the university Of ILLIMOIS fjj FROM th: library of arTw G\5\LDANA LADA‘S’ B‘K^G\ARDO PVRCHA 5ED 1921 Digitized by the internet Archive in 2016 https://archive.org/details/guidaperglistranOOfgmd r \ It -,y GUIDA I PER GLI STRANIERI IN TRAPANI CON UN SAGGIO STORICO, DI G. M. D. F.eri'O Con permesso , o * Quid non longd f iesfquid[non coifsiimitis anni? Mart. Epigr. Lib. IX N. L. Ver» 4i8- 3 copl^ AUTORE T JLJe ricerche degli stranieri , che vengono in folia a yisitare questi luoghi cosi celebri negli annali delP antichitai, mi obbligarono a scrivere questa guida. Consultai quasi tutti i nostri scrittori , ed ebbi il dispiacere di vederli riconcentrati in un medcsimo circolo d' idee , di servili ripetizioni, di lacune ^ e di anacronismi . Alcuni di loro, ripieni di ora- coli , e di prodigj sembrano i compilatori pint- tosto delle popolari tradizioni , che gli autori di una storia ragionata . I piu vetnsti non ci hanno rappor- tato , che gli avanzi di alcuni fatti , e fatti ancora contaminati dalla Mitologia . II tempo ne ha devo- rato il resto de^ titoli , e dei monumeiiti . ^ Per non addormmentarmi intanto sopra a quel- le labiii opinion! , meditai oltre ai migliori degli antici)i‘ ^ il moderno Sig, de Burigny , ed- il piu moderno ancora Ab. D. Giovanni Evangelista Di Blasi. Essi pero scrivendo la storia generale deiP Isola, non entrarono neUe minute particolarita di ogni an- golo della medesima . Quindi sopra ad un cumulo di dovizie , mi trovai nondimeno nel,P indigenza . Confesso perb di'averne in gran parte pofittato. ... La prigrizia de" nostri lUaggiori per tutte. te cose palrie, che avrebbero ^dovuto ben rispettare, e che ayrebbero dovuto ancora trasmetterci , non ci Escib, che alcuni aneddoti sparsi im varj manoscritr. ti , qualche lapide; e diverse tradizioni. - Questo • lo- JO siienzioso contegno mi presentava le piu insupe^ rabiii barriere, per inoltrarmi in questo istorico la^ 4 berinto. Dovei qumdi profittare .'cercaiido qua , e la il vero da tanti^differfinti aulori, e sopra di quelle carte polverose , che ci hanno eonservato r nostn aJihivi e lavecchia memoria delle nostre traduxom. Ma affinche queste poi, non distruggessero in- felicelnte la storia, e la cronologia, mx sono xnge- gnalo di conciliarle, quanto reggessero colla erilica - lo insomma ho voluto dar luogo alia ragione , su- .ve.jw »” niu vetuste, e colte nazionx del mondo. Non xgnoro, Si popoii senxpre altieri di loro onguxe non vole'ser^o Lmmeno soffrire le dispxxte , su x titoli dx re la Storia, con una lunga tela dx favole e dx a - surditk. Cosi non entrano nel ’ ‘SIS’ ( KlTpE'pSEin. alr..u, supposte ) e che ci tace oxminamente te di cui Vingnorano i pnncip), e pw ancora avesse^giammax_ contarci le nxeraviglie della pnxna eta ^oro Pato , ne involsero il vero fra le pxu invenzioni . lo additero brevemeute “ K‘SpF«i. drf riguardanti la citta di Trapani . 5 Tucidide nelF approdamento dei Trojani, la voi- le credere una regione di Sicani. Ilio Trojanorum quidam , cum a Greeds fugerent , appulere ad Siciliam^ et collocatis sedibus in jinibus Sicano-- rum. etc. (a ) Dionisio d* Alicarnasso, non facendoci , come Tucidide, motto alcuno di sua fondazione , descri- vendo la venuta dei progenitori di Egisto in Sicilia, diiarao aiiche Trapani un soggioino di Sicani . In hac Sicanorum regione.^ quae Drepana eo tempo- re dicebalw\ benigne ab Insulanis excipiuntur . ( ^ ) In tempo della famosa spedizionc del Velio d' oro, vi si fa regnare Licasta accogli trice , ed aman- te di Bute, dai quali ne nacque Erice .(c) Eu- sebio ci voile assegnare perfino V anno di quella na- vigazione . Ma i critici i piii saggi riconoscono, che questa storia , e quesla data Argonauta , vadino a smarrirsi nella notte della favoja. NelP epoca delP ec- cidio di Troja Virgilio riconosce per sovrano di Trapani , il Dardanio Aceste, di cui ne marca per- fino gli abiti, la schiatta, P ospitalita . ( d ) La meno assurda , fra le tante varie opinion! , sarebbe quella delP impero di Saturno, a noi venu- to dalP Italia, 268. anni dopo il Diluvio. ( i ) Dio« doro di Sicilia , se non favellasse dei tempi' oscuri, ( 5 ) Jntiq. Roman. Lib. I. Cap. XI. ( c ) Fa2. Hist. Sic. Lih. IfDeca II. Cap. /• pug. 226. Bocc. Gen. Deor. Lib. X. , ( o ) JBneid. .Lib. H.. Her. 3 o. et seq. 2 6 e se la sua autorita si potesse inegl'.o sostenere , ci indurvebbe alia credenza di essere stalo il detto t>a- turno il fondatore di Trapani . Ci rende informati quell’ islorico, di aver egli fissato il suo regno nel- le parti oecidentali della Sicilia, ove costrm delle varie fortezze . ( A. ) _ . In questo Saturno inlanto, quei che non lo vol- lero credere immaginario , vi nconobbero Carn i- eliuolo di Noe , senza avere riguardo alia distanza di quasi tre secoli die vi scorsero dai giorni , die quei Patriardii erano usciti dall’ Area. Su questa ipo- tesi si scolpi sotto alia stalua di questo supposto fondatore di Trapani, ( lavoro del secolo decimo- quarlo , posto sul fonte di S. Agostino ) la seguen- te iscrizioiie . CHAM. EGO. IPSE. SATVRNVS. SVPEREA. ALITI DREPANUM. SVBDENDVM. EREXI. POST. MUNDI. ANNVM. MDCCCCXXV. ‘Cosi Cosmo Pepe, riconoscendo Cam, per fon- datore di Trapani, ci disse. Condidit hanc Vrbem sibi curvo in littore Chamus Cui Drepani falcis nomen habere dedit. V * ) • L’ Orlaudini sorpassando ad ogni difficolta cro^ nologica , non dubitb che Saturno, e Cam, non tos- sero un medesimo personaggio . Asseri egh qumai. {a ) Bibl. Hist. Lib. III. Cap. V . pag. (68. ( B In Fita S. Alberti. che Trapani fosse quelP antica Camesena , die si pretende edificata da Cam, citta principale dell^ iso- la, e della quale si e ignorato mai seinpre il suo si to . Egli vi osserva che la voce Cameseno nella lingua Fenicia, risuonasse falcato) e die al po- nente della Sicilia, non vi fosse altro lido cosi cur- vo, come la piegatura di Trapani. ( a ) Ma i suoi argomenti , ma le sue ragioni di verosomiglianza , vennero ripudiate dai Filologi , come mancante di migliore dimostrazione. Da tai imbarazzanti racconti ne nacque quel bujo , che impedi ai piii saggi istorici di penetrare nelForigine di questa non meno, die di tante ahre famose citta. Da questi fonti cosi corrotti vennero infettati tutti i rivoli della storia, che non furono piu giudicati degni di una'solida credenza. II Fazello quindi confessb ingenuamente d* ignorare chi fosse mai stato il fondatore di Trapani .(b) Monsignor di Giovanni facendogli eco, ci venne a dire: Gli au- tori di buon nome si son guardati dalP asserire con certezza ^ da chi ^ e quando Trapani f os- se primieramente edificata . . ; . Cerio per lo meno e , che essa citta gode di una rispettabile antichita* ( c ) , ’ ( ) Descr. di Trapani pag. 8. ( B y lIist* ‘Sic^ Dejoa //• Lib, VI* Cap, IL pdg, \ . . . . ' ( c ) Ebrais, di Sic, Par. II. Cap, VI, pag, ig8. \ V. / - 8 Non ignorava egli , chc avesse detto Polibio : Segesia , et Drepanorum Urbes clarissirruB exti- ierunt . {a) , . , • i- La turba infine di tanti altri relatori di nostnj memorie ^ si contentb di cbianiarla soltanto Hu~ stissima . Ma si sarebbero essi tonnentdti di meno , se disprezzando quelle oscure , e mitologiche narrazio- ni , pronunziato avessero il loro voto in favore dei Fenicj . II Sacco vi si andiede in qualche modo av- vicinando. ( b ) II Fazello, nel vortice stesso delle infinite sue scorrezioni, sembra di additarcelo , sen- zacch' ei quasi se ne fosse avveduto .(c) Quegli scrittori poi , die voUero riconoscere m Saturno ne" suoi compagni , la discendenza di Cam, vennero meglio a fondare le di loro ragioni . Egli e infallibile, die Canaan quartogenito di Cam, avesse popolato quella contrada della Palestina , che venne delta Cananea , e cbe da" Greci fu cbiama- ta Fenicia. Canaan , ( la cui voce orientale signi- fica Mercanie ) generb Sidon , che costrui una cit- ta marittima su quelle spiagge settentrionali ^ che e- xano il confine della terra promessa. ( ® ) Q'lcsta citta, che dal di lui nome venne delta Sidone , fu { A ) Histor* Lib. I. " ( B \Desc. Geogr, j^ellu Sic. V oce Trupuni. ( c ) Hist. Sic. Deca IL Lib. I. Cap. I. pets . ^3^. — ( D ) Fla\^. Jos. Aniiq. Judaic. Lib.I. Cap . yil. pag. ti. 9 Ja capilale della Cananea , e fiori nelP Asia sino al- ia edificazione di Tiro . Da quelle colonie poi emi- grate dalla Fenicia ripetono il loro principio moltis- sime citta di Grecia, di Sicilia , ec. lo quindi , rinforzato da taiiti valevoli , ed ac- creditati testimonj, e come un sentimento il piu con- sono ai canoni della critica , ne vengo a fissare V o- rigine alP arrivo dei Fenicj, quando gia i Sicoli abi- tavano le conlrade orientali delP isola , ed i Sicani eransi fermati sulle allure delPoccaso. Tucidide, il padre delPistoria Greca, ci assi- cura , che Phcenices habitavere circa omnem Sid- liarriy occupatis extremis ad mare partibus^ InSu- lisque pards ei objacentibus , ne^otiandi causa cum siculis . ( ^ Su la di lui espressione , e sul teslimonio di altri classici autori , il Fazello, ( b ) P Amico, ( c ) Moiis. di Gregorio , ( d ) conven- gono unanimi, che quei Sidoni a cagion di commer- cio , avessero occupato i porti , le isolette , i pro- montorj di queste contrade della Sicilia . Che all^ arrive dei Greci, ( poggiandosi sempre sulP autorita di quello storico Greco ) fossero giti a costruir Mo- zia , e Solanto , e ad ingraiidire vie piu Palermo , a renderlo piu popolato, ed a formarne il piii do- vizioso soggiorno delle loro colonie . ( ^ ) Belli Pelop, Lib. VI. nel principio . ( B ) Hist. Sic. Lib. I. Cap. VI. pag. 24. ( c ) Notce ad Faz. Cap. II. N. 2. et 4 - Deca I. Lib. VII. ( x> ) Discor. intorno alia Sic. T, I.pag. tS. lo Egli e infallibilmente certo , die i Fenicj pri- ma die giungessero i Gred , si fossero digia difFu- si in gran parte delF isola, e die avessero professato nelle piii opportune sinuosila de^ suoi niari gli oggetti tutti del di loro commerdo. Gli autori infat- ti i piu vetusti ci lian dipinto leggiadramente i sin- golari vantaggi di quel traffico , vita , ed alimento deir industria , e delF agricollura . Par quindi certo, tuttocdie suscettibile di una piu nitida dimostrazione , che quei popoli accorti, e navigatori, non avessero trascurato I’ occupazione del porto di Trapani, porto coraodo , e sicuro ; posto vantagiosamente dalla natura nel centro del Medi^ terraneo, bagnato dal mar Tirreno, e dalP AlFrico, onde abbracciare tutlo il commercio dalP orieiite alP occa- so, e dalPostro al settentrione . ' ' . Cosi questa mia assertiva, non potra yenir mi- ca rigettata , come un prodolto di accesa, ed ardita immaginazione . ‘ ~ . Quel saggio istorico fornira al Viaggiatore tut* te le notizie , analoghe a quei luoghi, che dovrk vi- sitare . Egli potra in tal guisa confrontarli colP ppe* ra istessa, e ricavarne le idee le piu amplie,le pi^ chiare, e le piii precise. Ho cercato perb di restrin- gere questo rapporto, ed ho rifiutato tante partico* larita, poco interessanti ad uno straniero . lo perfino ho sagrificato al silenzio tanti uomini illustri , cui nomi furono cari alle* scienze, alle arti, ed la patria • Mi vidi perb qualche volta costretto, ( per non interrompere la catena istorica ) u rimarcare certi dettagli , che crearon dei cangiamenti . Ma lo feci colla maggiore rapidita , passando da un soggetto alP altro , e da un" epoca piu reuiota,* a quella a noi piu vicina . Ho procuralo insomnia di accemia- re quanto fa d"uopo, ajutando il Viaggialore , ma senza nojarlo con insipidi racconti, e con poco adatte riflessioni . Vi ho marcato, ( ma di raro ) alcune notizie ^ che credci degne di una lodevole curiosila , ripiene di avvenimenti grandi, ed importanti; e che non possono dispiacere ad ogni illuminato slraniero. Non affermerb nulla senza indicarne le sorgenti. Non credei hastevole il nominarne gli autori , ma ho voluto marcarvi ancora le loro determinate cita- zioni, onde non riuscir sospelte di poca fede . Co- si obbligherb al silenzio quei- critici, piu arditi a negare, che ingegnosi a combattere . Non mi son mica arrestato in contenziose cro- nologie. Ho seguito i calcoli i piii verosimili , ed i piu abbracciati, senza impegnarmi a difenderli . Mi prevalsi beiisi della face della critica per dilegua- re quelle ombre, che ci avea addeiisato 1" irignoran- za dei tempi . • Vi faro alcune note, per rischiarare le niaterie, studiando sempre la maggiore possibile brevita . Parlerb in priino luogo del sito , del porto , del commercio, delle miniere, cave di raarmi, sepoicre- ti , iscrizioni , zecche , acquidotti , ec. Cosi pari- mente del culto , di tante opere egregie di pubblica beneficeiiza , di tante istiluzioni scientifiche , medi- che , di belle arti, di raonti ec. Indi condurrb lo straniero a considerare partitamente tutti quei monu> menti, testimonj parlanti di nostro incivilimento. Mi protesto perb , che nella descrizione dei quadri , ( oggetto di tanti contcasti circa ai loro autori ) mi 1 2 sono appigiiato alle opinioni piii rici^vute, senza spi- rito di provenzione , senza appassionarmi alle inie idee , e senza contrastare ad altri V illimitato diritto di giudicarli . Per ajutare altresi altenzione degli stranieri , espoiiendo loro le opere le piii notevoii , passerb nella maggior parte ad analizzarle. Ma mi restrin- gerb a svilupparne piuttosto ii sentimento die le ani- ma , die a particolarizzarne le Lellezze dei contoir ni , del colorito , e della maniera . lo non lo faib mai per vanita, ma per sentimento , e si potranno riguardare quelle considerazioni , come i giudizj del mio cuore . Per approssimarmi vie meglio a quel vero, di cui non deve essere giammai defraudato o- gni Viaggiatore, non lascerb di sostenere , con tutta la severita della censura una critica ragionata , ove parmi , die eiitrar vi possa , e perfino nel centro istesso delle bellezze . Anche gli oggetti di un gusto il piu depurato conservano maisempre i germi di alcuni nei , e di alcuni errori . Per rendere finalmente P opera e piu ornata , e piu gradita , vi metterb la scenografia dei raiglio- ri pubblici edifizj . Non parlerb dei palazzi partico- lari , tutlocche ve ne sieno dei ragguardevoli, e do- ve P arte architettonica vi fa comparire le sue bril- lanti , ed armoniose distanze . occhio curioso de- , gli stranieri , ne potra ammirare il bello , il guste- vole , P eleganza . Essi potranno • conoscer meglio da loro medejimi, quanto il patrocinio delle perso- ne doviziose abbia favorite alia coltura delle belle arti . SAGGIO ISTORICO D I TRAPANI I Fenicj conosciuti nella Scrillura col nome di Cananei , abitavano una sterile contrada della Pale- slina. Ristrelti tra il mar Tirreno, le foci del Gior- dano, e le catene del monte Libano, e del Carme- lo, spargevano i loro sudori sopra di uii suolo affat- to barbaro , ed ingrato . La natura, che avea cover- to di sabbia tulte quelle campagne , le ayea scavato nolle sinuosita de^ suoi mari, i porti i piu comodi , e i piu sicuri , ed avea fornito dovizipsamnte il Libano d'ogni qualunque legno di costruzione. Que- sto popolo sagace, che possedeva V arte difficile di cousultar la natura , e quella piu difficile ancora di attenderne la risposta , si vide da lei consigliato a cercar dall^ industria quei favori, che aveagli negate la qualita del terrene. Si rivolse quindi a coltivare le arti, le manifatture , le opere di gusto , di ga- latiteria^ e di mollezza , e vi fece in breve tempo i piu rapidi progress!. Questo popolo e il prime da noi conosciuto, che avesse fatto servire la naviga- zione al commereio; che ne avesse compreso i van-* taggi; che lo avesse ampliato in. tutto il Mediterra- nip, e che avesse apportato le sue merci dalle ri-- ve delP aurora, sino alle isole delP occaso . ( a ) { A ) Sancon* presso Eiiseb. PrcBp, Lib, L pag, 5/. ^4 Le conquiste fatte da Giosue suUa Cananea , che si estesero viciuo a Sidone , tolsero ai Fenicj quella gran quantita di terreni , che vennero asse- gnati alia Tribii di Aser . ( a ) La capitale col suo jjLccoIo territorio , rimasta di ricovero a quei fuggitivi , non era piu bastevole ad alimentare co- tanta moltitudine . Fu quindi di mestieri che si fa- cessero uscire quel gran numero di colonie , che cercando im^ asilo , si dilFusero in Cipro , in Ro- di , in Grecia , in Sicilia, in Africa, in Sardegna nelle Gallie , e nelle coste meridionali della Spagna ( B ) T/esito fortunato di queste emigrazioni coro- nd la loro audacia , e gfincoraggi ad intraprende- re dei gran viaggi sopra ad incogniti mari. Girono essi a visitare tutte le nazioni sconosciute per re- carvi i generi di loro industria, e per- unire i popo- li ajiche i piu lonlani col mezzo del piu terribile degli elementi . ( c ) -S^ignora invero , se- quesle colonie' originarie della Siria, fondatrici di Trapani^ e di altre citta , occupando le coste roccidentali, e meridionali del- la. Sicilia, vi avessero trovatodn queste contrade i SiCani*, o altri popoli indigeni . Gli storici non ei somministranq memfdria alcuna, capacedi contentare la* nostra -curiGsita > . - ^ . ' ) Josue\ Cap. XVIII. Vers. zS. ‘ ( a-A Proeop. de Bello rVahdal. Lib. //.' Cap. Xj . . - ( c ) Goguet. Orig. des Loix. Arts. ecT. Lw. IV. Art. I! lb. T ^ ' 1 5 Se mi e lecito a questo passo di avventurare una mia opinione , io vengo a sostenere , die i Fe- nicj avessero trovato quest! luoghi^ quasi afTatto di- sabitati. Non niai perche la commodita del porto, Famenita delFaere, la feracita del suolo non vi a- Tessero invitato degli altri ad occuparli ; ma perche il poco numero dei Sicani , e dci Sicoli , estender non si poteva in tutte le contrade, ed in ogni pun- to della Sicilia. Questa mia testimonianza e ilrisul- tamento ancora delle osservazioni di gravissimi autori. I Fenicj raccolti quivi in societa , e divenuto questo suolo per essi, come una loro patria adottiva^ occuparono la parte , die oggi corrisponde dalla li- nea del palazzo del Comune verso Poricnte . Le contrade occidentali, che formano al prcsente il rio- ne di S. Lorenzo, non erano in quelPepoca, che tanti piccoli scogli, anzicche meritar si potessero il no- me di isolette. I continui deposit! di arena, di sassolini, di materie limacciose ,-e di sostanze vegetabili , die vi lasciavano le tempeste delP Ovest , e del. Nord , otturarono quegli spazj intermedj di mare. Costret^ to questO; a * ritirare i suoi confini' dal basso di que- sto cratere , lo venne ad atbandonare , e discopri quel suolo occidentale , che unitosi cosi ampliato al resto del continente , fissb la sua inalterabile po- sizione . . “ : . ( » . Qui quelle^colonie venute dalP Asia, riconosem- ta la sicurezza del porto , e la sua eccellenza pel trafiico, vi piantaroilo he pdni*e'’ loro abitazioni . Si dee credere', che avessero atteso allora piu alia so- lidita , che all' eleganza . Egli e certo perb , che quella loro primitiva semplicita , nbn poteva esse- re diirevolc . Queati popoli, eredi delle arti di Egit- 10 . e die eransi distinti in tutto V apparato archi- tettonico, givano sempre in traccia di cio, che noi diiamiamo il bello, ii magnifico, e Tomato. II lus- so, vizio dorainatore degli . orientali , potea per al- tro venir benissimo contentato dalT opulensa di un popolo industrioso, e conimerciante . Gib fece che ben presto la mano delT arte nascondesse ogni la- voro, nato dai bisogni della natura. ( A ) » Egli e deplorabile, dice TAb. Mignot , ( b ) die di tanti antichi scrittori , i quali ci registra- >;> rono la storia dei Fenicj , non ci sieno rimasti ^ » che i soli nonai , con qualche pezzo di Sanconia- w tone . ( 2 ) 1 • ' Si e anche osservato dagli storici , die x Feni- cj' fossero stati i primi a fortificare le loro citta . Tali le trovarono gli Isdraeliti nella occupazione del- la Paleslina. Gli scrittori profani si accordano su questo punto coi libri santi . ^ ^ I niotivi medesimi , e forse anche maggiori ^ dovettero obbligargli a preraunirsi in Trapani , e per la via di terra non meno che per quella di mare , dagT insulti dei nemici , e dei pirati . Do- vcano essi conservare intatto ilprodolto di loro in- dustria , e quello delle loro georgiche operazioni . Tuttocche non avessero degT interessi da dispu^re coi popoli vicini , dovettero noiidimeno fortific^rsi , { A ) Di Blasi^ Star. Cw. di Sic. T. /. lib. IL Cap. VIII. pag. Sg^. ( B ) Hist, de V Acad- des. Inscr. pag. 5 g. •17 per non riinanere esposti a quelle celebrate guerre tra i Sicani , ed i Sicoli , di cui ci parla Diodoro . (o , . . . Noi ignonamo inveio , come avessero costruito le loro forlezze , e quale sia stata alloia la tallica mililare , die aveano portata dairoriente, sanziona- , ta dalle di loro lunghe esperienze . Ma in qualuri- que modo si fosse , le dovettero iridi accrescere per necessita , dietro la fondazione. di Egesta , per ri- trovarsi mollo limitrofi con essa non meiio, che con Erice, e col fortissimo Lilibeo; citta si viciiie , e si guerriere ; animate sempre da antichc geiosie; spes- so spesso da odii piii leccnti; e da una perenne reciproca diffidenza . La Sicilia ripartita in quelf epoca in tanti pic- coli difFerenti governi; indipendenti Fun dalF altro ; gelosi della maggioranza del vicino ; divisi per in- teressi , per costumi , e per inclinazioni , stavano in una guerra contiuua , non meno con gli stranieri, che coi loro stessi indigeni . La nascenfe citta di Trapani , sebene occupata nel commercio , e nelF agricoltura , non potea tuttavia disprezzare quelle cautele , che la difendessero da ogni insulto stranie- ro . I suoi primi fondatori , emoli delle scoverte di Egitto, e che seppero anche rendere migliori porta- rono in queste conlrade dei lumi , che parvero al- lora un prodigio del sapere .(b) {a ) Bibl. Hist. Lib. J^. Cap. II. pa^. 2^2. ( £ ) Sparih. Diss. II. sail. eccellidelleMe- daglie. 3 i8 Vennero essi inoltre, a propagare in quest’ isola, ia conoscenza dci caratteri alfabetici . ( a ) Furono eglino i primi , che ripudiando 1’ antico modo di couservare le idee per Tia di simboli, e di gerogli- fici , avessero saputo dipiugere la parola ^ colla piu esatta ^ ed invariable chiarezza . Cosi viene dispen- sata ad essi la gloria , di aver saputo trionfare degli ostacoli delle distanze, e della successione dei tem- pi . Dalle loro lettere poi , che aveano una cerla rassomiglianza colle Samaritane ^ ne ricavarono i Greci le loro , che indi trasmisero ai Latini . ( 3. ) Un popolo industrioso , e navigatore , dovea essere in possesso di tante ncccssarie conoscenzc . La sua grande industria nelle varie mamfattture , gli avea digia svelato i misterj della meccanica. Era ad esso indispensabile , una ragionata osservazionc su. la natura dei metalli , e dei legni , per lavorare il ferro , costruire le barche , le sarli, i remi ec. In quanto poi alia Geografia , non poteansi essi dare in braccio all’ opera del caso . Ma doveltero disten- dere certe linee ,regolatrici de’ suoi viaggi , ed in- dicant! le varie posizioni dei paesi . Ignorando essi, che un ago magnetico , gli avrebbe potuto condurre sopra a tutti gli Oceaiii , si valsero per loro prima guida dell’ Orsa maggiore * Poco content! , e meno sicuri i pilot! Fenicj , di leggere in questo modo la strada del loro cammino, si rivolsero ad una Stella ( A ) Herod. Hist. Lib. F.pag. \ 35 . Lucan. Phars. Lib. III. Her. 220. 19 deir Orsa minore , ma la piu vicina al polo . ( a ) In tal guisa i fondatori di questa cilia , colla forza del loro genio superiore , supplivano con una prati- ca sempre vantaggiosa, alle imperfezioni di eerie teo- rie . Essi squarciarono quel fosco velo d’ ignoranza , che adombrava i barbari abilatori della Sicilia , Egli e inoltre infallibile , che i Fenicj avesse- ro recato in quest’ isola , i loro Numi , il loro rito, ed i loro ministri , per diriggere le cerimonie dei sacrifizj . Coiivengono tutti i piu illuminati filologi ^ che la loro Iside, ( che avean ricevuto forse dagli Egi- zj ) sia la stessa della nostra Cerere . ( b ) Le fe- ste Cereali iiifatti di queslo regno , erano una pit-' tura viva , e parlante di quelle dell’ Asia . II culto Fenicio di Venere Biblide , era un tessulo di stra- vaganze , e di libertinaggio Le loro tradizioni in proposito di Adone , tultocche fossero le piii assur- de , e le piu profane , ehhero nondimeno anco il loro spaccio in queste contrade Siciliane . Cosi di- viscro essi le adorazioni dei Numi del paese , con quelia turha di tanti Dei stranieri . Il principale pggetto pero del loro culto , si era Saturno, figlio di Kfovos , Cronos , pssia del Tempo . I nostri storiografi, ( c ) ci han marcato il si to ove esistera in Trapani , il santuario , col si- ( -4 ) Bouchart^ Sac. voce. Chanaan^ Lib. I. Cap. VIII. pag. ^^IO, ( ^ ) Ze Qlerc , Bibl. Uniyer. T. VI. ( c ) Pugnat. Stor. di Trap, Par. I I, pag. gi. Nobili Tes, Nas. Cap. XXI. pag. 'jig- 3 ^ 20 nmlacro di questo loro Dio. Ci avvisan essi ancora, the il luogo del tempio di questo Nume, purgalo dai profani avanzi dell’ Idolatria , fosse slato da li a moltissijBO tempo, quando ciofe commcio a trmn- fare il Cristianesimo, convertito in Chiesa di 5. Bar- tolomeo . ( 4 ) . . r' Sul testimonio di Sanconiatone , ci fa conosce- rc Eusebio , che gli Egizj , ed i Fenicj , avessero in costume , di rappresentare Saturno , con quattro occhi , due cioe in fronte , e due nella parte poste- riore del capo. ( 5 ) Egli quindi probabile, che gli avessero dato anco quivi cfuei » conve- nienti ad espriinere la sua vigilanza dall oriente all Tutti i sacrifizj , che faceatio i Feme) a questo Nume, macchiavano gli altari di sangue umano. Car- taeine avea abbracciato questo ddirio , credendo col Paganesimo, che le vittime le piu preziose, dive- nissero ancora le piii gradite . Gelone , nel far con essa la pace , voile per prima condizione , che n- manesse abolito questo insultante, e superstmoso co- stume . Esempio unico negli annali dell istona , e deir umanita • ( a ) S’ ignora perb , se anche in Sicilia , avessero creduto i Fenicj , con questi barbari , e rovmosr principj , di rendere un’ omaggio alia supposta loro Divinita . Da quei scarsi lumi , che trar possiamo ne! silenzio dell’ istoria , si ricava , che 1 opimone la piu probabile, sia la contrana . Egli e vero , (i^ ^ ) Barbejr. Race- ArU ii2: che alcuni Capilani Cartaginesi , avcssero sagrifica- to in Sicilia delle vittime umane : ma non era taie il costume degli indigeni . Ci sapere infatti Dio- nisio d" Alicarnasso, ( a ) che nel Lazio, e nell' Ita- lia , si fossero immolate a questo yccchio Dio , gia curvo sotto al peso degli anni , alcune figurine di uomini, e vestite al modo di essi . Queste finte vit- time, renian chiamate dai Greci A'fysias^ Jrgeos. Cosi coiresatta osservanza del resto degli altri ri- ti, e delle altre liturgie, rimaneano pienamente adem- piti , i doveri tutti di quelle loro obblazioni . AJtro poi non sappiano intorno ai ministri di quel culto , cne dovean esser tutti monogoni , per gli impegni di loro consegrazione . Egli e certo altresi , che Trapani, citta marit- tima , e commercianie , avesse ricorso alia protezio- ne di Nettuno . Tutti gli uomini aveano abbraccia- to , nelf ingnoranza del pagaiiesimo , un culto rela- tivo al carattere delle loro nazioni . I Romani , po- polo conquistatore, rivolgea i suoi voti a Marte, Dio della gueria; gli Egizj ad Iside; ed i Fenicj al Dio del mare * I di lui creduti beneficj , sembrava che Be dovessero riscuotere un culto . La tradizione , quella depositaria di tante verita , e di tante men- sogne, ci avea fatto conoscere , che questo Nume delP onde , avesse avuto in Trapani il suo tempio , ove esistc al presente la Parrocchial Chiesa di S. Nicolb. Verso Fannoiyyo. nello svolgersi i fondamenti di questo tempio , vi'-si scovri una bella statuetta di ( A ) Hist, Rom. Lib. I. Cap. Fill. pag. 8i. 4 bronzo , iutta nuda , e rappresenlanle un Fotwo . Ella ci convaiidb le nostre tradizioni , che la di- slruggitrice rnano del tempo, ci facea digia vacilla- re. IN 01 siamo per altro intormati dai piu gran criti- ci delb antichita , e perfino dallo stesso Doltor ,di Tagaste , ( A ) che il simulacro di Nettuno , Tnet' teas’! sempre in luogo , capace di potersi sentire il fremito delle onde . Parea per altro convenienle ^ che questo Dio del mare, avesse il suo santuario , non lontano dai confini del suo impero . Tale era allora quello ereltogli in questa citta , e nei sito il piu \icino alia sua tempestosa spiaggia setlentrionale. Non sarehbe un giudizio fondato sopra a falsi principj il credere , che questo Nume della Genti- lita , avesse riscosso anche qui in Trapani V onore delle olFerte . I pescadori gb immolavano il 0ilyo? , che da noi vien detto il Torino . Credevan essi con questa vittima impetrativa, di conseguire una fence, ed abbondante pescagione . Siamo finalmente avvisati da un* altra vecchia tradizione , da quella scrittura yerbale, che sta ap- poggiata alia memoria di chi la custodisce , che in tutli gli antichi marmi di Trapani, vi si fosse scol- pito il Delfino , simbolo di un popolo navigatore . I Fenicj dovettero portar seco loro un gran numero di leggi . » Ggni nazione commercian^ , » dice il gran Montesquieu, ( b ) ha bisogno del { a) S, Aug, in Psal ii3. pag, 43i- ( j? ) Espr, des Loix,^T, II,Lis>, XX, Cap. XV I IT page 2 VU 23 doppio delle leggi. » Essi ne portarono peeuliar- mente per la navigazione . Si credo dagii eniditi , che avessero poco ditFerito dalle famose leggi marit- time di Rodi , che ebbero dapoi cotan to spaccio in Sicilia, colla venuta dei Greci , c die i Romani cominciarono ad abbracciare poco avanti della pri- ma guerra Punica . ( a ) I Greci nel duodecimo secolo dopo il Diluvio, si portarono in Asia , vinsero i Trojani , e ne in- cendiarono la citia . ( 6 ) Enea , uno dei Principi debellati , sopra a ventidue navi , colla compagnia del padre Anchise , del figlio Ascanio, di Frigj, e di Epiroti , va errando fuggitivo per incogniti m'a- ri, ed arriva nel porto di Trapani. ( b ) Quivi muo- re Anchise , ed il pietoso Enea , con giuocbi fune- bri , e con cerimonie triste , e di ostentazione , o- nora la memoria paterna , ed imprime alia di lui tomba un carattere di santita . Virgilio, ( 7 ) gl' imraortali suoi versi , ha cons^gralo quest! luoghi nei fasti della celebrita . I greci , incapaci di contenere nelle isole del mar Egeo , un numero cosi grande di abitanti , li fecero trasmigrare in colonie, che vennero a fissar- si nelle coste orientali della Sicilia . ( 8 ) Invitate dalla ferace uberla delle terre , ne arrivavano di tempo in tempo delle altre , che diedero principio { A ) Lex g. Dig. ad. Leg. Rhodiam de jaetu. { B ) Dionjs. LLalic. Jniiq. Roman. Lib. L. Cap. XI. pag. 112. ^4 a quelle citta , che doveansi rendere cosi famose negli annali delie nazioni . Trapani perb, non cad- de in mano di questi stranieri . Elia sin dal loro arrive ; e nell’ apice del loro potere si mantenne mai sempre nella propria indipendenza. Prosegui in mezzo alle arti pacifiche ad arricchirsi col commer- cio , ed a traspoi tare altrove il suo superfluo , ed i piacevoli prodotti di sue industriose fatighe. La venuta dei Greci accrebbe di molto la po- polazione della Sicilia . Questa gente , suscettibile di ogni trasporto, e di ogni favoleggiamento ; che preferiva una dilettevole senzazione , a tutte le ve- rita della morale , comincib a sviluppare in quesP isola un cerlo geime di gusto, che incontratosi colic passioni , venne insensibilmeiite a rafiinarsi , e co- tanto poi bnllb sotto il regno di Gerone • ( 9 ) H lusso , quel lusso , che si ammira , e si vitupera , si spinse indi tant^ oltre , che la mano legislativa , • spingendo le sue sanzioni suntuarie, si vide ncl do- vere di raffrenarlo . Qualunque popolazione perb , che non era Greca , o che non ritraeva da quella b origine , venia da essi chiamata barbara . In tal voce cravi pursi compresa la citta di Trapani , e tutte le altre, quantun^ue abitate dai Fenicj loro maestri, (lo ) Le colonie Greclie di Sicilia, non durarono lun^ garoente pacifiche. Presero esse le armi contro i Si- coli delP isola di Ortigia, e contro a quei di Lentini. Non !e deposero quasi mai, combattendo or Puna, 01 P altra parte del regno . Serse il Gran Pie della Persia, impegnossi flnalmente a debellare i Greci delP Arcipelago . Per divertire ogni soccorso , che aves- 25 sero potuto riceyere da quei di Sicilia, fece abbrac- ciare ai Cartaginesi il proggetto di muover la guer- ra ai Greci di quest^ isola . ( a ) Le armate Carta- ginesi intanto si andayano preparando in Africa , mentre i Greci Sicilioti , uniti a Gelone di Siracu- sa , levavaiio degli eserciti assai forti , e numerosi , Si passo ben presto alle ostilita, e si accese fra que- sie due nazioni , la guerra la piu truce. Trapani,- che traea un'origine comune con Cartagine , ( ii ) temeva di venire inviluppata in quei saiiguinosi con- flitti . Ella non pote piu stars! nascosta neirinerzia, e dove lavorare per la sua conseryazione . Quindi si affretto 48o. anni prima della venula del Reden- tore , ad edificare sull' isolelta Peliade , ed or chia- mata la Colombara, una ben forte torre. Vi pose di sopra il suo lunie , per additare ai Cartaginesi la strada del porto , e quegP insidiosi scogli da evi- tare. ( 12 ) La storia e in un profondo silenzio su questo assunto . La tradizione non ci ha lasciato nemmeuo un sol tratto, che ci dipingesse gli avvenimenti bel- lici di queste guerre , o nei mari , o nelle contrade di Trapani . Non crede verosimile il Pugnalore , ( B ) ehe non vi ayessero accaduto dei fatti rimar- chevoli. Accusa egli di questo silenzio, la negligen- za degli scriltori , o piiittosto di essersi annegate quelle memorie nei vorlici del tempo. Bisogna quin- { a) Diod: Sic, Bill, Hist, Lib- XJ. N. u pag, 423. . ' ( JB ) Istor, di Trap- Par, JJ, pag, 6 y, . di sopprimere ogni riflessione su quest’ oggetto , la cui mancanza dei monumenti ci abbandona all’ o- scurita . Fin qui V istoria e stala ricoperta di alcune te- nebri . In quest’ epoca pero comincia ella a darci dei giorni e piii cbiari, e piii sereni . Nell’ anno 4o6. prinaa dell’ Era Volgare , qua- ranta Triremi Cartaginesi , vennero assaliti nei raa- ri di Trapani , da altreltanti legni Siracusani . Si combatte valorosamenle da ambe le parti; ma gli Africaai rimasero perditori . Venticinque triremi caddero in mano dei neniici , e le altre si salvarono con la fuga . Cartagine fe uscire tantosto sessantacin- que legni comandati da Annibale . Ma 1’ armata Si- racusana ^ erasi digia ritirata ne suoi cantieri . ( a ) Trentotto anni dopo, cioe ai tempi del yecchio Dionisio, fu. invasa Cartagine da una pestilenza , la piu dcsolante . Cosi nell’ anno i . dell’ Olimpiade io3. ossia 368. anni prima della nascita di Gesii Cristo , considerando Dionisio lo stato di languore fi- sico, e politico di quella Repubblica, crede il mo- mento favorevole per dichiararle la * guerra . Con trenlamila fanti, tremila cavalli, e trecento legni, si mosse da Siracusa . Prese per la costa meridionaie dell’ isola, fiancheggiato sempre dalla sua armata na- vale . Impatronitosi di Selinunte , di Entella , e di Erice, diriggeva tutte le sue mire contro del Lilibeo, come al piii poderoso dominio Cartaginese in Sicilia. ( w ) Caruso , Mentor. Istor. V ol. /• LA. F. pag. igg. .27 Trovandola assai forte , e coverta da un considere- Yole presidio, diffido di espugnarla per assalio . La striijse quindi e per mare , e per terra col piii vi- goroso assedio, sperando die la fame , avrebbe co- stretto quella citta ad aprirgli le porte . Ingannato dal la voce mensogniera , di essersi brugiata per ac- cidente negli arsenali delP Africa V armata nemica , rimando in Siracusa le sue flotte , trattenendosi sol- tanto , trenta delle sue raigliori triremi. Trapani , tultocche neutrale spettatrice di quel- le ingiusle aggression! , stava iiondimeno disposta , a sostencre ogni impegno . Dionisio si pent! ben pre- sto di sua credulila, e disua imprudenza, al veder comparire duecenlo legni da guerra, spediti da Car- tagine . Coiioscendo P estrema inferiorita di sue for- ze , ordinb die le triremi si ritirassero nel porlo di Trapani . I Cartaginesi , die se ne avvidero , le inseguirono, le raggiunsero, ed in questo porto me-- desimo, ne brugiarono la maggior parte . Dionisio sconfidatosi di occupare il fortissimo Lilibeo , e vo- lendo sottrarre la sua armata dalle ingiurie delP in- verno , conchiuse una triegua coi nemici; fe ritorno in Siracusa , ove s’ infermo , e fini ben presto di vivere . La sua morte, restitui la sicurezza alle citta tutte confederate con Cartagine. ( a ) Roma collo slrepito delle sue arrai , avea stor- dilo V Asia tutta non meno , die tutta V Europa . Avea ella digia soggiogato cotante monarchie , piii ( ^ ) Caruso , Memor, Istor, T,I Par. il. Cap. Vll. pag. 269. 28 vaste , che potenli . Comincib allora col suo gcnio guerriero, innestato ad uiia gelosa politica, a formar dei disegni contro Cartagine . La potenza di questa, e I' impero del mare , V erano divenuti d^ incomodo e d’ iiiquietitudine . Comincib intanto a costruire dei legiii ^ ed a manifestare un grandioso apparato di gucrra. Voleva ella abbattere ad ogni costo la glo- ria di quella nazione , die andava ad ecclissure la sua . Roma era avvezza sin dal suo nascere , e nel furore delle sue conquiste , di pareggiare al suolo , come avea fatto di Alba , tutte le citta emole alia sua Repubblica . Questi apparecchi faceano ben travedere , ove quei baleni conduttori dei fulmini di guerra , si dovessero andare a sviluppare. Quindi le citta con- federate , 0 delP istessa origine con Cartagine , co- me era Trapani , non furono lente a fortificarsi . Aprirono esse i loro porti alle flotte delP Africa ; i loro territorj a quelle armate , e vi unirono le loro forze . Non mancavano dei pretest! ai Romani , per colorire le loro aggression!. Un decreto del Senato , e del popolo ordinb, che il Console Appio Claudio, facesse sloggiare da Messina i Cartaginesi, chePavea- no di gia occupata , colla speciosa ofFerta di suo! difensori . Roma infatti avea formato i suoi disegni sopra di quesP isola, cotanto comoda ad assicurarle P im- pero del mare, ed a deprimere la sua odiosa rivale. Cercb ella di scegliere quei moment! favorevoli, che passano rapidamente, e venne ad assaltare la Sicilia. Conobbero allora quelle Legioni , avvezze a combattere, ed a vincere, il prezzo lutto delle no- stre forze , capaci ad oscurare la loro fama . Trapa* ni die dovea figurar cotanto in quella guerra Puni- ca, ( i3) come la piu esposta alle violenze nemi- die per la sua vicinanza colla Libia , oppose alle armate Romane delle barriere tali , che le fecero rimanere piu sorprese di nostra resistenza , che del- la loro ingiustizia . lo scorrerb rapidamente quei fatti , di cui la storia colle sue vive descrizioni , ce ne ha lasciato la memoria . Dipingerb quel ferale quadro di belli- ci spettacoli , success! in questo porto , ed in que- sta citta . Quest! aiieddoti non saranno indegni del- la liflessioiie di uno straniero , e lo accompagneran- no alia conoscenza dei luoghi , che dovra visitare , Ci assicura Polibio , che il maggiore interesse di Gartagine si era quello di conservar Trapani , sito il pm opportune a^ suoi vantaggi . ( i4 ) Non tardb quindi a mandargli un’ armamento , e inarit- timo , e terrestre, con un Capitano di sperimentato valore . Quest! si fu Amilcare . (a) Egli qual sa- gace Generale , costrui il castello , che sta al nord- cst della piazza, fece delle nuove ampliazioni alle antiche forlezze , e sottopose il tutto alle regole di una taltica ben ragionata. Ei presidib Pisoletta Pe- liade ; muni ogni punto di difesa ; e preparb cosi {a ) Catrou^ e RouiL Stor, Rom. T. I. hb. L pag. 10. 3o quelle quattro torri quadrate , die signoreggiarono in appresso , in ogni angolo della citta , di unita al castello . ( ^ ) , / N 1 Ci avvisa inoltre Diodoro , ( b ) che questo Comandante Africano, per secondare un canone di sua politica, abbia distrutto la cilta di Erice , ri- spcttando soltanto il tempio della Dea degli amori, e che lie avesse Irasferito in Trapani, tutti i suoi abi- L»a ^uerra la pin viva, e la pin micidiale, eb- be il suo'^principio nell’ anno a64- prima di Gesu Cristo . Ma le sue strepitose inquietitudini , si prc- sentarono in altri punti della Sicilia . Trapani ben consapevole, di non voler altro i Romani , che so - dati , ed agricoltori, odiava queUa nazione, che non apprczzava il commercio , e si attaco ben tosto, con un node del raaggior interesse , al partito di Car- tagine c Erano inoltre persuasi i Trapanesi , che la stessa araicizia coi Romani , partecipasse di servitu . Ripetean quindi quel detto dei Tarentini , che ci conservb TitoLivio : In eo rent fore , ut Romani aut hosies^ aut domini habendisint. ( c )Essi ten- taroiio con ogni sforzo, ed a costo del propno san- gue, di contrastone il possesso a quegli stranien. L* assedio del yicino Lilibeo , eccito inline nei- V armata di Trapani , dei giusti timori di sorpresa. In quel riposo beUico, non lasciavano pero i Carta- ( 4 ) Pusn. Stor. di Trap, Par. I. pag. 5i. ( B ) In excerpt, ex Lib. XXIII. Cap. P . ( c ) Hist. Lib. FIIL Cap. XXI 1 1, pag. 55^ gintsi , di adoparsi sempre piu , per la difesa di questo porto, cotaiito acconcio ai loro interessi. Quin- di Annibale, ( i 5 ) nelP anno decimosesto di que- sta guerra , eludendo la vigilanza Romana imbarcb nel Lilibeo la cavalleria Punica. La crede egii inu- tile in quella cilta , angustiata da una fame la piu crudele . Usci da quel porto nel bujo della notte ; e la condusse in Trapani , ove comandava allora il suo amico Aderbale . ( i6 ) Facendo questa delle scorrerie per tutte le \icine campagne, impediva accesso dei viveri al campo Romano . La mancan- za dei cibi sani , suscitb nelR armata del console delle febri, che le portarono in pochi giorni dieci- mila combattenti al sepolcro . Cib avria obbligato i Romani a ritirarsi , se Gerone re di Siracusa , e loro alleato , con una spedizione di frumenti , non gli avesse incoraggito a sostenere 1’ impegno primie- ro . ( A ) II Console Romano P. Claudio Pulcro , uomo pieno d^ impeti , e di proggetti , tenth di sorpreri- dere Trapani , che stava sotto la vigilante cura di Aderbale . Credca Claudio, che si fosse quivi igno- rato il rinforzo sopragiuntogli di altri diecimiia soi- dati , e sperava di cogliere la piazza , addormenta- ta in una insidiosa sicurezza . Ei con centov%nti ga- lee , si avvicinb riella oscurita della notte, verso di Trapani. L’ alba tradi il suo disegno. ( 17 ) Ader- bale lo voile prevenire con novanta legni , ma mi- ( .4 ) DiBlasi Stor: Cwi di Sic: Vol III ^ Cap: IV. pag: g5. gllori , e piu leggieri dei Romani. Questl come op- press! dal peso deile loro armi, e deile loro macchi- ne , obbedivano con pena ai raovimenti , che veni- vano loro ordiiiati . Sembravano piu addetti a ripa- rare i col pi delP inimico , die a molestarlo . x\der- bale , con la sua armata di Punici, e di Trapanesi, usci dal porto per incontrarlo; lo investi; e lo disfece completamente . II Console fuggissene con trenta deile sue galee , e deile altre novanta , ne caddero molte in potere dei nostri. Diecimila Romani rima- sero 0 uccisi, o soffocati dalle onde . Ventimila di- vennero priggioneri di Aderbale . Questo Generale vittorioso, seppe ben sofFocare il suo orgoglio mar- ziale , che alia fuga di Claudio gP insinuava di an- darlo a sorprendere nel terrore, e nelP avvilimento . Rientrb egli come in ovazione nel porto di Trapani, e gli apprestb uno dei piu grandiosi spettacoli del suo valore . Roma informata delP esito .infelice deile campa- gne di Claudio, lo richiamb, tuttocche non com- pito P anno del suo Consolato . ( A. ) Cartagine con la spedizione di quei priggionie- ri , fattale da Aderbale , divenne ammiratrice dei prodig j del di lui valore , e concepi per Trapani dei novelli sentimenli di piu alta considerazione . •I Consoli Aulo Attilio , e Gneo Cornelio, ten- tarono di sorprendere questa piazza, e questo porto, colla speranza di mettervi un fortissimo assedio. Ma ( A ) Catr: e Roulh Stor: Rom: T, FL Lib: 24 33 appena essi lo aveano intrapreso, die furon coslret- ti a levarlo . Cartalone prode comandante delle flotte Africa ne che Aderbale avea accrcsciuto con altre trenla navi , prese ai Romani nell’ ultima bat- taglia, gli obbligb vergognosamente a rivolgere al- trove le loro forze . NelP anno 5o4. di Roma cadde il Consolato in P. Claudio Pulcro , e L. Giunio Pullo . QuesP ultimo occupb notte tempo la cima dell’ Erice, e fe- ce guardare il cammino, che conduceva a Trapani. Aspettava egli 1’ istante favorevole, per invadere qiie- sta piazza. Cartalone, che penetro le mire delPini- mico , attaccb nel silenzio delle ombre il presidio Ro- mano, e lo vinse. Ne uccise una gran parte, e co- .strinse V allra a fuggirsene . Ci avvisa infatti Cice- rone che Giuiiio disperato per tal succcsso siasi dato da se slesso la morte . ( A ) Nell’ anno della fondazione di Roma 5o6. il Console Numerio Fabio Buteone , tentb ancora 1’ oppugnazione di questa piazza. Ei non migliorb gli affari della sua repubblica. Noi daremo un ragg^ua- glio de’ suoi infelici intraprendimenti, trattando dislin- tamente della Colombara . Palermo, la piu grande , e la piu notevole citta dell’isola, che trovavasiin guerra con quei La- tini , cadde nelle loro maiii , Quei Consoli per ispaventare le altre eitta Siciliane, che stavano uni- te ai Cartaginesi, usarono verso gli abitanti di Pa- lermo le maggiori sevizie ; ne resero schiavi un nu- ( ^ ) De IS at. Dear. Lib. //. N. TIL pog 7 /. 5 raero infinito; e fecero divenire infelici tutti coloro, che non poteano pagare delle somme eccessivaraen- te onerose. ( a. ) lo ometto tante altre parlicolarita, che potreb- bero provare I' intrepidezza, e il valore dei Trapa- nesi , e la perizia loro nelP arte militare . Ma cib allungherebbe di naollo il volume di questo saggio . Tutta la Sicilia intanlo era preda dei Romani, all^ infuori di Trapani. Lo storico Polibio su cui non possiamo avere dei dubbj , ci dice chiara- mente: Romanis totam Sicillam^ prceter Drepana tenentibus^ nullam ipsi amplius in insula arcem belli erant habiiuri reliquam* ( b ) Trapani conoscea assai bene che dovessero piombare tutte sopra di lei le forze Romane. Ep- pure non veniva punto meno il suo entusiasmo , ne sapeasi ella dislaccare dai Cartaginesi in una guer- ra cotanto a lei funesta . Assunto Gneo Lutazio Catulo alia dignita Con- solare nelP anno di Roma 5ii. ebbe ordine dalla sua Repubblica di comandare le armate . Egli in quelP epoca istessa , che corrisponde agli anni 243. prima di Gesu Cristo , imbarcb sulla nuova flot- ta Romana in compagnia del Pretore Valerio Fal- tone . Venne in Sicilia ; aprl le sue campagne colP assedio di Trapani, coprendo col suo carapo tutta la nostra pianura orientale . Questo Capitano destro , 35 attivo , e caldo di Leila gloria , die formava la sua passioii dominaote, ordinb in primo luogo I* occupa- zione del porto .Riguardando iiidi come insulto alP in- vincibile polenza Romaiia la pertinacia di Trapa- ni, coinando die gli arieti, giocassero furiosamente contro alle sue mura . Gli assediati spingendo ii loro valore fino al- ia temerita , si apparecdiiarono alia piu disperata resistenza . Essi con una incrediLile aeslrezza iva- no riparando alia meglio il guaslamenlo delle macchi- ne iiemidie. Ci fa conoscere infatti Folard , gran commentatore di PoliLio , die i Siciliani di quelP ejioca sapessero ben liianeggiare e mettcre in o- pera tutte le macchine , si per gli allacchi , die per le difese . { x ) L* ordine perb del Console venne cosi ben cseguito, die in poco tempo vi fu aperta la brec- cia * ( B ) Lutazio jiiu geloso di dare alle sue Legioni lo spettacolo dell’ esempio, die di far l<*ro sentire I’impero della voCe, voile esse re il primo a salire . Uha nuvola di freccie stridente per I’a- ria lo puni del stio valore , e 'lo precipitb gra- vemente ferito in una coscia . ( c ) I soldati , che lo amavano , abbandonato il servizio della Repub- blita , si affietlaror/o ^ sdttrarre il loro Generale da dgni allfo pericolo , e lo ricondussero alia sua "{a ) iMttktiue des 'places de's J4nciens. ( B y ZrdnaP. Jnntil. Lib. Vltl. : ( c ) Polyh. Hist. Lib. I. 36 tenda . Ordinb allora Lulazio , che non si tentasse pill nulla contro alia piazza di Trapani fino al suo perfelto ristabilimento . . Egli intanto per tenere occupale le sue squa- dre marittime , le invib nelle spiaggie della Libia , e della Numidia, onde debellare le Gartaginesi . Non erasi ancor guarito della ferita , che gli venne aiinunzialo di essersi messa alia vela una gran flot- ta neiuica . Parea che Cartagine si fosse tulta rin- chiasa in quel prodigioso numero di vascelli, coman- dati da Annone. Lutazio fattosi stentatamente tirare sulla galea Pretoria , ordinb di indirizzar le prore verso del Lilibeo, onde unirsi al resto de^ suoi va- scelli, ed affrontar Pinimico. Parlb egli a^ suoi guer- rieri : la sua condone ispirb loro un novello corag- gio , e la certezza , anzicche la speranza di un esi- to il piu felice . Si diede la baltaglia navale nelle isole Egadi . II primo urto comincib a fissar la vittoria pel Romani . II Console ne trionfb piena- mente . Annone , coi logori avanzi della sua flotta , si ricovrb nelPisola Sacra^ Marettimo . Luta- zio entrb nel porto del Lilibeo , ed indi si trasferi a Trapani . Amilcare Caiiaginese occupava le alture del monte Erice . E da questo General e, e da Luta- zio si bramava la pace. Amilcare invib al Console una legazione , che fu ricevuta colla maggiore alle- grezza . II Consolato di Lutazio stava gia per ispi- rare , e temeva egli ^ che venisse un altro a racco- gliere i frulti de* suoi sudori, Cosi stabilironsi al- le falde delP Erice gli articoli della pace, che Po- libio, ( A ) ed Appiano, ( b ) tramandarono di po- ster! . In forza del primo capitolo dovettero i Car- taginesi cedere ai Romani lutto cio die possedeva- 110 in Sicilia; quindi Trapani speUb a Lulazio . Gosi ebbe fine la prima guerra Punica, che co- slb ai Romani 2^. anni non inlerrotti di mole- stie , di pene , e di faticlie : guerra la piu co- stante , la piu ostinata , e la piii mcmorabile . Do- po un tale acqui.^to si cliiuse in Roma il tempio di Giano . I Romani feroci nei conflitti , e feroci ancora dopo la vittoria , tolsero tuUe le armi ai nazionali: li privarono delle loro leggi , sostiluendovi quelle del Lazio , e vi cancellarono ogni civile liberla ; raa conobbero bene colla loro politica , il biso- gno di addolcire quel penoso stato di violenza , che spegneva ne’ petti Sicilian! ogni sentimento di stima verso di loro, pariraente classificarono le varie popolazioiii, in P^eftigali^ Immuni^ e J^assalle, Stabili- rono il Lilibeo per capitale di lulta la Provincia, e per la residenza del loro Pretore , e del loro Questore. ( c ) Si vollero pur anco far divedere generosi nelP impartire certi onori lusingliieri, ma sceveri di autorita , e incapaci a dar loro dei sospetti . Li dispensaroiio essi ad alcune citta principal! , onde ( A ) Hist. Lib. I. ( j? ) /n excerp. pres so Vales. ( c ) Sigon de Jur. Jntiq. Lib. LL. Cap. LI. 6 38 consolare Pavido orgoglio di uii popolo, che era co- stretto a cedereiltuUo suoi slessi oppressor!. (i8) Divenuta cosi la Sicilia per Punione di tanti suoi piccoli stati una sola regione, fii dichiarata do- po V Italia la prima Provincia Romana . U occupazione della Sicilia fece conoscere sl suoi Conquistatori la perfezioue delle lettere , del- 1^ arti, e del gusto. I poeti, gli storici, i comici, i tragic! , i cuoclii, gli artisti trasportarono nella pa- tria di Romolo P amore del piacere , e della galan- teria . Trapani intanto , tuttocche sottoposta ai Roma- ni, non iscemb punto del suo genio di aderenza ver- so i Cartaginesi . L’ Orlandini, ( A ) chc appoggia a Silio Italico la sua testimonianza, ci fa sapere che nella seconda guerra Punica, mossa ventidue an- ni dopo la prima , quando Geronimo venne as- sediato da Marcello in Siracusa, Trapani avesse in- viato a quegli assaliti Sicilian! , ed armi , e soccor- si ; che uni ella i suoi soldati a quei ventimila fan- ti, e tre mila cavalli, spediti dai Cartaginesi in soc- corso di quella citta . I Pretori che reggeauo la Sicilia , i Questori che riscotevano le imposte stabilite, e i Pubblicani , appaltatori dei dazj casual! , dilapidavano quest’ Iso- la . Dediti ai loro piaceri , e alle loro concus- sioni eran poco solleciti deiP esatta giustizia. Con una certa criminosa indolenza si rendevano perfino insensibili ai clamori degli schiavi, che crudeli pa- {a ) Descr, di Trapani^ pag. s'y. ^9 droni retidevaiio afTatto infelici . Credendosi i Ro- mani al coverto d'ogui pericolo per avere disar- mhio gli abitanti , si videro improvisamente inyi- luppati in disastri funesti , e sanguinosi . Gli schia- vi , alia cui testa eravi un cerlo Euno , nelE anno 146. avanti la nascita di G. G. colsero Foccasionc di spezzare le loro catene; si armarono alia meglio di bastoni, di falci, e di altri rnstici arnesi , e si collegarono con tutti i nemici dei Icro padroni . Le straggi , i saccheggi, le violenze usava codesta ban- da di sediziosi , spaventb la Sicilia. Le stesse legio- ni Romane, dopo la disfatta di Monilio , di Corne- lio Lentulo , e di Cajo Calpurnio Pisone, palpita- vano di presentarsi a fronte dei rubelli. Furono al- ia fine domati da Rupilio, die gli assedib in Taor- mina , ed in Enna . Quasi ventotto anni dopo , nel mentre godeasi la pill amabile tranqillita , ricominciarono le noslre inquietudini . Si suscitb la seconda guerra servile di conseguenze non meno funeste, e forse per la ne- ghittosa non ciiranza de' Governanti Romani . Questi perfidi esempj animarono un Contadino Trapanese , cliiamato Atenione , ( 19 ) una terza guerra servile . Fermb egli i suoi sguardi so- pra a questi pericolosi modelii, e studio i mezzi an- cora di sorpassarli . Dotato di un’ anima fervida , coraggiosa, ed intraprendente, ardi di versare a pie- ne mani il veleno delF anarchia nelle contrade del- la sua patria . In tempo della Pretura di Licinio Nerva egli si associa ad uii ammasso infame di av- venturieri, di scbiavi^ e di pastori , e inutil rende in un istante la giustizia e la forza pubblica . Le sue 4o Toci insidiose spargono V universale spavento* Ren- duta forte la sua armata di diecimila iiomini , ebbe la baldanza perfino di porre Passedio al Lili- beo, ( A ) a quel fortissimo Lilibeo, che qiial Tro- ja novella avea sostenuto per died anni Passedio dalle valorose armate Romane. Conosciuti vani i suoi sforzi , invento un pretesto per togliersi da quelP irapegno cosi pericoloso . Nella tempesla di quelle turbolenze ardi egli di spingere i suoi temeraVj sguardi insino al trono . Assail quindi P armata Pretoria; la disfece; e ne saccheggio il campo .(b) Accompagnato dai se- gni della vittoria si vesti di tutti gli ornamenti della sovranita . Era doloroso per Trapani il dover- si armare contro uno de^ suoi figli ; ma figli non piu degni di lei . La storia perb non ci ha marcato la menoma ostilita usata da questo sedizioso contro di Trapani , e delle sue campagne. Finalmente dopo cinque anni di questa terza guerra servile, che dalla condizione di Atenione ven- ne chiamata rustica , si diede nelPanno centesimo , prima della nascita di G. C. una generale battaglia tra lui , e il Console Aquilio . Senza prodigj di valore P armata Romana sarebbe stata del tutto spenta. Aquilio avea di gia ricevuto una gran fe- rita sul capo. Facendo egli uno sforzo sopra se stes^ {a ) Diod. Sic. in excerp. Lib. XXXVI. pag. 348- ( B ) Buris^ny. Stor. di Sic* V oh III* Lib. Fill, pag* 12 Q* so, distese morto suoi piedi lo sciaguralo Atenio- nc. Trapani si vide liberata da quell’ uorao, die po- teva accumulare sopra lei le piii atroci sventure -(a) La Sicilia, die andava rimarginando le antiche sue ferite , e cominciava a godere dei success! della sua induslria , della sua agricollura, e del suo com- mercio , venne improvisamente inviluppala in novel- li palpiti , e in timori novelli . Mentre Roma era intenla alle sue guerre con Mitridale , uno sciame di pirati , usciti dalle baize della Cilicia , infettarono lutto il Mediterraneo, dal- le colonne di Ercole al mar rosso . In questo. immense spazio contavano essi infino a quattrocen- to mila marinaj . La loro terribile flotta composta di mille galee ( b ) intimidi tutti i mercatanti , ed estinse ogni commercio . Fece ella palpitare tut- te le citta marittime, e per fino le piazze le pin forti e le pill ben munite . La rapina , la ferocia, gl’ in- sult! , le derision! di quest! scellerati , e la schia- vitu in cui mettevano tanti infelici , cagionarono dalF oriente all’ occidente la piu desolante carestia . Trapani per la sua situazione , e per essere piii commerciante , die agricola , presentava un com- raiserevole aspetto . I suoi abitaiiti dovean sem- pre tenersi in armi per respingere quei nemici , che la licenza , il disordine , e V avidita non facean nulla rispettare . Abbisognb che la Repub- ( ^ ) Flor. Lib, III, Cap, XIX, ( B ) Cairou,^ e Rouille^ S tor, Rom. T, Xy, Lib, lIX, pa^, 44^ > blica Romana arinatasi dclle tremende sue forze che affidb al valoroso Pompeo , si accingesse a de- primerli . Questo Proconsole nelP anno 686. di Ro- ma divise in venticinque flottiglie quei cinquecen- to vascelli , e quei centoventimila guerrieri a lui confidati . Fece comandare ogni squadra da un suo Luogotenente Generale . Plozio Varo , e Terenzio Varrone ebbero ordine di guardare queste spiagge sino al mar Jonio . * Pompeo in uno spazio minore di quattro mesi debellb quei ladroni, e diede fine alia sua commis- sione . Pose in liberta tutti i prigionieri, che trovb cinti di catene . Recb in Roma quegb immensi tesori ^ e quelle ricchezze repentine, figlie di un o- pera ingiusta , che quegli sciagurati aveano nascosto in Cilicia Ira gli stretti del monte Tauro . Ritornb allora quest’ Isola alia sua gioconjita , e si ravvivb quel commercio, la cui mancanza ap- portava a Trapani delle profonde ferite . Se Filone ^ ( a ) e Rutilio Claudio ( b ) sono storici degni di fede , dobbiamo assegnare all’ anno 5g. priraa di G. C, quando il gran Pompeo espu- gno Gerusalemme, ed assoggetti la Palestina all’ im- pero dei Romani , il primo traggitto delle colonie Ebree in Sicilia . Questo popolo depositario dei divini oracoli ci venne a recare 1’ idea del primo Essere , e di sua unita . (a ) Lib. contra Flac. et de legal, ad Cajum. ( a ) /« Itiner. Lib. /. 43 Trapani di epoca in epoca ne accolse un gran numero . Si accrebbero essi a disnaisura nelP anno •y3. delP era Cristiana , quando Tito Vespasiano di- strusse Gerusalemme da’suoi fondameiiti. NelPoccu- pazione poi della Sicilia fatta dai Saraceni ve ne fa una terza emigrazione , essendovi stati allettati dai cortesi trattamenti di quegli African!. ( a ) Fu quindi allora costrelta questa Citta ad ap- prestare a quella colonia una contrada particolare, die conserva tuttavia il nome di Giudeca. Ivi si co- strui il loro Ghetto , ed altre opere , delle quali a suo luogo se ne fara particolar menzione . La Sicilia intanto era sulP orlo del precipi- zio , e stava per immeggersi nelle funeste guerre ci- vil! tra Cesare , e Pompeo . La saggezza perb di Catone la sottrasse dai mali minacciati. Vi accadde- ro bensi molti fatti di grau momento, che possono leg- gersi in Lucano , e in Cicerone . Ottaviano Augusto col vincere Sesto Pompeo , e Lepido termino tutte le guerre ; chiuse il Tem- pio di Giano; divenne Imperadore; e diede la pace alP universo . Egli apri la strada al lusso il piu srao- derato , e pote ben dir con giustizia : Ho trovato Roma di creta , e la lascio di marmi . In quesP epoca- nacque il Redentore in Bette- lemme , e fisseremo noi sempre tutte le iiostre date snip Era volgare . La Sicilia sotto agP Imperadori divenne una ( ^ ) Gio. di Gio. Ebraismo di Sic, Par* I* Cap, /. pag, i8. Provincia poco considerata , e quasi quasi neglelta . Lastoria non ci tramando al proposito Teruna cosa degna di osservazione. Sappiamo soltanlo da Dione Cassio ( A ) die Ottaviano abbia accordato alia Si- cilia dei Proconsoli in luogo dci Pretori. Ci c affatto ignota l^origine del Crislianesimo in quesP Isola. I rapporti poco fondati, ed incerti del Gaetani, ( b ) e di tariti altri vengono riguardati dai crilici , da coloro , io dico, che svelano quelle im- perfezioni, che adombrano la storia , come rivcstita di tulti i caratteri di apocrifita . Egli e perb incon- trastabiie che moltissimi Siciliani sin dai tempi Aposlolici abbracciarono la luce spledidissima del- la novella credenza . S. Paolo arrivato in Sicilia ( c ) dovette al certo tenere delle concioni , che riguardavano Gesu Cristo, e la sua doltrina . La vicinanza con Roma, ove gli Apostoli Pietro, e Pao- lo gittarono i fondamenti della Religione, innaffian- doli del proprio sangue , fece spedire infallibilmen- te alcuni loro occulti discepoli in quest’ Isola, prima Provincia dopo V Italia , per annunziarvi il vangelo, conferirvi il battesimo, e farvi adorare il Crocifisso. Egli e certo allresi per ricordo dei piii gravi , ed antichi scriltori che nei secoli della Chiesa nascente si fossero fondate in questo regno , tra. le 23 . sedi {a ) Hist. Rom. Lib LJII. ( B ) Hitce Sand. Sicul T. 1 . pas. 1. ( c ) j4d. Jpost. Cap. XXVIII. Ver. it. 45 Veseovili , ( a ) quelle aiicora di Cronio, di Drepa- no , di Tindaro , di Alesa ec. ( 20 ) Infm dallMnfanzia del Crisliariesimo si conobbe dai fedeli la necessila di moUiplicare i Vescovi, quai \i- gilanti cuslodi del dogma , e della morale . U auto- revole testimonianza di S. Cipriano ci fa certi , che quasi in ogni citla stato vi fosse il suo proprio Ve- scovo : che le sole piccole ^ ed incalcolabili popola- zioni , eran quelle, che veniano unicamente governa- te dal Presbitero .(b) Avvalorano questa nostra certezza storica gli annali ecclesiastici, la cronaca del giorno, i fasti sa- cri dalla Sicilia , e le tante disposizioni degl’ Impe- radori d^Oriente. Le opere loro conservatrici di que- ste notizie , e scritte da una turba di storici Greci, e Latini, ci marcano costantemerite IlVescovo Z>re- panitano , ( 21 ) Piacque pero a qualche pseudo-letterato di darsi il luono di pirronisla. Ma non e egli forse una temerita il tacciare di mendacia cotanti aulori classici , ed illuminati , e che niuno impegno pote- va indurre ad ingannare la posterita? ( 22 ) L’ ambizione dei Patriavchi Costantinopolitani , accarezzata dagP Imperdori Oriente , sottrasse di- poi al trono del Gerarca di Roma cotante Chie- se Occidentali . La piu ben fondata opinione si e ( ^ ) JBever in Cone. TrulL { B ^ In Epist. Not, ad Canon: XXXFE ad Clerum, 46 quella di essersi cib verificato sotlo P Impero di Leone Isaurico , priina doe della met a delP ottavo secolo . A ) Nilo Arcliimandrita, conosciuto meglio col gre- co nome di Doxapatrio , noverando le sedi Ve- scovili di Sicilia, di gia esistenti colP autorita Ponti- ficia , e poscia imperiosamente avulsce a Romano Pontifice , et factce sub Costantinopolitano^ le di- spone cosi: SirdiCusanus Metropolit . I . Taurominitanus. 5. J grigentinus . 5. Ljlibei • 7. Panovmitanus . 9. Cephaludii . I I . Tyndarii . 2. Messanensis- 4. Croniensis . 6. Drepani . 8 . Thermarum . 10. Alesce . f2. Melitemis i 3 . Liparensis. (b) ^ I piu diligenti Filologi, non riconoscono per la prim.a persecuzione- di Sicilia, che la seltima delP Im- pero . Decio, il ferocc Decio , con- quei decfeli tor- mentatori delle coscienze, e die vibravano i loro colpi si- nb alPinlima credenza del cuore, nelPanno 236. delP Era volgare riempi la Sicilia di spavento', e di tnorle. Impiegb egli per barbari strumenti di stia crudelta ( A ) Di Blasiy Lett, sii la sogg. del Vesc. di Sic, al Pair, C, P, pag, lojj { B ) De quihque Thronis Patriar, 47 i Proconsoli Valerio Quinziano , e Tertullo . ( a ) Qnesti orribili spettacoli di sangue , e di destruzio- ne contro ai seguaci del Nazareno , furono replica- ti sotto a Treboniano Gallo, Yolesiano, Diocleziano, e Massimiliano . ( e ) Le ciltk marittime ne dovet- tero risentire i colpi piu funestamente , come quelle che conlenevano un numero niaggiore di Cristiani. L’ opportunita del commercio con gli stranieri, rendea a- gevole agli uomini apostolic! V introdurvisi , I’ inse- gnarvi la dottrina del Messia , ed il piantarvi la croce. Ignoransi pero non che di Trapani, ma di tutli gli altri luoghi dell^ Isola, il numero, e le me^ morie veritiere di ' queste persecuzioni • Gli atti dei Martiri, che ci han voluto lasciare alcuni scrit- tori, non sono per la maggior parte appoggiati che a poco solidi fondamenti . U epoca Diocleziana , che fu chiamata V era dei Martiri , la piu fiera e la piu atroce fra tutte le died persecuzioni duro sino alP anno 3o6. di Gesii Cristo . Allora il gran Costantino sail sul tro- no dei Cesari. Questo Imperadore col ricevere il battesimo, col pubblicare i suoi editti distruttori delF idolatria , colPabrogare le leggi non piu adattabili alia novella credenza , iielPanno 3 12 . diede la pace alia travagliata chiesa , che si vesti tantosto di tut- ti gli prnamenti di sua giocondita . {a ) Caruso^ Mem, Star, f^ol II, Lib. V. Gaeiani.^ Isag, ad hist Sic, Cap, ^XXVI, (- J5 ) Zosim, Hist, now, Lib, I, pag. i4- 48 Sino a quell’ epoca i divini misterj si erano eelebrali in Inoglii segreti, e tenebrosi. Le catacom- be istesse erano divenute le sedi nascoste del culto . Noli sappiamo invero con istorica certezza , ove si fossero raccolti quei primitivi Cristiani Trapanesi. L’ esservi stato il suo Vescovo ( ma qual si conve- niva alia preziosa semplicila dei tempi ) render do- vea piu frequent! quelle adunanze pe’ multipbci oggctti, di cui il Pasture ne dovea essere il ministro . Se vogliamo abbandonarci ai lumi della probabdita, convien credere cbe si fossero olFerti q^^l sagrifizj in un piccolo luogo, ove oggidi sta innalzala la Par- rochial Gollegiala Chiesa di S: Pietro , dedicata al- lora a qiialclie mistero del Redentore . Non ab- biamo pero dellc bastevoli prove per confer tare que- sto assunto . Costantino col trasferire la sede imperiale da Roma in Rizanzio , a cui diede il proprio nome , arrecb alia Sicilia un urto il piu funesto . Ella^ cli era stata in poco conto sotto agl’ Imperadori. diveu- iie aiicora piii negletta, quando il Principe assai lon- tano le facea giungere con mol to ritardo gli ordini, i provvedimenti , ed i tralti di sua giuslizia. Acca- dea talvoka di esservi piii Sovran! , cbe per le loro gelosie, o per la loro imbecillita, rendevano inoperoso^ ogni buon regolamento. Nell’ anno 4^7* \ Imperadore Arcadio assediato in Tessalonica. I suoi .popoli orientali moveano lentamente in ajuto di lui, Metrodoro ( tuttocclie regnasse Onorio sulla Sicilia ) invib dei Messi in tutte le citta di quest’ isola , e- sorlandole ad apprestare al fratello del loro sovrano, i pill solleciti , ed opportuni soccorsi . I Messinesi 4a spedirono alP istatite molti vascelli ; i Siracusani tre- galee ; et Drepaniiani vero navim frumento onu-, Siam. { A ) .Alcuni popoli Settentrionali, uscitl dalle foreste, della Svezia , e della Germania, appiofittandosi del-- le continue dissenzioni dell’impero, invasero 1* Ita- lia , e si rovcsciarono in quest^ isola di Sicilia. (,b ) II Vandalo Genseiico verso la meta del quinto se-, colo .dietro un lungo tempo di resistenza , di trava- gli., e di strepitQ , occupo il Lilibeo , Trapani , c tiitto il Vai di Mazara , che poi ce de al Goto Odo- acre. ( . c ) Indi succcsse a questo Teodorico, re degli Ostrogoti . : : Passata questa citta in mano di quegli avvenlu- rieri , forniti pin di coraggio , che di cognizioni ^ vennero a soft'rire lescienze^ le arti, IMndustria, ed il commercio , un fatale dicadimento . Giustiniano die sedea sul trono di Costantino- poli quasi un secolo dopo , mal sofFrendo una tal perdita spedi nelP anno 535. il gran Belisario con una poderosa arraala drientale. Questi dopo la con- quista.di Palermo , ( che gli riusci molto. diffici- le ) esegui quella di tutta IMsola . Nel di lui sog- giorno in Trapani fondo tre Chiese di rito Greco, cioe P Asceiisione , oggi S. Nicolb, S. Sofia, che fa ( ^ ) Maur. Sic. Hist. Lib. Ill, pag. ^8S^. Boiif . Hist. Sic,- Lib. ^ IV^. Par. 1 pag. i4i • { B ) Villemoni,, Hist, des^ Emper. pag, /[3g. ( c ) Proc. de Bello Goth. Lib. /. Cap. IH. 7 5o parte della Chiesa della Badia Naova , e S. Catte- rina all’ Arena , che pin non esiste • ( 3^- ) 1 Saraceni, popoli dell’arabia Felice, cneayean fatto di tempo in tempo delle incursioni in Sicilia , •verso I’anno 844- vennero dall’ Africa cott uno sciame di genii. Sbarcarono essi nelle parti occiden- tali , portando ad ogni resistenza la desolazione, e la morte. ( ) ^ksed Ben F-ornt , disegnava di assalire la citta di Trapani. Scorgendola ben for- tificala, non ardl azzardar questa impresa, e si av- vib verso Sciacca . ( » ) Adelcamo alia testa di ventimila uomini nedecise 1 ’ occUpazione. Trapani si difese con un invitto coraggio, e ricopri le sue cam* pagne di 627. cadaveri de’ suoi assalitori ; c ; ma la fortuna imperiosa fece cadere la citta in ma- no di quei Maomettani . . Questi Mori, sebbene altro non conoscessero, che il diritto della spada, en'tusiasti pel di loro Alcorano, e superstiziosi pe^ suoi oracoli, non distur tavolta cbicchesia in materia di Religione . Abbrac- ciarono essi il tollerantismo; ma esclusero amministrazione qualunque , e Crisliani , ed i^ahrei. Avvilivano con tal politica tutti coloro, che non era- no della loro credenza . ( ^ ) Faz* Deca II. Lib. VI. Cap. !• q a ” ( B ) Nota i38. all’ 1st. delBurignjr, T. IV^ lib. I. pag. 3g5. ( c ) /«, pag. 3g8. ‘ Quindi il Caltolicismo sollo di essi non si estin- se ^ ina sMllangnidi grand^wente. Si crede merce una critica ben ragionata, cbe gemendo allora in una quasi oppressiva dimenlicanza la cliiesa , il dogma , e la disciplina, sieno mancale quasi lutte le Catte- drali di Sicilia. ( a ) Cosi quella di Trapani resto assorbita con le tante allre in si fatal naufragio . Gli Emiri intanto, die comandavano in questa isola , infastiditi della soggezzione di doyer essere e- letti dai Re delP Africa , o dai Califi di Egitto , se ne vollero emancipare. Impossessandosi dei luoghi di loro dipendenza ncll^ anno io38. si divisero la Si^ cilia in cinque piccoli regni. Goyernava il primo da Messina sino a Tindaride , l^altro da Tindaride a Si- racusa, il lerzoda Siracusa a Trapani, il quarto da Tra pani a Palermo^ ed il quinto da Palermo sino a Patti. Dalla Cronaca delP Escuriale ( b ) restiamo di vantaggio informati ^ > die Allah figliuolo di Menkut avesse regnato in Tarapanesch , ( 24 ) ed in altri luoghi di sua dipendenza . ( 25 ) Circa due secoli c mezzo , dacche gli Arabi godeano pacificamente la Sicilia , .alcuni avventurieri del. Nord della Scandinavia non potendo far conto delle dovizie paterne', armati di destrezza , di co- raggio, e di audacia scorserd ad invadere i var; re- gni di Europa. ( c ) Con un avvenimenlo quasi ( ^ ) Nota 72 , alVJst, del Burignjr^ T. Ill, pag, 235. ( B ) Presso Caruso^ BibL Sic. T. I. pag. 22 ; e s3. ( c ) Murat. Annal. T. VI. 52 unico nella storia quest! privali , ed in pochissimo numero , si videro assai presto ricoperti di gloria , e carichi di boUino . Roggiero Bosso Normanno nelPanno 1061. passb in Sicilia, e vMmpegnb ven- tinove anni per dcbellare iuteramente i Mori , e rendersi assoluto Signore di quest^ Isola . Neir anno lO'yG. era Trapani sotto al governo di Abdhllak Ben Menkut. II Conte Roggiero crede espediente per chiudere ogni adito ai Mori dell’ A- frica di posseder Trapani , e quindi voile attaccarla per terra, e per mare. Appareccbib egli una poderosa dotta navale nel Maggio dell’ anno stesso, e fece mar- ciare le truppe di fanti , e di cavalli , sotto gli or- • dini di suo figlio Giordano, onde stringerla di asse- dio. II Malaterra storico conteraporaneo, e che di ordine di Roggiero registrava per la posterita tutti quegli avvenimenti , ci fece di - qnesta armata una descrizione la piu brillante , la piu grandiosa , e la piu particolarizzala . ( a) Durante questo assedio, in cui gli abitanti fecero la pill valida resistenza , Giordano si nascose con cen- to soldati in lulto quello spazio di terra , chc stavagli all’ occidente. Aspettb egli die al far del gior- 110 uscisseroi pastori dalla cilta per faryi pascere i bestiami e gli armenti . II Principe piombb loro addosso, levolli quegli animali , e gli obbligb a ri- fuggirsi dentro alle mura . Alio strepito^ di questo avveninienlo i Trapanesi occorrono all’ istante , ma ( A ) Hist. Sic. Lib. Ill- pag. 2. 53 disarmati , e sbigoltiti al nuraero di diecimila, (a) ( il che ben giustifica la molta sua popolazione ) ^ per ritogliere la preda ai nemici . Giordano fa se- gno alle sue flolte, ed alle sue armate , abbandona gli armenti , ed assalisoe i Mori, ed i Trapanesi . Ne uccide molti, e gli altri rientrano nel disordine in questa citta . I»Trapanesi, bramosi di passare sot- to ad un regime Cristiano , ed i Mori sconfidando di piu sostenersi , ricbiesero finalmente la pace , e consegnarono le forlezze. Roggiero vi fabbrico allora delle opere novelle , la cinse di altri baluardi, e re- se questo tralto di paese assai forte, e sicuro. ( b ) Distrutto il governo Saraceno, molti di quegli Arabi vollero rimanere in Sicilia, sudditi dei Nor- manni . Continub cosi la Citta di Trapani ad essere un mischiamenlo di Cristiani, di Ebrei, e di Mao- mettani. Riunito in Roggiero il centro di tutte le auto- rita . civili , militari , ed ecclesiastiche , divisb di andare coordinando tutto cib, die apparteneva al culto , ed al governo politico . Dopo la conqui- sta di Giordano erasi egli recato in Trapani . Ci dice il Pirri parlando della Chiesa di S. Pie- tro: anno ioj6, a Comite Ro^erio Jrchipresbyte- rail dignitate aucta est.{ c ) Dopo di lui comin^ {a ) DiBlasi ^ Stor,.Cw, diSic. Vol, VII, Sez. /. Cap. X, pag* 2s5, / ( ^ ) Burignj^ Stor, di Sic, T, V. Lib. I. Cap, IV, pag, 8o, DiBlasi^ pag, 25^, { c ) Sic, Sacruy T, II, Not, VI, pag, 8y6, . , - . 5 54 cib il rito Greco a gir serapre piu declinando . In breve tempo mancarono perfino in Trapani coloro, che avessero saputo leggere, ed amministrare i sagra- menti colie greche liturgie . Non potea Irascurare il Conte, ( senza semi- narvi V anaixhia ) di non ordinare alcune magistra- ture , che diriggessero la giustizia^. Dallo storico Pu* gnatore siarao informati , che ahbia istituito in Tra- pani un Giustiziario per la cognizione dei delitli , un Bailo^ per le cause civili , e quattro persone , che si appellaron Giurati per iuvigilare agli ogget* ti annonarj . ( 26 ) * Occupato mai seinpre questo Conquistatore nel- le azioni militari era percib mal fermo it suo governo, ne poteva appigliarsi a stabilirvi un reggimento grande , ed analogo a tutto il regno . Prevenuto dalla morte lascib al Re Roggiero i.suofiglio, e suo successore, la cura di praticarlo. Sappianio intanto dalla crona- ca del gioriio , che dietro la morte del Conte , ab- bia dominato in Sicilia il lusso il piu dissipatore . In quesP epoca si comincib da pertutto a pre- dicate la prima delle Crociate . Questo entusiasmo, che fece prendere la croce a sei milioni di Europe! , e che cambib notabilmente lo spirito delle nazioni , fu per Trapani il segnale del suo innalzaraento , e della sua dovizia. Molti dei suoi cittadini vollero or- narsi di quel segno , ascriversi a quella turba di guerrieri , e portarsi a combattere in Palestina. Co- si il Tasso colle sue vive, e poetichebellezze, canto : JE Trapani ove fu di vita spenio V Antichissimo Anchise^ i suoi non cela, {a) ( ^ ) Gerus, Conquist, Lib* I* St. 6 g. 55 I re Normanni per acrrcclllare i loro porti stabilirono in Trapani degli ailoggi . Fecero cosi ac- cogliervi quei pelJegriiii , e qnei crocesegiiati , che dall' occidente s’ indirizzavaiio pel piu spedito cam- mino del mezzogioriio in Soria , onde visitare , o togliere dalle mani degl’ infedeli i luoghi santi della Palestina. ( a ) Gi dice infalti Leandro Alberti, che allora fosse stato quivi eretto F ospizio dei T^mplari, pro ospitandis i^iris peregrinls in Hierusalem navi^an- tibiis. { B ) L’Orlandini ( c ) quindi, ed il Pugnalore(D) ci fan sapere ch’ esisteva questo albcrgo , ov’ e og- gidi la ciiiesa di S. Agostino, e che vicino alia me- desima eravi F arsenale. Si no al presenle vi si veg- gono quegli archi belli, antichi, e solidi , capaci di quattro galee . Rivolgendoci intanto a qualche nostro scrittore, ed al teslimonio di nostre vecchie carte , restiamo di vantaggio infcrmati, che il Trapanese Enrico Bec- catelli, Patriarca d’Antiochia, e Cardinal Diacono del titolo di S. Teodoro, avesse donato nel duode- cimo secolo il sno palazzo , che avcd in Trapani , ai Cavalieri del Tempio. Questi ne formarono il lo- ro ospizio, e ne dedicarono la chiesa al Battista. Vi ( A ) Greg, Cons, sopra la Sior. di Sic, T. 11 , Lib, II, Cap. IX, pag. 222. ( ^ ) Do Inscrip, InsuL lial. fol. 28; et 38 . ( c ) Desc, di Trapani pag. 28. ( .» ) Stor. di Trapani Far, III: Cap. II. pag, 127. 56 si vede infatli sin’ oggi su la porla maggiore una eran finestra . Essa e tulta merleltata , e traforata.; Ouesto monumenlo potrassi riguardare come un ^ggio di quel gusto . Porta esso nel suo ceatro un aeuello , simbolo del Precursore . ° La frequenza dei passaggi di tanta gente stra- niera richiamava in Trapani I’ abbondanza di ogni eenere, sorgente di veraci ricchezze . Le nazioni oc- cidentali ci apportavano le loro mercatanzie, e ritor- navan dall’ Asia caricbe di quelle derrate . ^ L’ opporlunita di questo cominercio richiamo in Trapani lanti Consoli stranieri, ciascuno dei qua- li ebbe la sua propr-ia abitazione , la sua cappella contigua , ed altresi un piccolo ospedale pe suoi nazionali.. II Pugnatore ci, >?truisce ( a ) che Catalani avessero soggiornato vicmo alia Ehiew ai S. Agostino , con una cappella dedicata a a. Eula- lia : che tennero un raagnifico ospedale attaccato al- 1’ attuale Monistero della Badia Nuova sotto il ti- tolo di S. Angelo. II Console Francese stay a a c- canto alia Chiesa di S. Michele , chiesa di loro propriela. Abitava il Veneziano nell odierno Con- vento dei Padri Osservanti con una Cappella sotto gli auspici di S. Marco, ma isolata,.e nel luogo, che forma al presente la sagrestia • I r„V bergo loro tra la loggia, e la sole Lucchese dimorava vicino la Chiesa di b. uiu- iiano che or piu non esiste, e che il Pirn ci da come ( M ) Istor. di Trapani,, Par. Ill • Cap. IL pag, 1^3- 5 '^ vicina a quella dei Veneziani, oggi S. Maria di Ge- sii ( A ). Venia allora chiamata S. Giuliano dei Lucche- si a differenza delP altra, pur consecrata a S . Giu- liano, e che oggidi porta ii titolo di S. Maria del- la Nuova Luce . II Genovese avea la sua inagione accanto alPattual Chiesa di S. Lorenzo colla sua cappelletta dedicata a S. Giorgio. II Console Fio- rentino alloggiava presso alia porta delta di Se- risso, con una piccola Chiesa prima sotto il titolo di S. Giovan Battista, ed indi di S. Barbara . Si crede certo di esser quella che sta oggidi col ti- tolo di Gesu, e Maria. II Console orientale d' Ales- sandria aveva quivi ancora la sua casa con la pros- sima cappella, sotto gli auspicj di S. Maria Egi- ziaca . Era essa posta nel luogo , che coraprende in oggi il Convento di S. Francesco , ove allora non vi esistevano ne il baluardq, ne lacortina delle fortificazioni . Trapani divenuto in tal guisa un puntoimpor- tante per quelle spedizioni, vedea giungervi un nu- mero immenso di stranieri , che doveansi imbarcare per la Soria . Fra questi crocesegnati vi pervenne anche S. Nicasio Burgio che dimoio qualche tem- po in Trapani unitamenteal fratello, (B)enel 1I87 per ordine di Saladino ricevette il martirio in quel- le contrade Orientali . . , ; Ai giorni di Guglielmo II. dettoilBuono giun- sero quivi tre Ambasciadori Cristiani del Re d^ Ar- .' V . ( ^ ) Sic. Sacra T, II. Not. I^I. pag. ySo. { b ) Genu. Diss, Medica.^ pag. 7. 58 menia , inviati al Papa per conferire sul fatto del Battesimo . Furano essi trattati da Almcrico Abate, urio dei piu iliustri, e dei piii ricchi cittadini Tra- panesi . Boccaccio con le grazie leggiadre del suo peniiello, ci delineo le particolarita accadutevi, e gli onori, e le accoglienze ricevettero da questa colta , ed ospitale citta . ( A ) Solto i Re della famiglia Normanna prosperb Trapani in seno della felicila e dell" abbondanza . Le guerre, die questi Principi anlrapresero contro degli Africani, furono per questo porto una nuova sor- gente di traffico, e di lavori. I legni che vi si costrusse- ro , e gli apparecchi vi si fecero per quelle spedi- zioni contro di Tunisi , accrebbero vieppiu 1 " iinpor- tanza dello stesso . Furono tali i servizj prestati dai Trapanesi al Re Roggiero I. in quelle sue guerre, che nelP anno 1129. ne riportarono i piu segnalati privilegj . Ai Normanni successero i Principi della casa di StoiifFen , Duchi di Svevia dell" Imperial sangue di Alemagna . L" Imperadore Errico e Gostanza sua moglie confermarono a questa citta, tutte le grazie dettate dalla passata dinastia • ( b ) II di loro figlio, lo Imperadore Federico II. ven- ue lodato dagli storici or per giusto, e per cleraen^ te, ed or qual despota, e come criidele. Volendo egli intanto rimunerar Trapani del costa nte , e valoroso ( ^ ) Decam. Gior. F. Nov. VII. pag. sa6. ( B ) Orland. Desc. di Trap. pag. 29. 59 suo genio si nelle baltaglie, che nelle difese , ac- crebbe co^ suoi novelli privilegj gli antichi che prima godeva . Trapani con altre citta della Sicilia ricusb di ub- bidire a Manfredi . ( A ) Era ben consapevole que- st a citta deir esistenza di Corradino , che Manfredi suo zio spacciava digia per estinto . ( 27 ) Ai tempi di questi Principi ebbero quivi inco- minciamento le fondazioni di varj ordini mendicanti, dei quali si fara allrove parola . Carlo d^ Angib Duca di Provenza divenne allo- ra il Sovrano della Sicilia . Egli si valse di quesio porto per diriggere le sue armate contro di Tunisi-. Air anno 1269. nei mari vicinissimi a Trapa- ni si attaccb una ifiera baltagHa navale tra i Geno- vesi, ed i Veiieziani; questi ultimi rimasti vincitori entrarono con quella preda nel porto di Trapani, dan- dovi uno spettacolo di trionfo . Venne cosi chiama- to dagli storici un tal conflitto marittimo , tutlocche ne noi, ne altri Siciliani vi avessero avuto parte, la Battaglia di Trapani .(b) Ai 20. Novembre 1270. giorno di Venerdi go- de Trapani V assai fugace piacere di vedere nel suo porto le due flotte, Francese , e Siciliana, recanti il corpo di S. Luigi re di Francia, IX. di questo no- ( ^ ) Orland. Descr. di Trap, pag, 29, i B ) Caffari,^ JnnaL Genuen, anno .1269. 6 b rae , morto in Tunisia ( a. ) Vi erano in quelle ar- niate tanti altri Sovrani, e Principi- del sangue, uni- tamente al re Carlo di Sicilia, ed .a Filippo , figlio di S. Luigi, ed erede della corona di Francia, che indi ebbe il sopranome di Ardito . allegrezza di questo spettacolo non fu per Trapani, che il baleno di sua distruzione . Quei guerrieri aveano respirato in Africa le micidiali esa- lazioni di un^aria la piu corrotta . QuelF avvelenata bava distesa sopra i sensi insinub nel sangue , lo corruppe, e vi lavorb la morte » Il mercoledi , giorno 25 . di Novembre, il re di Francia , il re di Sicilia , il re di Navarra con Qdoardo , che svernb in Trapani ( b ) , ed Arrigo d^ Ingliilterra , ed altri Principi Reali, giurarono di ritrovarsi fra tre anni in questo niedesimo porto di Trapani. Stabiliron’ essi che a 22. di Luglio I 2 'y 4 * giorno della Maddalena, dovessero da qui far pas- saggio in Oriente per V impresa di Terra Santa. ( c ) Il male perb avea sviluppato in questa citta , (a ) Faz. Hist, Sic. Deca II. Lib. VI IL Cap. IV. pag. 4^0. Pirri, Sic. Sacra, T. II. Not. VI, pag. Bur. Stor. di Sic. T. VIII. Lib. I. Cap. I. pag. 455. DiBlasi, Stor. Civ. di Sic. Vol. X. Sez. II. Cap. II. pag. 3 il» ^ ( 5 .) Fleury, Stor. Fed. T. XIII. Lib. 86. pag. 12. { c ) Ivi. 6i quegli spaventevoli sinlomi , i cui progress! eian ra- pid!, e le conse. 7 jenze semprc mortal!. La peste inolliplicando i suo! omicidj, nel lunedi 4* Dicem- Lre portb al sepolcro Teobaldo re di Navarra , Isabella sua sposa , figlia di S. Luigi, e tanti altri Priii- cipi, ed illustri personaggi . Vennero essi seppclliti neir antica cliiesa di S. Maria la Nuova , oggidi S. Domenico . Filippo re di Francia per non abban- donare la sorella, ed il cognato Teobaldo cosi gra- vemente infermi erasi fermato quindici giorni in Trapani; indi parli con Carlo re di Sicilia per la voita di Morreale . Quei soldati allora per isfuggire da un paese attaccato dal contaggio si dispersero in Erice, Mar- sala , Salemi, Calatafimi, Alcamo, ed altrove , dan- neggiando da pertutto quelle popolazioni . ( a ) Carlo invaso del desiderio di divenire Signo- re di tulta r Italia, passb in Napoli, per prendervi le sue misure. Egli piu abile in guerra, die in pa- ce, si mostrava poco dilicato suila scelta dei mezzi . Essendo ilo in Roma, indusse molli Genovesi a tra- dire, emettere nellemanidi lui la loro patria. Ordi- nb in Puglia , ed in Sicilia, die si arrestassero tut- ti i Genovesi, e se ne conllscassero le navi, e le mer- catarizie. I traditori si apprestavano di gia a consu- mare la loro perfidia, II governo di Genova a quei sinistri rumori , eccitati da alcuni de’ suoi forusciti, ne coniprese il mistero . Diriggendo le sue mire su ( ^ ) DiBlasi^ Stor, Cw. di Sic^ VoL A. Lib. Pill. S^ez. II. Cap. II, pag. 3it. . 62 la salvezza dei popoli, apri gU occlii a tanta atroci- ta • e si affrettQ a disordinarfi k misure. (a) Quel- la ’Repubblica perb con ;un contegno saggio , e ge- neroso, si astenne da ogni rappresaglia verso i sud- diti di iCarlo. Accordb loro quaranta giorni di tem- po per -partirsene, ed asportarsi tutto cib, che fos- se di loro pertinenza .(b) .Quesla condotta di Carlo accendeva conlro di Trapani il fulmine distrultore della sua marina : ei voile mandar le sue flolte a danneggiare le riviere Orientali , ed Occidentali di Genova. La Repubblica seppe ben difendersi , ed armate all’istaate ventidue galee, le-invib contro alP armata Provenzale. Scor- sa inutilmente la vastita di questi mari , nell anno 1274 * entrarono esse in queslo porto . In quelP im- peto inaspettato vi brugiarono interamente tulti i le- gni Trapanesi, una con gli stranieri ^ che vi si tro- yavano ancorati . ( c ) • v 1 • Carlo intanlo era lontano . I di lui dissoluti ministri, 6d i di lui soldati, tulti Provenzali, usaya- no in quest^ isola le piii inaudite scelleratezze . Vili- pesero ogni privUegio di Cittadinanza , e imposero i dazj j piu esorbitanli . Se mariifestavano i po- poli qualche ■ inquieludine , occorreva tantosto la for- za a soffocare ogni menomo risehtimento. La depre- dazione che facevasi. ad .un Siciliano, rimaneva impuni^ {a ) Caff- Jnnal- Genuen. Lib. IX. { B ) Annali di Gen: del e 12^5. ( c ) Di Blasiy Stor: Cmdi Sic: Vol: X: Lib: Fill . Sez: IL Cap. II pag:. 4^5. 63 ta. Ogni querela contro di un Francese si attirava degl^ insulti novelli. Conculcavansi da pertutto Ina* zionali, e le leggi le piu dolci , eransi mutate ia un governo di terrore • I voraci' ministri di Carlo, non contenti di eseguire i comandi del Principe, ne supponevano ancora degli altri. Questa iiazione final- men te, cosi'sensibile, e cosi gelosa sul punto di o- nore, venia ofFesa da pubbliche ingiurie * Quei per- fidi ministri divergevano con astuzia ogni lagnan- za, che avess'e potuto giungere fino a Carlo. . Crede di pill un istorico Francese, che Carlo ne fosse stato consapevole, e che avesse disprezzato con criminosa indblenza le lamentevoli ' grida di quest! popoli in-, felici . (?A )tll certo pero si e cheFodio verso dei suoi ministri avesse gittato il riflesso sopra delio stesso Carlo : :j. « < ■La flebile voce della Sicilia, i cui sospiri, i ciii voti, le cui lagrime terminavano in una impotente disperazioiie, implorava una mano protettrice, che la soltraesse da -tante affannose calamila . Uii certo Giovanni di Procida, ( 28 ) colpito dei mali‘ della iiazione i, e forse ancora degli insulti personal!, agitato, e cogitabondo si riconcentra in se stesso, e medita la piu singolare, vendetta; Operoso , destro, sagace, dissimulatore, e fecondo di espedienti, vola alia Corte di Aragona a maneggiare il segre- to. Passa in Costantinopoli a far lo stesso colF Impe- radore Michele Paieologo . Va in Roma a trattare ( ^ ) Burignj , StoT\ di Sic\ T: VI I L Par . IL Lib: /. pag: 4^0. . . col Pontefice Nicolo III. Ritorna in Sicilia, e si reca in . Trapani a combinare con Palmerio Abate, Si- gnore di Cariiii, e della Favignana, ( A. ) uno dei principal! , e piii doviziosi di questa Cilia, e che potea assaissimo influire sulla gencrale medilata ven- detta. ( 29 ) II Procida si fa vedere da pertutto , accende 1 * odio contro dei Frances! , e deterraina i Siciliani a divenire con ardore gli eredi del suo risentimento . Questa trama cosi ultrice sembrb allora tion solo un interesse particolare, raa quello ancora di tutta la nazione . Egli e perb sorprendente negli an- nali della storia , come abbia rimasto coperto dal- r impenetrabile sigillo del silenzio un proggetto cotanto generalmente esteso . Questo segreto presto la mano al tragico , e memorando suo iermine . Un pericolo momentaneo , a cui fii esposta in Palermo la pubblica onesta, prendendo consiglio dal- la sola disperazione , sviluppo il mistcro delle trame di Procida . Esso afFrettandolo, dopo diecissette an- ni di oppression!, e di violenze , fece trucidare in quella vasta capitale tutti gF individui Frances!. Le donne stesse , ( ma non le abbondante a quegli stra- nieri ) rinunziando per un momento alle loro pad- ficlie cure, vollero partecipare di quella vendelta . Oltraggi forzosi aveano financo reso feroce un ses- so destinato dalla natura alia sensibilita , ed alia te- nerezza . . . {a ) Di Blctsiy Stor: Cw di.Sic: Vol. X, Lib: Fill. Sez^ II: Cap: III pag: 3az. ^ V' 65 Questa epidemica crudelt^ si diramo rigoglio- sa in tutto il rimanente del regno . Trapani la imi- to, ed uccise col General Francese Nugarette tiitta quella guarnigione straniera . ( A ) Affiriche poi non restasse inviluppata la Citla negli orrori dell' anarchia, si scelse per suoi Gover- nanti a Bernardo Abate , Riccardo Passaneto , ed Alfonso Grifeo . Prese indi per Reltori Rinaldo Abate, Bernardo Passaneto, Silurnio Ferro, e Pom- peo Linguila ( 3o ) . Carlo ne fu informato in Orvieto, ove dimo- rava col novello Pontefice Martino IV. suo naziona- le, e suo amico . Reso piu irritato per 1' onta , che alilitto per la stragge, giurb di umiliare, d' impove- rire, di estinguerc questa colpevole nazione. Trapa- ni come quella, che avea innalzato contro di lui lo stendardo di Gorradino, ( b ) se ne aspettava la piu atroce vendetta . La pestilenza , che avea poco prima desolato questa citta, e ne avea afflitto tante altre , I' incendio de' suoi legni, cagionato dai Ge- novesi, la rendeano assai languida, e le faceano con- cepire delle inquietudini circa al suo funesto avveni- re. Ella perb familiarizzata coi pericoli si preparb sollecitamente alia difesa. Ma le smaniose minaccie di Carlo rimasero sofTocate nei loro elFetti . ( ^ ) Miign- Ragg. del Fes. Sic^ Lib. I. pag. 88. ( B ) Bur. Stor. di Sic. Tom. B II. Par. I. Lib. III. pag. 3 JO. 9 66 II Procida era gito nuovamenle in Aragona per sollecitare dal re Pietro quelle armate, che doveano \enire a\V impresa di Sicilia . Aveagli falto ottene- re molte sonime e dal Papa Nicold mentre visse , c dair Imperadore d’ Oriente ; ed avea loro manife- slato , che all' apparire delle armate Aragonesi la Sicilia si rivolterehbe , per discacciarne i Francesi ( 30 - Mentre Carlo assediava Messina , e proyava a 5U0 dispctto il valore di quegl' irivitti citladini , Sal- vador! del Regno, ( 32 ) Pietro di Aragona, che per diritto della nioglie Costanza, figlia del re Man- fredi della casa Sveva, si riconoscea il Icgittimo suc- cessore della corona di Sicilia, si presentb a lO. Ago- sto 1282 . nel porto di Trapani . Alhergb egli in casa di Palmerio Abate, che creb suo Camerlengo ( A ), L' arrivo di questo Principe, e della di lui sqiia- dra, composta di cinquanta galee, oltre ai legni di trasporto, rallegrb Trapani, il regno tulto, e prin- cipalinenle la Capilale, che lo avea richieslo per suo Sovrano, Palermo, ed altre Cilta ancora gli spedi- rono subilo degli Ambasciadori , che accolse con la inaggiore grazia, e benignita • ^ Questo novello Monarca inlimo allora a Carlo con fierezza, e con minaccie di uscire tantosto dalla Sicilia. Il re Angioino gli rispose sullo stile medesi- mo. Ma vedendosi indi Carlo costretto a levar 1 as- sedio a Messina, indirizzb a Pietro una lettera pie- ( A ) Mugn, Ragg. del Fesp. Sic. pag^ i33; e i43. Lib: A 67 na d^ingiurie, c di oltraggi, die deturpava il suo decoro senza scoiicertare i piani d(d re di Aragona. Dopo qualdie tempo parti quest! da Trapani; si trasferi in Palermo; e vi ricevette la corona reale. Egli a quei diecimila fanti, cd ottocento uomi- ni ben aggucrriti per la cavalleria , che avea porta- to da Barcellona, vi uni le truppe, die fece in Si- cilia, e ne discaccib per sempre V orgoglioso Carlo. Qucsto Monarca, die avea coiiceputo per Tra- pani dei riguardi, e delP estimazione, la voile col- mare di privilegj ( a ) . L" anno susseguente , cioe iicir Aprile del 1283. giunse da Calalogna in que- slo porto la sua famiglia, composta della Regina Co- stanza sua moglie, e dei reali Infaiiti Giacomo, Fe- derico , e Violante . Ci assicura il Fazello, di esser- si distinta allora la citta con le piii grandiose dimo- strazioni di ossequio, di gioja, e di allegrezza (b). Il re strappando ( per cosi dire ) il cospicuo Berardo Ferro Trapanese dalla solitudrne, dove tran- quillo menava i suoi giorni gii affidb P importante governo di Marsala . Questo Monarca, sagace cono- scitore del merito, gli fe dono della sua stima, e lo creb unico Maestro Hazionale del Regno , e Vicario Generale del Val di Agrigento. Finalmente in as- senza di Pietro del Bosco, lo promosse a Maggiordo- mo della Regina Gostanza sua moglie ( c ) . ( -4 ) Orlan, Desc. di Trapani^ P^S‘ ( ^ ) Dee a II. Lih\ IX. Cap. /. pag. 4^6. ( ^ del Fesp. Sic. Lib. L p(ff 1^3 68 Carlo sdegnato dei felici progress! del suo riya- le, e passando di continuo dalle bollenti convubioui della collera a quelle piu inquiete della speranza, lo provocb a duello. Ognuno dei re dovea essere assistito da cento militi. Uno di quei cento ^ the si trattenne, e recb in sua compagnia Pietro di Arago- na, si fu Palmerio Abate, al cui valore, e alia cui fedelta ban dispeusato gli storici le piu splendide lodi ( A ). . , 1 • r Queslo Monarca dovea inoltre eleggere sei ua- valieri, ed allrettanti il re Carlo per deslinare il luogo , segnalare il campo, e stabilire il termine di quel cimento. Pietro ne scelse quattro Spagnuoli , e due Siciliani . Questi si furouo, Ridolfo Emmanue- le Trapane.se, e Rinaldo de Limoges di Messina (b). R re doveiidosi recare in Bordeaux, luogo de- signate per la disfida, dicbiaro suo successore 1 In- fante D. Giacomo. Indi venne in Trapani, ovePIn- fante fu ad inchinarlo, ed a ricevere gli amplessi pa- terni. Il re diede allora ai Trapanesi una chiara te- stimonianza di sua benevolenza. Creo fra questi Con- cittadini Cofrado , Ridolfo, e Roggiero Emmanuele, Guglielmo Raimondo Moncada, ed Antonio di Vin- cenzo, Regj Militi. Gostitui inoltre per Baroni Feu- d atari Raimondo Peralta, Corrado Emmanuele, Si- lurnio Ferro, Errico di Rinaldo, Riccardo Abate, {a ) Caruso, Mem. Hist. Par. II. Lib. I. { B ) Mugn. Ragg. del F'es. Sic, Lib* pag. 162 . &9 Bernardo Passaneto, Guglielmo de Jaar , GuglieliiiO Linguita, ed Andrea de Milite ( a. ). Qnesto Monarca, che prevalevasi delbracciodi Palmerio Abate nelle baitaglie , e de^ suoi consigli hella Corte, tenendolo sempre a se vicino, sMmbar- cb con esso lui per la volta di Tarragona ( b ). Pietro finalmente moii in Villatranca agli 1 1 . Novembre 1285 ; e P Infante D. Giacomo a 2. Fe- braro 1286. vennc coroiialo in Palermo , re di Sicilia . Queslo Monarca predilesse piii ancora die il pa- dre, la Citta di Trapani. Egli die vi era slalo al suo arrivo da Catalogna; die vi si era recato da In- fante nel mese di Novembre 1 284* per farvi imbar- care Pinfedele Alaimo, Gran Giustiziere del regno; ( c ) e nel 1280. per abbracciare il padre; vi ritor- nb per la qnarta voha da Sovrano. Nella sua resi- denza, vi trovb il popolo cosi accresciuto, die dove dilatare la citta , ed estenderne i confini . Fabbricb allora quclla parte occidentale, die forma in oggi il qiiartiere di S. Lorenzo , detto il Palazzo ( 33 ). Lo abbelli di edifizj, costrui varie opere militari, e rende viepiii migliori, e piu valide le sue antiche foiiificazioni. Affincbe poi si sapessero dai posted , le di lui imprese, affidb ad un marmo , che potesse resistere alia forza devorairice dei secoli avvenire, (a ) hn pag> i 55 h ( B ) Neoc, Hist, Cap, LV. { c ) DiBlasi^ Stor. Civ. di Sic. Hoi, XI, Scz, 1 . Cap. III. pag. /\i. I a . 7 ^ la cura di trasmelterle all' isloria. Questa pietra situa- ta nellMngresso del Gastello, esisteva ai giorni dello storico Pugnatore: ma la rugine del tempo ne avea consumato in tal modo le lettere, che quasi piii non presentavano una parola intera . Questo re finalmente fra gli altri suoi privi- legj accordb ai Trapanesi, quello ancora di tenere un Console iiazionale in Tunisi , come ve lo avea- no i Messinesi ( A ) . Dopo una tal' epoca Trapani vide depresso il suo commercio. I Mussulmani si erano di gia impa- droniti della Palestina. Erasi illaiiguidito P entusiasmo di quello zelo, che avea fatlo prendere la croce a tariti milioni di Europei. Le guerre le piu ostinate tra i re di Sicilia, e quei di Napoli fecerq sloggiare i Consoli stranieri, e resero piu circospetti i merca- tanti. Le fazioni dei Guelfi, e dei Gibellini sofFoca- rono ogni specolazione, e fecero rimanere desolato il campo dell' industria* Seppe intanto il re. Giacomo , che si ^ pensava in Napoli di altaccar la Sicilia, e che le mire fosse- ro dirette verso la Citta di Marsala. Diede egli allo- ra le piu efficaci disposizioni , e prese le cautele le piu salutari . Scrisse a Berardo Ferro , Cavalier Trapanese, che la governava, di stars! su le difesc, e di custodire con vigilanza Pimportante suo por* to ( B ) . ( ^ ) Priv, dato in Pcd, nel 1286. ( B ) Neoc. Hist, Sic. Cap, CX. 71 Estinto il re ilelie Spagne Alfojnso di Aragona senza aver lasciato degli eredi, venue .chiamato ai trono delPIb<‘ria il nostro Giacomo. Egli, die do* vea per disposizione del re Pietro cedcre in tal ca- so la Sicilia alP Infante Federico di lui frate.Uo, si limito a lasciarlo suo Vicario Generale. Venne indi per la quinta, ed ultima fiata in Trapani, ov^ erano giunti il Conte d'Ampuria, ed altri magnati Arago- iiesi- per ossequiarlo , e condurlo in Aragona. EgU sciolse Je vele da questo porto a' 23 . Luglio 1291. e s^indirizzo per Valenza. Ci raccontano gli storici, ch’ ei fosse cosi contento di questo regno, die dal bordo della sua nave avesse sempre tenuto gli oc- chi rivolti verso quesP isola, finche ja lontananza glie- la fece scomparire { ^ • Federico governo qual di lui Vicario ;Generale sino alPanno 1296. La nazione ^al contenta della politica del gabinetto di Madrid , nel Parlamento Generale tenuto in detto anno in Catania proclamb Federico re di Sicilia. Egli si coronb in Palermo il di di Pasqua 28. Marzo 1296. In questo fansto giorno decojrb trecento Cava^ lieri del Cingojo Militare, tra i quali vi fu un si* gnifieante numero di Trapanesi. Concedette inoltre dei Feudi, e dei Vassallaggi a piii distinte person ne ( 34 ). { ^ ) DiBlan.^ Star, Civ. di Sic. XI ^ Sez. I. Cap. V. pag. 77. Maurol. Sic. Hist. Lib. IV ^ pag. i 5 o. 10 "" 72 Le guerre tra i re Angioini di Napoli, e' quei Aragonesi di Sicilia si erano riaccese con violenza maggiore . 11 Principe di Taranto, fratello del re di Napoli, nel mese del Dicembre 1299. venne a sbar- care con la sua armata nei mari di Trapani. Egli al- ia testa della cavalleria ne scorse le contrade dan- neggiando tulto cio gli si parava innanti. Avver- titone Federico, vola con ie sue Iruppe, ed^ordina alia sua flotta di costeggiare questi mari . L" arrivo del re sconcerto il Principe di Taranto, che si do- ve battere ; fu sconfitto, rimase prigioniero nella pia- nura delta la Falconaria^ e fu inviato nella fortez- za di Cefalii ( a ) . Questa perdita dei Napoletam venne loro com- pensata da una viltoria navale riportata nei mari di Ponza. In questo confliUo accaduto nell^ anno i 3 oo. restb ferito , e prigioniero il prode Palmerio Abate , che fra non guari cessb di vivere. Roberto non pote ricusargli la sua amnairazione . Risp^- tando egli da generoso i meriti delP eslinto, che aveasi fatto distinguere pel valore, per la fedelta , e per un merito universalmente approvato, ordino per lui dei sontuosi funerali, e gli diede onorevole tom- ba nella Cattedrale di Catania ( b ) • Neraico deslino avea condannato la Sicilia ad essere il funesto teatro delle piii tragiche scene . Sembravano a lei interdette le copiose dolcezze del- la pace • 1 suoi re doveansi consagrare piu alia di lei conservazione, die al suo governo politico. La lontananza di Federico, ch^ era gito in Pi- sa a ritrovare V Imperadore Enrico VII. accresceva i palpiti del Siciliani. Ritornato egli in Trapani agli II. Noveratre i3i3. riempi di gioja, e di sicurez- za tutti i suoi popoli diletti. ( 35 ) . 1/ Imperadore intanto fini i suoi giorni in Sie- na, e tolse al re di Sicilia le sue piu felici speran- ze. Enrico, la cui morte non si crede naturale , e ch^ ei stesso porto al sepolcro un pensiero cosl deso- laate, avea dichiarato per ainmiraglio deirimpero il re Federico , e vi andava a riunire le sue forze , onde deprimere con quell’ alleanza a Roberto di Anr gio ( A ) . Roberto da che era divenuto re di Napoli, avea meditate la conquista della Sicilia. Allontanati quegli importuni limori, fornl tantosto una forza marittiraa, e venne a sbarcare tra Carini, e Castellamare, di cui si rese padrone nel i3i4« Federico volea diver- gere P arraata di Roberto, e metterla a fronte di una piazza, capace di arrestare per lungo tempo idilui progressi . Conobbe esser questo V unico mezzo di salvare ii Val di Mazara, e si appiglib al piu astu- te, e fecondo strataggemma. Fece egli con un clan- destine maneggio, che alcuni Trapanesi, ( i cui no- mi si sono sinarriti nell’ isloria ) si portassero al campo di Roberto, offerendogli la resa della patria, ( ^ ) Giann, Stor^ CiV. di Napoli T, X Cap, L pag, i4^ n A / -r lOve si vantavan’ essi di molto aulorevoU, e vilasciaro- ,no perfino i i)roprj figli in ostaggio ( a ) . F^en- co non potea esitare su la fedelta di questi abitanti. Erao^li ben noto il loro atlaccamettto ai propri' sovra- ui , 'll loro .coraggio, la loro sofferenza nelle pin ca- lainitose pstilita, ed il loro ardore pel respingere i nemici ( 36 ) . , ... Roberto difeso da quelle labili promesse sor- passando a tutte le ragioni, che pojeano irendergli sospettoso I’ invito di quella legazione, non diffido pun- to di sua solidita . Levo tantosto il suo campo, ed incaminossi verso di Trapani. Situb gli alloggiamen- ti della sua armata alle radici del monte, spargendo- la tra il Convento dei Carmelitani, e quello .eretlq poscia dai Paolotti, e sulla pianura, che appeUasi al presente il piccolo S. Vito. In queste marcate pianure han succeduto appo di noi cotanti fatti belli- cosi . Trapani abbandonata alle sue tenui forze si vide nondimeno costretta a sostenere la gloria Sico- la, e ad abbattere gli sforzi di ua assai potente ne- niico - * A* A I Roberto sembando di operare piu per istmto , c^e per riflessione, ordinb tantosto le ostilita . J1 primo urto furioso della piazza, ove governayano i prodi Simone Valguarnera , e Berengario Villaragut , gU sciolse il mistero dei consigli , che Federico cou ai- cuni Trapanesi aveano premeditato solto all impene- trabile velo del segreto. 75 ConoLbe bene il re di Napoli lutte le faslidiose conseguenze di quest^ assedio. Freme in faccia alle bar- riere gli si opponevano: ma la voce imperiosa del- orgoglio, e della deceiiza non gli permelteva di esporre sotto agli occhi stessi de^ suoi nemici un tratto di debolezza. Ei per non renderli fastosi di averlo deluso con quell^ inganno di traditrici lusin- ghe, decretb di sostenere V impegno primiero . Federico altento indagatore degli effetti delle insidie da lui tessnte al nemico, non fu lento a far prendere le alture delPErice a^ suoi fanti, che ani- nao costa nteniente colla sua reale presenza. Situb al nort della montagna, in quella strada che conduce a Bonagia, i suoi eavalli, e per la via di mare si apri una linea di comunicazione cogli assediati . Eravi intanto nelParmata di Roberto un Cava- liere Francese, chiamato Galeazzo . Quest^uomo di una prodigiosa statura, e di un orgoglio ancbe mag* giore, facea un uso insultante delle sue qualita. Sfi- dando con arroganza gli assediati, ne stendeva mor- ti tutti quelli, che ne acceltavano F invito^ Siiperbo dei suoi success!, e vittorioso derisore di nostre per- dite , ardi con disprezzo di tentare un travaglio sin dentro al fossato, per assalire la piazza colF urto il piu furioso ( 3^ ). I Trapanesi allora opponendogli un furore piu tranquillo, ma ancor piu formidabi- le , colsero il momento opportune, e gli avventarono quella macchina ferale delta Jrpagone, Egli cosi un- cinato^ dibattevasi irivano^ e non potea punto valer- si di quella forza, di cui non erane piu il padrone ( 38 ) , Roberto fece delle larghe olFerte pel di lui difformalo cadavere. I Trapanesi perb non volendo* -.6 « lordare d\ avidila, e null volcndo die s. lendes- sero a qi>d tiiperbo neniico gh onon sepoli iah , si Hcgaiono coslanlemcntc di consegnaie quel pt-guo dell’ odio loro ( a ) . II re cli Napoli vedeasi intanlo in uii assai in- irigato laberiiito . Egli avea perduto , siccome sen- ve''il Muratore, (b) perfuio a trenla galee II yer- no cominciava ad accresceie i suoi iieinbi. A difet- to del viveri vi si univa la molestw delle ma- latlie die inetteva il colmo alle calamila della sua armata , ove la morte dispettosa molti plica va di eiorno in giorno le sue viltime. Egli giaceva da piu mesi nell’inerzia senza alcuna scelta, senza alcuna deliberazione . H limore, ( se avanzavasi piu oltre ) di esser caricato da Federico , die avea le sue ten- de sull’erlo del monte, gli vietava ogni lavoro , ed ogni divagamento ( c ) . Roberto obbligato a iinun- ziare a’ suoi disegni, adibi la mediazione delle due Regine, Suocera, e Sorella di Federico, per ottene- re una triegua, die gli venue tantosto accordata . Ella fermossi alle falde dell’Erice sotto il i. di Gennaro i3i5. Il re di Napoli s’ imbarco allora sulla sua tlot- ta in questo porto di Trapani ^ ed il resio de suo esercito lo segui sulle barche di trasporto ( n). ( A ') Burisny, Star, di Sic. T. Fill- Lib. II. va'’. \-xS.Faz. Deca II. Lib. X. Cap. Ill . nag. 4 g < • ( s) Jnnali d’ Italia, T. Fill. fol. 91.^ ( c ) Spec. Hist. Sic. Lib. FII. Cap. a. ( D ) DiBlasi, Star. Cw. di Sic. Fol XL Sez. I. Cal’. Fir. pas- 1 4 ^ ■ 77 Spirata la Iriegua, Federico nel i3i6. cemincio le ostllith , e prevenne Roberto , che vi si andava di- gia preparando. La cavalleria Napolitana venne a deyastare le campagne di Salemi , di Gastelvetrano, del Borgelto, e principalmente di Trapani ( a ) . Le arraate navali di Roberto, operando piu da pirate che da guerriere, afFrettaronsi a devastare tutte le tonnare di Trapani, e quelle altresi della Capitale. II re Federico, dimorando per lungo tempo in Trapani nelPanno i3i8. albergb in questo Gastello di terra . Rimase egli penetrato dal piu amaro dolore , per la morte delR Infante Manfredi suofiglio, die fu sepellito nella Real Chiesa dei PP. Predica- tori w Cessato finalmente di vivere questo Monarca in Paternb a 23. Giugno i336. gli successe il di lui primegenito Pietro II , ed a costui il re Ludovico . II regno de^ detti Sovrani inclinati alia pace, ed al~ la tranquillita , fu nondimeno il piu turbolento per la Sicilia. La loro debolezza fece germogliare le ce- lebri fazioni dei Ventimiglia, dei Palici, dei Chia- ramonti, e dei Catalani. Questi intestini furori, que- ste sfrenate passioni, rompevano i termini della giustizia, e precipitavano lo stato nel baratro della desolazione , anche senza la spinta di un^ urto straniero. Gli odii di quei Baroni, e le continue censure, che fulmina- va il Valicano, arrecavano alia Sicilia delle profon- de ferite. Trapani ebbe allora dei giorni assai func- ( ^ ) f^illani Hist* Lib, IX, Cap. XIX, 7 « sti , per le rapine , pei saccheggi , e pei Iradimcnti (lei iorli . Lo sconiplglio (ielle guerre civili, che aveaiK^ involto in tanli disordini il regno di Ludovico, non si estinsero sotlo quello di Federico III. suo fralei- lo, Era caduto lo scettro in mani cosi dcboU , die gli feccro merilare il titolo di Semplice . La citta di Trapani altaccata costantemente al doininio del suo re, era governata da Riccardo Aba- te, uno de’ suoi principali cavalieri. Saleini era del partilo dei Cliiaramonti . Riccardo con le segrete sue intelligenze si augurava di ridurla alFubidien- za di Federico . Ei con piu di ardire , die di pru- denza, vi si voile recare; ma incontrovvi una ripub sa cosiviva, e cusi pertinace, die dove, qual novel- 10 Decio, gittarsi in mezzo a quella masnada di se- diziosi, e vi rimase ucciso. Federico Chiaramonte crede allora di cogliere 11 momento favorevole, per irapossessarsi di Trapa- ni . Marcib quindi da Palermo con bastevoli foize, e si presenlb a fronte di quesla piazza colla debole lusinga d’ investirla . Trapani sorpresa, ma non isco- raggita, oppose la sua foiza a quelle ingiuste violen- ze, e non lascib trionfare gbingiuriosi capricci del- la di lui for tuna. Verificando il Chiaramonte a sua confusione il costante , e fedel attaccamento dei Cit- tadini al loro re, ne devasto il territorio , desolb le campagne, e messe a fuoco quanto fu in sua balia,, Consolato di questa vilissima vendetta si restitui fret- toloso alia Capitale ( A ) . ( ^ Sez. /. ) DiBlasi^ Stor. Ci\*. Cap. XC . pag. 3i5. di Sic. Voi. XI . Jnformato Federico di quest! avvenimenli, ncll^ anno 1 358. vcnne in Trapani con seicento cavaiii,ac- compagnato da Francesco Ventimiglia, Conte di Gc- raci, die lo regolava a suo modo. Errico Rosso, Eei> nardo Spadafora , cd altri Baroni lo soguivano pei suo coiieggio. Fu inconlrato queslo Principe da Er- I’ico Abate, die per la inorte di Riccardo suo fra- tello ne avea assunlo il comando . Federico volea corifirmargli il governo, in con- siderazione de^ suoi meriti, e di quei d^ una fami- glia cotanto stimabile, e die avea prestato i servizj i pin segnalati alia corona Aragonese . Ma il despo- ta Francesco Venlimiglia ne invesli Guido suO fratello . Il re non seppe dissimularc il suo dispia-^ cere. Rimproverb egli a Guido quelle segrete bri- glie, die aveangli fallo conseguire un impiego da liii non meritato. Guido, il protervo Guido , invaso da un torbido uraore, tratta a quei- risentimenti la spa- da, ebbe la temerita di ferire il Monarca nella te- sta. Un cosi scandaloso spettacolo, die fece freniere la citta tutta di Trapani, e V intera nazione ancora, restb impunito ( A ) . Ma b esacrabile memoria del nome suo appresso i poster! , dee riputarsi a piii degna punizione di cosi grave misfatto. Il debole Federico non potendo piu compor ta- re la presenza deir orgoglioso Guido, che continuava a suo dispetto nel governo di questa imporlantissi- ma piazza , si parti da Trapani per Polizii col Con- te Ventimiglia Fratello del reo. { A ) Fr . Mich, da Piazza , Hist. Par. II. Cap. IQ. 8o Agli 8. Gtnnajo i 36 o. giunse da Catalogna in Trapani la regina Costauza , naoglie di Federico . Guido Ventimiglia, con un ardire senza esempio in- terdisse alle galee della sua sovrana, comandale dal Duca Olfo di Procida, V entrata di questo porlo . Costanza, cui era ben nota la poca fermezza dello sposo, non volendo soffrire i disagi del mare, sbar- co alia Colombara , ove dimorb qualclie tempo , e ne rese consapevole 1 ’ imbecille Federico ( a ). Ci narra il Caruso ( b ) , ma senza spiegarci ne le cagioni, ne gli efFetti, che nell’ anno 1374. le passioni violatrici di ogni legge , abbiano suscitato in Trapani delle torbidezze che laceraroiio la patria. II Grande Ammiraglio Manfredi di Chiaramonte , ( un ramo della cui famiglia erasi stabilito in questa citta ) non li pote affatlo sopire. Vi abbisogub la presenza istessa del Monarca per reslituirvi la sua perduta tranquillita . , . . Feberico III. dopo 22. di regno, cessb di vi- vere in Messina a 27. Luglio Lascib perere- de della Sicilia, a Maria sua unica figlia . Questa Principessa, sensibile a tutti i contrasegni di fedelta e di attaccamento, dati dai Trapanesi verso 1 ’ augu- sta sua famiglia, dovendosi nell’anno 1378. trasfe- rire in Barcellonn, si alfidb sul bordo di una galea di Trapanesi, che qui le avea fatto preparare Man- redi Chiaramonte c ) . A ^ Surigny^ Stor. di Sic, T, T^III, Par, II. Lib. IF. pag. S 5 o. ( B ) Manor. Stor. Par. II. Lib. 8. ( c ) Maur. Sic. Hist. Lib. F. pag. 18a. 8i' r ; Ai 25. Marzo 1392. coinparve nelporlo di Tra- pani ■ una flotta di cento galee, ollie ai legiii di trasporlo, sulla quale eravi la regina Maria , col re Martino I. suo sposo, ed il Suocero Martino di Aragona , Duca di Monblanco ( 3 q Feccro Ic Maesta loro il pomposo ingresso in citta tra i pin giulivi applausi di un popolo rispettoso ( A ) . Occorsero i Baroni ad ossequiare i loro Sovra- ni . Vi fu cliiamalo Andrea Chiaranionte per venire in Trapani a prestare F omaggio di ubbidienza a suoi Monarchi . Ei scusandosi sul timore delle insidie de’ suoi neinici vi mandb i’ Arcivescovo di Morreale . Il re, e la regina eran gia per partirsi da Tra- pani . Volendo eglino nioslrare alia citta la reale compiacenza, con decreto da loro segnato in qupta a 28. Marzo 1392. le confirmarono tutti gli antichi suoi privilegj , Eo modo ^ ct forma , (,sono loro espressioni ) sicut sunt In Rollo in Archivio ipsius Universitatis existente ( ) • j^^Il Duca di Monblanco costretto a deprimere 1 Baroni rivoltuosi, e le citta disubbidienti ricerco dei soccorsi dair Aragona . Gli furono bentosto accordati e di forze ancora considerevoli , cbe vennero a sbar- care in Trapani. Il P: Aprile ( 4 ^ ) ^i conservb il catalogo di quelle Citta, die timasero fedelniente at- taccate al loro Monarca. Morta la regina Maria in Maggio \^o\ ^ si ce- lebrarono le nozze tra il re Martino, e laPrincipcs- { A ) Burignjy Star, di Sic^ IX. Par, !, Lib, /. pag. , i i 82 sa Bianca di Navarra • Dovendo partire il re nei 1404. dicliiaro Viearia, Governante, ed Amministra- trice del regno la diletta suamoglie. Martino 1. nel i4o8xostretto nuovamente a lasciare questo regno, deposito come prima in mano della saggia sua spo- sa Bianca, lutte le medesime facolta, ed attribuzio- ni. Indi venne in Trapani , ed imbarcossi alia fi- ne di Oltobre . ( A ) Giunto in Sardegna, fu sorpreso da una febbre micidiale, che alcuni scrittori credono, si fosse insi- nuata ancora nella sua armata. Altri lo accusano di essersi dato in braccio a dislruttori, e perniciosi di- letti. Egli e certo perb che un morbo assai peno- so dirigendo i suoi attacchi al petto, gli abbia fat- to risentire tutti gli elTelti della sua decadenza, Questo monarca in quell’ ultima sua volonta dichiarb per erede della Sicilia il re Martino suo Padre. Nomi- nb la regina Bianca nel Vicariato, dandole il Con- siglio di sei soggetti, scelti dalle principali citta del regno, cioe Palermo, Messina, Catania, Trapani, Si- racusa, e Girgenti. Questa disposizione perb dovea essere confermata dal re d’ Aragona, che bentosto vi acconsenti .(b) La regina allora , ordinb ai Giurati di Trapani Tuerce una sua letlera di spedirle due soggetti, on- de star presso di lei, e sceglierne uno, che assister la dovesse qual Consigliere negli affari di stato ( 4 ^ )• ( ^ ) DlBlasi^ Stor. Cw> di Sic. Vol. VI- Sez /. Cap. XIX. pag. 4^1. ( B ) Aur. Hist. Chronoh Par- 1. ‘ 83 Ma la Sicilia non potea lungamente godere le dolcezze della pace. I disordini eran troppo radica- ti, troppo stretti tra loro, e troppo gareiititi dalla privata ulilita dei potenti. II Conte di Modica Ber- nardo Caprera, Gran Giustiziere del regno, si cre- do ofFeso dal testaraento di Maitino . Quest^uomo, die si facea ammirare, temere, ed abborrire, veden- do il regno nelle mani di una donna, squarcib il ve- lo d^ogni dissimulazione. Fiero di sua opulenza; pa- drone d’ imporsi sul volto tutte le maschere; e simu- lando di volere vendicare gli oltraggiati privilegj della Sicilia, andava ad alimentare la sua temera- ria ambizione. Inviando prima degli emissarj a per- suadere , ed indi dei soldati ad obbligare , invilup- pava i Sicilian! nel massimo spirito di fermentazione. Uno sciame di delatori, sempre odioso , e sempre temuto giva riannodando le fila di queste intestine discordie, ed accarezzava il piano cavilloso delle sue cupide brame . Una parte dei Baroni , disprezzatori di quelle lusingbiere speranze, penetrarono sino al fondo delle di lui mire ambiziose, e lo abbandonarono a^suoi colpevoli proggetti. Gli altri perb, in cui B eco del- le passioni vi ripeteva gli oracoli i piii seducenti, si lasciarono ingannare da^ suoi importuni raggiri , e dij^ennero i difensori di quel funesto sistema. La re- gina, in quelB urlo violento di passioni politicbe, non. si crede abbastanza sicura , e voile ritirarsi in Siracusa, ov* eravi il piu forte castello della Sicilia , Dispiacea intanto alle cilia demaniali qaello stato di violenza, e di anarcliia , die seinbrava di accelcrare a gran passi la desolazione . Il Capre- 84 ra la cui eta avea finito d^irritare il suo umore bilioso , e gli rendea pib vivo il desiderio di con- ^ servare un assoluto potere, ardi di fare alia regina la domanda di malrimonio . Ne ripcrtb la meritata insultante risposta di Hui senex scabide 5 va ^ via vecchio scabbioso. Dopo unMronia, cliestava cosi be- ne in bocca delP asprezza Spagnuola, cessb ogni lusin- ga di accomoddmento . Il Conte reso feroce ad una resistenza, die svelava agli ocdii dalPEuropa la sua vergogna, divenne furibondo , e minacdoso. Trapani perb meno sensibile al timore, che al- ia pieta, e contento mai sempre di godere i vantag- gi di una ben regolata monardiia, anzicche disputarne la sua autorita, ( 43 . ) cercb di adoperarsi, oride di- venir utile, servire, e sostenere una Prindpessa col- ma di meriti, di sventure, e di obbrobrj. Le di lei ainabili maniere, si aveano attirato V attaccamento, ed il rispetto della pin sana parte dei popoli ( 44 )• Quindi maneggib Trapani una confederazione con Salemi, Mazara , Marsala, Monte* S. Giuliano , e i due Baroni Vito Tagliavia di Castelvelrano, ed O- nofrio Grifeo di Partanna, che fu stipolata in Sale- ini agli 11. Novenibre 1411 • Venne indi ralificata in Trapani ai 3 . del seguente raese di Dicembre presso gli atti di Not. Alemanno Zuccala. Si obbli- garono essi di difendere a proprie spese la regina , la real casa di Aragona, e di opporsi ad ogni atten- tate, e ad ogni abuso della forza del Conte di Mo- dica ( A ) . {a) DiBlasi^ Mentor, per servire alia tor. Letter, di Sic. T. II. pag. i^ 8 . 85 Spedirono indi i Trapanesi due loro Patrizj al- ia regina, cioe Tommaso Carissima , e Benedetto Perino per significarle quella operazione, cd implo- rarne la conferma. Nel restituirsi quest" Inviati da Catania, ov" era passata la sovrana , porta rono la di lei lettera in data degli 8. Febraro 1412. piena dei pin teneri sentiment! di approvazione , di rin- graziamento, e di gratiludine. ( 45 ). Non ignoravansi in Aragona le orribili fazioni di questo regno; laondc e la corte, ed i Parlamen- ti si afFrettarono di mandarc in Sicilia degli Amba- sciadori. Giunsero essi da Barcellona in questo por- to nel Dicembre del 1412. Tntesero con cordoglio cio cli"era avvenuto a quella Principessa, degna di una sorte migliore. Aveano eglino ricevuto ordine di portarsi a Trapani , come citta affatto contraria al partito del Caprera. Da qui dovean essi dar moto alle loro energicbe operazioni ( a ) . U eslinzione della famiglia di Aragona fece pas- sare il regno in Ferdinando di Castiglia. Confirmb questi la regina Bianca nel Vicariato della Sicilia . Chiamata poseia dal padre si reeb ella alia Corte di Navarra . II re Ferdinando scelse allora I" Infante D. Gia- como suo figliuolo, Duca di Pegnafiel per Vicere di Sicilia. Giunse questo Principe in Trapani nella pfimavera dell" anno i 4 i 5 . e poco dopo si traferi a Palermo . (a ) DiBlasi^' Stor. Cronol. dei Vicere , T. /. Lib. II. Cap. I. perg. 4 ^* • 12 86 Ritorno egli fra non guari nelle Spagne, ove eragli morto il padre Ferdinando, ed ove era asce- so al trono Alfonzo di Castiglia, delto il Magnanimo. Vi venne indi P Infante D. Pietro di lui fra- tello , che si trattenne qualche tempo in quest’ iso- la. Voile costui nel 1424* visitarne le citta piu forti, e principali, e singolarmente Trapani ( a ) . Deside- rando poi questo Infante di restituirsi in Aragona, ne fece le piu vive istanze ad Alfonzo , che ne lo compiacque . Fgli si porto tosto in Trapani , onde dirigersi verso la Spagna. I venli contrarj ve lo fer- tnarono per ben Ire mesi, ed ei prosegui mai sem- pre a dispacciare ( b ). Sciolse infine le vele da questo porto nei primi di Febbrajo i425. Caduta la Sicilia nella condizione di Provincia risentl i danni tutli di una Corte troppo lontana , dalla quale attiravasi dei pochi riguardi. In questa mancanza de’ suoi Sovrani , Trapani nel i 432 . venne assalita da Luigi d’ An gib. Alfonzo informatoin Sar- degna del pericolo di questa interessantissima piazza, parti subito per Palermo, e volb in soccorso degli assediati. Ebbe perb il dispiacere di troyarla digia in mano degli Angioini. Il Castellano di Trapani, che avea dato a Luigi i suoi figli in ostaggio, anti- cipb la consegna della piazza, tuttocche avesse avu- to un termine di venti giorni per cederla ( c ) . { A ) Nota^ 60. air Istor. del BurigJij T. VIIL pag, i 53 . ( B ) DiBlasi^ Stor. Cw. di Sic. VoL XII. Sez. II. Cap. I. pag. 54 « ( c ) Ivi pag. 87 Luigi mori poco dopo, e Trapani nel mese di Lu- glio dell^anno susseguente era digia in naano di Al- fonso * Questo Monarca dimorb in Trapani , per hen tre mesi ( a ) . Ei vi cliiamb i Tribunali supremi di giustizia^ e ci rimangono ancora le sentenze , al- lora proferite da quei Collegi Giudiziarj. Egli de- gno del nome de’ suoi antecessori , come erede del- la loro gloria, si applicb a decorar Trapani co’suoi saggi provvedimenli . In quesf epoca, cioe a 28. Luglio i433. giun- se in questo porto un^ armata navale, con Giovanni re di Navarra, f infante D. Pietro, ed Errico Gran Maestro delf Ordine di S. Giacomo, per gire alia conquista di Napoli ( b ) . Trapani, die sino ai giorni del re Giacomo di Aragona, era stata V emporio del traflico, ne avea poi risentito funestamerite le conseguenze perle perdite, die i suoi Sovrani aveano fatto nelP AfFrica. La re- cente scoverta delP America, die introdusse delle altre direzioni al coramercio, ed alia navigazione, le apri delle nuove lacune. Ma in quelf istesso suo de- perimento, sostenne colla sua industria i colpi del- P avversa fortuna, e si apri un novello sentiero al- ia sua mercatura . Sotto al regno idi Alfonso si comincib a pesca- re il corallo nei mari di Trapani . Una tale scover- .. ,( A y,Aprile^ Cronol. di Sic. pag, a3i- { B ) DiBlasi^ Stor. Cw, di Sic, Vol.' XII. ,Sez. II. Cap, K,.pag. 62 . 12 88 ta, simile ad una scossa eleltrica, venue a raddop- piare attivita di questo popolo, ad animare la sua energia, ed a somministrargli una nuova sorgente di ricchezze ( A ) . Trasportavasi allora questo prodot- to, o grezzo, o lavorato, in Alessandria, ed in Acri per le contrade Orientali, ed in Lisbona pei mari deir occaso. ^ ... La morle del re Alfonso senza figli legittimi , avvenuta nel i458.fcce passare la corona in Giovan- ni suo fratello, re di Navarra. Que^ti fece ricono- scere ancor lui vivente per erede dei suoi slali , a Ferdinando suo figlio . NelP anno 1460. ai giorni del Vicere Bernardo de Requesens accade in Trapani un aneddoto, che richiamo tutla Pattenzione del governo. Lo scanda- loso Arcivescovo di Genova Monsignor Paolo Fregoso discacciato dalla sua patria, abbraccib il turpe me- stiere di Corsaro . Con tre navi bene armate in- segui una barca mercantile, die i nostri registri cbia- mano Cattana ^ governata da un certo Giacomo. Quest! rifuggiossi alia Colombara, ed i Trapanesi si videro nel dovere di difenderla. Datone conto al Vi- cere, il de Requesens per non compromeltere la nazione con le straniere potenze, e giusta i canoni della giustizia, con sue lettere dei 3. 5; e 7. Giugno , ne lodb la condolta, ed esorto i Trapanesi a conti- nuare nella garenzia della nave perseguitata ( b ). {a ) Greg. Disc, intorno alia Sic. T. I. pag. i36. ^ j5 ^ DiJBlasi^ Stor • Civ. dt Sic.f^ol. XU. Sez. II. Cap. VII. pag. n6. \ % Permise colie medesiiue die si dessero a quel pira- ta Arcivescovo i viveri, ch^ei domandava , ad cccc- zione pcrb dei grani, die per la carcslia del regno, non gli si poleano accordare . Poco dopo succede un altro incontro , die ri- sveglib nuovamente la vigilanza dei Trapanesi. Gior- gio Dragone , die comandava una nave Veneziana , fece scandagliare da uii suo marinajo il fondo, incui era quella del perseguitato Giacomo . Sospettandosi, che si fosse fatta questa osservazione , per incarico del Fregoso, venne arrestato quelPuomo, e si par- tecipb il tutto al Vicere. U Arcivescovo Corsaro, che slavasi coslantemente ancorato nel porlo di Trapani , s’ interpose col Governo . Ei si offri peiTino di met- tersi ai servizj del re di Sicilia. Ordinb all ora il de Requesens, sedotto dalle mendaci promesse di Pao- lo Fregoso, di rilasciarsi in liberta il marinajo Ve- neziano. Scrisse all’ Arcivescovo, che accettava la di lui offerta, e che avrehbe mandato in Trapani una nave per condurlo in Palermo , a conciliarne gli articoJi. Quel Corsaro perb non adempi alle pro- messe, ne voile gire in Palermo ( a. ) . Il fausto giorno della corona zione di Ferdiuan- do venne solennizzalo da tutta la Sicilia con fesle, con gioja,' e con tripudj.il re creb in quella ricor- renza molti Regj Militi, e decor b di quest’ onore, treu- taquatlro dei piii distinti Trapanesi . ( -4 ) Arch, del ProU An, ^ 1^65, pag, 160, 9 ^ Dovendo il Vicere Conte di Prades, soccorre- re la Sardegna, venne in Trapani nelmese diApri- le 1478. Era quivi aspettato ’ dalF Amrairaglio di Ara^^ona Giovanni Villaraarino , sulla cui squadra parti alia volta di quelF isola . Da li a non molto , cioe nel segueiite mese di Maggio fece ritorno da Cagliari in Trapani, ove si fermb lungo tempo. Egli allora con sua Circolare dei 29. Giugno 1478. da- ta in questa intimb Tassemblea degli ordini tutti dello stato per radunarsi in Polizzi ( A ) . Due anni dopo, cioe nel mese di Maggio i 486 , venne Trapani a sofFerire delle scorrerie da due ga- lee Genovesi . Tuttocche durasse V armistizio con quella Repubbiica, nondimeno le galee comandate da Uberto del Fiesco, e da Agatino Campofregoso, vennero con turpe condotta a devastare gli ordegni tutti digia piantati per la pescagione dei tonni. Tru- cidarono, e fecero molti marinaj prigionieri. Sbarca- rono inoltre in questi vicini lidi , e facendovi del bottino, strinsero in lacci molti Siciliani, cbe recaron con esso lorosu le galee. Simili calamita, vennero al- tresi a piombare sulla Capitale Palernio ( b ), Cessato il tiiannico regime del Vicere Conte di Selafani, ebbe la Sicilia il contento di vedersi go- vernata da Ferdinando di Acugna . Questo Vicere ornato di talenti , di meriti, e di virtu venne a sbarcare in Trapani nel mese di Febbrajo 1489* indi a poco tempo si portb sovra una galea Vene- r A ) Ivi Jnno V a- ( R ) Li, An, f 479 - ^ 4 So Lett, F, e Lett. 1 . 91 ziana alia sua residenza nella Capitale. Sotto al di lui governo arrivarono i real! Dispacci per lo sfrat- to degli Ebrei . Queslo tratto di politica suggerito al re Ferditiando dal suo Confessore, il Domenicano Fra Tommaso Torrecremata privb la Sicilia di cen- tomila abitatori, Egli e vero , die questa nazione, separata da ogni altra per vincolo di religione y ed avida dMngordi guadagni, sa fabbricarsi qualche v©l- ta con maliziosi contratti, la sua fortuna , giuocan- dosi lo spoglio dei miserabili. Ma egli e certo altre- si che gli Ebrei, popolo industrioso, e commercian- te facea circolare le ricchezze, che sono i titoli neces- sarj per la felicita dei popoli, per la perfezione del- le arti, e per 1 ' incoraggimenlo dei mestieri . Qnesta verita porta in se stessa la sua dimostrazione. II sag- gio Vicere di Acugiia rnodificb , per quanto fu in suo potere quei severi , e imperiosi Dispacci, c sot- trasse il regno dai minacciati disordini ( a ). Trapani alle sue passate disgrazie si vide al- lora aggiungere IMnsanabile piaga della minorazione del suo commercio . Questa cilta dispostissima a grandi traffichi conteneva in una ben anipia con- trada un significante numero d^ Israeliti . La lo- ro lontananza le fece risentire assai presto le gran- di lacune nel commercio. La mancanza di quellanazione maestra delP industria , ed inventrice perfino dell« lettere di cambio, ( b ) percosse talmente la mercatura ( A ) Gio, di Giov, Ebraismo di Sic. Cap. XXIF. ( £ ) Mont. Espr. des Loix , T. II. Liv. XXi Chap* XX. page 266. inlutti isuoi rami, die alia di lei emlgrazione furono sDspesi colanti lavori, e svanirono cotante corrispon- denze. Si vide allora passeggiare la miseria pei rioni di Trapani, sotto le forme le piii ratlristanti ( 4^ ). La mala fede dei Mori, die con tulti i loro salvicondoiti spediti dalP Africa, violavano il dritio delle genti, arrestb in gran parte gli avanzidel no- stro commercio. Quel Bey si trattenne perfino il prezzo dei frumenti, die gli si era portato . Il Vicere D. Giovanni La Nuca si vide in dovere di spedire per Ambasciadore a quel Principe di T uni- si, il nobile Trapanese D. Polidoro Morana. Ei lo muni delle opportune istruzioni, sottoscritte ai 29. Aprile i5o3. nella Citta di Messina ( a. ) . Trapani nelP anno i5i3. ebbe Ponore di ac- cogliere il Gran Maestro Gerosolimitano Fra Guido di Branchefort. Veniva egli da Nizza di Provenza , diriggendosi per la volta di Rodi. Il Commendato- re di Montesarchio delP Ordine istesso Fra Giacomo Fardella lo albergb nel suo palazzo. Sostenendo egli il decoro della cospicua sua famiglia, non menoccke quello della patria, si segnalb col piu cortese, signo- riie, e reale trattamento verso il suo superiore il Gran Maestro, e di tutto il di lui corteggio . Il Branchefort intanto si aiinunziava di un’ assai vacillante salute. Egli stesso conosceva lo stato peri- coloso di sua vita. Ma il timore politico, che I av- viso della di lui morte potesse giungere in Roma , prima che in Rodi, e che prevenisse il Papa P ele- zione del suo successore con un Breve Apostoiico, lo fece renitente allc pregliiere del Fardella , e di quei che lo accompagnavano, Lramosi ch’ ei si fer mas- se, e si guarisse in Trapani . Parti quindi colla speranza di giungere in Ro- di, e di morire almeno nel suo Gonvento. Ma scor- si poclii giorni, e trovandosi sull^ isola di Prodano , fra i mari di Zante, e di Cefalonia, cesso di vivere ai 24. Novembre sul bordo medesimo dellegno, che 10 porlava ( a ) . Venne decorata nuovamente questa citta dalP altro Gran Maestro Fra Filippo di Villers Lisleada- mo, che vi giunse ai 10. Agosto 1529. Trovb qui- 11 suo Maresciallo con qualtro galee. Dopo esser-, vi dimorato alcuni giorni, sciolse le vele per Malta, ove giunse ai 26. del istesso mcse ( R ) • Un terzo Gran Maestro finalmente delP Ordine di S. Giovanni Gerosolimilano chiamato Fra Gio- vanni d’ Omedes, partitosi da Tarragona con cin- quanta Cavalieri di comnagnia , si presentb in que- sto porto di Trapani net mese del Dicembre i 538 . Venne egli incontrato alia spiaggia dal capo milita- re Fra D. Gaspare de Sanguessa , Commendatore dell’ Ordine, dai Giurati della Citta. e da tiilto lo stuolo dei Nobili. I Signori di casa Fardella , affe- ( A ) Bosio^ Stor, della Rel. Geros- T. II , Par IL Lib. XVIII. pag. 6 og. T. III. Lib. IX. pag. ■ {b) hi, T. III. Lib. V. pag. 75. zionati parlicolurmenle a quella Religione, e che co- tanto eransi in essa segnalali , e con ispecialita il Commendatore di Agrigento Fra Vincenzo Fardel- la, istanzb ,alP Omedes, or.de compiacersi di andare ad albergare in casa di lui, per come fatto avea il Gran Maestro Blanchefort col suo antenato il Com- mendatore Fra Giacomo. Ma dimoslro il Sanguessa, die essendo andi^ egli Commendatore Gerosolimitano, e Comandanle inoltre della forza tutta militare, co- si lo riceverebbe a tor to, se il suo superiore andas- se altrove ad alloggiare. Il Gran Maestro contenlan- do al Sanguessa, andb a soggiornare con esso lui nel Gastello, tratlato con ogni manificenza, e splendidez- za conveniente al grado di quelF ospite illustre. Vi dimorb egli un mese, ed indi si trasferi in Malta ( A. ) . La Sicilia intanto respirava al di fuori una cer- ta tranquillita , alia quale avea di molto contribuito la strepitosa vittoria dell* ammiraglio Luigi de Re- quesens coiitro del corsaro Solimano. Questo Moro, uscito dai lidi della Libia, covile d' infami ladroni, infettava tutti i mari Siciliani, e con . particolarita qiiei di Trapani, e di Marsala . Il valoroso de Re- quesens, con forze minori delP Africano , lo attaccb iielle acque di Pantellaria^ lo sconfisse, P uccise, s im- possessb di sei legni , ne gettb tre a fondo , e co- strinse le altre mezzo sdrucite ad una fuga vergo- gnosa . Egli a parte della carnificina di quei Mus- sulmani fece novecento prigioneri . H trionfante ( ^ ) Bos, Stor, della Bel. Geros, T, I IB Lib, IX, pag. iy5. 95 Ammiraglio enlrb con tutto V apparato della vitto- ria nel porto di Trapani, e ne diede tantosto raggua* glio al Vicere Ugoiie Moncada ( a ) . Con la morte di Ferdinando il Catlolico si estin- se la dinastia Castigliana . Cosi venne a passare il regno di Sicilia in raano di Carlo d^ Austria . Era egli nato da Filippo il Bello, e da Giovanna di Ca- stiglia, figliuola di Ferdinando . Venne indi Carlo. nelF anno 1 52 1 . dicliiarato Imperadore d^ Alemagna . La voce della morte di Ferdinando, detto il Cattolico, per avere espulso da^ suoi stati i Mori, e gli Ebrei, accaduta ai 23. Gennajo* i5i6. si sparse tantosto in Palermo . Mentre il Vicere Moncada stu- diavasi di tenerla celata, si sveglib un certo entu- siasmo di furore contro questo Governante, che chia- mavasi dai Sicilian! 3rres alter ( s ) . Si crede di gia estinta in lui qualunque autorita . L’ in- fernale passione delP odio insinuossi alP istante nel cuore dei Palermitani, e fece succedere a quelle in- quiete mormoraziorii i trasporti tutti della vendetta La situazione della Capitale era la piu deplorabile . I raalvaggi profittando del disordine si spingevano ad ogni violenza, e ad ogni rapacita . L’ avvelenata aria di sedizione contaminb a volo molti altri pae- si. Trapani emancipandosi da' suoi |legittimi Magi- strati ,ne scelse degli altri a suo capriccio col ,ti- A ) Caruso y Mentor. Stor. Par. III. Lib. B ) Maur , Sic. Hist. Lib. VI. png. sog. told di ■ Proteitori del Popolo , ed aboli ogni da-- zio C A ^ 1 ' Ritorno indi la Sicilia, per opera_ de s^i su- preini isrovernanti, alia sospirata tpnquillita . Tiapa- iii pero nel seno di quesla.medesima calma, raccliin- deva in se slessa i segreti germi di sue avversita . Quivi , dope pochi mesi, si vide ella nuovamenle involla in maggiori, e piu sanguiiiosi disasln. Le dis- senzioni delle due cospicue famiglie di Giacomo J ar.- della, e Simone Sanclemente, le fecero sentire nell an- no i5i 7. tulti gli orrori, ed i lormenli tutti delle guerre civili • Rallentando eglino il freno ai loro odii sordi , e repress!, ed alle reciproche offese non vendicale, aceesero delle intestine fazioni, sostenu- te dal denaro di cui abbondavano. Nello strepito di quei disordini, di quelle stragi , e nello scompigho di quelle rapine, rimasero incendiati varj eccellenti edifizi ( B ) . La parte piu sana dei cittadmi non pote vedere con indolenza -le dilaceraziom della pa- tria . II sue interesse la eommosse, e ne abbraccio tantostola difesa. Appoggiata dalle provvide cure del ffoverno, die costnnse a tacere quella lolta di passioni criminose, riapri ella le sorgenti della tran- quillita, e ristabili T impero delle leggi, e della giii- Carlo V. viltorioso per le conquiste fatte ^il regno di Tunisi , venendo per la prima volta m ( A ) Burigny.^Stor. di Sic. Vol. X Par. II. Lib. I. pog. 3c^9 ( B ) Maurol. Skanicm Hist. Lib. Pl.pag ^i3. 97 cilia, giunse in Trapani ai 20. di Agosto i 535 Rallegrando egli colla sua augusta presenza questa fedele popolazione, le venne anche a dare il piii de- lizioso, e commovente spettacolo per V umanita. Re- CO egli dall’ Africa ventinaila Cristiani, ai quali avea spezzato le barbare catene di schiavitu . Questo ama- bile Cesare, oltre di avere restituilo a cotanti infeli- ci la preziosa loro liber ta, somministrogli ancora i mezzi i piu agiati , onde ritonarsene alia patria. E- gli coronb in tal guisa le sue vittorie, con un altro trionfo di sensibilita, ed entro in Trapani come sul -carro deiP Ovazione. Ella e cosa per altro sorpren- dente, ( dice un moderno scrittore ) che fosse riser - bato aJ secolo decimonono, a questo secolo di feno- •meni, e di spettacoli , la soppressione dell’ abbomi- nevole dritto di servaggio , ... ,Questo augusto Principe, che per tanti suoi fat- ti gloriosi erasi falto degno dell’ i minor talita, e del- P ammirazione degli uomini; che avea dovuto star qua- si sempre colie armi in mano , cd accompagnato da perlutto dalla vittoria, giunse in Trapani assai ca- gionevole . Le fatiche delle guerre , e i disagj di nna sofFerta tempesta, aveano anche renduto infer mo il 5UO numeroso equipaggio. Il .Sovrano si porto ad abitare nel palazzo de- gli antichi Chiaramonti, ( a ) che passb indi alia di- ^stinta famiglia dei Pepoli . Questa casa e situata , dirifnpetto la porta laterale della Parrocchial Chiesa di S, Nicolb , dalla parte dell’ austro . Si e con- { A Tes- Nas, Cap. XXI.pag. 726, servato sino a nostri di in un angolo di essa lo stemma deir augusta famiglia Austriaca. Le rispettose dimostrazioni di amore del popo- lo Trapanese, non si limitarono sollanlo air augusta per- sona di Carlo . Quei sentimenti, die manifestava la pubblica gioja, non erano raarcati dagli sterili tribu- ti d’ un entusiasmo piu di trasporto, che di saggezza. Si estesero essi ancora alia di lui arinata, e coi piii manifesti segni di cuor tenero, e generoso . Trapani formb air istante un ospedale per quei soldati infer- mi, feriti, o affrontati da un funesto languore. Si vi- dero allora quegli stranieri spalancate le port^ del- r ospitalita, e si trovarono in mezzo alle largizioni, che loro prodigalizzava il popolo il piii sensibile. Ven- nero ai medisimi apprestati graluitamente tutti gli og- getti per la loro cura, onde preservarli da una proiita morte, o di sollevare al miglior modo possibile, que- gli svenlurati ( 4? ) • Grate riinpcradore a quesle dimostrazioni, re- galb alia Parrocchial Chiesa di S. Nicblb un bel- iissimo Fonte di marmo bianco diafano , che avea portato dair Africa. Alla Parrochia di S. Pietro uno stendardo di broccato , e di oro , ed al Conyento deir Annunziata, due porte di legno coperte di fer- • ro , che avea anche recato da Tunisi ( A ) . Giurb indi nella Chiesa di S. Agostino , Duo- mo della Citta, r osservanza dei suoi privilegj (b ). Quindi -sotto al favore di questa grazia si pose in- ( A ) iVo6. Tes. Nasc. Cap.lLl^I.pag. ( B ) Ex Lib. Rubeo Privil. fol. s63. 99 torno al sigillo delle armi della Cilia , DREPA- NUM CIVITAS INVICTISSIMA IN QUA COE- SAIl PRIMUM JURAVIT ( a ) . Creo finalmente molti Regj Milili, e parti per Palermo . Usci egli per la porta orientale, die sin da quel giorno ap- pellossi di ordine superiore, Porta Austria ( 4^ ) • Bisogna correggere il P, Fazello, scoria in ve- ro non molto esatta per le memorie istoriche , e tutti gli altri scrittori ancora , die seguendolo alia cieca, son divenuli i suoi copisti. Vienne egli a spac- dare , ( b ) cbe quelP Imperadore siasi fermato in questa citta, pel breve giro di quattro giorni . II Sandoval, ( c ) scrittore della di lui vita , ci arre- ca una leltera scritta al Marcliese del Canneto , Vi- cere di Navarra, data da Trapani, il di Si* di Ago- sto. Il Giannone finalmente ci assicura, die quel Ce- sare vi abbia diniorato per un mese intero ( n ) . Non permise V Augusto Monarca, clie alia di lui partenza rimauessero cotan ti soldati a carico di questo Comune . Vi lascib soltanto i Tedeschi , ed ordinb che gli Spagnuoli, andassero allrove ad allog- giare. Egli sin dalPanno i52i, per timore delle ar- mate di Solimano, avea reso ben forte questa piaz- za importante. Dielro alia sua venula vi fece accre- \ ( A ) Orlad^ Descr. di Trapani, pag. 3g. ( ) Hist. Sic. Deca II. Lib. X. pag. 585. ( c ) Lib. XXIL $ 4^. (. D ) Star. Civ. di Napoli., T. XIII. Lib^ XX XII. Cap. II. Pag. 3i. lOO scere delle opere tali, die polessero renderla muni- tissima ( a ) . Vi fece costruire fiiialmente un vasto quartier Militare col Irasferire altrove il Convento dei PP. Osservanti . Questo occupava in quell’ epo- ca una parte del silo, die formano in oggi il quar- tiere, ed il Baluardo detto dell’ impossibile . Questo Cesareo Monarca avea concepulo per Trapani la piu marcata predilezione. Elibe egli tan- te volte la demenza di scrivere particolarmente a questa cilta sotto le date di Morreale , di Toledo , di Brusselles, di Valliadolid, di ^elanda, di Granata, e di Valenza . Si compiacqiie perfino parteciparle il par to della Imperadrice sua sposa, onde rallegrarse- ne, e renderne grazie al Signore . ^ Monumenti pre- gevolissimi , che decorano i fasti di Trapani , ed i suo pubblico arcbivio . ^ ^ Questo popolo occupato dai piu sensibili sen- tirnenti di gratitudine abbraccib le occasion! tutte , onde giustificare ad un Principe cosi docile, e cosi bene- lico la veracila de’ suoi rispettosi omaggi. Quindi si esibb rono iTrapanesi di servirlo con le loro persone,e con le loro facolta nella guerra, che Carlo andava ad im- prendere contro di Algeri. S. C. M. lo gradi som- inamente, ed ebbe perfino la compiacenza di scrivere da Valliadolid, sotto i 4 . Marzo i542. una lettera di ringraziamento alia cittk, concepita nelle piu ener- giche espressioni, Ei conchiude in essa;^ puer cerio^ que nos ienderemos la memoria^ que es ( ;< ) Pirri-i Sic* Sacra^ T* JI* Not* VI- pag. Sy6. lol rkzoh de su Jidelidad , j buenos servitios {a ) . Questo Imperadore venne indi reso consapevo- le per orgaiio del suo Vicere di quanlo lo avesse- ro ben servito i Trapanesi nelP ultimo General Par- lameuto. Egli sensibile a tanle costanti lestimonian- ze degnossi con sua lettera, in data di Brusselles, sotto i 3. Aprile i555. di ringraziarnc la Cilta, coi piu vivi senlimenti di affetlo ( b ) . Taccio, ( per amor di brevita ) i taiili da liii ac- cordatici privilegj, cbe potriano ben giustificare di non aver egli messo giammai in contrasto le sue pa- role, con le sue azioni . Trapani intanto in mezzo a questo istesso svi- liippo di ospitalita, e di galanteria nudriva in quel- r epoca una terribile societa sotto il titolo di Bea- ti Paoli ; societa , che avea esteso in varj punti del regno i suoi feroci modelli. Esaminava essa col velo del segreto la condotta dei Magistrati, dei cit- tadini, e degli oppressor! di vedove, e di pupilli . Le sue decision! eran quasi sempre sanguinose , ed un membro della societa venia incaricato della ca- ritatevole esecuzione. II Danese Munter, ce ne diede una ben marcata iiozione, comparando egli questa crudele adunanza con la Tedesca , cbiamata Fehm gerichte : ma con la difFerenza di tenersi quella delPAlemagna colP autorita Imperiale . (49)* Nel governo dei Viceregnanti ebbe Trapani delle frequent! occasion! di riceverli , e di accoglie- ( ^ ) Ex Lib. Riibeo Pri^nl. foi. 262. { B ) Ibid. fcl. 265. 14 103 re delle varie armale nel suo porto . II Vieere de Vega vi si reeb piii Sate, e vi dimoro per ungo tempo. Per questo motive si riiivengono nell ulh- cio del Prolonotaro coUnti di lui Dispacci, marcati colla data di Trapani • , Rincresciuto Carlo V. delle guerre progressive, cte I’ aveano occupato, afflitto dai continui assalti della gotta la piu dolorosa, e desiando 1 indebolito suo spirito la calma e la tranquillita , si clnamo al suo primogenito 1’ Infante D. Filippo, e gli disse ; altri si rallegrano di lasciare dei regni ai loro Ji- sli. Jo ho voluto toeliere alia morte la gloria di %rvi questo dono {a). G\i rinunzio allora, cioe V 6. Gennaro i556. la corona delle Spagne, e del- la Sicilia . , o • Venne cosi' Filippo II. per le Spagne, e pri- mo di questo nome per noi, ad essere riconoscmto I’ anno medesimo in Messina nella Generale Assenablea della Nazione, che gli presto il consiieto omaggio di ^‘"‘^^'aL.u.Uo eeli al trono paterno, ( mentre Carlo andava a seppellire in un chiostro il pentimento di stia abdicazione ) confermb il Vieere de Vega per Governante della Sicilia. -r- • .. -i Le inestinguibili guerre con gli Africani sotto il regno di Filippo, teneano questo porto sempre aper- to alle varie flotte combinate- Vlucchiali , che avea ripreso Tunisi, ed avea . discacciato gh Spagnuoli -W 'W' 'w — - - ( al ) De f^era^ Hist", de Charles pug sg3. io3 dalla Goletta, minacciava una invasione nclla parle piu vicina della Sicilia . II Principe D. Giovanni d’ Austria venne quindi in Trapani colla sua arma- ta navale , e vi giunse altresi il Principe di Gastel- vetrano con quattromila cavalli. Essi allora vi con- vocarono un gran Consiglio di Guerra, per delibera- re su le misure di quella impresa ( a ) . I Trapanesi offrirono al Serenissimo Principe d^ Austria, Comandaute Generate di lulte le forze marittime del re Gattolico, del P^pa, edei Venezia- ni, seicento fanti da mantenersi a larghe spese del- la citta, per quella meditala guerra dell" Africa. Quel .supremo Ammiraglio ne restb oltremodo ammirato, e solto i 26. Settembre i5^4- rescrisse ai Giu- rati colle piu energiche espressioni di ringraziamen- to ( B ) . Erasi di gia diverlito il timore degli African!, ed erano cessati i palpiti per la carestia, cagionala da ferale sterilita di tutte le nostre campagne * Ma la Sicilia nelP anno iSga. non ebbe a spaven- tarsi di meno per la peste desolalrice, che svi- luppatasi nelP isola di Malta vi facea le straggi le pill crudeli . Il provvido Vicere Conte di O- livares iinpedi co^ saggi suoi provvedimenti , cfce fosse penetrata sino a noi . Sped! egli a quel Gran Maestro il celeb re Medico Trapanese Pietro Pari- si . Questi armato di tutta la sua perizia , e di ( ) DiBlasiy stor. Civ. di Sic. V ol. XIII. Sez. I. Cap. XF". pag. 222. I B ) Ex Lib. Rubeo Privil. fol. 3 o 3 . tutta la sua sagacita, giunse a debellare interamente quel letale contagio , e vi allontanb la.morte {k). Passb indi qual valente, ed illuminato clinico , a combaltere quei morbi secondarj, che si attraggoa dietro le pestilenze, depopolatrici dell* umanita ( 5 o ). Nel General Parlamenlo del 1597. Vicere Marcbese di Gcraci propose di foiiificarsi la vicina isolelta di Ustica . Era questo un mezzo necessario, ed il solo capace a fare snidare quei pirati , che la si recavano per ricovero, onde insidiare i Cristiani. I Trapanesi col loro genio intraprendente , e navi- gatore s* invogliarono nelPanno 1600. a portarsi in quelPisola, ed a fissarvi la loro dimora. Male con- tinue incursioni degli Africani gli obbligarono ad abbandonarla, ed a ritirapi da quel pericoloso sog- giorno ( ® ) • . n La Corte di Madrid, che non si addormentava giammai su i pericoli minacciati dai vicini lidi del- la Libia, voile nelP anno 1601. formare un* allean- za con altri Principi per reprimere I* insolente ra- pacita Africana. II Principe Doria, Comandante del- la flotta combinata dalle armi del Papa, di Spagna, di Sicilia , di Toscana, di Savoja , e di Genova , le uni tutle nel vaslo porto di Trapani , per diriggerle air assedio di Algeri ( c ) . Riuscita questa spedi- zione di un esilo il piii infelice, ogni flotta ritirossi ne* proprj suoi dominj. {a) Caruso^ Mem, Stor, T. Ill, Lib, X, ^ vag, 244' { B ) Bisc. Viag, alle Ant. diSic.pag, 20^, ( c ) Murat, Ann, Italia An, 1601. io 5 Filippo II. rinunziando al possesso di tutti i suoi regni, ne invest! Filippo III. suo figlio . Ven- ne questi tantoslo acclamato per Sovraiio della Sici- lia , e vi regno sino ai 3 o. Marzo 1621. a ). Sail indi sul trono di Spagna , e di Sicilia , il di lui primogenito Filippo IV. nato da Margherita H* Austria. Questo Monarca riguardo Trapani colla stessa, e forse maggiore predilezione de* suoi ante- nati . Ei nel 1643. concede ai Giurati il litolo di Senator tilolo che gli veiine confermato nell^ anno iGyG. dal di lui figlio, e successore Carlo II. Questo re. figlio di Filippo, e di Maria Anna d^ Austria divenne per la morte del padre Sovrano di questMsola nel i 665 . nella lenera eta di soli an- ni quattro. Sotto al suo regno venne coiiferito il governo deir Isola a Claudio Lamoraldo , Principe di Ligne., In tempo, ch^ ei comandava in Sicilia , alcuni torbi- di Trapanesi , nati per flagello dei loro simili, ardi- rono nelP anno 167 3 . turbare il riposo della patria. Il governo dove armarsi di grande severita , e col sangue dei colpevoli restituire alia citta la smarrita sua calma . Fece indi quel Vicere innalzare un forte , su gli scogli occidenlali della stessa , che formano V e- strema parte della sua falcata situazione. Con tal mi- sura garanti egli vieppiu la difcsa delle sue spiagge , {a y DiBlasi^ Stor, Civ* diSic* VoL XIII* Sezi /. Cap. XIX, pag. 292. io6 € pose un argine ad ogni fuluro attentato ( A ) « Cosi il Balluzio defini questa lorre, Propugnaculiim ad Urbis tutelam ( b ). Una tar opera mil i tare , in cui trovansi due i^ scrizioni lapidarie, che ne marcano e B epoca , e la costruziotie, venne chiamata dal di lui nome, La Torre diel Lignh. Questo forte serve anche oggidi pei discorsi jtelegrafici. Accolse indi Trapani il Serenissimo D. Giovan- ni d^ Austria, che dopo una iunga dimora parti con tredeci galee, ai 28. Maggio i65i. Il suo successo- re Duca dell* Infantado in Ottobre i652. venne a visitare queste fortificazioni , ed a sentire i ricorsi dei sudditi del re . Ai 18. Ottobre i654* concepi Trapani un pe- ricolo, die poteva essere apportatore di funestecon- seguenze. Si accoslb in questi vicini mari occidenta- li una flolla Francese, composta di ventidue vascelli di linea, di sei galee, e di molti legni da carico . Trapani in quell* inaspettato limore si armo, si mu- ni di difesa nel miglior modo possibile, e ne avviso la Gapitale. Le vennero tantosto spediti dei soldati , dei viveri, e delle munizioni. L* allontanamento pe- ro di quell* Armata navale dileguo ogni sospetlo, e calmb i suscitati timori. Voile frattanto il Vicere ri- ( ^ ) DiBlasiy Lett, di Pilot, T, III. Lett, VL pag. 6j. ( B ) Chron. Sic. in Hist. Maurol. pag. ojS. torriare alia visila dei forli , e fece allora innalzarne altri due nell" isola di Favignana ( a ) . Solto il governo del Conte di S. Slefano la Deputazione Sanitaria di Trapani diede^ un^ inyitta prova di fermezza nelP aderapimento de’suoi dilicati doveri. Due legni Genovesi provvenienti da Spagna aveano riferito^ die in naolte di quelle citta vi ser- peggiasse il contagio . II Mardiese di Solera figlio del Vicere in compagnia della sposa giunse da li a poco in questo porto, provveniente dalle Spagne. I Ministri Sanitarj^ gelosi del sagro deposito affida- togli dal re, glMnterdissero la pratica . Voleano al- meno che con una di lui fede giurata altestasse di non venire da alcun luogo sospetto, onde sereiia- re le loro inquietudini . Il Marchese si nego , e la Deputazione gP impedi V arcesso . Si partecipb il tutto al Conte di S. Stefano . Questi dolente del- V ostinazione del figlio, reprimendo le voci dell amor paterno , per ascoltare soltanto quelle del pubblico bene, lodb la condotta di questo Magistrate di Salu- te, e scrisse al Solera, cbe nella certezza di non pro V venire da un porto infelto, si prestasse alia fede richiestagli - Si raoltiplicavano intanto gli avvisi , di esscre tutte le Spagne attaccate dalla peste. La DeputaziO’- ne Sanitaria di Trapani inerendo allora alle severe sue leggi non voile piu contentarsi di quella fede. Pretese che il Solera venisse obbligato alia pin {a) DiBlasi^ Stor* Cw.di Sic* VoL XIV . Sez* !!• Cap* XL pag* i55* rigorosa contumacia/Il Vicere dove aderirvi, ed il fjglio fu costretto a par tire pel Lazzaretto di Messi- na ( A ) . . Quesla condotta, degna degli elogj die accom- pagnarono la sua fermezza , e rivestita di tutti i ca- ratteri della piu sana morale, le attiro inseguitodei riguardi. Feee cosi , die nell* anno 1691, quando sviluppossi in Puglia il mal pestilenziale, erasi ordi- nato dal Governo, die niuna citta della Sidlia potes- se ammettere a pratica qualunque barca vi appro- dasse, e da qualunque provvenienza si fosse, cccettua- te Palermo, Messina, Trapani , e Siracusa ( b ). Carlo II. sentiva di gia , die una malattia di languore lo andava trascinando al sepolcro . Non avendo successor!, diiamo per suo erede alle corone di Spagna, e Sicilia, il Duca d^ Angio D. Filippo Borbone del real sangue di Francia. Carlo in mez- zo a tutti i sentimenti di religione , di cui sempre parlava, e die non ismentiva giammai , e domentre occupavasi in favore dei poveri , venne al 1 . di Novembre sorpreso da uii deliquio, cbe lo tolse di vita in eta di anni trentanove . Fu quiiidi sollevato al trono delPestinto Carlo, il re Filippo V. Introdusse egli iie^ suoi dominj il lusso , il gusto, la galanteria Francese, e tutto il suo brio, c la sua vivacita . Iiivio tosto per Vicere di Sicilia il Marcliese di Vigliena, a cui successe il Car- { A ) DiBlasi^ Stor Cw. diSic, VoL Sez 'H. Cap. XL pag. 2 9 <7. 109 dinal del Giudice. Voile questi visitar di presenza la piazza di Trapani, e prescrisse varj regolamenti per ben inunirsi tutta la sua costiera . Lo stesso venne a praticarsi dalP altro Vicere, Marchese de los Balbases , che vi accrebbe le forti- ficazioni, e le arliglierie. Questi pero, mal conoscen- do i leali sentimenti dei Trapanesi, finse di spedir- vi il Principe Pio, suo genero^ Comandante Gene- lale delle Armi in Sicilia, come P csecutore di quel- le operazioni. Giuntovi appena il Principe ordino la rassegna di tutti gli abitanti capaci a portare le armi. Ei deslinb un luogo sottoposto al cannone dei Gastello . Radunati che vi furono, vennero tosto cir- condati dalle truppe, e disarmati. Contento il timi- do Marchese di Balbases di questa misura, crede di essersi premunito da ogni dubbio d^ intelligenza fra gli austriaci, ed i Trapanesi. Ma quest’ ingiurioso so- spetto , che accusava il piu fedele dei popoli,di un segreto attentato d’ iniquita, non avea altro fonda- mento, che nella pavida immaginazione del Vicere , senza venire nemmeno appoggiato dafallaci,ed om- bratili apparenze. Egli rimase in tal guisa cosi sod- dlsfatto, come se avesse realmente digia assicurata la frontiera la piu esposta del Val di Mazara ( a ) . Trapani studiosa di tributare a questo primo 'monarca della Dinastia Borbonica un omaggio di ri- spetto, e di amore, fece nei giorni 26. 27; e 28. Dicembre 1709. delle feste magnifiche, e grandiose ( A ) DiBlasi^ Stor, Cron, dei Vicere , T, IV, Cap.> IV, pag, 77 « ' ‘ I IQ per le da lui oltenute vittorie ( 5 1 ) . Gli avea an- cora preparato una statua marmorea , die poi venne eretta nel 1736, regiiando V augusto Carlo 111 . di lui figlio. Questo nionumeiito , opera del cele- hre scultore Trapanese Giacomo Tartaglio , ritro- vasi oggidi collocato, lungo il passeggio della mari- na, tra la porta Ossuua, delta volgarraeiite di Seris- so , ed il haluardo di S, Francesco. In virtii del trattato di Utrecht dove Filippo V. cedere la Sicilia a Vittorio Amedeo Duca di Sa- voja, che venne acclamato nelP anno 1713. Il no- vello Sovrano invib al comando della piazza di Tra- pani il Generale Conte Campioni, con una suffi- ciente guarnigione . Questo Monarca , che potea chiamarsi V amico de’ suoi popoli, che possedea Parte difficile di con- tentarli, e quella di renderseli attaccati colle sue affa- bili maniere, ebbe innalzata in Trapani una statua marmorea nel 1718. prime di lui monumento in Si- cilia. Questo lavoro , mol to bene inteso, del valente scultore Palermitano Gioachino Vitagliano, trovasi si- tuate nel piano delP Ospedale Grande . Gli affari di Sicilia, presentavano allora la piu critica situazione . Il Pontefiee Clemente XL avea emanato una Bolla, disapprovante la condotta del Giudice della Monarchia • Le contese giurisdizionali tra il Sacerdozio, e P Impero, apportarono degli av- venimenti cl^morosi. Catania si commosse, e nei pri- mi giorni di Vittorio conturbb la pubblica tranquil- lita. Questo illuminato Monarca, vi sped! il Trapa- K(5se Monsignor D . Francesco Barbara , Abate di S. Lucia, e PAvvocato Fiscale Perlongo , die eb- hero la fortuna di restituirvi la calma ( 52 ). Ill La Sicilia liela olire modo di vedervi soggiorna- re il proprio suo re, gli voile conlestare con varj tributi di ossequio i testimonj piu veraci di .sua riconoscenza . Gli esibi quindi dei doni considerevo- ii . Ci dice il Burigny nella sua Istoria di Sicilia , ( A ) sebbene contraddetlo dalP Ab. DiBlasi ^ ( b ) cbe i Messinesi gli abbiano regalato uno scetlro di oro , tempestato di gemme, del valore di undicimila ducati; adunb lo stato quatlro Reggimenli naziouali; e gli formo una Compagnia di Guardie del Corpo della piu scelta nobilta ( 53 ) • Il content© perb della di lui presenza fu mol- to breve per la Sicilia . Vittorio a 5. Settembre iyi4. parti pel Piemonte, lasciando per Vicere il Conte Annibale Maffei . Imperadore di Alemagna , che riguardava quest© regno, come suo patrimonio , avea disappro- vato la translazione della corona dj Sicilia nel Du- ca di Savoja .• Carlo VI. di Austria tiro le corti di Francia , e d^ Ingbilterra a far passare Vittorio in Sardegna * Promeltea egli di dargli un altro com- penso nel Milanese . Volea egli onninamente di veni- re Sovrano di questo regno • Vittorio , che lo avea penetrato , implorava ( ma invano ) la garenzia del trattato di Utrecht. Il Cardinale Alberoni, prime Ministro di Spa- gna, accendeva da pertutlo la face della guerra. Egli { a) T. X. Par: IL Lib. IIL pag. 83o. ( B ) Sior. CiV. dl Sic. Vol, XV. Sez. I. Cap. IV. pag. g8. II2 svelando il segrelo di quella celatissima convenzioae cercb. di profittarne . Formb il suo piano per far rilornare quest’ Isola sotto il dominio della sua Cor- te e vi si prepare con un grandiose armamento . Il’inanifesto del re Cattolico annunziava, cVera sta- te costretto a prendere quelle misure, per non vede- re accrescere piii oltre la potenza Austriaca. Il di i8. Giugno parti da Barcellona quella .gran flotta, conaandata dal Marchese di Lede. Era ella composta di 221. legno tra quei di guer- ra, e di carico . Si fece vedere non mol to lontano dalle spiagge di Trapani, ed indi a vista di ^Paler- rao sbarcb tutta la sua Cavalleria ( A ) . La Gran Brettagna risolse allora di far passare nel Mediterraneo una forte squadra, sotto gli ordini dell^ Ammiraglio Cavaliere Bings . Protestb bensi , clie non avea altra mira, che di sostenere le nego- ziazioni di pace , e di prevenire le minacciate fasti- -diose calamita . ^ ' < L’ Impecadore di Germania non fu lento a far tragittare in Sicilia una forza di i 8566 . uomini di sbarco (b) . _ i . j- -n Gli Spagnuoli intanto rendutisi padroni di Fa- lermo, spedirono .600. cavalli alia volta di Trapani. Ouesta forza divisa, ed alloggiala nelle terre vicine, Uocch la citta , e la ridusse agli estremi . Duro questo affanno sedici mesi , e died giorni , cioe ( y4 ) Dlar. della Guerre di Sic, Par, /, pag,- 49^ _ rr ’ \ ‘ ' V B ) /i'z, Par. IT, pag.. 3. dai 17. Luglio 1718. sino ai 27. Novembre 1719- » In questo tempo, ( scrive Pcstensorc del Diario M delle Guerre di Sicilia ) ( a ) si segnalo per in- » vincibile ,Ia costanza di Trapani , giuslameiite di- » chiarata Invittissima dalli gloriosa mcmoria delP >> Iinperadore Carlo V, w ( 54 ). Al far dell' alba del di 27. Novembre 1719. comparve sulie allure di Levanzo, c del Mareltimo Parmata Austriaca, composla di gran nuiiiero di le- gni, ed a mezzo di fu alle spiagge di Trapani. I Generali di Carlo VI. deducendo la conse- guenza di esser questa piazza, la cliiave del Val di Mazara si affietlarono ad occuparla . II Generale di Artiglieria, Barone Zum-Jungen con un considerevole corpo di novemila uomini cir- ca, vi fece ii suo sbarco . II Generale di Battaglia, Conte Campioni, che la comandava per Vitlorio A^ medeo, giusla Je istruzioni ricevute dal suo re, con- segno la piazza agii Alemanni ( b ) . Quesli la tro- varono in oltimo slalo per la cura , per la vigilan- za, e per P esattezza militare, con cui P aveano cu- stodita i Piemontesi . Venue aliora incontralo il Generale Zum-Jun- gen. dal Generale della Piazza, dal Senato, e della Nobilla, e fu portato in casa del Conte Campioni, ove’ aJloggio. . . ( -< ) Par, fl: pag. i3g, ( Ji ) Di Blast ^ Star. Civ. di Sic: Vol XV. Sez. 1. Cap. VII. pag: Gli Usseri, ed i Granati^ri Tedcschi furond tosto spedili per riconosccxe la terra di Paceco ^ il Conveuto dell^Aiinunziala, e per farvi sloggiare gU Spagnaoli , come da og-ni allro loro poslo avan- zato ( A ) . T o 1 j r II Tenenle Maresciailo Barone di bekendori, andava soslenendo la sicurezza delle nostre contrade, e battendo tulle qnesle campagne, mellea al coverto ogni traspoito di viveri per la piazza. A 29. Gennaro 1720 vennero in questo pot- to col Comandanle Generale Conle di Meicy, ( il cui vascello era guidato da un esperlo pilota Trapa- nese ) V Ammiraglio Brittannico Cav. Bings, e varj altri Generali^ Visilate le forlificazioni, le artiglierie, i fossati , le trincee ec: le trovarono per la compro- vata esperienza del Geuerale Zum-Jungen in istato di perfezione . . Tra i molti Generali Austriaci venuli all occu- pazione di Trapani eravi S. E. Bertramo , Baro- ne Libero di Yoktentun, Commendatore dell Teutonico, Consigliere , e Cameriere di S. C. M; Colonello di un Reggimento di Fanteria, e Genera- le Tenente Maresciailo . Ei vi mori agli 11. Marzo 1720. Tra Pesequie le piu fastose. , e coll assisten- za di tutti i Generali , ed Uffiziali, venne egh sep- pellito nella Real Chiesa di S. Domenico. A 20. Marzo delPanno istesso giunse improvi- samente in questo porto P Ammiraglio Bings, pro- { A ) Diar. delle Guerre di Sic. Par. IL pag. i38 veni Grazia Reale il giorno dopo alia parlenza 'di S. M/ s’ incamminb per la via di Trapani . • • ‘ II Gonle Carrera in tulto quel lungo assedio area difeso la piazza con ammirevole costanza. Co- nobbe allora questo esperto Generate, di non essere piu sperabili i soccorsi dell’ Austria ; quindi non si osti- u6 a divenire ad una onorala capilolazione . H Se- nato d’ intelligenza col Generale Carrera invib al Marchese di Grazia Reale, il Cavaliere Gerosolimi- tano D. Fraricesco M. Omodei per parte della Cil- ta. Ei vi fu accolto con somme distinzioni, ed ot- lenne da quel Supremo Govcrnante quanto gli ri- cliicse in nome del popolo ( a. ). Indi a 12 . Luglio ne furono convenuli tra il Generale di questa piazza, ed il Presidenle del Re- gno gli articoli della capitolazione ab numero di venti. I principali di essi si furono, die i Tedescbi, dovessero fra quindici giorni rendere le fortezze, e due giorni prima le artiglicrie, e le armi ; che u- scissero con bandiere spiegate, baltendo la marcia , e con lutti gli altri onori inilitari; che il Governo di Sicilia procurerebbe loro 1’ imbarco per Trieste, o pel golfo di Venezia, provvedendoli ( sebbene a loro spese ) d’ ogni opporluno sussidio; e che per la sicurezza del viaggio, sifarebbero scortare da un le- gno di guerra bene armalo ( 55 ) . Trapani che non avea potuto godere della pre- senza del suo re, implorb la grazia d’ innalzargli una statua, che eleriiasse tutti i suoi sentiraenti di rispet-_ ( ^ ) Ex Lib.. Rub. \Prml. fol 2 65, to , di ossequio, c di attaccamento . Carlo lo grad\ , ed accordb coii suo sovrano rescritto una tale ri- Questa stalua marmor^a, opera del celebre scul- tore Trapanese Andrea Tip, venne innalzataai i 3 . Agosto 1750. tra le magglori feslivita di allegrezza, di pompa, e di giubilo ( 56 ). Questo monumento, che doveasi situare altrove , venne nondimeno eretto nel sito alluale della marina, di rimpetto al piccolo molo, costruilo per comodo delle barchette. inaspettata niorle di Filippo V. colmodi do* lore r au gusto Carlo suo figlio, ed addoloro tutli i Sicilian! ( ^^7 ) . Nell’ anno • sopraffatlo da lungo morbo cessb anche di vivere ai 10 . di Agosto il re Cattoiico Ferdinando VI. senza ere- di maschi . Venne quindi chiamalo alia corona del- le Spagne il nostro Carlo III. di lui fratello. Que- sti prima di partire pe’ suoi novelli stati scgnb a 6. Otlobre 1759. la donazione del trono delle due Sicilie, in favore del Principe D. Ferdinando suo terzogenito nell’ eta assai tenera d\ anni nove . Do- po Tassunzione di Ferdinando al regno paterno , e dopo di essere egli entralo nella carriera della sovra- nita, pub Trapani giustificare colla cronica del gior- no, di avere ottenuto da luj una non interrotta ca- tena di grazie, di favori, e di beneficenze. Non mi darb V impegno di rimarcare quanto questa citta abbia prosperato sotto a’ suoi reali auspicj . Lascio che un piii elegante jcrittore segnasse nei nostri fa- sti i monumenti tutti di sua predilezione, e di no- stra gratitudine . Mi ristringo a dire soltanto che questo Monarca decorb Trapani di sua reale pre- II9 scuza ( 58 ) , e gradi fra i nostri omaggi un S. Michele di avorio, opera leggiadra, singolare, e dili- cata del virtuoso scultore Trapanese Alberto Tipa . ( 59 ) . Ma la morte dispeltosa , ci venue a toglie- re questo amabile Sovrano sul principio del corrcn- le anno 1825 . Sail quindi sul trono delle due Sicilie Taugu- slo Francesco I. attuale regnante, erede delle virtu paterne, e possessore delle sue proprie . Questi sul- Fesempio del Genitore, essendo allora Duca delle Calabrie, e successore del trono, aveva pur visita- to questd citta ( 60 ) , ove gli piacque di ritornar- vi sei anni dopo ( 61 ) , Tralusse e nel primo , e nel secondo accesso clF ei fece in Trapani, nel di lui aniino , ( mi si permetta questo trasporto ) una certa marcata dilezione verso questa citta . Un’idea cosi consolante, che ravviva le speraii* ze di Trapani, e ci rierapie di fiducia , che vo- glia avvalorare le misure intraprese da Ferdinando; che le voglia anche accrescere, cogli ordini suoi; che ci faccia sentire di essere riserbato a lui V avvera- mento delle tante paterne promesse di una Cattreda Vescovile, la quale non si e potuta linora innalzare per le triste vicende dei tempi. lo mi arresto a questo punto. Se mai sembras- se al Viaggiatore, di aver io lasciato in questo sag- gio delle lacune, sono di nuovo a protestarmi , di esservi state indotto dalFamor della brevita . Posso bensi gloriarmi, di essermi distaccato da ogni preveu- zione, di aver trascrilto le notizie lasciateci dagli slo- rici , o portate sino a noi dalla voce della tradizio- ne* Sara infine il mio principal vanto quello di non avere tradito giamraai la verita . 120 Prima Jntanto che io venga a descrivere quc- sta citta, mi credo nel dovere di annunziare , che essendo diversa la maniera di vedere dei viaggiatori; non uguale la di loro curiosita ^ ed i loro interessi non imedesimi^ cost mi veggo costretto ad estender- mi su tutte le materie ed oggetli, scopo del presen* te mio libro.. Ill CAPO I. SiTO, E Descriziore di Trapari TTrapani si stende iu un braccio di Terra sul ma- re occideiitale. Ella e situata ai gradi 38; e 6. di la- iitudine, e 3o; ed 8. di longitudine . II falcato suo lido, le diede P etimologico nome di APEDANflN . Drepanon, Quindi disse Pamponio . Drepaniim si- gnificat falcem; dictum est Drepanum a curvo si- tu instar f aids ( a. ). Ei forse lo cavb da Ovidio, che coile iiiimitabili sue grazie, ci disse : Quique locus curs>ce nomina falcis habet{ b\ Aitri perb, fra i quali Samuele Bouchart ( c ), .volendo spiegarne la sua nomenclatura con un nome Fenicio, fecero nascere la voce Drepanum dal Pu- mco Durban^ che vale aculeus^ ossia esse acutum . Ebbe ella forse da prima un nome orientale, corrir spondente a falce^ e che indi per una greca vani- la, venne cangiato in quello di Drepanon . Lc varie lingue che parlaronsi in Sicilia dai Sicani, dai Sicoli , dai Fenicj, dai Greci, dai Romani, dai Go- ti, dagli Arabi ec. e gli accidenti vi concorsero, fecero cambiare i iiomi velusti a tante citta delP Iso- ( ^ ) De Situ Orbis^ Vox Drepan, SersK in JEneid, Lib, V, pag, 3, { B ) Fastor^.Lib, IV- Ver, 4y4- ( c ) Geogr, Sacra., Par IL 1 22 la . Trapani pero conscrvb mai sempre quello , die esprime la felce la cui forma ha il suo lido . ^ I poeti secondando Tardore della loro imma- ginazione ci spacciarono che Saturno, amputata viri- lia Coelo Paid, illic falcem cruentam projecerU ( A ) Quindi Apollonio ; . » Perampla, ferax, Ceraunia in man insula » Ubi iacere falcem fama est ( Musse ignoscile, >. Nolens refcro antiquorum sermonem ) qua Patris w Pudenda crudeliter Salurnus secuit ( b ) • Ed altri non meno mitologicamente fanno divenir curva questa spiaggia, propter falcem Gerens, quam ibi,quum jiliam suam, Proserpinam quwreret , pro/e«t (c ).• ^ Dalla parte dell’ occaso, e del sellrenlrione ella e bagnata dal mar Tirreno , e da quella di mezzodt dal mare Africano . La vecchia sua situazione formava una tigura quadrilatere con istrade breyi, cupe, ed anguste. ( 62 ) . Aveva ella in ogni angolo una torre quadra- ta : le loro posizioni secondo i nostri piu diligenti scrittori , si erano , la prima nell’ altuale castello di terra; s’ innalzava la seconda nel luogo, che chiama- si anche oggidi la Torre dei Pali vicino la neglet- ta porta dei Galli ( 63 ) . Occupavano la ter- za e la quarta, la parte dell’Ovest, I’ una cioe th {a ) Macrob. in Saturn, ( B ) /az Argon. Lib. /^* ( c ) Serv. in III . j^neid^ 123 cino al Monislero della Badia Nuova; e P altra ycr- so Bantico Arsenale. La quinta poi, che muniva di difesa quesla citla, si era la Colombara . Egli e quindi facile il rintracciare la sua vetu- Sta topografia. In queste dimarcazioni si verificano tulte le laconiche notizie dei nostri filologi, ne pos- sono elleno diversificare, senza far perdere alia citta la sua falcata posizione. Vi esistettero forse nei tempi assai antichi, al- cuni Lorghi fuori della citta, e verso la sua parte orientale. Ma se n^ e affalto sniarrita la memoria. El- la e pero una certezza islorica, che ve ne fossero slati in tempi meno lontani . Filippo d^Angio Prin- cipe di Taranto nel i3i6. scorrendo, e devastan- do le campagne di Trapani, yi demoli ogni borgo, ed ogni casale . I nostri scrittori ci ban tramandato un certo bar- lume circa alle porle di quest* antica citta. L* urii- ca, che si difese dalla voracita dei tempi , si e quella dell*atluale arco, attaccalo al Palazzo Senato- rio, e sul quale vi fu indi eretta una tone, ad uso di un pubblico orologio. Deile altre porle tutte oggi converlite o in forti, o in case-parlicolari non ce ne resla piu alcun vestigio. Si sa soltanto, che n’ e- sisteva una neli* attual Chiesa della Luce; altra accanlo alia lorre dei Pali; slava la terza vicina al caslello che guardava al mare del Nord, non essendosi allora costruita la rua nuova; un’ altra non era molto disco- sta dalla torre del mezzodi , che indi divenne Ar~ senale. Vuole finalmente il Pugnatore, che ve ne fos- sero stale delle altre , e dalla parte del sud , e da quella di tramonlana, delle quali sene ignora alfatto la loro antica posizione. Tutle le opere moderne pero riCevettero dalla mano del tempo, e dai bisogni del gion.o i lorn priricipi ed. i loro cambiamenti . Coll ingrandnsi Trapani’ per la fabbrica del quartiere di S. Loreii- 10, venue a ricevere con solide costruzioni un iio- vello gusto arcliitettonico . ■ Divenuta questa citta di difesa , e la sola die guardasse la parte occidentale dell’Isola, ricevetle da Carlo V. in poi, un ragionato genere di militare fortificazione ( 64 ) . Quindi vi si veggono oggidi al fronle di terra il Gastello, il revelhno, ( costrui- to nel 1807. ) ed il baluardo dell' Impossibile, cue euarda ancora una parte del sud. Da mezzo gior- no quello del Gatto, il Principale, e S. Francesco. In faccia all’ occidente S. Vito, e S. Anna, che urn- taraente alia Conca sta pursi al fronte del nord. Le porte che la circondano sono: la Porta Nuo- va, ch’ e I’unica rivolta all’ oriente. In essa si vede 1’ architrave con artifiziose riquadrature, e con acro- teri ornati di trofei militari . I/altra introduce per un secondo ponte dal rivellino in citta. Essa e pure tutta marmorea, forraata nel 1808. coll architrave di un sol pezzo, ornato ditorri,di gigli, e dileoni. Quella rivolta al mezzogiorno , appellossi Luca- della dall’ ingegniero Lazaro Lucadello, che la co- strui sotto il regno di Filippo II. Resta adesso inu- tilizzata . Era ella intesa piii volgarmeute del Gal- li per quei crostacei marini, che si colgono nel- la vicinissima spiaggia, che le sta di rinconiro. L’ allra detta della Grazia per la chiesa di questo noine, che le si trova attaccata, guarda pariraenti al- r oslro . 1^5 La segucnte viene intesa Porla di Mare, cd un tempo di S. Filippo . In essa contengonsi luUe Ic officine Doganali per riscuotervi i regj dirilti d^ in- gresso , e di esportazione . Sicgue sulla slessa linea del mezzodi, TOssuna, ma chiarnata dal volgo Porta di Serisso ( 65 ) . Eustachia appellasi popolarmente dei Cap- puccini, per la -vicinanza di qiiesto Convenlo . Ella e la sola livolta all^ occaso . Su di essa si leggono due lunghe iscrizioni lapidarie. Ci addita la piu al- ia, clie nel 1618. regnando Filippo HE per ordine del Vicere Marchese di Grazia Heale sia ella stata costruila nel mezzo delle fortczze, sollo il lilolo di S. Alberlo . L^'illra piu al basso ci fa conoscere , che soggiornando in Trapani il Vicere Dura de la Vie- fuille voile si fosse ampliata, per coinodo niaggiore dei Cittadini. II Cavaliere Gerosoiimitano D. Alessio di Ferro, allora Capitano Giusliziere della Cilia, ne or- dinb tantosto 1^ esecuzione a sue proprie spese . Egli dal nome del Vicere la fece chiamare Porta Eusta- chia , e vi po.^e un^ iscrizione a’ i5. Ottobre Altre due porle sono ri volte al mezzodi. ETn an- gusto tempietto, dedicalo una volta a S. Carlo , e che or piu non esiste, diede il nome alia segucnte porta, che viene intesa oggigiorno delle Botte^ielle, ultima finalmente , che e la Felice ^ y\en chiarnata dal volgo della Bocceria , pe^ macelli del genere bovino, che vi slanno al di fuori della stessa . Tolta quella parte, che riguarda Poriente, qiie- sta citta vien bagnata in ogni dove dal mare. Qnel- lo del settentrione ha danneggiatn piii volte la cur- tina, che lega la fortezxa del castello, col baluarclo (li S. Vito. Sappiamo die gli antichi avessero ah- hracciato varie invenzioni, per deprimere I’ audacia di questo mare procelloso . Non apparisce perb il menomo indizio di quei momentanei, e labili loro ripari. Si tentarono delle nMOve misure idrometri- che per impedire il fnrore di (juei. flutti ruinosi, die SI sospingevano dalle voragini del profondo loro letto. Fu creduta la pib utile quella dispendiosa di dttarvi dei grandissimi scogli, gli uni agli altri so- vrapposti a guisa di un argine. Questa laboriosa co- struzione si eseguinel 1784* conlaspesa diuna som- ma assai ingente . L" esito il piu felice ha corrispo- sto al nostro intraprendimento. Quelle onde cosi super- be vengono in oggi a frangersi piedi delle nostre muraglie. . . • p In tutta la sua circonferenza yi si respira I a- ria la piu pura, e la piu sana. La temperatura del clima, che da T energia al cuore, e che come quel- 10 della Jonia ( A ) , favorisce mirahilmente le pro- duzioni dello spirito, e della nalura, sviluppa i va- rj talent! nelle scienze, e nelle belle art! ( 66 ) . 11 risultamento delle fisiche osservazioni sul termometro di Farenheit ha fatto conoscere, essere la sua atmo- sfera ben lontana dall’ estremo freddo , e dai trop- po cocenti ardor! del sole . S! contiene essa in una dolce temperie in tullo il giro delle stagioni. Egli e per questo , che nella maggior parte dell’ an- (a) Anacar. Fiag.in Grecia^T. I. Introd. pag, 4o5. 127 no, c perfino quando V inverno ritoglie alia campa- gna le sue bellezze, vi si \ede la terra sraaltata in cerlo modo di fieri , e vi fanno senlire gli aiir- gelli, i loro canli melodiosi . Monsieur d^ Arnaud , voile prendere in un suo romanzo, al quale diede il titolo di Lorenzo, e Nina , uti argomento Siciliano. Fissb egli la sua scena in quesle felici conlrade di Trapani. Quivi dipinse alf immaginazione tuUi quei tialli di bellezza, che sorgono dalla nalura, onde inebbriare di dolce volutla le anime sensibili di quegli amanti . ^ La sua situazione peninsolare finalmenle melten- dola al dominie dei venti, a quelle onde delf aria, come le chiamb Vitruvio, die rattemprano ogni qua- lunque nociva esalazione, non poco influisce ad al* lontanare cotanti malori ( a ) . Ci dicono i nostri filologi ‘ che il suo territorio fosse stale un tempo assai vaslo : ma non e piu ta- le al presente. Il suo suolo perb e fertilissimo, ed i suoi pascoli sono eccellenti. In quesle campagne si producono perfino le piu rare erbe medicinali , ,chc P Orlandini ci diede in un ben lungo catalogo ( b ) . Questi terreni disposti favorevolmente dalla nalura alia vegetazione, sviluppano da se stessi le piante le piu ricercate, e le piii salutari. Non abbisogna che P arte ne dirigesse i germi, o che v’ impiegasse la mano pel nutrimento di esse ( 67 { A ) Vitr, de Jrchit- Lib» /. Cap. VI. ( B \Descr. di Tvapani\ pag. 4^. ‘ Tutti i suoi yini sono squisiti. Vi- si .estrae die quello, che Plinio chiamb Balintius^ simile al MuUo dei Latini, di’ ei dice di sapor melato ( a). I naturalisti lo riconoscono dal suo colore , e dalle sue qualita, per quel vino istesso, che da noi si ap- pella Guarnaccia . Tra le immense sorti di vili che vi allignano, vi fruttifica anche bene la Murgentina^ delta altresi Pompeana^ che rammentano con tanta lode, e lo slesso Plinio ( b ) , e Columella ( c )• Piacque cosi a qualche scrittore di dire, ( appoggiato alP abbondanza, e squisitezza di questa produzione ) che sia Trapani V opera dei discendenti di Bacco ( D ) . Le viti di queste contrade, portano P uva ad una pill compiuta maturazione di quelle, delle parti emi- nenti, e montagnose . Ci danno esse ubertosarnente quei belli che ci promettono, e che servono a tanti oggetti dei nostri piaceri ( 68 ) . La natura, che ha versato a piene mani le sue dovizie in questo suolo , vi fa nascere ancora il fungo, detto di Malta. Pretendea P Abela ( e ) di esser questo un dono privativo, ch’ ella avesse con- ceduto alia sua isola. Questa famosa pianta, valevole ( A ) Hist, Naiur, Lib. XIF, Cap. IX. pag, 320. Scoto., Itln. d3 lial, pag. 5oo, (it ) Ivi., Cap. HI. ( c ) De Re Rustica., Lib. HI. Cap. H. pag. 95 . ( D ) Adria, De situ Fall. Mazar. ( n ) Lib. j. Notizia XL fol. 549 * I2g a raffrenare V emorrogic, chiamata dal botanico Sil- vio Boccone, Fungus Typhoides Cocclneus Tuhe- rosus Melitensis ( ^ ) e comune nelle saline di Tra- pani, e vegela specialmente nelP isoletta dentro del porto, die appellasi il Ronciglio^ propria del Duca di Caslelmonle . Lo stesso P. Boccone ( b ) , qui venulo nell^anno iCgS. per esaminarla colla piu par- ticolare attenzione, d assiciira di esser questa pianta perfettamente simile a quella di Malta , e di Co- mino . Egli e ben nolo a diicchesia, che la fertilila della Sicilia, le abbia fatto impartire il nome di re- gno di Cerere ; questa terra tocca appena dal vo- mero ci ha reso mai sempre a grande usura la semente die le si e confidTita. Quando la desolaute sterilita distruggeva le speraiize dell" agricollore straniero, le messi della Sicilia supplivano ai bisog'ni dei popoli . In queste conlrade, delle qnali tanta ri- nomauza ne fece Cicerone, 1" eibe sfesse die si svel- lono dalla terra, sono tanti doni di beneficeiiza, die ci verea a torrenti la provvida mano della natura , perche contengono delle qualita salutari. Le nostre feli- ci campagne di Trapani vennero can tale dai poe- ti come quelle, in cui Cerere ricevette la falce da Vulcano per darla ai Tilani, onde insegnar ioro 1" agricollura ( c ). Essi in questo mitologico infirigimen- to, ci vollero dipingere ie beficenze di questa Dea, { A ) Museo di pianie rare^ T. III. Osser. X, pag. 6 g. { B ) Ivi^ Osser XII. fol 2- e 69, { c ) Bijf. Comment, in Claud. 7 i3o the provvede all^ agricoltura, e le cui feste si^ an- nunziavano in tutta la Sicilia colla gioja la piu vi- va, la piu temperata ,e la piu riconoscente . L’ ec- cellenza del suolo, e la dolcezza del clima, che fa- vorisce 1’ arte dellMnnesto ci procura agevolmente le qualita di quei frutti, die avea trascurato la iia-, tura di apprestarci . Le iiostre montagne in fine , le valli , le collinette non ci lasciano desiderare le ol- tlme cacciagioni , i piccoli quadruped!, ed ogni vo- latile domestico, e silvestre, orlaggi, caci eccelienti, bu- tiri, olii ec. ( A ). CAPO II. Porto La sicurezza di qneslo porto, inacccSvsdiiie alle {a ) Lexic. 7'opogr . pag. •iSi. Sic. T. JL lempeste , invita le indiistri nazioni al piu florido cornmercio ( 69 ). Le sollecitudiiii degli ariliclii, lo lacean riirovare mai sempre nelio.stato di sua ottimi- ta. -Volean essi tcnerlo aperto a tutti i popoii stonie- ri, onde favorire la propria industria . Nell^ epoca di sua prosperazione, penetrando in- ternava a guisa di un vasto cauale sino al luogo, ove e- sisle al presente la salina del Barone Milo, cioe da un iTiiglio circa piu addentro delP altuale suo silo. Que- sla arena, che racchiudea i suoi confini fu il teatro degli speltacoli , ove Enea onorando la niemoria del padre, che divinizzo, vi fece celehrare da^ suoi Trojani, Frigj,ed Epiroti, i giuochi, le corse, le lot- te, e le naumachie ( a.), infiiio alP isoletta Peliade. JVavali^ sen Naumachla Mneas Anchisca ad Dre- panuni sepulto ^ parentai^it ( 70 )•. I rcontinui deposit! di arena, e.-di pietra del torrente Xitta, ( cosi cliiamato dalla voce Saracena ) ingombrarono, e fecero disparire queir anlichissimo porto. La parte che ne fu rispeltata, ha bisogno dei uettamenti * Le barche vengono in certo modo im- pedite ad inoltrarvisi piu avanti (71). Ci afferma lo storico Pugnatore ( b ), che quei discarichi ab- biano finance formate deritro al suo seno le tre isolet- te appellate di S. Margherita, la Bassa, e la Calca- ra. Oggidi vi e anche la quarta, che porta il nome volgare d* isola della Sa^orra. . , (a,) Viro^ Mneid\ Lib. F. Vers. 66 . { B ) Sior, di Trapani., Par, 1. pag. 57. i32 enirata di questo porlo e una delle piu amc- ne. Girando lo sguardo all^ occkleate vi si vedono le isole Egadi ( 73 sinistra de la sua imboc- catura l^allra che venia clviamata dagh antichi Pe- liade Dalla parte orienlale fan corona al delizjOM rratere le vicine isolette poc’ ami nominate , e le due popolazioni di Paceco, e di S. Lorenzo la XU- ta Ivi ancora si scorge una catena conlinuata di monti, di colline, e di prati, che or curvandosi, ed or sfumandosi in tinte oscure, azzurre, e verdi, han- no invitato diversi ingegnosi paesisti a delinearne i piu bei punti di vista C 73,)- . . „ Questo quadro di seducenli bellezze , viene altresi animato da nn signiHcante numero di bar- chette destinate alia pesca, e dai piccoU mercianti colle Ti'cine popolazioni ( 74 )• Essi tutti volando sulla superficie delle acque, offrono continua- mente in mezzo aUe navi, le scene le pm p.acevo- li. W ammasso confuso di navigli , di manna) , di artefici , e di negozianti , agitaU da un rapido movimento ravvivano la lungliczza tutla di questo II nord-est da lermine alia pianura, che viene coronata dal monte , e dalla citta dell’ Ence, cosi celebri negli annali del mondo, per la loro anUchita, pel tempio di Venere , per le opere lattevi da De- dalo (a) , e per le sue feste Anagogie (b) ( A ) Pomp. Sab. in Comment, adlll. Mndd. ( B ) Elian. Farr. Hist. Lib. 1 . Cap. XV. ]33 1 Ma qucslo spazio che si frappone dalle radici del mpnte sino a Trapani, ovc si scorge il famoso Sanluario della Vergine , viene al prescnte occupalo in varie parti da case , da ortaggi , e da iin pubblico lungo arcbeggiato acqidotto , La sua scena cosi giocon- da va finalmente a perdersi col la vista del mar Tir- reno . 10 omelto il catalogo di tanti anticlii scrit- tori, ebe banno cominendato la capacila, e la sicun rezza di fjuesto poi lo. I moderni Briezio, Giannata- sio , Rosaccio, Hofmaniio , Welz, Reischio, ed altri sono in mano di tutti . 11 seno di questo mare, ci forniscc a dovizia di ogni dilicata specie di pesci , di frulti marini, e di crosfacei . I fiumi che vi si scaricano, portando seco uii'enorme quaiitila di limo, e di sostanze vegetabilj, ne aliraentano, e ne ingrassano i pesci. Essi nel deporvi le uova si moltiplicano tanto piu, quanto che questo ma- re non nudrisce alcun mostro vorace, e distrullore. Scrisse quindi il Cassinese Ab. Amico , temper atum cceterum fruitur aere; piscosum ejus mare omnia ahunde^ et ad delicias etiam suppeditat , cetarias compliires aperit ( ^ ). Questo porto non meno, che le vicine sinuosita, ci apprestano in somma le qualita tulte, e forsc anche maggiori di quei pesci, che ci lascio registrati Aristotile di trovarsi nei ma- rl dell' Attica ( b ) , c pei quail colanto s(repito ( ^ ) Lex'ic. Topogr. Sic. T. II. pag. -23i. ( b) Hist, animal. Lib. Fill. Cap>.XllL , .18 , i34 ne fecero Teofraslo, Clcmarca, Dortone y c gli altri greci naturalisli nelle di loro opere Ichthjologi- Volendo io restringere la storia fisica di que- sti mari , mi limito a dire soltanto, die vi«i gene- ra perfino il corallo verso V isola del Marettimo^ ed andie in miglior qualila nei mari di Bonagia , .ed altrove ( no ) . Vi si pescano finalmenle delle va- rie conchiglie, non meno die delle conche raadriperle; C A P.O III. r PftODUIlOKI CoMMERClALI Molte dlta di Sicilia vantar possono delle otti- me derrate naturali (76): nia non cosi varie, quan- te ne trafEca la ciltk di Trapani colla sua attiva m- duslria. ' . , ^ r Io in grazia della proposlami brevita non ta- ro menzione , die degli oggetti principali , tacendo quelli di lieve considerazione. Contemplando il prirao tesoro di cm la natura ci voile arricchire, ci si presenta la produzione del sal marine. In essa la sagace mano dell mdustria non vi pone die dei piccoli layori. In varj artifiziali laehelti lungo la spiaggia vi si fa entrar dell acqua die s^impakda. I raggi del sole, di questo plane ta benefico, coir evaporarla ne lasciano in fondo li sa- le, die tosto si cristallizza ( A ) . La sua eccellente ( A ) Plin. Hist. Natur. Lib. II. Cap. C. P“S- k4- i3 5 condizioiVe lo rende in pregio tale presso i popoli stranieri , che :> Non lascia tut- w tavia ( dice il Sig. de Non ) di essere un tai >:> genere, una feconda sorgente di ricchezza »(c). ( ^ ) Saggio.sulla Sicilia^ Lib, II. Cap, II, peg. 110. (. B ) Minerol, , Sic, in Turino ij 8 o, {c ) Voyage en Sicilie^ pag, 97.' 18^ i36 Questa lucrosa industria etbe i suoi nataU in Tra- Dani poco prima dell’ anno lODO. ^ Tin otrecUo non meno iiotevole del nostro com- mercio si e Ja pesca del corallo, e la zia ill lavorarlo. Sia esso un vegetabile, come le aU ehe, le coralline, ed il cretano; oss.a ( P% vuole il Signor Poyssonel ) un lavoro degl inselU marini, la cui bava glutinosa lo Fod«,t;e, e lo ra- mifica, sene pesca nei nosin man del Marettimo, e di Bonagia una prodigiosa quantila. ifcso e bianco, carneo, verroigUo , ed oscuro ( 79 ) • Sin dai piincipj del secolo decimo sesto di- scuoprirono i Trapanesi una nuova generazione di corallo in Tabarca, e in altri mari dell Africa ( A. V Un gran numero di mannaj, si rivolge nell ©pporluna slagione a quella pesca cosi industnqsa . Vaiino essi annualmente a ricercare questo prezioso genere sino a quelle spiagge, die iie conlengoiio una piu abbondante quantila . , „ *, Eeli e una gloria per la sagacila Tppanese il ▼enirle universalmente atlribuita Pinvenzione di ca- varlo dal mare, e quella altresi di farae del lavori a bulino. L’Ab. Le Pluehe (80), Tavernier ( b ), gli atti filosofici d’Inghiherra ( c ), Brydone (n), ed aliri mollissimi non riconoscouo, che queslo po- P«g ( ^ ) Greg. Disc, intorno alia Sic. T. I. i63. , .. ( B ) Fiasgio per V Indie. ) c ) Of March. \&66. ^ D ^ eu Sicilic-f Lett* 33* ^ 4 ^* polo ingegnoso, come il rilrovalore , e il fahjbro di questa gemma secondaria . Si dirigge al presente da qucsto porto in Inghil- terra, e in Toscana ad uso della Compagnia del- 1* Indie Orienlali. Un dovizioso negoziante Trapane- sc ne ha un deposilo in Londra per comodo di quella Compagnia ( a ). Il corallo vien ricercato da pertullo in Europa, ma con piu di avidita dai popoli d^ Oiienle , co- me un addobbo brillante per le gallerie , e per gli ornamenti di donne, di uomini, e di ragazzi. Inta- gliandosi esso in varie forme, lo appendono le fern- mine, ed i fanciulli al petto con catene di oro, a guisa di amuleti. La galanteria femminile lo fa ser- vire di fregio al collo, alle oreccbie, alle braccia , e perfino ai capelli . La superstizione, quella irre- conciliabile nemica della filosofia , e del buon senso, avvalorando la ridicola crcdenza del fascino, fa , che marcisca questa produzione una coi cadaveri, nei se- polcreti orientali . Le tonnare formano il soslegno di tante fami- glie . Posson quindi venir riguardate, come una sor- gente di dovizia pei loro proprietarj, e per quei, che vi lavorano. La Sicilia ripete da Trapani V origi- ne, e b invenzione degli strumenli , non che uso di questa importante pescagione ( 8 1 ) . Di cosiffat- ta industria ne fecero onorevole ricordanza Soli no , Eliano, Salmon, ec. I tounl son (lei pescl , che giungono ad‘Una enornie grossezza . Noi verifichianio quanto ci dice Plinio, die ve ne lia di peso circa a 9^^* e che andiequalche Ycha vengono a sorpassare. Costeggiano essi a iiunierose tribii i rnari deir Africa, della Sar(iegna , e della Sicilia. Valicano T Egeo, e V Eusino sino al Bosforo di Tracia, viaggiando sem- pre, come in corpo di nazione . Si accomp^gnano assai bene col pesce, die i Greci cbiarnavano ; 5 rr(^tov, Xifia^ nome che abbraccia'rono i Latini, e die noi chiamiamo Pe^ce^pa(3?a ( a ). Questi animali in eer- ie epoebe iiiarcale sembrano di emigrare Passano I" esla nella Propontide , svernano nell* Egeo sino all' equinozio , ed entrano in primavera a gran brandii nel Ponto , e nel Mediterraneo. Rimangono allora avviluppati in certe camere reticolate di fune, ar- tifiziosaraente disposte con una insidbsa apertura per riceverli . Tirandosi indi delle reli, che la sei- rano, s'inlerdice la fuga a' quei tiniidi priggionieri. Girando fra quelle stanze s' introducono in una di canape, ’ che unisce il pavimento alle pared ^ e che vien delta la morte . Ivi quei lorpidi animali , sollevandosi di unita a quella camera, che li riso- spinge, e galleggiando verso la superficie delle acque,. che agitano violentemenle, vengono uncinati, e lutti insieme tii’ati sulle bardie, che stanno incatenate fra di esse, e formanli un quadra to. Plinio, osservator diligenle della nalura ci avea fatio conoscere, di perpetuarsi la di loro generazione ( ) Aihcn. Lib. J^IL> Cap. 7 * i39 m questi mari anzidetti. Che quei piccoli parti si chiamassero da prima Cordilla^ indi Pelamide , e che giunli poscia all^armo, acquistassero il nome di Tonni ( A ), . Soggiunge egli ancora che crescono prodigiosaHiente nel Ponto,^ per la moltitudine dei fiumi, che rendono dolci quelle acque . Paolo Gip- vio pero voile credere , che dall’ oceano Atlaiitico inlroducesscro copiosamente nel medilerraneo per lo stretto di Gadi ( b ) . Prevalse questa sua fallace opinione, fino a che T ipattaccabile testimonio deliver sperienza ci fece conoscere, che depongono essi le loro uova nel mar Tirreno, e di esser questa una produzione di pesci dei nostri mari, come lo avea hen dimostrato quel saggio interprete della natura . La soda simile a quella di Spagna, e un^ erba nola a tutti, e se ne fanno da Trapani delle grandi, e frequeriti imbarcazioni. La cencre di questa pian~ ta, che il volgo chiama Saponara^ e pregna di, sa- li' alcali, ed e necessaria riunita air arena bianca per la composizione del vetro. Essa si adopera altre- si per' purgare la lana. Crede infatti V immortaie Linneo ( c ) , che avesse acquistato il nome di Sa- ponara^ perche somigliante al sapone netta, e espur- p. Da questo porto se ne spedisce gran quantita in Francia, in Inghiltcrra , in Oriente ec. Vi e un^altro vegetabile, le cui frondi ben pol- verizzate, formano per Trapani un oggettonon indif- ferente del suo commercio attivo . Ella e questa la {a ) Hist. Naiur. Lib. IX, Cap. XV. ( B ^ De Romanorum Piscibus. ( c ) Spec ; Plant: pag: 5 84. i)ianta del Sommacco, xoce derivata dall’ Arabo . E®li e certo di cssere il Rhus dei Grcci, delto ancora Erjthros, di cui PHnio ( A ) non ci dia da- to un nomc Latino. Suppone Lmneo ( b ), die la voce rhus derivasse da rubrum perclie //-uf'm ra- mi rubescunt . La piu cccellente qualila si genera in Soria, e nell’ Egitlo. Nasce ancora su gli Appen- iiini ; ma quella ciie vegeta nelle contrade di paid , non ha quasi nulla da invidiare a quell’ esoti- che produzioni. Ci assicura a tal • proposito il Signor Weh, die Jlcamo, e Trapani danno senza dub- bio quello della mi^liore qualitd ( c ). Dioscoride, ( D ) , e Plinio ( e ) , ci dan contezza che il suo seme si fosse usato dagli ' antichi nelle vivande in luogo di sale. ' , j- L’ uso principale d’ oggidi si e quello di accon- ciare le cuoja nel inodo il piu eccellente . Quindi venne appellata da Touriiefort, rhus coriuria ( f ) . Le sue estrazioni si fanno piu comunemente, per le coste meridionali della Fraiicia, ove si adopera ancora, per tingere i panni di lana di color gialletto ( 82 ). {a ) Hist: Natur, Lib: XXIV , Cap : XI . vag :y83* ( B ) M, T: I. pag: S/p. ( c ) Saggio sulla Sicilia^ Lib. Il Cap. pag. y8. ( D ) Lib. I. Cap. 125. { B ) Hist. Nat. Lib. XXIV . Cap. A/, pag. ( F ) Instit. rei herbarice.^ pag. off. lo non \ado a particolarizzare piu oUre i ge- iieri commerciali di questa citla . L' eslrazione di molli vegetabili , i lavori di creta ( 83 ) , la re* golizia, e perfino le opere di scoltura, e di mar- mi non sarebbero degli oggetli indifFerenti^ onde farsene menzione. Essi perb mi condurrebbero fuori di quella brevita , che credo di avere anche in par- te violala . Mi sembra perb indispensabile il fare in questo Juogo, in favellando fra le tanle diverse cose, uiia non ovvia riflessione. Sin da quando i Fenicj resero questo porto una gran piazza di traffico, educarono essi i Trapanesi al mestiere della nautica. Costoro nei gior- ni deJIa loro gloria, non meno che in quei della loro decadenza , hanno perpelualo quel genio na- vigatore , di cui si trovano tanto gelosamente in possesso ( A ). Quindi scrisse FAb. Giovanni di Giovanni: I molti legni da nas^igare , la sua ine- spugnabile foriezza^ rendono Trapani anche alle nazioni straniere^ cognita insieme^'e rinomata{^')* E ragionando Cluverio sulla fama dei nocchieri Trapa- iiesi si esprime cosi: Drepanenses nautica scieniia reliquis Siculis pTcestant,{ 84 ) . Siarao di vantaggio informal! dal Canonico Or- landini ( c ) che nel i55o. possedeva la marina di Trapani quaranla navi da gabbia, oltre a quel gran numero , di barche da rerao, che si metteano con- tiuuamcnte in mare . ( ^ ) Scoto Itin, d^ Italia pag. Boo ( JB ) Ebrais. di Sic. Cap. ( c ) Descr. di Trapani.^ pag. 4i‘ La sagacita, P esercixio, T esperieiua marittima dei Trapanesi fece perfiao , die ai giorui Fede. rico di Aragona, venisse imposlo a quesla citta il servizio.di sonuninistrare nelle urgenze delle guerre , una galea bene arniata ( A ). ^ Ci dice infine dl Signor Sergio, die nella sio^ ria della marina Siciliana , gli arniatorl Trapa-- nesi s' ahhiano fatto un name , per le loro impre- se contro i piraii^ i corsari^ e gU altri nemici del- la nazione (•' b ) . > . Made calamita dei tempi , i moyimenti poJiti- ci , i non preveduti cambianienti, ban falto risenti- re al suo commercio attivo, delle ferite profonde, e letali . CAPO IV. M I N lERE Una miniera di argento arricchisce le conlrade Trapanesi ,( c ) . Ma questo sepolto metallo.^ ri- mane sconosciuto per la mancanza delle operazioni metallurgiche. Non si e voluto calcolare. con artime- lica politica il vantaggio possa ricayarsi dai miraco- li delP iudustria , { a \ Greg: Consid: sopra la S tor : di Sic: T: IF, Lib: IF. Cap: F. pagv 1^8. { B ) Memor: per la reed: di Messina^'pag: ( c ) Fazell: Hist: Sic: Lib: FI. Cap: II, pag: i36. j43 » Ella € cosa assai rara , dice il Signor Pott, » ( a ) che ci offra la nalura i -suoi minerali non » mascherali, e capaci a colpo occhio di conoscersi » il valore essenziale delle sue proprieta . w Eppure ci svela la natura quasi chiaramente le sue riccliezze, e ne manifesta i segni, in una pianu- ra discosta da Trapani due terzi di lega incirca . Questa conlrada per la preziosila del melallo che asconde nelle sue viscere, acquislossi il nome di Argen- teria. Si sa che questa miniera serpeggia nelle radici deir Erice, tuttocche non si sia impiegala alcuna scorta infaliibile, per niarcare la sua sotterranea geografia. Sarebbe quindi nccessario, che la ma.no di una cbimica filosolica, combinasse le diverse maniere di disgiungere quel melallo dalla terra, che con lamino- re spesa possibile chiamasse in suo soccorso, i risolven- ti, le terre ovvie, Paria, P acqua, i differenti gradi di fuoco, il moto, le mescolanze ec. Reiterando le sue teorie, le sue analisi, ‘e le sue osservazioni, verria a darci sopra a solidi principj, il risultamento delle sue j icerche, e dei nostri vantaggi. Si potria allora sor- prendere la natura ne’ suoi segreti lavori; sorprendimen- to che sarebbe a lei caro, e che la constringerebbe a ]»orgere le sue nascoste dovizie all’ industria degli iio- mini . • > La Sicilia in varj suoi punli porta nel suo seno quesli occulti tesori. Siamo infalti avvisali dall’Ab. Leant! ( b ) , che col metallo delle miniere di *ar- ( ^ ) Cont: de la Lithoge: Pyrot. pnge 3 . ( a ) Siato Pres: della Sic: 7\ 7. Cap: pag: 2 ; 9 . gentb di Ali, e di Fiume di Nisi, si fosscro nel 1734* coniate alcune monete. Da una parte vi si vedea IMramagiiie dell* Imperadore Carlo VI. e dairaltro la Sicilia , coll* epigrafe: Ex visceribus meis . Per difcndere pero i miei concittadini dalP onta di si colpevole lelargo covien rifleltere, che i Rea- li Decreti dei i 3 . Agostc 1740* impedirono di tentarne bgni esperiraento . E^si riserbarono il dirit- to esclusivo di tutte le miniere metalliche alia re- gia camera Patrimoniale . Vi potria ella perb irapie- gar bene, sulPesempio delPantica Roma, uii baste- vole numero di delinquenti, » onde cavar per lo stato quel metallo, ch*essi aveano ricercato tra i » raisfatti . » Si ritrovan finalmente in questi contorni benan- che le marcarssite ( a ), alle quali il Trapanese Ab.* Amico diede il nome di mezzi minerali ( ^ ) . CAPO V. T E R M E I Greci, nazione invenlrice di tutto ilbello, di tulto il comodo, e di tutto 1 * utile, vengono ricono- sciuti dagli storici, come quei che avessero i prirai fatto uso dei bagni . I Romani che gP imitarono, ne {a ) Leanti^ Siato Pres: della Sic : T: / . Cap] IV. pag: 2 o 5 , , ( B ) Archill Prat) T: I* Par: If . Cap: XIV. pag: 5 y, spinsero le fabbriche ad un punto estrenio di lusso, e di magnificenza . Le chiamaron ©sppfoti. thermce dalla voce greca, che vale tiepidi. Avcano inoltre dei vapori caldi per ristorarsi in tempo d^ inverno . Dodeci grandi edifizj erano destinati in Roma pei pubblici lavacri, e si contavano piu di ottocento ba- gni di persone particolari . Non dobbiamo richiamare in dubbio die i Ro- mani avessero fatto anche uso in Sicilia di questa non meno dilettevole, che salutare invenzione . Non si formavano essi P idea di questi lavacri come di bisogni superflui , n?a come di oggcfti di pura rieces- sita . La lurainosa storia Siciliana ci fa ben conosce- re quale interesse davasi una volta il governo , per lo raantenimento non solo , die per la cosfruzione dei pubblici bagni. Teodosio il Grande nelP an- no 395. ordino ad Eusebio , Ministro consolare del- la Sicilia, che la terza parte delle rendite dello sta- to, venisse impiegata a riparare le opere pubbliche, ed a costruire delle terme ( A ) . Noi rispetto a Trapani restiamo nelP oscurita jntorno a’ loro bagni , Ce n’ e rimasta perb la memoria di tempi meno lontani , conservajtaci dal Dottor Fisico D. Antonio Crispo Trapanese . Egli in una delle tante sue opere ( b ), ci avvisa che il ( A ) Johann, de Joliftnn, Cod. Diplom.T. T. Dipl, XIX, pag‘ 10. { B ) De acq, therm, SS, Cosnuv , el Da- mi an 1 Drop, per Barbara 1684. '9 1 46 eoncorso degl’ inferrni diede occasione di fabbricarsj una chiesa, dedicata ai SS. Cosma, e Damiano con tutte le officine, e le comodita , nelle prossime no- stre -acqiie, che presero il nome di quei Santi. Essa e questa invero un’ acqua minerale piuttosto, che ter- male, mantenendosi maisempre iiella stessa lempe- ratura dell' atmosfera . Ei vi scopri dei priticipj^ ar- gentei, sulfurei, nilrosi, e salmastri, ( k ). Crede che scaturisca dalla parte meridionale dell' Erice assai vi- cina alia fossa, delta dell' Argenleria. Pare che cio sia conforme al canone fisico del Signor Waller, if quale sostiene, che acquce quoe sulphur admixtum ha- bere solent^ miner alia sine dubio in confinis indi-- cant ( JB ) • . , . . . Ai giorni di Crispa appanvano chiaramente i segni delle costruzioni , e delle vasche , tutlocche coverte in gran parte, ed abhandonale f c ). Ai presente pert) non se ne possono con facilita yiuve- nire i vestigj . Ei li credeva lavori dei greci Co- stantinopolitani, e ben difesi, e mantenuti dagli stes- si Saraceni ( 85 ) . Le di lui esperienze gli dimostrarono, che una tal' acqua, tuttoche trasportata in altro luogo , non perde punto la forza salutare delle sue quanta - Ei 1' applicb coll' esito il piu felice ad uso di la- Tacri . Guari con essa cotante indisposizioni cutanee. ( A ) Ibid. Sectio I. Distinction /. pag. 7 - ( B ), Elem. Metallurgn § FIIL Obser. IL vag‘ * r,. T /r ( c ) De acquis therm. Sec. I. Dist. I.pago i47 come la lepra dei Greci, la scabbia, la gotta rosa- cea, Pulcera invecchiata ec. ( a ) . M. "Sajve nel suo viaggio del 1820, e 1821. ci dice: II j a pres de Trapani une source d* eau miner ale, Piu lontana dell' anzidetta acqua , e in una contrada al di sopra di Bonagia ne scaturisce un' al- tra di torbido coiore, e che esala un odor di zolfo assai disgustevole . Le si da pereib il nome di Gar- ga Feiida . Forma essa una specie di lago spuman- te dei vapori bituminosi , . Le vengono attribuite delle pandi virtu salutari; ma 1' indolenza di tentar- ne gli csperimenti ha reso sconosciuta questa non meno, che tante altre nostre produzioni naturali . Non verrebbe fprse a consegrare . il suo noine nel lempio dell' immortalila quel Lenemerito cittadino, che si afFaticasse a promovernei vantaggi ? Non ajute- rebbe egli forse cotanti disgraziati. fSuoi simili, che ineeppati dall' indigenza , non possono uscire dalla patria , ne intrapreiidere disastrosi viaggi , onde mendicare in lontani paesi la perduta sanila? Chi aprirebbe questi asili privilegiati dalla natura all' uo~ mo sofferente, non farebbe forse servire di epoca le sue istesse beneficenze ? Le clamorose macchine del Gales, potranno essere forse piu efficaci di si eccelsi doiii della natura? C A P 0 VI. Acquedotti Una quantity di pozzi , e di sorgive, le cui ( ^ ) /did. Sect. Fll. Dist. I. pag. i48 acque pel favore della uatural' fillraziohe vengono rese dolci, e di otiimo sapore , servirono ai primi abitatori di Trapani ( 86 ) . -I di loro successori', raduuarono indi le acque in quelle conserve, da noi chiamate cisterne . Nella Colombara infatli n’ esiste una assai grande, e la piu abbracciata opinione si e, di esservi staia costruila sin d’ allora , die si voile fortif:f;are quell’ isolelta . , Ai tempi del re Giacomo , cioe nel secolo de- cimolerzo, un ingegnier militare cbiamalo Embeges riUovo quell’ acqua assai vicina, die dal di lui no- rae venne corrottamente chiamafa d/eggmt ( ^ Ci avvisa il Pugnatore che il miglior uso di quest’ acqua, sia stalo pel servizio della navigazione . L esperienza fece conoscere ai marinaj di raanteiiersi incorrotta n?i lungbi viaggi ( b' ) . I Chiaramonti d’ illustre famigba del Udfinato, esseiido abitatori di Jrapani ( 87 ) vollero appre- starc alia citta un‘ loro segnalato' favore . Fecero es- ' si venir 1’ acqua dal sud-est dell’ Erice , facendola camminare dall’ erto suo luogo , or per canali sot- terranei, ed or sul dorso degli archi smo al fonte di S. Agostino, che ha la forma di una triplice tazza marmorea . Vi era stata per 1’ innanzi una pic- cola vasea, fatlavi sessant’anni prima per ncevervi un’ altra acqua , delta Magedana^ dal nome qel pa- drone del luogo, da ciii scaturiva, ma si dove tosto abbandonare pel suo disgustevole sapore . {a) Orland. Desc. di Trapani^ pag. 38. Nobili, Tes. Nas. Cap. XXI. pag. 6g4. ■ (b ) Stor. di Trapani, Par. IF. pag. ij5. Questa fontana intanto venne coslruita nel 1342- Vi fecero situare i Chiaramonli, la stalua di Satur- no, monumento, che ci fa conoscere la mediocrita della scoltura dei tempi, per simboleggiare con es- sa le antiche narrazioni sovra questo Name, decantato fondatore di Trapani . Vollero, che i delfini scol* pili nei tempi vetusli in tutli i nostri marmi ver- sassero dell^ acqiia in queste artifiziose conchiglie . Venne quindi ella cbiamala V A cquaChiaramonta* (a). Anche questo pubblico fonte, posto nel centre della citta rimase dell' intulto negletlo . Le sorgive eminenli non discesero piu in queste pianure, e for- se per la poco intelligenza idraulica. Gh a'^anzi di queeli acquedotli si veggono seminali in ^alche parte del nostro territorio mendionale . Nell’ anno poi i 6 o 3 . ai giorni del re catlolico Filippo III. scorgendosi la citta nell’ imperioso eno di scKermirsi dalla tormentevole mancanza dell acqua, scelse colle piu dispendiose misure, un nuo- yo^monumento idrostatico. Quindi anlcTizzala da nna lettera del governo dei 17. Agosto vi port© con un tratto di archi conduttori per la lunghezza di dodici miglia, quell’ acqua, che scatnrisce dal^ sor- genti della contiada delta la Misericordia . Questa passando accanto all’ antica porta Austriaca s intro- duce in citta, e va in primo a scancarsi nel lonte sopra al fosso del castello, che corona la bellastra- da della rua nuova. Passa indi alpalazzo Senatono, alia fontanadi S. Agostino, eda quella vicino la por- ta di mare delta la Sirene, pel simulacro marmoreo di quest’ ente immaginario, hello , e mcKlruoso che sta sul dosso di un Delfino . Si divide infine in a - tre cinque minori fontane, situate per comodo degli abitanti in diversi rioni della citta . CAPO VIL Cave di Marmi* Vari autori slranieri,esingolarmente il Conte de Borch ( A ) ci ban dato un catalogo delle agate, {a ) Ljthoghr. Sicilienne Nap: 1777. i5i delle pietre fine» dei marmi ^ c dcgli alabastri di quest^isola. Mons. Sayve analizza assai meglio quei di Trapani ( a ), lo non parlerb dei macigni assai duri, e poco vaghi. Ma se si volessero analizzar bene lealtresco- verte, e con lutta I’esattezza, di cui sono suscettibili, si conoscerebbe facilniente non esservi punto alcuno della Sicilia piii ferace di marmi, quanto lo sono i contorni di Trapani ( b ) . Vengo intanto a fame conoscere al viaggiatore, e le loro differrenti qualita^ e le contrade ove si rinvengono . Dalla parte occidental e della Gitla in quel brac- cio di terra, che porta si no alia torre del Ligne, e lungo ancora gli edifizj di Trapani, si cava il mar- mo Capriccioso^ detlo volgarmente Rosone. Le sue prime strade presentano una pietra non men bella, ma meiio apprezzata, che chiamasi Pidocchiosa . Se ne trova anche in maggior copia nella spiaggia settentrionale, vicino alia tonnara di S. Giuljano, ed in quei siti, che appellansi le rocche di Amato . £ questo un marmo di color bigio chiaro , come il granito orientate , e con quantita di mac- cliie grandi, vaghe, e di capricciosi accidenti . JVella deliziosa Regia di Caserta, opera veramen- te degna dell" iramortale Carlo III. la scala fa- mosa, e brillante, venne formata della nostra pietra Capricciosa. La Corle nelRanno I'ySG. ordino al Cavaliere Gerosolimitano D. Alessio di Ferro, di far- ( A ) Voyage, en 1820^ e 1821. ( B ) Sayve^ Voyage^ <^olx Tiapani. 2Q’^ ne costruire in Trapani tutti i gradini , facendoli la^ vorare da questi periti artefici . Questa esattissima opera, die inconlib il sovrano gradiinento, si compie nel 1760; come lo contesta il Real Dispaccio dei 29. Marzo di quell^ anno , comunicato dal Marchese Tanucci al detto Cav. di Ferro. Questa sontuosa scala nel suo primo riposo si divide in due bracci, e contiene cento gradini, tutti di un solo pezzo , e puliti a specchio . La loro lungliezza e di palmi die- ciotto, con una corrispondente largliezza ( A ) . ^ Uii altro mar mo pin ancora pregeyole si e quello die diiamasi Libeccio , detto dai forastieri Diaspro tenero ( 88 ) . Esso si estrae da una cava nella contrada di Custonaci , sei leghe circa dis- costa da Trapani. Il colore del suo fondo e coral- lino, ma ornato delle piu belle macdiie verdi, bian- che, gialle, violacee, ed oscure . Questo marmo su- pera in merito tutti quei, che anderemo,a rapppor- tare, e vien tenuto in maggior conto di ogni altro . Roma 11^ e a dovizia fornita per le tante colonne porta- tevi da Trapani, e per le tante cappelle impellicciate, e ben lavorate di questo marmo ( ^ La terza qualita si e quella, che si cava accan- to al libeccio^ o tra le sue contrade , ed appellasi Jgata dolce . Il suo colore e simile a quella pietra { A ) Romanelli^ Napoli anU e Moder> T. III. pag* igu { B ) Mofig> osser. su la Sic. Invent. \(P Au- ria pag. io 3 * Vasi Itin. di Roma T. /. Giar. L pag. 84. dura orientale , . contenendo in se le stesse macchie diafane, e cristalline. Essa Tiene impicgata per or- namento di varj allari , e potrebbe rimirarla cbi ne fosse vago, nella Chiesa delia Badia Nuova, lo a suo luogo ne faro parola . altro e iin marmo bianco , chiamato col no- me del proprio suo colore. Qualche volta e anche mac- cliiato di oscuro. Lo stesso si cava in un podere delia nobile famiglia Fisicaro, appellate lo Rizzuto, lonta- no da pill di tre leghe da questa citta . Nelle rupi di S. Vito vi si trova quelb altro \ che dalla sua contrada prese il nome di Contorra- no. Porta un colore di corallo oscuro con rare mac- chie bianche, ma viene meno apprezzato del Libeccio. Un certo marmo alabastrine color di came , e con delle lividure le piii natural! , diede V etimolo- gico nome di Pietra Incarnata a quel terrene ^ d^ Glide si cava .. Questo e discoslo da Trapani da no- ve miglia circa. Una tal pietra e dolce, assai tratta- bile, e si presta meravigliosamente al bulino . E pe- ro vince ogni paragone di bellezza con quel dia- spro sanguigno, che fu cotanto in uso nei tempi della mezza eta ( 89 ) . Al di sotto di tai cavi si estrae quell’ altra , che dal suo colore si appella , la Pietra Glalla. Questa si adopera singolarmente negli ornati, e quan- do si vuole esprimere una qualche cornice dorata . Le rupi meridionali delF Erice non ne fanno mancare perfino le selici ( a ) . {a) Leanii^ Stato Pres, della Sic. T.i. Cap. IV. pag. 2 o3 . < i54 L’atbondanza di tanti marmi ha fatto fiorire fra di noi sin dai tempi antichi I’ arte di lavnrarli. La stessa ci ha dalo dei valenti lapidarj , che han- 110 fatto mai sempre risplendere la loro perizia, Lavorano i medesimi, e colla maggiore eleganza, al- tari, prospetti, custodie , avelli, cammini , tavohni, cenotafj, e qualunque altro oggetto, non meno di marmi semplici, che di commessi. > Non posso perb senza dolore rivolgere il mio pcnsiere alle due bellissime cave del marmo Libec- cio e della pietra alabastrina color di came . E I’ una*, e Ealtra si sono in certomodoinutilizzate,poi- che si vollero ricoprire di terra, onde farvi vegetare gh alberi al di sopra. Esse pero potrebbero venir facil- menle discoperte onde deslinarsi a varj oggetti di agio, e di lusso. ^ CAPO VIII. Sepolcreti Una legge di religione , e di polizia sanitaria vielava la sepollura dei cadaveri dentro ai luoghi abitati. Le stesse leggi delle XII. tavole eranoseve- rissime su queslo punto. Si temeva con ragione che 1 * aria caricandosi di molecule fetide, e setticlie, facesse respirare un gas micidiale, che a sorsi lenti, e sconosciuti apporterebbe degli efTetti assai funesti . Quindi gli Ebrei, i Greci, i Romani, ed il resto delle sagge nazioni costruivano i loro sepolcri iielle radici dei monti, ncgli antri, e nelle grotte • R go- verno politico si uni per queslo riguardo al sistema rcligioso, c chiamb perfmo la stessa superstizione a rcndeiT pin elTicaci codesti sentiraenli . Tutli i wobili perb, tutti i cittadini dovizioM non si sepellivano nei pubblici sepolcreti. Si solterravano essi in iirne di tnarmo, di pietre, o di mattoni, nol- le proprie campagne, negli orti suburbani, nei de- clivj delle colline, o lungo le strade consolari . Nacquero da cib quelle formole iniziali di Siste Via- tor;- j/^spice Viator; Cave Viator ec^ che si pone- vano in quei sassi mortuarj. Ci avvisa lo storico Dio- doro, che il corpo di Gelone re di Siracusa fu tras- portato sino nolle terre di sua moglie , alia distanza di venticinque miglia, accompagnato dal popolo, che cotanto lo amaTa ( a ) . Queste storiche verita non ban potuto veni- re ecclissate dalla oscurita dei tempi* Moltissimi ca^ daveri si sono ritrovati nelle fredde, e taciturne ca- vita della vicina montagna dell'Erice. NelP anno .1342. si rinvenne nella grotta, che chiamossi del Gigante^ o di Martogna^ uno schelelro sedente, di prodigiosa grandeza , con bastone accanto . Tocco appena si disciolse in polvere, e non se ne pole conservare, che V occipite, e tre denti ( b ). Boccac- cio nella sua Genealogia degli Dei ce ne voile tra- smettere la relazione. Egli piu amante del meravi- glioso , che del vero, lascib libero il freno alia sua immaginazione, e per amplificare quest’ oggetto co- si spaventevole , venne a darci un grazioso romanzo ( 90 )• ( ^ ) Bihl, Hist* Lib, XI, pag, 4 ^ 3 , ( « ) FazelL Hist, Sic, Lib, /. Cap, VI, pag. 21. i56 Non si puo richiainare in dubbio^ seiiza iiisui- tare alia verita dei fasti antichi, che in Sicilia il gu- sto delle urne , e dei mausolei, fosse risalito alia pill gran magnificenza. Si sa da tutti quanto gli Agri- gentini avessero fatto brillare la sontuosita perfino nei sepolcri dei loro cavalli, e dei loro augelli ( a ). Tra le tante urne pero, die doveano adornare i recinti di Trapani, citta che godeva gran rino- manza per la sua coltura, non ne restano, che poche memorie. II dippiu venne assorbito nel naufragio dei secoli, di cui ne deploriamo invano la perdita. accidente richiamb in questi ultimi tempi alia nostra conoscenza alcuni sepolcreti, e ci additb le stanze mortuarie per la plebe . Non ci dee sorprendere la distanza di esse dalla citta. II suoio abbondante di acqua non era suscet- tibile da pertutto di quelle sotterranee costruzioni . Sappiamo per altro che i ricchi sopra alle bare fu- neree venian condotti alia tomba dai medesimi loro parent! , ed amici, circondati dalle piangitrici , che porlavano dipinta sul viso una infinta malinconia . ( 9 1 ) . Pe’ plebej poi vi erano degli uomini de- dill all^ uffizio di questo trasporto, che i Romani chiamavan f^espellioni, Quattro di essi conducevano, gli eslinti sopra a certi letti di morte. ( b ). Da que- sta gente prezzolata, si portavano benissimo per cO" ( A ^ Herod . Hist, Lib, HI N, io3, Plin, Hist, Nat, Lib, Hill* Cap, LXH . ( ^ ) Nieup, Rit, Roman, Sec, VI* Cap,. VI. 5 JR exeq, pag, 3o4* si lungo tratlo, e polrassi anche credere sopra ad alcune piccole bighe . Marziale ci rammenla un ve~ spellione, che prima era chirurgo , chiamalo Diaulo cne fieri in Roma per la sua perizia in questo genere ( 92 ) . Sappiamo altresi da Servio ( a ) , che i cadaveri si trasferivano di nolle accornpagna- ti da faci faneree . Erano per altro convenienli le tenebri ad iina cosi lugubre cerioionia. U Imperado- re Giuliano E avea ordinalo con una sua legge espres* sa, onde togliere dagU occhi del popolo un cost tristo spettacolo ( ^ " x II prime di’questi soggiorni di morte, si trova in una valle del sud-esl nella conlrada delta Fan- tana Salsa^ quasi cinque miglia discosto da Tra- pani . Queslo sotlerraneo, die ha soslenulo in parte V ira dei secoli, ci presenta una specie di vestibu- lo, lungo 32 . palmi, largo 6, e profondp Ire, e mezzo . Venia queslo chianiato dagli antichi Area^ e vi si entrava permezzo di due pilaslri, che sebbene malconci, ci lasciano nondimeno vedere la lorostrut- lura, ed i loro capitelli. Queslo piano e coverto da un doppio inlonaco, che si conserva assai bene, per la perfezione di quello smallo, che in oggi cotanto si ammira, si loda, e si trascura. lo suppongo che in' quei tempi’ vetusli fosse stato queslo luogo difeso , e garentito da una volta . {a ) Comment, ad II, jEneid. ( B ) Goteff, adL, 5 , Cod, Theod, de sepul, violato. . y Disposti con curitnaia vi si osservano quattro vani semicircolari, cavati dalla gros§ezza del muro, ed.altri due, die sporgono xxeW area. Ove ad uno scrittore vengano a niaijcare le prove di fatto , vien egli obbligato a sostiluirvi le congetture'. Si pub credere perlanto cbe quelle nic- chie avessero contenuto la statua di Ecate , preside dei morti, o di Mercurio, nurae conduttore delle ani- rae al Tartaro, o di altri simulacri della Pagana Teo- logia. Egli e anche credibile, che in alcuni di quei vani vi si fossero situate le larapadi sepolcrali , che formavano appo loro un^importante oggetto religio- so ( g3 ) . ' - Sul finire del pavimentp evvi una piccola conser- va per Pacqua lustrale, di forma circolare, e del diametro di due palmi. Questa vasca venia costan- temente situata in ogni area, mgrtuaria . Vicino a queslo vestibule posto nelle terre di Giovanni Greco, vi si trovatio dei sepolcri laterizj , largbi palmi quattro , lunghi sette, e profondi tre . I raattoni sono della piii eccellente argilla , e giun- gono perfino al peso di libre Queste colombaje seminate V un V altro a righe , eran coverte dalla lunghezza di palmi setle, da una lapide soltile di marmo cenerino con macchie oscure. Le ingiurie del tempo aveano rispettato quelle pietre, che rinchiudeano i miseri avanzi dell’ umani- ta . L’interesse particolare divelse, o ruppe quelle , che erano state discoperte. Vi e anche da temere che con ardire scandaloso,. avesse mutilate lo scarpello qualche vetusta iscrizione . Accanto alia testa di ogni schelelro vi si e tro- vato costantemeate una luccrrietta di argilla, alcuni / i5g lubi, c un rasa della materia stessa . Questo sebbe- ne assai dozzinale, dovea contenere senza dubbio P acqua lustrale ( g 4 ) . Era g^ueslo in somma un sepolcreto di plebej , e quindi niente vi si e di- sotterrato di considerevole * Vi si rinvenne qualche urna ripiena di ossa, ma di creta assai trivialc , e molto guasta per gli alberi vi avean vegelato di sopra . Tutta quel tratto finalraente che si e discover- to, h assai mal concio, ed evvi poco da osservare . Si e anche ritornato in gran parte a riempirlo di terra, die cMnterdice una distinta ispezione oculare- In un^ altra contrada, che si appella Misiliscemi^ si trovano alcune stanze sotterranee, intagliate rego- iarmente in quella pietra tufacea. La figura di esse e circolare, che va a“ finire al di sopra alP eliittico, ove sono gli sfitatoj. Ma in quelle pareti, che si annun- ziano di essere state un giorno intonacate, non vi si osserva ornia alcuna di colombaje . Si e voluto cre- dere iiondimeno un antico sepolcreto per la gran quantlta di ossami,. che si scavano- sotlo alia terra di quei pavimenti . La nostra storia Giudaica ci e di face , onde conoseere che la numerosa colonia di Ebrei , abita- trice di Trapani, avesse avuto il suo cimiterio in qualche distanza' dalle mura della citta ( A ) , Le tante scritture ce lo assicurano pienamente . II real ordine del 1420 che prescrive ai Trapanesi di rion> ( ^ ) Gio* di Gio, Ebr. di Sic. Par. Cap, XXt. N. ^^ 4 -‘ i6o molestare i Giudei, e di restiluirgli aiicora le^lapidt tolte ai loro sepolcri, Come servi della camera e una memoria, die va meglio a corrobborare tultc le storiche nozioni, pervenute sino a noi. Dobbiamo ben supporre che quei niarmi se- polcrali , rivendicati dagli Ebrei , avessero dovuto contenere una qualdie eleganza . Non e altresi im- probabile che avessero poiiato alcune iscrizioni, o eerti geroglifid almeno, coni6 una scriltura capace a fissare certe idee fuggitiv'^ . Ma la mancanza di sincroni monumenti, trofeo del tempo distruttore, ci abbandona air oscurita . Sappiamo bensi lo spazio , che separava quesb domicilj dei morti da quei dei viventi . Si richiedeva da loro che fossero un poco rimoti, onde allontanare ogni nociva esalazione ( 95 ). Non ha guari che il caso ci apri alcuni staccatl sot- terranei, ben difesi contro al furore dei secoli, nelle terre del Sig. D. Giuseppe Galvino. Questa scoverta ci tolse dair incertezza, e ci svelb varie fosse destina- te a racchiudere nel loro seno i cadaveri degli E- brei . Esse si ritrovano d’ inlorno alia slessa di lui villa, e dentro perfino al suo giardino . Non vi si e perb rinvenuto nulla di riinarcabile . Alcune lucer- nette di fina argilla, di color rossiccio , erano i soli ornaraenti di quegli sclielelri Israclitici . Ma non insistiamo piu oltre sopra a queste os- servazioni cosi ribbuttanti alP umanita . Andiamo a fissare i nostri squardi sopra ad oggelti, e piu pia- ccvoli, e piu ridenti. "V •V “V "X* { d ) Ex Joharm. Scannatella^ i6i CAPO IX. ISCRIZ lONI Sin dallo scorso secolo s’ intraprese in Sicilia il lode vole costume di disotterrare le opere antiche, per iilustrare la nostra storia , e per vestirci degli ornamenti greci , e romani . Prima pero di quest’ epoca, doe nell’ anno cavandosi la terra per giltarvisi i fondameiiti della Chiesa di S. Rocco , ci fece ritrovare 1’ azzardo cinque colonne marmoree , con iscrizioni , che parvero di caratteri afFatto scono- sciuti ( 96 ) . Possono forse essere quei marmi, dei quali ci fa menzione 1’ Orlandini, e ch’ei credea es- sere adorni di antichissinii caralteri Punici. ( A ) Cliecclie ne sia di cio egli e certo che molti viaggiatori, che si spacciavano per esperti iielle lin- gue^ orientali ^ s’ impegnarono a tradurli . Si rimase perq sempre con incertezza sulla solidita di quelle versioiii ( 97 ) . Altri piii intolleranli, e forse an- che meno dotti nella scuola Steganograjica , avean protestato di non riconoscervi ne lettere alfabetiche, ne simholiche . Ma il non mai lodato abbastanza Ab. D. Rosa- rio di Gregorio coll’ estenzione de’ suoi lumi, vi scopri una scritlura Cufica Saracena ( 98 ) . Ei col- la scorta del Signor Adler , ( b ) ci fa notare ( ^ ) Desc. di Trapani^ pag. 26 , ( B ) Mus . Cufic. Borgian. f^elitr , 21 i 62 ia differenza di questi caratleri, die s’ incontraiio spesso nelle monele Arabe, con quei dei loro m^q- scritti. Ei confrontandoli ha osservato, che pochissi- me lettere presentano la stessa configurazione , sem- brando di essere a prima vista di un affatto diverse linguaggio . , . . / \ Egli quindi nella sua dotUssima opera t, * ) rapporta questi naonunienti' Cuiico-Sicoli^ che si con** servano nd Chiostro dei PP. del Terz’ Ordine di S» Francesco, e li traduce come qui appresso. I. COLONNA ( ^ ) Rer. Arab, qum ad Hist. Sic. Sped. Clas. I. N. VI. pag. -U. COLONNA In nomine ton, 5 ,sufficienf;ii Hei wnscra- mUcricordii,, jncaDeuscst. rlass/*nli*‘° Cdnomco Ab. di Gregotio in quella nitdesima dell , opera sua ci presenta al nume- Tft VII auest’ altra iscrixione delP istessa nalura, che sta nel palazzo della famiglia Emmanuele . Ei la spiegb in queslo modo . Ci rimangono ancora degli altri simili rnonu^ menti, scritti in uguali esotici caratlen^ma assai cor= UnrSpevole negligenza lascib destrurre tan- te altre lapidi, la cui cognmone ci sarebbe d. molto interessante. Noi siamo debitor! ai stranieri, e nazionali per averci crizioni , che credo bene aeconcio di qu\ nferire. iGj 11 Principe di Torrenmzza D . Gabriele Lan- ccllotto Castelli ci trascrive la segiiente ( A ), che esi- steva nella Chiesa del Coavento degli Agostiniaai Scalzi. IV. I. CAESAR. FL. VALENTI. PIO. FELICE SEMPER. AVGUSTO. M. VALERIVS. QVINCTIANVS. V. C. CON. P. S. CLEMENTIAE. PIETATIQVE. EIVS. SEMPER. DICATISSIMVS. Ei la ricavo da uii manoscrilto di Vincenzo Auria, che porta il titolo di Epiiafj, ed Iscrizloni raccolte in Italia^ ed in Sicilia ( 99 ). lo tralascio su di essa ogni qualiinfjue osserva- zione, contentandonii di rapportare le parole mede- sime del Torremuzza . Idem Valerius Quinctianus Consular is Pro- vinciCB Sicilice^ qui binos ante excriptos lapides Va- lentiniano Augusio dicaAt^ hoc quoque Flavio Va- lenti ipsius V alentiniani frati^ et in Imperio Con- sorti tiiulum posuit. V. D. M. PETRONIA. CYANE. SIBI. VIVA. POSVIT. Giorgio Gualterio ( b ) e lo stesso Torre- ( ^ Veter. Inscript.. Classis IV , fol. aXXVII . { B ) Antiques Tabula: N. i4j . 22 i66 muzza ( A ) ci lianno registralo questa iscrizion mor- tuaria . li prime di questi autori ci fa conoscere che vicino al chioslro di S . Francesco nella slrada che porta il Home di Balatella, eravi un gran vaso se- polcrale, col predetto titolo. A questo monumento venian soUoposte le tre Grazie , e per esprimermi con lui, mutuo amplexu nudis . Ma tale urna fimerea , che occupava allora un site fuori della citta , travagliata per tanti secoli dall^ incleraenza delle stagioni, e non ajutata da op- portune riparazioni, venne affatto distrutla. VL EIKOin OTAIANE TOATON ETTTXia ..... In un"* epoca non molto da noi lontana anche peri quest’ altra greca iscrizione. Esisteva la medesima in Bonagia, nel predio di D. Giovan’ Antonio Fisicaro ( lOO ). Ivi D. Marco Fisi- caro di lui nipote vi facea il luogo di sue delizie , e de’ suoi piaceri. Ivi davasi egli in braccio ai suoi consanguinei^ ed a’ suoi amici , quando i riposi belli- ( A ) Ibid. Classis XIK foL i8o. ci gli accordavano di reslituirsi in seno allapalria. ( lOl ). Lascio le lacune di queste tronchc parole gre- clie y Domestico . . . GiuUaneo . . . Preside . . . Eutichio . . a quegli ariliquarj, die dar si vorrauno il vanto di averle saputo rienipicre, e di aver coipi- to al segno in mezzo a cotanta oscurita . CAPO X. M O IN E T E Sotto al generico nome di monetc vado a comprendervi ancora le medaglie. Tultoche queste non sieno appartenenti a peso alcuno, ne indicassero un segno di valore pel commercio, sono nondimeno il pill brillante testimonio della coltura di un popo- I05 delle sue arti, e del suo incivilimento. La Sicilia ne conta deile antichissime, die al- cuni ban creduto coniate perfino nei giorni dei Si- cani . I nostri piii illuminali nummografi ci ban fatto conoscere, cbe nei secoli antiebi quasi ogni citta della Sicilia avesse avuto la sua zecca, per istam- parvi le monete di oro^ di argento, e di rame(A). Le loro epigrafi Greche, Punicbe, o Romane, ne fan- no lucida prova . Si vuole da alcuni esperti fi- iologi, cbe le stesse monete da traffico abbiano avu- { A ) Leanti , Staio Pres, della Sic. T. If. Cap. pag. 537. 22* to la loro origine in Sicilia nei tempi della secon- da guerra Punica, ( A ) . Con la scorta intanto dei migliori maestri nell* antiquaria vengo a ragionare partitamenle di alcune monete di Trapani , che per lungo correre dei se- coli sono pervenuti infino a noi. I. A. Questa prima niedaglia in argento, prescnta da una parte la testa di una donna, con crespa chio- ma , e con ornamenti al collo, ed alle orecchie . Si osservano al rovescio due mazzuole a guisa di scettri, racchiuse in un doppio quadrate . La greca iscrizione APEIl ANHN viene a comprovare V asserzio- ne dell^ Abate Amico. Egli narra , che Trapani nello ( ) Tedes. Dissert, De Numis.origme . . i 6 g state di sua floridezza ayesse coniato delle monete con la propria impronta, apponendovi mai sempre r epigrafe Drepanon ( 102 ). Son varie poi le opinioni circa al volto di quella donna . Chi la crede di Licasla , regina di Trapani, e chi di Venere, il cui cullo si attrihuisce ai Sicani ( a ) . Altri poi non vedono in Licasta , ed in Venere che una medesima persona . Egli e pero infallihile che la Dea degli amori , cli^ Enea chiamava sua madre , ahhia riscosso in questa citta il tribute di un culto . Pomponio Mela ci fa note, che quel passaggiero Trojano le avesse anco quivi eretto un altare. J^eneri^ quoe Drepani colebatur , jEjieas iransieiis altare sacravit ( j? (. Il vetusto, il ricco, il famoso tempio innalzato in Erice, estese la venerazione per la madre del Nume della sensi- bilita , in ogni qualunque angolo della Sicilia. Cosi Polibio : Veneris ibi cedes dmtiis , et culiu to-' tins Insulce clarissima . ( c ) I di lei riti, che facevano onta alia purezza dei costumi, eransi pursi stabiliti nelle piu lontane region! . Roma, la super- stiziosa Roma, levb a Venere Ericina due rinomati tempj, Tuno nel Campidoglio, e P altro fuori porta Collina ( n ). ( ^ ) DiBlasi. Storo di Sic. Vol. I. Cap. X, pag. li^o. ( B ) De situ orbis . ( c ) Hist. Lib. I. ( n ) Tit. Lw. Deca III. Lib. III. Cap. XXII. ^ 170 Parmi quindi, die la venerazione cosi eslesa, e die aveasi singolarmenie in Trapani verso la Dea dei piaceri , fonda bene il giiidizio di esser la testa della presente moneta quella di Venere, e die un tal parere, venghi a tormentare di meno le difficolta cor tanto oscure degli antiquarj. II. f . — -■ Parula ( a ), Avercampio ( b ), d^ Orwille ( c ), Rav ida con tali carilatevoU provvedimenli custodi de’ costumi, impedi die la deboie ragione cedesse al di- sordine , ed apri alle ragazze una scuola, onde po- tessero apprendere a divenir buone madri di fami- glia . In qiiesto asilo in cui si tengono lontane le fanciulle dal tumulto delle iiasceiiti passioni, la reli- gimie difendilrice di loro innocenza, impedisce die vi penctrasse I' alilo contagioso della corruzione . Le confida lo slabilimenlo sotto la disciplina di alcune Terziarie di S. Francesco, per allevarle nelle istitu- zioni iiiorali, ed in lutti gii esercizj loro convenient ti, fino a die si danno a marito . V eredita del Barone del Palazzo, unita a quel- ia di Vito Fardella, e di altri splendidi Cittadioi, am- niinistrate dal Santo Monte di Pieta, vengono diret- te ad un moltiplice numero di opere di pubblica beneficenza . Questo Conservatorio educando nel suo diiostro, ed alimentando cotante miserabili Fanciulle, apprcsla anclie alle medesime una dote proporziona- ta ai loro natali, ed alia condizione dello sposo . Questo stabilimenlo nudrisce inoltre , e perfino ill seno delle proprie case, un gran numero d^ infer- lui di ogni sesso. A parte di una sovvenzione gior- iialiera, li provvede altresi di Medici, e di Cerusici, prendendo ogni qualunque rimedio dalla farmacia propria di questo pio statute. Gli angusti limiti, die mi sono prcfisso , altro non mi permettono su questo assunto , die di rife- rire rapidamente un altro oggetto di sua liberalita . Gli amministratori di questo Monte con una mano occulta, e benefica, versano i loro segreti soc- corsi alle famiglie ragguardevoli , cd oneste alle^ Tedove , ed alle pupille, sbigottile nella loro vere- condia.dai colpi dellMndig’enza. In tal maniera vengo- no i governatori a sottrarre tante infelici, perfino dal peso umiliante di coprirsi di rossore, e di ver- gogna nellMmplorare un ajuto aMoro eslremi bisogni. Oh quanti mail, lacrimevoli conseguenze della pover- ta non vengono cosi impcditi, ed allontanali ! Pro jette; Prima delle piu cospicue cilta della Sicilia ^ Trapani fu presta, ed operosa ad aprire un asilo ai disgraziati figli di furtivi piaceri. Sul ilnire del se- colo dccimosesto diinorando in quesla il Vi cere Con- te di Olivares, si forni un luogo, per accogliere tut- ti quei bambini , che non avrebbero potuto giustifi- care i loro genitori. Vi si costrui per le fancinlle un novello Conservadorio, accanto alb ospedale gran- de, e sotto gli auspkj di S. Antonio Abate . Fre- nossi allora ogni attentato degno delle piu esecrabili Medee , o di quelle almeno, che abbandonavano mi-' seramenle i loro parti ad esser il pascolo di cani, ad una certa barbara morte , o alF opera del capriccio. La pill ben fondata polltica, interdisse ogni ricerca sii i dissoluti autori di quegli enti, ai quali il rosso- re ha vielato per sempre di riconoscersi . Non erano perb bastevoli quest! provvediinenti, disposti* soltanto per non essere violate le sacre leggi della natura . Bisognb cbe le leggi per la sus- 19 ^ sistenza, unit! fossero a quelle della sicurezza . ' La citta, che avea preso in tutela quegU esseri innocen- ti, e svenlurati, li provide di tulto il bisognevole nelle varie epoche dei giorni loro . Nei primi period! della vita, lascia lo stabili- mento i bambini nelle maiii di quelle balie, alle qua- li gli ha confidato. Richiama a certa eta le ragazze da quelle donne mercenarie, e le deposita in comu- iie dentro a questo asilo di beneficenza . Quivi le sottopone alle direzioni di alcune Anderine , e le va perfino a dotare nelP eta capaci di avere uno sposo. Lo slaluto restituisce poi voleiitieri quei fan- ciulli a quelle genitrici , che avendo lascialo anlici- pare alPamore i suoi dritti, fregiate poscia dei sacri vincoli malrimoniali , reclamassero i titoli di loro perlinenza . Ma questo cosi saggio , e . cosi prudente stabi« limento, che assicurava con la vita il trionfo del pu- dore a tante infelici, a cui P avea direlto Poracolo della pubblica utilita, lia riportato degli urti molto funesti, che sembra di avere quasi in oggi cambiato la siia primiera destinazione . § 3 . Donzelle Disperse Un altro monumento di carita si ammira neP la istituzione del Collegio delle Donzelle Disperse. Fu esso opera dei Padri della Compagnia di Gesii, (lai quali venne messo sotto al patrocinio della Ver- gine . Questo luogo fondalo ii ell* anno i634- lungo la slradadelle prigioni, accogliele ragazze quasi del tuUo abbandonate. Non visi ammettono pcrb quelle, la cui eta fosse maggiore di anni died. Se ne voile loro pre~ scrivere una cosi tenera, per rimuovere ogni sospelto di essere state sedultrid, osedotle, e di non essersi giara- mai inviluppate nelle infelici conseguenze della colpa. Vivon quasi tulte delle proprie fatiche, non ap- prestandole lo stabilimenlo , che alcune tenui sov- venzioni . I lavori dell* ago, delle paste, e di tanti altri oggetti , cbe si moltiplicano in loro soccorso , le sottraggono da ogni colpevole inei'zia . Menano esse i giorni loro nella piii auslera, ed edificante ritiratezza. Racchiuse in quelle mura, restan prive di ogni qualunqiie aperlura sporgente su la strada, e inancan loro perfino le grate di. un parla- torio . Vengono in tal maniera allonlanate dal con- tagio dei vizj, ed al potere quasi irresistibile delle prime impressioni dell* infanzia, della gioventii, e di loro volubile immaginazione . Per la deficienza pero di una propria Cliiesa, son* esse coslrette nei giorni festivi a gire nella vi- cina Parrochia di S. Lorenzo. Non escon pero giam- mai separatamente : ma tutte in comune , con un manto cenericio, precedute dalla croce, e con la com- pagnia, e sorveglianza dei proprj Rettori . SulPalto della porla d*ingrcsso vi si vede un qiiadro maniorco di basso rilievo . Rappresenta esso la Vergine coronala^ che accoglic sotto al suo manto alquante donzelle . Ai piedi dcllo stcsso vi si Icggc, Orbatarlm Parentibus Puellarcm Domicililm Regina Virginum Tutfxare Anno Salctis MDCXXXIV. IsriTrirM. 194 S 4- Gesi3^ Maria , e Giuseppe . Nell’ anno i 65 o. le nobili Angela Fardella, ed Angela Zuccala Terziaria dei Selte Dolori , apriro- Do cjuesto ricovero, per le Gentildonne del paese ^ die rimanevan prive dei loro piu intimi parenti . Venne anco destinato per quelle, i cui dislurbi do- niestici le facessero bramare un luogo di riposo , di quiete, e di solitu^ne . Gli si fabbricb una Chiesa sotto 1’ invocazione di Gesu, Maria, e Giuseppe , donientre sedea nella Caltedra Vescovile di Mazara Fra D. Alessandro Caputo; e le due suddette Signore vi fecero alcune donazioni • Le monache che vi soggiornano , ve- stono r abito di Agosliniane Scalze . § 5 . AdDOLOR ATA Maria Napoli, ed Omodei nell’ anno fe- cc elevare una chiesa in onore del Patrocinio della Vergine Addolorata. L’erede della Napoli, Cavalie- re Fra Francesco Omodei, dell’ ordine Gerosolimita- no, ideb di ereggerle accanto un Conservadorio, per le donne penitenti . Assegnolle a lal uopo unitarnen- te al palazzo, le officine, i magazzini, ed ogni altro oggetto analogo alia loro dimora • Questa dotazione stipolata nelle tavole di notar Baldassare Renda, sot- to i 28. Noyembre 1746* venne autorizzata da Monsignor D. Giuseppe Slella, Vescovo di Mazan, dimorante allora in Trapani , Di sua facolta sc ne fece- la solenne islituzione, secoudo die apparisce da- gli atti della Gran Corte Vescovile , sotto al giorno medesimo . Quel Fondatore nel suo teslamento pres- so lo stesso di Renda, in data dei lo Agosto 1771. chiamb inoltre questo Conservadorio , per erede di tutti i suoi beni . Le Religiose coll^abito di Servite presiedono quali maestre, e direttrici di tutte le donne in esso raccolle. Sorvegliano altresi su di quelle, die avendo offeso i costumi, possono merce quell* austero rcgo- lamento venire rimesse sul sentiero della morale , e delFonore. Venne poscia costruita in questo Conservadorio una prigione civile, col nonae di Spartimenio. II suo pggetto si era quello di rinserrarvi le donne colpevo- li di reati leggieri, e che non meritavano di venire punite da tuttb il rigore della legge. Le autoritk co- stituite le castigavano in guisa cosi decente delle lo- ro mollezze, del loro ardire, e dei loro error! . GPinsulti perb delle stagioni, e piii ancora la mancanza degli opportuni ripa^i, hanno di gia ren- duto inutile questa solitaria dimora , CAPO XV. OsPED A Lr La moltiplicita degli Ospedali e il piii brillanr te testimonio dell*antico spirito del nostro patrior tismo. Quest! luoghi, stanza d* injferpaita , di gemir 25 * 1 96 ti, e di dolori ; quest! deposit! della rnendicita, ore gl’ infeiici slretti dal bisogno , vanno a rlcercare dei rimed j contro alia violenza dei morbi, furono eretti da! sensibil! Trapanesi, con le tante largizion! in pro delF uraanita. Cercarono essi in ogri! modo di ripa- rare alle debolezze della nalura , e spesso spesso ai falli delle passion! . Noi ci occuperemo in prima delP Ospedale Grande . s •• Ospedale di S. Antonio Abate Ebbe questo il suo natale in tempo delle farno- se Crociate , ai giorni del re Roggiero verso 1’ anno 1129. II frequente tragitto di tante genti per la So- ria , lasciava qui abbandonati molti individui op- press! da^ malori . Mossi i Trapanesi di compassio- ne per quei languenti, che non aveano in questa citta un ospizio nazionale, gli aprirono opportunamente un luogo, allora vieino alia Chiesa d.i S. Pietro. La no- bile famiglia Luna vi apprestb le stanze tutte ad es- so necessarie . Questo stabilimento fu posto sotto la invocazione di S. Antonio Abate . Somministrb esso a tutti gPinfermi il vitto , le medicine, gli ulensili, i ministri sanitarj , i serventi, ed ogni piii opportu- na comodita , onde tentare nel miglior modo possi- bile di liberarli dalla morte, 0 di addolcir loro una vita languida, e dolorosa ( A. ). NelPannopoi iSgS. (a ) Pugnat. Istor. di Trapani^ Par. Ilf. pag. 12Q. ‘97 veime irasferito ncl sito attualc, piu ampio, piu co- inotlo, e pill salubre . Voile il re Martino, con suo Decreto dei 6. Giugno 1399. daio in Catania, a dimanda diFra Ste- fano delFOrdine di S. Antonio di Vienna nel Del- finato , die quest’ Ospedale di Trapani, si aggregas- se a quello di Vienna. NelP epoca perb del re Al- fonzo era csso divenuto di regio dritto ( A ) . Le largizioni del Capitano Lazaro Locadello lo resero dovizioso per le sue pingiii entrate, pe’ suoi nobili edibzj , e per la sua posizione . n Vicere Conte di Albadalista ordinb nclP an- no i 588 . die si mettesse sotto alia cura dei Padri di S. Giovanni di Dio, detli i Benfratelli. Quest! Rc- golari non avendo bene amminislrato le rcndile di un cosi pio stabilimento,nelP anno 1596. lo abbando- narono . II Comune ne riprese il governo , che afii- do a’ suoi rappresentanti, eletti dal Senato . In questo asilo di mali, e di mendicita, vi si praticano graluitamente a tutti quei bisognosi die vi ricorrono, le opportune operazioni di Litoiomia. In CURAEILI Mercc un pubblico Consiglio della Citta, tcnuto al 1. Aprile i 54 ^* fu dischiuso questo luogo , sotto ( ^ ) Pirn , Sic, Sacra, T. [IL NoU FI, pag, 881. 26 gli auspicj di S. Sebastiano , per ricevere , ed ali- mentare le infelici donne paralizzate . Quivi si ap-^ prestano loro quei consolanti ristori, capaci ad ina- ridirne la sorgente, o a correggerne almeno in par- te Taniarezza. •Su la porta della sua antica situazione vi si leg- gea quindi con giustizia. Incurabilium Hic Verb Curam Sino all’ anno i588. venne governato da’ Ret- tori scelti dai Giurati . Lo stesso Vicere , lo voile affidare alia cura dei Benfratelli . Questi dopo di a- verlo malmenato , lo abbandonarono, come avean fat- to coll’altro di S. Antonio. II Comune ne riprese P amrninistrazione, che fece esercilare per mezzo de’ suoi Rettori . §3. S. Sebastiano Trapani coslantemente vigile sopra a tutti gli oggetti di pubblica beneticenza fu renduta consape- vole , che un morbo ignoto a’ padri nostri, diffuso avesse in Europaisuoi mortiferi veleni. Si determi- no allora di aprire un novello ospizio alia languen- te umanita . Quindi nelP anno i5Sg* autorizzata el- la dal Vicere Conte d’ Albadalista, lo destino alia cura di quelle malattie incomode, e vergognose, cag- gionate dalla putredine della dissolutezza . In questo asilo, dedicate a S. Sebastiano Martire, vi si curano due volte alP anno, cioe nella stagione dei fiori, ed in quella dei frutti, tutte lesordidein- fermita, di una venere vaga , e passaggiera, Quivi si adopera ogni rimedio, Capace a dehcliare gli attac- chi, che si dirarnano dalla sorgenle della vita, e dei piaceri ; e quivi si ahbattono gli orribili mali , ap~ portalori di ulcere, di macchie, di esplusioni, di ca- rie, ditumori, di dolorose sensazioiii, e della catena insomma di tutti i sintomi i piu spaventevoli . Questo stabilimento inline, che accoglie i Citta- dini non meno, die gli stranieri; che vi riceve in istanze dislinte, e separate, e F uno, e F allro sesso , avvisa anticipatamente le circonvicine citta, onde sa- persi il giorno, in cui esso imprende le sue benefit die operazioni S 4- Pelleghini, e Convalescenti. 0 Un altr^ Ospedale solto il litolo del Nome di Maria, riguarda a due importantissinii oggetti . Il primo di accogliere , e di mantenere per tre giorni tutti i Pellegrini, die arrivano in questa citta; Faltro di apprestare tutti i soccorsi possibili nella convale- scenza di quci, di gia travagUati dagli orridi mali sifilitici, onde restituirli alia perfelta sanita, e cancel- la re in essi perfino le inarche mostruose della loro scostumatezza . La sua fondazione risale sino alFanno i63o. per opera del Sacerdote Tommaso Naso , e del Padre Giacomo Adragna Garmelitano . Il Sacerdote Tommaso Mallo al i . Settembre i633. vi fece un assegnarnento di 5oo. scudi an- nuali, e diedc perfino la propria sua casa , onde formarsene F ospizio . 26 200 Quest! qualtro ullimi stabilimenti di pubblica beneficenza , che furono per lungo tralto di tempo fra loro separati, si ritrovano al presente riuniti in un luogo solo, spazioso, e diviso da una strada mae- stra dalF Ospedaie Grande di S. Antonio. Esso perb viene compreso sotto il generico nome di Ospedale dei Pellegrini. In questo luogo finalmente i Professor! di fisi« ca, e di chirurgia destinati alia vaccinazione, vengo- 110 ad esercitarvi gratuitamente la salutare inoculazio- ne col pus vaccina.^ onde arrestare la forza velenosa del vajuolo spoTitaneo, e naturale * Sotto di quest! ricoveri di mendicita vi sono altre due case, destinate ad accogliere i poveri , si maschi che femine , mancanli delF agio di dormi- re. Ricevono essi in ogni sabbato una certa sovVCn» zione dallo stabilimento . Ma quest! due soggiorni della miseria, anelano il solTio della vita , ed implorano die una mano provvida, ed un cuor sensibile venissero a sollevar- ii dalFattuale decadimento , ove si ritrovano. § 5 . Regio Ospedale Militare Faro breve inenzione delP altro magnifico regio Ospedale Militare del titolo di S. Sebasliano . Esso c piantato nel miglior sito della citta , e guarda tut= ta la spiaggia , il porto,ed il mare meridionale . E lornito di gran sale, di una Chiesa curata , della propria farmacia, e di tulto cib insomma , che k 201 mano liberale del Sovrano , va ad apprestare ai di- fensori dello statp. Quivi vi fanno costantemente le sezioni di ano- tomia patologica a tutti quegP individui , che vi fi- niscoiio i giorni loro . CAPO- XVI. Monte di Pignorazione Fra le tante istituzioni di pubblica beiieficenza, che abbiamo descritto, pur mancava in Trapani un monte di pignorazione.- II Barone Francesco Destefa- no dispose nelF anno 1795. che sene aprisse iino, clo- tandolo a sue proprie spese. Ei ne fece un dono alia patria, e lo diresse a favor dei poveri, dei quali voi- le, che si ricevessero le robe in pegno , per opporsi alle prave usure di coloro, che accrescevano la pover- ta, alia stessa poVerta . Non vado ad esteiidermi piii oltre di quanto con- venga ad una compendiosa descrizione . Mi ristringo quindi ad accennare soltanlo che vi esistouo ancora cotante Compagnie, Confiaternite, Fratellanze, Cor- porazioni ec, al nuinero circa di qiiarantatre . Que- ste istituzioni sono tutte diretle a pro deir umanita . Chi dee questuare, per dar delle refezioni ai carce- rati nei giorni i piii solenni; chi assistere agli Ospe- dali; chi portare al sepolcro gli estinli; chi estingue- re il fuoco delle domestiche , e delle straniere dis- senzioni cc. Molle di queste belle opere apprestano a- gFinfermi che le appartengono, mcdici, presidj , e giornalieri bastevoli soccorsi . Quasi tulte danno an- 20'Jt nualmente delle doti alle ragazze orfane di un padre, ehe fosse stato membro di quell^ arte, di quella fra- tellanza, o di qaeila corporazione . Possiamo quindi riguardarle con ogni giustizia, come altrettanti depo- siti di pietosa liberalita . CAPO XVII. AcCAlDEMIK Sul modello delle piii colte citta d* Europa fu- rono istituite in Trapani alcune Accademie Letterarie. Parlerb altrove di quella dei Reali stud] , consecra- ta dal Monarca ad accendere P amor verso le scien- ze, ed a dilatare le didatticlie discipline . Vengo in questo luogo ad occuparmi soltanto delle altre, come un testimonio convincente di nostra cultura . Enciclopedia, alia voce Jcademie^ fa men- zione delle Accademie Poetiche di Trapani. I mem- bri di una di queste societa , appellaronsi da prima della Lima^ norae del suofondatore ( A ). Vollero indi nominarsi della Civetta , uccello sagro a Mi- nerva. Nell^anno 1723. la Signora Girolama Lauri- fice nella raccolta delle poesie intitolate, La Duma in Parnasso , ( b ) si riominb fra gli Accademici del- la Givetta di Trapani, V Incognita . Questo coro poetico ripete la sua origine sin dal secolo XVI. secolo in cui brillb la famiglia dei {a ) Nob. Tes. Nas. Cap. XXIII.pag. j 83 . ( B ) fmpresse in Palermo^ per Toscano 2o3 Medici ^ c secolo a cui Ta debilrice F Italia , delle sue moderne Accademie , Questa letteraria adunan- za venne ristorata, e ridotta in miglior forma ai 20. Aprile 1760. facendosi ella ben conoscere, per le tante sue rime, pubblicate in Tarj tempi oltenne, che molti intelligenti scrittori ne facessero onorata menzione . Ci lascio scritto tra questi, il francese M. du Passer; Jiorisce in Trapani V Accademia della Civetta , ove gareggia non meno la poetica , che V oratoria bellezza^ traitando di mano in mano dei dubb]^ e dei problemi^ sopra a varie scienze. ( ^ . II suo stemma moslra nella cima una civct- ia, e iiel centre una cornamusa, col tubo porta-fialo immerso nelF onde . Si ll^ura, che da quelle spume iiscisse iin suono armonioso , onde evvi alF intorno Fepigrafe, cavata da un verso di Virgilio . Fit soniius^ spumante salo ( js ) . Al pill basso vi si vede una lima , emblema delF autore . NelP anno 1788. ad emulazione di questa sene apri ur/ altra , delta del Discernimenio . 11 Governo con Decreto dei 22. Maggio 1792,1a confermo. Era stata promossa quest’ adunanza dalF Avvocato Barone Giuseppe Fogalli; ne fu il Mecenate il Decano D. Salvadore di Ferro, indi Ciantro della Cattedrale di Mazara , Vicario Generale , e Capitolare della Dio- cesi , nominato in prima alia sede di Lipari, e po- scia consecrato in Roma a Vescovo di Catania ai 16. Marzo 1818. ( 112 ) . {a ) Traite sur la nature dii Comerce. { B ) AEneid> Lib, IL Vers, 2og, lo non posso fennarmi nella langa narrazione tie’ poeli Trapanesi,' eiimli illustri degli altri canto- ri Siciliani* Ne nominero quindi parecchi, pretereii- do gli altri tiitti, die non dovrebbero invero dirnen. ticarsi. Riguardo poi ai viventi, osserveib il pin rigi- do silenzio, e saprb rispettare la loro modestia, tut- tocche venisscro accampagnati dai pubblioi applausi. Varj scienziati Trapanesi consecrando ii loro estro alle Muse, vollero addolcire coi loro canti 1 ’ au- sterita delle didascaliche discipline. Sebene avessero conosciuto, die il lingiiaggio della prosa fosse piu idoneo di quello della poesia alia comiinicazion del- le idee, si rivolsero nondiineno ad esprimere in ver- si le loro, aniraandole con un armoniosa locuzione . Due Storici Siciliani ( A ) fan menzione di un certo Artemio poeta , e filosofo Trapanese , figliuolo di Ardiiloco , e di Nicolide . Fu in prima discepo- lo di Timeofonte, ed indi di Aristodemo. Scrisse egli in Greco ; Elegiam de suavitaie Arisiodemi , et ariditaie Athencdori Philosophic come altresi; An- chisce vitam^ eiusque transiium. Soggiungono inol- tre i due allegati autori, di aver egli cessato di vi- vere in Trapani di anni sessantotto. I nomi di Ber- nardino di Bernardo, di Vito Sorba, di Bonaventu- ra Stabile, di Filippo Polizii, di Cosmo Pepe , di Vincenzo Barbaro, di Bernardo Bonajuto , di Tdm- maso Fannuto Picenumbro, di Leonardo Orlandini, delP Abate Giuseppe DeLuca , ( ii 3 ) si meritaro- no un luogo di onore nelle regioni del Parnasso. ( ^ ) Mug. in Novo Laerlio., pag. 121. Ben- da- H add. Sic. Bibl. J^eius.^ V^§' XlJ'llI. 2o5 CAPO XVIIL SCIENZE Queste isliluzioni non aspiravano che alP amena letteratura . Nell^anno 174^. regnando P augusto Car- lo III. sotto gli auspicj del Vicere Principe Corsini, e del Senato di Trapani, ad eserapio di quella della Capitale, se ne formo una novella, onde promovere Parte salutare della medicina, \ § Medicina Nel di 19. Marzo 1740. se ne fece la solenne apertura. Questa societa composta di Dottori fisici , e di chirurgi si accinse a dare un nuovo incremento alle scienze mediche, ed il Dott. Giovanni Cottone vi recitb una dotta orazione latina . Prescrivono le sue leggi di adunarsi una volta al mese nel grande Ospe- dale di S. Antonio; di trattar\i gli argomenti pro- posti nelP ultima seduta ; di farvi spesso le anolo- mie , e specialmente nelle ricorrenze di morbi uni- versali, onde viemeglio conoscerne le cagioni, ed appli- carvi giudiziosamente i rimedj, e rimedj corroborati dalP esperienza. Di stendere in fine tutti i loro sudori intorno a quesP arte benefica alPumanita, e verso ogni oggetto Paiologico^ ma particolarmente in ri« guardo al uial pestilenziale ( ii 4 ) • Questa fisica adunanza e quella, che fornisce di land eccellend Medici Consultori la nostra Deputazione Sanitaria, una delle principal! del Regno . Molto prinia perb di questa ixiedica societa, era- si Trapani coronata di gloria, pe’ suoi celebri Dot- tori, che aveano penetrato nelP oscuro sanluario d* Esculapio. I nomi di Pietro Parisi, di Giovanni Gris- po , di Antonio suo figlio , quello di Erasmo Salato, di Andrea Spina, di Pierio Fica, di Giuseppe Isio Greco, di Alberto DiBlasi di Benedetto Genuisi , di Antonio Roasi, di Gio. M. Cottone banno ottenu- to gli applausi dei dotti in questa facolta, e vennero le loro opere universalmente applaudite, ed amraira- te . § Giurisprcdenza E aliena del mio scopo la storia dei nostri Giu- risperiti. Mi daro pure il peso di nominarue alcuni, che fecero risuonarje il forO, per mascbia , dotta e trionfatrice eloquenza . Varj di questi figli di Astrea, merce le luminose loro opere, ottennero dallo Stori- co Moreri, gli elogj i piu segnalati. Nel secolo de- cimoquinto , secolo in cui fioriva la scienza legale nelle piii cospicue citta della Sicilia, Trapani si vi- de coronata da* insigni Giuristi. Il re Alfonso in un suo Capitolo si esprime cosi : Panormi^ Messance^ Catance^ Siracusis^ Drepanl^ in quibus habetiir Doctor um^ et peritorum copia etc. { a ) . Ma pri- nia ancora di quest* epoca scientifica, i Giureconsulti Trapanesi aveano introdotto felicemente nel foro 1 ^ (a ) Capit. 2o3. Anni pag. 27/. 20J loro proprie Consuetudini . Essi con dotlrine conci- liatrici di tanti disparati sentiment! , adottarono i piu lurainosi principj del drilto, ed estinsero tante con- troversie iiiutili) e dubiose. Maneggiando cssi il drit- to di natura, il sagro, il pubblico, il municipale, ed una filosofica polizia, sparsero nei loro scritti la veri- ta , la chiarezza, e la precisione . Alcune delle loro pratiche circa ai delitti di maestUy ai duelli^ alle difese^ ed alle prelazioni , erano affatto consimili agli Statuti di Messina . Ve erano poi delle peculiari , e tulte proprie di que- sta citta , col titolo, Ossers>anze della Terra di Tra~ pani , Rjguardavano queste La Giiirisdhione dei Giiirati^ Il titolo di possedere^ ec. ec. e venia an- che in esse citata una Costituzione del re Gulielmo- Che tali costamanze fossero compilate sin dai tempi i piu anti chi , ce lo appalesa ben chiaro un Diploma del re Martino delP anno i4o8. Confirman- do in esso una di quelle costumanze forensi , attesta il Monarca , di essere elleno state in Trapani^ da gran tempo veglianti^ ed osservaie {a ) , Tra la folia di tanti Giurisperiti Trapanesi,mi restringo a rammentare un Antonio Ballo chiamato dal Pirri F^ir Jurisconsultissimus) ( b ) un nipote di lui del nome istesso, distinto colPepiteto di jiz- niore^ imraortale nelle vastissime contesta zioni cri- {a) Greg. Intr. alio studio del DrittoPub, Tit. dei Cod. e Cons. Sicil. pag. iy6. { B ) Sic. Sacra T. II. Not. FI. pag. 88s. minali; ( a. ) Antonio di Ferro brillb nel santuario della giustizia pe* suoi trattati dt feudis — de iheditro judiciario — de modo procedendi in causis , ec, (b). Bernardino Riera, Giacomo di Maria, Francesco Riccio, Nicolb Riccio Barone di S. Gioacchino, Ber- nardino Testagrossa, Girolamo, e Francesco Staili, ed altri moltissimi si acquistarono coi loro scritti un ti- tolo all' iramortalita . A quest! beneraeriti coltivatori della giurisprudenza sidebbono i tanti altri leggisti, che hanno fra noi ricalcato con merito le orme loro . § 3 . Varu Letteratura Non posso dare al Viaggiatore una piu lumino» sa idea del soggetto di cui mi fo a parlare , quan- to rapportandogli a prima giunta le parole istesse del celebre Ab. Tirabosclii, in favellando delle scien- ze — Quest' isola ( la Sicilia ) vi debbe aver parte che di dottissimi uomini in ogni genere di letteratura^ Jin dai piu antichi tempi fufecondissi- ma ( c ) . Una minula descrizione de' nostri Filologi , e scienziati ofTenderebbe a quella brevita , cui ho scni- pre aspirato . Gostretto a nominarne poclii , verrb ( A ) Mongit. BibL Sicida^ T. I. pag. S/f. ( ij ) Moreri Diz . Star. Sac. e ProJ. T. IV . pag. 354- 209 flnchc a tacere i litoli di co!oro, che illustrarono que- sta loro citta . Basta alia gloria di Trapani I’cssere stata la patria di Francesco de Magistro Vescovo d^ Ippona, di Alberto Fardella , ( i i6 ) di Mons. Matteo dc Magistro, di Michelangelo Fardella ( 117), di Francesco del Monaco Arcivescovo di Rheims, (118), di Paolo Ballo ( 119), cTi Fra Giuseppe Tobia Yescovo di Santorino ( 120 ) , di Filippo Triolo, di Nicolb Terranova, di Fra Giunipero da Trapani , di Antonio Pepoli, di Giuseppe Barlotta, di Antonio di Ferro, del Cav. Antonio del Porto, delPOrdine dei SS. Maurizio, e Lazaro, di Tomma- so del Monaco, ( 121 ) di Giuseppe Riotta, di Leo- nardo Orlandini , di Leonardo Ximcncs , ( 122 ) € di cento , e cento altri, le cui opere egregie non potranno esscre giammai il rifiuto delle bibliotecbe. CAPO XIX. Belle Arti E conveniente die all’ articolo delle scienze, suc- cedesse quello delle arti di piacere . II loro vincolo e cosi stretto , che dove giunge il dominio della fi- losofia, fin la si pub innoltrare lo sforzo di ogni ar- te d’ immaginazione , di sentimento , e di gusto ( a ). Dipendono esse tutte da un medesimo prin- cipio, cioe dalla ragione ben coltivata . Le prime , ossieno le scienze , sono destinate ad illuminare il ( A )D'Jlambert^ Disc. Prelim. alV Enciclop. ^1 210 aosiro spirito, e le belle arli a destare nel nostro cuore le piu dilettevoli sensazioni . Egli e indubilato che le arti alleltatrici , porta- te dai Greci in quest^ isola fossero indi giunte al piu alto grado di perfezione. Questo gusto diiatato in Si- cilia, venne parimente a licevere un incremento dal perenne comiiiercio colie slraniere nazioni . I noslri legni, che givano da per lutto, ove gl^ invilava la spe- ranza del guadagno, ritornando singolarmente da Ate- iie, e dal Porto di Lecheo, ove recavano le merci per Corinto, ci si restiluivano carichi di quei squisi- ti lavori , die uscivano con leggiadria dalle mani di qucgli artefici ( i a 3 ) . Ben si raccoglie dalla storia Sicola quanto Verre, quelB insaziabile dilapidatore delP isola, quel raagistra- to profanatore d^ ogni giuslizia , avesse estorto a questa nazione , per contentare la sua avidita , ed ornare le sue gallerie . Questo rapace Pretore stese al peculate quella mano istessa, che dovea punirlo* Ar- di financo ( come si ha da Cicerone ) di dividere con un avanzo di forca, i beni dei pupilli Trapane- si (124). Spoglib egli ancora un degno individuo di Trapani, di nome Apollonio figlio di Nicone, di tutto il di lui vassellarae di argento , eseguito col piu artifizioso lavoro ( 12S ) . Proya incontrastabi- le del trionfo del nostro lusso^ del nostro gusto , e della nostra eleganza . Egli e certo altresi che in tutta Pestenzione della Sicilia i tempj, i portici, le piazze, i pnbblici edifizj decorati furono di statue , di brouzi , e di marmi ( 126).! vasi , le urne^ le patere di oro, e di argento , veniano apprezzate meno pel valore 21 I della materia , die per la squisitezza del lavoro. Le abitazioni istesse dei privati coritenevano un non soc- die di decorazione, ed un qualche oggetto di galan* leria . Motivi religiosi favorivano queslo genio nazio- nale . Ogni famiglia, ed anche la piu umile , e la piu povera, consccrava un certo cullo parlicolare a* suoi domestici Lari. Quindi, vi tenea sempre eretto un altare , ornato delle migliori suppellettili . II ca- po della casa esercitava una specie di Sacerdozio, diriggeva le cerinionie, ed i privati sagrifizj . I piu doviziosi poi vi aggiungevano tulto cio die la gioja, la vanita, ed il lusso sapean loro suggerire , Deplora quindi a ragione 1' eruditissimo Fran- cesco di Paola Avolio, nato ncUa patria di Arcbirae- de, la nostra colpevole indolenza per aver tenuti a vile, e posti in non cale quei tanti cospicui monumenli della potenza Siciliana. A questo proposito richiama egli alia nostra memoria, quanto nei tempi velusli stati fossero gelosi i Sicilian! di preservare dalla eda- cita degli anni , e dalla- barbaric degli uoraini le o- pere del gusto , del genio, c delP opulenza naziona- le. Destinavano essi alcuni cittadini, affincbe per do- vere, per decoro, e per diletto, dar si dovessero ogni fatica a conservare tutti i venerandi oggetli di antichi- ta. Altri poi col norae di venian destinati a ' fare osservare agli stranieri quelle magnificenze, delle quali la nostra isola era ovunque abbellila, ed adorna ( A ). ( ^ ) Dissert, sopra la neces. di comer, ^li antichi monum^ di Siracusa , pag. 27 212 Cadula la Sicilia in preda di genii barbare, e feroci, doveltero le arti pacifiche, e di lusso rimane* re in certo modo disperse , profughe , e sepellite nellMgnoranza . La Vandalica rozzezza non ubbidi pill alle anzidelte provvide leggi ( i2'y ). Cib maU grado non si eslinse del tutto quel gusto ingenilo in un popolo , che non sapea proscrivere i diletti, e che giva sempre in traccia di nuove, e piu piacevo- li sensazioni . Occupavano queste i priini desiderj di una gente formata per sentire il bello , e per amarlo ( 128 ). Gli Arabi-Sicoli medesimi costrui- vano i loro edifizj cosi cospicui , che colmarono di ammirazione perfmo agli stessi Principi Normanni . Ben lo comprova questa espressione del Conquistato- re Roggiero ; Palatia Arabum studio mirabili fuis- se composita ( 129 ) . Non e inverisimile che V Eniira Abdhllah, resosi come un sovrano del piccolo regno di Trapani, vi si avesse voluto mantenere con maestoso trattamento, onde dissipare colR iilusione del fasto, e del lusso il piu brillante , la memoria della sua primiliva condizione ( i 3 o ) . Risorle poi le lettere in Europa , Trapani che avea coltivato il suo genio natio per la scultura, die- de un Movello impulse a questa belR arte , che sin d’ allora vi ha mai sempre fiorito. Il dottissimo Ca- nonico di Gregorio assegna R origine di questo svi- liippo al ritrovamento, che il popolo Trapanese fece del corallo. Tale scoverta , secoudo lui, lo incitb ad esercitarsi in quei lavori ( A ) . ( ^ ) Disc, intor. alia Sic. T* upag. i56. 3 1.3 . II Conte de Borch la ripcte pcrb dalla vicinan- delle cave di marmi, e di alabastri . Credo egli che facilitandorie qucsti i mezzi, avessero invitalo as- sai prima i nostri artisti a quei elegaiiti lavori , die servirono in seguito a fornire le fiere delP Alemagna, e del Nord, delle iiostre produzioni di galanteriaj di .ornamento, e di capriccio ( i3i ). Avanzandosi gli artisti Trapanesi nelle arti del di- segno, fecero divenire la loro patria la sede delle pin gajc, e piccole sculture. V’ impicgaroii cssi lesostanze animali ( iSa ), e riscrbarono le vegetabili , e le ininerali pei grandi lavori ( i33 ). Abbraccinndo il guslo dei Gliptografi formarono i piu elegant! camei per anelli , per bottoni , per moriili ec. ( i34 ) . Tutli gli oggetti non belli, vengono ripudiati da que- sta scultura, come di non sua pertinenza . Ogni rap- presentazione che non fosse vezzosa, e leggiadra , si crede degradante questa per quanto piccola , allret- tanto difficile imitazione della natura , o del bello ideale ( i35 ) . Veanero acciisali gli anliclii di aver fallato nel- la prospettiva , e di averla ancora ignorato ( A ) . I moderni scultori Trapanesi, tenendo dietro al dise- gno degli anticlii maestri, s’ ingegnarono ad eseguirne poi le regole, anclie in piccolissimi lavori. Elargando le di loro cognizioni, si studiarono in una piccola massa di aria ad indebolirne gli oggetti, ed a renderli piix indecisi. Giqnsej^o gssi in tal guisa ad accumularc piu ( A ) Mill. Intr, alio stud, delle pieire hita- gli ate pag. 66. 28 2i4 figure d^uomini, di animall, e di vegelabili in uno spazio assai aiigusto, e in siffatta guisa si fecero ben distinguere per la loro propria nianiera . La classe di quest! dilicati artefici e cosi nume- rosa, che mi obbliga risparmiare al viaggiatore la noja di una lunga narrazione . Per altro il Conte de Borch, M. de Riedesel, Winkclman, Houel, ec. han- no profuso a molti di loro le lodi le piu distinle. Mi ristringo quindi a dar contezza di un certo Gio- vanni Anselmo die ritrovb P arte di lavorare la pietra lattea ; Leonardo Bongiorno a perfezionarla col buli- no sulP kvorio; ed a* giorni nostri Paolo Cusenza in- vento quella d’incidere sulP ambra ( A ). Trasan- do i nomi di tanti genj nella statuaria. II viaggiatore potra certificarsi del loro valore, osservandone local- mente le opere . Per V addotla ragione non fo paro- la di tanti cgregj architetti, le cui opere accennerb poco appresso . Trapani die avea fatto (lorir nella scultura gP ingegni i piu felici, non fu punto sterile dei cultori della help arte sua sorella . Un quadro di mezzana grandezza porta la data del 1211. Questo monuroento^ die si divisera piu innanzi, giustifica abbastanza, che sin da^ tempi cosi lontani, aveasi un certo gusto per le arti del disegno , e si puo ancbe asserire che vi fos- se ben coltivata la pittura, per quanto lo comporta- va alraeno la rozzezza dei tempi . Nel secolo decimosesto poi visse un certo Giu- { A ) De Greg. Disc, intor.alla Sic. T. 1. pag. i 3 g. 2i5 seppe Arnino. II siio ingegno pillorico gli acquislo un iiome , protettori , e nemici . La mancanza de' suoi lavori ci melte tiell' oscuritk circa a’ suoi taleiiti. Ci h noto soltanto, di aver egli dipiiito un gran qua- dro pe^ Padri Carmelitaui . Veniauo in esso rappre- sentati la Vergine , S. Ivone , e i due Trapanesi di quelP ordine S. Alberto, ed il B. Ravida. II prez- 20 fu stabilito per scudi sessania ( a. ) , somma non iiidifferente in quell* epoca. Dopo la mela del .^ecolo XVI. comparve Vito Carrera . Lollb egli contro al caitivo gusto dei tem- pi. Le opere di lui die anderemo a riferire, si risen- tono di una certa greltezza , cbe il medesimo con tutto il suo studio, non pole inleramente correggere. Esse sono rarissime, e in tulli i suoi quadri vi ap- pose il proprio nome , la palria, e la data. Al me- rito di avere aspirate, alia perfezion del disegno, e delle passioni pittoriche, aggiunse piii di celebrita al- ia sua fama , 1* essere slalo il maestro delP insigne Morrealese, Pietro Novelli, detlo il Raffaello della Sicilia . Poco dopo di lui, ossia sul principle del secolo decimosettimo nacque in Trapani Andrea Carreca da genitori agiati, ed onesti . Parve egli destinalo ad emulare la gloria dei migliori artisli, e ad accresce- re quella della patria . Il di lui genitore dandosi la gelosa premura di allevarlo nella virtu, e nelle lette* re, lo alTido alia disciplina dei Padri della Compa- f ( ^ ) Atto iri Not. Fran. Ant. di Martino , ai i8. Genn. tS'jg. 23 * 2I6 .gnia di Gesu . Non voile die in cjuella tenera uscisse fuori della casa palerna, temendo die nel col- tivare lo spirito, non ne venissero corroUi i cosiumi. ■ Cosi venue egli V Andrea a compiere il corso de* suoi sludj in questo Collegio, e fu ammaestrato in tulte le filosofidie discipline . Divenulo piu adulto, con- tentossi il padre di mandarlo a Catania per appren- dervi il Dritto Civile, e Canonico . Dopo il corsb di alcuni anni, ritornb alia patria iiisignito della lau- rea dottorale . Avvenuta la irioi’le de^ snoi genitori , gl’ increbbe il foi o , ed opino essere miglior partifo di appagare il siio genio pittorico . Studio sotto il Morrealese, e si trasferi indi in Roma onde apprerr- dere in questo teatro di bellfe arti , tutte le pittori- che discipline. Scelse per suo precettore P immortale Vandjk; merce di lui vi fece dei rapid! progress! \ Divenuto in pocbissimo tempo degno di un tal mae- stro, dipinseivi dei quadri, die riscossero gli applau^i comuni. ' Restituitosi in Trapani conscOrb il suo pennello ad adornare gli ^edifizj pvibblici, e privati di sua par- tria . Ei la inondb ( per cbsi esprimermi ) di tante sue pitture "( * i36 ) . Il rrumerb prodigioso de^ suoi qUadri ppfa ia Sua’ vita laboriosa, e la sua spedi> tezza . > - ' Si trasferi indi in Palermo , e dopo di avervi lavorato lungamente, vi mori ai i3. Febbraro 1^77’ e veniie sepellito iiel tempio di S. Giuseppe de^ PP. Teatini. Era egli di un genio igneo, ed ardito, giun- geva quindi rade“ volte per la sua vivacita a finire dilicatanienie uti^bpera. Egli in un pensiero conce- puto nel primo fuoco, giltava sempre sii la tela le cose migliori; ( 187 ) ma al suo estro, all^ energi^J, ed alia buona luaniera, univa egli gran correzioiie di disegno, espressioni, verita, costume, e forza d’im- maginazione. Discepolo del Vandjk lascia trayedere ne’ suoi quadri un principio di scuola fiaminga . Le tante sue otlime qualita infine , lo ban fatto riguar- dare come un eccellente pittore . . II Paesaggio era un genere di pittura , quasi "straniero a questa citta . Onofrio Lipari ne voile or- nare la palria , ed arricchirla di quest’ amena spe- zie di rappresentazione . Lo stile di questo pittor Trapanese si e quello d’ improutare a’ suoi paesaggi un carallere di forza e di- venusta^'I suoi lavori son tutti di genio agreste, ma iiiolto importanti. Con- sapevole clie la troppo semplicita d(?generi in mono- tonia , ricorse al magico incanto dei diversi acciden- ti, e messe in un moto perpetuo valloni, montagne, vegetabili, pianure , eolline, acque, uomini, ed ani- mali . Avendo fatto i suoi studj in Napoli, prese co- la io stile di quella scuola , die seppe ben innestare ■a’ suoi principj, senza manifestare di troppo una tin- ta straniera . Tratteggiando i suoi soggetti , li rese tutti sfavillanti . I di lui corioscitori lo apprezzano "assaissimo , ed un trattatista di questa facolta gli diede I’ epiteto di celebre Paesista ( a ) . II Cavaliere Giuseppe^ Errante, nato per far la gloria pittorica di Trapani ; capace di oscurare la faraa di molti pittori, cbe prima dilui si aveano attira- 3i8 to r amrairaziotie dpi popoli, venne alia luce a’ 19. Marzo 17,60 I giornali Europa , C9me bleau de Joseph i Err ante^ P Epistola del Generalp Pasqalis ^ Morning 'Post ^ Je ppere di , Signorelli , il Memorial Europeen ^ V Effkmeridi di Roma di Febbrajo .1821 ..f Ce/ hanno- colraato di elogj questo dipintor valproso^ Gioya prevenire al Viag- giatore, che 1 " Errante ddpo di aver appreso i prin- cipj del disegno dal , virtuoso scultor jTrapanese Do- menico Nolfo^ ripele queili di sua fortuna da un ri- tratto che fece in questa Sua^ patria, al Cavaliere Ge- rosolimitano D. Alessio. di Ferro (. a ), Questo saggiro fece conoscere il finissimo gusto che nutriva per la pittura , ed incitb gli amatori delle belle arti ad a- prirgli la strada di Roma ( i 38 ). Cola si perfezio- no ammirando le dolcezze di RalFaello , i colori di Tiziano , le nianiere ^rdite di Michelangelo , e le grazie del Correggio. Parigi , Londra, e Milano ac* colsero la maggior parte delle sue opere . Apprese altresi in quelP alma citta leregole del- la prospettiva , e V arte di rappresentare le cose ar- chitettoniche . Il caldo suo amove per la scherma , gli sviluppb i principj della ginnastica , e lo fece prevalere agli altri, nell^ esprimere il giuoco, ePeser- cizio delle muscolature, e le loro funzioni successive, rapide , e momentanee . E di lui vanto l^ invenzione di restaurare i qua- dri a vernice , che si diffuse in Europa , per orga- no de' suoi allievi. Intelligente nella scienza croma- ( ^ ) di Romuy Feb. i 8 ai. ^19 tica, osscrvb con sagaciti filosofica i colori die ado- pravansi dagP Italiani , e dai Fiaminghi nei bei ,se- coli della pittura, e giunse a contrafiarne egregiamen- te le tinte . Sdegnava pero la sua grand^ anima di portare uii giogo straniero , die consagra sovente gli stessi pregiudizj delle scuole aliene . Abbandonb quindi il compasso, e quelle regole inceppatrici del genio . Emancipossi da ogni servile dipendenza , e si ded- se a ritrar la nalura. Non si slancava pero giammai di studiare i precelti di Leonardo da Vind , e ne faceva la sua piu gradila occupazione . Ei lo propo- neva da pertuUo ^ e lo dava suoi allievi , come il migliore carione piUorico . Fra tutti poi gli anti- clii professori, contemplava egli con delizia quel Cor- reggio , che avea ricevulo il pennello dalle mani sles- se delle Grazie , e die presedevano a tutti i suoi lavori . Erraiite seppe cosi bene imitarlo, die ingan- no con una sua ingegnosa pittura, i piii esperti pro>_ fessori di Milano. t Tra l^immensa variela di tanti oggetti, e belli, e vaglii , die si presentavano alia sua immaginazio- ne, richiamb egli il gusto , come preside de^ suoi modelli d^ imitazione . Giunse in tal guisa a tratlare con felidta il sagro , il profano , i* istorico, il mito- logico, P allegorico, Fepisodico, il pastorale, e per- .fino i piu dilicati tratti della galaiiteria. Cosl il suo nome sara sempre caro, fino a che signoreggeranno le arti . Conchiuderb quindi questo rapporto, con le pa- role istesse del Signor Cancellieri, favellando del di lui quadro di Venere, ed A more: Err ante sempre a o esuale a ' se slesso net disegno, e net fiolorUo,rh 4 posta ianta arinonia in queslo quadra, die la fi- gura delVAinore rimane sempre impressa alia men- te andie quando piii non si vede ( >< ) . . Cosi le grazie , e le bellezze de’ suoi quadn , cccitarono i piii Valenti incisori, a geaeralizzare pre- stamente con tutta la perizia C alcogrcijicc^ quc e i lui opere ammirevoli, ed interessanti ( i39 ) . Abbandono al silenzio tanti altn nostri piUon ; ina di un merito subalterno, come un Domenico La- Bruna, Gio; Battista Brunetti, Giuseppe Felice, Ber- nardino La Francesca, Rosario Matera ec. Non posso dispensarrai perb di far conoscere alio siraniero, die anchc le aril meccanicbe abbiano quivi brillato in corapagnia delle liberali . Ma se non potrb trascura- re del tulto questo articolo , non rai lermero in csso di niolto . o • j- c- • Sin dai tempi i pin lontani, i Sovrani di Sici- lia colmarono di esenzioni, e di pnvdegj il corpo di questi periti aitefici in oro , cd in argenlo. 1 lo- ro artifiziosi lavori , e V arte perfino la piii igegno- sa di legare le gioje, vi sono state .eseguite nel- la piii ^elegante maniera . Sin dal secolo decirnose-' sto, in cui Trapani apri le officine tessitrici di drap_- pi serici, se ne ha coltivato il layoi;p ( i4o )• _ inarmoraj eseguiscono assai bene ogni opera, sia di pietre semplici, o di commesse. La lipografia unisce a" bei caratteri , I' esattezza della composizione . L arte d' impellicciare coi piii ricercati legiii di Sici la, ( A ) Vita iV En\ png^ 221 e di America , si ha di gia stahilito un credito . I farmacisli , poggiati su le specolazioni dei Lavoisier, dei Fourcroi, dei D^vy , e di allri ci consacrano i heiieficj , che la maho materna , ed amorosa della Provvidenza, ha dispensato in vantaggio dell^ egra umanita . Vi si compongono financo le pietre imita- tive de^ marmi , e di quelle altresi dure, e preziose d' Oriente . Non vi mancano inline i valenti reslau- ratori di pitture anticlie . Le idee acqnislate digia dal Viaggiatore , son sufficienti a comunicargli i lumi nella ispezione dei luoghi , che or imprende ad esaminare . lo ne darb rapidamente qualclie dettaglio , coininciando dalla CAPO XX. VisiTA Locale Del Viaggiatore. G OL 0 ME AR A Le prime fabbriche di questa Isoletla posta su la foce del porto, furon T opera di venlitre secoli fa, quando si accese tra i Greci di Sicilia , ed i Carta- ginesi, lo strepilo di quelle guerre, che vi avea con- citato Serse, il gran Re della Persia . II suo nome vetusto si fu quello di Peliade . I nostri filologi , concordando le tradizioni colR eti- mologia moderna , ci fan sapere, che cessando colla pace di essere piu ella un punto d^ iniportanza, fos- se divenuta ancora negletta , e disabitata . Quelle fabbriche infermiccie, e vacillar.ti, accolsero le Colom- bo selvatiche, the vi fecero i loro nidi. II Gentile- 222 simo, che volea spiegare il tutto con delle mistiche ragioni, crede Gon quel tessuto della piu stravagaute Cosmogonia , che la Dea dei piaceri- non vi stesse molto lontana , per augurio di questo augello a lei caro . Basto un simile aneddoto,. perchede si appli^ casse quel nome novelloy die ha conservato .sin. ora . Ella non era stata giammai unita al con linen te di Trapani. II , Console Romano, Numerio Fabio Buteone, nella prima guerra Punica, cioe nell^anno 5o6 della fondazione: di Roma, la sorprese nolle tem- po, e lie passb a fil di spada tulto il presidio. Amil- care conoscendo V imporlanza di tal poslo, lento di ricuperarlo .■ Numerio non voile ostinarsi a difen - derlo: ma dando un fiero assalto alle mura di Tra- pani , obbligb i Cartaginesi ad abbandonarlo , per soccorrere la piazza . Fece allora il Console riempi- re di sassi, e di terra quel piccolo traggitto, che ve- nia a separare Tisola, per un braccio di mare assai strelto ( i4i ) • Altiero di questi piccoli eventi, fece egli traspor- tare per via di argine , lutte le macchine belliche , necessarie alP attacco . Le di lui operazioni perb, non sortirono V effetto, che si aveva meditato . Polibio , ( A ) ascrive al valore, ed alia vigilanza di Amilca- re , il piu esperto Generale Carlaginese , lo avere sconcertato tutti i proggetti, ed i lavori dei Roma- ni , e di avere scancellato dai registri della fama , il nome di Numerio . Dopocche Amilcare costrinse i nemici a ritirar- ( ^ ) Hist. Lib. 1 . 223 V si da quel forte , gli restitui la sua primiera condizio- ne isolare . Combaltendo egli qui in Trapani , e coronandosi di gloria contro le legioni Roinane , eb- be avviso di essergli nato in Africa quel famoso An- nibale ( A ), che divenne poscia cosi fatale a Roma, e verso alia quale conserve) mai sempre un^odio e- terno . La cislerna di quesl^ isola si crede del suo tem- po primiero . Le fabbriche accresciute , riformate, e costruile in epoche posteriori , ci fanno sol conosce- re una mano moderna , innestala suIRantico ( 142 )• Qui soggiornb nelFanno i 360 r la Regina Costanza, moglie di Federico di Aragona ( b ) . Un^ antico manoscritto, che non si pub garantire invero di autenticita, ci fa sapere , che la sua pri- mitiva costruzione fosse stata di forma ottagona, al- ta canne venti , con otto di diaraelro. Che fosse stata indi recinta da un muro di figura ellitlica , sul de- clivio del greppo . Ai giorni del re Cattolico Filippo III. vi si co- strui il suo ponte, come un novello oggetlo di piu si- cura difesa . Nell* anno poi 1671. regnando Carlo II. d* Austria, vi si eresse quella batteria inferiore , che guarda la piazza ( i 43 ) . ^ Questo forte finalmente, marca col suo lurae not- turno , la sicura strada ai naviganti . ( ^ ) Catr, e Rouil . Stor» Rom. T. VI. Lib. XXIV. pag. 53o. { B ) Fra Mich, di Piazza.^ Stor. Par. II. Cap. 63, / 2^4 CAPO XXL S. Anna In questa chiesa dei PP. Minor! Riformaii , vi si vede nel se condo altare di sinistra un S. Antonio di Padova, opera di Andrea Carreca. Egli e questo il primo quadro di quelP artefice, che vien presenlaio al giudizio deiP illuminato co- noscilore . lo ne analizzerb brevemente la sua parte patetica . Carreca amava i gran respiri , per cui i suoi cainpi, ed i suoi orizzonti si veggon quasi tutti ario- si . Egli perb in questo lavoro dove essere meno sfo- gato: ma non gl’ impedi di dare alle sue figure , un carattere tutto loro corrispondente . Gosi venne egli a svegliare quel tatto fino, e dilicato del sentimento. Rappresenlb il|S. Antonio, col corpo gittato in avan- ti ; primo tratto dei desiderj del cuore . Con quelle inani sporte , ed alzate , pronunzia egli la sua avidi- ta , e rinfuocato suo desiderio . La Vergine , con un^ attitudine placida, e soave, mostra di condiscen- dere alle brame di lui . II Bambino con un^ azione araorosa, sembra di volersi dare in braccio del suo Antonio . Gli Angeli, che si librano sulf emisfero , sono intesi assai bene. NelP altare susseguente , e vicino alia cappella maggiore, vi e un quadro originale di ottimo pen- nello, rappresentante la Vergine, con S. Francesco, e S. Placido . Sul lato delP epistola di questo altare, riposa il corpo della Ven. Suoro Innocenza Ricr.io . Terziaria 2 2 J di S. Francesco. Questa Daiiia clelle primaric fami- glie di Trapani, mori al i. DicemLre 1624. eta di anni 26. II di lei processo , compilato per ordi- lie del Poulefice Urbario VIII. esiste presso la Riio- ta Roinana, per la di lei Beatilicazioiie . Sopra ad un sasso onorario, attaccato al pilastro dell^ altare, die sta di sopra al suo sepolcro, vi si legge il di lei elo- gio , ed i giusli caratleri delle sue virlu . CAPO XXII. 5. Ffancesco Fra i tanti luinierosi tempj di Trapani, egii € questo indiibitatamente il piu bello . In tempo del governo del P. M. Giuseppe Napoli, uomo clie segnalavasi iiella caltedra, e nel maneggio degli af- fari , die brillava per la scienza del pari , die pel gusto, e die fece onore alia religione non mcno , die alle arti ( i 44 )9 vi fii invitato il Messinese P. Bonaventura Certo , delP Ordine istesso dei Conven- tuali, per la riforma della diiesa , e del convento . Quest! verso P anno 1660. volendo far gala di tutta la sua perizia , e della sua meccanica, tratlb questa decorazione architetlonica , con meiite sana , fecon- da, modesta, e spogliata di capricci . Senza nnda- re P edifizio di qualunque ornamento , gli elimino gPinutili, ed i inensognieri, che vanno piii diciro alle grazie, die alia misura . Gosi non vi si veggO“ no festoni , gbirlande , cartocci , trofei , mitre , co- rone, e figure d^ uomini , d’ angeli , e di animali , condennati a gemere soUo al peso degli epistilj . Il ^9 226 P. Gerto insomnia voile ripudiare tultocib , die vi I e d' impuro nelP ardiitettura, e die serve per lo f piu ad imbrultire la decorazione dei tempj . Questa diiesa e ad una sola nave , con le cap- » pelle lateralmente incavate • La sua reale bellezza | vien formala dalP eloquente semplicita; dalle propor- i zioni giuste, e grandiose; da quei pilastri rilevati dal t muro, e restremati con grazia; fineslre spaziate egual- i niente ; division!, stipiti , e moslre necessarie , conr un sol cornicione in cima, che rende il tutto mae- | stoso, grande, unico, e piacevole. ^ Nel centro della croce latina, sMnnalza una su-& perba cupola , sostenuta da qualtro gran piloni del- ^ la forma istessa . Tra gli oggetti , che possono invitare P alien- •' zione dello slraiiiero, vi e un Gristo di corallo, silua- ! to nelPaltare di S. Francesco. lo mi rapporto ai quanto di esso ne scrisse il Pirri ( i45 ). Una parte delle diecisette statue di stucco, rap-fc presentanti le Virlii Morali, ornate coi geroglifici deif loro attributi , ed alcuni Pontefici delP Ordine Mi-if nore, sono opere intese con gusto, del nostro Gristo-j foro Milanti . h Il cortile ornato di colonne marmoree, la son-| tuosa scala, la vastita, e la lunghezza de^ suoi cor-^ ridoj , corrispondono tutti dal canto loro alia ma-i gnificenza di questo edifizio . Uscendo dalla porta del chiostro, e camminan-1 do lungo la bella strada delle prigioni, pocodaque-|fi ste distante, va ad incontrarsi su la dritta, la i 227 CAPO XXIII. Chiesa. Delle Akime Del Purgatorio Questo prospetto fu architettalo dal Ciantro D. Giovamii Amico, Abate di S* Leonardo . Ei servi lungamente questa chiesa, la costitui sua erede, e vi voile essere sepellito . Questo eccellente architetto , uno dei migliori del suo tempo, nacque in Trapa- ni nel 1681. Viene assaissimo stimato per i due volumi in folio, che portano il titolo di Architetto Praiico, Opera assai applaudita, rieercata , e dovi- liosa di piante , di rami , e di prospetti . Questa decorazione un poco ingegnosa , richia- mo in riguardo ai tempi degli applausi , e riscosse perfino il tributo delF ammirazione . Continuando lungo la medesima strada , e pas- sando dal lato destro d^ innanzi alb Ospedale dei 29^ Pellegrini, si trova la Cliiesa,ie' Compagnia cii S. Antonio . CAPO XXIV. ;1 ^ ^ S. Antonio Abate Questa chicsa e di bella , di soda , e d’ impo- nente architeltura . Migliore, se venisse spogliata da quei pesantissimi stucchi, che con eterogenea deco- razione, ci presentano clilocciole , Tegetabili, e figu- re di spirit!, di uomini , e di quadruped! . Nel secondo altare di dritla , si ammira una stalua di marrao ,rappresentante S. CaKerina V. e M. opera del celebre Antonio Gaggini Palermitano. U altare del presbiterio e nobile, e grave . So- stenitore di belle proporzioni , vien’ esso tutto for- mato di pietre dure, di armonici colori, edingegno- samente commesse . i Nelb antesagrestia di questa fratellanza , .non si devono trascurare certe pitture sopra a tavola , co- me ■ sincroni monument! di rimota antichita . Esse , che vengono stimate per opere anteriori alio stesso Cimabue, ci dimostrano con la di loro diligenza-, contorni , e dilicatezza, quanto le arti fuggkive aves- sero saputo lavorare allora di meglio'. ' Uscendo da questa Chiesa , e dirizzandosi lun- go il cammino medesimo , si viene a scovrire la Collegiata Parrochial Chiesa di questo distretto . 229 CAPO XXV. S. Lorenzo II suo peristilio, sostenuto da quattro gran pi- loni di pietra, e coronato da una baluslrala, e ope- ra delP Abate Amico , Ciantro della stessa Collegia- ta . Ei lo innalzo nel 1740. Vi pose sulP alto uno scudo, portante la graticola ornata di palme, simbo- lo del trionfo di quel martire. Egli con questa es- pressione emblematica , diede un linguaggio alia na« tura del ternpio, die caratterizza V eroe, a cui vien consegrato . Fedele PAb. Amico al canone di doversi P or- dine d^ogni prospetto uniformare a quello interiore ( A ) , apri questi tre arcbi d" ordine Dorico , che \ ( A ) Jmico, Jrch. Prat. T. II. Cap. FI. P«g- 5 p. 3o 23o guardano a\V oslro . Corrispondono essi alle trc porte bene ornate, che introducono in quesla chiesa coor- dinata a tre navi. Sullo stipite della porta maggiore, vi e il busto marmoreo del re Alfonso, delto il Ma- ^nanimo . Il tempio viene diviso da quattordici grosse co- lonne della nostra pietra delta pidoccbiosa, con basi, e capitelli Doric! di diaspro Siciliano. Il suo interne era stato viemeglio costruito nelF anno 1700. reggendo da Par ro chi D. Gaspare Vento, e D. Giovanni Mes- sina. Il nesso delle sue parti dimostra bene la perita mano architeltonica del celebre Messincse Padre Gerto, Conventuale. Questo ingegno sagace riguardando come perdu ta ogni bellezza, ove regnasse una luce langui- da , e dubbiosa, cerco di animarla, merce le spazio- se finestre, die la ravvivano. Nell' anno 1801. Monsignor D. Diego DeLuca , dell' Qrdine* Costantiniano , Abate di S. Angelo di Brolo, Prelato Referendario di Sua Santita, e Cian- tro di questa CoUegiata , volendo renderla* piu vaga, la fece ornare di lavori di* stucco), e di pitture a> guazzo , esprimenti Patriarchi , Profeti, ed emblemi della Divinila. Per eternare poi alia, memoria' del posleri la fausta venuta. di S. M., il re Ferdinando di Borbo- ne, vi eresse nella parete accanto alia porta maggio- re^ e sul lato del battistero , la seguente iscrizione . D. O. M. Ferdinandi. III. Sicilia. Regis. Pii. Augusti. Munifici. Deipar-®. Virgini. Drepanitan^e. VoTA. Sol VEND!. BeNEMERITAM. Si13I. Urbem. Brevibus. Licet. Imo. Et. Pr^. votis. Populi. Brevjoribls. Horis. SuOMET. AsPECTU. ReCREAnTIS. Prothobasilica. Divo. Laurentio. Martyri. Dicata. Inter. Goeteras. Parochiales. Ecclesias. Prior. pR^SENTIA. DeCORATA. Cantore. Regio. Abate. D. Didaco. De. Luca. Constantiniano. Equite. Decan o. D. Coelio. De. Diego. Una. Atque. Uni VERSO. Capitulo. JuCUNDE. ExCIPIENTIBUS. XIV. Kal. Dec. A. D. MDGCCL L^ ingresso di questo tempio , ci presenta P in- tero corpo alato, e nella sua maggior leggiadria. Nella seconda cappella di man sinistra, vi e un S. Giorgio , di Garreca . Ei fece questo guerriero Orientale a cavallo, munito di elmo, di scudo, e di clamide . Lo scurcio del cavallo e bellissimo . Ei lo dispinse sul fare Guercinesco . II rapido movimento 3o" 232 di quell^ animale, che non csce dal suo centre di gravita , pronunzia una mirabile espressione in tulti i suoi muscoli , analoga al meccanismo di quell' islan- le . Si puole accusare invero di qualche affettazione, per la mossa del S. Giorgio, che gli si abbraccia al collo dal la to sinistro . Per la sua parte patetica poi espresse egli quell' eroe, virile, coraggioso, fiero, bril- larile, ed in alto di vibrare il colpo su di un rettile divoratore . La ragazza distesa a terra , con bocca aperta, per effetto di agilazione , e di spavento , si copre gli ocebi col braccio destro, per scanzare 1' or- ribile vista della belva vicina. Nell' aria evvi un An- gelo , portante lo stemma della nazione Genovese . Quest’ opera potra considerarsi come bella,- pe' suoi contorni , pel colorito, per 1' espressioni , e pel tut- to insieme . Nel cenlro della croce latina , sopra a qualtro gran piloni girano quattro archi, che sostengono la nobile cupola di questo tempio, cupola fiaricbeggia- fa da quattro cupolette , ideate dallo stesso Ciantro D. Giovanni Amico . Ei la costiui di figura tenden- te piuttosto all' eniisferico, che all' ellittico, per pur- garla dal sesto troppo acuto della maniera Gotica . Nel presbiterio e ammirevole il coro , tutto la- vorato di noce, con intagli assai fini, e toccati leg- germente in oro • Sulla parte piu elevata del fron- tone triangolare, che sta suli' ara maggiore, vi si leg- ge su di un fondo diafano, a lettere ebraiche derate, il misterioso nome di n)n> Jehovah . Nella contigua cappella, ove si conserva I' Eu- caristia, vi riposa sotto alia mensa un Crislo morto, della nostra pietra color di came, detta volgarmente a33 incatnata . Si potra osservare in questo monunienlo quanto inanifesti tal sorta di alabastrine, espressione deile lividure, e starei quasi per dire, uil certo su- dor di morte . Sembra, che in questo simulacro, \i abbia V arte del Trapanese Giacomo Tartaglio , ap- preslato la maiio, per marcare opportunamente i la- vori della natiira . Nella quarta cappella del lato destro si ammi- ra un bellissinio quadro , che presenta Gesu Cristo in croce, con la Yergine, e S. Giovanni ( 146 ) . Questa pittura si riconosce universalmenle perlavoro delF immortale Yandjk, e si crede una di lui repli- ca , eseguita verso Fanno 1622. domenlre egli di- morava in Palermo . Qui sembra, che quel rinomato Flamingo , ci abbia voluto far conoscere i modi piltorici di Rubens suo maestro. Egli in quella scena prese il momento, in cui ogni personaggio si sviluppa nella guisa la pin vantaggiosa . Tutta F azione e nelF istante della morte del Redenlore . Non si puole esprimere la na- tura, con maggior grazia, spirito, e nobilta . II suo pennello e fluido, e puro, ed il suo disegno e ve- il usto . Diede egli al Cristo spirante la piu gran mor- bidezza deile carnagioni ; ma di carnagioni esaurite di sangue . Ei lo dipinse di un volto maestoso ; ma abbattuto. La Yergine straziata da quel sagrifizio, la- scia travedere un dolor e di rassegnazione . Apo- stolo diletto e tristo, immobile , e giunge appena a sofFocare i sospiri. Questo illustre arlefice finalmen- te , con quelF accozzamento casuale di imvole ; con quei vapor i /irdenti, e tenebiosi, che vanno ad oscu- 234 rare mtta la natura, vi fece i piu bei giuocbi di uti^ ottica ragionata , Uscendo dalla porta , che sta accanto a questa' cappella , e volgendo su la sinistra , si ya indi ^ scorrere verso V oriente , e ben presto s' incontra 1' Oratorio di S. Filippo Neri , dedicato all' CAPO XXVL Angelo Custode Nell' altare di questa Congregazione vi e situate un quadro di Andrea Carreca . Rappresenta esso 1' Angelo, che ofFre alia Vergine un'anima , che va a baciarle i piedi. Raffiguro egli questo ente spirituale, in un ragazzo d' aria ingenua, in cui si osservano i inovimenti i piu facili, ed i piu semplici . Questo pittpre poi mostravasi inavansabilmente perito nella composizione delle ali . Egli merita a questo riguardo di essere anche preferito alio stesso , Honderkooter . Se si vorranno esaminar bene le pen- iie da lui dipinte in quest' angelo , parra che stesse- To quasi per muoversi, e sventolare COPO XXVII. S . Giovanni Attaccata a quest' oratorio, con cui evvi ancora una interna communicazione , vi si trova la chiesa dei PP. Filippini, sotto il titolo di S. Gio. Battista, ospizio im tempo dell’ Ordine Gerosolimitario . Egli 235 e qiresto il terzo tempio architettato, e direlto dal. P. Certcx Gonventuale. I suoi pilastri, gli architravi, le finestre' ec; ci additano abbastanza il di Ini stile , e quanto abbiasii egli preso di norma< F euritmia , la semplicita , ed il comodo . Vi e d^ osservabile nella seconda cappella di sini- stra un S. Isidore Agricola, di< scuola Tedesca. L^a- zione e tutta nel prinio' piano; ma* queii personaggi , che vi prendon parte, non' vanno mica fra loro a confondersi , e ad ur tarsi. U autore. espose la scena in un^aperta campagna, e dipinse gli oggetti di tin- te fortissime, e d^impasto sanguigno* Egli sul gusto della sua scuola, (servile imitatrice della natura ) con quei inuscoli confusi tra le tendini, die mostran po- co di articolato, rappresenlb meravigliosamente la for- za risentita di gente grcssolana. I suoi panneggiamen- ti, nella loro istessa decenza, anminziano bene la tra- scuratezza di quei ruvidi personaggi . Siegue indi Paltare di S. Filippo Neri, quadro lavorato in Roma, e dalla scuola di Guido Reni . Il peri to artefice diede al S. Filippo quelle grazie , die non poteano disconvenire ad un eta di molto a- vanzata , e lo mostrb tutto acceso di carita. Quel gi- glio, simbolo di sua pudicizia, sembra come distac= cato dalla tela . Fu esso restaurato , Di rimpetto a questa cappella vi e V altra delP Evangelista S . Giovanni . U autore di tal qua- dro e Andrea Carreca . Ei die non trattb giammai un soggetto, senza averlo prima perfettamente conce- puto, voile sostenere in questo tutta la finezza di sua ragione . Fece quindi TApostolo di una certa e- ta,- quale era egli nel suo esiiio di. Patmos. Gli die- 236 de un’aria distratta, che anniinzia il di lui spirito divenuto digia eslatico , e come sospeso nello scrive- re la sua misteriosa Apocalisse . Uni egli insomma i caratteri storici, con i tratti deW immaginazione . Accanto a questa cappella evvi V altra, che con- tiene il pin eccellente Crocifisso di legno, uscito dal peritissimo scarpello del nostro Cristoforo Milanti . Ritornando da questa chiesa per la strada me- . desima , e girando su la sinistra si va all* CAPO XXVIII. Accademia Degli Studj, E Chiesa Del Collegxo. Il prospetto della Reale Accademia degli studj, ci addita digia provetta fra noi la bell^ arte Archi- 237 tettonica. Ella e opera insigne del Trapancse Fran- cesco Pinna ( 147 ) • Queslo illuminato professore, volendo rendere una tale scenografia un complesso di semplicita, e di eleganza, abbraccio le greclie pro- porzioni, die aveano messo una barriera ad ogni ec- cesso d’ inimaginazione . Ei crede con saggezza, die questo edifizio consecrato alle scienze , esige^^se un^ aspelto nobile , ma seiiza Yolutta . Si decise quindi per V ordine Dorico . II virtuoso ingegniero delineo questo prospetto, e lo fece eseguire nelL^ anno i65g. reggendo il Collegio di Trapani il P. Gregorio Ta- gliavia ( A ) . • Lo spirito filosofico di questa eta, die lia pc-^ netrato come censore in tuUi i rami del sapere e delle arti, e cbe ha irivestito perfino la doltiina dei Vitruvj, ha deciso di sorpassare quest’ opera archi- tettonica ^ le altre 4ulte clie decorano questo paese , e di esser meritevole di venir coronata dai pubblici applausi dei nazionali non meno, xh'e degli stranieri . - > Il suo spazioso cortile quadringolare e; circon- dato da colonne niarmoree dell’ ordine istesso . So' stengono esse una graziosa balaustrata, che presenta in ogni punto i piu brillanti colpi di vista . .Attorno attorno del cortile vi sono disposte al- cune scuole, e le stanze per le Congregazioni . In questa Reale A'ccademia si danno le lezioni di Teologia Dogmalica.’ Dritto Civile, e Canonico . ( ^ ) Jguil , Prov, Sic. Soc. Jesii ec, Voj, II. Cap. XII. N. XI. pag. y6g. 238 Medicina Teorelica, e Pratica . Chirurgia, ed Anotoraia . Logica, e Metafisica . Georaetria, ed Algebra . Fisica , e Matematica . Disegno, e Belle Arti ( i 4 S )• Rettorica, e Lettere Umane . Grammatica Superiore . Grammatica Inferiore . ScuoLi Lancastriana ( i 4 q ) • Altaccata a questo nobile ediiizio , si trova la Cliiesa della Compagnia di Gesii, solla gli auspicj della Concezione della Vergine . La facciata di que- sta cliiesa e composta di marmi, e di pietre doki, die mostra una qualclie svellezza, mista ad un eerto imbarazzo di ornati . LMiiterno e a Ire navi, divise da colonnemar- moree. La volta e fregiata di stucchi, con oro pro- fusaraerite situate . Ella su lo stile bizzarre di quel tempi, e piena di movimenti, di centinature , e di risalti . II bellissimo pulpito e tutto di marmi a varj colori, con figure di rilievo , e mezzo rilievo. Vien egli sostenuto da un sol piedestallo, ad imitazione dei rostri Romani . Tutto il tempio dovea vestirsi di marmi scol- piti : ma la soppressione della Compagnia accaduta nel 1768, non le accordb il tempo di eseguirlo. Se ne veggono perb i principj sulla parete , die intro- duce in sagrestia , e nei pilastri della cappella mag- giore . Volendo esarainarsi cib die contiene questo tempio , si potra vedere nel secondo altare di si- 239 nistra , il quadro di S. Francesco Borgia del cele- bre Morrealese . Questo gruppo e un bel coinplesso di oggetti dilFerenti nell^ aspetto, nella positura , e nei caralteri . La rappresentazione e una cerimonia. Ei vi pose tanie figure in un movimento prodigio- so : ma tendenti lulti alP espressione di quel mede- simo soggetto . J1 S. Francesco Borgia ha un por- tamento grave, e digniloso, corrispodente alia funzio- ne, die sta maneggiando. Quei SS. Luigi Gonzaga, e Stanislao Kostka, conservano tutto il modesto con- tegno Gesuitico . Analizzando bene questa pittura, si conoscera quanto questo insigne artefice, abbia sapu- to unire ai principj della scuola Fiaminga da lui imbevuti in Roma, le grazie delle forme , e la tra- sparenza del colorito . Passando alia cappella del S. Istitutore, si co- nosce a prime colpo la mano Tedesca , die lavoro questo quadro, ossia quel gusto nazionale , die si perpetua negli artefici di uno stesso paese. La situa- zione del Santo, e la mossa delP Angelo sono pianta- te a meraviglia. Nel tutto perb vi si osserva una qual- che tinta manierosa. II manto delP Angelo e un poco troppo sventolato ; ma il quadro e assai bello , tut- toedie non favorite dal lume . Questa cappella decorata di colonne del nostro marmo libeccio, di simulacri di angeli , d' indoralu- re ec. fu opera del ciantro Amico . Il Presbiterio sostiene un^ altare di buoni marrai, ma sullo stile, che facea il gusto di quelP epoca. Il taberiiacolo e lavorato con la maggior finutezza , e galantefia . L^ uscio e di lapislazalo , con finimenti di argento dorato , Il quadro marmoreo, che rappre- senla la Diva Imniacolafa in mezzo ad nn coro di Angeli , e opera del bravo ScuUore Palcrmitann , Ignazio Marabitti . A1 lato delP epistola, si Irova la cappella dedi- cala a S. Francesco Saverio. Son varie le opinion! circa alP autore di questa slupenda pittura . Si co‘- nosce soltanto di essere il prodotlo di un^ assai ec- cellente pennello • Qnesto qitadro , scevro di quegli ornament! ca- paci a mostrare di avervi avuto la piu gran parte P artifizio , brilla maestosamente iiella sua semphcita. Pare che il suo autore abbia dipin to la iiatura , coi piu amabili colori del genio . In questa isolata figu« ra, determine) egli la scelta del suo soggetto , e^ Pa- zione interessanle , che si propose di esprimervi. Ei fissb il lume in quella colomba , die ralFigura lo Spi- rito Santo . La sua vibrazione si diffonde in tutta quella scena, coi tratti migliori delP incidenza della riflessione , e della refrazione . La testa del Santo e caratteristica ; ha vita, e par che respiri . Le piega- ture dei panneggiamenti della tunica, e del super- pelicio, sono di una inavanzabile naturalezza . La perfezione dei contorni, la proporzione delle forme, le attrattive di un^ azione ideale, chiamano a se gli oc- chi stessi dei piii idioli, e fan loro sentire P incogni- ta energia di tante espressive bellezze . La sagrestia , doviziosa un tempo, per i tanti vasi di oro, e di argento, conserva in oggi tutta la ricchezza ne^ suoi paramenti . Gli armadj , che la vestono intorno intorno, son tutti di noce, con inta- assai minuti, e di un lavorio portato colla piii cstrema dilicatezza , Vi sono varj gruppi , e figure di rilievo, chc merilano una ben marcala altenziono. Sul finimento della prospettiva, ossia al di sopra di qiiella piccola balaustrata, vi si veggono dodeci qua- dretti, con le teste degli Apostoli, eccellenti pitture originali di Giuseppe Ribera, inteso meglio col no- me di Spagnoletto , Tutta iufine la grand^ isola, che comprende I' Accademia, la Cliiesa , il Colleggio vastissinao pci PP. della Compagnia, le gran sale, ed un^ immenso iiuinero di officine , annunzia la piu solida, e mae- stosa slruUura . Da questo ammirevole edifizio, si passa pel cam- mino dclPostro , alia vicina chiesa dei Padri del Terz’ Ordine di S. Francesco . CAPO XXIX. \ S. Rocco Nel secondo alfcare di sinistra si conserva un bel quadro del Palermitano Cav , Vito d' Anna . Rappresenta esso S. Gregorio • Taumaturgo , S. Gi- rolamo, S. Carlo Borremep , pd in alto la Vergine sedente, che stostiene il Bambino. II quadro del Santo titolare , che sta nel pres- biterio , e una delle piii eccellenti pitture , che de- corano questa citta . Vien’ esso ad esprimere un^ An- gelo, che raedica una piaga al Pellegrino S. Rocco. Il suo autore ci e ignoto, e solo si ravvisa la forza di eccellente scuola Fiaminga . Seguendo quel pit- tore gl’impulsi del suo genio , e le lezioni della na- tura, seppe infonder I'anima in quesle due figure, 3i e fece entrare in quei soggcUi tulto il poetico dell^ arte sua, ma sostenuto dalla ragione. Ei velb leggia- dramente i suoi eroi, lasciandovi perb ravvisare le piu sensibili forme del corpo. La testa di quel soli* tario e nobile, e serena . Non vi si scorge ia meno- ma perlurbazione di una natura sofFerente, e Tien conservato il tutto senza offesa della decenza . Sep- pe spiegar bene V artista , V azione , i conlorni , il colorilo, nelle loro locali grazie, analogie , e contra- st!. Questo lavoro insomma b bello ne* suoi dettagli, ed e bello nello suo tutto . Egli ci • fa conoscere , die le arti di piacere, non devono pari are unica- menle agli artisti, ma che al pari di questo^ ragio- nassero ancora al popolo , per alletlargli la mente, il cuore, i sensi . Nel terzo altare di drilta h meritevole di atten- zione il S. Giovanni, che sta scrivcndo il suo Van- gelo . Noi siamo parimenti nell* incertezza intorno al suo autore . Nella volta della Sagrestia vi b W assunzione della Vergine. Son discbrdi gP intendenti circa al suo autore , Alcuni vi riconoscono il pennello di Do- xnenichini, ed altri ddl’Albano. La larghezza di una strada separa questa cbie- sa dull* CAPO XXX. 145 OsPEDALE Grande Detto Dj S. Aktonxo Sul vertice della cornice vi si vede, come ua testimonio della mesta gratitudine di mi popolo ri- conoscente , il ritratto marmoreo del Capitaiio Laza- ro Lucadelli, di quelPinsigne straniero^ die diresse a nostro pubblico vantagggio tutte. le sue facolta^ e die Trapani onora ancora delle sue lagrime ( i5o). La decorazione di questo prospelto contiene del- la bellezza , e dell^ euritmia . II carattere del primo piano e Dorico, senza tagli, senza risalti, senza inu- lilita , Le allre division! indicano bene il pavimen- ■ to clei plaiii. Si avrebbe ricbiesto' una niihore ricer— catezza, come carallerislica piu marcata della melan- Gonica sua dcstinazione . Quattro pubblicbe slrade ricingono questo sla- bilimento, dceorato da una scala agiata, e maestosa^ Oltre alle vaste sale per g? infcrmi, contlene il Con- scrvadorio delle ragazze projelte, ed il Monte di’ pignorazionc . Nclla stanza deir ordinario soggiorno^ degli amraalali, sul balcone cbc guarda a tramonla- na , si veggono il Redentore , e i due ladri confit- li in croce, di grandezza nalurale . Quest’ opera in legiio del nostro Giuseppe Or- - lando e per quanto ingegnosa, altrettanto apprezza- bile • Possessore della scuola del niido, ne voile fa- re egli una pompa brillante in questi simulacri, ma- senza ur/afTeltalo studio di anolomia . Son essi nel genere loro dei veri modelli di bellezza. Seppe egli dare a quesle figure vivacita, moto, ed azione, e seppe- inneslare all’ esatlezza del disegno, tulto P entusiasmo del sentimento. Ei sollevando il suo genio, diede ad^ ogni personaggio un differente carattere, ed un’ azio- ne differente . Ei cercb con quell’ aria di grandez- za, di‘serenita, e- di. clemenza , divinizzare le slesse forme umane di Gesu Gristo, e sottralo dal paragO' ne umiliante degli altri condennati al supplizio. Rap- presenlb Disma in una dolente positura; ina ne’ suoi stessi palpili, e nel suo languore , par che pronun- zii il pentimento, e la confidenza*. Il di lui compa-f gno, con quella mossa disordinata, e scomposta, con quell’ aria truce, furibonda , e dispeltosa, si fa leg? gere in faccia il delitlo, la bestemmia , e la dispe— razione .. 245 Iiicaminandosi da queslo isolato slaLilimento pd vicolo che gli sta di rimpetto , e girando sulia si- nislrd, si passa dal fonte detto di Salurno , di cui abbiaino parlato alia pag. 149 . Quivi si trova la chicsa, e convento di CAPO XXXI. S. Agostino , E ScuoLA Lancastriana Per Le Fanciulle Questo antico ospizio dei Cavalieri Templari , dato da Federico II. agli Eremiti di S. Agostino, e il Duomo della Citta . Qai giurb Carlo V. nel i535. P osservanza dei nostri privilegj; e qui venia- no riconosciuti dal Senate, ( come capo di tutti gli oggetti di pubblica salute ) quei Professori digia laureati in Medicina . La pietra portante cosi fatta iscrizioiie , sta situata al di sotto del pergamo . Nel piccolo refettorio di questi Padri , si con- servava nei tempi anticbi un Christo morto, in brac- cio alia madre. Questa pittura sopra a legno, e una vetustissima memoria delle arli di Oriente , che ci recarono i Templari nel loro ritorno da Palestina. Nel- V orlo dorato del manto della Vergine , vi si osser- vano infatti raolte parole Orientali. Oggi si possiede dal Cav. Ferro . Nella piccola porta in fine , vi e una medaglia marmorea, col busto di un Templare. Dalla parte del nord di questo Convento, vi fu see- mato lui locale, onde riunirvi le ragazze , e far lo- ro apprendere gli elementi di Caligra/ia dettati da 3a 246 Bell, e da Lancaster . Questo metodo cosi felice , venne abbracciato in Trapani, nelP Aprile del id20. A questa scuola ( allora la priraa, e V unica, che fosse stata eretta in Sicilia, sul modello di quelle di Fran- cia, d' Inghilterra , e di S. Brigida di Napoli ) la Maesta di Ferdinando I. nel mese di Luglio 1821. ebbe la compiaccnza di apporvi il suggello di sua reale approvazione . Gli oggetti che vi si apprendono, sono il legge- re , lo scrivere, il computare , ed ogni lavoro delL^ ago, tendente alia maggiore perfezione, e galanteria. Non vi si trascurano , come meta di questa pubbli- ca educazione, il Chatecliismo di Religione, ed i ca- noni di civilta • L' Ab. Mastroli ( A ) , ci ba dimostralo i van- taggi tutti, che riportano le ragazze sottomesse all^ impero di queste discipline . Le fanciulle del tutto inalfabete, hanno acquistato con prodigiosa rapidita, cib che non poteva oltenersi, che dielro ad una lun- ga, ed oslinata applicazione . Abbattuti i vecchi idoli di una severa costu- manza , che condennava la parte piu sensibile dell^ umanita ad un^asialico ritiro, si son vedute apprez- lare, ed estendere per essa quelle cognizioni, capaci a farla occupare non solo delle sue atlrattive, che della sua felicita . Si e finalmente conosciuto, quanto ope- ri V influenza del bel sesso sul carattere, su i costu- mi, e sulF opinione dei popoli • Quindi le ragazze ( A ) Pref, al Man. dd Sist. di Bell , e Lancas, 247 istesse delle infime classi, uscite da quell^ insultanle dispotisnio, che le escludeva in certo modo dalla so- ciela, vengoiio quivi ad adornarsi lo spirito , ed a reiidersi colte, civili, ed afFabili . Da un metodo cosi dolce, e cosi leggiadro, ven- gono ispirati nei loro teneri cuori^ tutti gli oggetti re- ligiosi, socievoli, ed analoghi al loro sesso . Quivi ri- ce vono quelle prime impressioni, e investon di quei sentimeiiti , che possono in ogni tempo giustificarsi dalla ragione. Un gran numero di ragazze, concor- se alle lezioni della virtuosa Maestra Suoro Maria Stel- la d* Angelo, ban digia verificato le speranze di que- sta istituzione, e le altre fan travedere V esito di un cosi felice insegnamenlo . Vicinissima a questa scuola, e verso la parte orientale di essa, s* incontra la chiesa della Compa- gnia di CAPO XXXIL S. Giuseppe Nel secondo altare dal lato delP epistola, si os- serva un S. Giuseppe moribondo tra Gesii Cristo ^ e la Vergine . Questo lavoro del Cav. Errante, fat- to negli anni suoi piu giovanili , ci puo solo mani- festare quelle naturali disposizioni , e quel genio fe- lice, che avea portato dalPutero materno. Senza es- perienza , senza guida, senza esemplari, e senza aju- ti esteriori , non erasi potuto innoltrare ancora nei sentieri di quest* arte cosi difficile ( i5i ) . Vi si annunzia quindi P artista timido ; ma padrone dei primi germi del hello . 3a 248 CAPO XXXIII. Cohitiaternita’ Dei Biakchi In fondo ad un piccolo piano, accanto alia chic- sa die abbiamo lasciato, si Irova la nobile Contra- lernita di Carita di S. Croce . . a i In una nicchia sopra dell^ allare , vi e una leg- giadrissima slatua, uscita dallo scarpello animalore del celebre Antonio Gagini Palerimlano. Ei a lor- mb nell’anno i522. come lo annunzia la dilui sol- lopostavi iscrizione . Viene in essa rappesentato Giacomo Maggiore , in abito da Pellegiino . no me del suo autore , the merilossi con giustizia il titolo di Michelangelo della Sicilia, basterebbe a tar 1 ’ eloeio di qiiesto simulacro. Non sara pero discaro al viageiatore il fargli rimarcare, che (juesto illustre arlefice , impegnato si fosse in tal lavoro a sostenere il preggevole del Bonarotti, ma spogliato ancora da quelle maniere fiere, ed ardite . Diede egli a qnesta statua, che si pub ben classificare tra i suoi mig lo- l i prodolti, aria elegante, soavita di forme, serophci- ta di panneggio, contorni che vanno a perdersi in- sensibilmente, caraltere espressivo, ed esecuzione ti- nila . . 1 -1 • r » Vincenzo di lui primogemlo, ed il miglior e- rede di quella scuola, estese in qnesta chiesa i lavo- ri Gaeiniani . Le tre statue marmoree, che ralhgura- no gli Apostoli S. Filippo, eS. Gkcomo Mmore, e Taltra di S. Vito, uscirono dal di lui scarpello. M possono riporre tulte queste opere , tra le sue migliori produzioni . Queslo artefice divise m esse 249 Ire la iscrizione, onde incatenariie le idee, e non rc- pricarla in cadaun simulacro. Quindi si legge in una fascetta sotlo alia statua di S. Giacomo Minore , — Vinceniius — in quella di S. Filippo, — Gagi’ ni Sculpsit — e nelP ultima di S. “Vito , — J. D. MCCCCCLIII. Scorrcndo questo piano, e \olgendo alia destra, si vede subilo il tempio, ed il convenlo dei Minori Osservanli, solto il titolo di CAPO XXXIV. S. Maria di Gesu^ In questa chiesa grande, antica, e divisa in tre navate yi si possono osservare i seguenli oggetti . Nel primo altare di sinistra, in un luogo oscu- ro al di sotto del coro, vi e un bel quadro di ec- cellente scuola Romana del secolo XV. Si presenla nel primo piano Gesu Cristo, clie mosira un ragaz» zo a^ suoi discepoli, per deprimere la loro ambizio- ne , ed erudirli nelP umilta. Al di dietro di quel popolo speltatore, si scorge un certo edifizio d^ ordine Gerosolimitano. SulP alto vi e una gloria, composta da una turba di Angeli, e stupendamente ingegnosa. Le figure di quegli spirit! , non son butlati alia ;’iii« fusa . Quelle stesse projelte, lasciano travedere alP immaginativa tutte le altre inlere , e bene ordi- nate . 1 due quadri sopra a tavola , affissi nei pilastri, cbe stanno nel centre della chiesa , rappresenlano il Principe degli Aposloli, ed un S. Francesco. I pii>: csperli concscitori, e quei die professan la pilUira , vi analizzano la mano del famoso Giovanni Bellini . Si possono amrnirare nel presbiterio , quattro lavori del nostro lodato Vito Carrera , da lui dipin- ti nel 1609. Sono essi gli ultimi tratti del suo pen- nello, essendo egli morto da li a poco . Vi si vede infatti un disegno piii corretto , un panneggio pin gajo, ed un colorito piu vivace, e piu graziosamen- te legato . Rappresentano essi una Vergine con S. Giuseppe; S. Elisabetta di unita alio sposo 2 ^acca- ria; S. Domenico; e S. Francesco d^ Assisi. Nella cappella della famiglia Staiti , dedicata alia Madonna degli Angeli , il cui simulacro a mez- zo rilievo e un bel monumento di plastica,si veg- gono alcune colonne marmoree, sostenenti gli arclii- travi della materia istessa, e tutti decorati di fini, e ben' intesi arabeschi . Dal la to del vangelo di ^ue- sto altare, e fra i deposit! raarmorei della famiglia a cui apparliene , si osserva sopra a tavola 1' antichis- simo quadro della Madonna dei Greci, di cui ci fa menzione P Ab. Pirri nella sua Sicilia Sacra (k.). Viene qusto lavoro apprezzato del pari come un prodot- to del pennello delP anzidetto esimio pittore Bellini . Sul lato destro di questo Convento , si trova il Monistero di CAPO XXXV. S. Elisabetta J1 primo quadro di sinistra , che rappresenla S. Chiara conducente P Eucaristia , e opera del no-' slro Andrea Carreca * Era egli persuaso , che oye entri tin minor numero di oggetti, Pinteresse diven- ghi ancora piu vivo . Egli e per questo, die non si Veggqno giammai ne^ suoi quadri dei gruppi fra- cassosi * Carreca non voile rieinpire le sue tele di flgure^^ che come scrive il Mengs, quel pittore filo- sofo, e del tutto contrario alia pratica dei Greei ( a ). In questa rappresentazione intaiito voile limitarsi ad una sola figura. La testa piccola, gli articoli dolci^ la sveltezza femminile , hanno un^esatto rapportocol resto a lei conveniente . Le diede Partefice memhri dilicali , flessihili ^ e quali si convenivano ad una donna consumata dalla penitenza • A traverso poi di quei varj intecumenti die la ricuoprono , lascio egli travedere le sue forme principal!. Potra quin- di questo laVoro^ stare a fronte delle sue migliori produzioni . A1 di dentro di questo Moiiistero evvi una sor- giva, che vien chiamata P Acqua Santa ; nome , al dir delPAb. Leanti ( b ) , che si ha giustamente meritatq * Secondo il Dottor Crispo ^ scatiirisce ella dalPErice^ e per incogniti meati solterranei, per- viene lino a questo pozZetto. Ei la trovb dilFerente da qiiella dei SS» Cosraa, e Damiano. Conobbe es- ser questa meno salita^ piu refrigerante^ e piu an- cora indicata, per rattemperare P eccessivo calor vi- scerale * U esperienza gli fece conoscere la sua uti- 25a llta, e la sua eCficacia conlro dell’ iUeriiia , e della scabbie . Conchiuse quindi esscr questa migliore per uso di pozione , e 1 ’ altra dei SS. Cosma e Damia- 110, per quello dei lavacri ( A ) . Usclti da questa cliiesa, e passando di solto al- I’arco, che sostiene la bella, ed alta loggia per uso delle monache, volgendo indi su la dritta , va ad incontrarsi la Compagnia di CAPO XXXVI. S. Michele la un’ oratorio piu rccondito della cliiesa, si conservano i dieciolto griippi dei misterj della pas- sione . Son essi composti di figure di legno , e di grandezza naturale. Son tulti eccellenti layori dei piu periti artefici Trapanesi . Si crede, che gli Spagnuo- li ne abhiano introdotto fuso, sin dal principio del secolo decimosesto . In ogni Venerdi Santo, coiidu- cendosi processionalmerite per la citta , vengono a dare uno speltacolo di devozione, e di pompa. Noi anderemo intanto rimarcando quei gruppi , die si lianno attirato gli applausi maggiori . Mi credo pe- rb dispcnsato dalf obbligo di rainmentare alio stra- niero , che la fantasia dei loro autori , fosse stata circoscritta dalla misura di quello spazio, che potea- no vestire di personaggi . { A ) De Aquis Ther. SS. Cosines, et Dam. Sec. FI. Dist. Ill- pag- ig3. n pi iiDO die ci si presenta , vien chiamalo la^ licenza come esprimente Gesu Cristo , che prima della sua passione si congeda dalla Madre , e dal' Disccpolo diietto . II patelico di questo lavoro, ope- ra di Mario Ciolta, non puol^ essere rie pin vivo, lie pill lenero . Ei vi sparse a' tralti cosi forli il luo- no del senlimeiito, die non e mica possibile di non venire riscaldaU 1’ immaginazione delle anime sensi- bili, e compassionevoli . Siegue indi quello della Lavanda^ scullura del- lo stesso intelligente artcfice . In queslo, il Maestro delP umilta loUa con Pietro , che non sa acquietar- n si a quelP abbassameiito del suo Signore . Ogni per- sonaggio conserva a meraviglia quebdistinlivo carat- tere , die gli apparliene . Il lerzo presenta la sua sceiia sul poggetto del- V orto degli ulivi . Il lavoro e della perita mano di Baldassare Pisciolta. 11 vollo del Nazareno appa- Icsa quella tristezza, che lo melteva- nelle angustie di morte . U azione e nelP istante , in cui gli vien presentato il vaso dei patimenti da un’ angelo con- fortatore . I tre favorili Discepoli' sono immersi in un sonno profondo . In qiiesta scelta , non pole dar loro P artefice delle mosse vive , dignitose , ed eloquenli . Ma Pilluminato suo genio, per non raf- freddare il paletico di quelP interesse, ed altaccando- si alia parola del sagro testo, s’ ingegno di esprime- re in quel sopore , un certo principio afiannoso , e dolente . L’altro, die si appella la Negazione^ rappre- senta il Redentore digia uscito dalPalrio del Ponte- fice Gaifa . In questo gruppo voile far conoscere^’ Baldassrire Pisciotta il &uo fuoeo speciale nell* esprW mere questa scena . La porlinaja del Sommo Sacer- dote, die sta innanzi al suo scaldino , e collocata assai bene , e molto a proposito . Ella si fa rav visa- re di udaria oziosa, ed imporluna . II soldato, cbe guida il Nazareno fra i lacci, diiiiostra coltorvosuo ciglio , la compiacenza del suo furore . Il volto di Gesii Cristo e incomparabilmente bello. azione e tuUa nel moinento in cui egli rivoUo uii poco dal- la parte destra , lancia uno sguardo su di Pietro , capace a ridiiamargU V idea della sua caduta . Ma in quell^ ocdiiata non vi entra ne Pasprezza, ne P austerita, ne la ininaccia . Pare come se annunziar volesse il Salvadore, di esser cgli piu sensibile alia sventura del suo Pietro , die alia sua propria offe^ sa . Apostolo nel discoprire quegli sguardi cotan- lo a lui familiar], con mani alzate, e con un moto quasi retrograde , fa beii conoscere tulto il tumulto del suo cuore, e quanto venisse V anima sua forte- mente straziata dal dolore, e dalla detestazione della colpa commessa . Quel Pilato, die in un’ altro gruppo presenta Gesii Cristo al popolo di Gerosolima , trasforma il contemplatore, in un’ uomo die stia quasi a sentire. Tutti gli oggelti corrispondono molto bene alle di loro azioni : ma il virtuoso Francesco Nolfo, impron- ib nel volto del Preside Romano una cosi marcata yerita, e gli diede un soffio cosi animatore, die par ci faccia ascoltare di sua propria bocca, quelle com- moventi parole di Eccei Homo . 255 La deposizione della croce , pub venir classifi- cata fia le migliori opere delP immortale Giuseppe Milanti . Questo spettacolo , clie mette in seno al- ia madre T estinlo suo figliuolo, Tersa un torrcnte d’ immagini dolorose . Esse si parton tutle dalle vive impression], die la sculfura lia saputo infondere in quegli speltalori cosl cari a qiiella vittinia preziosa . 11 volto di Gesii Cristo, tultocdie coperto del pallore di morle, conserva nondimeno P inlero nessodi sua bellezza . Le di lui membra sono abbandonate : ma iiella pin naturale azione . Qucsl^ opera rese vieppiu stimabile il nome di Milanli ; dedse di sua peri- zia ; e gli coiidlb degli ammiratori , anzicdie dei rivali . Per ristringere intanto quest! rapporti, die pos- sono Yenire riguardati come i decreti del mio cuo- re, io invito finalmente il Viaggiatore , a considera- re P ultimo di quest! griippi . £ desso opera di Giacomo Tartaglio, e rapprescnta il trasporto di Ge» su Cristo al sepolcro . Le figure al numero di sei , che ricliiamano gli onori alia di lui memoria, sono tin poco pin piccole del naturale . Ma le fisonomie, i contorni , le proporzioni , le mosse , la verita , gli afFetti ec* vengono bene ad avvalorare la fama del Tartaglio , che con le tante altre apprezzdbili di lui opere, avea imposto silenzio alPinvidia. In tutte queste sculture perb , i di loro autori molto versati neJP Iconogrqfia , osservarono con la pin scrupulosa attenzione , cib che dagli arlisti chiamasi costume . Cosi le armi , i vasi , i coturni guerniti di ferro, e di bronzo, le piccole calene ec. come ancora le zone, i baltei, le patere, ledamidi, a56 le celale , le vest! sacerdotali (juelle dei ' magistra- ti dei guerrieri, e dei manigoldi; le sedie dbi Re, dei Pontefici, e le curuli , sono quali noi le scorgia- mo nelle medaglie le piu veluste . II luttq in som- ma fa ben conoscere, anche ai meno provetU nello stu- dio dell’ antiquavia , chi sia 1’ ebreo, chi il romano, e chi il gentile. r • o' Sembra quindi, cbc quei valenti artetici ira- panes! , abbiano voluto estendere in queste figure il aenio della loro perizia , e della loro immaginatiya, perche vegliasse alia gloria della scultura nazionale. Uscendo da questo luogo, e ripiegando due volte su la dritta, si viene a trovare 1’ anlica chiesa di a. Gi«li.n„. 088i Co mpagnia Della Nuova Luce Vi 'e qui di osservabile un’ antico quadro sopra a tavola , esprimente la Vergine col Bambino ; ma piu i)er la 5 ua vetusta, che per la sua bellezza . 11 Gesuita P. Gaetani, ne ha parlato lungamente nel di lui secondo volume in folio delle Vite dei Santi Sicilian! ( a ) . , . j n Effli ci fece rimarcare, che su la testa della Vergine, vi si Irovi indicata 1^ epoca di sua forma- zionc, che si fu nel 1211 . ( j ) Pag. 287. Lc nostrc vccchic carte ci dan conoscenza , the la nazione, Franccse , domentre occnpava nel sccolo decimoterzo la Sicilia ^ avesse collocato questa ini- magine, in una coitina della porta oricntale del’a citia . Gosi acquistossi ella il nomc di Madonna della Porta . Lq fortificazioni, die si dovctlero am- pliare in quel sito, la fecero trasferire in una pic- cola cappella. Dove anclie togliersi da questo luogo, per le novelle opere militari, die andavano ad occupar- lo. II Senato allora, nel vederne cotan to goneralizzalo il culto , decise di dcpositare qiicsto quadro in un siio piu ampio , e piu decontc . Qnindi nclP anno i6o3.1o colloco neila cliiesa di S. Ginliano Vesco- vo, ovc al jpresente riposa, sollevato al di sopra dcir altare maggiore . Sin da qiiclPcpoca venue appellata questa chiesa , La Madonna della Luce . Vien essa rapprescntata con vesle rossa , e con manto ceruleo . Tiene eol Lraccio destro il Bambi- no, e gii porge colla sinistra la mammclla . LMn- faiite e coverto da una bianca tunica . e tiene nelia sinistra una face accesa. Nel diaderaa della Vergine ■ vi si Icggono queste parole : S, Maria Novce Lu- cis. Si credo, die questo titolo, indicasse quel lu- me acceso , die sostiene il bambino . Per preservare questo cosi antico monumenlo gli si e messo d^ innanzi un cristallo , capace a di- fenderlo dalle ingiurie delParia. Nella porta oggi inutilizzata , che apparteneva alPantica chiesa di S. Giuliano , vi si ammira un architrave di un sol pezzo sostenuto da’ suoi piDstri. I loro ornati di bassi rilievi, ma assai antidii , coll’ .’'^3 258 istoria di quel Santo Vescovoj vennero trallali con un certo imbarazzo semigotico . Uscendo dal la piccola porta di questa Compa- gnia, e prendendo la slrada di man dritta , si arri- va alia chiesa del Monistero di S. Andrea . CAPO XXXVIII. S. AriDREA II primo altare di sinistra , ch’e soltoposto al coro di quesle Religiose Domenicane , ci presenta una pitlura a fresco della Vergine col Bambino, cliia- mata della Dimosirazione . Prese queslo tilolo, a ca- gione di essersi scoverla ai 21. di OUobre i 522 . per la cadula di un muro csleriore , die la copriv va . Crede Vincenzo Nobili ( A ) , che questa im- magiiie non meno, die le allre due della Madonna, delte del Miele^ e • della Gorga^ disvelale per. un quasi simile accidente , fossero slate occullate dai fedeli fra quelle mura, per soUrarle alia profanazione dei Saraceni . Se queslo scriltore e degno di lede , sarebbero tai lavori di assai rimota anlicbila . I re- plicati rislori perb gli alterarono, e starei ancbe per dire , cancellarono tuUi qiiei velusU lineamenti . Sull’ altare maggiore, composto di vaglii marmi , e di pietre dure, vi e il quadro del Rosario , con la Vergine , S. Domenico, e S. Catlerina da Siena. Tra tutte le opere del nostro Andrea Carreca , ella ’ ( .^ ) Tes. Nas. Cap, XFI> pag 662. 2 % h quesla^ die porta il vanto della plu compiuta finu- tezza . Ei seppe incatenare in questo lavoro il suo genio vivace, ed intollerante, die tormenlandolo con una folia d* idee nuove, e di nuovi pcnsieri , non !o faceva piii aspirare a compir pienameute i siioi quadri . Qiiesta intailto e la sua piii bdla , e pin pcrfetla produzione . Il Monistero e comodo, decentc, cd ornalo di una vaga loggia . Una piccola slrada divide questa chiesd dalla • CAPO. XXXIX. .. I w Conpagnia. Degl^ Incarnati SaIa*soglia della porla iriaggiore , \i si trova il modestissimo marnio scpolcrale di Marino Turri. (i52). Un gran quadro del sempre amniirevole Carre- ca , adorna il presbilerio di questa Fratellanza. Rap- presenta esso V Angelo annunzialorc , die reca alia Vergine gli oracoli delP Eterno. Il volto di Maria e sparso di un^amabile, e tiniido pudore. Gabriello si manifesta, per un rispetloso messaggiero . Carreca, col dipingerlo un poco troppo distante dalla Vergi- ne , ci voile forse far rimarcare i sentimenti di ve- nerazione , die occupavano quelP Inviato al cospelto della Madre dePsuo Dio. Il tutto e bene allusive alP aziorie die rappresenta . Venue solo rimprove- rato al Carreca , di aver dalo al Padre Eterno un^ aria poco maestosa . Pochi passi discosta da guesta cliiesa , s" incon- tra PArcipretale CoUegiata di 33 a6o I CAPO XL. S. Pietro Ella e quesla la piu vasla chiesa di Trapani . Venne essa rifabbricata a’ giorni nostri, sin da’ suoi fondamenli. Quallordici colonne marrnoree d’ ordin^ Dorico, dividono la gran nave di mezzo. I pilastri di quelle lalerali , sostengono coi loro archi un passage gio pel d’ innanzi degli altari delle cappelle. Queslo transito invero e un poco inconiodo, e disagiato . Qui sollevb il Conte Roggiero, il capo di que- sta chiesa alia dignita Arciprelale; e V augusto Car- lo V. donb ad essa in alteslato di sua devozione verso il Principe degli Apostoli, uno stendardo di broccato ( a ) . i La prima cappella di sinistra vien decorata da uno dei niigliori quadri di Carreca : ma di molto strapazzalo dai tempi. La scena e in una valle a vi- sta di Geriisalemme , ove Gesu Cristo cliiama S. Andrea all’ apostolato. Pietro di lui fralello, non molto da questo discosto, si annunzia come sorpreso ad uno spettacolo cosi novello . Ei si manifesta^ lutlo aiizante di volerne partecipare . Quest’ opera e de- = gna di essere ben considerala , tanlo per la parte - estetica, che per la patelica . La fipra del Redento- re e imponente, ma plena di bonta . Si vede nell Apostolo un’uomo esercitato nelle grandi fatiche . Le vene, i muscoli , le tendini in un certo modo^ ( ^ ) Nob. Tes. Nas. Cap XXL pag 726. 26 i gonfiate , annunziano bene V elaslicila conveniente ad un rozzo pescatore . La sua carnagione e un poco imbrunita dal sole . Di solto quei .panneg- giamenli non vicne nulla nascosto , e vi si vede tutto il nudo palpabile . La sua espressione e di un’ anima pronta , rassegnata, ubbidienle. L’azione e nel inomento interessante , in cui Andrea rico- nosce in Gesii Cristo il sospiralo Messia . Quel gi- noccliio piegato con umile movimento, forma il pa- tetico di quesla scena . Ma il Carreca lasciando libe- ro il freno alia sua riscaldata immaginativa, col piii imipertinente anacronismo , vi dipinse la croce sul pinnacolo del templo di Sion , Nel terzo altare di man destra vi e un’ altro quadro dello stcsso Carreca, rappresenlante la Trasfi- gurazione del Rcdenlore . Voile cgli in tale lavoro, copiare il divino RalFaello. Carreca pose in moto 1’ anima sua onde briilare in quest’ opera con tulle le ri- sorse del suo talento, e contraffare sensibilmente i tral- ti di genio dell’ immortale pitlore diUrbino. Qucsli avea piantato la sua scena nell’ aria, ed avea fissalo il lume nel Cristo , da cui va a di&)ndersi sopra a tutli'gli oggetti . Questo bellissimo esempio degli ac- cidenti pittorici , venne anche molto bene imitato dall’ artefice Trapanese , Nella quinta cappella di sinistra , nel lato del- la croce lalina , evvi un quadro di assai perito pro- fessore della scuola del Tintoretto . Esso raffigura S. Paolo . La testa e arieggiata con grazia , ed ha uii carattere , die appalesa tutto I’ ardore di (juelP Apostolo , per 1’ adempimento de’ suoi difficili dove- ri . I panni sono nalurali', e bene sventolafi. II di- 34 262 segno e corretto , e quell’ ignoto pittore, seppo ben mettere a profitto i vaghi colon della suascuda Ve- neziana . Quel vaso d’ ora a forma degli scaldini ebrei , e un carattere sirabolico di quell’ istancabile eroe. ' i- ' Lasciando per la porta piccola questa cliiesa , si va nella strada della Giudeca , ov’ era I’ antica di- mora degli ebrei. Quivi si osserva una torre gotica,, che seppe garantii’si dagFinsulti del tempo . CAPO XLI. Torre Gotica Venne formata questa torre nei giorni che do- minava il gusto gotico . Per deficienza di tutta la sua concatenazione, dove ricevere un riparo dai no- velli edifizj^ che la fiancheggiano . Essa tuttocche 263 patita in gran parte^ pub chiamarsi ben conservata dai secoU devoratori . Ella e capace a darci una scena parlante della bizzarria di quella setlentrionale architettura , decorata di tutto il bello , e di tutti i vizj , e leggerezza del suo stile . Le sue bugne ; 1g piccqle sue finestre^ sostenute alcune di esse da cer- te colonnette nel mezzo ; i suoi arclii ; i differenti suoi ornati a gran fiori di rose , a teste , a punti di diamante , a squarciature, a fronti ec. ben caratte- rizzano i capricci, e la singolarita di quella maniera. Questa contrada , soggiorno de* Giudei, prese da loro il nome , die non ba lasciato giammai. ( i53 ) • Ella si estendeva sul lato settentrionale pill ancora, die dalF ostio . GP Israeli, ti vi abitarono sin dai primi tempi della loro emigrazione dalla Pa- lestiiia . Un diploma del re Federico III. del i363. si esprime in questo modo : Giusta il solito costu- me dei tempi antichi ^ ossermto nella stessa Co- munita dei predetti JEbrei di Trapani {J) , Egli e fuor di dubio, die tra le cinquantaselte cgmunita Giudaidie abitatrici della Sicilia , una delle piu distinte, si fosse quella di Trapani . Il rq Martino I. con suo privilegio dei i5. Maggio 1402 . decorb la raggiiardevolo famiglia dei fratelli Samue- le, ed Elia Sal a, di questa societa . Accordb loro varie onorificenze , ed esenzioni , per essi non solo^ die per tutti i loro discendenti d^ ogni sesso ( 1 54 ). Dopo die il Monarca medesimo , scelse per Dienchclele al Rabbino Giuseppe Abbanasia , que- 4 ) Qio. di Giovanni^ Ebraismo di Sic.. Par. IL Cap. VI. N. IV pag. 3o/. 3r 264 sti ai 27 . Ottobre i4o6. soslilui Samuele Sala per presiedere agli Ebrei , trasferendogli le autorita , e fe altribuzioni di cui trovavasi investilo ( A ) . Qiiivi fondarono essi sin dal principio del lo- ro stabilimento , una vasta Sinagoga, per farvi le di loro funzioiii , per porgervi le loro pregbiere , per esercitarvi gli alti di loro religione, e per farvi spie- gare la legge dai Rabbini . Era queslo luogo dota- to di rendite , e dovizioso di legati . Sotto al dominio dei Saraceni , gli Ebrei . per adulazione di quei Mussulmani , diedero ' proraiscua- mente il nome di Mosebee , e di Sinagoghc a que- ste loro case di preghiera . II tempo rie conserve il costume , e cosi le fece cbiamare indilFerentemente nei tempi posteriori . Un Decreto del re Martino ^ delR anno i4o3. commiinicato anebe agli Ebrei di Trapani, ce lo attesta pienaraente . P er quei legati ( ei dice ) di qual si voglia maniera , fatte alle Moschee^ ovvero Sinago^ie degli Ebrei ec. ( iS5)» A parte delle Sinagoghe , vi aveano ancora i Giudei alcuni luogbi , destinati per la purificazione delle donne , dopo del puerperio . La fabbrica di qnesto lavacro dovea essere costruita espressamente, ed addetta a quest^uso soltanto, senzacche si potesse destinare per qualunque altro siasi oggetto . Del suo sepolcreto, ne abbiamo altrove fatto menzione . Questo popolo inOne errante , superstizioso , e tenace nelle costumanze ebree , aveva ancora i suoi {a ) Ivi^ Par. /. Cap. XF. N. IIP pag. no :i65 pubblici ministri del culto . Venian essi chiamati , Sacerdoti^ Rabbini ^ Maniglorj ^ Idubi ^ Limosinie- riy e Giudici Spirituali, Continuando il Viaggiatore il suo cammino, e trascorrendo il quartier militare , la porta nuova , ed il fonte d’ innanzi al castello , va a ritrovare il CAPO XLII. Convento Degli Agostiniani Scalzi Il prospetlo, la chiesa, il convento ebbero questa forma dall^ industria di un suo Religiose Trapanese, chiamato Fra Santo da S. Domenico ( i56 ). Questo prospetlo a due ordini marmorei e ope- ra , e disegno deW Architetto Trapanese Pietro lo Castro . Esso e di ordine Corintio , e vi si voile imitare la scenografia del Monistcro della Pieta di Palermo. Sail- apice del seconda ordme, vi vede Ig sternma degU JEremili di S. Agosliag , qon dge cupolitie iaterali, che sostenggpo Ig campang della chiesa, ed un pubblico orolqgio , Nel sgcondo altarq di dfitta * yi ,e un Cvistq nioribondo, opera degna del nQstrq scult ore Milan li. A' piedi del crocifisso, si psserva un* e.ccellente qua- dro di mezzana graudezza, psprimente la Vergine Addolorata . Questa pittura , riconosciuta per opera del Cav, .SebasUaup Conca ^ la portb seco da ^ Ro- ma il Visitatore , e Commissario Generale dell Or- dine , P . Bernardino Augliaro Trapanese. Quella mesta espressione , apre agli alFetti del cuore , una strada assai dolente , e poco conosciuta . La testa della Vergine e in una dignitosa tristezza ; le sue mani sono d’ inavanzabile verila . Nell* altare che siegue, vi e un bel S. Nicolo da Tolentino, del nostro sempre illustre Carreca.. I piu illuminati conoscitori , han giudicato tutti favo- revolmente di questa produzione di belle arti. L u- nica figura del Santo , dinaostra abbastanza pensie- ri animosi, imraaginazione vivace , faciiita di pen- nello , e disegno forte , e caratteristico . L* eroe , si annunzia come rapito da una celeste armonia , che gli si fa ascoltare da un Angelo . Sul gr^dino di questp altare vi e una figura della Madre del Signore 9. e nel secondo altare del lato sinistro, un* estasi della B. Rita da Cassia, Con- tengono anibidue un qualche merito, pei dilicati lo- ro tratti , e per le naturali loro espressioni . . ' Molto vicjno a questa chiesa , ma sul di lei Jato opposto , vi s* jnconlra quella di 26^ C APO XLIIL Alberto Quest^ antica societa di Sacerdoti , addetti ad assistere ai moribondi , eresse nell^ anno i8o5. uii monte per gli ascritti . Questo somministra loro nel- le infermita , o negli altri iiicidenti , che g? impe- discono di celebrare , un comodo giornaliero sussi- dio . U esito forlunato di quesf opera , custode del decoro dei ininislri delP altare , distrusse ogni colpo d^ indigenza , che avrebbe potuto invilupparli nel rossore , e nelP avvilimento . I sei quadri, rappresentanti la passione di Ge- su Cristo , furono imitate da alcune egregie incisio- ni sopra a rame, dal nostro bravo pittore Giuseppe Felice . II Cristo in croce sulP altare di sinistra, e del- le tante volte detta pietra incarnata , ma imbruttito da un velamento di colore . Di quesP opera , uscita dal perito scarpello di Alberto Tipa , ne fa onorata menzione il Can. di Gregorio , ne^ suoi Discorsi in- torno alia Sicilia ( a ) . Proseguendo per la via intrapresa , nella pros- sima salita die incontra a man sinistra , si giunge alia chiesa , e convento dei PP. Predicatori , sotto gli auspicj del loro Patriarca . » ( A ),,T. I. pag. i3g. a68 CAPO XLIV. S. Domenico Questa cliiesa e ad uiia sola nav6 , con died cappelle lalerali . II vaso e hello per le sue sempli- dta architeltoniche, e per quell* aria, che vi brilla da per tutto . II primo quadro di dritla , die corrisponde al- ia parte inferiore dell* organo e rimarcabile, per es- sere la vera immagine di quel S. Ludovico Beltran- do, cbe rappresenta. II pennello e del bravo pittore Palermitano Pietro d’ Aquila . Lo cavb egli dal ritratto somigliantissimo , che il P. M. Pietro Can- nizzaro Trapanese, avea portato secolui da Valenza^ ov* era stato novizio , ed allievo del Santo , Nel quarto altare di sinistra , deiitro ad una cappella ben grande , vi sta riposto uu Crocifisso di legno, di cui si ha notizia di esserci stato portato dalla Soria, da quei primitivi Domenicani Spagnuo- li , che vennero a ferniarsi in questa citta . Questo simulacro intanto , e pin rimarcabile per la sua an- tichita, che per la sua scultura. Tutta questa cappella e vestila di inarmi vaga- mente commessi. Lo e altresi il suo pavimento in- terseato a varj colori , con una lapide sepolcrale nel- l* ingresso , portante un doppio stemma della fami- glia Ferro , alia quale appartiene. Autore di tal di- segno ne fu il bravo architetto Trapanese Luciano Gambina . Ne* due avelli laterali vi si analizza un certo gusto. Son essi di bel marmo verde. Sul pog- gio di un deposito vi si veggono due putti di mar- 269 mo bianco, porlanti il hlasone dell’ estinlo , e nel mezzo un Cristo marmqreo , die aLbraccia la croce. JJ altro sostiene nel centre un S. Vincenzo Ferrcri, e due vasi mortuarj di pietra bianca , che si cava iielle nostre contrade . NelP ultimo altare di dritta , vien rappresenta- to un S. Pietro Martire, die pub riporsi Ira le ope- re migliori del sempre rinomalo Carreca. U illumi- iialo artefice trattb isloiicamcnle qucslo Iragico sog~ getto . La scena e in una selva tra la cilia di Co- mo, e Milano . Fra gli albeii crcsciuli in disordiric, in mezzo a quei macigni imbiuniti, primeggiano i piu resinosi , e quei .di un verde cupo . Vi fece egli delle nuvole capaci a toglieie una luce troppo viva , e risplcndente . Venne cosi a determinare un piu lugubre speltacolo . Voile fur conoscere ancora la sua perizia nella prospeltiva, degradando gli og- getli die piu andavano ad ailoiitanarsi dal loro Jume principale . Quella tetra azione e nel momento , in cui il sicario Pietro Balsarno, con aria fcroce, e con capelli risentiti, va a consumare il suo delitto. Dome- nico, unico compagno del martire, smanito per la sorpresa , fa un molo relrogrado , e spiega col iin- guaggio di quel gesto, tuUa la turbuzioiie del suo spavento . Il S. Jnquisitore pronunzia allMstante le prime parole del Simbolo , che Carreca ci fa mar- care scrilte col di lui sangue su quel terreno . Venne intauto accusato questo sagace artista, di aver dipinto il S. Pietro con guancie gelide , e scolorile . Ei pero non fece , che seguire le traccie dell^ istoria , e del buon senso . Il pallore dipinto sul vollo del martire , non e mica il prodotto dello sbigoltimeuto . Slraziato egli lungamenle da una feb- 370 bre quartana , erasi rcso cosi esinanito , che giva perfm vacillando in quel suo viaggio intrapreso aU 1 ’ appiedi da Conjo a Milano . Consumato infine daU la pill austera penitenza , non altio poleva annun* ziare il suo volto , plie i tetri colori della niorte . . Enlrandq nel presbilerio , si vede $ul lalo del- I’epistolaj- la totnba dell’ Infante Manfredi , Cglio- del re' Federico di Aragona. Sul costume' di quei tempi; venue depositato questo Principe in un luogo alto, e fu -posto. in nn’ area di legno dorafa , e guernita - ds velluto.( 157 ) . Ai tempi del .Can. Orlandini, do- Vendosi ristorare le fabbriclie ,• convenne aprirsi quella tassa m'ortuaria . Fu trovato lo scheletro del- l' Infante- lutto inlero , con veste orlata di perle , e COD la guardia, c pomo delia spada d’oro inassiccio (a). SoUo a qucsio doposito vi e una lapide , con la seguente iscrizione, sebene rapportata con qualche Tarieta da Giorgio Gnaltcrio ( i? ) . Anko Redempt^ Salutis MCCGXVIII. Serenissimum Federici S1CILT.E Fegis Infantem Manfredum , Equo Lapsum Drepaki Defunctum, Ik Hoc Regio Przedicatorum Ordinis Templo , Cujus Jam Fratr.* Cappellanos, Gonfessoresqce Sues, Eorcm Devotissimus M^reiss Genitor Noscere Fatebatur Sepeliri Goncessit . Jacturam, Sacro ^DIFICIO, Jacobi Primi Munificentia Extructo, SuisQUE SUMTIEUS AccTO Adventuris Regibus , , F^NERATUS , ET Glori.® . ( A ) Orland. Descriz. di Trapani pag. 33. ■(• F ) Tab, recent. N. 5o. pag. 8g. ^'2‘7 1 ’ Di rimpelfo a qtiesfo Vi e lineal fro gas^o $«- bolcrale, in ^gno di esservi slati dcpositati nell^ al- .lora cliiesa di S< Maria La Nova, i rcali persotiag- gi Venuti dall^ Africa affelti dal conlaggio ^ e die ayeano rccato scco loro il corpo dell" Ci^tinlo S. Lui- gi IX. re di Francia * ' - In questa Lapide incasfrala nel muro dal lalo del vangdo j si legge cosi : Jhno A CjiJsTi DoMiNi JrvEfiTV MCCLXX. JnCLYTJS TllEOEALtiO IxEGl JS AVATiKM^ ■ Vxov.KivE Isabellm, Gvjleimo Flandkim A c FLisAnETtijE Begjnm, AlUsove E Eegio Sangvine PnocEnnvsi Qvod E Bello Fvnetano^ Cot^TnAcTA Peste JIedeuntes Drepani Extintt, In Begjis Templi Hujvs -;r ^DlBVS HvMARI D ECRET AF ERJ NT * ^Jn Tantm He/ Perennjtatem Fratres ' . PnMDlCAtoREs Lap IDEM Pro Gloria Posverb. Qvam Jvre Coronat/ F/DEI AtHLEt.E y ' Q^i Begvm Reg/ Crvcifjxo Duel ^ Vel Mortui Concert are Oss/bvs Fjcinitats Memor/a Non Dedignantvr, - Dietro^ all" alfare tnaggiore ov" e il coro dei Padri , vi e un qiiadro marmoreo a basso rilievo , Gon tre division! . / . Dal lato del vangelo si ammira ' tin quadro di Vilo Carrera ,^ die rappresenta S. Baitnondo di Pen- nafort. Al piib del quadro vi scrisse I" aulore, secon* ^ il suo costume , F itus Carrera Erepanensis\ hujcit Anno ■' Domini fdo«5«' - Le- pieeole- figurine ^ 2 che dtlineano all’ ii.giu le gesta di S. Raimondo sono di gran merito, di perfetio lavorio , e larnip, ben rimarcave quanto egli riiiscisse nella finutezza Sul lalo opposto vi e un bel S. Tommaso d’ Aquino di pennello sconosciuto : ina di ^scuola Ro- mana . Puo inlanto riguardaxsi come ui/ altr' orna- mento di questo tempio . 11 suo autore voile far pompa specificalametile in quel tappelo , die vela una tavola . > • j- Incamminandosi per la scesa , che sla quasi di rincontro a questo tempio, s’ incontra la copapagnia di CAPO XLV. S . M A T T E O Suil* altare maggiore di quests cliiesa, vi si am- mira un quadro assai grande, non meno che hel- lo . Eappresenta esso il marlirio dell’ Apostolo , sotto ai cui auspicj e dedicata la chiesa . Lo ^pet- tolo di questa composizione , porta una moltiplicita di tante figure. II pennello e del sempre lodato An- drea Carreca. L’ autore perb in questa scena sangui- nosa , seppe distrlbuire con gradata filosofia, 1 inte- ressedi quei personaggi, con quello del suo prototipo. Vi fece degli episodj; ma conyenienti al soggetto. Vi um le differenti espressioni di tutti: ma nelpuntodi una sola azione , . i i n • • Quest’ opera danneggiata di molto dalle ingiu- ric del tempo , venne ristaurata in questo me esi- mo anno, dal pitlor Mazaresi di Trapani ( i5o) . Poclii passi dividono questa chiesa da quella Parrochialc di CAPO XLVI. S. Nicolo Di Bari Questa chiesa, il cui natale fu di rito Gn?co, come fabbricata dal gran Belisario, veiine dedicata alP Ascensione del Signore. I Cliiaramonti, die abi- tavano di rincontro alia sua porta delFoslro, in- nalzarono un’altare in onore di S. Nicolo di Ba- ( A ) . Dopocclie la corte confiscb i beni tnlti di An^ drea Chiaramonte, concede questa loro cappella alia citta ( 159). Indi per P accrescimento della popo- lazione , le venue affidata la ciira Parrocliiale . Nel soggiorno che fece in Trapani V augusto Car- lo V. albergando in fronte alia stessa, nell^ autico pa- lazzo dei Chiaramonti , regalb a questa chiesa un bellissimo fonte di marmo . Ei lo avea portato seco da Tunisi , e si crede , che avesse servito pei lava- cri di quei re infedeli . Questa gran tazza e ammi- revole, per essere di un sol pezzo di marmo bian- chiccio Africano , e diafano da pertutto . Vien^ es- so impiegato per uso di battistero . In questa chiesa , nel mese di Maggio 1620. allora Madrice, s' istituirono le quarant' ore circola- ri , per breve dei Pontefice Paolo V. come costa dagli original! monumenti, e dalla tavola marmorea, che sta alia porta piccola , della parte di mezzo* giorno . {a ) Trans. (T ant. docum. in Not. manno Zuccala.^ del 140S. 35 Nella cappella maggiore vi e un quadro di niarrno a tasso rilicvo^ cbc rapprcscnta ia rcsurrc— zione di Gesu Cristo. In questa scullura di Antonio Gagini , si veggono a pie del redentore alcuni soldali Romani, custodi del sepolcro . Uinamortale suo autore , maestro di osteologia , ce ne fece in questo nudo lavoro, una descrizione naturale, e sen- za stento. Ei con la varieta degli andamenti d’ ogni membro, con il inorbido delle carnagioni, e eon una certa sveltezza , sebene non tanto animata , ci mo- strb il Nazareno di gia solleyato dall' avello. ^ due santi lalerali , doe il S. Pietro , ed il S. INicolb di Bari, sono di men purgato scarpcllo , ma forse dei di lui allievi . ... . i ' In questo istesso presbiterio, si ammirano altre quallro pitlure . Le due nelle pareti del coro , rap- presentano il tripudio d^ Israello nel trasporto delP Area , ed un Davidde , che con la dolce melodia j dclParpa, restituisce a Saulle la calma del cuore . Le allre dal lato del vangelo, e dell' epislola , ppri- mono il trionfo di Giudilta , e quello di Davidde. Queste pitlure di sconosciuto autore , ma di scuo- la Bolognese, conservano un merilo dislinto, e ven- gono di molto apprezzate dagP intendenti di que- ste arti amene , e deliziose . Nell' allaro pin vicino alia sagrestia , vi e un quadro sopra a tavola , forse il piu grande fra q^^^i rlPesistono in Trapani, cavato dall' originale di Fe- derico ^uccari . Questo lavoro , tuttocche sia una copia , venne eseguito da un' eccellente pennello^ die serv'i assai 'ijene al suo originale . ^i si os- servano infalti sullo stile di - Zuccari , quelle teste di una foggia singolare, qucgli occhi un poco lividi, quei panneggiamenti aramanierati , e cou ispecialita nelFestremo delle sue figure . Sara finalmente uiiVoggetto della compiapenza dellu straniero osservare nel lalo delP epistola del- la cappella del Crocifisso, die le sta di rincontro , I'urna marmorea del noLile Sacerdote D. Paolo Cra- panzano . Sotto a qi^ella cassa moi tuaria vi e un bas- so rilievo, termiuato da due ermeti , fra i quali si veggono dei Genj alati, tenendo alcune palme . Uno di €ssi, coverto da una certa specie di tunica, sj la- scia cadere dal cojlo una crocc d^ ordine militare . Queste figurine sono assai bene disegnate, e ci dimo- strano i colpi maestri dello scarpelio dei loro autore. Vi e perb in questo sasso iiegielta la prospeUiva, giacche tutte quelle immagini sono espresse nel primo piano . Uscendo dal la porta inaggiore di questa cliiesa, volgendo su la .dritta,ed indi ripiegaiido nella rua nuoi>a su la sinistra , viene ad incontrarsi la cbiesa del Monistero del Soccorso , detto volgarmente la Cx\PO XLVII. Badia Nuova Tutto il pavimento di questa cbiesa e di mar- mi intersiati a varj colori, I suoi pilastri lonici so- no parimenti marmorei . La volta e decorata di stuc- chi, e di oro . Nel centro di essa vi e un bel sotto in sic ^ die raffigura una visione di S. Tommaso d^Aquino, opera di Andrea Garreca, ma insuitata un ritocco moderno . 35 " Nel primo attare di driUa , fregialo dell’ agala doke che si estrae dalle nostre cave, vi e un qua- dro dello slesso Carreca, espiimente un estasi di S. Catterina da Siena sostenuta dagli Angeli. I di lei ocelli mezzo soccliiusi, si rivolgono dolcemenle al suo Crisio. Ma nelle grazie tulte di queslo languoie, ed in quella pallidezza del deliquio, non vi entra in nul- la il profano, ed il voluUuoso. II Signore e tenero , ed imponente. I volti dei due Angeli soiiqvezzosissimi. Carreca voile far lusso nelle di loro ali di tutto il suo valore pittorico. Egli in quest’ opera diresse i pensieri della imniaginazione, prima che venisse a cavalterizzarli coi colpi del pennello. I contorni , le pioporzioni, la bene organizzala natura in tulte le sue parli, richiamano con piacere gli sguardi perfi- no dei meno illuminati conoscitori . ^ n r c Di riuconlro a queslo altare vi e quello di S. Domenico , piUura assai leggiadra dell’ immortale Morrealese. Ei lo disegnb con purita, lo panneggio con genlilezza, e vi pose la piu saggia , e nalurale degradazione geomelrica. Tutlocche non amasse quel cori di Angeli, che formano per lo piu una gloria pesantissima, che va sovente a soffocare le figure del basso, che devono priraeggiare nell’ azione, voi- le nondimeno decorare queslo quadrq con molti di quegli enli spiriluali. Ei perb li silub lulli nei rao- vinienli i piu gai, eforse anche piu vezzosi di quel- li, che ci moslrb I’Albani, quell’ anacreonle del piUo- ri. Quello ch’ei fece a volo, e che preseiita a Do- menico il libro in cui sta regislralo il verso 6. dd Capo L. dell’ Eccl. e bellissimo . Egli m vece di quella Stella, che mettono i piltori su la testa del 2.77 Santo, voile impicgare questo linguaggio Simboleggib . con esso di dover divenire quell’ Eroe, come una luce scintillante, fra le tenehri delle nasioni. Nella seconda cappella dal lato del vangelo, vi e. situala nel fronlispizio marmoreo, opera del Ciari- tro D. Giovanni Amico, la slalua della Vergine del Soccorso, tltolare di quesla cliiesa . E dessa scull lira del Trapanese Cristofuo Milanti . IVon pub negarsi a questo simulacro , il vanto delle giuste sue propor- zioni, e di una certa leggiadria di contorni . I suoi panneggi invero non sono molto sventolati, ed urla- no un poco nel grande, nella durezza, e nello ardi- rc. Tutto questo perb non inapedi a quel valcnte artefice di farci conoscere in .questa sua stalua mar- morea , il suo valore, e la sua perizia scultorica , c diraostrarci il nudo coverto . Dovrebbe signoreggiare in ogni lempio 1’ altare maggiore, ed esser quindi il piu ricco , il piu or- nato, ed il piu maestoso. Gli altri tutti deveno star come accessor] . Questo canone di convenienza ar- chitettonica, e stato ben messo nobilmente ad effelto nel presbiterio di questa chiesa. L’ altare tulto com- posto di pietre dure, rianimate daila vaga, ed inge- gnosa cornmessura dei loro colori, brilla ancora per le bellezze delle sue proporzioni. Fu esso disegnato, e diretto dallo sciiltore Trapanese Federico Sira- cusa. Tutto cib che vi e di rilievo, e basso rilievo, b uscito ben anco dal di lui perito scarpello. Fra i piu stupendi quadri, che decorano i luo- ghi pubblici di Trapani, evvi alcerto questo della Vergine del Rosario, con S. Domenico, e S. Catte- rina da Siena, posto sull’ ara maggiore di questo tern- |)io. Qnestapittura.d’inavanzabiie pennello Fiamingo, ^ " 36 I 278 per la sua intelligenza nel chiam-scuro; per u» la- vorio finito senza aridifa^ per un» dolta unione di ben messi eolori; e pe' suoi morbidissimi andameB- ti vien riguardala come nii prezioso deposito di quel- le arti, destinate col loro magico potere, a domina- re sul cuore, e suUMmmaginazione . iiiterno di questo monislero e assai vaslo, e fornito di varj giardini. Ha un belvedere alto , e maestoso portanle un vessillo , ingegnosamente com - binato dalPAb. Amico. Ollre alle tante vedute, per un cammino sotterraneo, che traversa la bella slrada degli scultori, giungono le moiiache sino ad un pro- spetto, che rede da nrr punto alP allro la migliore delle strade di Trapami , dalla porta Eustachia cioe liino al CAPO XLVIII. Palazzo Della Citta^ La facciaU di questa casa del Comune e a tre 279 ordini marmorei di maeslo<;a architetlura. Corona es- sa la. pill bclla strada di Trapani. Qui fa il Sena- te le sue adunaiize; e qui i rappresentanti del popo- 10 vengono a discutere i pubblici alFari . La sua presente decorazione la ripete dal bene- merito Concittadino Fra Giacomo Cavarretta , Bali di S. Stefano. Ei verso il 1096. fcce ingrandire il locale , rendere la scala piii magnifica , decorare 11 prospetto, ed arricchirlo delle tre statue marmoree^ rappresentanti la Vergine di Trapani, il Precursore. e S. Alberto . Il di lui ritratto, che vien custodito in questo palazzo come un monumento di omaggio di uii po- poJo riconoscente, oltre di conservare i di lui per- fetti lineamenti , viene moltissimo a ricever pregio per la sua pittorica maniera Tiziaaesca ( 160). Nel- le stanze di questo pubblico edifizio vi sono anchc da ammirarsi i seguenti oggelti . Un S; Alberto di Andrea Carreca. Egli al suo solito voile far conoscere che davaci un quadro povero di figure, ma dovizioso dMdee, e di corapo- sizione . Il ritratto del Cav. Osorio, da lui rimesso sin da Torino alle sue Sorelle. Il suo minor pregio si e quello della rassomiglianza . I contorni , V impasto , la maniera , ben dimostrano il Javorio di un piltore di corte, e lavorio fatto per un corteggiano. Una testa, opera del Cav. Giuseppe Errante . Apparteneva ella ad una figura del gran quadro di Timoleonle in Siracusa . £ dessa quella di un gio- yine, che seduto a terra, teneva in mano un papiro, in atto di scrivere ( i6i ). Prevenito Errante dal- 36 ’ 280 la morte, non etbe il tempo di eseguire I opera in- cominciata . Qiiesto bel monumento , fu uu regalo delta di lui vedova D. Matilde Galtarelli . Net principio del secolo decimoquinto^ vennc in- nalzata la torre, a forma di campanile, ove rcsla il pubhlico orologio del comune . Attaccato a tuUo i edilizio, venne posto quasi nel sito centrale della cit- ta, onde far sentire da pertuUo la successione del tempo . Nella parte inferiore del suo quadrante , se lie combinb un' altro con mcccanica orografia , ed esat- tezza asti'onomica . Forma esso un nuovo, e non co- mune ritrovato di pubblica commodita . Dal centro della macebina interna, ci si presenta il disco della luna. Questo satellite, va a segnarci tutti i sum gior- ni dalle neomenie cioe , sino alia sua decrescenza . yCi fa inoltre rimarcare diariamenie nella sua ngura, quella parte emisferica , che resla illuminata in tut- te le rivoluzioni delle sue Iasi . Avendo consideralo il viaggiatore tutti questi interni pubblici stabilinienli, gli avanza a vedere H Santuario della Vergine di Trapani , discosto due miglia circa dalla citta. Questo Convento puo fissa- re Fattenzione d’ ogni piu esperto straniero . La sua maestosa strutlura architelloniea, la vastita de sum corridoj , i suoi ornamenti , la scala , i cqrlili, gli atrj ec. lo rendono ben degno di amniirazione. I CAPO XLIX. Tempio , B CoKVEWTO Dell^ Anjcunzuta II campanile, che fiancheggia il lato meridio- nale del tempio, e opera del Trapanese Simone Pi- sano, che lo disegnb, e lo diresse. Comincio egli dal- P ordine rustico . Fece il suo subasamento con una certa graziosita . Progredi indi con intelligenza a renderlo e piu svelto, e piu leggiero. Queslo tempio era statocompito neir anno j 333, La lapide rapportala dal P. Daniele della Vergine Maria, ce ne rende una vale vole teslimonianza ( 163 ). Di tempo in tempo poi, gli si accrebbero le opere e gli abbellimenli . Il Ciantro Amico, verso la meta del secolo de- cimo oltavo, fu incaricato dal Priore P. M. Vincen- zo Ferreri di adornar questa chicsa . Egli senza al- tcrar punto le sue dimensioni, vi disegnb la decora- aione delle colonne, e dei pilastri d^ordine Corintio. Dopo la di lui morte , essendosi nell* anno 1760. peccato neir esecuzione, si fece girare malamente quel- la volta, che venne a posare in talso. Cosi quelle gros- se colonne marmoree, estratte dalle nostre cave^ ri- masero oziose, e divennero ancoraun ornamento inu- tile^ e mensogniero . I^Vitraraio dalla porU maggiore, ci si prpenta r- clup.s,r-i ad una nave con in fondo il suo a83 alWre. In nit-zzo al core cvvt urt leggio di bronzo composto artifiziosamente di cinque pezzi, e dell’al- lezza di palmi nove, ed oncie otto . II Trapanese Annibale Scudaniglio e I’autore di quest’ opera gaja cd ammirevole . Questo artefice, die avea studiato le bellezze dell’ antichita, non tardo a farle passare ne’ suoi lavori. Ricco negli ornati, vario nci visi espressivo nelle attitudini, e con una immaginazioiie copiosa, franca, risoluta, ed aiiimatrice de’ suoi pen- sieri, fregio la patria di quest’ opera, che pub ferma* re 1 attenzione anche dei piu illuminati nelle arti belle , ed ingenue . La correzione del disegno , gli andamenti facili, la leggerezza dei liori, e le grazio- sissime figure degl’angeli, ci richiamano con forza predominante ad osservare, quanto avesse egli sapiilo dare di sentimento al metallo. Ei vi delineb all’ in- giu il proprio ritratto, con un compasso in maiio, o' VI appose all^ intorno questa epigrafe. Annibal Scudaniglio DrepAnensis, i582. Ci fece leggere finalmente in quel nastro' ^ die SI attorciglia nel frusto superiore , V antifona AVE . REG. COEL. ( i 63 ) Sulle due entrate die fiaiidieggiano questo co- re, SI osservano due quadri eccdlenti . Rappresenta uno il martirio di S. Andrea, e viene generalnien- te stimato per opera del Cavalier Mattia. L^altro- e 1 Carreca, die copio in questa tela qual Nazareno die abbraccia la croce, stadia di Michelangelo , die si amuiira in Roma nella Chiesa di S. Maria i^opra- Minerva . ^ In questo terapio venne depositato a 20 . No- venibre 1270. il cadavere di S . Luigi JX . re di a84 Francia, venuto estinto da Tunisi ( i64 ) .Vi nma- se per quindici giomi; fu indi recato m Morreale , e da 11 a poco trasferito a Pangi . • Dal lato del vangelo deli’ altare ' la porta della cappella che vien ri lorito, I" espressione di sorpresa, la natura, la verita iipiegano abbastanza lulta I" arraonia incantalrice, na- turalizzata nel suo autore . Dal Barone di Milo Ci si presenta nella prima stanza uria vedu(a pastorale, il cui finito lavorio senza aridila, con in- telligenza di cliiaro-oscuro , con ben mesi colori , e purgato disegno, caralterizzano a nieraviglia il pennei- lo di scuola Fiaiiiinga, die lo produsse . ignoto suo autore voile dimostrarci quanto egli valesse nel- le leggi della prospetliva . Animb quella ninfa , e quel pasture di una gioja schietta, grossolana , e Vi- dente. Occupati alia raccolta delle loro frulta, ce li presentano tali, quali richiede la loro specie , e la stagione opportuna, credendo noi di vedervi sV quel- la dihcata lanugine, quasi la loro nalurale frescliezza. Sieguono indi quattro tempeste di mare , due ornate di figure, e due senza . Dal gusto di questi la von, SI conosce la scuola • di Antonio Tempesti e non sarebbe ardire lo attribuirli a lui medesirno per la facilita, e pel genio con cui sono dipinti . Si vede poscia sopra a tavola, un martirio di Stefano, d’ ignoto autore , ma di forte peuiiello r lamingo . La stanza susseguente, fra gli altri quadri che la decorano, ne conferva Ire del nostro Carreca • cioe un mezzobusto di S. Francesco di Paola, unS! Aberto, e I’ abbozzetlo di S. Tommaso d’ Aquino ossia di quel sotto in sii, che sta nella Volta della chiesa della Badia Nuova . I parimenti , come un prodotio di scuola biaminga, un presepe sopra a tavola, die riu- nisce inolti preggi in suo favore . 33 294 W Addolorata di mezzana grandezza, e lavoro dei tempi primieri del nostro Cavaliere Erranle . Una Venere poi sopra a tavola, non lascia in- yidiare le migliori produzioni, che brillano nelle gal- lerie le piu rinomate. Dessa e parlo della scuola di Raffaello . Vi ricorioscono alcuni la niano di Giulio Romano, ed altri quella di Pierino del Vaga . Chi- unque stato si fosse dei due predilelti discepoli del- V immortale pittore di Urbiiio, colui che tratteggio questa Venere, lo fece con tutta V eleganza , e la precisione di quella primitiva scuola pittorica . La Dea e coverta di un veleggiamento, che lascia tra- sparire il morbido delle sue carnaggioni, del suo co- lorito, delle sue forme, e delle sue bellezze. Ella mani- fesla la sua gioja un poco stizzosa, per aver tolto le frec- cie a Cupido, onde non poterle piu diriggere alia via del cuore. Negli occhi della Diva del piacere, yi si am- mirano ceiti vezzosi trasporli, ed un non so che di diafano, e di cristallino . II nume della sensibilita , con quelle narici un poco sollevate , annunzia bene tutta la sua collera, e tenta con lo sforzo della sua mossa, di ricuperare gli strumenti del suo potere . E che non dovea produrre il genio d^ un' allievo di Raffaello, e che sapea ben sostenere i preggi tutti delf inavansabile suo maestro? Sono ammirevoli nella stanza di compagnia, un Battista che predica alle turbe, ed una presentazio- ne della di lui testa alia figlia di Erodiade , opere delf istancabile Andrea Carreca . Un'annunzio ai pastori, ed un villico che dor- me vicino ad un cane, vengono giustamente carat- terizzati come prodotli della scuola di Pietro No- velli . 295 Sieguoiio altri due qtiadri di scuola Finminqa. Rappresenta P uno una contadina con uii fagiaiio; e ci ofTre Paltro una villanella, con cesta di carciofr/. Un'Autunno di scuola Napoletana, ed un Figlio Prodico sopra a tavola, di Pidro delP Aquiia, corn- piscono Je scene pittorichc di questa galleria. § III. Dal Cavaliere Omodei Un compleso di figure, die vanno a comporrc dei gruppi graziosissiini, appalesan lutte il Irasporto del loro piacere alio speltacolo del giuoco del Aa- Tciceno , L^autore e incerto, ma la mano eFiamin- ga . II disegno e felice ; la sccna e vaga ; e si ri- sentono tutte occupate dalP eLbrezza di un tal di- vertimento . Si puole iridi ammirare un bozzo originale so- pra a tavola, di Andrea Carreca. Servi questo pel migliore dei di lui quadri, cioe per lavorare quel- lo della Vergine del Rosario , die sla iiel presbite- rio della diiesa di S. Andrea . Due quadri finalmente di scuola Napoletana, die rappresentano varie specie di cani , possono fissare piacevolmente gli sguardi d^ ogni amatore delle arti di disegno . § IV. Dal Sig. D, Gaspare Fardella, e Blavier Potrassi quivi osservare dallo slraniero, un S. Alberto di Andrea Carreca, di quel Carreca , cbe 38 " 296 non si addormentava giammai , dipingendo per la sua gloria, e per quella della palria. Egli 111 que- slo lavoro vi rium i siioitalenti, edovefrenare quel- la inquieta vivacila, onde dare a quest’ opera gli ul- timi tratti della finutezza . , . Un Giobbe di sconosciuto pennello, e ilmiglio- rc ornanienlo, die decora i quadri di qiiesto palaz- zo . aiUore espresse quelb Idumeo in aria abliatlu- ta , ina rassegnala . Questo eroe della pazienza e se- duto iiel vortice della piu desolante miseiia, po^- giando la mano sinistra su di un niacigno . Un cane lo va a lambire . Non molto distante , vi si scorge ud altro animale . U arlefice cercb di la- sciargli eerie traccie di aridita iiegli organi , quasi non piu capaci di ricevere perfettamente il corso degli umori . II suo volto perb non annunzia nulla di avvilimento . Ei con qiiegli occlii rialzati verso del cielo, sembra volergli tributare I olocausto de suoi dolori , e delle sue tristezze . Al di solto di questo quadro e anche ammire- vole un basso rilievo di marmo, esprimente la Ver- gine, il Bambino, e S. Giuseppe, fuggitivi per \ Eggitto . Uaiitore ci e ignoto : ma e desso uno dei bei lavori , usciti dalP alma citta di Roma . § V. Dal D. D. Giuseppe Marco Calvin o Un bel paesaggio ad olio, opera del Cav. Ei- rante, e tanto piu stimabile , per quanto sono pm rari i di lui lavori . Egli scelse questa scena cam- ^97 pestre , come base di una deliziosa immaginazione , e la nobilito con quelParte, che sa tulto abbellire ! Ei vi si fa distinguere per un non so die di franco, ma pin ancora per la sua morbidezza . Quegli albe- ri sembrano agitati dalf auretta; e quelle figurine lasciano travedere un sentimento di dolce volutla . Quest^ opera e un prodotto di sua eta giovanile . Due crocifissi di avorio coronano la fama di Alberto Tipa, e di Giuseppe Milanli . E V uno , e Paltro di questi piccoli siniulacri, possono venire ri- guardati come un complesso di bellezza , pei loro contorni , per la morbidezza delle carni , per Ja na- tura sofierenle , e per quel yero carattere di finu- tezza . § VI. Dal Sig. D. Giulio Venuti Si possono quivi osservare varie eccellenti ve- diite di Salvadore la Hosa . Questo bizzarro disce- polo del Lanfranco , e dello Spagnoletto , si pub ben conoscere in questi paesaggi, genere di pillura da lui abbracciato, ed in cui riusciva meravigliosamen- te . Ei venue accusato di qualclie cosa di scorretto, di agiesto, e di capriccioso .* ma non giunse giam- mai a produrre un lavoro straniero ai principj del- I'arte sua. Con tutta quella sua liberta vagabonda , con quei tralti di azzardo , con quei caratteri sem- pre variali, diede a queste sue vedule delle grazie incantatrici . Ei clie si era fatto un nonie nelle bel- le arli , pe suoi combattimcnli, pel siio squisito gu- sto nelle foglie dcgli alberi , se lo fcce piii ancora 298 per gU animali, de^ quali ( come si polra qui os- servare ) sapea prenderne aria y le mosse ^ il fiato . § VIL Dal Barone Di S. Gioacchino II S. Fi •ancesco nel deliquio di un estasi,e soc- corso da due angeli, e un assai bel monumenlo di scuola Fiaminga. L’ Ecce Homo vieue stimato per ope- ra di Michelangelo da Caravaggio. Un Crocifisso del pennello originale del rinomato Cav. Mattia, riunisce il dono rarissimo di un tatto il piu dilicato , e vibra , cd anima i pensieri dei riguardanti . Vi e inoltre da contemplare un cammeo de’ buo- ni tempi della gliptica . Rappresenta questo una cac- cia di Diana . Tale elegaule lavoro fu ritrovalo nelle terre delP antico Lilibeo . - ^ , Esso e scolpito sopra ad una calcidonia orien- tale . Questa pietra formata di due strati, ha il suo fondo bianco violetto , e latteo quello superiore. Ivi a basso rilievo di linissimo lavoro , viene espres- sa Diana . Questa regina delle caccie , svelta , leggiera , con la veste un poco rialzata, con capelli negletti , con colurni , e con manto caduto , primeggia nel Centro di quella scena . Ella impugna colla ^ destra una freccia, e sostiene la catena che allaccia due cani . Colla sinistra si avvicina una tromba alia boc- ca . Da un albero, si vede uscire appena un leone. Gli antichi non messero giammai su la testa di Dia- na la mezza luua . Quindi manca a questo cammeo ^99 un emblema moderno, ma che sta assai bene in quel- la triplice divinita . § VIII. Dal Cav. D. Berardo Di Ferro Nella prima anticamera, ornata di varie pittu- re di professor! Trapanesi, vi e 1^ abbozzetto origi- nale del Martirio di S. Matleo, die abbiamo osser- vato nella diiesa dedicala a questo Santo ; ed una sagra famiglia sopra a tavola di inaniera gotica. Si possono altresi osservare varie lapidi, e certi avanzi di colonne marmoree, contenenti alcune iscrizioni A- rabe , e Cufidie . JNelPangolo di dritta del balconc si ammira il qui delineate vaso Siculo-Saraccno. Ji/,. e inc. 3oo La sua altezza e di palmi quatlro e mezzo , e la maggiore sua circonferenza e di palmi otto . In uno de^ suoi manichi vi si vedeva I* anno Egirico 335. che corrisponde al 95y. dell^ Era Cristiana . Epoca della iiiaggiore grandezza di quegli Africani in qiiest^ isola . Nel suo collo vi si leggouo ripetate per ben dieci volte, le parole Arabe di opes , et amici . Sparse fra i molti arabescbi in oro, vi si os- servano ancora da pertutto delle altre arabe iscrizio- ni . Nella stanza susseguente, s’ innalzano sopra a quattro gran boftelte di diaspro Siciliano, conosciu- to volgarmonte col nome di Libeccio , singolari per la loro doppiezza, e per essere cosl iunghe , non meno che larghe, quattro busti di marmo bianco. Sono essi opera di Filippo la Valle , che gli scolpi in Roma, e rappresentano le quattro parti del mon- do . Cadaiuia di queste medaglie contiene im me- rito particolare, decorato dalle atlribuzioni , che la distingue . Sul lato dritto si osserva il quadro orientale della Vergine addolorata , col Redentore morto , e steso suDe di lei ginocchia , ch’ esisteva un tempo nel convento di S. Agostino , e di cui abbiamo fat- to parola alia pagina 245 . Quattro gran vedute campestri a maddalera di Domenico Gampolo, adornano anche le pareti di questa camera. Gampolo osservatore della natura , si abbandono al paesaggio , soggelto pittorico il piu dovizioso . Ei si distinse particolarmente nel genere pastorale . Scelse i siti piii belli, ed ornb di grazie tutti i suoi fondi . Le sue figure , che con voce 3oi tecnica si appellano palmericcie ^ sono rappresentate colla piu felice naturalezza . I suoi alLeri sembrano di ubbidire al soffio dei zefiri . Persuaso egli del canone botanico , die fa parted pe i vegelabili di alcune sensazioni dei viventi^ e die da loro perfino delle passioni, cerco improntargli un^aria capace a dir qualdie cosa, brillando in mezzo a quegli oriz- zonti . Le degradazioni de^ suoi piani sono ammire- voli . Repudiando ogni fasto eroico, ed ardiitetloni- CO , anio di dare alle sue vedute dei terreni poco colti, e non troppo animali . Ma questo artefice, di un occhio il piu purgato, non Irascurb nulla onde rendere quei campestri speltacoli, un nesso di gra- zie semplici , e natural! . Ei per diversificare le sue scene , fece entrarvi i period! del giorno, onde dar giuoco agli accident! . Cosi ne^ suoi quadri , or fa provenire il lume dal sole , e gli da una vibrazione dorata ; ed or manifesta gli oggelti notturni , merce ^ la luce argentina della luna, per come si osserva ncl prime di essi, die sta su la dritta . Fra questo quadro, e P altro suo compagno , vi si frappone un S. Giovan Eattista , originale di Michelangelo da Caravaggio , Questo eccellente pro- fessore, per isbarazzarsi da ogni debito di prospelti- va, dava a^ suoi fondi una massa la piii ciipa . Ei volea forse ricliiamare V attenzione sul soggetto prin- cipale, e far die P occhio non venisse divagato da immagini straniere . Cosi ei pratico in questo qua- dro, mostrandoci il Precursore in un bel giovinetio, con morbidezza di came , e fluidita di sangue . La testa e graziosa, con capelli tra il bruno, ed il do- rato , La sua aria perb, lia un non so chc di mol- 3o2 le, dMndlffereiite, e starei anche per dire di un po- co d^asprezza, naturale al pennello di Michelangelo. L’ croe e sdrajalo ncl deserto in un riposD d^ inerzia, col suo bastone di canna, in positura accorciata , e difficilissirna a rappresentarsi . Una parle del corpo vien sollevala dal gomito destro , appoggiato ad un sasso. Le sue gambc sono incrocicchiate; la bocca tran- quilla ; le gote goiifiette; e sta in atto di porgere col- la sinislra una tazza al suo agnellino. Al di sotlo di questo, e fra un S. Girolamo cd una Flora di sconosciuto pennello, si ammira un Crocilisso di bronzo, del celebre Annibale Scudaniglio. Questo artefice Trapanese scanzb in un tal simulacro tutte le bellezze ricercate, die discacciano seinpre le naturali . Ma voile egli mostrare tulta la sua intel- ligenza anotoinica . Quiiidi ai bei contorni, ed alle vaghe proporzioni, vi silub egli le ossa, le vene, le arterie , i muscoli , ed i nervi, corrispondenti alia mossa , e per parlare coi termini dell’ arte, alia for- za della figura . Egli vi espresse perfino una certa concorrenza di umori, nelle nervosita esercitate da quegli spasimi . Sulla dritta dell’ altra porta vi sta situato uh Meleagro, die olFre ad Atalanta la testa del mostro di Galidoriia . Questo lavoro di scuola Guercinesca , ci manifesta due pentimenti nel suo autore , die ci ridiiamano, e ci confermano nell’ idea di sua origi- nalita . Al di sotto vi sono due vaghissimi paesag- getti del Lipari . Siegne compagno al Meleagro un bel sogno di Giacobbe, dell’ istancabile Andrea Carreca . Egli eb- be prescrilto il soggetto : ma si lascib libera al suo 3o3 genio, la scelta dell^ invenzione. Ingegnoso mai sem- pre a conservare e V islorico , ed. il costume , di- pinse la sua scena nel deserto . Vi voile elidere tut- to cib, die si riserilisse di vago, e di ameno , die in quei paesi incolti , e disabitati , avrebbe dato un carattere contrario alia sua destinazioiie . Vi fece il prototipo, sdrajato su di un terreno veslito di er- bette silvestri , tenendo il suo baslone , e gli altri arnesi da viandanle . Ei lo dipinse a profile, modo il pill difficile da riuscirvi bene, per lo scorcio di quelle membra, e di quelle parti, che devono sfug- gire insensibilmente . Quindi si rcndono assai piii pregevoli quei dilicati contorni della bocca , del iiaso, delle orecchie ec. Carreca inline seppe espri- mere quel Patriarca in modo, che nel medesimo suo sogiio, lascia ben travedere di essere spettatore di cose grandi, ed importanli . Per testimonio de" piii illuminati professori, si puole riguardare questa pit- tura , come tra le piii preziose di quelP artefice . AlP ingiu di queslo quadro vi e un Battista , di Gioacchino Martorana , ed una Sagra Famiglia di Giuseppe Salerno, detto lo Zoppo di Ganci , di pidcole dimensioni . Nella stanza di' compagnia , due vasi arabi as- sai poco travagliati dai secoli , stanno riposti sii i tavoJini angolari , accanto al balcone . 3o4 Sono essi iiivetriali di color turcliino, die po- tria classificarsi per israalto , e sparsi tutti di arabe- schi , e di volatili , con tramezzate parole Saracene. Su la parete sinistra vi si potra aramirare una pesca degli Apostoli, dello stile di Domenichino . Quest’ onore della scuola Bolognese , dava alle sue carnagioni un colore tendenle all’ olivastro, ed a’ suoi j>anni un certo gusto capriccioso . » II suo disegno » perb , dice il Sig. Lacombe ( A ) , e mirabile , » tanto al gusto, che alia correzione ; ben messe sono le sue attitudini, e le sue arie di testa sono M semplici, e si variate, cli’ e una meraviglia. Non M ha pure trascurato la grazia, e la nobilta . Nelle » isue opere ammirasi in generale 1’ espressione del M soggetto, ed in particolare delle passioni . >3 Tale ci si presents agli occhi nostri il lavoro di questo quadro . (a ) Diz. di Belle arti, voce Domen . 3o5 Siegue indi rm^ ahhozzcUo del Palerrnitano Cavalier Vito Anna, raprescntahle gli Apostoli ai •sepolcro della Vergine . Vi si scorge subito ia lua- niera ardita, ed il nodo deile macchine ingegnose del suo autore . II carattere di ogni personaggio e assai ben distinto, e parlante . Tuttocche non vi avesse egli gittato, cbe i primi suoi colpi, essi perb accennano abbastanza tiitto il fuoco della sua francliezza, e di- niostrano a meraviglia le parti delP invenzione, del- la distribuzione , e delP unione generale d(d colorito. Si riconosce nella S. Marglierita da Cortona, la niano del celebre Gav. Massimo Stanzioni . Egli c queslo uno de^ bei quadri di scuola Napoletana . 11 suo autore e ben conosciuto, per io dispensarini da ogni debito di fame parola . Questo lavoro si risen- te di quei moti gesticulatori, die caratterizzaiio quel- la maniera , Ma il pennello e leggieroj il disegiio e corretto; la figura e graziosa*. Il Cav. Massimo la fece in abito ruvido , con istrumenti di pcnitenza , ed in un atteggiamento , die esprime il suo dolore, e la sua compunzione. Ei 1a dipinse, come nci primi giorni del suo ravvedimento . Quindi la floridezza del suo volto, non annunzia la menoma depcrdizio- ne, prodotta dalP austerita della pcnitenza. Siegue un S. Sebastiano della scuola del Guer- cino. Varj esperti professor! lo credono anzi di lui raedesimo, e delle sue piii amene produzioni. U au- tore di questa tragica scena , dipinse quel guerriero nudo, di aria tutta nobile, e nel fiordegli annisuoi. I' suo ventre si solleva appena ; il petto e compres- so ; i fianchi sono incavati . Gii spasimi delle frec- cie, e Io stiramento delle legature, lo.mettono nel- 3o6 la pill espressiva soffocazlone cli dolore, che ben si coiiosce di c'ssersi diffusa in lulto il suo corpo . U anoloniia, il rilievo, la natura, la verita, i lineamenti, la morbidezza delle carni, la degradazione della lu- ce , brillano in lulta la loro parte esietica . Il suo oggetto patelico poi, forma il Irionfo maggiore di questo quadro . L’ eroe in mezzo a quei mortal! tor- ment! , sosliene tntla la sua calma, e la sua ferinez- za . Sembra, die abbiasi egli concentralo intorno al suo cuore , lulta la forza della mente . Con quegli ocelli soccliiusi in un estremo languore, e mentre si annunzia come appena capace a traltenere quelP ani- ma fuggiliva, manifesta egli nondimeno tulta la sua compiacenza nel patirc pel suo Dio . Questo lavoro, al pari della S. Cicllia moribonda di Donienicliino , Ta a spargere in quella medesinia scena di lagrime, e di trislezza , i piu graziosi inovimenti di non ri- cercata naturalezza . Succede sul lato niedesimo di questo , un pae- saggio del celebre Paolo Brill. Questo autore Fla- mingo si rese immortale, per P inavanzabile manie- ra delle sue vedute . Ei seppe cosi bene degradarne le tinte , che tulte le sue lontananze, offrono la mag- giore estenzione alP immaginaliva . I di lui oggelti quanto piii si allontanano, altrettanto le loro forme compariscono indecise . Quelle acque sono diafane ; quei personaggi par die si muovano . Egli infine con una sorprendente maniera, seppe veslire gli al- beri, ed aggrupparli insierae ^ con tutte le grazie degli accidenli nalurali . Al di sotto di questo vi e una Madonnina sopra a rame, di Carlo MaraUa , che studio lungo tempo Je 1 1 Siegue un S. Onofrio di Giacomo Palma ^ u vecchio. Queslo pittor Bergamasco , allevalo nella stuola di Ti^iaftd, atquislb in essa tina cerla morbi- dezza di pennelio, come quella altresi di difibndere ne^ suoi colon , unita, floridezza , e natura . Sebene il suo disegno non fosse di niolto corrello, ne guida- lo dal gusto, i suoi lavori nondimeno, eran scmpre finiti daila maggioi* pazienza . Voile egli combinare cjueli^ Cfemita in ginoccbio, ritiralo nell^ anlro, ed in- nanzi ad una ruvida croce di Icgno appesa al ma^ cigno . Vi si vcde in quel solilario , T uomo quasi nudo del tutto; ma si valse P artefice delP incidente di alcune logore pelli di animali , per service al pudorc * Vi fece penclrare il lume da due spira- gli della grOlta . Da questa luce avventizia , vi la egii riflettere i gran cbiari in quei sili, dove sie- gue il forte delPazione* Scetnando indi insensibil- mente quel lume, lo viene a rendere languido , ed irtdeciso sii quel tescbio, siiquel libro, e su degli al- tri strumennti di penitenza, e lo fa perdere in fine sopra dei meno rimarchevoli Og-sfelli » In un allro quadro vien rappresentata la Ver- gine sedente, die rialza il velo sotto al quale ripo- Scl P addortnentato Bambino , onde farlo vedere al fanciullelto Battista . Si osserva ben esser questo il lavoro di itn pittore, die erasi consecrato del tutto alio studio del divino RafFaello, e die seppe molto ben Gopiarlo . Vi si riconoscono infalti i di lui carat- tefi . Forme soavi, che passano dolcemente dalP una aIJ’altra; natura ben dipinta ; immaginare fecondo ; correzione di disegno ; nobilta di figure ; verita di paiineggi; espressione di atteggiamenti ; ed un com- porre semplice insieme , e sublime . Sarebbe stato dosidcrabile che P ariista averse ripudiato alP impe^ 40" 3i3 gno di farvi alciini episodj di sua invcnzione, eomt quel discosto casamento , e qualche allro men pnr- ^ato soggetto . § X. Ed Ultimo Obbligato dal dovere di non dilungarmi Diu \ oil re , vengo ad abbandonare al silenzio varj altri osgetli, die potrcbbcro anclie riunire in loro favore gli applausi degli stranieri. Vi sarebbe fra questi un presepe, possesso dal Barone di S. Teodoro , vesli- to di gran numero di figure marmoree d^uomini, e di animali, eseguiti con menle feconda, generosa, e dilicala, e con lulte le graziose caratteristiche conve- nienti alle di loro espressioni . Tvi possono osservarsi ancora alcuni anlicbi ma- noscrilti, ammirevoli per la Jindura della niembrana, e per quelle capilettere di brillanle eleganza , deco- rate di oro, e fregiate di miniature . lo non rammento, die di passaggio , di ritro- varsi presso il Cav. Gems. D. Ignazio Nobili , un quadro grandiose, opera del Cav. Mallia , rappre- sentante , tra il complesso di molte figure , il mar- lirio di S. Catterina . Un Battista di Lanfranco , di quel Lanfranco , die copiando incessantemente P Ercole Farnese, sep- pe dare a' suoi personaggi , per come ben si osser- V va anclie in queslo suo lavoro, la piii ingegnosa or- ganizzata musciilatura . Prodotto di Palma il giovine, si e quel Naza- reno , die in mezzo alle tante turbe, vien richieslo sul censo dovuto a Cesare, e cli^ ei risponde con la domanda di una monela, cbe portasse P irnmagine di quel Telrarca . 3i3 Usc\ dalla scuola Alemanna quclP altra sccna , the ci presenla i soldali Ebrei, rccaiili ad Erodiade la tesla del Precursore . Questo lavoro , assai bene inteso per ogni suo riguardo pitlorico, lo e vieppiu per quell* aria di smarrimenlo, e di raccapriccio ^ die a quello spellacolo san^uinoso si leggere in faccia la crudele favorila di Erode . Taccio finaljucnte dei tanli lavori di gliptica , cbe conserva ncl suo iiegozio , il Trapanese Midie- le Laodicina , celebre incisorc di pitlre dure orien- tali , di squisito lavoro , di tralli leggiadri , e die sono per gl* intendenti un prezioso deposilo di bel- lezze . E nolo a chiunqiie, die fosse stala quest* arte la delizia la piu cara dei Greci, e dei Romani. Egli e questo il quadro fedele di Trapani, see- vro da ogni ingannevole esaggerazione . Desidero quindi con .inquietitudine, di ineritarmi i sufTraggi da ogni cortese Viaggialore, sommellendo io il lulto alia critica della sua ragione, alle cognizioni del suo spirito, ed ai senlimenti del suo cuore . i ^ I? - ^ U i ^ j-i.» L >j ■ t; ,■! i -i- f?ln t ^ 4Vf^4nj^) ' , f>Tf ' ::i;; ; ' ['ri; , * ^>! luj,: .‘ 1 t j li> ‘t ,->i^u-Kir" ' ’ ijj :- „i . i ..>’aii4H5u>i.: i- . »iih 1 ’S Jiv ^^h'J j ■ ^) '.'-i.' . '.' K Ivv^k i>h i$\:: c.'' f-t -v' rt4 • ■> • * • '*'' ’’ < i H i- • • ► :v;l ■ . ' A, f > ■ir 1 ) !■■> , « ' ' !■¥ ‘O^- ''V - ; ■ ■ ■' ;r \n ■ . i i; • »> ;i ' . ■ ■ ' ; A ' ' *•■ ' ' ‘ ■'. ' • . «•'! .it ii> • 'f-''' V 'li b'UfM lr‘ 1' r -\r- ‘ '•' ■-» Jj , r, .i i,:-n iU: '' ■■■'r ’ ••"’ :,’• ■■•.. ■ '■ ■ .. ■. V • .I: :. V//y. ■• I . i- ' ••> I-.: « '4 ' ■ ■ Mi > .1 3i5 NOTE 1 . ^ ^ X popoli del Lazio , in meraoria del creduto .irrivo di Saturno ^ cc- lebravano le di lui feste , dotte S nturnali ^ con allogrin ^ sfrepit.o , * dissolutezza . ( Macr. in Satnr. ) Quindl c gli storici , ed i pocti , diedcro a tuttc quelle rogioni T etimologico nomc di Satnrnia re^na. Nclle anficliissime monete di Roma , vi si scolpiva infafti una nave coinc indicante il di lui arrivo in Italia. Alcuni , appoggiali all’ au- toiila del Pseudo — Beroso , ( Annal. Antiq. Lib. III. ) riguardarou Saturno come lo stcsso Noe , e vi marc.arono in quella nave perfmo la figura dall’ Area . ( Noup. Rit. Rom. Sec. IV Cap. i j XV pag. ) Eglino non yollcro darsi a riflettere , che quel Patriarca non si fosse dipartito giammai dall’ oriente , e di aver linito i giorni suoi in Armenia , ncllc vicinanze del monte Ararat. Ma allri piii iilurniriati , rltraggono il culto di Saturno , da una memoria , c pin scmplicc , e pin dolce , e vi rinvengono un simbolo doll’ eta dcll’oro . Ncllc di lui feste, stabilite nel mesc di decembre , yi si scopriva bon frattizzata la comunita delle cose; bandita ogni idea di schiavitu j e soslcnuta 1’ uguaglianza delle condizioni. Cosi O- razio dice al servo Davo : Ase libertate Decembri . ( Sat. Lib. II. Sat. VII. Vcr. 4 . ) Ma I’oscurifa dei tempi, e P amore di abbcllire quelle tradizioni, le imprcsscro tutta 1’ aria di un meraviglioso romaiizesco . Cosi quest® Saturno , da chi chiamato Egizio , e da chi Candiotto , discacciato dai lidi paterni , si fa giungere in Italia , ove regnava Giano . Si fa ac* cogliere da questo Principe, coi maggiori contrasegni di stima , c lo si fa perfmo associare al di lui trono . Fra tanta confusione di ra|u porti mostruoA-i , ed impertinenti , varj altri autori non vi videro in essi due, ( indi divinizzati dai Gentili ) che un personaggio meJesi- ino . Questo Saturno intanto , bandito ancora dall’ Italia , si fa passa- re in Sicilia , e si da per il fondatore di castelli , e di popoiazioni . I pill saggi pei o , e qucHa perdita , che si asi^orhi il naufragio dcf *ec jli . ( 4 ) Era quests in londo alia strada di Redo , delta aJ presente dci Biscottari . Ella corrisponde al di dietro del Munsitero di S. Andrea, c ne fu uaa gran parte di csso . ( 5 ) Sdturno aulem (juettuor oculos insigne regciU composuit , quo- rum duos in nnterio} fbus ^ duos in posterioribus purtibus collocui^it . ( De Prsep. Evang. Lil). I Cap. VI* ) ' ( 6 ) Secondo il calcolo del Petavio , cio accaddc ueli’anno xi 54 ■ ut'ima di Gesii Cristo . ( 7 ) Hino Dvepant m« portus , ef. illaiabilis ora Accipit ( iEncid. Lib. 111 . Ver. 707. ) Alcuni interpetri ban dato all’ espressione di Virgil io , di spiagge mtlanconiche , un senso non meno strano , che tristo « Io mi credo in dorere , coll’ autorita dei piu dotti Gommentatori di quel divino pocta , di esporre il di lui sentmiento . Servio , nel modo il piu con- ciso ci insegna di aversi cosi espresso, propter patris amissionem. ( lu III. iEneid. pag. 466. ) Donato ce ne da una piu marcata ragione . Si aliqua infdriunia accidunt , nos in dolore posili locis attribuimus ^ quasi nobis aliquid injlixerint . Ergo hic Drepanitiino loco applicate quod fato acciderat . (In iEneld. Lib. III. ) Quindi la Cerda , e Ma- crobio vi riconoscono in quell’ illcetabilis ora , 1’ apostrofe la piu te- ncra , la piu affettuosa, e la piu passionata. ( In Virg. ad III. iEneid. T. I pag. 376- ) Eglino poi , per avvalorare le dotte loro ragioni , ci producono i versi del medesimo Poeta , che nel ti'attare del secondo accesso di Enea in questo porto , ove egli sverno , Io venne a chiama- re lieto^ ed amico . (Lib. V. Ver. 34,) Allora quel profugo Trojano, cresse ua’ altarc all’ estinto suo genitore , e tra le pompe le piu so- lenni , ue coinpi la profana apoteosi . ( Ib. pag. 609. ) ( 8 ) Secondo i marmi di Arundel , cid av venne nelP anno teno della undo- eima olimpiade, 1735 anni avanti la nascita di Gesu Cristo . ^ La Grecia si sharaazava con quelle colonic, del superuuo dc luoi thiUnti , • ne alloatanava alcuni spiriti torbidi , ed inquieti . EUa in tat guisa as5tcurando sc stessa , rcnia anche a foimarst un certo lega- me nazionale in alcuni punti di Europa , La storia ci ha fatto cono- scere , quanto una tale interessata politica , abbia ben corrisposto alle avidc sue speranze . ( 9 ) Ci dice Diodoro , che si videro allora da pertutto i pin bei lavo- ri , ed artifizj di fabbrichc , di tempj , di strade , di palazzi , di tor- ri ec, ( Bibl. Hist, Lib. XVI. cap. 23 pag. 990. ) ( 10 ) Gli Egizj , cd i Fenicj , con Cecrope, Inaco , Foroneo, Danao , c Cad mo , sottrassero i Greci dal piu deplorabiie stato d’ ignoranza , e di harbarie . Essi gli aprirono il sentiero a tutte le amene , ed utili conoscenze . I Greci colla sagacita del loro genio naturale , raeliora- ronp quelle scienze , c quelle arti , che si erano loro arrecate ; ne in- ventarono dclle nuove ; e col loro studio particolare , portarono il tut- to a quello stato di perfezione , di cui sembra capace lo spirito uma- no . Essi per 6 vollero dare una origine teocratica , a quelle felici lo- ro invenzioiii . Vollero riconoscere tutto lo sviluppo dagli Dei , non gia per gratitudine , ma per vanita . Eniancipandosi cosi da ogni de- bito di riconoscenza verso quei popoli orientali , diedero loro ( tutto- che stali fossero i di loro maestri ) il disprezzantc norac di barbari . { H ) ,, Oeaque Trinacrios Afris permixta colonos. ,, ( Sil. Ital. Lib, III. Ver. 257. ) Una colonia Fenicia di Tiro, stabilitasi in Africa , edificowi la superba Cartagine . ( 12 ) Pugnat. Stor. di Trap. Par. II. pag. 65 . Alcuni hanno attribuito fal- samente la coslruzione di quel forte ai Trojani . Ma qual’ interesse po- tea animare quei passaggieri , ad intraprendere un tal lavoro , quandoc- che non doveansi essi fermare in questo porto ? (i3) - ,, Drepanum ^ una ex primiorihus ciuitatihus ^ vetustissimam ha- ,, buit originem 3 et quo tempore de Sicilia dominatu inter Romanos ^ ,, et Carthaginenses decertabatur ^ ejus nomen sat obvium fait in hi- „ storiis „ ( Torrein : Sic. Veter. Num. Tab. XXVII. pag. a 5 . ) ( >4 ) „ Propter loci opportunitatem ^ et portus Vrepanitanus pra- 3j8 stantiam, plurimum semper studij &dhibuer* 'Pceni , ut id‘ oppidum. ,, custodirent ,, ( P^S* 4?* ) ( >5 ) Eva diverso da qucllo couosciuto col nome di Grande , Hglid di Arailcare Barca , e cotanto dannoso ai Bomani . (‘. 6 ) Secundum hsec Hannibal insciis hoslibus , priusquam illuceaec- „ ret , Drepanum ad Adherbalcm Ducera Cavthaginensium est profe- ctus ,, ( Poljb. Hist. Lib. L ) ( '7 ) ,, Simul illuxit , primis iiavibus , quse Drepano , jam propinqua- bant , apparere incipientibus etc, ( pag. 5i. ) ( i8 ) Drepanum Inter Siculas Ci vilates consulares Jasees co- Cosi il Sacco . (Amico Lex.Topogr.Sic.Tom. 11 P^g*. > Cosi il Sacco. ( Dix. Geog. di Sic. T. U. Voce Trap. ) Gi dice moltre il Gualtcrio, che conosciutone il preggio tutto di quest’ I sola ; „ amarunt Romani Si- eiliam , guadentis naturce opus. ,, C animad. pag. 5. ) ( ‘9 ) Amico lo chiamo affatto Pastor Drepanitanus . (^ Lexicon Topo- »v Sic T. II, pag- 23 o) cosl Fazello ( Hist. Sic. Deca II. Lib. V. Cap. XI. m.. 366. )ed Orlandini, (Des. di Trapani, pag. 74 . ) Alcuni autori pero *uf rapporto di Diodoro, ( Fram. del Lib. 36. ) lo volkro credere na- to in Cilicia , e lungo abitatorc di Trapani . Ecco quanlo ne dice di lui j 1 Gualterio. Alhenionem natione CiLicern aliis Drepani ortum . . . . Astronomies doc turn , in Mgestanorum , et LUfbitanorum, adiacentibus Locis fugitivorum regem proclamatum ,ad ohsequia ut belli ducem I'ocatum, in career em metu compegit Triocalam regiam constUuit, propugnaculo firmato , fossa septo .palatio regio cum fa- ro structo . Togam prelextam , laticlaimm , aliaque regia qrnamenia jus dicens usurpavit , lictoribus cum cirgis , et securibus ipsum pnz- euntibus etc. ( In animad. pag. 5o ) ( 20 ) Non c del nostro oggetto Jo indagarc , .Metropol/tario . chi stato si fosse il suo ( 21 ) Eusehio , Dossapatrlo , Beveregio , il Cardinal Earonio , Goaro , Bcycrlinch , Arnico , Giannonc , di Giovanni , Caruso , Auria , Gae- lani , Pagi , Arduino , de Dupin , Tomasino , Battaglini ec. Non esseiido suscettibile questa^uida di una tal discettazione , cosl non entro nell’ impcgno di ribattcre quanto ne scrissc il Can. D. Domenico Schiavo .,Egli interdisse ogni crcdcnza agli storici Greci , perche avvolti nello scisma. (^Viss. sulT^esc. di Alesa ) avvide cgli per6 , che con tal di lui pretesa , tacclava di falsita lanti altri scriltori Latini , e quelli piu rispettosi inoltre verso la Sede Roma- na, come un Cardinal Baronio , che ci trasmisero Ic uguali storiche nozioni; che veniva ancora in opposizione collo stesso Pontefice Adria- no I. che rajTporta manifestamente la sottrazione dei Vescovi di Si- cilia dalla sua Sede . ( In responsione ad dubia Francorum. ) Per gn simile contegno di brcvita , staro silenzioso su gli assurdi dell’ Ab. Pirri , ( J)e Episc. qui perier. T. I. Pars. II. Not. VII pap. 45o. ") che seguendo alia cieca Leunclavio , (De Jure. Grceco Pom. T. I.) t ad Alberto lo Piccolo, (De anliquo jure Eccl. Sic. Pars. I. Cap.XXJ^.) fa entrarvi in questa scena 1’ Imperadore Leone il Sapicnte , che co- mincio a regnare al i Marzo dell’ anno 886. Egli non si avvide, che con quei mal fondati rapporti , andava ad insultare all’ istoria , pro- nunziando il piii solenne anacronismo . Nell’ epoca di Leone il Sapien- te , la Sicilia tutta era occupata dai Saraceni , ne piu gl’ Imperadori d’ Oriente vi conservavano la menoma autorita . Il Vicere Conte di Albadalista , fece atterrare qiiesta non meno , che le altre piccole chiese fuori della Piazza. Voile egli togliere al ne- mico il vantaggio di occuparle . Temca , che servir gli potessero co- me di opere di approssimazione , e che lo favorissero o in qualche o- stile tentativo , o almeno per suo ricovero . Per la ragione ist.ssa vennero anche pareggiate al suolo le chie- *e poste sulle nostre isolette, come quella di S. Margherita sul Ron- ciglio ; e 1’ altra di S. Antonio Abate, in poca distanza dalla Colornba- «. (Nob. Tes. Nas. Cap. IV. pag. 170.) Cosi trovasi scritto nell’ istoria Araba di Sicilia del Novario, e ,neUa Geografia Nubiense , pag. 114 n. a. ( 23 ) A 320 ( 25 ) Ecco pursi la raemoria lasciataci dall’ Ai-abo A 1 Kadi Sbcabddin : Dux Ahdhllah Jllius Mcmchut possidebat Trapanum , et alia vic'ina loca . ( In Hist. Sic. pag. 62.) p6) Stor. di Trapani, Par. In. Cap. I. pag. 11 4 * Indi Errico VI. della Dinastia degli Svevi, ordino nel i igS. che questo Giustiziere, venis- se riputato come lo Strategoto di Messina ; F'olumus.) el statuimus^ ut Justitiarius Trapani^ sicut Slraiigonus a celsiludine nostra slalu- tus in prafata Civitate Messance . Ex Arch. Sen. ) ( 27 ) ' Corradino , vero credo del regno di Sicilia , ahbbaccio il pen- siero di rivendicare i suoi stati. Con una piccola arraata di Fanti , e di Cavalli , venne da Germania in Italia . Nel 1268 vinseegli una batta- glia contro Carlo di Angio . Ma lo aversene approfittato malamente , lo fece cadcre , con Federico Duca d' Austria , in mano del suo ne- mico . Quest! , immolando la giustizia agl’ interessi ambiziosi di sua politica , dopo un’ apparente giudizio legale , ( di cui egli stesso nc diriggeva i voti ) fece dccapitare quei Principi in Napoli , nella piaz- za del mercato , presso la chiesa del Carmine, a 26 ottobre 1269. Ter- mino in Corradino la Pieale faraiglia Sveva . Han rimarcato gli stori- ci , che dal momento in cui Carlo estinse quella Dinastia , gli avve- nimenti i piu funesti estinsero la sua fortuna . ( 28 ) Alcuni lo credono Salernitano , e che oltre a tanti feudi da lui posseduti nel regno di Napoli , fosse stato anche signore dell’ isola di Procida . ( 29 ) La voce della tradizione , e qualche scrittore delle cose di Tra- pani , ci dicono , che si fosse tenuta quella loro segreta conferenza so di uno scoglio , un mezzo miglio distante da Trapani . Che da quell’ epoca sin’ oggi , abbiasi percio chiamato col nome di scoglio del mal consiglio, lo lungi di rendermi garante dell’ autorita di un tal rappor- lo, ne lo credo aflfatto insussistente. ( 3o ) Mugnos , Ragg. del Ves. Sic. Lib. I. pag. io 5 . A parte di que- ste misure prese da tutte le altre citta , il regno intero , per consen- 321 »o dei Nohili , si scclse quattro suprcml Govcrnanti . Essi si fmono . Aldoino Ventimiglia, Alalmo Leoutino , Abbo Barresio , ed il Tra- panese Palmerio Abate . ( 3 . ) Si opina da taluni storici , che la trama della congiura si fosse rersata su i mezzi di respingerc i Frances! dall’ Isola , senza meditar- si qnella truce carnificina . Che fosse nata questa inumanita dal furo- re di un moinento , e per un’ attentato contro alia pudicizia. ( Di Blasi , Stor. Civ. di Sic. Vol, XI. Lib. IX. pag. 4 - ) ( 32 ) ,, Galli cum damno repulsi in castra redeunt . Istaec victoria , ,, et portus defensio , fuit tlrbis , et Insulae totius salus . ,, (^ 3 Iauv. pag . 134. ) Sic. Hist. Lib. IH. ( 33 ) Questa contrada prese un si fatto nome , dai tre palagi vi erano , quasi sopra a tre isolette , apparteneiiti ai Lini , ai Giordani , cd ai Cari . ( Orland. Descr. di Trapani, pag. 3 i. ) I 34 ) Ne nominero soltanto Nicolo Abate , Cavaliere Trapanese , che n’ ebbe concessi varj in una volta . Ei fu investito di Asinello , Cifala, Ciminna, Terrasini. ec. ( Hedi la nota i 54 n«l T. f^lH. pag. 637. delV Istor. di Sic. di Burigny. ) ( 33 ) ,, Federicus vento impeditus in Sardiniam repulsus fuisset, post ,, dies 40. Drepanum appulit , Siculis multum desideratus. ,, ( Maur. ,, Sic. Hist. Lib. V. pag. 168. ) ( 36 ) Lo confess© ei medesimo nel Decreto dato in Cefalii , col quale concede a Trapani varj privilege . Ecco le medesime sue parole : Con- siderantes etc. eo tempore , quo Trapanum ab hostibus nostris tene- hatur obsessa , tameu in tuitione ipsius Terrce , tarn aliisque pera- genda ., fuere nostro culmini costnntes , et fideles protsiiterunt etc. ( 37 ) II fosso , che ricingc il Castello dall’ occaso , ed il fronte tutto dclle sue fortezze oriental! , e opera del XIII. secolo regnando il re Giacomo di Aragona . Sin dal suo y-rincipio , venue esso dcstinalo ad 322 essere un fosso sccco . II suo^livello superioie a qucllo del marc , e« lo dimostra abbastanza . Stanle la sua localila,, gli si avrebbero potuto facilmente far communicare le acque dal nord al mezzogiorno. Si cre- de pero piii utile il secco , e quasi di nccessita a questa piazza, ondc venue preferito al bagnato . Oltre di favorir raeglio le sortite , e di potersi scorrere agevolmente da ogni parte le opere esteriori , appre- stava esso altresi a Trapani il coraodo di situarvi il bestiame , che in caso di assedio , o di blocco , dovea ritirarsi dalla campagna . Lapo- ca estensione , che banno le pianure dell’ occidente , con quel braccio di terra die giunge sino al forte del Ligne, non erano bastevoli a contcnere un gran nuniero di auimali da macello . ( 38 ) ti tutti del mio rispetto verso di un cotauto insigne letterato , non posso dispensarmi dal confutare la sua non bene affinata opinione, c devo far conosccre di averlo qualche volta tradito la sua nieinoria. lo ignore da qual fonte abbia egli attinto , di essersi serviti i Tra* pau^si di una rete di ferro. I nostri storici ci dicono di aver cglino adoprato lo struniento bellico , detto Ai’pagone. Dvepanensibus har- vaaonc tvactus ^ ac muttis vulnerihus peremptus . (Maurol. Sic. Hist* Lib. V. pa^- i 6 q.) Egli non dovea per altro ignorare di aver letto uel nostro Diodoro , ( Bill. Hist. Lib. XHII. pog. 38 ) che i Tirj as- sediati dal Grande Alessandro , avessero inventato quelle macchme a- dunebe , cbe scagliate dai loro forti , si tiravano sulle mura i solda- ti IVlacedoni . Quinto Curzio nella vita del Marte di Macedonia , ce ne rende una piu cbiara testimonianza . Feriyce quoque manus , ( har- pasones vocant , ) quas operibus hostium inijeerent etc. ( Lib. IV. Cap. VI. pag. 'jb. ) Simili impetuosi struraenti a raodo di uncmi , cbe i franceci chiamano raedesiinamente harpagones , furono ^oprati altresi nell’ assedio di Bisanzio fatto dall’ Imperatore Severe. (^Folardy Comm, sur Polibe , Liv. I. ) Or qual meravigUa , cbe i Trapanesi ser- viti si fossero di quelle ben conosciute macchine , dette dai Latini , harpago , corpus , manus ferrea ? ( 39 ) Di Blast ,Stor. Cia. di Sic. Vol. XI. Sez. I. Cap. XVII. pag. 370. Ci dice ulteriormente 1 ’ Orlandini , cbe questi reali personaggi , per tutto il tempo cbe diinorarono in Trapani , avessero alloggiato in una casa , poco distante dalla Cbiesa di S. Pietro, « che a gioriii suoi si appellasse ancora del re Martino . ( Descr. di Trapani., P<^g‘ 34. ) Sebene questo edifizio abbia in oggi mutato la sua struttura5 sebene non vi fosse stata allora quell’ isola , che gli sta oggidi pei innanzi 5 e seliene vengbi conipreso il tutto in case umili , e private , 323 conserva nondimeno sino al presence T altcrato nome di /io^a di S. Martino . ( 4 o ) Ex Lib. Fail. Prir. fol. 3 r. Indi le nc conccsscro molti dei lo- ro proprj . Cosi se nc conscrvano altri due in data di Trapani , c dcir epoca istessa ; due da Nicosia del i 3()3 ; due da Palermo del (392, e 1 393 ; uno da Catania dei 17 luglio 1393 ; uno da Messina del rc Martino del i 4 o 4 i» cc. ec. ( 4. ) Cron, di Sic. dei re Arag. Maria., e Mart. Ci nomina egli Pa- lermo , Trapani , Monte Giuliano , Gi.rgenti , Alicata ec. ( 42 ) L’ ordinc della regina era concepito in questi termini ; Rex Avar gonum etc. Intra V autri pero \>i prigamu , et ciimandamu , chi t'l- sis presentibus dignati mandari alia nostra maicstuti dui pirsuni Fi- de digni , cu li qiiali puzzaniu rationari , at atlendiri alii fatti pre- deUi , e chistu non manchi ppi cosa alcana , V unit dc' quali terre- mu in nostra continaa consighia , coma ordinaa la Serenissirna re di Sicilia , Celebris recorrlationis , e chi nova confirmda la Serenis- sima re d' Aragon a ., ed essenda la pravidirema per forma ch' issu staja conlenta ., ricardannavi ., chi vi ridaciti a larnamoria li gran- di servigj , li qaali pri lu tempa passata chista terra , e generali , e particalari avi fatta all' Ecccllenti casa d' Aragona. ( E^Kcg.Not. Vine. Fulco , anni (704.) ( 43 ) Per non venire accusata di baldanza questa mia cosi franca as- sertiva , potrei csibire gli oracoli di tanti Sovrani , che banno inipe- rato in varie epoche sii la Sicilia . Ma mi limito a produrnc un solo del re Ludovico , nel decrcto di grazie da lui concesse a Trapani, che porta la data di Catania delP anno i342* Egli dice. Nos pensantes ardaani Jidem., qiiam omnes Drepanenses , ei'ga Dominos nostros Prcedecesso- res ..... semper , et continao , temporibas bellorum , et pads , ferventibas armis, et mdefessa operam exibitione monstrarant, et mon- strare fervenibus erga nostram Magnificentiam non desinant etc. ( 44 ) Trapani sin dalT anno 1402, avea dimostrato la sua divozione , verso di questa regina. Dovendosi clla allora coronare in Palermo, questa cilta si vende varie gabellc di sua pertinenza, onde occorre a quelle spese . {Ex Act. Not. Franc. Zanca , 3 Aag. X. Ind. anno t 4 o 2 - ) 4 i* 3 24 ( 45 ). Hex Aragonum ^ et S id lice ^ et Regina Blanca f^icaria regni pree^ dicti Sicilice , Fideli nostri etc. ,, Richivimu vostra lettera , pri manu di vostri paesani li nostri ,, Consiglicri cum eiroctu continenti la unioni haviti fattu cu li Ba- ,, ruiii , et lochi vostri vichini , per conscrvarl lu statu pachificu di ,, alloca , e la vostra vera fidelitati in vcr la regali casa di Aragona, ,, ct teniri in frcnu li iniralchi , cbi cu taulu scandalu tenino op- ,, prcssu lu poveru regnu di Sicilia, cu pocu timuri di Diu, e po- ,, cu amanu li beni comuni, pri sodisfari la sua cupiditali , riqui- ,, renduni nui , e li ditti nostri Consiglicri vostri paosani , chinipla- ,, chissi cunfirmari la detta unioni, nostra authoritate cu votu Sa- ,, cri Concilij . Nui considirata la petizioni pri justa , et rajuni- ,, vili , r liavcnw cunfirinaiu sicundu riconusciriti pri la forma di un ,, altu fattu pri lu nostru Consigliu , firmatu di nostra manu, e di ca- ,, schunu di dittu Consigliu, et si in qualcbi cosa vidiriti fattu ripa- ru cunsidirati , chi cussi lia vulutu lu statu prisenti di li co- ,, si , c lu timuri di Diu, si riniittimu a li ditti vostri paisani , cbi ,, vi darannu nolura di ogni cosa . Nui sulamenti vi dicbimu cbi ri- ,, stamu belli dificati di vostru zelu in lu servitlu di la excelsa casa ,, regali di Aragona , et cbi sempri haviti in bucca Aragona , et pa- ,, cbi, pird vi ni ringratiamu in nomu nostru, et dilufuturu Signu- ,, ri re, a lu quali nun lasciremu di scriviri vostri antiebi , grandi, et continui servitij 1 avili fattu a la cuiuna, et a lu regali sangui ,, di Aragona, vi raccumandamu intantu di usari tutta vigilantia , et ,, di difendirvi tuttu bomu , et di cumbattiri li inimiebi dal locu , . comuni cu T autri fidili, faebimu cu prospi; i successi gramirzi 1’ a- ,, jutu di Diu , cbi dirigi tutti li nostri operaiioni . Spirannu cbi ,, quam primum vidiremu sidati li cosi di lu regnu , et intendirimu ,, cui esti lu Signuri re, pri vostra consolationi , et nostra , chi nen- ,, timenu amamu la paebi, ct quieti di la Sicilia. Cat. etc . - La „ REGINA . ( Ex. Reg. Not. Fine. Falco^ an. 1704. ) ( 46 ) L’ immortale Carlo III. colla sua sagacita, e penetrazione , volea nuovamente richiamare questo popolo ne’ suoi dominj . E^i con Real Dispaccio dei 3 febrajo 174® accordava le condizioni le piu utili, e le piu vantaggiose . Ignorasi il motive , cbe non ne fece sortire V ef- fetto . i Di Blasi^ Star. Civ. di Sic. Fol. XFI. Sez 11. Cap. FL pag. 170.) ( 47 L’lmperator Carlo V. avea scritto ant icipatamente dal campo del- la Goletta di Tunisi , sotto i 7 luglio i535 ai Giurati di Trapani, di riceversi nei loro ospedali , i soldati infermi , che gl’inviava. La cit- 325 ta scgnalossi in tutla T efTusIone della sua ospltalila . II Monarca re- done consapevole , voile estcrnarne la sua coinpiacenza , e con sua Ict- tera dei 12 agosto dell’ anno istesso , data in quel medesiiiio cainpo dcir Africa , rose alia Citta i 3uoi benigni ringrazlamenti . ( Ex Lib. Rub. Privil. fol, 3oo ) Questa porta e inutilizzata . Vi resta tuttavia la lapide , chc lo conferma , e se ne vede benissimo tutta la sua struttura . Venne ella murata nell’ anno 1807 quando si dovcltero costruire il novcllo rivcl- lino , e le novelle fortificazioni ♦ Era questa una porta piuttosto an- gusta , che per mezzo del fossato , introduccva ad un’ altra tortuosa , faux porte , e mcttea fuori del glacis . Questa segreta apertura , che dai Francesi chiamasi poierne , era la piu bene ideata . Ella nonisco- privasi affatto dalla campagna . Serviva eccellentementc al suo dcstino, j'cr fare uscire di soppialto la guarnigione , quando dovea attaccare , o rispingere 1’ inimico . Viaggi in Sic. T. 1 . peg. 38. Quest’ opera divisa in due tomi , venne trasportata fedelmcnle dal Tcdcsco in Italiano dal Cav. D. Fran- cesco Peranni , Ten. Col. di Artiglieria . Egli per riempire un vuo- to , che vi avea lasciato if Vinggiatore Danese, la illustrd di note eru- ditissime , e piene di scien^u Archeologica . L’ Eccellentlssimo Senate Palermitano colnio il Paris! di doni , e gli accordo la cittadinanza . Il Gian Maestro Ugone de Lubens A^er- dala , gli ascrisse un figlio nell’ Ordine Gcrosoliraitano . Questo cosi insigne fisico, pubblieo in Palermo nel iSgS un Trat- tato intorno alia Pestc.ycnne indi riotanipato nel i6o3 coll’ aggiunta Della febre pest f era . In quell’ anno medesimo diede egli alia luce un bi’eve discorso sul medicamento del vino , ed olio , per guarire ogni sorte\ di ferita . Scrisse egli inoltre varie cose mediche , delle quali si valse poi il celebre Paolini, nel commentare Tucidide sullapeste di Atene. Quin- di conchiuse il Mongitore 1’ elogio di Parisi , con queste espressioni: Petri lucubrationes a Doctoribus ultramontanis in aphorismos digestcEj in magnopretio habentur, et laudantur. (^Bih\. Sic. T. II. pag. 162.) Ei cesso di vivere in Trapani nel 1620. Sul di lui marmo sepol- crale , esistente in questa chiesa di S. Agostino , yi si Icgge la seguen- te iscrizione . 3^6 TOTA. MEA. VITA. ORTVS- LABOR. MORS. ET. HIS. SPERO. VENALE; llEGINVM. COELORVM. EMERE. PAVPERTATE. REGNVM. LABORE. REQVIEM. MORTE. VITAM. PETRVS. PARIS!, s MEDIC. OBIIT. MDCXX. ( 5i ) Si potra riscontrare la relazione di quelle feste, stampata in Tra- pant, per Erauco 1709. in 4to. ( 53 ) II Trapanese Barbara, insigne nella letteratura , e nella politica , venue promosso dal re Carlo II. all’ abazia di S. Angelo di Brolo . Filippo V. lo innalzo alia sede di S. Lucia , e Iq costitui Cappellano Ma^£[iore del regno, perHettere spcdite da Madrid in maggio 1712. II re Vittorio Amedeo nel 1717 lo nomino per Vescovo di Patti, e suo Grande Elemosiniere. { Amico ^ SuppL al Pirri^ Nota VI. pcig. i 35 o. ) Dallo stesso Sovrano fu indi spcdito in Roma, per conciliare col Pontefice , le dificrenzc insortc sul Tribunale della Monarchia. La fama del di lui arrivo 1 ’ avea prcceduto in quell’ alma citta . II Papa ancor memore di aver egli depresso in Catania le brigbe del suo par- ti to , lo fece inibire sii i conlini dello Stato Pontificio , a non passa- re piu oltre . Dove quindi ritornare in Sicilia. ( Bur. Stor. di Sic. T. X. Part. II. Lib. HI. pag- 848. ) Venne egli poscia nelP anno 1723 nominato dalP Imperadore Carlo VI. al Vescovado diCefalu; ma la Corte Romana gliene interdisse il possesso . Colino finalmente di mcriti , di scienza , e di servizj , mori a 1 3 Gcnnaro 1732. (53) Tra i varj Cavalieri Siciliani , che si aserisserq alia compagnia delle sue Guaidie Reali , si distinse moltissirao D. Giuseppe Osorio A 1 - caroii . Nacque egli in Trapani da una famiglia decorata delle prima- rie carichc si nelle Spagne , cbe in Sicilia . Riceve le acque battesima- li in S. Lorenzo ai 22 settembre 1697 . Esente da quelle passioni , c da' quei vizj contarainatori della gioventu , attese assai tenero ad ap- prenderc in questa sua patria e le lettere , e 1 ’ arte del dire . Pene- tro egli inoltre nel gabinetto delle scienze Filosofiche , ed in quello delle Matematicbe . In qualita di paggio di onore del re Vittorio A- medeo II. studio la geografia , e si ornd di sette varj idiomi , fra le lingue vive , c le dotlc . A spesc di quel ]Mona.vca , cui egli scrviva , ( promaluro conosci- lore del merito ) fu mandafo in Leyden , per erudirsi nel iJriUo dcl- le genti . A^olendo quel SoTrano , che si svilujipasse in tiitti gi’ intri- gati maneggi del lalieritilo diplomatico , lo invio in Olanda , conic Assistente del suo Amba sciadorc . In laic occasiouc , disse il re al suo Piincipe Ereditario : Jo spedisco Osorio iilV Haja ^ per dai'vi un ^ior- no un eccellente minis iro . Nel 1729. lo invio qual Plenipotenziario in Londra . Nel 174a. conchiuse gli articoli preliminari del trattato di Vornis , c venue al- lora trasferito per AmLasciadore Straordinario in Madrid. Ivi nel 1749 conchiuse gli sponsali tra la Principessa D. Maria Antonia , e Vitto- rio Amedeo III. di Savoja . II* re di Spagna volea decorarlo del To- son d’ oro , e crearlo Grande del regno j onori , ch’ ei modestamentc SI scuso di accettare. (^Lelt. di Osor. del 1760 diretta in Tt'cipani al- /e 5we sorelle, Moniali Domenicane^ in questo Monistero della Badia JSuova . ) Venne indi incaricato dalla sua Corlc di condurie la no- vella sposa in Torino , qual di lei Maggiordomo Maggiore , e Gran Maestro . C Stor. delV an. iq 5 o.) Giunto appena in quclla capitale , venne proniosso a primo Segretario di Stato.. Per ristringcre intanto il di lui elogio diro , die il trattato di Aquisgrana del 1748 e la pace di Parigi del 1763 gli feccro un nonie xmniortale . Gode egli la conlidenza di tutti i gahinetti di Europa, c iie riporto le piii marcate distinzioni . Il suo re lo creo Gentiluoino di Camera , Cavaliere , Commendatorc , Gran Croce , c Gran Conserva- dore dcir Ordine dei SS. Maurizio , c Lazaro . Dccorollo finalmente della gran Collana dell’ Annunziata , in una promozionc falta con al- tri due Principi del sangue. (Biogi\ di Sicil. T. 111 . Vita di Osor. ) Questo si glorioso figlio di Trapani, in mezzo alle sue grandez- Ac , ed agli aflari i piii intrigati , non si dimcntico giammai della sua diletta patria . Solca egli partecipare al Senato i gradi del suo innal- zamento , senza che gli avesse brigato giammai . SoprafTatto da una malattia , che lo strazio pel lungo corso di sette mesi , cesso egli di vivere in Torino agli 8 giugno 1763. L’ interesse non avea formato in alcun tempo la sua passione . Quanto fosse spogliato il suo cuore d» ogni menoma avidita , locn lo dimostra I’asse suo ereditario, che alia di lui morte fii trovato di giungere ajipena ad onze trcdicimila . Il re Carlo Emmanuele, per contestare i suoi afiettuosi sentimen- ti verso di Osorio , voile onorarlo per hen tre volte di sue visite nel corso della di lui inferraita . Non contento di avergli impartito un’ o- nore cosi segnalato, estese perlino la sua real compiacenza verso alia di lui sorella, Suoro Catterina Osorio, scrivendole una lettcra di ram- marico , data in Torino agli 8 novembre 17G3. E questo un’ abbaglio . 11 titolo d’ Inrittissima Je venne imparti- to per privilegio del re Giovanni di Castiglia , in data de’ 5 iudi© 2478. ( Ex Lih. Bub. Priv.fol. 246.) 328 \ ( 55 ) Tutti quei venti artlcoli ci vengono rapporfati da Monjitorc, ( Diar-. mss. di Pal. T. FI. jHig. 1 66. ) ( 56 ) Tali feste si possono leggere nella Relazionc impress* in Trapa- ni , per Gramignano 1760 in 4I0. ( 57 ) Trapani bramosa di esternare il suo rainmarico in cosi luttuosa circostanza , fece nella Parrocchial Collegiata chiesa di S. Lorenzo , i pin ma^^nitici, e lussuosi funerali. Celebio Pontiflcalmente Mousignor D. Giuseppe Stella. II lettore P. Clemente da Palermo recito un eloquente encomio funebre ; e tra la triplice salva dei forti , e ditut- ta la Guarnigione , si diedero le cinque rituali benedizioni . ( Relaz. del rc Can. Fil. F. pci Funer. ec. in Trapani^ per Gramignano 1749 in 4io. ) ( 58 ) Ei vi giunse ai 18 novembre 1801 ed aununzio il suo sovranogra- dimento , decorandola dell’ espressivo titolo di Benemerita . ( 59 ) Nacque egli a 10 luglio 1782. Impiego piu di sette anni in lavo- rar questo gruppo sano di avorio , rappresentante S. Michele , che di- scaccia i Demon] . Questo bellissimo monumento, puo gloriarsi di esse- re un modello di squisita dilicatezza . (60) Vi arrivo ai 3 giugno 1809 ( 6t ) Cioe agli 8 novembre i 8 i 5 . In questo suo secoudo accesso, con- dusse seco S. A. R. la principessa sua sposa, e le tre reali Principes- se sue figlie. ( 62 ) Munter nei suoi Viaggi in Sic. T. I. pag. 79 ci dice: ,, Ebbi ,, occasione di osservare in Napoli, Pompea , e* Trapani , che le stra- ,, de delle antiche citta , erano quasi tutte anguste ,, Egl' intende parlare infallibilmente del rione di S. Pietro , ov’ era compreso il yetusto sito di Trapani . L’ uguale andarnento di stradc si osserva In Napoli, verso TArcI- vescovado , S. Audio, S. Severino , 1’ Eglziaca , e nclla contrada, che appeliasi le AmicagLie . In Pompca pero vi si scorgono le vie un po- co meno anguste , e piu regolari . Son’ esse tutte lastricate di pietre Yesuviane, e camminano con due risalti lalerali , per uso della gente air appiedi . Conservano il centre per le vitture , e per qucgli assai piccoli carretti , dei quali si dislinguono chiaramentc i solcbi , pro- dotti dalle ruote . ( 63 ) Crede il Pugnatore ( Zstor. di Trapani^ Par. 1 . pag. 62. ) che venisse ella chiamata dal suo principio , Torre della Dogana , per es* iervi state allora accanto alia medesima le olHcine doganali. Che indi abbia mutato quel nome , per alcuni pali , cbe i marinaj vi piantavano d’ intorno , onde legarvi le di loro barchelte . ( 64 ) Questo Imperadore , lodando in una sua lettera del 1626 diretta a questa citta , la topografica siluazione di Trapani, si esprime «fosi; Y specialmente di essa Ciudad , por se una de las claves del Reyno^ tanio por la maniera y disposition del lugar , y sito^ quanto por vue^ stra natural fedeldad. Ex Arch. Senat. ) ( 65 ) Presc questo nome da un ricchissimo negoziante , chiamato Felice Serisso , che soggiornava accanto alia piccola chiesa di Gesu , e Ma- ria , alia quale Ibrni il locale . (66) Nei climi temperati la ragione si equilihra coll’ immaginazione . Gli slanci di questa si sottomettono ai calcoli della ragione , e la ra- gione si lascia docilmente abbellire dai fiori dell’ immaginazione . (67) n Sig. Sayve , illuminate botanico , parlando di Trapani nel suo viaggio del 1820 si esprime cosi : A I' egard des plantes des anvirons j' ai eu peu de temps pour ml en occuper', j’ ai seulment remarqne le trkasi, le pisum , la saxifrage parvijlora , qualches crocus , quelques oroban~ ches , quelques Carendula , V allium maritimum etc. Il chimico D. Giacomo Adragna , consecrate agli studj naturali, sta lavorando a sue proprie spese , e con la piu diligente cura , per discoprire , ed auotomizzare quella generazione di piante pellegrine , p talubri , indigene di Trapani , e suoi luoghi vicini . Ci auguriarao , 42 33o che queste ricerche , ovc Icggcva Linneo , quel Principe dei Bolanici^ vogliano accrcscere la faraa della Storia Naturale di Sicilia . Esse ci faran verificare il detto di Plinio su la provvidenza , die Pinxit re- media in florilus ^ etiam dcliciis auiilia permiscens . (Hist. Nat. Lib. XXII. Cap. VI. ) ( 68 ) Dc re rust. Lib. III. Cap. II. pag. p 5 . Osserva a tal proposito il Signor V e!z , {Sag. su la Sic. Lib. II. Cap IL pag' i 56 .) che tut- ti i villi di Sicilia si prestino piu nieravigliosamente alia distillazione, di quei dcgli altri regni . Questi vini sprigionando il principio volati- le , spiritoso , ed infiamraabile , ci danno uu prodotto assai maggiore, e ci foraiscono la piu piacevole bevanda . (69) Tar e di sua natura , e talc si conservava nell’ epoca Saracena, e nclla Norraanna . Leggiamo infatti in quell’ opera , scritta per orcline del Conte Eoggiero Trapanum aniiquissima Urbs est ... . Porlus ejus quern halet a meridionali sui latere^ tranquillus est , nulloque motu agitatuSj in quo vel maximce na^>es hyemem transigunt oinni pe- riculo securce. {In Geogr. Nub. pag. ii 40 ( 70 ) ■ ^ Fu la Colombara la meta di quei giuochi marittimi . Virgilio lo fa dire alio stcsso Eiiea : ,, Est procul in pelago saxo spumantia contra „ Littora etc. . . „ ( d£neid. Lib. V. Fer. 124.) Quindi Sidonio Apollinare soggiunse t ,, In medio profundi bre- 5, vis insula est ubi supra molares naluraliter aggeralos., per imposta ,5 puncta remorum navalibus ti ila gyris meta protuberat , ad quant j, se jucunda ludentium naufragia coilidunt: nam moris illic fuit^ Se~ ,, nioribus nostris uigonem Drepaniticum Troianm super stitionis imi- ,5 tari. ,, ( Lib. II. Lpist. II. ) ( 70 Eaggionando il Sig. Welz, {Sag. sulla Sic, Lib, II. Cap. IL pag. 80 ) su questo assunto , ci dice : ,, Una larga sorgcnte di^ ric- ,, chezze si verserebhe sulla Sicilia dal porto di Palermo^ e piu an- ,, cora dal porto di Trapani tanto vantaggiosamente situato, e tanto „ negUtto , „ Ed il Viaggiatore Brjdone , parlando dei porti di Si- cilia ci dice: ,, The great ones of Trapani , Syracuse^ and Messi^ )) ne . (Tour. tbr. Sicily ec. Lett. XXXIIL page 3 ^i ) 33i ( 7 * ) ia.of Oggi M.r.ltimo. L«aaio , . F.ri- ( 7 ^ ) ai questo cratere . „ Le port, et la continuite dii rivacre auiseoerd ”, d“ t tTcauT"^ '' ’ »n--a;u^:o.. iiri ,, aue , le tableau le plus mteressant rar la varicte dos obb'f« On ’* llnti ‘^“l ^ Hcrculc, lieu ou V on croit encore aujourd’ ifui * „ qn. Heicule lutta centre Erix , ct gagna un royaume , ei, tuant e ga '“P*‘^00 ) Ci vien ci6 conhrmato dagli autori medesimi. (Anl, Tab, n. i4q S ic. reter. Inscrip. Clas, pag. a65. ) 336 ( ) La brama >3 ) Si spera fra non guari di vedere uscite alia luce le opcre poeti- che iti questo insigiie Professorc di Belle Lettere . L* ameno ingegno deli^b. Dc Luca , che calco coii tanta gloria le diflicili strade deli* eloquenza , e della poesia , si nianifestera non raeiio ne’ suoi parti ori- gmali , che nelle sue versioni dal Greco, dal Latino , dall’Inglese, e dal Francesc. I conoscitori del bello vi rimarcheranno , quanto abbia egli sa- puto parlare nel inigliore Italiano, ii linguaggio delle straniere nazio- ni . I colpi del suo poetico penncllo , ( tuttocche fedelissimi ai loro autori ) rendono in qualche modo originali , perfino le istesse sue tra- duzioni . I lettori potranno ammirare in quei poeini, la di luiimma- ginazione fervida , pronta, vivace; il suo stile facile, soaye, armo- nioso ; e quel genio inline , che lo rese cosl caro agli uomini di gusto ( ) Vedi r Istituzione della nuova Accademia di Medicina di Trapa- ni , impressa in questa , per Franco, 1740 • (ii5) II Giurista Trapanese Antonio Ballo Juniore , distese alcune note Eu tali costumanze , sulle qnali Geronimo Fimia appoggib i suoi Con- sigU . ( Lad. Diz. Star. T, I, pag. 23 o. ) ( *16 ) Nacquc nell’anno 1620. nelV isoletta della Colonibara. Vesti in Pa- lermo r abito dei Teatini . Lesse Filosofia , e Teologia in Trapani, in Roma , ed in Parigi . Il suo genio vivace , e riscaldato , trasportd il 33y di lui cntugiasmo di astrazione in astrazione . Abbraccin rgli un' ar- gonieiito siuventevole , ed i suoi turbati peiisieri lo condnssoro a tbr- mar dei sisteiui su i regni deli’ altro moiido. Ma la sua opera princi- pale , che spicga quci tormenti dei domiiij , e dei damiati , per unio- fiern hyposlaticam ad ignern , riporto 1’ iucoutrastabilc vanto del| ori- ginalita delle sue teorie , c lo rese 1’ anmiirazione dclle caitcdrc di Pa- rigi . Quindi venue soritto di lui : GaLLiam , scieniiurHm splendoribus illustravit . Ritornato in Sicilia , cesso di vivcrc in Palermo a’ iQgcn- naro i683 lasciando , Oplica InvisibiUum , ed alfrc varie oj.'crc. ( A- gric. BibL. Eccl. T. //. pag. 8i Motig, Bibl. Sic. T, I.pag. 12. Lad- vocal , Diz. Star, T. III. pag. 16 . ) Vennc alia luce nel i65o . Di anni i5 prese 1’ ablto del Terz’ Or- dine di S. Francesco in questo Convciito di S. Rocco . All cl a di anni 19 riscossc i primi onori dalla sua Rcligione , ed ascese in essa Su la Cattedra di Filosofia • Per arricchirc vieppiii il suo spirito di cognizioni , viaggio fra i popoli stranicri . Termino in Parigi d im- posscssarsi delle nozioni tuttc della iilosofia dei tempi , ed ivi il Ma- lebranehe , 1’ Arnaud , il Regis , il Lainy gli fecero il dono della loro amicizia . Ritornato in Italia , disvel6 in Roma quel progresso di novellc i- dee Cartesiane , che parvcro cosi felici , e cosi arditc . Ma trovo egli ben presto degli avversarj disposti ad opprimerlo col credito del lo- ro sapere . Il di lui talcnto , che stavasi in qualehe modo inci te per deficicnza di occasioai , clettrizzandosi a traverso di quegli osta- coli , venue ad annunziarsi viemeglio , e fece brillarc dippiu la viva- cita del suo genio . Moltiplicando con quei cimcnti i suoi trionfi , giunse il Fardella a dilatare la sua dottrina , ed a fortificarla con pro- ve , che non potcano soggiaccrc al giudizio di essere error! di niente. Oi’nato della laurea Teologica nel Collcgio della Sapienza , gli ven- ne affidata in quell’ alma Citta una cattedra di scolastica, e di mora- le . Ma non essendo questa opportuna a piomovcre i principj di sua filosofia , la cambio in un’ accadcmia di fisica sperimcntale, che richia- jmo alle sue lezioni i migliori ingcgni di Roma . Divenuto quindi mem- bro delle priniarle universita , dctto filosofia in Modena , sotto il Du- ca Francesco II. Lasciato ( raerce il favore di un breve Apostolico ^ I’abito del terz’ ordine, fu richiesto in Padova, per la cattedra di astro- noraia , tenuta gia dal Montanari . Abbraccio indi quell’ altra di filo- sofia , qual successore del fanioso Rinaldiiii , e divcnne indi Presiden- te di quella rinomata accademia . Nell’ anno poi 1709 voile intrapreudere un viaggio perleSpagne. Rac- comandato da’ suoi luminosi talenti , venne accolto in Barcellona , coi pill onorcvoli contrasegni di stima dal re Carlo II. d’ Austria, che lo cr eb suo Teologo , e suo Matemati.co , colP annua pensione di due mb 34o la Filippi . Ma la sua salute non era cosl brlllante , quanto la sua iramaginazione . Consigliato di trasferirsi in Napoli, in quel dolce cli- ma prcdiletto dalla natura , vi si reco con la speranza di ristaurare il vacillante edifizio della sua macchina. Ma tiranneggiato dal male do- minatore , vi fini i suoi giorni ai 2 di febbraro 1718 . Lascio quindici volumi di opere dottissime , che vennero accolte con applause dai primi letlerati di Europa. Una folia di eduriti scrit- tori , non si sono stancati di fare il di lui elogio . ( 118 ) ,, Mirata est Gallia L rancL^ciun Monacum Teutinum Drepanensem^ ,, elegantissimum scriptorem^ eL orator em eloquentissimum ^ GrcBcce ^ et ,, Hchraic(z liiiguce peritissiinum etc. Quum demandata ipsi cura fuis- ,, Set , ut in Gallia Tealmorum coloniam constilueret , id sui laude ,, fclicissime preestitit. Ehentensis Antisles crealus. etc. ,, ( Silos., Hist, Cl. Regul Pars HI. Lib. Xll. ) Ei meritossi perfino in Parigi, P e- rczioiie di ima statua marmorea , cbe venne collocata nella novella ca- sa del suo or dine . lo non mi estendo nell’ encomio di questo grande x\rcivescovo . Nc rimetto pero il Icltorc curioso , alia di lui vita , scritta dall’insi- gne Filologo, ed Avvocato Giuseppe Emanuele Ortolani. Ei ne ci- ta le varie di lui opere , ed i tanti classici autori , che ban fatto le lodi di Monsignore del Monaco. Questo rapporto si trova nellV. To- nio della Biografia degli Uomini illustri della Sicilia , opera che fre- gia di nuove gloriose memorie il nostro regno , e ch’ e in gran parte debitrice al Signor Ortolani , qual di lei promotore, e direttore non so- lo , ma come qucllo altresi , cbe ne ha steso il piu gran numero di e- logj . ( ) Questo Domenicano d’ onniggena letteratura , dopo di aver detta- to Teologia nella Minerva di Roma , si porto sii la Senna. Ivi la pub- blica ammirazione lo colloco fra i Dottori di Parigi, e la sua scien- za , la sua fama , il suo merito , lo scortarono fino al Concilio di Tren- to . ( Pirri , Sic. Sacra T. II. Not. J^L pag. 877. ) ( J20 ) Nacque a 24 ottobre J740. e professo V istitufo dei Minori Con- ventual! . Si porlo in Roma a perfezionarsi nelle scienze, e ad appren- dervi le lingue esoticbe . Divenne Provinciale , e Prefetto delle Missio- ni di Costantinopoli , ed indi Procurador Generale delle Provincie d’ Oriente . Padrone degPidiomi Turco , Greco, ed Armeiio , fu chia- mato alia Penitenzieria del Vaticano , per quelle lingue . Dopo trent’ anni di fatighe , di servizj , e di pcricoli , venne promosso da Pio VI, alia sede Vescovile di Tine, e poscia traslocato a quella dell’ Isola di Santorino , ove cess6 di vivere ai 19 lugiio i 8 i 5 . ( 121 ) Questo illustre Doincnicano , nato da una famiglia decorata dl taa- tc cariche luminose , racrce le varie sue operc fiiosofiche , e teologi- che , nolle quali rispctto assai piu di quelU die lo aveano preceduto, gli oracoli segreti della Divinita j con i suoi coinmentarj soprail Dot- tore di Aquino j le sue somrae ; e le diverse sue esposizioni sii la dot- trina di Aristotile , di cui ne rischiar6 i passi oscuri , modci o il sen- so degli altri , e diede un’ analisi favorevole ai suscettibili di cattiye interpetrazioni , venne riguardato come un profondo luminare de- gli oracoli del Peripato , e comperossi un seggio distinto nclla re- [mbblica lelteraria . Caro ai Princlpi , cd ai grandi, dopo di averedi- sinipcgnato con genio filosofico i gelosi doveri di Consultore , e Cen- sore del S. Uflizio , venne noininato dal Monarca ( giusto apprezzato- re del merito ) per Vcscovo di Catania, ed iudi per Arcivescovo di Palermo . Possedendo egli V impero sii le sue passioni , misuro con tut- to 1’ ardore della sua uniilla , i vincoli di dehito annessi a cosi eleva- te , e pericolose grandezze, ed ebbe la modestia di rifiutarle. Ma quan- to dippiu so ne giva egli allonlanando , allrottanlo gli onori andava- no in ccrca di lui . II Pontefice Clemente Ylll. consapevolc del suo talento , del suo merito , c del suo spirito pacilicatorc , lo cbiamo in Roma , per Maestro del Sacro Palazzo , dignila che gli apriva il sen- tiero al Cardinalato . Tomrnaso peid ascoltando i dettami tutti del suo cuore , ne facendosi assordare dalla voce ( per lui straniera ) dell’ am- bizione, seppe anebe dispensarsi rispettosamente da un’ impiego cosi lurninoso . L’ assiduita a’ suoi sludj , cd i penosi csercizj della rcligionc, nou gl’ interdissero pero di giungcre sino agll anni di sua eta . Mori finalmente in Palermo ncl i 6 i 3 . e venne onorevobuente sott.errato nel convento di S. Domenico . {Pius, Be Vir. Ulus. Dornin. ) ( '22 ) Questo insigne filosofo , incccanico, matematico, astronomo, idrau- lico etc. nacque ai 27 decembre 1716. da Giuseppe Ximencs , e Tommasa Corso . Nel giorno 11. di ottobre 1731. vesti in questo Collegio della sua patria , 1 ’ abito della Compagnia di Gesii. Quivi la rettorica gl’ ispiro i dolci vezzi del dire , e qui la filosotia t’orni op- portunamente di forze la sua nascente ragione • I prinii suoi saggi , svelarono il segreto gernie de’ suoi talenti , quel genio avido di cose grandi , e quel coraggio , ebe prometteva dei success! straordiuarj. Co- si circa r anno ventesimo di sua eta, per impadronirsi del deposito di tutte le umane cognizioni, si trasferi nella Provincia Roinana . Tuttoebe consccrato alle piij severe discipline matcmatiche , non trascuro egli di approfondirsi in quelle scienze analoghe a’ suoi sacri impegni , ed ai 2 di febraro 1760 venne fregiato del Sacerdozio. Alcuni aiini prlma , chc venisse soppressa la Compagnia di Ge- su , ritorno in seno uUa patria . per godere la socicta dei congionti , e dcgli amici . Uis])exis6 allora ai giovani studiosi i Sci Primi Ele- Diciui della Geotnetria Piana-, e la Notizia dei Tempi dc’ Principali Fcnomeni del Cielo . Apprezzava egli soinmaincntc gli storici , e reci- rava a mcmoria luiighi Iratti delle Decadi di Tito Livio. Compose per- fino dei rersi latini , conditi di sapore antico , che il pubblico rice- nobbe picni di grazie , e di finczze , e gli avvaloro con la sua appro- vazione . Ma non csscndo Leonardo della classe di quegli spirit! , che svo- lazzano iiiditierciitemcnte so})ia a tutti gli oggetti , cosi voile egli usci- re dalla slretta sfei a di quelle altrcttante ininuzie , che ingornbrano 1' iniroaginazione . Merce le sue laboriose fatiche , sostenute con trent’ anni di sludj penosi , e di disagi , tento egli di penctrare nellc arca- ne dottrine della natura , di squarciarne il velo , e di leggervi le si- lenziose cagioixi di tanti efl’etti . Acconipagnato questo genio calcblato- re dalle sue dircUrici osservazioni, venue a risolvere cotanti problem!, c fregio le teorie degii edifizj idraulici . Elargo i confini della scienza degli astri ; inelioro il tema di Ma\er, per niisnrarc lo spazio che si irapj)one Ira le aurore boreali , e la terra j e calcolo la diminuzione che fa r equalore coll' ecclittica . Emendb altresi i computi sulla pa- rallassi della luna; ridusse la tangente del gnomone nel suo vero pia- no , ed inipedi che axulasse piu oltre scherzando al di sopra della me- ridiana . Ei con le tante sue consultazioni idrauliche , ritrovo la ventola , inacchina piu ingegnosa , e piu compiiita di quel quadrante idrometri- co , di quelle aste i e di quel tubo perlino di Pitot, per investigare Ja inassa , la velocita , e gli urti con cui P acque cadenti percuoto- no gli obbliqui ritegni . Queste dottrine si annunziano pur tutte ne’ Mioi cinque volumi in folio di Perizie Idrauliche, — di Sperienze Idrau- liche , — SulV AliriU) della Resistenza dei solidi , etc, etc, iinpressi in Firenze , iix Siena , ed in Pisa . Dojio di aver sostenuto la Prefettura di Bientina , e costruito il celebre ponte Sestajone fra gli orxori di nude baize, e di desertemon- tagne , opera degna di gareggiare coi monuinenti i piu superbi di Gre- cia , e di Roma , si restitui al suo soggiorno ordinario di Firenze . Ivi venia spesso visitato dal celebre Conte Algarotti , e dai piii illu- stri ingegni dell’Europa, che apprezzandone il merito, ei’ano couxe impa- zienti de’ suoi eonsigli . Fondo egli a sue proprie spese in quella ca- pitate di Etx'uria, la piu Bella, e la pip elegante specola. Vi lascio i suoi nu- juerosi libri , i suoi ordegni astronomic! , le sue macchine , ed i suoi averi . Avendo reso all’ astronomia dei sei'vizj cosi important!, voile anche renderli durevoli . Istitui quindi, (coll’asse delle sue entrate,) due cattedi’e novelle , Tuna cioe di astronomia, e 1’ altra d’ Idraulica. Ox nato finalinente di tanti merit! , per la moltiplicita de’ suoi scrit- ti , de’ suoi lavori , delle sue osservazioni , e de’ suoi benefizj , cess 6 di vivjere in Firenze ai 4 maggio J73G. coinpianto dalla patria, dal)’ 343 Italia, e dalle accademie di Verona, di Siena, di Parigi, e di Pictro- burgo alle quali apparteneva . (> 23 ) Non intendo per qticsto di sostencre I’ a.ssurdo, chc la Sicilia fos- se dehitrice al suo traffico coll’ Aixipclago , dello splendore di sue co- noscenze . I nazionali di quest’ isola , situati dalla natura sotfo ad un «ieIo dolce , ed all’ aspetto di sili vaghi , lieti , e giocomli , disponc- vaiio la di loro immaginazione , ad una fccondita produttricc . Capa- ci di ravvivare le favole consolanti dell’ eta dell’ oro, presero mai sempre lo stile delle grazie, e della felicita. Bastava la sola Siracusa, quell’ emula di Atene , Bella, ricca, lussuosa , e pel tostimonio istesso di Cicerone, piu grande ancora di tuttc le citta della Grccia , a dlifondere in tut- ta r isola , non che al di fuori , le meraviglie dell’ arte , e i prodot- ti della gulunleria . ( >24 ) ,, Homini jam perdito, et collum in laqueum inserenti , suhve- ,, nisti , curn pupillis Drep-amtanis , bona j)atria eiej)ta , cum illopar- ,, titus es . Cicero , in Verrem. Act, IK. Cap. XKII.pag. 345.) ( >25 ) . ,. Non tibi objicio , quod bominem dignissimuni , tnis moribus ^ ,, Apollonium Niconis filiura , Drepanilanum , qui nunc Aldus Clo- ,, dins vocatur , onani argento optinie facto spoliasti, ac dcpeculatcs ,, es . „ ( Cic. ibid . ) ( >26 ) Quanto lo sfoggio dei tempi andasse allora in traccia dei marmi i piu peregrini, ben lo dimostrano quegli scapi di colonne di grani- to Egizio , fatti venire dall’ Asia , per decorazioni pubbliche, e private che giacciono dispersi in varj luogbi di questa Citta . ( >27 ) L’ anzidetto rinomato filologo Francesco di Paola Avolio , in una delle tante di lui luminose opere di singolari argomenti nazio- nali , e che possiamo riguardare come un prezioso deposito di patria erudizione , ci arreca un’ esempio scandaloso di depravazione di gusto . Ci fa egii conoscere di aver Teodorico permesso ai Catanesi, di sei vir- si delle pielre staccate , e giacenti del loro anfiteatro , per costruzio- ne di alcune mura della citta . ( >28 ) Questo genio trasporto perfino nelk campagne 1’ araorc della ma- eiuficciiza, dislrugglti'lcc in qualclic modo della campcstre aemplicita. 11 tempo, die va consnmando Icntameute le opere tutte dell’ uoino, fu co- stretto noiidimeno a rispettare le reliquie di un’ antico pavimento a mo- saico, in un nostro vicino edilizio campestre ; reliquie pero che resta- no in oggi quasi del tutto intcrrate , ed invisibili . ( >29 ) Pirn , Sic. Sacra T. 1. pag. 696. Cosl non esito a dire il So- lino C Cap. IL ) ,, Quidquid Sicilia gignit , sice solis , sice hominis „ ingcnio , pi'oximum est Us , quce oplima judicantur. ,, ( <3o ) ' La voce della tradizione , ed alcune carte rapportatrici di anti- chita ci avvisano , che avessc abitato quell’ Eniira nel palazzo cosi del- to degli Emanueli , su del quale esisteva 1 ’ araba iscrizione^ da noi rapjiortata alia pagina 164. In tempo del re Pietro di Aragona vi alberga- va Palmerio Abate , e comprendeva quel vasto edifizio ( a parte delle sue attuali dimensioni ) tutto il Convento dei PP. Osservanti , ed il Monistero di S. Elisabetta dal lato occidentale , ed abbracciava dal nord la casina , ed il giardino del Marchese di Torrearsa , appellate la quiete . ( >3i ) C est a Trapani que s’ est retrouve 1 ’ ancicune gravure sur pier- ,, re , perdue dans Ics siecles de barbarie , et ingnorance . . ... La ,, proximite des carrieres de marbre , et d’ albaltre facilitent ici. aux ' ouvriers la facture de mille briniborions, et joujoux d’ enfans , dont ” les vaisseaux Anglois , et Hollandois enrichissent les foires d’ Alle- ,, magne . ,, ( Lett, sur la Sidle , Lett. 3 . ) Il viaggiatore M. Sayve , venuto in quest’ isola nel 1820 ci con- ferina che,, Trapani est un des androits de Sicile, qui fournit le plus ,, de varietes de marbre , parmi lesquelles il y en a de tres--beaux. ,, Indi soggiunge nella nota : ,, L’ enumeration des divm marbres de Tra- ,, pani^ serait tres— longue ; et je me contenenterai de citer les prin- ,, cipales varietes . ,, Ei bnalmente gli analizza con quella precisione, e sagacita degna del piii bravo minerologico . ( i32 ) Come le conebiglie , 1 ’ avorio etc. ( -33 ) - Si classificano nelle prime i varj legni , ed i bitunii j i inarmi j ed i metalli nolle altre . 345 ( 134 ) ,, The people of Trapani are esteemed the most ingenious of the ,, island ; they are the authors of many useful , and ornamental in- ,, ventions . An artist there has discovered a method of mak - caineios, 5 , which are a perfect imitation of the ancient ones engraved on the ,, onyx . They arc done on a Kind of hard shell from pastes of the ,, best antiques, and so admirably executed, that it is often difficult ,, to distinguish the ancient from the modern. These set in gold . . . 5 , are generally worn as bracelets , and are in high estimation amon- ,, gst the ladies of quality . ,, ( Bjyd. Tour thr. Sicily , and Mai- ,, ta , Lett. XXXIII. pag. 345.) (i35) I cammei formati da certe conchiglie che portano due strati, T uno di fondo oscuro , o color di rosa , e 1’ altro bianco al di sopra , imitano assai bene i lavori di pietre dure , per come hen lo teslifica il viaggiatore Brydon . Vengono questi singolarmente apprezzati , per la leggiadria della composizione, e della finutezza . Ma si di questa materia , che di ogni altra qualunque , se ne fanno armille , raonili , pendenti , ed ogni oggetto insorama , che sappia iuventare la moda, il capriccio , e la galanteria . ( i36 ) A parte di un numero considerevole che ce ne resta, moltissi- me sue opere vennero trasportate al di la dci mari. Trista prova del- la corruzione del gusto SiciUauo , e dell’ avidita del cuore . ( i37 ) Quella sua inquieta vivacita , lo accagiono di non aver datosem- pre gli ultimi colpi a’ suoi lavori. Tuttavoita pero i suoi quadri me- Do finiti , sono ancora i pin ricercati . Essi fan meglio rilevare il ca- rattere dell’ artefice , il di lui fuoco , la franchezza , 1’ ardire , la li- berta . ( i38 ) Fu mandato prima in Palermo presso il P. Fedele da S. Biagio, e Gioacchino Martorana. Ritornato in Trapani fece il quadro della Ver- gine del Garmelo , che libera le anime purganti . Questo lavoro si con- serva in una piccola chiesa dentro del fosso , che ricinge il Gastello . ( »39 ) _ Vi s’ impiegarono Rados , Cavalli , Rancati, Bigalti , Sasso, Guar- men , ed altri . 346 ( ‘ 4 o ) La citta nel i 583 . richiamo varj esperti stranlerl , per tesservi i drappi di seta . Accordo loro alcune franchiggie , e mutuogli ancora un capitale , per la costruzionc delle maccluuc . ( ) ,, T^umerius Colum'baria’n occupavit , et spatium interieclum ab • ) aggeribus , continenti couiunxit . ,, { Zonar. Annal. Lib. ( ' 4 a ) Ai giorni di Fazollo, doe ncl secolo XYI. crede egli di scorgcrvi al- cuni logori , e vclusti avanzi di quel forte. ,, In Drepani porta sco- ,, pulus est parvus , uhi arx est vetustissima , aetaie mea restaurata, ,, cui Columbara nomen est. ,, ( Deca I. Lib. I. pag. 9. ) ' ( 143 ) Tina lapide posta sulla porta di entrata, c 1 ’ altra nel muro di quel- la batteria , ci daiino questa storica certczza . ( >44 ) II P. Napoli fii il secondo Teologo, chc dilucido le opcre di Sco- to . Egli fioriva in Roma, in tempo delle famose dispute tra la scuola Tomistica , cbe difendeva le Fisicbe Predestinazioni , e quella dei Ge- suiti, per LaScienza Media. I Minor! di S. Francesco stavano come indif- ferenti osservatori nell’ impegno di quelle particolari opinioni. II Pontefj- ce Clemente YlII. vedendo accrescere il fervore di quelle dispute cosi vi- ve , e cosi ardite , richiamo a se la causa . Parve allora al P. Napoli di essere il tempo di rorapere ogni silenzio , e di entrare nel cimen- to di quella discettazione . Ei qual profondo Teologo in tutta la dot- trina Scotistica , ornato di uno spirito capace a sviluppare le piu gran- di difficolta , cd a comprendere le piu oscure quistioni, giunse a spie- gare coll’ esattezza , e col lusso de’ suoi lumi , il decreto Concomitan- te da niun’ altro osservato prima di lui. Fondo egli cosi bene la sua sen- tenza sii i principj di Giovanni Duns , die venne tantosto abbraccia- ta , e si generalizzo in tutte le cattedre Scotistiche . {Franc. Bibl.e Mem. Lett, degli Scritl. Fran. N. LUI. pag. 84 Calig. in Manif. Prov. Sic. etc. Explor. III. Manif. F. pag. i 34 *) ( ,45 ) „ Est hie signum S. Crucifixi, in integro pretioso coralio paL ,, mari afabre sculptum ., in toto fere orbe singulare. {Sic. Sa^rOy T. IL Not. FI. pag. 879. ) 347 ( *46 ) Quclla Santa Maria Maddalena e di alieno pcnnello, ed assai dis- cordante . Ei inori nel 1760. c fu seppellito in S. Francesco. II di liii fra- tcllo , Sac. Bartolommeo, gli fece costruire una Bella lapidc sepolcrale, die sta air innanzi' dcU’ altare di quel Santo Istitutore , II re , che aspettava soltanto , cbe gli fossero giuntc a notizia lo misure convenicnti per innestare alle proyvidcnzc del hisogno , quelle ancora scicntifiche , ed amene , ci fecc giungere un Dispaccio patroci- natore , segnato ai 20 Giugno 1791. e trascritto del Mai chese De Mar- co in quest! sensi : ,, Persuaso il re della particolarc inclinazione dei 5, Trapaiiesi verso la scultura , per promovere sempre|)iri , e proteg- ,, gore si lodcvole inclinazione , ha nsoluto , e vuole , die si apra ni ,, Trapani so.tto i suoi reali auspicj , una puhblica scuola di pittura , ,, e di belle arti . ,, Ei qual saggio amatore , e conoscitore del pregio di queste arti consolatrici di nostra vita , si auguro , die 1’ cnergia nazionalc ne ri- tracsse lo sviluppo dall’ emolazione , dal patrocinio , e dalla ricom- pensa . * S. E. II Teiiente Generale D. Giovan Battista Fardella , che ha nil gusto di marcata predilezione per Ic’ belle arti, ed un genio fino, esteso , e conoscitore , volendo dilatarlo nei giovani suoi concittadiui, appresto loro dei mezzi preparatorj per queste amene discipline. Egli intanto ha fornito a questa scuola un significante mimero di modelli di gesso, cavati da quelle statue, apportatrici dei maggiori trioufi suIP arte del disegno , ed ha voluto rianimare i talenti , cupidi di appi- gliarsi a quelle norme di grazia , di hellezza , e di entusiasmo . Delia lezioni Lancastrianc per le donzellc , se ne fara parola in appresso . Era egli Creraonese , ed assai benemerito pi Monarch! di Sicilia , al cui servizio eras! egli consecrato sin dagli anni suoi piii giovanili . -Avea egli appreso soltanto' gli elementi del disegiio dallo scultore Domenico JXolfo , per come si e altre volte rapporlato . 44 348 ( ) Questo nautico cos'i famoso , si dedic6 a! servizio della real mari- na di Francia . In tale difficile , e pericoloso impegno, brill6 egli non meno pel suo valore , che per la sua espertezza . In tempo che i po- poli veniano lacerati dalle spaventevoli fazioni degli Ugonotti , il re Luigi XIII. gli affid6 il coraando di dodcci navi da guerra . I Calvinisti , che sin dell’ anno ibS']. occupavano la Roccella, ca- pitale deir Aunis, escogitarono di costituirne una Repubblica . Il re si vide allora costretto ad intraprenderne la conquista , su la quale do- vea basare la tranquillita della Francia. L’ assedio quindi fortemente , e vi pose un blocco assai ristretto . Il Turri rinserro colla sua arma- ta quel comodo porto, ed interdisse ai nemici ogni approccio di viveri, Dopo un’anno , venne la piazza rassegnata a Luigi . II re , scnsibile ai lungbi, e fedeli servizj prestategli nel giro di an- ni ventiquattro da Marino Turri, e parlecipe delle di lui ultime azio> ni , voile far trionfare la sua reale munificenza . Lo colmo quindi di grazle , e di beneficenze ; innalzollo^ al gra- do di Cavaliere dell’ ordine dello Spirito Santo , e gli accordo un o- nore cbe segnalava il di lui stemma ; onore tutto ail'atto singolare , e non comune con altri . . Domentre pero godeva il Turri del reale congedo , cess6 egli di vivere in questa sua patria nell’ anno i633 . ( .53 ) Dair ufficlo del Protonotaro (anno i484* ® i485.) si ricava, che la sociela Giudaica di Trapani , abitasse vicino alle mura della citta. Qnesto documento avvalora 1’ istoria , la tradizioue j e 1 etimologia di questa contrada . ( .54 ) . Ei dichiarolli suoi familiari , e suoi domestici , con tutte le pre- rogative unite a tal dignita . Permise loro di portare le armi di qua- lunque sorte ; di essere dispensati dall’ obligo di usare il segno Ebreo della Rotella Rossa j di non contribuire alia gravezze del corpo Giu- daico ; e finalmente , con un favore raro , e singolare , gli accord6 di poter eriggere dei privati oratorj , cbe chiamavan^ con voce ebraica j Jescibbt . ( Ex oj^. Proton, anni ) >- - ( .55 ) Giovanni di Giovanni , Ehraismo di Sic. Cap, XX, ^ pag. 14 1 . ) Ordinava questo Diploma , cbe venissero ad impiegarsi quei legati , pel riscatto di alcuni Ebrei dell isola del Gozzo, che sin da tredici anni gemevano in Barberia , fra le dure catene di schiavitu. i 349 ( ) II corpo di questo Venerabile Laico , riposa in una cassa marmo- rea dentro alia vasta sepoltura, che corrisponde al disotto dall’ altare mag- giore. La compilazione della sua vita, edelle sue virtu , esiste nclla Ruo- ta Komana, per le ritualita di sua Beatidcazione . ( >57 ) Pugnat. Jstor. di Trapani^ Par. IF. pag. i 85 . Ci fa inoltre sapere questo istorico , che g:li ebrei abitatori di Trapani , si vollero mostrare riconosceuti al re Federico, per una grazia , che avea loro inipartita . Quindi si obbligarono di mantencre perpetuamente, ed a pro- prie loro spese una coltre di broccato , freggiata di superbi riccanji, onde covrire quest' urna , e di rinnovarla di tempo in tempo . ( i58) Questo Professore ha digia pubblicato un opuscolo , col titolo : SaGGIO PITTORICO SUL RISTAURO DEI QUADRl ANTlCHI , DI GlUSEPPE MaZ- ZARESB , In Trapani per Mannone 1825 . ( >59 ) Pugnat. Istor. di Trapani., Par. IF. pag. 191. II re Martino I. e la Regina Maria , con quell’ istesso loro Decreto dato in Trapa- ni nel 1899 concederono ancora alia citta , gli altri loro beni laicali. Ecco r energiche reali espressioni , cosi gloriose per Trapani : „ Vo- ,, lumus , et nostris fidelibus Trapanensibus concedimus gratiose , quod ,, omnia bona forasteriorum Terrae Trapani, convertantur in beneH- ,, cium fidelium Trapanensium nostrorura , qui ad honorem , et fide- ,, litatem nostram in guerrarum discriminibus multipliciter extiterunt ,, fatigati , pro substentanda terra possessa, et manutenenda sub regia ,, nostra fidelitate , contra onines nostros infideles , atque ribelles , et ,, quasi totura regnum , et per triennium continuum crudeli obsidio- ,, ne ribellium nostrorum , tam per mare, quam per terram tempore „ praedicto diversimode insudarunt. „ ( Ex Lib. Rub. Privil. fol. 29. ) ( 160 ) Ei mori in Malta a 17 giugno 1702. ( ) Cio si detegge dal di lui disegno originale a lapis ncro , cbe si mando in regalo ad una di lui nipote , cbe lo conserva. Erasi prescrit- 35o to ad Errante il soggctto da esprimcrc : ma si lascio libcro 'padrone deir mven/ione ncl trattarlo . Abbandonatosi egli al suo genio natura- le , soraind qucsta scena di bcllczze , nel suo eroe non solo , che in quel gran numero di ligure cbe vi aggruppd , ed in lutti i suoi ac- cessor] ancora , ( i6a ) Templum hoc fait alsoliUum anno i332. ( .63 ) Noi rimarcherenio altrove qualche altra sua egregia opera in bron*- 7.0 , come un testinioiiio vivente del suo valore . Persuaso queslo sagace artefice, che il suo genio non fosse fatto per in- cepparsi entro i confini della patria , voile sostenere la gloria del no- me Siciliano presso le straniere nazioni . Si poi*t6 quindi in Firenze , ed in questa novella Atene si attiro I’ ammirazione di un pubblico sem- pre distinto , e conoscitore . I suoi primi lavori fecero dello strepito , ed un’ altro suo leggio di bronzo, poco da questo dissimile, ma non me- no leggiadro , formo 1’ ornamcnto di una chiesa priucipale di quella Metropoli . Portossi indi in Londra , ove le sue opere lo aveano favorevolmen- te annunziato , e vi stabili quella fama , cbe aveasi fatto del pari in Sicilia , che in Etruria . Incontrando ivi tutti i riguardi dovuti al suo mcrito , accompagnati da doni assai generosi , vi fini i giorni suoi , compianto da tutti gli amatori delle produzioni di gusto . ( i64 ) ,, Hie interdiu positura fuit corpus S. Ludoyici Galli® regis . ,, Pirri Sic. Sacra , T. II. Not. FI. pa§. 879 . ( ,65 ) Nob. Tes. Nas. Capo VI. pag. 233. Questo Patrizio Trapanese voi- le esscre scpolto a’ di lei piedi , ma fuori appena della cappella . Sul suo sasso mortuario si legge cosi : STA VIATOR , ET DISCE : SI CINERES SILENT , LAPIDES \ • CL AM ABE NT . DON EMMANUEL FARDELLA / \ PRINCEPS PACECUS, etc. \ SUB VIRGINIS PEDIBUS SUAS VOLUIT HUMANITATIS EXUVIAS , SPERANS IN C.ELO COLLOCANDAS. 35i ( 166 ) ,, CajMobij fuere omnia igne combusta tempore pcstis. ,, Ex Deer regis Feder. an. 1499. ( 167 ) Ci avvisa questo storico della natura , che un tal bellissimo mar- 1110 SI adoprasse non solo per iscolpire, raa per pulire altresi Ic statue di marmo, e per limare le gioje . Lib. XXXFL Cap. FlI. pag. 883- (168) Questo Cavalierc Ericino , illuminato conoscitorc di Numinogra- ha , ha nunito nella sua patria , un numeroso accozzamcnlo di inonc- te oiciliane , Puniche, ed Esotiche . Conserva egli altresi un gabinct- to con monumenti di alcune antichita , di storia naturale , e\li vari aitri oggetti indigeni , e stranieri . ^ I N D I C E T ’ Aaiore Saggio Tstorico dl Trapani, i3. Capo I. e Descrizione di Trapani 12 1. Capo II. Porto i 3 o. Capo III. P roduzioni Commerciali . i 34 - Capo IV. Miniere . l/j.2. Capo V. Terme . ) • 44 - Capo VI. Jcquedotii . 147. Capo VII. Cave di marmi . 1 So. Capo VIII. Sepolcreii . 154. Capo IX. Iscrlzioni . i6i. Capo X. Monete . 167. Capo XI. Cidio . 176. Capo XII. Convenli . 1 76. § 1. C armelitani . 177. § 2. Domeiiicani . 178. § 3 . Comentiudi 1 78. § 4 . Eremiti di S. Agosiino . ^ 79 - § 5 . Minori Osservanti . ^ 79 * § 6. Terz^ Ordine . 180. § 7 - Cappuccini . 182. § 8. Paolotti . / 1820 § 9 - Gesuiti . i 83 . § JO. Congregazione delV Oratorio . ] 83 . § 11. J gostiniani Scalzi. 184. S 12. Minor i Biformaii . i 85 . § 1 3 . Merceclarj Scalzi . i 85 . S 14 - Crocferi . 386. Capo XIII. Monasterj . ivi S 1. S, Elisabetta 186. § 2. Badia Nuova . 187. § 3 . Jl Rosario detto di S. Andrea . 187. S 4 - La Triniia . 188. § 5 . S , Chiara . 188. Capo XIV. Orfanoirojio ^ e Reclusorj, 189. § 1. Orfanotrojio . ivi § 2. Projeiie . 191. § 3 . Donzelle Disperse . 192. S 4 - Gesic , Maria , e Giuseppe . 194. § 5 . Addolorata . 194. Capo XV. Ospedali . 195. § 1. Ospedale Grande di S. Antonio Abate. 196. S 2. Incur abili . 197- § 3 . S. Sebastiano . 198. § 4 - Pellegrini , e Comalescenti . 199. S 5 . Regio Ospedale Militare . 1300 . Capo XVI. Monte di Pignorazione . 201. Capo XVII. Accademie . 202. Capo XVIII. Scienze. 2 o 5 . § 1. Medicina . ivi § 2. Giurisprudenza . 206. § 5 . Varia Letter aiur a . 208. Capo XIX. Belle Jrti . 209. Capo XX. Fisita Locale del Fia^giatore . Colornbara . 221. Capo XXL S. Anna. 224- Capo XXII. S. Francesco . 225 . Capo XXIII. Cliiesa delle Anime del Pur- gatorlo . 227. Capo XXIV. S. Antonio Abate. 228. Capo XXV. S. Lorenzo . 229. Capo XXVI. Angelo Cusiode . 234 - Capo XXVII. S. Giooanni . wi Capo XXVIII. Accademia degli Siudj , e Chiesa del Collegio . 236 . Capo XXIX. S. Rocco f 241* Capo XXX. Ospedale Grande. 243. Capo XXXI. S. Agostino .^e Scuola J^anca- striana per le Fanciulle . 245. Capo XXXII. S. Giuseppe . 247 * Capo XXXIII. Confraterniia dei Bianclii . 248. Capo XXXIV. S. Maria di Gesu . 249- Capo XXXV. S. Elisabeita . 25 o. Capo XXXVI. Michele . 252 . Capo Compagnia della Nuova Luce. 206. Capo XXXVIII. 6'. Andrea. . 258 . Capo XXXIX. Compagnia degV Incarnati . 25 (j. Capo XL. S. Pietro . 260. Capo XLL Torre Gotica . 262. Capo Capo Capo Capo Capo Capo Capo Capo Capo § ^ 5^ 2, § 3. § 4- § 5. § 6 . § 8 . § 9- § 10 , IS^ote . XLII. Comento clegli Jgosliniani Scalzi, SUIT. Alberto. XLIV. S. Domenico. A XLV. S . Maiieo . - S. Nicold di Dari . . XLV [I. Badia Nuova . . . XL VI [I. Palazzo della Ciiid . XLIX. Tempio e Convento delV An- nunzlata . . . / L. Oggeitl di Belle Arti presso i Par- iicolari . Dal Sig. D. Antonino Kenuti Dal Barone di Milo . Dal Ca^aliere Omodei . Dal Signor D. Gaspare Far della e B Javier . Dal D. D. Giuseppe Marco Ccdvino. Da D. Giulio Fenuii . Dal Barone di S . Gioacchino . Dal Cav. D. Berardo di Ferro . Dal Sig.' D. Luigi Barbieri . Ultimo . / 265. 26'j. 268. 2^2. 2'y3. 275. 278. 28 1 . 291. ivi 293. 295. ivi 296. .297- 298. 299- 3o8. 3i2. 3i5.