* SU I GIARDINI INGLESI E SUL MERITO IN CIO' DELL’ ITALIA DISSERTAZIONE D ? IPPOLITO PINDEMONTE SOPRA L’ INDOLE DEI GIARDINI MODERNI SAGGIO DI L JJ I G I MABIL CON ALTRE OPERETTE SULLO STESSO ARGOMENTO. MATVRANDVM IN VERONA PALLA TIPOGRAFIA MAINARDI M. D. CCC. XVII, Digitized by the Internet Archive in 2016 with funding from University of Illinois Urbana-Champaign Alternates https://archive.org/details/suigiardiniingleOOpind I 710 ybSZs ALV EGREGIO SIGNOR CONTE ^ GIOVANNI DANESE BURI CAVALIERE DELLA CORONA DI FERRO . / A. Voi 5 Sig. Conte, che nello ab* bellire, come fate tuttodì, F ameno vostro villereccio soggiorno, mostrate di conoscer sì bene V arte dei Giardi- ni volgarmente detti Inglesi , reputo io dicevole cosa, che s’intitoli un li- bro , nel quale appunto dell 5 Inglese giardinaggio si favella f E tanto più vorrei persuadermi, che sarete per accogliere di buon grado tale offerta, quanto eh 5 essa viensene OflOA/l' O ZJ \J Kj a Voi confidando nei vincoli d’amici- zia che vi legano ai celebri Autori , coi quali avete comune la squisitez- za del gusto in ogni maniera di ottb me discipline . Ascriverò pertanto a mia rara vem tura, se l’ omaggio che ora vi porgo varrà a farvi certo dei sentimenti di gratitudine, che a Voi professo per la preziosa benevolenza onde vi pia- ce essermi cortese , e coi quali non disgiunti dall’alta estimazione, che giustamente a più titoli godete nella patria nostra, mi rassegno rispettosa^ mente Sig. Conte * Verona, 2,6 Febbrajo 1817. Vostro Obb.mo Devotiss. Servit, di cuore Alessandro torri Direttore della Tipografia Mainardi. n EDITORE A CHI LEGGE. Io vorrei , che questo Libretto , che io f offero, assai ti piacesse , o benigno Letto- re , così per quelle cose , che sono in esso , come per quelle , che non ci sono. Già quel- le, che sono in esso , tu le vedi per te , e ne conosci gli Autori , e senza piu vuoi leggerle avidamente , e gustarle. Ma una di quelle, che non ci sono, e che tu a prima giunta potresti forse bramare , si è una Teorica, la qual ti apprendesse in che sito, in che mo- do, di che materie i moderni Giardini si co- struiscano. Or io ho giudicato bastare quel cenno, che nella sua Dissertazione ne fa il Pindemonte ; perciocché volertene compiuta- mente informare, opera sarebbe di lunghis- sima lena, e allo scopo di questa Edizione per nulla conforme . Che se pur hai vaghez- za di tali dottrine, potrai consultare a tua voglia i Wathely , i Gir ar dins , i Sulzer , e più , che altri, I' Hirschfeld , che di fusa- mente ne ha scritto. Che anzi, piacendoti una strada più corta, e più compendiosa , potresti dell' Hirschfeld legger quel sunto, 4 che colle stampe del Remondini ce ne ha dato Vanno ittoi. il nostro Mabil . Leggendo poi tu, in quel brano d' una Re- lazione del Cesarotti , che qui si rapporta, che il Prof. Malacarne pubblicò una Memo- ria sopra il primo Giardino irregolare , che fu costrutto in Europa ; potresti per avven- tura anche tal Memoria voler sotto gli oc- chi, e , non trovandola , querelarti dell' E- ditore . Ma come avrai riflettuto, che in essa non fassi, che dimostrar una propo- sizione già prima dal Pindemonte provata ; tornerai anco in pace, e mi darai qualche lode, per aver io sfuggita una superflua ripetizione . Non credo poi, che tu debba stimar necessaria al compimento del mio disegno la Descrizione^ che troverai citata , del Giardino celebrato dal Malacarne , fat- ta nel secolo XVI. da un Professor di Pavia ; poiché, a non mettere in conto, che tal Giardino piu non sussiste, di tali descrizioni havvene senza j fine , per citar lui solo, nell' Hirschfeld ; ed una in versi te ne presento pur io tutta d'oro, che ti fa- rà passar il desiderio dell' altre . Solo io stimo, che ti potrebbe giovare , e piacere una qualche idea dei Giardini Cinesi , dei quali avrai forse inteso a par « & lare , e o poco, od anche nulla avrai letto * Se lo desideri ; a farti pago viene appun- to in soccorso quanto ne ha scritto un ce- lebre artista inglese , che viaggiò nella Cina . Egli è M. Chambers , che in un suo libro assai raro parla così : » I Giardini , che veduti ho nella Cina, erano molto piccoli. Per altro gli statuti di quel paese , e i varj discorsi, che su questo proposito ho tenuto con un famo- so pittor Cinese, chiamato Lepqua , me ne istruirono, s' io non m inganno , bastante» mente . I Cinesi , quando vogliono costruire un Giardino, pigliano per archetipo la Na- tura, c si studiano d’ imitarla nelle sue più belle sregolatezze. In prima considerano la qualità e la forma del sito, s' è piano o chino, se ha colli o monti, s’è chiuso od aperto, arido o paludoso ; se di ru- scelli abbonda , e di fonti, e se ! acque vi mancano al tutto , o quasi del tutto . E a tali circostanze badano grandemente , a fin di scegliere il partito migliore , quel- lo cioè, che men ricerchi di spesa, che ne asconda i difetti, che meglio ne faccia comparir le bellezze « . » Siccome i Cinesi non amano punto il passeggio ; così rado è , che si trovino * 2 6 presso loro que* lunghi e spaziosi viali , che vediamo nei Giardini d* Europa . I Giardini loro sono composti , a così dire , di varie scene : e certi passaggi chiusi in mezzo a boschetti? capitar ti fanno dinan- zi a differenti punti di vista, ciascun dei quali viene indicato o da un sedile , o da un edificio, o da altro «. » Ora la perfezione di questi Giardini consiste appunto nel numero , nella bellez- za , e nella varietà delle scene accenna - te: e i Giardinieri Cinesi, come farebbero i pittori Europei, riuniscono i più piace- voli oggetti della natura, e cercano di com- binarli in modo, che non pur colpiscano il più, eli è possibile, ad uno ad uno ; ma che tutti insieme formino un quadro sommamente bello , e maraviglioso « . » Tre specie havvi di queste scene: le ridenti, le orride , le incantatrici . Que- st* ultime corrispondono a quelle, che di* remmo noi romanzesche ; e i Cinesi usano molti artificj , perdi esse riescano sorpren- denti . Talvolta passar fanno sotterra o un fiume, o un torrente, che col suo rornore , senza che sappiasi d ' onde venga , introni le orecchie . Tal altra dispongono gli edi- fici , e le rocce in maniera, che il vento, ? internandosi nelle lor cavità, o passando pei fori lasciativi a bella posta , fischi , urli , e rimbombi. Qui alberi , e fiori stra- ordinarj : qui uccelli , e animali di mestruo-? se figure : qui V eco in molte parti ripe- tuta, e parlante « . » Le scene orride offrono rocce sospese , cateratte precipitevoli . Gli alberi vi sono deformi, e sembrano come spezzati dalla tempesta. Da una parte havvene di quelli, che s’ attraversano al corso de 9 torrenti , e paiono trasportati dal furore delle onde: havvene da un altra di quelli, che paion colpiti dal fulmine , e mezzo arsi, e scheg- giati. Le fabbriche poi, quali son rovino - se, quali in parte incendiate ; qualche tri- sta capanna qua e là collocata su le mon- tagne , mostrando , che vi abiti gente, ne mostra pure la loro miseria. Dopo di que- ste scene vendono le ridenti . Gli artisti C7 Cinesi conoscono quanto V anima sia tocca dai contrapposti ; il perchè si studiano con rapidi e improvvisi passaggi di far succe- dere forme, ombre, e colori affatto con - trarj . Così dopo una vista limitata, e ri- stretta, offrono una prospettiva estesissi- ma ; e dopo orribili oggetti ne offrono di piacevoli, e laghi , e fiumi , e pianure, e 8 collinette , e selvette : dopo i melanconici, e tristi colori , venir fanno i dilettevoli , e i gai ; le forme semplici dopo le com- plesse ; e con giudiziosa distribuzione così dispensano V ombra e la luce , che n è bello il tutto , e nè bella ogni parte «. » Quando lo spazio sìa grande, e vi possano capir molte di queste scene , cia- scuna ha il suo proprio , e vero punto dì vista. Ma quando è angusto , si cerca di rimediare a questo difetto , disponendo gli oggetti in maniera, che offrano prospetti diversi, secondo le varie parti , donde son rimirati. E avviene talora, che V artificio sia tanto grande, che da un lato cosa ap- parisca, che con ciò , che apparisce dall' al- tro, non abbia somiglianza veruna «. » Ne gran Giardini Cinesi si compon- gono scene differenti pel mattino, pel mez- zogiorno, per la sera; e là, donde riesce pili giocondo il guardarle, alzano fabbri- che ai piaceri di quella parte del giorno , a cui son destinate, convenienti. Anche i piccioli Giardini , ne 9 quali una sola cosa offre, siccome ho letto, prospetti diversi, hanno qualche edificio , dove in questa , o in quell' ora del giorno indicata, a rimirar s 9 abbiano le scene diverse «. 9 » Perchè poi il clima Cinese è caldo all' estremo; molt acqua impiegano gli abi- tanti nei loro Giardini . Se questi sono ristretti ; spesso tutto lo spazio è posto sott acqua, e solo ne sporgoìi fuori alcuni scoglietti, e alcune isolette . Ma negli am- pii, si ritrovano e laghi, e fiumi , ed altri canali; e imitasi la Natura, variandose- ne , come fa ella , le rive, che qui sono aride, e ghiaiose, e là ricoperte da selva , che giunge fino a specchiarsi nell ' acqua : dove adorne di semplici arboscelli , e di fiori, dove cinte di rocce ineguali, e sca- vate così, che sono anzi caverne, in cui parte dell'acqua entra violentemente , e vi fa strepito grande . In altra parte presso i laghi stessi, ed i fiumi si stendono pra- terìe , per le quali errano le rnandre , e le gregge: ovvero campi di riso, che nei laghi formano tali penisolette , che fra luna e l'altra internar si possono gros- se barche : od anche boschetti, intersecati da tai fiumicelli, che regger possono qual- che battello. E le rive, presso cui sono i boschetti, che io dico, sotto i rami de- gli alberi , che assai si sporgon su l on- de , offrono alle barche e passaggi coperti, e comode, ed ombreggiate stazioni. Per 10 questi segreti, ed occulti sentieri , a fin di sorprenderti , tu sei ordinariamente con- dotto o nel prospetto di un superbo pa- lagio , collocato sulla cima d’ un monte , e digradato in molti terrazzi , o a un ca- sino posto nel mezzo del lago , o a veder la caduta di un acqua, o a una grotta in varj appartamenti divisa, o a qualche al- tra simile curiosità „ I fiumi solitamente non corrono per dritta linea; ma van serpeggiando inter- rotti da molte sregolatezze : e le acque or si restringono , e funsi più sonanti , e più rapide; or si allargano, e sono più lente , e profonde . Su le rive così de fiu- mi, che dei laghi, abbondano i fiorii e gli alberi acquatici, e tra i fiori il lien- hoa, colà pregiatissimo . Mulini, ed altre macchine idrauliche danno anima coi lor movimenti alle scene : barche , e battelli di varia forma, e grandezza vanno su, e giù . I laghi poi sono sparsi d’isole, quali adorne , e feconde di quanto havvi di buo- no , e di bello . Vi sanno introdurre rupi fattizie; e in tal arte i Cinesi non hanno al Mondo chi li superi, o agguagli. Una si è questa delle loro più ragguardevoli professioni . A Canton ( e sarà probabilmen - lì tè così nelle altre città della Cina ) si trovano molti , e molti artigiani , che tra - vagliano in tai lavori . La pietra , di cui si valgono , viene dalle parti meridionali dell’impero, è turchiniccia, e per l’urto delle acque irregolarmente foggiata. Nello sceglierla sono di assai difficile contenta » mento ; ed io ho veduto pagarne molto caro un pezzo dtlla sola grossezza di un pugno, perchè n era bella la forma, e vi- vace il colore. Questi pezzi più salci s’ im- piegano per gli paesetti, che si figurano nei casini: gli altri più grandi , e men nobi li servono pei Giardini, e congiunti con un cemento altresì turchiniccio , ne formano rupi di mole vastissima . Ed io ne ho scorto dì così ben lavorate, che mostravano il non comune ingegno del loro artefice. Ove la grandezza il comporti , vi fanno per entro grotte , caverne , e ben collocate aperture, da cui veder prospettive lontane. Di qua, di là sonvi esteriormente alberi, ed arbo- scelli, e musco, e roveti ; e sopra le cime o tempietti, od altro, a cuisi poggia per gradini irregolari, e scabrosi per dir così, senza numero . Ti conducono a traverso di caverne > o di vie cupe , al- V uscir delle quali eccoti colpito dalla ve- duta di un paesetto deliziosissimo , e ricco di quanto la natura può offrir di più bel- lo . Ti guidano anche per istrade , che a poco a poco si restringono , e diventano intricate, e scabre ; e dopo, che il tuo cammino sarà stato interrotto da radici , da sassi , e da simili altri disagi, vedi una prospettiva ridente, ed estesa, tanto piacevole più, quanto meno aspettata ce ,, Un altro artificio di questi popoli si è di nascondere una parte della scena o con alberi , o con fabbriche, per destare la curiosità dello spettatore ; il quale , come vuol vederla da presso, trova ben t ut t’ altro da quello, che si credea . L’e- stremità dei laghi è aneli essa tenuta oc- culta, per lasciare, che spazj la fantasia: anzi questa è regola generale in ogni com- posizione Cinese *4 » Sebbene i Cinesi non sieno gran maestri in ottica, non per tanto V esperienza gli addottrinò , che la grandezza apparente degli oggetti va diminuendo , e che i co lori si fanno più e più deboli a misura , che s’ allontanano dall y occhio dello spet- tatore . Queste osservazioni furori cagione di un artificio, che usano qualche fiata . Formano prospettive , in cui mettono fab- briche, o barche, od altro; ma ogni cosa diminuita di grandezza, secondo che vuol farsi apparir distante dal punto di vista. Perchè poi la illusione ferisca di più , danno tinte pallide alle parti più lontane, e vi piantan alberi di un colore men vivo , e di altezza minore di quelli, che son nel dinanzi : e in tal maniera ciò , che per se stesso è molto limitato, e ristretto , può comparire assai grande, ed esteso «. » Per solito i Cinesi evitano i legni di- ritti: non però sempre . Ne fanno vialetti, quando havvi qualche oggetto importante da far vedere . Le strade sono rette costan- temente, ove per altro la ineguaglianza del terreno , o qualche simile ostacolo non sug- gerisca di praticare diversamente . In un terreno, che fosse piano, sarebbe cosa ri- dicola far una strada tortuosa ; perciocché , i5 dicono , essa è fatta o dall? arte , o dalla pesta del passeggero ; e nell? un caso , e nel- V altro non è da supporsi, che l' uomo scel~ ga la linea curva , potendo andar per la retta. Non è sconosciuto ai Cinesi quello, che noi Inglesi chiamiamo dump ( peloton in Franzese ) j> vale a dire gruppi, o viluppi di alberi ; ma non ne usano al paro di noi. Essi mai non ne ingombrano tutto il terre- no. 1 1 or giardinieri stimano un Giardino , come i nostri pittori un quadro ; e quelli aggruppano gli alberi, come questi aggrups pano le figure. Gli uni , e gli altri hanno le masse principali, a cui le men principali stanno d’ intorno « . Questo è ciò, di che ho creduto doverti informare ; ed altro piu non restandomi , io taccio , e fo fine . • ■- '1 t A . I DISSERTAZIONE SU I GIARDINI INGLESI E SUL MERITO IN CIO DELL’ITALIA PRESENTATA ALL* ACCADEMIA DI SCIENZE, LETTERE, ED ARTI DI PADOVA NELL’ANNO I 792.. E INSERITA NEL VOLUME IV. DEGLI ATTI DELL’ ACCADEMIA MEDESIMA . ' . 3 9 DISSERTAZIONE, Un giardino , scrive Bacone di Verula- mio, è il più puro de* nostri piaceri, e il ristoro maggiore de* nostri spiriti, e senza esso le fabbriche ed i palagi altro non so- no , che rozze opere manuali : di fatto si vede sempre , che ove il secolo perviene al ripulimento ed all’ eleganza , gli uomini si danno prima a fabbricare sontuosamen- te, e poi a disegnar giardini garbatamen- te, come se quest’ arte fosse ciò che havvi 20 DISSERT AZION E di più perfetto. Così Bacone *. L’Italia, al risorgere delle lettere e delle belle ar- ti, fu la prima a coltivare, come gli al- tri studj , quello ancora delle amenità vil- lerecce : ma convien confessare , che ora molte nazioni nell’ amore ci vincono e nella cura di queste tranquille ed erudite delizie, e che l’Inghilterra è nelle mede- sime la maestra delle nazioni tutte . Non è così facile il dare un’ idea vera» mente giusta ed esatta de’ giardini Inglesi, perchè quest’ arte venne perfezionata di * A garden is the purest of human plea- sures ; it is the greatest refreshement to the spirits of man , without which building and palaces are but gross handy-works . And a man shall ever see that when ages grow to civility and elegance , men come to building stately y sooner than to garden finely : as gar- dening were the greatest perfection. Verulam. Of Gardens . DISSERTAZIONE 21 fresco, anzi si va tuttora perfezionando, non trovandosi forse giardino , che non ab- bia qualche difetto grave , il che non to- glie che se ne conoscali bene le règole , stante che sappiamo anche come debba farsi un poema , benché poema perfetto non sia mai stato fatto . L’ arte del giardiniere Inglese consiste nell’ abbellir così un terreno assai vasto , che sembrar possa che la natura 1’ abbia in quella guisa abbellito ella stessa, ma la natura intesa a far cosa più squisita e compiuta, che far non le veggiamo comu- nemente , riunendo in un dato spazio mol- te bellezze che non suole riunir mai , e dando a quelle bellezze stesse una perfe- zione ed un finimento maggiore . Che cosa veramente desidera 1’ uomo Inglese ? Desi- dera vedersi in mezzo a una varia , e , quanto più gli può andar fatto, deliziosa campagna : quindi si studierà di formare il terreno, regolar le acque y disporre gli alberi ed i cespugli , alzar qualche fabbri- 22 DISSERTAZIONE ca , servirsi delle rupi e balze , se per fortuna trovasi averne , e finalmente così ordinar tutto, che o diportandosi a piedi, o prendendo un più largo giro a cavallo , gli appariscano successivamente novelle scene maravigliose , e d’ ogni maniera , cioè o gentili e ridenti e sublimi , o sparse d’ una dolce melanconia , o dipinte d’ una bella orridezza. Di qui si vede, che la parola, che usiamo, non dice abbastanza. Giardino propriamente è la parte più or- nata , a cui s’ aggiunge il parco , ed anche il podere , o una porzione di questo , poi- ché I’ utile al dilettevole sempre si vuole unito, sì veramente, che il primo sotto la sembianza del secondo si mostri sempre, Non v’ha dunque vocabolo, che compren- da il tutto , e gl’ Inglesi stessi usano la parola, come noi, di giardino. Non è del mio assunto il dichiarar mi- nutamente tutti que’ mezzi , con cui gl’ In- glesi producono effetti sì nobili e sì stu^ pendi; ma pochissimo conosciuta essendo dissertazione 23 generalmente quest’ arte in Italia , lasciar non posso di toccarne almeno i punti più essenziali e importanti. E già quanto al terreno, ciascun vedrà subito , eh’ esser non può che o convesso, o concavo , o piano : si tratterà dunque di unire insieme , e di far combinare così i differenti spazj , che una bellezza ne risulti naturale , sì , ma grandissima , e quale la natura dovesse compiacersi assaissimo di averla inventata. Rispetto alle piante , non converrà nè di- sporle , nè grupparle insieme senza badare alla lor figura ed al colorito, altre essen- do spesse e serrate, ed altre rare ed ariose, altre gittando rami dal più basso tronco , ed altre solamente dall’ alto, altre pirami- dando , e altre no , e queste tingendosi d’ un verde scuro, e quelle d’ un chiaro, ed alcune d’ un verde tocco leggermente o da un bruno, o da un bianco, o da un giallo ancora , e non solo tra loro , ma variando ancora in sè stesse secon- do la loro diversa età ; oltre che le fo- 24 DISSERTAZIONE glie hanno anche una certa agilità , o ri- gidezza, per cui secondan più o meno l’in- tenzione del giardiniere, e talune che van- tano un certo lustro, e sanno rallegrare un boschetto, là sarebbero inopportune, ove una cupa e severa oscurità si desiderasse . La stessa diligente osservazione della natura sarà necessaria in riguardo all* acque v sen- za le quali par cosa morta un giardino, o queste stagnino in forma di lago, o scor- rano in quella di ruscello o di fiume , con ponti e con isolette, o precipitino d’ alto in cascata , il che nondimeno è sì difficile ad eseguirsi, che molti hanno queste cascate con savia disperazione af- fatto sbandite . Dicasi il medesimo delle rupi : quegli che per sorte le ha , può bene cori qualche modificazione farle al suo intento rispondere , ma folle e perduto tentativo sarebbe il voler crearsele ; e co- sì , quanto alle fabbriche, fortunato chia- meremo chi possedesse un vecchio castel- lo, una Gotica chiesa o altra vera ruina, dissertazione a5 a cui difficilmente possono somigliar bene gli artifiziali diroccamenti . Che dirò de’ ri- guardi che voglionsi avere alle differenti ore del giorno , onde risultano effetti diffe- renti , ed anche alle diverse stagioni , cia- scuna delle quali ha nel giardino le sue bellezze, non mancando chi preferisca l’au- tunno per la varietà de’ colori, mentre in grazia degli alberi sempre verdi, e di alcune altre avvertenze , non è scolorato , nè senza delizie lo stesso inverno ? Che dirò degli animali , onde la terra e 1’ acqua son popolate, © avvivato è il tutto , come , oltre i più comuni , i daini ancora , ed i cervi, e i candidi cigni? Finalmente os- servisi, che l’uomo Inglese s’ insignorisce, per dir così , e gode dell’ intero paese che lo circonda, ordinando egli le cose tutte in maniera , che un monte , una torre , o altro oggetto importante , eh’ è fuori del giardin suo , par collocato là a bella po- sta per contribuire ai piaceri di lui , cre- ando un prospetto , o perfezionando , sen- 2 6 DISSERTAZIONE za saperlo , una delle scene del suo giar- dino . Da tutto ciò si ricava , quanto grande richiedasi estension di terreno a tali intra- prese, e quanto abbiano del ridicolo certe imitazioni dell* Inglese maniera , che si veggono in più parti d’ Europa . Negli stessi giardinetti , che verdeggiano a tergo de* palazzi cittadineschi , trovi con istupore que’ sentieri a zig-zag , e come si dipingo- no le saette, i quali, oltre che ancor ne’ giardini grandi deggion muoversi con dolci Curve , così conducendoli la natura , servono, ciò che ne’ piccioli non può aver luogo , ad allungare e più forse , che non vorresti , 1 passeggi tuoi , celando sempre la meta , e novelli oggetti promettendo sempre alla tua rinascente curiosità . E que’ tempietti Cinesi? Come se colonie ve- nute fossero in Francia, o in Germania di Cinesi uomini , che lasciati ci avessero , ed anche ottimamente conservati, i lor mo- numenti . DISSERTAZIONE 2? Ricavasi pure da ciò che si disse , o che accennossi piuttosto, quanto tali giardini s’ allontanai da quelli che chiamansi re- golari , ed ove il giardinajo, o, a dir me- glio , 1’ architetto taglia le piante , come fossero pietre , e ne forma camere , labe- rinti , teatri , o lunghi e diritti viali con vasi e statue , che stannosi di rimpetto : ove rinchiude tra il muro le acque, o dal piombo in alto le slancia ; ove il terrea disuguale divide in piani , lo sostien con pareti , e pratica marmoree scale , perchè un piano riesca all’ altro ; ove più , che l’erba, il marmo , più , che l’ombra, do- mina il sole; ed ove non si tien conto di quelle prospettive , che il paese con vana e non accettata cortesia forse somministra . Però non è da domandare , se gl’ Inglesi si ridano di simili studj . Ma i lor giardini sono poi tali , che non vadati soggetti a difficoltà niuna? Non mi par veramente. E forse v’ ha tale obbiezione contra essi , eh’ io non credo esser mai stata fatta . 23 DISSERTAZIONE L’arte de’ giardini irregolari si propone, come vantansi gli stessi Inglesi, d’imitare, abbellendola , la natura : si propone quello che la Pittura e la Statuaria , anzi tutte quelle arti , le quali si chiamano imitative , e tra le quali questa pure de’ giardini irrego- lari , o moderni , che dicansi, vien collocata. Veggiamo, s’ ella merita un così bel posto. L’ artista , qualunque siasi , che prende a imitar la natura , ha una materia sua propria, di cui si vale per le sue imita- zioni . Una tela , o tavola , o altro di su- perficie piana con alquante terre colorite è la materia del pittore : un pezzo di mar- mo quella dello statuario. E tanto importa la considerazione di questo materiale , che da esso principalmente quel piacer deriva, e quello stupore che tali arti producono in noi ; dal veder cioè , che 1’ artista con una materia tra le mani indocile oltre mo- do e ritrosa , seppe nondimeno , senza mai cambiarla , modificarla così , che tanto ras- somigliasse all* originale da lui tolto a imi- dissertazione 29 tare , quanto non si sarebbe creduto , che rassomigliare potesse . Di fatto mettiamo- ci a riunire quelle due arti , e coloriamo una statua: cresce l’ imitazione , e ciò non ostante 1’ effetto scema . Ma condur tali linee , e contrapporre tali chiari e scuri , che una superficie piana mi paja camera, o bosco con gente che operar sembra , e parlare ? Ma da masso informe fare uscir persona , e dare al marmo la morbidezza delle carni umane , e la immagine dell’ li- mane passioni ? Questa è maraviglia : di- letto è questo . E lo stesso dicasi del poe- ta . I versi sono la materia , di cui egli si vale : poiché la vivezza del colorito , la forza dell’ espressione , e simili requisiti non sono così proprj di lui , che ad altri scrittori ancora non appartengano. Ed ecco perchè quella opinione non regge , che diasi poesia senza metro , e che si possa scrivere in prosa la tragedia, o il poema, se piace tal comodità . Per questo appunto, che le persone, che il poeta introduce. 3o DISSERTAZIONE parlarono in prosa, non la userà egli; là non v* essendo piò vera imitazione , ove s’adopera quel materiale stesso , che la na- tura suole adoperare . E se alcuni moderni nelle lor commedie l’usarono, non per que- sto io dirolli poeti , come non li direbbero i Greci , e i Romani , che in versi le com- medie loro scrissero tutti . Non può dunque l’arte de’ giardini Inglesi essere imitativa, e tra le arti, che si chia- mano con tal nome , venir collocata . Tale sarà bensì quella d’ un pittore di paeselli , che in un quadro mi rappresenti una bella campagna, perfezionando le scene da lui osservate , e il vero all’ideale con la imma- ginazione sua riducendo : ma non intenderò mai , come allora ci sia imitazione, eh 5 io mi servo della stessa materia, ond’ è com- posto il mio originale , e come si possa imi- tar la natura con la natura. Si dirà, che tale obbiezione colpisce piut- tosto quegli scrittori , da cui tra le arti imi- tative posta fu questa, di cui parliamo, che DISSERTAZIONE 3l non questa medesima , la quale potrebbe bella essere , benché non imitatrice , o ben- ché non imitatrice a quel modo , che sono le altre, cioè non usando una materia sua pro- pria, che non possiede, ma di quella insi- gnorendosi dello stesso suo originale , ed o- perando con quella. Ed aggiungeranno, che se quest’ arte produce con la sua imitazione un diletto, poco rileva , che non sia quello appuntino, che dall’ altre arti con le imita- zioni loro vien generato . Questo discorso par ragionevole: ma tale nuova maniera d’i- mitare non potendo non riuscirmi sospetta, converrà esaminare alquanto la spezie di diletto, che da quella risulta. Ciascun sa, che molti piaceri si compon- gono di sensazione , e di riflessione ad un tempo : anzi spesse volte renduto è grande dalla riflessione un piacere, che piccolo as- sai , quanto alla sensazione , sarebbe . Ciò posto , diremo così : quando io passeggio per qualche campagna, e mi vien fatto d’incon- trare una scena naturale, ma bella oltre mo- 3a DISSERTAZIONE do, ecco mi s’ avventa subito al cuore una certa soavità; ma questa soavità quanto non T accresce il considerare, che quella bellez- za è prodotta dal caso, il quale accozzò in- sieme que’ diversi oggetti cosi, che un tutto nobile e raro ne scaturisse ? Per lo contra- rio, quando una bella scena artifiziale mi s’appresenta, certo io ricevo subito una sen- sazione assai dolce; ma la riflessione , lun- gi dall’ accrescere il piacere , panni anzi diminuirlo . Perciocché il sapere , che quel- l’ accozzamento è uno studio, mi rende di difficilissima contentatura : intanto che una minor bellezza , ma casuale , mi diletterà , e in’ incanterà molto più , che un’ assai maggiore , ma frutto dell’ arte , dalla quale non è cosa ch’io non esiga. E ciò io di- co dì quelle bellezze che 1’ arte sa perfe- zionare : perchè rispetto a quelle più gran- di e sublimi, che osa imitare talvolta, è incredibile quanto rimanga al di sotto , e quanto più mi disgusti la infelicità , che 1’ ardire non mi piaccia , del tentativo . DISSERTAZIONE 33 Forse opporranno alcuni, che nella na- tura stessa noi veggiam sempre la man dell’ uomo , senza la quale le acque si ra- dunerebbero ne’ luoghi bassi , e quindi d’ umidità pieni e di freddo , e pessimo governo farebbe degli alti la siccità : ogni pianura sarebbe palude, ogni bosco presso che impenetrabile per la vegetazione lascia- ta in balia a sè medesima; e se qualche bellezza selvaggia ed orrida di scoprire ci fosse dato , indarno ne ricercheremmo una sola del genere ameno e ridente. A ciò si risponde , che questa considerazione non destasi negli uomini comunemente , i qua- li , nel vagheggiar che fanno una deliziosa campagna , si dimenticano della parte, che la coltivazione vi ha . In oltre è vero , che l’uomo doma e ingentilisce questo monte, rinserra e dirige quel fiume, mescola ed alterna le sementi e le piante , e per con- seguenza le forme e i colori, e una qual- che maniera di fabbrica innalza qua e là . Ma queste , e cento altre cose le fa egli c 34 DISSERTAZIONE per ragioni particolari d’ utilità propria : da tutte poi nasce spesso , senza eh’ e’ vi ab- bia pensato, una combinazione di oggetti, che piace e rapisce , ina combinazione che vien prodotta unicamente dal caso , e che da noi si suole chiamar natura . E nutrendo- si una opinion grande e superba delle opere dell’ arte , rimpetto alla quale il caso pare non aver forza niuna, è chiaro, che le fe- lici produzioni di questo più assai , che i maggiori sforzi di quella , la maraviglia do- vranno, e il diletto in noi risvegliare. S’aggiunga, che gli uomini, passeggiando per una bella campagna artefatta , son co- stretti di applaudire all’artefice, e di avergli obbligo del piacere che lor procura ; e cia- scun sa , che cosi il dare una lode , come il ricevere un benefizio , a molti pur troppo riesce gravoso. Ma quando per lo contrario altri vagheggia una scena naturale , non re- sta obbligato ad alcuno di quel piacere , e invece di lodare un altro, loda, cosa gene- ralmente più dolee , sè stesso : poiché una DISSERTAZIONE 35 scena naturale ci par quasi creata da noi medesimi , che spesso ci crediamo i primi ad osservarla, o almeno ad osservarla con quel- la diligenza sagace e dotta , che non lascia indietro nulla di quanto può conferire alla sua perfezione. Quanto non dovrà dunque sembrarci vaga , singolare , magnifica ? Alcuni pertanto potrebber dire, che non dovremmo privarci di quella spezie di bello, che ne’ giardini regolari si trova, di que’ per- golati e di quelle spalliere , di que’ giuochi e spruzzi mirabili d’acqua , che si colori- sce al sole e s’indora, di que’ verdi ricami, di que’ sontuosi terrazzi , de’ bronzi gettati e degli scolpiti marmi , d’ un luogo infine, ove tra 1’ erbe ed i fiori l’ Idraulica, la Statuaria e l’Architettura insieme gareggiano ; e goder poi delle bellezze semplici e schiette , e certo infinitamente superiori , in mezzo ai cam- pi , su la riva de’ fiumi , tra i monti e le valli , cioè nelle braccia , per così dire , della vera ed originale natura. Nè vergognarci tanto di amar ne’ giardini quella regolarità 36 DISSERTAZIONE che tanto ci piace negli edifizj ; e considera- re , che di quella così nemica non è la na- tura stessa, che se ne valse nell’opera sua più bella, nella figura delPuomo . E lascian- do anche ciò , perchè , avendo due piaceri , rimaner vorremo con uno solo ? Due piaceri che per 1’ opposizione , in cui son tra loro , s’aguzzano scambievolmente , e del minor de’ quali potrò almeno servirmi per torna- gusto . Perchè , godendo delle bellezze na- turali, non gòdrò ancora di veder gli al- beri e le acque, di veder la stessa natura dall’ uom sottomessa , e a’ suoi capricci ub- bidiente , ammirando il poter dell’ uomo , e il mio amor proprio rallegrando con ta- le ammirazione ? Ma comunque possano essere ricevute queste riflessioni , convien confessare , che quando bene l’Inglese giardino non generas- se tutto quel diletto e quella maraviglia , che i suoi partigiani promettono , molto vo- lentieri l’ uomo vi passeggerà sempre per en- tro : il che vuoisi attribuire in gran parte a quella cura instancabile ed erudita , con cui trattano , come tutte le altre cose , questa pure gl* Inglesi . Perchè , oltre la gran varie- tà delle piante , tra le quali ne vedi assais- sime di forestiere ch’eglino hanno con som- mo studio addomesticate, oltre tante loro- avvertenze finissime, che lungo sarebbe il solo accennare, è incredibile, con quanta diligenza la cotica del prato educando van- no , e con que’ lor cilindri domando ; mentre a maraviglia gli ajuta l’umidità del clima, e il frequente piovigginare , onde quella vi- va e forte verdezza , che molto di rado fuori si vede dell’ Inghilterra. Senza che, ove sia vero , che la più parte degli uomini di buon gusto allettata resti e rapita da tali delizie , poco varrebbe ogni ragionamento contra es- se vibrato , comechè giusto . Ed è anche una gran presunzione in favor loro l’andar ve- dendo il conto che i personaggi ne fanno più ingegnosi e dotti d’uria tanto illuminata na- zione , la qual non può credersi quanto si compiaccia di aver questa spezie di giardini 38 DISSERTAZIONE non solo perfezionata quasi , ma diremo an- cora inventata . Vero è, che, quanto all’ invenzione , non mancan di quelli che all’ Inghilterra la tolgono, e la danno alla Cina. Tuttavia questo punto non è stato sparso ancora di tanta chiarezza, die regolar possa i nostri giudizj . Le descrizioni , che dei giardini Cinesi , e delle delizie dell’Imperatore pres- so Pekino ci han date i Padri Gesuiti, non sono abbastanza particolareggiate e distin- te ; ed il celebre Cavalier Chambers, che ne trattò più ampiamente , ma che poco s’internò nel paese, confessa con lodevo- le ingenuità non aver veduto di que’ giar- dini, che i men grandi, e meno curiosi > e che più assai , che da questi , notizia trasse del far Cinese dalla bocca d’ un pittor famoso di quella nazione chiamato Lepqua . Ma supponendo ancora , che tra quel giardino, e il Britannico non corres- se differenza ninna, ne conseguita forse, che il primo sia stato modello al secondo ? dissertazione 3q È egli necessario il far viaggiare le arti da un paese all’ altro , come se due nazioni trovar non potessero la cosa stessa ? E se per avere i Cinesi trovato assai prima la polvere d’ arcobugio , e la bussola , e forse anche la stampa , non però si toglie la gloria di queste tre scoperte alla Germa- nia, e all’ Italia , perchè vorremo defrau- dar 1’ Inghilterra di quella d’ una maniera di giardini , che forse prima erano nella Cina? Fu investigata eziandio la maniera de’ giardini degli antichi : ma nulla s’ incontra ne’ libri , che lo stile Britannico rappre- senti . Quelli di Alcinoo , che ne’ versi d’Omero, come disse colui, sempre ver- deggeranno , non eran che un orto con al- quanti legumi in quadro, e due fontane per irrigarli , oltre le piante fruttifere : non contenea 1’ intero ricinto , che quattro ju- geri , e regolarmente distribuito era ogni co- sa. Poco sappiamo di quelli di Babilonia. Sforzi tuttavia cosi grandi d’arte e di lusso slontanan da noi ogn’ idea di semplicità e di natura ; senza che non par che orti pensili , supposta la verità de’ Babilonesi mal grado del silenzio d’ Erodoto, potessero essere di quella estensione, che l’Inglese gusto ri- chiede . Quanto ai Romani , molti passi di autori, e le celebri lettere massimamente del giovine Plinio , che parlano della sua villa Laurentina , e di quella , che avea egli in Toscana , non ci lasciano dubitare della regolarità e simmetria de' giardini loro: al- beri tagliati in diverse forme di animali , e di vasi , terrazzi , viali , giuochi d’ acqua, e simili ricercatezze ; benché forse alcuni le condannassero, come si può conghietturaie da questo luogo di Giovenale: In vallem Egeriae descendimus , et speluncas Dissimiles veris . Quanto praestantius esset Numen aquae , viridi si margine clauderet undas Herba , nec ingenuum violarent marmora tophum f Ciò che si disse dell’antica, dicasi ancora della moderna Italia, che sin dal secolo decimò- quarto conosce questi piaceri, come appa- DISSERTAZIONE 4 1 risce dalla terza giornata del Decamerone ; cioè tre secoli prima della Francia , che sola- mente sotto Lodovico il Grande cominciò ad essere giardiniera , e che ultimamente imitò anche in questo la sua rivale Inghilterra , piantando, scrivendo libri su tale argo- mento , ed eziandio poetando , giacché mol- to del Poema del Mason sopra i Giardini e dell’Epistola del Pope al Lord Burlin- gton, si giovò nel celebre Poema suo il valoroso Delille . La Germania non meno ha molti giardini , che sono , o eh* esser vorrebbero Inglesi , e parecchi ne abbiamo presentemente anche noi , ma io non ne conosco che tre: l’uno a Caserta, che na- scer vidi sotto la direzione d’ un valente artista Tedesco, l’ altro non lungi di Cre- mona, che appartiene ai due coltissimi, e gentilissimi fratelli Picenardi , e il terzo presso Genova disegnato da quel Senator Lomellini , che fu così applaudito ministro a Parigi della sua Repubblica . Finalmente si studiò, se v’era scrittore, 42 DISSERTAZIONE nel quale si trovasse qualche immagine di giardino irregolare non già eseguito , ma da eseguirsi ; intanto che dove i precetti dell’ arti si sogliono trar dagli esempi , questa volta all’ opposto la pratica fosse stata preceduta dalla teorica . In effetto una immagine di quello luminosissima si credette vedere nella descrizione del Pa- radiso terrestre fatta dal Milton . Laonde dicon gl’inglesi: Questo giardino è cosa totalmente nostra ; poiché il Milton Io ci mostrò prima nel suo maraviglioso Poema, e noi poscia da questo su la faccia della terra lo trasferimmo , e di fantastico il ren- demmo reale . Noi abbiamo avuto , scrive 1’ illustre autore del Saggio su V arte de ’ giardini moderni , un uomo , un gran- de uomo , a cui nè 1’ educazion , nè 1’ u- sanza preoccupava la mente ; il quale Benché serbato a ree stagioni , e tutto Di cecità > di solitudin cinto , giudicò , che i falsi e bizzarri ornamenti , che veduto avea ne’giardioi , erano indegni DISSERTAZIONE 43 della mano onnipossente, che piantò le de- lizie del Paradiso . Col profetic’ occhio dei gusto ( così udii definir bene il gusto ) e- gli sembra aver concepito , ed antiveduto la moderna maniera , come il Lord Baco- ne annunziò le scoperte posteriormente fat- te dalla sperimentale Filosofia . La descri- zione dell’ Eden è più calda e più giusta pittura del presente stile , che non sareb- be una copia di Hagley, e di Stourhead per mano di Claudio Lorenese * . Così il * One man , one great man t ve had , on whom nor education , nor custom could impose their prejudices ; who , on evil days though fallen , and with darkness , and solitude com- passed round , judged that the mistaken and fantastic ornaments he had seen in gardens , were unworthy of the almights hand that plan- ted the delights of Paradise . He seems with prophetic eye of taste ( as 1 have heard taste well defined ) to have conceived , to have fo- reseen moderning gardening ; as Lord Bacon announced the discoveries since made by ex- perimental philosophy . The description of Eden is a warmer and more juste picture of the present style than Claude Lorrain could have painted from Hagley and Stourhead . 44 dissertazione signor Walpole , poi Lord Orford : Hagley e Stourhead son due giardini rinomati del- l’ Inghilterra. Ma ciò , che l’ ingegnoso autore ha detto del Milton , a me pare , che assai più con- venevolmente si sarebbe pronunziato d’ un nostro Italiano , cioè dell’ immortale Tor- quato Tasso . Questi trovò con la forza dell* ingegno suo, questi diede il primo l’idea di tali giardini ; ed è una certa me- raviglia , che il Serassi , a cui nulla sfug- giva di quanto tornar potea in lode del suo Torquato , ciò non abbia nella lunga Vita, eh’ egli ne scrisse, avvertito. Un breve confronto tra la descrizione del Pa- radiso terrestre , e quella degli orti di Ar- mida , dimostrerà chiaramente la mia as- serzione. Udiam prima il Milton nella Tra- duzione del Rolli , che se non è abbastanza leggiadra , certo è fedele abbastanza . Così lo Spirto reo siegue il suo varco. Ed a’ confini d’ Eden s’ avvicina , Dove il delizioso Paradiso DISSERTAZIONE 45 Mirasi or più viein con verde claustro Coronar quasi di rurale sponda L’ aperta sommità d’erta boscaglia , I di cui lati irti per siepi e dumi Altamente cresciuti ermi e selvaggi Niegan sender . D’altezza insuperabile Ombra vasta, al di su , porgeano il cedro , II pin , l’ abete , e la ramosa palma : Scenica boschereccia! Ed ascendendo Per grado una su l’altra ombra , ne apparve Teatral selva di grandioso aspetto . Pur alto più , che le lor cime sorgono Del Paradiso i verdeggianti muri , Che al nostro primo Genitore un largo Prospetto dan sopra il suo basso impero , E alle sue vaste vicinanze intorno . Indi , alto più di quelle mura , in cerchio Frondeggia un filar d’ alberi i più vaghi Carchi di frutta le più dolci e belle . Il frutto e il fiore di color dorato Ambo appariano a un tempo istesso, e tutti Smaltati di color diversi e gai , Dove il Sole imprimea raggi più lieti, 4 6 DISSERTAZIONE Che in vaga nube a sera, o che nell’umido Arco , poiché irrigata ha Dio la terra . Sì amabile apparia quel bel paese ! Scorre per l’Eden verso l’ostro un largo Fiume senza cangiar corso , e per entro Selvoso monte sotterraneo ingolfa : Chè collocato ivi quel monte Iddio Avea del suo giardin come una sponda Alto sovra la rapida corrente, Onde 1’ umor per le porose vene Con benefica sete alto contratto Ne scaturisse il fresco fonte , e tutto Irrigando il giardin con più ruscelli ; Quinci poi riunito in giù cadesse Dalla rapida balza ad incontrarsi Con la bassa corrente , ove all’ aperto Fuor delPoscuro suo varco apparisce : E donde in quattro principali fiumi Divisa scorre, e più famosi regni. Cui ridir qui non giova , errando bagna . Ben fora d’uopo dir, s’ arte il potesse , Come da quella fonte di zaffiro dissertazione 47 I crespi rivi rivolgendo il corso Su perle orientali e arene d’oro Per girevoli verdi labirinti Scorron nettare sotto ombre pendenti, Ed ogni pianta visitando , nutrono I vaghi fior , di Paradiso degni, Cui non industriosa arte in diverse Forme di culto suol, ma in monti e in valli, E in piagge compartì l’alma natura Egualmente profusa, e dove il Sole Scalda fin dal mattino il campo aprico , E dove opaca impenetrabil ombra À mezzo dì la boschereccia imbruna. Sì questo ameno luogo era un felice Sito rural di differenti aspetti , Boschetti , le cui piante preziose Gomma odorata e balsamo distillano , O le cui frutta di dorata scorza Con brunito splendor pendono amabili. Favoleggiate già in Esperia , e solo Qui vere , e di sapor delizioso . Fra lor pianure e livellate piagge, E greggie a pascolar l’ erbette tenere 43 DISSERTAZIONE Stavan frapposte , o d’elevate piante Collinette coperte, o il grembo florido Di qualche valle di ruscelli piena La dovizia spandea de’ suoi bei fiori D’ ogni colore , e rose senza spine : Veggonsi in altra parte ombrose grotte , E spechi di freschissimo ritiro Cui sopra, a tardo piè , serpe la vite Lussureggiante di purpurei grappi , Mentre le mormoranti acque , o disperse Cadono giù dalle pendici , o i varj Uniscon rivoletti in chiaro lago , Che al coronato margine di mirto Tiene innanzi il suo specchio cristallino. S’ode cantar de’pinti augelli il coro , Cui zefiro gentil , che spira odori Di campi e di boschetti, il suono accorda Delle tremole foglie susurranti : E intanto Pan 1’ universal Rettore Con l’Ore e con le Grazie unito in dauza Guida appo se la Primavera eterna * . Chi si diletta della lingua e poesia In - dissertazione 49 Non può negarsi , che bello non sia que- sto irregolare , o naturale giardino , che vo- glese , forse troverà qui volentieri V origi- nale . So on he fares, and to the border comes Of Eden, where delicious Paradise, Now nearer, crowns with her enclosure green , As with a rural mound, the champain head Of a steep wilderness ; whose hairy sides With thicktet overgrown, grottesque and wild, Access deny’d: and over head up grew Insuperable height of loftiest shade , Cedar, and Pine, and Fir, and branching Palm , A sylvan scene; and as the ranks ascend Shade above shade, a voody theatre Of stateliest view: yet higher than their tops The verd 1 rous wall of Paradise up sprung : Which to our general Sire gave prospect large luto his nether empire neighb’ring round. And higher than that wall a circling row Of goodliest trees, loaden with fairest fruit, Blossoms and fruits at onne of golden hue, Appear 1 d , with gay enamel 1 d colors mix 1 d : On which the sun more glad impress 1 d his beams , Than in fair ev 1 ning cloud , or humid bow , When God hath shower 1 d the earth; so lovely seem 1 d That landskip Southward and through Eden went a river large , Nor chang’d his course, but through the shaggy hill Pass’d underneath ingulf’d: for God had thrown That mountain as his garden-mold high rais 1 cl d 5o DISSERTAZIONE gliarn dirlo. La descrizione di quello del Tasso, che fatta venne un secolo prima Upon the rapid current, wich through veins Of porous earth with Kindly thirst up drawn, Rose a fresh fountain , and with many a rill Water’d the garden $ thence united fell Down the steep glade, and met the nether flood, Which from his darksome passage now appears , And now divided into four main streams , Runs diverse, wand 1 ring many a famous realm And country, whereof here needs no account ; Rut rather to tell how , if art could tell. How from that saphir fount the crisped brooks, Rolling on orient pearl and sands of gold. With mazy error under pendent shades Ran nectar, visiting each plant, and fed Flow’rs, whorthy of Paradise, which not nice art In beds and curious knots, but nature boon Pour’d forth profuse on hill, and dale, and plain , Roth where the morning-sun first warmly smote The open field, and where the unpierc ’d shade Irubrown’ d the noontide bow’rs. Thus was this place A happy rural seat of various views: Groves whose rich trees wept od’rous gums, and balm , Others whose fruit burnish’d with golden rind. Hung amiable , Hesperian fables true , If true, here only, and of delicious taste: Betwixt them lawns, or level downs, and flocks Grazing the tender herb , were interpos’ d , Or palmy hilloc; or the flow’ ry lap Of some irrigous valley spread her store, DISSERTAZIONE 5l di quella del Milton , è più breve assai : nondimeno veggasi, quanto vi si trovi e- spressa meglio la forma del presente giar- dino Inglese : Poiché lasciar gli avviluppati calli. In lieto aspetto il bel giardin s’ aperse : Acque stagnanti , mobili cristalli , Fior varj . e varie piante , erbe diverse , Apriche collinette , ombrose valli , Selve , e spelonche in una vista offerse ; E quel , che il bello e il caro accresce all’opre , L’arte, che tutto fa, nulla si scopre. Ecco laghi e fiumi, ecco varie maniere di fiori, d’erbe e di piante, non in vasi, Flow 1 rs of all hue, and without thorn the rose: Another side, umbrageous grots and caves Of cool recess, o’er which the mantling vine Lays forth her purple grape, and gently creeps Luxuriant; meanwhile murai 1 ring waters fall Down the slope hills, dispers’d, or in a lake. That to fringed bank with myrtle crown 1 d Her crystal mirror holds, unite their streams The birds their quire apply; airs, vernal airs. Breathing the smell of field and grove, attune The trembling leaves, while universal Pan Knit with the Graces and Hours in dance Led on th 1 eternal spring . — Lib. IV. 5s DISSERTAZIONE non a disegno , non in linea retta , ma col vario e bello disordine della natura ; ecco il lucido colle , e l’oscura valle in contrap- posizione , e P orrido e il grande delle sel- ve e spelonche unito all’ ameno e al ri- dente degli altri oggetti , ed ecco una pro- digiosa estensione di luogo : finalmente chiusa è l’ottava dalla definizione, per co- sì dire , del giardino Inglese , nel qual si cerca sopra ogni cosa , che quell’arte, che ha operato il tutto, niente apparisca. Poi con precisione ancor maggiore soggiunge il Tasso : Stimi ( sì misto il culto è col negletto ) Sol naturali e gli ornamenti, e i siti . Di natura arte par , che per diletto L’ imitatrice sua scherzando imiti . Il signor Shenstone , che in tal materia è autor classico, così scrive: “ Alcune bel- ,, lezze artifiziali sono con tal sagacità ordi- „ nate , che altri non può concepirle , che „ per naturali; alcune naturali così felici „ riescono, che altri giurerebbe tosto, che DISSERTAZIONE 53 ,, sono artifiziali * . Non sembra egli, che il signor Shenstone commentar volesse il terzo , e il quarto de’ versi sopraccitati ? Il concetto de’ quali , che potrebbe così al primo parere alquanto ricercato , contiene una riflession vera e profonda, e mostra qual fino e diligente osservatore della na- tura , e dell’ impressione dei suoi oggetti sul nostro animo , era il cantor della Ge- rusalemme : benché non lasciasse ad un tempo di giovarsi dell’altrui con giudicio , come si giovò qui del simulaverat artem Ingenio natura suo , che Ovidio dice d’un antro naturale , che artifiziale sembrava . Aggiungerò alcuni altri versi , non tanto perchè questi rappresentino meglio il giar- dino Inglese , quanto perchè mostrano, che * Some artificial beauties are so dexterously managed , that one cannot but conceive them natural ; some natural ones so extremely for- tunate, that one is ready to swear , they are artificial . Unconnected thoughts on Garde- ning . T. 2. delle sue Opere . 54 DISSERTAZIONE il Milton si ricordò non solamente de’ luo- ghi d’Omero, ove si descrive la grotta di Calipso , e gli orti d’ Alcinoo, ma di que- sto ancora del nostro poeta , del quale a- vea , come degli altri nostri , non picciola cognizione : L’aura, non che altro , è della maga effetto , L’aura che rende gli alberi fioriti : Co’ fiori eterni eterno il frutto dura , E mentre spunta l’un , l’altro matura . Nel tronco istesso , e tra l’ istessa foglia Sovra il nascente fico invecchia il fico. Pendono a un ramo un con dorata spoglia , L’altro con verde il novo , e il pomo antico. Lussureggiante serpe alto e germoglia La torta vite , ov' è più l’ orto aprico . Qui l’uva ha in fiori acèrba, e qui d’ór l’have, E di piropo , e già di nettar grave . Vezzosi augelli in fra le verdi fronde Temprano a gara lascivette note. Mormora l’ aura , e fa le foglie e 1’ onde Garrir , che variamente ella percuote . Quando taccion gli augelli , alto risponde , DISSERTAZIONE 55 Quando cantan gli augei , più lieve scuote , Sia caso, od arte, or accompagna , ed ora Alterna i versi lor la music’ ora . Finalmente d’accennar non si lascia, che daini v’ erano e cervi , e simili animali , come vedesi in Inghilterra ; atteso che , ritiratasi Armida , Rinaldo per usanza ri- mane, E tra le fere spazia , e tra le piante „ Se non quanto è con lei , romito amante . Per verità sembrami, che 1’ immagine dell’ Inglese giardino espressa sia ne’ versi citati con una chiarezza a non lasciare de- siderar di più, ed a farci conchiudere, che il Tasso fu l’ inventore di questo genere ; genere, del quale nè i giardini del tempo suo, eh* eran simmetrici tutti, nè le de- scrizioni , che abbiamo , degli anteriori , dar non gli poteano la menoma idea . E notisi ancora , che il Milton non potea non dipingere un giardino irregolare, così vo- lendo il soggetto suo ; quando troppo strana e sconcia cosa sarebbe stato il rap« 56 DISSERT A Z IONE presentare in que’primordj del Mondo pet- tinature di alberi, scale, terrazzi, e simili raffinatezze . Il Tasso per lo contrario , a- vendo a parlar dell’ opere d’ una maga , condotto era naturalmente dal suo sogget- to ad immaginare quanto l’arte ha di più squisito e recondito , di più sorprendente e miracoloso . Tuttavia egli seppe uscir fuori di quelle camere e gallerie verdi del- l’età sua, non curare i verdi rabeschi , di- menticarsi gli strali d’ acqua , che spesso colpiscono l’ospite inavveduto; e con l’oc- chio intellettuale veder seppe un nuovo genere di delizia, che fosse meglio, che la natura , e nondimeno natura fosse , o una natura , per usar questa espressione , artifiziosa , che volle ornarsi , e parere an- cora più bella . Possiam dire pertanto, che non solamen- te de’ giardini in generale , ma di questi eziandio più moderni , de’ quali non si tro- va veruna idea prima della Gerusalemme , sia stata maestra in un certo modo alle dissertazione 57 altre nazioni l’Italia; come se, dando loro le arti e le scienze , voluto avesse , quasi a sollievo degli studj più faticosi, dar lo- ro anche ciò, eh’ è il più puro de’ nostri piaceri , e il ristoro maggiore de’ nostri spiriti , giusta quelle parole che allegai sul principio , del Cancellier d’Inghilterra . 58 APPENDICE. Dopo avere io scritta, e mandata all’Ac- cademia di Padova la mia Dissertazione , il celebre Professor Malacarne pubblicò un suo discorso, in cui, parlando del Parco vecchio , che presso Torino fu piantato per ordine, e sul disegno di Carlo Ema- nuele I. Duca di Savoja, ed esaminando certe Lettere del Coppino, nelle quali fa- vellasi di detto Parco, ei fa conghiettura , che questo avesse non poco della manie- ra, e del gusto Inglese. E non poco di fatto ne avea ; come poi egli stesso s' ac- corse per una Lettera di Torquato Tasso a Giovanni Boterò , che trovata fu dal Ca- valier Tiraboschi nell’ Archivio di Guastal- la, e a me venne dalla gentilezza del dottissimo Professore comunicata . Ecco la Lettera , che non fu ancora, ch’io sappia, prodotta in luce, e al Serassi rimase igno- ta: Affinchè, il Signor Duca di Savoja mio Signore sappia quanto grato io sia alla Serenità di F. Sig. lllust. per li boni uffizj, con cui s’ è degnata di favorirmi apresso a chi maggiormente importava ; raccòrrò da F. S • pregandola, , che assi- curi sua Sig . Sereniss. aver io voluto im- mortalare per quanto in me stia la magni- fica et unica al Mondo sua Opera del Parco accanto alla sua capitale in una stanza della mia Gerusalemme , dove fin- go di descrivere il Giardino del Palagio incantato d’ Armida, et vi dico così: Poiché lasciar gli avviluppati calli. In lieto aspetto il bel giardin s’ aperse . Acque stagnanti , mobili cristalli, Fior varj , e varie piante , erbe diverse , Apriche collinette , ombrose valli, Selve, e spelonche in una vista offerse ; E quel , che il bello e il caro accresce all’ opre , L’ arte , che tutto fa, nulla si scopre . Ricordate al Serenìssimo Sig. Duca le mie passate et presenti infelicità , e pre- gatelo , che si degni di continuare a chie- der il termine in gratia a chi n ’ è V ar- bitro . baciateli in mio nome il ginocchio , et vivete felice . Da le prigioni di S. Anna di Ferrara. Alle Lettere del Coppino si possono ag- giungere tre Sonetti del Chiabrera , eh’ egli intitola ; Per lo Barco , o sia Parco , or- dinato da Carlo Emanuele Duca di Sa- voia. Sappiamo, che il Duca onorò molto il Chiabrera , e che invitollo per bocca del suddetto Giovanni Boterò a rimanere in sua Corte, quando l’invitato era giovine ancora, e scrivea il Poema dell’ Amadeide . Ecco i Sonetti , i quali , benché non sien senza macchie , mostrano tuttavia il poetico va- lore di chi dettolli . 6 1 Poiché a nemico piè l’Alpi nevose Chiuse Carlo , d’ Italia almo riparo , E non mai stanco in faticoso acciaro , Con magnanimo cor P armi depose , A diporto di lui foreste ombrose Vaghe Napée lungo la Dora alzaro , Ove s* Eto, e Piróo 1’ aure infìammaro , Aprii rinverda le campagne erbose . Fama per queste nove a scherno prende L’ antiche Tempe , e del famoso Atlante L’ alme ricchezze il peregrin qui scorge . Ma svegliato dragon non le difende : Anzi cortese allo straniero errante Con larga destra il grande Eroe le porge. 6a II. Driadi ombrose , alla cui nobil cura L’orror commise della selva amica Carlo, tra le cui piante alla fatica De’ più gravi pensier talor si fura ; Euro invitate a contemprar 1* arsura Con 1’ aure , che nel grembo ei si nutrica Ed Austro allor, che la campagna aprica Borea col gel de’ freddi spirti indura » Ma perchè rio furor d’alta tempesta Tronco non svella , o di saetta accesa Non sia rimbombo a minacciarla ardito , Basta Carlo scolpir per la foresta , Ch’ella fia d’ogni oltraggio indi difesa ; Tanto è 1’ eccelso nome in Ciel gradito « 63 III. Se dentro l’ ombra delle regie fronde, Che per l’industre man folta si stende , Pari a quella giammai belva discende , Che d’ Erimanto sbigottì le sponde ; O pur, se a quella , che le selve , e 1’ onde Col nome ancor di Calidonia offende , Altra sembiante dure terga orrende Vi porta , o zanne di gran spuma immonde , Destre, di cui miglior Grecia non vide , Sollecite a placar 1’ ombroso chiostro Armeranno archi sanguinosi , e rei ; E quasi Meleagro , e quasi Alcide , Carlo il gran teschio appenderà del mostro : Chè sa di più gran spoglie alzar trofei 6 64 Ma ritornando alla Lettera del Tasso , conchiuderò , che se la gloria dell’ inven- zione non appartien più , come vuoisi confessare , al poeta Italiano , certo all* Ita- lia appartiene, e anche meglio; poiché si vede da quella Lettera principalmente , che il Giardino Inglese non solo fu de- scritto dalla penna di Torquato prima, che da qualunque altra , ma che innanzi a tutti l’ideò, ed eseguì Carlo Emanuele L Duca di Savoja . il fine. SAGGIO SOPRA L’ INDOLE DEI GIARDINI MODERNI LETTO ALL 5 ACCADEMIA DI SCIENZE , LETTERE, ED ARTI DI PADOVA nell’ anno 1796. ■ \ 6 ? SAGGIO. XN el presentarvi, o signori , alcune poche e semplici idee sull’ indole e sullo stile del mo- derno giardino , che altri chiamano irregola- re, altri Inglese, ed altri Anglo-Cinese, io non temerò certamente, che vogliate accu- sare 1’ argomento di frivolezza . Perciocché tutto ciò, che ci ravvicina ai puri ed inno- centi piaceri della natura , è grande ; tut- to ciò , che ci stacca dalle passioni , e dai meschini fattizj diletti, è nobile; nè 68 SAGGIO l’uomo forse mai si mostra degno tanto dell’augusta sua destinazione, quanto al- lorché lo vediamo intento o a meglio co- noscere , o a più vagamente adornare que- sto suo basso soggiorno . Il giardiniere , considerato come istrutto agricoltore , si ar- ricchisce di tutti i soccorsi della fìsica per penetrare più addentro nè misteriosi arcani della vegetazione, e secondarla; e non con- tento delle spontanee produzioni crea nuo- vi sughi, nuove forme, nuovi colori, ac- coglie e rinserra in breve spazio piante di tutti i paesi , di tutti i climi , vince gli ardori della state , i rigori del verno , il lusso stesso della natura , domandone il soverchio vigore , e la rigogliosa fecondità, considerato poi come compositore ed or- natista, egli rallegra ed abbella i luoghi di vostra abitazione, vi offre delle scene va- rie , inaspettate , liete , tristi , calmanti , sorprendenti; e affezionandovi alle cose campestri , vi riconduce per la via del piacere all’utile desiderio di sprigionarvi SAGGIO 69 dalle città tumultuose , di rappacificarvi coll’aurea villereccia semplicità; e invitan- dovi agli aperti passeggi tra 1’ olezzare dei fiori, e le ridenti verdure, sempre mini- stro di diletto , spesso anche richiama nelle membra inferme la sanità, e ne’ guasti petti la virtù. Io mi astengo dunque dal- l’ implorare la vostra indulgenza pel sog- getto , che tratto ; esso non è forse punto diseguale alla grandezza degli oggetti , di cui solete occuparvi ; e può inoltre servi- re quasi di amena e piacevole diversione ai gravi ed austeri studj , che vi tratten- gono : ma ben la imploro , questa vostra preziosa e confortatrice indulgenza , per me stesso ; chè quanto più a voi mi avete ravvicinato, tanto più trepidamente scorro e misuro lo spazio immenso che mi divide dalla grande e meritata celebrità , che vi circonda . E piacciavi prima di tutto , o signori , seguire alcun poco , anche in questa sorta di studio gentile e delicato , gli andamenti 70 SAGGIO dello spirito e dell’industria dell’uomo; e lo vedrete sempre simile a sè stesso , len- to e cauto da principio parer quasi dubitar di sue forze , e farne piccoli saggi , raden- do il lido , qual inesperto nuotatore ; poi per la felicità delle prime imprese fatto più gagliardo e ardimentoso abbandonarsi ad un impeto sconsigliato , chiamar timi- dezza la misura , fredda ragione il calcolo, difetto di genio e d’ energia la circospetta moderazione ; e nell’ ebbrezza dell’ imagi- nato trionfo obbliar le sue guide, sprez- zarle , smarrirsi , perdersi , non saper più a che attenersi, dove arrestarsi, finché rinvenuto dal breve delirio si volge atter- rito all’ immenso tratto , che avea trascor- so , si accusa d’ inconsiderazione , di stol- tezza , ritorna al punto dond’ era partito, e di nuovo implora i soccorsi della prima sua scuola, e de’ suoi primi maestri. Così avvenne in più d’ una scienza, e quasi in tutte le arti, e specialmente in quelle che regolate dal gusto , pel bisogno in cui sono SAGGIO di libertà, più facilmente trascorrono alla licenza; così avvenne eziandio nell’ arte dei giardini . È facile il credere , che l’uo- mo, dopo di aver provveduto ai più pres- santi bisogni della sua vita , fermato in un luogo dalla elezione o dalla necessità , ab- bia voluto circondarsi di tutti quegli og- getti , che poteano rendergli più soave re- sistenza . Vide la vaghezza dei fiori , e ne contornò alla rinfusa il suo semplice caso- lare ; osservò che 1’ acqua si presta obbe- diente ai molli pendìi , e per essi la guidò dappresso al suo tetto; cercò nella pianta- gione degli alberi , oltre un cibo grato e salubre, l’ombra e la frescura, e nel ver- de tappeto dei prati un alimento alla greggia; ebbe qua dei frutti, là dell’ erbe, altrove delle spiche ; varj e diversi erano i ripartimene , ma tutti si annunciavano senza disegno , senza pretensione ed orgo- glio . Venne chi credette far prova di più squisita intelligenza , e cominciò a riquadrare il suo terreno ? a cingerlo di siepe o di ma- 7 2 SAGGIO raglia, a distribuirlo in ajuole ; piantò viali lunghi e rettilinei , drizzò l’ acqua per artefat- ti canali , portò da per tutto la squadra ed il compasso , e con essi la nojosa simmetria. Ma la stanchezza si fe sentire; e bisognava o retrocedere, o spingersi più arditamente innanzi , e tentar nuove cose . Allora fu , che l’acqua, contro il nativo costume, fu costretta violentemente a balzare in aria ; gli alberi più vigorosi furono condannati sot- to la forbice indiscreta a restarsi nani e ra- chitici, o a modellarsi a guisa di muraglie, di camere, di portici , a piramidarsi , roton- darsi, e simulare ogni capriccio, ogni fan- tasia dello sgraziato compositore ; sottentrò la magnificenza ed il lusso, e, chiamate in ajuto l’architettura e la scoltura, si piantaro- no dei giardini grandiosi, superbire ricchi, ma non vaghi , non belli ; rinnovato 1’ esem- pio di colui , che non sapendo dipingere una Venere che fosse bella , caricolla d* oro e di gemme, e la fe ricca. Ma vi fu final- mente chi si avvide , che non avendo i SAGGIO 73 giardini altro oggetto, che di farci godere di varj quadri campestri , bisognava nel comporli ed abbellirli conservar gelosamente jl loro carattere originale, non opprimerli e soffocarli sotto l’indiscreto ammasso di oggetti frivoli , discordanti , stranieri , ma piuttosto guardar la natura, imitarla, e coraggiosamente gareggiare con essa. L’im- presa, ch’era nobile, divenne audace; si urtò nell’ affettazione , nel falso, nel me- schino . Si vollero innalzare delle colline in terreni bassi ed avvallati , e non si fecero che dei miserabili sbozzi ; si distribuì 1’ a- cqua in anguste vaschette , in piccoli ar- tificiali laghetti ; si vollero variare in bre- ve spazio gli aspetti e le scene , e tutto fu stretto, compresso, addossato, urtantesi ; non potendo ampliare la superficie, si pen- sò di frastagliarla in mille vialetti, rav- volgendoli attorno di sè stessi, complican- doli , attortigliandoli ; si bandirono i mar- mi , i vasi , le statue , ma tutto fu ingom- brato di groticelle , e cavernette, di tem- r 74 SAGGIO pietti chiamati Etruschi o Cinesi , di ca- saccie, di capannuccie, di romitaggi; e la cercata imitazione divenne un inetto gioco fanciullesco, un puerile insipido trastullo. Ma sembra finalmente, che dopo sì lungo errare per le vie false e scorrette , siensi fissati, e invariabilmente piantati i limiti, cui non sia lecito al gusto di oltrepassate senza far onta a sè stesso ; e che 1’ adot- tata partizione , che divide i giardini in due generi , 1* uno simmetrico e regolare 1’ al- tro irregolare e moderno , serva non solo a indicare la diversità che li distingue, ma più ancora a connotare l’essenza, e la co- stituzione propria di ciascun d’essi. Chiamansi moderni e irregolari que’ giar- dini che , lasciata ogni apparenza di stu- diata e artificiosa composizione , vogliono unicamente abbellirsi delle grazie semplici ed ingenue della natura , ed è di questi , eh’ io voglio intrattenervi . Ma qual è l’uo- mo , quale il secolo e la nazione , che pos- sano vantarsi a buon dritto di avercene e- sibiti i primi saggi? Alcuni sogliono ricor- rere ai Cinesi , e dietro le relazioni dei Missionari , e quella del Chambers , archi- tetto del Re d’ Inghilterra , che visitò quel- le contrade verso il fine del secolo passa- to , asseriscono introdotta presso di essi questa sorta di giardinaggio sin da tempi remotissimi, e accarezzata e sussistente tuttora , benché più recentemente M. Paw non vi abbia osservato , che confusione e goffezza , o strane bizzarre idee, e da per tutto traccie di una corrotta e sregolata imaginazione. Altri pretendono, che senza ricorrere agli Orientali , se ne possano scorgere antichi vestigj anche presso di noi ; ed allegano il seguente passo di Ta- cito nel decimo quinto libro degli Annali: cceterum Nero usus est patrice, ruinis , ex- truxitque domum, in qua haud perinde gemmae et aurum miraculo essent , solita pridem ac vulgata, quam arva et stagna, et in modum solitudinum hinc sylvce, inde aperta spatia et prospectus , magistris et ^6 SAGGIO machinatoribus Severo et Celere ? quibus ingenium et audacia erat , etiam quae, na- tura denegavisset , per artem tentare , et viribus Principis inludere ; e chiaramente vi trovano placidi laghi , distese pianure , folti boschi, solitudini chiuse, ed eremi riposti , e protratte vedute ; e tutto ciò non originario lavoro , e disposizion di natura , ma felice sforzo , e prodotto dell’arte .V’ha pure chi nella descrizione, che ci fa Pli- nio della sua vasta e signorile villa di Toscana, anche in mezzo agli studiati e posticci ornamenti , che aveano alcun poco deformato i suoi giardini , come i lezj e le arguzie sconciavano il suo stile , crede di ravvisare alcuni caratteri del moderno ge- nere irregolare . Taluno sostiene , che se ne debbano le prime idee ai pittori pae- sisti ; tal altro rammenta i poeti ; e men- tre quegli adduce il giardino imaginato , e descrittoci da Milton, questi ne ritoglie a lui la gloria per darla al nostro Tasso , che prima dell’ Inglese sì vagamente ci colorì SAGGIO 77 quello d’ Armida . Io veramente , quando rifletto, che 1 * uno fa operare la mano del- l’Eterno, che tutto può, e che l’altro usa e mette in gioco i prestigj e la forza di Maga incantatrice , che tutto osa ed arri- schia , entro in sospetto, che sieno stati assai lungi amendue non dirò dal conoscer- ne le leggi, ma forse eziandio dal suppor- ne possibile resistenza. E se si dovesse attribuire una così gentile invenzione a chi primo de’ nostri si mostrò piu ricco in que- sta sorta di poetiche e pittoresche fanta- sie, io vi rimetterei più volentieri ad una miniera inesausta e poco nota , al singola- rissimo libro, che ha per titolo : Hypnero- tomachia 3 ossia Sogno di Polifilo , il di cui autore finiva di scrivere verso il 1467. , e la cui feconda e ridente imaginazione tal copia vi presenta di superbi edificj , di grandiosi monumenti , e di svariati immensi giardini , che il lettore trasportato in altro mondo quasi sarebbe tentato di dolersi ed annojarsi di questo . Finalmente insorgono SAGGIO gl’inglesi a contrastare a tutti la palma del- l’ invenzione, e citano il loro Bridgman, che poco innanzi la metà del secolo bandì primo le verdure quasi a scalpello inta- gliate , estese i suoi piani , sdegnò i sim- metrici compartimenti ; e divinizzano poi il loro Kent , che seppe vedere un gran sistema nei crepuscoli di que’ pochi saggi imperfetti , e conoscere la possanza del chiaro-scuro , e della prospettiva , studiare i pittori ed i poeti, e nella conversazione di Pope , il quale tra le opere sue il pri- mo luogo assegnava al suo giardino , a- cquistare quella finezza di tatto , senza di cui vana è la pratica , infruttuosa la teo- rica . E che si ha dunque a concludere ? Che i primi saggi della bella composizio- ne , di cui v’intrattengo, forse tentati a diverse epoche, in diversi paesi, ora con men felice riuscita , quando continuati , quando abbandonati , ed interrotti , sfug- gono , siccome le origini di quasi tutte le arti , e si sottraggono all’industria di chi SAGGIO 79 si lusinga di risalire insino ad essi , quasi per diritto filo e sentiero ; che la ricerca è meno utile, che curiosa ; e che finalmente r on bisogna troppo affannarsi nell’ andare in traccia di ciò, che non sarebbe poi gran fortuna il rinvenire . Ma ben più importa conoscere, e deter- minare con precisione l’indole nativa, ed i caratteri proprj , ed esclusivamente appar- tenenti a tal sorta di giardini ; fermati i quali , ne vedrete fluire spontaneamente tutte le regole, che guidar debbono, ed or accendere la troppo tepida , or ritenere la troppo focosa imaginazione di un saggio e giudicioso compositore . Imitare adunque i diversi effetti , che suol produrre la natura, o quando si dif- fonde in piano ameno e ridente, ed olezza nei fiori , mormora ne’ ruscelli , rinfresca nei zeffiri, o quando s’intristisce in luogo ermo e selvaggio , e s’ infosca tra vecchi cerri, e quercie annose, e balze dirupate, o quando finalmente si atteggia o a destare 8o SAGGIO inaspettata sorpresa, o ad incuter alto ter- rore , o a mollemente addormentare l’anima in seno di cheta placidissima solitudine ; imitar questi e simili effetti, ecco l’impre- sa, che assume, ecco l’oggetto, cui mira il disegnatore di tai giardini . Piante di a- bito rusticano, di tronco scabro e nodoso, di braccia ampiamente , e orridamente di- stese, o alberi gentili a corteccia levigata, a fusto svelto e diritto, leggermente ornati la chioma di frondi e fiori , acque tremolo in rivi serpeggianti , o fragorose fra sassi alpestri, o equabilmente tranquille in mu- ta laguna , fertili collinette , che v’ invi- tano a salire , dirupi orrendi , burroni spaccati , enormi sassi pendenti , che an- nunciano il travaglio eterno dei secoli , gio- co d’ombre , colpi di luce , larghe vedute , recessi cupi solitarj riconcentrati , Sole ca- dente o nascente , questi sono e pochi altri più i materiali , che adopera la natura nella composizione de’suoi quadri ;e questi stessi adopera l’artista nella composizione de’suoi. SAGGIO 8l Questo primo cenno avrà bastato a farvi subito comprendere , che i moderni giar- dini essendo per loro essenziale costituzio- ne imitativi , non possono per alcun modo esser chiamati a paragone coi simmetrici e regolari . Imperciocché altro è lo scopo dei primi, ed altro quello dei secondi, e i mezzi che son proprj a questi non sempre convengono a quelli , e ciò che negli uni è soltanto stromento atto a generare un ef- fetto , è nell’altro la cosa stessa, che si cerca , lo stesso oggetto , che si ha in mi- ra ; come, per esempio, le piante, che nel giardino Inglese non s’introducono per ciò che sono in sé stesse , ma quali elementi ordinati a comporre una scena, e svegliare or dolci e tranquille, or passionate e tumul- tuose sensazioni; ed all’incontro nel giar- dino simmetrico non altro hanno a fare che il consueto offizio loro , cioè mostrarsi ed al- legrare o colla vaga forma , o colla bellezza dei fiori , o colla squisitezza dei frutti , o col giocondo ospizio di un’ombra fresca ed ami- / 82 SAGGIO ca . Quindi mi è sempre sembrato, a dirvi il vero , che gli amatori del nuovo genere trop- po altamente si sien posti a declamare con- tro il genere antico, sacro ai leggiadri com- partimenti , e all* elegante simmetria , quasi eh’ esso non sia buono e lodevole di per sè , e , qualora noi guasti affettazione , o falso gusto noi deturpi, atto non sia a produrre i più delicati piaceri , e le più gentili sensa- zioni . E qual è veramente lo scopo , che l’antico genere si propone? di mostrare una ricca e maestrevolmente disposta collezione di ciò , che la natura ha di più bello , di più vago in uno degli ampj suoi regni , di sot- trarre la vostra proprietà dagl’insulti stra- nieri con un fìtto e verde recinto , di ralle- grarvi un senso coi colori , un altro cogli odori , dissetarvi coi frutti più squisiti , rinfrescarvi cogli spruzzi di più fontane , invitarvi al passeggio sotto fronzuti filari , che vi promettono in prospettiva un dolce riposo , qui accennarvi una storia , là mo- strarvi un eroe, solleticarvi altrove colle fi- SAGGIO 81 ne allusioni della ingegnosa mitologia , farvi da per tutto risovvenire del vostro impero , della vostra vera grandezza , che nell’ arti consiste , e nell’ ingegno , con cui sapeste non solo assoggettar la natura , e domarla , ma spesso anche correggerla , abbellirla , perfezionarla . Allora solo peccò 1' antico compositore di tai giardini , quando scor- dandosi il loro carattere , e la loro prima destinazione , volle scioccamente farsi fan- tastico imitatore, e ricamare un parterrea slegati finissimi ritagli , ed effigiare un albe- ro a coccodrillo , a gigante , e trar fuori co- piosi getti d’ acqua dalle calde narici di ca- vallo sfrenato , o dall’ aperta gola di fame- lico leone, e dar in simili goffezze e stranis- sime caricature . E notate inoltre , che il giardino simmetrico ha il prezioso vantaggio d’ esser contento anche di mediocre esten- sione, anche di un terreno piano e livellato, quando 1’ Inglese per produrre gli effetti , che se n’attendono, addomanda larghi spa- zj , e ineguaglianze, e avvallamenti, o sorgenti 84 SAGGIO eminenze ; e rigetta , per sua innata ritrosia tutto ciò che non è natura, o non somiglia a natura, laddove l’altro, piu facile e più cortese , si adatta ai diversi gradi di opu- lenza e di agiatezza , alle differenti situazio- ni del possessore , e ne seconda il carattere, il grado , la fortuna ; e ne’ suoi varj ornati ora magnifico e profuso , ora modesto e rite- nuto, si compiace egualmente del comodo borghigiano , che del fastoso signore , e del possente Monarca , sino a rendersi serve e tributarie 1’ architettura e la scoltura . Io non pretendo con ciò , che 1’ antico giardino possa entrare in concorrenza col moderno, quanto al produrre varietà , squisitezza , e , per cosi dire , spontaneità di vive e piccanti sensazioni . So , che i giardini furono imagi- nati per compensare 1’ uomo della sempre dolorosa privazione delle scene campestri ; e che perciò quanto son essi meno artefatti , tanto più si avvicinano al loro scopo ; so , che la simmettria genera uniformità, e che questa genera noja; so , che quegli ornati, SAGGIO 85 sempre immobili, sempre gli stessi, non al- tra idea risvegliano alla lunga , che quella dell’opulenza e del fasto; ma so ben anche non convenire il gusto moderno a tutte le situazioni; e che finalmente è peggiore par- tito il non avere un giardino , che averlo simmettrico e regolare . Stiasi dunque ogni genere ne’ suoi confini , ed abbia tiascun d’ essi quella misura di pregio , e di bellez- za , che gli conviene , ed obbedisca alle pro- prie sue leggi ; e queste allora solo potran vantarsi di essere adattate, e imperscritti- bili , quando saran modellate sull’ essenza vera e naturale del genere ; ogni contraddi- zione tra questo e quelle accuserebbe o la definizione d’inesattezza, o il codice di as- surdità . Quindi chiaramente risulta , che le leggi proprie del giardino Inglese debbo- no, quasi su ferma base , poggiare su di ciò, che essenzialmente lo costituisce , e che , com’ io v* accennai , nella imitazione della natura consiste . Che avrà pertanto a fare il nostro artista ? chi erudirà gli occhi suoi ? 86 SAGGIO chi guiderà la sua mano? come terrà dietro al suo modello ? Se io non mi fossi proposto di soltanto scorrere leggermente sul mio tema , e di se- gnare unicamente i caratteri distintivi , che danno una propria e particolare fisionomia al genere dei giardini, di cui vi parlo, questo sarebbe il luogo di passare in rivi- sta tutti i mezzi , tutti i materiali , tutti per così dire gli stromenti , di cui l’ artista ha da far uso , valutando la forza degli uni , la morbidezza e in qualche modo la duttilità degli altri , T effetto equivoco indeterminato di quelli , P efficacia decisa e pronunciata di questi : ma nè io vi ho promesso un diffuso trattato, nè voi vorreste tollerarlo ; ed io non aggiungerò certo agli altri scapiti miei an- che quello della indiscrezione . Piacciavi dunque di appagarvi dei pochi tratti, che qui soggiungo ; e li vedrete cospirar tutti e riunirsi per guidare , quasi per mano , il no- stro artista dietro Torme felici della campe- stre natura . SAGGIO s 7 La prima legge , che vorrà imporre a sè stesso un saggio compositore , sarà quella di riconoscere in molti casi 1’ impotenza dell’arte sua , nè spingere 1* ardimento sino a voler emulare i forti e grandiosi tratti del- la natura, la quale ha impresso nella mag- gior parte dei siti un carattere originale , ini- mitabile , e rigorosamente enunciato e di- stinto . Qual arte potrà giungere ad innalzar catene montane in fondi bassi ed avvallati, a inorridire con roccie alpestri , o con bo- scaglie figlie dei secoli una piaggia aperta od ignuda , o a seminare i magici e sorpren- denti effetti de’ luoghi montuosi ed alpini io una muta e monotona pianura? Egli non ha da creare le situazioni , ma ha da valersi destramente di quelle, su cui travaglia: al- trimenti un’ insensata imitazione non ad al- tro servirebbe , che a palesare i ridicoli sforzi dell’ arte insufficiente, e il miserabile conato di un pigmeo , rimpetto alle forze di un gigante . Quindi egli studierà il carattere generale della piaggia , e de’ suoi contorni , 88 SAGGIO attento a non metter mai il suo lavoro in contraddizione con quello della natura , o disegnando una scena gaja ed allegra in luo- go tristo e severo , o una melanconica e te- tra, ove tutto invita alla distrazione , alla gioja. I maestosi fiumi entreranno nei qua- dri di grande e ricca ordinazione , i tortuosi e bizzarri canaletti nelle situazioni di amabi- le capriccio , o di amena semplicità , le fio- rite vallate ispireranno una calma molle e voluttuosa , le ineguali collinette una gioja viva ed animata , una deliziosa mobilità , i ciglioni fessi ed ignudi un cupo senso misto di orrido e di sublime . Sceglierà uno spazio alquanto largo e di- steso , perchè la natura disegna in grande , sfugge il puerile accozzamento di troppo vi- cini ed affettati contrasti, non si compiace di meschine e leccate miniature, ma dispie- ga e svolge maestosamente la sua tela . Egli perciò preferirà di ordinar poche scene, piut- tostochè affastellarle , e stringerle troppo dappresso 1’ una all* altra . Bisogna lasciar SAGGIO 89 all’anima il tempo di bever tutta l’ impres- sione , che le si è preparata , e non farla ra- pidamente saltellare da un’ impressione in un’ altra ; questo sarebbe non produr molti effetti , ma distruggerli tutti . Di ciò spe- cialmente sono accusati gli Olandesi , che per necessità economi di spazio , qui vi mostrano una capanna , due passi indietro una grotta , poco innanzi un tempietto , a dritta un eremo, a sinistra una collinetta, una vallicella , un laghetto , un getto d’ a~ equa , in modo che tessendo , e ritesseudo in pochi minuti la stessa via, non sapete a che attenervi , a qual sentimento abbando- narvi . E egli questo imitar la natura , o non piuttosto difformarla , impicciolirla, degra- darla? E egli questo celare l’arte scaltramen- te , o non piuttosto farne un uso sciocco , inerudito , inefficace ? Saprà il nostro artista dilatare, per così dire, il suo dominio, e senza delitto arric- chirsi anche di ciò, che gli sembrava ne- gato , legando il suo quadro con quello che QO SAGGIO la natura intorno gli disegnò, traendo par- tito dai circostanti oggetti , ravvicinando al loro tuono la propria composizione , e for- mandone un tutto armonico e strettamente connesso . Allora il suo impero si estenderà sin dove potrà giungere 1* occhio suo; ed egli, piantato su d’una eminenza, potrà guardare all’ intorno, e dire a sè stesso sen- za ingiustizia , e senza orgoglio : ecco i li- miti del mio regno. Ma se nel disegnare il proprio giardino avrà voluto separarsi ed isolarsi da tutto ciò , che lo contorna , se a- vrà egli stesso , collo staccare il suo ricinto da ciò , che ne è fuori , segnata una linea troppo visibile di divisione, non solo tutti gli oggetti esterni saran perduti per lui , ma serviranno a impicciolire , ed a strozzare la sua stessa proprietà. Varierà eziandio le sue scene, quanto però gli sarà concesso dal sito , e dalla na- turale sua disposizione . La natura sempre semplice ed una pur ama di mostrarsi sotto forme diverse, e in vario aspetto, qua ri- SAGGIO QI dente ed allegra , là melanconica e cupa , spesso negletta, talvolta riccamente abbi- gliata e sfarzosa , qual amante avveduta , che mai simile a sè stessa, e sempre can- giante sa prevenire i fastidj dello svogliato amatore. L’acqua , e le diverse fogge , sotto cui suole presentarsi, or violenta e rapida, or cheta e dormigliosa, or cadente da alti massi e schiumante , ora scorrevole e su- surrosa per diseguale terreno fra ripe tor- tuose e ricurvantisi ; le piante e le differenze de’ loro tronchi e rami , e le varie forme e tinte del fogliame , la posizione di un bo- sco , il prospetto di una cataratta, un’emi- nenza, un avvallamento, un contorno ri- curvo , allungato , i diversi accidenti, che son generati dalla luce , o dall’ ombra ; questi e molti altri esser possono gli ele- menti, che or composti insieme , or disgre- gati gli servono a diversificare la sua com- posizione , e a condurre negli animi una soave mescolanza di sempre nuove e sva- riatissime affezioni. E benché gli sia vie- 9 a SAGGIO tato di frammischiare ai materiali, che gli somministra la natura , oggetti stranieri figli dell’arte e del lusso , pure non gli si niega d’introdurre in qualche sito una capanna pastorale, un rustico tugurio, i rimasugli di gotico edifizio , una cella romita , un oratorio , un tempietto , una vecchia torre abbarbicata d’ ellera , e simili ajuti tratti dall’ architettura , ma però come appendici ed accidenti piuttosto atti a rilevare una scena, che a crearla, a rinforzare un effet- to, che a produrlo ; e ciò stesso con tanta e sì giudiciosa sobrietà, che non apparisca mai un premeditato disegno , ma sembrino cose là buttate dal caso , piuttostochè an- ticipatamente imaginate a svegliare un’idea determinata , o a trarre 1’ anima in un sen- timento non ispontaneo , ma comandato. Schiverà finalmente i lunghi e rettilinei viali , i regolari compartimenti , le pianta- gioni fatte a filo e compasso ; perchè la natura confonde , rimescola, intreccia i suoi passeggi, semina e disperde le piante indi- SAGGIO 93 stintamente per ogni dove , gruppa ed as- socia gli alberi a varie figure , a varie tin- te, a varie distanze, onde rompere la mo- notonia del quadro, e fare alternativamente d’ombre e di luce un gioco mirabile e sor- prendente. In somma l’arte farà il nobile sagrifizio di non palesarsi giammai , e te- nendo fiso unicamente Io sguardo nel suo tipo, nel suo modello, saprà quasi in lui perdersi e trasformarsi . Io mi guarderò certo, o Signori, dal se- guire minutamente tutte le deduzioni , che dal fissato principio d’imitazione scendono a scorta e lume di chiunque si voglia met- tere ad ordinare e comporre uno di siffat- ti giardini. Solo mi sia lecito di accennarvi, che non basta voler imitar la natura , ma che bisogna aver degli occhi per ben ve- derla , e un’anima sana, nata e disposta a ben sentirla; e chi non ha questi doni, rimangasi nelle città , e si pasca delle ine- zie cittadinesche , e beva al fonte dell’am- bizione , e del cangiante plauso popolare ; 94 SAGGIO sarà insipido e muto per lui lo spettacolo della campagna . O anima vigorosa e indi- pendente del più ragionevole fra i filosofi, del più amabile fra i poeti , del consiglie- re, dell’amico di tutte le età, di tutte le condizioni , o cuore , o fantasia del sensi- bile e delicato Venosino! Tu caro ad Au- gusto , delizia di Mecenate , in mezzo al fasto, ed all’ebbrezza della più magnifica, e più seducente corte dell’ universo , tu andavi gridando : O rus , quando ego te aspiciam ! Tu ridevi delle inquietezze mor- tali degli affannati cortegiani satis beatus unicis Sabinis ; tu sulle falde e fra i bo- schetti della declive Ustica tutte vedevi , e ricopiavi ne’ tuoi versi le bellezze della campestre natura. Volete un’ombra ed un rivo? egli là vi conduce, Qua pinus ingens , albaque populus Umbram hospitalem consociare amant Ramis, et obliquo laborat Lympha fugax trepidare rivo* Vi piaccion l’ acque romorose , il fitto bo- SAGGIO 95 sco , e gP innaffiati pomarj T egli vi assi- cura , che nessuna scena mai tanto lo se- dusse , lo colpì Quam domus Albunea resonantis , Et praeceps Anio , ac Tiburni lucus y et uda Mobilibus pomaria rivis . Preferite la calma , ed i riposi muti e tran- quilli? visitate con esso lui Rura , qua lyris quieta Mordet aqua taciturnus amnis . Abbiate dunque, o compositori , Panima e V occhio del Venosino, osservate, sentite, e poscia imitate . Ma v’ ha chi niega alla nostr’ arte il fe- lice diritto di collocarsi , e di sedere fra Parti imitative ; e poco forse importerebbe P accorrere in sua difesa, se P acerbità dell’accusa non mirasse direttamente a ro- vesciare i principj, che abbiam finora sta- biliti , e a svellere il fondamento e la base della sua stessa esistenza . E di fatto il nostro artista è insensato, imbe- cille , inconseguente nelle sue diverse ope- 96 SAGGIO razioni , o la sola Tegola che lo guida , il solo scopo a cui mira , è 1’ imitar la na- tura. Interrogatelo , perch’ egli non tiri a filo que’ suoi viali , ma li torca , e in va- go errore gl’ intrecci, perchè non conduca quell’ acque per un canale diritto, ma per un dolce pendio mollemente sinuoso , e serpeggiante , perchè non pianti quegli al- beri con ordinazion regolare , o in equidi- stante quinconce , ma simuli un piacente disordine, un’ amabile confusione; segui- telo ne’ suoi piani, ne'’ suoi lavori, nella stessa apparenza de’ suoi capriccj , ed an- che s’ egli si taccia, ben dovrete ricono- scere quale sia la sua scuola, il suo esem- plare, la sua maestra. Perchè dunque vo- lerlo avvilire , degradare? qual è il suo di- fetto , o il suo delitto ? Dicono, che l’arti imitative non si val- gono mai degli stessi materiali , ond’ è composto l’ originale , cui prendono ad i- mitare ; imitare il pittore ma coi colori , lo scultore ma col marmo; da ciò appunto SAGGIO 97 derivare quel senso di meraviglia e di di- letto , che ci rapisce al considerare i pro- digj operati su piana e breve tela con po- che tinte, o sull’ indocile pietra sotto lo scalpello di Canova divenuta morbida e spirante ; mal pretendere il moderno giar- diniere di elevare 1* arte sua sino al grado dell’ arti imitatrici , egli che altro non sa far finalmente, che prendere in prestito dalla natura i materiali stessi , di cui fa uso la medesima nelle sue grandi compo- sizioni , che è quanto a dire, scioccamente ricadere in un circolo vizioso , ed imitar la natura colla natura. Ed io rispondo, che il nostro artista, quando pianta ed al- leva un boschetto, non si propone d’imi- tare gli alberi, che lo compongono, ma bensì le forme, i caratteri proprj , e per- sino que’ felici accidenti, che contrasse- gnano sì evidentemente i boschetti, che crescono spontanei sotto la mano dell’ ar- tefice natura ; che il suo modo d’ imitare non prende di mira il soggetto, ossia l’es- g g8 SAGGIO senza di quello, ma piuttosto la disposizione, la fisionomia, Patteggiamento, eh* esso a- ver deve per generare un grato equivoco , una deliziosa dubitazione , se natura od arte abbia creata quella scena, preparata quella sorpresa, delineato quel quadro; che final- mente avendo in natura ogni piaggia, ogni sito la sua fisionomia, il suo carattere di- stinto , che è il risultato della maniera di essere di tutto ciò, che lo compone, que- sta maniera appunto è quella , che il no- stro artista si prende ad imitare , questa è lo scopo de’ suoi pensieri, de' suoi tentati- vi, dell* arte sua. Ommetto , o Signori, tutte le applicazioni , tutti gli esempj , che potrebbero convenire a questo luogo, sì per- chè il termine, che mi son prefisso, par che mi chiami e mi affretti, sì perchè tutto ciò , che più sopra v’indicai , viene qui a collocar- si naturalmente da per sè , e a servire di ben dedotto corollario , e di facile illustrazione . E molto meno crederò necessario di ri- spondere lungamente e seriamente a quelli SAGGIO 99 che m’ interrogassero , quali sieno i van- taggi di quest’ arte, e mi contenterò di dir loro : essa crea delle scene , ove non ne avea create la natura , essa perfeziona , abbellisce, rinforza quelle, che la natura creò . Maga industriosa e possente percuo- te la terra colla sua verga, e dove tutto era silenzio e nudità , sottentra il movi- mento e la vita. L’anima trasportata, e con- scia a sè stessa di ciò che sente , ma ignara dell’ artifizio , che 1’ agita e la mette in azione, si abbandona quasi senza avveder- sene alle diverse impressioni , che riceve ; trista e melanconica si riapre a nuove spe- ranze, ebbra e svagatasi trova costretta a ri- piegarsi in sè medesima ; qui sente innalzar- si , ingrandirsi al maestoso e sublime aspet- to di un vasto orizzonte coronato di altissime montagne ; là attratta dalle semplici bel- lezze di una piaggia tranquilla e pastorale detesta i vizj cittadineschi , le colpe del- 1’ uomo snaturato , artefatto ; altrove scher- za , si trastulla , obblia gli altri e sè stes- 100 SAGGIO sa; da per tutto un’immagine la colpisce , un sentimento la tocca ; da per tutto se le presentano sotto le vaghe ed ingenne forme della natura o dei piaceri , o dei conforti , o dei rimedj . Ma io qui deggio arrestar- mi , o Signori ; e se 1’ assunto esige di più , preferisco volentieri la minorazione del vo- stro tedio alla gloria, qualunque siasi, di un più esteso , e più compiuto lavoro . 101 ESTRATTO DALLE RELAZIONI ACCADEMICHE deli/ abate MELCHIOR CESAROTTI Edizione di Pisa i 8 o 3 . Relazione XVI. ^ Pag. 279. voi. 2, 1795. IX. I vegetabili economici ricordano i di- lettevoli, e la campagna chiama il giardino. Chi può rifiutar di visitarlo specialmente in compagnia dell’illustre Socio nostro Sig. Cav. PiNDEMONTE ? Ma il giardino, ch’egli ci addita , è alquanto lontano da noi , e non se ne trova 1’ esempio , che nelle ville Britanniche . Questo appunto è il soggetto della Memoria , colla quale il detto Signore ci attestò la sua compiacenza d’appartenere 102 al nostro Corpo , e accrebbe a noi quella di possederlo. Il vocabolo giardino desta nello spirito dell’ uomo Inglese un’ idea ben diversa, e assai più complessa e più am- pia, che in quello d’ un Italiano. Esso non è per gl’ Inglesi un recinto tediosamente regolare , diviso da scompartimenti simme- trici, con una corrispondenza di figure e di linee d’ armonia inanimata e monotona , non un’ architettura di verdi torturati per configurarsi in teatro, non un viale senz’om- bra , ove le piante cincischiate da una for- bice goticamente ingegnosa mentiscono for- me d’animali e di vasi, ove Tacque vio- lentate dai piombi zampillano a contro sen- so per trastullo puerile degli occhi , ove in fine il bello stesso , guasto dagli ornati e dal liscio , spira quel gusto affettato , che potrebbe dirsi il fontenellismo dello stile campestre: ha esso un ampio terreno, ove domina la natura, ma una natura, che si fa, per così dire, un’arte di sè medesima, raccogliendo in un solo spazio le sparse io3 bellezze spontanee per farne pompa col meglio ordinato disordine , ov’ ella presenta una successione perpetua di scene nuove e mirabili , ove la ridente ampiezza dei prati , l’ intrecciamento de* cespugliosi viot- toli, Tacque o traboccanti e spumose, o serpeggianti , o raccolte , la cupa maestà de* boschi , la stessa sublime orridezza de’ massi muscosi c pendenti parlano succes- sivamente agli occhi , alla fantasia ed al cuor dello spettatore , e ora gli destano reminiscenze piacevoli , sensazioni ravvivate, ora il colpiscono d'inaspettata meraviglia, or T immergono in una meditazione pro- fonda , or lo trasportano in un delizioso e quasi estatico rapimento . Credè a ragio- ne il N. A. prezzo dell' opera di far qual- che breve cenno dell’ arte usata dagl’ In- glesi per operar questi effetti magici colla scelta, disposizione, ed intreccio dei varj prodotti della natura ; tra le quali non è ultima la loro industria d’ impadronirsi di tutto il paesaggio circonvicino , prevalen- dosi in tal guisa del lor terreno , che quanto v* è fuor del giardino di più appariscente e allettevole s’ incorpori col luogo stesso , o sembri collocato a bella posta colà per ac- crescerne la maestà e la vaghezza . Cono- sce troppo il nostro Socio i principi del vero bello per non sentire e confessar di buon grado , che questo genere ha sopra 1’ altro la stessa superiorità , che ha la sublime negligenza del genio su i raffinamenti della studiata eleganza . Non sa però credere , che il giardinaggio Inglese debba sollevarsi alla dignità d’arte imitatrice, come pre- tendono i suoi nazionali ed appassionati ammiratori , dissuaso dal pensar ciò dalla sagace sua riflessione, che le arti veramen- te imitatrici, come la pittura e la statua- ria , hanno uno stromento loro proprio ; e appunto la sorpresa di veder che le dette arti con tanta inferiorità di mezzi giunga- no ad emular V onnipossente e sovrano ar- tefìce , è ciò che desta quel senso d’ am- mirazione , che fa supporre nei grandi ar- io5 tisti un non so che di divino ; perciò l’ar- te del giardinaggio Britannico non può dir- si imitativa, poiché non ha altro istromento che la natura medesima, nè crea ella o im- magina i suoi oggetti, ma gli trova belli e fatti senz’altro merito, che di sceglierli ed acconciamente ordinarli . Nè tampoco crede egli, che i partegiani de’ giardini re- golari mancherebbero di ragioni plausibili per sostenere se non il primato, almeno 1’ onoie del loro genere , e difender sè stessi dalla taccia di falso gusto , mercecchè po- trebbero dire non esser punto strano , se amano anco ne’giardini quella regolarità e simmetria , che si apprezza cotanto negli editìzj , se vogliono aver due piaceri in cambio di uno , e se riserbandosi a gustar le bellezze disadorne e spontanee alla cam- pagna, e per così dir tra le braccia della vera ed originale natura , si permettono intanto di mescolarle con quelle dell’arte maestra, bellezze forse più proprie dell’uo- ino , perchè frutti del suo spirito , e retag- ic6 gio (Tun essere destinato a signoreggiare e perfezionar la natura stessa . Ma s’ accordi pure agl’inglesi senza contrasto la maggio- ranza su questo articolo , e si lascino an- che goder in pace la gloria d’ aver dato i primi all’Europa 1’ esempio di questo ge- nere , purché non si arroghino , come pur fanno , anche 1’ altra di averne i primi immaginata l’idea, di cui fanno primo au- tore il loro Milton , che nella sua descri- zione dell’Eden ce lo dipinge nella forma e negli ornamenti affatto Britannico ; non ricordandosi , che il Tasso cent’anni prima del loro Epico senza alcun esempio precedente ci avea nel giardino d’ Armida presentata la stessa immagine ; cosicché può dirsi con fondamento, che la descrizione Inglese sia un commentario , o una felice parafrasi del testo Italiano . Abbia pur dunque Milton il vanto d’ avere spinti colla sua pittura i suoi nazionali all’ esecuzione di questo genere ; ma la gloria dell’ invenzio- ne è tutta del Tasso: così avess* egli an- clie quella di aver sempre avuta dinanzi quell’ arte mirabile della sua Maga, che fa tutto senza scoprirsi. Del resto, la Memo- ria del nostro Socio spit&.Ja grazia e l’ a- menità del soggetto . Un cultor felice del giardino delle Muse dovea dipinger degna- mente quello delle Driadi. io8 Relazione XVIII. a Pag. 39a. voi. a. 1798. VII. Ma Cerere è ancor lontana, e questa è la stagione di Flora (a). Giusto è, ch’ella si corteggi parlando alquanto dell’ arte sua favorita , del giardinaggio , argomento ben degno dell’ameno spirito del nostro Socio corrispondente Sig. Mabil. Trattò egli del giardino irregolare , detto volgarmente In- glese , e ne trattò in modo , che non gli mancò il pregio di qualche novità in un soggetto non nuovo , anche dopo il sensato ed elegante discorso d’ un nostro Socio (b) , sul quale ebbi non ha molto a intrattenervi. Lasciando perciò di ripetere ciò , che già dis- (a) La sessione pubblica si tenne li ai» d’ Aprile 1798. ( b ) Il Cav. Ippolito Pindemonte . V . la premessa Relazione XVI. alla pag. 101.’ si altra volta , e ciò che dovea necessaria- mente esser comune ad entrambi , toccherò solo ciò, che la presente Memoria ha di par- ticolare e specifico . Scorse rapidamente le varietà successive di questa pratica , il Sig. Mabil giunge all’ epoca dell’ arte , divisa com’ è noto in due generi , il giardino an- tico o regolare , e l’ irregolare o moderno , ch’ebbero ambedue il nome da due nazioni emule perpetue di talenti e di gloria . L’Au- tore ne fìssa con precisione 1’ essenza e i caratteri , chiamando 1’ uno simmetrico , l’altro imitativo ; il giardino Francese è un aggregato armonico degli ornamenti della natura e dell’ arte , affine di procacciar agli spettatori un diletto tranquillo ed equabile; l’ Inglese è una imitazione della natura , ri- sultante da un complesso d’ oggetti campe- stri , graduati con ordinato disordine , e con apparenze di accidental varietà , affine di destar negli animi quella successione o quel gruppo di sensazioni , che desta la natura stessa co’ suoi negletti spettacoli . Può dirsi , no che il primo sia una descrizione Ovidiana lussureggiante dì bellezze e di pompa , l’al- tro una scena pastorale, sentimentale, o pa- tetica diGessner, di Thompson, o di S. Pier- re . Da questa esatta definizione deduce il Sig. Mabil tutte le leggi , che debbono giudar gli artisti dell’uno , e dell’ altro genere , i loro pregj essenziali , e i difetti reciproci , che gli deformano . Sommo in entrambi è quello di scambiar gli uffizj , volendo il Francese farsi imitativo , e l’altro simmetri- co , il primo snaturando la natura per farla servir all’ arte , l’ altro imitandola con affet- tazione smaniosa , affollando e accozzando stranamente gli oggetti , e costringendola a contrastar con sè stessa , coll* aspetto del clima , colla situazion , collo spazio . Ognun vede da quanto s’ è detto , che il nostro Cor- rispondente discorda affatto dall’ opinione del nostro Socio , il quale nega all’arte del giardinaggio Inglese l’onore e il titolo d’ar- te imitatrice ; nè al Sig. Mabil fa punto d’ob- bietto il dirsi dall’altro, che quest’arte a Ill differenza dell’ altre di questo nome imita la natura colla natura medesima, percioc- ché, dic’ egli, ella non imita gli oggetti, ma le situazioni ; nè una pianta , o un ru- scello hanno in questo giardino una bellezza isolata e indipendente , come nell’ altro , ma sono elementi d’un tutto ideale, che raccoglie, aggruppa , e dispone le varie bel- lezze, che la natura lascia slegate e disper- se. Checché ne sia , può dirsi , che il N. A. nella sua Memoria ha conciliato felicemente i due sistemi contrarj ; poiché si mostrò giar- dinista Francese nella bella simmetria del discorso , Inglese nella pittoresca ed inte- ressante amenità dello stile . Vili. Aveva il detto Accademico lasciata indecisa la questione sull’ origine di quest* arte , di cui 1’ invenzione ideale attribuita dagl’inglesi al loro Milton fu dal valoroso Sig. Cav. Pindemonte rivendicata al nostro Torquato . Osserva però , non so se con verità , ma certo con acutezza il Sig. Ma- bil , che poiché que’ due poeti attribuirò- na no il loro giardino , l' Inglese alla creazion dell’Eterno , l’Italiano all’incanto della sua Maga , sembra che quello e questo lo cre- dessero ugualmente opera soprannatural piu che umana , e che nè l’uno nè l’altro non ne avessero veduto 1’ esempio . Quanto poi alle norme, e all’esecuzion del sistema, par che ne ceda senza contrasto 1* onore agl’ In- glesi , i quali riconoscono in Bridgman il fondator di questo genere , e in Kent il su- premo legislatore dell’ arte , siccome tra le opere poetiche del Pope contano tra le pri- me, per detto del Pope stesso, il di lui giar- dino . Ma in buon punto un altro Acca- demico , il Sig. Professor Malacarne , zelan- tissimo delPonor nazionale , e specialmente della sua patria (c) , venne a provarci con un documento autentico, che l’Italia madre, ( c ) Saluzzo in Piemonte . La Memoria di questo benemerito Professore , non ha guari defunto , fu poi stampata coi Tipi Bodonia- ni . I/ Editore . 1 1 3 e maestra originaria di tutte le belle arti , 10 fu pur anche di questa; facendoci sapere, che molto innanzi di Bridgman , non che di Kent, esisteva in Piemonte poco lungi da Torino un giardino espressamente di questo genere , vastissimo , variatissimo , fatto per destar le sensazioni le più inte- ressanti , degno d’ esser P esemplare e la norma di tutti i giardini possibili , archi- tettato e fatto eseguire dal gran Principe Carlo Emanuele , I. Duca di Savoja . Questo insigne monumento non esiste più; 11 tèmpo congiurato con Bellona lo distrus- se già da molt’ anni ; ma n’ esiste tuttavia una esatta descrizione d’ Aquilino Coppino Autore del secolo sedicesimo , e Professor di Pavia , in una lettera latina spirante 1* entusiasmo sentimentale , che aveva in- spirato in lui 1* incantesimo di quel deli- zioso spettacolo, della quale il Sig. Mala- carne credè prezzo dell’opera darci un’ele- gante parafrasi . A fronte d’ un tal fatto , che non poteva obbliarsi , non è egli uno h scandalo vergognoso , che gl* Italiani stessi chiamino giardino Inglese quel che nacque giardino Italico ? Se il tempo ci ha rapiti i documenti dei nostri beni ereditarj , vor- remo noi anche vilmente cedere agli stra- nieri quei titoli , che potevano autenticare i nostri diritti legittimi , e perpetuarne la gloria ? GIARDINO INGLESE DESCRITTO DA IPPOLITO PINDEMONTE NEL POEMETTO DE* SEPOLCRI E LA TRADUZIONE LATINA DI QUELLO FATTA DA BENEDETTO DEL BENE , ' . CL. V. HIPPOLYTO PINDEMONTIO BENEDICTUS BENIUS S. D. Quaeris a me, Hippolyte huma- nissime , an versiculos illos, quibus pervenustam tuam vireti Britanni- ci descriptionem Latine reddidi , velim cum ipsa in vulgus emitti . Quidni velim ? Quum pluribus ab- hinc annis tua consuetudine fruar; qua et quotidie doceor , et mirum in modum delector; nihil mihi ju- cundius evenire potest, quam ani- mo spem concipere, futurum olim, ii8 ut consociatis versibus , sin mi- nus meo nomine, at certe tuo, in memoriam posteritatis perveniam . Unum est , quod me paulisper su- spensum tenet . Tuum de Sepulcris carmen alius quidam cum Latine vertisset, ad me misit, ut si quid e re videretur, notarem, aliqua etiam meo judicio reficerem. Non mollia jussa , ut ille ait , labore non brevi exsequutus , in loco de viretis Bri- tannicis diutius haesi , totumque retractans, ( mihi enim videbatur is locus in tuo carmine nobilissi- mus ) non pauca in verbis et in di- spositione , omnia in numeris im- mutavi . Ille autem , etsi aliquot post annos ne verbum quidem re- scripserit , quo meas curas repen- deret , subirasci poterit , si de suis versibus edendis cogitans, quos ad- huc editos compertum non habeo , resciverit meos jam vulgatos esse , quos suis fortasse inserendos ser- vabat . Sed metum jam eximit co- gitatio, mea in se studia penitus ab illo improbata esse ; qui enim fieri potuisset , ut si probaret , officium omne urbanitatis rustico prorsus silentio premeret ? Quapropter , si tibi non inficeti omnino videntur versiculi , nec tuorum societate in- digni^ fac , Hi ppoly te suavissi me , de sententia tua; quam non ego so- lum, qui nihili sum, sed viri om- nes litterarum laude praestantes plurimi semper faciunt . Vale . No- nis Februariis , anno mdcccxvu. 120 Cosi eletta dimora e sì pietosa L’ Anglo talvolta, che profondi e forti, Non meno che i pensier , vanta gli affetti, Alle più amate ceneri destina Nelle sue tanto celebrate ville , Ove per gli occhi in seno, e per gli orecch; Tanta m’entrava, e sì innocente ebbrezza. Oh chi mi leva in alto , e chi mi porta Tra quegli ameni, dilettosi, immensi Boscherecci teatri ! Oh chi mi posa Su que’ verdi tappeti , entro que’ foschi Solitarj ricoveri , nel grembo Di quelle valli, ed a que’ colli in vetta f Non recise colà bellica scure Le gioconde ombre , i consueti asili Là non cercaro invan gli ospiti augelli; Nè Primavera s’ingannò, veggendo Sparito dalla terra il noto bosco , Che a rivestir venia delle sue frondi . Sol nella man del giardinier solerte Mandò lampi colà 1’ acuto ferro , Che rase il prato , ed agguaglialo , e i rami. Che tra lo sguardo , e le lontane scene 121 Aeque animis, aeque ingenio sublimis et acer Hac Anglus donat praestanti sede piàque Dilectos cineres, villarum in parte repostos Nobilium famà; tot ubi per lumina et aures Praestigias hausi , innocuae quae corda subibant . O me qui tollat sublimem , atque inter amoena Illa, venusta ferat, nemorosa, immensaque templa! O me qui strato in viridi , obscurove recessu, Qui vallisve sinu , vel collis vertice sistat ! Laetas non illic umbras impacta securis Bellica succidit ; suetam illic hospita sedem Non frustra quaesivit avis ; ver non ibi lusum Fraude fuit, tellure nemus dum cernit abesse. Quod velare sua rediens jam fronde parabat . Haud illic, nisi ruricolae sollertis acutum E manibus ferrum effulsit , quo gramina radens jEquavit pratum; vel qui se immittere rami Audebant oculos inter longinquaque visa , 122 Si ardivano frappor , dotto corresse . Prospetti vaghi , inaspettati incontri , Bei sentieri , antri freschi , opachi seggi , Lente acque , e mute all’ erba , e ai fiori in mezzo, Precipitanti d’ alto acque tonanti , Dirupi di sublime orror dipinti , Campo, e giardin , lusso erudito, e agreste Semplicità ; quinci ondeggiar la messe , Pender le capre da un’ aerea balza , La valle mugolar, belare il colle, Quinci marmoreo sovra Tonde un ponte Curvarsi , e un tempio biancheggiar tra il verde , Straniere piante frondeggiar , che d’ ombre Spargono Americane il suol Britanno , E su ramo , che avea per altri augelli Natura ordito , augei cantar d’ Europa : Mentre superbo delle arboree corna Va per la selva il cervo , e spesso il capo Volge, e ti guarda; e in mezzo alTonde il cigno Del piè fa remo , il collo inarca , e fende L’ azzuro lago : cosi bel soggiorno Sentono i bruti stessi, e delle selve Scuoton con istupor la cima i venti. ia3 Avertit prudens , castigavitque putando . Prospectus lepidi, specierum objecta repente, Laeti aditus, gelidique specus, et opaca locorum. Muto per flores lymphae et per gramina gressu , Et fragor undarum celsa e regione mentum, Horrentes admiranda formidine cautes , Rura , horti , agrestis cultus cum divite cultu ; Hic leni gravidae nutantes flamine aristae, Caprae pendentes e verticibus praeruptis , Mugitum valles, balatum hinc edere colles; Illic incurvo flexu pons imminet undis Marmoreus, fanumque inter viridantia candet . Externum genus arboreum frondescit, et umbras , Quas America tulit , campis dat habere Britannis ; Tum ramo, quem aliis avibus Natura pararat , Excipit Europae modulata voce volucres . Cornua per silvam ostentans ingentia cervus Interea graditur , verso et te saepius ore Prospicit; in mediis cycnus pede remigat undis, Inque arcus torquet colla, et vada caerula findit. Jucundo ipsa loco gaudet natura ferarum , Et nemorum quassant mirantes culmina venti. » 9 * * , > . ’■* "h ìmmmmmmmmmm tm <—m t=M <— »; -<— fe a IN VERONA DALLA TIPOGRAFIA MAINARDI 1 3 1 7 . * — SSK <— « € 1~S% $