Glossario
Germanico , che 1* affisso ing , in nominibus mansionum , urbium , et regionum ,
significat terrain. Laonde dobbiam dire che questi tre nomi significhino terra,
o paese di Pietro , di Mnuro , di Martino .
(z) Chi volesse con attenta diligenza osservare i nomi propr] di molte antiche citta,
e villaggi della Gfllia oUratnontana, ed esamin&re le voci nate dalPantico idioma
di que' popoli , che di la vennero ad occupar queste provincie secent' anni innanzi
alia nascita di Cristo , scoprirebbe 1' origine Gallica di molti villaggi del Berga-
masco. Cesare Gall. lib. 75. png. 415 Ed. Oudend. Lugd. Bat. annoverando varj
popoli della Gallia oltramontana, nomina tra essi gli Ambivaresi ; e pero possia-
mo verisimilme:ite credere, che Ambivare, o Ambivere, villaggio assai noto del
bergamasco, avesse origine da alcuni dell' accennata nazione , venuti cogli altri
Galli ad invadere queste regioni in que' lontani tr-mpi . Credera senzadubbio che
non sia meno antica I'origine diChiuJuno, detto latinamente Glaudunum , clii si
ricorda di cio che si c d^tto de' nomi proprj fiaienti in dunum } che si trova
i33
C A P I T O L O VIL
DelV antic a Corografia del Bergamaao .
u.
n aiitico marmo , clic da Suisio fu trasportato nel museo ,
ci da materia di fare alcnne altrc osservazioni concernenti lan-
tica coro^ratia del Bergamasco . Questo marmo e un' ara de*
dicata JUNONI PAGJ^FORTUNENSIS . I territorj ancora di
que' tempi erano divisi in piu cantoni , detti latinamente pagi,
ciasenno de' quali comprendea parecchi villaggi . Per chiarirse-
ne basta leggere la famosa iscrizion Piaeentina (i) , dalla qua-
le si raccoglie , die molti cantoni si denominavano da quella
deita , cli' era venerata con ispezial culto dagli abitanti di
quella comunanza , poiche vi si legge pago Mercuriali \ } Venerio y
Minervio , Dianio , Martio _, Apollinare . Laonde par molto
probabile , che questo cantone del Bergamasco fosse detto
pagus Fortunensis , perclie quivi fosse il tempio della Fortuna,
e fosse questo il nume protettore degli abitanti di tutti que'
villaggi , ch' erano della medesima comunanza . E atteso che
a quell' ara e dedicata a Giunone, pare, che tutte quelle genti
avessero spezial divozione anche a questa Dea , e che ogni
can-
trovano nella corografia Gallica. Sovviemmi pure d' aver letto nella Storia dell*
Accadenra Letteraria di Parigi , torn. 31. pag. 17%. Ed. in 4. che la nel pacse
originario de' nostri Cenomani era un'antichissima citta., che fudistrutta, gia sono
piu di mille quatcrocent' anni , ed i cui vestigj oggidi si chiamano la citta d'Erve,
In una delle valli del Bergamasco abbiamo un antico villaggio molto popolato ,
che si chiama Erve . Ed e da osservare che il fiume che scende da quelle mon-
tagne , e va a scaricarsi nel lago di Como , si chiama la Galavesa. La desinenza
di questo nome indka origine Gallica; e forse non ne dubitera, chi ha letto le
Storie di Livio, lib. <,. cap. 34. , in cui veggiamo, che Belloveso, e Sigoveso r
eran nomi usati da quegli antichi popoli . Parra assai ragionevole quest' opinionc
se si osservi, che una provincia della Francia si chiama anche oggidi la Galave-
sa. Se vok'ssiino con piu lungo esame osservare i nomi di varj altri luoghi , o
villaggi del Bergamasco, scopriremmo la loro antica origine Romana , Gallics, o
Etrusca .
(r) Riferisce questa prolissa inscrizione il Maffei Mus. Ver. pag. 381. Del significato
della voce pa°us gia dissi abbastanza; okredichc 1' acceunata inscrizion Piaeentina.
thiarisce ogni dubbio.
i34 BERGAMO SOTTO I ROMAN!
cantone avesse in generale piu Dei per protettori , oltre quelli ,
che particolarmente si veneravano in ciascun villaggio (i) .
In quanti cantoni fosse diviso il Bergamasco , quali fos-
sero i loro riomi , e la lor estensione, il cercaremmo indarno
ne' marmi , e nell' altre anticlie memorie , clie sono avanzate
al tempo . E possiamo dire solamente , che Suisio , dove gia
fix sco[)erta quell' ara , fosse uno de' villaggi del cantone
Fortunense ; ed e verisimile , ch' esso comprcndesse tutto quel
tratto di paese , che per essere circoscritto da' finmi Adda e
Brembo , e dalle moutagne , noi chiamiamo 1' Isola , e che
oggidi e uno de' quiudici cantoni, detti volgarmente Quadre ,
nelle quali e diviso il nostro territorio .
E prima di desistere da queste ricerche corografiche , mi
sia conceduto di fare alcune osservazioni concernenti le vie
militari , che traversavano il Bergamasco . Loggiamo nell' Itine-
rario Gerosolimitano , scrirto nel quarto secolo , che una di
queste stiade conducea da Milano al ponte d' Aureolo , di la
a Bergamo, e quindi a Tel gate , donde si proseguiva il cam-
mino alia volta di Brescia (2) .
Alcuni si CKnlono , che il ponte d' Aureolo fosse la vi-
cino a Pontirolo , tratti in errore dal nome di questo villag-
gio . Ma e cosa cerra , che quel ponte era dirimpetto a Ca-
nonica , detta ne" bassi tempi Pontirolo il vecchio , per dine-
renziarlo dal sudcletto villaggio non niolto quindi lontano , il
quale avendo avuto origine assai piu tardi era detto Pontirolo
iiuovo . E quanto alia distariza di treoioi miglia , che veggia-
mo notata in 11' Itinerario tra Bergamo e quel ponte ; s« si
rifletta , che 1' antico miglio Boroano non era se non quattro
quinti del miglio conuuie moderno (3), si vedra corrispondere
ot-
(i) II celebre Rimard nella prima delle due d'ssertazioni ins"r
rex prnefcdos , qui nonnullam in ■ i iratuum spec tern gererent, habutre pagi } sed
eti'iiu peculiares Deos f et peculiaria sacra.
(2) Inn. Hlerosol. pag. >jS. Ed. Wesselling. Amst. 1715.
(2) Parecchi Scrittori credendosi , che 1* antico mi lio Romano fosse e?uale a! miglio
comuno moderno, hanno suavoKa in mold luoghi l'antica geografia, ed hanno
LIBRO TERZO , CAP. VI. i35
ottimamente alia distanza di undici miglia, o circa , clie ora s'
annoverano da Canonica a Bergamo ; e convien dire clie l'an-
tica strada , quarto al sito , non era divena dalla moderna .
]\Ia la strada, clie oggidi da qucsta citta conduce a Bre-
scia , e ben diversa da quella , clie teneano gli antichi .
Quell' Itinerario ci addita una strada , chc da Bergamo con-
ducea a Telgate , e qnindi ad un luogo del Bresciano , detto
Tctclhis (i) , il cui sito e ancora incerto . Comunemente si
Crede , clie Telgate sia distante da Bergamo dieci miglia mo-
dcrne , che corrispondono alle dodici miglia Romane scgnate
neir Itinerarib . E parmi pur cosa molto probabile , e quasi
direi ccrta , clie si passasse 1' Ollio non lungi da Galeppio ,
dove si scorgono i vestigj di un antichissimo ponte , e che
quindi si prose guisse il cammino verso Brescia per la valle di
Calino. La situazione di Telgate, i vestigj dell' antico ponte
di Caleppio , e la di stanza di trentadue miglia Romane no-
tate neir Itinerario tra Bergamo e Brescia , concorrono a
convalidarc quest' opinione (n) .
Nel-
creduto talvolta , esser error di scrittura negli antichi codici , che per l'accen-
nata inavvenenza non ham.o saputo cunciliare colle distanze note. Leggasi il
travtato delle misuie itinerarie del celebre d' Auville, cap. 4. Quanto al miglio
Bergamasco , che importa quattromila piedi d' Aliprando , cioe secento scss3ntasei
cavezzi e quattro piedi, viene ad essere alquanto piu corto del miglio comune,
poiche un grado importa settanracinque miglia antiche , scssanta comuni moderne ,
e sessa:natrc e mezzo Bergaraasche in circa.
(1) Itin. Hicrosol. pag. j$8.
(i) Quail' ora 1' Ollio e scarso d' acque, si veggono i vestigj di quell' antico ponte,
Quanto alia distanza di trentadue miglia Bomane notata nell' Itinerario tra Berga-
mo e Brescia, dovremmo dire, che 1' una sia lontana dall' altra ineno di ventotto
m'glia Berganasche _, che abbiam veduto esser alquanto piu corte delle miglia co-
muni . I codici manoscrirti dell' Itinerario denotano eoncordemente 1' accennata di-
stanza. Dunque convien dire, che di que' secoli la strada coducente da Bergamo
a Brescia fosse assai piu corta , che ora non e. In fatti se dall'altura, in su cui
e situata 1'antica parte della nostra citta, si osservi il sito di Brescia, la linea
visuale lascia a. d^stra il monte di Coccaglio^ cd e assai piu corta della moderna
strada, la qusle d:!ungandGsi dalla suddetta linea, corre lungo la parte opposta
di quel monte, poi torce verso Brescia. Si osservi ancora che la situazione di
Telgate non si scosta call' accennata linea visuale, e dimostra ad cvidenza che
1'antica strada conducea lincalmente da Bergamo a Brescia per la valle di Calino
cid e per mezzo a quell* angusta pianuia, ch'e ua il colle di Coccaglioe Iemoa-
i36 BERGAMO SOTTO I ROMANI
Nclla Tavola Teodosiana veggiamo delineata un 1 altra
Btrada , che da Bergamo conduce a Loverc (i) . In quella
TavoJa non sono delineate se non le vie principali dell* Jm-
perio Romano , laonde dobbiam credere , che 1' accennata
etrada fosse molto frequentata. Di que* tempi la Valcamonica
era forse piu ricca e popolata , che ora non e , poiche que*
valligiani si reggeano da se , e la loro repnbblica era indi-
pendente da quella di Brescia (2) . Ognuno sa , che doveano
tener questa strada per pas*ar a Milauo , dove soleano lunga-
mente dimorare gi' Imperatori , ed i loro principali ministri .
Ma io vo opinando , che tra le montagne settentrionali della
Valcamonica gia fosse aperta qualche via , per cui talvolta si
conducessero gli eserciti nelle region i oltramontane (3) .
In quella Tavola veggiamo pur designata una via , che
da Bergamo conduce verso Gomo , quindi a Chiavenna , e di
la al passo dell' Alpi Retiche , il quale cosi di que' tempi
come oggidi era uno de' piu noti (4) . II
(1) In quella confusfssima e strana Tavola , a venti miglia da Bergamo ed a trenta-
cinque da Brescia, veggiamo scritto Leuceris. II diligentissimo d' Anville tien ptr
certo, che l'accennaro luogo sia I overe ; ed io non saprei che opporre a quest'
opinione . Non mi da moti^o di dubitarne la d ; stanza di venti miglia tra Bergamo
e I.overe , poiche gia peri la Tavola originate delineata a tempi di Teodos o , ed
era non abbiamo se non una copia di essa , che gia v ; ddi nella Libreria Ccsarea
di Vienna, e che fu fatta ne' ba^si tempi, sccondo che si osserva nella Storia
dell' Accndemia Letteraria di Farigi , 1cm. 18. pag. 249.
(t) Var) antichi marmi , ne* quali leggiamo , che i Camuni , cioe gli antichi abi-
tatori della Vakam^nica , erano ascritti alia Tril u Quirina , mosirano chiara-
mente, che que' valligiani erano ind ; pcndcnti da Brescia, i cui rittadini erano
ascritti alia Tribii Fabia . Confessa 1* in lipendenza de' Camuni aicor il Biem-
mi recente Serittore delle storie Bresciane torn. 1. pag. 25-. Diss-e altrcttanto il
Rlaffii Ruerc. isior.cap. 1. cui tento in darno d' opporsi il Gagliardi 3km. istor.
exit. pag. 1 19.
(3) Non mi si potn bbe opporre che questa strada, conducente di la dall' Alpi , non
sia segnata negi' Itinerary Romani ; poiche in essi con si trova descritta neppure
la v ; a 1'osrumia, che da Verona conducea a Mantova , e quindi a Fiacenza, e fino
a Gcnova . In dan o cerchen p-mo negl' ItinerarJ ancora la via del monte S. Cot-
tar -"o , ed alcune alire, le quali sappiam di certo, ch' erano 3perte ed u^ate an-
c< ia dagli eserciti .
(4) Man-festa rosa e che cual'ora tin esercho avrsse s marciare dalla Venrzia verso le
piovincie vie ne al Renodovea tener la via di Benamo, per pajsar quindi a Ch'a-
vema , poi innoltrarisi nell* Alpi pel vavco dd naonte Spcluaa . O^ni sltra via
^arebbe stau assai meuo spedita di questa.
LIBRO TERZO, CAP. VI L f3 7
II ponte d'Almenno _, della cui mirabile struttara si h
detto pur ora , e per cui correa 1* accennata strada , raostra ,
ch' essa era frequeutata molto , ed usata ancora dagli eserciti
Romani incamminati aH'accennato varco dell' Alpi, per passare
in Germania , e spezialmente nelle provincie di lungo il Re-
no (i) . Anzi e da osservare , che in quella Tavola non scno
delineate se non le strade militari , e sappiam di certo , Ta-
biilam in usus militarcs tantum faissc congestam (2) . E' cosa nota
che le vie militari dell' Imperio Romano erano le piu son-
tuose , e le piu frequeutate (3) .
Non si aspetti il leggitore , ch' io entri a ragionare de'
due fiumi , che si veggono delineati nella Tavola , nominati
Umatia e Ubarium . So benissimo , che il Cluvero ha creduto,
S Funo
(1) I Romani non costruirono ponti di questa fatta se non per compiere !e vie mili-
tari , in selciar le quali soleano versar tesori , e spendere immense fatiche . Chi
ha veduto le strade, che oggidi conducono da Eergamo , per la val S. Marti-
no } al Lago di Como, ed a quella citta, dira forse che il ponte d'Almenno si
scosta dalla dirittura di quel cammino . M3 e da osservare che l'accennate strade
son opere de* bassi tempi. Di quella che costeggia le colline di Sudorno _, e con-
duce a Biiolo, non ne troviamo ind'zio nelleantiche memorie . E quanto a quel la
che da Bergamo conduce a Pontita pel ponte S. Pietro, a:teso che serve spe-
cialinente a quella nuova parte della citta , che si stende al piano, possiama te-
ner per certo , che quella strada non cominciasse ad essere frequeutata se non
dopo V ingrandimento de' borghi . E se si osservu, che in partendosi dalla porta
di S. Giacomo , o da quella di S. Alessandro , per venire al ponte S. Pietro , e
di la a Pontita, convien cotninciare il cammino verso mezzodi , pol piegar verso
occidente, indi camminar luugo tratco direttamente 3 tramontana , prima di vol—
gersi a Pontita j si comprendera chiaramente , che 1'antica strada, che dalla porta
di S. Lorenzo conjucea al ponte d'Almenno, e quindi pei piani di Barzana, e di
Gromolongo a Pontita, era men tortuosa, e men lunga ; ed era certamente assai
piu sicura dalle innondazioni , e dalle violenze de' torrenti Lezina , e Bregogna .
Per quelle ca.npagne si discernono ancora i vestigj di quell'ant'ca strada, ed in al-
cuni luoghi gli ajricoltori nel cavar la terra sogliono trovarne indizj evidenti .
Dubbiam credere che dopo 1' ingrandimento de' borghi fosse men frequentata, e
che divenisse affatto diserta dopo il 1493. in cui rovino gran parte del ponte d'Al-
menno .
(z) Cosi scrive Io Scheyb , cap. s.ptg. 57. il quale dottamente ha illustrata V edizione
di quella Tavola, stampata in Vienna nel 1753.
• 5) Le strade militari Romane hanno dato materia di scrivere a parecchi moderni Scrit-
tori , tra' quali si e segnalato Nicola Bergier , che ne scrisse cinque libri nel suo
natio idioma, i quali poi furono traiotti in latino, ed inseriti nel decimo volume
della eelebre Raccoka del Grevio.
*i38 BERGAMO SOTTO I ROMANI
V uno ejsere il Serio , 1' altro il Brembo (i) , ed ho veduto
altresi , che alcuni Scrittori a chius 5 occhi hanno seguita
quest' opinione ; ma io son alieno dalF approvarla . Se si con-
sideri attentamente quella Tavola , benche sia stranamente
in(ralciata e confusa , ben si comprende , clie il Cluvero non
vide mai 1' originate , ne alcuna copia esattamente conforme (a).
B
CAPITOL O VIII.
Potenza di Bergamo sotto i Longobardi .
enche io abbia prefisso di non discendere a que' secoli ,
che succedettero alia decadenza dell' Imperio Romano , pure
convien dare iin' occhiata alia Storia Longobardica , giacche
anch' essa concorre a confermare cio , che s' e detto negli an-
tecedent! capitoli .
Ci narra Paolo Diacono , che dopo la morte di Clefo Re
de' Longobardi fii diviso questo regno in trentasei ducati , ma
egli non nomina se non quelli di Pavia , di Milano , di Ber-
gamo , di Brescia , di Trento , e del Friuli , senza far men-
zione degli altri (3) j donde possiamo argomentare , che i Du-
chi delle citta accennate fossero distinti per potenza , e per
estensione di dominio . In.
(t) Cluver. Ital. Ant. pag. 411. Ed. Elzevir.
(a) Alcuni moderni illustratori dell'aRtica geografia hanno a gran ragione paiagonata la
Tavola Teodosiana agli oracoli , attese le ambiguita, e le snane confusioni , ond*
eisa e sparsa . Tottavia s' io dovessi pur dire la mia opinione intorno agli aceen-
nati due fiumi , direi , che VUmatia sia Tollio, poiche nella Tavola corre tra Ber-
gamo e Bresc ; a , e va a scaricarsi nel Po al di sotto di Cremona . Anche VUbartum
e delineato nella Tavola non lungi da Bergamo verso Brescia, e va a metter capo
in un altro fiume , che sbocca nel Po al di sopra di Cremona; laonde pare, che
si debba dire, che VUbartum sia il Serio, non il Brembo, come si e creduto
finora .
(3) P. D'ac. de Gest. Longob. lib. 1. cap. 31. Nelle varie ed^zioni di Paolo Diacono
e omesso il Duca di Milano, ma in due manoscritti allegati nell' edizione Mura-
toriana , Rer. Ital. Script, torn. 1. si fa menzione ancora di Alboino Duca di Mi-
lano. Percio il Muratori negli Annali 577. disse scrza esitarc , che Zabano signo-
rrg^'ava in Pavia, Alboino in Milano, Vallaro in Bergamo, Alachiso in Bresci* ,
Evino in Trento, e Gisolfo in Cividalc del -Friuli .
I
LIBRO III. CAP. VTU. i3 9
Tn fatti veggiamo nel progresso di quella storia , die i
Duchi di Bergamo erano prepotenti , e clie alcuni di essi eb-
bero forza e ardire di muover guerra ai Re de' Longobardi ,
cui diedero raolto da fare . L' altre citta i.
(') P. Diac hb. 4. cap. 14.
(a) P. Diac. hb. 6. cap. i5. 79. to. Descrive aceura'amente que' fatti il Muratori An-
nal. 701. 7:1 Non posso tacerc una mia opimone , che forse scoprira un'altia
verita finora ignota . Ci liarrar.o scioccamente i nosti i Storici , che Crotazio fu Du-
ca di Bergamo nel terzo secolo dell* epoca volgare , e che dopo la sua mor r e fu
annoverato tra gli Dei , c venerato per tale da' Ber<:amaschi ; e ci rcarrano altresi
the S. Alejandro, il quale f« decapitato ne' primi anni del quarto secolo, fu ten-
tato di sa.rificar a questo n time . Parmi cosa strana, che quc-ste fandonie abbiano
spaccio ancora in questo iiluminatissimo secolo, e che alcuni uomini non volgari
1 4o
C A P I T L IX.
Delia Religionc .
P,
rima di dar fine al terzo lil)ro , in cui abbiamo esaminata
]a Storia di Bergamo de' secoli dell' Jmperio Romano , con-
vien fare alcune osservazioni conoernenti la religione di que'
tempi .
Quanto al gentilesimo , quattro are dedicate a Minerva ,
scopcrte in varj luogbi del Bergamasco , dimostrano , clie que-
sta Dea fu comunemente adorata da que' nostri cittadini , e
ch'
se le beano, e tcntino d'accreditarle . Ben sa 1' erudito leggitore , che nessuna
citta dell'Imperio avea Duca in que' tempi, e che Crotazio e nome barbaro, e
inusitato in Italia di que' iecoli .
Pioporro dunque la mia opinione , e diro scnza esitare che Crotazio e lo stcsso che Ro-
tari , il quale abbiam veduto pur ora, esser stato Duca di Bergamo sul cominciar dell'
ottavo secolo . E' da notare , che Fredegario , il quale visse gia sono piu di mille
anni , nominando piu volte nella sua Cronica cap. 69. Rotari Re de' Longobardi il
chiama sempre Crotario , Chrotarium. Si o^serva nelle Memorie dell* Accademia
Letteraria di Parigi torn. 20. pag. 68. 69. che la pronunzia Italica omettea leispi-
razioni e le lettere iniziali di moki nomi Gallici , e Tcdeschi , e che Chlodovciu ,
Chlodovicus , Cloudovig , e Lodovicus sono un medesimo nome variamente pro-
nunziato . El quindi e, che Chrodoaldo , Chirilerto , Chlotrtrio , Chrotruda , Clo-
tilda, nomi barbari , furono ammolliti dagl* Italiani , i piu de* quali pronunziavano
Rodoaldo , Ariberto , I.otario , Rotruda , Rotilda. Osserva anche il Muratori, Ant.
Ital. dissert. 41. che le varie pronunzie di vavj popoli alterarono stranamente
molti nomi proprj , e che Alda , Adela , Adeligia , e Adclazia , sono un medesi-
mo nome; e per non esser prolisso taccio altri esempj , ch'egli adduce. Dunque
dobbiamo tener per certo, che Crotazio, Crotario, Rotario , e Rotari sieno un
medesimo nome in varj luoghi , ed in varj tempi, variamente pronunziato , e ve-
demmo che Fredegario non lascla luogo a dubitaine.
Abbiamo per tradizione , che Crotazio avesse una casa nobilissima di campagna, dove
ora e situata la Chiesa parr-oc-chiale di S. Alessandro in Colonna , Celest. P. 1.
pag. 70. 76. , Moys. torn. y. R.er. Ital. Script. Un'antica stra'a che quindi con-
duce verso occidente fino alle mura , e che oggidl chiamasi la Cavetta. nell'anti*
che memorie e detta via di Credario, e di Credazio . Donde pur si comprende,
che Credario, Crotario, Credazio, Crotazio, sono un nome medesimo; e dalle
osservazioni di sopra a^dotte risulta chiaramente l'anacronismo Ji quattrocent'anni ,
commesso da' nostri Scrittori nell'introdurre nelle storie del terzo secolo Crotazio,
il quale certamente fu Duca di Bergamo sul cominciar dell' ottavo secolo , ed eco-
nosciuto nelle Storie longobardiche sotto il nome di Rotari . Vedcmmo per altri
esempj, che i nostri cittadini, a cagione della vicinita delle provincie oltramon-
taiir, ritennero in molte voci la pronunzia barbara di quelle nazioni .
LIBRO TERZO y CAR. IX. 41
ch' essi ebbero spezial divozione a qucsto mime . Ognuno sa,
che Minerva era la Dca delle scienze , dell' arti , e delle ric-
cliezze (1) .
Altri marmi dedicati a Giove , a Mercurio , a Giunone,
a Nettuiino , e ad altri numi del gentilesimo , indicano quali
fosse ro gli altri oggetti del loro culto (a). La teologia de' gen-
tili ha dato materia a' moderni Scrittori di produrre molti
trattati pieni d' erudizione , e di belle notizie , le quali es-
sendosi trasfuse in iriille libri , sarebbe opera perduta e noiosa
il ridirle .
Veniamo dunqne a ricercare in qual tempo i Bergama-
schi divenissero seguaci di Cristo , e come avesse origine ed
incremento la loro cliiesa . Ghi ha spirito di religione volen-
tieri ode ricordare il passaggio , che fecero gli uomini di que'
secoli dalla gentilita al cristianesimo . Moltissimi Scrittori di
storie ci parlano di questo gran fatto , e ognuno a gara si
sforza di provare , che i suoi antichi concittadini furono de'
primi a seguir questa religione .
Nacquero da questa gara , m.issimamente negli oscuri
tempi , infinite menzogne , che gli Scrittori de' secoli susse-
euenti non seppero discerner dal vero , e che sono state ri-
crettate da' moderni critici . Non furono men corrivi degli al-
tri gli Storici Bergamaschi , e v' ebbe tra essi chi asseri , che
gli Apostoli S. Pietro e S. Paolo , ed i Vangelisti S. Luca e
S. Giovanni , vennero a Bergamo , e vi predicarono il van-
gelo (3) .
Pane ad alcuni , essere piu probabile , che S. Barnaba pro-
mulgassc in Bergamo la legge evangelica , snpponendo , ch' egli
fosse il primo fondatore della chiesa di Mila.no (4) • Ma sic-
come il Tillemont , il Mnratori , il Papebrochio , il Mabil-
lo
n
(1) Qaindi c, cli3 Minerva fa in molta venerazio.'ie appresso i Greci , e varie altre
illustri , e coke nazioni . Leggasi il Baaier , Mithol. torn. 4.
(2) Se nc pir!:ra d':Tjsamente pubbticando i marmi dedicati a qaesre Deitu .
(3) Calvi, Ejfem. torn. 3. pig. 204, 205.
(4} Celestino, F. 2. torn. 1. lib. i., Calvi, EJfcm. torn. 3. pag. 204.
i4a RELIGIONE 4NTICA DI BERGAMO
Ion , il MafFei , il Zaccaria , ed altri dottissimi critici , non
approvario quest' opinioue (i) , cosi e molto incerta ancora la
sua venuta a Bergamo . Pare uno de' nostri storici , senz' ad-
durre autorita ne ragione alcuna , afFerma essere stato S. Bar-
naba , non solainente il primo Apostolo de' Bergamaschi , ma
il lor primo Vescovo (a) .
Parecchi de' nostri storici narrano altresi , che S. Narno,
poi S. Viatore , furono Vcscovi di Bergamo nel primo seco-
lo (3) . Ma possiamo ripoire ancora quest' opinione coll' altre
sopraccennate . Essa non ha fondamento alcuno , e non e pos-
sibile il conciliarla colle memorie , e colla storia di que' tempi .
lo non niego gia , che ne' primi due secoli dell' epoca
volgare cominciasse ad introdursi in Bergamo la religione di
Cristo ; ma tengo per certo , che avesse allora ben poclii se-
guaei in questa citta ed altrove (4) • E parmi assai probabile
1»
opi-
(i) Di qu°sti , e di varj altri dott' critici, che non approvano l'accennata opinione,
fa menzione il Sormanni , Origin Apost. pig. 10. n. 1 7 y. 191. 193. I.egi'ansi il
Zaccaria, Cremon. Episc. pag. 36 ; il Muratori } Ant. Ital. dissert. 57. j il biemnv,
Stor Bresc. torn. 1. pag. 191.; il Maff; , Verort. Illustr. lib.8.j il Tillemont S.
Barn. n. 4 ; e specialmente le oss^rvazioni critiche del Fileppi , stampatc in Lu-
gano nel 1754 Era si alieno il ( a^l'ardi dal credere la venuta di S. Barnaba a
Brescia, che non avea per vera n>ppure la S'ta venuta in Italia, e sclama : O
curas hominum! Mud prius est pvobandam, firmiortbus arguments , atque ex an~
tiquitate petitit , utrum Barnabas unjaain m Itatiam appulerit. Gradon. Brix.
Sacr. proem, pag. iy.
(») Celestino, P ». km. i.pag. 31. Non si convncio a solenntvzzare in Bergamo la
festa di S. Barnaba se non ntl 155-4. a * 'stanza di Bartoloinmeo Pellegrino , au-
tore dell' Opera clie ha il titolo de Vmea 1 ergomensi , siccome osscrva il ( alvi ,
Effem. torn. i. pig. m tVj. Ci narra il B'emmi Stor. Bresc. torn. 1. pag. 191.
che la chiesa Brrsciana non riconobbe S. Farnal a per suo fondatore che nel 1581.
(3) Celestino, P. x. Ub. 1 i , Calvi , Effem. torn. z. pag. 6^6. torn. 3. pag. 4 10. E
similmente il Pellegrino, e gli altri Scrittori Bergamaschi, che di que' Vcscovi
ebbero a far menzione .
(4) II Malvezzj celebre cronista P.iesc : ano, Rer. Ital. Script, torn. 14. il qual visse
quattrocen/ anni fa, scrive, che i primi Vcscovi di Brescia co'vertirono pochis-
simi , o lorse nessuno di que' cittadini, alia religione di Crisro. Non e v;;na re
lr.al fondata quest" a^sozione dH Malvfzzi, poicht S. Gaudenzio , ottavo Vescovo
di Brescia, diss' 1 , che S. Fi astr ; < , suo anrecessore immed'aro , era stato il fon-
datore ddla chiesa Rresciana , Sean, in die suae ordinnt. pag. 334. volendo dire ,
che avca convertua la maggior parte di quegli abitanti .
II Gagliardi ve»gendo un antico lr.armo , in cui si fa menzione della sinagoga de' Bre-
sciani, credette di poter die, che in qu^lla citta i Cristiani fossero numeros an-
cora nel primo secolo , Memor. istor. crit. pig. 1x4. Ma oltre che non sappiamo
L1BR0 TERZO , CAP. IX. 143
F opinione di un celebre autore , il quale scrisse, die ne' pri*
mi anni del quarto secolo non fossero i cristiani se non una
dclle dodici , o delle venti parti del popolo (1). Gia sappia-
nio , ch' essi teneano celata la loro credenza , e clie si adu-
navano nascostamente nelle stanze private , ne' cimiterj , nelle
grotte , ed in altri luoghi occulti , e clie percio non si edifi-
carono chiese pubbliclie ne' primi due sccoli . Ed e cosa no-
tabile , che in alcune citta non inolto lontane da Roma si e?
ignorata questa religione infino sul finire del terzo seco-
lo (2) .
E pero veggiamo merce della moderna critica , che mol-
tissime citta cominciarono ad aver Vescovo assai piu tardi ,
cbe molti non pensano . Nel catalogo de' Vescovi di Padova
il primo e S. Prosdocimo . Alcuni Scrittori lo vantano per di-
scepolo di S. Pietro ; ma pure sappiam di certo , ch' egli non
resse quella chiesa se non nel quarto secolo (3) . E S. Eupre-
pio primo Vescovo di Verona , che similmente dicesi mandato
da S. Pietro , tenne quella sedia solamente nel terzo secolo
(4) . L' autore degli annali di Como vorrebbe darci a credere,
che quella chiesa divenisse vescovile lino a' tempi di S. Bar-
naba (5) ^ ma e cosa certa , che S. Felice fu il primo de' suoi
Vescovi , e che fu creato nel 879. (6) . Sappiamo altresi , che
Torino non ebbe Vescovo prima del 38o. (7) . Ognuno sa ,
che S. Eusebio , il quale certamente fu il primo Vescovo di
Ver-
in qual secolo fosse scolpita quell' iscrizione , osserva il Reinesio, tfyntag. 7b-»
script. Class, zo. 444. che chiamossi sinagoga ogni adunanza , fosse pur di gentili ,
di negozianti , o qualsivoglia artro sodalizio.
(1) Bimard , M6m. de I'Acad". des Belles Lettres torn. ij. pag. 77. Ed. in 4.
(1) Dagli Atti di S. Ansano consta chiaramente , che in Siena ignorossi la religione di
Cristo sino al 196. I eggasi il Giornale de' Letterati d' Italia torn. 9. pag. 470.
(3) II dimostrano ad evidcnza gli Atti di S. Giustina , e di S. Prosdocimo, allegatidal
Tillemont, Persec. de Diorl. art. yy., e da! Maflei , Veron. Illustr. lib. 8.
(4) II confess^ ingenuamente il Maffei, Veron. Illustr. lib. 8.
(5) T3tti , Annul. Com. torn. 1. lib. 1.
(6) Non lascia luogo a dubitarne il Tillemont, S. Ambr. art. 84. e similmente l'au-
tore dell'erujita disssrtazione inserita nel vemesimo primo volume degli Opuscoli.
scientifici pig. 31. ec.
(7) Commaiuville , laile des Evechez pag. 23. yi.
1 44 REUGIONE ANTICA DI BERGAMO
Vercelli fiori verso la meta del quarto secolo (i) , ed e morto
probabile _, che la sua diocesi comprendesse il Novarese _, il
Tortonese , F Astigiano , ed altre citta e paesi di quel trat-
to (i) . Ed e pur cosa indubitata y ciie S. Gaudenzio suo di-
scepolo fil il primo de' Vescovi di Novara (3) . j\el catalo^o
de' Vescovi di Parma il primo e Filippo , il qual vivea nel
36a. (4) . Troviamo , clie S. Vettore primo Vescovo di Pia-
cenza mori nel 37-5. , e per conseguenza possiam diie y clie
qnella sedia vescovile non tu stabdila se non verso la meta
di quel secolo (5) . Ancora S. Siro primo Vescovo di Pavia,
che alcuni dicono essere stato discepolo di S. Pietro , comin-
cio a reggere quella chiesa solamente nel 35G. (6). Ed e opi-
nion commie , clie Sabino suo discepolo fosse il primo Vescovo
di Cremona (7) . Sappiamo altresi , che Mantova non ebbe
Ve-
(1) S. Eusebio, battezzato nel 300., ordinato dopo il 33*?., sail a miglior vita nel
370. siccome scrisse il Tillemont, S.Euseb. art. 1. 16. ct n. 4. Non dubitera ch'
egli fosse il primo Vescovo di Vercelli, chi ha lena L'erudita e lunga lectera
inserita nel volume ottavo del la nuova Ra„colta d'Opuscoli scientifici pag. 311.
ec. Leggasi ancora il Tillemont art. 1.
(1) Egli e cosa indubitata, che il Vescovo di Tomi per piu secoli governo tutte Ie
chiese della Scizia; ed 3bbiam motivo di credere, che i primi Vescovi di Lione
reggessero tutte le chiese della Gallia oltramontana , siccome osserva il Chiniac
nella sua dissertazionc inserita nel secondo volume della Gloria dei Celti del Pel-
loutier pig. 495. Ed. in 4. Cos! il rillemont^ S. has- art. i.et «. 2. inclina 3 cre-
dere , che la Diocesi di S. Eusebio comprendesse 1'accennate, ed altre citta. Al-
tri piu recenti Scrittori hanno seguita e sostenma questa probabilissima opinione .
(3) S. Gaudenzio primo Vescovo di Novara fu eletto nel 3577. Tillemont , S. Ambr. art.
77. _, S. Mart, de Tours art. 2.
(4) Ughelli , Ital. Sacr. torn. 2.
(jj Marl. Episc. Viae. Chron. 10m. 16. Rcr. Ital. Script, col. 617. Si legge in quesra
Cronica , compilata sul finir del quir.diccsimo secolo, che S. Vettore rcsse in quella
chiesa cinquanuitre anni , ma il cronista non appoggia questa sua opinionc ad au-
torita alcuna . Non pote convalidarla neppure il Campi , Scrittor delle Storie di
Piacenza, il quale ri corse indarno ad alcune lc-<;gieri congetture. Laonde sarebbi
verisimile il dire, che quella 6edia vescovile non fosse stabilita se non verso la
meta. d*l quarto secolo.
(6) II Sormanni , Orig. Apost. pag. 214. allegando l'autoritu di S. Bernardo dimosrra,
che S. Siro primo Vescovo di Pavia fu eletto nel ?<;6. E iMrico , Dissert, de Tri-
dini ant. nom. et vetust. pag. 7. promise di provarej clie S. S ro fu discepulodi
S. Eusebio di Vercelli, che ve lemmo esser morto nel 370.
(7) E' opinion ferma de' Cremonesi , che S- Sabino fosse il primo de' loro Vescovi, e
che fosse discepolo di S. Siro primo Vcigcovo di Pavia, s'ecorne osserva il Zacca-
ria, Cremon. Episc. pag. 37. E per conseguenza dolbiam dire, chela sedia veico-
▼i)e di Cremona non fusse stabilit3 che circa l'anno 370.
LIBRO TERZO , CAP. IX. i'45
Vescovo se non